portico20130707

Page 1

Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari

Ascolta!

FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it

DOMENICA 7 LUGLIO 2013 A N N O X N . 27

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

in preparazione alla visita di papa Francesco L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi alla visita di Papa Francesco (Cagliari, 22 settembre) recitando ogni giorno la seguente preghiera: santa Maria, nostra signora di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna, vergine del silenzio e del fedele ascolto della Parola di Dio, tu sei partita in fretta come pellegrina della fede per portare la gioia del Signore nella casa di Elisabetta: insegnaci ad accogliere il Signore che viene a visitare la nostra terra con il pellegrinaggio di Papa Francesco al tuo Santuario sul colle di Bonaria. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento per essere certi di seguire fedelmente la via di Gesù, pronti a fare tutto quello che ci chiederà. Accompagna, Madre Santa di tutta la Chiesa, il ministero di Papa Francesco come vescovo di Roma e pastore universale, benedici la nostra terra e la sua terra d'origine, legate dal tuo Nome e dalla tua materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini della fede e portatori della gioia che viene dal Signore. amen

Papa Francesco saluta e si intrattiene in Piazza San Pietro con una coppia di giovani sposi.

La vera posta in gioco MASSIMO PETTINAU

uale giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti è nato dal matrimonio tra uomo e uomo? E quale da quello tra donna e donna? Difficilmente un gruppo di giudici di una corte poteva spingersi a violare una configurazione antropologica, condivisa da popoli, nazioni, culture, tradizioni e religioni diverse, senza l’aiuto di fonti certamente potenti e prepotenti ma illusoriamente onnipotenti. Quello che emerge dalla bocciatura della legge federale che definisce matrimonio solo quello tra uomo e donna è la completa assenza di principio di realtà, di attenzione allo svolgersi della Storia umana, di rispetto per ciò che Dio (che, come vedremo, è spesso citato dalle istituzioni statunitensi) ha stabilito e vuole per la pienezza dell’amore tra una donna e un uomo. Effettivamente non si tratta di coraggio, ma di semplice raccolta dei frutti di ciò che in tanti anni le associazioni più o meno segrete e le agenzie sovranazionali hanno predicato a tutti i livelli, ben aiutate dai media di ogni Continente. Agenzie sovranazionali formate da uomini e donne non eletti dal popolo ma posti lì da forti potentati economici, finanziari e mediatici. E’ vero che tutto ciò che è legale non per questo è morale (la legge italiana sull’aborto lo insegna) e

Q

nemmeno che tutto ciò che è illegale è immorale, eppure i nostri bambini che crescono “conformati” ad una presunta uguaglianza tra le scelte di uomini e donne che possono sposarsi con persone del loro stesso sesso ci interpellano con le loro normali domande di buon senso: “perché”, “qual è il significato di questa scelta?” Nel 1776 gli americani, nella Dichiarazione di Indipendenza, hanno chiamato in causa Dio quale artefice della loro scelta di staccarsi da un altro popolo. Questa decisione del 2013 li separa dalle loro stesse radici e li pone in una dimensione particolare. Da un lato la loro teorica adesione a Dio li ha portati a scrivere sui dollari, sulla moneta con cui hanno dominato il mondo e con la quale hanno beneficato o creato crisi finanziarie drammatiche, “In Dio noi confidiamo”. Dall’altra operano attribuendosi diritti sulla vita e sulla morte, sulla famiglia e sullo sviluppo della personalità dei cittadini, che li pongono su un piano di sfida rispetto a quelle che sono le differenze fondamentali tra il Creatore e le creature. Quando la creatura vuole essere superiore al Creatore ben sappiamo come va a finire. Il demonio questo ha fatto e la sua sconfitta, attuata da Gesù Cristo, è stata netta, totale, eterna. Per quelli che lo seguono, nella teoria e nella pratica, valgono le parole che nella Bibbia ci ri-

vela il profeta Isaia: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti”. Presentare la famiglia come qualcosa di diverso da ciò che è significa voler portare l’essere umano su strade in cui si costruiranno modalità relazionali sulla sabbia e non unioni coniugali, famiglie, sulla roccia. Tante persone di buona volontà oggi sono soggiogate dalla dialettica ingannevole di coloro che scambiano la famiglia per l’effetto di scelte di singoli e per il luogo discriminatorio in cui non sono tutelati i diritti di minoranze. La famiglia invece è il luogo in cui i bambini (e i giovani e gli adulti che bambini sono stati) maturano alla presenza di un padre e di una madre. Privare radicalmente i bambini di questo non solo è malevolo ma anche falso rispetto alla verità del nostro essere fatti così: maschio e femmina. In gioco non vi è una scelta politica o il destino di una legge umana, ma la realtà stessa della nostra esistenza. Noi siamo stati generati da due persone di sesso diverso. Il singolo non è il padre di se stesso con una libertà assoluta, ma è generato da due genitori. Ciascuno è un io che proviene da un noi. Il noi dell’unione di una donna e di un uomo. La verità di Dio e dell’uomo è alla base di questo.

SOMMARIO SOCIETA’

2

Fondazione Ruggiu, assegnate le borse di studio ai giovani rom CHIESA

5

Imminente la consegna della statua di Bonaria alla città di Buenos Aires CAGLIARI

7

Padre Puggioni, una fucina di idee con un grande carisma PARROCCHIE

11

Padre Enrico Spano: “Nei carismi della Chiesa si manifesta Gesù Cristo” RINNOVAMENTO

Arena Grandi Eventi, successo per la serata sul X Comandamento

13


2

Il PortICo

IL PORTICO DEL TEMPO

domenICA 7 luglIo 2013

Occupazione. Il Centro regionale di mobilità giovanile avviato nei giorni scorsi dall’Agenzia regionale per il lavoro.

Move, un altro strumento per battere la crisi Viaggiare per migliorare il proprio curriculum Le statistiche confermano che le probabilità di trovare lavoro crescono sensibilmente per coloro che hanno maturato un periodo di formazione e di lavoro all’estero STEFANO TUNIS AI COME IN QUESTA stagione, drammaticamente segnata dalla crisi economica globale, il tema del futuro dei giovani si è imposto in tutta la sua urgenza. Numeri sempre più allarmanti sintetizzano storie personali di milioni di cittadini che sono stati posti ai margini della società europea per miopia e, spesso, per incapacità. Le politiche nazionali degli stati membri, Italia in testa, non hanno saputo reagire a quest’emergenza con la dovuta tempestività anche in ragione di impostazioni economiche monodirezionali, improntate spesso solo al mero, seppur doveroso, contenimento della

M

Un gruppo di studenti Erasmus recentemente accolti in città.

spesa pubblica voluto dall’Unione Europea. Tuttavia la stessa Europa ci mette a disposizione linee guida e risorse per attuare strategie coordinate, in grado di assicurare un uso maggiormente razionale ed efficace dei fondi. La Sardegna, prima tra le regioni italiane, ha colto appieno l’opportunità dando vita a MOVE, il centro regionale di mobilità giovanile. Lo strumento, promosso dall’Agenzia regionale per il lavoro, è sta-

to presentato nei giorni scorsi a Cagliari con una conferenza internazionale nel corso della quale sono state illustrate anche le migliori pratiche in questo settore a livello europeo. Sardegna quale luogo di scambio, dunque, da immaginare come una sorta di porto delle conoscenze in cui i flussi di esperienze siano bidirezionali; l’ambizione è creare un polo capace sia di promuovere le esperienze formative verso le altre nazioni europee, sia di essere attrattivo per i giovani provenienti da altri Stati. Nella convinzione, confermata dalle statistiche, che l’occupabilità cresce

sensibilmente per coloro i quali hanno maturato un periodo di formazione all’estero, acquisendo abilità linguistiche e relazionali nuove. La mobilità, prima ancora che opportunità per uscire dalla crisi, è strumento di crescita personale. Il progetto MOVE va proprio in questa direzione perché affronta alla radice il problema, proponendo un’azione efficace e continuativa sul versante della mobilità che viene coperta in tutte le sue declinazioni (studio, lavoro, formazione, stage, apprendimento). L’obiettivo anticipa le raccomandazioni comunitarie in materia di politiche per il lavoro; queste ultime impongono agli Stati membri di assumere ogni iniziativa valida a garantire ai giovani un’esperienza fuori dai confini nazionali almeno una volta nella loro vita. Rispetto alle misure attualmente a disposizione, MOVE si rivolge a una platea vasta di cittadini, anche privi di titolo di studio, che non siano solo studenti ma anche imprenditori, docenti, soggetti deboli, operatori giovanili. Lo scopo è orientarli e informarli costantemente; per garantire tutto ciò, gli utenti possono contare sia su un’attività trisettimanale di spor-

“Negare l’istruzione, delitto contro il futuro” Fondazione Ruggiu, assegnate le borse ai giovani rom FRANCESCO FURCAS OLTE DELLE RAGAZZE, in sei mesi hanno appreso a leggere e scrivere, ma soprattutto hanno acquisito strumenti che consentono loro una maggiore comprensione della nostra cultura, la possibilità di esercitare diritti che non pensavano neppure di avere”. E’ in queste parole, scritte da Anna Ruggiu all’indomani del primo corso all’interno del campo di via San Paolo a metà degli anni ‘90, il segreto che manda avanti le tante attività della Fondazione che porta il suo nome, anche oggi, a tanti anni dalla sua scomparsa. Dei rom, all’epoca, si interessava-

M

no in pochi: Anna Ruggiu con la Fondazione Sucania, mons. Alberti e alcuni sacerdoti, decisero di aiutare questo popolo che allora viveva accampato sotto i piloni della strada che da Cagliari porta verso le spiagge di Pula. La Fondazione è stata fondata nel 1991: da allora - con il sostegno dell’U-

nicef e della Fondazione Banco di Sardegna - assegna ogni anno ad alcuni ragazzi rom meritevoli delle borse di studio: “Vedere come è cambiata la città è emozionante ha sottolineato il presidente del Consiglio comunale, Ninni Depau, in occasione della cerimonia di consegna delle borse nei giorni scorsi - L’incontro, avvenuto in questa aula l’anno scorso con l’arcivescovo e i rom, è stato un mo-

Nelle foto Roberto Pili/RosasPress, la cerimonia in Comune.

mento di grande civiltà”. Commosso il ricordo dell’assessore comunale alle Politiche sociali, Susanna Orrù: “Quando la conobbi, Anna Ruggiu mi parlò dei rom come nessuno prima aveva fatto. E i risultati, oggi, parlano da soli: la scolarizzazione non c’era, per esempio. Oggi propongono iniziative, stanno diventando attivi, compiono un vero percorso di cittadinanza. Ad un anno dal percorso avviato con la Caritas ci sono risultati scolastici importanti, tanti adulti hanno preso la licenza media che prima non avevano e che ora consentirà loro percorsi ancora più approfonditi”. Gianni Loy, presidente della Fondazione Anna Ruggiu, ha citato il libro “Dal silenzio alla parola”: “Ciò che è successo alla classe operaia - ha sottolineato il professore - è in fondo quello che accade ai rom oggi a Cagliari. Piano piano parlano loro, hanno una lo-

ro rappresentanza politica, si sono costituiti in associazione. Questo è il mondo che cresce”. Il garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Provincia di Cagliari, Gian Luigi Ferrero, ha rimarcato che “il diritto all’istruzione non è negoziabile. Non permettere la scuola significa negare il futuro ad una persona”, mentre Rosella Onnis, presidente dell’Unicef, ha ringraziato gli insegnanti per la continuità dell’intervento. Molto apprezzate le testimonian-

tello nei locali dell’Agenzia, sia su un sito internet dedicato (www.movesardegna.eu). Servizio rivolto ai giovani sardi ma non solo, il centro vuole essere il punto di riferimento anche per coloro i quali desiderano incrementare il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze, trascorrendo un periodo della loro vita nell’isola. Tuttavia, affinché la razionale utopia del centro si imponga è necessario, però, poter contare su due presupposti certi: il primo di carattere economico, il secondo di natura politica. Relativamente al primo aspetto, MOVE intende attingere le risorse necessarie al suo funzionamento partecipando ai bandi comunitari, nello spirito propugnato dalla stessa Unione Europea che promuove l’integrazione degli strumenti finanziari. Sul secondo versante, invece, l’Agenzia si rende pienamente disponibile a lavorare con le altre strutture regionali impegnate nella programmazione, in coerenza col principio di leale collaborazione tra i vari soggetti istituzionali. Il fine ultimo è creare le condizioni di sistema perché l’esperienza all’estero diventi valida e alla portata di tutti, così da qualificare l’intero capitale umano che abbiamo a disposizione.

ze delle docenti che hanno accompagnato, in percorsi assolutamente normali, i ragazzi durante la scuola, da Rosalba Cocco, insegnante al Tommaseo, a Pasquetta Basciu (alberghiero di Monserrato) a Maria Antonietta Cesaracciu (Porto Torres) e Donatella Foxi dell’istituto di Guspini: tutti hanno sottolineato l’impegno e l’entusiasmo dei premiati nella scuola e con i loro compagni. Ecco i loro nomi: Milena Dragutinovic, Istituto “Sacro Cuore”, Cagliari; Susanna Halilovic, Istituto alberghiero “Gramsci”, Monserrato; Sanela Marjanovic, Istituto d’Istruzione superiore “M. Buonarotti”, Guspini; Cristian Milanovic, Istituto d’Istruzione superiore “M. Paglietti”, Portotorres; Merfina Selimovic, Istituto alberghiero “Gramsci”, Monserrato; Teresa Sulejmanovic, Istituto alberghiero “Gramsci”, Monserrato. Per ciascuno una borsa di studio del valore di mille euro, e la certezza di essere - non soltanto genericamente sentirsi - a casa propria.


IL PORTICO DEGLI EVENTI

domenICA 7 luglIo 2013

Il PortICo

3

Economia e politica. Coesione sociale, rilancio economico e mediazione nel provvedimento del Governo.

Protezione dei più deboli e semplificazioni, ma l’urgenza sembra essere la giustizia civile L’Italia si colloca al 158mo posto al mondo per tempi di recupero di un credito. Ridotti a tre i gli uffici giudiziari per le imprese straniere, e la mediazione è stata resa obbligatoria

combina numerose misure tra le quali spiccano quelle a protezione dei soggetti più deboli, per la semplificazione e il rilancio dei vari settori. Una particolare attenzione è stata riservata alla giustizia civile, che versa in una drammatica situazione di difficoltà che ha portato l’Italia a posizionarsi al 158mo posto al mondo per i tempi di recupero di un credito (circa 1200 giorni), con gravissime ripercussioni sul piano internazionale ed interno. Gli investimenti stranieri sono disincentivati e, inoltre, moltissime imprese italiane si delocalizzano all’estero, considerando i tempi cer-

ti di risposta della giustizia. A tal proposito, l’Italia dopo aver istituito su base regionale un apposito tribunale per le imprese, con il decreto del fare opera la riduzione solamente a tre degli uffici giudiziari dedicati alle imprese straniere: Milano per il Nord, Roma per il Centro e la Sardegna e Napoli per il Sud e Sicilia. La durata media dei processi civili in Italia (dieci anni) esaspera le difficoltà di imprese e cittadini, soprattutto con l’accentuarsi della crisi economica. A questo riguardo, il Governo ha varato misure straordinarie di carattere deflativo dirette per il prossimo quinquennio all’eliminazione di oltre un milione di cause civili, mediante lo smaltimento dell’enorme arretrato e il contenimento delle nuove cause (applicazione di 30 giudici ausiliari in Cassazione, selezione di 400 giudici onorari per la Corte d’appello, reclutamento di ulteriori stagisti tra i giovani laureati di giurisprudenza e, inoltre, istituzionalizzazione della possibilità di delegare ai notai le operazioni di divisione giudiziale, con l’accordo delle parti). Tuttavia, l’iniziativa più incisiva è il ripristino dell’obbligatorietà della mediazione, accompagnata da una serie di altre misure rafforzative, sia di riduzione della durata e degli iniziali costi della mediazione e sia di condivisione

con il ceto forense. Quanto al procedimento, per un verso, si riduce la durata massima del procedimento a tre mesi, in luogo dei quattro previsti dalla passata normativa, e si prevede un incontro programmatico nel quale i mediatori con le parti verifichino la mediabilità della controversia. In tal modo, qualora si ravvisi l’indisponibilità a conciliare, la procedura verrà immediatamente chiusa, senza tempi e costi aggiuntivi. Sono state fortemente ridotte le spese che le parti sostengono in mediazione, mediante la introduzione di nuovi parametri di calcolo che vanno dagli 80 ai 250 euro a seconda del valore delle controversie. In relazione alla collaborazione con il ceto forense, da un lato, si dispone che occorre la sottoscrizione da parte degli avvocati affinché l’accordo conciliativo raggiunto in mediazione possa, con l’omologa del Presidente del Tribunale, ottenere natura di titolo esecutivo. Dall’altro lato,si stabilisce che tutti gli avvocati sono considerati di diritto mediatori. Entrambe le novità presentano aspetti critici da chiarire, ma esprimono la volontà politica di coinvolgere per quanto possibile il ceto forense nella gestione professionale della mediazione e degli strumenti di risoluzione extragiudiziale delle controversie.

che i sistemi di moneta complementare svolgono un’azione anti ciclica, cioè si diffondono maggiormente nei periodi di crisi, contrariamente a quella pro ciclica del sistema bancario con la moneta ufficiale, la quale cioè fornisce moneta quando l’economia è in salute e cresce, mentre tende a trattenerla e non prestarla quando l’economia è in crisi. Fin dall’inizio della loro storia le monete complementari fanno localmente fronte alla crisi proprio perché sono costruite per circolare e non per essere tenute come riserva di valore. Ciò che maggiormente è compromesso in periodi di crisi è il potere di acquisto delle persone, la capacità delle aziende di accedere al credito (diminuendo la produzio-

ne di beni e servizi) e la capacità degli enti locali territoriali di continuare a garantire servizi. Ed in Italia risulta evidente come siano proprio le comunità locali ad essere fortemente colpite da questa crisi. Ma la crisi finanziaria attuale è una crisi della liquidità e non una mancanza di ricchezza del sistema produttivo. Molte imprese non riescono a evadere gli ordini che pure avrebbero perché il sistema bancario lesina loro la liquidità necessaria per acquistare materie prime e semilavorati e per pagare i lavoratori. Le monete complementari assolvono alla loro funzione di mezzo di scambio e sono una vera e propria iniezione di liquidità aggiuntiva che le aziende possono utilizzare senza ricorrere a un prestito. Inoltre, rappresentano un valido strumento di sviluppo dell’economia locale in quanto, essendo sistemi regionali, sono strettamente ancorate al territorio e calate sull’economia reale. In Sardegna esiste il più diffuso circuito di moneta complementare italiano, il circuito Sardex, nato nel 2009 e che attualmente accoglie oltre mille imprese, con un volume di transazioni in forte crescita, oltre cinque milioni di euro di valore equivalente nei soli primi cinque mesi del 2013

Finora, le monete complementari hanno interessato quasi esclusivamente, i rapporti di scambio tra le imprese. Tuttavia, recentemente, anche il settore pubblico ha iniziato ad avvicinarsi alle monete complementari. Ad esempio, nella città francese di Nantes è in fase di avvio un interessante progetto in cui una banca pubblica, il Crédit Municipal, offrirà alle imprese un servizio di pagamento in compensazione in moneta locale per tutte le transazioni sul territorio. Ogni impresa parteciperà alla camera di compensazione in ragione del suo coinvolgimento nell’economia locale e del suo effettivo merito creditizio. Inoltre, le imprese regoleranno gli scambi tra di loro con il medesimo meccanismo e potranno anche utilizzare la moneta locale per la contrattazione di secondo livello con i lavoratori. Un interessante tema di ricerca su cui concentrare ulteriori studi è rappresentato dal ruolo delle monete complementari nell’economia dei comuni italiani e sardi in particolare, per comprendere se e come il loro utilizzo possa contribuire a rendere meno pesanti i vincoli posti dal Patto di stabilità, consentendo ai comuni di acquistare beni e servizi riducendo l’uso di denaro contante.

CARLO PILIA A CONFERENZA stampa con la quale il Consiglio dei Ministri ha presentato collegialmente i contenuti del cosiddetto “decreto del fare”, per tanti versi, segna la rinnovata strategia comunicativa e politica dell’attuale congiuntura. Sul piano interno, il Presidente Letta e suoi Ministri hanno voluto dimostrare collegialità e condivisione delle misure in ragione dell’importanza delle stesse e della natura eterogenea della maggioranza parlamentare che ha sostenuto la nascita del Governo italiano. La conferenza stampa, tuttavia, mira a realizzare una comunicazione che esca dai Palazzi romani, per raggiungere direttamente la popolazione. Nella prospettiva esterna, la co-

L

Un’aula di giustizia.

municazione del Governo è indirizzata agli altri Stati e all’Unione europea, come è confermato dal percorso preventivo di condivisione politica che il Presidente Letta ha voluto realizzare con i principali leader stranieri. La dimensione internazionale, infatti, accomuna le relazioni economiche e sociali, nonché le urgenti misure che devono essere concordate e adottate per fare fronte all’attuale crisi. In questo scenario, il decreto legge del fare si apre al confronto e

Monete complementari, una iniezione di liquidità Il Sardex è nato nel 2009, lo usano più di mille imprese ALESSANDRO SPANO

e monete complementari sono un mezzo di pagamento che circola parallelamente alla valuta nazionale senza la pretesa di sostituirla e permette di scambiare beni e servizi tra le aziende che volontariamente scelgono di adottarla come mezzo di scambio, funzionando come camera di compensazione di debiti e crediti. Il fenomeno delle monete complementari non è nuovo e ha radici storiche molto antiche che risalgono alla nascita della moneta. Se si considera l’intera storia dell’istituzione della moneta, infatti, solo l’ultima breve fase nel periodo moderno dei grandi stati nazionali è stata caratterizzata da unicità e non pluralità di moneta per i commerci. In passato, infatti, esistevano molteplici monete: ogni sovrano, anche di piccole terre e,

L

successivamente, ogni stato, ne coniava una e all’interno dei medesimi territori esistevano doppi corsi monetari a seconda del tipo di commercio che veniva fatto. In tempi recenti l’utilizzo di monete complementari è strettamente collegato ai periodi di crisi. Negli anni trenta del secolo scorso, proprio per far fronte localmente ai problemi generati dalla crisi finanziaria globale del 1929, dalle comunità locali nacquero sistemi di scambio non monetario, basati su monete complementari diverse dalla moneta nazionale corrente. In Svizzera sono 60 mila le imprese che ancora oggi si scambiano beni e servizi in Wir, una moneta creata da alcuni imprenditori locali per sfuggire alla crisi del ’29, mentre in Germania, nel 1930, circolavano i Wara. Questa correlazione trova spiegazione nel fatto


4

IL PORTICO DEL TEMPIO

Il PortICo

Il Papa. Il Pontefice sarà a Lampedusa l’8 luglio per incontrare il popolo dei migranti

Gesù non vuole cristiani telecomandati, ma persone libere che dialogano con Lui ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS DOMENICALE il Santo Padre si è soffermato in particolare sul Vangelo del giorno (Lc 9,5162) con al centro la figura di Gesù che con decisione si mette in cammino verso Gerusalemme. Ai suoi discepoli il Signore raccomanda di non imporre nulla agli altri: «se non troveranno disponibilità ad accoglierlo, si proceda oltre, si vada avanti. Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui invita sempre, non impone». Il Papa prende spunto dallo stile di Gesù per mostrare l’importanza della coscienza: Gesù non desidera «cristiani “telecomandati”, incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi con la volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi e questa libertà dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza». La coscienza non va però confusa con il «seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, che mi piace», ma va intesa invece come «lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele». Papa Francesco ha indicato come

A

«esempio meraviglioso» del rapporto con Dio nella propria coscienza quello di Benedetto XVI: «ci ha dato questo grande esempio quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore». In settimana Papa Francesco ha celebrato la Solennità dei SS. Pietro e Paolo. Nell’omelia della Messa, durante la quale ha imposto il pallio a 34 nuovi Arcivescovi Metropoliti, ha sottolineato come il Vescovo di Roma esercitando il suo ministero pe-

trino sia chiamato a confermare i fratelli nella fede, nell’amore e nell’unità. La fede in Cristo indica la via alla vita vera: «quando lasciamo prevalere i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra d’inciampo. La fede in Cristo è la luce della nostra vita di cristiani e di ministri nella Chiesa». Il compito di Pietro e di ogni pastore è quello di amare lasciandosi «consumare per il Vangelo, farsi tutto a tutti». Nella Chiesa, ha spiegato poi il Papa, «la varietà, che è una grande ricchezza, si fonde sempre nell’armonia dell’unità, come un

grande mosaico in cui tutte le tessere concorrono a formare l’unico grande disegno di Dio. E questo deve spingere a superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa». All’Angelus del giorno dei SS. Pietro e Paolo il Papa ha ricordato il legame tra il loro martirio e Roma: «la Chiesa di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell’Impero, ma per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo! In fondo, è sempre e soltanto l’amore di Cristo che genera la fede e che manda avanti la Chiesa». Incontrando i membri della Delegazione dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultations il Santo Padre ha ricordato l’importanza del dialogo tra ebrei e cristiani per la difesa della «dignità dell’uomo» e «in favore della pace». All’Udienza Generale Papa Francesco ha approfondito il tema della Chiesa come “corpo” incoraggiando i fedeli ad essere membra vive di questa realtà: «come viviamo il nostro essere Chiesa? Siamo pietre vive o siamo, per così dire, pietre stanche, annoiate, indifferenti? Avete visto quanto è brutto vedere un cristiano stanco, annoiato, indifferente? Un cristiano così non va bene, il cristiano deve essere vivo, gioioso di essere cristiano; deve vivere questa bellezza di far parte del popolo di Dio che è la Chiesa».

Scrivi al Papa L’Arcivescovo invita tutti (grandi e piccini) a scrivere al Santo Padre attraverso Il Portico, e - in particolare - a rivolgergli una domanda in occasione della Visita a Cagliari. Tutto il materiale da noi raccolto sarà poi consegnato a Papa Francesco. Potete scrivere a «settimanaleilportico@libero.it». Massimo Pettinau, insegnante di religione al Liceo Pacinotti, Stefano Tunis, direttore dell’Agenzia regionale del Lavoro, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, Carlo Pilia, professore associato di Diritto privato all’Università degli Studi di Cagliari, Alessandro Spano, professore associato di Economia aziendale all’Università degli Studi di Cagliari, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Francesco Manca, direttore Centro Studi della Caritas diocesana, Franco Camba, insegnante e collaboratore del Seminario regionale sardo, Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo Vaticano, Federica Bande, studentessa di Giurisprudenza e collaboratrice dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile, Alessia Corbu, giornalista pubblicista, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Lidia Lai, mediatore civile, laureata in Lettere moderne, Roberto Porrà, funzionario della Soprintendenza Archivistica per la Sardegna, autore del volume “Il culto della Madonna di Bonaria di Cagliari” (Arkadia editore), Susanna Mocci, studentessa di Giurisprudenza, Maria Michela Deriu, giornalista pubblicista e funzionario del Ministero delle Finanze, Fabio Trudu, direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano, Matteo Venturelli, giornalista pubblicista, mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri. Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica.

Hanno collaborato a questo numero:

La tiratura di questo numero è stata di 3700 copie. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.

domenICA 7 luglIo 2013

pietre CAMBOGIA

Gesuiti al lavoro con i giovani Kmer I Gesuiti lanciano un nuovo progetto educativo in Cambogia: a Battambang sorgerà a una scuola secondaria di medie dimensioni, con quattro classi per ogni anno, e una piccola scuola elementare. Il progetto prevede anche un centro di formazione degli insegnanti e una residenza dove ospitare gli insegnanti in fase di formazione. Partner locali del progetto sono la Prefettura Apostolica di Battambang e le autorità scolastiche provinciali. Per i primi 12 anni di attività didattica si prevede il bisogno di finanziamenti per acquistare la terra, costruire gli edifici, erogare borse di studio; dopo di che la scuole dovrebbe sostenersi da sola

COLOMBIA

Ritrovato morto il prete scomparso Il corpo senza vita di don Néstor Darío Buendía Martínez, è stato ritrovato dopo alcuni giorni dalla sua scomparsa in una zona isolata del comune di Los Cordobas. Benché il sacerdote non aveva mai segnalato di avere ricevuto minacce, secondo quanto riporta la stampa locale, don Buendía Martínez aveva condannato pubblicamente le bande criminali della zona di Cereté. Don Néstor Darío Buendía Martínez, di 35 anni, era vice parroco presso la parrocchia di San Antonio de Padua di Cereté. Secondo l'elenco realizzato annualmente dall'Agenzia Fides, nel 2012, per la quarta volta consecutiva, l'America ha registrato il numero più alto di operatori pastorali uccisi rispetto agli altri continenti. SIRIA

Ancora un sacerdote ucciso Il sacerdote siriano François Murad è stato ucciso nel nord della Siria, nel convento della Custodia di Terra Santa dove aveva trovato rifugio. Le circostanze della morte non sono del tutto chiarite. Secondo fonti locali, il convento in cui si trovava p. Murad sarebbe stato assaltato da miliziani legati al gruppo jihadista Jabhat al-Nusra. Padre François, 49 anni, aveva fatto i primi passi nella vita religiosa con i frati francescani della Custodia di Terra Santa. Dopo essere stato ordinato sacerdote aveva iniziato la costruzione di un monastero cenobitico dedicato a S. Simone lo Stilita, nell'alveo della Chiesa siro-cattolica. Dopo l'inizio della guerra civile, il monastero di S. Simone era stato bombardato e p. Murad si era trasferito presso il convento della Custodia per motivi di sicurezza.


domenICA 7 luglIo 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Il PortICo

5

Aspettando il Papa. Il programma e tutti i dettagli della cerimonia di consegna della statua della madonna di Bonaria

Dal 13 luglio Sardegna e Argentina più vicine nel nome di Papa Francesco e della Vergine Nella sede centrale della Polizia metropolitana di Buenos Aires, sarà il direttore spirituale a nominare la Madonna di Bonaria patrona dei vigili della Capitale FRANCESCO MANCA OM’È NOTO, IL 15 maggio scorso la Conferenza episcopale della Sardegna era in Piazza San Pietro per l’udienza del mercoledì con Papa Francesco. Era presente anche una piccola folla proveniente dalla Sardegna. In quella circostanza il Pontefice ha annunciato la sua visita in Sardegna alla Basilica di Bonaria. Sua Santità Francesco ha anche spiegato alla piazza gremita perché la citta di Buenos Aires ha assunto questo nome. Della delegazione sarda faceva parte anche il Governatore della Sardegna Ugo Cappellacci che in accordo col Presidente della Conferenza episcopale della Sardegna monsignor Arrigo Miglio -

C

Il simulacro che il 13 luglio sarà donato alla Polizia di Buenos Aires.

ha portato la statua della Madonna di Bonaria per essere benedetta dal Papa prima di imbarcarsi su un aereo diretto a Buenos Aires. La statua, infatti, è il dono che il Governatore ha fatto al Corpo della Polizia Municipale di Buenos

Aires che ha scelto la Madonna come propria patrona. I due eventi l’annuncio della visita in Sardegna e la benedizione della statua hanno trovato l’entusiastica approvazione dell’intera delegazione che ha manifestato la propria

gioia intonando il canto “Deus ti salvet Maria”. Come ormai tutti sanno, il 22 settembre Papa Francesco sarà in Sardegna: il 13 luglio il Governatore della Sardegna consegnerà la statua in una cerimonia ufficiale a Buenos Aires. La cerimonia di intronizzazione e di consegna della statua avverrà nella sede centrale del corpo alla presenza del capo della Polizia Metropolitana Horacio Gimenez. Saranno presenti le massime autorità della città, a partire dal capo del governo della città autonoma di Buenos Aires, l’ingegner Mauricio Macri. La Repubblica italiana sarà rappresentata dall’ambasciatore e naturalmente saranno presenti anche i rappresentanti dei circoli sardi in Argentina guidati dal Presidente, l’architetto Margherita Tavera. Prima della scoperta dell’immagine e della consegna ufficiale della statua, il direttore spirituale della polizia, Esteban Sanguinetti, tratteggerà una breve storia della Madonna di Bonaria e nominerà la Vergine patrona della polizia municipale: successivamente verrà scoperta l’immagine. Seguirà la benedizione e l’invocazione religiosa. A quel punto sarà

il Governatore della Sardegna Cappellacci a prendere la parola e spiegare i motivi del dono e in particolare a sottolineare la profonda amicizia tra il popolo argentino e la Sardegna anche in virtù dei numerosissimi corregionali che hanno trovato in questa terra motivi di riscatto e di benessere. E’ del tutto naturale che venga ribadito il comune senso di devozione verso la Madonna di Bonaria, suggellato e rafforzato anche dalla singolare coincidenza che il nuovo Papa Francesco non solo è nativo della capitale argentina ma, come detto, farà visita alla Basilica di Bonaria il 22 settembre. La cerimonia si concluderà con l’Ave Maria di Schubert. E’ indubbio che la comune devozione verso la Madonna di Bonaria saprà ancora di più rafforzare i già stretti legami tra i due popoli che - seppure così distanti geograficamente - sono accomunati dalla necessità di costruire un percorso di sviluppo e di giustizia sociale ed economica. La Madonna di Bonaria saprà certamente guidare i passi dei rispettivi governanti verso questi traguardi. Dal 13 luglio Sardegna e Argentina saranno ancora più vicine, aspettando il Papa.

Seminario regionale, una moderna agorà Concluso con una cerimonia l’Anno seminaristico FRANCO CAMBA

on una serata all’insegna della musica e del teatro, giovedì scorso, nel Seminario regionale sardo, alla presenza di mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza episcopale sarda, si è tenuta la cerimonia di chiusura dell’anno seminaristico 2012-2013. Ad accogliere l’invito a partecipare all’evento, patrocinato dalla Presidenza della Giunta Regionale ed organizzato con la collaborazione della Fondazione “Francesco Alziator”, sono state non solo numerose autorità civili e militari e rappresentanti di diverse istituzioni, ma anche oltre trecento persone. Sul palco, allestito all’aperto nel cortile centrale del seminario di via mons. Parraguez, si sono alternati gli artisti del Coro polifonico “Santa Cecilia” e all’Associazione culturale “L’Accademia”, diretti rispettivamente dal maestro Giovanni Pani e

C

dalla professoressa Marina Pinna. A chiudere la serata con una performance particolarmente toccante sono stati i seminaristi del gruppo teatrale, guidati dal maestro d’arte Gianluca Medas, che nell’occasione, mettendo in scena la loro composizione “Sentinelle”, hanno dato prova delle abilità acquisite nel corso dell’anno partecipando ai diversi laboratori previsti dal progetto educativo. Infatti, i giovani che si preparano per ricevere l’ordinazione sacerdotale, oltre alla formazione accademica impartita dalla Facoltà Teologica, nel Seminario regionale completano la propria formazione umana, culturale, spirituale e pastorale partecipando alle attività proposte annualmente attraverso i diversi laboratori e i gruppi d’interesse. Tra questi rientrano il laboratorio musicale, quello letterario e teatrale, quello linguistico e quello liturgico-iconologico. Gli stessi seminaristi sono anche impegnati in diversi gruppi d’interesse come quello che si occupa dell’aggiornamento sito internet del se-

I seminaristi durante la rappresentazione teatrale. Nella foto piccola, il Rettore mons. Gian Franco Saba.

minario e della redazione del periodico L’Eco del Regionale.“La partecipazione alla cerimonia di chiusura di rappresentanti delle istituzioni civili e militari e di tante persone che, a diverso titolo, costituiscono gli ‘Amici del Seminario’, ha detto mons.Gian Franco Saba, rettore del Seminario Regionale, credo ci possa permettere di dire che il progetto ‘Agorà del seminario’ abbia raggiunto i propri obiettivi, così come le iniziative proposte periodicamente o mensilmente, come ad esempio le conferenze sul Concilio Vaticano II”. Obiettivi che sono stati chiaramente indicati nell’Annuario e nella programmazione delle attività: favorire una maggiore apertura del seminario alla città, un radicamento nel territorio, la conoscenza e una condivisione dei

cammini formativi, il dialogo e il confronto su tematiche riguardanti la Chiesa e la cultura contemporanea. Mentre le numerose attività aperte alla città nel corso dell’anno si sono svolte nell’aula magna e nella cripta del seminario, come detto, la cerimonia di chiusura si è tenuta all’aperto, nel cortile centrale del seminario dove si affaccia la Cappella maggiore. E così come nell’antica Grecia l’agorà era la piazza principale della polis, nella quale si mantenevano o si creavano numerose relazioni interpersonali, similmente il cortile centrale del seminario, per una sera ha inteso essere simbolicamente un’agorà, il luogo nel quale la comunità del Seminario è riuscita a rappresentare anche visivamente lo

stretto legame instaurato nel corso di questi anni con le istituzioni civili e militari, sociali, accademiche e formative della città e con quanti, a diverso titolo, possono dirsi gli “Amici del Seminario Regionale”.


6

Il PortICo

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 7 luglIo 2013

Aspettando Rio2013. Proseguiamo sul cammino della Croce dei Giovani nei vari Paesi del Mondo.

Quando i ragazzi polacchi mostrarono a tutto il mondo la forza redentrice di Cristo A Czestochowa fu forte l’emozione per un popolo che aveva appena riconquistato la libertà. Le difficoltà logistiche non impedirono di offrire al mondo una gioia grande MASSIMO LAVENA OPO SANTIAGO DE Compostela la Croce dei giovani iniziò un lento cammino verso la Polonia. Prossima tappa, la VI: il santuario nazionale polacco della Madonna Nera, Jasna Góra!.

D

Czestochowa, Gmg 1991: Giovanni Paolo II saluta i giovani.

Góra il 10 agosto 1991. Una folla strabocchevole arrivò da tutta la Polonia e dai Paesi confinanti, ex Unione Sovietica compresa. 10-15 agosto 1991: Czestochowa Subito apparve chiaro che, quando intorno al 13 agosto sarebbero giunti i parteciLa croce dei Giovani arriva in Polo- panti ufficiali alla GMG, non si sania nei primi mesi dell'autunno del rebbe saputo dove metterli. Le con1989. Ha inizio un itinerario di fede dizioni economiche ancora precaportato a spalla dai giovani polac- rie della Polonia del 1991 non perchi, città per città. misero, inutile negarlo, di offrire Il 9 novembre cadde il muro di Ber- una accoglienza tecnica minimalino! Ma già la Polonia aveva fatto il mente efficace. Pochissimi bagni, grande passo: nel giugno 1989 Soli- distribuzione dei pasti difficilissidarność vinse le prime elezioni li- ma, luoghi di accoglienza impervi e bere in un paese comunista e Lech disagevoli. I villaggi vicini a CzęWałęsa, il leader indiscusso, diven- stochowa aprirono case, scuole, ne il primo presidente democrati- parrocchie, palestre; l'esercito pocamente eletto della Polonia nel lacco mise in funzione cucine e ten1990. In questo clima la Croce dei de, come per una emergenza amGiovani giunse al Santuario di Jasna bientale. Ma il miracolo fu che ai

Estate nelle parrocchie, istruzioni per l’uso Una stagione molto particolare, aspettando il Papa FEDERICA BANDE

O

RMAI È FINALMENTE arrivata

l’estate, i ragazzi hanno finito le scuole, i più grandi iniziano a pensare alle mete balneari e… le parrocchie? Sono andate in vacanza pure loro? Assolutamente no! Il periodo estivo infatti potrebbe sembrare un periodo di inattività per le varie realtà parrocchiali che danno vita alla nostra diocesi, ma così non è assolutamente. Diversi sono i don che si sono fatti carico di organizzare, assieme ad i loro animatori, campi scuola, cre grest, viaggi ed esperienze di volontariato. Questi momenti raccolgono tanti bambini e ragazzi, permettendo loro di vivere dei momenti indimenticabili di crescita, divertimento e formazione e dando un senso ai tanti giorni di meritata vacanza che il periodo estivo porta con se.

giovani nulla importò del cibo mancante, della puzza infestante che dominò i 5 giorni più incredibili mai visti dalla Madonna Nera. Lo spettacolo che si presentò agli occhi del Papa e delle televisioni di tutto il mondo il pomeriggio del 14 agosto fu indescrivibile. Il viale di accesso al santuario, i tetti delle case, gli alberi del bosco circostante pullulavano di cuori palpitanti. Il boato degli oltre 2 milioni di giovani (le cifre ufficiali parlano di 1.800.000) fu impressionante: l'inno ufficiale “Abba ojcze “, (per chi fosse interessato agli inni delle GMG, un sito diocesano efficentissimo al riguardo è http://www.arezzogiovani.it/gmg/g mg_inni.htm ) composto da un giovane incarcerato per molti anni come oppositore politico, venne intonato ad una voce sola, a canone, e le

Quest’estate però sarà un po’ più particolare delle altre perché ci vedrà tutti coinvolti nella preparazione dell’importante evento del 22 settembre; a questo proposito infatti l’Ufficio di Pastorale Giovanile della nostra diocesi ha preparato un percorso di preparazione e di lavoro da proporre a tutte le parrocchie in questi momenti di aggregazione giovanile o magari come occasione di incontro tra i giovani laddove vi sia carenza di proposte di questo tipo. Il percorso è stato pensato dalla PG proprio su misura per i ragazzi, ed è articolato in sei passaggi scanditi di settimana in settimana, in modo da creare un lavoro continuo e completo. Si riprendono infatti le parole che Papa Francesco ha donato alla comunità cristiana negli ultimi mesi affiancandole all’opera iconografica di Beppe Cavagnino incentrata sulla Madonna di Bonaria. La prima delle sei tappe proposte è dedicata all’Annunciazione di Maria, alla grande notizia, e dopo un piccolo incipit dove ritroviamo l’intervento del Santo Padre che comunica ai sacerdoti la decisione di venire in Sardegna in pellegrinaggio a Bonaria, ha inizio

mura del Santuario vibrarono. La memoria va alle immagini del Papa che si presenta per salutare i giovani e resta minuti interminabili ad osservare la marea che cambiava colore per lo sventolio delle bandiere, per le onde di mani alzate verso il cielo. Alla veglia la Croce venne portata sull'altare da una decina di giovani soldati russi con alcuni giovani polacchi, con l'icona di Maria Salus Popoli Romani. E quando all'indomani il sole illuminò la spianata di Częstochowa tutti erano già svegli: nessuno dormì, sia per le condizioni disagevoli, sia per l'interminabile veglia notturna di adorazione della Croce. E il Beato Papa polacco affidò i giovani del Mondo alla Madre di Gesù: “"Sub tuum preaesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix . . ." ("Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio . . .") Noi, giovani di tutto il mondo, veniamo a Te, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Madre della fede, della speranza, e dell’amore. Ti portiamo tutta la nostra giovinezza. Veniamo a Te, Madre di Dio, Madre della Vita, Madre del bell’Amore.Veniamo qui, dove da secoli gli uomini hanno fatto ricorso a Te, per ricevere la libertà; presso Te - perfino nella schiavitù - si sono sentiti liberi. Oggi questa tua casa è diventata la casa di tutti noi, dei giovani di tutto il mondo. Czestochowa, in questo momento, è la capitale della gioventù. […] Difendici dalla solitudine che non viene

da una scelta, e di cui molti non riescono a vincere. Fa’ che essa non si trasformi mai in disperazione. Ti affidiamo coloro che devono far fronte alla disoccupazione, alla mancanza della casa, e alla paura di fronte al futuro. Aiutaci a salvare il mondo e noi stessi dalla violenza e dalle varie forme di totalitarismo contemporaneo su cui non abbiamo immediata influenza”. Il testo completo si trova su www.vatican.va L'annuncio della successiva edizione internazionale della GMG regalava la sorpresa di un ritorno nel Nuovo Mondo: Denver, Arizona, USA, l'ennesima scommessa di Giovanni Paolo II.

La precedente puntata del cammino è stata pubblicata sul numero 26 del nostro giornale

ti il 22 settembre e quella della Pastorale Giovanile a partecipare attivamente all’evento attraverso un concreto contributo. Il tutto prosegue con degli ulteriori suggerimenti di lavoro di gruppo, che condurranno i ragazzi verso l’inizio della loro preparazione personale e collettiva con l’utilizzo di strumenti facilmente reperibili: il vangelo, l’esperienza e la condivisione. Invitiamo tutti voi a lavorare su questo piccolo ma grande progetto, confidando in una risposta concreta sia dei ragazzi sia dei don che li seguono, e a cui spetta l’importante compito di proporre e portare avanti l’iniziativa diocesana. Buon lavoro a tutti.

il vero e proprio lavoro dedicato ai giovani. Il percorso si apre invitando tutti ad incontrarsi nelle loro realtà parrocchiali per creare un piccolo gruppo e cogliere la duplice proposta che viene loro rivolta: quella del Papa ad essere presen-


DOMENICA 7 luglIo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Iniziative. Ricordate a Cagliari la figura e l’opera di un instancabile padre gesuita.

Grande carisma e fucina di idee, il grande cuore di Padre Puggioni Storia di un sacerdote innamorato dei lebbrosi e dei sofferenti: fondò “Operazione Africa”. Quest’anno la sua attività missionaria compie 50 anni e non si ferma ALESSIA CORBU

U

N GRANDE CUORE PER l'Afri-

ca: questo è stato Padre Giovanni Puggioni (fondatore dell'associazione “Operazione Africa Onlus”) ricordato dal 28 al 30 giugno al T-Hotel di Cagliari con l'iniziativa “Un cuore per l'Africa”. Le offerte libere raccolte per l'occasione saranno devolute alla costruzione di un centro polifunzionale a “Nuova Olinda” in Brasile. Al centro dell'evento una mostra fotografica e un momento commemorativo in onore del gesuita originario di Borore, scomparso nel 2009. Gremita, oltre la capienza, la sala conferenze del primo piano dell'hotel che ha ospitato volti di tutte le età grati al sacerdote per tutti i consigli e gli incoraggiamenti ricevuti: 18 viaggi missionari, 25 strutture realizzate, 17 container e centinaia di migliaia le vite salvate. “Una fucina di idee e grande carisma”, così lo descrive Carlo Cabula, medico e testi-

A sinistra Carlo Cabula, a destra padre Gugliemo Pireddu.

mone diretto della costruzione dell'ospedale di Mosango, in Congo. “Io lo chiamavo Giovanni. Non tutti sanno che era timido come un bambino perché lo nascondeva con una carica enorme. Inoltre, era testardo come un santo”. Palpabile la sua commozione in ricordo dei fatti immortalati nelle diapositive insieme al missionario nonché fraterno amico. “Non c'erano problemi per lui, c'era sempre la provvidenza. L'ho conosciuto a 13 anni. Aveva avuto la poliomielite ma aveva superato l'handicap. Quando arrivammo per la prima volta in Africa abbiamo trovato tanta denutrizione, malattia e morte. Uno shock difficile da spiegare. Quando seppe che

in un giorno a Mosango erano morti sette bambini ha messo in piedi l'operazione “Mosango” con una grande campagna nelle scuole. Da qui nel 1973 è nato l'ospedale “Sardegna”. Giovanni non aveva paura di nulla tranne che dei serpenti. Una volta ha creduto di esserne morso e avevo dovuto soccorrerlo succhiandogli il veleno dall'alluce. Fu un uomo d'azione e strumento di Dio, devoto allo Spirito Santo e alla Madonna. Siccome so che ci stai ascoltando ti voglio dire: Grazie Giovanni”. Quindi è stata la volta di Padre Guglielmo Pireddu, attuale presidente di “Operazione Africa”, che ha avuto l'arduo compito di sintetizzare le sue

molteplici opere. “Figlio del suo tempo, pioniere, anticipatore di portare i giovani sul posto con un approccio degli anni '60. Stravedeva per i lebbrosi perché - come lui spiegava erano i più sofferenti sia fisicamente che moralmente dato che erano allontanati persino dai propri parenti. Nel '45 fu ordinato sacerdote e poi entrò nella compagnia di Gesù. La prima destinazione fu Bonorva, poi Nuoro e dal '60 Cagliari dove fu uno degli iniziatori del rinnovamento carismatico cattolico e in seguito responsabile regionale del Movimento Mariano. Come promotore della Lega missionaria studenti organizzò la prima gita agli Hanseniani di Is Mirrionis. Nel '63 nacque la sua campagna di sensibilizzazione nelle scuole. Ad oggi sarebbe il cinquantesimo della sua attività missionaria. Nel '72 dopo aver assistito a Mosango alla morte di di una bambina nelle braccia della madre, iniziò l'adozione a distanza in favore dei lebbrosi e dei più indigenti. Nel '79 fu riattato il padiglione tubercolotici e nell''85 fu costruita una scuola modello con sette aule, oltre a due cappelle. I Congolesi gli volevano talmente bene che battezzavano i figli con il nome 'Puggioni'. Oltre in Congo, si attivò in Algeria, Angola, Somalia, Bosnia Erzegovina, Rwanda, Madagascar e Brasile. In mostra solo una parte delle foto, le altre confluiranno in un libro edito “Operazione Africa”.

Il valore aggiunto della pratica sportiva N'INIZIATIVA per mantenere vivo il quartiere. La prima edizione del torneo “San Michele”, che la associazione “Asd Coffaro Football Club 2012” ha organizzato, col patrocinio dei Padri Gesuiti e della CVX di Cagliari e la supervisione del CSI-Sardegna, ha preso il via lunedì 1 luglio, sul campo di calcio a 5 della Casa dei Gesuiti di via Ospedale. Il torneo è riservato a quattro categorie: femminile open (riservato alle ragazze di ogni età) - maschile open (riservato ai ragazzi di ogni età), maschile under 16 (riservato ai ragazzi nati nel 19971998-1999-2000), misto under 12 (riservato a ragazze e ragazzi nati dal 2001 in poi). “La Asd Coffaro Football Club 2012 - dice Valerio Luca Floris, uno dei responsabili - è una nuova realtà nel palcoscenico calcistico cagliaritano. Una realtà giovane ma entusiasta, umile ma ambi-

U

ziosa e piccola ma determinata. Al centro unicamente la prima squadra, iscritta nella passata stagione al campionato di Terza Categoria, mentre per le stagioni successive è programmato l'allargamento dell'attività, con l'apertura di Scuola calcio e Settore giovanile. L'obiettivo primario però è costituire, giorno dopo giorno, attraverso impegno, serietà e costanza, un gruppo di persone che vivano un'esperienza di amicizia dentro e fuori il campo. Riteniamo che solo questa via possa portare ad avere anche risultati importanti sul campo già dal primo anno di attività. Due di noi poi da tempo siamo impegnati nelle attività che si svolgono nel campetto dei Gesuiti dall'accoglienza al gioco libero. È uno dei pochissimi spazi presenti nel quartiere in grado di tenere lontano dalla strada i ragazzi”.

7

brevi DAL 6 AL 9 AGOSTO

Pre-seminaristi, il campo-scuola Dal 6 al 9 agosto a Villaputzu si terrà il campo-scuola per i preseminaristi, ragazzi interessati a conoscere la realtà del Seminario diocesano e/o a esservi accolti il prossimo anno scolastico. Per adesioni, entro il 22 luglio, contattare don Paolo Sanna (347.8343278 oppure donpi@tiscali.it)

DAL 10 AL 13 AGOSTO

Campo-scuola per i ministranti Dal 10 al 13 agosto a Villaputzu si terrà il campo-scuola per i ministranti (ragazzi e ragazze) della Diocesi. Per adesioni, entro il 22 luglio, contattare don Paolo Sanna (347.8343278 oppure donpi@tiscali.it)

ESERCIZI SPIRITUALI

Al Pozzo di Sichar con padre Pireddu, sj L’Opera Esercizi Spirituali di Cagliari informa che dalle ore 18 di lunedì 8 luglio al pranzo di domenica 14, Padre Guglielmo Pireddu, sj, terrà un corso di Esercizi spirituali. Il luogo dell’iniziativa è la Casa di Esercizi Spirituali “Pozzo di Sichar”, località Capitana – via dei Ginepri, 32 Quartu S. Elena (tel. 070 805236). Per informazioni e adesioni: Emilia tel. 070 650880.

CON LA CARITAS

Un campo estivo di volontariato

Al via la prima edizione del torneo “San Michele” ROBERTO COMPARETTI

IL PORTICO

Giocatori impegnati sul campo; sotto Valerio Luca Floris.

Nel suo primo anno di attività il sodalizio stampacino ha dato la possibilità ai ragazzi del quartiere ma non solo a quelli di vivere un'esperienza di aggregazione importante. “Alle nostre attività partecipano ragazzi di tutte le etnie presenti nel quartiere dai romeni ai pakistani - afferma Floris ma anche alcuni i cui genitori sono impegnati nelle attività dei Gesuiti. In generale le attività si svolgono senza particolari tensioni, pur considerando la varietà di estrazione sociale dei ragazzi che partecipano. Certo in alcuni momenti ci sono ma sono normali quando persone diverse si devono confrontare tra loro. Diciamo che l'impegno nostro non manca per cerca-

re di mantenere un clima il più tranquillo possibile”. Un impegno quello di Valerio e degli altri giovani, con il quale si cerca di dare ai più piccoli spazi ed opportunità di crescita, con valori forti. “La mia condizione è particolare. Ho terminato gli studi e non sto ancora lavorando, altri studiano o lavorano per cui il tempo libero cerchiamo di dedicarlo alle attività con i ragazzi. Dal punto di vista personale questo impegno mi gratifica, non certo economicamente, ma sotto altri aspetti sì, come quello umano, un arricchimento sotto il profilo personale”. Per chi volesse prendere contatto con l'Associazione può visitare il sitohttp://coffaro.wordpress.com, oppure la pagina facebook dedicata al torneo.

Un campo estivo di volontariato all’interno dei servizi della Caritas diocesana e delle altre associazioni. L’iniziativa, organizzata dal Gdem (gruppo diocesano di educazione alla mondialità), in gemellaggio con la Caritas di Padova e altre Caritas del Mediterraneo, nell’ambito del progetto ‘Amo - Amo un mondo operoso e solidale’, si svolgerà dal 19 al 25 agosto e si rivolge ai giovani tra i 16 e i 26 anni. L’obiettivo è fare un’esperienza di servizio concreto, conoscere e dare risposte ai bisogni del territorio, ma anche partecipare a un percorso di formazione sui temi della mondialità e della solidarietà. Per partecipare all’iniziativa, occorre compilare la scheda di iscrizione scaricabile dal sito www.caritas.diocesidicagliari.it entro il 20 luglio 2013 ed inviarla all’indirizzo mail amos.giovani@tiscali.it. Per saperne di più: tel. 3407530558.


8

IL PORTICO DE

Il PortICo

XIV DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)

dal Vangelo secondo Luca

I

n quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite:“Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». Lc 10, 1-12. 17-20. DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

D

urante il viaggio verso Gerusalemme Gesù manda dei discepoli a preparare gli abitanti al dono che stavano per ricevere: lo stesso Gesù. È particolarmente interessante che, nel dare le sue raccomandazioni a questi discepoli che si era scelti, si soffermi innanzitutto sulla preghiera, affidando loro una intenzione tutta particolare: pregare perché il Signore mandi operai nella sua messe. È una preghiera importante per vari aspetti ma ora ci soffermeremo su due in particolare: innanzitutto Gesù chiede di pregare Dio perché mandi persone che realizzino la sua volontà, di fatto una richiesta simile alla seconda che facciamo nel Padre nostro (“sia fatta la tua volontà”). Perché chiedere a Dio di realizzare ciò che lui stesso desidera? Perché ci possiamo rendere conto che la nostra felicità sta solo ed esclusivamente nella realizzazione della volontà di Dio.

Li inviò a due a due

Il secondo tema che mi pare importante toccare è che Gesù chiede di pregare in quel modo proprio agli stessi settantadue discepoli appena designati, questo serve a mettere in guardia da un rischio emerso peraltro tra gli stessi apostoli: “Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci»” (Lc 9,49). Proprio per il fatto di pregare così ci si rende conto che il nostro stesso essere discepoli è un dono, non un’esclusiva: non si può essere gelosi del proprio rapporto con il Signore, né tantomeno si può essere invidiosi del servizio altrui. La raccomandazione successiva è quella di una notevole sobrietà e soprattutto di assoluta dedizione al proprio compito: il non salutare nessuno lungo la strada non deve essere ovviamente inteso nel senso di un’ostentata maleducazione, ma come l’atteggiamento di una persona che è totalmente concentrata dal

realizzare la volontà di Dio. Il rischio non è quello di fare un cenno di saluto ma nel perdersi in troppi convenevoli e distrarsi dal compito ricevuto. Il contenuto dell’annuncio è la vicinanza del regno di Dio, una vicinanza che avrà effetti diversi a seconda dell’accoglienza o meno di questa verità e del discepolo che la annuncia: se questa sarà accolta allora sarà accompagnata da manifestazioni della misericordia di Dio, ma dove non sarà accolta essa assumerà il valore di una “minaccia”. Il regno di Dio ci sarà sicuramente ed inevitabilmente, ma solo ciascun uomo può decidere come porsi di fronte alla signoria di Dio sulla propria vita: se accoglierlo come proprio salvatore o se porsi e perseverare in un infruttuoso e dannoso antagonismo contro di Lui. Al ritorno, i discepoli raccontano a Gesù cosa hanno fatto e lo fanno con “grande gioia” perché si sono resi conto di ciò che la relazione con il Signore li ha messi in grado di realizzare.

Gesù conferma questo loro “potere” perché proviene da Lui stesso ma, contemporaneamente, li invita a guardare le cose da una diversa prospettiva. Cosa è più importante: il potere che deriva dal legame con Gesù o il legame con Gesù da cui discende quel potere? Gesù invita loro a soffermarsi sul secondo: i discepoli sono anch’essi invitati ad accettare con tutto sé stessi il regno di Dio, ad accettare la volontà di Dio, questo potere che li ha fatto gioire tanto e qualsiasi altro potere o bene materiale è niente al confronto dell’appartenenza al regno di Dio come dirà poco dopo al cap. 12: “Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.” (Lc 12,29-32)

LA RICCHEZZA DELLA CHIESA Nell’ultima Udienza generale Papa Francesco ha dedicato la sua catechesi alla Chiesa intesa come tempio. L’immagine del tempio trova la sua origine nell’Antico Testamento, fa notare il Santo Padre: «a Gerusalemme, il grande Tempio di Salomone era il luogo dell’incontro con Dio nella preghiera; all’interno del Tempio c’era l’Arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio in mezzo al popolo; e nell’Arca c’erano le Tavole della Legge, la manna e la verga di Aronne: un richiamo al fatto che Dio era stato sempre dentro la storia del suo popolo, ne aveva accompagnato il cammino, ne aveva guidato i passi». La realtà semplicemente prefigurata nell’antico Tempio di Gerusalemme si realizza pienamente nella Chiesa attraverso l’opera dello Spirito Santo: «la Chiesa è la “casa di Dio”, il luogo della sua presenza, dove possiamo trovare e incontrare il Signore; la Chiesa è il Tempio in cui abita lo Spirito Santo che la anima, la guida e la sorregge. Se ci chie-

diamo: dove possiamo incontrare Dio? Dove possiamo entrare in comunione con Lui attraverso Cristo? Dove possiamo trovare la luce dello Spirito Santo che illumini la nostra vita? La risposta è: nel popolo di Dio, fra noi, che siamo Chiesa. Qui incontreremo Gesù, lo Spirito Santo e il Padre». Il re Davide desiderava “dare una casa a Dio” e Natan profetizzò che Dio stesso avrebbe costruito “la sua casa” per abitare in mezzo al suo popolo. Questa profezia trova pieno compimento con l’incarnazione del Figlio di Dio: «non è il re, non siamo noi a “dare una casa a Dio”, ma è Dio stesso che “costruisce la sua casa” per venire ad abitare in mezzo a noi, come scrive san Giovanni nel suo Vangelo (cfr 1,14). Cristo è il Tempio vivente del Padre, e Cristo stesso edifica la sua “casa spirituale”, la Chiesa, fatta non di pietre materiali, ma di “pietre viventi”, che siamo noi». Ogni battezzato è chiamato ad essere una “pietra viva” dell’edificio di Dio come leggiamo nella lettera di San Pao-

lo agli Efesini: «edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (2,20-22). La Chiesa allora, mostra con chiarezza Papa Francesco, «non è un intreccio di cose e di interessi, ma è il Tempio dello Spirito Santo, il Tempio in cui Dio opera, il Tempio dello Spirito Santo, il Tempio in cui Dio opera, il Tempio in cui ognuno di noi con il dono del Battesimo è pietra viva». In questa opera è fondamentale l’azione dello Spirito Santo: «cosa fa lo Spirito Santo fra noi? Egli disegna la varietà che è la ricchezza nella Chiesa e unisce tutto e tutti, così da costituire un tempio spirituale, in cui non offriamo sacrifici materiali, ma noi stessi, la nostra vita (cfr 1Pt 2,4-5)». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

domenICA 7 uglIo 2013

davanti a sé...

9

Un aiuto e un sostegno ad una famiglia nascente

Movimento per la Vita, un appello urgente ari soci e amici MPV, vi scrivo un caso che seguiamo da aprile. Si tratta della prima donna a cui abbiamo fatto il colloquio, come Centro di Aiuto alla Vita, in un ospedale di Cagliari. Quel giorno lei doveva fare l'IVG (interruzione volontaria di gravidanza). La chiamo Sara per riservatezza. Sara e il marito sono stati "notati" dall'ostetrica, per l’atteggiamento di Fabrizio, il marito: lui, sposo e padre di un bimbo di 2 anni, soffre all'idea dell’intervento, da fare per motivi economici. Si sono sposati per amore, desiderando una famiglia aperta alla vita. Per questo noi operatrici CAV infrangiamo la regola, per la quale il giorno dell'IVG evitiamo colloqui. Loro confermano con amarezza i motivi economici. Fabrizio ha detto, come in uno sfogo, che ci tiene a specificare che la loro famiglia non ha mai chiesto a nessuno, mai fatto vita di lusso, mai acquistato nulla a rate. Onestamente hanno messo su casa, sa fare il giardiniere, può fare lavori pesanti, è bravo nel restauro mobili. La madre vive con loro ed è malata di cancro. Sara ascolta, confermando il suo dispiacere di dover interrompere la vita del secondo figlio. Parla anche della stanchezza da carenza di sonno, dovuta alla vivacità del primogenito. Alla proposta di richiedere un progetto Gemma, che non è sicuro, finché non viene approvata la domanda da un’ equipe di Milano, i due capiscono che il CAV li vuole aiutare. L'operatrice propone di sperare sull'approvazione di 160 euro mensili, erogati per 18 mesi, e può subito, a fondo perduto , erogare una prima tranche di 160 euro, per dare speranza alla coppia e invitarli a soprassedere. Inoltre il CAV fornirà carrozzina, corredino da 0 a 3 anni, e altre forme di personalizzazione dell'aiuto. I due appaiono tentati di accettare, ma non decisi. E se i soldi da Milano non arriveranno? Chiedono alle operatrici di parlare da soli 5 minuti. Restano soli nella stanza questi due poveri sposi, davanti al volantino che fa vedere la verità: l'embrione di due mesi. In 8 settimane di gestazione il figlio ha cuore,cervello,fegato,mani e persino impronte digitali. E’ il loro minuscolo figlio. Per le operatrici l'attesa è snervante, coraggio ragazzi scegliete la Vita! Vi saremo

C

RISCRITTURE

I GUANTI DELL’IDEOLOGIA «Il sistema post-totalitario con le sue pretese tocca l'uomo quasi ad ogni passo. Ovviamente lo tocca con i guanti dell'ideologia. Perciò in esso la vita è percorsa da una rete di ipocrisie e di menzogne: il potere della burocrazia si chiama potere del popolo; la classe operaia viene resa schiava in nome della classe operaia; la totale umiliazione dell'uomo viene contrabbandata come sua definitiva liberazione; l'isolamento dalle informazioni viene chiamato divulgazione; la manipolazione autoritaria è chiamata controllo pubblico del potere e l'arbitrio applicazione dell'ordinamento giuridico; il soffocamento della cultura si chiama sviluppo, la pratica sempre più diffusa della politica imperialista viene spacciata come sostegno degli oppressi; la mancanza di libertà di espressione come la forma più alta di libertà; la farsa elettorale come la forma più alta di democrazia; la proibizione di un pensiero indipendente come la concezio-

ne più scientifica del mondo; l'occupazione viene spacciata per aiuto fraterno. Il potere è prigioniero delle proprie menzogne e pertanto deve continuamente dire il falso. Il falso sul passato. Il falso sul presente e il falso sul futuro. Falsifica i dati statistici. Dà ad intendere che non esista un apparato poliziesco onnipotente e capace di tutto. Mente di rispettare i diritti umani. Mente di non perseguitare nessuno. Mente di non aver paura. Mente di non mentire. L'uomo non è obbligato a credere a tutte queste mistificazioni, ma deve comportarsi come se ci credesse, o per lo meno deve sopportarle in silenzio o comportarsi bene con quelli che su di esse si fondano. Pertanto è costretto a vivere nella menzogna. Non deve accettare la menzogna. Basta che abbia accettato la vita con essa ed in essa. Già così ratifica il sistema, lo consolida, lo fa, lo è.» Vaclav Havel, Il potere dei senza potere

vicine. E sale dal cuore una preghiera, nel corridoio dell'ospedale c'è la statua della Mamma di tutti. In corridoio c'è anche la sorella di Sara, che intrattiene il vivacissimo primogenito della coppia. Lei non sa che tipo di colloquio è stato, perché i suoi parenti sono soli nella stanza. La sorella di Sara ha fatto un IVG l’anno prima, ci è già passata. Ama tantissimo i bambini e spera di avere ancora la possibilità. Si apre la porta. Appena le operatrici rientrano, si accorgono che tutto è perduto. Sara in lacrime si mette quasi a chiedere scusa per il suo "no", e stavolta è proprio Fabrizio che pare risoluto, con grande dignità stanno dicendo "no, grazie". Le operatrici rispettano la decisione, stringono le mani di Sara, si proporrà il sostegno postaborto. Sara sta dicendo che i soldi sarebbero stati utili, ma con questo piccolo di 2 anni già vivace non ce la fa, è scoraggiata. L’operatrice CAV sente di dover ancora osare: “Ma Sara... Rinunci a tuo figlio perchè hai bisogno di un aiuto per il primo? E l’asilo comunale? E poi, al diavolo i soldi, per nostra esperienza il motivo economico si supera, è il rifiuto della maternità il vero scoglio!” Sara volge uno sguardo implorante a suo marito, con istinto di mamma difende una volta per tutte suo figlio e decide:”Io non me la sento di interrompere, temo troppo il rimorso!”Lui cede volentieri, vinto dal coraggio della sua donna e insieme ci consegnano il certificato che li autorizzava ad abortire. Vi abbiamo raccontato questo colloquio per chiedere aiuto: il Progetto Gemma è arrivato, ma la crisi economica inizia ad attaccare anche questa forma di aiuto. Se qualcuno legge questa storia, consideri il coraggio e la dignità di questi sposi. Sara è al sesto mese, devono pagare varie tasse e necessitano attualmente di 550 euro (spese documentabili). Vi viene in mente un lavoro, anche estivo, per Fabrizio? E’ automunito. Seguiamo attualmente circa 30 donne. Se volete aiutare le assistite del Centro Aiuto Vita potete fare un bonifico specificando nella causale: sostegno alle mamme del CAV IBAN: IT 14X 03359 0160 010 0000 064135 Per info MPV tel. 346-1866986 mpvcagliari@hotmail.it Grazie da parte delle mamme CAV.


10

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Il PortICo

domenICA 7 luglIo 2013

Paesi. Feste a Settimo San Pietro, Assemini e Monastir: le comunità partecipano con tanta devozione.

“Le figure dei santi ci aiutano a risalire all’essenziale del messaggio cristiano” Così don Elenio Abis spiega l’essenza vera delle festività patronali. Anche la comunità guidata da don Marco Orrù in festa per S. Giovanni Battista. E’ festa anche a Monastir R. C. A CELEBRAZIONE DEI Santi Pietro e Paolo per diverse comunità della Diocesi segna un po’ la fine dell’anno pastorale, anche se le attività proseguono, con campi scuola, GrEst ed altri momenti di vita comunitaria. In alcune parrocchie poi il mese di giugno è segnato dalle feste di San Giovanni Battista e quella dei santi Pietro e Paolo. È il caso di Settimo San Pietro dove le due ricorrenze sono sentite e partecipate. “La comunità – dice il parroco, don Elenio Abis – in realtà festeggia solennemente il patrono a settembre.

L

Don Elenio Abis asperge i fedeli a S’Acqua ‘e is dolus.

Tuttavia i due appuntamenti di giugno sono stati caratterizzati da un triduo di preparazione, mentre la vigilia della festa il 28 dopo il Rosario e la Santa Messa nella chiesa campestre, ci sia avvia in processione verso una domus de janas, in località “Lambiredus”, dove nei tempi antichi si andava e si benediceva l’acqua, perché all’interno della domus de janas era presente una bolla d’acqua naturale, il luogo è infatti detto

Un momento della Festa dei popoli a San Pietro (Assemini).

S'Acqua 'e is Dolus, ovvero l’acqua che lenisce dei dolori, nella traduzione più immediata”. Una tradizione questa rimasta nei cuori dei settimesi e che dallo scorso anno, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, è stata ripristinata. “Una simbologia – riprende il parroco - che ha caratteri pagani e che viene invece riproposta in termini cristiani, più che mai attuali. In questo Anno della Fede che stiamo vivendo, la figura di Pietro ci accompagna e ci da la possibilità di andare all’essenziale del messaggio evangelico. Il tema che ho voluto dare quest’anno alla festa di San Pietro prende spunto da una frase dell’Apostolo “Signore aumenta la mia fede”. Non c’è preghiera più bella rivolta al Signore per un anno nel quale siamo stati chiamati a rispondere ad una vocazione, quel-

la della santità. La comunità ha rivissuto così giornate intese, come quelle che per una settimana hanno caratterizzato la vita del paese, durante la festa di San Giovanni Battista, anch’egli particolarmente venerato dalla gente”. La venerazione a San Giovanni Battista è particolarmente sentita anche ad Assemini, specie nella parrocchia del centro storico, quella di San Pietro, dove nel fine settimana si è celebrato anche il patrono. “Con la festa di fine giugno – dice il parroco don Marco Orrù – si chiude un mese che ci ha visto molto impegnati in tre grandi appuntamenti. La festa dei popoli, che da otto anni è un elemento caratterizzante nella vita del paese, la festa di San Gio-

La messa in oratorio a Settimo.

vanni Battista e quella del patrono appena celebrata”. La festa dei popoli è un elemento di forte aggregazione, specie con chi vive nella cittadina ed arriva da lontano. “Quest’anno – afferma don Marco - avevamo 20 popoli rappresentati, che hanno preparato questo incontro con noi in piazza, una festa che da il via agli appuntamenti estivi nel centro storico di Assemini. È seguita poi la festa di San Giovanni

A Decimoputzu una fede dalle radici molto antiche Nostra Signora delle Grazie, la cronaca della festa LIDIA LAI A VENERDI SCORSO sono iniziati, a Decimoputzu, i festeggiamenti di Nostra Signora delle Grazie, quest’anno una festa un po’ insolita e densa di novità per la Patrona. Presi accordi con il Comitato incaricato (di cui i componenti Cenzo Ena, il Presidente, e Sandro Bardino, Gabriele Ena, Marco Ena, Fabio Erba, Gianpaolo Loi, Giuseppe Marongiu, Matteo Marongiu, Piero Melis, Luciano Mereu, Stefano Munzittu, Peppuccio Pibia, Andrea Racis, Luigi Soddu, Salvatore Ena con le rispettive famiglie) e seguendo la tradizione locale, si è deciso che quel venerdì, alle 12, ci fosse la vestizione. Sicuramente un momento emozionante e carico di ricordi, rivissuto ormai da tantissimi anni, nel vedere le donne riporre ogni singolo oggetto sulla statua per adornarla, tra i flash dei fotografi: dominano attenzione , devozione e

D

raccoglimento da parte dei fedeli. Alle 19 la Santa Messa, presieduta da don Eugenio Cocco, parroco in San Basilio, che ha discorso a lungo sulla Madonna in un’omelia incentrata sulla devozione e sull’amore per la madre di Gesù. Starebbe ore a discorrere su Lei incitando gli altri ad accoglierLa ed esprimerLe un affetto sincero. Alla fine della celebrazione è stato benedetto lo stendardo, che per la prima volta è stato realizzato per la Vergine , con l’aiuto di importanti e generose donazioni a cui hanno partecipato il comitato e tutta la popolazione. I giorni in cui la festa si svolge sono il primo (ha celebrato don Massimiliano Pusceddu, parroco di Vallermosa) e il 2 luglio (presiede don Walter Cabula, parroco a Siurgus Donigala) con celebrazione e processione. Incuriosendomi un po’, e avvicinando gli anziani, discorrendo con loro, ma soprattutto grazie alla testimonianza della signora Efisia

Lo stendardo della Vergine e il simulacro della Madonna.

Marongiu, della signora Angelina Piras e della signora Angela Ena, e di altre parrocchiane assidue, trovo molto interessante ascoltare e studiare a fondo la storia che ruota intorno alle due statue così diverse, che rappresentano Nostra Signora delle Grazie. Alla fine dell’Ottocento, Il 17 novembre, a Decimoputzu arrivò “s’unda”, così la definiscono, una incessante pioggia che mise in serio pericolo il paese. Pertanto, presi gli oggetti necessari, ma soprattutto cibo, si rifugiarono tutti all’interno dell’edificio parrocchiale, cer-

tamente il punto più alto del territorio circostante. E’ bello apprendere che proprio in quel giorni, in chiesa, nacque la signora Carolina Ena. Alla statua lignea del 1650 (ambito culturale bottega sarda), collocata nel presbiterio ancora oggi, in occasione dell’alluvione, fu data una collocazione differente, forse per sentirLa più vicina. Così congiunti e intimi alla statua, iniziarono a pregare , e secondo quanto ci riferiscono, pare cessò la pioggia e arrivò il sereno. Per convinzione popolare, dopo quell’evento - ricordato ancora oggi in una funzio-

Battista, sempre legata alla nostra parrocchia, nella chiesetta del secoloVIII, un gioiello che testimonia l’origine della fede ad Assemini. E poi la chiusura, sabato scorso con San Pietro: la messa celebrata la mattina dai sacerdoti di Assemini, seguita dal pranzo con anziani e ammalati in oratorio ed in serata la processione con il gonfalone del Comune, la banda musicale, i gruppi folk e le associazione, al termine la celebrazione Eucaristica”. La festa patronale ha ripreso vigore una decina di anni fa, visto che fino al 2002 altri festeggiamenti erano saliti alla ribalta. “Nel 2002 – conclude il parroco - è nata una Confraternita che ha lo scopo preciso di rendere onore al patrono, e soprattutto legata alla festa, in particolare sotto il profilo culturale. Per ciò che riguarda l’aspetto strettamente religioso nei giorni precedenti la festa, dopo la celebrazione Eucaristica vespertina è seguita dall’adorazione e dalle confessioni: un modo per prepararci degnamente all’appuntamento del 29, e vivere così la festa avvicinandoci alla dimensione sacramentale della fede, che a volte la festa civile può rendere far scemare”. Anche a Monastir lo scorso fine settimana si è vissuta la festa patronale. “È una festa sentita – dice il parroco don Bruno Ibba anche se non come Santa Lucia. Tanta gente però partecipa assiduamente ogni anno a tutti gli appuntamenti, dimostrando con semplicità fede autentica”. Le foto di Settimo sono di Maria Rosalba Montisci ne di ringraziamento annuale il 17 novembre - non fu mai più modificata la collocazione della statua, se non raramente. Per ovviare a questa difficoltà, ne fu donata un’altra, dalla famiglia Ena-Mameli Efisio, più di cento anni or sono, di aspetto completamente differente, che sostituisce l’originale, affinchè quest’ultima non fosse mai spostata dal punto in cui è, per farne la vestizione e condurla in processione. Vicino alla Vergine Celeste fu collocato un angelo celeste, che per alcuni si tratta dell’Arcangelo Gabriele, che designerebbe l’annunciazione, secondo altri - e forse si è più propensi a credere a questa ipotesi anche sulla base del racconto, rappresenta l’Arcangelo Raffaele, il cui nome significa “guaritore divino”, in cura della Terra e dei suoi abitanti, e ci insegna che la salute perfetta esiste quando l’amore inonda il cuore, la mente, l’intero corpo. Nella continua ricerca piena di speranza e di desiderio di guarigione, anche con le menti e i cuori feriti, ci avviciniamo alle ali luminose di Raffaele, e in qualche modo potremo accedere alla bontà Divina. Raffaele cercherà permanentemente di guidarci verso l'unità e l'armonia e ci orienterà verso l'unico vero guaritore, cioè Dio.


IL PORTICO DI CAGLIARI

domenICA 7 luglIo 2013

I nostri preti. Parla padre Enrico Spano, dal 2009 parroco della Vergine della Salute.

“La comunità cristiana è un insieme di carismi in cui Cristo si manifesta” Storia di una vocazione e dell’incontro fatto in un’aula di liceo con un sacerdote, padre Passi, talmente autentico da far venire in poco tempo voglia di essere come lui SERGIO NUVOLI

ei nel 2009 ha raccolto l’eredità di padre Passi. Sono stato suo alunno al Michelangelo. Quando ero ragazzino, frequentavo San Pio X, ai tempi di mons. Cauli e don Modesto. Con il primo ci incontravamo anche durante le mie vacanze dal seminario di Roma: padre Passi ripeteva che il suo desiderio era che io gli succedessi nella guida della parrocchia. La mia prima nomina “cagliaritana” fu per San Bartolomeo, però quell’anno la salute di padre Passi peggiorò notevolmente: a quel punto, mons. Mani parlò con il nostro Padre generale e gli chiese di nominarmi anche amministratore parrocchiale alla Vergine della Salute, incarico che ho ricoperto per diverso tempo. La fatica di tutto questo, con le difficoltà connesse, mi hanno permesso di entrare in parrocchia con molta umiltà.

L

Padre Enrico Spano davanti all’immagine della Vergine della Salute.

Cosa la colpì in padre Passi negli anni del liceo? La mia vocazione è legata alla sua figura sacerdotale, e a quella di alcuni sacerdoti che comparvero nella mia vita, come padre Enzo Quadraccia, anche se fu padre Passi ad introdurmi nella comunità religiosa. Lo conobbi a 14 anni, dopo due anni iniziai a frequentarlo assiduamente, a 19 entrai in seminario. Era il suo insegnante di religione. Che approccio aveva? Gli ambienti di liceo sono ideologicamente distanti dal fatto religioso: io non ero così. Formato dai miei nonni e i miei genitori, lottavo per la dimensione di fede nonostante non

La Bellezza di Cristo nelle opere d’arte La pala d’altare nella chiesa della Vergine della Salute S. N.

on le rifiniture delle immagini del Battesimo e della Trasfigurazione, David Lopez ha terminato in questi giorni la grande pala d’altare custodita nella chiesa della Vergine della Salute. Lopez è il giovane pittore che segue come un’ombra Kiko Arguello, il fondatore del Cammino neocatecumenale, in città nelle scorse settimane per collaborare alla realizzazione dell’opera d’arte. La pala realizzata a Mursia (in Spagna), molto simile a quella cagliaritana, è all’origine di numerose conversioni. “La mia gioia è la mia stanchezza”, confida padre Enrico, stanco ma contento, mentre spiega che la chiesa è aperta 24 ore al giorno, per poter mostrare a tutti l’opera dietro l’altare. Prima di tornare a Cagliari, padre Spano - classe 1968 - è stato anche Rettore del Seminario di Sant’Ippolito dei Figli di Santa Maria Immacolata - la congregazione di cui fa parte - dove studiano stu-

C

denti filippini, cileni, argentini, lituani. Chi, come lui, ha studiato all’Università Urbaniana è abituato a confrontarsi con tutte le culture del pianeta. “Kiko è venuto qui per merito delle persone che, in Sardegna, collaborano con lui - racconta - e per i catechisti itineranti”. Dicono che lui gli abbia solo scritto una lettera in cui, dopo avergli raccontato le difficoltà incontrate nella realizzazione, gli offrivano un’uscita per pescare e un piatto di spaghetti ai ricci. La pala d’altare rappresenta per don Enrico “la Grazia di poter pregare con le immagini. C’è in essa un linguaggio fortissimo, così come nelle opere conservate in altre chiese è sempre annunciato Cristo: tutte le tele portano un messaggio. Il pittore, prima della tecnica, aveva un messaggio: il suo incontro con Cristo. Leggendo una tela, intuisci l’annuncio di Bellezza che c’è in Cristo che agisce in quel linguaggio. La cultura fortemente ideologizzata della nostra epoca legge l’arte solo tecnicamente”.

fossi un bigotto. Il suo approccio mi colpì: un uomo molto concreto e lineare, era talmente chiaro da entrare in modo diretto nelle discussioni. Mi ha sempre affascinato per la sua capacità di essere autentico. Tanto da convincerla ad entrare in seminario? Non forzò mai, anzi. Avevo cominciato a studiare in facoltà di Ingegneria, studiavo per il professor Dalu. Un giorno, davanti al tecnigrafo, ripensai ad alcune difficoltà che stavo vivendo: la morte di un amico per overdose, la crisi di una famiglia che non riusciva ad andare d’accordo. Avevo pregato per l’uno e pregato insieme all’altra. Rilessi tutto e chiesi al Signore cosa stesse facendo con me. Mi resi conto che stava preparando qualcosa di diverso, e ne parlai con padre Passi. E lui? Mi aiutò. In lui mi affascinava il fatto che girasse con la tuta da lavoro da falegname, e poco dopo era capace di fare lezioni di filosofia indimenticabili. La praticità del falegname unita alla chiarezza tomista – allora non la chiamavo così – mi ha sempre affascinato. Nella sua vita e in parrocchia c’è il Cammino neocatecumenale. Il Cammino è nato a San Carlo Borromeo e a La Palma, in Sardegna in un paesino vicino a Macomer. Poi arrivò qui: oggi ci sono 29 comunità, ma alcune sono molto grandi, in altre realtà sarebbero state divise. In base alla loro storia, qui ne sono state formate circa 50. Parrocchia, Cammino neocatecumenale e Figli di Santa Maria Immacolata. Com’è possibile realizzare in una parrocchia la convivenza tra carismi diversi? Nella prima omelia ai cardinali, Papa Francesco – sottolineando la liturgia del giorno – ha fatto notare che lo Spirito si manifesta nella diversità ed è capace di armonizzare le differenze: noi invece tendiamo a dividere, non siamo capaci di unità. La Congregazione di cui faccio parte mi ha portato ad essere assistente degli Scout, del Rinnovamento nello Spirito, a seguire Taizè... Il problema vero è la convinzione che il nostro punto di vista è sempre il migliore. Anche di noi preti.

La presenza del Cammino obbliga ad andare d’accordo con i laici? Quando fu scritta la Christifideles Laici, scoprii una cosa: noi – pensando a San Tommaso - distinguiamo, ma dimentichiamo sempre che la distinzione è per la speculazione, non per la vita. Tommaso ha sempre insegnato a distinguere per unire. Non posso accettare la dimensione presbiterale senza pensare ad un laico che venga a dirmi, se è il caso, che sto sbagliando, e dove. La comunità cristiana è un insieme di carismi che rendono presente Cristo: il presbiterato si nutre fortemente dell’identità matrimoniale e di quella missionaria. Non riesco a capire il mio sacerdozio senza la presenza dei laici: è giusto identificare l’autorità, ma senza la competenza di ciascuno non andremmo molto lontani. Cosa aggiunge il Cammino alla vita di una parrocchia? Non è semplice rispondere in poche parole: quello neocatecumenale è un cammino di fede. Quando ero a Verona, chiesi ad un gruppo di cresimandi se si rendevano conto che essere cristiani significa ricevere lo Spirito Santo ed essere disponibili a fare un percorso con Lui. Il Cammino è uno dei modi per delineare il percorso del cristiano dal battesimo al momento della morte, con la consegna della nostra vita nelle mani di Dio. Ce ne sono diversi: il Cammino è uno di questi. L’importante è che la parrocchia viva sempre gli elementi essenziali del percorso di vita della fede. C’è un episodio che lo spiega. Prego. Dopo gli studi in Teologia biblica, andammo a Gerusalemme per un soggiorno-premio. Alle 4 del mattino andavamo per celebrare prima che gli ortodossi prendessero possesso della Basilica. In certe ore si intrecciavano i riti: armeni, bizantini, etiopici, ognuno il suo. Sembrava un caos: qualcuno si scandalizzava che la Chiesa fosse tanto divisa. Venivo da ore di formazione del professor Federici, un laico professore di Sacra Scrittura, che ci aveva insegnato – all’Urbaniana – che quando saremmo entrati nel Santo Sepolcro non ci saremmo dovuti spaventare per le urla degli armeni o dei bizantini: “E’ lo Spirito Santo che vuol far sentire la sua voce a tutti”.

Il PortICo

11

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Rosalba Montisci, Lidia Lai Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Massimo Pettinau, Stefano Tunis, Francesco Furcas, Carlo Pilia, Alessandro Spano, Roberto Piredda, Francesco Manca, Franco Camba, Massimo Lavena, Federica Bande, Alessia Corbu, Roberto Comparetti, Andrea Busia, Matteo Venturelli, Lidia Lai, Roberto Porrà, Susanna Mocci, Maria Michela Deriu, Fabio Trudu, Michele Antonio Corona, Tore Ruggiu. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

Abbònati a Il Portico 48 numeri a soli 30 euro 1. conto corrente postale Versamento sul CONTO CORRENTE POSTALE n. 53481776 intestato a: Associazione culturale “Il Portico” - via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari.

2. bonifico bancario Versamento sul CONTO CORRENTE BANCARIO n.

1292 intestato a: Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292

3. L’abbonamento verrà immediatamente attivato Inviando tramite fax la ricevuta di pagamento allo 070 523844

QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


12

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortICo

giubilei SAN LUCIFERO

Una comunità in festa con don Luigi Balloi Con una festosa celebrazione nella chiesa di San Lucifero, la comunità parrocchiale si è stretta intorno a don Luigi Balloi, il sacerdote originario di Loceri (classe 1938) che ha tagliato il traguardo dei 50 anni di sacerdozio: è stato infatti ordinato il 7 luglio del 1963. Presidente dell’Associazione cappellani militari d'Italia e appartenente al clero della diocesi ogliastrina, don Balloi celebra da 40 anni tutti i giorni a San Lucifero, in perfetto accordo e armonia con tutti i parroci che si sono succeduti alla guida della comunità. A render grazie, durante la celebrazione di sabato scorso, l’attuale parroco don Pierpaolo Piras e il cappellano dei carabinieri. QUARTUCCIU E ONCOLOGICO

Mons. Efisio Spettu, giubileo sacerdotale Il 29 giugno a Quartucciu la chiesa era piena per mons. Efisio Spettu, che ha compiuto 50 anni di presbiterato. Mons. Tiddia ne ha ricordato la vita e le opere, specie negli anni del seminario. Poi l’impegno come insegnante di religione al Dettori, ancora oggi ricordato con amore da tutti. Poi l’impegno con l’Unitalsi: non è mai mancato ai pellegrinaggi a Lourdes dove è stato grande trascinatore, capace di un rapporto straordinario con malati e volontari. La terza linea di intervento è stato il seminario, anche durante il trasferimento da Cuglieri a Cagliari, richiamato apposta da Roma. Ha seguito sacerdoti di tutta l’Isola. Poi cappellano all’Oncologico, quindi 18 anni rettore al Seminario regionale e animatore della comunità di San Rocco. Il 30 erano in tanti a far festa all’Oncologico, dove, con amore, è sempre stato presente per i malati.

DOMENICA 7 luglIo 2013

Verso il 22 settembre. Seconda scheda storica sulla fondazione della città di Buenos Aires.

Fu così che il culto di Nostra Signora di Bonaria varcò le acque dell’oceano Fu il frate mercedario Antioco Brondo a firmare una raccolta di episodi sulla grande e continua diffusione della devozione alla Vergine, in cui si parla di oltre 200 miracoli ROBERTO PORRÀ

D

IRE CHE IL CULTO DELLA

Madonna di Bonaria nel Cinquecento era una delle manifestazioni della devozione mariana più diffuse nel Mediterraneo non è un’affermazione dovuta magari a una sorta di campanilismo religioso ma è una verità storica ampiamente documentata. D’altronde le stesse origini del culto, che proprio alla fine di questo secolo ricevettero la loro ufficializzazione canonica, hanno come scenario questo mare. Esse sono molto note e non staremo qui a ripeterle anche se esistono due versioni circa la provenienza della nave che trasportava il simulacro mariano, o dalla penisola iberica o da quella italiana, ed anche riguardo alla cronologia dell’evento, l’unico a prospettare una data approssimativa, circa il 1370, è il frate mercedario Antioco Brondo nella sua opera Historia y milagros de N. S. de Buenayre (1595), mentre le altre fonti si pronunciano in modo generico. Comunque possiamo partire dal primo documento attestante in modo inattaccabile la diffusione del culto: si tratta di un atto notarile cagliaritano del 1454 in cui compare una nave catalana, impegnata in un lungo e pericoloso viaggio in Oriente, con il nome di Sancta Maria de Bonayre. Infatti

Una illustrazione del libro di padre Antioco Brondo.

l’intitolazione di una imbarcazione rispettava criteri ben definiti e si attingeva solo a modi devozionali largamente consolidati nel mondo marinaro. Nel secolo successivo le testimonianze si moltiplicano in modo impressionante: la Colección de documentos ineditos para la historia de España riporta il caso di una nave iberica, che trasportava

nel 1510 i reduci dalla guerra con i Turchi nel Nord Africa, costretta all’immobilità in mare aperto dalla mancanza di vento e quindi in preda alla fame e alla sete più nere. I viaggiatori fecero voto di fare un pellegrinaggio al Santuario mariano cagliaritano e riuscirono a riprendere la navigazione grazie al soffio di una brezza. Ma a cercare di fare un elenco di

questi episodi fu proprio Antioco Brondo nel libro prima ricordato. Infatti ormai era necessario fare il punto. Il Santuario di Bonaria era meta ininterrotta di pellegrini, soprattutto marinai e viaggiatori per mare di diversa nazionalità, che riempivano letteralmente il piccolo tempio di ex voto come quadretti votivi. Di queste tavolette ne furono contate oltre un centinaio nel cosiddetto processo canonico fatto celebrare nel 1592 dall’arcivescovo di Cagliari, Francesco del Vall per fare luce completa sulle origini del culto mariano. L’inchiesta fu condotta attraverso la deposizione di 25 testimoni, che esposero quanto appreso in famiglia dai propri nonni. Padre Brondo nel suo libro riferì ben 200 miracoli dal 1520 al 1595: 130 riguardavano episodi avvenuti in mare soprattutto tempeste e attacchi di corsari. Alcuni erano avvenuti a stranieri lontano dalla Sardegna, chiaro sintomo della grande diffusione del culto. Ma si trattava, come avverte lo stesso Brondo, di un elenco incompleto. Comunque comparivano esponenti delle principali marinerie dell’epoca: catalani, provenzali, veneziani, ragusei, napoletani, siciliani, portoghesi, baschi e soprattutto liguri, che già allora avevano una fiorente colonia a Cagliari. Particolarmente impressionanti gli episodi inerenti le fughe con mezzi di fortuna dei cristiani dalla loro prigionia a Algeri: ancora oggi a Bonaria è conservato un ex voto consistente in una scapola di bue usata dai fuggitivi come remo. Fu in questo modo, dato che tra i protagonisti delle navigazioni transoceaniche furono proprio i liguri, a cominciare da Cristoforo Colombo, che il culto di N.S. di Bonaria varcò insieme a suoi devoti le acque dell’Atlantico.


domenICA 7 luglIo 2013

IL PORTICO DELLA DIOCESI

In piazza. Successo per l’iniziativa del Rinnovamento nello Spirito in piazza a Cagliari.

Quando l’amore dà senso alla vita: più luce sul vero desiderio umano L’Arena Grandi Eventi ha ospitato la serata che ha visto discutere cantanti, economisti e sociologi sul senso del X comandamento. La cronaca dell’evento SUSANNA MOCCI ABATO 29 GIUGNO all’Arena Grandi Eventi di Cagliari in tanti hanno partecipato all’iniziativa promossa dal Rinnovamento nello Spirito “Dieci piazze per dieci comandamenti- Quando l’Amore dà senso alla tua vita”. La manifestazione, che durante l’anno ha attraversato numerose piazze italiane, è stata ripresa in diretta da Tv2000. Il comandamento oggetto della serata è stato il decimo: “Non desiderare la roba d’altri”. “Al centro della serata i temi dell’avidità, della bramosia dei beni degli altri, dell’invidia sociale, dell’avarizia e della dipendenza dai beni materiali e dalle ricchezze, atteggiamenti che la modernità ha esaltato, proponendo una falsa idea di libertà a partire dal concetto della parità dei diritti e di uguaglianza tra tutti gli uomini. Un’occasione, in tempo di

S

Il palco dell’Arena Grandi eventi (Foto Fast Time - Selargius).

crisi, per ribadire come si possa desiderare il bene comune, per sottolineare il valore della solidarietà, della provvidenza, della condivisione dei beni” ha spiegato Salvatore Martinez, Presidente di RnS, nella conferenza stampa. Ad aprire la serata, dopo i saluti del sindaco, l’intervento di Mons. Miglio e il messaggio sul maxischermo di Papa Francesco: “Che senso hanno per noi oggi queste dieci Parole? Che cosa ci dicono in questo tempo confuso? Sono l’indicazione per la strada della libertà, indicano il percorso per rimanere liberi, sono una legge d’amore, un inno al sì”. La rilettura delle tavole della legge

ha portato sul palco numerosi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Il conduttore Amadeus ha guidato il succedersi degli interventi di Luigino Bruni, docente di Economia politica, del sociologo Massimo Introvigne; lo scrittore Davide Rondoni, gli attori Giulio Base e Manlio Dovì; Marco Masini e il duo Sonohra. I vari momenti sono stati intervallati dall’animazione proposta dalla band musicale del movimento carismatico e da alcune testimonianze di conversione. Secondo l’economista Luigino Bruni, specializzato in Economia di Comunione dopo che Chiara Lubich gli chiese aiuto su come applicare le

sue intuizioni all’economia “ abbiamo troppi beni posizionali e troppo pochi relazionali. Spesso rispondiamo ai bisogni dei nostri figli dando loro qualcosa di materiale, quando invece, probabilmente, dietro quella richiesta c’è bisogno di ascolto o di intervento. Non dobbiamo usare queste scorciatoie”. “Il desiderio oramai non ha più alcun limite- ha esordito nel suo intervento Massimo Introvigne, sociologo di fama internazionale- . Mi colpisce, nella Parola, l’uso del termine roba. Lo stesso che Verga utilizzò nella sua novella “La Roba”, dove il contadino protagonista non accetta che la morte lo separi dalla sua roba e così finisce per uccidere i propri animali per portarli con sé nell’aldilà”. Prosegue facendo un parallelismo con un altro racconto, “Il pranzo di Babette”: “La protagonista usa il denaro della vincita ad una lotteria per invitare tutti gli abitanti del suo paese, triste e cupo, ad un pranzo memorabile. Potrebbe sembrare un gesto inconsulto ma in realtà è molto saggio perché Babette capisce che la povertà è anche quella di spirito”. La serata si è conclusa con i saluti di Salvatore Martinez, che ha invitato i presenti ad accendere una candela: “L’uomo è fatto per l’infinito, per cose trascendenti. Vogliamo illuminare il desiderio di essere fedeli a Dio, come i Santi protettori di questa città”.

“Percorrere la strada verso l’amore di Dio” Durante la serata, anche il videomessaggio del Papa MARIA MICHELA DERIU

agliari non ha mai avuto un’Agorà, tra le tanti dominazioni quella greca ci manca, forse avremo imparato ad essere un più filosofi, ma la sera del 29 giugno il Movimento del Rinnovamento nello Spirito Santo ce ne ha regalato una “moderna”. Dall'Arena Grandi Eventi del Comune di Cagliari sabato scorso abbiamo potuto assistere a una manifestazione significativa per la nostra città e la nostra Diocesi. La piazza è stato il luogo di incontro di musica e spettacolo, lode al Signore e momento di riflessione. Musicisti, economisti, attori e sociologi hanno animato una lunga serata che ha avuto inizio intorno alle 20.30 per proseguire fino a notte inoltrata. E' stata una bella sfida coniugare tanta diversità in armonia, ma la piazza ha risposto senza note stridenti. L’Agorà, la piazza, era il luogo dove si incontravano gli uomini per discorrere di politica e religione, di etica e di commercio, era il cuore pulsante di una citta' pensante. Nella piazza di

C

Cagliari, piazza gremita, il sindaco, l’arcivescovo, il presidente del Rinnovamento e circa tremila persone si sono trovate insieme per discutere di senso comune e di fede, di religione e problemi sociali. “Dieci Piazze per i dieci Comandamenti” ha avuto inizio a Roma col primo grande Comandamento: “Quando l’Amore dà senso alla tua vita”. Il presidente Salvatore Martinez, ha voluto sottolineare che i comandamenti sono stati assegnati senza particolari riferimenti alla città: “A Bari non si ruba più che a Cagliari o a Palermo o più di Torino.” Ma è fin troppo ovvio dire che il nostro “Non desiderare la roba d'altri” sia per noi sardi un monito del quale tenere particolarmente conto. Sull’invidia dei sardi si è a lungo discusso, ma recentemente illustri economisti come Sergio Lodde hanno teorizzato in termini statistici quale danno produca alla nostra economia proprio la piaga dell'invidia. “Seguire i comandamenti significa percorrere la strada verso l'amore di Dio”, dice Papa Francesco nel suo videomessaggio alla Piazza.

Mons. Miglio tra il sindaco e Salvatore Martinez (Foto Fast Time - Selargius).

Desiderare la roba d'altri non solo non arricchisce, ma impoverisce. Incentrando l'attenzione sull'altro si chiude il fluire del tuo progetto di vita, e per noi credenti, impedisci che Dio compia il progetto che Lui ha preparato per noi. Oltre allo spettacolo, alla manifestazione è stato abbinato un concorso scolastico al quale potevano partecipare le scuole primarie e secondarie. E’ stato fantastico vedere come i nostri bambini, i nostri figli, i nostri nipoti abbiano nell'anima un grande senso di fratellanza e di civiltà. Al concorso hanno partecipato la scuola di Santa Lucia di Selargius e la Scuola Lamarmora di Monserrato.Tutti i lavori erano belli, profondi e commoventi ma tra questi alcuni hanno rispecchiato un messaggio di pace ed uguaglianza di cui tutti noi dovremo andare fieri. I più belli sono i lavori di gruppo. Una bimba

araba e una sarda hanno raccontato una storia di amore antirazzista, in un cuore con tanti fogli sono stati scritti tanti messaggi d’amore e di condanna per la "biodiversità”,tra le autrici una bimba cinese di fede scintoista e infine una lettera a Dio con la quale tre bimbe chiedono a Dio di dare a tutti pane, sincerità, amore e fratellanza. Se non diventerete come bambini... i bambini hanno trovato nella loro semplicità l'essenza cristiana di “quando l'amore da senso alla tua vita”. E' stata una bella serata, a dispetto del maestrale. La manifestazione si è conclusa in festa in pieno stile del Rinnovamento, ma l'esperienza della piazza non è mai una nota isolata. Quello che avviene nella piazza non si esaurisce nel momento dell'incontro, ma è un fluire che nasce nel passato e si incontra nel presente per costruire il nostro futuro.

Il PortICo

13

le parole MONSIGNOR MIGLIO

La brama di possesso che rovina il desiderio

Nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione l’arcivescovo, mons. Arrigo Miglio, ha associato il valore delle "piazze", i luoghi in cui l'iniziativa viene realizzata, alle "periferie" a cui richiama costantemente Papa Francesco. «Per arrivare su una piazza bisogna uscire da una Chiesa e "uscire" vuol dire varcare una soglia e incontrare tutti coloro che per diversi motivi passano sulla piazza, dove convergono tante strade. Questo rimanda al valore non solo ecclesiale, ma anche sociale delle iniziative messe in campo dal Rinnovamento nello Spirito». Sul palco dell’Arena Grandi Eventi, mons. Miglio ha esordito spiegando come il Comandamento “Non desiderare la roba d'altri” sia la prosecuzione del nono “Non desiderare la donna d'altri” e sia il fondamento del settimo comandamento “non rubare”. “Tutti questi punti del decalogo hanno come radice la brama di possesso – ha commentato “Desiderare la roba d’altri vuol dire dirigere i desideri verso orizzonti limitati e bassi, desiderare ciò che altri hanno già realizzato, rinunciando a qualcosa di nuovo, da inventare, creare, realizzare, produrre”. Durante la serata sia l'economista Luigino Bruni, sia il sociologo Massimo Introvigne hanno sottolineato che una vita senza desiderio non è una vita. “Senza desiderio un uomo la mattina non si alza neppure dal letto”, ha affermato il poeta Davide Rondoni. Per questo e' importante utilizzare al meglio questa energia creatrice”. “Questa decima parola di Dio ha proseguito Mons Miglio - ci indirizza e incoraggia verso un anelito di libertà che è scritto nel cuore dell’uomo, nonostante le derive e le spinte che riceviamo in senso contrario. Per questo il Decalogo è scritto nella natura umana, nel cuore di ogni uomo, perché la sete di libertà autentica e piena è scritta nel suo cuore. Non desiderare la roba d’altri ma desiderare orizzonti più ampi e sempre nuovi. ‘Non desiderare la roba d’altri’ ci richiama alla conversione dei cuori, alla guarigione profonda, senza la quale nessuna legge sarà mai sufficiente per costruire la giustizia “. Maria Michela Deriu


14

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortICo

brevi APPELLO DI DON MARCO LAI

La Caritas diocesana cerca volontari La Caritas diocesana cerca volontari. Obiettivo, contribuire alla promozione umana e alla salvaguardia dei diritti, anche nelle situazioni più difficili. Un lavoro portato avanti dagli operatori ogni giorno, accanto agli ‘ultimi’, in corresponsabilità con le istituzioni, anche grazie all’aiuto dei volontari, che mettono a disposizione il proprio tempo e competenze: “Chiunque, anche chi non possiede niente, può contribuire a far crescere fraternità e relazioni all’insegna del dono”, sottolinea don Marco Lai, direttore della Caritas. Tra le attività interessate al volontariato, il Centro d’ascolto diocesano, quello per stranieri (Kepos) e quello del carcere di Buoncammino, i centri di accoglienza ‘Domu Amiga’, la Fondazione Anti-usura, il Prestito della Speranza, la mensa e la cucina, il Centro diocesano di assistenza, l’ambulatorio sanitario, lo sportello legale. Chi vuole può inviare i propri dati (caritas.cagliari@gmail.com), o chiamare il numero 3387474675 APPELLO DI DON MARCO LAI

Visita del Papa, operativa la segreteria Dal 1 luglio è operativa la segreteria della Commissione organizzativa del pellegrinaggio di Papa Francesco in Sardegna. Presidente del Comitato organizzatore è mons. Francesco Puddu, coordinatore della segreteria è il diacono Raimondo Mameli Telefono: 070 52843.246/247/248/249 (dal lunedì al sabato, dalle 10.00 alle 12.00) email: ilpapainsardegna@diocesidicagliari.it

domenICA 7 luglIo 2013

Le nostre religiose. Nei suoi 76 anni di vita religiosa ha lavorato nel campo educativo.

Suor Maria Masala compie 100 anni, è festa all’Istituto Maria Ausiliatrice Il 5 luglio taglia il traguardo del secolo, la superiora: “I suoi insegnamenti più grandi sono l’amore per le sue allieve e verso tutta la famiglia salesiana” Il lavoro e l’apostolato ROBERTO COMPARETTI NA VOCAZIONE nata fin da piccola. Suor Maria Masala cento anni il 5 luglio, da settantasei vive come figlia di don Bosco. “Fin da piccola - racconta suor Giovanna, la superiora dell'Istituto Maria Ausiliatrice di Cagliari - frequentava l'asilo e poi, più grande, l'oratorio di Monserrato ed ogni giorno andava a messa a Sant'Ambrogio”. Nel 1937 la prima professione con l'adesione totale al carisma di don Bosco. Una scelta che nel corso degli anni ha dato frutti importanti, con tante ex - allieve che, a distanza di tempo, ancora le manifestano affetto. “Suor Maria - prosegue ancora la superiora - chiede spesso delle ragazze, così come dei bambini se sono andati a scuola, se frequentano. C'è il lei il desiderio di sapere se tutti hanno ciò che è loro necessario. Tra le tante peculiarità di suor Maria l'attenzione agli altri è di certo il tratto che l'ha sempre contraddistinta, specie quando si

U

Suor Maria Masala con alcune sue ex-allieve.

trattava di famiglie in difficoltà o povere”. Lavoro e apostolato in pieno spirito salesiano sono le caratteristiche salienti di questa religiosa. Nella sua pluridecennale attività sono diverse le case nelle quali ha lavorato, molte in Sardegna, diverse nella penisola: a Civitavecchia dove è stata economo, o a Santu Lussurgiu dove è stata direttrice. Fino al ritorno a Monserrato dove, anche dopo la pensione, ha continuato a rendersi utile facendo la portinaia. “In quel periodo - dice ancora suor Giovanna - al mattino accoglieva con gioia i bambini che entravano a scuola e aveva un saluto affettuoso per tutti. Non mancavano poi le attenzioni verso le consorelle e i superiori, dei quali continua a chiedere conto”.

Ora che le difficoltà legate all'età la stanno provando ma come dicono le sue suore offre tutto per la vita dell'Istituto. Suor Maria Masala è stata anche appassionata sportiva. Negli anni di lavoro ha avuto a che fare con la pratica sportiva dei suoi allievi e non mancava l'attenzione al calcio, in particolare al Cagliari, della quale era tifosa, tanto che alcuni ragazzi che praticavano sport a Monserrato chiedevano di essere guidati da Suor Maria, così la domenica sapevano i risultati del campionato. “Altra attività di cui Suor Masala aveva grande competenza - conferma la superiora - era la realizzazione di piccoli lavori a punto croce, un'arte che ha trasmesso a diverse sue allieve”. Nella vita di Suor Maria Masala re-

stano due grandi insegnamenti. “Il primo - conclude suor Giovanna è l'amore smisurato che ha avuto per le allieve. Alcune oggi sono delle professioniste affermate e continuano a chiedere di lei, segno evidente che per loro non è stata solo l'insegnante della scuola ma una figura di riferimento. Anche chi abita nella penisola ogni tanto chiama per chiedere notizie su di lei. L'altro insegnamento è l'amore per noi consorelle e per la famiglia salesiana: spesso continua a chiedere informazioni su tutti e tutte, assicurandoci le sue preghiere”. Una degna figlia di don Bosco dunque, che nei suoi 76 di vita religiosa ha lavorato sodo nel campo educativo, donando il carisma salesiano a chiunque incontrasse.


domenICA 7 luglIo 2013

IL PORTICO DELL’ANIMA

Liturgia. Le motivazioni dell’inserimento del nome di San Giuseppe all’interno del rito.

Preghiera che unisce terra e cielo e genera la comunione con i santi Papa Roncalli affidò alla protezione dello sposo di Maria il Concilio. Ora, dopo numerose richieste, l’autorizzazione a inserirne il nome nelle 4 preghiere eucaristiche

Giovanni XXIII aggiunge la memoria di san Giuseppe, verso il quale il pontefice nutre una speciale venerazione. Già Pio IX nel 1870 lo aveva proclamato patrono della Chiesa universale e da più parti erano giunte alla sede apostolica richieste per l’inserimento del suo ricordo nel canone. Papa Roncalli intanto affida il Concilio Vaticano II alla protezione di san Giuseppe: si era ancora nella fase preparatoria quando con la lettera apostolica “Le voci” del 19 marzo 1961 lo proclama patrono dell’assise conciliare. Nell’anno successivo per personale iniziativa del papa giunge l’attesa decisione: la memoria di Giuseppe, sposo della vergine Maria, sarà inserita nel canone romano. Il decreto della Congregazione dei Riti porta la data del 13 novembre 1962 e pochi giorni dopo, l’8 dicembre, lo stesso Giovanni XXIII ne parla nel discorso di chiusura del primo periodo del Concilio: «Sia sempre con noi l’Immacolata Vergine Maria; e il suo ca-

stissimo Sposo Giuseppe, Patrono del Concilio Ecumenico, il cui nome da oggi splende nel Canone della Messa, ci accompagni nel viaggio». E ora, dopo 50 anni, il nome di Giuseppe «splende» non solo nel canone romano ma in tutte e quattro le preghiere eucaristiche. Richieste in tal senso erano giunte alla Sede Apostolica anche negli ultimi decenni, come ricorda lo stesso decreto della Congregazione: «Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha voluto accogliere e benevolmente approvare i devotissimi auspici giunti per iscritto da molteplici luoghi, che ora il Sommo Pontefice Francesco ha confermato». Ciò testimonia la grande devozione del popolo cristiano nei confronti di san Giuseppe: egli che si è preso cura di Gesù come di un figlio così da essere chiamato Redemptoris custos, custode del Redentore, è venerato come colui che si prende cura anche della Chiesa, corpo mistico di Cristo, e per questo è invocato come custode e patrono della Chiesa. Quando in concreto entrerà in vigore questa disposizione? Il decreto la prescrive per la terza edizione del messale con una formula apposita sia in latino che nelle lingue moderne. Ciò significa che è già possibile quando si celebra in latino col messale promulgato da Paolo VI, la cui terza edizione è stata pubblicata nel 2000. Per il messale in italiano occorre invece aspettare la terza edizione ufficiale, che al momento attende la necessaria approvazione della Santa Sede e si spera possa essere pubblicata il prossimo anno. Ovviamente con il ricordo di san Giuseppe in ogni preghiera eucaristica.

rica del Carmine, mentre la sera, prima della processione con il Simulacro ligneo, si svolgerà la celebrazione in parrocchia presieduta da uno dei sacerdoti originari della comunità parrocchiale. Durante la celebrazione la benedizione degli scapolari e l’imposizione ai nuovi consacrati. “A testimonianza di questa particolare forma di devozione – conclude don Alamanni – abbiamo tutt’oggi numerosi parrocchiani consacrati allo scapolare. La nota dolente è però rappresentata dall’età. Difficilmente adulti della fascia d’età dei 30/40 anni fanno richiesta di consacrazione a differen-

za di chi si trova in un età più avanzata, bisogna lavorare sulle nuove generazioni”. Ai festeggiamenti religiosi si affiancherà il programma civile frutto del lavoro di un attivo comitato e della collaborazione con le realtà presenti sul territorio. “Come da tradizione – confermano dal comitato – il 14 luglio si esibiranno i bambini dell’Azione Cattolica con un saggio di fine anno delle attività di canto svolte all’oratorio mentre il 15 si esibirà la scuola di ballo Vivir Danzando di Mariano Perria. A conclusione, il 16 luglio si svolgerà la serata danzante con l’Orchestra Bailando Sardinia”.

MONS. FABIO TRUDU ELLA MESSA ricordiamo san Giuseppe accanto alla vergine Maria e agli altri santi quando il sacerdote recita la preghiera eucaristica prima, il cosiddetto canone romano: «In comunione con tutta la Chiesa ricordiamo e veneriamo anzitutto la gloriosa e sempre vergine Maria, madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo, san Giuseppe, suo sposo, i santi apostoli e martiri». Il canone romano è una preghiera antica e venerabile che risale al V secolo, ma la menzione di san Giuseppe è stata inserita per volontà esplicita di Giovanni XIII poco più di 50 anni fa, esattamente nel 1962. D’ora in avanti questo ricordo sarà da inserire anche nelle altre tre preghiere eucaristiche del messale. Lo ha stabilito lo scorso 1° maggio un decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, l’organismo della S. Sede che ha il compito di regolare la liturgia che si celebra in tutto il mondo secondo il rito romano. Occorre fare un passo indietro nella storia per comprendere perché si ricordino i santi proprio nel cuore della Messa, cioè nella preghiera euca-

N

ristica. Questa consuetudine è conosciuta fin dai primi secoli del cristianesimo come segno dell’unità della Chiesa terrena con la Chiesa celeste, soprattutto nella celebrazione della liturgia. La comunione tra i cristiani e la venerazione dei santi camminano di pari passo, come suggerisce con poche efficacissime parole il canone romano: «Communicantes et memoriam venerantes, essendo in comunione e venerando la memoria». Come dire: non possiamo offrire il sacrificio e poi ricevere la comunione eucaristica se non viviamo la comunione tra di noi, comunione che abbraccia sia i cristiani che vivono nella storia sia quelli che sono già nella vita eterna. La liturgia infatti è la preghiera che unisce la terra al cielo, i vivi con i defunti e tutti i santi del paradiso. Il canone romano ricorda anzitutto la vergine Maria e poi 24 santi suddivisi in due serie di dodici: prima gli apostoli e poi i martiri. Nel 1962 poi

Madonna del Carmine, è festa ad Assemini Mons. Alamanni: “Un evento sentito dalla comunità” MATTEO VENTURELLI IECI GIORNI DI FESTA E preghiera accompagneranno la parrocchia della Beata Vergine del Carmine di Assemini nella preparazione e celebrazione della festa patronale. Una realtà particolare cresciuta enormemente dalla sua fondazione quasi 55 anni fa, dalle 3500 anime di allora si è passati agli oltre 13mila parrocchiani di oggi. La festa cerca di recuperare e trasmettere ai nuovi venuti la dimensione tipica di una comunità paesana caratterizzata dai suoi legami d’identità. “La festa per la Madonna del Carmine – spiega il parroco mons. Paolo Alamanni – è un evento tradizionale particolarmente sentito da sempre da tutta la comunità parrocchiale.

D

Ad Assemini infatti è presente un rione dedicato alla Madonna con una chiesetta costruita nei primi del ‘900 segno di questa particolare devozione”. La preparazione comincerà il 7 uglio con la Novena di preparazione. “Durante la celebrazione della Novena – riprende il parroco – verranno proposte delle letture meditate su questa particolare spiritualità e sulla devozione mariana. In particolare si affronteranno il tema della rivelazione dello scapolare fatta dalla Madonna a San Simone Stock Priore dell’Ordine dei Carmelitani e il tema della promessa del Privilegio Sabatino”. Dopo le confessioni che si terranno il venerdì precedente, martedi 16 luglio si svolgerà la giornata di festa con la celebrazione di mattina della Santa Messa nella chiesetta sto-

Il PortICo

15

detto tra noi Informazione o disinformazione? di D. TORE RUGGIU

Quando apriamo un giornale o una rivista lo facciamo con la speranza (o la certezza) di avere informazioni corrette su un determinato argomento o su un fatto di cronaca (bianca o nera). Fa parte, questo, della deontologia professionale del giornalista e di tutto l’apparato che controlla, o dovrebbe controllare, quanto viene pubblicato: il giornalista, il direttore responsabile, il vice direttore e l’editore. È facile informare correttamente i lettori? No, certamente, ma è doveroso. Per cui è molto meglio non scrivere, quando non si hanno notizie certe e verificate, che far passare tutto per oro colato. Perché, se avvenisse questo, il giornalista farebbe disinformazione, con tutto quello che ciò comporta come conseguenze per l’argomento o per le persone. A nessuno piace essere messo alla gogna, soprattutto quando si è innocenti. È capitato, non poche volte, che giornali titolatissimi abbiano messo una notizia criminosa in prima pagina a 9 colonne contro qualcuno che, dopo il processo, è risultato innocente e assolto o perché il fatto non sussisteva o per non aver commesso il fatto o con altra formula. La beffa è che gli stessi giornali non hanno dato notizia dell’assoluzione, oppure l’hanno data nelle “brevi”. E’ un caso di grave disinformazione, perfino perseguibile per la legge penale. Intanto, nella mente della gente, rimarrà sempre impresso quel titolone a 9 colonne, risultato falso e calunnioso. E la calunnia, oltre essere un peccato gravissimo, è la più grande vigliaccheria che un essere umano possa perpetrare (Il codice panale prevede la pena della reclusione sino a 6 anni). Diceva Francesco Bacone: “calunnia pure sfacciatamente, sempre qualcosa rimarrà”. E Cicerone: “nulla è più veloce della calunnia, nulla si pronuncia più facilmente, nulla più prontamente si accoglie e nulla più ampiamente si diffonde”. Sempre a tale proposito San Filippo Neri, ad un penitente che gli confessava di avere calunniato, diede una insolita penitenza: “prenda una gallina, la spenni e mi porti le piume”. Il penitente ubbidì, portò le piume al Santo che gli diede un secondo ordine: “esca in campo aperto e le butti in aria” (era una giornata molto ventosa). Fatto questo, gli diede l’ultimo ordine: “adesso vada a raccogliere le piume e le riporti qui”. “Ma, padre –disse il malcapitato- come faccio, è impossibile perché questo vento le ha portate via”. E il Santo: “così è stato per la tua calunnia, non riuscirai mai più a convincere la gente del contrario e rimediare”. Il giornalismo, che per certuni è giustamente il mestiere più bello del mondo, nasconde anche queste insidie. Può capitare (e capita) che il titolo del giornale orienti il lettore verso un convincimento diverso dal contenuto dell’articolo. Questo chiamiamolo con il giusto appellativo: disonestà!!! Peccato che quando un lettore vuole informarsi correttamente dei fatti, sia costretto a comprare più giornali e ascoltare più tg. Se, però, disgraziatamente il giornale è solo regionale o a diffusione locale, la frittata è fatta. Meno male che lassù c’è Qualcuno che vede dove sta la verità e provvede a dare a ciascuno la sua ricompensa, anche in questa vita. Naturalmente, mi si creda, ogni riferimento a persone o cose, è puramente casuale.


Favorire l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro in settori prevalentemente maschili, arricchendolo con i loro saperi e i loro talenti nell’interesse collettivo. È lo spirito di Equijobs, il progetto iniziato nel 2008 dall’Agenzia regionale per il lavoro e finanziato dalla misura comunitaria Leonardo Da Vinci- Misure per il Trasferimento di Innovazione – approvato nell’ambito del programma quadro LLP (Lifelong Learning Programme). Tutte le iniziative pensate al suo interno hanno riguardato l’economia delle zone rurali; il fine era combatterne lo spopolamento attraverso la creazione di opportunità di occupazione per le donne, legate ai mestieri tradizionali che hanno un rapporto consolidato con ciascun territorio. Complessivamente, Equijobs ha contribuito a raggiungere i seguenti obiettivi: l’innalzamento della partecipazione delle donne nell’economia rurale, sostenendone l’attrattività e rallentando i fenomeni migratori e di spopolamento; l’inserimento lavorativo di 20 donne in un mestiere per il quale permangono forti barriere culturali e immagini stereotipate; la promozione del loro spirito imprenditoriale; la realizzazione di un percorso formativo teorico-pratico nel settore dell’edilizia sostenibile. LE CARATTERISTICHE Nella prima fase, quella a finanziamento comunitario dal 2008 al 2010, il Partenariato del progetto era composto da enti e organizzazioni di diversi settori. Hanno partecipato anche enti e organizzazioni in rappresentanza di sette paesi europei. Nella seconda, denominata “Equijobs at work”, finanziata interamente dall’Agenzia regionale per il lavoro, il partenariato ha avuto caratteristiche locali, coinvolgendo l’Associazione Nazionale Città della Terra Cruda, l’università di Cagliari, alcune amministrazioni locali e aziende nel territorio. Lo scopo era, infatti, rafforzare le competenze acquisite dalle beneficiarie durante il percorso formativo, attraverso inserimenti lavorativi in cantieri comunali o imprese edili.

LE AZIONI FORMATIVE: L’INCONTRO TRA AGENZIA REGIONALE E ASSOCIAZIONISMO Per questa seconda fase, nel 2010, l’Agenzia regionale per il lavoro ha stipulato un accordo procedimentale con l’associazione nazionale Città della Terra cruda per offrire alle donne residenti nel territorio un’opportunità occupazionale legata alle produzioni tipiche. Da questa sinergia sono scaturiti i percorsi di tirocinio per le beneficiarie del precedente “corso per operatrice edile specializzata nell’uso dei materiali naturali per intonaci, pitture e rifiniture”. Erano tutte residenti o domiciliate in aree rurali della Sardegna, con priorità per i Comuni del Medio Campidano, di età compresa tra i 18 e i 50 anni e che, al momento della pubblicazione dell’avviso, avevano assolto l’obbligo scolastico. Al termine del percorso, sono state formate figure altamente specializzate capaci di recuperare un sapere tradizionale che combina tecniche all’avanguardia e materiali tipici del territorio: pietra, terra cruda, lana di pecora ed eccedenze alimentari. Le competenze acquisite rispondono ad un bisogno crescente del mercato di riferimento, e particolarmente di quello collegato alla conservazione e al restauro del patrimonio abitativo in terra cruda nella Sardegna Centro Meridionale. LE CARATTERISTICHE DEL PERCORSO FORMATIVO Il percorso è stato articolato in varie sezioni. Ecco in sintesi le tappe: - Fondamenti di bioarchitettura e architettura in terra cruda (Trasferimento di conoscenze relative a metodologie, tecniche e materiali naturali ed eco-Compatibili; acquisizione della terminologia; esempi architettonici nazionali ed esteri, componenti edilizi e materiali eco-compatibili). - La terra cruda in Sardegna (Diffusione, esempi, nuove realizzazioni, tecniche di conservazione e recupero. Il patrimonio sardo in terra cruda, l’uso, le tecniche dell’architettura in terra cruda nella nostra isola) - Sicurezza del cantiere (Legislazione, gestione dei problemi relativi alla sicurezza del cantiere, primo soccorso) - Gli intonaci (Funzione e composizione degli intonaci, preparazione degli impasti, messa in opera, recupero e stabilizzazione). - Orientamento e sviluppo delle competenze trasversali (Definizione del profilo professionale; analisi delle motivazioni e delle aspirazioni; le differenze di genere nella costruzione delle carriere; le competenze; il progetto formativo e professionale). - Pari opportunità (Cenni sulla normativa europea, nazionale e regionale in tema di parità sul lavoro; esempi e buone prassi di azioni positive). - Mentoring e finanziamento d’impresa (Simulazione della costituzione di un’impresa; strumenti di accesso al credito; panoramica sulle leggi di agevolazione vigenti in Sardegna e specifico per l’imprenditoria femminile). - Marketing e design (Immagine e strategie di comunicazione). - Laboratorio pratico (Preparazione impasti, applicazione dell’intonaco, trattamento delle superfici, attività di manutenzione e di recupero, elementi decorativi in terra e in lana, finiture in calce e tadelakt, dimostrazioni prodotti in commercio).

LE TAPPE CONCLUSIVE DI EQUIJOBS Nel 2013 finirà anche il secondo step. L’Agenzia regionale per il lavoro lo ha voluto sostenere con fondi propri, una volta esaurito l’apporto di risorse comunitarie. Le tirocinanti stanno concludendo l’inserimento in azienda. Recentemente, si è svolta l’azione transnazionale espressamente prevista nel progetto. Le partecipanti sono state al festival “Grains d’Isere” che si è svolto a Villafontaine, in Francia, dal 29 maggio al 2 giugno. Una delegazione di partecipanti ha partecipato a workshop internazionali con esperti di tecniche di costruzione “bio”, provenienti dai cinque continenti, e visitato alcuni cantieri condotti da muratori donne specializzate nei lavori di finitura in terra cruda. L’auspicio è che queste donne, che possiedono competenze specifiche in un settore di nicchia, siano in grado di affrontare il mercato del lavoro con maggiore incisività, sia nel caso in cui vogliano inserirsi in imprese già operanti nel settore, sia che intendano auto impiegarsi.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.