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DOMENICA 1 SETTEMBRE 2013 A N N O X N . 31
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
in preparazione alla visita di papa Francesco L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi alla visita di Papa Francesco (Cagliari, 22 settembre) recitando ogni giorno la seguente preghiera: santa Maria, nostra signora di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna,vergine del silenzio e del fedele ascolto della Parola di Dio, tu sei partita in fretta come pellegrina della fede per portare la gioia del Signore nella casa di Elisabetta: insegnaci ad accogliere il Signore che viene a visitare la nostra terra con il pellegrinaggio di Papa Francesco al tuo Santuario sul colle di Bonaria. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento per essere certi di seguire fedelmente la via di Gesù, pronti a fare tutto quello che ci chiederà. Accompagna, Madre Santa di tutta la Chiesa, il ministero di Papa Francesco come vescovo di Roma e pastore universale, benedici la nostra terra e la sua terra d'origine, legate dal tuo Nome e dalla tua materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini della fede e portatori della gioia che viene dal Signore. amen
L’umanità di Cristo SERGIO NUVOLI
ei venti giorni che ancora ci separano dalla visita di Papa Francesco fioccheranno veri o presunti scoop, alla ricerca di un dettaglio o di un particolare inedito sul programma, sugli incontri, sui momenti dell’evento. C’è da scommetterci. Il gioco è già cominciato sulle pagine dei quotidiani: chi si dice sicuro della partecipazione di alcune personalità, chi smentisce categorico, chi aggiunge aspetti finora non detti, chi si sofferma su particolari ancora non decisi. Si costruiscono - più o meno a tavolino - polemiche pure su anticipazioni di stampa ancora tutte da verificare. “E’ la stampa, bellezza”,direbbe qualcuno. E infatti non c’è affatto da scandalizzarsi: è sempre accaduto, e sempre accadrà. In questa curiosa corsa rischia di passare in secondo piano la vera novità del 22 settembre: l’incontro reale con il pontefice, con una umanità che ha stupito - e continua a stupire - tantissimi ad ogni latitudine del pianeta. Da guardare così com’è. Come in tanti resoconti più o meno di parte, il rischio - manco a dirlo - è sempre quello di fargli dire un po’ quello che si vuole, di tirarlo da una parte o dall’altra a seconda delle convenienze. E’ esattamente il gioco di quanti continuano - non solo a livello di Chiesa universale a proporre confronti tra il vecchio e il nuovo, tra il presente e il passato, alimentando pa-
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ragoni che fanno perdere di vista la vera posta in gioco. Quale sia il punto lo dice lo stesso Papa Francesco in un bellissimo libro, scritto nel 2009 con il titolo originario El Jesuita, e ripubblicato di recente come “Papa Francesco. Il nuovo Papa si racconta”, che contiene alcune conversazioni tra l’allora cardinal Bergoglio e Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti: “E’ fondamentale che noi cattolici - sia sacerdoti che laici - andiamo incontro alla gente. Una volta un prete molto saggio mi disse che ci troviamo di fronte a una situazione totalmente opposta a quella prospettata nella parabola del buon pastore, che aveva novantanove pecore nel recinto ma andò a cercare l’unica che si era smarrita: oggi ne abbiamo una nel recinto e novantanove che non andiamo a cercare. Sono sinceramente convinto che, al momento attuale, la scelta fondamentale che la Chiesa deve operare non sia di diminire o di togliere dei precetti, di rendere più facile questo o quello, ma di scendere in strada a cercare la gente, di conoscere le persone per nome. E non unicamente perchè andare ad annunciare il Vangelo è la sua missione, ma perchè se non lo fa si danneggia da sola”. E’ un volume molto bello e denso che andrebbe letto e riletto prima del 22 settembre, perchè aiuta a conoscere molto da vicino, senza filtri, il pensiero del Papa su moltissimi temi, compresi quelli trattati in questi primi mesi di pontificato.
E’ un libro (sul quale torneremo in queste settimane) che letto in profondità, forse, aiuta a comprendere anche il motivo della scelta di Cagliari come mèta privilegiata del primo viaggio apostolico ufficiale in una diocesi italiana: vi si scorge una predilezione per popoli come quello sardo. E’ sufficiente leggere alcune pagine del capitolo dedicato all’Argentina, per comprendere come il parallelo con la nostra Isola sia immediato: “Non so - dice il Papa parlando della sua terra - se la nostra grande ricchezza abbia contribuito a renderci le cose facili, ma di sicuro non abbiamo sfruttato quello che possediamo. Il giorno del Giudizio, al cospetto del Signore, saremo tra coloro che hanno sepolto sottoterra il talento e non l’hanno fatto fruttare. Non solo nell’agricoltura e nell’allevamento, ma anche nel settore minerario (...) Non abbiamo mai creato fonti di lavoro basate sulle nostre risorse”. Ma il giudizio non è definitivo, più volte aggiunge: “Siamo ancora in tempo per cambiare pagina”. Vent’anni fa sono stato a Portacomaro, il paesino dell’astigiano di cui è originario Papa Bergoglio: il parroco del posto, la domenica mattina, rimase a salutarci fuori dalla porta della chiesa, fermandosi con me, unico forestiero. Più o meno il primo gesto compiuto dal Pontefice appena eletto. Più che agli aspetti esterni, è a questo che da qui al 22 settembre dovremo aiutarci a fare attenzione: sarà meglio guardare all’umanità del pontefice, all’umanità di Cristo.
SOMMARIO SALUTE
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Metodo Stamina, Pierpaolo Vargiu spiega la decisione assunta VERSO LA VISITA
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Tutti gli aggiornamenti sui preparativi all’incontro con il Papa GIOVANI
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Ricordi e istantanee della Giornata mondiale di Rio ALLA CARITAS
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Mons. Arrigo Miglio: “La gratuità dimensione fondamentale della vita” PAESI TUOI
A Settimo San Pietro la chiesa restituita all’antico splendore
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IL PORTICO DEL TEMPO
il PoRtico
domenicA 1 SettembRe 2013
Lavoro. Arriva un preoccupato monito in vista della definizione del nuovo Programma di Sviluppo rurale della Regione.
C’è anche un’azienda di Sant’Andrea Frius alla finale nazionale dei prossimi Oscar Green Ma gli operatori chiedono certezze, meno certificati e maggiore attenzione. L’assessore Cherchi: “Migliorare i nostri uffici e dare maggior autonomia ai Centri di assistenza” MATTEO MAZZUZZI ÈTROPPA burocrazia e poco sostegno alle giovani imprese nelle politiche agricole regionali. L’allarme, lanciato durante la finale regionale degli Oscar Green, il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa per valorizzare l’innovazione in agricoltura, arriva dai rappresentanti dell’organizzazione degli imprenditori agricoli. E suona come un monito in vista della definizione del nuovo Programma di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Sardegna, che definisce obiettivi e interventi per il settore agricolo e agro-industriale. ITER BUROCRATICO Quando un imprenditore decide di chiedere un finanziamento tramite il PSR si tro-
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va davanti un percorso problematico: dopo la lettura e la comprensione del bando, bisogna produrre e presentare la documentazione utile ai fini della composizione della graduatoria. Dopo di che, entro 90 giorni, è necessario presentare ulteriore documentazione. Infine, c’è l’interpretazione burocratica. E i tempi della pratica si dilatano di molto. «Per stare sul mercato è necessario innovare – spiega Carmelo Troccoli, segretario nazionale di Coldiretti Giovani Impresa – servono tempo, idee e progetti. Non è pensabile perdere oltre 100 giorni all’anno in burocrazia. Una riforma generale della pubblica amministrazione snelli-
rebbe i tempi e le nuove tecnologie permetterebbero agli imprenditori di fornire tutte le informazioni necessarie alla PA per effettuare i controlli». Il nuovo PSR della Regione Sardegna dovrà tener conto dell’esperienza della programmazione che si sta chiudendo, riducendo tempistica, certificazioni, sopralluoghi, e migliorando istruttoria e certezza della documentazione. Ma non solo: «Dobbiamo migliorare i nostri uffici per trasmettere più velocemente le documentazioni – sottolinea Oscar Cherchi, Assessore regionale dell’agricoltura – e serve maggiore autonomia per i Centri di As-
sistenza Agricola, che fino a oggi sono un po’ limitati». GIOVANI IMPRESE Ma c’è anche la questione giovani: circa il 70% dei prodotti consumati nell’Isola sono importati. La tutela del marchio Sardegna e la ricostituzione delle filiere in chiave distrettuale per il rilancio dell’economia dell’intera regione passano attraverso il ricambio generazionale e il ritorno dei giovani all’agricoltura: «Le politiche per le giovani imprese non si possono limitare al primo insediamento – aggiunge Troccoli – è necessaria una visione più ampia, che non pensi soltanto al ricambio generazionale nel settore ma anche al ruolo che i giovani hanno e dovranno avere in futuro. Una politica seria deve considerare il primo insediamento parte di un progetto articolato comprendente consulenze per i giovani, politiche efficaci di accesso al credito e deburocratizzazione». OSCAR GREEN Saranno l’azienda agricola “Luna di Coros” di Tissi (SS) e l’azienda agricola “Pab’è is tèllasa” di Sant’Andrea Frius (CA) a rappresentare la Sardegna alle finali nazionali degli Oscar Green. La prima produce spugne di luffa e prodotti cosmetici a base d’olio d’oliva, mentre la seconda è famosa per mozzarella di pecora sarda, una novità as-
Sport e salute, verso la legge regionale Il consenso è bipartisan, ma tarda ancora il voto in aula MAT. MAZ. ENESSERE E FORMA fisica. Elementi sempre più importanti all’interno della nostra società. I dati del CONI lo dimostrano: oltre ⅓ della popolazione italiana dichiara di fare attività sportiva continuativa o saltuaria. Ma quali sono le norme che tutelano la salute dei praticanti. In altre parole, come avere la certezza che chi allena lo faccia con competenza? In Sardegna, una legge regionale potrebbe garantire tutto ciò, inquadrando e valorizzando al meglio il ruolo dei laureati in scienze motorie. IL PRESENTE Attualmente i laureati in scienze motorie godono di alterna considerazione. Nel settore pubblico la laurea è un requisito spesso previsto: un esempio è il progetto “Alfabetizzazione Motoria”, nato nel 2009 dalla collaborazione tra MIUR e CONI con l’obiettivo di promuovere la pratica sportiva nelle scuole elementari. In questo contesto i laureati affiancano gli insegnanti per supportare gli alunni nello sviluppo
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delle competenze motorie. Nel privato però la questione è più complessa. Tanti sono gli attori che entrano in gioco, dalle società sportive, alle palestre, sino ai personal trainer, e diffuso è il giudizio per cui “il pezzo di carta” non serve. LA LEGGE Approvato il 14 giugno 2012 nella commissione cultura del Consiglio Regionale, il testo disciplina le figure professionali nelle attività motorie e sportive e le norme per la tutela di atleti e praticanti. Secondo la legge, al laureato specialista spetterebbe il coordi-
namento e la responsabilità, su tutte le attività dell’organizzazione sportiva, mentre il laureato triennale darebbe la forma attuativa all’attività motoria con le giuste modalità di esecuzione nel rispetto della salute del praticante. Le disposizioni della legge garantirebbero dunque una maggiore pre-
senza di professionisti laureati sia nel pubblico sia nel privato: «Un laureato in scienze motorie – racconta Ester Loriga, rappresentante degli studenti – arriva da un percorso importante che gli consente di avere un’impronta medica. Sa benissimo come iniziare un allenamento e la metodologia neces-
soluta sul mercato. Le due aziende sarde presenti nella lista delle 21 finaliste nazionali hanno sconfitto una concorrenza di 1275 imprese iscritte in tutta Italia. È la prima volta che l’Isola si presenta con due finalisti nazionali, a testimonianza della vivacità e della creatività delle imprese agricole sarde.
Gioco d’azzardo, firme per una legge “Il gioco d’azzardo è considerato la terza industria italiana per fatturato. Ha ormai raggiunto costi altissimi e insopportabili, è la rovina di migliaia di famiglie. La dipendenza di tante persone è fortemente accresciuta dai nuovi giochi a risposta immediata, anche on line”. A denunciarlo è l’Italia dei Valori, che prosegue nell’impegno di raccolta delle firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per l’abrogazione del gioco d’azzardo, diverso da quelli tradizionali e organizzati dallo Stato o società controllate. Previste anche sanzioni più rigorose, a fronte di quello, irrisorio, attualmente in vigore nel nostro Paese.
saria per non danneggiare il fisico». Ma che fine ha fatto la legge? Dopo l’approvazione in commissione, senza distinzioni tra maggioranza e opposizione, il testo attende ancora il definitivo via libera. Il consigliere regionale Chicco Porcu, nominato all’unanimità relatore d’aula dalla commissione, fa chiarezza sulla vicenda: «Abbiamo insistito più volte con i nostri capigruppo per iscrivere quanto prima il testo approvato dalla commissione all’ordine del giorno dell’aula, ma varie urgenze come la legge elettorale e la questione province non hanno ancora reso possibile ciò». E se la legislatura finisse prima dell’approvazione della legge? «Potremmo riproporre il testo con firme bipartisan – conclude Porcu – così come uscito dalla commissione, per metterlo all’ordine del giorno della prossima legislatura».
Matteo Mazzuzzi, laureato in Governance e Sistema Globale, Pierpaolo Vargiu, medico e presidente Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, Matteo Meloni, laureato in Governance e Sistema Globale, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Alessandro Cao e Alessandro Mele, operatori Caritas, Riccardo Tosadori, informatico, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, padre Vito Lombardi, missionario redentorista a San Sperate, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, Cristina Manca, scrittrice, ideatrice e fondatrice della casa editrice Abbà, Maria Grazia Catte, catechista parrocchia SS. Redentore (Monserrato), Enrico Murgia, seminarista della Diocesi di Cagliari, Maria Vittoria Pinna, collaboratrice di Radio Bonaria, autrice del blog Annavercors, Lidia Lai, mediatore civile, laureata in Lettere moderne, Veronica Tocco e Loredana Pisu, parrocchiane di San Pietro Apostolo (Nuraminis), mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri. Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. La tiratura di questo numero è stata di 3745 copie, 45 in più rispetto al numero precedente. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.
Hanno collaborato a questo numero:
domenicA 1 SettembRe 2013
IL PORTICO DEGLI EVENTI
il PoRtico
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L’intervento. Con il caso Stamina, la Commissione Sanità della Camera non ha cominciato in discesa i lavori.
È a rischio l’assistenza sanitaria universale: per salvarla servono coraggio e innovazione La cronaca in diretta della difficile decisione adottata dal parlamentino presieduto da Pierpaolo Vargiu, deputato sardo che lancia anche l’allarme sul Sistema sanitario
tori di Stamina. Abbiamo soltanto chiesto loro di mettere a disposizione i propri protocolli scientifici, in modo da poter far partire una sperimentazione degna di tal nome, con procedure non dannose per i pazienti che, qualora validate, potessero essere messe a disposizione di tutti i malati, non soltanto italiani. Con un mese di ritardo, soltanto il primo agosto, Stamina Foundation ha consegnato i protocolli, che ora verranno verificati, utilizzando i 3 milioni di euro stanziati dal Parlamento. Nel frattempo, da più di una settimana fuori dal palazzo di Montecitorio una trentina di malati che
ho avuto modo di incontrare protestano con tutte le loro forze. Sono disposti a tutto, a lottare fino alla morte pur di ricevere quelle cure, resistendo al caldo di questi giorni e non abbandonando mai il loro posto a costo di dormire in piazza. È dunque alla speranza alimentata oggi dalla rabbia di questi malati e delle loro famiglie che il prof. Vannoni deve una risposta, a dispetto di tutte le critiche che il progetto Stamina ha attirato. Non vorremmo infatti che, dopo le aperture di credito della politica e delle istituzioni, si ripetesse a tutto svantaggio dei pazienti e della ricerca scientifica un nuovo caso Di Bella. Non ce lo possiamo permettere: neppure un euro, destinato alla sanità, può essere speso male! Ed è forse proprio questo il tema più scottante all’esame della Commissione Sanità: la ricchezza complessiva del nostro Paese (il PIL) decresce da sette anni. L’invecchiamento della popolazione e le nuove tecnologie fanno invece crescere la spesa sanitaria mediamente del 2% all’anno. Se non intervenissimo per introdurre correttivi profondi e mutamenti coraggiosi del sistema dell’assistenza sarebbe assai difficile poter continuare a garantire (e addirittura ad estendere, come sarebbe necessario) il diritto alla salute. Non è più possibile limitarsi a mettere toppe su una tela che rischia di
distruggersi definitivamente. Come sempre, ogni proposta di cambiamento trova mille avversari sulla sua strada, ma stare fermi, senza fare niente è la peggiore delle scelte perché ci fa scivolare su un piano inclinato, la cui destinazione finale è la riduzione delle prestazioni garantite ai cittadini. Se non vogliamo “i tagli lineari” dobbiamo saper rinunciare alla “cultura della spesa” che già oggi comporta che ben 9 milioni di italiani, dice il Censis, stiano rinunciando a prestazioni sanitarie perché non se le possono permettere! Anche in sanità dobbiamo tagliare ora il vero costo della politica: il costo delle non scelte, pagate a caro prezzo dagli italiani già negli ultimi vent’anni. Per fare questo, occorre un chiaro cambio di passo delle Istituzioni: lo hanno gridato a gran voce anche i medici italiani che nelle scorse settimane hanno scioperato. Senza riforme,rischiamo di rinunciare all'assistenza sanitaria universale ed equa, nostro orgoglio civile. Le parole d’ordine in sanità restano dunque due: coraggio e innovazione. Due parole che ci obbligano a toccare rendite di posizione e diritti acquisiti: credo ne valga la pena perché in gioco ci sono l'assistenza e il diritto alla salute di tutti i cittadini italiani. * Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati
tenzione nel carcere Torah Mahkoum, lo stesso dove era imprigionato Mubarak. L’ex Rais, infatti, ha beneficiato di uno sconto sulla pena e la detenzione si è trasformata in libertà vigilata. Le sue condizioni di salute sono critiche: Mubarak trascorrerà la detenzione nella sua residenza a Sharm El Sheik. La scarcerazione dell'ex Presidente è un segnale verso la casta militare, sempre decisiva nei grandi cambiamenti al potere avvenuti nel Paese. È il generale al Sisi il vero fautore dell’attuale fase politica egiziana: nato nel 1954, egli non ha mai preso parte ad una guerra. Sisi fa parte della nuova nomenclatura mi-
litare assurta al comando dopo la deposizione del vecchio apparato, avvenuta durante il periodo di transizione tra la deposizione di Mubarak e le elezioni che portarono alla Presidenza Morsi. Il Capo delle Forze Armate attualmente svolge il ruolo di padre padrone dell’Egitto, assumendo decisioni importanti in maniera autonoma; gli uomini d’affari, amici di Mubarak, sono dalla sua parte perché sperano che Sisi utilizzi il pugno duro per riportare l’ordine nel Paese. Inoltre, anche gli operai hanno garantito l’appoggio al Generale: la classe operaia si è sentita tradita da Morsi e dalla Fratellanza, accusata di non aver realizzato il cambiamento auspicato ma di
aver semplicemente introdotto al potere coloro i quali erano più vicini al movimento. Diversi analisti hanno parlato di guerra civile ma, al momento, è difficile indicare quale strada intraprenderà l’Egitto. Senza dubbi il Paese è crocevia di una serie di interessi di carattere geopolitico ed economico: se le tensioni non finiranno, e dovesse persistere la differenza di opinioni tra le potenze a livello internazionale, saranno a rischio gli accordi per il transito nel Canale di Suez. Quella egiziana è la nuova sfida della diplomazia internazionale, da giocare in un’area sempre più incerta, che realizza ripercussioni in tutto il mondo.
PIERPAOLO VARGIU* ELLA COMPLESSIVA situazione generale di crisi economica, che rischia di strozzare i nuovi bisogni di salute dei cittadini, il primo provvedimento all’esame del Parlamento è uno dei più controversi di questi primi mesi di legislatura. Cosa fare sulla cosidetta “cura Stamina”, che sta suscitando speranza presso pazienti altrimenti considerati inguaribili? Prima di decidere, il Parlamento ha scelto di ascoltare il mondo della scienza, i responsabili di Stamina Foundation e le famiglie dei pazienti. In questo modo ciascuno di noi si è fatto una propria idea. Il provvedimento che la Camera ha poi approvato all’unanimità (cosa assai rara con questi chiari di luna!) ha tenuto conto delle idee personali, ma soprattutto
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Davide Vannoni (Stamina Foundation) davanti alla Camera. Nel riquadro, Vargiu.
della situazione oggettiva. Inutile cercare meriti o colpe: la somministrazione era già partita, la speranza è già stata accesa e diffusa dai media. Far finta di niente è impossibile: ciascuno di noi ha stampata nel cervello la disperazione degli ammalati che oggi sono accampati sotto Montecitorio a cui qualcuno, a torto o ha ragione, ha prospettato una via di speranza. E’ per questo che, pur consapevole della posizione del mondo scientifico, il Parlamento ha offerto finanziamenti e opportunità al professor Vannoni e ai suoi collabora-
Egitto, il colpo di stato sfida per la diplomazia Futuro sempre più incerto per il Paese delle piramidi MATTEO MELONI
a grave crisi politica egiziana sembra non arrestarsi. Dopo la deposizione del Presidente Morsi il ruolo dei militari si è prepotentemente riproposto come ago della bilancia dell’assetto istituzionale del Paese, causando nuove proteste e tensioni sempre maggiori. Il numero dei morti è, ormai, incalcolabile e le violenze provengono da entrambe le parti. È un dato di fatto che la guerra in atto risulta essere tra due establishment di origine completamente diversa. Da una parte si trovano i militari, forza sempre presente in ogni cambiamento del Paese che, nonostante le sconfitte avvenute negli anni passati con l’esercito israeliano, continua ad avere un certo appeal verso la popolazione; gli aiuti internazionali, specie quelli statunitensi, vanno a beneficio dei militari che, in questo modo, man-
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tengono un potere interno di primo rilievo. Dall’altra, esiste una classe politica che continua ad essere debole, nonostante le recenti elezioni svoltesi democraticamente abbiano portato al potere la Fratellanza Musulmana, accusata di non aver saputo cogliere la reale volontà di cambiamento richiesta dagli elettori. Con la deposizione di Morsi, avvenuta il 3 luglio, e la successiva incarcerazione, è certamente avvenuto un colpo di Stato, atto che non aiuterà l’Egitto ad intraprendere la strada verso la democrazia. Inoltre, la Fratellanza è oggetto di una vera e propria persecuzione in tutto il Paese: è stato recentemente ucciso il figlio di Hasan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani, ed arrestato Mohammed Badie, leader della Fratellanza. Badie è accusato di aver fomentato gli scontri dei giorni scorsi a Nasr City, città nella quale è avvenuto il suo arresto: egli sconterà la de-
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IL PORTICO DEL TEMPIO
il PoRtico
Il Papa. Appello per la Siria: “Non sarà lo scontro a risolvere i problemi, ma il dialogo”.
“Non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù Cristo” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL SANTO Padre ha proposto una riflessione sul Vangelo domenicale (Lc 13, 22-30) che poneva al centro l’insegnamento di Gesù sulla salvezza. Alla domanda di un tale che lo interroga su quanti si salveranno il Signore non risponde direttamente ma richiama le condizioni per entrare nella salvezza con l’immagine della “porta stretta”. Papa Francesco ha approfondito il significato della “porta”: «Gesù ci dice che c’è una porta che ci fa entrare nella famiglia di Dio, nel calore della casa di Dio, della comunione con Lui. Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta. Lui è il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi». Il Papa ha quindi insistito sul fatto che la possibilità della salvezza è offerta da Dio ad ogni uomo, anche se questi si trovasse in una situazione di peccato: «qualcuno di voi forse potrà dirmi: "Ma, Padre, sicuramente io sono escluso, perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita". No, non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre, per
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perdonarlo, per amarlo. Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti. Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta. Tutti sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura». Il tema della salvezza si lega nelle parole del Santo Padre a quello della libertà dell’uomo che è chiamato a prendere posizione di fronte alla proposta che viene da
Dio: «al giorno d’oggi passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità che poi noi ci accorgiamo che dura un istante soltanto, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro. Ma io vi domando: noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita? Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra». Gesù si presenta come la verità che illumina davvero l’esistenza: «Gesù illumina la nostra vita con
una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash! No, è una luce tranquilla che dura sempre e ci da pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù». Papa Francesco mostra come il passare per la porta stretta voglia dire lasciarsi trasformare da Cristo: «ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui. Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’”etichetta”! […] Non cristiani, mai cristiani di etichetta! Cristiani di verità, di cuore». Al termine dell’Angelus il Papa ha rivolto un appello per la Siria: «l’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni, mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo. […] Faccio appello alla Comunità Internazionale perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare la amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte».
Più di mille volontari per la visita del Papa
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I VORREI ANNUNCIARE che desidero visitare il Santuario a Cagliari». Con queste parole, pronunciate al termine dell’Udienza generale dello scorso 15 Maggio, Papa Francesco annunciava la sua visita a Cagliari come pellegrino al Santuario della Madonna di Bonaria, particolarmente legato alla storia della sua città, Buenos Aires. Con l’approssimarsi del 22 Settembre fervono i preparativi per l’evento della visita di Papa Francesco. Per l’organizzazione della visita l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Miglio ha promosso una commissione organizzativa, presieduta da Mons. Franco Puddu, che si avvale di una segreteria coordinata dal diacono Raimondo Mameli. Di grande importanza nella preparazione della giornata è l’opera dei volontari che
sono impegnati nei lavori di segreteria e nei vari servizi legati all’evento. Oltre mille persone hanno dato la disponibilità per lavorare come volontari per la visita del Papa. L’evento del 22 Settembre per la sua grandezza e rilevanza interessa ovviamente anche le autorità civili e militari di Cagliari e della Sardegna, che con generosità e impegno hanno assicurato la loro collaborazione per la realizzazione dell’evento che interessa l’intera regione. La Prefettura di Cagliari in particolare ha istituito quattro tavoli tecnici che, lavorando in maniera unitaria e armonica, si occupano di ambiti specifici dell’evento: ordine pubblico, viabilità, sanità, soccorso pubblico e assistenza alle persone. Gli eventi legati al mondo del lavoro e ai giovani si avvalgono poi dell’opera degli uffici di pastorale sociale e del lavoro e di quella giovanile sia a livello diocesano che re-
pietre INDIA
Non si ferma la violenza sui cristiani Ancora violenza contro i cristiani in India. La polizia sta cercando i genitori di una ragazza 23enne, che l'hanno sequestrata perché contrari alla sua conversione al cristianesimo e al suo desiderio di farsi suora. La giovane donna laureata in ingegneria, di famiglia indù si era convertita al cristianesimo e si stava preparando a diventare suora, seguendo un cammino di formazione alla vita religiosa a Chennai, anche senza il consenso dei genitori. Questi hanno perciò fatto ricorso all'uso della forza per dissuaderla. Le Suore della Congregazione di Maria Immacolata, che operano dal 2005, sono state attaccate da vandali che hanno devastato il loro convento. EGITTO
Attacchi alle chiese cristiane Sono 58 le chiese e istituzioni cristiane attaccate e incendiate in Egitto negli ultimi giorni. Su 58 chiese attaccate 14 sono cattoliche, il resto appartengono alle comunità copto ortodosse, greco ortodosse, anglicane e protestanti. Gli attacchi contro le chiese si sono verificati un po' in tutto il Paese, ma sono concentrati soprattutto nelle aree di Al Minya e di Assiut, dove si trova il quartiere generale dei jihadisti, responsabili delle violenze. I musulmani che abitano nei pressi delle chiese colpite hanno aiutato i religiosi e le religiose a spegnere gli incendi degli edifici di culto.
IRAN
In carcere per aver distribuito il Vangelo
I pass saranno distribuiti attraverso le parrocchie R. P.
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gionale. Al momento non è stato ancora ufficializzato da parte della Santa Sede il programma definitivo della visita anche si possono dare per certi i tre grandi momenti della giornata: l’incontro con il mondo del lavoro, la Celebrazione Eucaristica sul sagrato della Basilica di Bonaria, centro della visita del Papa come pellegrino al Santuario della Vergine, e l’appuntamento con i giovani. Tutti potranno partecipare agli eventi ma per motivi di sicurezza e di capienza degli spazi per accedere ad alcune aree sono necessari dei pass che saranno consegnati la settimana prima del 22 Settembre. Come per tutti gli eventi legati al Santo Padre (udienze generali, Celebrazioni a San Pietro ecc.), quelli
che vengono chiamati “pass” sono semplicemente dei biglietti di accesso, totalmente gratuiti, che hanno il solo scopo di regolare in sicurezza l’ingresso alle aree che saranno predisposte per i fedeli. La distribuzione dei pass avverrà prevalentemente attraverso la rete delle Parrocchie che potranno disporne di un determinato quantitativo in base al numero degli abitanti. Chiunque fosse interessato ad avere il pass, anche se facesse parte di un’associazione o di un movimento, può farne richiesta alla propria Parrocchia. Per qualsiasi informazione sulla visita di Papa Francesco si può fare riferimento alla segreteria della commissione organizzativa e al sito internet www.ilpapainsardegna.it.
Un uomo iraniano, convertito dall'islam al cristianesimo, è stato condannato a dieci anni di carcere per “crimine contro la sicurezza dello stato”: la colpa imputata è quella di aver distribuito copie del Vangelo nel paese. L'uomo è stato accusato di cospirazione e condannato. Dagli atti giudiziari risulta che l'uomo avrebbe confessato di aver lasciato l'islam per seguire il cristianesimo e, considerando l'evangelizzazione un suo dovere, ha distribuito 12.000 vangeli tascabili. Dopo aver ricevuto il battesimo, l'uomo, aveva avviato una assemblea di culto domestica, con incontri di preghiera in casa, che sono considerati “illegali”. L'uomo è finito in manette dopo un blitz della polizia in casa sua. Arrestati e interrogati per ore tutti i presenti alla riunione, circa 50 iraniani cristiani. Nella sua abitazione la polizia ha rinvenuto materiale e pubblicazioni cristiane, come film, libri, CD e oltre 6.000 copie del Vangelo.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
il PoRtico
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Ti ricordi la GMG. Pubblichiamo alcune testimonianze sulla Giornata mondiale della Gioventù.
La certezza dell’unità sulla spiaggia di Rio e la grandezza della missione affidata dal Papa La bandiera dei Quattro mori ha sventolato alta in Brasile tra i milioni di giovani accorsi intorno a Papa Francesco. L’emozione, la preghiera e quel silenzio surreale RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
n redazione abbiamo ricevuto decine di testimonianze della bellezza dell’esperienza fatta in Brasile, durante la Giornata mondiale della Gioventù. ne proponiamo alcune, senza la pretesa di esaurire tutta la ricchezza della testimonianza che - ne siamo certi - continerà a fluire (sn).
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“Andate e fate i discepoli in tutte le nazioni”. Ecco noi l’abbiamo fatto. Ma non in Brasile, là siamo andati per incontrare Cristo in terra, il nostro amatissimo Papa Francesco. I discepoli siamo “obbligati” a farli nelle nostre comunità, per condividere la fantastica esperienza della GMG di Rio de Janeiro. Quando mi hanno proposto di partecipare alla GMG ho provato sentimenti contrastanti: da un lato la gioia e l’entusiasmo dell’occasione che capita una sola volta nella vita, dall’altro il dispiacere e la nostalgia di lasciare mia moglie
Foto di gruppo per la delegazione sarda.
Alessandra e i miei 2 figli, Lorenzo e Leonardo, soli per 15 giorni: fino ad allora non era mai capitato. Il 21 luglio è arrivato in fretta e quando alle 17.30 ci siamo ritrovati tutti in aeroporto ho realizzato che stavo partendo per Rio. Veloce foto di rito, baci, abbracci, qualche lacrima e poi tutti all’imbarco. Il viaggio di andata è servito per iniziare a conoscerci, ad amalgamare il gruppo, composto da 42 persone, Arcivescovo compreso, provenienti da diverse parrocchie e, come me, da realtà di volontariato della città, ognuno con una propria e personale esperienza. Arrivati a Rio ci hanno destinato a Casa Italia, quartier generale della delegazione italiana in Brasile, allestita per l’occasione. Da li par-
tivano tutte le attività: venivano assegnati gli alloggi e i luoghi in cui svolgere le catechesi, ci veniva consegnato il kit del pellegrino. Perciò con lo zainetto in spalla abbiamo iniziato la nostra avventura preparandoci ad incontrare Papa Francesco. Il primo “avvistamento” è avvenuto giovedì 25 luglio, giorno di apertura della GMG, nella spiaggia di Copacabana. Francesco è passato a pochi centimetri da noi, e via saluti, urla di gioia e foto. E’ iniziata così la vera e propria Giornata Mondiale della Gioventù, in un susseguirsi di emozioni, incontri e soprattutto condivisione nella preghiera e nel ritrovarsi così diversi ma in fondo uniti sotto lo stesso cielo. Uno dei momenti più emozio-
nanti e intensi è stato sicuramente la veglia, che a causa del maltempo (a Rio pensavamo di trovare il sole ma c’era la pioggia, ma va bene lo stesso) è stata trasferita nella spiaggia di Copacabana. Dove lo stesso Papa Francesco ci ha fatto notare come il vero “campus Fidei”, non è un luogo geografico, bensì noi stessi. Ciascuno di noi deve essere discepolo missionario: ciò significa che ognuno di noi deve essere il campo, la terra fertile della fede di Dio. Molto toccanti sono stati i momenti di silenzio: sembrava quasi impossibile che, contemporaneamente, quasi 4 milioni di persone potessero osservare tempi così lunghi di raccoglimento su invito del Papa. L’unico rumore era l’infrangersi delle onde dell’oceano sulla spiaggia. E poi il recitare le preghiere, in lingue diverse, ma ad “un’unica voce” è stato commovente, da pelle d’oca. Per non parlare di quando si è intonato l’Emmanuel. In questo tipo di esperienza colpisce molto anche la scoperta del senso di appartenenza alla propria nazione, e nel nostro caso, l’attaccamento alla Terra Sarda, della quale con grande orgoglio, in tutti gli spostamenti, abbiamo fatto sventolare la bandiera dei 4 mori e con stupore renderci conto che in molti l’hanno riconosciuta! Alessandro Cao Alessandro Mele
Chiamati ad essere testimoni ogni giorno In Brasile anche un gruppo di ragazzi sardi del Cammino RICCARDO TOSADORI
o vissuto, con 43 fratelli delle comunità neocatecumenali di tutta la Sardegna, l’ esperienza della GMG2013 a Rio De Janeiro. Dal Giubileo dei Giovani del 2000 in poi non ho mai mancato una GMG compresi Canada e Australia, ma vi assicuro che in Brasile il momento è stato speciale. Dopo tutte quelle ore di volo arrivare a San Paolo ed essere accolti in grande stile dalle comunità della zona ha cancellato di botto stanchezza e jet leg. Insieme a noi, 150 fratelli dell’ Angola, che hanno condiviso le giornate di missione nella zona, portata avanti con semplicità e gioia: abbiamo visitato le città di Jundai, Itu, Salto e la sterminata metropoli di San Paolo, cantando, danzando e portando alla gente la nostra esperienza di vita cristiana e annunciando l’ amore che il Signore ha per il peccatore. Giornate impegnative
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ma che hanno riempito il nostro cuore. Poi finalmente Rio. Arrivati nella notte dopo tante ore di bus, una immensa distesa di piccole luci e subito, là in alto sopra quella montagna, il magnifico Cristo Redentor del Corcovado che con le sue braccia spalancate sembrava dirci “Benvenuti! Ce l’ avete fatta finalmente”. Lui era là ad attenderci, vigilando da sempre su quella grande città piena di bellezza e di contraddizioni. Le vie eleganti di Copacabana e Ipanema, di Lebon e di Botafoco brulicavano di migliaia di giovani pellegrini che oramai erano diventati di casa in quella grande città, che ci ha saputo accogliere splendidamente nonostante le difficoltà dell’ ultimo momento come l’ inagibilità a causa del maltempo di Guanatiba, il luogo nel quale si sarebbe dovuto svolgere l’ incontro dei giovani col Papa, la Veglia e la Grande Messa del giorno dopo. Tende piazzate ovunque, pellegrini pure ma tanta voglia di stare in-
sieme. La mattina dopo ecco Papa Francesco che con tutta la sua forza attraversa Avenida Atlantica! Quasi non gli bastavano le braccia per salutare tutti e benedire i bimbi! Poi la messa, l’omelia, una chiara e inequivocabile chiamata a essere testimoni dell’ amore di Dio ovunque. Il giorno seguente, insieme ad altri centomila pellegrini del cammino provenienti da tutte le nazioni, abbiamo vissuto l’ incontro con i fondatori: Kiko, Carmen e Padre Mario. Cuore pulsantedell’incontro, come sempre il momento delle chiamate vocazionali. Ben tremila ragazzi e oltre mille ragazze hanno risposto a questa chiamata rendendosi disponibili ad interrogarsi seriamen-
te per discernere la volontà del Signore per la loro vita, farsi vagliare dalla Chiesa e con molta probabilità entrare in un Seminario o in un monastero di clausura per donare la propria vita al Signore. Potrei continuare la cronistoria e il diario di viaggio, ma rischierei di trascurare la parte che più mi ha colpito: l’ esperienza di Evangelizzazione nelle Favelas. Si chiama Marè o Mare, non l’ ho trovata neppure su google maps… è una grande favela non pacificata, cioè una di quelle Favelas dove pare sia pericoloso entrare e difficile uscire. Abbiamo visto Cristo nei poveri, negli ultimi, negli emarginati. Lo dico scevro da sentimentalismi pauperistici. Avevo paura di
L’inizio della rivoluzione La mia bellissima esperienza è stata segnata da questa frase “Francesco, va e ripara la mia casa!”. Ha iniziato Francesco, ma l’hanno seguito Nunzia, Alessandro, Alessandro, Francesco, Claudia, Alberto... ne hanno contato 3 milioni e mezzo di giovani, ma forse erano di più! “Andate e fate discepoli tutti i popoli”: con queate parole Gesú e il nostro Papa si sono rivolti a noi: siamo stati esortati ad andare, senza paura, per servire ed io ho risposto. Questa esperienza non può e non deve rimanere “chiusa” soltanto nel mio cuore o nelle mura della mia parrocchia, Sant'Eulalia. Credo che queste giornate siano l’inizio della rivoluzione, quella vera, quella che parte dal di dentro, dai nostri cuori. Nunzia, operatrice Caritas
entrare là dentro. Lo Spirito Santo ha vinto questa paura e mi ha donato un momento indimenticabile della mia vita. La Favela è davvero Favela… era tutto vero là dentro: i poveri, i malati, i kalasnikov che avevano in mano. Ma ancor più vero era l’ annuncio che abbiamo portato, cioè che Cristo è nei poveri, negli ultimi, tutti siamo peccatori allo stesso modo e amati da Dio così come siamo! La Favela si è commossa, ci ha accettato e accolto. Abbiamo cantato, danzato e pregato con loro e raccontato le nostre esperienze. Poi via, giù per le viuzze, senza bisogno né di scorta né di salvacondotto, frantumando leggende metropolitane e salendo in bus col cuore pieno di gioia. Come non essere sensibili ad un esperienza di questo tipo, come non fare tesoro di esperienze così forti! E come non essere riconoscenti per tutti questi doni! Quando si scende dal monte il rischio di dimenticarsi tutto c’è, ma questo del Brasile è un memoriale forte che accompagnerà per sempre chi ha avuto la gioia di viverlo.
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il PoRtico
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 1 SettembRe 2013
Ti ricordi la GMG. dai social network il resoconto e la cronaca della spedizione cagliaritana per l’incontro con il Papa.
L’occasione per rinsaldare i legami di amicizia tra la nostra Chiesa di Cagliari e quella di Viana La delegazione diocesana guidata dall’arcivescovo ha fatto visita a Viana e a Matinha, dove operano alcuni sacerdoti fidei donum della diocesi. Momenti indimenticabili ROBERTO COMPARETTI NA QUANTITÀ industriale di scatti fotografici ha invaso in poche ore i profili dei social network dei giovani cagliaritani che hanno partecipato alla GMG di Rio. Momenti di gioia e di condivisione per la folta delegazione diocesana guidata dall’Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, insieme ad alcuni sacerdoti. Una trasferta, quella in Brasile, contrassegnata secondo alcuni da qualche pecca organizzativa locale, ed un alloggio non proprio ideale, con condizioni meteo tutt’altro che favorevoli, per un inverno carioca che si è fatto sentire. “Continua la nostra esperienza a Rio per la GMG – si legge in un post - Oggi tempo autunnale con pioggia quasi continua
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Istantanee del viaggio in Brasile. In basso, don Spiga e don Casu con mons. Miglio.
mentre la sistemazione per l'alloggio non è molto gratificante ma ci arrangiamo e domani iniziamo le catechesi”. Al di là delle difficoltà logistiche la preparazione all’arrivo del Papa con le catechesi e la festa in casa Italia sono esperienze che segnano. “In 264 luoghi diversi è stato predicato in 25 lingue diverse. Un tempo di Grazia per i giovani giunti da tutto il mondo – si legge sul profilo ufficiale della GMG - che hanno potuto ascoltare gli insegnamenti della Chiesa attraverso le parole dei Vescovi”. Un’esperienza che dunque resta per sempre. La GMG di Rio, ol-
tre al consueto impatto che ogni Giornata Mondiale della Gioventù lascia su chi vi partecipa, ha segnato profondamente chi, dopo Rio, ha fatto tappa nelle due missioni che la Diocesi ha in Brasile. Una scelta portata avanti dal servizio di Pastorale Giovanile, guidato da don Alberto Pistolesi. All’indomani infatti della conclusione della GMG la quarantina di persone che formava la delegazione diocesana, guidata dall’Arcivescovo, si è spostata a Viana e Matinha, centri dove da alcuni anni operano don Giuseppe Spiga e don Gabriele Casu. Qui i giovani hanno
vissuto momenti indimenticabili. È il caso che Alessandro Orsini che sulla sua bacheca ha scritto: “Siamo orgogliosi di aver consegnato, in occasione della visita della Diocesi di Cagliari alle missioni del Maranhao a don Gabriele Casu, la somma di duemila euro raccolta dalla comunità del SS. Crocifisso, per la realizzazione e lo sviluppo di una ludoteca per bambini. In rappresentanza della comunità Federica Bande, Eleonora Uras, Matteo Congia, Alberto Marcis, Giulia Mei e Alessandro Orsini, animatori dell’oratorio Oratorio. Vorremmo ringraziare tutti per la generosità con la quale è stato accolta e sovvenzionata questa iniziativa”. Quanto poi alla gente incontrata a Viana e Matinha scrive ancora Alessandro: “Valeva la pena andare dall´altra parte del mondo anche solo per incrociare questi occhi”, sotto alla foto di una splendida bambina brasiliana. Della stessa idea Cristian Congiu che scrive “Ricordi stampati a fuoco nel cuore!”. La visita ai due sacerdoti diocesani fidei donum in Brasile è stata l’occasione per rinsaldare rapporti di amicizia e condivisione. Come per don Giuseppe Spiga che scrive: “Un rinnovato grazie alla parrocchia sant'Isidoro di Sinnai, don Walter Onano e tutti e parrocchiani”. Il rife-
A San Sperate meeting dei giovani redentoristi Importante iniziativa internazionale ai primi di agosto P. VITO LOMBARDI, C.Ss. R. AL 7 AL 12 AGOSTO LA comunità di San Sperate ha vissuto il 10° meeting europeo dei giovani redentoristi, divenendo la culla europea di tanti giovani che frequentano la pastorale giovanile redentorista, provenienti dall'Ucraina, Bielorussia, Kazakistan, Russia, Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Belgio, Germania, Austria, Svezia, Repubblica Slovacca, Irlanda, Inghilterra, Polonia, Baltimora (USA) ed infine l'Italia. I giovani di tutto il mondo che collaborano con i Redentoristi, hanno tante cose in comune: l’amore verso il Redentore, l’entusiasmo missionario, l’apertura verso i bisognosi, la semplicità nella comunicazione. Proprio per questo ogni tre anni vengono organizzati gli Incontri Internazionali della PGVR. La Pastorale Giovanile Redentorista Europea festeggia quest’anno i suoi 25 anni di attività e il 10° incontro dei giovani. Il primo incontro si svolse a Pagani (NA) nel 1987, per poi coinvolgere i vari paesi di tutta l'Europa, fino ad approdare nella nostra Sardegna e
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precisamente a San Sperate. Il motivo di questi raduni nasce per avviare un punto di partenza per la ripresa della pastorale giovanile e una risposta alla richiesta della Chiesa per una nuova evangelizzazione dell’Europa. Il fine è quello di dare l’avvio a varie iniziative all’interno delle parrocchie redentoriste, come la formazione di gruppi stabili di giovani sino alla creazione di comunità giovanili ma soprattutto per stimolare nei giovani l’impegno nella vita sociale. La scelta del luogo da parte della Provincia Romana del Santissimo Redentore è stata condizionata da vari fattori: in particolare, la famosa ospitalità del paese di San Sperate che con i suoi 40anni di muralismo è ormai abituato ad accogliere i turisti con la sua cultura e le sue tradizioni, con la generosità e la disponibilità degli abitanti. Il paese museo, per gli organizzatori, è stato in grado di rendere il meeting un evento che ha coinvolto l’intera popolazione e non solo i partecipanti europei. Gli organizzatori hanno infatti trovato subito collaborazione da parte dell’amministrazione comunale, che oltre al patrocinio, ha messo da
subito a disposizione le strutture, la collaborazione degli uffici e la piena disponibilità nell’organizzare in comunione l’evento riconoscendogli appunto un valore di promozione turistica non indifferente. Il Meeting è stato un evento di grande impatto turistico, sia per l’arrivo dei giovani europei sia per l’impatto di sponsorizzazione che si è dato. Tutti i momenti salienti e più importanti sono stati trasmessi su un canale streeming che ha favorito tra altro la visioni non solo ai genitori dei giovani partecipanti, ma anche di tutti quei giovani che per un motivo o l'altro non hanno potuto partecipare. Certo che lamento l'assenza totale della televisione locale preoccupata per gli eventi di cronaca nera o rosa piuttosto che momenti di grande impatto culturale, sociale e religioso, come il meeting di San Sperate. Non sono mancati i momenti di promozione della Sar-
degna con il coinvolgimento dei suonatori di launeddas e dei vari gruppi folk della zona e scuole di ballo sardo. Ma anche di visite importanti come ad esempio una intera giornata nella città di Cagliari, ma anche itinerari nei luoghi tipici della Sardegna, come la visita ai Nuraghe e allo splendido mare. Noi tutti non potremo mai dimenticare alcuni momenti davvero emozionanti: il corteo di apertura la sera del giorno 7 e il coro dei bambini di San Sperate che hanno cantato l'inno del meeting in tutte le lingue dei partecipanti; il giorno 9 agosto proprio per evidenziare l'anno vocazionale redentorista, indetto dal p.Generale, durante la Celebrazione Eucaristica il novizio redentorista Massimiliano Mura nativo di San Sperate, ha emesso i voti di povertà, castità, obbedienza nella CSSR; il giorno 10 durante la liturgia penitenziale si è messo in atto il rito de
rimento è al sostegno che la comunità sinnaese ha dato nella ristrutturazione della chiesa dedicata a Sant’Isidoro a Matinha. La visita della delegazione diocesana è stata l’occasione per consolidare i legami della Chiesa di Cagliari con quella di Viana. “Momento storico e fantastico - scrive ancora don Spiga - Grazie mons. Miglio, grazie Diocesi di Cagliari per farci sentire a casa qui in Brasile. Tre giorni intensissimi dopo la GMG, il nostro vescovo Arrigo Miglio, don Walter, don Giulio, don Costantino, don Roberto, don Alberto, alcuni seminaristi e un allegro gruppo di giovani ospiti e di famiglia nelle nostre missioni di Viana e Matinha. Grazie per la presenza, per l'affetto per averci fatto sentire ancora più legati alla nostra terra di Sardegna”.
"Su Scravamentu", realizzato nella chiesa parrocchiale con il corteo dei simulacri che ha invaso tutta la strada principale e si è concluso presso il piazzale delle suore del Cottolengo con il Sacramento della Riconciliazione. Momento veramente vissuto con molta emozione. E la celebrazione conclusiva presieduta dall'Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio molto partecipata anche dalla popolazione. Sono stati momenti veramente forti e indimenticabili, come sono e resteranno indimenticabili tutte le serate animate dai giovani del paese. In questi giorni è stata presentata soprattutto la cultura del nostro paese grazie anche alla presenza di artisti…. con i quali si sono creati dei laboratori pomeridiani di malloreddus, di ballo sardo, di pesche, apicultura, ecc. ecc. Molte famiglie hanno aperto la loro casa per accogliere tutti i giovani italiani. Ma tutto il paese, considerato i 300 volontari, è stato protagonista di questo evento estivo unico e irripetibile. La popolazione ha partecipare soprattutto ai momenti di preghiera e alle attività serali di intrattenimento. Vorrei ringraziate tutti coloro che hanno reso possibile questa meravigliosa esperienza: L'amministrazione comunale di san Sperate, Sardegna Promozione, la Fondazione Banco di Sardegna, gli altri sponsor e tutti i volontari. Un grazie all'AVIS, alla Croce Rossa, agli Alpini. I Carabinieri, i Vigili, la SOS e l'ORSA di San Sperate. A tutti voi Grazie e Deu si du paghidi
DOMENICA 1 SettembRe 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Incontri. Concluso con un incontro con mons. Miglio il campo Caritas sulla mondialità.
“La gratuità come dimensione fondamentale della vita di ognuno” L’arcivescovo a tutto campo con i partecipanti al Campo estivo Caritas: dal lavoro che non c’è alla corretta costruzione del bene comune, fino all’importanza della rete SERGIO NUVOLI
I HA RIUNITO l’idea della solidarietà concreta: ogni mattina siamo stati presenti nelle opere-segno della Caritas: dalle mense ai depositi, fino alla sede di Santa Croce. Altri hanno operato nella Fraternità di strada con i clochard. Nei pomeriggi ci siamo confrontati sull’esperienza di ciascuno, e continuato la formazione in numerose realtà diocesane: da L’Aquilone con don Carlo Follesa ai domenicani con padre Alberto. E di sera ci siamo raccolti in una veglia di preghiera”. Così Giada Melis, instancabile animatrice del Progetto Policoro, ha aperto l’incontro - sabato scorso a Sant’Eulalia - tra mons. Miglio e i partecipanti al Campo estivo internazionale della Caritas: una cinquantina di ragazzi, in parte sardi, che si sono confrontati per una settimana sui temi della mondialità. Quasi a concludere l’iniziativa - cui hanno aderito con la Caritas di Padova, anche alcuni ragazzi provenienti dall’Africa - una serata di dialogo con l’arcivescovo, che non si è affatto sottratto alle domande dei giovani, ma ha anzi risposto con molta cordialità.
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“Quando si parla di volontariato, come quello che voi fate - ha detto il presule - occorre uscire da una serie di equivoci. Di solito si pensa ad una ‘supplenza’ o a qualcosa di superfluo, facoltativo, comunque non necessario”. Mons. Miglio ha aggiunto che “fatica a passare l’idea che il volontariato è una dimensione necessaria della vita e della società, nell’educazione delle persone”. Serve un passo avanti: “quanto è affidato ai volontari tocca aspetti fondamentali della persona: occorre contrastare l’idea che ciò che conta - nella società - debba per forza essere a pagamento”. Quindi il richiamo, forte: “La nostra società ha bisogno di riscoprire la collaborazione gratuita, come Benedetto XVI ha scritto nella Caritas in Veritate: l’economia necessita di una dimensione di dono, non basta la finanza per far andare bene l’economia. Una società sana deve educare tutti a svolgere attività gratuite”. Il volontariato dunque come componente fissa di una società
matura: “è - ha dettagliato mons. Miglio - condizione indispensabile per il bene comune”. E’ questo un altro concetto sul quale si addensano tanti equivoci: “Non si tratta del Pil - ha chiarito - e nemmeno del bilancio attivo di uno Stato. Il concetto di bene comune della tradizione cattolica è il bene che riguarda tutti e che allo stesso tempo è anche opera di tutti. E’ un bene costruito da tutti e da ciascuno, è l’insieme di condizioni per cui ciascuno può raggiungere più in fretta la piena realizzazione della sua persona”. Mons. Miglio si è quindi soffermato - nel fitto dialogo con i ragazzi - su altre parole-chiave, quali “società civile”, “famiglia”, “pubblico”, “democrazia”. “Quest’ultima, per restare tale, necessita di fondamenta solide. Qualche volta nelle democrazie occidentali rischiamo di andare nella stessa direzione della Germania del 1933, che - attraverso libere elezioni - scelse di farsi rovinare”. E ha annotato: “Quando l’autorità è ridotta a fare da notaio a decisioni altrui,
quando i mezzi di persuasione sono sempre più efficaci, c’è il rischio di andare nella stessa direzione”. Infine l’indicazione chiara: “Il criterio-guida deve essere la centralità della persona umana, il suo valore assoluto. Se al contrario tutto è relativo, può sempre nascere una maggioranza che potrebbe decidere di usare armi atomiche di distruzione di massa. Per noi la garanzia della persona umana è la fede in Dio: a chi non crede, diciamo che se la persona umana non è il valore assoluto, ogni deriva è possibile”. Il dialogo è proseguito fino alla celebrazione della messa su temi quali il lavoro che non c’è: “Va riconsiderata la cultura del lavoro - ha detto mons. Miglio - Negli ultimi 50 anni abbiamo selezionato le occupazioni possibili in base alla finanza e alla visibilità sociale ad esse collegate, quasi che alcuni fossero lavori meritevoli, altri ignobili. E’ corretto scegliere un lavoro, ma occorre fare attenzione alla considerazione di tutte le occupazioni possibili e di chi le svolge”. E ad una ragazza algerina che gli domandava un messaggio da portare in patria a chi con lei svolge attività di volontariato, l’arcivescovo ha risposto: “Rinforzate la rete tra di voi, conoscetevi tutti tra di voi e incontratevi il più possibile per lavorare insieme”.
IL PORTICO
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brevi IL 7 SETTEMBRE A BONARIA
Un appuntamento di fede e di gioia E’ fissata per le 18 di sabato 7 settembre l’ordinazione sacerdotale - per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’Arcivescovo Miglio - di don Carlo Devoto e di don Davide Meloni. L’attesa ordinazione avverrà nella Basilica di Bonaria. Nel corso della stessa celebrazione, Michele Saddi e Simone Bruno saranno consacrati diaconi. Il giorno seguente, domenica 8 settembre, don Carlo celebrerà la sua prima messa nella chiesa parrocchiale di SS. Pietro e Paolo alle 10, mentre don Davide la celebrerà a San Pio X alle 18.
ASPETTANDO IL PAPA
Pellegrinaggio San Pio per le strade di Cagliari La notte tra il 14 e 15 settembre si vivrà per le strade di Cagliari l’ottavo Pellegrinaggio itinerante a piedi “San Pio da Pietrelcina”. Il raduno dei pellegrini è alle ore 24 del 14 settembre all’Ospedale Marino, con la benedizione. All’una del 15 settembre i pellegrini partiranno verso il Binaghi per poi dirigersi verso il San Giovanni di Dio, raggiungeranno il carcere dove pregheranno con i fratelli del braccio destro, portone centrale, braccio sinistro, per poi raggiungere il SS. Trinità. Da lì si proseguirà verso l’Hospice, il Businco (l’Oncologico) il Microcitemico e il Brotzu, dove alle otto circa verrà celebrata la messa presieduta da don Francesco Farris. FESTE
A Muravera festa di Sant’Agostino
E Cagliari si scopre di colpo città turistica Sulle grane Poetto e stadio il sindaco aveva visto giusto S. N. NCHE I PIÙ RIOTTOSI, alla fine, dovranno riconoscere che, su due grandi questioni, ha avuto ragione Massimo Zedda: il Poetto e lo stadio. Difficile vederla diversamente, adesso che i gas dell’informazione lentamente si depositano. Sulla spiaggia dei Centomila, il primo cittadino era stato chiaro: è un problema ereditato dal passato, si tratta - disse - di soddisfare le esigenze dei cagliaritani nel rispetto della legge. E’ appena il caso di ricordare che qualche suo predecessore è ancora sotto inchiesta per gli errori del passato proprio sul posizionamento dei baretti. Al netto delle lentezze (addebitabili, in larga parte e non certo per caso, ad una macchina burocratica messa in
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piedi completamente dalla parte politica avversa al giovane sindaco, macchina che in altri settori continua ad imperversare senza apparenti sufficienti contrasti) la squadra rossoblù si appresta a tornare a giocare nel suo stadio, dopo che - per saldare vecchie pendenze lasciate lievitare negli anni - è stato necessario il sequestro giudiziario dei diritti tv (qualcuno lo dimentica). A Zedda va dato anche atto di essere riuscito a ricreare la corretta sinergia con la società di viale La Playa: non era affatto facile (v. intercettazioni telefoniche con pesanti giudizi espressi da una delle parti). Al momento di andare in stampa la complessa macchina pare essersi finalmente messa in moto per riportare i rossoblù tra le mura di casa. Ma gli sgambetti potrebbero non es-
sere finiti: staremo a vedere. Non meno complessa è la questione del litorale. Anche in questo caso agli evidenti errori del passato si devono sommare i tempi dovuti all’approvazione del Piano di utilizzo dei litorali, strumento urbanistico indispensabile per dare al Poetto una programmazione di anni, non di stagioni. Anche in questo caso il sindaco è stato coerente, in una faccenda davvero tormentata: di mezzo c’erano le tasche di imprenditori e lavoratori. Pure in questo caso, paiono lampanti i ritardi della struttura amministrativa. Nel frattempo, Cagliari si scopre pian
piano turistica: tranquilli, dall’informazione ufficiale non verranno mai squilli di tromba, ma il numero dei turisti in città è impressionante, come pure il successo di alcune iniziative commerciali (brava Barbara Argiolas e le sue Notti colorate) e lariuscita pedonalizzazione di alcuni quartieri (pallino del sindaco e di Mauro Coni). L’augurio è che l’autunno porti con l’atteso rimpasto anche la sensazione di un sindaco capace di contrastare quella che il mio venerato predecessore padre Felice Prinetti, sull’allora settimanale diocesano (“Il Risveglio”), definiva senza tema camarilla cagliaritana.
Muravera ha solennizzato Sant'Agostino, la festa più sentita dai fedeli. Come ogni anno il 28 agosto la processione per le vie del paese ha visto una grande partecipazione. Preceduta dal triduo la festa è un appuntamento importante per tanti, anche per chi trascorre le proprie ferie nel Sarrabus. A questi, ogni anno, si aggiungono fedeli dei centri limitrofi. “La partecipazione della gente – dice il parroco, don Emilio Manca – è testimonianza più autentica di quanto forte sia la devozione al santo. La solenne processione per le vie del paese, con il simulacro del Santo trasportato su un antico cocchio trainato dal giogo dei buoi addobbati a festa, segna il momento clou della celebrazione”. In attesa di veder terminati i lavori di costruzione della nuova chiesa la messa finale è stata celebrata nel piazzale della parrocchiale dedicata a San Nicola di Bari.
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IL PORTICO DE
il PoRtico
XXII DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)
dal Vangelo secondo Luca
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vvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica:“Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Lc 14, 1. 7-14 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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esù viene invitato a casa di un fariseo per il pranzo, presumibilmente per il pranzo della festa, visto che Luca sottolinea all’inizio che si tratti di un sabato. Gesù non disdegna l’incontro con nessuno, va a casa del pubblicano Zaccheo e gioisce con lui così come si ferma più volte a casa delle amiche Marta e Maria, entra nella casa del fariseo Simone (dove la donna gli lava i piedi con le lacrime) così come accoglie il fariseo, e membro del sinedrio, Nicodemo (Gv 3) che poi diventerà suo discepolo. In tutti questi casi, come in molti altri, Gesù non si intrattiene a parlare di cose preparate in precedenza, bensì aspetta e osserva, accoglie l’altra persona anche non imponendo un argomento di discussione; solo dopo aver osservato e, in caso, ascoltato, allora esprime la sua opinione e il suo insegnamento. Nel nostro brano l’attenzione di Gesù si concentra sull’atteggiamento degli
Invita poveri, storp
ospiti riguardo la scelta del posto a tavola, non ci viene detto se Gesù fosse già seduto e dove, o se fosse ancora in piedi perché, come sempre accade, il suo discorso parte da una situazione presente ma, in realtà, il suo scopo è quello di elevare il discorso alle cose più importanti. Potremmo dire che, per lui, la situazione è in questo caso una “scusa” per iniziare a insegnare. La scena ha un carattere di attualità ancora oggi, facilmente si nota qualcuno che “sbraccia” per mettersi in mostra, per giungere a luoghi di relativo potere o semplicemente per essere “riconosciuto come qualcuno”. Notarlo negli altri è estremamente facile, in noi stessi lo è meno, sebbene sia tutt’altro che impossibile, perché il nostro orgoglio può rendere difficile guardare a noi stessi. Per il cristiano, secondo l’insegnamento di Gesù, l’umiltà è una caratteristica fondamentale, sia l’umiltà verso Dio che quella verso gli uomini.
L’umiltà verso Dio è quell’atteggiamento che, unito alla consapevolezza che Dio ci vuole bene, ci permette di accogliere i suoi insegnamenti, senza volerli sostituire con i nostri pensieri, difatti ogni volta che commettiamo un peccato grave di fatto è come se dicessimo a Dio: “io so cosa è meglio per me e non è quello che mi hai insegnato tu”. Quando agiamo così ci sostituiamo di fatto a Dio, se siamo veramente umili questo rischio non c’è e anche le nostre possibilità di peccato si riducono notevolmente. L’umiltà nei confronti dei fratelli è, più specificatamente, il tema della nostra parabola, tema che Gesù sviluppa in due tempi: all’inizio mettendo l’uditorio di fronte a una considerazione puramente umana: “perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Di fatto sta usando l’orgoglio umano contro sé stesso, mostrando che esso
provoca scelte sbagliate: l’orgoglio fa scegliere i primi posti ma quello stesso orgoglio genera la vergogna se si è invitati a spostarsi all’ultimo posto. Il discorso di Gesù è molto sottile: chi vive con lo scopo di essere primo tra tutti alla fine scoprirà che, proprio per questo suo scopo, si è ritrovato ad essere l’ultimo degli ultimi. Dopo aver esplicitato in maniera chiara questo insegnamento, Gesù aggiunge una nota ulteriore sulla gratuità, tema caro all’insegnamento di Gesù. Davanti a Dio non ha importanza ciò di cui si è già ricevuta la propria ricompensa (Mt 6) ma, al contrario, ciò che è fatto a chi non può contraccambiare, o ciò che è fatto senza volontà di essere ammirati, questo ha un valore enorme davanti a Dio e, se coloro che ricevono il tuo amore non hanno beni con cui ricambiare, Dio pagherà al loro posto con dei “beni” di gran lunga più importanti del nostro orgoglio.
AFFIDARSI AD UN AMORE MISERICORDIOSO Papa Francesco nella Lumen fidei si sofferma sul modo in cui il popolo d’Israele ha vissuto la fede nel suo cammino. All’origine abbiamo un dono che viene da Dio: «la fede nasce di nuovo da un dono originario: Israele si apre all’azione di Dio che vuole liberarlo dalla sua miseria. La fede è chiamata a un lungo cammino per poter adorare il Signore sul Sinai ed ereditare una terra promessa» (LF, 12). Quando Israele deve confessare la sua fede fa memoria dell’opera di Dio nella sua storia: «la luce di Dio brilla per Israele attraverso la memoria dei fatti operati dal Signore, ricordati e confessati nel culto, trasmessi dai genitori ai figli. Impariamo così che la luce portata dalla fede è legata al racconto concreto della vita, al ricordo grato dei benefici di Dio e al compiersi progressivo delle sue promesse» (LF, 12). Leggendo l’Antico testamento notiamo però che nella storia d’Israele c’è anche l’incredulità «la fede per sua natura chiede di rinunciare al possesso immediato che la visione
sembra offrire, è un invito ad aprirsi verso la fonte della luce, rispettando il mistero proprio di un Volto che intende rivelarsi in modo personale e a tempo opportuno» (LF, 13). L’uomo che confida unicamente in se stesso si illude di avere una libertà piena e assoluta mentre cade in una sorta di “labirinto” che lo imprigiona: «l’idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell’adorazione dell’opera delle proprie mani. L’uomo, perso l’orientamento fondamentale che dà unità alla sua esistenza, si disperde nella molteplicità dei suoi desideri; negandosi ad attendere il tempo della promessa, si disintegra nei mille istanti della sua storia. Per questo l’idolatria è sempre politeismo, movimento senza meta da un signore all’altro. L’idolatria non offre un cammino, ma una molteplicità di sentieri, che non conducono a una meta certa e configurano piuttosto un labirinto. Chi non vuole affidarsi a Dio deve ascoltare le voci dei tanti idoli che gli gridano: “Affidati a me!”» (LF, 13).
La fede, fa notare Papa Francesco, permette all’uomo di uscire da questa dispersione per trovare la direzione per il suo cammino: «la fede in quanto legata alla conversione, è l’opposto dell’idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale. Credere significa affidarsi a un amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta l’esistenza, che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia. La fede consiste nella disponibilità a lasciarsi trasformare sempre di nuovo dalla chiamata di Dio. Ecco il paradosso: nel continuo volgersi verso il Signore, l’uomo trova una strada stabile che lo libera dal movimento dispersivo cui lo sottomettono gli idoli» (LF, 13). di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
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Dalla reclusione al Cie di Bari.
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Storia di Collins e la cella di Gaudì FRANCESCO FURCAS
ollins Osaro Igbinoba è uno dei tanti giovani emigrati che sbarcano in Italia sognando la speranza di una vita migliore. Il viaggio dalla Nigeria all’Italia circa cinque anni fa, lasciando moglie e figlia, non ha portato che delusioni e dolori. Collns ha circa trent’anni, la sua scelta di andare via dalla sua Benin City è stata una imposizione dovuta ai regimi di vita del suo Paese ma in particolare alle necessità familiari: suo padre era gravemente malato e necessitava di una complessa e molto costosa operazione al cuore. La promessa di un lavoro si concretizza, tutto sembra destinato a volgere per il meglio ma, dopo poco tempo, Collins viene licenziato senza alcun preavviso. Disperato per la sorte a cui andrà incontro suo padre, si rimette alla ricerca di un qualsiasi lavoro, in Italia intanto la crisi morde più che mai e le speranze di una vita migliore sfumano. Commette un errore, viene arrestato e, per cinque lunghi anni, paga il prezzo per intero, senza sconti. Non vede più la moglie, meno che mai la figlia e inoltre suo padre muore. L’ultimo periodo di detenzione Collins lo sconta presso la Casa di Reclusione di Isili dove lavora in una porcilaia. Grazie ad un progetto letterario ideato dall’Associazione culturale“Il Colle Verde”, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, Collins ha la possibilità di vedere scritta la sua storia nella raccolta antologica dal titolo“La cella di Gaudi”(Arkadia Editore), di cui spesso abbiamo parlato su queste colonne. Dodici scrittori sardi raccontano, adottando la storia e prestando la penna, dodici detenuti. La formula è vincente, il libro viene presentato in tutta la Sardegna. Collins non manca a nessuna presentazione, esce dal carcere per raccontarsi e testimoniare come la vita sia cruda e crudele ma allo
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RISCRITTURE
NON DOBBIAMO AVERE PAURA DI ANNUNCIARE CRISTO La Chiesa, alla quale Cristo ha affidato la sua Parola e i suoi Sacramenti, custodisce la più grande speranza, la più autentica possibilità di realizzazione per l’uomo, a qualunque latitudine e in qualunque tempo. Che grande responsabilità abbiamo! Non tratteniamo per noi questo tesoro prezioso di cui tutti, consapevolmente o meno, sono alla ricerca. Andiamo con coraggio incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai bambini e agli anziani, ai “dotti” e alla gente senza alcuna istruzione, ai giovani e alle famiglie. Andiamo incontro a tutti, senza aspettare che siano gli altri a cercarci! Imitiamo in questo il nostro divino Maestro, che ha lasciato il suo cielo per farsi uomo ed essere vicino ad ognuno. Non solo nelle chiese e nelle parrocchie, dunque, ma in ogni ambiente portiamo il profumo dell’amore di Cristo (cfr 2 Cor 2,15). Nelle scuole, nelle università, nei luoghi di la-
voro, negli ospedali, nelle carceri; ma anche nelle piazze, sulle strade, nei centri sportivi e nei locali dove la gente si ritrova. Non siamo avari nel donare ciò che noi stessi abbiamo ricevuto senza alcun merito! Non dobbiamo avere paura di annunciare Cristo nelle occasioni opportune come in quelle inopportune (cfr 2 Tm 4,2), con rispetto e con franchezza. È questo il compito della Chiesa, è questo il compito di ogni cristiano: servire l’uomo andando a cercarlo fin nei meandri sociali e spirituali più nascosti. La condizione di credibilità della Chiesa in questa sua missione di madre e maestra è, però, la sua fedeltà a Cristo. L’apertura verso il mondo è accompagnata, e in un certo senso resa possibile, dall’obbedienza alla verità di cui la Chiesa stessa non può disporre. Papa Francesco, messaggio al Meeting 2013
stesso tempo sbagliando e pagando si può ricominciare anche attraverso un semplice progetto e trovando persone che hanno fiducia in te come il suo amicoscrittore Salvatore Bandinu. A Salvatore confida che vorrebbe, scontata la pena, restare in Italia, portare la sua famiglia e trovare un lavoro qualunque esso sia. Il giorno della sua scarcerazione due poliziotti lo prelevano da Isili e Collins viene inviato al CIE di Bari per l’identificazione e l’espulsione. Collins è disperato. Telefona in lacrime al suo amico-scrittore e racconta le condizioni inumane di questi centri. Si sente abbandonato, tradito, confuso. La “Cella di Gaudi” intanto concorre per un importante premio letterario, l’Alziator, ma a lui non sarà consentita la partecipazione. Adesso è in attesa di sentenza, come è giusto che sia visto che la legge Italiana prevede proprio questo. In realtà l’aspetto umano della vicenda di Collins, come di tanti come lui, non è considerato nè ipotizzato dalla legge; ci si dimentica che come detenuti, prima, si tutelano ed hanno dei diritti, poi si lasciano al loro destino anche quando potrebbero esser delle risorse: Collins ad esempio conosce bene cinque lingue. Il suo avvocato di Bari si sta battendo per fare opposizione al decreto di espulsione: un esito positivo è molto difficile quasi utopico, ma la commissione esaminatrice terrà certamente conto della volontà di riscatto anche attraverso un qualunque lavoro, e poi della partecipazione al progetto letterario. Auguri, Collins.
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IL PORTICO DEI LETTORI
il PoRtico
Scrivi al Papa L’Arcivescovo invita tutti (grandi e piccini) a scrivere al Santo Padre attraverso Il Portico, e - in particolare - a rivolgergli una domanda in occasione della Visita a Cagliari. Tutto il materiale da noi raccolto sarà poi consegnato a Papa Francesco. Potete scrivere agli indirizzi riportati in questa pagina.
domenicA 1 SettembRe 2013
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via monsignor Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
Il valore dei nonni per trasmettere la fede ))
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Di Maribò molti scriveranno e diranno. Io voglio dire semplicemente questo: per me era una madre, e mi piacerebbe averne preso i tratti. Certo non potrò mai avere la sua forza, perché quello è un dono di natura non trasmissibile. Maribo’ aveva una forza di volontà d’acciaio. Una forza che lei orientava al servizio di Dio e del prossimo. Ma le altre sue caratteristiche le posso avere anch’io, le possiamo avere tutti noi, se le vogliamo. Possiamo innanzi tutto avere il desiderio di amare Gesù sopra ogni cosa: «Non so se lo amo, ma so che lo voglio amare », diceva sovente. Lei Gesù lo amava, lo amava, e chiunque l’abbia conosciuta può testimoniarlo. Lo amava in modo superlativo nell’Eucaristia, tanto da averne letteralmente fame. Amava poi Gesù nel prossimo, chiunque fosse il suo prossimo, perché quel prossimo era Gesù. E gli altri sentivano la sua autenticità d’amore. Tutti sentivamo vero il suo abbraccio, perché quell’abbraccio aveva il potere di rigenerarci, di proteggerci, di sostenerci nelle inevitabili durezze esistenziali. Tutti sentivamo veritiero il suo sorriso.
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ON È PROPRIOVERO che durante l’estate le attività parrocchiali si fermino: si interrompe il catechismo e le riunioni dei vari gruppi, ma l’incontro quotidiano con Gesù continua ed è anzi accompagnato da momenti di festa che ben si addicono al tempo delle vacanze soprattutto per le molte famiglie che, dati i tempi, non possono permettersi. Ecco quindi, in coincidenza con la festa dei santi Anna e Gioacchino, genitori di Maria e quindi nonni di Gesù, che in parrocchia si è ripetuta la Festa dei Nonni voluta e istituita da monsignor Ottorino Pietro Alberti quando era Arcivesco-
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il ricordo di una cara amica
Ha consolato tutti con gli occhi della fede di CRISTINA MANCA
Visita pastorale 2009: Maribò è in piedi a destra.
Nonostante avesse perso la vista verso i diciannove anni, quand’era una bellissima ragazza, nessuno che la incontrasse faceva caso alla sua cecità. Lei sorrideva, e faceva sì che noi vedenti con la vista fisica ma spesso ciechi nel profondo, vedessimo attraverso lei l’essenza delle cose. Ma per Maribò, non era certo indolore aver perso gli occhi. Lei offriva tutto al Signore. Diceva: «Eccomi, Gesù». Santificava, per usare parole sue, l’attimo presente. E di attimo in attimo,
ha santificato l’intera sua esistenza. E anche l’esistenza altrui. Moltissimi, credenti ed atei, si sentivano conquistati da lei, dalla sua capacità di consolare, di dare speranza. Vedere i distanti dalla Chiesa, i nostri fratelli ancora lontani dalla conoscenza dell’amore paterno di Dio – forse anche a causa nostra – vederli abbracciare Maribò con tenerissima stima e profondo affetto, mi edificava. Il Buon Dio le aveva dato molti doni. E lei sapeva riversarli tutti sugli altri,
vo di Cagliari e recepita anche dalle autorità civili che però la fanno coincidere il 2 0ttobre con la festa degli Angeli Custodi. Alla Messa erano presenti tanti nonni accompagnati dai nipotini che hanno ringraziato il Signore per il grande dono. Quanto siano importanti i nonni lo ha evidenziato anche don Sergio nell’omelia ringraziandoli per l’accoglienza nei confronti dei nipoti ogni qualvolta la famiglia ne ha bisogno, invitandoli a trasmettere loro quei valori cristiani che devono permeare la vita di ognuno di noi e ad aiutare i genitori nella formazione cristiana dei bambini. Anche Papa Francesco, durante la condividerli con gli altri, trasmetterli agli altri, utilizzarli sino allo sfinimento per gli altri. Quante volte succedeva che io andassi a casa sua rabbuiata, sotto il peso delle tribolazioni, e ne uscissi piena di luce, di pace, di gioia, di grande amore per Dio e per il prossimo. Questi sono i veri miracoli compiuti dai santi. E lei li compiva. La sua capacità di consolare era portentosa. Grande era anche la sua attitudine a rendere sereno ogni ambiente in cui si trovasse. Ovunque e con chiunque fosse, sorrideva, consigliava senza ostentazione, scherzava, parlava, ascoltava. Quante cose ha ascoltato, dalle persone più diverse. Ascoltava, ascoltava, ascoltava! E dalle sue orecchie e dal suo cuore quelle cose passavano direttamente nel Cuore di Gesù, il quale poi pensava a risanare. Maribò ovunque fosse pregava; pregava nel segreto se non era possibile farlo in modo manifesto. Scacciava le ombre, allontanandole col suo soffio colmo di fede in Dio. Curava le altrui ferite, versandovi l’olio profumato della speranza. Rinvigoriva i cuori, abbellendoli col balsamo
GMG di Rio de Janeiro, recitando l'Angelus, ha detto: "I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l'esperienza e la saggezza della loro vita. Il Signore benedica i nostri nonni e ci permetta di invecchiare con sapienza, che noi si possa essere come il buon vino, che quando invecchia migliora: è più buono! Il vino cattivo diventa aceto". Al termine della Santa Messa è seguito un momento d’incontro e di gioiosa convivialità. Il Gruppo Media ha messon on line il filmato della manifestazione; si può vedere su http://www.chiesaredentore.altervista.org/Festa_nonni_2013.html. miracoloso dell’amore cristiano. Concludo con una frase scherzosa che Maribò diceva avesse pronunciato misteriosamente san Filippo Neri durante la causa di santificazione: «Che mi canonizziate o non mi canonizziate, in Paradiso sono e in Paradiso resto ». Arrivederci in Paradiso, Maribò. L’Arcivescovo, i Vicari, con tutto il Presbiterio partecipano al dolore di don Fabio Trudu per la morte del padre, e offrono preghiere di suffragio. L’Arcivescovo, i Vicari, con tutto il Presbiterio partecipano al dolore di don Alfredo Fadda per la morte del padre, e offrono preghiere di suffragio. L’Arcivescovo, i Vicari, con tutto il Presbiterio partecipano al dolore di don Marco Lai per la morte della madre, e offrono preghiere di suffragio.
domenicA 1 SettembRe 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Ti ricordi l’estate. L’arcivescovo ha guidato l’incontro di quanti si preparano al sacerdozio
Dialogo, condivisione e confronto per i seminaristi della diocesi Il rettore del Seminario, don Paolo Sanna: “Giorni importanti per crescere insieme nella conoscenza reciproca e arricchirsi a vicenda con il racconto delle diverse esperienze” ENRICO MURGIA O STILE È SEMPRE quello della fraternità, della comunione. Per questo i seminaristi “maggiori” della diocesi si sono ritrovati insieme all’Arcivescovo, dal 19 al 22 agosto a Carloforte, per mettere a punto le esperienze maturate nel corso di quest’estate. Questi i giorni di riposo e di distensione, prima di riprendere al rientro il lavoro in preparazione alla visita di Papa Francesco a Cagliari e avviare così il nuovo anno formativo alle porte. «I giorni di condivisione, trascorsi a Carloforte dal gruppo di 16 seminaristi del seminario Maggiore di Cagliari (alcuni studenti a Cagliari e altri a Roma), sono stati l'occasione per crescere insieme nella conoscenza reciproca e nell'arricchimento vicendevole delle diverse esperienze fatte nel corso dell'estate» commenta il rettore dell’Arcivescovile don Paolo Sanna, che ha vissuto con i seminaristi questi giorni. «Oltre ai momenti di distensione trascorsi nelle bellissime spiagge di
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in viaggio verso Carloforte. In basso, la celebrazione della messa.
Carloforte, la presenza di Don Fabio Trudu (che ha presentato la tematica della presidenza liturgica delle celebrazioni e dell'omiletica) e don Carlo Cani (che ha presentato la tematica della direzione spirituale nella vita dei seminaristi e dei sacerdoti)» conclude don Paolo «hanno offerto ai seminaristi l'opportunità di riflettere e confrontarsi su argomenti di importanza indiscutibile sul presente e sul futuro della vita dei giovani della nostra Chiesa locale che si preparano al Sacerdozio». Quindi giorni di ripasso, ma se si vuole anche di aggiornamento, dove l’Arcivescovo sempre a loro disposizione, ha avuto ulteriormente modo di sottolineare l’importanza della visita ormai imminente del Papa. Ha per questo guidato i ragazzi con
degli spunti offerti proprio dal recente discorso che il Santo Padre ha rivolto lo scorso luglio ai seminaristi e i novizi in occasione dell’anno della fede. «L'esperienza di Carloforte è stata molto significativa, per noi seminaristi», spiega Luca Farci, seminarista al terzo anno al Pontificio Se-
minario Romano. «In primo luogo, questi incontri sono l'occasione per sperimentare la vicinanza e la fiducia che il vescovo, come padre della nostra diocesi, pone su coloro che si preparano al sacerdozio. Abbiamo fatto esperienza non di una vicinanza diplomatica, o forzata ma di una vicinanza cordiale: la comunione tra di noi e con l'arcivescovo è stata sincera e si sentiva che, da parte di tutti, c'era il piacere di vivere quei giorni con i fratelli che si trovano a condividere lo stesso cammino. Infatti, la formazione diversificata nei vari seminari rende più rari gli incontri di gruppo come questo. Respiriamo invece l'importanza di queste riunioni nel momento in cui, come questi giorni, si ha un'occasione di confronto e di condivisione». Per questo, dice ancora Luca «nella condivisione delle esperienze estive, le testimonianze hanno sempre riguardato il cuore di ciò che si è vissuto, nella totale trasparenza e con il desiderio di donare qualcosa agli altri».
il PoRtico
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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Lidia Lai, Rosalba Montisci Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Matteo Mazzuzzi, Pierpaolo Vargiu, Matteo Meloni, Roberto Piredda, Alessandro Cao, Alessandro Mele, Riccardo Tosadori, Roberto Comparetti, Vito Lombardi, Andrea Busia, Francesco Furcas, Cristina Manca, Enrico Murgia, Maria Vittoria Pinna, Maria Grazia Catte, Lidia Lai, Veronica Tocco, Loredana Pisu, Tore Ruggiu. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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L’unità che testimonia la sequela di Cristo
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Cronaca dei campi estivi per preseminaristi e ministranti E. M. NA CASA, IL MARE DI Villaputzu e il desiderio di scorgere la chiamata di un Gesù che invita, e che per dirla con il Vangelo, sta alla porta e bussa in attesa di risposta, di cuori attenti e generosi. Questo il desiderio che ha mobilitato la comunità del seminario di Cagliari, unitamente all’Ufficio diocesano per le vocazioni nell’organizzare anche quest’anno, ad agosto i due campi scuola per i preseminaristi e i ministranti. «Ventuno ragazzi al primo campo (ministranti e preseminaristi), e 18 al secondo (chierichetti e chierichette), hanno vissuto l'alternarsi di momenti di riflessione con momenti di distensione al mare di Porto Corallo, sotto la guida preziosa dei seminaristi della Teologia della diocesi», spiega don Paolo Sanna rettore del Se-
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minario Arcivescovile. I campi sono stati il proseguo e il culmine di quanto vissuto durante un intero anno pastorale, perché per molti dei ragazzi, infatti, il seminario era già abbastanza familiare. Appuntamenti come quelli delle giornate di preseminario e la tradizionale giornata diocesana dei ministranti sono stati già in passato un’importante e arricchente momento di incontro e di comunione. I giochi, il divertimento, la preghiera e formazione alla base di queste giornate perché dettino lo stile e imprimano un’impronta significativa nella vita dei ragazzi. «Così, ci siamo aiutati e serviti della storia de "Il gatto e la gabbianella", dalla quale sono stati presi gli spunti dei temi dell'amicizia, della preparazione all'assunzione degli impegni per la vita, della valorizzazione dei propri talenti, della testimonianza della propria fede nel-
2. bonifico bancario Versamento sul CONTO CORRENTE BANCARIO n.
Un’immagine del campo estivo.
la società» dice ancora don Paolo, «l'entusiasmo e il desiderio di ripetere l'esperienza ci dicono che sono esperienze che meritano di essere ripetute anche in futuro». «I campi, ancora una volta hanno portato, anche per noi animatori, tanti frutti. Il primo è stato quello di poter stringere un rapporto di fiducia con i ragazzi partecipanti» dice Luca Farci, seminarista studente a Roma che ha prestato il suo servizio nel primo campo. «Abbiamo avuto occasione di accompagnare i loro passi nell'incontro con il Signore e nella comprensione della chiamata». «Certamente», ricorda ancora Luca, «in queste situazioni è molto importante la te-
stimonianza che questi ragazzi ricevono: in questo senso, noi cerchiamo di ricambiare il favore che abbiamo ricevuto da coloro che erano seminaristi quando invece eravamo noi che cercavamo di capire quale fosse la nostra strada. Ricordiamo con tanta gratitudine quanto l'esempio di tanti di loro, oggi sacerdoti, sia stato importante perché noi guardassimo con positività la strada che porta al Signore. In questo è stata davvero preziosa, sia in fase di preparazione che di realizzazione, la collaborazione tra i seminaristi. Abbiamo avuto la conferma che solo quando si è veramente uniti come gruppo, si può dare una vera testimonianza di sequela del Signore».
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
il PoRtico
brevi MONS. MORFINO A CUGLIERI
“Un incontro riattiva la pastorale spenta” Partire dalla Bibbia per rifondare la pastorale giovanile in Sardegna. Su questo tema da tre anni e per tre giorni al Centro Spiritualità Giovani, dei Figli dell'Immacolata Concezione, sulle alture di Cuglieri, si è rinnovato l’appuntamento del corso di formazione per operatori di pastorale giovanile. “Icone bibliche per la pastorale giovanile” è il tema scelto per il corso conclusosi lunedì scorso. A guidare la quotidiana lectio divina il vescovo di Alghero–Bosa, monsignor Mauro Maria Morfino, che ha evidenziato come la Sacra Scrittura sia la vera guida della vita cristiana. “Confronto, dialogo e voglia di condivisione: atteggiamenti che Cristo ha indicato e che ciascun credente deve seguire se vuole entrare in relazione con gli altri”: potrebbe sintetizzarsi così la prima lectio di monsignor Morfino, che ha aggiunto che l’autoreferenzialità non genera il dialogo. “Perciò – ha aggiunto il vescovo - è necessario avere come presupposto per la pastorale la sequela di Cristo, e quindi ascoltarlo e seguirlo. Chi è attento solo a se stesso e ai propri bisogni non può ascoltare. Ciò che può riattivare una pastorale spenta è l’incontro tra persone, proprio come Gesù ha fatto con i discepoli che ha incontrato e ai quali ha offerto un cammino di condivisione”. “L’appuntamento - spiega padre Giuseppe Pusceddu, responsabile del Centro - vuole venire incontro alle esigenze di chi deve operare con i giovani, partendo non tanto dalle dinamiche che possono variare ed essere adattate, ma dalla necessità di riportare al centro i contenuti della Sacra Scrittura”.
DOMENICA 1 SettembRe 2013
Settimo. l’augurio del parroco durante la messa di benedizione dell’edificio di culto restaurato.
“La bellezza della chiesa sia segno di una comunità che vive in armonia” Le tre imprese incaricate dei lavori hanno terminato nei tempi previsti. Presente alla riapertura anche il sindaco Palmas. I lavori continuano per la bussola d’ingresso MARIA VITTORIA PINNA
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Don Elenio benedice le pareti della chiesa restaurata (foto M. Rosalba Montisci).
I ERA COMINCIATO con l'au-
spicio che in questo Anno della fede i lavori di restauro della chiesa parrocchiale coincidessero con i lavori di restauro del cuore di ciascun parrocchiano. E, sorprendentemente, al rientro, dopo soli sette mesi, nella nostra bella chiesa, c'era la fila davanti al confessionale. I sette mesi intensissimi di celebrazioni, catechismo, incontri vari, trascorsi nei locali dell'oratorio, non erano trascorsi invano! Il ritorno alle antiche mura ha coinciso con il triduo in preparazione alla Solennità dell'Assunta. Il tutto è cominciato con il santo rosario il 12 di agosto, e lentamente ad ogni Ave Maria i banchi andavano riempiendosi. Era commovente vedere i volti di tanti parrocchiani che hanno sfidato l'afa di questo caldissimo agosto per partecipare al ritorno alla cara Chiesa rinnovata. E impressionante è stato, dopo lo stupore di tanti volti amici, l'accendersi contemporaneo di tutte le luci poco prima della celebrazione eu-
caristica, durante la quale siamo stati esortati a collaborare, con il silenzio e l'ascolto, di cui Maria è stata la prima maestra, a mantenere il clima di preghiera proprio della casa di Dio, anche alla fine della liturgia. Il primo giorno del triduo, con l'omelia, siamo stati invitati a riflettere sul giovane ricco che se ne andò triste perché, chiamato a seguire Gesù, non ha voluto accogliere l’invito. Il secondo giorno abbiamo approfondito la conoscenza di Maria che, per prima, ha ascoltato la Parola rivoltale dal messaggero di Dio e poi è corsa subito a metterla in pratica presso la cugina Elisabetta che aveva bisogno di aiuto, ma anche di sentirsi comunicare tutta la gioia del Magnificat. Il terzo giorno è stato quasi un anticipo di Paradiso nello splendore della liturgia della Messa e della Veglia che ha ripercorso le glorie di Maria con il bellissimo canto Akathistos che risale al v secolo e che condividiamo con il cristianesimo d'Oriente.
Infine è arrivata la solenne celebrazione della messa di benedizione della Chiesa restaurata, proprio il giorno della solennità dell’Assunzione di Maria. Interessante è stata la sollecitazione del parroco, don Elenio, a continuare il "restauro del cuore" che non finisce mai perché anche Maria, con fedeltà e nel silenzio, ha custodito ogni parola di Dio nel suo cuore e così è diventata la prima, dopo avere condiviso la croce del Figlio, ad essere assunta in Cielo senza conoscere la morte. L'intera celebrazione è stata accompagnata oltre che dall'organo, anche dall'arpa. E' intervenuto anche il sindaco, Costantino Palmas, che nella sua breve comunicazione ha sottolineato come abbia scelto, dati i tempi difficili, di contribuire a restaurare la Chiesa parrocchiale che è un fondamentale centro di aggregazione per tutto il paese e si è impegnato a curare la sostituzione della serranda del locale attiguo al-
la chiesa dove è custodito il carro destinato a portare il Santo Patrono in processione. Prima di congedare l'assemblea il parroco si è detto contento di questi mesi che sono stati vissuti come un'occasione di crescita anche per i parrocchiani, mentre lui, ogni giorno è stato presente a sollecitare le tre imprese incaricate del restauro, tanto che il lavoro sorprendentemente è stato ultimato entro i termini stabiliti, il 2 agosto. Una raccomandazione di don Elenio è stata l'invito, già accennato dal sindaco, a custodire responsabilmente la bellezza e la pulizia non solo della chiesa ma anche della piazza antistante e di tutte le nostre strade, che sono donati e affidati a ciascuno di noi. Perché la bellezza esterna sia segno della bellezza di una comunità che vive in armonia. I lavori non sono del tutto finiti perché manca ancora la bussola dell'ingresso che, molto danneggiata, non è facile da restituire all'antico settecentesco splendore. E anche all'esterno restano lateralmente dei ponteggi per ultimare i lavori e per ricordarci la provvisorietà della vita nella quale il motto dovrebbe essere sempre "lavori in corso", perché il cuore del cristiano è sempre... da restaurare.
domenicA 1 SettembRe 2013
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
il PoRtico
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Nuraminis. Terzo anno per il campo scuola estivo per i ragazzi della comunità guidata da don Giacomo Faedda
Un’esperienza fondamentale per imparare a condividere la vita e a mettersi in gioco
tutta la gioia che si aveva dentro; la voglia di stare ancora insieme, svegli fino a tardi per vedere le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo. L'ultimo giorno, la domenica, abbiamo celebrato la messa con i genitori, che hanno potuto vedere alcuni frutti della settimana trascorsa al campo dai loro figli. E' stato molto toccante stare tutti insieme davanti al Signore, e poterlo ringraziare per gli infiniti doni che ci aveva elargito nel corso di quella settimana, ed era visibile l'emozione sui volti di tutti. I ragazzi si sono impegnati tanto nei canti, mettendo tutta la passione e la gioia che avevano nel cuore. Al termine c'è stato il pranzo con le famiglie, e nel pomeriggio la proclamazione della squadra vincitrice e i saluti. Quest'ultimo è stato un momento particolarmente toccante, qualche lacrima di commozione è venuta giù per la tristezza di un'esperienza finita, che aveva arricchito così tanto ciascuno di noi. Poi si è tornati alla vita di tutti i giorni, ma con la consapevolezza che qualcosa di diverso c'era. Il campo
scuola aveva regalato qualcosa a ognuno, aveva toccato davvero il cuore di chi era stato lì e questo è testimoniato dai tanti post pubblicati su facebook, nei quali ragazzi e animatori esprimevano la loro gioia per aver condiviso una settimana di emozioni con gli altri, e nei quali i genitori raccontavano la felicità dei loro figli. Molti hanno definito il campo scuola di Tiria 2013 "speciale". Questa parola racchiude al suo interno i sentimenti di tutti, il modo personale con cui ciascuno ha vissuto ogni momento di quella settimana, il tesoro che ci porteremo sempre dentro quando ripenseremo ai momenti condivisi con quella che è diventata la famiglia di Tiria. Un tesoro prezioso, fatto di tutte le esperienze e gli insegnamenti ricevuti che, come ha detto don Giacomo, nessuno di noi deve farsi rubare, ma anzi deve portare nel mondo e annunciare con la sua vita. Un grazie di cuore va a don Giacomo, che da tre anni permette a noi giovani di vivere l'emozione unica del campo scuola; ai ragazzi, che partecipano con immancabile entusiasmo; ai genitori, che con fiducia ce li affidano e apprezzano quello che facciamo; a Sandra e Luca, che ci preparano da mangiare con amore e ci sostengono sempre e, infine, ai miei compagni di avventura, ai vecchi e ai nuovi animatori, che sono stati davvero unici e speciali in ogni situazione, con i quali si è creata un'intesa che ci ha permesso di superare ogni tipo di difficoltà. Chiediamo al Signore che ci conceda di mantenerla per poter continuare in parrocchia, nella vita di tutti i giorni, il nostro cammino con i ragazzi.
avuto modo di avere tra noi non solo i ragazzi, ma anche alcune mamme e un papà! Il nostro pellegrinaggio prevedeva 5 tappe, come percorso del nostro cammino. La prima tappa (quasi d’obbligo) è stata la Basilica di Nostra Signora di Bonaria. Giunti sul sagrato, abbiamo (nel nostro piccolo) cercato di creare il clima adatto che ci permettesse di liberare la nostra mente dalla attrazioni esterne, per concentrarci esclusivamente sulla preghiera, punto cardine del pellegrinaggio, che prevedeva oltre la visita della Chiese, la recita del Santo Rosario.
Davanti alla Basilica abbiamo meditato il primo mistero, dopo di che, sempre con animo di preghiera, abbiamo avuto modo di salutare il simulacro della Vergine di Bonaria, nonché di visitare il museo adiacente alla Basilica. Le nostre soste successive, che ci hanno dato modo di meditare gli altri quattro misteri, sono state la Cattedrale, la Chiesa della Madonna del Carmine, quella della Madonna della Medaglia Miracolosa, la Madonna della Strada. In ogni chiesa abbiamo pregato per un intenzione diversa: per la Chiesa, la nostra comunità, il Gruppo Mariano, i peccatori e un'intenzione personale. Per tutti noi, ma penso in particolare per i ragazzi, è stata un'esperienza profonda, emozionante e anche divertente. Con la certezza che la nostra Madre del Cielo avrà gradito l’impegno di questi ragazzi, li affido al Suo sguardo Materno. Bravi ragazzi, questo è solo l’inizio, abbiamo ancora tanta strada da percorrere, ma non potevamo avere un compagna migliore: Maria! Dimenticavo! Come ultima sosta per la gioia dei ragazzi e non solo... Pranzetto da MacDonald’s!
VERONICA TOCCO IRIA 2013. BASTANO queste poche parole per riportare alla mente di chi ha partecipato al campo scuola parrocchiale i ricordi di un luogo e un'esperienza che resteranno per sempre nel cuore. Il 5 agosto, dopo la messa in parrocchia, noi animatori, don Giacomo, e i ragazzi, accompagnati dai loro genitori, siamo partiti alla volta di Tiria (OR). E' il terzo anno di seguito che organizziamo il nostro campo scuola estivo in questa località, e ogni anno l'ansia e le emozioni si rinnovano. Quest'anno, poi, abbiamo avuto la gioia di avere con noi un numero maggiore di ragazzi rispetto agli anni precedenti, e due nuovi animatori, che per la prima volta vivevano quest'intensa esperienza. Insieme a noi c'erano anche Sandra e Luca, che si sono occupati, per il terzo anno di seguito, di seguire la cucina. Ma, come sempre, non si sono limitati a questo. Erano sempre pronti a qualunque evenienza, appena vedevano qualcuno un po' abbattuto, preoccupato, subito lo tiravano su, se c'era bisogno di una mano per qualcosa che esulava dai loro compiti, non si tiravano mai indietro. Per noi animatori sono stati fondamentali: sapevano sempre di cosa avevamo bisogno, anche solo di un sorriso, di un incoraggiamento. Sono davvero persone uniche e speciali. Come sempre, la preparazione è stata lunga e non sempre semplice, idee viste ma sempre da rivedere, per il timore che non andassero bene, che non venissero apprezzate
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dai partecipanti. Quando siamo partiti portavamo con noi un po' d'ansia al pensiero che i ragazzi potessero non essere contenti del tema, delle attività o dei giochi. Il titolo del nostro campo è stato "Harry Potter e le forze della natura". La sera del giorno di arrivo, i ragazzi sono stati smistati in 4 squadre dal "Cappello Parlante", e a ciascuna squadra è stato affidato un elemento (Aria, Acqua, Terra e Fuoco), che l'ha caratterizzata per tutta la durata del campo. Ogni giorno è stato affrontato un elemento, collegato ad un Sacramento. La mattina si celebrava la messa. Dopo colazione, compito dei ragazzi era fare una riflessione sul Sacramento, da condividere poi con gli altri. La sera era, invece, dedicata a un gioco collegato all'elemento. Poi si svolgeva un momento di preghiera, anch'esso legato all'argomento del giorno, che ha sempre visto i ragazzi molto partecipi. I nostri splendidi giovani, poi, oltre a partecipare alle attività, giochi e momenti di preghiera, si sono cimentati anche nelle tanto temute pulizie
quotidiane. Per alcuni era una novità assoluta, ma nonostante questo se la sono cavata molto bene. E così è stato per ogni cosa che hanno fatto. I giorni a Tiria sono letteralmente volati. La domenica del ritorno è arrivata con una velocità incredibile! A nessuno sembrava vero di dover lasciare quel posto che tante emozioni aveva dato; dove, nonostante i momenti di tensione per la stanchezza e le varie preoccupazioni, la gioia e l'amore reciproco avevano trionfato sempre. Come tanti hanno detto, noi e i ragazzi abbiamo imparato il significato della parola Condividere, dello stare insieme sempre, dal mattino alla notte, in tutte le situazioni. Abbiamo imparato a sostenerci a vicenda, a stare vicino a chi era in difficoltà, a gioire insieme quando qualcosa andava bene. Ci sono stati tanti momenti divertenti ed emozionanti insieme, come il mettersi in gioco in ogni attività che veniva proposta, pur non essendo sicuri di farcela; i canti alla fine dei pasti o durante i momenti di relax, quasi urlati, che esprimevano
Con i giovani del paese pellegrini con Maria Chiesa viva: il pellegrinaggio mariano da Nuraminis LOREDANA PISU
al mese di marzo, grazie alla proposta del nostro Don, anche la nostra comunità parrocchiale ha visto nascere il Movimento Giovanile Mariano, formato da 18 splendidi ragazzi, che con la loro vivacità e la loro voglia di crescere si sono messi in cammino sulle orme del discepolato di Maria che ci dona Gesù. E’ un forte momento di grazia per la comunità di Nuraminis da cogliere e vivere…. segno ancora una volta di una fede viva che dona speranza a tutta la Chiesa. Sono proprio loro, infatti, il futuro della nostra Chiesa e in loro dobbiamo riporre le nostre aspettative per una speranza sempre più certa e una carità più operosa. Durante i nostri
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incontri mensili di formazione, don Giacomo ha proposto un pellegrinaggio verso alcune Chiese Mariane di Cagliari. Perché un pellegrinaggio? Il messaggio che sta dietro un pellegrinaggio è sicuramente molto profondo. Con il nostro andare, affidiamo a Maria e a suo Figlio la nostra vita, i nostri amici e tutte le situazioni belle e meno belle della nostra esistenza. Il pellegrino, che ha la volontà di immedesimarsi nel cammino della Chiesa, è traccia, infatti, di una comunità che segue e annuncia Cristo per rendere più vera la vita dei cristiani; questo perché si tratta di una strada percorsa assieme al fratello, quindi, gente che cammina verso una meta ben precisa: la pienezza e la
gioia. Sappiamo che camminare costa sudore, fatica, ma tutto diventa più leggero quando la compagna del nostro andare è Lei, Maria, la discepola in cammino. Lei cammina con noi e ci indica il Figlio come unica via del nostro andare. Così, venerdì 26 luglio, ci siamo radunati in piazza San Pietro alle ore 8. Ore 8.20 partenza! Pellegrinaggio comodo, come lo ha definito lo stesso Don, infatti, per raggiungere la città ci siamo serviti delle auto messe a disposizione dalle famiglie degli stessi ragazzi, e così facendo, abbiamo
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
il PoRtico
brevi LA PROPOSTA DI UN COMITATO
Una statua di Maria sul colle di Sant’Elia Una statua della Madonna di Bonaria alta circa 25 metri, rivolta verso il mare sul colle cagliaritano di Sant’Elia in segno di protezione per i naviganti e di affettuosa accoglienza per chiunque giunga o approdi nell’Isola. Questa l’idea di un gruppo di fedeli, convinti da tempo che la patrona massima della Sardegna meriti un’ulteriore e maggiore presenza “fisica” nel territorio cittadino. “La devozione per Nostra Signora di Bonaria” spiega Sandro Spinetti, componente del Comitato Pro Monumento N.S. Madonna di Bonaria, “è un sentimento che pervade l’animo di tutti i sardi, e da qui nasce l’idea di onorarla con un’altra grande opera in similitudine con il Cristo Re di Rio de Janeiro”. Era il 25 marzo del 1370 quando la statua lignea della Madonna con il Bambino, racchiusa in una cassa a bordo di un mercantile, fu gettata in mare dalla nave colpita da una tempesta. Toccata l’acqua, la tempesta si placò e poi, spinta dalle onde, raggiunse la riva davanti al Colle di Bonaria. Furono i Padri Mercedari, chiamati dai tanti curiosi, a riuscire nell’intento di aprire la cassa – primo segno del destino – e scoprire la statua della Madonna con il Bambino e in mano una candela: da quel momento la custodiscono con amorevole cura. L’entusiasmo iniziale del Comitato promotore è, però, naufragato sugli scogli della burocrazia e di qualche indifferenza, come spiega Salvatore Pagano, componente del comitato: “Dopo 5 anni di tentativi non si è ancora riusciti a coniugare la responsabilità delle singole istituzioni e a metterle intorno ad un tavolo per far partire l’iniziativa”. “Per la realizzazione dell’opera – conclude Spinetti – è prevista una capillare raccolta di piccolissime donazioni e la sola cosa che si chiede è la verifica della sua fattibilità ambientale”.
domenicA 1 SettembRe 2013
I nostri preti. don Antonio Usai, originario di San Vito, ha ricordato i 40 anni di ordinazione.
Il segreto di 40 anni di sacerdozio? La preghiera, personale e comunitaria Solenne concelebrazione per festeggiare con fede la felice ricorrenza. Tantissimi i compaesani e i confratelli sacerdoti presenti alla funzione. Il passato e il presente LIDIA LAI ON ANTONIO USAI, sanvitese di nascita, il 28 luglio scorso ha festeggiato, nel suo paese natio, i 40 anni di sacerdozio con una solenne celebrazione eucaristica a cui ha aderito tutta la comunità locale e non solo. Alla messa solenne di ringraziamento molto sentita hanno partecipato anche alcuni amici sacerdoti, come il parroco e il vice parroco di San Vito don Roberto Maccioni e don Giordano Podda e ancora don Roberto Zuddas, don Giuseppe Pes, don Luca Fadda, don Giancarlo Dessi. Presenti anche diverse comunità della diocesi, alcune accompagnate anche dai rispettivi sindaci. Numerosissimi i fedeli giunti da Senorbì, Mandas, Quartucciu, Decimoputzu, Castiadas, Ortacesus dove don Usai ha esercitato il suo ministero negli anni addietro. Soprattutto hanno vissuto questo momento di fraternità spirituale i compaesani di San Vito, paese dove don Antonio è nato, ha ricevuto i sacramenti del battesimo, cresima, diaconato e presbiterato e dove attualmente vive mettendosi al servizio della sua parrocchia di origine e di tutte le comunità parrocchiali che trovano in lui piena disponibilità data la sua quarantennale esperienza. Il percorso ministeriale di don An-
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Nelle foto di Lidia Lai, un momento della celebrazione e, sotto, il sorriso di don Antonio Usai.
tonio è ricco e denso di tante esperienze, oltre che come vice parroco e parroco in diocesi, molto importante è stata la sua permanenza settenale come missionario fidei donum, nella diocesi di Pinheiro reggendo, dopo un breve periodo a Bacuri, la parrocchia di Nossa Senhora da Conceiçao in Central do Maranhao. Qui il sacerdote ha operato costruendo vari centri di culto e, particolarmente cara a lui e ai suoi compaesani, la chiesa dedicata proprio a San Vito Martire da cui è appena rientrato proprio per questo anniversario sacerdotale. Durante l’omelia, don Antonio ha esortato alla preghiera, magari utilizzando, come fanno i giovani, il sistema degli sms anche con Dio, cioè spesso, con brevi frasi, ma incisive, scrivendo, soffermandosi più volte durante la giornata e dedicando a Dio degli spazi che sembra quasi non abbiamo più, per-
ché presi da un turbinio di cose. Ha ricordato ancora che la preghiera deve essere personale, ma anche comunitaria e in famiglia, prendendo a esempio per le nostre famiglie la Sacra Famiglia di Nazaret, riponendo tutta la nostra fiducia in Dio che non si dimentica mai di noi ed è sempre pronto ad ascoltarci, sostenerci e aiutarci. Erano presenti anche alcune autorità civili: sono intervenuti i sindaci di Mandas, Umberto Oppus, e di Senorbì, Adalberto Sanna; entrambi hanno ricordato il proficuo lavoro svolto da don Antonio nei due paesi, ma anche la simpatia, la tenacia, la giovialità e i rapporti forti e duraturi che in questi anni è riuscito a costruire e realizzare. Don Roberto Maccioni, attuale parroco di San Vito, ha sottolineato l’impegno, la collaborazione efficace e discreta di don Antonio nella comunità sanvitese. La festa si è conclusa con un lauto
rinfresco, indispensabile in tanto calore estivo, e con il dono di una immagine ricordo della Sacra Famiglia su cui viene riportata la frase del salmo 115,1: “Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria”. Auguriamo a Don Antonio Usai che il Signore continui a dargli forza e illuminarlo perseverando nella strada che Dio gli ha indicato. Ad multos annos.
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domenicA 1 SettembRe 2013
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Parrocchie. Al SS. Redentore il ringraziamento della comunità a persone insostituibili.
L’importanza delle tante “Marte” che curano il decoro delle chiese Un’estate ricca di attività per la comunità guidata da don Sergio Manunza: anche la giusta lode a chi si dedica ogni giorno alla pulizia degli edifici di culto, un servizio importante MARIA GRAZIA CATTE A SANTA MESSA vespertina in onore di Santa Marta è stata l'occasione per ringraziare con la preghiera le "Marte" che nella parrocchia del SS. Redentore si dedicano alla pulizia e al decoro della chiesa. Il ringraziamento della comunità
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Foto di gruppo per le “Marte” del SS. Redentore di Monserrato. Al centro, don Sergio Manunza.
a questo insostituibile gruppo si è manifestato, al termine della celebrazione molto partecipata, an-
che con un concerto del Coro degli allievi del Liceo Pacinotti, diretto da Franca Devinu, e con un
momento conviviale vissuto insieme al parroco in armonia e allegria.
Festa di San Lorenzo, folla di monserratini Suggestivo il pellegrinaggio con il cocchio del santo MARIA GRAZIA CATTE
nche quest’anno dal 9 al 12 agosto si è svolta la tradizionale festa di san Lorenzo, tanto cara ai monserratini. Già nei tre giorni precedenti “Aspettando S. Lorenzo” si sono svolte manifestazioni civili: la gara podistica memorial “Gianni Loi” nei giardinetti di Via del Redentore e serate musicali e danzanti nel piazzale della chiesetta campestre, e religiose: la processione cam-
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pestre nella piana di S. Lorenzo con il cocchio messo a disposizione dai sigg. Ignazio Marini e Salvatore Salis e la bella statua del Santo acquistata alcuni anni fa dal comitato e ospitata nella chiesa campestre tutto l’anno. Alla processione hanno partecipato numerosi carri, cavalieri e fedeli in preghiera che hanno poi assistito alla santa Messa. Particolarmente sentita la Messa dell’otto agosto per gli ammalati che hanno ricevuto anche il sacramento dell’Unzione degli Infermi, ma tutti abbiamo potuto riflettere sul significato e importanza di questo sacramento durante l’omelia di don Sergio. La sera del nove agosto il passaggio del Gonfalone dal vecchio al nuovo Presidente del Comitato dei festeggiamenti e a seguire la grande processione, preceduta da gruppi in costume cavalieri e carri, che ha accompagnato la statua del santo dal-
Nelle foto, due momenti della festa.
la chiesa di San Valeriano alla chiesetta campestre che dista poco più di quattro chilometri dal paese. Molto suggestivo il passaggio del cocchio, trainato dai mastodontici buoi dei fratelli Cabras, nel ponte strallato “Emanuela Loi” sulla statale 554. Il dieci agosto, giorno della festa, tutte le manifestazioni si sono svolte in campagna. Al mattino santa Messa e battesimo e alla sera Messa solenne con grande partecipazione di fedeli. In tutti questi giorni alla sera, al termine delle funzioni religiose il Comitato si è fatto cura di offrire ai fedeli un piccolo gradito ristoro in attesa degli spettacoli mu-
sicali e folcloristici. Domenica 11 al mattino S. Messa e in serata rientro in processione del Santo a Monserrato accompagnato ancora dal clero, gruppi in costume, cavalieri e numerosi fedeli. Dopo una breve sosta di ringraziamento nella parrocchia del SS. Redentore il Santo è stato accompagnato nella parrocchia di S. Ambrogio dove ha trascorso la notte. Tutto si è concluso il 12 agosto quando dopo la Messa vespertina il Santo, accompagnato dal Comitato e dai fedeli, ha fatto rientro nella chiesetta di San Valeriano dove ci aspetterà il nove agosto 2014 per i prossimi festeggiamenti.
il PoRtico
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detto tra noi Quanti omicidi passionali di D. TORE RUGGIU
Un fenomeno preoccupante. Non passa giorno senza che i mezzi di comunicazione diano notizia di qualche omicidio o altre forme di violenza a sfondo passionale: il fidanzato che ammazza la fidanzata; l'ex marito che ammazza la ex moglie; il marito citato in tribunale per la causa di separazione che sfregia la moglie con l'acido; l'ex compagno o amante che ammazza o fa del male alla ex compagna o ex amante. Non sarà il momento di rivedere le nostre scelte e i nostri comportamenti? In genere è l'uomo che fa violenza o ammazza la donna, ma le colpe, talora, sono di entrambi nel senso che qualche donna illude l'uomo (magari concedendogli tutto e subito) che, una volta ripudiato, si sente incapace di superare la mancanza di quanto gli è stato concesso, con troppa fretta e superficialità e, allora, le reazioni scomposte. Ovviamente la violenza, men che meno un omicidio, non si giustificano per nessuna ragione, fosse anche una mancanza grave, a parte la legittima difesa, quando non c'è altro da fare. Detto questo, non vi è dubbio che, oggi, i rapporti affettivi nascono già in partenza guasti e, in percentuale crescente, vengono gestiti in maniera pessima. Si sa che la passione dura al massimo due anni, a detta degli esperti, per cui, se non c'è qualcosa di più profondo e di più serio, i matrimoni non reggono e lo sfascio di un rapporto, specie quando non è consensuale, può portare a reazioni violente, sino ai crimini efferati. È certamente superficiale la scusa che molti adducono: non ti voglio più bene, non ti amo più. In realtà, in molti casi, questo avviene perchè si è intromesso un altro o un'altra che ha preso il posto del marito o della moglie. E i figli, quando ci sono? Sono loro le vere vittime, perchè devono affrontare un trauma che li segnerà per tutta la vita. Naturalmente, la ragione che spesso viene portata è la seguente: meglio che ci si separi, piuttosto che far assistere i figli a continui litigi (e non solo verbali). Ma il problema è a monte: quali sono state le ragioni del tuo matrimonio? Hai messo in conto che non sarebbe stato tutto rose e fiori? Hai valutato attentamente, con tutti gli aiuti che potevi ricevere di vario genere, il passo che stavi per compiere? I quesiti potrebbero allungarsi a dismisura. Difficile che un uomo (o una donna) riconosca le proprie responsabilità. Difficile che si metta in conto che sposarsi esige sacrificio, dono di se, fedeltà, condivisione, impegno e responsabilità genitoriale, quando nascono i figli. Le cosiddette famiglie allargate? Che Dio ce ne scampi! La natura ha le sue leggi, che quando vengono infrante, portano con se conseguenze inimmaginabili. Insomma, non si può giocare a vivere! La vita è impegno e responsabilità. Non si può prendere il giro il compagno o la compagna della propria vita, adducendo pretesti di lana caprina. Quando si calpestano i valori, entra nel cuore la tristezza e il buio, che possono portare alla disperazione e perfino al rancore e alla vendetta. Ritorniamo sui nostri passi, non abbandoniamo la vecchia strada per una nuova, spesso illusoria e piena di inganno. Abbandoniamo il libertinaggio che vediamo reclamizzare indirettamente e in modo subdolo. Eviteremo tanti lutti, ritroveremo la vera pace nel nostro cuore e Dio si compiacerà di aver creato l'uomo, maschio e femmina, a Sua immagine e somiglianza.