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DOMENICA 8 SETTEMBRE 2013 A N N O X N . 32
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
in preparazione alla visita di papa Francesco L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi alla visita di Papa Francesco (Cagliari, 22 settembre) recitando ogni giorno la seguente preghiera: santa Maria, nostra signora di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna,vergine del silenzio e del fedele ascolto della Parola di Dio, tu sei partita in fretta come pellegrina della fede per portare la gioia del Signore nella casa di Elisabetta: insegnaci ad accogliere il Signore che viene a visitare la nostra terra con il pellegrinaggio di Papa Francesco al tuo Santuario sul colle di Bonaria. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento per essere certi di seguire fedelmente la via di Gesù, pronti a fare tutto quello che ci chiederà. Accompagna, Madre Santa di tutta la Chiesa, il ministero di Papa Francesco come vescovo di Roma e pastore universale, benedici la nostra terra e la sua terra d'origine, legate dal tuo Nome e dalla tua materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini della fede e portatori della gioia che viene dal Signore. amen
Preghiera e digiuno + ARRIGO MIGLIO
accorato appello lanciato da Papa Francesco domenica 1 settembre per la pace nel Medio Oriente ha colpito profondamente il mondo intero per la sua chiarezza e per il profondo coinvolgimento con cui il Papa sta vivendo la situazione drammatica della Siria e di tutto il Medio Oriente. Noi ci prepariamo ad accogliere Papa Francesco e stiamo facendo ogni sforzo per offrirgli un’accoglienza che rispetti il suo stile di sobrietà e di essenzialità. Sarà certamente per tutta la Sardegna un giorno di festa il 22 settembre, ma tale giornata vorrà essere anche un momento di profonda condivisione delle preoccupazioni e delle intenzioni di preghiera del Santo Padre, quelle intenzioni che lui viene a portare ai piedi di Maria, presso il Santuario di Bonaria; dopo le parole pronunciate all’Angelus domenica scorsa lo stile della nostra accoglienza dovrà essere ancora più attento e partecipe della sofferenza che il Papa si porta nel cuore e che ieri ha espresso con un vigore che ha colpito tutti. Non è dunque solo un problema di stile per la nostra accoglienza: ci sentiamo interpellati dall’appello di Papa Francesco, non
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possiamo sentirci estranei al dramma dei nostri fratelli siriani e le parole del Papa devono farci sentire in qualche modo corresponsabili della grande sfida della pace. “Che cosa possiamo fare noi?” si è chiesto domenica il Papa, rispondendo così: “Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore. Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà”. Il Papa ci invita ad una giornata di preghiera e di digiuno sabato prossimo 7 settembre: preghiera e digiuno non sono un accostamento casuale, ma due termini che si illuminano a vicenda. Il digiuno ci permette di superare una preghiera che rimanga solo sulle labbra, perché la preghiera autentica deve scendere nel cuore e toccare la nostra carne, farsi compassione, “dolore di viscere”, come si esprime più volte il Vangelo parlando della compassione di Gesù. La preghiera a sua volta ci ricorda che un aiuto vero ed efficace ci viene solo dall’alto, una grazia capace di cambiare il nostro cuore e di renderci strumenti autentici ed efficaci di giustizia e di pace. Sabato 7 settembre è per la nostra Diocesi un giorno di festa, perché riceve il dono di due nuovi presbiteri e di due diaconi. Può essere giornata di pre-
ghiera e digiuno? Verrebbe voglia di rispondere: “Come possono digiunare gli invitati quando lo sposo è con loro?”. Ma attenzione: preti e diaconi stanno intorno alla mensa eucaristica per offrire il sacrificio di Cristo, che si rende presente sull’altare per chiamarci a diventare sacrificio con Lui, offrendo la nostra vita con la sua al Padre per la salvezza degli uomini. E nel momento culminante della celebrazione sacramentale ripetiamo sempre: “… nell’attesa della Tua venuta”. La chiamata ad offrirsi con Cristo e l’attesa del suo ritorno glorioso danno anche ai momenti di festa dei cristiani un tono di preghiera e di condivisione delle sofferenze del mondo. Sono certo che così sarà anche per i nuovi sacerdoti e diaconi e per le loro famiglie ed i loro amici. Per accogliere l’invito del Santo Padre e per unirci alla preghiera che Lui presiederà sabato 7 sera in Piazza San Pietro, ci ritroveremo anche noi in quella stessa sera a partire dalle ore 21 davanti alla Basilica di Bonaria, proprio là dove Papa Francesco celebrerà il Sacrificio eucaristico domenica 22 settembre. Il giorno seguente, 8 settembre festa della natività di Maria, tutte le parrocchie sappiano trovare un tempo e un modo adeguati di preghiera secondo l’intenzione che il Santo Padre ci affida.
SOMMARIO LA GUERRA IN SIRIA
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Il punto sui conflitti in corso nel vicino Medio Oriente CHIESA
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Conosciamo meglio i nuovi sacerdoti e i nuovi diaconi CAGLIARI
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E’ nata a Cagliari l’associazione “Amici di Fra’ Lorenzo” ASPETTANDO IL PAPA11
Il 10 settembre diventerà definitivo il programma della Visita PAESI TUOI
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Sestu, Nuraminis, Pirri e Maracalagonis: comunità in festa
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il PortiCo
IL PORTICO DEL TEMPO
domeNiCa 8 settembre 2013
Viaggio. Nella penisola iberica non pare aver fatto breccia il continuo attacco del Governo Zapatero alla Chiesa.
In Spagna gli ostacoli alla fede si rivelano un boomerang che alimenta la testimonianza Le profonde radici del Paese hanno fatto scudo ai tentativi di seppellire la fede del popolo, che continua ad affollare le chiese e le celebrazioni. Pensieri su un paradosso ROBERTO COMPARETTI ARETE ODIATI da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato”. È il passaggio del Vangelo di Matteo al capitolo 10 nel quale Gesù anticipa ciò che attende i discepoli quando vivranno sulla loro pelle quanto il Maestro aveva loro predetto. A distanza di oltre duemila anni le vicende dei cristiani sono ancora caratterizzate dal disprezzo di tanti e dagli ostacoli messi in campo per creare problemi a chi sceglie liberamente di professare la fede: dalla persecuzione fisica, come racconta la cronaca quotidiana, alle scelte politiche che penalizzano i valori cristiani. In Spagna, ad esempio, il precedente governo, guidato da Zapatero, ha
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La cappella del Sacro Calice; in basso l’altare maggiore della Cattedrale di Valencia
realizzato alcune riforme che di fatto hanno permesso l'accelerazione dei tempi per ottenere il divorzio, il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto e omosessuali, il declassamento dell'ora di religione cattolica dal suo “status” curricolare, una revisione del Concordato che ha ridotto il contributo statale alla Chiesa cattolica. Una scelta, secondo alcuni osservatori iberici, fatta perché i cattolici sarebbero una minoranza. Eppure sarebbe sufficiente leggere
un po' di stampa estera per cogliere l'infondatezza di quelle ragioni. La Spagna, più dell'Italia, ha pagato caro il prezzo della crisi economica, che da oltre un lustro sta segnando il continente europeo. È dei giorni scorsi il dato sorprendente che gli spagnoli sarebbero i maggiori frequentatori dei centri Caritas in tutto il Paese: a fronte di centinaia di immigrati, molti dal vicino Magreb, sono migliaia gli spagnoli che ogni giorno chiedono aiuto ai centri Ca-
ritas nelle parrocchie iberiche. Sono gli stessi che hanno appoggiato le riduzioni dei fondi alla Chiesa, oppure si tratta d'appartenenti alla ristretta minoranza di cui raccontano alcuni? In attesa della risposta, la Chiesa come fa da sempre, resta al servizio dell'uomo, di qualunque idea, estrazione o convinzione sia. Quanto poi alla presunta rarefazione di cattolici alle celebrazioni risulta per esperienza personale che in pieno agosto la Cattedrale di Valencia (al cui interno è custodito il Sacro Graal, il calice che la tradizione vuole sia quello dell'Ultima Cena) alle 12, con oltre 34°C all'ombra, sia stracolma di fedeli partecipanti alla celebrazione Eucaristica: si tratta per la maggior parte di spagnoli che segue con attenzione la Messa. Poco distante sulla via che conduce al palazzo del Governo, ad una chiesa è annessa una cappella per l'Adorazione perpetua al Santissimo: meraviglia che alle 14 ci sia almeno una trentina di persone in ginocchio, con rosario tra le dita, in silenziosa preghiera. Per verificare che non sia un fatto occasionale, un secondo passaggio alle 19, conferma che la cappella ospita ancora
una ventina di persone, tra le quali alcuni giovani ed anche due famiglie con prole al seguito. Insomma la spinta verso una messa all'angolo dei cristiani non sembra aver scalfito la fede di tanti spagnoli. Anzi. “Le difficoltà che comporta l'essere credente e professare i valori di fede - ha detto nell'omelia il parroco della Cattedrale di Valencia - spinge noi tutti ad essere testimoni autentici del Vangelo”. Nel 2006 in occasione del V Incontro mondiale delle Famiglie, Papa Benedetto XVI aveva detto in quella stessa Cattedrale: “Sapete che seguo da vicino e con molto interesse gli avvenimenti della Chiesa nel vostro Paese, un Paese di profonde radici cristiane e che tanto ha contribuito ed è chiamato a contribuire alla testimonianza della fede e alla sua diffusione in molte altre parti del mondo. Mantenete vivo e vigoroso questo spirito che ha accompagnato la vita degli spagnoli nella loro storia, affinché esso continui, nutrendo e dando vitalità all'anima del vostro popolo”. La consegna, nonostante le avverse scelte della politica, continua ad essere seguita.
dizionali come l’esperienza: «Se percepiamo predisposizione a lealtà, correttezza, onestà intellettuale – spiega Onnis – possiamo scommettere anche su un neolaureato: molti di noi hanno iniziato così e oggi maturano anni di esperienza». La serietà amministrativa e contabile è il secondo aspetto: il pagamento puntuale degli stipendi ne è un esempio. E quando gli enti pubblici ritardano i pagamenti, c’è un microfondo aziendale a coprire le spese.
Poi c’è la comunicazione: «Quando il professionista necessita di parlare col coordinatore o col presidente, la comunicazione avviene nell’arco della giornata lavorativa. Non ci sono sms, telefonate o email che non ricevono risposta, perché non c’è cosa peggiore di non aver risposta». IL FUTURO “Etica” non vuole fermarsi. L’obiettivo è una crescita attenta, perché sovrastrutturarsi nel mercato imprenditoriale sardo può essere pericoloso: «Quando la mole di lavoro cala, devi destrutturare e mandare le persone a casa». Ma non solo: più crescita per i professionisti, assunzione di neolaureati, e due progetti per diversificare le attività: «Vorremmo creare un ramo aziendale autonomo dai pubblici appalti per offrire servizi ai privati. Inoltre ci piacerebbe mettere a disposizione la nostra professionalità vendendo servizi alle altre imprese. E dico questo nel momento in cui l’azienda ha raddoppiato il fatturato: è adesso che dobbiamo aprire altri canali di lavoro e anticipare i tempi».
C’è chi raddoppia anche in tempi di crisi profonda La coop“Etica”: “Si può fare, puntando sulla persona” MATTEO MAZZUZZI A UN CAPITALE SOCIALE di 75 euro a un fatturato, raddoppiato negli ultimi due anni, superiore ai 500mila euro. Nove anni di attività, 24 bandi di gara vinti su 27, e un modello d’impresa che valorizza e rispetta la persona e il professionista. Sono questi i punti forti della cooperativa sociale “Etica”, l’azienda che ha vinto la sfida di fare impresa in Sardegna. LA CRESCITA Nata a Elmas nel 2005, “Etica” opera nei servizi educativi territoriali rivolti a minori e famiglie multiproblematiche, nei servizi ad alta specializzazione per gli studenti disabili dell’Università di Cagliari e nella gestione di strutture come le ludoteche. Una crescita graduale ma costante: pochi sprechi, bilanci sempre in attivo, nessun ricorso a strumenti bancari. Fino al boom degli ultimi due anni: «Tutto si spiega con la competitività acquisita – analizza Fabio Onnis, presidente di “Etica” – inizialmente volevamo rendere forte la cooperativa: lavorando nei piccoli comuni, con bassi importi a base
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d’asta degli appalti, siamo riusciti a dotarci di tutti gli strumenti per diventare competitivi nelle realtà più grosse. Vincevamo le gare, gestivamo i servizi educativi territoriali, e ci preparavamo ad affrontare bandi con importi più alti. La vittoria della prima gara importante risale a 3 anni fa, a Monastir, con un importo che sfiorava i 200mila euro. Poi abbiamo vinto a Elmas e, tra i primi in Italia, siamo entrati nel mondo accademico. Oggi, le più grosse cooperative ci chiedono consulenza e siamo conosciuti nel mondo della cooperazione sociale». LA PERSONA AL CENTRO Il mo-
dello d’impresa di “Etica” è quasi un motto: «Abbiamo voluto creare un modello diverso dalla cattiva cooperazione sperimentata in prima persona, in cui tutti siamo operatori sul campo e non esiste una gerarchia degli ordini: le difficoltà di un cooperante diventano le difficoltà di tutta la cooperativa». Ma come si esprime il concetto della persona al centro? Il primo passo è la selezione dei professionisti, che non fa esclusivamente riferimento a canoni tra-
Hanno collaborato a questo numero: Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, Matteo Mazzuzzi, laureato in Governance e Sistema Globale, Matteo Meloni, laureato in Governance e Sistema Globale, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Carlo Devoto e Davide Meloni, diaconi, Enrico Murgia, seminarista della Diocesi di Cagliari, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Mario Marini, presidente regionale Oftal Sardegna, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, Verdiana Zedda, studentessa di Lingue e Letterature straniere, Alessia Corbu giornalista pubblicista, Lidia Lai, mediatore civile, laureata in Lettere moderne, Mario Antonio Tocco, parrocchiano di San Pietro Apostolo (Nuraminis), mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri. Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. La tiratura di questo numero è stata di 3745 copie. Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.
domeNiCa 8 settembre 2013
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Siria. Il presunto utilizzo di armi chimiche strategia inaugurata in Serbia, proseguita in Iraq
La tutela dei diritti umani pretesto per violare il diritto internazionale Il quadro è intricato, molteplici gli interessi in gioco in tutta la zona. Obiettivo degli Stati Uniti è evitare il definitivo successo del governo contro i ribelli al regime
ra sovietica. È in quest'ottica che si deve cogliere la chiave di lettura degli eventi in corso? Sì, è un vero conflitto tra potenze. Pertanto, è necessario fare chiarezza: la tutela dei diritti umani, le armi di distruzione di massa e altre questioni morali non sono altro che il pretesto e la copertura “ideologica” per violare i principi del diritto internazionale di sovranità e di noningerenza nelle questioni di politica interna degli Stati, nonché per rendere una guerra maggiormente accettabile dalle opinioni pubbliche. Si tratta di una strategia inaugurata con la guerra alla Serbia e proseguita in Afghanistan, Iraq, Libia e, oggi, in Siria. Si rileva, infine, che le forze attive in questo conflitto sono mag-
giormente esterne a Damasco, il che pone in dubbio la definizione stessa di “guerra civile”, a meno che non la si voglia intendere come una guerra combattuta sulla pelle della popolazione civile. A quale strada potrebbe portare l'eventuale intervento statunitense? L'obiettivo finale degli Stati Uniti è rovesciare il governo di Damasco per sostituirlo con uno affine alla propria politica. Ciò nonostante i due anni e mezzo di conflitto hanno dimostrato che il governo è stabile e gode di un significativo consenso tra la popolazione. Come se non bastasse, a minacciare gli obiettivi di Washington sono sopraggiunte le vittorie militari che il governo ha ottenuto contro i ribelli. Il presunto uso di armi chimiche da parte del governo ha costituito il pretesto per cercare di intervenire e cambiare le sorti del conflitto. Tuttavia, in questa fase, gli Stati Uniti non intendono buttarsi in una guerra totale contro la Siria. Il quadro è intricato, gli interessi in gioco sono significativi per le varie parti in gioco e il conflitto mondiale si nasconde dietro l'angolo. L'obiettivo a breve termine sarà quello di evitare il successo definitivo del governo contro i ribelli, ridurre la sua capacità militare per riequilibrarla a quella dei ribelli e cercare così di ridimensionare le vittorie governative. Ovviamente questo significherà posticipare la fine del conflitto, con tutte le conseguenze - e sofferenze - del caso.
la popolazione curda residente nel Paese, e di essere in possesso di armi di distruzioni di massa. La situazione del vicino e medio oriente rimane, senza soluzione di continuità, incandescente: con l'Egitto in piena crisi d'identità e la questione israelo-palestinese al palo, un nuovo intervento occidentale nell'area potrebbe scatenare un conflitto regionale. L'Iran - che ha recentemente visto trionfare alle elezioni la parte politica avversa ad Ahmadinejad - ha già avvisato che il pericolo d'instabilità è reale, e sembra delinearsi una nuova divisione in blocchi tra le principali forze in campo come ai tempi della Guerra Fredda, con la Russia nettamente contraria ad una azione militare. La Siria confina a nord con la Turchia, Paese con il qua-
le sembrava aver appianato le divergenze dopo la sottoscrizione di alcuni accordi di carattere commerciale, ma con lo scoppio della guerra civile i rapporti si incrinarono, in quanto Ankara ha dovuto accogliere in questi anni un numero elevato di profughi, e gestire gli scontri armati al confine. La Turchia ha accusato più volte Damasco di voler provocare un conflitto, e la Nato è più volte intervenuta a riguardo, garantendo il suo appoggio all'alleato turco. A questa lettura della crisi vanno aggiunti gli interessi di carattere economico, che hanno ripercussioni in senso geopolitico e strategico: l'Iran, l'Iraq e la Siria hanno recentemente firmato un accordo per la costruzione di un gasdotto che porterebbe il combustibile sulla costa mediterranea; tale accordo è ostacolato dagli Stati Uniti, preoccupati che l'Iran, in questo modo, guadagnerebbe terreno sotto l'aspetto commerciale e, così, spingendo ulteriormente la ricerca del programma nucleare, ostacolato daWashington. Tra gli alleati europei degli Stati Uniti, la Francia di Hollande pare orientata ad un supporto all'azione militare, mentre l'Italia, tramite il Ministro degli Esteri Bonino, si è defilata dal possibile attacco. Ad oggi la guerra civile siriana conta un numero di morti che si aggira intorno ai centomila.
MATTEO MELONI ABRIELE PEDRINI ha trascorso un periodo di studio a Damasco, capitale della Siria, nell'ambito del dottorato di Ricerca in svolgimento nel Dipartimento di Scienze sociali e delle istituzioni dell'Università di Cagliari, e racconta a Il Portico ciò che ha visto. Quali sono le forze in campo nella guerra civile in atto e quali circostanze hanno portato alla situazione attuale? La situazione attuale è senza dubbio il frutto di un ridisegno della mappa geopolitica che dalla Tunisia arriva alla Siria, ideato e attuato secondo una logica ben precisa. Non è possibile prescindere da questa contestualizzazione. Esistono indubbiamente fattori interni alla Siria che hanno costituito il terreno fertile per un tentativo di destabilizzare il governo di Damasco. Quali? Un generale malcontento per la situazione economica di un Paese sot-
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toposto da anni ad embargo; la tradizionale opposizione del movimento islamista dei Fratelli musulmani, a cui si è aggiunta, nel corso del conflitto civile, una variegata galassia di sigle riconducibili al rigorismo e all'intransigenza salafita. Tuttavia, negli eventi siriani, i fattori interni sono secondari o, meglio, “accessori e strumentali”: sono quelli esterni ad aver scatenato e alimentato il dramma in corso. Il Paese non solo non rientra nella sfera di influenza statunitense, ma la sua tradizionale politica di sostegno alla resistenza palestinese e a quella libanese l'ha fatto assurgere, nella visione politica statunitense, a “Stato canaglia” del cosiddetto “Asse del Male”. Di contro, la Siria rientra nella sfera di influenza russa sin dall'e-
La rete degli interessi dietro l’idea del conflitto Cosa si nasconde all’ombra delle forti superpotenze MAT. MEL.
ordine di attacco è pronto, ma chiederò al Congresso il via libera”. Le parole di Obama, pronunciate durante la conferenza stampa attesa da ore e seguita in tutto il mondo svoltasi nel Giardino delle Rose della Casa Bianca, segnano un punto fermo nell'eventuale attacco alla Siria. Dopo aver perso definitivamente l'appoggio dello storico alleato britannico - la Camera dei Comuni ha infatti votato contro l'attacco, infliggendo un duro colpo alla maggioranza conservatrice-liberale guidata da Cameron - il Presidente statunitense, nonostante le prerogative costituzionali gli diano il potere di intraprendere un'azione militare senza il voto del Congresso, ha preferito delegare alle istituzioni la scelta sulla guerra a Bashar al-Assad. Che gli Stati Uniti fossero pronti all'intervento si era già inteso dalla dichia-
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razione del 26 agosto del Segretario di Stato, John Kerry: “L'uso delle armi chimiche, come il tentativo di coprirne il ricorso, offende tutta l'umanità, e il presidente Barack Obama ritiene che chi ne è responsabile debba essere chiamato a risponderne”. Frasi propedeutiche a quelle di Obama. Il presidente siriano è accusato di aver consentito all'esercito l'utilizzo di armi chimiche nella guerra civile in corso nel Paese dal 2011. Gli ispettori delle Nazioni Unite sono alla ricerca delle prove che possano sancire il reale utilizzo delle armi chimiche, chiedendo una proroga nelle indagini per poterne accertare l'uso. In passato le ispezioni dell'Onu si rivelarono inefficaci - nonostante non furono riscontrate irregolarità - perché non bastarono per fermare la guerra intrapresa dagli Stati Uniti, con una coalizione di Paesi tra i quali l'Italia, contro l'Iraq governato, allora, da Saddam Hussein, accusato di aver utilizzato armi chimiche contro
il PortiCo
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blocnotes L’APPELLO DEL PAPA
La cultura del dialogo è la strada per la pace "Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano”. Così il Papa all’Angelus. “Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! - ha proseguito - Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!”. “Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana. (...) Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo; questa è l’unica strada per la pace. (...) Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà. Il 7 settembre in Piazza San Pietro - qui - dalle ore 19 alle ore 24, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! (...) A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace; tutti noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace. Maria, Regina della pace, prega per noi!".
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IL PORTICO DEL TEMPIO
il PortiCo
Il Papa. In settimana all’udienza generale i giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio.
“La verità non si ha, la si incontra: bisogna cercare l’incontro con Dio”
stodia del creato”. In settimana Papa Francesco ha ricevuto in Udienza i giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio in pellegrinaggio a Roma per l’Anno della Fede. In primo luogo il Papa ha esortato i giovani a essere «artigiani del futuro» e ha insistito su tre grandi desideri della loro età: la bellezza, la bontà e la verità: «a voi piace la bellezza, e quando voi fate musica, fate teatro, fate pittura - cose di bellezza - voi state cercando quella bellezza, voi siete ricercatori di bellezza […]. Voi siete profeti di bontà. A voi piace la bontà, essere buoni. E questa bontà
è contagiosa, aiuta tutti gli altri […]. Voi avete sete di verità: cercare la verità. "Ma, Padre, io ho la verità!". Ma sbagli, perché la verità non si ha, non la portiamo, si incontra. È un incontro con la verità, che è Dio, ma bisogna cercarla». Sempre in settimana il Santo Padre ha celebrato la S. Messa nella Basilica romana di S. Agostino in occasione dell’inizio del Capitolo generale degli agostiniani. Francesco, partendo dall’inquietudine che caratterizza la vita di Agostino, ha indicato tre piste di riflessione: la ricerca spirituale, l’incontro con Dio e l’amore. Agostino è un uomo che ha cercato Dio: «il suo cuore non è addormentato, direi non è anestetizzato dal successo, dalle cose, dal potere. Agostino non si chiude in se stesso, non si adagia, continua a cercare la verità, il senso della vita, continua a cercare il volto di Dio». L’inquietudine del cuore porta poi Agostino all’incontro con Cristo che si apre all’annuncio: «l’inquietudine della ricerca della verità, della ricerca di Dio, diventa l’inquietudine di conoscerlo sempre di più e di uscire da se stesso per farlo conoscere agli altri». L’amore autentico il Papa lo vede sia in Agostino che nell’atteggiamento della madre Monica: «Agostino è erede di Monica, da lei riceve il seme dell’inquietudine. Ecco, allora, l’inquietudine dell’amore: cercare sempre, senza sosta, il bene dell’altro, della persona amata, con quella intensità che porta anche alle lacrime».
pubblica la nomina a Segretario di Stato, l'Arcivescovo Parolin ha ringraziato il Santo Padre manifestando la sua "totale disponibilità" e la sua volontà "a collaborare con Lui e sotto la Sua guida per la maggior gloria di Dio, il bene della Santa Chiesa e il progresso
e la pace dell’umanità, affinché essa trovi ragioni per vivere e sperare". "Il mio pensiero - ha detto l'Arcivescovo Parolin in una dichiarazione - va alle persone che sono state parte della mia vita in famiglia, nelle parrocchie in cui sono nato e in cui ho prestato servizio, nella cara Diocesi di Vicenza, a Roma, nei Paesi dove ho lavorato, Nigeria, Messico e, ultimo, Venezuela, che lascio con rimpianto. Penso pure al Papa emerito Benedetto XVI, che mi ha ordinato Vescovo, alla Segreteria di Stato, che è già stata la mia casa per molti anni (...) Mi pongo, con trepidazione, ma anche con fiducia e serenità, in questo nuovo servizio al Vangelo, alla Chiesa e al Papa Francesco, disposto – come Lui ci ha chiesto fin dall’inizio – a camminare, edificare-costruire e confessare". "Che la Madonna, che a me piace invocare con i titoli di Monte Berico, Guadalupe e Coromoto, ci dia 'il coraggio di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria, il Cristo crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti'. E, come si dice in Venezuela: '¡Que Dios les bendiga!'".
ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS il Santo Padre ha rivolto alle autorità politiche coinvolte e a tutto il mondo un forte appello per la pace in Siria. Le parole di Papa Francesco sono ferme e richiamano i fatti più tragici avvenuti nell’ultimo periodo e la responsabilità di ciascuno degli attori del conflitto: «quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!». L’invito del Papa è chiaramente quello di percorrere con pazienza la via del dialogo per la ricomposizione del conflitto siriano: «con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Inter-
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Il Papa all’Angelus.
nazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana». Il Pontefice ha anche annunciato per il prossimo 7 Settembre una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero. Al termine dell’Angelus il Santo Padre ha ricordato anche la celebrazione in Italia della Giornata per la custodia del creato promossa dalla CEI, che quest’anno ha per tema “La famiglia educa alla cu-
Pietro Parolin nuovo Segretario di Stato Chi è il successore del cardinale Tarcisio Bertone SANTO PADRE FRANCESCO ha accettato, secondo il Canone 354 del Codice di Diritto Canonico, le dimissioni del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, chiedendogli, però, di rimanere in carica fino al 15 ottobre 2013, con tutte le facoltà inerenti a tale ufficio. Nel medesimo tempo il Santo Padre ha nominato l'Arcivescovo Pietro Parolin, Nunzio Apostolico in Venezuela, nuovo Segretario di Stato. Egli prenderà possesso del suo ufficio il 15 ottobre 2013. In quell'occasione, Sua Santità riceverà in Udienza Superiori ed Officiali della Segreteria di Stato, per ringraziare pubblicamente il Cardinale Tarcisio Bertone per il suo fedele e generoso servizio alla Santa Sede e per presentare loro il nuovo Segretario di Stato.
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L'Arcivescovo Pietro Parolin è nato a Schiavon (Vicenza, Italia) il 17 gennaio 1955 ed è stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1980. È laureato in Diritto Canonico. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1986, ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Nigeria e in Messico e presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. È stato nominato Sotto-Segretario della Sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato nel 2002. Nel 2009 è stato nominato Nunzio Apostolico in Venezuela ed elevato in pari tempo alla dignità di Arcivescovo. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale dalle mani di Papa Benedetto XVI il 12 settembre dello stesso anno. Nel momento in cui è stata resa
domeNiCa 8 settembre 2013
pietre REPUBBL. CENTRO AFRICANA
Sacerdoti e religiose costretti alla fuga Ancora violenze e saccheggi nei confronti della Chiesa cattolica nella Repubblica Centrafricana. Sacerdoti e religiose sono stati costretti a fuggire a causa delle violente rappresaglie dei ribelli della coalizione Seleka. Un gruppo di giovani accompagnati da alcuni musulmani , si sono diretti alla casa parrocchiale, ne hanno sfondato la porta e l'hanno saccheggiata. Subito dopo hanno saccheggiato la casa delle suore. Un convoglio inviato dalla diocesi è riuscito a trarre in salvo i sacerdoti e le religiose, mentre la sera stessa della partenza dei sacerdoti e delle suore, gli uomini di Seleka sono tornati a saccheggiare la casa parrocchiale e il convento, hanno profanato la chiesa e saccheggiato la sacrestia.
EGITTO
Cristiani presi di mira Con almeno 20 assalti contro chiese, scuole e orfanotrofi cristiani, il governatorato di Minya è l'area dell'Egitto dove gli islamisti hanno colpito con più violenza e brutalità. Gli islamisti hanno bruciato e distrutto tutto. Il loro fine era quello di cancellare ogni traccia dei cristiani, anche gli orfanotrofi sono stati distrutti e saccheggiati. Gli abitanti raccontano che dopo aver assaltato la chiesa Prince Tadros el-Shatbi, gli estremisti islamici armati si sono diretti verso i due istituti per piccoli disagiati situati vicino alla parrocchia. Hanno prima rubato tutte le offerte, i vestiti, i giochi dei bambini, per poi dare alle fiamme l'intero edificio. Fortunatamente i bambini sono stati portati in salvo prima dell'arrivo degli islamisti. I due istituti che ospitavano centinaia di orfani sono ormai ridotti a un cumulo di macerie.
INDIA
Cristiani innocenti in carcere in Orissa Nell'Orissa sette fedeli cristiani sono in carcere perché accusati ingiustamente di essere responsabili dell'omicidio di un religioso e leader politico indù, ucciso nel 2008. Fu questo l'episodio che scatenò, con una reazione pretestuosa, la violenza contro i cristiani, che fece 38 morti accertati e 54mila sfollati. Anche se successivamente furono i guerriglieri maoisti a rivendicare l'assassinio, i sette cristiani sono tuttora in carcere da cinque anni, senza processo, e la polizia rifiuta di rilasciarli. La Chiesa indiana e alcune organizzazioni internazionali si sono attivate per sollevare il caso e chiedere a gran voce la liberazione.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
il PortiCo
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I nostri preti. Sabato 7 settembre nella Basilica di Bonaria mons. Arrigo Miglio ordinerà due nuovi sacerdoti.
“Non i miei ragionamenti mi fanno dire ‘sì’, ma l’abbraccio forte di nostra Madre Chiesa” Riflessioni della vigilia per i due giovani candidati circondati dall’affetto delle rispettive famiglie e dalla curiosità dell’intero popolo di Dio: commenti e sensazioni dell’ultimora CARLO DEVOTO ICORDO CHE QUANDO sono entrato in seminario, sei anni fa, avevo tante certezze sulla mia vocazione e specialmente avevo ben chiaro che tipo di Sacerdote avrei voluto essere. Con il passare del tempo, queste certezze sono venute meno, perché nei cinque anni di seminario mi hanno insegnato a cercare di discernere la mia volontà da quella di Dio, e a capire che esiste solo un tipo di Sacerdote: il Sacerdote secondo il cuore di Cristo. In questi anni di cammino i dubbi e le perplessità non sono mancati: sarò in grado? Sarò fedele? Son sicuro che il Signore mi chiami a questo? Ma è stato il seminario a darmi la risposta ai miei dubbi: è in questi anni, infatti, che ho scoperto la maternità della Chiesa! Anno dopo anno la Sposa di Cristo, soprattutto tramite i superiori, il padre spirituale e il Vescovo, mi ha confermato nella chia-
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Immagini dall’ordinazione diaconale di don Carlo Devoto.
mata che Dio mi aveva manifestato nell’intimo della coscienza. Dopo i tanti incoraggiamenti, l’ammissione fra i candidati agli ordini, i ministeri e infine l’ordinazione diaconale, non c’era più bisogno delle mie certezze, era la Chiesa a supplire ai miei normali e umani dubbi. È stata questa consapevolezza che mi ha permesso, lo scorso anno, quando sono diventato Diacono, di pronunciare quell’Eccomi, che confermerò il prossimo 7 settembre sotto il manto protettivo della Madonna di Bonaria. Non sono stati i miei ragionamenti, non è stata la mia volontà o il gusto per il cammino intrapreso a darmi la serenità di dire definitivamente ‘Si’ a Dio, ma è stata la Sua Chiesa, che come una vera
madre mi ha dato forza e sostegno, mi ha accompagnato e guidato lungo strade che mai avrei immaginato di percorrere, facendomi scoprire la bellezza di donare la vita a Dio e al prossimo. Molti mi chiedono se non mi dispiaccia aver rinunciato a una vita ‘normale’, si domandano se non avessi dovuto guardare quali alternative mi offriva la vita. Ma in questi anni sempre più sto capendo che la vita vale la pena di essere vissuta, non per i successi o i traguardi che si possano ottenere, bensì in base a quanto è colma di amore donato e ricevuto. Donare la mia vita a Dio, a quel Dio che ha donato la Sua per me, va ben oltre a qualsiasi rinuncia o alternativa che il mondo potesse offrirmi.
La mendicanza di Cristo salva il cuore dell’uomo Diventare sacerdoti implica la coscienza del compito DAVIDE MELONI
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L PROSSIMO 7 SETTEMBRE avrò la
grazia di essere ordinato sacerdote. La domanda che più mi sento rivolgere in questi giorni è: «Allora, ti senti pronto?», e io lì a rispondere, un po' scherzando, un po' provocatoriamente: «Beh, no… ovviamente no!». E in un certo senso è proprio così: incontrando l'uomo Dio gli dà un compito talmente grande che uno, se ci pensa un po', non può che scoprirsi piccolo e inadeguato. Ma forse è proprio questo il bello, perché significa che possiamo poggiare tutto su di lui, sulla sua promessa e non sulle nostre capacità, vere o presunte che siano. Più precisamente bisognerebbe dire che solo nel qui ed ora della presenza di Cristo possiamo trovare la forza di sostenere il compito così importante che il difficile momento storico che stiamo vivendo richiede a ciascuno. Do-
vendo parlare della mia vocazione e di ciò che sento come importante nel compiere un passo così decisivo, la prima cosa che direi è perciò proprio questa: l'incontro con Cristo porta sempre con sé anche un compito, una responsabilità storica. Cristo ci chiede in qualche modo di condividere con lui la responsabilità della sua opera di salvezza per ogni uomo. Se penso alla storia della mia vocazione vedo che è tutta segnata dal fascino di questa intuizione: Cristo incontrandomi mi rende responsabile del fatto che gli uomini lo conoscano, e così possano finalmente vivere una vita più umana e più vera, tesa a costruire quella comunione con Dio e tra di loro a cui il cuore di tutti aspira. Se vado con la memoria all'origine della mia vocazione, a quel lontano 1994 in cui per la prima volta, inaspettatamente, ho cominciato a pensare di dedicare
tutta la mia vita a Cristo e alla Chiesa in una forma di dedizione totale, ho il ricordo vivido di quegli incontri con un gruppetto di universitari di Comunione e Liberazione in cui don Felice Nuvoli ci parlava, tra le altre cose, di questa modalità un po' strana, eppure così attraente, di vivere il cristianesimo: rinunciare a formare una propria famiglia per abbracciare una forma di vita che ha come unico scopo il fatto che Cristo sia incontrabile dagli uomini e le donne del nostro tempo. Ma per iniziare e andare avanti in questa strada non basta sentirsi
investiti del compito più grande che si possa immaginare. Ci vuole un'altra cosa, senza la quale la vita ci schiaccia. Si chiama compagnia, o amicizia. Se penso a tutti questi anni la storia della mia vocazione è strettamente intrecciata al cammino di altre persone, amici che più vado avanti e più sento parte di me. Penso a Mariella, Riccardo, Andrea… e tanti altri. La vita rinasce nell'incontro con Cristo, ma questo incontro con Cristo passa attraverso una storia umanissima, fatta di volti, circostanze, episodi attraverso cui si
realizza una storia più grande. Da questo punto di vista mi consola molto il fatto che con l'ordinazione sacerdotale entrerò a far parte di un presbiterio, che è l'insieme dei sacerdoti della diocesi. Il prete infatti non è un “solitario”, ma ha la grazia di poter essere accompagnato e sostenuto dalla fraternità con persone che vivono la sua stessa vocazione. La terza parola che mi viene in mente con insistenza pensando al compito che mi aspetta è la parola mendicanza. Credo che il sacerdote debba essere innanzitutto uno che nella sua vita cerca Cristo, si fa mendicante di lui. Un pellegrino dell'Assoluto, direbbe Léon Bloy. Non a caso la frase che ho scelto per l'immaginetta che ho preparato in occasione dell'ordinazione riporta un versetto del Salmo 26 che dice: «Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco». Capisco che solo se ogni giorno mi scoprirò profondamente indigente e mi metterò a cercare il suo volto potrò essere di aiuto ad altri. In fondo, come disse una volta don Giussani, il vero protagonista della storia è proprio il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell'uomo e il cuore dell'uomo mendicante di Cristo.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
il PortiCo
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Chiesa. Nel corso della celebrazione, il 7 settembre l’arcivescovo consacrerà nella basilica di bonaria anche due diaconi.
“Il desiderio di servire Dio nel prossimo in una modalità profonda e più radicale”
Molta emozione, insieme ad altrettanta gioia per il dono immenso che sto per ricevere. Non penso tanto a quello che potrà essere il mio ministero diaconale, perchè vorrei che fosse tutto una piacevole scoperta giorno dopo giorno.
Un cammino che si corona dopo incontri e tappe importanti; com'è nata la tua vocazione? Sino a qualche anno fa studiavo per diventare farmacista e nel tempo libero ero volontario nella Misericordia del mio paese. A Sinnai, infatti, frequentavo la chiesa e facevo parte di un coro parrocchiale. Sono sempre stato convinto che il mio futuro fosse occuparmi della "salute della gente". Così, terminati gli studi in farmacia, valutai un mio possibile ingresso in seminario. Da lì, il desiderio forte di servire Dio nel mio prossimo in una modalità profonda e radicale. Quindi? Dunque, dopo un lungo percorso di discernimento, aiutato e incoraggiato da don Andrea Lanero, sono entrato a far parte della comunità del Seminario diocesano a Cagliari, dove però ho vissuto soltanto il mio primo anno di Seminario. Con mia piacevole scoperta, Mons. Mani mi inviò a Roma nel pontificio Seminario Romano Maggiore, dove ho trascorso questi ultimi quattro anni di formazione. Com'è andata? Non dimenticherò mai l'esperienza romana. Rimarrà scolpita nel mio cuore e nei miei ricordi. Significativa, non solo importante per tutto il
cammino vocazionale; una vera grande ricompensa da parte del Signore. Ho trovato tanti amici sinceri. Diacono, e quindi servo; in che modo vorrai servire il Signore nella tua Chiesa particolare di Cagliari? Servire il Signore, per ora è significato viaggiare tanto in Italia e all'estero. Ascoltare l'uomo e portarlo a conoscere questo Dio che ha cambiato in modo radicale la mia vita. Lavorare per la gente e vedere il Signore passare attraverso la mia vita. Parlare di vocazione, o meglio di consacrazione di sé oggigiorno non è così semplice; cosa diresti, forte della tua esperienza,ad un giovane in ricerca vocazionale? Oggi si cerca la felicità altrove, ma non attraverso Dio. è invece importante testimoniare che solo Dio ed amicizie vere possono darti ciò che il mondo da solo non può darti. da quando sono entrato in Seminario posso dire di non aver perso niente e guadagnato sopra ogni altra aspettativa. gli affetti non si perdono, ma vengono resi autentici dalla luce di Dio. Il consiglio è allora lasciarsi guidare da una guida e intraprendere il viaggio per conoscere questo Dio che ha creato ogni cosa per renderci felici.
fratelli tutte le persone, specialmente le più povere. Anche qui c'è un fatto che mi ha segnato. Sempre nel tempo dell'adolescenza, un giorno stavo vedendo un documentario sulla fame nel mondo e quelle immagini mi avevano profondamente toccato. Mi ricordo che mi dissi: “Se lì ci fossero i miei fratelli di sangue partirei subito per andare ad aiutarli”. Dopo pochi istanti ricordo che dissi a me stesso: “Per i tuoi fratelli di sangue andresti, Simone. E quelli per te chi sono?” Questa frase ha risuonato in me fino a che ho com-
preso che anche quelli erano miei fratelli di sangue, perché nati dallo stesso amore di Gesù, firmato col suo sangue. Da allora ho iniziato a liberarmi di tutte quelle cose di cui non avevo strettamente bisogno per donarle ai poveri. Per te, c'è lo specifico di una comunità religiosa: in che modo desideri conformarti a Gesù “servo” nella tua famiglia religiosa? Servo è una parola che mi è molto cara, perché Gesù è stato questo per noi. Io ringrazio la mia Comunità perché il servizio è una caratteristica molto forte per noi. Nella nostra vita quotidiana oltre l'impegno pastorale, missionari, sacerdoti e non, e missionarie, assieme ai nostri volontari laviamo i piatti, i bagni, e seguiamo i vari lavori concreti proprio per non perdere lo stile del servizio. Credo che riusciamo a servire gli altri se impariamo a farlo innanzitutto fra di noi, tra fratelli che vivono insieme ogni giorno gomito a gomito. Nella Comunità desidero essere un fratello capace di “lavare i piedi” di chi mi sta a fianco: solo l'amore è credibile! In linea con quanto dice Papa Francesco, cosa significa per te novello diacono “uscire da te stesso”? Uscire da se stessi è l'esperienza che si vive quando ci si guarda con gli occhi di Dio, che per ciascuno di noi ha una missione, una chiamata unica e specialissima. Per me, che vivo in una Comunità mista per nazionalità, sesso e stati di
vita, “uscire da me stesso” significa vivere da fratello e per fare ciò devo andare oltre i miei schemi mentali, i miei gusti, le mie prospettive, non perché non siano buone ma per fare spazio al bello e buono che c'è negli altri. Uscire da me stesso significa anche lasciarmi toccare dal grido di bisogno degli uomini del nostro tempo che soffrono fame, ingiustizia e hanno sete di Dio. Per me poi significa anche non risparmiarmi nelle forze fisiche, nei talenti che il Signore ha posto in me e, soprattutto pormi nei confronti del “mondo” in atteggiamento aperto e costruttivo, come ci ha invitati da ormai 50 anni il Concilio Vaticano II. Quindi, quale messaggio per i giovani? Il Signore mi ha messo nel cuore un affetto speciale per i giovani. Vorrei allora regalare loro delle parole di Dom Helder Camara, Vescovo brasiliano, amico e fratello dei poveri. Le sue parole hanno conquistato e spalancato il mio cuore e credo che possa succedere questo anche ai giovani che vivono oggi l'avventura della vita e si chiedono il senso della propria esistenza. “Missione è partire, camminare, lasciare tutto e uscire da se, spaccando quella crosta di egoismo che ci chiude dentro di noi. Missione è soprattutto aprirsi agli altri come fratelli; è scoprirli e incontrarli. Se per fare ciò è necessario attraversare i mari e i cieli, allora missione è partire.
Per Michele Saddi si tratta di una tappa nel percorso di conoscenza con Dio e con i fratelli: “Gli affetti non si perdono, ma sono resi più autentici dalla luce del Signore” ENRICO MURGIA ICHELE SADDI, 35 anni, della comunità di S. Barbara a Sinnai, si appresta a ricevere il primo grado dell'ordine, il prossimo sabato 7 settembre. Il diaconato, vera anticamera del sacerdozio, sarà così solo l'inizio, come si scorge dalle sue parole, per avviare con particolare mandato della Chiesa, un servizio a favore della gente e del prossimo a lui affidato. Varca le soglie del ministero diaconale con un'esperienza formativa intensa, già pronta ad arricchire la Chiesa particolare di Cagliari. Determinanti per lui, gli anni trascorsi presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore, unitamente agli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, che ora
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proseguiranno nella Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, con la licenza in teologia che avrà un taglio più morale e spirituale. Michele, quali sono ad oggi i sentimenti alla vigilia della tua ordinazione diaconale?
“Stupore e meraviglia per il cambiamento” Simone Bruno racconta la storia della sua vocazione E. M. NCHE SIMONE BRUNO, 34 anni di Cagliari, missionario della Comunità Missionaria di Villaregia e originario della parrocchia Madonna della fede, sarà diacono il prossimo 7 settembre per l'imposizione delle mani di Mons. Arrigo Miglio. La sua, come tante altre, porta il segno dell'incontro vero con Dio; sono gli anni in cui ha frequentato il liceo scientifico cagliaritano Pacinotti a metterlo sempre più in discussione con la Chiesa. A 18 anni l'ingresso nella Comunità Missionaria di Villaregia, che ha risposto alla sua identità più profonda: essere missionario, con una vita di fraternità e di fiducia piena nelle mani della Provvidenza. Così, attualmente, dopo gli studi a Venezia, presso lo studio teologico “Laurentianum” dei frati Cappuccini, la gioia di unirsi alla Comunità di Campo Limpo (periferia di San Paolo, Brasile) per servire la Chiesa anche attraverso il ministero diaconale. Simone, come ti appresti a vivere
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la tua ordinazione diaconale? Arrivo a questo momento con fiducia perché so che Dio mi ama e che la mia vita è nelle sue mani. Sento anche molta gratitudine e, di conseguenza, il desiderio di servire i miei fratelli perché ogni uomo ha il diritto di fare l'esperienza di quell'amore che Gesù nutre nei confronti di ciascuno di noi e che cambia la vita. A me l'ha cambiata. Vivo con stupore e meraviglia per come il Signore lavora nella nostra vita. Un'ordinazione che suggella un percorso intenso. Com'è nata la tua vocazione? La mia chiamata nasce da due fuochi. Il primo è senza dubbio l'esperienza di sentirmi fortemente amato da Gesù. Ricordo bene il giorno preciso in cui ho avvertito questo amore con una forza sconvolgente. Avevo 15 anni, avevo da poco ripreso a frequentare la parrocchia dopo un tempo di pausa del post-Cresima. Ero a Messa e, dopo aver preso il Corpo di Gesù, stavo pregando. Da allora capii che mi chiamava e che volevo donare a Lui tutta la mia vita. Il secondo fuoco è il sentire
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IL PORTICO DI CAGLIARI
L’intervista. Fra’ Lorenzo racconta come è nata l’associazione che porta il suo nome.
“Lavoriamo per dare a ciascuno un conforto cristiano concreto” SERGIO NUVOLI ER I 75 ANNI DI VITA religiosa, ha accettato, come regalo, che costituissero l’associazione “Amici di Fra’ Lorenzo”. Il cappuccino, che a dicembre compirà 94 anni, accetta volentieri di parlarne con Il Portico. Com’è nata l’associazione? L’idea non è nata da me: è la continuazione dell’opera cominciata nel ‘57 quando ho aperto la farmacia per i poveri. Raccoglievo i campioni di medicinali donati da medici e rappresentanti, e li distribuivo ai bisognosi. Nei primi tempi venne una vecchietta a dirmi che, con il farmaco si era curata, ma non aveva da mangiare. Cominciai a pensarci, e contattai qualche negozio: ogni mese mettevo insieme tonnellate di alimentari, zucchero, olio che distribuivo alle famiglie povere. La cosa è andata sempre più allargandosi: hanno cominciato a portarmi indumenti e carrozzelle per i malati. A quel punto cosa successe? Mio cognato a Sardara mi fece notare che non pensavo abbastanza ai poveri del mio paese. Allora ho cominciato ad aiutare anche quelli: di recente abbiamo continuato a Sardara, mentre qui – dopo la ristrutturazione – abbiamo interrotto (per riprendere di recente). Quando padre Salvatore Murgia (provinciale dei cappuccini fino a qualche mese fa, nda) mi ha giustamente fatto no-
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tare che non si possono più fare queste cose “alla buona”, abbiamo deciso di costituire un’associazione, per Sardara e altri 10 paesi. Abbiamo avuto in comodato i locali dell’ex asilo del Cottolengo. Che effetto le fa che continui la sua opera? Mi fa piacere ovunque si faccia il bene, che si aiutino i poveri e gli ammalati. Vorrei fare qualcosa per aiutare i malati soli e anziani, abbandonati dalle famiglie: non solo facendo loro visita, ma sistemandogli la casa, facendogli una commissione, sostituendo chi sta con loro per dare loro un po’ di riposo. Sta pensando ad una sorta di “volontariato a domicilio”? Ci tengo molto, perché si tratta di persone che hanno bisogno di un
Da fra’ Lorenzo un quadro per il Papa È pronto per il pontefice un regalo molto speciale “Vorrei dargli personalmente questo quadro, dopo aver chiesto il permesso ai superiori”. E’ il desiderio di fra’ Lorenzo Pinna da Sardara, classe 1919, per la Visita di Papa Francesco a Cagliari. Sorride, il frate cappuccino, pensando al 22 settembre: “Gli dirò che ringrazio il Signore che lui sia venuto qui, vicario di Cristo, capo della Chiesa e nostro superiore supremo. Gli chiederò di pregare per me, e aggiungerò che ringrazio il Signore perché ha scelto lui come pontefice. Ma chissà se riuscirò a dire qualcosa, l’emozione sarà tanta”. Fra’ Lorenzo non guarda la tv, l’ammirazione per Papa Bergoglio è legata ai racconti dei confratelli e al bene che sente nelle parole di chi va a parlargli: ed è pura devozione. Se si verificherà, sarà un incontro straordinario, tra il Papa venuto
“quasi dalla fine del mondo” e il frate tanto amato dai sardi oggi all’origine di un movimento straordinario che ora confluisce nell’associazione “Amici di Fra’ Lorenzo”. In pochi mesi hanno aderito quasi 400 soci, grazie al solo passaparola: nella sola Sardara – paese natale del frate - sono assistite circa 130 famiglie. Nello statuto si parla di assistenza ai poveri e di incontri di cultura e spiritualità, ma anche di occasioni di promozione e solidarietà umana. Nel frattempo, fra’ Lorenzo incontra una media di 80 persone al giorno, nelle 9 ore quotidiane che trascorre nei locali accanto al convento. “La gente che viene a parlarmi è molta di più, ultimamente – ammette sorprendentemente lui, alla soglia dei 94 anni – Ma mi stanco di meno” . L’intervista prosegue sul prossimo numero (sn).
conforto cristiano fattivo e concreto. Lei continua a ricevere tantissime persone qui, in convento. Sempre di più – sospira– C’è sempre più disperazione… Sto qui tutti i giorni, più o meno 9 ore al giorno. Non so come faccia a resistere: anni fa lo stress si scaricava con un broncospasmo o la tachicardia. Ora non più, sto meglio. Quali i principi dell’associazione? Prima di tutto il rispetto per le persone aiutate, che mi piacerebbe venissero considerate parte dell’associazione. Quando entrano a farne parte, consideriamo gli assistiti “soci prediletti”. Non sono degli estranei. Il rispetto delle persone implica anche che l’un povero non sappia dell’altro: evita la vergogna da parte di chi deve chiedere aiuto. Garantiamo l’anonimato a tutti. La dignità della persona è un punto fermo: dobbiamo accoglierla così com’è, non come la vorremmo, dando ad ognuno la possibilità di essere se stesso. Poi bisogna dissociarela condotta dalla persona: la persona non è il bagaglio dei suoi errori, l’uomo non è il suo peccato. Faccio sempre l’esempio dello specchio. Cioè? Anche se è impolverato e non può riflettere l’immagine, resta comunque uno specchio. Così è l’uomo. La dignità della persona esige rispetto. Spesso sentiamo dire che per arrivare a Dio bisogna passare attraverso l’uomo. Per arrivare al cuore dell’uomo, bisogna partire da Dio: creando ciascuno, Egli imprime la sua immagine divina come un sigillo che nessuno può cancellare. L’uomo è portatore di Dio, come dice San Paolo: ogni persona è dunque segno-sacramento della presenza di Dio e della sua opera. Siamo elevati alla dignità di figli di Dio. Quindi l’uomo è per natura un essere umano, per grazia un essere divino davanti al quale si impone non solo il rispetto per l’essere umano, ma anche la venerazione per il suo essere divino. Dunque rispetto e venerazione. Quanto stanno male le persone che vengono a parlarle? Tanti sono disperati per il lavoro che non c’è e per le malattie gravi che si moltiplicano. Le famiglie si stanno disgregando, non c’è più amore e
armonia. Non c’è più il senso del sacro: dal ’57 ho visto il degrado di ogni valore, come un calare continuo. Fa male vederlo. Perché in tanti la cercano? Non lo so – sorride – Non posso negare che sia così, e nemmeno negare che tanti mi vogliano bene. Perché proprio a me non lo so, davvero. E’ un lavoro delicatissimo, devo stare sempre molto attento a quello che dico, a volte può succedere di essere capito male. Forse vedono in me l’accoglienza amorosa di chiunque: capisco che tutto è Grazia. Io ci metto tutto l’impegno, ma sono un povero frate. Come persona certamente non attiro la gente: accolgo tutti, ascolto e cerco di dare una parola di conforto, un consiglio se richiesto o se necessario. Spesso devo richiamare al perdono. Viviamo un periodo terribile. Qual è la cosa che preoccupa di più? Dicono che nel mondo c’è tanto male, corruzione, peccati. Ma la cosa peggiore - che mi fa più soffrire - è l’assenza d’amore, a cominciare dalle famiglie. Non c’è più collaborazione e attenzione verso l’altro. Ognuno pensa a sé, e non si rende conto che così fa male all’altro. Si è fatto un’idea sui motivi di una deriva di questo genere? Cerco anch’io una risposta. Una delle cause è l’utilizzo di certi mezzi di comunicazione, che anziché comunicare valori, trasmettono disvalori e la gente è condizionata. Pensi al computer… In che senso? Diverse mogli vengono a dirmi: “Mio marito era sempre attaccato al computer. Ha conosciuto una così, e se ne è partito in Australia”, abbandonando la famiglia per una conosciuta su internet. Lo stesso per donne che stanno ore su internet: una ragazza mi ha detto che la mamma non gli ha preparato da mangiare perché stava al computer. Ore e ore davanti allo schermo. Dico spesso che entrare in certi siti equivale a scoperchiare l’inferno. Come se ne esce? I mezzi tecnologici sono buoni in se stessi, sia chiaro. E’ cattivo l’uso che se ne può fare: pensi al telefonino: tante donne scoprono dal cellulare che il marito si sente con un’altra. Lei è l’erede di una lunga tradizione di frati cercati dai cagliaritani. Ammiro i frati a cui allude, ho anche cercato di imitarli, prima di rendermi conto che era un atteggiamento sbagliato. Fra’ Nicola era Fra’ Nicola, io sono Fra’ Lorenzo. Può spiegarsi meglio? Quando è morto, tutti i superiori ci dicevano di imitare fra’ Nicola. A me colpiva il suo silenzio, così diventai muto, salutavo piano ma non parlavo più. Una persona, un giorno, mi chiese cosa gli avessi fatto. Questo mi fece riflettere e capii che non ero autentico. Smisi subito di comportarmi in quel modo: capii che dovevo - e devo - sviluppare il valore secondo la mia natura e la Grazia che Dio mi dà (segue).
IL PORTICO
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brevi IL 7 SETTEMBRE A BONARIA
Un appuntamento di fede e di gioia E’ fissata per le 18 di sabato 7 settembre l’ordinazione sacerdotale - per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’Arcivescovo Miglio - di don Carlo Devoto e di don Davide Meloni. L’attesa ordinazione avverrà nella Basilica di Bonaria. Nel corso della stessa celebrazione, Michele Saddi e Simone Bruno saranno consacrati diaconi. Il giorno seguente, domenica 8 settembre, don Carlo celebrerà la sua prima messa nella chiesa parrocchiale di SS. Pietro e Paolo alle 10, mentre don Davide la celebrerà a San Pio X alle 18.
ASPETTANDO IL PAPA
Pellegrinaggio San Pio per le strade di Cagliari La notte tra il 14 e 15 settembre si vivrà per le strade di Cagliari l’ottavo Pellegrinaggio itinerante a piedi “San Pio da Pietrelcina”. Il raduno dei pellegrini è alle ore 24 del 14 settembre all’Ospedale Marino, con la benedizione. All’una del 15 settembre i pellegrini partiranno verso il Binaghi per poi dirigersi verso il San Giovanni di Dio, raggiungeranno il carcere dove pregheranno con i fratelli del braccio destro, portone centrale, braccio sinistro, per poi raggiungere il SS. Trinità. Da lì si proseguirà verso l’Hospice, il Businco (l’Oncologico) il Microcitemico e il Brotzu, dove alle otto circa verrà celebrata la messa presieduta da don Francesco Farris.
ORGANIZZATO DALL’AIAS
Pellegrinaggio ricordando frà Nazareno Il 28 settembre per la dodicesima volta si terrà un pellegrinaggio alla chiesa di Frà Nazareno, organizzato dall’AIAS in occasione della festa della Madonna della Consolazione.
L’invito - a partire dagli assistiti e le loro famiglie - è esteso a chiunque voglia partecipare all’iniziativa. Il programma prevede alle 11 la messa celebrata dai Frati cappuccini, alle 12.30 il pranzo al sacco, e alle 15 la Via Crucis. I cappuccini del convento saranno disponibili per le confessioni sul posto. La chiesa si trova al bivio per Is Molas, sulla strada statale 195 per Pula.
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IL PORTICO DE
il PortiCo
XXIII DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)
dal Vangelo secondo Luca
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n quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Colui che non porta la
Lc 14, 25-33 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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esù, come ci viene detto all’inizio del brano, aveva un seguito molto numeroso, ma questo “successo” non gli impedisce di insegnare a queste persone (e a noi) che essere suo discepolo significa molto più che seguirlo. Per questa ragione indica tre qualità che devono appartenere al suo discepolo, e presenta queste tre qualità come assolutamente necessarie: “chi di voi non … questi non può essere mio discepolo”. Analizziamo brevemente una per una queste tre caratteristiche. “«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita…”. Gesù ci presenta anche in altre occasioni una sorta di gerarchia nell’amore (“Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al pri-
mo: Amerai il prossimo tuo come te stesso»” Mt 22,37-39) ma nel nostro brano la sottolineatura non è tanto sulla necessità di amare Dio e di amare il prossimo, bensì sul fatto che Gesù stesso deve essere amato più dei propri fratelli e anche più di sé stessi. Questo fatto può disturbare se non riflettiamo sul fatto che l’amore cristiano per i fratelli è sicuramente nostro, ma non ha in noi la sua origine, in quanto ha origine in Dio. Un cristiano che ama il fratello gli dona l’amore stesso che ha ricevuto e continua a ricevere da Dio, lo condivide con lui. Quando lasciamo che il nostro rapporto con il Signore si accontenti della mediocrità automaticamente diventiamo meno capaci di amare cristianamente il nostro fratello perché mettendo un ostacolo all’amore di Dio ci ritroviamo con meno amore da condividere a nostra volta. “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me…”. La folla sta già seguendo Gesù e anche ciascuno di noi, probabilmente, ha fatto la scelta di se-
guire Gesù, ma Lui sottolinea chiaramente che non lo si può seguire “leggeri”: la strada che Gesù sta compiendo verso Gerusalemme mentre pronuncia queste parole verso la folla, è già una via crucis, non ha ancora la croce sulle spalle ma nel suo cuore sa già che quello è il destino che lo attende a Gerusalemme, un destino che ha liberamente accolto e per il quale si è offerto. Pur con la gioia che sempre deve caratterizzare il cristiano per il fatto di essere amato da Dio, ognuno noi deve anche imparare ad accettare la prova con atteggiamento di affidamento filiale al Padre. “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi”. Questa condizione è espressa in tanti altri brani del vangelo (come quello del giovane ricco in Mc 10,21-22) ma qui è preceduta da due similitudini (la costruzione della torre e il re che va in guerra) che, a una prima vista, non sembrano spiegare granché, anzi sembrano contraddire la stessa conclusione di Gesù: le similitudini ci mettono davanti al-
la necessità di possedere soldi (o uomini) per realizzare la nostra opera, mentre la conclusione ci dice che dobbiamo rinunciare a quegli stessi soldi! Abbiamo bisogno di sciogliere questo nodo e, nel farlo, non possiamo ignorare che Gesù più volte a sottolineato i pericoli dovuti all’accumulazione del denaro per sé, il che ci impedisce di considerare l’ultima conclusione come una parentesi, essa è effettivamente la conclusione pur paradossale dei due esempi sopra riportati. Ma per essere la conclusione dobbiamo ricordarci qual è la vera ricchezza, il vero potere, secondo Gesù: è Dio stesso, non i soldi, non il potere umano, è Dio che può operare tutto per coloro che lo amano. Ciò che Gesù sta dicendo in maniera paradossale è che la ricchezza economica può allontanarci dalla ricchezza vera. Le nostre opere avranno un valore eterno nella misura in cui saranno costruite in accordo con la volontà di Dio, il legame con Dio è il più importante di tutti i mezzi.
GESÙ È LA PAROLA FATTA CARNE Papa Francesco nella Lumen fidei mostra con chiarezza come la fede cristiana trovi il suo centro nella persona di Cristo e nella confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti. Se si scorre l’Antico testamento, con le vicende di Abramo, dei patriarchi, dei profeti, si nota con chiarezza come poi tutte le linee che si sviluppano possano essere raccolte in Cristo che rappresenta l’apice di tutta la rivelazione: «Egli diventa il "sì" definitivo a tutte le promesse, fondamento del nostro "Amen" finale a Dio (cfr 2 Cor 1,20)» (LF, 15). Il Santo Padre fa poi notare che l’affidabilità di Dio si misura nella storia, è cioè qualcosa di concreto che l’uomo può percepire dentro la sua vita: «la storia di Gesù è la manifestazione piena dell’affidabilità di Dio. Se Israele ricordava i grandi atti di amore di Dio, che formavano il centro della sua confessione e aprivano lo sguardo della sua fede, adesso la vita di Gesù appare come il luogo dell’interven-
to definitivo di Dio, la suprema manifestazione del suo amore per noi. Quella che Dio ci rivolge in Gesù non è una parola in più tra tante altre, ma la sua Parola eterna» (LF, 15). La prova più evidente dell’affidabilità dell’amore di Cristo, spiega Papa Francesco, la possiamo incontrare nella sua morte per l’uomo: «è proprio nella contemplazione della morte di Gesù che la fede si rafforza e riceve una luce sfolgorante, quando essa si rivela come fede nel suo amore incrollabile per noi, che è capace di entrare nella morte per salvarci. In questo amore, che non si è sottratto alla morte per manifestare quanto mi ama, è possibile credere; la sua totalità vince ogni sospetto e ci permette di affidarci pienamente a Cristo» (LF, 16). Si può comprendere però pienamente l’affidabilità dell’amore di Dio se guardiamo alla morte di Cristo nella luce della Risurrezione: «se l’amore del Padre non avesse fatto risorgere Gesù dai morti, se non avesse potuto ridare vita al
suo corpo, allora non sarebbe un amore pienamente affidabile, capace di illuminare anche le tenebre della morte […]. Proprio perché Gesù è il Figlio, perché è radicato in modo assoluto nel Padre, ha potuto vincere la morte e far risplendere in pienezza la vita» (LF, 17). Nell’evento della Morte e Risurrezione di Cristo si vede come l’amore di Dio entra nella nostra vita, Lui davvero agisce nel mondo, se così non fosse, spiega Papa Francesco, «credere o non credere in Lui sarebbe allora del tutto indifferente» (LF, 17). I cristiani invece «confessano l’amore concreto e potente di Dio, che opera veramente nella storia e ne determina il destino finale, amore che si è fatto incontrabile, che si è rivelato in pienezza nella Passione, Morte e Risurrezione di Cristo» (LF, 17). di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
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a propria croce...
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Partenza il 7 settembre.
Oftal, pellegrini alla Grotta di Lourdes MARIO MARINI*
ite ai sacerdoti che si venga in processione” con queste parole, nel febbraio 1858 la Madonna attraverso Bernadette Soubirous chiedeva che ci si recasse alla Grotta di Lourdes, da soli o in compagnia, in processione, in pellegrinaggio, e questa richiesta continua ancora oggi ad essere accolta. Sabato 7 settembre partirà il pellegrinaggio regionale dell’OFTAL Sardegna. Il Vescovo di Cagliari S.E. Mons. Arrigo Miglio che avrebbe dovuto presiedere il pellegrinaggio a causa di impegni legati alla venuta di Papa Francesco ha dovuto rinunciare. Mancano solo pochi giorni e, ancora una volta, stiamo per intraprendere il lungo cammino del pellegrinaggio che ci porterà alla Grotta di Massabielle per unirci in preghiera con le migliaia di pellegrini di tutto il mondo che ogni giorno affollano il Santuario Mariano sito ai piedi dei Pirenei Francesi. Grande è l’attesa per i 250 ammalati e 500 pellegrini accompagnati da 250 volontari (sacerdoti, medici, dame, barellieri e giovani ausiliari) che raggiungeranno la cittadina Mariana partendo da tutte le Diocesi della Sardegna in nave e pullman o in aereo. La sezione Sarda dell’OFTAL – Opera Federati Trasporto Ammalati Lourdes – organizza ogni anno due pellegrinaggi a Lourdes offrendo a circa duemila Sardi l’opportunità di trascorrere alcune giornate immersi nella fede e nella devozione per l’Immacolata Concezione. Questo è il luogo dei miracoli, delle guarigioni, delle conversioni, di fatti talmente straordinari di cui solo Dio può essere l’autore, ma è soprattutto il luogo di un principio, di un inizio, di una nuova partenza, di una novità. La partecipazione alla Santa Messa alla Grotta, la Processione Eucaristica, bere l’acqua delle fonti e bagnarsi alle piscine, le liturgie penitenziali, la Via Crucis, la fiac-
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RISCRITTURE
LE PIÙ GRANDI COSE DELLA VITA SONO GRATIS “Chi in questo mondo e in questa storia forse viene spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere di essere in pericolo; deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a lui, misurarsi alla responsabilità per l’altro, deve diventare colui che serve, quello che nella realtà è seduto ai piedi dell’altro, e così benedice e a sua volta diventa benedetto. Cristo, il Figlio di Dio, scende per servire noi e questo fa l’essenza di Dio, che consiste nel piegarsi verso di noi: l’amore, il sì ai sofferenti, l’elevazione dall’umiliazione. (…)Senza la gratuità del perdono nessuna società può crescere; le più grandi cose della vita, cioè
l’amore, l’amicizia, la bontà, il perdono, non le possiamo pagare, perché sono gratis, nello stesso modo in cui Dio ci dona a titolo gratuito. Così, pur nella lotta per la giustizia nel mondo, non dobbiamo mai dimenticare la gratuità di Dio, il continuo dare e ricevere, e dobbiamo costruire sul fatto che il Signore dona a noi, che ci sono persone buone che ci donano gratis la loro bontà, che ci sopportano a titolo gratuito, ci amano e sono buone con noi gratis; e poi, a nostra volta, donare questa gratuità per avvicinare così il mondo a Dio, per diventare simili a lui, per aprirci a lui”. Omelia di Benedetto XVI, 1 settembre 2013
colata notturna ed il canto dell’Ave Maria, sono solo alcuni degli appuntamenti che aspettiamo, alcuni dei momenti nei quali Maria ci aspetta per tenderci la mano ed aiutarci ad entrare in un rapporto di amore intimo e immenso col Suo Figlio Gesù. Lo scorso luglio il pellegrinaggio OFTAL, che ha accompagnato a Lourdes oltre 600 persone, è stato presieduto dal Vescovo di Nuoro S.E. Mons. Mosè Marcia, che è stata la guida spirituale donando ad ogni partecipante, in ciascuno dei momenti significativi del viaggio, brevi ma intensi spunti di riflessione caratterizzati da una semplicità di linguaggio che ha facilmente raggiunto il cuore dei pellegrini. Fondamentale è stata inoltre la presenza dei tanti i giovani e giovanissimi che con il loro sorriso, la loro gioia, la loro energia fresca e positiva hanno generosamente donato quel tocco di allegria e di spensieratezza, accendendo sorrisi sui volti di tutti. Benché i pellegrinaggi siano il punto culminante delle attività dell’associazione OFTAL molti altri sono i momenti e le iniziative che vedono impegnati i soci durante l’intero anno. Nei mesi di luglio e agosto l’OFTAL Sardegna è impegnata nell’organizzazione delle vacanze estive. Nelle strutture di Arborea ed Olbia, in tre periodi diversi, offre a circa 600 persone - disabili e volontari - l’opportunità di trascorrere serene giornate di villeggiatura in riva al mare. Altre occasioni di incontro e di divertimento sono organizzate dall’OFTAL per il festeggiamento del Capodanno e del Carnevale, nelle stesse strutture i soci si riuniscono per far festa insieme. Numerose altre iniziative di solidarietà, di preghiera o di festa vedono interessati i singoli gruppi diocesani. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito web www.oftalsardegna.it oppure chiamando al numero 070.520341. * Presidente Regionale OFTAL Sardegna
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IL PORTICO DEI LETTORI
il PortiCo
domeNiCa 8 settembre 2013
LETTERE A IL PORTICO Caro direttore, vorrei capire perchè quando ti leggo, mi spiazzi! Insomma, gettare fango, o almeno, ombre sull'operato di un sindaco è sport nazionale, regionale e anche di Cagliari, a seconda dei venti politici. Invece leggo che il mio Direttore difende la lungimiranza delle scelte di un sindaco-ragazzino, e afferma che sullo stadio e sul Poetto non aveva torto. Poi il Direttore conclude ricordando un suo predecessore e le sue affermazioni delle camarille... Col rischio di accuse o denunce di diffamazione. Attenzione, Direttore: il costo della verità è alto, ma molto nobile, perchè per noi la verità è una Persona. Comunque sia, sappi che cercherò di imitare il tuo parlare fran-
co con i cagliaritani, e che sono sempre dalla tua parte.Ti abbraccio Lettera firmata Gentile direttore, in un’Italia sempre più frastornata e smarrita per crisi, cambiamenti, paure e incertezze, ho notato che si fa largo uso, ma sarebbe più giusto dire abuso, del termine “responsabilità”. Mi sono chiesta parchè. Che la usino le due personalità più importanti d’Italia, Papa Francesco e il Presidente Napolitano, è giusto e giustificato. Uno la usa per richiamare i sacerdoti alla responsabilità del proprio ruolo, per essere credibili e non screditare la Chiesa, l’altro per ammonire partiti litigiosi e inconcludenti sul piano politico e amministrativo, per dare risposte concrete al-
le richieste dei cittadini. E fin qui tanto di consenso e sostegno da parte nostra. Ma quando la parola responsabilità è usata da chiunque in ogni occasione perché “suona bene” e soprattutto per dire che la responsabilità è sempre di qualcun altro, certamente è un abuso. Il significato della parola è “consapevolezza, coscienza delle proprie azioni”. Ciò vuol dire che ciascuno deve essere responsabile prima di tutto di ciò che dice (vale a dire delle parole che usa), di ciò che fa e quindi del ruolo che afferma di avere. E allora non si può dissociare il fare (e il dire) dall’essere e viceversa. Per spiegare come io ho capito il significato della parola “responsabilità” e l’uso che se ne deve fare, cito alcuni esempi. Un ingegnere non può non esse-
Scrivi al Papa L’Arcivescovo invita tutti (grandi e piccini) a scrivere al Santo Padre attraverso Il Portico, e - in particolare - a rivolgergli una domanda in occasione della Visita a Cagliari. Tutto il materiale da noi raccolto sarà poi consegnato a Papa Francesco. Potete scrivere agli indirizzi riportati in questa pagina.
re responsabile dei calcoli che fa per costruire un ponte: se non ne ha piena coscienza questo crollerà. Con quali conseguenze è facile prevedere. Un idraulico non può non essere consapevole che i tubi per l’acqua si riparano in un certo modo, altrimenti questi scoppieranno. Un medico non può non essere responsabile dei suoi interventi nella cura di un malato. Se non ne è conscio questo morirà. Un insegnante non può non essere consapevole che ciò che insegna all’alunno è determinante per il suo futuro e la sua formazione ne sarà condizionata. Potrei continuare con molti altri esempi ma credo che questi bastino. Anche perché ho trovato la risposta al mio perché: molti, forse troppi, non conoscono il signifi-
cato vero del termine “responsabilità” per farne un uso corretto e appropriato ed essere credibili quando la usano. Così si corre il rischio di sentirsi dire che si abusa di una parola il cui valore sfugge. In tal caso meglio tacere e fare altre scelte. Anche nel parlare. Augusta Caboni
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via monsignor Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
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domeNiCa 8 settembre 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Aspettando il Papa. Il 10 settembre l’ufficialità di tutti i dettagli della Visita del Pontefice
Ultimo sopralluogo delle autorità prima di pubblicare il programma In questi giorni si limano i particolari e gli orari della giornata intensa che Papa Francesco vivrà in terra sarda: prima della messa l’incontro nel Largo Carlo Felice con i lavoratori FRANCESCO FURCAS L CRISMA DELL’UFFICIALITÀ sarà dato il 10 settembre, con la presentazione pubblica, ma il passaggio decisivo avverrà con ogni probabilità giovedì 5, con il sopralluogo in città delle autorità vaticane e italiane incaricate di dare l’ultimo via libera (dopo le diverse visite già effettuate in incognito in città in questi mesi). Fino ad allora la “scaletta” del viaggio di Papa Francesco sarà via via sempre meno provvisoria, anche se i “fuori programma” – con Papa Francesco – sono sempre possibili. Per ora i passaggi, dettagliati da mons. Miglio, sono i seguenti: alle 7 del 22 settembre il Pontefice uscirà dalla Domus Sancte Martae, dove risiede, per essere alle 7 e 30 all'aeroporto militare di Ciampino, da dove partirà alla volta dell'aeroporto militare di Elmas. Qui – alle 8.15 - sarà accolto da mons. Miglio, da un rappresentante del Governo italiano, dal Presidente della Regione e dalla Presidente del Consiglio regionale, dall'ambasciatore
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Mons. Miglio e mons. Puddu illustrano il programma.
italiano presso la Santa Sede, dal prefetto di Cagliari, dal sindaco di Cagliari e da quello di Elmas, e dal commissario della Provincia di Cagliari. Per il Governo italiano sarà presente il Ministro Anna Maria Cancellieri. Alle 8.45 è previsto l'incontro con il mondo del lavoro nel Largo Carlo Felice: sono in programma tre brevi saluti dei lavoratori e un breve discorso del Papa. Alle 9 e 15 il Pontefice si muoverà verso Bonaria: il programma prevede mezz'ora per arrivare ai piedi della Basilica, per dargli modo di salutare le persone lungo il tragitto. Alle 9 e 45 sul sagrato di Bonaria il saluto del Presidente della Regione e del sindaco di Cagliari. Alle 10,30 inizierà la Messa e alle 12
l'Angelus. Al termine spostamento verso il Seminario regionale di Via Parragues: qui il pranzo con i vescovi e altri esponenti del mondo ecclesiale. Alle 14 e 30 si sposterà verso la Cattedrale - dove alle 15 incontrerà po-
Con Papa Francesco pellegrini a Bonaria
I primi numeri provvisori 80 mila persone alla messa di Bonaria 10 mila lavoratori all’incontro del mattino con il mondo del lavoro 4 mila ragazzi all’incontro con i giovani 1500 volontari 300 persone nei cori (200 alla messa, 100 per i giovani) da 600 a 1300 ammalati 800 bambini sulla scalinata di Bonaria 50 gruppi folk (circa 2000 persone coinvolte)
San Carlo Borromeo, appuntamenti per tutti Fitto programma di incontri, e torna la SaintKarlfest VERDIANA ZEDDA RE GIORNI DI FESTA per concludere insieme il periodo estivo e ricominciare l'anno pastorale con entusiasmo. E' questo lo spirito che animerà la comunità parrocchiale di San Carlo Borromeo la prossima settimana. “Come lo scorso anno, dedichiamo alcuni giorni della metà di settembre - racconta don Luca Venturelli, parroco (nella foto) - a ritrovarci tutti insieme, vecchi e nuovi amici per fare il punto dell'estate appena trascorsa e per ricominciare insieme le attività pastorali”. Si comincia dunque con un doppio calendario di eventi ed attività, sia religiose che civili. “La sera del 14 settembre - spiega il parroco celebreremo la Santa Messa solenne per l'esaltazione della Santa Croce. Domenica 15 invece 18 ragazzi della comunità riceveranno il sacra-
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mento della Confermazione. Quest'anno le cresime saranno un momento molto particolare, perché i cresimandi sono i ragazzi che hanno partecipato al campo scuola parrocchiale organizzato a luglio dal titolo Tolkieniano “Dite amici ed entrate”. Un po' come i giovani Hobbit della Contea descritti nell'opera (sorride), con curiosità, timore e tante speranze questi ragazzi formeranno dopo molti anni di assenza la prima Compagnia di post-cresima della parrocchia. Una nuova realtà giovanile sta nascendo al servizio e a disposizione delle realtà della parrocchia. Il 16 Settembre invece verrà celebrata da don Marco Galanti, cappellano militare dell'aeronautica in Sardegna, una messa votiva per San Carlo patrono della parrocchia”. Alle celebrazioni religiose si affiancheranno i momenti di festa. “ E' in fase di organizzazione - continua don Lu-
veri, carcerati e ammalati - passando in viale Sant'Ignazio e davanti a Buoncammino: è qui che potrebbe esserci qualche “fuori programma”. Il cappellano del carcere, Massimiliano Sira, sta lavorando in questi giorni alle definizione della lista dei detenuti, d'intesa con le autorità competenti. In Cattedrale è previsto un discorso del Papa. Alle 15 e 45 spostamento verso la facoltà teologica (via Sanjust) dove alle 16 incontrerà il mondo della cultura: previsto il saluto del preside, padre Maurizio Teani, e dei due rettori delle università sarde, più un discorso del Papa. Alle 16 e 45 di nuovo in auto verso il Largo Carlo Felice dove alle 17 incontrerà i giovani: sono previste delle domande al Papa e le sue risposte, canti e preghiere. L'incontro dovrebbe finire alle 18, per dar modo di tornare all'aeroporto di Elmas, dove il Papa sarà salutato dalle stesse autorità del mattino. L’arrivo in Vaticano è previsto per le 19,30.
ca - un quadrangolare di calcio a 5 che vedrà affrontarsi sul campo della parrocchia i giovani di alcune comunità del Cammino Neocatecumenale con i loro amici. Il 15 e 16 Settembre si svolgeranno due serate musicali, sia tradizionali sarde che di Karaoke. Il 16 nel piazzale principale si svolgerà la II edizione della Saint Karlfest, ovvero una festa della birra a tema bavarese con degustazioni tipiche organizzata in collaborazione con il locale Country pub di Quartu S.Elena. Per una parrocchia è sicuramente una festa particolare
ma in un quartiere con una forte concentrazione di studenti universitari fuori sede e che stenta a riconoscersi come una comunità, rappresenta un'occasione in più per incuriosirli e per stringere legami. Le cose più normali e scontate in una realtà paesana, in città diventano importanti ed essenziali da riscoprire”. Se queste sono le premesse la buona riuscita dell'iniziativa non può che essere scontata a sentire i pareri dai giovani impegnati nell'organizzazione. “ Questi tre giorni di festa - dice Maria Paola, 25 anni studentessa - saranno un momento di grazia in cui tutti i carismi della parrocchia, cosi diversi, diventeranno un corpo solo. In quest'occasione ci ricorderemo che siamo un'unica grande famiglia, ciascuno con il suo compito da svolgere con amore nella nostra casa”. Per Jody 29 anni e impiegato “La festa di fine estate è un modo di ripartire con grinta dopo le vacanze estive. Auspicando che lo svago faccia da collante per creare comunione tra i parrocchiani. Il tutto fatto sotto la benedizione di San Carlo Borromeo”. La chiusura è di Andrea giovane ricercatore: “Il nostro è un desiderio semplice, ma alla base di ogni testimonianza c’è il desiderio di condividere sempre la propria felicità con gli altri”.
il PortiCo
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brevi FAMIGLIE NUMEROSE
Bonus famiglia entro il 10 settembre Entro e non oltre il 10 settembre le famiglie possono presentare la domanda per il “Bonus Famiglia”. Ammessi al Bonus dell’Assessorato alle Politiche Sociali i nuclei familiari con quattro o più figli fiscalmente a carico tra 0 e 25 anni, residenti a Cagliari alla data del 30 aprile e non abbiano un reddito ISEE superiore ai 30mila euro. La domanda, disponibile negli Uffici o scaricabile dal sito www.comune.cagliari.it potrà essere consegnata a mano o spedita per posta a Servizio Politiche Sociali, Piazza De Gasperi 2 – 4° piano, Cagliari o Protocollo Generale del Comune di Cagliari, via Crispi 2.
IL 14 SETTEMBRE ALLE 16
Animatori di Oratorio, meeting informativo Sabato 14 settembre alle 16, nell’aula Magna del Seminario Arcivescovile, si terrà il secondo Meeting Informativo per animatori ed educatori impegnati nell’attività Oratoriali. L’incontro è promosso dall’Ufficio diocesano di pastorale giovanile e dal CSI e si inserisce negli eventi di preparazione alla visita di Papa Francesco a Cagliari. La riunione avrà lo scopo di fornire alcune importanti notizie circa la partecipazione dei nostri oratori all’evento e dare alcune informazioni circa il cammino pastorale del prossimo anno. All’incontro sono particolarmente invitate le parrocchie che nel corso del precedente anno pastorale hanno aderito all’Associazione diocesana Oratori, a queste comunità è richiesto che siano presenti all’incontro con una piccola rappresentanza di giovani animatori (max 5 persone) e almeno due adulti collaboratori del sacerdote responsabile delle attività oratoriali. E’ gradita una mail di conferma per iscriversi all’incontro indicando cognome, nome, età, incarico in oratorio (giovani@diocesidicagliari.it).
PERCORSI A PIEDI
Sbarca anche in città l’Urban Trail Il 12 ottobre Cagliari ospiterà la prima edizione dell’Urban Trail, una serie di percorsi da percorrere in notturna, camminando o correndo nel cuore della città, negli storici quartieri e nelle vie più suggestive di Cagliari, così come già avviene nelle città di Lisbona, Porto, Bilbao ed in alcune città italiane. Si attraverseranno di notte gli angoli più nascosti della città, in perfetta tranquillità e sicurezza. L’intento è proporre una nuova ed entusiasmante avventura non solo per i cittadini, ma anche per i turisti che ogni anno si riversano in Sardegna alla ricerca di una vacanza stimolante ed alternativa. Per info www.urbantrailcagliari.com.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
il PortiCo
brevi A PIRRI
San Gregorio Magno, festa per il patrono Una festa quella di quest’anno contrassegnata dal nubifragio che ha colpito Cagliari e la Sardegna meridionale. La comunità di San Gregorio Magno a Pirri nonostante l’inclemenza del tempo sabato scorso ha comunque
festeggiato il patrono. “Ci siamo preparati con il classico triduo quest’anno incentrato su una delle sue operette il Cantico dei Cantici – dice il parroco don Costantino Tamiozzo – anticipando la messa solenne con processione al sabato che precede la memoria liturgia di San Gregorio (che cade il 3 settembre). Il nubifragio ha però ridotto il numero di persone presenti alla processione, che siamo comunque riusciti a portare a termine, con diversi i fedeli che non sono voluti mancare. Nei due anni precedenti anche la presidente della Municipalità di Pirri è sempre stata presente ma quest’anno la necessità di coordinare gli interventi per le conseguenze del nubifragio le ha impedito di poter essere con noi. A questo si aggiunga anche la mancata presenza dei vigili urbani per gestire i problemi del traffico, anche loro dirottati negli interventi di soccorso dopo il nubifragio. Grazie all’interessamento della vice presidente della Municipalità siamo però riusciti a fare una breve processione nel circondario della parrocchia”.
DOMENICA 8 settembre 2013
Parrocchie. Nella parrocchia dello spirito santo a su Planu si moltiplicano incontri e catechesi.
Un itinerario spirituale dettagliato per prepararsi all’incontro con il Papa
così dire inaugurato già a partire da giovedì 5 settembre con la Lectio Divina su un brano della Parola. “Per la nostra parrocchia, sarà probabilmente l'opportunità per creare un gruppo giovani; e chissà magari un oratorio”, spiega ancora Claudia. Intanto, gli appuntamenti sono ancora previsti per martedì 10 con un momento di
adorazione animata dai ragazzi, e soprattutto lunedì 16 e martedì 17 nell'ultima settimana prima della venuta di Papa Francesco. “Sì, io son sicura che con il sostegno del nostro vescovo e con l'aiuto prezioso della pastorale giovanile, riusciremo passo dopo passo nell'arduo intento. La venuta di Papa Francesco sarà per questo soltanto l'inizio”, conclude Claudia, “il segreto sta nel non avere fretta, nel lasciarci guidare da Gesù, nel camminare con lui. L'unica cosa da fare, è non fare tutto come se tutto dipendesse da noi, ma avere fede in Dio che agisce e opera con tempi e modi che non sono i nostri”. Per questo, al termine della celebrazione di martedì 17, prima della veglia diocesana prevista in Cattedrale per il giorno seguente, tutti i ragazzi che dalla parrocchia vorranno essere presenti per l'incontro con papa Francesco nel pomeriggio del 22, riceveranno un mandato specifico dalle mani del parroco. Così, in un modo insolito, anche per la disponibilità ad un'eventuale accoglienza di giovani provenienti da fuori Cagliari, continua per la comunità la preparazione spirituale ultima alla venuta di un Papa, già cosi legato alla Sardegna, vista la comune devozione a Maria, sotto il titolo di “Madre di Bonaria”.
nità professionale per andare in un appartamento di quattro camere di tipo popolare e dedicarsi ai più poveri. “Durante il convegno che durò cinque giorni ero tanto sconvolta che piangevo sempre” si legge nel suo diario. “Scoprire che io facevo parte di un progetto e che Dio mi aveva già pensato fin dalla creazione mi diede una carica e una speranza nuova nella mia vita. Il convegno mi diede la consapevolezza che Dio mi amava e che io avrei potuto amarlo nel fratello più prossimo. Da allora cominciai a testimoniare il sorriso che il Signore mi donava ogni nuovo giorno e la mia gioia la comunicavo a chiunque mi passasse davanti soprattutto poveri, semplici e miti. Intanto la mia mente ringraziava il Signore di avermi fatto dono di questo compito, mi sentivo utile a qualcuno
che accettava anche un semplice sorriso che potesse rischiarare la triste vita. Io credevo di far piccola cosa ma la mia crescente meraviglia fu quando scoprì che da quel semplice sorriso nasceva una nuova vita in chi lo riceveva. Iniziai così a dedicarmi ai poveri.” E' nel servizio ai poveri, agli infelici e ai drogati che Paola inizia quasi senza accorgersene un vero e proprio cammino spirituale che la porterà a dar vita nel 1990 ai primi incontri di preghiera. Tante anime vi sono passate e diverse di queste spinte dalla ricerca del vero senso della vita sono diventate sacerdoti, suore, monache e e consacrati laici (mogli, madri, mariti, mogli o semplicemente giovani e non). Gli orari degli incontri sono disponibili sul sito web http://servieservedellospiritosanto.wordpress.com.
Nella comunità guidata da mons. Salvatore Scalas al via un fitto programma: dalla Lectio divina alla adorazione animata dai ragazzi della parrocchia. E sarà soltanto l’inizio ENRICO MURGIA ARÀ UN VERO E PROPRIO itinerario spirituale, quello che dal prossimo 5 settembre vedrà coinvolta la comunità parrocchiale dello Spirito Santo a Su Planu. Un cammino, nato e messo a punto nelle scorse settimane durante un primo incontro, che su suggerimento del parroco mons. Salvatore Scalas, ha tenuto conto di tutti quei ragazzi e giovani che abitualmente, ma non solo, frequentano le celebrazioni domenicali. “Personalmente non mi aspettavo tanta affluenza; ma l'incontro ha svelato che potrebbe essere solo l'inizio di una bella avventura”, dice Claudia Deidda, giovane catechista della parroc-
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La chiesa dello Spirito Santo, in basso mons. Scalas.
chia. Un programma vario, che a partire dal mondo dei giovani, vorrà coinvolgere l'intera comunità; i singoli, i gruppi e tutte le realtà presenti, e sarà per
Un incontro che continua a stravolgere l’esistenza Ripresi gli incontri dei Servi e Serve dello Spirito Santo ALESSIA CORBU UESTA SETTIMANA SONO ripresi gli incontri di preghiera del cuore della comunità dei Servi e Serve dello Spirito Santo, l'associazione pubblica di fedeli di diritto diocesano eretta dall'arcivescovo di Cagliari il 15 settembre 2006 ma attiva già 20 anni prima nella persona della sua fondatrice. Di seguito il calendario: lunedì 2 settembre sono cominciati nella parrocchia della Medaglia Miracolosa a Cagliari, martedì 3 settembre nella Basilica di Sant'Elena a Quartu Sant'Elena, mercoledì 4 settembre nella chiesa di San Pietro Pascasio a Quartucciu, giovedì 5 settembre nella chiesa di Santa Lucia a Cagliari e sabato 7 settembre nella chiesa di San Cesello a Cagliari. Dallo scorso primo settembre sono ripresi anche gli incontri di formazione alla casa d'accoglienza vocazionale. “Ho iniziato a frequentarli a settembre scorso” ha dichiarato A. “e la mia vita è cambiata. Ho scoperto che Gesù è vivo e
Q Al di là del maltempo di sabato scorso a San Gregorio la festa patronale rappresenta un momento importante nel quale la comunità si ritrova dopo la pausa estiva per iniziare a predisporre il lavoro previsto nei prossimi mesi. Il comitato è riuscito in qualche modo a trovare il minimo di risorse per realizzare anche qualche appuntamento civile, come una serata di balli sardi e la messa in scena di una commedia in limba. “Il santo – conclude il parroco - è stato portato a spalla, perché le ristrettezze economiche non hanno permesso l’uso del solito giogo di buoi per la processione che, se pur breve, c’è stata. Ciò che importa è che la gente abbia testimoniato la devozione verso il nostro patrono”.
mi ama d'amore infinito. Tutto ha avuto finalmente un senso e assaporo ogni cosa in modo nuovo. Da quando ho iniziato a parteciparvi non ho potuto più farne a meno. Ne uscivo sempre ripiena di pace e di gioia nonostante le preoccupazioni quotidiane. Ringrazio Paola Coiana, fondatrice dell'Opera per aver dato vita a questo cammino spirituale che risolleva molte anime sfiduciate e perse”. E le testimonianze sono tante. “Mia moglie era depressa, ha iniziato a frequentarli e l'ho vista cambiata. Ha serenità e gioia di vivere. Ha cambiato modo di vedere ciò che la circonda. E' rinata”. L'incontro con Gesù stravolge la vita così come è successo alla stessa fondatrice dell'Opera oggi ottantaquatrenne, Paola Coiana. Una giornalista (dedita al lavoro insieme al marito anch'egli giornalista affermato) che dopo aver partecipato ad un convegno laico cattolico della Mariapoli (la grande manifestazione del gruppo dei focolarini dedicata alla Madonna) ha lasciato una villa al mare e una vita intensa di monda-
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Parrocchie. Il santuario di San Gemiliano posto alla periferia di Sestu mèta dei fedeli.
Uno spettacolo di fede autentica testimonia la devozione ai santi Il parroco don Onofrio: “La festa è un momento che unisce il paese”. Sistemati gli spazi fuori dalla chiesa, il piazzale e gli stazzi circostanti addobbati per l’occasione R. C. I È RINNOVATO anche quest'anno il tradizionale voto che i sestesi tributano a San Gemiliano. La festa del martire è stata solennizzata con la consueta serie di appuntamenti religiosi e civili, che hanno avuto il loro fulcro nel santuario posto alla periferia di Sestu. “La festa di San Gemiliano - ricorda il parroco sestese don Onofrio Serra - cade la prima domenica di settembre. Quest'anno era il primo per cui già dagli ultimi giorni di agosto abbiamo iniziato i festeggiamenti. La messa in parrocchia giovedì sera ha dato il via ai festeggiamenti mentre il giorno dopo in processione con il simulacro abbiamo raggiunto la sua chiesetta. Qui fino ogni anno si riversano migliaia di persone che animano la vita intorno al santuario. Almeno una settantina di famiglie si stabilisce in forma quasi permanente negli appositi stazzi, ristrutturati di recente, oltre a numerose persone che soggiornano per l'occasione nelle case
S
Nelle immagini alcuni momenti della festa.
nei pressi della chiesa”. San Gemiliano è oramai per i sestesi, ma anche per molte persone dei centri limitrofi, un riferimento al di là della festa di settembre. Quotidianamente molti raggiungono la chiesa ed il suo porticato per trascorrere qualche ora lontano dal centro e godere della bellezza del luogo. La chiesa, la serie di stazzi e il piazzale ora fanno bella mostra di sé dopo i lavori di sistemazione. “C'è di più - dice ancora il parroco. Abbiamo sistemato dei massi sui quali contiamo a breve di posizionare le stazioni della via Crucis. Un ulteriore tassello per abbellire la chiesa del nostro San Gemiliano”. I momenti maggiormente sentiti sono sicuramente la processione verso la chiesa il venerdì e la cele-
brazioni della domenica. “Quest'anno - ha proseguito il parroco il nostro Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, che è già stato diverse volte a Sestu ha voluto presiedere la celebrazione della mattina, animata anche con il canto gregoriano dal coro Lorenzo Perosi insieme alle launeddas di Luigi Lai. Avevamo già fatto una prova in parrocchia e la cosa ci è piaciuta così l'abbiamo proposta alla gente”. Una festa quella di San Gemiliano portata avanti da un apposito comitato, che non ha fatto mancare i festeggiamenti civili, con musica leggera e la tradizione sarda, senza tralasciare poi Sa Sullidadi, con il concerto bandistico, seguito da “su Cumbidu de su Presidenti” nei pressi del circolo parrocchiale, dove i presenti hanno gustato quanto
preparato per l'occasione. Centrali però restano gli appuntamenti religiosi. “Quest'anno - dice ancora don Onofrio - abbiamo voluto prepararci alla festa con un'attenzione all'Anno della Fede che stiamo vivendo, evidenziando la figura del Santo martire quale testimone autentico di fede vissuta fino alla morte. Non c'è un triduo o un novenario di preparazione, dato non ci sono altri sacerdoti in parrocchia, ma nelle messe celebrate nei giorni scorsi, prima della festa, abbiamo messo al centro delle riflessioni i temi della fede”. La festa si è chiusa con la consueta processione di rientro lunedì conclusasi con la benedizione Eucaristica. Una fiumana di persone che si è riversata per le strade ed ha seguito con attenzione il passaggio del santo. “Uno spettacolo di fede autentica- conclude il parroco - con tante persone che hanno testimoniato il loro attaccamento ai valori che i santi hanno difeso con la loro vita. Negli ultimi anni abbiamo notato che anche le famiglie residenti a Sestu, ma originarie di altre località, partecipano numerose alla festa, segno di una volontà di integrazione da parte loro. Molte giovani coppie poi chiedono di celebrare il matrimonio nella chiesetta campestre a volte anche il battesimo del primo figlio. Credo davvero che San Gemiliano sia un riferimento importante per tutti a Sestu, anche per chi non è nostro parrocchiano. La festa è un momento che unisce l'intero paese”.
Fede e devozione autentica per San Gemiliano
il PortiCo
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brevi IL 6 OTTOBRE
Convegno regionale dei catechisti sardi Il 6 ottobre, nei locali del Centro polivalente della Zona industriale di Macomer, si svolgerà l’annuale Convegno Regionale dei catechisti, sul tema: “Il catechista, testimone della fede”. Il relatore del’incontro sarà don Guido Benzi, direttore Ufficio Catechistico Nazionale. L’incontro, dalle 9.30 alle 17.30, non prevede nessuna quota di partecipazione. L’Ufficio Catechistico Diocesano si rende disponibile per l’organizzazione dei pullman (euro 10 a persona) e per raccogliere le adesioni all’evento a partire dal 9 settembre, all’indirizzo e-mail uffcatechistico@diocesidicagliari.it oppure telefonando ai numeri 07052843216; 3661504634 nei seguenti giorni: lunedì e mercoledì, dalle 16 alle 18; martedì dalle 10 alle 12.
UFFICIO CATECHISTICO
Percorso formativo per animatori Dal 9 settembre aprono le iscrizioni al percorso formativo per animatori della catechesi: catechisti della nuova evangelizzazione. Si tratta di un corso biennale proposto dall’Ufficio Catechistico Diocesano in collaborazione con Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari, che intende formare animatori nell’ambito dell'evangelizzazione e della catechesi, affinché possano essere, a loro volta, formatori di catechisti della nuova evangelizzazione nelle realtà parrocchiali, nelle associazioni e movimenti ecclesiali. Il percorso, con docenti ed esperti dell’Istituto di Scienze Religiose, comprende due sessioni: la prima da novembre 2013 a marzo 2014, e la successiva da novembre 2014 a marzo 2015. Le lezioni si svolgono il giovedì, a partire dal 7 novembre 2013, nei locali dell’Istituto di Scienze Religiose di Cagliari. Il corso si rivolge a catechisti parrocchiali, operatori pastorali, animatori di gruppi, movimenti e associazioni. Sono richieste conoscenze culturali di livello medio e almeno un triennio di esperienza pastorale. È necessaria, per questo motivo, la presentazione scritta della Parrocchia di appartenenza. Le informazioni e le iscrizioni si ricevono presso l’apposita segreteria dell’Ufficio Catechistico Diocesano, c/o Curia Arcivescovile, via Mons. Cogoni, 9, 09121 Cagliari Tel. 07052843216; 3661504634 uffcatechistico@diocesidicagliari.it lunedì e mercoledì, dalle 16.00 alle 18.00; martedì dalle 10.00 alle 12.00.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
il PortiCo
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Parrocchie. a maracalagonis la festa per san basilio magno e san Gregorio Nazianzeno. SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Lidia Lai, Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Roberto Comparetti, Matteo Mazzuzzi, Matteo Meloni, Roberto Piredda, Carlo Devoto, Davide Meloni, Enrico Murgia, Andre Busia, Mario Marini, Francesco Furcas, Verdiana Zedda, Alessia Corbu, Lidia Lai, Mario Antonio Tocco, Tore Ruggiu. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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Un appuntamento ricco di fascino che rivela il senso vero dell’amicizia Il momento clou nella chiesetta campestre romanica lungo la 125. Un calendario particolare curato nei minimi dettagli: ad aprire i festeggiamenti il parroco don Elvio Puddu LIDIA LAI NCHE QUEST’ANNO, come ormai da tempo, i festeggiamenti in onore di San Basilio Magno e San Gregorio Nazianzeno (nati entrambi in famiglie di santi, e molto amici tra loro) è stata una occasione particolarmente sentita per fortificare la fede e vivere momenti comunitari importanti e indimenticabili. Gli appuntamenti sono iniziati con un triduo, che serve soprattutto per una preparazione spirituale nei giorni precedenti la festa vera e propria: si vive il momento de “s’intregu” con la consegna della bandiera e la costituzione del comitato che cura i preparativi. Segue - il giorno successivo - l’adorazione e la confessione di tutti i componenti, per poi finire con la vestizione delle statue dei santi che vengono adornati con i simboli vescovili della mitra, del pastorale in argento e dell’anello in oro, simbolo della fedeltà all’impegno e al servizio episcopale. Le festività vere e proprie sono iniziate il 24 pomeriggio con la messa
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Le statue dei santi davanti all’altare (foto di Lidia Lai).
nella parrocchia dedicata alla Beata Vergine degli Angeli dove ad aprire i festeggiamenti è stato don Elvio Puddu, parroco di Maracalagonis. Quindi la processione: il cocchio trainato dai buoi ha trasportato i simulacri dei due santi e a piedi per tutto il pellegrinaggio, dal paese verso la campagna, i fedeli hanno percorso 11 km circa recitando un bellissimo rosario in limba molto elaborato con soste per l’acqua e momenti di riflessione, alternati con spunti tratti da alcuni testi scritti dai due santi. Il giorno dopo, alla presenza di tanti maresi, dei Comitati impegnati per la realizzazione della festa, di tanti fedeli giunti da lontano e alla
presenza di una delegazione dell’Ordine del Capitolo Sardegna dei Cavalieri Costantiniani (invitati dal Commendatore di Giustizia Professo don Elvio Puddu), si è svolta la processione e “s’incontru” dei due santi, momento suggestivo e sicuramente toccante. Questa fase della festa si è svolta come sempre nella chiesetta campestre romanica la cui facciata, con terminale a duplice inflessione sovrastato dal campanile a vela, è preceduta da un piccolo loggiato; internamente è costituita da un’aula con un’unica navata con copertura lignea, senza soluzione con il presbiterio, a destra del quale si trova la sacrestia. La celebrazione eucaristica della
mattina del 25 agosto si è svolta all’esterno con un bell’altare in pietra con i minimi particolari molto curati: addobbo floreale e corredo non sono passati inosservati. Alla presenza del coro parrocchiale ha celebrato la messa don Roberto Maccioni, parroco di San Vito, il quale durante l’omelia ha parlato del viaggio di Gesù, affermando che “da quando è nato fino all’ultimo bacio di sua madre, Cristo si è messo sempre in cammino. La sua mèta era Gerusalemme, raggiunta con 12 amici. Durante il percorso guarisce, ammonisce, insegna e tanto altro. E il viaggio porta alla salvezza”. “Per poter raggiungere la salvezza – ha proseguito don Maccioni - è necessario passare attraverso una porta: molto stretta sicuramente, ma aperta a tutti”. Il sacerdote ha poi aggiunto: “Il Cristianesimo non è ereditario: questi due santi hanno certamente dato tutto il loro contributo, vivendo da cristiani anche se nati in famiglie di santi. Per tutti è necessario mettersi umilmente al servizio di Dio”. E ha concluso: “Signore, se metti Maria come portinaia in quella porta, allora saremo tranquilli”. La festa si è conclusa il 26 agosto, con la solenne messa di ringraziamento e il rientro in processione dei santi. Ricco di fascino anche vedere che anche quest’anno, come sempre, alcuni partecipanti hanno costruito delle baraccas per vivere il vero senso dell’amicizia, aspettando la festa con i più cari amici in memoria dell’affetto tra i due santi.
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Parrocchie. Nella comunità di Nuraminis festa per San Lussorio, Cesello e Camerino.
Nel nome dell’amato don Benigno un momento di grande devozione Al compianto sacerdote è stato dedicato il parco. Il parroco don Giacomo ha sottolineato che oggi le forme di martirio sono molteplici, e non sempre implicano la morte fisica MARIO ANTONIO TOCCO OME OGNI ANNO, da secoli ormai, a Nuraminis si è svolta la festa in onore dei martiri San Lussorio, Cesello e Camerino (due giovani uccisi con lui). La festa religiosa si svolge dal 20 al 22 Agosto. Ad aprire ufficialmente i festeggiamenti è la Santa Messa, celebrata in Parrocchia, alla quale segue la processione con i simulacri dei Santi, che vengono accompagnati nella chiesetta campestre, situata nelle campagne del paese. Leggenda vuole che, nel luogo in cui è stato edificato il piccolo santuario, sia avvenuta una delle soste del viaggio che ha portato San Lussorio a Forum Traiani, luogo del suo primo martirio. Il simulacro del Santo passa la notte nella nostra piccola chiesetta. La mattina seguente, viene celebrata una Messa sul sagrato, preceduta da una piccola processione all'interno del parco, che nel tempo si è venuto a creare grazie al grande impegno di don Benigno Lai. Egli è stato per alcuni anni parroco del paese, e ha avuto modo di conoscere la profonda devozione
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che lega i nuraminesi al Santo soldato. Durante la processione, quest'anno, a poco tempo dalla scomparsa del sacerdote, il parco è stato a lui dedicato e, in memoria di questo evento, è stata posta una targa commemorativa all'ingresso, in modo che anche le future generazioni possano sapere che con l'impegno si possono ottenere risultati enormi. In serata si svolge un'altra celebrazione all'interno del piccolo santuario. Subito dopo parte la processione che, alla sola luce delle candele, riporta San Lussorio nella chiesa parrocchiale. Durante questo pellegrinaggio, il sacro si mescola al profano e, in corrispondenza del ponte che collega il paese alla zona della chiesetta, si può assistere ad uno spettacolo pirotecnico al quale, in qualche modo, può assistere anche San Lussorio. Subito dopo, si arriva
nella piazza principale, dove si svolge un altro spettacolo pirotecnico, che precede l'ingresso del simulacro nella sua "casa". Prima che ciò avvenga, il Santo, portato a spalla dai confratelli, si inchina verso la folla, salutato da un fragoroso applauso. Il giorno seguente, la mattina, si svolge la processione per le vie del paese, grazie alla quale anche chi è impossibilitato a raggiungere la chiesa, viene reso partecipe del culto. Al termine della processione, viene celebrata l'ultima Messa che conclude i festeggiamenti religiosi. Anche quest'anno la festa si è svolta secondo questo programma. Tutti i sacerdoti che hanno celebrato le Messe hanno posto l'accento sull'essere veri testimoni e soldati di Cristo, così come è stato Lussorio, e come lo sono stati i martiri cristiani della nostra Sardegna. Il punto centrale del-
la testimonianza dei martiri è il loro sconfinato amore per Dio, che gli ha permesso di rinunciare alla loro vita, nella maggior parte fatta di agi e ricchezze, per dedicarsi completamente all'annuncio della Buona Novella di Gesù. Il nostro parroco don Giacomo Faedda ha voluto in particolare sottolineare che le forme di martirio dei nostri giorni sono molteplici, e non per forza implicano la perdita materiale della propria vita. Infatti, si possono considerare martiri attuali anche coloro che donano completamente la propria vita al prossimo, ai malati, ai sofferenti, alle persone sole, oppure ancora ai ragazzi delle parrocchie che si impegnano per costruire qualcosa per loro e tanti altri. In conclusione, chiediamo al Signore, per intercessione di San Lussorio e dei Santi Cesello e Camerino, di aiutarci ad essere veri testimoni e soldati di Cristo.
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detto tra noi Piromani: piantatela! di D. TORE RUGGIU
Povera Sardegna (e non solo), terra sempre più bruciata! Già quando un turista mette piede nella nostra isola, a parte il mare e le coste (splendide), trova uno scenario squallido (quasi desertico). Se poi ci si mette anche qualche imbecille a deturpare l’ambiente, in quadro è, ahinoi, completo. Quando mai un turista è invogliato a venire in Sardegna con il pericolo, oltre che di essere strozzato dai prezzi, anche di finirla arrostito? Ma, a parte il turismo, pur importante per l’economia isolana, il fenomeno degli incendi, che produce tanta devastazione e inquinamento, va assolutamente affrontato e risolto. Si tratta sen’altro di uno dei crimini più gravi che si possano commettere. Tant’è che qualche decennio fa, l’allora vescovo di Nuoro Mons. Giovanni Melis, scrisse una lettera pastorale accorata, prendendo il titolo dal primo versetto del Salmo 23: “del Signore è la terra e quanto contiene”. A questa presa di posizione forte, fece seguito, in occasione della festa del Redentore a Nuoro, una solenne scomunica per i piromani da parte dell’allora Arcivescovo Metropolita di Cagliari, Mons. Otorino Pietro Alberti. Questi ed altri autorevoli appelli non hanno, però, sortito l’effetto desiderato visto quanto è seguito fino ai giorni nostri. Gli scenari della terra bruciata sono sotto gli occhi di tutti e non possono lasciarci indifferenti. La natura, che il buon Dio ha creato per l’uomo, va rispettata e protetta e perfino, per dirla con Papa Francesco, custodita. Pertanto a nessuno è consentito, sotto nessuna forma, farle violenza. Che cosa può spingere un individuo a macchiarsi di un peccato così grave? Non ci sono spiegazioni, se non ricorrere a definizioni che esprimono quanto siano inqualificabili tali comportamenti. Il patrimonio della natura è di tutti. E, quindi, tutti, non solo le istituzioni, devono concorrere a proteggerlo in ogni forma, anche denunciando chi fosse scoperto a commettere simili scelleratezze. Non è, certo, giustificabile ma comprensibile quando in certe zone della Sardegna, chi viene scoperto in flagranza, riceve una lezione che non dimenticherà per tutta la vita (se sopravvive!). Se si pensa al disastro di un incendio, talora anche con la perdita di vite umane o con la distruzione di un intero patrimonio agricolo o negli allevamenti di bestiame, le reazioni anche scomposte trovano facile consenso, anche se non giustificate. Dunque, l’allerta deve essere massima, la condanna esemplare e ferma, la prevenzione a tutti i livelli e, soprattutto, una costante e precisa opera educativa deve coinvolgere tutte le istituzioni. E le leggi, se inadeguate o inefficienti, vanno riviste e, soprattutto, fatte rispettare….con pene severissime per i trasgressori. Insomma, in questo campo, tolleranza zero!
Il lavoro come mezzo per favorire l’inserimento sociale delle persone svantaggiate. È l’obiettivo di “LAV…Ora”, il progetto dell’Assessorato regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale rivolto a tutti i soggetti pubblici e privati che operano nel settore dell’inclusione sociale. Il bando, che ha una dotazione complessiva di 8 milioni e 500 mila euro provenienti dall’Asse III “POR Sardegna FSE 2007/2013”, finanzia progetti innovativi e fattibili di avviamento, inserimento e accompagnamento all’occupazione. Nella consapevolezza che l’acquisizione di competenze professionali specifiche possa aumentare considerevolmente le possibilità di reintegrazione sociale ed economica di cittadini e di cittadine in difficoltà. Le proposte possono essere presentate da enti pubblici e privati, organizzazioni e associazioni del terzo settore in collaborazione con i soggetti che hanno in carico i destinatari (es. enti locali; aziende sanitarie locali; uffici locali per l’esecuzione penale esterna; ufficio servizi sociali minori del centro per la giustizia minorile; dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).
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LAV...Ora
LE CARATTERISTICHE GENERALI DEL PROGETTO Con l’avviso pubblico, pubblicato il 12 giugno e aggiornato il 16 luglio 2013, la Regione Sardegna ha inteso incoraggiare reti spontanee di partenariato tra tutti i soggetti pubblici e privati che operano nel settore dell’inclusione sociale, con l’ausilio dei centri per l’impiego e degli enti competenti alla presa in carico dei soggetti. Ogni progetto può contare su una dotazione massima di 25 mila euro; la sua durata non può essere inferiore ai 12 mesi e superiore ai 24 mesi a partire dalla data d’avvio. Ciascun percorso deve tenere conto delle peculiarità dei destinatari e al contempo, deve assicurare la collaborazione costante di tutti gli attori coinvolti in modo che ognuno, per la parte di propria competenza, contribuisca al pieno sviluppo delle azioni elaborate. Un tutor aziendale garantirà la piena riuscita dell’inserimento che, comunque, non costituirà un rapporto di lavoro perché finalizzato esclusivamente alla formazione; il percorso dovrà essere svolto presso soggetti ospitanti pubblici e privati scelti dal beneficiario, nel rispetto delle esigenze aziendali e delle competenze tecnico-professionali e attitudinali ricavate dal curriculum vitae del soggetto selezionato. Rientrano tra i destinatari: -Disabili fisici, psichici e sensoriali; -Donne vittime di violenza, madri con figli minori e in condizione di disagio sociale; -Persone affette, al momento o in passato, da una dipendenza, anche se ancora in trattamento riabilitativo in strutture pubbliche o private; -Giovani disoccupati tra i 16 e i 29 anni, con priorità per coloro che versano in situazioni di disagio; -Minori e adulti coinvolti in reati e/o sottoposti a provvedimenti limitativi parziali o totali della libertà personale; -Soggetti portatori di disagio sociale e a rischio di povertà estreme; L’appartenenza a queste tipologie deve essere attestata dagli enti istituzionalmente competenti
“LAV…ORA” E L’AGENZIA REGIONALE PER IL LAVORO Ai fini della candidatura al bando, il 29 luglio scorso, l’Agenzia regionale per il lavoro ha stipulato un protocollo d’intesa finalizzato alla costituzione d’una rete spontanea per la realizzazione di percorsi di reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. L’accordo, volto a contrastare ogni forma di discriminazione nel mercato del lavoro, vede la stretta collaborazione di quattro soggetti: l’Agenzia regionale per il lavoro, la Procura della Repubblica di Cagliari e le associazioni “Orientare” e “Donne al Traguardo” Onlus.
I PROGETTI IN CAMPO E I RUOLI DEGLI ATTORI Attualmente i progetti presentati sono sei, dedicati alle donne vittime di violenza. Altri quattro, di prossima stipula, riguarderanno un gruppo di detenuti nel carcere cagliaritano di Buoncammino. I percorsi sono tesi all’inserimento e all’accompagnamento al lavoro, attraverso l’acquisizione di competenze che siano spendibili nel mercato del lavoro, così da favorire una possibile reintegrazione. L’Agenzia regionale per il lavoro, come capofila, assicura la regia tecnica delle attività, il loro coordinamento e quello dei partners. Inoltre curerà tutti gli aspetti di natura finanziaria delle attività, compresa l’erogazione delle borse ai beneficiari, la rendicontazione e il monitoraggio finanziario dei progetti e le azioni di carattere informativo e divulgativo connesse ai percorsi. La Procura della Repubblica di Cagliari, in qualità di soggetto ospitante dei destinatari, si occuperà di accogliere i beneficiari, inserendoli in attività adeguate alle loro competenze in cui saranno affiancati da tutor. L’associazione culturale “Orientare”, di concerto con l’Agenzia regionale per il lavoro, sta curando la progettazione degli interventi, la pianificazione e l’erogazione della formazione, il monitoraggio e la valutazione; il supporto operativo che serve alla gestione dell’iniziativa. L’associazione “Donne al Traguardo Onlus”, ha selezionato le donne beneficiarie, tra le utenti dei propri servizi, e si occuperà attraverso i propri educatori, di accompagnarle nel loro percorso formativo e lavorativo.
ATTUAZIONE E DURATA In questa fase, si attende l’istruttoria delle sei domande presentate da parte dell’Assessorato regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale. In caso di esito positivo, il partenariato di progetto - attraverso un Comitato Tecnico formato da un rappresentante di ciascun ente firmatario - seguirà in modo congiunto tutti i percorsi di inserimento, cercando di garantire la massima efficienza e, al contempo, un approccio multidisciplinare a sostegno dei beneficiari.