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DOMENICA 30 GIUGNO 2013 A N N O X N . 26

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

in preparazione alla visita di papa Francesco L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi alla visita di Papa Francesco (Cagliari, 22 settembre) recitando ogni giorno la seguente preghiera: santa Maria, nostra signora di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna,vergine del silenzio e del fedele ascolto della Parola di Dio, tu sei partita in fretta come pellegrina della fede per portare la gioia del Signore nella casa di Elisabetta: insegnaci ad accogliere il Signore che viene a visitare la nostra terra con il pellegrinaggio di Papa Francesco al tuo Santuario sul colle di Bonaria. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento per essere certi di seguire fedelmente la via di Gesù, pronti a fare tutto quello che ci chiederà. Accompagna, Madre Santa di tutta la Chiesa, il ministero di Papa Francesco come vescovo di Roma e pastore universale, benedici la nostra terra e la sua terra d'origine, legate dal tuo Nome e dalla tua materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini della fede e portatori della gioia che viene dal Signore. amen

La ragionevolezza GIANNI LOY

on è infrequente che la xenofobia, il razzismo - diciamo pure l’egoismo - vestano vesti d’agnello. A dar loro manforte, anche quando invocano i cavalli di frisia alle frontiere, espulsioni di massa, il taglio dell’assistenza, è un criterio che governa le nostre democrazie costituzionali e che le aiuta ad essere tali: il criterio della ragionevolezza. Grazie ad esso, ad esempio, possiamo consentire che un trattamento differente tra due persone possa non violare il principio dell’uguaglianza, e non lo sarà, se quel trattamento differenziato appare giustificato, tra l’altro, da motivazioni che possiamo definire “ragionevoli”. Il fatto di utilizzare quel criterio per invocare una limitazione del numero dei rifugiati nel nostro Paese, perché troppi, perché il costo, soprattutto in un periodo di crisi, può risultare troppo alto per la nostra economia, ha indubbiamente il suo fascino. Tra l’altro, consente di invocare misure di respingimento, pur proclamando la nostra vocazione all’accoglienza. Non è che non vogliamo: è che sono troppi, è che non possiamo. Dovrebbe farsene carico l’Europa. Abbiamo troppi confini, aperti, non siamo in grado di proteggerli… E’ una questione di ragionevolezza. Noi, la nostra parte l’abbiamo fatta. Facciamo persino la carità. Parlo di persone, mi sia consentito, che razzisti non sono. I razzisti,

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quelli veri, in un certo senso, dovrebbero preoccuparci di meno. Essi fanno gesti clamorosi, affermazioni raccapriccianti, anche in questi giorni, ma gli altri, quelli che ragionano, sono quelli che esprimono la maggioranza nelle nostre rappresentazioni democratiche, in definitiva quelli che decidono, fanno le leggi, quelli che, democraticamente eletti, decidono delle politiche di accoglienza. Quelli che magari dimenticano un appuntamento in aula quando si parla di questi problemi, quelli che… vorrebbero, ma ragionevolmente devono tener conto della situazione e, quindi, fanno sì che le nostre politiche continuino ad essere ispirate ad una rigida cautela nei confronti degli sbarchi, coinvolgendo così, direttamente, i richiedenti asilo politico. Del resto, mica Malta fa il suo dovere... Ben venga, benvenuta sia, la Giornata del migrante e del rifugiato, che, quest’anno, ha consentito di scoprire le carte sulla vera dimensione del fenomeno facendoci fare la solita figura. I numeri non sempre convincono, ma questa volta sono inequivocabili e ci costringono, almeno spero, a rimettere in discussione quel criterio della ragionevolezza grazie al quale vorremmo continuare a fregiarci della virtù dell’accoglienza pur continuando a respingere i profughi. Nonostante le nostre frontiere sforacchiate, infatti, accogliamo solo poco più di 60mila rifugiati, contro i 600mila assistiti

dalla Germania che, come è noto, non possiede frontiere così esposte come le nostre. Ma anche la Francia, con 217mila persone accolte, ed altri Paesi simili al nostro, fanno assai meglio quanto ad accoglienza. Anche altri più piccoli Paesi d’Europa, che magari neppure hanno fama di accoglitori, accolgono in realtà, soprattutto in proporzione con la loro popolazione molte più persone di quanto non facciamo noi. La Svezia ne accoglie 92mila, l’Olanda 74mila... Ma non basta, soprattutto abbiamo il dovere di prendere atto del fatto che la stragrande maggioranza dei rifugiati politici, oltre l’85%, è accolta da Paesi poveri, che la stragrande maggioranza di essi vive in condizioni drammatiche. Senza contare che, anche senza volerci crocifiggere, qualche piccola responsabilità sui conflitti che originano il fenomeno, l’abbiamo anche noi. Ben venga, benvenuta sia la Giornata del Migrante e del rifugiato, soprattutto se ci farà aprire gli occhi su di un terribile dramma e ci aiuterà a contribuire ad una più genuina politica di accoglienza. Tutto ciò senza negare, ci mancherebbe altro, che dobbiamo veramente ispirarci al criterio della ragionevolezza. Perché è sicuro che esiste un limite, solo che quel limite è molto, ma molto più in là, di dove molti pretendono di collocarlo. E poi, accogliere i bisognosi, oltreché caritatevole, non potrebbe anche essere ragionevole?

SOMMARIO SOCIETA’

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Ancora dalla Turchia le voci e le ragioni dei manifestanti CHIESA

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Aspettando il Papa: a Buenos Aires la statua della Madonna di Bonaria DIOCESI

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Mons. Tore Ruggiu: “La Chiesa è comunità, no a lotte sindacali” PAESI TUOI

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A Settimo conclusi i lavori di restauro della parrocchiale ESTATE

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A Pula la festa di San Giovanni Battista: la fede non va in vacanza


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IL PORTICO DEL TEMPO

Il PortIco

domenIca 30 gIugno 2013

Chiesa. Presentato in Vaticano il terzo simposio internazionale sulla trilogia scritta da Benedetto XVI tra il 2007 e il 2011.

“Una rigorosa ricerca storica sui Vangeli che permette di incontrare Gesù Cristo”

no non cattolico a ricevere il Premio, e il teologo laico tedesco Christian Schaller, vicedirettore dell’Istituto Papa Benedetto XVI di Regensburg, impegnato nella pubblicazione dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger. Un lavoro, quest’ultimo, che riveste “un’importanza primaria per il futuro degli studi ispirati al pensiero di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, scopo

centrale della nostra Fondazione ha sottolineato il cardinale Ruini -, che ha già modificato il pensiero teologico e il modo di accostarsi da un punto di vista consapevolmente cristiano alla realtà in generale e all’uomo”. Al centro del convegno si collocano i grandi temi che trapelano dai tre volumi su Gesù di Nazaret, pubblicati da Benedetto XVI tra il 2007 e il 2012, che rappresentano un significativo apporto e uno stimolante contributo alla ricerca accademica e alla riflessione teologica. A questo proposito, ha affermato il porporato, “personalmente ritengo che Joseph Ratzinger ha dato un contributo importantissimo ed è uno dei grandi teologi del secolo XX, forse cronologicamente l’ultimo dopo la generazione di Von Balthasar”. Questo il calendario del simposio: mentre “il primo giorno si affronterà il tema della ricerca sul Gesù dei Vangeli, il secondo è dedicato alla figura di Gesù presentata dai Vangeli e alla teologia in essi contenuta”, ha illustrato monsignor JeanLouis Bruguès, presidente del Comitato organizzativo. Nella giornata conclusiva, infine, si studierà direttamente la proposta del Gesù di Nazaret di Joseph Rat-

zinger, il suo spessore, la sua ricezione ed eredità, grazie anche al contributo del cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, che interverrà su questa tematica. “Il convegno fa seguito ai primi due incontri di carattere scientifico già realizzati dalla Fondazione in questi suoi primi tre anni di vita e di attività”, ha aggiunto monsignor Giuseppe Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph RatzingerBenedetto XVI. Il primo appuntamento, nel 2011, si è svolto a Bydgoszcz, in Polonia, sul tema “Pellegrini della verità, pellegrini della pace” con la partecipazione di 32 università e 400 studiosi. L’anno scorso, a Rio de Janeiro, 134 atenei e 700 studiosi si sono confrontati su “Cosa fa sì che l’uomo sia uomo”. Quest’anno la scelta di dedicare il simposio alla trilogia su Gesù di Ratzinger l’ha spiegata monsignor Luis Romera, vicepresidente del comitato organizzativo: “Si tratta di una ricerca sui Vangeli che, con rigore storico e acume intellettuale, permette di giungere a Cristo e di incontrarlo autenticamente, in modo che la sua persona, la sua vita, la sua parola ci interpellino esistenzialmente”.

Papa Francesco ma certamente molto presente anche in Papa Benedetto”, il quale diceva proprio “che noi, come cristiani, non possiamo tenere in minor conto questo drammatico problema presente in tante parti del mondo”. Un segnale che certamente rafforza questa continuità, dunque, è la decisione di Papa Bergoglio di portare a termine l’enciclica sulla fede iniziata da Papa Ratzinger. “Credo che Papa Francesco mostrerà tutto il valore anche esistenziale della fede”, ha detto Ruini a proposito del contributo che il Santo Padre potrà apportare all’enciclica. “La fede non è una cosa astratta o una somma di verità e neanche una verità centrale con le altre come corollario. La fede è verità che opera e vive attraverso la carità e credo che questo aspet-

to, già molto presente nella predicazione di Papa Francesco, sarà molto sottolineato”. Infine, interpellato dai cronisti in merito al rischio dell’irrilevanza dei cattolici nella vita pubblica italiana, il porporato ha affermato: “Per me il criterio è ‘meglio contestati che irrilevanti’. Cioè, è chiaro che il cristiano non può pensare di portare la sua testimonianza semplicemente trovando consenso: può trovare consenso ma anche dissenso e polemica, e questo non deve distogliere dalla testimonianza in tutte le sedi, in quelle più propriamente religiose e in quelle di tipo politico, culturale, economico e istituzionale”. “Io non credo che oggi i cattolici siano irrilevanti - ha osservato - a meno che non ci sia una restrizione del concetto di cattolici, che

non sono soltanto i membri di un certo organismo e organizzazione”, come era prima l’Azione Cattolica con le sue varie ramificazioni, “ma coloro che hanno il coraggio di sostenere pubblicamente certi contenuti”. Persone di questo genere “ci sono anche oggi e sono tutt’altro che irrilevanti, contano”, ha ribadito il porporato. “Se non avessero contato - ha quindi chiosato - l’evoluzione della legislazione italiana, per esempio, sarebbe stata molto diversa” mentre nel contesto dell’Europa occidentale, dove “purtroppo in alcuni Paesi si è avuta una deriva sulle grandi questioni etiche e antropologiche”, l’Italia continua ad essere un’eccezione e la deriva, “almeno in quella misura, non si è avuta”.

Annunciati i nomi dei due studiosi che riceveranno il premio “Joseph Ratzinger” dalle mani di Papa Francesco il 26 ottobre: si tratta di Richard Burridge e di Christian Schaller ANTONELLA PILIA NA TRE GIORNI DI studio, riflessione e confronto sui Vangeli a partire dalla trilogia su Gesù di Nazaret di Papa Benedetto. Il simposio internazionale “I Vangeli: storia e cristologia. La ricerca di Joseph Ratzinger” si svolgerà a Roma all’Università Lateranense dal 24 al 26 ottobre e permetterà a ricercatori e docenti di diverse università e confessioni cristiane di approfondire l’ermeneutica attuale dei vangeli per continuare nell’appassionante ricerca sul “Gesù storico”. L’appuntamento è organizzato dalla Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI ed è stato presentato venerdì scorso nella Capitale in una conferenza stampa alla Sala Stampa Vaticana.

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Tra i relatori il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato scientifico della Fondazione, che ha presentato i due studiosi ai quali verrà consegnato il Premio Ratzinger l’ultimo giorno del simposio. Si tratta del biblista inglese Richard Burridge, Decano del King’s College di Londra e ministro della Comunione Anglicana, primo cristia-

Benedetto e Francesco in piena continuità Il cardinale Ruini: “Magistero in profonda consonanza” AN. PI. RIGINALITÀ, LEGATA alle diverse personalità, ma piena continuità e nessuna rottura tra Benedetto XVI e Papa Francesco. Lo ha affermato con forza il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana dal 1991 al 2007, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della conferenza stampa di presentazione delle attività della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. “I punti sostanziali del magistero di Papa Francesco - ha spiegato il porporato - mostrano una profonda consonanza” con quello del suo predecessore, “per cui non dobbiamo pensare a nessuna rottura nella tradizione cattolica”. La continuità dei pontificati di Benedetto XVI e Papa Francesco “si esplicita anzitutto dal punto di vista dei contenuti della fede - ha quindi argomentato il cardinale Ruini - perché entrambi continuano a proporre i contenuti centrali della fede cristiana. In secondo luogo, tutti e due esortano al-

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l’appartenenza alla Chiesa, esortano i cristiani a non separare mai Cristo dalla Chiesa, Dio dalla Chiesa, ma a considerarla come loro madre, nonostante tutti i limiti umani che ha la Chiesa come società e che abbiamo noi, uomini che lavoriamo nella Chiesa. Un terzo punto - ha proseguito il porporato - è l’insistenza sulla preghiera, grandissima sia in Papa Francesco che in Papa Benedetto, e un quarto punto è l’attenzione alla difesa della vita umana e dei valori della persona umana”. Altro elemento importantissimo, ha concluso Ruini, “è la preoccupazione per i poveri, fortissima in


domenIca 30 gIugno 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Turchia. Ancora in presa diretta i retroscena dei disordini scoppiati a Gezi Park.

Il sogno della grande economia si è tradotto in diseguaglianza sociale La protesta è un coro contro la repressione silenziosa degli ultimi anni. Il Paese della mezza luna detiene tuttora il record di giornalisti in carcere. La possibile evoluzione MATTEO MELONI AURA TOCCO, DOTTORANDA di ricerca al Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’Università di Cagliari, svolge ad İstanbul la ricerca per la sua tesi di dottorato e racconta in diretta a Il Porticol’evoluzione degli eventi in Turchia. Qual è l’origine della crisi tra la cittadinanza e il governo? Da tempo si respirava un generale malcontento. Il progetto di demolizione dei 600 alberi del Gezi Park ha risvegliato una serie di rivendicazioni che i turchi covavano da tempo: il piano di cementificazione del parco è uno dei progetti di una grande politica di urbanizzazione sregolata della città. Gezi Park porta con sé una serie di rivendicazioni anti-governative, una condanna ai metodi di moralizzazione delle attività politiche e culturali. La protesta, infatti, è un coro contro la repressione silenziosa degli ultimi anni. Nonostante le modifiche al Codice Pena-

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Il getto degli idranti sulla protesta in Turchia.

le, il problema della censura rimane molto attuale in Turchia: il Paese detiene il record negativo del maggior numero di giornalisti in carcere. Nel mirino della censura ci sono anche accademici e avvocati delle minoranze, in particolare quella curda. Le manifestazioni sono anche una condanna alle manovre liberiste del governo e per questo la rivendicazione ha assunto toni di critica del libero mercato. Il sogno della grande economia sembra essersi tradotto in una sperequazione sociale, e in grattacieli, centri commerciali e altri enormi edifici costruiti accanto ai bassifondi della metropoli. Quali effetti potrebbero verificarsi sul governo dell’AKP? Allo stato attuale, il governo non ha

fatto passi indietro: Erdoğan prosegue sulla sua strada e sembra non volersi arrendere. Il pugno duro ha suscitato molti malumori all'interno del suo stesso partito. Non a caso, hanno aderito alla protesta anche diversi ex-elettori dell’AKP che, durate le giornate dell'occupazione del Gezi, chiedevano scusa pubblicamente. Molti esponenti dell'AKP hanno criticato l’operato del partito, mentre altre voci hanno preferito non esporsi. Intanto, il Primo Ministro, dichiarando legittimo ogni atto di forza della polizia, ha annunciato che prenderà provvedimenti contro i mezzi di comunicazione che hanno documentato le violenze. Difficile immaginare cosa succederà: Erdoğan inizia a perdere con-

Ma il futuro politico del Paese resta incerto L’estrema fluidità degli eventi non consente certezze MAT. MEL.

escalation delle proteste in atto principalmente ad Istanbul non sono di facile interpretazione. Gezi Park, infatti, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una situazione già colma di nervosismi, visti i cambiamenti in atto. Erdogan, già sindaco dell’antica Costantinopoli, guida l’AKP, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di matrice islamica, che rappresenta la maggioranza politica in Turchia dalle elezioni del 2002. Oggi, in piazza Taksim e per le vie di Istanbul si ritrovano gruppi di vario tipo, dalla sinistra ai nazionalisti, dai semplici cittadini ai musulmani anticapitalisti. L’opinione pubblica è per la maggiore dalla parte dei manifestanti, e le testate giornalistiche seguono con attenzione gli eventi, criticando la violenza della polizia nei confronti dei cittadini in protesta. Ha suscitato scalpore l’opposizione pacifica di Erdem Gündüz: l’uomo è

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rimasto per sei ore di fila in piedi davanti al centro culturale Atatürk, ospitato in una palazzina che il governo ha intenzione di abbattere e sostituire con una Opera House. La protesta di Gündüz è stata supportata da altre 300 persone che, ferme davanti al centro culturale, non intendevano spostarsi. La protesta ha colpito nel cuore la tattica del governo che aveva, come obiettivo, quello di screditare le proteste di piazza indicandole, generalmente, come violente. La Turchia è crocevia di una serie di politiche legate al mondo occidentale: alleata della NATO fin dal 1952, ha stipulato una serie di accordi commerciali con i Paesi dell’Unione Europea, e la sua posizione geografica rende Ankara una pedina fondamentale nello scacchiere internazionale. Nel breve periodo potrebbero non verificarsi ripercussioni sul governo Erdogan ma, visto il ruolo giocato in passato dalle forze armate, non è da escludere una partecipazione attiva nello scenario at-

La protesta di Erdem Gunduz.

tuale. Il Primo Ministro è sulla scena politica nazionale da numerosi anni e i vari successi elettorali hanno permesso all’AKP di svolgere un attento e pianificato studio sulla società, sulla politica sociale ed economica e sulla politica estera tanto da aver aperto nuovi orizzonti al Paese intero, realizzando riforme e stravolgendo canoni fino ad allora ben radicati nel tessuto elitario e sociale turco. Il panorama politico ha dato alla luce, con l’AKP, un attore fortissimo, capace di guadagnare ad ogni tornata fette di elettorato sempre maggiori: fin da subito la compagine islamica è stata capace di svincolarsi da gruppi estremisti, rimanendo fedele alla laicità dello Stato. Erdogan è musulmano, praticante, ma nel passato, in più occasioni, ha ribadito che la sfera religiosa rimane nel lato privato, sia della sua vita che di quella del-

sensi nel Paese, la sua posizione sembra indebolirsi. Quale ruolo giocano i militari? In quanto garanti dei valori kemalisti, i militari sono sempre stati attivi intervenendo con diversi colpi di Stato. Dal 1980 hanno svolto il ruolo attraverso forme più moderne di intervento, non convenzionali e meno plateali. Tuttavia, nei dieci anni di governo, l’AKP ha portato avanti una manovra che ha ridotto il ruolo dell’esercito, inserendosi anche in questa istituzione attraverso diverse inchieste che ne hanno colpito i vertici. Centinaia di ufficiali sono finiti in carcere, molti dei quali condannati all'ergastolo. L'AKP ha cercato di usare l’esercito per sostituire i valori dell'AKP a quelli kemalisti. Sebbene la base delle forze armate rimanga laica e kemalista, l'esercito non è più quello del 1980. Erdoğan, inoltre, ha mobilitato un altissimo numero di poliziotti venuti da tutta la Turchia, insieme alla gendarmeria, un corpo interno alle forze armate che esercita funzione nei luoghi che non sono di competenza di altri organismi o che viene utilizzato nei casi di stato di emergenza, evitando, così, il dispiegamento dell'esercito. Questa modalità è tipica della strategia di Erdoğan: evitare operazioni forti ed esplicite, ricorrendo ad atti che non facciano pensare ad una repressione ma che, di fatto, lo sono. Un gioco per mostrare al mondo il volto democratico del Paese.

la comunità. L’AKP è stato capace, nel tempo, di capire il cambiamento in atto nel Paese, appoggiandolo e quindi guadagnando un ampio consenso elettorale. Già nel 2007, però, le piazze si riempirono di milioni di cittadini in protesta: era in atto uno scontro istituzionale tra i militari, strenui laici e difensori dei principi kemalisti, e il governo, tacciato di voler portare la Turchia verso pericolose posizioni religiose. Il problema era l’eventuale elezione di un personaggio di ispirazione religiosa a Presidente della Repubblica: il candidato principale della formazione di Erdogan era Abdullah Gül, all’epoca vicepresidente del Primo Ministro. Anch’egli musulmano praticante, in numerose occasioni pubbliche ed elettorali si espose con parole particolarmente forti sull’identità turca, dichiarandola principalmente islamica più che laica o repubblicana. La Corte Costituzionale, dopo le pressioni delle Forze Armate, annullò la prima votazione del parlamento per l’elezione del nuovo Presidente, portando dunque ad uno stallo risolto solo con le elezioni anticipate del 2007, stravinte dall’AKP. Gül verrà, poi, eletto a fine agosto del 2007. Erdogan e il suo partito sembrano aver perso il contatto con l’elettorato, ma l’estrema fluidità degli eventi non danno certezze sul prossimo futuro politico della Turchia.

Il PortIco

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blocnotes Amministratori, verso un’agenda di incontri di SERGIO NUVOLI

Verso un’agenda di incontri su temi specifici da affrontare insieme: è la conclusione dell’incontro organizzato - in occasione della festa di San Tommaso Moro - nell’ex convento francescano di Mandas. A indicare la strada è stato, al termine del dialogo con politici e amministratori locali, mons. Miglio, che - di fronte alla solitudine provata da alcuni degli intervenuti - ha assicurato attenzione e vicinanza. A sottolineare l’esigenza di moltiplicare momenti di confronto come quello di Mandas (il primo si è svolto qualche mese fa in seminario) erano stati il sindaco del paese, Umberto Oppus, e soprattutto il primo cittadino di Elmas, Valter Piscedda, il quale ha evidenziato il proprio personale dilemma davanti ad alcuni temi nell’azione amministrativa quotidiana. Nel suo intervento introduttivo, l’arcivescovo ha proposto una riflessione sul tema della prossima Settimana sociale dei Cattolici italiani (a Torino dal 12 al 15 settembre prossimi): “Speriamo - ha detto - che sia un’occasione di verità che smascheri anche i luoghi comuni intorno alla famiglia”. Ma anzichè il lamento, mons. Miglio ha indicato agli amministratori presenti la strada della speranza: “In varie parti d’Italia - ha infatti spiegato - abbiamo scoperto politiche virtuose nei comuni, specie in quelli più piccoli. Si tratta di azioni “pro-famiglia” e “pro-figli” che hanno invertito l’andamento negativo di tante altre realtà: dalla prossima Settimana sociale contiamo di portare a casa anche una rete di amministrazioni locali ‘pro-famiglia’”. “Quando arrivai in Sardegna 21 anni fa - ha raccontato il presule - la Sardegna era tra le prime regioni per natalità. Oggi è l’ultima, e l’Italia è il fanalino di coda in Europa. Altri Paesi hanno politiche familiari più efficaci, come Francia e Svezia”. “Vogliamo far riflettere la società sul fatto che l’emarginazione del modello familiare - ha aggiunto - non sembra davvero la strada per lo sviluppo del nostro Paese: vogliamo un confronto tra dati, non una contrapposizione di slogan. Oggi ogni bimbo che nasce in Italia sa già di ‘avere sulla testa’ quattro over65. E anche gli immigrati, nel giro di due generazioni, si adeguano all’indice demografico negativo del nostro Paese”. Mons. Miglio ha quindi posto l’accento sulla necessità di riflettere “sul modello di società che vogliamo costruire”. Il secondo punto toccato è stato la libertà educativa dei genitori: “In altri campi c’è la privatizzazione - ha sottolineato - Nell’istruzione permane una rigida forma di statalismo: anche in questo altri Paesi fanno meglio dell’Italia”. “La terza sfida - ha concluso l’arcivescovo - è rappresentata dalle politiche che livellano le famiglie ad altre esperienze”. “Le forme di convivenza - ha avvertito - generano precarietà, con pesanti conseguenze psicologiche”. Un ricco dibattito e la messa hanno concluso la serata.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

Il PortIco

Il Papa. Francesco ha esortato i giovani a non aver paura di andare controcorrente.

Più martiri oggi che ai primi tempi, persone che muoiono per la Verità ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL SANTO Padre si è soffermato sulle parole di Gesù nel Vangelo della Domenica: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,24). Papa Francesco ha quindi mostrato il significato del “perdere la vita” per il cristiano: «questo può avvenire in due modi: esplicitamente confessando la fede o implicitamente difendendo la verità. I martiri sono l’esempio massimo del perdere la vita per Cristo. Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli! Ma c’è anche il martirio quotidiano, che non comporta la morte ma anch’esso è un "perdere la vita" per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sacrificio. E poi ci sono tante persone, cristiani e non cristiani, che "perdono la propria vita" per la verità. E Cristo ha detto "io sono la verità", quindi chi serve la verità serve Cristo». In modo particolare il Papa ha poi esortato i giovani alla testimonianza: «non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati, valori come il pasto andato a male e quando un pasto è andato a male, ci fa male; questi valori ci fanno male». All’inizio della scorsa settimana Papa Francesco ha aperto il Conve-

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Papa Francesco apre il convegno diocesano di Roma.

gno ecclesiale della Diocesi di Roma con una riflessione sul tema “Io non mi vergogno del Vangelo”. Il Papa ha sottolineato come il cristiano debba essere per forza un “rivoluzionario”: «un cristiano, se non è rivoluzionario, in questo tempo, non è cristiano! Deve essere rivoluzionario per la grazia! Proprio la grazia che il Padre ci dà attraverso Gesù Cristo crocifisso, morto e risorto fa di noi rivoluzionari, perché – e cito nuovamente Benedetto – "è la più grande mutazione della storia dell’umanità". Perché cambia il cuore». Questa “rivoluzione” genera la missione: «uscire da noi stessi: uscire da noi stessi. Uscire dalle no-

stre comunità, per andare lì dove gli uomini e le donne vivono, lavorano e soffrono e annunciare loro la misericordia del Padre che si è fatta conoscere agli uomini in Gesù Cristo di Nazareth». Sempre in settimana il Papa ha incontrato i rappresentanti della FAO, ai quali ha richiamato il dovere di operare contro la fame e la miseria, e l’Assemblea della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali, ricordando in questa occasione la difficile situazione del medio oriente e della Siria in particolare. In settimana Papa Francesco ha ricevuto i rappresentati pontifici di tutto il mondo riuniti a Roma in oc-

casione dell’Anno della Fede. A loro ha ricordato l’importanza dell’unione con Dio e della dedizione alla Chiesa: «cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi Pastori al ridicolo; potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle. Queste è una regola comune. Ma noi siamo Pastori! E questo non lo dobbiamo dimenticare mai! Voi, cari Rappresentanti Pontifici, siete presenza di Cristo, siete presenza sacerdotale, di Pastori». Il Santo Padre ha anche incontrato i partecipanti al pellegrinaggio della Diocesi di Brescia giunti a Roma per la ricorrenza del 50° anniversario dell’elezione di Paolo VI: «la sua testimonianza alimenta in noi la fiamma dell’amore per Cristo, dell’amore per la Chiesa, dello slancio di annunciare il Vangelo all’uomo di oggi, con misericordia, con pazienza, con coraggio, con gioia». All’Udienza generale Papa Francesco ha approfondito il tema della Chiesa come Corpo di Cristo: «chiediamo a Dio: aiutaci ad essere membra del Corpo della Chiesa sempre profondamente unite a Cristo; aiutaci a non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi». Al termine dell’Udienza il Santo Padre ha ricordato la Giornata Mondiale del Rifugiato e la recente Giornata per l’Evangelium vitae celebrata nel quadro dell’Anno della Fede.

nomine dell’Arcivescovo s.e. rev.ma mons. arrigo Miglio, arcivescovo di cagliari, ha provveduto alle seguenti nomine: don Fabrizio deidda Vicario parrocchiale presso la Parrocchia S. Sebastiano M. in Elmas don davide collu e don andrea secci Vicari parrocchiali presso la Parrocchia S. Elena in Quartu S.E. don alberto pistolesi Vicario parrocchiale presso la Parrocchia SS. Crocifisso in Cagliari, mantenendo l’incarico della pastorale giovanile diocesana don davide piras Addetto alla segreteria arcivescovile don carlo loi Collaboratore presso l’economato diocesano diac. raimondo Mameli Collaboratore presso la Parrocchia S. Stefano Protomartire in Quartu S.E.

Gianni Loy, professore ordinario di Diritto del Lavoro all’Università degli Studi di Cagliari, Antonella Pilia, giornalista pubblicista, laureata in Informazione, editoria e giornalismo, Matteo Meloni, laureato in Governance e Sistema Globale, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo Vaticano, Franco Camba, insegnante e collaboratore del Seminario regionale sardo, Francesco Manca, direttore Centro Studi della Caritas diocesana, Federica Bande, studentessa di Giurisprudenza e collaboratrice dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile, mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri, Maria Gabriella Seu, avvocato, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Eugenio Lao, coordinatore regionale dell’Associazione Famiglie Numerose - Sardegna e avvocato, Maria Grazia Catte, catechista della parrocchia Santissimo Redentore (Monserrato), Giovanni Lorenzo Porrà, giornalista pubblicista, laureando in Filologie e Letterature Classiche e Moderne, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, Maria Vittoria Pinna, collaboratrice di Radio Bonaria, autrice del blog Annavercors, Bruna Desogus, coordinatrice del gruppo di Rinnovamento nello Spirito “Spirito Santo” di Cagliari e insegnante elementare in pensione, Laura Cabras, presidente Associazione “Il Colle verde”, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, Stefano Maria Moschetti, Professore emerito di Fondamenti di Antropologia teologica alla Facoltà teologica della Sardegna, Fadi Rahi, missionario redentorista, Nicola Bulla, segretario dell’Ordine Francescano Secolare di Sardegna. Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. Del numero che avete tra le mani sono state stampate, a richiesta e quindi prenotate, 70 copie in più rispetto al numero precedente. La tiratura di questo numero è stata di 3770 copie. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.

Hanno collaborato a questo numero:

domenIca 30 gIugno 2013

pietre TERRA SANTA

A rischio le scuole cattoliche di Gaza Le scuole cattoliche della Striscia di Gaza rischiano la chiusura. Il governo di Hamas sta varando una legge per impedire la presenza di scuole "non islamiche" all'interno del loro territorio e quelle che non si adeguano ai canoni stabiliti, come ad esempio la rigida separazione fra i sessi, saranno chiuse. Al momento sono tre gli istituti cattolici presenti nella Striscia: la scuola del Patriarcato Latino, con circa 370 studenti; l'istituto gestito dalle suore della Sacra famiglia, con 650 alunni; la scuola delle Suore del Santo Rosario con circa 100 ragazzi. La maggior parte degli iscritti è di religione musulmana. Il decreto varato dalle autorità di Hamas entrerà in vigore in settembre in concomitanza con il nuovo anno scolastico.

liturgia DURANTE LA MESSA

Menzione del nome di San Giuseppe La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, "in virtù delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice Francesco, di buon grado decreta che il nome di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, sia d’ora in avanti aggiunto nelle Preghiere eucaristiche II, III e IV della terza edizione tipica del Messale Romano, apposto dopo il nome della Beata Vergine Maria come segue: nella Preghiera eucaristica II: «ut cum beata Dei Genetrice Virgine Maria, beato Ioseph, eius Sponso, beatis Apostolis»; nella Preghiera eucaristica III: « cum beatissima Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, cum beatis Apostolis»; nella Preghiera eucaristica IV: «cum beata Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, cum Apostolis». Pertanto le diciture esatte sono le seguenti: Nella Preghiera eucaristica II: «insieme con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe, suo sposo, con gli apostoli...»; Nella Preghiera eucaristica III: «con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe, suo sposo, con i tuoi santi apostoli....»; Nella Preghiera eucaristica IV: «con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe, suo sposo, con gli apostoli...».


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IL PORTICO DEI GIOVANI

Il PortIco

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Aspettando il Papa. Il 12 luglio la consegna ufficiale della statua della madonna di Bonaria benedetta dal Pontefice.

Sardi e argentini uniti dalla comune devozione, si rafforza il legame in vista della visita del Papa Il simulacro della Vergine benedetto nelle scorse settimane in Piazza San Pietro sarà donato da una delegazione della Regione al corpo di Polizia municipale di Buenos Aires FRANCESCO MANCA L RAPPORTO TRA LA SARDEGNA e l’Argentina è di lunga data grazie soprattutto agli emigrati e alla presenza di numerosi circoli in tutte le principali città. Il legame è andato consolidandosi anche negli anni più recenti, in particolare nel 2011 quando è stato firmato un accordo di cooperazione tra la città autonoma di Buenos Aires e la Regione Autonoma della Sardegna. L’intesa è stata preceduta da una lunga serie di consultazioni che hanno coinvolto non solo le ambasciate e il ministero degli esteri, ma anche l’ambasciata argentina presso la Santa Sede. Proprio quest’ultimo coinvolgimento ha una storia molto particolare legata alla comune devozione verso Nostra Signora di Bonaria. L’intesa siglata apre una serie di opportunità: i campi di applicazione sono molto estesi e vanno dalla formazione di personale specializzato alla realizzazione di corsi, seminari, simposi, conferenze con l’impegno di favorire la collaborazione in ambito economico,

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La statua della Madonna di Bonaria che sarà consegnata il 12 luglio a Buenos Aires.

commerciale, culturale, turistico, ed ambientale mediante la promozione di attività congiunte, di iniziative sia pubbliche che private nei settori di reciproco interesse. Già in occasione della stipula di questo accordo si pensava alla realizzazione di interventi specifici che avessero alla base il comune culto della Madonna di Bonaria. E’ noto che la capitale dell’Argentina fu battezzata con questo nome nel 1580 in onore del Santuario di nostra Signora di Bonaria di Cagliari grazie alla devozione dei marinai sardi che facevano parte dell’equipaggio. Singolare è anche il fatto che il Maestro Generale della Famiglia Mercedaria sia un argentino della città di Tucuman, Padre Pablo Bernardo Ordone. Più volte nel corso della preparazione della visita del 2011 - per la firma dell’accordo - si sono avuti incontri allo scopo di rafforzare la comune

fede verso la Madonna di Bonaria. Nella città di Buenos Aires è radicata la Basilica minore di Nuestra Senora de los Buenos Aires presieduta dal parroco Carlo Gomez, dove è avvenuta la celebrazione eucaristica proprio in occasione della visita della delegazione sarda con la partecipazione dei rappresentanti dei circoli argentini. Esiste anche una piazza Sardegna / Madonna di Bonaria dove è stata collocata una Statua della Vergine, piazza curata amorevolmente dal 2003 grazie ad un accordo con la Municipalità, proprio dal circolo Sardi Uniti della città, e dove nel 2011 si è svolta una cerimonia in onore della patrona massima della nostra Isola. La presenza della Sardegna nella città di Buenos Aires è rimarcata dal Paseo de la Isla de Cerdenanel parco la Paternal proprio nel cuore della

città. Il toponimo rappresenta un ringraziamento della città per il regalo fatto dalla Regione Sardegna in occasione del bicentenario argentino consistito nella messa a dimora di 600 alberi e inaugurato dall’assessore del lavoro della Sardegna, in occasione della visita nel 2011. I legami dunque non solo sono molto stretti, ma sono in continua evoluzione e il filo rosso che unisce questo stretto rapporto è proprio la comune devozione alla Madonna di Bonaria. E’ stato proprio questo stretto rapporto che evidentemente, ha convinto il corpo della polizia municipale di Buenos Aires a richiedere, con lettera formale nel febbraio di quest’anno, al Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, il dono della statua della Madonna di Bonaria che è stata eletta quale Santa Patrona della polizia. Il presidente della Regione non ha esitato ad esaudire la richiesta dopo aver condiviso un percorso con l’Arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio. Le due autorità hanno

concordato un itinerario che ha rafforzato il segno della devozione alla Madonna di Bonaria, cogliendo un'altra grande opportunità, vale a dire l’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco che non solo è argentino, ma notoriamente è devotissimo alla Madonna di Bonaria e non è affatto un caso che abbia raccolto l’invito fattogli da monsignor Miglio a visitare il Santuario di Bonaria il 22 settembre. L’insieme di queste circostanze ha prodotto un risultato di grande rilievo. Infatti il Presidente della Regione dovendosi recare per un viaggio già programmato in quel paese consegnerà, il 12 luglio in una cerimonia ufficiale, la statua della Madonna al corpo della polizia municipale di Buenos Aires. Alla cerimonia di consegna prenderanno parte il capo della polizia e le più importanti autorità locali, dal sindaco della città Macrì ai rappresentanti dell’ambasciata italiana: naturalmente non mancherà la rappresentanza dei circoli sardi.

Era il 26 maggio 2011: l’intesa tra la Regione Sardegna e la città di Buenos Aires.

Attraverso Maria incontro al Pontefice La preparazione proposta dalla Pastorale Giovanile FEDERICA BANDE A NOTIZIA DELLA VISITA del Papa è stata una vera sorpresa per tutti. E come non rimanere stupiti e lusingati da una decisione così importante ed inaspettata? Lo stupore e la gioia iniziali sono chiaramente state accompagnate dalla voglia di preparare al meglio la nostra città a questo gran-

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de evento attraverso tante iniziative che hanno come obiettivo quello di coinvolgere tutti i gruppi, i movimenti e le associazioni giovanili della nostra diocesi e della Sardegna per preparare ed accogliere nel migliore dei modi il Santo Padre. Papa Francesco non ha nascosto il profondo legame che lo unisce a Nostra Signora di Bonaria sottolineando la fratellanza che c’è tra Buenos Aires e Cagliari; una storia antica che mette in comunicazione paesi geograficamente molto lontani, culture diverse ma che come comune denominatore custodiscono la fede verso la Madonna. La testimonianza della Vergine ci viene riproposta in più brani nel Vangelo, portandoci a capire e riflettere sul ruolo importantissimo che ha avuto Maria nella storia della Cristianità. Senza Maria non ci sarebbe stato Ge-

sù… il sì di una ragazza di 16 anni ha rivoluzionato la storia dell’uomo. Alla luce di questa consapevolezza e dell’urgenza di una preparazione adeguata per la visita del Papa, la PG si è subito messa in moto per l’allestimento di un percorso di preparazione e conoscenza del ruolo della Madonna come Madre e testimone di Cristo. Per questo lavoro la Pastorale ha fatto riferimento ad un’opera

iconografica dell’artista Beppe Cavagnino, che attraverso un percorso che si snoda in sei tavole,ha voluto raccontare i passi più importanti della vita della Vergine Maria, mostrandoci l’importanza di questa figura nella vita di Gesù; la Madonna è capace di essere una donna presente senza fare rumore, un esempio di testimonianza e fede per tutti. L’opera in questione si trova nel presbiterio della parrocchia della

Madonna della Strada ed è stata inaugurata appena il mese scorso. Iniziamo a prepararci per l’evento del 22 settembre rendendo omaggio a questo bellissimo capolavoro e attendendo il percorso di preparazione che l’ufficio di PG ha preparato per tutta la diocesi, affinchè la venuta del Papa venga vissuta non come mero turismo religioso ma come testimonianza di fede e pellegrinaggio personale e cittadino.


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Il PortIco

IL PORTICO DEI GIOVANI

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Aspettando Rio2013. Ripercorriamo, con brevi schede, il cammino delle Giornate mondiali della Gioventù.

Il giro del mondo con la grande croce di legno Così la Chiesa abbraccia i giovani del pianeta Da Buenos Aires partì l’accorato appello del Beato Giovanni Paolo II a farsi “artefici della pace”, da Santiago il richiamo: “La Chiesa non è un’agenzia di volontariato”

lizzare la fraternità evangelica, potrete essere i veri e felici costruttori della civiltà dell’amore”. I giovani vegliarono tutta la notte ed attesero il loro Papa. Il tiepido sole dell’autunno australe rivelò al mondo una marea di ragazzi e ragazze che si raccolsero in preghiera durante la Messa delle Palme. E nacque la consuetudine del passaggio della Croce ai fratelli di un’altra parte del mondo: la Croce partì per Santiago de Compostela, in Spagna.

MASSIMO LAVENA

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OPO LA CONSEGNA ai gio-

vani del Mondo della grande Croce di legno nella Messa della Pasqua del 1984, conclusione dell’Anno Santo Straordinario della Redenzione, essa venne custodito presso il Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo, nei pressi del Vaticano. Da lì è partita per il suo periplo del mondo ed in quasi trenta anni ha toccato veramente “gli estremi confini della Terra”, portata a braccia dai Giovani che di volta in volta si sono raccolti attorno il loro pastore, o nelle diocesi nel giorno delle Palme o in uno di quei Paesi toccati dalle 11 edizioni internazionali della Giornata Mondiale della Gioventù su 27 edizioni. Ed adesso Rio.

La grande croce in legno delle Giornate mondiali della Gioventù.

vanni Paolo II fu “Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”. La scelta di celebrare la GMG in Argentina, la Domenica delle Palme, colpì l’opinione pubblica internazionale. Il Paese sudamericano, uscito dalla feroce dittatura militare nel 1983, dalla disastrosa guerra delle Falkland/Malvinas contro la Gran Bretagna, con il carico della riappacificazione interna, con la memoria dei trentamila desaparecidos, accolse diverse centinaia di migliaia di giovani da tutti i continenti. L’emozione che si sparse nella grande Avenida 9 de Julio di Buenos Aires all’apparire del Papa per la veglia serale fu im11-12 aprile 1987: Buenos Aires mensa. I giovani si strinsero attorno al Il tema proposto dal Beato Gio- Beato Karol, che sulle note del-

l’inno ufficiale “Un Nuevo sol” offrì un ricetta di speranza per chi ancora piangeva per la sofferenza patita : “Cari giovani, desidero oggi che vi impegniate nuovamente ad essere “operatori di pace”, sui cammini della giustizia, della libertà e dell’amore. Ci avviciniamo al terzo millennio: voi sarete i principali artefici della società, ed i primi ed immediati responsabili della pace. Ma la concordia sociale non si improvvisa né si può imporre dall’esterno: essa nasce dal cuore giusto, libero, fraterno, pacificato dall’amore. Siate quindi, fin da ora, insieme a tutti gli uomini, artefici della pace; unite i vostri cuori ed i vostri sforzi per edificare la pace. Soltanto così, vivendo l’esperienza dell’amore a Dio e sforzandovi di rea-

15-20 agosto 1989: Santiago de Compostela Il tema proposto dal Beato Giovanni Paolo II fu “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Torna in Europa la Croce dei Giovani. Dal Rio de la Plata della città gemellata Buenos Aires, a Santiago de Compostela, nella regione Galizia, nell’estremo occidente della Spagna di fronte all’Atlantico, ricevette il Legno della Redenzione che per diversi mesi girò per la penisola Iberica. Nella città dove riposano le spoglie dell’apostolo Giacomo, Giovanni Paolo II si incarnò nel pellegrino penitente che attraversa le vie dell’antica Europa per andare a espiare i peccati sul lungo “Camino de Santiago”, su quelle stesse strade che nei secoli furono per-

“Una sfida culturale, un segno dei tempi” Incontro di fine anno scolastico per i docenti di religione FRANCO CAMBA I È TENUTO GIOVEDÌ scorso a Cagliari, nell’Aula magna del Seminario arcivescovile, l’incontro di fine anno scolastico dei docenti di religione cattolica della diocesi, promosso dall’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC), diretto da don Roberto Piredda. Nel portare il suo saluto monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, richiamando gli Orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per il decennio 2010-2020, ha invitato i docenti presenti all’incontro a riflettere sull’importanza data dai Vescovi italiani al tema dell’educazione. In essa, infatti, “i Vescovi riconoscono una sfida culturale e un segno dei tempi, ma prima ancora una dimensione costitutiva

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e permanente della missione di rendere Dio presente in questo mondo e di far sì che ogni uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasformante del suo amore e della sua verità, in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è bello, buono e vero”. In modo particolare monsignor Miglio si è poi soffermato sulle “alleanze educative”, tema che coinvolge diversi soggetti come la scuola, la famiglia e la parrocchia. Successivamente i docenti hanno avuto l’opportunità di approfondire alcune tematiche di stretta attualità scolastica, partecipando alla conferenza “IRC, attività alternative e procedure d’iscrizione”, tenuta dal professor Sergio Cicatelli, Dirigente Scolastico attualmente distaccato presso il MIUR e consulente del Servizio Nazionale per l’IRC della CEI, autore del Prontuario giuridico IRC, una rac-

L’intervento di mons. Miglio all’incontro di fine anno con i docenti di religione.

colta commentata delle norme che regolano l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, edito nella settima edizione dalla Queriniana. Nella sua relazione il professor Cicatelli ha precisato alcune questioni che “non si riesce a risolvere una volta per tutte, spesso a causa di atteggiamenti ostruzionistici”. Tra le tematiche approfondite vi è stata quella relativa alle modalità e ai tempi della

scelta dell’IRC, la sua collocazione oraria e la formazione delle classi. Particolare attenzione è stata riservata anche alle questioni legate alla programmazione, alla realizzazione e alla valutazione delle attività alternative. Dopo aver richiamato i princìpi posti alla base dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense, sottoscritto nel 1984, il relatore ha messo in evidenza come “per la scelta sull’Insegnamento della religione cattolica la sca-

corse dai pellegrino di tutti i paesi cristiani. Fu così che il primo atto della IV giornata mondiale della Gioventù fu la vestizione con i simboli del pellegrino del Papa: la cappa marrone di lana grezza, il bastone ricurvo e nodoso per aiutare nel lungo cammino, la conchiglia di San Giacomo, che fungeva sia da piatto che da bicchiere. Erano simboli di povertà, impegno, penitenza, offerta di sé a Dio. Gli oltre 600.000 giovani che raggiunsero la città di San Giacomo seppero rispondere al papa che li interrogava: “Perché siete qui voi, giovani degli anni novanta e del XX secolo? Non sentite anche dentro di voi “lo spirito di questo mondo”? Non siete venuti forse - torno a ripetervelo - per convincervi definitivamente che “essere grandi” significa “servire”? Questo “servizio” non è certamente un mero sentimento umanitario. Né la comunità dei discepoli di Cristo è una agenzia di volontariato e di aiuto sociale. Un servizio di questa natura resterebbe limitato all’orizzonte dello “spirito di questo mondo”. No! Si tratta di molto di più. La radicalità, la qualità e il destino del “servizio” al quale tutti siamo chiamati si inquadra nel mistero della Redenzione dell’uomo”. E la Croce ripartì: destinazione Czestochowa 1991. Nella prossima puntata andremo a Czestochowa, Denver e Manila.

denza dell’iscrizione deve essere rigorosamente rispettata” e che “sono pertanto da ritenere illegittime e nulle le modifiche operate dopo l’iscrizione”. Infatti, “la scelta sull’Insegnamento della religione cattolica è una scelta di principio che non può essere condizionata o determinata da motivazioni contingenti o di comodo. Se avvalersene o non, va dichiarato all’atto dell’iscrizione e tale scelta vale per l’intero ciclo. Eventuali modifiche potranno intervenire solo entro la scadenza del termine per l’iscrizione all’anno scolastico successivo”. Questo anche in considerazione del fatto che l’insegnamento della religione cattolica si inserisce come disciplina “nel quadro delle finalità della scuola” e trova fondamento in un duplice ordine di motivazioni culturali e storiche: la Repubblica italiana riconosce “il valore della cultura religiosa” e tiene conto del fatto che “i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”. L’incontro si è concluso nella Cappella del Seminario arcivescovile con la Celebrazione eucaristica, presieduta da don Roberto Piredda.


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Guerra contro i preti. Il parroco di Sanluri sulla vicenda oggetto di articoli di stampa.

Non azienda, ma comunità di fede Le azioni sindacali sono fuori luogo

ti? E anche se non ci fossero leggi in proposito, almeno un po’ di correttezza e signorilità, non guasterebbero. Ma, si sa, che come direbbe Totò: “Signori si nasce!”. Il secondo fatto riportato nel giornale, riguarda don Marco Statzu, parroco a Gonnosfanadiga che si è rifiutato di accompagnare in processione un defunto in cimitero. Detto così, sembrerebbe colpevole d. Marco. Invece il parroco non ha fatto altro che ubbidire alle disposizioni delVescovo di Ales che, da circa un anno, ha disposto che in tutta la sua diocesi, il rito funebre si concluda in chiesa, senza che il parroco debba accompagnare il defunto in processione in cimitero. Ora, le leggi della Chiesa, in un caso e nell’altro, piacciano o non piacciano, si sia d’accordo o non d’accordo, vanno os-

servate e i parroci con i loro collaboratori, hanno il sacrosanto diritto e dovere di farle rispettare, a prescindere dagli applausi o dai fischi della gente. Francamente, poi, ricorrere alla stampa per simili questioni, non è certamente segno di uno spirito ecclesiale. La Chiesa non è un’azienda, ma una comunità di fede, quindi le azioni di stampo sindacale, sono totalmente fuori luogo. E ci lasciano totalmente indifferenti! Per essere buoni (non scemi), si lascia perdere il ricorso ad azioni legali (penali e civili), anche se non sono mancati famosi avvocati amici che tanto hanno insistito per tutelarci in sede legale (e lo avrebbero fatto totalmente gratis e, conoscendoli, avrebbero anche vinto, come di solito avviene). Un conto è la cronaca esatta dei fatti, anche se quelli in questione non sono di grande rilievo e, talora, neppure ben scritti, altro è la falsità e la calunnia. I preti, pur mettendo in conto nell’esercizio del loro ministero, l’incomprensione e persino la persecuzione, sono stanchi di dover combattere con minoranze che farebbero bene, se non si sentono in sintonia con le norme della Chiesa e con il Vangelo, a cambiare religione, o ad iscriversi….magari in palestra oppure ad un corso di cucito dove si possono esprimere tutte le opinioni che si vogliono. Amen!!!

e solo perché si è frequentata la terza. Ora, di fronte a questa situazione, mi pare doveroso ricordare (o dire a chi non lo sapesse), che esiste il reato di diffamazione: “chiunque (….) comunicando con più persone offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione sino a un anno….”.“Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione sino a due anni” (art. 595 cp), e il reato di diffamazione a mezzo stampa, che prevede la pena della reclusione sino ad un massimo di tre anni e può coinvolgere, oltre l’autore della pubblicazione, anche il direttore e il vicedirettore responsabili. A queste pene, devono aggiungersi le conseguenze di carattere economico risarcitorio per i danni prodotti alla persona offesa dal reato, che spesso non sono meno indolore delle pene restrittive. Stesse conseguenze per chi offende il decoro e la reputazione altrui per mezzo dei social netwok: la diffamazione “online” configura una ipotesi aggravata del reato. Da segnalare che la Suprema Corte di Cassazione ri-

tiene diffamanti anche le espressioni “meramente insinuanti per il modo con cui sono poste all’attenzione del lettore, facendo sorgere in quest’ultimo un atteggiarsi della mente favorevole a ritenere l’effettiva rispondenza a verità dei fatti narrati”. Tutto questo per far capire che, quando con troppa faciloneria e condotti da impeti pseudogiustiziallisti nei confronti del malcapitato di turno, ci si affretta a dare la notizia sul giornale o a pubblicare la stessa in rete, le conseguenze potrebbero essere decisamente spiacevoli. Come dicevo, nella mia personale posizione di credente praticante, ma anche di avvocato di fiducia di don Tore, domenica 16 giugno, appena letto il giornale e i primi commenti, ho istintivamente predisposto una bozza di querela e chiamato Don Tore che (posso dirlo e lo faccio onoratissima) è anche mio direttore spirituale. Con la serenità e l’equilibrio che gli appartengono, mi ha ricordato il passo del Vangelo di Mt 5, 38-42. Insomma, un chiaro e toccante invito a rispondere colVangelo e non col codice penale all’ingiustizia subita. Mi sono adeguata senza nulla più obiettare, ma mi si consenta almeno di ricordare a quali conseguenze si può andare incontro quando si tengono certi comportamenti. Un’ultimissima considerazione: nessuno pensi che le cose pubblicate su facebook e frettolosamente cancellate al momento opportuno non siano più tracciabili…a buon intenditore, poche parole!

DON TORE RUGGIU OMENICA 16 GIUGNO il quotidiano locale, nella pagina dedicata al Mediocampidano, 2 articoli destano curiosità e perplessità. Il primo contro i preti di Sanluri che non avrebbero ammesso alla Prima Comunione un bambino in quanto autistico. La notizia è falsa! Nel senso che è vero che il bambino non è stato ammesso al Sacramento, ma non in quanto affetto da autismo. Le ragioni sono ben altre: non è stato neppure iscritto al corrente anno catechistico, non ha mai frequentato le lezioni, nonostante i reiterati solleciti della catechista Gesuina e del Viceparroco Don Marco. Va detto che, a Sanluri, l’attività catechistica per i fanciulli delle elementari e delle medie è coordinata dal viceparroco, coadiuvato dal una responsabile per le elementari (l’insegnante in pensione Sig.ra Adele) ed una per le medie (l’insegnante di religione in pensione Sig.ra Sandra). Il parroco cura la formazione dei catechisti ed è sistematicamente informato delle iniziative e decisioni. Nel caso specifico, la decisione, seppure sofferta, è stata collegiale, esclusivamente per le ragioni su esposte. Se i genitori si fossero presentati, nel

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L’istituzione dell’Eucarestia nel film “The passion” di Mel Gibson.

corso dell’anno (non all’ultimo momento!), avremmo trovato una soluzione, anche con un percorso personalizzato, come è capitato in altri casi analoghi. Nella parrocchia non si manda via mai nessuno, men che meno si discriminano coloro che hanno problemi di vario genere. È ovvio ed è perfino ridicolo doverlo ribadire che la famiglia ha la totale libertà di iscrivere o meno i figli ai corsi catechistici, come richiedere o no i Sacramenti. Non ci poteva sfuggire, nell’articolo, una “perla”, tipica della disinformazione e, cioè, la foto di don Riccardo Pinna, viceparroco a Sanluri nel solo anno 2007. Ci si domanda: chi autorizza il giornale a pubblicare le foto senza il consenso degli interessa-

La difesa della verità nel putiferio delle idee Lettera di un avvocato sulle conseguenze dell’accaduto MARIA GABRIELLA SEU

gregio Signor Direttore, in qualità di credente e praticante, prima ancora che di Avvocato, ritengo doveroso fare alcune precisazioni in relazione ai recenti fatti di cronaca, comparsi su qualche quotidiano locale e che hanno prodotto lo scatenarsi di un vero e proprio putiferio di commenti in rete e nei social network. La notizia (ammesso che di “notizia” si possa parlare), comparsa sul giornale è stata ben incorniciata da una combinazione di titolo (con caratteri ben evidenti), sovratitolo e sottotitolo che, ad un primo colpo d’occhio, non lasciavano dubbi sul contenuto del sottostante articolo. Per quanto poi, leggendo attentamente il resto, si comprendeva bene come realmente si erano svolti i fatti, non posso fare a meno di notare come sia stato riservato maggiore spazio alle lamentele di una parte piuttosto che alle dichiarazioni dell’altra. Il risultato era, comunque, questo: per il lettore non particolarmente attento e non addentro al normale svolgimento delle attività pastorali di una

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parrocchia, Mons. Tore Ruggiu avrebbe negato la Prima Comunione ad un bambino affetto da autismo. Solo in fondo, in poche righe, le dichiarazioni del Sacerdote che ha spiegato che il bambino in questione non è stato iscritto al catechismo. Quasi inutili quelle dichiarazioni per il lettore che, ormai condizionato dai caratteri cubitali del titolo, aveva già la sua impostazione mentale. E giù con i commenti sul web e su facebook! Alcuni equilibrati e rispettosi, altri in difesa del sacerdote, altri ancora sanguinari. A tutto questo, si aggiungano i commenti di quanti hanno dato del bugiardo a Don Tore, adducendo come prova incontrovertibile che lo tesso bambino, lo scorso anno, ha addirittura ricevuto la Prima Confessione, cosa che smentiva la scarna dichiarazione del parroco. Perfetto! Ma forse a molti è sfuggito che si è trattato dell’anno scorso, quando è stato iscritto, ha frequentato ed è stato trattato come tutti gli altri bambini, non del corrente anno al quale non è stato proprio iscritto! Sarebbe come pretendere la promozione della quarta alla quinta elementare, senza essere iscritti per l’anno scolastico

IL PORTICO

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editoria PROBLEMA PER GLI EMIGRATI

Anche Videolina abbandona il satellite Il 14 giugno sarà ricordato a lungo nella storia delle comunicazioni in Sardegna, anche se sono certamente in pochissimi coloro che si sono appuntati la data sul calendario. E’ il giorno in cui anche l’emittente televisiva del gruppo L’Unione Sarda ha interrotto le trasmissioni sul circuito satellitare. Poca cosa, dirà qualcuno: cessato l’analogico (ormai roba da archeologi), c’è sempre il web, e oggi tanti televisori si collegano direttamente a internet. Tutto vero, ma ha il sapore deciso, e un po’ patetico, della giustificazione. E sarebbe davvero ben poca cosa, se non fosse che già da diversi mesi anche Sardegna1 ha interrotto le trasmissioni sul satellitare, ripiegando - esattamente come la tv cugina di piazza L’Unione Sarda solo sul digitale terrestre. Il risultato è che agli emigrati - per seguire le tanto care trasmissioni di “casa nostra” - non resta che internet: anche in questo caso, sarebbe un’inezia, se non fosse che l’età media dei sardi nel mondo si è innalzata da tempo, e non sono certamente tantissimi gli over 60 avvezzi al web. La vicenda - manco a dirlo - si è consumata nel silenzio generale, per l’antico vizio, tutto sardo, che i giornali non parlano mai delle cose di casa loro. Dal punto di vista aziendale, è un’altra spia della crisi economica del sistema informativo sardo: tradotto in soldoni, infatti, la presenza sul satellite costa almeno 400mila euro all’anno. Qualcuno ha evidentemente deciso di risparmiarli. Da ormai troppo tempo, i colleghi di Sardegna1 vanno avanti con un contratto di solidarietà che li obbliga a orari ridotti (ma se un evento si svolge a una certa ora, come fai a non lavorare?) e a stipendi fortemente ridimensionati. Eppure da via Venturi mai un lamento e un prodotto giornalistico che ricomincia ad espandersi (buono l’esordio di “Nuova era”, la trasmissione di Mario Cabasino). E la Regione, su questi come su altri temi, continua a tacere: da tempo i vertici della categoria invocano - l’hanno fatto anche da queste colonne - un intervento pubblico a sostegno dell’editoria, ma dal Consiglio regionale continuano ad arrivare solo notizie di alambicchi ed equilibrismi. Non sono tempi facili neppure per i quotidiani: nell’incontro con il comitato di redazione in cui ha annunciato la nomina di Anthony Muroni a direttore, l’editore de L’Unione sarda - secondo quanto riportato da Sardinews - avrebbe parlato di una “situazione economica pesante”, anche se avrebbe poi fatto cenno ad investimenti futuri. L’iniziale recupero di copie nei primi giorni a guida del giornalista di Tresnuraghes mostra - in modo inequivocabile - che, per risollevarsi, servono idee, non soltanto facce nuove. Sergio Nuvoli


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IL PORTICO DE

Il PortIco

XIII DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)

dal Vangelo secondo Luca

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entre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Lc 9, 51-62 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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l brano di oggi segna un punto di svolta fondamentale all’interno del vangelo di Luca in quanto da questo punto in poi l’evangelista ci racconta gli effetti della decisione di Gesù di cui ci viene detto all’inizio: “Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (9,51). Dal capitolo 9 inizia il viaggio a Gerusalemme che si concluderà, al cap. 19, con l’ingresso di Gesù nella citta santa cavalcando un puledro (19,35ss). Un viaggio che non è solo uno spostamento fisico da un luogo all’altro, ma è anche un cammino educativo e spirituale per i suoi discepoli che verranno sempre più associati alla missione del maestro e che dovranno confrontarsi anche con sé stessi. Il viaggio inizia e finisce allo stesso modo: Gesù manda dei messaggeri davanti a se per preparargli l’ingresso nel villaggio: qui si tratta di un villaggio di Samaritani, a Gerusalemme manderà invece due discepoli a prendere il puledro sul quale entrerà in

In cammino verso G

città. A differenza dell’ingresso di Gerusalemme l’accoglienza in questo caso non è festante, Gesù viene anzi rifiutato proprio per via della sua destinazione. Tra i samaritani e i giudei (abitanti della zona attorno a Gerusalemme) da secoli non correva buon sangue per ragioni storiche e il fatto che Gesù fosse diretto proprio a Gerusalemme risultava, per loro, offensivo. La reazione al rifiuto sottolinea la differenza tra Gesù e i suoi due discepoli Giacomo e Giovanni che, dimenticando la misericordiosa pazienza di Dio, propongono di invocare la punizione divina. L’evangelista non riporta le parole di rimprovero che Gesù rivolge ai due discepoli, ma senza ombra di dubbio furono parole capaci di far cambiare loro idea. La fama di Gesù si era già affermata e non stupisce quindi che alcune persone si avvicinassero a Gesù per chiedere di essere suoi discepoli: Gesù era considerato un maestro e al tempo erano i discepoli a scegliersi un maestro e, seguendolo dovunque andasse, ascoltavano i suoi insegna-

menti. Non aveva funzionato proprio così nel caso degli apostoli che erano stati scelti da Gesù nella sua massima libertà, e questo viene sottolineato da lui stesso quando, rivolgendosi a loro nel contesto dell’ultima cena, dice: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). La scelta di Gesù non è data da un capriccio, ma dal fatto che lui ci conosce meglio di quanto conosciamo noi stessi e ci ama da molto prima. La seconda metà del brano ci presenta tre incontri con altrettante persone: il primo e il terzo incontro avvengono per iniziativa del candidato-discepolo, il secondo per iniziativa di Gesù (e si può quindi parlare di vocazione, di una sua chiamata). Le tre risposte di Gesù esprimono la necessità per il discepolo di corrispondere con tutto sé stesso al proprio ministero. La prima risposta ci mette davanti alla scelta tra comodità, tranquillità di vita e le esigenze del servizio: il discepolo, così come il maestro, deve accettare il fatto che il mini-

stero può richiedere, e di fatto richiederà, di rinunciare a molte cose terrene, non perché necessariamente sbagliate ma semplicemente perché distrarrebbero dal ministero o ne limiterebbero gli effetti. La seconda risposta di Gesù è la più difficile da accettare se non ben compresa: Gesù non dice di ignorare i propri cari, né tantomeno i cari defunti (basti ricordare l’umanità e la pietà che mostra quando va al sepolcro dell’amico defunto Lazzaro), ma ciò che gli preme sottolineare è che Dio e la sua volontà devono essere sempre al primo posto, l’amore per chi ci sta attorno deve essere una espressione dell’amore verso Dio, non può esserci “concorrenza” tra l’amore per Dio e quello per i fratelli. La terza risposta di Gesù indica invece che la decisione deve essere definitiva, non si può partire tentennanti o con il piede in due staffe: chi vuole diventare discepolo deve essere consapevole che da quel momento in poi deve organizzare tutta la sua vita in base a questa decisione, senza lasciare niente in zone d’ombra.

QUANTO MALE FANNO LE CHIACCHIERE ALLA CHIESA All’ultima Udienza Generale il Papa Francesco ha approfondito il significato della Chiesa intesa come “Corpo di Cristo”. Nella Lumen gentium leggiamo che Gesù «comunicando il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, chiamati da tutti i popoli» (n.7). Il Santo Padre, collegandosi al testo conciliare, fa innanzitutto notare il valore del legame tra la Chiesa e Cristo: «la Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia. E questo corpo ha un capo, Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge. Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù». Come nel corpo è importante che passi la linfa vitale analogamente nel Corpo di Cristo si deve lasciare che Dio agisca in noi: «dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che

la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre!». Un secondo aspetto posto in luce nella catechesi di Francesco riprende un passaggio della prima lettera ai Corinzi: «noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). Nella Chiesa quindi «c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo. Però c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazione gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo». Il riferimento al Papa e ai vescovi garantisce l’unità della comunità ecclesiale che è sempre chiamata a vivere con maggiore profondità la comunione al suo interno: «essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire

rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno». Per costruire l’unità si devono superare gli egoismi e gli interessi di parte: «l’unità è superiore ai conflitti. L’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, delle chiacchiere. Quanto male fanno le chiacchiere, quanto male! Mai chiacchierare degli altri, mai! Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani, l’essere di parte, gli interessi meschini!». L’unità è poi una tensione che si apre anche ai fratelli delle altre confessioni cristiane: «dobbiamo pregare fra noi cattolici e anche con gli altri cristiani, pregare perché il Signore ci doni l'unità, l'unità fra noi». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

domenIca 30 gIugno 2013

Gerusalemme...

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L’associazione Famiglie numerose e il nuovo Isee.

Si stava meglio quando si stava peggio EUGENIO LAO

a riforma dell'ISEE era prevista nel primo Decreto Monti, il famoso Salva Italia, che doveva mettere in sicurezza i conti pubblici dopo la tempesta finanziaria dell'estate 2011. Esso comprendeva una delega al governo, da esercitarsi entro il maggio 2012, per rivedere l'ISEE in senso maggiormente equo, soprattutto per evitare che di esso approfittassero i soliti furbetti, facendo leva su alcune falle dello strumento. Ora, trascorso oltre un anno dal termine previsto, è arrivato il nuovo ISEE. L'Associazione Nazionale Famiglie Numerose non ha mancato di far sentire la sua voce, attraverso Alessandro Soprana, Direttore dell'Osservatorio Politico dell'associazione. “Lo stanno spacciando come uno strumento che premia le famiglie numerose: peccato che il beneficio massimo sul conteggio dei figli si ha se i pargoli sono solo 3... invece il nuovo Isee non tiene conto delle spese effettivamente sostenute dai genitori per i propri figli” si legge nel documento elaborato dall'osservatorio. L’osservatorio politico delle Famiglie numerose riconosce gli elementi positivi nella riforma, primo tra tutti il contrasto all’elusione fiscale: non converrà più a una coppia convivente dichiarare residenze diverse per ottenere agevolazioni nei servizi erogati dai Comuni. Né assisteremo più a chi, per non denunciare la disponibilità di risparmi, chiude il suo conto in banca prima della fine dell’anno (fino ad oggi le disponibilità bancarie dovevano essere aggiornate al 31 dicembre) per poi riaprirlo pochi giorni dopo, ad inizio anno nuovo. Sono altri però gli elementi insoddisfacenti contenuti nel Dpcm. Ecco quali: Figli con handicap. E se fossero più di uno? – L’articolo 4 contempla la sottrazione fino a cinquemila euro nel calcolo del patrimonio in presenza di disabili. «Bene. Ma se i figli disabili fossero più di uno?» si chiede Soprana. In affitto - Fino ad un massimo di settemila euro potranno essere sottratti dal patrimonio disponibile se la famiglia vive in affitto. «Bene. Ma le famiglie numerose hanno bisogno di case adeguate che, data la superficie, costano di più». Casa di proprietà - Il single che ha una casa di proprietà può usufruire nell'ISEE di una franchigia di 5mila euro. Una cifra che cresce di 500 euro per ogni componente il nucleo

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RISCRITTURE

UNA FEDE ADULTA Non si può vivere in una fanciullezza spirituale, in una fanciullezza di fede: purtroppo, in questo nostro mondo, vediamo questa fanciullezza. Molti, oltre la prima catechesi, non sono più andati avanti; forse è rimasto questo nucleo, forse si è anche distrutto. E del resto, essi sono sulle onde del mondo e nient’altro; non possono, come adulti, con competenza e con convinzione profonda, esporre e rendere presente la filosofia della fede - per così dire - la grande saggezza, la razionalità della fede, che apre gli occhi anche degli altri, che apre gli occhi proprio su quanto è buono e vero nel mondo. Manca questo essere adulti nella fede e rimane la fanciullezza nella fede. Certo, in questi ultimi decenni, abbiamo vissuto anche un altro uso della parola «fede adulta». Si parla di «fede adulta», cioè emancipata dal Magistero della Chiesa. Fino a quando sono sotto la madre, sono fanciullo, devo emanciparmi; emancipato dal Magistero, sono finalmente adulto. Ma il risultato non è una fede adulta, il ri-

sultato è la dipendenza dalle onde del mondo, dalle opinioni del mondo, dalla dittatura dei mezzi di comunicazione, dall’opinione che tutti pensano e vogliono. Non è vera emancipazione, l’emancipazione dalla comunione del Corpo di Cristo! Al contrario, è cadere sotto la dittatura delle onde, del vento del mondo. La vera emancipazione è proprio liberarsi da questa dittatura, nella libertà dei figli di Dio che credono insieme nel Corpo di Cristo, con il Cristo Risorto, e vedono così la realtà, e sono capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo. Mi sembra che dobbiamo pregare molto il Signore, perché ci aiuti ad essere emancipati in questo senso, liberi in questo senso, con una fede realmente adulta, che vede, fa vedere e può aiutare anche gli altri ad arrivare alla vera perfezione, alla vera età adulta, in comunione con Cristo. Benedetto XVI ai parroci di Roma, 23 febbraio 2012

famigliare successivo al primo, fino ad un massimo di 7000 euro, ovvero fino a cinque componenti (moglie, marito, tre figli). E le famiglie composte da più di cinque componenti? La scala di equivalenza – Il punto più criticato da ANFN è la scala di equivalenza. Il nuovo Isee lascia sostanzialmente invariato il valore dei figli della vecchia scala. Il primo figlio – o nonno in casa - varrà 0,47, il secondo 0,42, il terzo 0,39, dal quarto in poi 0,35. Se i figli sono minorenni, parametri ritoccati: al nucleo familiare «in cui entrambi i genitori o l’unico presente abbiano svolto attività di lavoro e di impresa per almeno sei mesi nell’anno di riferimento dei redditi dichiarati» il parametro della scala di equivalenza riconoscerà un coefficiente aggiuntivo di 0,2 complessivo (un vantaggio che già esisteva nel vecchio Isee). Inoltre se i figli minorenni sono almeno tre, il parametro salirà di un ulteriore 0,2 sul totale, se i figli minorenni saranno quattro la maggiorazione sarà di 0,35 sempre sul totale, se i figli minorenni saranno almeno cinque la maggiorazione sarà di 0,5. Ritocchi giudicati insufficienti. Commenta Alessandro Soprana: «Abbiamo provato a fare delle simulazioni, arrivando alla conclusione che economie di scala in presenza di più componenti non permettano risparmi molto superiori al 20% per ogni componente aggiuntivo». Esistono, insomma, nella gestione dell’economia di una famiglia, spese indivisibili, prime tra tutti le spese mediche e d’istruzione dei figli. Secondo Anfn, per «mantenere inalterato il livello di vita di ogni componente, la scala di equivalenza dovrebbe valutare meglio i figli, riconoscendo loro un parametro pari almeno a 0,785». Sotto quella soglia le opportunità per ogni figlio si riducono, come per esempio la possibilità di iscrivere i figli all'università. Per alcuni la scala di equivalenza simulata da Anfn – che si avvicina al quoziente familiare alla francese, al quoziente Parma, annullato dall’attuale giunta Pizzarotti e al Fattore Famiglia del Forum dilaterebbe la platea degli aventi diritto e potrebbe essere insostenibile economicamente. «Vero. Ma sarebbe sufficiente abbassare l’Isee per accedere alle prestazioni e si avrebbe il riequilibrio economico». «Se questa è la riforma tanto attesa possiamo dire che stavamo meglio quando stavamo peggio» conclude sconsolatamente Soprana.


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Il PortIco

IL PORTICO DEI LETTORI

domenIca 30 gIugno 2013

LETTERE A IL PORTICO Gentile Direttore, Se esiste un criterio di “associazione di contenuti”, l’ho usato per mettere insieme un passo del vangelo di Matteo (6, 34) e un recente articolo letto su un quotidiano nazionale. Matteo dice: “Non affannatevi per il domani perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”. Nell’articolo era scritto: “Non programmiamo il futuro, perché non sappiamo se ci sarà il domani. Bisogna vivere oggi.” e mi sono chiesta se queste parole vanno bene per tutti, giovani e meno giovani, per chi sta bene e per chi sta male. Mi è venuto in mente il “principio del terzo escluso” derivato dalla logica aristotelica, per cui una proposizione deve essere vera o falsa senza che ci sia una terza possibilità. Sarà! È vero che quando gli anni non sono più verdi, l’oggi e il domani assumono una valenza diversa rispetto a quando le aspettative di

Scrivi al Papa L’Arcivescovo invita tutti (grandi e piccini) a scrivere al Santo Padre attraverso Il Portico, e - in particolare - a rivolgergli una domanda in occasione della Visita a Cagliari. Tutto il materiale da noi raccolto sarà poi consegnato a Papa Francesco. Potete scrivere agli indirizzi riportati in questa pagina.

vita sembrano quasi illimitate. Allora può avere un senso vivere oggi, non pensare più a domani, perché domani chissà...anzi si entra nell’ottica del famoso poeta latino Orazio e del suo “carpe diem” (Odi I, 11,8) o del “Pensa che ogni giorno sia per te l’ultimo, giungerà (più) gradita l’ora non sperata” (Ep. I, 4, 13-14). Tutto bene se si sta bene. E per chi sta male? Che dire a un malato, o a chi non ha lavoro, a chi vede la sua dignità calpestata, a chi è umiliato per i suoi diritti negati, a chi ha subito violenza e non ha più la forza e il coraggio per guardare avanti, o a chi non ha prospettive per il futuro? Può essere giusto dirgli “Vivi og-

gi”, ma “Abbi fede, domani sarà migliore” può essere una medicina in grado, se non di guarirlo miracolosamente, almeno di aiutarlo a sperare. Per i giovani il discorso può essere diverso perché può seguire due vie: una è quella della canzone di Baglioni “La vita è adesso”, e si può capire perché: poche prospettive in ogni campo, futuro nebbioso, certezze poche, paure tante, possono indurre a vivere solo l’oggi. L’altra è adagiarsi, lasciarsi andare, rinunciare senza neppure cercare una soluzione. Se la prima può essere ingannevole, la seconda è sbagliata perché non porta da nessuna parte, anzi è un vicolo cieco.

In un verso del Vangelo di Giovanni (13, 27) che dice “Quello che puoi fare, fallo presto” c’è la spinta a scuotersi dall’inerzia, a prendere iniziative, a non stare sfiduciati a piangersi addosso. In vena di citazioni, ricordo ancora Orazio (Odi I, 7, 32) col verso “Domani torneremo a navigare l’immenso mare” a cui potremmo aggiungere “buttiamo la rete, qualcosa pescheremo”. E sempre per quel “principio di associazione” (qualcuno mi dica se esiste, per piacere!) ipotizzato all’inizio, non ci ha insegnato nulla anche la parabola della pesca miracolosa del Vangelo di Luca (5, 1-9)? È ovvio però che la rete bisogna

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

Buon compleanno, signora Maria Bonaria La signora Argiolas festeggiata da tutti a Monserrato MARIA GRAZIA CATTE ATA IL 17 GIUGNO 1909, la signora Maria Bonaria Argiolas con i suoi 104 anni è la donna più anziana di Monserrato. Sposata col signor Raffaele Atzeni è rimasta vedova a 39 anni con otto figli di cui quattro defunti. Amorevolmente accudita dalla figlia Eugenia con cui vive, è una donna di grande fede e preghiera che non ha mai trascurato la Santa Messa e la Vita Sacramentale. È stata presente in parrocchia fino ai 100 anni, occupando sempre i primi banchi davanti al simulacro di Maria Ausiliatrice. Riceve a casa l’Eucaristia tutti i primi venerdì del mese. In occasione del suo 104esimo complean-

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no ha ricevuto la Comunione e l’Unzione degli infermi da don Sergio che l’ha festeggiata insieme ad un gruppo di chierichetti. Lucidissima ha risposto a tutte le preghiere e invocazioni e ha ringraziato e benedetto don Sergio per la sua visita.

gettarla, altrimenti come o che cosa ci si aspetta di pescare? I pesci non sono manna che piove dal cielo e di questi tempi l’unica cosa che viene giù è pioggia e spesso anche sporca! E allora si deve credere nel domani sempre e comunque, perché nel domani c’è la speranza, che è pure gratis, e si può sperare “ad libitum”, a piacere! Ma per non vivere sperando e aspettando, bisogna agire: ciascuno faccia quello che sa fare o impari a farlo meglio o si inventi qualcosa di nuovo, anche se diverso da ciò per cui è portato o che vorrebbe fare. Se si ha l’età, la salute e soprattutto la voglia di pescare, bisogna buttare la rete: qualcosa deve abboccare per forza! Dio c’è sempre, sa tutto, vede e provvede e le sue vie spesso non sono quelle che percorriamo noi ogni giorno. Ma bisogna avere fede che, unita alla speranza, è sempre una base che non cede e non permette crolli. E se proprio non si può fare niente? Con molta umiltà (che non è umiliazione!)si chiede aiuto. Il buon Dio ha dato a tutti due mani: una forse serve per essere tesa a chi lo chiede. Augusta Caboni


domenIca 30 gIugno 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Quartieri. Il comitato Abtanti ha organizzato un’assemblea partecipata sui mali della Ztl

“Vogliamo un quartiere più vivibile, Villanova chiede di ripensare la città” Contestate le nuove regole sulla zona a traffico limitato e l’eccesso di rigidità imposto per gli accessi. Il portavoce Giuseppe Vacca: “Chiediamo solo una zona più accogliente” GIOVANNI LORENZO PORRÀ ON SI PEDONALIZZANO da un giorno all'altro 600 ettari, senza fare uno studio e confrontarsi con i residenti per vedere come attuare la cosa”; ha le idee chiare Giuseppe Vacca, portavoce del comitato ABtanti di Villanova. Nato il giorno dopo l'attuazione della Zona a Traffico Limitato, da tre anni il comitato porta avanti le proposte dei residenti. Non chiedono il parcheggio sotto casa, ma delle regole nuove; e hanno studiato le ZTL in altre città. Il loro principale luogo di scambio informazioni è un'attivissima pagina di facebook, e c'è chi si è iscritto al popolare social network solo per essere meglio informato sulle attività del comitato. Cosa pensa dell'incontro? E’ stata una chiacchierata: sono sta-

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Giuseppe Vacca in una foto di Dietrich Steinmetz.

te dette delle cose che l'amministrazione dovrebbe conoscere da tre anni. Se ci sono tutti questi problemi non bisognava fare subito la pedonalizzazione. Al momento è vero che le strade sono più belle, ma abbiamo perso anche tanti servizi: se n'è andato anche il medico. E un figlio non può accompagnare il genitore, perché se passi sotto quella telecamera sono 96 euro di multa: basterebbe un servizio sms per poter chiedere di

entrare nella ztl o nella zp (zona pedonale) in caso di necessità. Si è discusso molto anche del parcheggio APCOA. Il parcheggio è legato a una convenzione che fissa tante regole. Fra l'altro l'APCOA ha venduto il diritto di superficie a persone che pagano un canone che è scritto come quota condominiale. Ma questo non è un condominio perché né il comune né i proprietari dei posti auto sono

mai stati chiamati a una riunione con l'azienda né hanno mai visto un bilancio. Bisogna prendere il toro per le corna e affrontare la situazione. Su facebook siete in 400: quanto credete di rappresentare gli abitanti del quartiere? Abbastanza, ma comunque siamo nati quando abbiamo saputo della nuova ztl dai giornali. Sarebbe bellissimo poi che il comitato potesse crescere e ospitare nuove iniziative per fare veramente gruppo, e creare molta solidarietà. Dopo tutto questo è un quartiere con le case di tre piani e non di palazzoni, ci sono tante opportunità per creare coesione. Anche la via Sulis è molto cambiata, trasformandosi nella sede dello shopping di lusso; c'è chi non è contento... Certamente tra i clienti non ci sono molti abitanti del quartiere. È bello vedere la gente che ci passeggia, ma via Sulis non è solo questo: è anche la direttrice dalla quale si esce da un quartiere fatto a forma di goccia, e forse prima di pedonalizzarla era meglio studiare meglio la cosa. Cosa ne dice delle scritte sui muri contro i negozi: “il vostro lusso col nostro sangue”? Quelle sono scemenze. Noi vogliamo solo un quartiere più bello e più vivibile.

I consiglieri comunali: “Norme da rivedere” ONO PASSATI TRE ANNI dai lavori a Villanova, uno dei più importanti quartieri storici di Cagliari: voluti da tanti cittadini hanno portato molte novità, tra cui strade migliori, ma anche una zona a traffico limitato oggetto di molte critiche da parte dei residenti per i modi in cui è stata realizzata. La scorsa settimana si è svolta un'assemblea nell’ambito del del progetto “SEL ascolta”, con cui il partito del sindaco Massimo Zedda intende avviare un confronto con i quartieri. Erano presenti i consiglieri comunali Sebastiano Dessì e Francesca Ghirra (nella foto piccola) e il coordinatore provinciale Francesco Agus, e il clima si è fatto presto caldo. “L'orario della Ztl è penalizzante per donne, bambini e anziani - ha dichiarato Maria Mariotti – nessuno può riaccompagnarli a casa la sera, e neanche passare a trovare i parenti nei giorni di festa”. In molti chiedono di modificare la attuali norme, magari sul modello

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di quanto accade in Castello. “Io ho problemi a entrare in zona pedonale anche solo per scaricare delle sedie – ha fatto notare Matteo Murgia, presidente dell'associazione Don Chisciotte, che ha ospitato la riunione – purtroppo il regolamento Ztl non prevede nulla per le associazioni culturali”. C'è poi il problema parcheggi: “Ne hanno tolto così tanti che non sappiamo più dove parcheggiare – hanno dichiarato diversi residenti - e siamo costretti a spendere centinaia di euro all'anno nelle aree APCOA di viale Regina Elena”. “Quest'amministrazione non pensa ai disabili; non dico il mio nome, tanto in Comune mi conoscono bene – ha denunciato una residente – hanno multato mia figlia disabile perché ha sostato più di mezz'ora nell'area pedonale; ho fatto ricorso ma ho perso!”. Giuseppe Vacca, portavoce del comitato ABtanti ha fatto presente altre richieste come un servizio sms per poter richiedere di entrare nella Ztl, il riscatto dei parcheggi AP-

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Rosalba Montisci Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Gianni Loy, Antonella Pilia, Matteo Meloni, Roberto Piredda, Massimo Lavena, Franco Camba, Francesco Manca, Federica Bande, Tore Ruggiu, Maria Gabriella Seu, Andrea Busia, Eugenio Lao, Maria Grazia Catte, Giovanni Lorenzo Porrà, Francesco Furcas, Maria Vittoria Pinna, Bruna Desogus, Roberto Comparetti, Stefano M. Moschetti, Fadi Rahi, Nicola Bulla. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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Francesca Ghirra: “Con la metro, linee da modificare” G. L. P.

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Un momento dell’assemblea su Villanova.

COA e la loro cessione gratuita ai residenti: “Chiediamo le stesse cose da troppo tempo, non ci avete mai dato ascolto”. Un pensiero condiviso da tutti i presenti: “E’ l'ennesima riunione e non è mai cambiato nulla – hanno detto in tanti – sarà così anche stavolta”; “c'è rabbia ma soprattutto rassegnazione – ha sintetizzato Murgia – così com'è questa Ztl è un'occasione persa”. Neppure il nuovo bus piace: “passa ogni mezz'ora, così è inutile”. Criticate anche la mancanza di igiene e di cassonetti per la raccolta differenziata. Ma sono arrivati anche suggerimenti: Giampaolo Olianas ha proposto di inserire le attività artigianali del quartiere all'interno di percorsi turistici, mentre Lucio Brughitta, ha chiesto di rilanciare le attività culturali: “Si può fare a costo zero; ho organizzato una lettura di scrittori di Villanova in piazza”.

I consiglieri non si sono sottratti alle critiche e hanno risposto alle domande: “Finora non si è potuto negoziare i parcheggi con APCOA perché mancava il dirigente comunale – ha spiegato Dessì – ma ora arriveranno presto delle novità su questo e anche sul servizio sms”. “Finora non è stato possibile aumentare la frequenza del bus perché il Ctm può fare un numero limitato di km all'anno – ha spiegato Ghirra – ma con la nuova metropolitana leggera sarà possibile modificare le linee”. Si è parlato anche di nuovi orari, di una prossima disinfestazione e dell'arrivo di nuovi cassonetti. I consiglieri si sono poi indignati per la vicenda della disabile multata: “Noi non abbiamo compiti di polizia – ha dichiarato Ghirra – ma ci rendiamo conto dell'urgenza di un regolamento per la zona pedonale”.

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IL PORTICO DI CAGLIARI

Il PortIco

brevi

Società. e’ stata celebrata a cagliari - all’ex Vetreria di Pirri - la giornata mondiale del rifugiato.

OPERAZIONE AFRICA

Un cuore per l’Africa con padre Puggioni Sabato 29 giugno alle 19, nella sala convegni del T-Hotel, si terrà un incontro commemorativo dell’opera di padre Giovanni Puggioni, sj, in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica che ripercorre l’attività missionaria del sacerdote scomparso qualche anno fa in odore di santità. L’esposizione rimarrà visitabile fino al 30 giugno - dalle 9 alle 21 con orario continuato - ed è composta da foto di scene di vita vissute dai volontari di Operazione Africa durante i numerosi viaggi in Congo, come la realizzazione di alcune strutture presso l’ospedale di Mosango, tra le quali il padiglione “Sardegna”. Una forte testimonianza, da non perdere, sul rapporto che padre Puggioni ha sempre avuto con i lebbrosi e denutriti, e più in generale con tutti i più poveri e deboli della nostra società. La sua è una figura indimenticabile.

CONTINUA LA BATTAGLIA

Ancora un no al dimensionamento “L'istituto risultante dall'unione del Deledda e dell'Azuni deve mantenere la doppia denominazione nel rispetto della tradizione storica culturale dei due istituti”. Lo dice un documento della conferenza dei capigruppo della Provincia, illustrato dal presidente del consiglio provinciale Roberto Pili, e approvato con un voto contrario dall'assemblea. Nel documento si evidenzia che “la continuità didattica è garantita dalle scelte che i singoli docenti hanno fatto all'atto dei trasferimenti” e si fa riferimento alla “disponibilità di giunta e consiglio al dialogo con le componenti scolastiche al fine di mantenere l'offerta formativa nel territorio attraverso azioni percorribili in base alla normativa”.

to di n pun rdegna 978 u dal 1 ento in sa urali, lt im u c r i e iro g rif viag resp per i iosi e di le relig spiritua

DOMENICA 30 gIugno 2013

Asilo politico, manca una legge organica: servono subito norme certe e continuità Dal 2007 sono stati accolti nel Centro “Emilio Lussu” 122 richiedenti asilo. Angela Quaquero: “Un’esperienza che obbliga anche gli enti locali a cambiare modo di agire” FRANCESCO FURCAS ELEBRATA NEI GIORNI scorsi anche a Cagliari la Giornata mondiale del Rifugiato, evento istituito nel 2000 per ricordare le condizioni delle persone costrette a fuggire dai propri Paesi a causa di conflitti, persecuzioni e violazioni di diritti umani. La serata di sensibilizzazione, organizzata presso l’Ex Vetreria di Pirri e introdotta da don Ettore Cannavera, responsabile della Comunità La Collina di Serdiana, è stata l’occasione per spiegare come opera lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) Emilio Lussu e fare il punto sulla situazione dell’accoglienza nell’area del capoluogo. Parte attiva del sistema è la Provincia di Cagliari. La Presidente Angela Quaquero, intervenuta all’incontro, ha fatto un bilancio di quella che definisce “un’avventura che cambia”: “Quando un ente locale decide di impegnarsi nell’accoglienza dei richiedenti asilo, si pone in una situazione che cambia l’ente locale stesso, rendendo necessario cambiare il modo di pensare e agire, e questo è molto salutare per tutti. L’esperienza consolidata con lo SPRAR, che portiamo avanti dal 2007, ha sedimentato conoscenze e capacità che ci hanno consentito, da metà 2011 fino allo scorso febbraio, di proporre un modello di accoglienza come quello

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Don Ettore Cannavera, Angela Quaquero e Stella Deiana.

dello SPRAR anche agli ospiti dei centri di accoglienza della cosiddetta “emergenza Nord Africa”. L’esperienza è stata molto positiva, abbiamo accolto centinaia di persone e tanti bambini sono nati durante la permanenza con noi. Dal 2007 nel centro Emilio Lussu, che si compone di diverse unità abitative e che è un centro di seconda accoglienza, vale a dire ha come finalità il conseguimento dell’autonomia e il pieno inserimento sociale, abbiamo accolto 122 richiedenti asilo”. Annoso problema è la normativa sull’asilo politico: “Quella dell’Italia, che pure è un Paese civile, è estremamente in ritardo – ha aggiunto la Quaquero –, manca una legge organica, ci sono tante belle esperienze, ma hanno bisogno di gambe per camminare, di continuità e leggi certe, e auspichiamo che ciò avvenga presto”. Il pensiero conclusivo è andato a una donna delle Istituzioni: “Laura Boldrini, che è stata molto vicina a noi in questi anni, partecipando diverse volte alla Giornata del Rifugiato, è oggi Presidente della Camera dei Deputati, e sono certa che sarà paladina in questo senso nel mi-

pellegrinaggi paolini

lourdes 12 - 16 luglio 16 - 19 luglio 19 - 23 luglio Voli diretti da Cagliari

• UNICO RAPPRESENTANTE DEI PAOLINI IN SARDEGNA •

san giovanni rotondo

24 - 27 luglio Voli di linea su Roma

assisi - loreto - cascia

8 - 12 luglio

Medjugorie

31agosto - 4 settembre Volo diretto da Cagliari

Per informazioni e prenotazioni: CAGLIARI - V.LE S. AVENDRACE 181 TEL. 070.288978 - 070.280279 FAX 070.281784 E-mail: sardivet@tiscali.it Sito internet : www.sardivetviaggi.it

glioramento delle nostre leggi”. Tra gli interventi quello di Stella Deiana, responsabile del Progetto Emilio Lussu: “L’abbiamo intitolato così in onore del suo percorso di esule durante la guerra e fa parte del sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati. Le nostre attività vanno dall’orientamento legale ai servizi socio-sanitari del territorio, all’alfabetizzazione linguistica, alla mediazione linguistico-culturale, al sostegno psicologico, a cura degli esperti della Provincia. Tutti gli altri servizi sono offerti da operatori qualificati della Comunità La Collina. I ragazzi sono accolti in civili abita-

zioni sparse sul territorio perché vogliamo dare loro l’ida di una normalità che non hanno avuto”. Ettore Angioni, Procuratore Generale della Repubblica, ha infine ricordato come l’Alto Commissariato per i Rifugiati da oltre 60 anni aiuta milioni di rifugiati a ricostruirsi una vita, assistendoli nel far rientro nel proprio Paese o facendoli inserire nello Stato in cui si trovavano: “È un dovere non solo per coloro che hanno la fortuna di avere la fede che ci riporta all’insegnamento del Vangelo e alle parole di Gesù, “Ero forestiero e mi avete ospitato”: così dobbiamo fare anche noi”.

Per l’Anno della Fede ai luoghi della Bibbia Pellegrinaggio Diocesano in Terra Santa e Giordania 17-24 Ottobre 2013 Presieduto da S. Ecc. Rev.ma

Mons. Arrigo Miglio

Programma dettagliato sul sito della Diocesi Per informazioni ed iscrizioni: Don Walter Onano: tel. 3403587054 oppure email: walter.onano@gmail.com Sardivet Viaggi: tel. 070.288978 - 070.280279


domenIca 30 gIugno 2013

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Parrocchie. Nella comunità guidata da don Elenio Abis conclusi i lavori sulla parrocchiale.

Riscoprire la bellezza della fede nella vita parrocchiale quotidiana La chiesa di San Pietro a Settimo restituita in tutto il suo antico splendore, merito di una comunità unita intorno alla sua guida: “La Chiesa è un cantiere sempre aperto” MARIA VITTORIA PINNA RA NATALE DEL 2012 e nell'aria di festa e di gioia preparata da un Avvento intensamente vissuto, don Elenio, prima di congedarci dopo la S. Messa, ci comunicò che di lì a poco sarebbero iniziati i lavori di restauro per la nostra Chiesa parrocchiale. Non ci ha lasciato il tempo nemmeno per l'inizio di un certo inevitabile sgomento; perché ci ha subito mostrato l'aspetto più bello e provvidenziale della cosa: il restauro della Chiesa proprio nell'anno dedicato alla fede! un segno inequivocabile che accanto al restauro della Chiesa materiale, anche noi parrocchiani eravamo chiamati al restauro più bello e fonte di letizia: quello del nostro cuore. E così quella definizione - che tanto piace al nostro parroco - di una Chiesa come cantiere sempre aperto, non era solo più una metafora: dapprima c'è stato il lavoro febbrile di molte fa-

E

L’altare della parrocchiale (le foto sono di Rosalba Montisci).

miglie della parrocchia per liberare nel minor tempo possibile l'edificio dai banchi, mobili, arredi sacri, statue di santi e sistemarli in luoghi sicuri o in oratorio, dove l'intera attività parrocchiale si è trasferita; poi - nel periodo successivo e per questi pochi mesi - i capannoni e gli attrezzi davanti all'ingresso della Chiesa ci hanno ricordato e ci ricordano ogni giorno la provvisorietà in cui ci troviamo, che in fondo è segno della perenne e totale dipendenza di noi creature da un Padre buono che ci dà le risorse per affrontare tutto dignitosamente e... anche con bellezza! Se c'è collaborazione, solidarietà e letizia. Ed a breve (lo scampanio di prova di questi giorni è un segno inaspettato e festoso!), grazie soprattutto a

don Elenio che non ha dato tregua alle diverse imprese chiamate a lavorare in contemporanea, la nostra bella Chiesa le cui origini risalgono al XV secolo, ci verrà riconsegnata in tutto il suo splendore. Da anni aspettavamo i lavori di restauro, ma occorreva sbrigare tutta una serie di pratiche legate alla burocrazia; ed ecco che ogni ostacolo è stato sorprendentemente superato e i lavori sono iniziati il 7 gennaio di quest'anno. I primi interventi, risalenti a qualche mese fa, hanno permesso di scoprire, nell'antica sacrestia, una porta che si apriva sul sagrato, oppure un fregio floreale su sfondo azzurro o anche tracce di un'antichissimo pavimento in ardesia. A conclusione del restauro, i lavori di pulizia dell'altare e del pulpito, il ripristino dell'antica pavimentazione in marmo bicromo di Carrara, la pulitura degli elementi decorativi, la sostituzione degli infissi, accompagnati dal rifacimento dell'intero impianto elettrico seriamente compromesso, ci hanno ormai restituito la bella Chiesa dedicata a San Pietro Apostolo in tutto lo splendore precedente ai numerosi interventi che nei secoli si sono succeduti. E anche la Bussola in legno all'ingresso, del XVIII secolo, modificata nel

corso degli anni in modo improprio, è stata affidata per iniziativa del Parroco, ad un laboratorio di restauro della zona da cui aspettiamo che ci faccia rivedere le originarie coloriture, decorazioni e dorature. Tutta questa situazione, che avrebbe potuto avere conseguenze destabilizzanti per la mancanza di un punto di riferimento fondamentale come la Chiesa parrocchiale, si è invece rivelata come l'opportunità di vivere l'essenzialità della fede che sa bene che la Chiesa non è innanzitutto una struttura, ma il Corpo Mistico di Cristo di cui noi siamo le membra. E lentamente, attraverso le circostanze apparentemente contrarie, stiamo imparando a riscoprire la bellezza della fede che non è legata innanzitutto a un luogo materiale, ma viene alimentata e incrementata sotto una guida sicura, che il buon Dio non fa mai mancare. Così, l'imprevedibilità di certe iniziative, la precarietà della nostra sistemazione nell'oratorio, le nuove esperienze legate direttamente o indirettamente all'anno liturgico - inserite sapientemente in un oculato piano pastorale che non ci ha fatto mancare davvero niente di tutta la ricchezza che la vita cristiana può offrire - ci hanno aiutato a capire che la fede, la fiducia in Dio, offre una risposta adeguata a qualsiasi situazione; e il richiamo continuo del parroco che in modo sorprendente anticipa o ripropone gli interventi così veri di Papa Francesco, è davvero una ripetuta conferma che è bello essere cristiani.

Dieci piazze per Dieci comandamenti: il Rinnovamento nello Spirito Santo fa tappa a Cagliari Il Rinnovamento nello Spirito Santo con Dieci piazze per Dieci Comandamenti fa tappa a Cagliari all’Arena Grandi Eventi del lugomare Sant’Elia. “Buonasera a tutti! Sono contento di unirmi a voi che partecipate, nelle principali Piazze d'Italia, a questa rilettura dei Dieci Comandamenti “ E’ l’inizio del saluto che Papa Francesco rivolge attraverso un video messaggio che verrà trasmesso durante la serata assieme a quello di Mons. Fisichella. Dopo Genova, che ha visto impegnati tutti a rifllettere sul comandamento “Non rubare” ed è stato trasmesso in diretta da Tv2000 sabato 22, continua il tour delle dieci piazze per dieci comandamenti che ha già riscosso grande successo a Milano nella gremita Piazza Duomo e nella calorosissima piazza Libertà di Bari. Come ultima tappa per il mese di giugno, sabato 29 sarà la nostra città di Cagliari ad ospitare questo grande evento realizzato in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e con la Conferenza Episcopale Italiana. Il tema generale. "Quando l’amore dà senso alla tua vita" darà ampio spazio alla rilettura del comandamento “Non desiderare la roba d’altri”. Sarà un momento di testimonianza di fede al quale hanno già confermato la propria partecipazione l’arcivescovo mons. Arrigo Miglio, alcuni testimoni, autorità e volti noti della società civile, del mondo della cultura, del cinema. E’ un momento di festa, di coinvolgimento popolare, di spettacolo, di musica.La serata sarà allietata dal duo i Sonorha, dal famoso cantante Marco Masini, dalla letture dell’attrice Pamela Villoresi, condurrà il noto presentatore televisivo Amadeus. Interverranno il professor Massimo Introvigne sociologo , fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni , Luigino Bruni docente di economia coordinatore del progetto “Economia di Comunione”, del movimento dei Focolari e Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito, realtà sorta spontaneamente per grazia dello Spirito Santo, al fine di promuovere un autentico rinnovamento spirituale. Due ore e mezza di spettacolo e di coinvolgimento di piazza a partire dalle 20,30 a cui tutti siete invitati a partecipare: c’è un comodo posto a sedere per tutti , l’ingresso è libero, la piazza è dotata di ampi parcheggi. Si consiglia di arrivare con largo anticipo perché al momento della diretta tv è bene che ciascuno abbia già preso posto. Bruna Desogus

Il PortIco

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brevi A SARDARA

E’ nata l’associazione “Amici di Frà Lorenzo”

Domenica scorsa, nel paese natale di fra Lorenzo Pinna, frate cappuccino, a Sardara, è stata presentata ufficialmente l’associazione di promozione sociale e solidarietà: “Amici di fra Lorenzo” onlus. La presentazione ha avuto luogo nei locali dell’ex asilo Cottolengo, ente ospitante con un contratto di comodato d’uso gratuito, alla presenza di vari amici sostenitori e volontari, del nuovo provinciale dei Frati Cappuccini di Sardegna e Corsica padre Giovanni Atzori e di padre Salvatore Murgia, di padre Giuseppe Loru nel ruolo di assistente spirituale, di alcune istituzioni politiche: il sindaco di Sardara Giuseppe Garau e l’assessore alle politiche sociali Simona Ibba, del deputato Mauro Pili, e del vice presidente della provincia di Cagliari e revisore contabile dell’associazione Alessandro Sorgia. Tanti amici, provenienti da diverse zone della Sardegna, hanno voluto rendere omaggio e sostenere fra Lorenzo in un momento così importante: il frate, oramai alle soglie dei 94 anni, ha ancora tanto da insegnare. Il suo discorso di presentazione ed insediamento dell’associazione ha molto colpito:”L’associazione si pone sotto il patrocinio di San Francesco d’Assisi, dal quale fra Lorenzo, come dice anche lo statuto registrato dal notaio Stefano Casti, trae ispirazione per condurre il suo servizio caritativo verso i poveri e i bisognosi di qualsiasi genere. L’opera è iniziata più di 50 anni fa a Cagliari, prima con il servizio gratuito di farmacia e contemporaneamente con l’assistenza ai poveri, poi con l’aiuto alimentare e con l’accoglienza e l’ascolto di tutte le persone. A Sardara l’attività di fra Lorenzo, è stata portata avanti per circa 40 anni con l’ausilio della sig.ra Onnis Annunziata, che era mia cognata e che mi diceva: ‘i poveri ci sono anche qui a Sardara’, e poi con lo stesso spirito oggi è curata ed organizzata da una mia nipote, Maria Laura Pinna, con l’ausilio di alcune volontarie”. Fra Lorenzo ha chiarito che non è più possibile fare il bene “alla buona”, slegato dalla legge e dalla trasparenza: era necessario costituire un’associazione per regolamentare l’attività. Fra Lorenzo ed il Presidente dell’associazione Gian Lorenzo Pinna, hanno dato la parola a tutti i fondatori. L’associazione non ha scopo di lucro e si basa sul volontariato, si reggerà con il sostegno dei soci, con donazioni, con contributi di enti pubblici e privati, con il patrocinio delle istituzioni e con iniziative atte al raggiungimento dello scopo sociale. La serata si è chiusa con oltre 200 iscrizioni.


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Il PortIco

brevi PARROCCHIE - ASSEMINI

Vergine del Carmine, via ai festeggiamenti Prenderà il via il 7 luglio il programma religioso della festa della Beata Vergine del Carmine ad Assemini, con la Novena e la messa. Sabato 13 luglio dalle 9 alle 11 sono previste le confessioni, mentre martedì 16 luglio alle 9 è prevista la messa nella chiesetta del Carmine, mentre alla sera alle 19 in parrocchia presiederà la messa il parroco di San Carlo Borromeo, don Luca Venturelli. Alle 20 partirà la processione con il simulacro della Madonna del Carmine, accompagnata dalla Banda musicale di Assemini. Il programma civile dei festeggiamenti comincerà invece domenica 14 luglio alle 21 con il saggio di fine anno dei bambini dell’oratorio, mentre lunedì 15 luglio - alla stessa ora - il Saggio spettacolo della scuola di ballo “Vivir Danzando” di Assemini. Martedì 16 luglio infine è prevista una serata danzante, con l’Orchestra spettacolo “Bailando Sardinia”. Nel frattempo ha preso il via nei giorni scorsi il Summer Acr 2013, il Campo estivo per bambini e ragazzi. Prevista anche la sesta edizione del torneo di calcio a 5 Beata Vergine del Carmine. Per iscrizioni e informazioni, si può contattare l’Oratorio, tutte le sere, in via Sardegna 15.

PASTORALE GIOVANILE

Visita del Papa, incontro in Seminario Domenica 30 Giugno alle ore 17 nell’Aula Magna del Seminario Diocesano (Via Mons. Cogoni) è convocata una riunione per iniziare ad organizzare l’accoglienza di Papa Francesco a Cagliari, come noto il 22 settembre, da parte dei giovani. Si chiede ai parroci di individuare un referente delle realtà giovanili perché possa rappresentare la comunità parrocchiale.

domenIca 30 gIugno 2013

Parrocchie. Pula in festa per San giovanni Battista: in paese tante persone per le celebrazioni

Il bisogno di fede non va in vacanza: le messe, il rosario e la meditazione Così la comunità guidata da don Marcello Loi accoglie i tanti turisti che affollano le località della costa, offrendo preziose opportunità senza scordare i residenti ROBERTO COMPARETTI ON LA FESTA patronale di San Giovanni Battista hanno preso il via a Pula le iniziative che caratterizzeranno la vita del centro costiero per l'intera estate. Forse meno sentito di Sant'Efisio, San Giovanni Battista è stato comunque solennizzato, con la partecipazione di tante persone alla processione per le vie del paese e alle celebrazioni, presiedute da giovani sacerdoti nella chiesa parrocchiale. “Il triduo di preparazione - dice il parroco, don Marcello Loi - ci ha aiutato a prepararci al giorno della memoria liturgica e in molti non sono voluti mancare agli appuntamenti in parrocchia. Il giorno della festa tante persone per le strade che hanno seguito la processione. La celebrazione sentita che ha dato anche il via alla serie

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Alcuni momenti delle celebrazioni estive. (Foto Dreams by Deliah Curreli)

di appuntamenti ed iniziative che la parrocchia mette in campo per l'estate”. Si parte l'adorazione Eucaristica notturna due volte la settimana, il martedì ed il venerdì, con la possibilità, per chi lo desidera, di stare in preghiera silenziosa davanti al Santissimo dalle 21.30 alle 23.30, e la disponibilità di don Marcello per le confessioni. “È un'opportunità che abbiamo avviato lo scorso anno - dice il par-

roco - con un buon riscontro. Diversi turisti, così come molti pulesi, una volta usciti per la passeggiata dopo cena, entrano in chiesa si fermano a pregare e c'è chi si avvicina per la confessione. Si tratta per lo più di persone che nelle loro comunità seguono un percorso di fede e che nel periodo di vacanze vogliono comunque alimentarlo, con una visita in chiesa di fronte a Gesù Eucaristia. L'intenzione non è certo quella di “catturare” neofiti ma di offrire un'opportunità per la preghiera silenziosa a chi lo desidera”. Non solo occasioni per gli adulti ma anche per i più piccoli. Una volta la settimana per i bambini è prevista la recita del Rosario in spiaggia, a Nora. “Una recita a dimensione di bambino, spesso accompagnato dai genitori, che così partecipano all'iniziativa semplice ma di grande importanza, per sensibilizzare i più piccoli alla preghiera mariana. La serata si

conclude con un momento conviviale”. La preghiera mariana resta protagonista anche per gli adulti il lunedì sera quando viene recitata comunitariamente all'aperto, con al termine un momento conviviale, realizzato grazie alla collaborazione dei residenti, che offrono qualcosa ai turisti che partecipano. Non mancano poi le messe all'aperto, la domenica sera. Una nei pressi della chiesa di San Raimondo e l'altra intorno alle 20.15 a Nora con centinaia di persone presenti. Un momento formativo quotidiano è poi previsto per chi decide di seguire la prima messa del mattino. “Dopo la celebrazione delle 7.30, quella più partecipata - riprende ancora don Marcello - viene proposta una meditazione guidata di circa un quarto d'ora. Una scelta che va incontro all'esigenza espressa da diverse persone: si tratta di pochi muniti nei quali ci si ferma insieme a riflettere su un tema particolare”. Una ulteriore conferma di come il bisogno di spiritualità in momenti particolari siano una specifica esigenza di molte persone: accanto alla vacanza vogliono avere spazi di spiritualità, per poter ritemprare oltre al corpo anche l'anima.


domenIca 30 gIugno 2013

IL PORTICO DELL’ANIMA

Scheda. Prepariamoci alla Settimana sociale: “Famiglia, Speranza e Futuro della Società”

L’uguale dignità e complementarietà dell’uomo e della donna nella famiglia P. STEFANO M. MOSCHETTI, sj NCHE LA RIFLESSIONE filosofica è invitata a scandagliare il Mistero della creazione, dell’uomo e della donna, con gli strumenti propri, in forma comunicativa, aperta all’intelligenza di tutti, credenti e meno credenti. Cosa possiamo dire dell’uguale dignità, ed insieme complementare identità dell’uomo e della donna nella Famiglia? Siamo anzitutto invitati a riflettere sullo statuto proprio dello Spirito creato, in quanto espresso in un corpo. Lo Spirito, in quanto Spirito, è con tutto se stesso rivolto all’Altro, gli altri. Suo privilegio ed esigenza è guardare al di fuori di sé per essere se stesso, ritornare a se stesso, crescere in conoscenza ed amore. Intrinseca, costitutiva apertura all’Altro, la pienezza di Essere, Conoscenza ed Amore, che così lo ha chiamato all’esistenza, lo tocca e lo qualifica nel suo intimo, aprendolo ad un orizzonte senza confini di essere, verità e bontà. L’uomo e la donna sono ugualmente qualificati, in quanto spirito (anima ) espressa in un corpo, da questa capacità di Dio, di Assoluto. Solo in questa intima comunione di anima e corpo, anima espressa in un corpo di cui ha necessità non solo per esistere umanamente, ma anche per operare spiritualmente, possiamo individuare la comune dignità dell’uomo e della donna, il principio della socialità. Necessità quindi dell’uomo e della donna, nell’orizzonte dell’apertura all’Altro divino che tutto qualifica eticamente, di aprirsi all’altro, uscire da

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se stessi. Tutto passa attraverso il corpo umano, di cui abbiamo necessità anche per le prestazioni che del tutto lo superano, come l’adorazione, la preghiera, la vita morale-spirituale. Qual’è il compito particolare della Donna, che ne fonda la dignità unica, il suo statuto proprio? La sua capacità di accogliere l’altro, in una maternità realizzata, desiderata, spiritualmente trascesa. Non si tratta solo di biologismo, ma nell’unità intima di anima espressa in un corpo, che così acquista dignità umana, questa maternità, realizzata, desiderata, trascesa acquista un insostituibile valore sociale. Appunto perché si tratta di una dimensione di valore umano, spirituale, la maternità, la generazione realizzata, richiede preparazione: prima di essere personalmente padre e madre del Figlio, capaci di accoglierlo, crescere la sua persona, gli sposi devono reciprocamente accogliersi come persone, fare crescere, consolidare la capacità di essere genitori, in modo umano, per generare una persona umana. Per realizzare una nuova Persona umana, la sua capacità costitutiva di relazione vissuta con Dio, con gli altri, pur ricordando che

l’anima spirituale è creata nel figlio da Dio stesso, risulta preziosissima la crescita personale, nel dono reciproco, degli sposi. La Donna, per la sua capacità insita, di accoglienza, sino alla generazione del Figlio (come detto, l’Anima spirituale, ciò che fa l’uomo Persona, viene direttamente da Dio) normalmente suscita anche nello Sposo, nella relazione reciproca, questa capacità di accogliere la dimensione personale del figlio. Questa attitudine propriamente femminile, risulta in definitiva indispensabile per l’equilibrio, il sano sviluppo della stessa vita culturale-sociale. Non solo a livello di famiglia, ma nella dimensione sociale, la sensibilità alle esigenze della persona, la sua accoglienza, crescita, sviluppo sono legate alla qualità della presenza femminile. In un mondo sempre più impostato alla produzione tecnica, suscitare e sviluppare l’attenzione alla Persona, cui tutto deve essere orientato, è in sé non solo prezioso, ma indispensabile. Facciamo un solo esempio nel campo della Filosofia: la Metafisica, l’attenzione alle dimensioni più autentiche, umane, che sostengono la qualità della vita personale, che esprimono la stessa costitutiva apertura al trascendente, Dio, richiede una qualificata presenza femminile. Non si tratta solo di aprire alla Donna la competenza e la ricerca filosofica, questo sarebbe in sè piccola cosa, si tratta in modo più diffuso e decisivo, che la Donna esprima, alimenti nella Famiglia e nella Società le sue capacità uniche, preziose, quotidiane, di fare crescere l’uomo nella sua dimensione personale, costitu-

tiva, di relazionarsi con verità ed amore all’Altro, agli altri. Ritorniamo, a considerazioni più religiose, espresse nella conclusione della Fides et ratio: «Come la Vergine Maria fu chiamata ad offrire tutta la sua umanità e femminilità affinchè il Verbo di Dio potesse prendere carne, e farsi uno di noi, così la filosofia è chiamata a prestare la sua opera, razionale e critica, affinchè la Teologia sia feconda ed efficace come comprensione della fede.[….] Questa verità l’avevano ben compresa i Santi Monaci dell’antichità cristiana, quando chiamavano Maria “ la mensa intellettuale della Fede”. In Lei vedevano l’immagine coerente della vera filosofia, ed erano convinti di dovere filosofari in Maria.» Se vogliamo risanare le fratture della nostra cultura, la difficoltà di comporre valori spirituali e loro espressione corporale, l’antagonismo tra individuo e società, la difficoltà di conciliare debito sviluppo e continuità di sana tradizione, dobbiamo rilanciare la famiglia, come luogo qualificato della donazione reciproca, della generazione ed educazione. Sicuramente un compito arduo, che richiede l’impegno dell’uomo e della donna, dei figli, fratelli. Per questo attendiamo buoni frutti dalla prossima Settimana sociale. Il modo migliore di prepararsi ad essa, è cercare non solo di leggere, ma di approfondire il luminoso documento preparatorio « La famiglia, speranza e futuro per la società italiana». (Il Regno, Documenti, 9/2013, 272-285; Opuscolo EDB; www. Settimane sociali). fine - la prima parte sul numero 25

zione con l’Ufficio della Pastorale Giovanile, la collaborazione con il Gruppo Regionale dell’Educazione alla Mondialità (GREM), la collaborazione con il Gruppo Diocesano dell’Educazione alla Mondialità (GDEM), l’assistenza spirituale dei cavalieri dell’Ordine Patriarcale della Santa Croce di Gerusalemme (OPSCG) e le celebrazioni della Messa Bizantina secondo la mia Chiesa Greco Cattolica Melchita. Tutto questo, mi ha fatto crescere umanamente e spiritualmente, mi ha arricchito a tutti i livelli e mi ha incoraggiato per la mia missione futura in qualsiasi posto sarò. L’amore del popolo sardo verso gli altri riflette il suo amore verso Dio che ci ha salvato. Le tradizioni, i costumi, le processioni esprimono l’amore e la devozione che i sardi hanno per la Madonna e i santi. Tutto questo ha

un grande significato antropologico e spirituale. Il mio ascolto della recita del Rosario in sardo, era per me la preghiera più profonda e più bella. Ogni giorno nelle mie preghiere, supplicavo Dio di proteggere la Sardegna e i sardi in qualsiasi posto nel mondo; pregavo per l’Italia per il Medio Oriente e per il mondo intero; offrivo la mia messa ricordando tutte le persone che vivono o che sono passate in Sardegna con la protezione della nostra Signora Madonna di Bonaria. La Sardegna mi ha dato molto e prometto che rimarrò fedele a quello che mi ha dato. La Sardegna ha fatto parte della mia storia personale e non la dimenticherò mai. La Sardegna ora è incisa nel mio cuore e non si cancellerà mai dalla mia vita. Prima di lasciare la Sardegna partendo per l’Olanda nei primi giorni di luglio, vorrei ringraziare il popolo sardo, la Diocesi di Cagliari e tutte le persone che ho incontrato qua, per tutto ciò che mi hanno dato e per la loro testimonianza, ricordandoli tutti nelle mie preghiere. Così anche chiederei a ciascuno di voi di ricordarmi nelle sue preghiere per continuare la mia missione data dal Signore nella mia vita missionaria Redentorista. Grazie Sardegna, non ti dimenticherò mai!

Sardegna, non ti dimenticherò Lascia l’Isola il nostro collaboratore padre Fadi Rahi P. FADI RAHI, C. Ss. r

enni in Sardegna per la prima volta nell’agosto del 2004. Me ne innamorai talmente tanto da desiderare di ritornare in questa bellissima terra. Il mio sogno si realizzò nel 2011, quando venni nominato membro della Comunità dei Missionari Redentoristi a San Sperate (CA). Il 26 agosto 2011, il mio aereo proveniente da Roma, atterrò sul territorio sardo. Sin dai primi giorni, ho ammirato la bellezza dei paesi e dell’isola, mi ha colpito l’accoglienza e l’amore dei sardi, ho apprezzato la fede in Gesù Cristo e mi sono innamorato della lingua sarda e delle tradizioni locali. Il Libano (mio paese d’origine) e l’Italia – la Sardegna sono due nazioni sul mar Mediterraneo. Condividono costumi, tradizioni, fede, accoglienza e amore, perciò mi sentivo sempre a casa mia e non in una terra

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straniera. Ho scoperto la somiglianza tra le famiglie, le persone, tra i nostri popoli. I Fenici, infatti, hanno lasciato un'impronta ancora viva, abbiamo lo stesso tipo di pane, la spianata sarda, la carta da musica, che assomiglia al sottile pane mediterraneo che da noi (Libano) le donne impastano spesso sedute per terra, rotondo, leggero che pare che voli, sospinto dalle loro mani sapienti.... Un anno e dieci mesi in Sardegna, sono stati per me una esperienza indimenticabile: le missioni popolari, le confessioni nelle parrocchie in varie occasioni, le prediche dei Tridui e delle feste patronali, la collaborazione con l’Ufficio Diocesano della Caritas, la partecipazione ai ritiri mensili del clero cagliaritano, le mie conferenze sulle Chiese Orientali, la collaborazione con la Forania di Decimomannu, la collaborazione nella redazione del Settimanale Diocesano di Cagliari (Il Portico), la collabora-

Il PortIco

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giornali CROLLO DELLE VENDITE

Profondo rosso anche per l’editoria cattolica Sembra non volersi arrestare l’emorragia di lettori da quotidiani, settimanali e mensili cartacei, aggravando ulteriormente la crisi dell’editoria. I gruppi editoriali, alle prese con la valutazione di vie alternative per attrarre la clientela, sul versante della vendita dei prodotti storici (giornali e riviste) continuano a vedere segni negativi. Sono le analisi che scaturiscono dall’ultima rilevazione statistica sui lettori realizzata da Audipress, la società incaricata delle analisi sulla lettura dei giornali, quotidiani e periodici e su ogni dato relativo alle caratteristiche della lettura e dei lettori. Sul totale dei lettori di quotidiani intervistati, tra l’ultima parte del 2012 e la prima del 2013 risulta una diminuzione generale del 6,7%, con alcuni giornali che risentono maggiormente, rispetto ad altri, tale perdita. I principali quotidiani per numero di vendite, il Corriere della Sera e La Repubblica, vedono entrambi nero: in via Solferino segnano un decremento del 6,7%, mentre il quotidiano fondato da Scalfari perde il 5,8% dei lettori. Crollo verticale per La Stampa, che segna un -17%, e L’Unità, -19,6%. Libero si ferma a -13%, mentre Il Giornale limita i danni con un meno 1,4%. Il Fatto Quotidiano si attesta a -5,8%, il quotidiano cattolico “l’Avvenire” arriva a -9,4%. Rumoroso il tonfo del principale quotidiano economico: il Sole 24 ore, giornale della Confindustria, segna un -12,3%, mentre Italia Oggi perde lettori per il 10,3%. Il Tempo va controcorrente: +14%. I giornali sportivi segnano tutti gravi passività: la Gazzetta dello Sport, quotidiano del gruppo RCS, paga un -11,8%, il Corriere dello Sport-Stadio, con sede a Roma, realizza un -5,8%, Tuttosport, giornale torinese, -12,6%. Sul fronte dei principali quotidiani isolani, L’Unione Sarda, sostanzialmente in pareggio, perde lo 0,3% rispetto alla precedente rilevazione, mentre La Nuova Sardegna segna un +1,6%. Non se la passano meglio i settimanali: Famiglia Cristiana perde il 10,3% dei lettori, L’Espresso l’11,1%, Panorama il 12%. Tra i mensili più conosciuti, segno negativo per tutti: Airone -19%, Bell’Italia -14%; Focus e National Geographic, riviste storiche dell’editoria, perdono il 4,2% e il 7,5%. XL, mensile di musica, cinema e cultura de La Repubblica, perde il 18,5%, mentre Vogue Italia il 6,6% e Quattroruote l’11,6%. Secondo Giulio Anselmi, presidente Fieg, la crisi dell’editoria occidentale è “particolarmente violenta”, e ritiene necessaria “una ristrutturazione radicale, che sia fondata sull’integrazione cartaweb. La ridefinizione complessiva delle forme di sostegno all’editoria, spostando risorse dai soggetti ai progetti, dai contributi agli incentivi” è così, per Anselmi, necessaria, e chiede “rapidità d’intervento” riprendendo il disegno di legge Levi (mat. mel.).


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Il PortIco

IL PORTICO DELLA DIOCESI

domenIca 30 gIugno 2013

Testimoni. al convegno organizzato dall’ordine Francescano Secolare della Sardegna, le parole di enrico Petrillo.

“Mia moglie ha fatto centro nella vita, il matrimonio è accompagnarsi in Paradiso” NICOLA BULLA RANO ALCUNI MESI che la fraternità dell’Ordine Francescano Secolare della Sardegna, attraverso il proprio gruppo di lavoro per la Pastorale Familiare, si preparava al convegno-testimonianza dal titolo “Matrimonio: tomba dell’amore o via per il Paradiso?” Il convegno, dal titolo volutamente provocatorio che si presta al ludibrio o all’approvazione, si è tenuto domenica scorsa ed è stato una preziosa occasione per incontrarsi ed incontrare. Il convegno infatti, inizialmente pensato per le sole famiglie francescane, è stato aperto alla partecipazione di tutti, quale strumento di annuncio, di evangelizzazione. La risposta è stata immediata e di notevole entità, tanta è la ricerca e il bisogno di incontrare Cristo, in un tempo in cui il laicismo spinge con forza al rifiuto di Dio proponendone un’idea falsa, feticista e retrograda. L’occasione per parlare di noi, di Dio e dell’incontro con Lui soprattutto all’interno della nostre famiglie è stata offerta dalla condivisione di vita donata all’assemblea dei presenti dall’attesissimo ospite:

E

Enrico Petrillo.

La messa che ha concluso l’incontro in Seminario.

Enrico Petrillo e da una ispirata catechesi presentata da fra Vito D’Amato (ofm). Enrico ha raccontato la storia d’amore, di sofferenza, di fede che ha vissuto e tutt’ora vive con sua moglie Chiara Corbella e i loro tre figli Maria, Davide e Francesco. Chiara è tornata al Padre, per via di un carcinoma alla lingua estremamente aggressivo, diagnosticato durante l’ultima gravidanza, un anno dopo aver dato alla luce Francesco. I due coniugi in precedenza avevano accompagnato alla nascita al cielo i due figli maggiori che hanno vissuto su questa terra per poco più di mezz’ora a causa di gravi malformazioni tali da determinarne l’”incompatibilità con la vita”. La scoperta della realtà trascendente della nostra vita offre una lettura nuova di una storia che generalmente il mondo definirebbe tragica, quel mondo che “stacca la spina”, che vuole a tutti i costi impedire la nascita di “bambini infelici”, che di-

fende a spada tratta, pseudo diritti frutto delle velleità egoistiche degli adulti, ma che ignora, offende e umilia i diritti dei piccoli! La giornata ha avuto inizio nella preghiera, con l’invocazione dello Spirito Santo, guidata da fra Giuseppe Carta, assistente regionale dell’OFS (ofm). Il Ministro regionale dell’O.F.S., Mauro Dessì (foto a sinistra), ha poi salutato l’assemblea illustrando le peculiarità che contraddistinguono il carisma del francescano secolare: camminare nella fede nell’OFS significa anche non tenere per sè i doni ricevuti, ma condividerli soprattutto con i poveri e gli ultimi. “Se in spiaggia stringi la sabbia nel pugno, ti scappa via piano piano dalla mano, ma se affondi la mano nella sabbia e sollevi il palmo offrendola all’altro essa rimane nel tuo palmo!”. Quindi la testimonianza di Enrico: vera, dettagliata, profonda. Enrico ha presentato a tinte forti l’esperienza di due giovani cristiani, poi

fidanzati, poi divenuti sposi, che si sono ritrovati a vivere l’ordinaria straordinarietà degli eventi della propria storia. Fra il lasciarsi e ritrovarsi del tempo del fidanzamento, un cammino che ha condotto i due al matrimonio, nel discernimento con l’ausilio del direttore spirituale, poi il susseguirsi di eventi che hanno condotto i due a ritrovarsi sempre più uniti: “Abbiamo pianto, ma nella croce ci siamo tanto amati di più!”; amato al punto di lasciare andare via una moglie, verso “chi l’ama più di me” dice Enrico, quel Dio che non puoi contenere, infatti “se vuoi un dio piccolo come il tuo cervello, che fa tutto ciò che vuoi tu, è una cosa tristissima!”. La testimonianza culmina in “Mia moglie ha fatto centro nella vita, il matrimonio è accompagnarsi insieme in Paradiso, lei è li” e ancora descrivendo la scelta vocazionale: “Chiara ha scelto me nel matrimonio, non Francesco (ndr il figlio più piccolo di Enrico e Chiara)! Francesco è il frutto del nostro amore!”. Nel pomeriggio, dopo la presentazione della pastorale giovanile della Gioventù Francescana e dell’araldinato e la proiezione di un filmato

Un momento importante per la comunità parrocchiale di san Luigi Gonzaga, patrono dei giovani e dei ministranti, durante la Messa vespertina Luca, Benedetto, Marco, Lorenzo, Alessio, Federico, Andrea e Chiara hanno chiesto di far parte del gruppo dei ministranti. Consci che il loro ufficio è simile a quello degli angeli che sono al servizio di Dio in cielo, mentre loro lo serviranno sull’altare della terra, nella Chiesa, questi otto giovani hanno promesso di impegnarsi a compiere diligentemente, con l’aiuto di Dio, il servizio liturgico. Il parroco don Sergio Manunza ha benedetto gli abiti liturgici e li

N

EL GIORNO DELLA FESTA

ha consegnati ai nuovi ministranti per vestirli nel nome del Signore; subito dopo, aiutati dai genitori, i ragazzi hanno indossato l’abito e sono saliti all’altare per iniziare il loro servizio liturgico. Certamente è questo un giorno importante per la comunità, perché i ministranti aumentano in quantità e in qualità e vanno ad incrementare il numero dei collaboratori che a vario titolo sono impegnati in parrocchia e di questo don Sergio ha reso grazie al Signore. Al termine della celebrazione nel cortile parrocchiale ministranti, genitori e numerosi collaboratori parrocchiali hanno partecipato ad un momento di fraterna e gioiosa convivialità.

Padre Vito D’Amato.

L’aula magna del Seminario strapiena di giovani. Nel riquadro, Chiara Corbella.

Nuovi ministranti al Santissimo Redentore MARIA GRAZIA CATTE

inedito sulla vita di Chiara ed Enrico, si è dato spazio alle domande dei presenti che hanno ricevuto conferma che nel fidanzamento bisogna imparare a perdere, perché il matrimonio sia vissuto nel donarsi e non nell’appropriarsi dell’altro. Al termine della messa conclusiva, che “dà significato a tutto il nostro stare insieme di oggi”, il commiato di Mauro Dessì: “Oggi ho scoperto che affianco a Chiara c’è un uomo con una fede profonda e solida”. Un desiderio accomuna i commossi partecipanti al termine della giornata: la voglia di gridare al mondo che noi famiglie cristiane e francescane ci siamo e abbiamo qualcosa da dire a tutti: “Siamo nati e non moriremo mai più!”.

Alcuni momenti della vestizione dei nuovi ministranti.


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