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DOMENICA 23 GIUGNO 2013 A N N O X N . 25

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

in preparazione alla visita di papa Francesco L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi alla visita di Papa Francesco (Cagliari, 22 settembre) recitando ogni giorno la seguente preghiera: santa Maria, nostra signora di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna,vergine del silenzio e del fedele ascolto della Parola di Dio, tu sei partita in fretta come pellegrina della fede per portare la gioia del Signore nella casa di Elisabetta: insegnaci ad accogliere il Signore che viene a visitare la nostra terra con il pellegrinaggio di Papa Francesco al tuo Santuario sul colle di Bonaria. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento per essere certi di seguire fedelmente la via di Gesù, pronti a fare tutto quello che ci chiederà. Accompagna, Madre Santa di tutta la Chiesa, il ministero di Papa Francesco come vescovo di Roma e pastore universale, benedici la nostra terra e la sua terra d'origine, legate dal tuo Nome e dalla tua materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini della fede e portatori della gioia che viene dal Signore. amen

Senza scuola si muore GABRIELE COLOMBINI

lex, l'alunno che un giorno mi aveva chiesto qual è il segreto della vita, si aggira tra patatine e pop corn con le mani in tasca ed il solito sorrisetto furbo: o ha trovato la risposta o se ne è giustamente infischiato (propendo per la seconda). Parla con Stefano che pare divertirsi come un matto e che il giorno prima, durante un gioco – gli ultimi giorni di scuola i Prof diventano biscazzieri – si è ricordato addirittura il nome della terza moglie di Enrico VIII. Son soddisfazioni! Barbara e Gabriella zompettano allegre intorno ai due ragazzini ripetenti: tutti e quattro stanno cercando, a modo loro, di mettermi al corrente del segreto di Pulcinella, ovvero che si sono fidanzati! Almeno per le prossime due ore. Rachele e Caterina si scambiano segreti appoggiate con la spalla al muro, segreti che, ovviamente, tra poco sapranno tutti. Alessandra ha appena fatto l'insulina, può avventarsi sui dolcetti e Maria la segue come sempre. Mattia, Tore e Andrea parlano di calcio – argomento unico – e a sentirli per poco non mi convinco anch'io delle prossime mosse del mercato di serie A. Sono le ultime tre ore dell'anno scolastico e i ragazzi me le hanno chieste per fare una festa: non potevo dire di no, in fondo se la sono meritata. Le famiglie hanno generosamente fornito cibo e libagioni, io ho pensato a piatti, bicchieri, tovaglioli e forchettine, la cui spesa si va ad aggiungere a

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quella che durante l'anno ho sostenuto per alcuni libri, quaderni, cancelleria varia e fotocopie per gli alunni che appartengono a famiglie disagiate. Non ho mai conosciuto colleghi che non facessero altrettanto e ciò mi fa pensare che senza la buona volontà e il sacrificio la Scuola si fermerebbe domattina e non solo perché è finito l'anno. Ma intanto la musica va – ormai conosco un pezzo su dieci, bisogna che mi aggiorni – e dalla porta spuntano gli alunni della prima che avevamo invitato ad unirsi a noi. Inutile dire che, spesso, i meno bravi a scuola sono i più esperti di musica e ballano benissimo. Non dobbiamo infatti mai dimenticare che per molti di loro il nostro mondo è alieno, i loro interessi, i loro problemi sono altri: tra tutti quelli nominati sin qui c'è chi ha la madre alcolista, chi un solo genitore e l'altro che vive all'estero con una nuova compagna e nuovi figli; chi ha il padre disoccupato da anni che tira avanti la famiglia coi sussidi comunali e chi direttamente in galera; alcuni sembrano venire da famiglie normali, ma magari hanno grossi problemi d'igiene dovuti a profonda ignoranza e cattive abitudini, mentre dei genitori addirittura non li si conosce mai e al massimo ci si parla per telefono. Questi ragazzini spesso vivono in ambiti dove le regole non esistono o se esistono sono applicate con la violenza di un'autorità che non sa spiegarsi in altro modo. Taluni di notte vengono lasciati soli perché la mamma assiste degli anziani e quando la mattina li vedi che si presentano a scuola lavati e con lo

zaino pieno di libri e quaderni, ti chiedi dove avresti trovato tu, a dodici anni, la forza per fare altrettanto. Questi sono i casi che a giugno ti ritrovi davanti agli scrutini in determinate realtà. A differenza delle periferie urbane, in cui i ragazzi si muovono in un mondo che può facilmente entrare in contatto con le istituzioni (almeno fisicamente), in un piccolo paese, specie se distante dal capoluogo, la Scuola è veramente l'unica realtà viva per dei pre-adolescenti. Un piccolo paese senza una scuola muore. Sembra incredibile nel 2013, ma in questi centri, se vi sono famiglie con problemi socio-economici (e di questi tempi ce ne sono sempre di più), hanno come punti di riferimento il Comune, il parroco e la Scuola, ma la Scuola è l'istituzione più a rischio, minacciata da un lato da un oggettivo calo demografico, dall'altro dagli indiscriminati tagli economici. L'accorpamento in istituti sempre più grandi di paesi vicini è una soluzione solo economica che ignora le realtà locali e la diretta connessione che esiste tra il sistema educativo e il territorio. La musica si blocca, i ragazzi puliscono e riordinano l'aula. Quando suona la campanella quasi tutti si catapultano fuori, tranne due che mi salutano affettuosamente. Fuori impazza la guerra di gavettoni, dentro rimane il silenzio. Per tre mesi, poi si ricomincia. Fortunatamente nella quinta elementare di quest'anno c'è un numero sufficiente di alunni per formare una prima media. Per il prossimo anno la scuola è salva. Si naviga a vista.

SOMMARIO ECONOMIA

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La ricerca di un sentiero di sviluppo intelligente, solidale e sostenibile DIOCESI

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Iniziazione cristiana, la Chiesa di Cagliari pronta all’impegno FAMIGLIE

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Con mons. Miglio la festa regionale delle famiglie numerose PAESI TUOI

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Silius in festa per il nuovo canonico mons. Francesco Porru LA VISITA DEL PAPA

Come nacque il nome della capitale argentina di Buenos Aires

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Il PortIco

IL PORTICO DEL TEMPO

domenIcA 23 gIugno 2013

Società. In un volume curato da Angela Ambrogetti tutte le conversazioni tenute da Benedetto XVI durante i voli papali

Un uomo coraggioso che ama comunicare l’unica vera notizia che cambia la Storia Conversazioni a braccio con i giornalisti, in cui sono esposti parti importanti del magistero di un pontificato di straordinaria importanza per la Chiesa e il mondo ANTONELLA PILIA ENEDETTO XVI È STATO e rimarrà il Papa della parola: le sue parole, pronunciate con uno stile calmo e forte, non saranno dimenticate”, ma rappresentano una ricchezza per le prossime generazioni. Lo ha affermato con convinzione Albert Link, corrispondente del quotidiano tedesco Bild e bavarese come Papa Ratzinger, la scorsa settimana intervenendo a Roma alla presentazione del libro “Sull’aereo di Papa Benedetto. Conversazione con i giornalisti”, curato per la Libreria Editrice Vaticana da Angela Ambrogetti, direttrice della testata online Korazym.org. Un volume che presenta tutte le conversazioni tenute da Benedetto XVI con i giornalisti ammessi sul vo-

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lo papale durante i suoi 25 viaggi apostolici internazionali, dal primo a Colonia per la XX Giornata mondiale della gioventù, nell’agosto del 2005, a quello in Libano nel settembre del 2012. “Questo libro - scrive la curatrice - nasce proprio dalla voglia di rimettere in fila le idee e le riflessioni che Benedetto XVI ha offerto ai media di tutto il mondo in occasione dei suoi viaggi”. Vengono riproposti i testi integrali per consentire ai lettori “di comprendere a

pieno il pensiero del teologo Joseph Ratzinger e del Papa Benedetto XVI, ma anche di conoscere la sua profonda umanità, e la sua voglia di comunicare al mondo l’unica vera notizia che cambia la storia”. Si tratta di conversazioni a braccio “in cui sono contenuti pezzi di magistero del suo pontificato di straordinaria importanza”, ha osservato Salvatore Mazza, giornalista di Avvenire e presidente AIGAV, Associazione internazionale dei vaticanisti.

“Credo che l’insegnamento di Benedetto XVI sia qualcosa che ancora dobbiamo studiare - ha proseguito - e che in queste conversazioni ci siano le chiavi di lettura per arrivare a comprendere un magistero così ricco”. Un pensiero, quest’ultimo, che riecheggia anche nelle parole di monsignor Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare del Pontefice emerito, messe nero su bianco nella prefazione del libro: “La ricchezza del pensiero di Papa Benedetto e la ricchezza del suo insegnamento è un mare molto profondo di cui si vede talvolta solo una parte, la superficie”. Di Benedetto XVI, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha poi messo in luce il “carisma di precisione, lucidità e concisione” che lo contraddistingueva, rivelando nell’introduzione al volume, da lui curata, che “Il Papa non ha mai - dico assolutamente mai - rifiutato o fatto alcuna obiezione circa alcuna domanda che gli fosse stata presentata”. La ragione la spiega monsignor Gänswein: Benedetto XVI “ama lasciarsi porre delle domande perché è un uomo coraggioso, che non ha paura del confronto diretto. Parla liberamente e senza paura”. E aggiunge: “Il rap-

porto con la stampa è stato sempre diretto e franco, e non c’è mai stato un atteggiamento di chiusura” ma neanche una tendenza “populista”, perché il Papa non ha cercato di dire “ciò che vogliono sentire dire o vedere”. Il volume, che comprende anche una sezione fotografica con alcune istantanee di Benedetto XVI in aereo, fa seguito a “Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II”, pubblicato nel 2011 dallo stesso editore. “Chi ora legge i due libri rileva ancora padre Lombardi - coglie immediatamente la diversità tra i generi delle conversazioni dei Papi”, con il passaggio “dal metodo della conversazione improvvisata”, tipico di Papa Wojtyla, “a quello della conversazione ‘preparata’ di Benedetto XVI”. “La capacità eccezionale del Papa di presentare il suo pensiero in modo limpido e sistematico conclude - ha fatto sì che in un tempo di dieci o quindici minuti la conversazione con lui diventasse un’efficace e abbastanza completa esposizione dei motivi del viaggio, del suo atteggiamento nell’affrontarlo, delle sfide principali che lo attendevano”. E alcuni di questi discorsi rimangono di un’estrema attualità ancora oggi, per chi vuole ascoltare le sue parole.

elevatissimo di riciclo di denaro sporco, gestito dal crimine internazionale organizzato. Crea un volume di affari difficilmente calcolabile sia per quanto riguarda le aziende specializzate nella gestione dei flussi turistici, sia perché nei Paesi che accolgono i ricchi e laidi turisti stupratori di bambini il costo delle vittime, degli alberghi, dei ristoranti, dei papponi, non rientra nel calcolo del Prodotto interno lordo di quella nazione, che è perfettamente conscia di ciò che capita all’interno dei suoi confini. Le frotte di sciacalli si abbattono con ritmo incessante e i dati dimostrano che il turismo sessuale è in aumento costante negli anni, e in particolare quello pedofilo ha una vera e propria espansione incontrollata. Sono i Paesi del sud-est asiatico, dell’Africa Nera, del Centro Ame-

rica e del Sud America quelli che maggiormente accolgono i turisti pedofili chiudendo entrambi gli occhi davanti a questo crimine. E la accondiscendenza dei Governanti è emblematica: una fonte di guadagno che riempie le tasche di politici corrotti e polizie conniventi, e arricchisce il mercato del turismo sessuale. Ci sono i turisti sessuali che affittano le case per vari mesi, che fanno import-export delle loro vittime (qualche settimana fa si è appreso il caso di un pedofilo seriale che aveva fatto una falsa dichiarazione di paternità ed adozione per avere sempre in casa la sua carne fresca da abusare). Ci sono le compagnie aeree che non si fanno domande per un aereo carico di uomini soli e donne sole (perché il pedofilo non ha distinzione di sessi) tutti diretti periodicamente nello stesso Paese. Ci sono i tour operator che li organizzano quei viaggi, Ci sono le aziende di internet che coprono e permettono il proliferare di siti pedo-pornografici senza alzare la soglia di guardia. Parrebbe, si dice, che il 60% dei turisti pedofili sia italiano. Questa è quella società malata di cui parlava monsignor Monni nel 2001 nel suo volume “L’Arcipelago della vergogna”. Oh, già, è vero, è un libro del 2001, dopo 13 anni nulla è cambiato. È sempre più uno schifo. Piero Monni, L’Arcipelago della vergogna, 2001 Roma, EUR Edizioni

Il turismo sessuale, piaga del nostro tempo I dati dell’ultimo rapporto internazionale taciuti dai media MASSIMO LAVENA NIZIAMO DALLA FINE: “lo sfruttamento sessuale dei bambini è il sintomo di una società malata, che ha smarrito il senso della moralità e del rispetto della dignità della persona. Purtroppo il male che occorre guarire non ha, evidentemente, solo una dimensione fisica o sociale, ma anche spirituale e tende ad investire la società sotto molteplici angolazioni”. Scrive queste parole sconfortate monsignor Piero Monni, per tanti anni rappresentante per la Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo, una agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Nel suo angosciante e tristissimo saggio “L’Arcipelago della Vergogna – Turismo sessuale e pedofilia”, affronta con piglio investigativo e quasi enciclopedico, una delle grandi tragedie silenti della attuale comunità umana mondiale: la pe-

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dofilia organizzata a scopo turistico. Perché, parliamoci chiaro e per una volta senza sotterfugi – cosa che Piero Monni fa con estrema durezza e dovizia di particolari atroci - chi pratica la cultura del turismo sessuale per andare in giro a sfruttare le prestazioni di piacere offerte dal variegato mondo della prostituzione è un essere spregevole, debole e lurido e sfruttatore. Ma colui o colei che, da solo o in squadra preda, violenta, schiavizza, abusa bambini è un delinquente, un essere abominevole, che, ricordiamoci il dettato evangelico, merita solo di essere scaraventato nel più profondo abisso del mare con una mola da grano al collo. E se questo è il senso oscuro del pedofilo, l’abiezione umana raggiunge profondità infernali quando parliamo di turismo pedofilo a scopo sessuale: a questa specifica pratica di divertimento e vacanza che vede impegnati almeno tre milioni di pseudoesseri umani durante il 2012 (dati di ECPAT -

End child prostitution, pornography and trafficking, onlus internazionale osservatore presso le Nazioni Unite per la difesa dei diritti dei bambini dal pericolo del turismo sessuale e del mercato del sesso, per trasformare la loro condizione) è dedicato il saggio che ci offre la possibilità di aprire uno squarcio su questo mondo ignobile. Il turismo sessuale pedofilo è una pratica che è tenuta nascosta dai mezzi di informazione (pochi articoli e poche testate giornalistiche hanno rilanciato in questi giorni la notizia dell’ultimo rapporto internazionale). Il turismo pedofilo è un delitto agghiacciante che assomma lo sfruttamento della prostituzione, lo stupro, la pedofilia, la schiavitù spesso e volentieri, il sadismo e la tortura, financo l’omicidio. Il turismo sessuale crea un volume


domenIcA 23 gIugno 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Il PortIco

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Società. L’Isola deve declinare gli obiettivi europei su base regionale e individuare le priorità per uscire dalla crisi.

L’economia sarda alla ricerca di un sentiero di sviluppo intelligente, sostenibile e solidale Il caso del Galles dimostra come, partendo da una base simile alla nostra, è ancora possibile avviare uno sviluppo equilibrato convertendo quello attuale in un sistema competitivo STEFANO USAI* L RECENTE RAPPORTO CRENoS sull’economia della Sardegna, giunto alla sua ventesima edizione, ha certificato, per l’ennesima volta, la drammaticità della crisi economica sarda e italiana: da un lato permangono pesanti deficit strutturali in quasi tutti i cosiddetti “fattori di crescita e sviluppo”, dall’altro si registra un incremento congiunturale del numero di disoccupati e, in particolare, della disoccupazione giovanile. Si potrebbe procedere all’elenco dei tanti indicatori critici, che risultano sempre meno controbilanciati da segnali positivi e incoraggianti. Ma individuare questi ultimi è essenziale per provare ad indicare una via di uscita dalla spirale di crisi in cui il sistema economico sardo insieme a quello italiano si trovano oramai da almeno quindici anni. L’Europa e il suo piano per lo sviluppo e la coesione pro-

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Un’immagine della presentazione del Rapporto Crenos. In basso, Stefano Usai.

posto per i prossimi anni possono aiutarci in questa difficile operazione. Il manifesto Horizon 2020 traccia il percorso che dovrebbe portare tutta l’Europa fuori dalla crisi finanziaria ed economica iniziata nel 2008 e favorire un sentiero di crescita finalmente solido e duraturo. Nelle parole del presidente Barroso “la strategia Europa 2020 punta a rilanciare l'economia dell'UE nel prossimo decennio. In un mondo che cambia l'UE si propone di diventare un'economia intelligente, sostenibile e solidale. Queste tre priorità che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l'UE e gli Stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale.”

In pratica, l'Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia – da raggiungere entro il 2020. Ogni Stato membro ha i suoi obiettivi e sta procedendo all’adozione per ciascuno di questi settori di strategie atte al loro raggiungimento. Può essere un esercizio fine a sé stesso se non fosse che in virtù di queste strategie verranno erogati i prossimi fondi europei. La Sardegna deve quindi fare la sua parte: declinare gli obiettivi europei in scala regionale, individuare le azioni prioritarie per uscire dall’emergenza e orientare l’Isola su un sentiero di sviluppo nuovo. Il rapporto CRENoS fornisce diversi spunti utili per leggere la realtà isolana attuale e per indirizzare le scel-

te future. In particolare, l’analisi sul caso della regione del Galles, può essere utile a capire perché la regione britannica, a dispetto di un passato minerario e industriale simile a quello dell’isola, ha ora un presente ben differente: un tasso di disoccupazione di quasi cinque punti al di sotto di quello sardo (8,2% contro il 13,5%) e addirittura di poco più di un punto al di sotto della media europea (pari al 9,6). Quali sono state dunque in Galles le politiche che possono aver favorito uno sviluppo più equilibrato riconvertendo una economia basata sul settore industriale in un sistema maggiormente diversificato e competitivo? Il cambiamento strutturale del Galles è stato guidato da una strategia che, grazie all’Agenzia Gallese per lo Sviluppo, ha garantito un flusso costante di investimenti e di conoscenze provenienti dall’esterno. Una strategia che però non ha dimenticato di creare al contempo le condizioni per favorire lo sviluppo di una rete di fornitori locali, capaci di operare in sinergia con le imprese in arrivo. Questa politica di sviluppo ha cercato quindi una linea di equilibrio tra la valorizzazione dei vantaggi comparati della tradizione e l’importazione di capitali materiali e immateriali dall’esterno. Regole trasparenti, burocrazia snella, promesse e impegni mantenuti da entrambe le parti ed un continuo orientamento all’innovazione nel modo di fare impresa e di gestire i finanziamenti pubblici sono state

le buone pratiche che hanno portato l’economia locale gallese a crescere e raggiungere buoni livelli di competitività. E’ sufficiente questo per avere una crescita intelligente, sostenibile e solidale come vuole l’Europa? Se non è sufficiente crea le condizioni minime di partenza perché anche in Sardegna si possa avere una crescita sostenuta. Le esperienze di NETvalue, nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni, e di Edilana, nel settore del riuso di materiali e di competenze tradizionali per il settore bioedilizia, che hanno presentato le loro esperienze alla presentazione del rapporto lo scorso 31 maggio, rappresentano due esempi tra tanti presenti in Sardegna, di una economia innovativa, vivace, dinamica e capace di cogliere le sfide più difficili in questo campo. Sono realtà piccole ma che possono crescere e diventare più numerose e che rappresentano i segnali positivi di cui abbiamo bisogno per indicare la via della ripresa economica. Si tratta di realtà che non chiedono altri aiuti, ma al pari delle imprese che potremmo attrarre dall’esterno, più trasparenza, più chiarezza, più certezze di tempi e di interpretazione delle regole. La prima sfida è quella di un sistema politico e di una macchina pubblica che diventino essi stessi intelligenti, sostenibili e solidali. Dipende da noi e dalle nostre prossime scelte. * Direttore CRENoS

ranea, che reca un inestricabile paradosso costituito dalla tendenza oramai generalizzata al riconoscimento dei diritti individuali e collettivi senza riuscire a garantirli attraverso i tradizionali sistemi di tutela giudiziaria. La conflittualità irrisolta mette a rischio la stessa coesione personale, economica e sociale delle comunità nazionali e internazionali, le quali devono elaborare nuovi strumenti di gestione consensuale dei conflitti. La direttiva 2008/52/CE h stabilito i principi da osservare in tutta Europa affinché la mediazione sia svolta con qualità e nel rispetto dei diritti dei contendenti: indipendenza, imparzialità, professionalità, efficacia e riservatezza. Per realizzare anche in Italia gli importanti risultati conse-

guiti dalla mediazione negli altri Paesi più avanzati, che la applicano con successo da decenni, occorre sviluppare l’informazione, affinché non solo gli esperti, ma tutti i cittadini conoscano i contenuti del servizio. Si impone la divulgazione della cultura della mediazione, nei diversi settori e ai vari livelli. In questo campo, l’Università di Cagliari, tramite il Dipartimento di Giurisprudenza, si è raccordata con il sistema camerale, con gli ordini e collegi professionali per la formazione dei mediatori, per lo studio e l’approfondimento delle principali questioni sollevate dall’entrata in vigore della riforma della mediazione.Vari sono i progetti di ricerca a livello europeo e internazionale con atenei stranieri, Siviglia, Madrid eVigo, impegnati nell’elaborazione delle migliori soluzioni nel campo della mediazione. Con l’Associazione Mediatori Mediterranei Onlus sono stati organizzati numerosi incontri aperti al pubblico in Sardegna, con la pubblicazione di una rivista tematica Quaderni di conciliazione, consultabile gratuitamente attraverso internet (www.mediatorimediterranei.org). * Professore associato di Diritto privato

La mediazione, per superare le liti Lo strumento reso obbligatorio dal Governo dura 4 mesi CARLO PILIA*

a mediazione costituisce un importante strumento di risoluzione extragiudiziale dei conflitti sui diritti disponibili voluto dall’Unione Europea per favorire l’accesso alla giustizia dei cittadini e delle imprese. A tal fine è possibile rivolgersi ad apposite strutture stabili e indipendenti, gli organismi di mediazione, che si avvalgono di professionisti abilitati, i mediatori, i quali senza avere il potere di decidere la lite, né di distribuire torti e ragioni tra i contendenti, come invece accade davanti ai giudici e agli arbitri, adoperano differenti tecniche di composizione bonaria delle liti. Il superamento amichevole della controversia si realizza attraverso un procedi-

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mento della durata massima di quattro mesi, con costi limitati, condotto su base volontaria che sviluppa la comunicazione funzionalizzandola alla ricerca degli elementi condivisi dai contendenti, così da superare le contrapposizioni e preservare le relazioni. Poiché concordate, le soluzioni raggiunte in mediazione, denominate accordi di conciliazione, hanno maggiori possibilità di essere rispettate e di ricevere attuazione spontanea. Nessuno dei contendenti si sente sconfitto, con l’assistenza del mediatore, tutti contribuiscono a costruire l’accordo amichevole che tuteli le esigenze profonde di ciascuno. La mediazione in questo senso è preferibile alle decisioni giudiziarie che spesso pongono fine alla fase processuale, ma non risolvono il conflitto sotteso alla controversia.

Il processo giudiziario, inoltre, interrompe definitivamente le relazioni personali e giuridiche tra le parti che, di solito, non riprendono neppure dopo l’ottenimento della sentenza definitiva che, in base ai dati statistici, richiede dieci anni. Un arco temporale inaccettabile che svuota di significato la decisione, lascia privi di tutela i diritti che pure si vorrebbero garantire e, in prospettiva, scoraggia tutti dall’intraprendere un giudizio. I ritardi della giustizia scoraggiano gli investimenti, spingendoli verso gli Stati che garantiscono più efficienti sistemi di tutela. La crisi della giurisdizione non è circoscritta all’Italia, ma con gradi differenti è diffusa in tutti i Paesi dell’Europa, in quanto si ricollega alla complessità della società contempo-


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IL PORTICO DEL TEMPIO

Il PortIco

Il Papa. Domenica segnata dalla celebrazione della Giornata dell’Evangelium Vitae.

“Chiamati a sanare il dramma della frattura tra Vangelo e cultura” ROBERTO PIREDDA A DOMENICA DEL SANTO Padre è stata segnata in particolare dalla celebrazione della Giornata dell’Evangelium Vitae che faceva parte delle manifestazioni per l’Anno della Fede. Nell’omelia della S. Messa Papa Francesco ha mostrato come in Cristo l’uomo riceva la vita vera: «Gesù è l’incarnazione del Dio Vivente, Colui che porta la vita, di fronte a tante opere di morte, di fronte al peccato, all’egoismo, alla chiusura in se stessi. Gesù accoglie, ama, solleva, incoraggia, perdona e dona nuovamente la forza di camminare, ridona vita». Non sempre però l’uomo accoglie questa vita che è donata da Cristo: «spesso - lo sappiamo per esperienza - l’uomo non sceglie la vita, non accoglie il “Vangelo della vita”, ma si lascia guidare da ideologie e logiche che mettono ostacoli alla vita, che non la rispettano, perché sono dettate dall’egoismo, dall’interesse, dal profitto, dal potere, dal piacere e non sono dettate dall’amore, dalla ricerca del bene dell’altro». All’Angelus il Papa ha poi ricordato la figura di un «testimone del Vangelo della vita», Odoardo Focherini, beatificato Sabato 15 Giugno a Carpi, impegnato per salvare degli ebrei dalla persecuzione nazista e morto in un campo di concentramento nel

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Papa Francesco benedice i bikers presenti in Piazza San Pietro.

1944. In settimana, ricevendo in udienza i membri del Consiglio ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, Papa Francesco si è soffermato sul tema della nuova evangelizzazione: «l’espressione "nuova evangelizzazione" mette in luce la consapevolezza sempre più chiara che anche nei Paesi di antica tradizione cristiana si rende necessario un rinnovato annuncio del Vangelo, per ricondurre ad un incontro con Cristo che trasformi veramente la vita e non sia superficiale, segnato dalla routine». Il Papa nei giorni scorsi ha ricevuto la visita dell’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, primate della Comunione Anglicana. Nel suo discorso

Visita del Papa, le istituzioni si incontrano

Hanno collaborato a questo numero:

Francesco ha richiamato l’importanza del cammino ecumenico: «dalla preghiera si rinnoverà giorno per giorno l’impegno a camminare verso l’unità, che potrà trovare espressione nella collaborazione in diversi ambiti della vita quotidiana. Tra essi, particolare significato riveste la testimonianza del riferimento a Dio e della promozione dei valori cristiani, di fronte ad una società che sembra talora mettere in discussione alcune delle basi stesse della convivenza, quali il rispetto verso la sacralità della vita umana, o la solidità dell’istituto della famiglia fondata sul matrimonio». Il Papa ha poi incontrato la Comunità degli scrittori della “Civiltà Cattolica”, l’importante rivista italiana

dei gesuiti, sottolineando la necessità dell’andare verso le “frontiere” culturali del nostro tempo: «la frattura tra Vangelo e cultura è senza dubbio un dramma (cfr Evangelii nuntiandi, 20). Voi siete chiamati a dare il vostro contributo per sanare questa frattura che passa anche attraverso il cuore di ciascuno di voi e dei vostri lettori». Sempre in settimana il Papa ha ricevuto in udienza una delegazione di parlamentari francesi del gruppo di amicizia Francia-Santa Sede: «il vostro compito è certamente tecnico e giuridico, e consiste nel proporre leggi, nell’emendarle o anche nell’abrogarle. Ma è anche necessario infondere in esse un supplemento, uno spirito, direi un’anima, che non rifletta solamente le modalità e le idee del momento, ma che conferisca ad esse l’indispensabile qualità che eleva e nobilita la persona umana». All’Udienza Generale il Santo Padre ha approfondito il tema della Chiesa come Popolo di Dio che è chiamato ad «annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso è smarrito, bisognoso di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino». Al termine dell’Udienza il Papa ha rivolto un appello contro il lavoro minorile in occasione della giornata mondiale dedicata a questo tema.

Si è svolta nei giorni scorsi una riunione finalizzata ad una prima analisi del programma della visita a Cagliari di Papa Francesco, prevista a Cagliari il prossimo 22 settembre. All’incontro presieduto dal Prefetto Giuffrida ha partecipato l’Arcivescovo, mons. Miglio. All’incontro erano presenti il sindaco di Cagliari, e i rappresentanti di Regione e Provincia accompagnati da dirigenti dei servizi che verranno coinvolti. Sono intervenuti anche il Questore, i Comandanti provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, il Comandante Sezione Polizia Stradale di Cagliari, il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Il Comandante della Capitaneria di Porto, il Comandante della Polizia di Frontiera Aerea, nonché il coordinatore del comitato organizzatore costituito presso la Diocesi, mons. Franco Puddu. “In attesa che vengano meglio definiti i dettagli della visita quanto a durata e programma degli incontri - si legge in un comunicato stampa della Prefettura - è stata effettuata una prima analisi dei possibili siti in cui potrebbero tenersi gli appuntamenti che, in ogni caso, saranno contraddistinti da un momento centrale costituito dalla Santa Messa che verrà celebrata sul sagrato della Basilica di N.S. di Bonaria”.

Gabriele Colombini, insegnante di materie letterarie nelle scuole medie, Antonella Pilia, giornalista pubblicista, laureata in Informazione, editoria e giornalismo, Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo Vaticano, Stefano Usai, professore associato di Economia politica all’Università degli Studi di Cagliari e direttore del CRENoS, Carlo Pilia, professore associato di Diritto privato all’Università degli Studi di Cagliari, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Franco Siddi, Segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Rosalba Crobu, funzionario del Ministero Istruzione, Università e Ricerca, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Eugenio Lao, coordinatore regionale dell’Associazione Famiglie Numerose - Sardegna e avvocato, Antioco Piseddu, vescovo di Lanusei, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, Maria Grazia Catte, catechista della parrocchia Santissimo Redentore (Monserrato), Bruna Desogus, coordinatrice del gruppo di Rinnovamento nello Spirito “Spirito Santo” di Cagliari e insegnante elementare in pensione, Roberto Porrà, funzionario della Soprintendenza Archivistica per la Sardegna, autore del volume “Il culto della Madonna di Bonaria di Cagliari” (Arkadia editore), Stefano Maria Moschetti, Professore emerito di Fondamenti di Antropologia teologica alla Facoltà teologica della Sardegna, Michele Antonio Corona, specializzato in Teologia Morale e Sacra Scrittura, dottorando in Fonti scritte della civiltà mediterranea, mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri. Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. Del numero che avete tra le mani sono state stampate, a richiesta e quindi prenotate, 70 copie in più rispetto al numero precedente. La tiratura di questo numero è stata di 3770 copie. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.

domenIcA 23 gIugno 2013

pietre ISRAELE

Profanato il cimitero cristiano Alcune tombe del cimitero cristiano ortodosso di Jaffa sono state danneggiate con scritte intimidatorie tracciate in ebraico. Anche cinque automobili parcheggiate nei paraggi del cimitero hanno subito danneggiamenti. I vandali hanno tracciato sulle lapidi funerarie di diverse tombe le scritte “vendetta” e “il prezzo da pagare”, formula con cui dai primi mesi del 2012 vengono “firmate” le azioni vandaliche ai danni di luoghi di culto cristiani e musulmani perpetrate da gruppi di coloni estremisti come ritorsione davanti allo smantellamento di insediamenti ebraici illegali.

PAKISTAN

Violenze contro i cristiani Un cristiano vittima di violenti strozzini musulmani; un altro sequestrato e torturato per una intera notte: sono le due ultime “storie ordinarie di abusi” segnalate dai cristiani del Punjab. Entrambi gli episodi sono avvenuti nei giorni scorsi a Lahore, governata dai musulmani. Un giovane cristiano di professione spazzino, è stato sequestrato in pieno giorno, mentre stava svolgendo il suo lavoro, da alcuni musulmani armati, e da due funzionari di polizia. L'uomo è stato tenuto in isolamento, percosso e torturato per un giorno e una notte, poi identificato dalla polizia e rilasciato. Il secondo episodio riguarda un cittadino cristiano impiegato nel campo della sanità. L'uomo, padre di famiglia con cinque figli, aveva fatto acquisti in un negozio di proprietà di un musulmano e pur avendo pagato l'intero importo è stato costretto con minacce e intimidazioni a pagare interessi.

INDONESIA

Attacco alle scuole cristiane Il potente Consiglio degli Ulema indonesiani nella provincia dello Java centrale, si è scagliato contro le scuole cattoliche con una fatwa che ha già scatenato reazioni e proteste. I leader religiosi hanno dichiarato gli istituti - apprezzati per la qualità dell'insegnamento e frequentati anche da moltissimi non cristiani - non buoni sul piano della morale per i giovani studenti di fede musulmana. In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo dove i cattolici sono una piccolissima ma significativa presenza. Una posizione durissima che colpisce le scuole, già nei mesi scorsi nel mirino delle frange estremiste islamiche e di amministrazioni locali con minacce di chiusure, poi rientrate.


domenIcA 23 gIugno 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Il PortIco

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Esteri. In presa diretta l’angoscia di chi ha vissuto l’esperienza di non poter vedere più la televisione pubblica

Grecia, la protesta continua e apre una breccia Servizio pubblico fatto sparire come un furto Il segretario generale del sindacato dei giornalisti: “Un delitto pubblico del tutto ingiustificabile”. Un vero azzardo politico che ha mandato a casa in un colpo 2800 persone FRANCO SIDDI* NVERNO DIFFICILE con molte case al freddo per l’impossibilità di pagare il gasolio del riscaldamento. Sembrava questo il segno massimo della crisi greca che colpisce le famiglie. Adesso nelle stesse case manca qualcosa che fino a ieri era un bene familiare non direttamente misurabile come bene patrimoniale: l’accesso alla televisione nazionale, quella della propria lingua, della propria cultura, bene o male rappresentativa della vita e dell’interesse di tutto il Paese. Un’esperienza sconvolgente per chi, dalla mattina di mercoledì 12 giugno, accende il televisore di casa e al posto della familiare – per quanto spesso criticata e criticabile – tv nazionale pubblica (Ert) trova, solo per 10 secondi, un piccolo quadrante con il numero del canale pubblico e subito dopo, sempre sullo schermo solo nero, un ingannevole avviso: collegamento assente, controllare l’antenna. Una sensazione di furto in casa, co-

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Un’immagine della protesta in Grecia contro l’austerity.

me se fosse stato sottratto un bene di famiglia. È lo stesso sentimento provato due giorni dopo lo spegnimento da chi scrive, elemento di una condivisione ancora più forte con i colleghi ai quali portava la solidarietà della Fnsi e della Ifj, i sindacati italiano e internazionale dei giornalisti. È la stessa ragione per la quale migliaia di persone affollano continuamente il grande spiazzo davanti alla sede della Ert occupata dai dipendenti, con un impressionante ricambio di persone che mantiene sempre inalterata la dimensione della protesta, quasi ci fossero dei “turni di lavoro”. E’ stata attuata una serrata vera e propria, con la sola promessa di riaprire fra tre-quattro mesi con chissà quale altra formula organizzativa e produttiva. Un delitto pubblico ingiustificabile, giudicato tale non so-

lo dai dipendenti ma dai cittadini, che in massa partecipano alle dimostrazioni di piazza che si svolgono ininterrottamente davanti alla sede Ert. Una serrata condannata dai sindacati dei giornalisti di tutto il mondo, in piena solidarietà con quelli greci di Esiea e di Poesy, ma anche da vaste aree politiche di tutta Europa, nonché dall’European Broadcasting Association, Ebu, con una sottoscrizione anche dei direttori delle 52 radiotelevisioni europee associate. Per il presidente dell’Ebu, Jean Paul Philippot, è una violazione dei valori centrali del trattato dell’Unione Europea per la radiodiffusione (quello dell’Ebu, appunto): “Anche nelle peggiori pagine della storia europea – ha detto - è difficile rintracciare qualcosa di simile all’eliminazione del segnale televisivo pubblico.

Un’assenza percepita come la privazione di un bene, della cui natura ci si accorge soprattutto quando diventa indisponibile. Tutto questo non appare ragionevole, né giustificabile neanche per un ossequio alle politiche di austerità dettate dall’Europa per mettere ordine nei conti pubblici del Paese. La sensazione è che si sia di fronte ad un azzardo politico per dare un segnale forte alle “certezze” (quali?, dopo che gli stipendi sono stati tagliati del 30%) dei dipendenti pubblici e per avviare, nello stesso tempo, un’operazione di riposizionamento politico-culturale della tv pubblica. Una sorta di “scossone educatore”. Dovendo tagliare 15.000 posti di lavoro pubblici, non ha trovato di meglio che compiere un atto di forza, ritenuto da tutti impossibile, chiudendo la televisione pubblica e mandando a casa, privi di lavoro dalla notte alla mattina, 2800 persone. Un’azione per dare un segnale agli altri dipendenti pubblici a rischio ma anche un atto per indicare la volontà di un nuovo modello di controllo del potere sulla radio-tv pubblica, che il Governo presieduto da Antonis Samaras promette di riaprire fra tre mesi. Nel frattempo spazio libero per gli oligopoli privati, deprezzamento del valore materiale dell’azienda, distruzione di un patrimonio professionale straordinario, condizioni ideali per acquisizioni a basso costo, da parte di qualche privato, di

La trama di Smile Pinki

Per non vivere da soli la prova della malattia L’assemblea sarda dell’Associazione Labiopalatoschisi ROSALBA CROBU

è svolta l’assemblea annuale dei soci e dei simpatizzanti dell’associazione Labiopalatoschisi Sardegna che, nella stessa giornata, ha organizzato una giornata di sensibilizzazione della patologia comunemente nota come “labbro leporino”. Si tratta della schisi del labbro (labioschisi) e la schisi del palato (palatoschisi); la schisi è una divisione tra due parti che durante la vita intrauterina non si sono unite tra loro e rientra tra le malformazioni cranio maxillo faciali. Oltre ai danni fisici, questa malformazione implica anche delle difficoltà a livello psicologico, infatti, spesso i bambini sono discriminati non solo per il loro difetto fisico ma anche per la difficoltà che, in alcuni casi, hanno nel parlare. Con questa malformazione nel mondo nasce un bambino ogni mille, in Eu-

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EI GIORNI SCORSI SI

ropa 1 ogni 700 e in Italia 1 ogni 830. Come molte malformazioni nella tradizione antropologica di molte comunità è stata spesso ricondotta a esseri mostruosi, e, in quanto tale, ha generato, e genera ancora oggi, reazioni di fastidio e disagio anche all’interno delle famiglie dei portatori della patologia. L’associazione Labiopalatoschisi Sardegna ha come scopo il sostegno, la tutela e l’informazione ai pazienti e alle loro famiglie; i genitori infatti vivono quest’esperienza con molta tristezza, inadeguatezza e sensi di colpa ed è molto importante che siano sostenuti da persone che hanno già vissuto questa esperienza; l’associazione, inoltre, ha ultimamente avviato contatti con la Fondazione Operation Smile Italia. Il presidente dell’associazione, Nicola Melis, ed il vice presidente, Salvatore Murgia, hanno sottolineato che ancora oggi in ambito regionale non esiste nessuna struttura cli-

pezzi dell’azienda pubblica. Sicuramente la manovra è stata troppo azzardata. Comincia ad apparire chiaro che nessuna politica di austerità la giustifica. Peraltro, con la serrata, anche le eventuali vendite a pezzi poco beneficio porterebbero ai conti pubblici, sui quali, invece, adesso pesa il danno di una perdita calcolabile già oggi in 30 milioni di euro per gli effetti indotti dal solo provvedimento di chiusura. La protesta civile in corso ad Atene, le reazioni internazionali dei giornalisti, del mondo della cultura, dell’arte e della stessa televisione qualche effetto cominciano a produrlo nonostante le reazioni ipocrite della Commissione dell’Unione Europea, che in prima battuta aveva ridimensionato la vicenda ad un affare interno di un singolo Stato. Non è così e non può essere così. Quando si compie una lesione grave verso i diritti dei cittadini al pluralismo, all’identità linguistica, culturale, politica e sociale espressa attraverso strumenti come quelli del servizio pubblico, che sono di tutti i cittadini, non di un Governo o di un padrone assoluto. È un danno grave per i greci, uno scempio per l’Europa. Adesso è più chiaro a tutti cosa sia e cosa possa e debba essere, in meglio, il servizio pubblico radiotelevisivo e perché, come per tutti i beni comuni, questo valore, questo patrimonio, questo servizio debba essere assicurato e garantito a qualsiasi latitudine. * segretario generale FNSI

nica accreditata per il trattamento chirurgico della labiopalatoschisi, come invece esiste in altre regioni italiane come la Toscana, dove è attivo il Centro Regionale di Riferimento di Pisa. I pazienti con questa patologia, sin dalla primissima infanzia e sino all’età adulta, sono costretti a sostenere una trafila terapeutica infinita in Sardegna e, soprattutto per la parte chirurgica, nella penisola. Il presidente Melis ha evidenziato come in un’epoca di tagli alla sanità e di criminalizzazione del disabile, la stampa parli soltantoo dei falsi disabili, non di quelli veri che - come in questo caso - devono sostenere costi indescrivibili. L’associazione, ha precisato Melis, si fa portavoce sul territorio regionale e nazionale di questa realtà. A con-

clusione della giornata, è stato proiettato il film “Smile Pinki” che ha vinto l'Academy Award come miglior documentario dell'ottantunesima edizione dell’Oscar 2009 (sezione corti), preceduto dall’introduzione dell’antropologo Antonio Maria Pusceddu dell’Università di Cagliari e dal reading dell’attrice Monica Serra (Compagnia Microfratture Teatro), in cui hanno affrontato alcune tematiche legate alla diversità e alla sua accettazione.

Pinki Sonkar è una bambina di cinque anni con una grave forma di “labbro leporino” (labiopalatoschisi - lps) che vive in una delle zone più povere dell'India. A causa della sua disabilità, non frequenta la scuola del villaggio, Rampur Dahaba. Emarginata a causa della deformità, e i genitori insieme a lei: le mamme sono allontanate dalle famiglie e in alcuni casi dai villaggi, Pinki vive una vita triste e rassegnata: I genitori non si possono permettere le spese per l'intervento. Un giorno incontrano un operatore sanitario che viaggia di villaggio in villaggio alla ricerca di pazienti da condurre in un ospedale mobile che opera gratuitamente migliaia di bambini poveri affetti da lps. Pinki, così, riesce a seguire l’iter chirurgico e a cambiare la propria v i t a . L’abbiamo ritrovata sul red carpet a ritirare il premio Oscar raggiante e sorridente e noi insieme a Lei!


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Il PortIco

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 23 gIugno 2013

Verso il 22 settembre. Pubblichiamo stralci del dialogo del Papa con gli studenti delle scuole gestite dai gesuiti.

“Dove il mondo può trovare la speranza? Nella carne di Gesù e nella vera povertà” UBBLICHIAMO STRALCI del dialogo - a braccio - tra Papa Francesco e gli studenti delle scuole gestite dai gesuiti in Italia e Albania, il 7 giugno scorso nell’Aula Paolo VI. E’ uno degli strumenti che offriamo ai nostri lettori nel cammino di preparazione alla visita del Santo Padre a Cagliari (il 22 settembre). Un ragazzo: Sono un ragazzo che, come ho scritto nella mia lettera a te, Papa, che cerca di credere. Io cerco… cerco, sì, di essere fedele. Però, ho delle difficoltà. A volte mi vengono dei dubbi. E credo che questo sia assolutamente normale alla mia età. Dato che tu sei il Papa che credo avrò più a lungo nel cuore, nella mia vita, perché ti incontro nella mia fase dell’adolescenza, della crescita, ti volevo chiedere qualche parola per sostenermi in questa crescita e sostenere tutti i ragazzi come me.. Santo Padre: Camminare è un’arte, perché, se camminiamo sempre in fretta, ci stanchiamo e non possiamo arrivare alla fine, alla fine del cammino. Invece, se ci fermiamo e non camminiamo, neppure arriviamo alla fine. Camminare è proprio l’arte di guardare l’orizzonte, pensare dove io voglio andare, ma anche sopportare la stanchezza del cammino. E tante volte, il cammino è difficile, non è facile. "Io voglio restare fedele a questo cammino, ma non è facile, senti: c’è il buio, ci sono giornate di buio, anche giornate di fallimento, anche qualche giornata di caduta… uno cade, cade…". Ma pensate sempre a questo: non avere paura dei fallimenti; non avere paura delle cadute. Nell’arte di camminare, quello che importa non è di non cadere, ma di non "rimanere caduti". Alzarsi presto, subito, e continuare ad andare. E questo è bello: questo è lavorare tutti i giorni, questo è camminare umanamente. Ma anche: è brutto camminare da soli, brutto e noioso. Camminare in comunità, con gli amici, con quelli che ci vogliono bene: questo ci aiuta, ci aiuta ad arrivare proprio alla meta a cui noi dobbiamo arrivare. Io non so se ho risposto alla tua domanda. Ci sei? Non avrai paura del cammino? Grazie. Una signora: Siccome noi, che siamo stati educati alle scuole dei Gesuiti, siamo sovente invitati a riflettere sulla spiritualità di sant’Ignazio, volevamo chiederLe: nel momento in cui ha scelto la vita consacrata, che cosa l’ha spinta ad essere Gesuita piuttosto che sacerdote diocesano o di un altro ordine? Grazie. Santo Padre: Io ho alloggiato parecchie volte al Sociale di Torino. Lo conosco bene. Quello che più mi è piaciuto della Compagnia è la missionarietà, e volevo diventare missionario. E quando studiavo filosofia, ho scritto al Generale – no, la teologia – ho scritto al Generale, che era il Padre Arrupe, perché mi mandasse, mi inviasse in Giappone o in un’altra parte. Ma lui ha pensato bene, e mi ha detto, con tanta carità:

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"Ma Lei ha avuto una malattia al polmone, quello non è tanto buono per un lavoro tanto forte", e sono rimasto a Buenos Aires. Ma è stato tanto buono, il Padre Arrupe, perché non ha detto: "Ma, Lei non è tanto santo per diventare missionario": era buono, aveva carità. E quello che mi ha dato tanta forza per diventare Gesuita è la missionarietà: andare fuori, andare alle missioni ad annunziare Gesù Cristo. Credo che questo sia proprio della nostra spiritualità: andare fuori, uscire, uscire sempre per annunziare Gesù Cristo, e non rimanere un po’ chiusi nelle nostre strutture, tante volte strutture caduche. E’ quello che mi ha mosso. Grazie. Una signora: Mi domandavo: perché Lei – cioè tu – hai rinunciato a tutte le ricchezze di un Papa, come un appartamento lussuoso, oppure una macchina enorme, e invece sei andato in un piccolo appartamento nelle vicinanze, oppure hai preso l’autobus dei Vescovi. Come mai ha rinunciato alla ricchezza? Santo Padre: Ma, credo che non sia soltanto una cosa di ricchezza. Per me è un problema di personalità: è questo. Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po’ isolato, non mi farebbe bene. Questa domanda me l’ha fatta un professore: "Ma perché Lei non va ad abitare là?". Io ho risposto: "Ma, mi senta, professore: per motivi psichiatrici". E’ la mia personalità. Anche l’appartamento, quello [del Palazzo Pontificio] non è tanto lussuoso, tranquilla… Ma non posso vivere da solo, capisci? E poi, credo, che sì: i tempi ci parlano di tanta povertà nel mondo, e questo è uno scandalo. La povertà del mondo è uno scandalo. In un mondo dove ci sono tante, tante ricchezze, tante risorse per dare da mangiare a tutti, non si può capire come ci siano tanti bambini affamati, ci siano tanti bambini senza educazione, tanti poveri! La povertà, oggi, è un grido. Tutti noi dobbiamo pensare se possiamo diventare un po’ più poveri: anche questo, tutti lo dobbiamo fare. Come io posso diventare un po’ più povero per assomigliare meglio a Gesù, che era il Maestro povero.

Questa è la cosa. Ma non è un problema di virtù mia personale, è soltanto che io non posso vivere da solo, e anche quello della macchina, quello che tu dici: non avere tante cose e diventare un po’ più povero. E’ questo. Un ragazzo: Come ha fatto quando ha deciso di diventare non Papa, ma parroco, diventare Gesuita? Come ha fatto? Non Le è stato difficile abbandonare o lasciare la famiglia, gli amici, non Le è stato difficile? Santo Padre: Senti, sempre è difficile: sempre. Per me è stato difficile. Non è facile. Ci sono momenti belli, e Gesù ti aiuta, ti da un po’ di gioia. Ma ci sono momenti difficili, dove tu ti senti solo, ti senti arido, senza gioia interiore. Ci sono momenti oscuri, di buio interiore. Ci sono difficoltà. Ma è tanto bello seguire Gesù, andare sulla strada di Gesù, che tu poi bilanci e vai avanti. E poi arrivano momenti più belli. Ma nessuno deve pensare che nella vita non ci saranno le difficoltà. Anch’io vorrei fare una domanda adesso: come pensate voi di andare avanti con le difficoltà? Non è facile. Ma dobbiamo andare avanti con forza e con fiducia nel Signore, con il Signore, tutto si può. Una giovane: Volevo chiedere una parola per i giovani di oggi, per il futuro dei giovani di oggi, dato che l’Italia si trova in una posizione di grande difficoltà. E vorrei chiedere un aiuto per poter portarla a migliorare, un aiuto per noi, per poter portare avanti questi ragazzi, noi ragazzi. Santo Padre: Tu dici che l’Italia è in un momento difficile. Sì, c’è una crisi. Ma io ti dirò: non solo l’Italia. Tutto il mondo, in questo momento, è in un momento in crisi. E la crisi, la crisi non è una cosa brutta. E’ vero che la crisi ci fa soffrire, ma dobbiamo – e voi giovani, principalmente – dobbiamo saper leggere la crisi. Questa crisi, cosa significa? Che cosa devo fare io per aiutare a uscire dalla crisi? La crisi che noi in questo momento stiamo vivendo è una crisi umana. Si dice: ma, è una crisi economica, è una crisi del lavoro. Sì, è vero. Ma perché? Perché questo problema del lavoro, questo problema nell’eco-

nomia, sono conseguenze del grande problema umano. Quello che è in crisi è il valore della persona umana, e noi dobbiamo difendere la persona umana. In questo momento… ma, io ho raccontato questo già tre volte, ma lo farò una quarta. Ho letto, una volta, un racconto di un rabbino medievale, dell’anno 1200. Questo rabbino spiegava agli Ebrei di quel tempo la storia della Torre di Babele. Costruire la Torre di Babele non era facile: dovevano farsi i mattoni; e il mattone come si fa? Cercare il fango, la paglia, mescolarli, portarli al forno: era un grande lavoro. E dopo questo lavoro, un mattone diventava un vero tesoro! Poi portavano i mattoni in alto, per la costruzione della Torre di Babele. Se un mattone cadeva, era una tragedia; punivano l’operaio che l’aveva fatto cadere, era una tragedia! Ma se cadeva un uomo, non succedeva niente! Questa è la crisi che oggi stiamo vivendo, questa: è la crisi della persona. Oggi non conta la persona, contano i soldi, conta il denaro. E Gesù, Dio ha dato il mondo, tutto il creato, l’ha dato alla persona, all’uomo e alla donna, perché lo portassero avanti, non al denaro. E’ una crisi, la persona è in crisi perché la persona oggi - ascoltate bene, questo è vero - è schiava! E noi dobbiamo liberarci di queste strutture economiche e sociali che ci schiavizzano. E questo è il vostro compito. Un professore: Sono insegnante di spagnolo perché sono spagnolo: sono di San Sebastian. Insegnante anche di religione, e posso dire che gli insegnanti, i professori, Le vogliamo tanto bene: questo è sicuro. Non parlo a nome di nessuno, ma vedendo tanti ex-allievi, anche tante personalità, e anche noi adulti, insegnanti, educati dai Gesuiti, mi interrogo sul nostro impegno politico, sociale, nella società, come adulti nelle scuole gesuitiche. Ci dica qualche parola: come il nostro impegno, il nostro lavoro oggi, in Italia, nel mondo, può essere gesuitico, può essere evangelico. Il Santo Padre: Benissimo. Coinvolgersi nella politica è un obbligo per un cristiano. Noi cristiani non possiamo "giocare da Pilato", lavarci le mani: non possiamo. Dobbiamo coinvolgerci nella politica, perché la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune. E i laici cristiani devono lavorare in politica. Lei mi dirà: "Ma non è facile!". Ma neppure è facile diventare prete. Non ci sono cose facili nella vita. Non è facile, la politica si è troppo sporcata; ma io mi domando: si è sporcata, perché? Perché i cristiani non si sono coinvolti in politica con lo spirito evangelico? Con una domanda che ti lascio: è facile dire "la colpa è di quello". Ma io, cosa faccio? E’ un dovere! Lavorare per il bene comune, è un dovere di un cristiano! E tante volte la strada per lavorare è la politica. Ci sono altre strade: professore, per esempio, è un’altra strada. Ma l’attività politica

per il bene comune è una delle strade. Questo è chiaro. Un giovane: Porto un gran numero di ragazzi, che sono i ragazzi della Lega Missionaria Studenti. E’ un movimento un po’ trasversale, quindi un po’ da tutti i collegi abbiamo un po’ di Lega Missionaria Studenti. Dunque, Padre, innanzitutto il mio ringraziamento e quindi di tutti i ragazzi che ho sentito anche in questi giorni, perché finalmente con Lei abbiamo trovato quel messaggio di speranza che prima ci sentivamo costretti a ritrovare in giro per il mondo. Adesso, poterlo sentire a casa nostra è qualcosa che per noi è potentissimo. Soprattutto, Padre, mi permetta di dire, da un posto, da un luogo, questa luce si è accesa in questo posto in cui noi giovani incominciavamo realmente a perdere la speranza. Quindi, grazie, perché è arrivato veramente in fondo. La mia domanda è questa, Padre: noi, come Lei ben sa dalla sua esperienza, abbiamo imparato a sperimentare, a convivere con molte tipologie di povertà, che sono la povertà materiale – penso alla povertà del nostro gemellaggio in Kenya -; che sono la povertà spirituale - penso alla Romania, penso alle piaghe delle vicissitudini politiche, penso all’alcolismo. Quindi, Padre, io Le voglio chiedere: come possiamo noi giovani convivere con questa povertà? Come dobbiamo comportarci? Il Santo Padre: Prima di tutto, vorrei dire una cosa, a tutti voi giovani: non lasciatevi rubare la speranza! Per favore, non lasciatevela rubare! E chi ti ruba la speranza? Lo spirito del mondo, le ricchezze, lo spirito della vanità, la superbia, l’orgoglio. Tutte queste cose ti rubano la speranza. Dove trovo la speranza? In Gesù povero, Gesù che si è fatto povero per noi. E tu hai parlato di povertà. La povertà ci chiama a seminare speranza, per avere anch’io più speranza. Questo sembra un po’ difficile da capire, ma ricordo che Padre Arrupe, una volta, ha scritto una lettera buona ai Centri di ricerche sociali, ai Centri sociali della Compagnia. Lui parlava di come si deve studiare il problema sociale. Ma alla fine ci diceva, diceva a tutti noi: "Guardate, non si può parlare di povertà senza avere l’esperienza con i poveri". Tu hai parlato del gemellaggio con il Kenya: l’esperienza con i poveri. Non si può parlare di povertà, di povertà astratta, quella non esiste! La povertà è la carne di Gesù povero, in quel bambino che ha fame, in quello che è ammalato, in quelle strutture sociali che sono ingiuste. Andare, guardare laggiù la carne di Gesù. Ma non lasciatevi rubare la speranza dal benessere, dallo spirito del benessere che, alla fine, ti porta a diventare un niente nella vita! Il giovane deve scommettere su alti ideali: questo è il consiglio. Ma la speranza, dove la trovo? Nella carne di Gesù sofferente e nella vera povertà. C’è un collegamento tra i due. Grazie.


DOMENICA 23 gIugno 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Convegno diocesano. Due intense giornate di studio e di riflessione sul tema proposto.

Una nuova iniziazione cristiana: è l’impegno per tutta la Diocesi Nelle relazioni di padre Salvini e don Montisci una traccia molto netta da seguire e praticare. La sfida è rendere l’adulto più consapevole della propria chiamata ROBERTO COMPARETTI ER UNA fede matura. Promuovere un'autentica iniziazione cristiana”. È il tema del convegno diocesano del clero svoltosi in due mattinate nell'Aula Magna del Seminario Arcivescovile. Tra i relatori padre Gian Paolo Salvini Sj, fino al 2011 direttore di Civiltà Cattolica. Nella sua relazione incentrata sul tema “La fede degli adulti in Italia oggi: il contesto socio-culturale”, il gesuita ha tra l'altro evidenziato come “in Italia parlare di religione significa parlare di cattolicesimo, con un 78-80% che si riconosce nella fede cattolica, ed un 59% degli adulti che crede in un Dio personale e creatore. L'Italia è l'unico Paese europeo con una preponderanza di adesione ad un'unica religione, insieme alla Polonia e all'Irlanda. Per queste ultime due nazioni però la religione è un segno identitario, forse frutto delle persecuzioni naziste e comuniste in Polonia e anglicane in Irlanda”. Significativo il dato secondo il quale meno della metà degli italiani non crede che ci sia un'unica religione “Questo dato - specificato padre Sal-

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vini - viene attribuito al fatto che spesso in Italia si nasce in un contesto dove il cattolicesimo è presente e quindi non viene scelto ma si vive in quell'ambiente. C'è poi un altro dato importante: il dialogo tra le religioni è visto come un fatto positivo. Giovanni Paolo II credeva ed alimentava il dialogo e la consapevolezza è cresciuta. Con Benedetto XVI la visione è cambiata, perché Papa Ratzinger credeva più nelle azioni comuni tra le religioni che nel dialogo religioso”. Un altro dato sottolineato dal gesuita è l'entusiasmo che sta contraddistinguendo l'inizio di pontificato di Papa Francesco. “Il dubbio - ha detto padre Salvini - e se questo entusiasmo sia una moda oppure una rinascita del sentimento religioso. Di certo l'incremento esponenziale delle confessioni che si sta registrando dallo scorso marzo non è

una moda”. Quanto ancora ai dati raccolti dalle ultime inchieste, la Chiesa italiana viene vista come una realtà in grado di dare risposte ai bisogni spirituali della gente. In sintesi per padre Salvini la perdita di valori forti ha portato anche in Italia alle difficoltà sotto gli occhi di tutti, con problemi nell'organizzare meglio la società e nel mantenere gli impegni ad un percorso di fede. “L'adulto nelle fede: traguardo dell'iniziazione cristiana” è stato invece il tema affrontato da don Ubaldo Montisci, docente di Catechetica all'Università Pontificia Salesiana. “Parlare di iniziazione cristiana - ha detto tra l'altro don Ubaldo - comporta affrontare il tema della catechesi, quindi di quel processo di trasmissione del Vangelo, come lo definiscono i lineamenta del recente Sinodo dei Vescovi. La catechesi però è un atto relazionale e comu-

Il prezioso ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo L’intervento di Franco Siddi al Convegno diocesano SERGIO NUVOLI GGI LE ISTITUZIONI pensano ancora che di chi perde il posto di lavoro debbano occuparsi le Ong o la Caritas”. Lo ha detto con molta chiarezza Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (il sindacato dei giornalisti), intervenendo nei giorni scorsi al Convegno diocesano. “Disponiamo di dati sconfortanti per la Sardegna - ha proseguito, fresco di conferma nel board dell’Ifj, il sindacato mondiale della stampa - 400mila persone vivono sotto la soglia di povertà, senza contare l’esercito dei pensionati”. Per Siddi “si tratta di situazioni ben note a chi vive a contatto con le nostre comunità. Certo, le opere pos-

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sono avvicinare alla Parola, perchè in questi momenti anche chi pensava di non aver bisogno ha scoperto la necessità della parola di speranza che la Chiesa ha il dovere di dare”. Quindi l’importanza del rapporto con i media: “Sui giornali leggiamo belle esperienze, altre meno - ha dettagliato - Le comunità qualche volta si dividono”. Un riferimento poi a Il Portico, che “sta facendo un lavoro egregio, non soltanto sui temi dell’Anno della Fede, opportunamente approfonditi”, ma “la stampa generalista è lontana dalla Chiesa e dai suoi fermenti”. Siddi ha anche raccontato un ricordo personale, sottolineando il dovere della testimonianza: “Quando morì Giovanni Paolo II, mi trovavo a Bilbao per un congresso

Franco Siddi.

mondiale. La sua morte provocò grande emozione, ma eravamo una minoranza di cattolici”. Nonostante questo, “chiesi un minuto di raccoglimento e un comunicato di gratitudine al Pontefice polacco. Non fu facile, ma alla fine riuscimmo ad ottenere un voto unanime: si distinsero solo i protestanti”. L’accento sulla comunicazione è tornato anche sulla figura di Papa Francesco: “Piazza San Pietro - ha rimarcato - è sempre piena di persone che aspettano una parola, una

nicativo, tale da mettere in comunione il convertito con Gesù Cristo, valorizzando l'apporto del fedele nel rapporto con Cristo. Non più dunque solo una trasmissione del Vangelo ma la proposta dei valori in esso contenuti. Un cambio di prospettiva fondamentale per chi lavora nel campo della catechesi, senza il quale il rischio è di rimanere al catechismo di Pio X, che per quanto valido è stato ritenuto obsoleto dalla Chiesa Italiana che ha fatto un'altra scelta”. Altro punto importante della relazione del sacerdote salesiano è stato sul giusto peso da dare alla catechesi. “Non ha il potere di trasmette la fede - ha detto don Montisci - perché c'è anche l'apporto della liturgia, della diaconia, della testimonianza ecclesiale, elementi che contribuiscono alla trasmissione del Vangelo insieme alla catechesi, che dunque non ha tutte le responsabilità spesso attribuitele”. Per i vescovi italiani l'iniziazione cristiana ha il compito di volano per la pastorale e per il primo annuncio. La catechesi di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi è l'aspetto che meglio evidenzia l'impegno evangelizzatore delle comunità cristiane. Per quanto riguarda gli adulti “l'iniziazione cristiana - secondo don Ubaldo - crea le condizioni perché l'adulto sia sufficientemente cosciente di ciò che è chiamato a vivere nella comunità cristiana di appartenenza”. Indicazioni chiare dai due relatori sul percorso che la Diocesi dovrà fare nei prossimi anni. La strada è stata indicata: ai laici e ai presbiteri seguirla.

luce. Papa Bergoglio non si stanca di ripetere che la vera luce è Dio”. Ma il segretario del sindacato dei giornalisti è tornato sul ruolo dei laici nella Chiesa: “Non bisogna chiedere ai preti di essere esperti di tutto - ha sottolineato - Ai laici spetta un compito importante per diffondere, anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, i valori etici. Occorre guardare al tema dell’etica sociale, sulla quale i laici sardi mostrano di sapersi impegnare molto”. Il compito è allora “pensare ad una Sardegna che esca dalla crisi, anche la visita del Papa sarà un formidabile aiuto in questo: servono strutture pubbliche vivificate dalla testimonianza di laici cristiani che indichino l’uscita dalla crisi”. “Viviamo in un mondo non più culturalmente omogeneo - ha avvertito Siddi - Emergono frange radicali orientate al denaro e all’effimero, nonostante la grandi povertà della nostra Isola. C’è bisogno per questo di una Chiesa viva, vitale e coinvolgente: ai nostri sacerdoti chiediamo che non manchi mai la benzina spirituale in questo tempo di grande crisi”.

IL PORTICO

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cronaca MONSIGNOR MIGLIO

Le indicazioni per il prossimo anno “Il cammino per promuovere un'autentica iniziazione cristiana è l'impegno principale che caratterizza la nostra attività ed è un tema che risveglia in noi un grande senso di responsabilità”. Così monsignor Arrigo Miglio si espresso all'inizio dei lavori del Convegno diocesano del clero. “Siamo chiamati a dare una mano allo Spirito - ha detto l'Arcivescovo - per la far crescere le persone nel cammino di fede”. Dopo la due giorni monsignor Miglio ha dato le indicazioni per il prossimo anno pastorale. “È necessario - ha detto l'Arcivescovo - passare da una catechesi dei singoli sacramenti per arrivare ad un percorso di iniziazione cristiana. Non si tratta di insistere per vengano al catechismo, anche se è un obiettivo concreto, ma significa dare loro una proposta continua, con un progetto ed un programma da sviluppare. Per arrivare ad una vera di iniziazione cristiana è necessario coinvolgere i ragazzi e di giovani, ma anche gli adulti, tirando dentro

famiglie, genitori, catechisti e padrini, ma pure le comunità parrocchiali. Altri aspetti riguardano insegnanti di religione, pastorale giovanile e quella vocazionale”. “Prioritario - ha proseguito l'Arcivescovo - è lo studio: abbiamo bisogno di capire il senso dell'iniziazione cristiana oggi: lo studio a livello centrale e foraniale per capire i documenti prodotti in grado di aiutarci a comprendere quali passi fare. In questo prossimo anno cercheremo di armonizzare momenti di riflessione e di studio per tutti: vescovi, preti, diaconi, catechisti per crescere anche nell'uso dei catechismi”. Altri punti evidenziato dall'Arcivescovo sono la definizione del programma di studio per il prossimo anno e per il successivo, l'accompagnamento per gli adulti, alle famiglie dei ragazzi e la formazione dei catechisti. Per questi ultimi è necessario una formazione permanente, per fasce d'età e per zone, con una formazione mirata, coinvolgendo le famiglie ed anche per loro è necessaria una formazione specifica. Il percorso è stato tracciato: studio, formazione degli adulti, famiglie e catechisti, armonia formativa tra parte contenutistica esperienziale e quella liturgica e di preghiera (rc).


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IL PORTICO DE

Il PortIco

XII DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)

dal Vangelo secondo Luca

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n giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà». Lc 9, 18-24 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

S

pesso, nel suo vangelo, Luca ci presenta Gesù che si ritira lontano dalla folla per pregare, da solo o in compagnia dei discepoli, ma i momenti di preghiera con i discepoli presenti possono anche essere anche occasione di insegnamento a chi gli è attorno. Oltre che nel nostro brano questo capita, ad esempio, anche nel capitolo 11 dove ci viene presentato come i discepoli, dopo aver visto Gesù, gli chiedono di insegnare anche a loro come pregare e lui insegna loro il Padre Nostro (Lc 11,1ss). Nel brano odierno l’insegnamento riguarda l’identità stessa di Gesù, del maestro, e, di conseguenza, quella dei suoi stessi discepoli. Con la prima domanda Gesù chiede ai suoi discepoli di esprimere l’idea che gli “altri” hanno di Lui. Le risposte puntano tutte in direzione “profetica”, le folle, cioè, riconoscono come Gesù abbia ricevuto da Dio il compito di interpretare la sua volontà e indirizzare il

Il Cristo di Dio...

popolo verso il suo Dio. Le folle hanno ragione, certamente, ma solo in parte: Gesù è un profeta ma non solo quello. Il discorso diventa più personale con la seconda domanda che Gesù rivolge direttamente ai suoi discepoli: è facile riportare le opinioni altrui, più difficile è esporsi in prima persona ma questo non ferma Pietro che, come suo solito, risponde a nome di tutti i discepoli che Lui è “il Cristo di Dio”, cioè il “Messia di Dio”, “l’unto di Dio”, “il consacrato di Dio”. Nell’antico testamento l’unzione era parte della cerimonia di investitura del re (Saul: 1Sam 10,1; Davide: 1Sam 16,13) e di quella dei sacerdoti (Aronne: Es 29,7). Il consacrato ha la responsabilità davanti a Dio di tutto ciò che compie e deve sempre impegnarsi perché il popolo possa seguire la volontà di Dio. Quando Pietro riconosce Gesù come il “Cristo” riconosce, implicitamente, che Dio gli assegnato, oltre al ruolo di profeta, anche quelli di re e sacerdote. La definizione dell’identità di Gesù è di-

ventata molto più corretta, ma anche più insidiosa: i tre titoli (re, sacerdote e profeta) possono essere fraintesi nel senso di una potenza umana, come via di prevaricazione sugli altri per fini egoistici, la Bibbia parla non di rado di sacerdoti che avevano fallito il loro compito, di re empi e di falsi profeti. Per questa ragione Gesù vieta categoricamente ai discepoli di riferire ad alcuno che lui è il Messia. La definizione di Pietro ha bisogno ancora di una fondamentale puntualizzazione e Gesù la presenta immediatamente per non lasciare i discepoli in sospeso: il suo essere Messia non può essere confuso con un potere terrena perché lui non sta andrà a Gerusalemme per comandare ma per soffrire ed essere messo a morte proprio per mano delle autorità religiose e civili. Nel primo annuncio della passione e della risurrezione (quello del nostro brano, Gesù mette bene in evidenza come il suo essere Messia sia inseparabile dalla sua salita sulla croce e dal suo sacrificio estremo. Solo dopo questa pas-

sione si mostrerà in pienezza il suo essere Messia quando risorgerà il terzo giorno, ma a quel punto non ci sarà più il pericolo di fraintendimenti su chi Gesù sia. Il cristiano, subito dopo aver ricevuto il Battesimo, viene unto con il sacro Crisma dopo che il ministro ha pregato con queste parole: “Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, ti ha liberato dal peccato e ti ha fatto rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo, unendoti al suo popolo; egli stesso ti consacra con il crisma di salvezza, perché inserito in Cristo, sacerdote, re e profeta, sia sempre membra del suo corpo per la vita eterna”. Il cristiano è anch’egli consacrato, e, per questo, innestato in Cristo e partecipe del suo stesso essere sacerdote, re e profeta ma, come Gesù precisa alla fine del nostro brano, la nostra conformazione a Cristo non può fermarsi a questo ma deve necessariamente comprendere il portare la croce dietro di lui ogni giorno per poterlo poi seguire anche nella vita eterna.

LA MISSIONE DEL POPOLO DI DIO Papa Francesco ha dedicato la catechesi della scorsa Udienza generale al tema della Chiesa come Popolo di Dio. Il Santo Padre ha incentrato la sua riflessione su alcune domande chiave legate al tema. Una prima domanda è: «Che cosa vuol dire essere “Popolo di Dio?”. Il Papa mostra quindi l’universalità della chiamata cristiana: «Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo; perché è Lui che ci chiama, ci convoca, ci invita a fare parte del suo popolo, e questo invito è rivolto a tutti, senza distinzione, perché la misericordia di Dio “vuole la salvezza per tutti” (1Tm 2,4). Gesù non dice agli Apostoli e a noi di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di elite. Gesù dice: andate e fate discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,19)». «Come si diventa membri di questo popolo?» è la seconda questione. In questo caso il punto essenziale è la “nuova nascita” del Battesimo: «nel Vangelo, Gesù dice a Nicodemo che bisogna nascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito

per entrare nel Regno di Dio (cfr Gv 3,3-5). È attraverso il Battesimo che noi siamo introdotti in questo popolo, attraverso la fede in Cristo, dono di Dio che deve essere alimentato e fatto crescere in tutta la nostra vita». Il terzo aspetto riguarda l’etica: «Qual è la legge del Popolo di Dio?». Papa Francesco risponde alla domanda indicando le esigenze radicali dell’amore cristiano: «la legge dell’amore, amore a Dio e amore al prossimo secondo il comandamento nuovo che ci ha lasciato il Signore (cfr Gv 13,34). Un amore, però, che non è sterile sentimentalismo o qualcosa di vago, ma che è il riconoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, l’accogliere l’altro come vero fratello, superando divisioni, rivalità, incomprensioni, egoismi; le due cose vanno insieme. Quanto cammino dobbiamo ancora fare per vivere in concreto questa nuova legge, quella dello Spirito Santo che agisce in noi, quella della carità, dell’amore!».

«Che missione ha questo popolo?» si chiede Papa Francesco nel quarto punto, facendo poi riferimento alla salvezza e alla speranza: «quella di portare nel mondo la speranza e la salvezza di Dio: essere segno dell’amore di Dio che chiama tutti all’amicizia con Lui; essere lievito che fa fermentare tutta la pasta, sale che dà il sapore e che preserva dalla corruzione, essere una luce che illumina». L’ultima domanda riguarda la meta del cammino del Popolo di Dio: «Qual è il fine di questo popolo?». Il Santo Padre porta qui la sua riflessione sulla realtà della vita eterna: «il fine allora è la comunione piena con il Signore, la familiarità con il Signore, entrare nella sua stessa vita divina, dove vivremo la gioia del suo amore senza misura, una gioia piena». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

domenIcA 23 gIugno 2013

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Festa regionale delle Famiglie numerose sarde.

A Serramanna la festa con monsignor Miglio EUGENIO LAO

omenica 9 giugno si è svolta finalmente a Serramanna, nei locali della parrocchia di Sant'Ignazio, grazie all'ospitalità del parroco, don Pietro Mostallino, la Festa Regionale delle Famiglie Numerose della Sardegna. Finalmente, perché se ne parlava da tempo. L'Associazione nazionale famiglie numerose (A.N.F.N.) conta in Sardegna 280 famiglie associate, per circa 1800 persone, di cui 1200 sono figli, ed è oramai ben radicata su tutto il territorio regionale con coordinatori e famiglie delegate in ciascuna delle quattro province storiche. La festa è stata preceduta, il giorno precedente a Cagliari, dall'incontro dei coordinatori provinciali e delle famiglie delegate sarde con i Presidenti nazionali Giuseppe e Raffaella Butturini, col Segretario nazionale Paolo Puglisi e con il responsabile dei coordinatori locali Luca Gualdani. Domenica le famiglie sarde hanno potuto incontrare e festeggiare i Presidenti: padovani, genitori di 10 figli, di cui uno in affido, Giuseppe e Raffaella hanno offerto in concreto con la loro presenza la splendida testimonianza della loro famiglia e mostrato come l'Associazione possa essere veramente il luogo per valorizzare e condividere le specificità delle famiglie numerose e offrirsi sostegno reciproco. Purtroppo le famiglie presenti non sono state tantissime, causa concomitanza con cresime, prime comunioni e altre ricorrenze tipiche del periodo tardo primaverile, ac-

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RISCRITTURE

LE COMUNICAZIONI SOCIALI E IL RUOLO DEI LAICI “La via attualmente privilegiata per la creazione e per la trasmissione della cultura sono gli strumenti della comunicazione sociale.

intellettuali e pastorali.

Anche il mondo dei mass-media, in seguito all'accelerato sviluppo innovativo e all'influsso insieme planetario e capillare sulla formazione della mentalità e del costume, rappresenta una nuova frontiera della missione della Chiesa.

Nell'impiego e nella recezione degli strumenti di comunicazione urgono sia un'opera educativa al senso critico, animato dalla passione per la verità, sia un'opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità personale, dell'elevazione dell'autentica cultura dei popoli, mediante il rifiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di manipolazione”.

In particolare, la responsabilità professionale dei fedeli laici in questo campo, esercitata sia a titolo personale sia mediante iniziative ed istituzioni comunitarie, esige di essere riconosciuta in tutto il suo valore e sostenuta con più adeguate risorse materiali,

Esortazione apostolica post-sinodale “Christifideles laici” di Sua Santità Giovanni Paolo II su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo

cavallandosi peraltro con la presenza a Livorno di Kiko Arguello, il fondatore del Cammino neocatecumenale, al quale fanno riferimento molte delle famiglie numerose sarde. La festa ha avuto un taglio molto concreto e operativo. Al mattino l'incontro coi presidenti, mentre i bambini giocavano con l'equipe di animazione messa su da don Pietro. Quindi la messa, celebrata dallo stesso don Pietro e nel pomeriggio un nuovo incontro per fare il punto sullo stato dell'associazione in Sardegna e programmare le prossime attività di breve-medio periodo. Nel pomeriggio c'è stata la visita, graditissima e attesissima, dell'Arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio il quale, seppure impegnato anch'egli in cresime e appuntamenti vari, non ha voluto fare mancare la sua benedizione e il suo incoraggiamento alle famiglie presenti, intrattenendosi a lungo con i bambini. Piuttosto che parlare ha voluto ascoltare le famiglie, condividendo con loro le gioie, i sacrifici, le preoccupazioni, le rivendicazioni dell'essere famiglie numerose, senza mancare inoltre di fare riferimento alle tematiche che saranno al centro della Settimana sociale dei cattolici italiani che si svolgerà a Torino dal 12 al 15 settembre: mons. Miglio è presidente del Comitato organizzatore e scientifico. L’arcivescovo ha auspicato e chiesto il coinvolgimento attivo di ANFN nella fase preparatoria e nell'evento vero e proprio. Un arrivederci al prossimo anno a tutte le famiglie numerose sarde.


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IL PORTICO DEI LETTORI

Il PortIco

domenIcA 23 gIugno 2013

LETTERE A IL PORTICO Caro direttore, “Il mese di giugno è tradizionalmente dedicato al Cuore di Gesù”. Ha cosi esordito papa Francesco all’Angelus del 9 giugno.Canta la liturgia: “Venite adoriamo il Cuore di Cristo, ferito d’amore per noi”. La devozione al Sacro Cuore di Gesù è la quintessenza del Vangelo e del piano di salvezza di Dio per l’umanità, per cui il culto al Sacro Cuore è adorazione a Cristo come espressione dell’amore di Dio. Parlare del Cuore di Gesù è parlare della sua umanità, di Colui che ci ha “amato con cuore d’uomo”. Parlare del Cuore di Gesù è parlare dell’amore di Dio per gli uomini: “Ti ho amato con amore eterno!”( Ger 31, 3) Ricordava papa Benedetto: “Dall’orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha

Scrivi al Papa L’Arcivescovo invita tutti (grandi e piccini) a scrivere al Santo Padre attraverso Il Portico, e - in particolare - a rivolgergli una domanda in occasione della Visita a Cagliari. Tutto il materiale da noi raccolto sarà poi consegnato a Papa Francesco. Potete scrivere agli indirizzi riportati in questa pagina. preso un corpo e un cuore, così che noi possiamo contemplare e incontrare l’infinito nel finito, il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno. Quest’amore del Cuore ci richiama quella meravigliosa parola pronunciata da Papa Francesco che è “tenerezza” e tutta la teologia che racchiude:la tenerezza di Gesù come dolcezza e umiltà di cuore, per essere testimoni della tenerezza di Dio come fa il Papa. Certamente la devozione al Cuore di Gesù non è la celebrazione del culto di una parte anatomica del suo

corpo; si tratta della devozione e del culto dello stesso Cristo Gesù e alla sua Persona, al suo essere il Figlio di Dio, il Redentore dell’uomo che con “cuore” infinitamente grande ha tanto amato i suoi da dare la vita per loro fino a morire in croce. Sulla croce quel cuore fu trafitto dalla lancia di un soldato e subito ne uscì sangue ed acqua, come ricordano i Vangeli. Di fatto l’iconografia di questa devozione non ha mai mostrato soltanto “il Cuore”, ma – come direbbe S. Agostino - il Cristo tutto, con il suo Cuore in mano . Ma l’oggetto della nostra

adorazione è il Figlio Unigenito del Padre, Gesù Salvatore e Redentore, a Lui si dirige la nostra preghiera. In virtù di questo incontro con il Cuore di Cristo, noi che ci definiamo cristiani dobbiamo cercare di rendere il nostro cuore conforme al Cuore di Gesù. Conforme cioè a quell’“Amore di Dio, che trabocca dal cuore del Figlio di Dio al cuore della Madre di Dio, il cuore umano del Verbo Incarnato, venuto tra noi per amore, soltanto per amore, perché fossimo salvi, cioè di nuovo capaci di amore profondo verso Dio e verso gli altri, avendo come misura l’amore stesso

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

o letto con grande interesse il libro di Tonino Cabizzosu su “IVescovi sardi al Concilio Vaticano II”. Lo ho fatto almeno per due motivi: primo: perché si trattava di un avvenimento che io stesso ho vissuto da giovane prete e mi ripromettevo di riviverne il clima, tornando in qualche modo giovane come allora; secondo: perché ho conosciuto personalmente tutti i vescovi sardi che hanno partecipato al Concilio e di molti di loro sono stato amico. Leggendo il libro avrei potuto conoscerli meglio e precisare quale servizio alla Chiesa essi avevano reso. Non sono stato deluso nelle mie aspettative. Tonino Cabizzosu, docente di storia della Chiesa alla Pontifica Facoltà Teologica della Sardegna, è persona degna di ogni stima. La sua insaziabile curiosità intellettuale lo ha reso uomo di grande cultura e ricercatore appassionato di storia. Sta dedicando le sue fatiche a periodi di storia della Chiesa, relativamente vicini a noi, per evitare che le notizie e i documenti esistenti si disperdano e per consegnare ai posteri impressioni e valutazioni delle prime generazioni seguenti ai fatti. Riesce con equilibrio e saggezza, a evitare le insidie nel trattare argomenti che non hanno ancora una lunga visione prospettica storica, lasciando sempre strade aperte a riflessioni e valutazioni future. Così ha scelto di dividere la trattazione dell'argomento in due volumi: il primo di cui ci stiamo interessando, si ferma sulle "fonti". Il secondo cui sta lavorando, riporterà valutazioni e giudizi. Lo ringraziamo per il primo e attendiamo il secondo. Il libro ci mette in contatto, a distanza di cinquanta anni circa, coi protagonisti del Concilio che venivano dalla Sardegna. Molti erano sardi di origine, altri legati ad essa dalla loro missione pastorale. Ora sono tutti morti, tranne il cardinal Canestri; è vivissimo in tanti il loro ricordo e permane in molti l'ammirazione, l'affetto e la gratitudine verso di essi. L'autore li fa rivivere pubblicando le loro parole integralmente o riferendosi ad esse. Ci fa incontrare ancora con loro, quasi continuando un dialogo che essi hanno avuto con la chiesa

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un interessante libro di tonino cabizzosu

I vescovi sardi al Concilio Vaticano II di + ANTIOCO PISEDDU, vescovo di Lanusei

del loro tempo e i cui effetti continuano. Il Concilio infatti è stato un avvenimento complesso, che ha influito sulla storia della Chiesa e del mondo. Non tutto in esso ha avuto la stessa importanza, ma solo una prospettiva storica di vasto respiro sarà in grado di individuare la qualità e la valenza degli apporti. Una breve pagina di premessa dello stesso autore, orienta il lettore in questa direzione. Parla di cinque parti del libro: 1 - Consilia et vota, quanto cioè i singoli vescovi e istituzione ecclesiastiche avevano mandato nel 1959, in risposta alla consultazione avviata dalla Segreteria; 2 - interventi dei presuli nell'aula conciliare; 3 - scritti inviati alla Commissione centrale; 4 - sottoscrizioni a interventi di altri vescovi; 5 - lettera pastorale collettiva dell'episcopato sardo, promulgata nella Quaresima del 1962. Ce ne è abbastanza per riuscire a rivivere il clima di rinnovamento che coinvolse la Chiesa e un po’ tutto il mondo in quegli anni. Io era giovanissimo sacerdote, e ricordo che condividevo con altri amici, la sofferenza davanti alla impressione che la Chiesa fosse stata superata dai tempi e che non riuscisse a dare risposte totalmente adeguate ai grandi problemi del momento. Ma non era facile averne una chiara coscienza. Poteva trattarsi della dialettica normale tra le ge-

nerazioni, che opponeva i giovani agli anziani. Ma non era così. Si trattava invece delle inquietudini suscitate dallo Spirito per rinnovare la Chiesa. Lo comprendemmo con stupore, gioia e… preoccupazione quando Giovanni XXIII, annunciò, all'improvviso, la decisione del Concilio. Egli stesso e i suoi collaboratori più immediati, sembrava non si rendessero conto pienamente della importanza del momento. Ma non furono neanche solo strumenti inconsci del soffio di Dio. Lo Spirito, che rinnova continuamente la faccia della terra, si servì di loro per avviare un cammino. Lo avrebbe condotto lui stesso, e sarebbe proseguito con altre persone e altre guide, forse più consapevoli dei progetti di Dio e ugualmente pronti ad assecondarli. La più grave difficoltà da risolvere era l'armonizzare l'esigenze di fedeltà al passato e quindi il riferimento costante alle origini divine della Chiesa e il servizio all'uomo di oggi, con i suoi problemi nuovi, i suoi dubbi, le sue ansie… Si parlava di contrasto tra tradizionalisti e progressisti, ambedue pieni di un grande amore per la Chiesa e pronti a servirla. Il compito di trovare armonia e comunione non era per nulla facile e non ci meravigliamo se anche grandi intelligenze non riuscirono a intuire il cammino

del Cuore di Cristo: 'Come io ho amato voi, così amatevi' (Gv 13,34)”. In questo mese di giugno, pertanto, la missione della Chiesa deve essere quella di annunciare di nuovo e insistentemente il messaggio di amore di Gesù, per far nascere il Regno di Dio nel cuore di ogni persona, per lodare Dio e rinnovare nel bene tutto il mondo. Facciamo dunque festa al Cuore di Gesù in questo mese di giugno, consacrandoci a Lui per beneficiare dei tesori del suo amore, “cuore a cuore” con Gesù, soprattutto adorandolo sotto le specie del pane e del vino, rinnovandoci in quella carità (amore) che supera le opere stesse della carità. Voglio concludere, così come ho iniziato, con le parole di papa Francesco al termine dello stesso Angelus “ Ci aiuti Maria ad essere miti, umili e misericordiosi nei confronti dei nostri fratelli ad imitazione del Cuore compassionevole di Gesù! Rossana Caocci

nuovo. La barca di Pietro doveva affrontare ancora la vastità dell'oceano. Sarebbe stato calmo o burrascoso? Il Concilio fece incontrare uomini prudenti e saggi provenienti da tutto il mondo. Fece avvicinare in un confronto molto franco, idee nuove e vecchie, verità immutabili di fede e convinzioni frutto di riflessione umana legate al tempo e alla storia e scambiate per "verità" immutabili. Dal tormento del confronto e a volte anche dallo scontro, emerse la "verità" senza aggettivi, quella che per quel tempo avvicinava di più a Dio, insegnata e ispirata dallo Spirito. La Chiesa si aprì al suo soffio vitale, la vela si tese. E riprese a navigare, nella grande vastità della storia degli uomini, che si apriva agli immensi orizzonti di Dio. Leggendo il libro di Cabizzosu, non è difficile notare nei vari interventi fatti al Concilio queste diverse aperture. C'è la posizione di che cerca sicurezze nel passato, di chi si ferma in quadri angusti sul "piccolo", di chi intuisce spazi più grandi, di chi ha il coraggio di affrontare il "senza confini di Dio". E' l'umano e il divino delle opere di Dio. A cinquanta anni circa dal Concilio, mentre costatiamo nuovamente la difficoltà della Chiesa a seguire i "segni dei tempi" e ci rammarichiamo di non essere riusciti ad additare all'uomo le nuove frontiere della sua storia, possiamo utilmente andare a imparare lezioni di nuova azione di servizio all'uomo proprio dal Concilio. E' vero che cinquanta anni non sono molti nello scacchiere della storia, ma sono sufficienti a vedere il nostro tempo da un'angolatura diversa, notare dei particolari, intuire nuove mete.Verso un nuovo Concilio? Per questo diciamo grazie all'autore per questo libro. Lo troviamo molto stimolante.


domenIcA 23 gIugno 2013

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Parrocchie. Nella comunità guidata da don Maccioni anche il postcresima dà i suoi frutti.

A San Vito l’oratorio è un centro di aggregazione per tutto il paese A maggio si sono svolti anche quattro incontri sul tema della genitorialità. Alle tradizionali attività oratoriali si affiancano momenti di catechesi e di formazione per adulti ROBERTO COMPARETTI

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NA REALTÀ DINAMICA e viva-

ce. L’oratorio di San Vito continua la sua attività durante tutto l’anno. Chiuso il cosiddetto GrIn, versione invernale del classico Grest, riparte il Gruppo Estivo, la proposta cristiana delle parrocchie per un'estate che parli di Dio, di amicizia, di condivisione. Quest’anno l’inizio sarà dopo la prima settimana di luglio con le iscrizioni per bambini e ragazzi appena iniziate. “La vita dell’oratorio è una piacevole realtà – sottolinea il parroco don Roberto Maccioni, alla guida della comunità del Sarrabus da tre anni – nella quale decine di bambini trovano un riferimento. In inverno con il GrIn contiamo una ottantina di presenze che in estate diventano 140 circa, con un gruppo di 30 animatori, molti provenienti dal post - cresima. Un esperimento, quello del dopo cresima, che sta iniziando a dare frutti con i giovani impegnati nell’animazione degli incontri dei bambini. Accanto agli sto-

Un gruppo di giovani all’oratorio (le foto della pagina sono di Alice Villagrande).

rici animatori dell’Anspi oggi ci sono altri giovani che si impegnano in questa attività”. Non mancano però le attività per adulti e famiglie. In particolare nello scorso mese di maggio è stato programmato un ciclo di quattro incontri dedicati ai temi della genitorialità. “E’ stato un esperimento che abbiamo voluto fare – continua don Roberto – grazie alla disponibilità della psicologa Monia Piroddi, che ha tenuto gli incontri, ai quali ha partecipato una trentina di persone. Di certo riprenderemo l’iniziativa dopo la festa di Santa Maria ad ottobre, con un ulteriore invito per genitori con figli pre - adolescenti e adolescenti, spesso privi di validi strumenti per relazionarsi con i figli in un’età “non facile”. Insomma un ulteriore supporto che l’oratorio di San

Vito ha messo in campo. Alle tradizionali attività dell’oratorio e del catechismo, che coinvolge non meno di 200 tra bambini e ragazzi, ci sono i momenti di formazione per gli adulti, con appositi incontri di catechesi. “Non un incontro dove una parla e gli altri ascoltano – afferma don Maccioni - ma momenti caratterizzati da una certa dinamicità, con domande e risposte, dubbi e chiarimenti alla luce della Dottrina e delle Verità di fede”. Non mancano poi le attività del gruppo dei ministranti che periodicamente sono impegnati in alcuni appuntamenti, come il recente incontro diocesano a Cagliari o i gemellaggi con parrocchie limitrofe pur della diocesi di Lanusei. Significativo poi il nuovo rapporto con i ragazzi di Ballao, con i quali so-

no frequenti gli scambi e gli incontri in una pastorale giovanile attenta alle esigenze dei giovani del territorio. “Non potrebbe essere così – conclude il parroco - perché i ragazzi dei paesi circostanti, come Villaputzu, Muravera e altri frequentano le stesse scuole superiori. Si conoscono, per questo non è difficile metterli assieme e realizzare momenti comuni. Il documento sugli oratori che la Chiesa Italiana ha pubblicato ci spinge a lavorare, non solo per i giovani, ma anche per adulti e famiglie, perché l’oratorio sia una vero centro di aggregazione per tutto il paese”. A San Vito l’oratorio è dunque un elemento che attrae ragazzi ed anche gli adulti. Diventa così centro di aggregazione nel quale all’aspetto ludico si unisce quello culturale formativo, seguendo la vocazione della Chiesa, quella di essere riferimento per tutti, dai bambini agli anziani, che in diversi modi vengono coinvolti nelle molteplici attività lungo l’intero corso dell’anno.

Il PortIco

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Gabriele Colombini, Antonella Pilia, Massimo Lavena, Stefano Usai, Carlo Pilia, Roberto Piredda, Franco Siddi, Rosalba Crobu, Roberto Comparetti, Andrea Busia, Eugenio Lao, Antioco Piseddu, Maria Grazia Catte, Francesco Furcas, Bruna Desogus, Roberto Porrà, Stefano Maria Moschetti, Michele Antonio Corona, Tore Ruggiu. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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Don Roberto: “In mostra anche la cultura del Sarrabus” R. C.

straordinaria partecipazione di popolo. San Vito ha confermato la profonda devozione verso il Santo patrono, con la due giorni di festeggiamenti svoltasi nello scorso weekend. Tanti fedeli per le strade con la piazza della chiesa parrocchiale piena all’inverosimile. “Devo dire che la cosa mi ha sorpreso non poco – afferma il parroco don Roberto Maccioni (nella foto piccola) - Sarà stato il richiamo del nuovo piazzale benedetto da don Elvio Puddu, che lo aveva voluto insieme alla precedente amministrazione, ma erano tantissimi quelli che hanno seguito la processione e si sono poi ritrova-

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NA GRANDE E

ti nei pressi della chiesa parrocchiale. Ho notato con piacere anche che tanti turisti provenienti dalla costa hanno lasciato le spiagge per vivere un momento di fede autentica. Ma non solo. La festa patronale ha dato la possibilità anche di poter ammirare la vetrina della cultura del Sarrabus: il giogo dei buoi, i cavalieri, i gruppi folk, gli allievi della scuola di launeddas di Tortolì, guidati dal sanvitese Sandro Frau, la recita del rosario in sardo. Un apprezzato connubio di fede e cultura sarda”. Il panegirico del santo è stato affidato a don Roberto Lai, giovane sacerdote della diocesi di Ales-Terralba. “Don Lai – ha evidenziato il parroco – nel corso della sua omelia ha sottolineato come a distanza di secoli San Vito continui a fare cul-

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tura. Lui, 12enne che insegnava alla gente, oggi attraverso la festa del 15 giugno mette in evidenza quanto di buono il paese possiede, sotto il profilo della fede e della cultura. Tutto ciò che è umano è cristiano, ha ribadito il predicatore”. Così è stato per la festa patronale. Due elementi hanno però contraddistinto l’edizione 2013. Il primo è stata la restituzione al culto della chiesa. “Siamo nuovamente in casa – dice don Maccioni – dopo i nove mesi trascorsi a Santa Barbara. La gente attendeva la riapertura ed oggi siamo felici di avere a disposizione la nostra chiesa”. L’altro elemento è stato il “ritorno” di don Elvio, oggi a Maracalagonis e

fino a tre anni fa guidava la comunità sanvitese. “Ho voluto che fosse lui a benedire il piazzale ristrutturato – conclude il parroco - perché credevo fosse una questione di giustizia. È stato lui ad avviare le pratiche per dare nuova vita a questo spazio ed è stato giusto che fosse lui a benedire il piazzale, davanti a quella che per otto anni è stata la sua comunità. La gente è stata felice di rivederlo e di poter stare alcune ore in sua compagnia. C’è però una cosa che mi preme sottolineare ovvero come questi appuntamenti siano l’espressione di un popolo con una grande religiosità, ma anche con una profonda cultura, che ha solide radici nella fede”.

1292 intestato a: Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292

3. L’abbonamento verrà immediatamente attivato Inviando tramite fax la ricevuta di pagamento allo 070 523844

QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Il PortIco

brevi OPERAZIONE AFRICA

Un cuore per l’Africa con padre Puggioni Sabato 29 giugno alle 19, nella sala convegni del T-Hotel, si terrà un incontro commemorativo dell’opera di padre Giovanni Puggioni, sj, in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica che ripercorre l’attività missionaria del sacerdote scomparso qualche anno fa in odore di santità. L’esposizione rimarrà visitabile fino al 30 giugno - dalle 9 alle 21 con orario continuato - ed è composta da foto di scene di vita vissute dai volontari di Operazione Africa durante i numerosi viaggi in Congo, come la realizzazione di alcune strutture presso l’ospedale di Mosango, tra le quali il padiglione “Sardegna”. Una forte testimonianza, da non perdere, sul rapporto che padre Puggioni ha sempre avuto con i lebbrosi e denutriti, e più in generale con tutti i più poveri e deboli della nostra società. La sua è una figura indimenticabile.

IL 22 GIUGNO A MANDAS

Incontro per i politici e gli amministratori Sabato 22 giugno si celebrerà la festa di San Tommaso Moro, patrono dei politici e degli amministratori. Alle ore 17, negli spazi dell’ex Convento francescano in via Canonico Dessì a Mandas, si terrà un momento di riflessione sui temi della prossima Settimana sociale (in programma dal 12 al 15 settembre a Torino). Alle 19 mons. Miglio presiederà la messa solenne per invocare il Santo patrono di coloro che si pongono a servizio del bene comune.

DOMENICA 23 gIugno 2013

Parrocchie. La comunità guidata da don Nicolò Praxolu ha festeggiato il sacerdote.

Silius in festa per monsignor Porru, anello di una catena che non finisce Presenti alla celebrazione tantissimi siliesi, parenti, amici e amministratori. La gratitudine di una comunità per l’opera di un sacerdote che ha sempre servito la Chiesa SERGIO NUVOLI

Q

UANDO VENNI ORDINATO

sacerdote, l’allora parroco mons. Piga (guidò la parrocchia di Silius per 54 anni, ndr), mi augurò di poter essere la continuazione di una catena di sacerdoti. Mi auguro che, dopo di me, vengano altri e la proseguano”. Si emoziona, mons. Francesco Porru, riparlando della sua Silius, e ricordando la festa - alla vigilia del Corpus Domini, il primo giugno scorso - che i siliesi hanno voluto organizzare nella chiesa di Santa Felicita e Perpetua per festeggiare la sua nomina a canonico della Cattedrale. Mons. Porru, classe 1947, è stato ordinato sacerdote l’11 luglio del 1971: prima di lui le cronache diocesane ricordano tre preti siliesi, nel secolo scorso. “Don Argiolas, padre Ilario Orrù (dei frati minori) e don Antonio Melis”, ricorda mons. Porru. Dall’annuario della diocesi risulta aver svolto la sua attività pastorale a Dolianova, a Gesico, a Ortacesus, poi di nuovo

Foto di gruppo per mons. Porru con mons. Spiga, don Praxolu e il coro polifonico del paese (a destra, Andrea Pilloni).

a Dolianova, poi a Elmas e infine a Cagliari, nella parrocchia della Sacra Famiglia: ovunque amato e apprezzato, viene ricordato da tutti con tanto affetto. Naturale dunque che i suoi compaesani gli tributassero un affettuoso omaggio, una vera e propria festa, per la nomina a canonico. Invitato dal parroco, don Nicolò Praxolu, mons. Porru si è trovato così circondato da parenti, amici, amministratori del paese, fedeli tutti. Mons. Gianni Spiga, decano del Capitolo metropolitano, ha tenuto l’omelia, in cui ha parlato del Corpus Domini e del nuovo canonico della Cattedrale. La messa è stata magistralmente animata dal coro polifonico del paese, diretto da Andrea Pilloni.

Alla fine della celebrazione, il sindaco ha voluto rivolgere un breve discorso ai tantissimi presenti, ricordando il rapporto che lega mons. Porru a Silius, chiedendogli di pregare per le difficoltà che come tanti altri centri dell’Isola attraversa il paese. Quindi il parroco: don Nicolò, alla guida della parrocchia dal febbraio dello scorso anno (e anche amministratore di Goni), ha espresso tutta la felicità della comunità per la nomina a canonico. Dal canto suo, mons. Porru - con la sua solita e riconosciuta bontà e semplicità - ha sottolineato di “essere molto soddisfatto” della propria identità siliese, ringraziando l’arcivescovo per la nomina e tutti i presenti per la partecipazione

al rito. Il neo-canonico ha anche assicurato la propria preghiera per i compaesani e per il paese, che non ha mai smesso di conoscere e amare, anche quando il ministero sacerdotale lo ha portato a guidare altre comunità della Diocesi. “Monsignore o non monsignore ha detto con un sorriso che ne disegna il carattere in modo esemplare - per i miei compaesani sono sempre stato, e rimango, semplicemente Francesco. Ciò che conta non sono i titoli, ma la testimonianza di fede che si dà con la vita e con l’esempio”. Un rinfresco festoso ha concluso la bella serata, che dimostra ancora una volta il grande affetto e la devozione filiale delle comunità diocesane per i propri sacerdoti.


IL PORTICO DEI PAESI TUOI

domenIcA 23 gIugno 2013

Parrocchie. Al Santissimo redentore ben 55 bambini hanno ricevuto gesù per la prima volta

Lasciate che i bimbi vengano a me: l’emozione dell’incontro con Cristo Il parroco don Sergio Manunza ha ricordato il suo giorno più bello: la sua prima Comunione. Al termine della festa, molti bambini hanno seguito il Corpus Domini MARIA GRAZIA CATTE RANDE FESTA DI famiglia nella solennità del “Corpus Domini” nella parrocchia del SS. Redentore: alla presenza di genitori, padrini e madrine, parenti, bambini del catechismo, catechisti e parrocchiani, 55 bambini, chiamati ad uno ad uno per nome da don Sergio, per la prima volta, hanno ricevuto Gesù Eucaristia e hanno vissuto “il giorno più bello”, proprio come hanno cantato alla fine della Messa. Erano felici e commossi, i bambini che si sono preparati con impegno a questo gran momento aiutati dal parroco, dai catechisti e dai loro genitori. Nell’omelia don Sergio ha ricordato il suo giorno più bello: era il 31 maggio 1964, non andava ancora a scuola, quando ha fatto la sua prima Comunione. Terminata la Messa nel salone parrocchiale le suore avevano preparato un piccolo rinfresco per tutti i bambini. Quindi è rientrato a casa e nel pomeriggio ha partecipato alla processione. Nei giorni successivi tutti i bambini andavano in giro per il paese per portare a parenti ed amici la immagine-ricordo della prima comunione. Ha poi invitato gli adulti a ritornare indietro, a pensare al giorno della loro prima Comunione e fare tutto il possibile per aiutare ogni bambino ad avvicinarsi a Gesù. Ha invitato i bambini, i prediletti di Gesù che ha detto: “Lasciate che i

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Foto di gruppo con don Sergio. Sotto, i preparativi della festa.

bambini vengano a me”, a riceverlo spesso, lasciarsi trasformare da Lui, essere presenti alla Messa, non interrompere mai la loro amicizia con Lui, e, se c’è qualche peccato ad accostarsi alla Confessione. Li ha spronati a seguire l’esempio di san Domenico Savio che nel 1849, ad ap-

pena 7 anni, fece la sua prima Comunione e così scriveva nel suo diario: 1° Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore me ne darà licenza. 2° Voglio santificare i giorni festivi. 3° I miei amici saranno Gesù e Maria.

12 - 16 luglio 16 - 19 luglio 19 - 23 luglio Voli diretti da Cagliari

• UNICO RAPPRESENTANTE DEI PAOLINI IN SARDEGNA •

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brevi RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

Dieci piazze per dieci comandamenti Comincerà sabato 29 giugno alle 20.30 all’Arena Grandi Eventi di Cagliari l’evento “Dieci piazze per dieci comandamenti” promosso dal Rinnovamento nello Spirito, il movimento attualmente presieduto (e non fondato, come riportato nell’ultimo numero) da Salvatore Martinez, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e con la Conferenza Episcopale Italiana. Il programma prevede l’accoglienza con musiche e danze, la lettura di brani celebri ispirati al tema del comandamento, il messaggio dell’arcivescovo mons. Arrigo Miglio e di vari testimonial. Una fiaccolata concluderà la festa con l’affidamento della città alla Madonna di Bonaria. AL POZZO DI SICHAR

Esercizi spirituali con suor Luisa Curreli L’Opera Esercizi Spirituali di Cagliari informa che dalle 18 di venerdì 21 giugno al pranzo di mercoledì 26, Sr. Luisa Curreli rc terrà un corso di Esercizi spirituali, per donne dai 20 ai 45 anni, sul tema: “Riscoprire la bellezza della propria femminilità come via per vivere l'amicizia con il Signore”. Luogo: Casa di Esercizi Spirituali “Pozzo di Sichar” loc. Capitana – via dei Ginepri, 32 Quartu S. Elena (tel. 070 805236). Per informazioni e adesioni: Emilia tel. 070 650880 SABATO 22 GIUGNO ORE 17.30

Laicità e creatività con padre Steiner L'ultimo appuntamento con le catechesi di Padre Christian-M. Steiner op sul rapporto tra Famiglia e Concilio Vaticano II è previsto sabato 22 Giugno - alle 17.30 nella Biblioteca del Convento di San Domenico - sul tema "Secondo l'energia propria ad ogni singolo membro. Laicità e creatività”.

pellegrinaggi paolini

lourdes

4° La morte, ma non peccati. Al momento dello scambio di pace i bambini si sono avvicinati ai loro genitori per chiedere loro perdono come fece san Domenico con la mamma la vigilia del giorno fissato per la comunione. Significativo anche il dono della candela che i bambini hanno offerto ai padrini e madrine presenti per ringraziarli del dono del Battesimo. All’offertorio tutti i bambini, grazie alla generosità dei loro genitori, hanno portato i doni per i poveri perché Gesù ha detto “tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”. Prima della conclusione della Santa Messa uno dei bambini ha letto la preghiera di ringraziamento a Gesù. Terminata la celebrazione non sono mancati gli auguri, le foto di rito sul sagrato, nel cortile e in Chiesa, addobbata con candidi fiori e spighe amorevolmente confezionate dalle abili mani delle donne del gruppo Santa Marta. Nel pomeriggio molti bambini che hanno ricevuto la prima comunione hanno partecipato alla processione del Corpus Domini.

Il PortIco

san giovanni rotondo

24 - 27 luglio Voli di linea su Roma

assisi - loreto - cascia

8 - 12 luglio

Medjugorie

31agosto - 4 settembre Volo diretto da Cagliari

Per informazioni e prenotazioni: CAGLIARI - V.LE S. AVENDRACE 181 TEL. 070.288978 - 070.280279 FAX 070.281784 E-mail: sardivet@tiscali.it Sito internet : www.sardivetviaggi.it


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortIco

brevi PER LA VISITA DEL PAPA

Costituito il comitato organizzatore E’ stato costituito nei giorni scorsi il comitato organizzatore della visita del Papa presso il Santuario di Nostra Signora di Bonaria prevista per il prossimo 22 settembre. Il comitato è così composto: mons. Franco Puddu,Vicario per la pastorale (Presidente), dott. Maria Lucia Baire, Direttrice del Museo diocesano, don Marcello Lanero, Economo diocesano, don Giulio Madeddu, Direttore degli Uffici diocesani per le comunicazioni sociali e per la pastorale sociale, don Emanuele Mameli, Direttore del’Ufficio catechistico diocesano, sig. Piero Pia, Diacono permanente, don Alberto Pistolesi, Direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile e gli oratori, mons. Gianfranco Saba, Rettore del Pontificio Seminario Regionale Sardo, don Paolo Sanna, Rettore del Seminario arcivescovile di Cagliari, mons. Fabio Trudu, Direttore dell’Ufficio liturgico diocesano. Le informazioni riguardanti la visita del Papa in Sardegna saranno disponibili sul sito www.ilpapainsardegna.it. MADONNA DELLA STRADA

Cosa possiamo fare per la pace in M. Oriente

“E noi cosa possiamo fare?” E’ il titolo dell’incontro organizzato dalla parrocchia Madonna della Strada (Mulinu Becciu) con padre Pinuccio Solinas, ofm, commissario di Terra Santa in Sardegna. L’appuntamento - per un dialogo sul dramma del Medio Oriente - è nel salone della parrocchia il 24 giugno alle 19.30.

domenIcA 23 gIugno 2013

Verso il 22 settembre. Prima scheda storica sulla fondazione della città di Buenos Aires.

Così nacque il nome di Puerto di Santa Maria del Buen Aire Iniziamo un percorso per scoprire la speciale “fratellanza per una storia antica” tra la capitale argentina e la città di Cagliari di cui ha parlato il Papa ROBERTO PORRÀ OLTI RICORDERANNO con emozione le parole con cui il Santo Padre ha annunciato il 15 maggio scorso la sua prossima visita a Cagliari: “Fra la città di Buenos Aires e Cagliari c’è una fratellanza per una storia antica”. Poi il Papa ha rievocato il lungo nome originario della metropoli argentina “Città della SS. Trinità e Porto di Nostra Signora di Buenos Aires”, aggiungendo subito dopo che il secondo nome, quello però rimasto fino ad oggi, era stato dato in ricordo della Madonna venerata nella nostra città. In realtà nel discorso del Pontefice è stato fatto riferimento alla seconda fondazione, avvenuta nel 1580, della capitale della nazione sudamericana, “alla fine del Mondo”, citando ancora le parole del Papa. La storia della scoperta e della conquista del bacino del Rio de la Plata è ben diversa delle vittoriose cavalcate in Messico di Hernán Cortés e in Perù di Francisco Pizarro, i quali con pochi uomini abbatterono due grandi imperi come quelli Azteco e Inca. Anzi è tutto il contrario. La spedizione era stata decisa da Carlo V in persona a seguito delle notizie della presenza di ricchi giacimenti d’argento, come dimostra il nome (plata cioè argento) dato al grande fiume, che attraversa la regione. Fu scelto come comandante

M

Un’immagine della seconda fondazione di Buenos Aires.

supremo e governatore della futura colonia oltremare, un nobile castigliano, Pedro de Mendoza, che aveva combattuto nelle guerre d’Italia. Egli allestì una flotta di 13 navi, che partirono il 24 agosto 1535 dal porto di Sanlúcar de Barrameda, presso Siviglia. Si trattava di una spedizione molto composita: ne facevano parte esponenti di illustri famiglie iberiche, tra i quali Rodrigo de Cepeda, fratello di santa Teresa d’Avila, numerosi marinari liguri e soldati tedeschi. Con il compito di provvedere alla conversione dei nativi viaggiavano 14 sacerdoti, compresi 2 padri del convento di Siviglia dell’Ordine Mercedario, attivo nella evangelizzazione degli indios sin dal secondo viaggio (1493-1496) di Colombo. La traversata oceanica fu difficile e pericolosa: ad un lungo periodo di assenza di vento successe una spaventosa tempesta che provocò il naufragio di una nave della spedizione. In tali circostanze fu naturale

per l’equipaggio delle navi rivolgere accorate preghiere alla Madonna di Bonaria, uno dei culti più diffusi in ambito marinaresco nel Cinquecento. Pertanto, quando finalmente fu toccata terra presso il Rio de la Plata, al primo insediamento, un semplice agglomerato di capanne protette da un’alta staccionata, fu dato il nome di “Puerto di Santa Maria del Buen Aire” (3 febbraio 1536), quasi certamente per un voto fatto durante la traversata. Alla scelta di questo toponimo da parte di Mendoza, concorse, oltre la presenza dei due frati mercedari, primi propagatori del culto mariano con quel titolo, l’influenza del suo scudiero, Leonardo Gribeo, definito dalle fonti cagliaritano ma probabilmente di origini liguri, molto devoto a Nostra Signora di Bonaria, della quale portava sempre con sè un’immagine. Gli avvenimenti successivi però non furono favorevoli: assediati fino alla fame da indios ostili, privi del coman-

dante supremo, costretto al ritorno perché roso da una grave malattia che lo portò alla morte, i conquistadores abbandonarono l’insediamento e si rifugiarono nell’interno, dando vita a S. Maria de l’Asunción, attuale capitale del Paraguay. Solo molti anni dopo fu dato incarico di rifondare l’abitato a Juan de Garay, che lo intitolò alla Santissima Trinità perché ne ricorreva la festività, ma i discendenti dei primi popolatori, tra cui i figli di Gribeo, vollero che fosse mantenuto il voto alla Vergine che aveva salvato i loro padri dalla furia delle onde.

inizia con questo numero un cammino di avvicinamento all’appuntamento del 22 settembre con il papa. Proponiamo ai nostri lettori un percorso alla scoperta della speciale fratellanza tra Cagliari e Buenos Aires,ma anche numerosi altri aspetti. Buona lettura (sn).


IL PORTICO DELL’ANIMA

domenIcA 23 gIugno 2013

Scheda. Prepariamoci alla Settimana sociale: “Famiglia, Speranza e Futuro della Società”

L’identità e la collaborazione dell’uomo e della donna nella famiglia P. STEFANO M. MOSCHETTI, sj NTENDO OFFRIRE UN PICCOLO contributo alla prossima settimana sociale, che si terrà a Torino il 13-15 Settembre, sul Tema: La Famiglia, speranza e futuro per la società italiana. Un contributo di natura filosofica-sociologica, offerto quindi alla comprensione di tutti, credenti e meno credenti. Per raggiungere questa meta (i contenuti specifici in un prossimo articolo) è necessario, per un credente, visitare alquanto il contesto storico-salvifico in cui i contenuti filosofici-sociologici sono maturati, resi più accessibili alla comune intelligenza umana. Lo stupore di Adamo quando la provvidenza del Creatore gli presenta l’aiuto simile a sé, è lo stupore, desiderio profondo, dell’umanità, da sempre: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne» (Gen 2,23). Si, perché la donna possiede il suo stesso livello spirituale, corporalmente espresso, capacità condivisa, nella complementare realizzazione femminile, come immagine di Dio, di apertura costitutiva al CreatoreRedentore, quindi attitudine al dialogo qualificato con Adamo nei comuni valori spirituali-morali, nella comune gestione di tutti gli aspetti della vita. Cosa ha di caratteristico, di proprio la donna, la sua identità? La sua capacità di accogliere la Vìta in una prolungata gestazione, in una crescita lenta, con propri ritmi. La capacità di maternità (sia realizzata, sia desiderata, sia trasfigurata ad un livello solamente spirituale) segna in profondità la donna, una capacità di accoglienza, cura della Persona del figlio, suo sviluppo, crescita. Certo anche l’uomo-padre è chiamato a questa accoglienza, attenzione, cura del-

I

la Persona del figlio, ma sempre in relazione alla donna, la sua accoglienza unica di maternità. Nel progetto di Dio, l’armonia, la gioia reciproca espressa nel carme nuziale di Adamo, come tutti i doni di Dio, concessi alla sua Immagine, richiedono impegno spirituale morale, in obbedienza e dialogo col Creatore, nel suo piano offerto di Vita. Il rifiuto del primo peccato ha reso tutto più difficile, anche la stessa comprensione dello specifico complementare femminile-maschile. Se esaminiamo la storia della coppia umana nella molteplicità e vicissitudini delle culture, notiamo quanto sia lontana da quell’ideale, impresso dal Creatore come esigente compito, nella creaturalità dell’Immagine di Dio, nella sua duplice edizione maschile e femminile. Anzitutto notiamo che la stessa concezione della copia, qualificata, stabile è quasi assente nelle culture peribibliche. Diffusa una concezione quasi sacrale, divina della relazione coniugale, una confusione del livello umano-divino di essa, che ha portato alla prostituzione sacra. In realtà un misero sfruttamento della donna che non è una dea, ma una creatura abusata, umiliata. Anche la lettura del Testo sacro presente molte cadute di livello, anche in personaggi come Salomone, Davide, la stessa concessione del libello di ri-

pudio (Mt 19,7); tanto da accogliere con favore la fondata prospettiva esegetica, che il livello alto che esprime la relazione uomo-donna nella Famiglia come indicato nei primi capitoli di Genesi, rappresenta il frutto di purificazione, per una millenaria, secolare vita di Alleanza, espressa in categoria sponsali. Jhwh si presenta come sposo appassionato del suo popolo, una sponsalità capace di perdonare, di recupero, di offrire riconciliazione, dignità alla sposa, il popolo dell’Alleanza, sovente infedele, adultero con altri dei. L’Alleanza espressa in categorie sponsali tra Jhwh ed il suo popolo, il livello alto di questa relazione di assoluta dedizione, misericordia, fedeltà, capacità di recupero, presenta una benefica, e necessaria ricaduta sulle relazioni sponsali tra uomo e donna. Per essere sacramento, espressione umana delle relazioni di Alleanza tra Dio ed il suo popolo, superare tutta l’ambiguità del peccato, ciò che comporta di disprezzo, abuso, infedeltà, si è richiesta una profonda purificazione. Solo così si potrà esprimere il progetto delle origini: di qui le prime pagine di Genesi. Il ricupero completo si realizzerà con l’Incarnazione delVerbo, espresso in categorie sponsali: Giovanni il Battista esulta alla voce dello Sposo (Gv 3,29), come alla Nozze di Cana (Gv 2,1-10) lo sposo non ha volto, tutta l’attenzione è concentrata sul Signore Gesù. Paolo esprimerà chiaramente le relazioni Cristo Chiesa sposa in riferimento alla dedizione sponsale nella Famiglia cristiana.(Ef 5,25-33). Dobbiamo quindi rivolgerci al Mistero di Cristo sposo della Chiesa, ultimamente alle relazioni Trinitarie, per fondare e comprendere la qualità alta della vita sponsale nella duplice edizione, femminile e maschile, dell’Immagine di Dio.

Si dà certamente nell’uomo partecipazione alla dimensione sessuale degli altri Primati, ma stando con tutto con se stesso davanti a Dio come sua Immagine, la complementarietà dell’uomo e della donna, vengono inserite a partecipare ed esprimere livelli superiori: le relazioni Cristo-Chiesa sposa, le relazioni intratrinitarie tra le Persone divine. Una visione corretta della sessualità umana richiede queste fondazioni, che dipendono dalla volontà divina che così ha disposto. Si è data negli ultimi anni buona occasione per ribadire la pari dignità dell’uomo e della donna, pur nella diversità complementare dei compiti. Si tratta della questione sull’Ordinazione della Donna al Presbiterato-Episcopato, suscitata dalla prassi recente della Comunione anglicana. Il Magistero della Chiesa da Paolo VI ad ora, ha ribadito che la Chiesa non ha questo potere: un decisione definitiva, dichiarata appartenere allo stesso Deposito della Fede (Ench. Vat.14, n 3271), quindi irreformabile. Si possono e si devono anche trovare i motivi di convenienza: notare per esempio, che la Donna in Maria SS ha molto di più, anzi essere il principio petrino a servizio di quello mariano. Per il tema che ci sta a cuore questa presa di posizione del Magistero è di estrema importanza: la Chiesa ha ricevuto da Cristo, Verbo eterno incarnato, non solo una sua Costituzione, apostolica, ma inoltre una Antropologia teologica connessa, sull’identità dell’uomo e della donna nella Chiesa e nella società. (Ordinatio sacerdotalis, Ench.Vat. 14, n 1342). Il riflettere con più attenzione su queste decisioni irreformabili della Chiesa, sarà di grande aiuto per una partecipazione più illuminata alla prossima Settimana sociale. prosegue sul prossimo numero

na volontà e lo slancio per individuare alimenti commestibili, ma esperienza o, almeno, una buona dose di fortuna. Il volenteroso profeta nel suo girovagare trovò delle zucche selvatiche di ottimo aspetto, che gli suggerirono una buona minestra di ortaggi freschi. Appena le vide non poté che tagliarle e riempire il proprio mantello, così da sfamare tutti coloro che stavano seduti intorno alla grossa pentola. Al suo ritorno ci fu uno strepitio di entusiasmo e di euforia per un pasto tanto ricco e fresco. Si tagliarono a pezzi i frutti agresti e si gettarono nella marmitta. Bollirono con grande attesa dei commensali. Così, a cottu-

ra ultimata vennero impiattati ed offerte agli affamati profeti, i quali non tardarono a constatarne il sapore acre e quasi velenoso. Un alto grido si sollevò tra i presenti, attribuendo al cibo un valore malefico: ‘Nella pentola c’è la morte’ (2Re 4,40). Un’affermazione dura e molto drastica a cui Eliseo non poté che porre rimedio. Fu il profeta stesso a riparare a quella sciagurata ricetta, ideata da un cuoco/agricoltore troppo principiante. Il carattere forte e deciso di Eliseo, si scontra spesso nelle narrazioni con personaggi di basso lignaggio umano e spirituale, a cui il profeta deve porre soluzione. Nessuno riusciva a mangiare quella ‘sbobba’ velenosa ed aspra. Così Eliseo ordina che si porti della farina e che si modifichi il cibo cotto con qualche palliativo. Appare molto strano che in un tempo di carestia si utilizzi della farina per correggere una pietanza deviata. Tuttavia il profeta evidenzia le sue doti taumaturgiche anche in questioni di cucina.

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

Il poco esperto di MICHELE ANTONIO CORONA

L

e campagne di prevenzione e informazione autunnale sulle razze dei funghi ogni anno aiutano molti cittadini a non percorrere i bei sottoboschi con eccessiva spensieratezza. Spesso l’inesperto che coglie funghi sconosciuti, erbe particolari o frutti poco noti rischia grosso, fino all’intossicazione alimentare e alla morte. Anche la Bibbia, grande libro di vita e di spiritualità, non manca di presentare vicende che potrebbero essere annoverate tra i fatti di cronaca, di cui oggi i giornali sono stracolmi. All’interno del ciclo di narrazioni miracolistiche incentrate sul profeta Eliseo, troviamo un episodio, a dir poco, interessante e curioso. Il pro-

feta giunge a Galgala, cittadina vicina a Gerico sopra il Mar Morto, e vi trova la carestia. Un gruppo di profeti – individuati dalla perifrasi corporativa ebraica ‘figli di profeti’ – siede davanti ad Eliseo e forse aspetta da lui qualcosa da mangiare. Una situazione particolare, che ricorda quando si viveva senza alcuna sicurezza economica e senza una ricompensa sicura per il servizio offerto alla comunità. Eliseo ordina al suo servo di preparare una grossa pentola e cuocervi una minestra da offrire ai profeti, desiderosi di nutrirsi. Uno di essi si precipita con entusiasmo e slancio in campagna per trovare qualcosa da gettare nella pentola e rendere la minestra appetibile. Ma, come si ricordava all’inizio, non basta la buo-

Il PortIco

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detto tra noi Ritorna il dibattito sull'aborto di D. TORE RUGGIU

In uno o più quotidiani, si ripropone il dibattito sull'aborto. A tutt'oggi, nel mondo oltre un miliardo di bambini e bambine sono stati privati del diritto di nascere e di vivere la vita terrena. Il concepito è già un essere composto di anima e di un corpo che va sviluppandosi fino al parto. Le leggi inique sull'interruzione volontaria delle gravidanza, presenti nella maggior parte degli Stati del mondo, certo non possono essere definite “conquiste civili”. Sul valore della vita, dal concepimento alla morte naturale, non si discute e non si fanno sconti o concessioni. E questo non solo dal punto di vista dell'etica cristiana, ma come valore umano in se stesso. Quando si è adulti, s'impara a guardarsi alle spalle (e anche davanti e ai lati) e, in qualche maniera, si riesce a sopravvivere alla cattiveria umana, tranne nei casi in cui la violenza si è impadronita del cuore dell'uomo che lo porta, senza scrupoli, a commettere anche i delitti più efferati. Ma questi poveri esseri umani di pochi mesi, come possono difendersi? Dovremmo essere noi adulti a tutelarli in ogni modo, non permettendo che si compiano barbarie nei loro confronti e che, di fatto, si ripeta la strage degli innocenti di evangelica memoria. Altro che stracciarsi le vesti di fronte alla decisione del pazzo Erode, re della Giudea, di far uccidere i bambini dai due anni in giù, nella speranza che fra questi ci fosse Gesù, figura per lui ingombrante. Quanti Erode, non solo in giro ma anche dentro le mura domestiche! Eh, si, perché almeno i bambini del tempo di Erode avevano i genitori che cercavano in qualche modo di difenderli, pur senza riuscirci. Nel caso dell'aborto, questa è la vera tristezza, la prima decisone parte da coloro he hanno concepito il bambino o la bambina. Fanno bene quei medici che, con l'obiezione di coscienza, si rifiutano di fare i macellai. Il medico è chiamato a curare le malattie, a contribuire alla buona salute, non a favorire la morte. Circa 130 mila morti per aborto all'anno solo in Italia, francamente sono troppi! Ma quand'anche fosse solo uno, sarebbe ugualmente troppo. E non c'è alcuna scusante, fosse anche probabile che il nascituro nasca con qualche malattia. L'esperienza ci insegna che, soprattutto le donne, mantengono il rimorso per tutta la vita, talora financo tentando il suicidio. Questo e altri misfatti, stanno creando una società insensibile, una società di gente scontenta, una società che concepisce la vita come divertimento (lecito o no, non importa). Insomma, una società più opulenta (ma anche questo oggi è messo in crisi), ma che non conosce il vero amore, il donarsi senza aspettarsi ricompense, il sacrificio, la fedeltà coniugale e la consapevolezza di appartenere all'umanità creata ad immagine di Dio. Paradossalmente, perfino gli animali si comportano meglio dell'uomo. Noi, che abbiamo l'intelligenza e la volontà, come usiamo questi doni? La libertà non può mai trasformarsi in libertinaggio, pena vivere peggio delle bestie.



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