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DOMENICA 1 DICEMBRE 2013 A N N O X N . 44
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Chiamati a custodire ROBERTO PIREDDA
on questo numero inizio il mio servizio come direttore del settimanale diocesano Il Portico. In tale occasione voglio esprimere in primo luogo il mio ringraziamento all’Arcivescovo Mons. Miglio per la fiducia che ha riposto nella mia persona chiedendomi di assumere questo impegno. In secondo luogo il mio ringraziamento e la mia stima vanno a chi mi ha preceduto: Sergio Nuvoli. In questi anni i lettori hanno certamente potuto apprezzare la sua capacità di realizzare un giornale sempre attento alla realtà ecclesiale e al mondo contemporaneo, fondato su una robusta visione cristiana della realtà. Anche io personalmente ho avuto l’occasione di collaborare a questo progetto, in modo particolare dedicandomi alla divulgazione del magistero pontificio, prima con il carissimo Benedetto XVI e ora con Francesco, del quale tutti apprezzano la capacità di parlare direttamente all’animo di ogni persona. L’auspicio è che la lettura de Il Portico possa essere sempre occasione per approfondire il messaggio cristiano, conoscere la vita della Chiesa e interpretare cristianamente tutta la realtà che ci circonda. Avrei certamente preferito iniziare questo servizio potendo raccontare la gioia di qualche evento ecclesiale o della nostra
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realtà sociale, ma gli eventi che si impongono alla nostra attenzione ci portano da un’altra parte, a storie di sofferenza e di morte: sono le vicende tragiche dell’alluvione che ha colpito la nostra regione. Di queste giornate certamente ciascuno di noi porta dentro immagini, parole, storie, vissute personalmente o anche solo semplicemente colte attraverso i vari media. Sono le immagini dei territori colpiti dalla furia dei fiumi di fango e detriti, di chi ha perso la casa e con essa quanto possedeva, anche le memorie più care di una vita. Sono i volti e i nomi delle sedici persone che hanno perso la vita in una tragedia che è legata ad una calamità naturale e dove al tempo stesso, come ha ricordato il Vescovo di Tempio Ampurias Mons. Sanguinetti nell’omelia dei funerali a Olbia, «non è estranea la mano e la volontà dell’uomo», di un uomo che ha dimenticato il suo dovere fondamentale di essere custode del creato. Ma le storie di questi giorni, pur profondamente segnate dal dolore e dalla rabbia, possono anche incontrare una prospettiva diversa, una svolta nuova e insospettata. Un fiume d’acqua, violento e portatore di morte, ha travolto la nostra isola, ma in questi giorni assistiamo ad un altro “fiume”, questa volta capace di portare vita dove c’erano soltanto sofferenza e distruzione. È il “fiume” del servizio generoso, della solidarietà di tante persone che da subito si sono messe all’opera donan-
do tempo, energie, aiuti materiali. È il volto migliore e forse più vero dell’Italia e della Sardegna, è il volto di chi si lascia provocare dalla realtà, di chi vede in ogni persona, prima di qualsiasi altra cosa, un fratello in umanità, specialmente nel momento dell’abbandono e della sofferenza. È un altro “fiume”, fatto di singole persone e di realtà associate, capaci di dare un volto concreto alla speranza, che in queste occasioni emerge, ma che non smette mai di scorrere nel silenzio discreto e operoso della vera carità. Come ha scritto Marcella Peverini, una studentessa del Liceo Classico “De Castro” di Oristano, in una lettera aperta pubblicata sul sito della scuola, il «finale triste» di quel lunedì 18 Novembre, può essere «un punto di partenza, per ricominciare da zero, ma non da soli». Per non ricominciare “da soli” è fondamentale riscoprire la chiamata a essere tutti insieme “custodi”, così come indicò Papa Francesco nell’omelia di inizio del ministero petrino (19 Marzo 2013): «La vocazione del custodire … è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore». Una Sardegna che vive la “vocazione del custodire” troverà senz’altro le energie per rialzarsi.
Telegramma di cordoglio
del Santo Padre per le vittime del maltempo in Sardegna, 19.11.2013 A Sua Eccellenza Rev.ma
Mons. Arrigo Miglio Presidente della CES Il Sommo Pontefice ha appreso con trepidazione la notizia dell’alluvione che ha colpito codesta terra di Sardegna, provocando inondazioni e causando perdite di vite umane, feriti e ingenti danni e disagio in tante famiglie. Sua Santità desidera far giungere a tutti la sua affettuosa parola di conforto e di incoraggiamento, assicurando un particolare ricordo nella preghiera per quanti hanno perso la vita e per tutte le persone provate dalla grave calamità. Il Santo Padre auspica che non venga meno la solidarietà e il necessario aiuto per far fronte a questo momento difficile e di cuore imparte una speciale benedizione apostolica.
✠ Pietro Parolin Segretario di Stato di Sua Santità
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IL PORTICO DEL TEMPO
il Portico
domenica 1 dicembre 2013
Alluvione. Sedici vittime, sessanta centri colpiti, l’ottanta per cento dei comuni a rischio idrogeologico.
Una dura prova per la Sardegna
ANDREA PALA L CICLONE CLEOPATRA, che ha colpito la Sardegna tra il 18 e il 19 novembre, ha lasciato una profonda scia di sangue. Il bilancio è di 16 vittime. La gran parte di queste è morta in Gallura, tra Arzachena e Olbia. Vittime anche a Dorgali, Tempio, Torpè e Uras. I racconti di chi è scampato a questa terribile tempesta che si è abbattuta sulla Sardegna centrosettentrionale sono toccanti, commossi, pieni di tristezza. La mobilitazione in loro soccorso è stata ampia e generosa. La Protezione civile ha dovuto presto dare uno stop all'invio del materiale, chiedendo alla popolazione invece di concentrarsi sulle offerte economiche. Necessarie per far ripartire questa parte dell'isola. In tutti i 60 comuni colpiti da questa terribile sciagura di acqua e fango (solo le province del Sulcis Iglesiente e di Sassari non sono state colpite dall'alluvione) ci si è da subito rimboccati le maniche per fare fronte alla calamità naturale che si è abbattuta sulle loro teste.
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A Solarussa le acque del vicino fiume Tirso hanno inondato il paese. “Ottanta famiglie – ha spiegato don Ignazio Serra, responsabile delle comunicazioni sociali della diocesi di Oristano – hanno avuto le loro case invase dall'acqua. Hanno ricevuto anche la visita dell'Arcivescovo Mons. Ignazio Sanna, mentre ripulivano le loro abitazioni, in una situazione certo di sconforto, ma anche di tanta voglia di risollevarsi dopo la tragedia”. Nel centro dell'oristanese il parroco ha messo a disposizione il salone parrocchiale per dare un tetto alle persone la cui casa è risultata inagibile. “E da tutti i paesi della zona – ha proseguito don Ignazio Serra – sono giunti generi alimentari e altri beni materiali”. Ma molti hanno perso tutto. “Una panetteria appena avviata da un solo mese – ha raccontato il sacerdote – è andata completamente distrutta. Una signora mi ha riferito di non avere più nulla a causa dell'alluvione, ma ha poi detto che la cosa non le importa, perché è riuscita a salvare suo marito”. A Solarussa fortunatamente non si sono registrate vittime. Ma a Torpè, comune della
UN INVITO ALLA SPERANZA
La vicinanza del Papa all’Isola Parole del Santo Padre all’Udienza Generale del 20 novembre 2013 «In questo momento non possiamo non ricordare le vittime della recente alluvione in Sardegna: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali con quanti hanno subito dei danni. Adesso facciamo una preghierina in silenzio e poi pregheremo la Madonna perché benedica e aiuti tutti i fratelli e le sorelle sardi.» Parole di S.E. Mons. Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, al termine del funerale per le vittime dell’alluvione in Sardegna (Palazzetto dello sport Geovillage di Olbia, 20.11.2013)
«Eccellenza Reverendissima, Signor Ministro, distinte autorità, cari fedeli tutti, come figlio di questa terra, mi unisco con profondo affetto alla preghiera di suffragio per questi fratelli e sorelle strappati ai loro familiari da una morte crudele. Con profonda solidarietà fraterna, condivido le sofferenze e i disagi delle tante famiglie rimaste senza casa e prive delle cose più care. Con tutti i sardi, condivido le legittime attese e speranze per un futuro più sicuro e sereno. In questo momento di dolore, il Santo Padre vuole manifestare, attraverso di me, la sua solidale presenza e l’espressione della sua accorata partecipazione a questa sciagura che ha colpito la nostra cara terra di Sardegna. Papa Francesco è spiritualmente presente in mezzo a noi per condivide-
Barbagia, il rio Posada ha allagato l'abitato. Una donna anziana, 90 anni, invalida, non è riuscita a mettersi in salvo ed è morta a causa dell'acqua che ha allagato la sua abitazione. I suoi funerali sono stati celebrati giovedì 21 e per l'occasione il comune ha indetto una giornata di lutto cittadino. “La situazione nel centro abitato – ha riferito il sindaco della cittadina Antonella Dalu – si è rivelata abbastanza drammatica. Fin dalle prime ore abbiamo cercato di affrontare le questioni più urgenti, come la pulizia delle abitazioni invase dal fango. Da tutta la Sardegna, ma anche dal resto d'Italia, sono giunte tantissime persone a darci una mano. In tanti sono sfollati e per lungo tempo, purtroppo, non potranno fare rientro nelle loro case. Hanno trovato riparo da parenti, amici, ma anche da chi ha deciso di mettere a disposizione le proprie abitazioni per chi una casa non l'ha più. Nessuno però a voluto lasciare Torpè, nonostante le offerte giunte dagli altri comuni limitrofi, che ci hanno davvero manifestato tantissima solidarietà”. Intanto la situazione volge lentamente alla
re la vostra angoscia, per invitare tutti a sperare senza cedere allo sconforto, per auspicare vivamente che il rispetto della natura e la necessaria cura del territorio possano evitare in futuro simili devastanti tragedie. Sua Santità desidera incoraggiare le realtà istituzionali, ecclesiali e i privati, che già hanno fatto fronte ai primi soccorsi, a proseguire nell’impegno generoso per alleviare le situazioni di grande difficoltà che permangono. Egli è particolarmente vicino alle vittime, ma specialmente a tutti voi che piangete i vostri cari, ed implora da Dio per le loro anime il riposo eterno. Il Papa affida alla Vergine Santa di Bonaria tutte le persone e le famiglie coinvolte in questa prova così dolorosa, affinché attraverso la sua materna intercessione il Signore possa asciugare ogni lacrima e lenire ogni ferita. Sua Santità, di tutto cuore invia a ciascuno di voi una speciale, confortatrice benedizione apostolica».
normalità. “Lunedì per il primo giorno hanno riaperto tutte le scuole, comprese le superiori”, ha detto Pietro Paolo Piras, sindaco di Terralba. Soltanto l'edificio che ospita le medie, per motivi di salubrità, è rimasto chiuso, a causa della troppa acqua che ha danneggiato arredi e muri. Prosegue intanto l'attività di censimento dei danni nel nostro territorio, ci sono ancora alcune situazioni di disagio, legate sempre agli allagamenti, ma la situazione di disagio è fortunatamente alle spalle”. “Contiamo però di avere un aiuto forte dallo Stato e dalla Regione – ha sottolineato il primo cittadino – perché c'è, un po' ovunque, una fila di cittadini che chiede aiuto, avendo perso, in alcuni casi, davvero tutto”. Ma resta, al di là della pesante alluvione che ha colpito la Sardegna, il problema del dissesto idrogeologico dell'isola. “Non più tardi di un paio di mesi fa – ha dichiarato Davide Boneddu, presidente dell'Ordine dei Geologi della Sardegna – a abbiamo evidenziato che circa l'80 per cento dei comuni dell'isola ha una porzione del proprio territorio a elevato rischio idrogeologico”.
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 1 DICEMBRE 2013
Alluvione. L’impegno della Caritas per sostenere le zone colpite dal ciclone Cleopatra.
Una gara di solidarietà che coinvolge l’intera regione Oltre le prime necessità si punta a sostenere il ritorno alla vita normale delle famiglie e il riavvio delle attività produttive MARIA CHIARA CUGUSI ASSATA LA FASE della prima emergenza, la Chiesa sarda, attraverso il suo braccio operativo rappresentato dalle Caritas diocesane, cerca di sostenere un ritorno alla ‘normalità’, attraverso una mappatura attenta delle singole necessità. Nell’area vasta di Olbia - la zona più colpita, con 13 vittime (delle 16 complessive nell’isola), migliaia di abitazioni allagate, centinaia di famiglie sfollate - i parroci e gli operatori Caritas, grazie al coordinamento con la Protezione civile, sono impegnati ad ascoltare i bisogni e a portare conforto: ogni sera si fa il punto di ciò che serve; gli arrivi dei volontari e delle scorte alimentari vengono concordati con il centro operativo Caritas. In media, la Caritas di Tempio assicura fino a ottomila pasti caldi al giorno, tra pranzo e cena. Il fondo di solidarietà, attivato dal Vescovo Mons. Sebastiano Sanguinetti, grazie alla collaborazione delle parrocchie, permetterà di sostenere progetti a lungo termine e una ripresa delle attività lavorative. La gara di solidarietà ha superato i confini dell’isola: i volontari sono arrivati an-
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che da Bergamo e presto arriveranno dall’Emilia, per ricambiare l’aiuto ricevuto dalla Caritas di Tempio durante il terremoto del 2012. «Dopo un primo momento di disperazione - spiega Sr. Luigia Leoni, direttrice della Caritas di Tempio -, mi è tornata la speranza nel vedere tanti giovani disposti ad aiutarci. Inoltre, c’è stata una generosità enorme tra famiglie, che si sono aiutate l’una con l’altra, ancora prima che arrivassero i soccorsi ». Così, le parrocchie di Sant’Antonio e della Sacra Famiglia si sono trasformate in veri e propri magazzini, insieme agli altri sei punti di raccolta e distribuzione attivati in città. Qui sono arrivati re-
golarmente i mezzi della Caritas diocesana di Cagliari: «Abbiamo consegnato oltre 300 metri cubi di materiali vari - spiega Andrea Nicolotti -: centinaia di materassi, coperte, alimenti a lunga conservazione, prodotti per l’igiene intima e per la casa, abbigliamento per adulti e bambini». Un’azione accanto agli ultimi, nessuno escluso: a San Gavino Monreale, la Caritas di Ales-Terralba si è impegnata ad aiutare una cinquantina di nomadi (la metà bambini) rimasti senza campo, a causa del nubifragio: per giorni, sono stati accolti nelle parrocchie, poi finalmente, sono stati individuati nuovi moduli abitativi. In tutte le zone colpite c’è stata una costante
presenza dei Vescovi, delle Caritas diocesane e dei singoli parroci, che continuano a bussare di casa in casa. Come a Torpè, «dove si sta ancora cercando di quantificare i danni subiti dalle attività agro-pastorali», sottolinea don Francesco Mariani, direttore della Caritas di Nuoro; o come a Solarussa, a Uras e a Terralba: «I parroci hanno chiesto espressamente di essere loro ad andare dalle singole famiglie spiega Carla Serpi, referente diocesano per l’alluvione della Caritas Ales-Terralba -. Stiamo cercando di capire quali siano le necessità nel lungo-termine; si punta a sostenere il riavvio delle attività produttive, fortemente danneggiate».
L’emergenza in Sardegna
L’aiuto fraterno per le Filippine
La colletta e la raccolta di materiale per gli alluvionati
La colletta nazionale e l’iniziativa della Caritas
M. C. C.
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E OFFERTE PER LE famiglie sarde
colpite dall’alluvione possono essere versate sui conti intestati a Arcidiocesi di Cagliari - Caritas Diocesana: Banca Prossima IBAN IT70 Z033 5901 6001 0000 0070 158; Bancoposta IBAN IT87 Z076 0104 8000 0101 2088 967; causale: ‘Emergenza alluvione Sardegna novembre 2013, tifone Cleopatra’. La colletta sarà finalizzata a garantire un accompagnamento nel tempo delle famiglie, che poco a poco dovranno riprendere possesso delle loro abitazioni e tornare alla ‘normalità quotidiana’. Oltre alla colletta, nei prossimi mesi continuerà anche la raccolta di tutto il materiale destinato alle po-
polazioni alluvionate, nell’ambito dell’attività usuale della Caritas diocesana presso il Centro Diocesano di Assistenza (via Po 57-61, Cagliari): chi vorrà portare qualcosa dovrà preliminarmente contattare Andrea Nicolotti (cell. 3924394684), per verificare il luogo (chi arriva con carichi grossi potrà scaricare il materiale in un altro deposito) e gli orari di servizio per il ricevimento dei materiali. Informazioni e aggiornamenti relativi alle necessità delle famiglie colpite dall’alluvione sono disponibili sulla pagina facebook della Caritas diocesana e sul sito: www.caritassardegna.it. I volontari disposti ad andare a Olbia potranno far riferimento a Giada Melis (cell. 3407530558) e all’Ufficio Caritas diocesana (tel. 070/52843238).
M. C. C. N OCCASIONE DELLA Colletta nazionale per le Filippine indetta dalla CEI per l’1 dicembre 2013, la Caritas diocesana di Cagliari promuove una raccolta fondi a favore della popolazione delle Filippine, colpita dal Tifone Haiyan, a cui sono invitate a partecipare tutte le parrocchie. L’iniziativa della Caritas diocesana è organizzata in collaborazione con Danilo Cannas, Console onorario delle Filippine in Sardegna, con il CSV Sardegna Solidale, con l’associazione Solidarietà sarda, con la comunità filippina presente a Cagliari, e, in particolare, con le associazioni filippine Bahianian
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e Associazione Filippini in Sardegna. Nel Paese è in atto una ‘emergenza umanitaria di massa’, a causa del tifone che, nei giorni scorsi, ha causato migliaia di morti, feriti e dispersi, in particolare nelle isole di Samar e Leyte. Chi vorrà potrà versare le offerte per le Filippine sui conti intestati a Arcidiocesi di Cagliari - Caritas Diocesana: Banca Prossima IBAN IT70 Z033 5901 6001 0000 0070 158; Bancoposta IBAN IT87 Z076 0104 8000 0101 2088 967, indicando la causale ‘Emergenza Filippine’; la raccolta fondi durerà anche nei prossimi mesi. Per ulteriori informazioni, si può contattare: caritas.cagliari@gmail.com, oppure tel. 070/52843238.
IL PORTICO
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il fatto PARLA DON MARCO LAI
Una carità senza confini In linea con la volontà della Conferenza Episcopale Sarda, la Caritas diocesana di Cagliari promuove due collette, una a favore delle famiglie colpite dall’alluvione in Sardegna, e la seconda destinata alle Filippine, devastate dal Tifone Haiyan. «Ciò che accumuna le due iniziative è una progettualità di medio-lungo periodo», spiega don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana e delegato regionale Caritas che, nei giorni scorsi, ha fatto un sopralluogo nelle zone della Sardegna più devastate. «Si tratta di un processo lungo - continua - che richiederà un’attenta rilevazione dei bisogni, quasi una carezza della Chiesa per aiutare a superare il trauma subito sia dal punto di vista fisico che psicologico, a riprendere in mano la propria vita, cominciando dal ritorno nelle proprie case». Intanto, la Presidenza della CEI ha stanziato un milione di euro sui fondi dell’otto per mille per le famiglie sarde, e la Caritas Italiana ha messo a disposizione 100mila euro. «Le difficoltà della
nostra isola - aggiunge don Marco Lai- non devono far dimenticare le altre emergenze, che ugualmente sollecitano la Chiesa, in un criterio evangelico di prossimità e fraternità». Ancora di più, «di fronte alla numerosa comunità filippina presente a Cagliari, una comunità ben radicata e integrata, a tal punto da far parte delle nostre famiglie, in cui molti di loro lavorano». Quella nei confronti del dramma delle Filippine è «un’iniziativa condivisa, promossa insieme al Consolato delle Filippine in Sardegna, alla Comunità filippina, al CSV Sardegna Solidale e alle altre realtà del mondo del volontariato». I fondi raccolti «saranno finalizzati a promuovere, attraverso Caritas Italiana, un progetto della Sardegna nelle Filippine».(MCC)
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IL PORTICO DEL TEMPIO
il Portico
Il Papa. Richiamata l’importanza della “mistica” della dottrina sociale della Chiesa
La bellezza di un cammino di fede che incontra la misericordia di Dio ROBERTO PIREDDA A DOMENICA DEL Santo Padre è stata caratterizzata dalla celebrazione di chiusura dell’Anno della Fede. Nell’Omelia della S. Messa Papa Francesco ha sottolineato in primo luogo la fondamentale intuizione di Benedetto XVI di indire un anno speciale dedicato proprio al tema della fede: «egli ci ha offerto l’opportunità di riscoprire la bellezza di quel cammino di fede che ha avuto inizio nel giorno del nostro Battesimo, che ci ha resi figli di Dio e fratelli nella Chiesa. Un cammino che ha come meta finale l’incontro pieno con Dio, e durante il quale lo Spirito Santo ci purifica, ci eleva, ci santifica, per farci entrare nella felicità a cui anela il nostro cuore». Il Papa, prendendo spunto dal vangelo della solennità di Cristo Re, ha poi mostrato come Cristo regni dalla croce e da lì offra il suo perdono al ladrone pentito: «Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta. Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui». All’Angelus il Santo Padre ha poi fatto riferimento alla comunità ucraina che ricordava «l’80° anniversario dell’Holodomor, la "grande fame" provocata dal regime sovietico che causò milioni di vittime» e ha richiamato il valore della testimonianza dei «missionari che, nel corso dei seco-
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Papa Francesco incensa le le reliquie dell’Apostolo Pietro.
li, hanno annunciato il Vangelo e sparso il seme della fede in tante parti del mondo». All’Udienza generale del Mercoledì Papa Francesco si è soffermato sul tema della remissione dei peccati riferendosi in particolare al cosiddetto “potere delle chiavi”: «Dio perdona ogni uomo nella sua sovrana misericordia, ma Lui stesso ha voluto che quanti appartengono a Cristo e alla Chiesa, ricevano il perdono mediante i ministri della Comunità. Attraverso il ministero apostolico la misericordia di Dio mi raggiunge, le mie colpe sono perdonate e mi è donata la gioia. In questo modo Gesù ci chiama a vivere la riconciliazione anche nella dimensione ecclesiale, comunitaria». Ricevendo in udienza i partecipanti alla Plenaria della Congregazione delle Chiese Orientali il Santo Padre ha ricordato la difficile realtà di tante comunità cristiane del Medio
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
Mettere Dio al centro a cura di ROBERTO PIREDDA
ell’omelia della Messa del 18 Novembre il Santo Padre ha preso spunto dalla prima lettura, tratta dal Primo libro dei Maccabei, che faceva il riferimento alla tentazione che ha Israele di volersi allontanare dalla legge di Dio per seguire altre strade.
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«E questa è una contraddizione: non negoziamo i valori ma negoziamo la fedeltà. E questo è proprio il frutto del demonio, del principe di questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di mondanità. E poi, accadono le conseguenze. Hanno preso le abitudini dei pagani, poi un passo avanti: il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Non è la bella globaliz-
zazione dell’unità di tutte le Nazioni, ma, ognuna con le proprie usanze ma unite, ma è la globalizzazione dell’uniformità egemonica, è proprio il pensiero unico. E questo pensiero unico è frutto della mondanità». «Ma, Padre, questo succede anche oggi? Sì. Perché lo spirito della mondanità anche oggi c’è, anche oggi ci porta con questa voglia di essere progressisti sul pensiero unico. Se presso qualcuno veniva trovato il Libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la sentenza del re lo condannava a morte: e questo l’abbiamo letto sui giornali, in questi mesi. Questa gente ha negoziato la fedeltà al suo Signore; questa gente, mossa dallo spirito del mondo, ha negoziato la propria identità, ha negoziato
Oriente: «non ci rassegniamo a pensare il Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù, inseriti quali cittadini a pieno titolo nella vita sociale, culturale e religiosa delle nazioni a cui appartengono». In occasione della Giornata per la vita contemplativa, che faceva parte degli appuntamenti dell’Anno della fede, Papa Francesco si è recato in visita al Monastero di Sant’Antonio Abate delle Monache Benedettine Camaldolesi all’Aventino. Nella sua meditazione il Pontefice ha messo in risalto la fede di Maria: «ai piedi della croce, è donna del dolore e al contempo della vigilante attesa di un mistero, più grande del dolore, che sta per compiersi. Tutto sembra veramente finito; ogni speranza potrebbe dirsi spenta. Anche lei, in quel momento, ricordando le promesse dell’annunciazione avrebbe potuto dire: non si sono av-
verate, sono stata ingannata. Ma non lo ha detto. Eppure lei, beata perché ha creduto, da questa sua fede vede sbocciare il futuro nuovo e attende con speranza il domani di Dio». In settimana è stato trasmesso il video-messaggio di Papa Francesco ai partecipanti al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa che si svolgeva a Verona. Il Papa ha parlato della “mistica” della dottrina sociale: «l’applicazione della Dottrina Sociale contiene in sé una mistica. Ripeto la parola: una mistica. Sembra toglierti immediatamente qualcosa; sembra che applicarla ti porti fuori dal mercato, dalle regole correnti. Guardando ai risultati complessivi, questa mistica porta invece un grande guadagno, perché è in grado di creare sviluppo proprio in quanto – nella sua visione complessiva – richiede di farsi carico dei disoccupati, delle fragilità, delle ingiustizie sociali e non sottostà alle distorsioni di una visione economicistica». Sempre in settimana il Santo Padre, nell’ambito delle celebrazioni dell’Anno della Fede, ha presieduto il Rito di ammissione al Catecumenato. Nella sua omelia il Papa ha richiamato l’importanza del desiderio di Dio: «quanto è importante mantenere vivo questo desiderio, questo anelito ad incontrare il Signore e fare esperienza di Lui, fare esperienza del suo amore, fare esperienza della sua misericordia! Se viene a mancare la sete del Dio vivente, la fede rischia di diventare abitudinaria, rischia di spegnersi, come un fuoco che non viene ravvivato».
l’appartenenza ad un popolo, un po- rando il loro esito, imitatene la fede’. polo che Dio ama tanto, che Dio vuo- La memoria dei nostri antenati ci porta all’imitazione della fede». le come popolo suo». Nell’omelia del 22 Novembre il Papa, prendendo spunto dall’episodio della riconsacrazione del tempio da parte di Giuda Maccabeo (cfr. 1 Mac 4,36-37.52-59), approfondisce il te«La coerenza di quest’uomo, la coe- ma dell’adorazione. renza della sua fede, ma anche la responsabilità di lasciare un’eredità «Il Tempio è il luogo dove la comunobile, un’eredità vera. Noi viviamo nità va a pregare, a lodare il Signore, in un tempo nel quale gli anziani a rendere grazie, ma soprattutto ad non contano. È brutto dirlo, ma si adorare: nel Tempio si adora il Siscartano, eh? Perché danno fastidio. gnore. E questo è il punto più imporGli anziani sono quelli che ci porta- tante. Anche, questo è valido per le no la storia, che ci portano la dottri- cerimonie liturgiche: in questa cerina, che ci portano la fede e ce la dan- monia liturgica, cosa è più imporno in eredità. Sono quelli che, come il tante? I canti, i riti – belli, tutto…? buon vino invecchiato, hanno questa Più importante è l’adorazione: tutta forza dentro per darci un’eredità no- al comunità riunita guarda l’altare dove si celebra il sacrificio e adora. bile». Ma, io credo – umilmente lo dico – «Questa storia mi ha fatto tanto bene, che noi cristiani forse abbiamo perso tutta la vita. I nonni sono un tesoro. un po’ il senso della adorazione, e La Lettera agli Ebrei (13,7) ci dice:‘Ri- pensiamo: andiamo al Tempio, ci racordatevi dei vostri capi, che vi han- duniamo come fratelli – quello è buono predicato, quelli che vi hanno pre- no, è bello! – ma il centro è lì dove è dicato la Parola di Dio. E conside- Dio. E noi adoriamo Dio».
Il 19 Novembre nella sua omelia Papa Francesco ha sottolineato la testimonianza di fedeltà del vecchio Eleazaro (cfr. 2 Mac 6,18-31).
domenica 1 dicembre 2013
pietre SIRIA
Arrestati due leader cristiani Una squadra delle Forze di difesa nazionale - l'esercito fedele al regime del Presidente Assad ha fatto irruzione nella sede dell'Assyrian Democratic Organization di Hassakè, arrestando due leader locali dell'organizzazione. I due militanti sono stati prelevati e finora non è stata comunicata la località della loro destinazione. La Assyrian Democratic Organization (ADO) è una delle sigle assire e siriache che rappresentano l'esigua componente cristiana in seno alla Syrian National Coalition, il cartello dei gruppi dell'opposizione siriana riconosciuto lo scorso anno come unico rappresentante legittimo del popolo siriano da diverse Cancellerie occidentali. CINA
In manette due sacerdoti Da due mesi due sacerdoti della Chiesa sotterranea sono in prigione. Il loro "crimine" è di aver organizzato delle sessioni di catechismo per adulti nella cittadina di Qinyuan, vicino a Baoding (Hebei). Si tratta di due preti entrambi sui 40 anni, arrestati e portati in isolamento in alcune baracche di proprietà della polizia di Baoding, uno dei centri a maggior concentrazione delle comunità non ufficiali. Quattro fedeli laici, che aiutavano i sacerdoti nella loro opera di catechesi, sono stati costretti a pagare ognuno una multa di 4mila yuan (circa 400 euro), pari a oltre due mesi di salario di un operaio specializzato. Secondo fonti locali almeno 10 sacerdoti sono in condizioni simili, alcuni perfino condannati ai campi di lavoro forzato di "riforma attraverso il lavoro" per anni.
NIGERIA
Ancora nessuna notizia del prete rapito P. Georges Vandenbeusch è stato rapito da Boko Haram ed è stato portato in Nigeria. Lo hanno ufficialmente annunciato le autorità camerunesi. Il sacerdote francese è stato prelevato da una quindicina di uomini armati che parlavano inglese, haussa e kanuri nella sua parrocchia di Nguetchewe, nel nord del Paese, zona da tempo considerata un'area a rischio. L'area si trova sul confine con la Nigeria, ma finora il problema era rappresentato dal banditismo locale. La missione delle suore della Santa Famiglia di Bordeaux è stata rapinata a più riprese.
IL PORTICO DEI GIOVANI
domenica 1 dicembre 2013
il Portico
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Oratorio. Una proposta di educazione attraverso lo sport rivolta alle Parrocchie della nostra diocesi.
Lo sport e l’oratorio si incontrano: una scommessa culturale ed educativa
grande aiuto per gli oratori. Sport, cura educativa e attenzione verso i più piccoli hanno trovato espressione nella nostra diocesi nel Protocollo di Intesa tra CSI e l'Arcidiocesi di Cagliari: un accordo, una scommessa culturale ed educativa tra oratori e l'antico ente sportivo italiano. Questo accordo è stato raggiunto il 12 novembre scorso attraverso la persona del nostro Arcivescovo Mons. Miglio ed il presidente sardo
del CSI Maurizio Siddi, con lo scopo di creare un progetto educativo tramite l'attività sportiva negli oratori. Per educare occorre riscoprire il valore di una comunità educante, e tale comunità oggi la troviamo nell'oratorio. Partendo da questo luogo di aggregazione e crescita vogliamo trasmettere ai ragazzi quei valori di cui ormai nessuno parla più e coinvolgere in questo progetto anche le famiglie. Dando una dimensione culturale ed educativa allo sport nei nostri oratori e facendo partecipare attivamente la comunità che abita questo luogo, si vuol far in modo che la parrocchia diventi la pietra angolare di una scommessa educativa, che inizia a raggiungere le persone anche in quegli ambiti apparentemente troppo lontani dal contesto parrocchiale, proprio come il campo sportivo. Il CSI vuole investire sugli oratori, e già nei mesi di Marzo e Settembre ha partecipato ai meeting organizzati dall'Ufficio di Pastorale Giovanile allo scopo di informare sacerdoti, educatori ed animatori rispetto al ruolo del CSI, e sul modello dello Statuto Ottimale per gli oratori.
Con il Protocollo di Intesa stipulato pochi giorni fa, il Comitato e la Diocesi si sono posti un duplice obiettivo che concerne la promozione dell'attività oriatorale come strumento di pastorale e la promozione dell'attività sportiva come strumento educativo; un doppio binario che viaggia parallelamente. Vi saranno inoltre dei percorsi tecnici e formativi per gli animatori sportivi, nonchè l'attivazione del comitato stesso per la ricerca di risorse economiche attraverso bandi pubblici e raccolte fondi. Il CSI della nostra città realizzerà quindi una serie di appuntamenti, partendo dalla creazione di tornei interni agli oratori partecipanti fino ad arrivare al 10/11 Maggio 2014, weekend scelto per festeggiare i 70 anni del comitato stesso e intrattenere coloro che vorranno partecipare con le finali provinciali delle singole discipline sportive degli sport oratoriali, intrattenimento e animazione. La nostra diocesi ha fatto il primo passo, ora spetta a tutte le realtà parrocchiali e gli oratori scendere in campo e giocare questa nuova grande partita.
alunni. Accanto dunque alla scuola un oratorio in pieno stile salesiano. “Non c’è scuola o istituto salesiano che non abbia accanto un oratorio ed anche qui non poteva essere che così – riprende suo Patrizia. È nello spirito salesiano quello di ricercare il primato dell’evangelizzazione, nel suo valore di vocazione e di missione. Nell’offerta formativa dell’Istituto c’è
anche l’apertura del sabato per accogliere i bambini nelle diverse attività oratoriali e le famiglie ne sono al corrente, e spesso la scelta viene fatta proprio per questo motivo”. Come ogni oratorio non mancano le attività sportive della PGS che con diverse discipline impegna decine di bambini e ragazzi. Alcune squadre sono delle eccellenze visti gli impegni in campio-
nati prestigiosi. Una realtà dunque quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Monserrato che è riferimento per tanti. L’auspicio è che le agenzie educative presenti sul territorio (scuole, parrocchie, amministrazione pubblica) si ritrovino attorno ad un tavolo per discutere e programmare insieme le attività ed evitare di camminare in ordine sparso.
Siglato il 12 novembre il protocollo di intesa tra il Centro Sportivo Italiano e l’Arcidiocesi di Cagliari per l’attività sportiva negli oratori FEDERICA BANDE PORT. CHI NON ha mai dedicato un pochino del suo tempo per dare due calci ad un pallone, un tiro a canestro o qualche colpo di racchetta? Almeno da bambino ognuno di noi ha provato l'esperienza dello sport e del gioco sulla propria pelle. Giocare non è mica una passeggiata! E' necessario seguire delle regole, sviluppare una certa quantità di spirito di squadra e spirito sportivo, riuscire a mettersi in gioco con il proprio fisico non prendendosi troppo sul serio. Il gioco, e nel nostro caso specifico lo sport, ci aiuta fin da piccoli a crescere, a formarci ed esprimerci attraverso il movimento del
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nostro corpo. Dato che lo sport è un momento di aggregazione e divertimento, spesso e volentieri nei nostri oratori ragazzi e bambini si incontrano per piccole partite di diverse specialità, fino a far diventare lo sport attività integrante delle proposte ludiche dell'ambiente oriatorale. La presenza sul territorio nazionale di associazioni cattoliche che operano per la promozione e l'organizzazione dell'ambito sportivo, come ad esempio il CSI, sono di
Evangelizzare con lo stile di San Giovanni Bosco L’oratorio delle suore F.M.A. a Monserrato ROBERTO COMPARETTI
dove la formazione segue il percorso indicato da don Bosco. L’oratorio e la scuola delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Monserrato registrano sempre maggior consensi. “Crediamo – dice suor Patrizia, la superiora della casa – che il percorso formativo ed educativo debba tener conto della persona nella sua integrità. Ecco perché accanto alla trasmissione dei saperi affianchiamo il sabato pomeriggio l’attività oratoriale, grazie alla disponibilità di un gruppetto di animatori che sostiene e guida i bambini che frequentano la scuola e l’oratorio”. Da tre anni la scuola salesiana ha aperto le porte anche per le attività del sabato pomeriggio e oltre un centinaio di bambini partecipa alle attività. “Sono molteplici – dice suor Paola, responsabile delle attività oratoriali – e vengono portate avanti grazie alla disponibilità di animatori e giovanissimi collaboratori. Le modalità di svolgimento delle attività sono le consuete con l’accoglienza, le attività specifiche con i diversi laboratori ed il gioco libero, senza trascurare un momento di
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NA REALTÀ VIVA
preghiera. Per tre ore i bambini trovano spazi di condivisione e di confronto, ma soprattutto un modo sano di vivere il tempo libero. I genitori sono contenti, tanto che se il primo anno l’arrivo era un po’ in ordine sparso oggi la puntualità sembra contraddistinguere l’atteggiamento delle famiglie, le quali in modi e in tempi diversi vengono coinvolte, come nella recente castagnata”. La storia della scuola inizia il 15 ottobre 1927, quando le Figlie di Maria Ausiliatrice, per richiesta del comune di Cagliari, e con l'approvazione di monsignor Ernesto Maria Piovella, allora Arcivescovo di Cagliari, giunsero a Monserrato per iniziare, nell'asilo “Monumento ai Caduti”, la loro opera educativa. Da quel momento la scuola divenne punto di riferimento per quella che era una frazione del capoluogo ed oggi l'Istituto ospita una scuola dell'infanzia paritaria ed una primaria sempre paritaria, nelle quali i bambini ricevano oltre alla preparazione culturale, una formazione sociale ed un orientamento etico. Le nove suore della comunità insieme ad una decina di laici, gestiscono le cinque sezioni delle scuole per un totale di 270
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il Portico
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 1 dicembre 2013
Pastorale giovanile. l’esperienza spirituale e culturale dei membri di Gioventù Studentesca.
Lasciarsi afferrare dallo sguardo di Cristo per vivere l’avventura della vita GIOVENTÙ STUDENTESCA
ER FAR PARTE di Gioventù studentesca non servono ticket, tessere o iscrizioni, non ci sono scadenze, schemi e istruzioni per l’uso. Per vivere l’esperienza di GS occorre semplicemente un cuore giovane, curioso e desideroso, come per le amicizie di tutti i giorni d’altronde. GS è un’amicizia cristiana. Don Giussani, spinto dal desiderio di comunicare la bellezza del cristianesimo, si incontrò con alcuni ragazzi, incuriositi dal suo carisma, in un’assemblea chiamata ‘raggio’. Don Giussani sapeva leggere dentro le persone e aveva intravisto una vera e propria sfida. Abbiamo bisogno di un’ amore in grado di reggere le infinte sfide del vivere
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dei ragazzi dai 14 ai 18 anni. Come si fa a non affogare nello studio, a sopportare un’amica/nemica, a non cedere davanti alla morte di una persona cara, davanti a tragedie che ti scuotono e ti ammutoliscono (basti pensare all’alluvione in Sardegna), come si fa a vivere e a non sopravvivere? Sono domande presenti nel cuore di tutti,ma per altri invece, sono domande che sono state risvegliate grazie alla presenza di una compagnia di amici. GS è questo, semplicemente una compagnia di amici. Ma se certe amicizie sono prive di un'autorità che le guidi, GS si distingue per l'essere accompagnato da un gruppo di docenti con i quali ci incontriamo un giorno alla settimana per l’assemblea. L’assemblea è l’evento che più aspetta un ‘giessino’. Non servono discorsi, non è un con-
fessionale, e non viene messo il voto. Piuttosto è un incontro dove l’unico che parla è la persona che ,con il cuore in mano, racconta della sua ferita, o della sua domanda, della provocazione data da un testo come un libro o una lettera. All’assemblea di GS ti giochi tutto. Non ci sono istruzioni per vivere la giornata, non c’è niente di formale perchè è semplicemente un appuntamento di amici che desiderano incontrarsi. GS parte dalla ricerca, nell'ambito studentesco, di qualcuno che seta in modo vivo e serio la realtà cristiana; la sfida è quella di aprirsi al mondo comunicando che esiste una fede capace di superare le difficoltà del vivere, nonostante il
Abbònati a 48 numeri a soli 30 euro Puoi effettuare un versamento sul conto corrente postale n. 53481776 intestato a Associazione culturale “Il Portico” - via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari. Oppure disporre un bonifico bancario sul conto corrente n. 1292 intestato a Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292
mondo sostenga il contrario. Esiste un rapporto autentico con Cristo vivo ora. GS vive la quotidianità dell'ambiente scolastico con la coscienza di portare nella scuola un messaggio di speranza attraverso un'amicizia operante che utilizza i banchi di studio per entrare in contatto con l'altro. L'organizzazione di mostre, gruppi di studio o il fare caritativa ( colletta alimentare, banco farmaceutico...), è il modo che scegliamo per aiutare chi ci è accanto rispettando sempre la sua libertà ed il suo destino. Quando incontro un amico si vuole conoscere tutto di lui...questa amicizia è così, ma la sua specificità sta nell'incontro con Cristo
e nel volere approfondire l'amicizia con Lui. Questo richiede tempo, ma “Nell’arte di camminare” come ci ha detto Papa Francesco, “quello che importa non è di cadere ma di non ‘rimanere caduti’. Alzarsi presto e subito e continuare ad andare;questo è lavorare tutti i giorni, questo è camminare umanamente. Il bello però risiede nel camminare in comunità, non da soli. Questo ci aiuta ad arrivare alla meta cui aspiriamo, cioè la consapevolezza del non essere solo. E' necessario allora affidarsi a Cristo e lasciarsi afferrare dal Suo sguardo; c'è bisogno di un cuore avventuroso, per il resto…il cristianesimo è una cosa semplice!!
DOMENICA 1 dicembre 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Spettacolo. La città di Cagliari ha ospitato un’importante manifestazione musicale.
Tradizione musicale e innovazione al Premio Andrea Parodi Gli Unavantaluna gruppo siciliano, conquistano il premio Andrea Parodi rivolto agli artisti della World Music A. P. O SCORSO FINE settimana si è svolta l'edizione 2013 del Premio Andrea Parodi. Sabato, infatti, al teatro Auditorium di Cagliari, la giuria ha decretato vincitore della manifestazione gli Unavantaluna, formazione musicale che fa dell'uso del dialetto siciliano il suo tratto distintivo. “Siamo contentissimi perché questa edizione è stata un vero successo”, ha dettoValentina Casalena, moglie dello storico leader dei Tazenda scomparso nel 2006, anima del Premio a lui dedicato. “Sono diversi anni ormai che notiamo un vero crescendo di qualità e livello di contenuti, sia tra i concorrenti sia tra gli ospiti che prendono parte alla manifestazione”. Tra i concorrenti che ogni anno partecipano al Premio Andrea Parodi ci sono diversi professionisti da tempo impegnati nella world music. “Proprio la grande professionalità dei partecipanti – ha sottolineato Valentina Casalena – ha reso davvero difficile decretare i vincitori. Gli ospiti della serata ci hanno regalato davvero emozioni incredibili. Tra i concorrenti abbiamo avuto la parteci-
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pazione di dieci gruppi, provenienti in modo particolare dal sud Italia, molti dalla Sicilia, alcuni dalla Campania, ma abbiamo avuto anche una concorrente dalla Catalogna. Anche quest'anno, insomma, c'è stato un ampio respiro internazionale per il Premio”. Diversi anche gli ospiti che anche quest'anno hanno calcato il palcoscenico del teatro dell'Auditorium. “Si è esibito per noi Baba Sissoko, un musicista proveniente dal Mali – ha raccontato Valentina Casalena – e per la prima volta in Italia ha suonato Antonio Zambujo, portoghese che ha trasmesso ai presenti dei minuti di intensa emozione. Tutti loro, insie-
me ai concorrenti, hanno portato in scena anche un brano di Andrea Parodi, un modo per esprimere un tributo nei suoi confronti”. Hanno dunque prevalso su tutti i siciliani di Unavantaluna. “Sono stati scelti da una giuria composta da 50 persone – ha sottolineato Valentina Casalena, vera anima di questo premio – tra i quali musicisti, artisti e anche giornalisti provenienti da tutta l'Italia. La scelta è stata sicuramente molto dura, perché la qualità messa in campo dai partecipanti è stata davvero molto alta. Non sono mancati i pari merito, però il gruppo siciliano degli Unavantaluna ha sicuramente fatto breccia, perché hanno
attinto dalle loro tradizioni senza rinunciare alle nuove sonorità. Hanno fatto una ricerca di tipo musicale davvero particolare, piena di armonia e ritmicità. Questo intreccio ha colpito molto la giuria tecnica e critica del Premio”. I premi assegnati sono però stati diversi. “Il premio della critica – ha detto Valentina Casalena – è stato assegnato a Francesca Incudine, siciliana, anche lei autrice di una sorta di nuova canzone siciliana, che guarda a nuove sonorità senza perdere di vista la tradizione. Ma la giuria è stata molto colpita anche da altre due artiste Rusò Sala, cantautrice catalana, che è stata accompagnata alla chitarra da Caterinangela Fadda, di Siligo. Hanno stregato il pubblico e conquistato diverse menzioni”. Intanto l'organizzazione è già al lavoro per l'allestimento dell'edizione 2014 del Premio Andrea Parodi. “Ci stiamo già vedendo e sentendo per capire quali sono gli errori da correggere”, ha spiegato Valentina Casalena”. “La manifestazione ormai sta diventando sempre più ricca e complessa sotto diversi fronti. Nonostante quest'anno il successo sia stato grande, siamo già all'opera per predisporre tutti i miglioramenti necessari”.
La programmazione Due novelle centenarie di Radio Kalaritana a San Benedetto
IL PORTICO
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brevi PASTORALE GIOVANILE
Incontro diocesano ad Elmas Domenica 8 dicembre primo incontro diocesano di pastorale giovanile. Un primo appuntamento rivolto ai ragazzi di III media/I superiore, i loro educatori e animatori. Nel corso dell'anno pastorale l'impegno del competente ufficio è finalizzato a far si che i ragazzi inizino veramente a “Gettare le reti” e a sentirsi protagonisti come ha chiesto Papa Francesco durante la sua visita a Cagliari. L'incontro si svolgerà ad Elmas nella grande struttura dell'oratorio parrocchiale a partire delle 15.30. Per partecipare alla giornata sarà necessario iscrivere i gruppi dei partecipanti con il modulo da scaricare sul sito chiesadicagliari.it. MADONNA DELLA STRADA
25° di consacrazione della chiesa Martedì, 3 dicembre alle 18 è prevista una celebrazione Eucaristica di ringraziamento per il 25mo anniversario della consacrazione della chiesa parrocchiale Madonna della Strada di Cagliari, presieduta da
monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari. I festeggiamenti hanno preso il via sabato 16 novembre con la celebrazione Eucaristica presieduta da monsignor Gianni Manca, parroco dal 1974 al 2002. Il sabato successivo sempre alle 18 a presiedere il rito è stato monsignor Ferdinando Caschili, amministratore parrocchiale dal 2002 al 2004, mentre sabato 30 novembre monsignor Alfredo Fadda, parroco dal 2004 al 2010, celebra la Messa.
Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo con… don Roberto Piredda Nuovo direttore de “Il Portico” Sabato 30 novembre 19.10 Domenica 1 dicembre ore 10.30
Oggi parliamo con… i seminaristi Il seminario in festa per l’Immacolata Sabato 7 novembre 19.10 Domenica 8 dicembre ore 10.30
Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese di Siliqua (Terenzio Puddu) Domenica 1 dicembre ore 18.10 Lunedì 2 dicembre ore 8.30
Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30
Oggi parliamo di… comunicazione GLEE, la realtà irrompe nella finzione (Simone Bellisai) Martedì 3 dicembre ore 19.10 Mercoledì 4 dicembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo La “Sacrosanctum Concilium”: i grandi temi (Relazione di Goffredo Boselli – Liturgista) Mercoledì 4 dicembre 21.30
Radiogiornale regionale Dal Lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 / 13.30 Lampada ai miei passi Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Giulio Madeddu Dal lunedì al venerdì 5.48 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / 21.00 (vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00
I.P.
La Parrocchia di San Benedetto porta decisamente bene alle centenarie: infatti sono ben due le parrocchiane che a distanza di due giorni tagliano questo importante traguardo. Il 28 novembre del 1913 nasce Lidia Carmelita (nella foto sopra a destra) coniugata Pianta e, purtroppo, vedova anzitempo all'età di 48 anni. La sua è stata una vita sobria dedicata al marito ed al lavoro. Il 26 novembre del 1913 nasce Maddalena Larco Serpi : 100 anni fa. La Signora Maddalena (nella foto sotto a destra), nativa di Cagliari, di origini liguri-toscane, ha vissuto una vita abbastanza serena anche se segnata da vicissitudini varie quali la guerra, lo sfollamento e, quaranta anni fa, la morte dell’amato marito a cui aveva dedicato tutta se stessa.
VOCAZIONI
Adorazione mensile dalla Cappuccine Domenica alle 16,30 presso il Monastero delle Clarisse Cappuccine in Cagliari si ripete l'appuntamento mensile dell'adorazione eucaristica vocazionale, curata dal Centro Diocesano Vocazioni. L'invito è rivolto a tutti gli operatori della pastorale vocazionale e a quanti vogliono unirsi nella preghiera al padrone della messe perché mandi operai (consacrati e consacrate) alla sua Chiesa.
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IL PORTICO DE
il Portico
I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)
dal Vangelo secondo Matteo
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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo». Mt 24, 37- 44 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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on oggi, prima domenica di avvento, inizia un nuovo anno liturgico e, ad accompagnarci in questo nuovo tratto annuale di strada sarà stavolta Matteo, se l’anno scorso abbiamo seguito la vita di Gesù attraverso gli occhi e la sensibilità di Luca che, nel suo presentarci il Signore si è soffermato con abbondanza su temi quali il perdono o la preghiera, il vangelo di Matteo si presenterà alla nostra attenzione soprattutto altre tematiche come il regno di Dio o il fatto che Gesù sia la realizzazione suprema delle promesse che Dio ha fatto agli ebrei lungo la loro storia fino al giorno in cui l’evangelista ha scritto. Il mistero di Gesù è indubbiamente al di fuori di ciò che noi possiamo umanamente possedere completamente e i quattro vangeli, con i loro diversi punti di vista, essendo stati scritti per diverse comunità di destinatari (Luca si rivolge ai non-ebrei convertiti al cristianesimo, mentre Matteo si rivolge
Vegliate...
agli ebrei convertiti), ci permettono di apprezzarne la persona trascurandone il meno possibile. Dopo questa breve introduzione giungiamo al nostro brano, che paradossalmente, nonostante stiamo “iniziando” il cammino, viene preso dalla fine del vangelo, dal capitolo 24 (il vangelo di Matteo ne ha, in totale, 28), questo perché nei capitoli 24-25 Matteo raccoglie i discorsi che Gesù, prima di arrivare a Gerusalemme, pronuncia per preparare i discepoli al suo ritorno, invitandoli alla vigilanza e alla perseveranza. Non si tratta propriamente di una preparazione al Natale, alla sua prima venuta, ma la tematica trattata e gli atteggiamenti proposti rimangono, tuttavia, un’ottima catechesi immediata sull’attesa dell’“avvento” del Signore. Nel brano del vangelo viene proposto all’attenzione del lettore un tema che è quello della vigilanza: l’uomo non sa quando queste parole del Signore si realizzeranno, deve essere pronto “sempre”, o se si preferisce l’uomo deve vivere in continua
attesa. Questa tensione verso l’incontro con il Signore dovrebbe essere ciò che caratterizza la vita del cristiano, certamente non un attesa “pigra”, ma un attesa “attiva”. Vigliare significa intanto ricordarsi che il Signore verrà, ma significa anche mantenersi pronti per quando questo avverrà, non permettere a noi stessi di rimanere nei nostri errori per un tempo indefinito ma cercare di porvi rimedio quanto prima. Comunemente tra i cristiani si ha l’idea che queste cose avverranno certamente, ma in tempi lontani, mentre il vangelo odierno ci dice di non vivere facendo affidamento su questa idea. Certamente è improbabile (ma non impossibile) che il Signore torni nei prossimi cinque minuti o nelle prossime cinque ore, ma è comunque molto probabile che in questo lasso di tempo siamo chiamati a fare qualche scelta, a prendere qualche decisione: anche attraverso tale decisione possiamo prepararci all’incontro con Lui, in qualunque momento esso avverrà, se questa decisio-
ne sarà guidata dall’amore più che dal nostro interesse, dal voler seguire l’insegnamento del Maestro più che il nostro “capriccio”. Gesù per il suo insegnamento usa un immagine molto nota e suggestiva dell’antico testamento che è quella del diluvio e in particolare di coloro che vivevano la loro vita senza preoccuparsi di Dio, questa è un immagine che possiamo correre il rischio di applicare alla “società”, e in parte questo può anche essere vero, ma, come per ogni altro brano del vangelo, siamo chiamati a confrontarlo innanzitutto nella nostra vita, e verificare se i piaceri o anche le preoccupazioni di questa vita ci distraggono tanto da soffocare il ricordo e la parola del Signore in noi, ci fanno dimenticare di Lui. Ricordiamo anche ciò che Gesù dice spiegando la parabola del seminatore: “Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto”.
LA FEDE E I SACRAMENTI Nella Lumen fidei Papa Francesco mostra come la Chiesa, in modo analogo a quanto avviene in ogni famiglia, trasmetta ai suoi figli il contenuto della sua memoria. Questo avviene per mezzo della Tradizione Apostolica «conservata nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo» e che ci permette «un contatto vivo con la memoria fondante» (LF, 40) Per comunicare e testimoniare la fede non è sufficiente proporre un contenuto teorico, come quello che può essere presentato in un libro, serve necessariamente qualcosa di superiore: «ciò che si comunica nella Chiesa, ciò che si trasmette nella sua Tradizione vivente, è la luce nuova che nasce dall’incontro con il Dio vivo, una luce che tocca la persona nel suo centro, nel cuore, coinvolgendo la sua mente, il suo volere e la sua affettività, aprendola a relazioni vive nella comunione con Dio e con gli altri. Per trasmettere tale pienezza esiste un mezzo speciale, che mette in gio-
co tutta la persona, corpo e spirito, interiorità e relazioni. Questo mezzo sono i Sacramenti, celebrati nella liturgia della Chiesa. In essi si comunica una memoria incarnata, legata ai luoghi e ai tempi della vita, associata a tutti i sensi; in essi la persona è coinvolta, in quanto membro di un soggetto vivo, in un tessuto di relazioni comunitarie» (LF, 40). La fede ha una struttura sacramentale e il suo approfondimento «passa per il risveglio di un nuovo senso sacramentale della vita dell’uomo e dell’esistenza cristiana, mostrando come il visibile e il materiale si aprono verso il mistero dell’eterno» (LF, 40). Il Sacramento del Battesimo è essenziale per la trasmissione della fede. Non si tratta infatti di un semplice atto pedagogico che possa essere anche trascurato, ma di una realtà che rende gli uomini effettivamente «nuova creatura e figli adottivi di Dio» (LF, 41). San Paolo mostra con chiarezza questa realtà: «per mezzo del battesimo siamo
[…] sepolti insieme a Cristo nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6, 4). Nel Battesimo, spiega Papa Francesco, «l’uomo riceve anche una dottrina da professare e una forma concreta di vita che richiede il coinvolgimento di tutta la sua persona e lo incammina verso il bene. Viene trasferito in un ambito nuovo, affidato a un nuovo ambiente, a un nuovo modo di agire comune, nella Chiesa. Il Battesimo ci ricorda così che la fede non è opera dell’individuo isolato, non è un atto che l’uomo possa compiere contando solo sulle proprie forze, ma deve essere ricevuta, entrando nella comunione ecclesiale che trasmette il dono di Dio: nessuno battezza se stesso, così come nessuno nasce da solo all’esistenza. Siamo stati battezzati» (LF, 41). di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
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Iniziativa della Pastorale Familiare Diocesana
Prepararsi al matrimonio CLAUDIO CONGIU I È DA POCO concluso il convegno dedicato alle Equipes che si occupano nelle parrocchie della preparazione dei fidanzati al Sacramento del Matrimonio, iniziativa proposta per questo anno dall'Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare, che si è svolto presso l'Hotel Califfo dal 15 al 17 novembre scorso. All'iniziativa sono stati invitati tutti i parroci della Diocesi, le equipes già operanti, i collaboratori che intendono farne parte e gli operatori di Pastorale Familiare. Il convegno è iniziato venerdì pomeriggio con l'accoglienza dei partecipanti e la presentazione del documento “Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia” che ha permesso di focalizzare l'attenzione sulle coppie che si preparano al Matrimonio cristiano, le quali sono da considerare una risorsa per tutta la comunità ecclesiale e che pertanto è la stessa comunità che se ne deve far carico. Come precisato dal documento della Commisione Episcopale per la famiglia e la vita, la preparazione al sacramento deve essere remota e prossima, rispetto alla data prevista per la celebrazione, anche se solitamente si riduce solo a quest'ultima. Essa deve essere attuata attraverso percorsi (e non corsi) strutturati nei quali lo stile che deve prevalere è quello dell'accompagnamento, con equipes formate da sacerdoti, coppie sposate e consacrati, ciascuno secondo i propri carismi e le specificità della loro vocazione. Nella giornata di sabato sono state affrontate le principali tematiche suddivise in quattro aree: area antropologica (come si diventa coppia: dall’innamoramento all’amore; ascolto, dialogo e conflittualità nella coppia; una relazione profonda e totale con l’altro/a; il posto di Dio nella coppia),
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RISCRITTURE
DIO HA TEMPO PER NOI! Tutti diciamo che "ci manca il tempo", perché il ritmo della vita quotidiana è diventato per tutti frenetico. Anche a tale riguardo la Chiesa ha una "buona notizia" da portare: Dio ci dona il suo tempo. Noi abbiamo sempre poco tempo; specialmente per il Signore non sappiamo o, talvolta, non vogliamo trovarlo. Ebbene, Dio ha tempo per noi! Questa è la prima cosa che l’inizio di un anno liturgico ci fa riscoprire con meraviglia sempre nuova. Sì: Dio ci dona il suo tempo, perché è entrato nella storia con la sua parola e le sue opere di salvezza, per aprirla all’eterno, per farla diventare storia di alleanza. [...] Tre poi sono i grandi "cardini" del tempo, che scandiscono la storia della salvezza: all’inizio la creazione, al centro l’incarnazione-redenzione e al termine la "parusia", la venuta finale che comprende anche il giudizio universale. Il tempo liturgico dell’Avvento celebra la venuta di Dio,
nei suoi due momenti: dapprima ci invita a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo; quindi, avvicinandosi il Natale, ci chiama ad accogliere il Verbo fatto uomo per la nostra salvezza. Ma il Signore viene continuamente nella nostra vita. Quanto mai opportuno è quindi l’appello di Gesù, che in questa prima Domenica ci viene riproposto con forza: "Vegliate!" (Mc 13,33.35.37). E’ rivolto ai discepoli, ma anche "a tutti", perché ciascuno, nell’ora che solo Dio conosce, sarà chiamato a rendere conto della propria esistenza. Questo comporta un giusto distacco dai beni terreni, un sincero pentimento dei propri errori, una carità operosa verso il prossimo e soprattutto un umile e fiducioso affidamento alle mani di Dio, nostro Padre tenero e misericordioso. Benedetto XVI - Angelus 30 novembre 2008
area biblica (il disegno di Dio sull’uomo e sulla donna: dalla Genesi all’Apocalisse; Osea, Cantico dei Cantici, i salmi del matrimonio; il matrimonio nel Nuovo Testamento), area teologica (la vocazione al matrimonio; Cristo sposo – Chiesa sposa; il matrimonio e la nuova ed eterna Alleanza; Grazia Battesimale, matrimonio e cammino di santità), area etica (sessualità: ricchezza di tutta la persona; maschio e femmina: biologia della sessualità umana e strutturazione dell’identità; fecondità, sterilità, infertilità e sub fertilità; esercizio della sessualità nel matrimonio e castità coniugale). Domenica mattina S.E. monsignor Miglio ha presenziato al momento di preghiera che dava avvio ai lavori e salutato i partecipanti. Poche le parrocchie rappresentate, appena 30 per tutta la Diocesi di Cagliari. Questo dato impone una profonda riflessione ma anche la necessità di ideare e attuare ogni iniziativa utile per una maggiore sensibilizzazione e coinvolgimento di tutte le parrocchie in una ambito così importante per tutta la comunità ecclesiale. Durante il dibattito sui temi trattati e la verifica dei percorsi in atto nei lavori di gruppo che si sono tenuti nella mattinata, sono emerse proposte e prospettive future che costituiscono un punto di partenza per futuri momenti di formazione e confronto. L'organizzazione del convegno, che ha visto la presenza di circa 90 persone, prevedeva sia la formula di partecipazione ai soli momenti assembleari sia la formula residenziale, che ha permesso di instaurare un clima famigliare. Per favorire la partecipazione delle famiglie è stato previsto un servizio di accoglienza e animazione per i bambini. Al termine dei lavori di gruppo la S. Messa ha concluso il convegno.
Rendiconto relativo alla assegnazione delle somme attribuite alla Diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana ex art. 47 della Legge 222/1985 per l’anno 2013
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IL PORTICO DI CAGLIARI
Chiesa. La difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente nelle parole di Gregorio III Laham
Una grande tradizione spirituale un presente carico di prove L’Arcivescovo di Cagliari S.E. Mons. Miglio accoglie il Patriarca Gregorio III Laham R. C.
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INCONTRO
FRATERNO
quello tra l’Arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio e Sua Beatitudine Gregorio III Laham, Patriarca cattolico siriano, di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti nei locali della Curia. Una visita in città per il Patriarca in occasione della vestizione dei candidati Cavalieri e Dame dell’Ordine Patriarcale della Santa Croce di Gerusalemme ma anche conoscere e salutare la comunità dei Redentoristi a San Sperate. “I legami tra la Chiesa sarda e quella del Patriarcato orientale cattolico - ha detto monsignor Miglio nell’introdurre l’incontro – sono tanti, basti pensare alla tradizione della Dormitio Mariae, al culto per Sant’Elena e per Sant’Elia, tanto per fare degli esempi che legano così le nostre due chiese. Un legame religioso, storico e culturale al quale la Sardegna deve molto per la sua storia di fede”. Dal canto suo il Patriarca Gregorio III Laham, con i modi affabili che
S. E. Mons. Miglio e Gregorio III Laham durante la conferenza stampa.
lo contraddistinguono, ha ringraziato l’Arcivescovo per le parole espresse sottolineando come l’essere cattolici in Medio Oriente sia una condizione particolare. “Siamo arabi ma non musulmani – ha detto Gregorio III Laham – siamo orientali ma non ortodossi siamo cattolici ma non latini. Questa è la nostra condizione, senza frontiere ma in comunione con la Chiesa di Roma, come è
sempre stato per la Chiesa di Antiochia”. Nell’incontro con le autorità, presenti il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, il Questore, Massimo Bontempi ed il vice presidente del Consiglio Regionale, Michele Cossa, il Patriarca ha risposto anche alle domande dei giornalisti sulla situazione dei cristiani in Siria. “Quando ho incontrato Papa Francesco per il Venerdì Santo –
ha affermato Gregorio III Laham – gli ho detto che da due anni noi stavamo vivendo la Via Crucis in Medio Oriente. In Siria su 24 milioni di abitanti 9 sono profughi interni e negli stati confinanti, mentre alcuni si sono proprio allontanati raggiungendo la Svezia, la Germani o gli Stati Uniti. Sono 60 le chiese distrutte in tutta la Siria, di tutte le denominazioni, 1.200 i cristiani uccisi su 120mila vittime. Oltre 20 villaggi sono vuoti soprattutto Maalula, meta ogni di oltre 1 milione e mezzo di pellegrini. In questa zona abbiamo avuto tre veri martiri moderni, (Antonio, Micaele e Sergio sono i loro nomi in italiano) che hanno professato la loro fede e per questo sono stati prima interrogati e poi uccisi, ho consegnato una relazione al Papa su questo fatto”. Quanto poi alla possibile soluzione della crisi siriana il Patriarca auspica un accordo tra le super potenze. “Se i grandi della Terra– ha concluso Gregorio III Laham – troveranno un accordo sulla Siria il 50% dei problemi del Medio Oriente verrebbero risolti. La questione israelo - palestinese andrebbe pure ad essere risolta. Il fatto è che oggi in Siria ci sono centinaia di gruppi armati, banditi e trafficanti di uomini e di droga che imperversano in uno stato laico, dove non esiste una religione di Stato, ma l’islamismo è la fede del presidente Assad, non della Siria”.
il Portico
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brevi SINNAI
Missione popolare a Sant'Isidoro Prende il via sabato 30 novembre nella parrocchia di sant'Isidoro a Sinnai la Missione popolare predicata dai missionari vincenziani, con la partecipazione delle Missionarie. L'iniziativa si inserisce al termine dell'Anno della Fede e, soprattutto, in preparazione al 50° della fondazione della parrocchia, previsto tra cinque anni.
Le Missionarie (tre religiose e tre laiche), inizieranno una settimana prima dei missionari, con il compito di visitare tutte le famiglie, per dialogare insieme. Un ruolo importante l'avranno i Centri di Ascolto, animati dai Missionari nella prima settimana e gli incontri con le donne, con i giovani e con gli uomini nella seconda settimana. Tutti gli appuntamenti sono disponibili sulla pagine facebook della parrocchia di Sant’Isidoro di Sinnai. La conclusione della missione popolare è prevista per domenica 15 dicembre con una solenne concelebrazione.
Le immagini dei “Vespri Solenni Bizantini” nella Parrocchia di San Benedetto
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
il Portico
brevi INIZIATIVE
Le favole musicali al Conservatorio Con le avventure del simpatico pachiderma Babar, amico d'infanzia di tanti bambini, ha preso il via, la rassegna “Le favole musicali”, organizzata dal Conservatorio di Cagliari in collaborazione con l'associazione Incontri Musicali. Sette le opere dei grandi musicisti in programma all'Auditorium del Conservatorio fino al 20 dicembre con due appuntamenti ogni volta, la mattina alle 10:30 riservata alle scuole coinvolte nel progetto, per le classi che hanno partecipato alle lezioni-concerto introduttive, e il pomeriggio alle 17:00, per le famiglie. Prossimo appuntamento lunedì 2 dicembre con “Pinocchio”, nella versione di Ettore Pozzoli e Giacomo Medas e con la voce recitante di Mariano Cirina per l'orchestra del Conservatorio diretta da Nicola Musa. CULTURA
Incontri alla libreria Paoline Venerdì 6 dicembre alle 18 la Libreria Paoline in Via Garibaldi a Cagliari., ospita la presentazione del libro “La sorpresa dell'incontro. In cammino con l'evangelista Matteo”, di Dom Guillaume, che sarà presente all'incontro introduce i lavori padre Maurizio Teani, Preside della Facoltà Teologica della Sardegna.
DOMENICA 1 dicembre 2013
Chiesa. Santa messa a chiusura dell’anno della Fede e mandato agli operatori pastorali.
Credere nel Dio di Gesù Cristo per vivere oggi nella sua Chiesa OMELIA DI S. E. MONS. MIGLIO
CONCLUSIONE DELL’ANNO della Fede è giusto che facciamo, soprattutto come Chiesa diocesana, una verifica, ma è giusto anche che riceviamo una consegna, una missione: la conclusione dell'Anno della Fede ci chiede di accogliere una missione per ripartire arricchiti dalle esperienze che abbiamo vissuto quest'anno. Ecco allora, nella nostra verifica, una prima domanda. In quale Dio crediamo? Le letture della Festa di Cristo Re ci mettono nella direzione giusta: la nostra fede cristiana significa credere nel Dio di Gesù Cristo, nel volto di Dio che Gesù ci ha rivelato; credere che la strada che conduce a Dio è Gesù, Via, Verità e Vita. Siamo molto lontani da un “teismo generico” o da uno “spiritualismo indefinito”. Noi non crediamo in un essere supremo o in una divinità o in un assoluto: sono tanti oggi che hanno questa dimensione religiosa e la vivono a modo loro. Il Dio in cui noi crediamo ha il volto di Gesù di Nazareth. Noi incontriamo il volto di Dio, e arriviamo fino a Lui, passando attraverso la persona di Gesù. Passare attraverso la persona di Gesù significa accogliere pienamente tutta la sua umanità, perché attraverso di essa giunge a noi la presenza di Dio. Significa accogliere, conoscere, assimilare tutta la storia di Gesù di Nazareth, compreso il Davide che abbiamo incontrato nella prima lettura, compreso tutto il cammino del-
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l'antico popolo d'Israele, comprese tutte le Scritture. Credere nel Dio di Gesù Cristo e non in un Dio generico, significa entrare a far parte del corpo di Gesù di Nazareth, presente nelle tante membra che formano la Chiesa, un corpo pienamente presente nel sacramento dell'Eucaristia. Dunque non è così scontato che la nostra fede in Dio sia fede nel Dio di Gesù Cristo. Per dirla con Pascal, “nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, non nel Dio dei filosofi”. Questa prima importante domanda deve continuare ad accompagnarci anche dopo la conclusione dell'Anno della Fede. È una domanda che ci interroga circa la nostra conoscenza della storia di Gesù, circa la nostra accoglienza piena e totale del Corpo del Signore Gesù. L’impegno concreto per crescere nella Fede nel Dio di Gesù Cristo è il nostro incontro con le Sacre Scritture. Anche le Scritture sono Corpo di Cristo, ci ricorda il Concilio nella Dei Verbum. La Sacra Scrittura: lì c'è la storia che ha portato a Gesù, e da Gesù è ripartita. Lì c'è tutta la vicenda del primo popolo eletto e l'inizio del nuovo popolo eletto, del Corpo di Cristo di cui facciamo parte anche noi. Conoscere tutte le Scritture. Non solo il Nuovo Testamento, ma anche l'Antico, fino a scoprire che soltanto una buona conoscenza dell'Antico Testamento ci aiuta a capire davvero iVangeli e tutto il Nuovo Testamento. Non si tratta di fare soltanto corsi biblici. Anche quelli servono. Si tratta, in ogni attività, di mettere al centro l'ascolto della Parola di Dio. L'attenzione alle Scritture significa anche l'attenzione alla proclamazione delle Scritture, che non sono un dettaglio, un particolare delle nostre liturgie, ma sono un momento altrettanto centrale, come quello della Eucaristia. La seconda domanda. Quale Chiesa noi crediamo? La vera appartenenza a tutta la Chiesa, una, santa cattolica e apostolica, concretamente si realizza vivendo in pieno la vita della Chiesa particolare: la Diocesi. In questo senso erano importanti e sono stati belli i pellegrinaggi a questa chiesa Cattedrale durante l'Anno della Fede: vole-
vano ricordarci che l'appartenenza alla Chiesa o passa concretamente attraverso la vita della Chiesa diocesana oppure diventa un'astrazione, un'appartenenza virtuale. Il Signore ci chiede di appartenere ad una Chiesa reale, concreta, fatta di carne ed ossa, di facce di uomini e di donne, quelli che il Signore ci ha messi intorno e che non ci siamo scelti noi. Questo vuol dire credere e vivere la Chiesa attraverso la Chiesa particolare, andare oltre alcuni limiti, oltre la mia fede individuale: il Signore ci ha
noi che abbiamo avuto la grazia di accogliere uno dei suoi primi pellegrinaggi in Italia. Dobbiamo metterci di fronte a questa domanda: siamo disponibili a diventare quella Chiesa che lui sta cercando di delineare, di farci capire? Fino a che punto siamo disponibili ad accogliere le sue prospettive, ad andare in profondità per cogliere l'essenziale che lui cerca di dirci, compreso tutto il messaggio che ha lasciato qui a Cagliari; messaggio che ha colpito tanta gente, anche fuori, in Italia e anche all'e-
chiamati non a vivere ciascuno con il suo dio, ma ci chiama ad essere icona del Dio Trinità. Nessuno di noi da solo può diventare l'icona dell'Amore di Dio, ma soltanto in una comunità. Anzitutto la famiglia, chiamata ad essere questa icona; poi tutta la comunità cristiana, in modo particolare grazie al ministero delle famiglie. Oltre la mia fede individuale, oltre la mia parrocchia o il mio gruppo o la mia associazione, il mio movimento. La Diocesi diventa il vero banco di prova del nostro inserimento nella Chiesa universale. La Diocesi certo vuol dire la chiesa Cattedrale, ma anche tutte le attività diocesane nelle loro articolazioni. Il mandato che consegniamo questa sera ad alcuni rappresentanti delle attività pastorali significa proprio questo. La terza domanda. Visti gli sviluppi e le sorprese di questo Anno della Fede, c'è anche una terza domanda che non possiamo eludere in questo momento: quale Papa? la domanda ci sta, soprattutto con un Papa come Francesco, un po’ imprevisto, che sta chiamandoci ogni giorno a rinnovarci, soprattutto
stero? Noi abbiamo la responsabilità di raccogliere questo messaggio, di metterlo a frutto, di tenerlo vivo. Non ci capiti come al servo che ha ricevuto un talento, lo ha messo sotto terra, lo ha tenuto lì nel libro dei ricordi, le fotografie, i filmini: il Papa non è venuto a Cagliari perché arricchissimo l'album dei ricordi di famiglia. All'inizio dell'Anno della Fede, negli orientamenti pastorali dello scorso anno, avevo puntato l'attenzione su tre figure bibliche: Pietro, Maria, Abramo. Pietro l'abbiamo avuto in casa: mai avremmo immaginato che Pietro sarebbe venuto a trovarci durante quest'anno della Fede. È venuto per portarci ai piedi di Maria, al Santuario di Bonaria. E Abramo? Forse comincia adesso il suo lavoro: Abramo ci ricorda che per poter vivere veramente i frutti dell'anno della Fede dobbiamo non fermarci, non sederci, ma rimetterci in strada e mantenerci disponibili alle indicazioni dello Spirito, che ci ripete: Esci dalla tua terra e va’ verso un paese nuovo, le nuove generazioni, che attendono la Parola del Dio fedele, che non delude mai.
domenica 1 dicembre 2013
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Chiesa. Gli operatori dei diversi ambiti pastorali hanno ricevuto il mandato.
Chiamati a comunicare la fede nella Chiesa e nel mondo L’impegno di tutti gli operatori a portare avanti l’invito di Papa Francesco ad evangelizzare FRANCESCO ARESU ENSO DELL'appartenenza e di missione nel segno della fede in Dio e del servizio ecclesiale, uniti a un composto lutto per le vittime della recente alluvione che ha colpito l'isola. La solennità di Cristo Re, celebrata la scorsa domenica in una Cattedrale gremita dall'Arcivescovo Arrigo Miglio, è coincisa con la chiusura dell'Anno della Fede, indetto con la Lettera apostolica “Porta Fidei” di Papa Benedetto XVI. Un'occasione per fare un bilancio dei dodici mesi appena trascorsi, con la visita a Cagliari di Papa Francesco come culmine (e gli spunti di riflessione da lui dati alla comunità) e per il conferimento del mandato agli operatori pastorali. Una celebrazione però influenzata dai tragici fatti di attualità, con monsignor Miglio che ha parlato di «sofferenza e solidarietà» verso i defunti, feriti e sfollati e «chi ha perso la speranza», facendo sentire tutta la vicinanza della Diocesi
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il Portico
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brevi MONSERRATO
Quarto concorso “Presepe di Natale” Al via la quarta edizione del concorso “Presepe di natale”, organizzato dalla Pro- Loco di Monserrato in collaborazione con il Comune, e le parrocchie di Sant’Ambrogio, SS. Redentore e san Giovanni Battista de La Salle. Il concorso è aperto a tutte le famiglie di Monserrato, l’adesione dovrà essere comunicata alla parrocchia di riferimento o alla Pro Loco al numero 3683064400. Una commissione dal 7 al 27 dicembre farrà visita ia diversi presepi per poi procedere alle premiazioni, al cui cerimonia è prevista per il 18 gennaio. SINNAI
Conferenza - dibattito sul trattamento tumori
di Cagliari a quelle colpite dall'alluvione, rappresentate dalla comunità del Seminario Regionale. Durante l'omelia tanti sono stati i richiami alla visita di Papa Francesco, che ha mostrato alla Chiesa di Cagliari la via da seguire: «Abbiamo la responsabilità di mettere a frutto il messaggio del Papa» ha detto l'Arcivescovo, con la misericordia come fondamento dell'impegno di tutti – come sottolineato anche nella nuova Lettera pastorale – unita al valore della fede in Dio e nella Chiesa. Un concetto che trova la sua applicazione nel conferimento del mandato agli operatori pastorali
diocesani (catechisti, animatori e altre categorie di volontari), inviati dalla Chiesa per coltivare e accrescere, con la propria opera, la fede all'interno della Diocesi, intesa da monsignor Miglio come «il banco di prova per il nostro inserimento nella Chiesa universale». Ad alcuni di loro l'Arcivescovo ha consegnato la “Lumen Fidei”, prima enciclica scritta da Papa Francesco: «Gesù ci chiama a comunicare il Vangelo e ad annunciare la misericordia di Dio all'uomo del nostro tempo. È un compito impegnativo, ma la Chiesa vi assicura il suo sostegno», ha detto l'Arcivescovo prima del-
la benedizione. «Aver ricevuto il mandato è una responsabilità in più – spiega Denise Scano, trentunenne catechista di Villaspeciosa – che ci spinge ad annunciare con più forza il messaggio del Vangelo». Dello stesso avviso anche Mauro Ghiani, 27 anni, coordinatore dei ministranti nella parrocchia di San Vincenzo Martire a Orroli, che sottolinea il valore simbolico del mandato. «Il concetto di misericordia è chiaro, ma non così semplice da attuare nella vita di tutti i giorni. Servono altruismo, costanza e pazienza, puntando ad avvicinarsi sempre più a Cristo».
Una fede incarnata nella vita di ciascuno
Venerdì 29 alle 17 nell’Aula consiliare del Comune di Sinnai è prevista una conferenza - dibattito sul tema “Le nuove tecniche nel trattamento dei tumori. Previste le relazioni di Claudio
Pusceddu, dirigente medico all’ospedale “Businco” di Cagliari, Roberto Cherchi chirurgo toracico all’ospedale “Businco”, Gabriella Manca pneumologa all’ospedale “SS. Trinità” e don Elenio Abis, parroco di Settimo san Pietro e consultente etico del Consultorio Diocesano, Assistente regionale Medici cattolici. L’iniziativa è organizzata dal Comune di Sinnai e dall’Associazione di auto-aiuto “Invita la vita Onlus”. SETTIMO SAN PIETRO
La consegna della Lumen Fidei agli operatori pastorali I. P.
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ELLA CELEBRAZIONE del Man-
dato degli operatori pastorali un gesto di particolare significato è stato quello della consegna del testo della prima enciclica di Papa Francesco, la Lumen fidei. Prendendo spunto dal testo dell’enciclica possiamo sottolineare tre aspetti che sono preziosi per la realtà degli operatori pastorali: la fede incarnata nella vita; la forma ecclesiale della fede cristiana; l’impegno per trasmettere la fede. L’approfondimento della fede non porta il credente ad estraniarsi dal mondo, quasi che il discorso cristiano possa essere vissuto “nonostante” la vita ordinaria, si tratta invece di comprendere come sia proprio nella vita concreta che si possa incontrare la presenza di Dio: «la fede cristiana è fede nell’Incarnazione del
Verbo e nella sua Risurrezione nella carne; è fede in un Dio che si è fatto così vicino da entrare nella nostra storia. La fede nel Figlio di Dio fatto uomo in Gesù di Nazaret non ci separa dalla realtà, ma ci permette di cogliere il suo significato più profondo, di scoprire quanto Dio ama questo mondo e lo orienta incessantemente verso di Sé; e questo porta il cristiano a impegnarsi, a vivere in modo ancora più intenso il cammino sulla terra» (LF, 18). Quando si parla di fede si deve mettere da parte l’idea che si tratti di una mera opinione personale priva di un punto di riferimento certo e sicuro. Il cristiano che si impegna a conoscere e a vivere la sua fede trova nell’insegnamento della Chiesa il criterio per avere una visione cristiana della realtà: «la fede ha una forma necessariamente ecclesiale, si confessa dall’interno del corpo di Cristo, come
Ritiro spirituale per le famiglie
comunione concreta dei credenti. È da questo luogo ecclesiale che essa apre il singolo cristiano verso tutti gli uomini […] La fede si fa allora operante nel cristiano a partire dal dono ricevuto, dall’Amore che attira verso Cristo (cfr Gal 5,6) e rende partecipi del cammino della Chiesa, pellegrina nella storia verso il compimento. Per chi è stato trasformato in questo modo, si apre un nuovo modo di vedere, la fede diventa luce per i suoi occhi» (LF, 22). La luce della fede s’irradia per mezzo della testimonianza dei credenti che continuamente possono fare esperienza di come sia impossibile
per chi ha incontrato Cristo trattenere per sé questa realtà: «la luce di Gesù brilla, come in uno specchio, sul volto dei cristiani e così si diffonde, così arriva fino a noi, perché anche noi possiamo partecipare a questa visione e riflettere ad altri la sua luce, come nella liturgia di Pasqua la luce del cero accende tante altre candele. La fede si trasmette, per così dire, nella forma del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accende da un’altra fiamma. I cristiani, nella loro povertà, piantano un seme così fecondo che diventa un grande albero ed è capace di riempire il mondo di frutti» (LF, 37).
Domenica 1 dicembre alle 17.30 nella parrocchia di Settimo San Pietro è previsto un ritiro spirituale per la Famiglia sul tema “ La vigilanza familiare”. Il programma prevede l’accoglienza in oratorio a l l e 17.30, a seguire la proposta di meditazione a cura din don Roberto Maccioni. Alle 19 l’adorazione Eucaristica in chiesa e alle 20 la conclusione. Per informazioni consultare il sito internet della pastorale familiare diocesana di Cagliari
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
il Portico
brevi PASTORALE FAMILIARE
Incontro regionale ad Oristano "A 50 anni dal Concilio Vaticano II - Papa Francesco: un Sinodo per la famiglia". È il tema dell'incontro di formazione e condivisione per le famiglie della Sardegna, in programma domenica 1 dicembre nella parrocchia San
Giovanni Evangelista ad Oristano. Il programma prenderà il via alle 9.30 per concludersi alle 16.30, è previsto anche un servizio di animazione per i bambini.
8 DICEMBRE
In tutte le parrocchie festa per il Seminario Domenica 8 dicembre, Solennità dell'Immacolata Concezione di Maria Vergine, si celebra in tutte le parrocchie della Diocesi la Giornata del Seminario. È la tradizionale giornata dedicata alla conoscenza, alla preghiera per
le vocazioni al sacerdozio, e al sostegno economico del luogo che dagli anni '60 ha visto formarsi tante generazioni di seminaristi, oggi sacerdoti che svolgono il loro ministero nelle nostre Comunità parrocchiali, in missione, e nei vari altri servizi dove sono chiamati ad operare a servizio dell'evangelizzazione.
domenica 1 dicembre 2013
Paesi. Un grande impegno di solidarietà promosso dal centro della trexenta.
A Selegas la solidarietà non si ferma e si apre a tutto il mondo Una serie importante di iniziative nell’ambito della carità vede protagonista la comunità di Selegas
R. C. N PAESE DOVE la solidarietà non si ferma. Selegas, centro della Trexenta, sospesa temporaneamente la raccolta di indumenti per gli indigenti, si è dedicata a seguire altri progetti di sostegno ed assistenza. “In particolare – dice don Gigi Pisano, il parroco – è nata una collaborazione con il Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, un’associazione di volontariato per la cooperazione internazionale, fondata a Livorno nel 1979 e federata a Volontari nel mondo - Focsiv”. Il CMSR all'estero conduce progetti di cooperazione allo sviluppo, i cui principali settori di intervento sono il sostegno ai sistemi sanitari nazionali, l'approvvigionamento idrico, l'agricoltura e la formazione professionale, attraverso l'impiego sia di personale locale che di volontari internazionali. La parrocchia dei santi Anna e Gioacchino a Selegas ha voluto aderire ad un progetto di raccolta di tappi, con l’obiettivo di sostenere i progetti di approvvigionamento idrico che vengono portati avanti in una regione della Tanzania. È un’azione che ha un valore ecologico e di salvaguardia ambientale e stimola, in particolare i più piccoli, a porre sempre
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maggiore attenzione all’importanza del riciclaggio. C’è poi la raccolta di occhiali usati che da tempo viene portata avanti ed anche questo va nella direzione del sostegno a progetti di solidarietà. C’è poi una ulteriore azione che si è aggiunta, quella della raccolta di vecchi cellulari. È attiva dal 2008 una campagna raccolta cellulari usati che vede attivi in tutta Italia centinaia di punti di raccolta promossi da volontari. Non più dimenticati in fondo ai cassetti, i cellulari donati al Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo si trasformano in risorse per sostenere la realizzazione di cucine solari in Ciad, usate collettivamente dalle famiglie ciadiane. I benefici per l’ambiente in Ciad so-
no tanti: con l’utilizzo dell’energia solare per la preparazione dei pasti, le famiglie non sono più costrette alla ricerca quotidiana della legna, rallentando così il processo di desertificazione che colpisce da tempo tutta la regione del Sahel. Oltre a queste azioni la parrocchia di Selegas si sta preparando all’annuale appuntamento con la mostra mercato. “In occasione della manifestazione Sa die de is saboris antigus in is bias de su trigu organizzata dal consorzio i “Sentieri del grano”, la nostra parrocchia – conclude don Gigi – sabato 7 dicembre e domenica 8 allestirà la XVIII Mostra Mercato, mettendo insieme il patrimonio di Selegas e Suelli, con esposizio-
ne di prodotti locali, creazioni artigianali, dolci tipici, degustazioni alla scoperta dell’olio d’oliva locale. Sarà anche aperto il museo parrocchiale e si potrà visitare anche la chiesa dei santi Anna e Gioacchino, ed è prevista anche la proiezione di un dvd “Il sapore della semplicità”, un viaggio alla scoperta del territorio di Selegas e Suelli”.
domenica 1 dicembre 2013
IL PORTICO DELL’ANIMA
Spiritualità. Il Papa consiglia ai fedeli la “medicina” della misericordia.
Dio non si stanca di perdonare la sua misericordia cambia il mondo Una riflessione sulla misericordia nel pensiero di Papa Francesco a partire dal gesto della consegna della “Misericordina” MARCELLO LOI IACE A TUTTI quando parla. Il papa è chiaro e concreto. Le sue parole colme di afflato umano attraggono e conquistano i cuori di tutti, perché sono accompagnate da gesti di affetto che manifestano vicinanza, solidarietà e interesse per le grandi assemblee e per i singoli. Le sue parole e i suoi gesti, nella loro potenza comunicatrice, rivelano in modo tangibile la misericordia di Dio. La verità di fede che «Dio è Amore» (1 Gv 4,8) diviene palpabile, nel senso che è capace di coinvolgere tutto l’uomo, anima e corpo, mente e cuore. Questa volta il gesto non solo ha accompagnato l’ insegnamento ma pure l’esortazione. Il papa non si è limitato a suggerire una pratica di pietà, invitando semplicemente i fedeli a riscoprire la recita del Rosario e della Coroncina alla Divina Misericordia, ma ha regalato ai presenti la scatola della “medicina spirituale”. Non una esortazione verbale come tante, ma un consiglio colmo di incoraggiamento che ha preso corpo in un oggetto distribuito ai presenti. Proprio come il bravo medico che non si limita a pie esortazioni ma sollecita e, se necessario, ammonisce il paziente obbligandolo a “prendere” il farmaco. Il papa infatti si è espresso in questi termini: «Si tratta di una “medicina spirituale” chiamata “Misericordina”. Una scatolina di 59 granelli intracordiali.[…] Prendetela! Non dimenticatevi di prenderla!». Ci ha sorpreso, il Papa. Ha fatto distribuire non uno scritto o un libro ma un oggetto, una corona di 59 grani. Non avrebbe sorpreso Fortunata, la centenaria a cui, sabato scorso ho dato l’estremo saluto. La trovavo sempre al suo posto, rannicchiata sulla sua poltrona, piccola e fragile. Pregava tanto. Pregava con le dita. Recitava continuamente il Rosario e, quando perdeva la corona fra le pieghe delle coperte, afferrava qualunque cosa, anche il lenzuolo e muovendo le dita continuava a pregare. Col Rosario ha vissuto cent’anni. Non sapeva leggere e scrivere, ha cresciuto sette figli e così si sforzava di amare il datore di ogni bene perché sapeva di essere amata. Nel gesto del papa ho letto una attenzione ulteriore verso le persone semplici, i poveri del vangelo e verso i dotti e sapienti perché diventino piccoli e non pensino che fede sia
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questione di sapere ma crescano nel desiderio di abbandonarsi al Padre buono e misericordioso, con piena fiducia. Nella Lumen Fidei, il Papa scrive: «La fede cristiana è dunque fede nell’Amore pieno, nel suo potere efficace, nella sua capacità di trasformare il mondo e di illuminare il tempo. “Abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”(1 Gv 4,16). La fede coglie nell’amore di Dio manifestato in Gesù il fondamento su cui poggia la realtà e la sua destinazione ultima». Parlando della “medicina spirituale” da prendere per concretizzare i frutti dell’anno della fede, il papa afferma che «fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita!». Mi sembra interessante riportare a questo proposito quanto viene affermato al n. 26 dell’Enciclica sulla Fede: « “Con il cuore si crede” (Rm 10,10). Il cuore, nella Bibbia, è il centro dell’uomo, dove s’intrecciano tutte le sue dimensioni: il corpo e lo spirito; l’interiorità della persona e la sua apertura al mondo e agli altri; l’intelletto, il volere, l’affettività. Ebbene, se il cuore è capace di tenere insieme queste dimensioni, è perché esso è il luogo dove ci apriamo alla verità e all’amore e lasciamo che ci tocchino e ci trasformino nel profondo». Rosario e coroncina alla Divina Misericordia «fanno bene al cuore» perché nella preghiera filiale è possibile unirsi interiormente ai misteri di Cristo, ri-
velazione e dono della Misericordia del Padre: «La fede in Cristo ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente a un Amore che ci precede e ci trasforma dall’interno, che agisce in noi e con noi. […] Il credente è trasformato dall’Amore, a cui si è aperto nella fede, e nel suo aprirsi a questo Amore che gli è offerto, la sua esistenza si dilata oltre sé. […] Il credente impara a vedere se stesso a partire dalla fede che professa: la figura di Cristo è lo specchio in cui scopre la propria immagine realizzata. E come Cristo abbraccia in sé tutti i credenti, che formano il suo corpo, il cristiano comprende se stesso in questo corpo, in relazione originaria a Cristo e ai fratelli nella fede» (Cfr. LF 20-22). Nelle parole del papa all’angelus non è assente infatti la dimensione comunitaria della fede e della misericordia quando afferma che la “misericordina” è «aiuto spirituale per la nostra anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la fraternità». Non dimenticherò mai Annetta, una donna anziana che trascorreva le sue giornate, immobile nel suo letto, con la corona in mano al punto che le sue dita portavano il segno dei grani in modo alla vista e al tatto. Pregava davvero per tutti, perché diceva: «se non prego per gli altri il Signore non può ascoltarmi». Le metafore malattia, medicina e medico per descrivere il peccato, la miseri-
cordia e il Padre non possono non richiamare alla nostra mente le parole del Beato Papa Giovanni Paolo II: «Gesù, nella sua vita, annuncia e rende presente la misericordia del Padre. Egli è venuto non per condannare, ma per perdonare e salvare, per dare speranza anche nel buio più profondo della sofferenza e del peccato, per donare la vita eterna; così nel Sacramento della Penitenza, nella «medicina della confessione», l'esperienza del peccato non degenera in disperazione, ma incontra l'Amore che perdona e trasforma (Reconciliatio et Paenitentia, 31). Mi pare che il Papa, con il gesto di domenica, consegnando Rosario e Coroncina abbia voluto preparare i credenti a ricoprire, attraverso la preghiera, il Sacramento della Penitenza, efficace medicina, secondo battessimo, come ha affermato all’Angelus di domenica 13 novembre: «Io non mi posso battezzare più volte, ma posso confessarmi e rinnovare così la grazia del Battesimo. È come se io facessi un secondo Battesimo. Il Signore Gesù è tanto buono e mai si stanca di perdonarci». Nell’udienza del 20 novembre, parlando del «potere delle chiavi» affidato alla chiesa, rimarcando la dimensione medicinale del sacramento della penitenza ha affermato: «Tante persone forse non capiscono la dimensione ecclesiale del perdono, perché domina sempre l’individualismo, il soggettivismo, e anche noi cristiani ne risentiamo. Certo, Dio perdona ogni peccatore pentito, personalmente, ma il cristiano è legato a Cristo, e Cristo è unito alla Chiesa. Per noi cristiani c’è un dono in più, e c’è anche un impegno in più: passare umilmente attraverso il ministero ecclesiale. Questo dobbiamo valorizzarlo; è un dono, una cura, una protezione e anche è la sicurezza che Dio mi ha perdonato. Io vado dal fratello sacerdote e dico: “Padre, ho fatto questo…”. E lui risponde: “Ma io ti perdono; Dio ti perdona”. In quel momento, io sono sicuro che Dio mi ha perdonato! E questo è bello, questo è avere la sicurezza che Dio ci perdona sempre, non si stanca di perdonare.».
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detto tra noi Nelle calamità impariamo dal Giappone di D. TORE RUGGIU
Abbiamo ancora impressi nei nostri occhi e nei nostri cuori gli scenari di distruzione e morte verificatisi in seguito alla alluvione del 18 novembre, soprattutto nel centro-nord Sardegna. Non sono manati, come sempre, i numerosi volontari da ogni parte dell’isola che sono venuti in soccorso alle popolazioni colpite, facendo fronte alle loro più urgenti necessità. Tuttavia, come tutte le volte che si verificano simili fenomeni, si moltiplicano le polemiche, giuste o presunte. Facendo un parallelo con il terremoto di qualche anno fa in Giappone, non possiamo non notare un diverso comportamento. Con calma, pazienza, fiducia, senza polemiche e senza perdere tempo, si sono attivati per ritornare in tempi rapidi alla normalità. Il terremoto, infatti, aveva compromesso la viabilità per circa 850 km. Profonde voragini avevano ridotto il lungo percorso alla impraticabilità più assoluta. Ebbene, in una settimana (sì, proprio una settimana!) hanno riaperto al traffico 813 km, scusandosi con la popolazione per non essere riusciti a concludere i lavori nei km restanti. Davvero un grande esempio di serietà, efficienza e signorilità. Pensiamo, ora, a quante “incompiute” ci sono in Italia, comprese le diverse zone interessate da calamità naturali. Molti di questi tentativi di ricostruire, vanno avanti da decenni, coinvolgendo nella responsabilità i vari governi succedutisi e le diverse amministrazioni locali, di ogni colore politico. Eh, sì, perché la questione non è di centro, destra, sinistra e appendici di altri partitini. La questione è italiana. Pare che gli italiani abbiano nel DNA una certa allergia alla efficienza, una propensione alla polemica, una burocrazia che rallenta tutto, una spiccata attenzione agli interessi privati più che al bene comune e, spesso, una corruzione dilagante nella gestione della cosa pubblica. Forse fa eccezione il Trentino, dove i lavori procedono più velocemente. Ma il resto d’Italia, soprattutto il meridione (isole comprese, senza offesa), è caratterizzato da una inefficienza spaventosa. Gli esempi si sprecano e non è il caso neppure di specificarli più di tanto (come esempio, guardiamo la nostra 131…). Ma perché non imparare dai giapponesi e da chi sa fare meglio di noi? È davvero uno scandalo che si debba registrare questa lentezza e che si sprechino una montagna di soldi pubblici. C’è una frase famosa di un anonimo che dice: “non venirmi a dire quanto lavori. Dimmi quanto concludi”. Emblematica la dichiarazione di un uomo di 65 anni, sempre in occasione del terremoto in Giappone, che ha perso tutto: “pazienza, rincomincio daccapo”. Abbiamo visto la compostezza di un popolo, la dignità e la ferma volontà di contribuire per risollevare le sorti di un paese. Tutti abbiamo, allora, ascoltato le parole dell’imperatore in tv (fatto rarissimo), che incoraggiava e prometteva preghiere per tutti. Neppure una polemica, al contrario di come avviene da noi. Ebbene, impariamo da questo nobile popolo. Ammoniva Catone il censore: “non cessare di imparare”. Naturalmente non ci dimentichiamo di apprezzare la generosità di tutto il popolo sardo che, lasciando da parte le polemiche, si è rimboccato le maniche per salvare il salvabile e per supplire anche alle inefficienza dello Stato e degli altri enti.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
il Portico
Chiesa. L’impegno dell’Ufficio Catechistico diocesano per la conoscenza della Bibbia .
Conoscere Gesù Cristo attraverso la Parola di Dio DAVIDE LAI
della Chiesa è l’annuncio della Parola di Dio. L’Ufficio Catechistico svolge il suo servizio proclamando la Parola di Salvezza, attraverso l’azione catechistica, a tutti i battezzati e a chi, esprime il desiderio di partecipare della comunione con tutta la Chiesa, accompagnandoli in un cammino di iniziazione e di crescita nella vita cristiana. Per svolgere nella pienezza questo servizio, non può non tener presenti le diverse realtà e la varietà dei destinatari ai quali è chiamata a rivolgere la sua attenzione. Perciò, al suo interno, è costituito da tre settori, attraverso i quali si sviluppa il percorso di fede nella vita ecclesiale, senza mai prescindere dalla «centralità della persona» (Mons. Miglio, Orientamenti Pastorali per l’anno 2012-2013). Queste aree sono finalizzate all’apostolato biblico, al catecumenato, alla catechesi per le persone disabili. In questo e nei prossimi numeri del nostro settimanale diocesano si cercherà di mettere in risalto l’importanza e le finalità di ciascuno di essi. L’apostolato biblico è il primo settore sul quale volgere l’attenzione, in quanto il cammino di iniziazione cristiana e la formazione permanente, trovano il fondamento nella Parola di Dio. Ogni azione catechistica mai può prescindere dalla Parola di Sal-
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OMPITO PRIMARIO
vezza, nella quale ogni battezzato, è chiamato a confrontarsi e, da essa, lasciarsi coinvolgere e mettere in discussione. La catechesi, dunque, «deve imbeversi e permearsi del pensiero, dello spirito e degli atteggiamenti biblici ed evangelici mediante un contatto assiduo con i testi medesimi» (Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Catechesi Tradendae, n.27), tenendo ben presente che «al centro stesso della catechesi noi troviamo essen-
zialmente una persona: quella di Gesù di Nazareth» (Catechesi Tradendae, n.5). Il settore si rivolge a tutti i battezzati e a coloro che desiderano iniziare a percorre, o approfondire, il cammino della vita cristiana. La finalità è quella di annunciare a tutti la Parola di Dio, nella quale è racchiusa la storia della salvezza, e che, costantemente, parla agli uomini e alle donne nella loro vita quotidiana. Il cuore di tutta la pastorale deve
essere la Parola di Dio: il cristiano ha necessità di abbeverarsi continuamente a questa fonte, ha bisogno di conoscere e riscoprire la chiamata che dall’inizio della storia ha caratterizzato la vita di ciascuno. Come ha affermato Benedetto XVI nell’esortazione apostolica post sinodale Verbum Domini «non si tratta, quindi, di aggiungere qualche incontro in parrocchia o nella diocesi, ma di verificare che nelle abituali attività delle comunità cristiane, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti, si abbia realmente a cuore l’incontro personale con Cristo che si comunica a noi nella sua Parola» (n.73). Le iniziative che vengono offerte dal settore dell’apostolato biblico dell’Ufficio Catechistico nascono dal desiderio di favorire costantemente questo incontro di amore tra il Padre e i suoi figli. In modo particolare, quanti sono chiamati quotidianamente a svolgere il ministero della Parola nell’annuncio, secondo le diverse forme, hanno il compito di alimentare giorno dopo giorno tale incontro, ponendosi in atteggiamento di ascolto e di preghiera, per poi essere a loro volta testimoni autentici della Parola che hanno meditato, pregato e vissuto. Accogliamo, dunque, l’invito rivolto dal nostro Arcivescovo, Mons. Miglio, negli Orientamenti Pastorali per l’anno 2013-2014, di porre «la centralità della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa».
domenica 1 dicembre 2013
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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