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DOMENICA 1 DICEMBRE 2013 A N N O X N . 44

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Chiamati a custodire ROBERTO PIREDDA

on questo numero inizio il mio servizio come direttore del settimanale diocesano Il Portico. In tale occasione voglio esprimere in primo luogo il mio ringraziamento all’Arcivescovo Mons. Miglio per la fiducia che ha riposto nella mia persona chiedendomi di assumere questo impegno. In secondo luogo il mio ringraziamento e la mia stima vanno a chi mi ha preceduto: Sergio Nuvoli. In questi anni i lettori hanno certamente potuto apprezzare la sua capacità di realizzare un giornale sempre attento alla realtà ecclesiale e al mondo contemporaneo, fondato su una robusta visione cristiana della realtà. Anche io personalmente ho avuto l’occasione di collaborare a questo progetto, in modo particolare dedicandomi alla divulgazione del magistero pontificio, prima con il carissimo Benedetto XVI e ora con Francesco, del quale tutti apprezzano la capacità di parlare direttamente all’animo di ogni persona. L’auspicio è che la lettura de Il Portico possa essere sempre occasione per approfondire il messaggio cristiano, conoscere la vita della Chiesa e interpretare cristianamente tutta la realtà che ci circonda. Avrei certamente preferito iniziare questo servizio potendo raccontare la gioia di qualche evento ecclesiale o della nostra

C

realtà sociale, ma gli eventi che si impongono alla nostra attenzione ci portano da un’altra parte, a storie di sofferenza e di morte: sono le vicende tragiche dell’alluvione che ha colpito la nostra regione. Di queste giornate certamente ciascuno di noi porta dentro immagini, parole, storie, vissute personalmente o anche solo semplicemente colte attraverso i vari media. Sono le immagini dei territori colpiti dalla furia dei fiumi di fango e detriti, di chi ha perso la casa e con essa quanto possedeva, anche le memorie più care di una vita. Sono i volti e i nomi delle sedici persone che hanno perso la vita in una tragedia che è legata ad una calamità naturale e dove al tempo stesso, come ha ricordato il Vescovo di Tempio Ampurias Mons. Sanguinetti nell’omelia dei funerali a Olbia, «non è estranea la mano e la volontà dell’uomo», di un uomo che ha dimenticato il suo dovere fondamentale di essere custode del creato. Ma le storie di questi giorni, pur profondamente segnate dal dolore e dalla rabbia, possono anche incontrare una prospettiva diversa, una svolta nuova e insospettata. Un fiume d’acqua, violento e portatore di morte, ha travolto la nostra isola, ma in questi giorni assistiamo ad un altro “fiume”, questa volta capace di portare vita dove c’erano soltanto sofferenza e distruzione. È il “fiume” del servizio generoso, della solidarietà di tante persone che da subito si sono messe all’opera donan-

do tempo, energie, aiuti materiali. È il volto migliore e forse più vero dell’Italia e della Sardegna, è il volto di chi si lascia provocare dalla realtà, di chi vede in ogni persona, prima di qualsiasi altra cosa, un fratello in umanità, specialmente nel momento dell’abbandono e della sofferenza. È un altro “fiume”, fatto di singole persone e di realtà associate, capaci di dare un volto concreto alla speranza, che in queste occasioni emerge, ma che non smette mai di scorrere nel silenzio discreto e operoso della vera carità. Come ha scritto Marcella Peverini, una studentessa del Liceo Classico “De Castro” di Oristano, in una lettera aperta pubblicata sul sito della scuola, il «finale triste» di quel lunedì 18 Novembre, può essere «un punto di partenza, per ricominciare da zero, ma non da soli». Per non ricominciare “da soli” è fondamentale riscoprire la chiamata a essere tutti insieme “custodi”, così come indicò Papa Francesco nell’omelia di inizio del ministero petrino (19 Marzo 2013): «La vocazione del custodire … è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore». Una Sardegna che vive la “vocazione del custodire” troverà senz’altro le energie per rialzarsi.

Telegramma di cordoglio

del Santo Padre per le vittime del maltempo in Sardegna, 19.11.2013 A Sua Eccellenza Rev.ma

Mons. Arrigo Miglio Presidente della CES Il Sommo Pontefice ha appreso con trepidazione la notizia dell’alluvione che ha colpito codesta terra di Sardegna, provocando inondazioni e causando perdite di vite umane, feriti e ingenti danni e disagio in tante famiglie. Sua Santità desidera far giungere a tutti la sua affettuosa parola di conforto e di incoraggiamento, assicurando un particolare ricordo nella preghiera per quanti hanno perso la vita e per tutte le persone provate dalla grave calamità. Il Santo Padre auspica che non venga meno la solidarietà e il necessario aiuto per far fronte a questo momento difficile e di cuore imparte una speciale benedizione apostolica.

✠ Pietro Parolin Segretario di Stato di Sua Santità


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