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DOMENICA 8 DICEMBRE 2013 A N N O X N . 45

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Studenti all’ingresso del Liceo “Dettori” di Cagliari.

Il bene più prezioso ROBERTO PIREDDA

ra la seconda ora di un qualsiasi venerdì di scuola in un’aula al piano terra, lato via Palomba, del Liceo Classico “Dettori” di Cagliari. I ragazzi della I C stavano facendo un compito di greco, croce e delizia di tutti gli studenti del classico. Qualcosa però in quel venerdì ha preso una piega differente: ad un tratto dal soffitto dell’aula piovono dei calcinacci, colpiscono la professoressa di greco e poi anche degli alunni. Subito l’aula viene abbandonata, per fortuna senza che nessuno abbia subito gravi danni, e poi l’intero istituto viene fatto sgombrare. È accaduto al Liceo “Dettori” ma poteva succedere in una qualunque delle scuole sparse nel territorio italiano che per oltre la metà non risultano in linea con le norme di sicurezza. La ferita di una scuola ferisce tutta la scuola. La gravissima situazione dell’edilizia scolastica è però soltanto la spia di una questione più profonda: che posto concreto hanno la scuola e più in generale l’educazione delle nuove generazioni negli interessi della politica e della società? La scuola, una realtà che ogni giorno coinvolge milioni di studenti a partire dall’infanzia fino alla secondaria di II grado, sembra non esistere per molte persone. Non meraviglia allora la scarsa attenzione data alla sicurezza dentro

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le sue strutture. L’importanza di intervenire in modo rigoroso sull’edilizia scolastica con finanziamenti mirati sì, ma veramente adeguati, e non con briciole di bilancio che non servono a nessuno, deriva da una duplice necessità: la prima, lo abbiamo già detto, dal dovere di far entrare gli studenti in strutture assolutamente sicure e a norma, la seconda, ancora più profonda, dal “tesoro” che queste strutture accolgono. Avere delle scuole belle e sicure è un dovere per una società, perché queste strutture custodiscono, come uno scrigno dei gioielli, il bene più prezioso di un paese: i suoi giovani. Quest’ultima potrebbe sembrare una di quelle frasi banali buone per una chiacchierata al bar o sull’autobus, ma è realmente così: l’attenzione che una società dà alla scuola e all’educazione è la cifra della sua capacità di superare una visione miope e schiacciata sul presente per sapersi invece aprire verso il futuro. Non ci sono alternative: una società che non scommette concretamente sulla scuola ha già perso la partita con il futuro. Chi non si rende conto di questo dovrebbe passare almeno un giorno davanti all’entrata di una scuola, vedere i volti di quei ragazzi, incrociare i loro sguardi e sentire per un momento le loro storie. Ad un osservatore attento non sfuggirebbe una verità evidente: la società e in particolare chi è chiamato ad ammini-

strare la cosa pubblica, ha un debito con ciascuno di questi ragazzi, gli deve davvero qualcosa, e questo “qualcosa” si chiama educazione. E la scuola rappresenta uno degli strumenti essenziali perché questo debito sia colmato. Benedetto XVI, nell’importante Lettera alla Città e alla Diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione(21-01-2008), inquadrò bene la portata di questa sfida educativa: «… si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita […] aumenta oggi la domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita». Investire sulla scuola, sulle sue strutture materiali e sulle persone che ci lavorano a servizio dei ragazzi, è qualcosa d’ineludibile se si vuole affrontare la sfida educativa del nostro tempo. La scuola non può continuare ad essere l’ultima ruota del carro, proprio no.

SOMMARIO POLITICA

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L’impegno politico dei laici cristiani a favore del bene comune GIOVANI

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Il programma della Pastorale giovanile per il nuovo anno SCUOLA

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Formazione professionale: che fine ha fatto in Sardegna? CAGLIARI

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La comunità filippina: un esempio di integrazione possibile PAPA FRANCESCO

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Presentata l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”


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IL PORTICO DEL TEMPO

IL PORTICO

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

Alluvione. Sopralluogo del direttore nazionale di Caritas Italiana nelle zone devastate dal ciclone Cleopatra.

Non bisogna abbassare la guardia

Volontari al lavoro nelle zone alluvionate.

MARIA CHIARA CUGUSI

scorsi si è riunita la Conferenza Episcopale Sarda e dove è stata celebrata la messa di suffragio per le vittime dell’alluvione - presto arriveranno alcuni operatori della Caritas Italiana, che affiancheranno la Caritas locale nella gestione degli aiuti; intanto sono arrivati gli operatori della Caritas Ambrosiana e di Bergamo, oltre a quelli della Croce Rossa e delle altre Caritas dell’isola. Dalla Diocesi di Cagliari, grazie al coordinamento della Caritas diocesana, dall’inizio dell’emergenza sono arrivati una quarantina di volontari, tra cui alcuni elettricisti: nei giorni scorsi hanno risistemato alcune vie e un asilo, grazie anche all’aiuto solidale di un’azienda specializzata in materiali elettrici. Una gara di solidarietà portata avanti an-

dei bisogni delle popolazioni colpite dall’alluvione da parte delle Caritas diocesane, per permettere il rientro delle famiglie nelle case e iniziare a definire una progettualità concreta. Le schede compilate verranno inviate anche alla Caritas Italiana che, in base alle necessità emerse, stabilirà come indirizzare i 100mila euro che essa ha stanziato per le famiglie colpite dal tifone Cleopatra e il milione di euro messo a disposizione dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. «ll primo passo è garantire il rientro nelle abitazioni - ha spiegato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, durante il sopralluogo nelle zone più colpite -, in modo tale da rendere possibile ‘un ritorno alla normalità’. La mappatura dei bisogni consentirà una lettura dettagliata della realtà, in modo da definire progetti concreti e mirati». E OFFERTE DESTINATE alla raccolta fondi proNei giorni scorsi il direttore della mossa dalla Caritas di Cagliari per le famiCaritas nazionale ha incontrato i glie sarde colpite dall’alluvione possono esrappresentanti delle comunità civili ed ecclesiali, tra cui i sindaci, i sere versate sui conti intestati a Arcidiocesi di Caparroci, i Vescovi e i direttori del- gliari - Caritas Diocesana: Banca Prossima IBAN IT70 le Caritas diocesane delle zone Z033 5901 6001 0000 0070 158; Bancoposta IBAN più colpite, per ascoltare i singoli IT87 Z076 0104 8000 0101 2088 967; causale: ‘Emerbisogni, e ha parlato di «una gran- genza alluvione Sardegna - novembre 2013, tifone de sinergia di presenza». Tra le dif- Cleopatra’. La colletta sarà finalizzata ad accompaficoltà registrate, il coordinamen- gnare le famiglie in un ‘ritorno alla normalità’, a inito del materiale, frutto della soli- ziare dal rientro nelle abitazioni. Nei prossimi mesi darietà nazionale e non solo. «E’ continuerà anche la raccolta di prodotti destinati alnecessario un coordinamento su le famiglie alluvionate, nell’ambito dell’attività usuavasta scala - ha spiegato - , così da le del Centro Diocesano di Assistenza (via Po 57-61, indirizzare gli aiuti in modo effi- Cagliari): occorrerà contattare Andrea Nicolotti (cell. cace». A Olbia - dove nei giorni 3924394684), per verificare il luogo (chi arriva con ca-

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ONTINUA LA MAPPATURA

che da numerosi esercizi commerciali, che hanno promosso la raccolta di prodotti e beni di ogni genere in tutto il territorio sardo. L’obiettivo di Caritas Italiana è «un supporto iniziale - spiega don Soddu -, poi sarà la comunità locale a fare la sua parte». Nella zona di Olbia ci sono ancora numerose famiglie sfollate, delle quali circa 200 ospitate negli alberghi, le altre accolte da amici e parenti. Vogliono tornare a casa, chiedono elettrodomestici, lavatrici, stufe e tutto ciò che serve per riprendere possesso della loro quotidianità. Qui, il direttore della Caritas nazionale ha incontrato anche i parroci delle parrocchie di Sant’Antonio e della Sacra Famiglia; accompagnato da don Theron Casula, ha visitato le zone in cui i

segni dell’alluvione sono ancora evidenti. «Dei confratelli sacerdoti che si trovano ad operare sul campo mi ha colpito la serenità, cui si aggiungono il sorriso e la speranza cristiana che non viene mai a mancare - ha sottolineato don Soddu -. Dobbiamo saper coltivare semi di speranza: il desiderio, la volontà, la determinazione della gente vi è tutta, ma non bisogna abbassare la guardia. Il nostro compito è creare non solo dei segni, ma anche delle opportunità affinché queste famiglie e queste comunità possano risollevarsi e ritrovare la propria identità». Il direttore di Caritas Italiana, accompagnato da don Angelo Pittau, direttore della Caritas di Ales-Terralba, ha visitato anche Torpè, Solarussa, San Gavino Monreale, Uras, Terralba. Tra le preoccupazioni, il sostegno psicologico alle famiglie, il riavvio delle attività produttive cominciando dalle piccole e medie imprese. «Stiamo pensando alla creazione di un’équipe psicologica - spiega don Pittau - che possa visitare le famirichi grossi potrà scaricare il materiale in un altro glie almeno due o tre volte alla deposito) e gli orari di ricevimento dei materiali. settimana. Inoltre, vorremmo In particolare, la Caritas Sardegna ringrazia per tut- creare una ‘opera-segno’, come to il materiale ricevuto e chiede cortesemente di in- un’officina meccanica o una faterrompere le prossime raccolte di indumenti e del- legnameria, per aiutare gli artil’usato; rimane invece la necessità di biancheria nuo- giani che hanno perso tutto; senva, materassi nuovi (anche matrimoniali) e coperte za dimenticare il dramma dei panuove, così come dell’altro materiale. Tutti gli ag- stori». giornamenti relativi ai bisogni delle famiglie allu- Inoltre, interventi su infrastruttuvionate sono disponibili sulla pagina facebook del- re, supporto alla scolarizzazione e la Caritas diocesana e sul sito della Delegazione re- azioni di sostegno rivolte alle fagionale Caritas: www.caritassardegna.it. Continua miglie nomadi che nei giorni inoltre la necessità di volontari: quelli della Diocesi scorsi, a San Gavino, hanno preso di Cagliari disposti ad andare a Olbia dovranno con- possesso dei nuovi moduli abitatattare Giada Melis (cell. 3407530558) o l’Ufficio Ca- tivi a loro destinati, in seguito alritas diocesana (tel. 070/52843238). la distruzione del loro campo.

La generosità per gli alluvionati

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DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Politica. I laici cristiani sono chiamati a vivere la politica come forma alta di carità

Chiesa, partecipazione politica e costruzione del bene comune REDAZIONE IL PORTICO

A CRONACA POLITICA isolana registra nell’ultimo periodo un dibattito vivace frutto di un quadro politico più che mai frammentato all’interno dei diversi schieramenti che si preparano alla scadenza elettorale delle prossime regionali. Dentro quest’orizzonte emerge anche l’iniziativa sorta con l’Associazione “Terra di pace, istruzione, lavoro e solidarietà”, coordinata da don Ettore Cannavera insieme ad un gruppo di personalità della società civile. Lo scopo dichiarato del movimento non è quello di dare vita ad un nuovo schieramento partitico quanto quello di contribuire alla politica in senso ampio, approfondendo le tematiche legate alle cinque parole chiave che danno il nome all’associazione (tra le quali manca però la parola famiglia) e svolgendo un’azione di stimolo rispetto a quella dei partiti. A nessuno sfugge tuttavia che quando si entra nel campo politico gesti e parole di chiunque possono essere interpretati al di là delle loro reali intenzioni. Se si segue il dibattito politico delle ultime settimane ci si accorge come questo rischio riguardi anche l’iniziativa citata. Le istanze senza dubbio importanti portate avanti, come ad esempio gli appelli alla legalità, alla visione della politica come servizio alla comunità e non come mero esercizio del potere, per richiamarne solo alcune, non sono certamente da trascurare. Tuttavia il fatto che la rappresentanza del movimento sia di un sacerdote, con le ripercussioni mediatiche che l’accompagnano, per alcuni fa pensare ad un impegno sostanzialmente diretto della Chiesa in campo politico. Questo però non può essere, se è vero che la realtà dell’impegno politico fa parte del «carattere secolare» che «è proprio e peculiare dei laici» e

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Papa Francesco all’uscita dalla Cattedrale lo scorso 22 settembre.

che si concretizza nel «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, n. 31). Papa Francesco nella sua visita a Cagliari dello scorso 22 settembre è tornato sullo stesso argomento con una riflessione incisiva: «la società italiana oggi ha molto bisogno di speranza, e la Sardegna in modo particolare. Chi ha responsabilità politiche e civili ha il proprio compito, che come cittadini bisogna sostenere in modo attivo. Alcuni membri della comunità cristiana sono chiamati ad impegnarsi in questo campo della politica, che è una forma alta di carità, come diceva Paolo VI. Ma come Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, sempre cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze» (Discorso in Cattedrale all’Incontro con i poveri e i detenuti).

Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est mostra la fondamentale distinzione tra il campo proprio della Chiesa e quello della politica: «la Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l’adoperarsi per la giustizia lavorando per l’apertura dell’intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente» (n. 28). Nella Deus caritas est, che riprende in questo la Christifideles laici di Giovanni Paolo II (n. 42) ritroviamo poi la sottolineatura della chiama-

ta dei laici cristiani alla costruzione del bene comune mediante l’impegno politico «il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è invece proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Non possono pertanto abdicare “alla molteplice e svariata azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”» (n. 29). Il richiamo allo specifico contributo dei laici cristiani, adeguatamente formati, per la costruzione del bene comune è anche certamente una risposta efficace alla tendenza all’anti-politica che emerge in questa fase e trova pretesti di vario genere per allargarsi: a questa tendenza si può contrapporre soltanto la riscoperta di una politica buona, chiara e competente, capace di porsi davvero al servizio delle esigenze della collettività.

Dossetti figura profetica Ricordato in Facoltà Teologica il politico-monaco. R. C. RA IL GIUGNO del 1913 quando a Genova nasceva da un farmacista ed una pianista Giuseppe Dossetti, politico, eremita, figura di spicco del cattolicesimo italiano. Ad un secolo dalla sua nascita il Meic di Cagliari ha voluto ricordarlo nel corso di un convegno. “Dossetti è più che mai attuale - ha detto il relatore Giovanni Bianchi, parlamentare per tre legislature fondatore dei circoli dossettiani. In un tempo come questo credo che

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il pensiero di Dossetti possa e debba essere tenuto nella dovuta considerazione, quale segno di contraddizione. Spesso la sua figura è ricordata per il livore dei suoi detrattori che non per la “propaganda” dei seguaci, e di chi lo ha studiato. Dossetti insieme a Rosmini rappresentano dei rimossi dalla Chiesa e dalla politica italiana, cosa che ha creato anche problemi nella traducibilità della loro esperienza a livello internazionale”. C’è poi un dato che a detta di Bianchi è importante nella conoscenza

Giovanni Bianchi nell’Aula Magna della Facoltà Teologica.

della figura di Dossetti. “Non vorrei che ci fosse una distinzione tra un Dossetti politico e quella del monaco. La sua è una figura profetica che attraversa sia il campo politico che quello più decisamente monacale, anche se Dossetti nel suo essere monaco segue la tradizione anche se poi se ne distanzia, nel senso che essere monaci significa pregare e lavorare molto intensamente che

è la vocazione del credente”. Una figura quella di Giuseppe Dossetti che continua ad attirare l’attenzione di molti. Nonostante le condizioni meteo non proprio favorevoli una buona presenza è stata registrata all’incontro alla Facoltà Teologica, segno evidente che in tempi di crisi della politica figure come quelle di Dossetti restano di riferimento.

IL PORTICO

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il fatto IN BELGIO

Con un legge si vuole l’eutanasia per i bimbi Una legge che offende la coscienza cristiana di molti belgi e che mostra un attacco ai diritti umani. Così il cardinale Elio Sgreccia, presidente della Fondazione Ut Vitam habeant e presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, condanna la legge che sta per essere approvata in Belgio, alla Commissione del Senato, che estenderebbe la legalizzazione dell’eutanasia anche ai minori e ai malati mentali, oltre che, come già accade dal 2002, per gli adulti legalmente capaci. In un comunicato pubblicato dalla fondazione “Ut Vitam habeant”, il cardinale lancia la proposta di “un intervento umanitario spirituale, attraverso la preghiera, affinché gli uomini e le donne che stanno per deliberare in Belgio siano pervasi da sentimenti di rispetto verso queste fragili vite, di solidarietà, di fratellanza, e non firmino questa legge”. Secondo monsignor Sgreccia, la legge offende “il diritto alla vita, il diritto a essere curati, soprattutto se minori e malati, il dirit-

to, per i minori, a essere difesi nei momenti di fragilità, il diritto per i malati mentali a essere assistiti. Diritti presenti in tutti i Codici etici, resi obbligatori dopo la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948”. C’è poi il problema dell’abbandono. “L’abbandono dei bambini, dei malati mentali, degli anziani alla morte programmata e legalizzata – afferma ancora il cardinale - è un salto nel degrado di civiltà. È un atto di gravità immane, così come lo è la violenza in guerra o contro le donne, perché dice di una società che ha perso la sua umanità, che è incapace di compassione nei confronti dei più fragili e dei sofferenti, di coloro che - come ha ricordato Papa Francesco recentemente - sono ‘un patrimonio per ogni comunità cristiana’, ‘un tesoro prezioso per la Chiesa!’”. I dibattiti sul tema risultano al momento inefficaci “per cui conclude monsignor Sgreccia – è necessario agire con la preghiera: tutti i cristiani e le persone di buona volontà possono partecipare a questa iniziativa di preghiera come invocazione e difesa della vita umana contro una legge ingiusta”.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. Il Santo Padre ha incontrato in Vaticano il premier russo Vladimir Putin.

Sentire la bellezza del cristianesimo per essere veri protagonisti nell’oggi ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre, a partire dall’occasione della Prima Domenica di Avvento, ha richiamato il carattere di cammino che è proprio di tutto l’anno liturgico: «questo giorno ha un fascino speciale, ci fa provare un sentimento profondo del senso della storia. Riscopriamo la bellezza di essere tutti in cammino: la Chiesa, con la sua vocazione e missione, e l’umanità intera, i popoli, le civiltà, le culture, tutti in cammino attraverso i sentieri del tempo […] come nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della mèta della propria esistenza, così per la grande famiglia umana è necessario rinnovare sempre l’orizzonte comune verso cui siamo incamminati. L’orizzonte della speranza! Questo è l’orizzonte per fare un buon cammino. Il tempo di Avvento, che oggi di nuovo incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza, una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio. Una speranza che non delude, semplicemente perché il Signore non delude mai! Lui è fedele! Lui non delude! Pensiamo e sentiamo questa bellezza». Al termine dell’Angelus il Papa ha poi ricordato la Giornata mondiale per la lotta contro l’HIV/AIDS. Al pomeriggio di domenica Papa Francesco si è recato in visita nella Parrocchia romana di San Cirillo Alessandrino dove ha anche amministrato il Sacramento della Cresima. Nell’omelia della S. Messa il Santo Padre ha presentato la vita cristiana come un incontro: «la cosa

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Papa Francesco accoglie Vladimir Putin

più importante che a una persona può accadere è incontrare Gesù: questo incontro con Gesù che ci ama, che ci ha salvato, che ha dato la sua vita per noi. […] Lo incontriamo tutti i giorni. Ma come? Nella preghiera, quando tu preghi, incontri Gesù. Quando tu fai la Comunione, incontri Gesù, nei Sacramenti […] è proprio del cristiano incontrare sempre Gesù, guardarlo, lasciarsi guardare da Gesù». All’Udienza generale del mercoledì Papa Francesco si è soffermato sul tema della risurrezione della carne. Oggi si tende sostanzialmente a non affrontare il tema della morte: « … consideriamo la nostra vita come un tempo rinchiuso tra due poli: la nascita e la morte; quando non crediamo in un orizzonte che va oltre quello della vita presente; quando

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Certi della fedeltà di Dio a cura di ROBERTO PIREDDA

unedì 25 novembre Papa Francesco, prendendo spunto dalle figure presentate nella liturgia della Parola del giorno, i giovani ebrei schiavi alla corte di Nabucodonosor e la vedova che va al tempio ad adorare il Signore, si è soffermato sul dovere del cristiano di fare delle scelte definitive:

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tra cosa: si sono affidati, perché sapevano che il Signore è fedele. Si sono affidati a quella fedeltà che sempre c’è, perché il Signore non può mutarsi, non può: sempre è fedele, non può non essere fedele, non può rinnegare se stesso».

Nell’omelia del 26 novembre il Santo Padre, a partire dalle parole di Gesù sulla distruzione del Tem«Tutti e due – la vedova e i giovani pio e la realtà della fine dei tempi, – hanno rischiato. Nel loro rischio ha approfondito il tema della spehanno scelto per il Signore, con un ranza: cuore grande, senza interesse personale, senza meschinità. Non ave- «Il cristiano è un uomo o una donvano un atteggiamento meschino. na che sa vivere nel momento e sa Il Signore, il Signore è tutto. Il Si- vivere nel tempo. Il momento è gnore è Dio e si affidarono al Si- quello che noi abbiamo in mano gnore. E questo non l’hanno fatto adesso: ma questo non è il tempo, per una forza – mi permetto la pa- questo passa! Forse noi possiamo rola – fanatica, no: ‘Questo dob- sentirci padroni del momento, ma biamo farlo Signore’, no! C’è un’al- l’inganno è crederci padroni del

si vive come se Dio non esistesse. Questa concezione della morte è tipica del pensiero ateo, che interpreta l’esistenza come un trovarsi casualmente nel mondo e un camminare verso il nulla. Ma esiste anche un ateismo pratico, che è un vivere solo per i propri interessi e vivere solo per le cose terrene. Se ci lasciamo prendere da questa visione sbagliata della morte, non abbiamo altra scelta che quella di occultare la morte, di negarla, o di banalizzarla, perché non ci faccia paura». La fede cristiana apre invece una prospettiva radicalmente nuova: «questa sete di vita ha trovato la sua risposta reale e affidabile nella risurrezione di Gesù Cristo. La risurrezione di Gesù non dà soltanto la certezza della vita oltre la morte, ma illumina anche il mistero stesso della morte di ciatempo: il tempo non è nostro, il tempo è di Dio! Il momento è nelle nostre mani e anche nella nostra libertà di come prenderlo. E di più: noi possiamo diventare sovrani del momento, ma del tempo soltanto c’è un sovrano, un solo Signore, Gesù Cristo».

scuno di noi. Se viviamo uniti a Gesù, fedeli a Lui, saremo capaci di affrontare con speranza e serenità anche il passaggio della morte». In settimana, incontrando i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Il Santo Padre ha richiamato il senso reale del dialogo: «dialogare non significa rinunciare alla propria identità quando si va incontro all’altro, e nemmeno cedere a compromessi sulla fede e sulla morale cristiana […]È per questo motivo che dialogo interreligioso ed evangelizzazione non si escludono, ma si alimentano reciprocamente. Non imponiamo nulla, non usiamo nessuna strategia subdola per attirare fedeli, bensì testimoniamo con gioia, con semplicità ciò in cui crediamo e quello che siamo. In effetti, un incontro in cui ciascuno mettesse da parte ciò in cui crede, fingesse di rinunciare a ciò che gli è più caro, non sarebbe certamente una relazione autentica». Sempre in settimana Papa Francesco ha celebrato i Primi Vespri di Avvento con gli universitari di Roma. Nella sua omelia li ha esortati a raccogliere le sfide del tempo presente: «la vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del Battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei. Per favore, non guardare la vita dal balcone! Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno». Gesù Cristo, il Signore? O un po’ metà e metà, faccio il gioco del principe di questo mondo?’. Adorare fino alla fine, con fiducia e fedeltà: questa è la grazia che dobbiamo chiedere questa settimana».

Nell’omelia del 29 Novembre Papa Francesco ha richiamato il dovere Il 28 novembre il Papa, commen- per ogni cristiano di pensare “setando l’episodio di Daniele gettato condo Dio” senza cedere ad una nella fossa dei leoni, ha insistito logica mondana: sull’impegno di professare la fede anche in mezzo alle persecuzioni: «Il pensiero uniforme, il pensiero uguale, il pensiero debole, un pen«Non si può parlare di religione, è siero così diffuso. Lo spirito del una cosa privata, no? Di questo mondo non vuole che noi ci chiepubblicamente non si parla. I segni diamo davanti a Dio: ‘Ma perché religiosi sono tolti. [...] Non abbia- questo, perché quell’altro, perché mo paura, soltanto Lui ci chiede accade questo?’. O anche ci propofedeltà e pazienza. Fedeltà come ne un pensiero prêt-à-porter, seDaniele, che è stato fedele al suo condo i propri gusti: ‘Io penso come Dio e ha adorato Dio fino alla fine. mi piace!’. Ma quello va bene, diE pazienza, perché i capelli della cono loro… Ma quello che lo spirinostra testa non cadranno. Così ha to del mondo non vuole è questo promesso il Signore. Questa setti- che Gesù ci chiede: il pensiero libemana ci farà bene pensare a questa ro, il pensiero di un uomo e di una apostasia generale, che si chiama donna che sono parte del popolo divieto di adorazione e doman- di Dio e la salvezza è stata proprio darci: ‘Io adoro il Signore? Io adoro questa! ».

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

pietre VIETNAM

Festa per il secolo di due diocesi Migliaia di cattolici festeggiano in questi giorni il centenario di vita della diocesi di Lang Son e Cao Bang, compresa nelle omonime province nel nord del Vietnam, e che comprende anche la zona orientale della provincia di Hà Giang. Il 21 novembre scorso si è tenuta una solenne celebrazione, in ricordo della nascita avvenuta il 30 dicembre 1913 con la creazione, da parte della Santa Sede, della Prefettura apostolica di Lang Son, che comprendeva già buona parte dell'attuale territorio. A presiedere la cerimonia mons. Leopoldo Girelli, rappresentante pontificio non residente, il vescovo locale mons. Joseph Ngân e centinaia di sacerdoti. SIRIA

Violenze contro i villaggi cristiani I villaggi, cristiani e non, a Nord di Damasco, nel massiccio del Qalamoun, sono nel mirino di gruppi armati di jihadsiti stranieri che li stanno rastrellando, portando solo morte e distruzione. Lo racconta p. George Louis, parroco grecocattolico d e l l a Chiesa di San Michele a Qara, che è stata devastata e bruciata. Il sacerdote racconta come i jihadisti armati applicano un medesimo modello: prendono di mira un villaggio, lo invadono, uccidono, bruciano devastano. Per i civili, cristiani e non, la vita è sempre più difficile. I miliziani stranieri agiscono fuori controllo dell'Esercito Libero Siriano, che invece sono rispettosi di tutti, e non vogliono radere al suolo l'intero paese. Ma questi, purtroppo, in tanti casi hanno dovuto ritirarsi di fronte ai gruppi armati stranieri. CINA

Suore in pellegrinaggio Tre giorni di pellegrinaggio alla Cattedrale ed al Santuario del villaggio della Madonna, nell'arcidiocesi di Ji Nan: così le suore della Congregazione diocesana della Presentazione della Madonna della diocesi di Su Zhou, nella provincia di Jiang Su, hanno voluto concludere l'Anno della Fede vissuto con intensa spiritualità. La piccola comunità composta da una quindicina di religiose ha compiuto il pellegrinaggio e nella Cattedrale di Ji Nan, dedicata all'Immacolata Concezione, le religiose sono state accolte dall'anziano Vescovo, mons. Zhang Xian Wang, che ha raccomandato loro di essere sempre “luce del mondo e sale della terra.


DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

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Pastorale giovanile. L’impegno dell’equipe a favore delle diverse realtà giovanili di tutta la Diocesi

L’oratorio e la parrocchia devono accogliere giovani cristiani che vogliono mettersi in gioco Domenica ad Elmas i ragazzi della Diocesi si ritrovano per l’incontro con l’Arcivescovo. Verranno presentati i progetti da sviluppare nei prossimi mesi

quella di partire da un gruppo di interesse che si occupi di questo progetto con costanza e possa coinvolgere quante più persone dell’ambiente universitario si dimostrino interessate. La Pastorale Vocazionale invece, nasce come branca della Pastorale Giovanile ed il suo obiettivo sarà quello di raggiungere i giovani parlando loro di futuro e di scelte, sfatando il luogo comune di vocazione come unica possibilità diretta al sacerdozio, ma informando i ragazzi che le vocazioni sono tante e molto diverse tra di loro, ed iniziare a interessarsi del futuro è un investimento prezioso. Ancora differente è il “Progetto Brasile” che consisterà nel voler

creare un gruppo di interesse nell’ambito medico-sanitario. Pensato per coloro che condividono una certa e specifica preparazione accademica e professionale, oltre che il desiderio di dedicare del tempo a viaggi-missione in terre che necessitano di aiuti di questo tipo, il “Progetto Brasile” si pone come obiettivo il voler creare uno staff che si confronti, che crei dei ponti e condivida conoscenze. Non sarà però necessario il dover partire in zone geografiche lontanissime, perché per coloro che non avranno la possibilità di una mobilità di questo tipo, si giocherà in casa cioè prestando servizio sul nostro territorio. I progetti sono davvero tanti e diversi e l’Ufficio di Pastorale Giovanile inizia l’anno dando appuntamento l’8 dicembre 2013, data in cui si terrà il primo incontro diocesano dei giovani dedicato ai ragazzi dell’ultimo anno delle medie e al primo anno delle scuole superiori, che accompagnati dai loro educatori e animatori, avranno l’opportunità di trascorrere una giornata ricca di novità pensate su misura per loro. Per partecipare all’evento è necessario iscriversi, ed il tutto si terrà presso l’oratorio Parrocchiale di Elmas a partire dalle 15.30. Come diceva don Bosco, gli oratori e le parrocchie hanno bisogno di buoni cristiani e onesti cittadini, e lavorando insieme per rendere i giovani i veri protagonisti della loro vita questo è possibile; iniziamo proprio da questo 8 dicembre a lavorarci su.

tro? Se lo studio, il lavoro, l’impegno umanitario fossero vocazioni al pari delle altre? Il progetto di Don Davide dunque si muove in questo senso per offrire ai giovani l’intero ventaglio di possibilità che il Vangelo per primo offre per la vita di ciascuno se solo si è in grado di interrogarsi nel profondo. Già dal gennaio 2014 questo progetto inizierà a concretizzarsi attraverso

momenti di incontro pensati per raggiungere principalmente ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Se tale scopo può essere facilmente raggiungibile nelle realtà giovanili parrocchiali, non si può dire altrettanto riferendosi all’ambito scolastico dove anche verrà proposto, seppure con qualche alleggerimento, perché l’approccio risulti meno intenso ma non per questo meno efficace. La meta rimane una : Fare in modo che i nostri giovani si pongano le domande giuste per guardare al futuro con maturità e consapevolezza. Un messaggio che in fin dei conti non è sconosciuto, è quello stesso messaggio che Gesù ci ha voluto lasciare per renderci capaci di fare delle scelte che siano radicali. Papa Francesco, lo scorso 22 settembre, lascia i giovani della Sardegna con una domanda : Siete disposti a prendere una strada per costruire un mondo migliore? Qui sta la chiave del messaggio Pastorale, dare ai giovani gli strumenti giusti per costruire il loro e il nostro futuro.

FEDERICA BANDE OPO LA VISITA del Santo Padre del 22 settembre scorso, l’Ufficio di Pastorale Giovanile ha continuato a lavorare per nuove proposte e nuovi appuntamenti dedicati a tutta la diocesi. L’equipe di PG si è quindi ritrovata per discutere e creare dei progetti, partendo proprio dalle parole del Santo Padre e dalla piccola ma significativa esperienza dell’anno passato. Monsignor Miglio ha ulteriormente contribuito a questo lavoro di programmazione partecipando ad una giornata di lavoro nonché attraverso un piccolo sussidio dedicato proprio all’apertura del nuovo anno pastorale, dove analizza, partendo sempre dalla visita del Papa nella nostra terra, i diversi punti e gli obiettivi da raggiungere a livello diocesano. Ciò su cui ha lavorato la PG in questo periodo è chiaramente un progetto rivolto alla diverse realtà giovanili presenti nella nostra diocesi, avendo però uno sguardo molto attento verso quelle parrocchie che un gruppo giovani ancora non

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I giovani incontrano il Papa lo scorso 22 settembre

sono riusciti a costruirlo, ma che scommettendo sui ragazzi che si preparano alla cresima potrebbero riuscire a lavorare bene in questa direzione. L’oratorio e la parrocchia devono raccogliere giovani cristiani che abbiano la voglia e lo spirito di mettersi in gioco per crescere… talvolta la cresima diventa il sacramento dell’addio perché ci sia arriva con un carico di noia che non sprona i ragazzi a volersi mettere in gioco in questo tipo di ambiente, allora avere un progetto di oratorio aiuta anche in questo, e cioè accompagnando i giovani in questo percorso tenendo in considerazione la loro età ed i loro interessi e avendo chiaro che l’o-

biettivo del cammino dell’iniziazione cristiana non è la Cresima ma l’Eucaristia. Inoltre il lavoro dell’Ufficio di Pastorale Giovanile quest’anno si espande volendo abbracciare fasce di età diverse attraverso iniziative eterogenee; parliamo di Pastorale Universitaria, Pastorale Vocazionale e del “ Progetto Brasile”. La Pastorale Universitaria consiste in un progetto che parte dal voler proporre a universitari dai venti anni in poi, l’opportunità di svolgere del volontariato presso alcune strutture nelle quali possono prestare servizio dedicando un pochino del loro tempo a bambini e ragazzi che purtroppo vivono un presente poco sereno. L’idea è

Portare nelle scuole l’annuncio vocazionale Una nuova iniziativa di pastorale vocazionale

VALERIA PICCHIRI OME SI PUÒ attualizzare il tema della vocazione tra i giovani d’oggi? Come aiutarli a fare quelle scelte che saranno determinanti per il loro futuro? Sono questi gli interrogativi su cui pone le basi la neonata iniziativa di Pastorale Vocazionale di Cagliari, guidata da Don Davide Curreli e strettamente correlata all’impegno di Pastorale Giovanile. Entrambi i progetti, d’altronde, si occupano di coinvolgere le realtà giovanili cagliaritane, ma se il ruolo della Pastorale Giovanile ruota attorno a temi più generali, quello della Pastorale Vo-

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cazionale porta avanti una sua specificità dalla quale non può prescindere : testimoniare cosa sia vocazione, sensibilizzare i giovani a scoprire la loro stessa sensibilità più profonda per poter decidere, con coscienza, sul loro avvenire. Le due prospettive di Pastorale si incontrano nell’affine obiettivo di riservare ai giovani cristiani delle nostre comunità il ruolo di protagonisti. In particolare l’indirizzo di Pastorale vocazionale mira a formare dei cristiani consapevoli, che abbiano la saggezza di discernere, tra le varie opportunità della vita, quale sia la più adatta per il percorso che intendono seguire, che si tratti di fondare una famiglia nel ma-

trimonio, di scegliere la vita consacrata, l’ordinazione sacerdotale, ma non solo. Sarebbe forse riduttivo e banale offrire queste opzioni come se la vita stessa fosse un questionario a risposta multipla, che pone comunque di fronte a una scelta, ma una scelta già filtrata, limitata perché sia più semplice, quasi un automatismo. E se la vocazione fosse anche al-


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

Scuola. La Sardegna detiene il triste record italiano nel campo della dispersone scolastica.

Istruzione e formazione professionale oggi: non far morire una possibilità per i ragazzi

Ma questo ormai, è passato remoto. Da allora molto è cambiato, a partire dal quadro di riferimento legislativo. I percorsi formativi triennali che allora erano sperimentali, dal 2012 sono a pieno titolo nell’ordinamento dello stato. Significa cioè che un ragazzo, conclusa la scuola media, può scegliere un percorso di Istruzione e Formazione Professionale per imparare un mestiere e assolvere cosi al diritto/dovere di istruzione, giungendo a qualificarsi entro il diciottesimo anno di età. Fine della sperimentazione quindi, ma non nella nostra isola! La libertà di scelta di un doppio binario è ridotta o preclusa per i ragazzi della Sardegna e le loro famiglie! La competenza sulla formazione professionale infatti, è demandata alle Regioni e qui, il disegno di legge che dovrebbe recepire i nuovi orientamenti sollecitati dall’Europa e già operativi in altre regioni, è da anni fermo al palo impantanato in mille difficoltà. Non solo, la Regione non avendo in questi anni messo in bilancio un capitolo di spesa specifico dedicato alla formazione, ha perso

sostanziosi contributi europei di cui beneficano invece le altre regioni. Sarebbe tuttavia ingeneroso non riconoscere che in questa giunta qualcosa si sta facendo con la banditura della misura Ardisco, che sta per Azioni di Recupero Dispersione Scolastica, ma cosa sono quindici corsi biennali su tutta la Sardegna, per di più fatti partire ormai a dicembre dopo snervanti maratone burocratiche? Una goccia nell’oceano: nel solo centro salesiano di Selargius, si sono presentati alle selezioni per un corso di meccanici, novantatre ragazzi, la maggior parte di quindici o sedici anni, i più fortunati, accompagnati dai loro genitori. Di questi, soltanto quindici potranno essere selezionati, gli altri resteranno dispersi …e spesso disperati. Non può essere questa l’unica soluzione. Come salesiani ci stiamo interrogando per percorrere altre vie e creare nuove opportunità. Vale la pena soffermarsi su due delle difficoltà accennate sopra, che bloccano di fatto l’approvazione del disegno di legge sulla riorganizzazione della formazione professionale, riorganizzazione di cui ha estremo bisogno la Sardegna se non vuole continuare a rimanere indietro per correre ostinatamente con una gamba sola. La prima è di carattere ideologico. E’ facile intravedere nelle scelte compiute la convinzione che la vera istruzione debba obbligatoriamente passare per la scuola, una sorta di liceizzazione forzata che non riconosce un tipo di abilità e di competenze pratiche che vengono di fatto mortificate. Così, quando si parla di formazione professionale, alcune teste pensanti intendono subito la serie B, quelli che, poveretti, falliscono nel percorso scolastico e quindi debbono essere recuperati in questo modo. Non si riconosce

cioè la pari dignità di un percorso professionale che invece è chiarissima nel nuovo ordinamento nazionale. Del resto non possiamo negare che c’è un ingegno dell’homo faber, un’abilità manuale, che mal si adatta al banco di scuola o alla speculazione teoretica, mentre è esaltata nella bottega, nel laboratorio o nell’officina, nel mettere le mani in pasta. Proprio in questo modo molti ragazzi scoprono o riscoprono il gusto dello studio. La seconda è di carattere amministrativo. Il mondo della scuola, da sempre assai sindacalizzato, vede nella riapertura di questi percorsi un’emorragia certa di iscrizioni, una falla nel sistema già traballante. Qui le pressioni sono evidenti per manovrare verso gli istituti statali, già pagati dallo stato, anche i fondi regionali della formazione professionale. Molto si potrebbe fare invece, costruendo un vero sistema integrato, in cui ciascuna delle due parti sostiene l’altra in termini di competenze ed esperienza. Certo alcune cose vanno sicuramente corrette: far percepire, ad esempio, un’indennità di frequenza in un corso che assolve l’obbligo di istruzione è una cosa che non sta ne in cielo ne in terra! Merita infine, segnalare un’importante iniziativa dal titolo significativo: “Perché nessuno si perda”. Un appello in dieci punti per rilanciare l’istruzione e la formazione professionale (IeFP) in tutte le regioni. Il contenuto è rintracciabile nel sito www.cnos-fap.it da cui si può aderire online con la propria firma, accanto a quella di numerose personalità tra le quali l’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio e il Presidente regionale Ugo Cappellacci.

doti. Penso in modo particolare alle famiglie, ai commenti fatti di fronte ai figli anche molto piccoli ("tanto non capiscono..."): spesso una battuta può diventare un seme fecondo oppure bruciare per sempre ogni speranza vocazionale. Siamo tutti chiamati a pregare e ad appassionarci alla pastorale vocazionale non principalmente per motivi numerici ma perché il ministero ordinato fa parte della natura e della struttura della Chiesa voluta da Gesù e ne garantisce la

fedeltà alla tradizione apostolica. Il Signore Risorto vive in noi grazie all'insegnamento ricevuto dagli Apostoli e ai Sacramenti ricevuti in dono dal Signore attraverso gli Apostoli. Una seconda motivazione fondamentale che ci spinge a saper testimoniare e presentare la vocazione sacerdotale è il desiderio profondo di far conoscere ai giovani una via di gioia e di bellezza: perché non parlarne, perché privarli di questa possibile chiamata del Signore, capace di riempire il cuore e la vita? Lasciamo che i ragazzi, fin da piccoli, possano vedere da vicino la gioia di una vita sacerdotale. Portiamoli a conoscere il Seminario, specialmente con visite nell’ambito delle catechesi sulla Chiesa in preparazione alla Cresima. Prendiamoci noi per primi l'impegno del “monastero invisibile” che coinvolge molte persone, giorno e notte, nella preghiera continua per le vocazioni sacerdotali. E ricordiamoci anche di contri-

buire al sostegno del Seminario, perché nessun aspirante rimanga escluso per motivi economici. Papa Francesco a Cagliari il 22 settembre ha parlato della sua vocazione: «Gettate le vostre reti per la pesca». Cari giovani sardi, anche voi siete chiamati a diventare “pescatori di uomini”. Non esitate a spendere la vostra vita per testimoniare con gioia il Vangelo, specialmente ai vostri coetanei». Gesù ci ripete: Pregate il Padrone della messe... Vegliamo e preghiamo, anzitutto per noi, per non cadere nella tentazione del torpore, dell'indifferenza, dello scetticismo, e diventare così, magari involontariamente, demolitori dei sogni e degli entusiasmi che lo Spirito del Signore suscita nel cuore di tanti giovani e ragazzi. Con Maria ripetiamo ogni giorno il nostro "Eccomi".

L’istruzione e la formazione professionale fanno parte a pieno titolo del sistema scolastico italiano. L’iniziativa promossa dai salesiani: “Perchè nessuno si perda” DON SIMONE INDIATI s.d.b. A REGIONE Sardegna detiene ad oggi, il triste primato della dispersione scolastica. Nell’isola quasi tutti gli indicatori sulle possibilità di lavoro e possibilità di metter su famiglia rendendosi autonomi rispetto a quella originaria sono negativi. Un ragazzo ogni quattro (25%) si ferma al diploma di terza media. Assieme alla Sicilia, l’isola ha la percentuale negativa peggiore d’Italia circa mancate iscrizioni alle superiori. Un tasso più allarmante si riscontra soltanto in alcune zone di Spagna, Portogallo, Malta Islanda e Turchia. Sulla penisola italiana, invece, a non studiare dopo i 14 anni è il 18% dei ragazzi, contro l’obiettivo europeo del 10%. È dunque di 15 punti percentuali il divario che separa il sistema Sardegna dal massimo risultato raggiunto invece, in altre aree dei 27 Paesi Ue. Per capire le cause di tutto ciò, non occorre essere degli scienziati. La causa maggiore, non certo l’unica, ritengo sia stata la chiusura indiscriminata dei Centri di Formazione Professionale, finanziati dalla Regione, un tempo fiorenti e pieni di ragazzi che hanno imparato un mestiere e si sono riscattati con il loro lavoro divenendo, in molti casi, titolari di azienda o dignitosi professionisti.

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La chiusura, risalente ai tempi del governatore Soru, fu motivata dal fatto che gli enti di formazione si erano moltiplicati a dismisura ed erano diventati del carrozzoni che macinavano soldi pubblici generando, una situazione di fatto ingovernabile. Non si volle tener conto però, che accanto agli enti che effettivamente davano motivo di censura, si cancellavano di fatto altri enti che lavoravano con passione educativa e ottenevano ottimi risultati. Stessa sorte quindi, per gli avventurieri della formazione improvvisata e coloro che avevano accumulato secoli di esperienza, creato nel tempo strutture e laboratori invidiabili, curato personale appositamente formato e metodologie educative vincenti. Parliamo, per intenderci, dei salesiani presenti nell’isola in più provincie, fin dal 1898 con l’apertura della casa di Lanusei, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e di tutti quegli enti che hanno alla loro origine un santo fondatore o un carisma educativo. Una vicenda insomma, che richiama la celebre parabola evangelica del grano e della zizzania.

Pregare e appassionarsi alla pastorale vocazionale Messaggio dell’Arcivescovo nella Giornata del Seminario

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arissimi sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi, comunità parrocchiali e famiglie dell’Arcidiocesi di Cagliari, Come ogni anno l'8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, celebriamo la giornata del Seminario Diocesano. È questa in primo luogo per tutti noi un’occasione speciale per rinnovare la nostra profonda gratitudine al Signore, che attraverso il ministero sacerdotale arricchisce la Chiesa di grazie e doni spirituali che esprimono la Sua cura di Pastore. Quest'anno l’istituzione dei seminari diocesani compie 450 anni (Con-

cilio di Trento, 15 luglio 1563): è un motivo in più per ringraziare il Signore per il cammino compiuto dai nostri Seminari, ripensando e ricordando in modo particolare quanti sono stati educatori generosi ed esempio di vita sacerdotale. La vocazione infatti è un'iniziativa di Dio, libera, gratuita, che raggiunge la persona non isolata, ma nel contesto di una comunità e di una storia: passa attraverso le persone concrete che incontriamo, anzitutto i sacerdoti che vivono con gioia la vocazione ricevuta e tutte le altre persone che sanno comprendere e presentare con fede e con amore il ministero dei sacer-

Cagliari, 29 novembre 2013 Novena dell'Immacolata + Arrigo Miglio


DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Integrazione. Una comunità di stranieri diventati nostri familiari. Un rapporto di fiducia.

I filippini non sono più “stranieri”: un esempio felice d’integrazione La comunità dei filippini a Cagliari. Storia di integrazione sociale, collaborazione e partecipazione attiva di giovani e adulti. FABIO FIGUS A SARDEGNA e le Filippine non sono mai state così vicine come in queste ultime settimane. Accomunate dalle tragedie causate dal maltempo, prima del tifone Ayane che lo scorso 8 novembre ha toccato le Filippine causando oltre diecimila vittime, distruggendo tutto ciò che trovava lungo il suo percorso e poi del ciclone Cleopatra che lo scorso 19 novembre ha colpito la Sardegna soprattutto in Gallura, nel nuorese e nel Medio Campidano causando 17 vittime, sfollati e distruzione del territorio e delle attività produttive. Due brutte pagine della cronaca che hanno unito questi due popoli nel medesimo dramma. Ma due popoli che da anni condividono il terrtitorio, come succede a Cagliari, soprattutto nei quartieri di Villanova, Marina e Stampace dove risiede il maggior numero di filippini. Due popoli uniti da una grande laboriosità, dalla stessa fede e gli uni a servizio degli altri. “Una comunità molto bene inte-

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Una veduta della città di Manila, la capitale delle Filippine.

grata, tanto da far parte ormai delle nostre famiglie” - afferma don Marco Lai direttore della Caritas diocesana. Poco più di millecinquecento residenti, di cui novecento donne e seicento uomini, che lavorano come collaboratori domestici o badanti nelle abitazioni dei cagliaritani perlopiù, e circa duecento ragazzi che frequentano abitualmente la scuola dell'obbligo negli istituti statali cittadini anche se con qualche difficoltà per via della lingua. “Il problema - come afferma

Elmer Urillo, membro della consulta dei cittadini stranieri e gli apolodi del Comune di Cagliari – è il ridotto numero di ragazzi che una volta diplomati decidono di intraprendere la carriera universitaria per via delle problematicità economiche, preferendo la ricerca di un lavoro. Infatti, non frequentano le università per non gravare ulteriormente sui propri familiari, non capendo che una specializzazione in qualche settore può migliorare anche il nostro sistema di comunità”.

“E' una comunità ben integrata nel tessuto sociale vista la partecipazione attivissima alle proposte che la comunità parrocchiale di Sant'Eulalia propone per i giovani, prosegue il parroco don Marco Lai, che dal punto di vista sportivo, ad esempio, conta il 90% degli iscritti alle attività del basket”. Quello tra i cagliaritani e i filippini dunque è sempre più un legame stretto che richiede maggiore attenzione, oltre quella esistente nel tessuto cittadino che già oggi porta buoni frutti.

sbocchi di lavoro nel settore della produzione e vendita di oggettistica. Ma c'è anche quello storico culturale per operatrici del turismo ed il laboratorio “Mamma accogliente” o “Tagesmutter”, mamma di giorno, cioè una educatrice che accoglie, presso la propria abitazione, un numero massimo di tre bambini, della fascia d’età 0/36 mesi, compresi i propri, offrendo attività di accoglienza e cura, socializzazione e gioco. “Il progetto ha l’obiettivo di formare una rete capillare di attori locali individuando modelli innovativi di sviluppo sociale ed economico di pari opportunità e di forte infrastruttu-

razione sociale - spiega Nunzia Picca, delegata della Parrocchia Sant'Eulalia per il progetto - attraverso servizi capaci di valorizzare il ruolo e la partecipazione attiva, principalmente della donna, sia a livello sociale che lavorativo e professionale. Tutto questo utilizzando le forze, le strutture e le competenze presenti nel territorio della Marina”. Far rivivere il territorio dunque, ricercando il valore delle realtà esistenti come ad esempio l'Area Archeologica di Sant'Eulalia, ma non solo, “riunendo - continua Picca – anche le diverse associazioni culturali dello stesso quartiere che si incontrano per dar vita a tutta una serie di iniziative per la rivitalizzazione di Marina”.

Rivitalizzare “Marina” coinvolgendo tutti Sette soggetti al lavoro per dare nuova vita al Quartiere F. F. A PROMOZIONE del quartiere storico Marina di Cagliari, passa attraverso il coinvolgimento dei residenti, mettendo insieme le realtà che lavorano a diverso titolo nel territorio. Associazione Donne al Traguardo onlus, la parrocchia di Sant'Eulalia, la Scuola paritaria dell’infanzia Fondazione asilo Marina e Stampace, il Comune di Cagliari, la cooperativa sociale Centro Panta Rei Sardegna, la cooperativa sociale onlus DigitAbile e Confcooperative Unione provinciale di Cagliari, grazie al finanziamento di Fondazione con il Sud ed Enel Cuore, sono gli attori principali del Progetto Marinando, che compie il suo primo anno di vita e forma una rete di solidarietà che supera le differenze di nazionalità, utilizzando il tempo libero per obiettivi sociali e curando la formazione dei partecipanti attraverso vari laboratori de-

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dicati principalmente alle donne delle diverse nazionalità del quartiere. Ha all'attivo la realizzazione di ben quattro progetti come l'etno-gastronomia, che ha visto l'iscrizione di trenta donne di varie nazionalità, italiane, filippine, boliviane, cubane ed ucraine, dove le partecipanti si sono cimentate nell'arte della cucina sia Italiana che estera, sotto la guida delle insegnanti nella sede dell'asilo Marina e che ora proseguono le attività con uno stage presso il ristorante "Luigi Pomata". Quello sulle produzioni artistiche, con ventiquattro iscrizioni, per la maggior parte di nazionalità italiana, è iniziato a giugno anch'esso nella sede dell'asilo della Marina, sotto la guida dell’esperta Maria Avadani. Nella prima fase si è posto come obbiettivo principale l'apprendimento delle basi del cucito. Successivamente, con lo sviluppo delle abilità le donne uniranno le forze per nuovi

IL PORTICO

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le voci SS. NOME DI MARIA

Due popoli uniti dalla fede cristiana Con la chiusura dell'Anno della Fede hanno compiuto il nono anno di presenza nella Parrocchia del SS. Nome di Maria a Cagliari. La comunità filippina infatti è lì che ha la possibilità di celebrare l'Eucarestia nella lingua natìa la Domenica alle 11:30 ogni quindici giorni, la seconda e la quarta domenica del mese. “Rispecchiano un po' l'andamento degli italiani nel rapporto con la propria fede - dice il vice parroco, delegato per la comunità, padre Saul - il numero dei praticanti infatti, non è altissimo. Si tratta infatti di una settantina di persone che partecipa regolarmente alla Celebrazione Eucaristica”. Ma da segnalare il fatto che si incontrano anche settimanalmente, ogni domenica, per la liturgia della Parola nelle varie famiglie. Questo per agevolare la partecipazione di tutti in un punto centrale della città o del quartiere di appartenenza, perchè non tutti posseggono un mezzo per potersi spostare. Per quanto riguarda i giovani, sta muovendo i suoi primi passi qui

a Cagliari un movimento ecclesiale laico che si chiama Couples for Christ, “Coppie per Cristo”, il cui obiettivo è il rinnovamento e il rafforzamento dei valori cristiani nella vita famigliare che vede la partecipazione di una ventina di giovani. Questo movimento è riconosciuto dal Pontificio Consiglio per i Laici ed è guidata da un Consiglio Internazionale, che opera nelle Filippine sotto l'egida della Conferenza episcopale delle Filippine e in grado di riferire direttamente col Vaticano. Ma la presenza è viva soprattutto durante le feste principali della cristianità: la Pasqua, il Natale e la festa patronale della parrocchia, nei tempi forti dell'anno liturgico, quando vengono inviati a prendere parte attivamente anche i fedeli filippini con la partecipazione all'animazione delle celebrazioni.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

IMMACOLATA CONCEZIONE - SOLENNITÀ

dal Vangelo secondo Luca

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n quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei. Lc 1,26-38 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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ella solennità dell’Immacolata Concezione ci viene proposto il vangelo dell’annunciazione in quanto nei vangeli canonici non si fa cenno della nascita di Maria né del suo concepimento. Non di meno per comprendere il mistero dell’immacolata concezione è utile guardare al mistero dell’affidamento totale di Maria a Dio che si esplicita nell’ultima risposta all’angelo: “avvenga per me secondo la tua parola”, una frase che cambierà per sempre la vita di questa giovane donna e del mondo intero. Ma andiamo con ordine: nel saluto che l’angelo Gabriele rivolge a Maria riecheggiano le parole di due profeti: Sofonia (“Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te” – Sof 3,1415) e Zaccaria (“Gioisci, esulta, figlia di Sion,

Non temere, Maria

perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te” – Zac 2,14). Come si vede questo “comando” di gioia, è in ognuno di questi casi legato alla presenza del Signore in mezzo al suo popolo, così come Gesù verrà in mezzo al suo popolo. Maria è chiamata a gioire, a rallegrarsi, perché il Signore ha voluto essere con lei e con tutto il popolo eletto. La gioia è dovuta alla vicinanza del Signore, non a un onore personale. Allo stesso tempo però Maria è piena di grazia, è cioè colei che è stata colmata di ogni dono, non si parla di una abbondanza dovuta ai meriti di Maria, che pure ci sono, ma di una sovrabbondanza dovuta esclusivamente allo sguardo amoroso del Signore che, per un singolare privilegio, ha riversato su di lei il suo favore. Per esplicitare un po’ meglio il senso del saluto potremmo renderlo come “rallegrati, tu che sei stata colmata di grazia”. È comprensibile perché Maria si sia turbata e perché fosse un po’ perplessa, l’angelo Gabriele allora inter-

viene annunciandole cosa il Signore avesse in serbo per lei, non prima però di invitarla a non temere. Questo invito è uno di quelli che sottolineano gli interventi fondamentali di Dio nella storia di Israele: le promesse ad Abramo (Gen 15,1), Isacco (Gen 21,17), a Giacobbe (Gen 46,3) fino all’annuncio della nascita di Giovanni Battista (Lc 1,13) e all’incontro con il Signore risorto (Mt 28,10; Ap 1,17). La presenza del Signore può risultare incomprensibile poiché sfugge alle “nostre regole”, ma allo stesso tempo è anche fonte di tranquillità perché chi si affida totalmente al Signore si pone sotto un riparo estremamente sicuro. Passiamo ora all’ultima risposta (“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”) in cui Maria afferma, ripetendola ben due volte, il suo totale affidamento alla volontà di Dio: all’inizio attribuendosi un titolo che è quello di serva, la seconda volta affermando esplicitamente la sua disponibilità a corrispondere alla

parola dell’angelo (e quindi di Dio). Il titolo di serva può risultare per noi opposto a quello di “piena di grazia” ma è in realtà complementare: il servo che riconosce che il suo signore ha, nei suoi confronti, un occhio di riguardo sa che da lui riceverà tutto quello di cui ha bisogno, Maria sa di non potersi considerare allo stesso livello del Signore ma allo stesso tempo è certa, per le parole dell’angelo, che Dio ha già riversato su di lei tutto quello di cui ha bisogno. Maria non è, per così dire, autosufficiente ma sa che ciò che le serve veramente è già realtà: “il Signore è con te”, questa è per lei la vera ricchezza. Maria è stata indubbiamente chiamata a una missione speciale ma, sebbene in forma diversa, anche noi siamo chiamati ad accogliere il Signore che viene e siamo chiamati a riscoprire in questo giorno (e in tutto questo tempo di avvento) la nostra vocazione particolare e rinnovare con Maria il nostro affidamento al Signore.

IL BATTESIMO: PARTECIPI DELLA NATURA DIVINA Nel testo della Lumen fidei Papa Francesco prosegue il suo discorso sul rapporto tra fede e sacramenti soffermandosi in particolare sulle realtà del Battesimo e dell’Eucaristia. In questo numero prendiamo in esame la riflessione del Papa a proposito del Battesimo. Sul catecumeno che si appresta a ricevere il Battesimo viene invocato il nome della SS. Trinità, presentando così una vera sintesi di tutto il cammino di fede: «il Dio che ha chiamato Abramo e ha voluto chiamarsi suo Dio; il Dio che ha rivelato il suo nome a Mosè; il Dio che nel consegnarci suo Figlio ci ha rivelato pienamente il mistero del suo Nome, dona al battezzato una nuova identità filiale» (LF, 42). La nuova identità che viene data dal Battesimo è frutto di un passaggio da una realtà di morte, segnata dal peccato, alla vita nuova che è opera della

grazia: «l’immersione nell’acqua: l’acqua è, allo stesso tempo, simbolo di morte, che ci invita a passare per la conversione dell’"io", in vista della sua apertura a un "Io" più grande; ma è anche simbolo di vita, del grembo in cui rinasciamo seguendo Cristo nella sua nuova esistenza. In questo modo, attraverso l’immersione nell’acqua, il Battesimo ci parla della struttura incarnata della fede. L’azione di Cristo ci tocca nella nostra realtà personale, trasformandoci radicalmente, rendendoci figli adottivi di Dio, partecipi della natura divina» (ibidem). Alla luce di questa realtà possiamo comprendere con chiarezza l’importanza del catecumenato degli adulti, che apre la strada alla trasformazione in Cristo dell’intera esistenza, e del Battesimo dei bambini: «il bambino non è capace di un atto libero che ac-

colga la fede, non può confessarla ancora da solo, e proprio per questo essa è confessata dai suoi genitori e dai padrini in suo nome. La fede è vissuta all’interno della comunità della Chiesa, è inserita in un "noi" comune. Così, il bambino può essere sostenuto da altri, dai suoi genitori e padrini, e può essere accolto nella loro fede, che è la fede della Chiesa, simbolizzata dalla luce che il padre attinge dal cero nella liturgia battesimale […] Così, insieme alla vita, viene dato loro l’orientamento fondamentale dell’esistenza e la sicurezza di un futuro buono, orientamento che verrà ulteriormente corroborato nel Sacramento della Confermazione con il sigillo dello Spirito Santo» (LF, 43). di don Roberto Piredda

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ELLA FAMIGLIA

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

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A Salsomaggiore il convegno estivo per famiglie

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Una luce di speranza per le famiglie ferite *DON MARCO ORRÙ

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ddeo Gaddi - Annunciazione -1340-45

RISCRITTURE

MARIA: LA “PIENA DI GRAZIA” "Piena di grazia" Tu sei, Maria, colma dell’amore divino dal primo istante della tua esistenza, provvidenzialmente predestinata ad essere la Madre del Redentore, ed intimamente associata a Lui nel mistero della salvezza. Nella tua Immacolata Concezione rifulge la vocazione dei discepoli di Cristo, chiamati a diventare, con la sua grazia, santi e immacolati nell’amore (cfr Ef 1,4). In Te brilla la dignità di ogni essere umano, che è sempre prezioso agli occhi del Creatore. "Piena di grazia" Tu sei, Maria, che accogliendo con il tuo "sì" i progetti del Creatore, ci hai aperto la strada della salvezza. Alla tua scuola, insegnaci a pronunciare anche noi il nostro "sì" alla volontà del Signore. Un "sì" che si unisce al tuo "sì" senza riserve e senza ombre, di cui il Padre celeste ha voluto aver

bisogno per generare l’Uomo nuovo, il Cristo, unico Salvatore del mondo e della storia. Dacci il coraggio di dire "no" agli inganni del potere, del denaro, del piacere; ai guadagni disonesti, alla corruzione e all’ipocrisia, all’egoismo e alla violenza. "No" al Maligno, principe ingannatore di questo mondo. "Sì" a Cristo, che distrugge la potenza del male con l’onnipotenza dell’amore. "Piena di grazia" Tu sei, Maria! Il tuo nome è per tutte le generazioni pegno di sicura speranza. Sì! Perché, come scrive il sommo poeta Dante, per noi mortali Tu "sei di speranza fontana vivace" (Par., XXXIII, 12). A questa fonte, alla sorgente del tuo Cuore immacolato, ancora una volta veniamo pellegrini fiduciosi ad attingere fede e consolazione, gioia e amore, sicurezza e pace. Benedetto XVI - Omaggio all’Immacolata 2006

al 22 al 26 Giugno 2011 a Salsomaggiore, si è tenuto il convegno estivo, promosso dall’ufficio nazionale per la pastorale famigliare, rivolto alla formazione degli operatori pastorali, sul tema “Una luce di speranza per la famiglia ferita”. A distanza di due anni anche nella nostra diocesi si apre ufficialmente questa riflessione sul disagio, la sofferenza, ma anche sulla speranza che accompagna i coniugi in difficoltà di relazione o approdati a nuova unione dopo la separazione e il divorzio. Avremo modo di interrogarci su questa vasta problematica, in occasione del prossimo convegno fissato per il 14 dicembre alle ore 17 nell’Aula Magna del seminario arcivescovile a Cagliari. Sarà un’occasione per chiarire il valore teologico dell’indissolubilità del matrimonio e l’identità del sacramento delle nozze cristiane, per fare luce sulla posizione della Chiesa verso i separati o divorziati non risposati e non ri-accompagnati e verso i separati o divorziati risposati o ri-accompagnati. In occasione del 7° incontro mondiale delle famiglie tenutosi a Milano nel Giugno 2012, durante la veglia, Benedetto XVI ebbe a dire “Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa.” E ancora la mattina seguente, nell’omelia della celebrazione eucaristica: “Una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica.Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza.” La separazione e il divorzio sono realtà che ci coinvolgono tutti anche se in modi diversi. Forse abbiamo l’esperienza diretta nella nostra famiglia, o tra i nostri parenti o amici, o comunque nella comunità cristiana di appartenenza. Per questo ci sentiamo sollecitati ad interrogarci e ad avviare un’azione pastorale più

viva, rivolta a queste famiglie che generalmente vivono nella sofferenza materiale e spirituale. Quali ambiti, da quello affettivo, psicologico, giuridico, fino a quello sociale, economico, perfino lavorativo e professionale non sono coinvolti e spesso travolti dagli eventi della separazione? Anche se non tutti lo riconoscono, ne resta coinvolto profondamente anche l’aspetto spirituale. Come una coppia, che ha sempre vissuto un cammino di fede nella comunità cristiana, potrà trasmettere ai figli la forza della fede e la bellezza dell’amore in seguito a una separazione? Particolarmente in questi casi l’attenzione, la cura, la vicinanza della comunità cristiana può essere decisiva in una scelta di accompagnamento responsabile. “La Chiesa è chiamata a venire incontro, con bontà materna, anche a quelle situazioni matrimoniali nelle quali è facile venga meno la speranza. In particolare, di fronte a tante famiglie disfatte, la Chiesa si sente chiamata non a esprimere un giudizio severo e distaccato, ma piuttosto a immettere nelle pieghe di tanti drammi umani la luce della parola di Dio, accompagnata dalla testimonianza della sua misericordia. E’ questo lo spirito con cui la pastorale familiare cerca di farsi carico anche delle situazioni dei credenti che hanno divorziato e si sono risposati civilmente.” (Giovanni Paolo II Ecclesia in Europa n.93) Papa Francesco ci incoraggia a percorrere questa strada e a questo scopo ha indetto il III sinodo straordinario dei Vescovi per ottobre 2014 sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Nelle diocesi si procede in questi giorni a contribuire alla riflessione rispondendo alle 38 domande inserite nel documento preparatorio. Concludo con la citazione dell’ultimo passaggio dell’omelia di Papa Francesco rivolto alle famiglie in occasione della S.Messa celebrata in Piazza S.Pietro il 27 ottobre: “Solo Dio sa creare l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società. *Direttore dell’Ufficio di Pastorale Familiare


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PORTICO

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

LETTERE A IL PORTICO Son trascorsi ormai sedici anni da quando, grazie ad accurate campagne di scavo archeologico da parte della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro, ed a un delicato restauro interno della chiesa di San Nicola di Bari, la Giunta Comunale e il Parroco di Orroli don Sergio Pisano, hanno in mente un grosso progetto culturale, valutare al meglio l’arte ecclesiastica paesana. Conclusi accuratamente i lavori interni, che nell’andar del tempo hanno permesso di ricostruire nei minimi dettagli la storia originaria dell’edificio stesso, si pensò di rivalutare al meglio la chiesa divulgando, pur in minima parte, la storia del quartiere Medievale e della stessa, permettendo di affluire al massimo il turismo paesano. Lo scavo archeologico, seguito sotto lo sguardo vigile dell’Archeologa Fulvia Lo Schiavo, fu portato avanti rispettando dei precisi compiti assegnati dalla legge istitutiva del Ministero per i Beni Culturali ed Amministrativi Ambientali (L. 805/75). Lo scavo complessivo, ultimato nel maggio 2007, non solo permise di ricostruire

molteplici pagine di storia orrolese, ma di presentare in tutte le sue sfaccettature e il suo valore la bellissima sagra dedicata all’omonimo Santo che si svolge ogni fine maggio con tanta devozione e sentimento. Situata all’interno del quartiere Medievale, sorto nel 1332 circa, intorno alla seconda metà del V sec. d.C., fu deposta la prima pietra che permise l’edificazione dell’edificio ecclesiastico in stile Paleocristiano (V – VI sec.). In questo periodo, la chiesetta fu costruita in pianta cruciforme per poi esser ampliata durante il periodo Romanico intorno all’XI secolo, al di sopra di alcune strutture murarie risalente al periodo Preistorico-Romano (2450 a. C. – II d.C.). L’edificio fu nuovamente ampliato successivamente nel periodo Ara-

gonese (1420 – 1479), completando l’attuale navata centrale ed edificando il presbiterio, sacrestia compresa. Anche quest’area ecclesiastica venne eretta su precedenti testimonianze del passato, che un giorno, secondo il progetto paesano in collaborazione della Soprintendenza Archeologica stessa, riverranno di certo riportate alla luce grazie ad un impianto di illuminazione a giorno visibile attraverso delle lastre di vetro adagiate sul piano di calpestio della navata centrale stessa. Tutto questo grazie ad un altro progetto di scavo archeologico che si accennava già dagli anni Novanta, sotto la direzione della Giunta Comunale amministrata dall’ex Sindaco Marco Pisano, che comprendeva anche il completo scavo e valorizzazione del nuraghe San Nicola, situato a circa 700 metri in linea d’area dalla chiesa stessa. Un buon progetto che dovrebbe decollare in poco meno di cinque anni, tempo previsto dalla conclusione degli scavi attualmente in corso nel territorio dinanzi al pozzo sacro. Gianni Piras

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

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ell'era dei biopic (ovvero vite spesso tanto fantastiche da sembrare sceneggiature fatte apposta per un film) quello di Steve Jobs era senz'altro uno tra i più quotati dell'anno. C'è stato Daniel Day-Lewis nei panni di Abramo Lincoln, Meryl Streep in quelli della 'Iron lady' Tatcher, Jesse Eisenberg è diventato il Mark Zuckerberg di Facebook e addirittura Michelle Williams ha ridato vita a Marilyn Monroe. Sono solo quattro esempi: due premi e due nomination, ma sempre di Oscar si parla. Sembra sia giunto il momento per il cinema di guardare a personalità del passato, di lunga data o recente, per trovare conforto in termini di incassi e spunti narrativi. Il film è diretto dal quasi esordiente Joshua Michael Stern ed interpretato, sicuramente meglio del solito, da Ashton Kutcher, che ha dalla sua due cose molto simili al vero Jobs: la faccia e lo spirito anticonformista. La prima scena ci mostra lo Steve Jobs degli ultimi anni, 2001 precisamente, padrone di un impero e imperioso allo stesso tempo nel vendere ciò che esso produce e che di fatto ha definito in campo tecnologico intere generazioni dagli anni'80 ad oggi. Ma c'è giusto il tempo di ridare un'occhiata al passato recente che subito si torna indietro fino agli albori di Portland (1974) dove, dal campus del Reed College, il genio imprenditoriale ancora prima che informatico di Steve ha modo di salire in superficie. Il film è lineare e composto, nelle vicende quanto nelle inquadrature, una parabola

La programmazione di Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese di Uta e Capoterra (Terenzio Puddu) Domenica 8 dicembre ore 18.10 Lunedì 9 dicembre ore 8.30 Oggi parliamo di… comunicazione Il potere comunicativo della musica pop (Simone Bellisai) Martedì 10 dicembre ore 19.10 Mercoledì 11 dicembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo La liturgia, nutrimento della vita spirituale (Relazione di Goffredo Boselli – Liturgista) Mercoledì 11 dicembre 21.30

Radiogiornale regionale Dal Lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 / 13.30 Lampada ai miei passi (9-15 dicembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura del diac. Ignazio Boi Dal lunedì al venerdì 5.48 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / 21.00 (vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00

Oggi parliamo con… Don Simone Indiati - Salesiano Sabato 14 dicembre 19.10 Domenica 15 dicembre ore 10.30 Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30

Il film dedicato a Steve Jobs, il geniale fondatore della Apple

Le tante facce di Jobs VALERIA USALA

che abbraccia circa vent'anni, con tante vit- creazioni, elevandole al di sopra di ogni altorie lavorative tra nel mercato. quante sconfitte Ne viene fuori il personali. Dalla profilo di una sua ha di sicuro mente brillante, la scelta di non la cui forza magcensurare niente giore è stata (come del resto quella di aver cadecise di fare il pito che la sofivero Jobs nell'usticata tecnolonica biografia gia sarebbe riautorizzata scritmasta elitaria se ta da Walter non accompaIsaacson) e racgnata da una contare sempliparte visiva e incemente i fatti tuitiva del prosenza mai piedotto, adatta a garsi al voler raptutti e riconoscipresentare un bile da tutti. Un mito senza debomarchio di fablezze. brica vincente Steve Jobs ne ha quindi, che già tante, e non le con un nome e nasconde, ma anzi ne fa uno scudo in grado un logo 'familiari' come una mela, fonde di proteggere se non lui, per lo meno le sue semplicità e funzionalità creando qualcosa

di completamente nuovo. Al contrario di tanti che hanno fatto la storia, Jobs ha però anche il talento maieutico di chi sa tirare fuori le cose migliori dagli altri, alcune volte rinunciando a mettercele di persona: coordina ma ha bisogno di collaboratori creativi, vuole padroneggiare ma allo stesso tempo si affida ad idee altrui quando queste si abbinano al suo modello di genialità. Di contro, il film ha il limite di essere rappresentato in modo troppo contenuto rispetto al suo protagonista. Sembra quasi che per lasciare il posto ad un personaggio fuori dalle righe, il regista non abbia il coraggio di fare altrettanto dal punto di vista visivo, e così anche le vicende appaiono un po' appiattite e senza grosse sfumature. Forse è per questo che al botteghino, in patria ancor prima che all'estero, gli incassi si sono fermati a 15 milioni, davvero pochi per una produzione così ambiziosa. Eppure il cinefilo medio sembra proprio essere il consumatore medio di prodotti Apple, esponente di quel target che lo stesso Jobs definiva “ribelle, provocatore, il tassello rotondo nel buco quadrato, quello che vede le cose in modo diverso, che non ama le regole”. Evidentemente la bravura di Ashton Kutcher e una vita la cui grandezza è direttamente proporzionale all'ambiguità non sono bastate. Steve Jobs rimane comunque un'icona dei nostri tempi e una personalità complessa di cui, almeno al cinema, è ancora possibile discutere.


IL PORTICO DI CAGLIARI

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

Incontri. Rosario Carello, conduttore di “A Sua Immagine” parla di Papa Bergoglio.

Francesco: un pastore che cerca il contatto con tutte le persone Il giornalista di Rai 1 è autore di un libro sul Santo Padre. Un Papa che attira la gente perché è uomo di dialogo e vuole solo essere compreso dai fedeli ROBERTO COMPARETTI OLTO NOTO degli schermi televisivi, Rosario Carello da cinque anni è il conduttore della trasmissione di Rai 1 “A sua immagine”, in onda il sabato pomeriggio e la domenica mattina. A Cagliari per presentare, nella libreria Paoline di via Garibaldi, il suo nuovo libro “I Racconti di Papa Francesco”, un ritratto di papa Francesco attraverso ottanta storie, parla delle genesi di questa pubblicazione. “Dopo l’elezione di Papa Francesco – dice - ero curioso come tutti di sapere qualcosa di più su di lui ma volevo andare la di là di quello che ciascuno vedeva ogni giorno. Per cui mi sono chiesto come mai tutti considerano Papa Bergoglio uno di loro, perché era così capace di avvicinare la gente: ha fatto il parroco ma nessuno come lo facesse. Così avendo questa curiosità mi sono messo a cercare persone con cui parlare in Argentina e in Italia, raccogliendo un mare di informazioni e le ho vo-

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Rosario Carello

luto mettere in un libro che non avesse un inizio ed una fine ma invece che può essere letto aprendolo da qualunque pagina, visto che si tratta di 80 racconti, ciascuno è una piccola fotografia di Bergoglio”. Che idea ti sei fatto di questo Papa così bravo nel comunicare con la gente? Secondo me il Papa quando vede tutta questa risposta positiva che si sta mettendo in moto sorride e pensa “ma tu guarda questi”, con un tono di meraviglia. L’ho salutato alla fine di un’udienza generale e gli ho consegnato il libro, l’ha preso in mano, ha sorriso come per dire “Eccone un altro” ma io gli ho spiegato come era strutturato. Lui non è un cinico della comunicazione, uno che vuol essere simpatico a tutti i costi ma è uno che è stato in mezzo alla gente,

come parroco, come professore. Quando parla si pone il problema, come le persone migliori, se quello che lui dice viene compreso, per questo spesso fa delle interruzioni e va a braccio. Questo suo modo di fare lo trasforma in un grande comunicatore, non sicuramente per strategie di marketing ma perché Papa Bergoglio quando apre bocca ha come unico desiderio quello di essere compreso da coloro che lo ascoltano. Oggi siamo abituati a pensare ai grani comunicatori come dei grandi strateghi lui invece è uno che vuole comunicare con tutti. Sono stati diffusi dati circa un riavvicinamento dei fedeli alle chiese dopo l’elezione di Papa Francesco. Come mai secondo te? Ci sono state delle strane note arrivate già il giorno dopo l’elezione con

un incremento di persone che chiedeva di essere confessata, forse aveva avuto effetto l’invito del Papa “Dio perdona sempre ti aspetta”, anche se quella è una verità sempre valida. Sembrerebbe confermato di una ritorno nelle parrocchie da parte di molti che va a messa. Tutto questo perché c’è un gran bisogno di Dio nel cuore dell’uomo, di essere perdonato, c’è bisogno di verità. La crisi economica ci ha messo in evidenza la necessità di giustizia perché senza di essa vincono solo i più forti. Fino a qualche tempo fa era in evidenza il relativismo e faceva bene Papa Benedetto ad indicarlo come un pericolo ma ora anche il relativismo è andato in crisi perché non tutto è uguale a tutto, abbiamo bisogno di sapere cosa è giusto e cosa non lo è, ed in questo senso la fede aiuta. Conduci una trasmissione su Rai 1, la rete ammiraglia della tv di Stato. Cosa significa? L’essere su Rai 1 ci obbliga ad essere professionali nel parlare a tutti. Se avessimo voluto fare una trasmissione solo per “addetti ai lavori”, solo credenti, sarebbe stato facile. Invece sapere di essere sulla rete generalista che parla a tutti ci spinge a dare il massimo anche nell’essere cattolici, quindi in grado di entrare in dialogo con tutti. È un impegno importante ma lavoriamo a questo con sacrificio ma con piacere specie quando ci premiano gli ascolti.

È iniziata dal CEP la Visita Pastorale di mons. Miglio

ABATO SCORSO ha avuto inizio la visita pastorale di Monsignor Arrigo Miglio alla diocesi di Cagliari. La prima parrocchia visitata dal vescovo è stata quella dedicata a Santa Maria del Suffragio in via Flavio Gioia a Cagliari. L'Arcivescovo è giunto in parrocchia poco prima delle 17 Dopo essersi intrattenuto in alcune classi del catechismo, ha presieduto la Santa Messa alle 17.15 alla presenza di molti fedeli. Dopo la celebrazione eucaristica, animata da tutte le classi catechistiche al completo e dal coro composto da ragazzi e da adulti, monsignor Miglio ha avuto modo di scambiare qualche parola con alcuni parrocchiani. La parrocchia è stata istituita nel 1967, un anno molto particolare per monsignor Miglio, perché, ha ha ricordato durante i saluti iniziali, era stato ordinato presbitero proprio in quel periodo. La parrocchia fa parte del vicariato foraneo di Pirri e terri-

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torialmente comprende la zona del Cep, il quartiere Europeo e una parte della stessa Pirri. La comunità è stata guidata nel corso degli anni da due parroci: don Aldo Matzeu, che è stato anche il fondatore, e don Augusto Honorat, deceduto improvvisamente nel 2006. Oggi il parroco è don Gigi Xaxa, aiutato nel suo mandato dal diacono Gavino Mu, e da due accoliti in cammino verso il diaconato. Un altro collaboratore del parroco è monsignor Piano, 93 anni, che a causa dell’età non sempre può essere presente. La comunità è molto attiva e nella parrocchia si svolgono diverse attività. Sono presenti due cori, uno composto da ragazzi e un altro dagli adulti, un gruppo post-cresima che ha a disposizione gli spazi dell’oratorio, il gruppo Santa Marta che si occupa della cura e del decoro della chiesa parrocchiale, la Conferenza Vincenziana, molto attiva nel territorio parrocchiale, che tratta le situazioni di povertà estrema

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brevi PASTORALE GIOVANILE

Incontro diocesano ad Elmas Domenica è previsto il primo incontro diocesano di pastorale giovanile. Un primo appuntamento rivolto ai ragazzi di III media/I superiore, i loro educatori e animatori. Nel corso dell'anno pastorale l'impegno del competente ufficio è finalizzato a far si che i ragazzi inizino veramente a “Gettare le reti” e a sentirsi protagonisti come ha chiesto Papa Francesco durante la sua visita a Cagliari. L'incontro si svolgerà ad Elmas nella grande struttura dell'oratorio parrocchiale a partire delle 15.30. Per partecipare alla giornata sarà necessario iscrivere i gruppi dei partecipanti con il modulo da scaricare sul sito chiesadicagliari.it. IL 14 DICEMBRE

Convegno in Seminario per le famiglie ferite “Una luce di speranza per le famiglie ferite” è il tema del convegno in programma il 14 dicembre alle 17 nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. L’iniziativa è dell’Ufficio di Pastorale fami-

liare della Diocesi che vuole offrire uno spazio sul tema delle famiglie in difficoltà a causa delle separazioni. L’ufficio di Pastorale familiare ricorda inoltre che per le parrocchie che lo desiderano è disponibile un servizio di formazione sulle tematiche di vita coniugale e familiare dal punto di vista umano e cristiano. Le informazioni sono disponibili sul sito http://www.chiesadicagliari.it/pa storale/pastorale-familiare/.

“Andate ed incontrate tutte le persone” MATTEO PIANO

IL PORTICO

MISSIONE ITALIANA

della zona. L'Arcivescovo, nel corso della sua omelia, ha voluto ricordare l’importanza della visita pastorale ricordando che questa è una delle occasioni più grandi per incontrarsi e per conoscersi. Proprio la parola incontro è stata l’elemento cardine dell'omelia di monsignor Miglio. “ Non bisogna dimenticarsi – ha detto – che è prima di tutto il Signore che vuole incontrarci. Lui vuole che ci incontriamo fra di noi e la visita pastorale non è altro che un incontro. La messa è l’incontro con il Signore, ma per incontrarci con Lui ci ritroviamo insieme, non noi da soli con Lui, ma noi insieme ai fratelli per vivere questo momento”. L’Arcivescovo ha inoltre sottolineato quanto sia importante “diventare comunità”. “Le Parrocchie – ha detto – sono chiamate a crescere come comu-

nità, come persone che si conoscono e camminano insieme per conoscere sempre più il volto del Signore”. A fine celebrazione il parroco don Gigi Xaxa si è detto soddisfatto e contento per la visita pastorale: “Ho avuto un ottima impressione”, ha detto. “Oggi il vescovo ha avuto modo di visitare diverse classi catechistiche e parte della nostra comunità. Sicuramente nel corso della visita pastorale avremmo modo di incontrarci con le varie realtà a livello foraniale. Nonostante il quartiere sia composto prevalentemente da anziani, esiste una buona attività di animazione all’interno della comunità. Sicuramente per tutte le comunità – ha concluso il parroco – sarà una buona occasione per conoscere e confrontare le diverse problematiche e le proprie impressioni”.

Don Antonio Serra nuovo coordinatore A seguito della consultazione con tutti i membri della Conferenza Episcopale dell’Inghilterra e del Galles e su segnalazione di Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Migrantes della CEI, don Antonio Serra è stato nominato Coordinatore Nazionale dei Cappellani per la Missione Cattolica Italiana in Inghilterra e Galles. La nomina è per un periodo di tempo di tre anni, a decorrere dal 1 dicembre 2013 e deve essere eseguita in conformità con le strutture e le procedure adottate dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’ Inghilterra e del Galles per il ruolo di Coordinatore Nazionale dei Cappellani per la Missione Cattolica Italiana.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

appuntamenti L'Ufficio diocesano per la Pastorale delle Vocazioni, è composto, insieme a don Paolo Sanna e a don Davide Curreli, da una coppia di coniugi, rappresentanti di diaconi permanenti, religiosi, istituti secolari, il centro missionario, insegnanti di religione, catechisti, seminaristi e la pastorale giovanile. Rinnovata la disponibilità per le Giornate vocazionali nelle parrocchie con la possibilità di catechesi vocazionali o incontri per catechisti, ragazzi, giovani e coppie di sposi. Per questosi può contattare don Paolo Sanna. Adorazione eucaristica vocazionale, proposta di preghiera per le vocazioni presso il Monastero delle Clarisse Cappuccine a Cagliari dalle 16,30 alle 17,30 di domenica 12 gennaio, 9 febbraio e 9 marzo. Diverso orario per gli incontri di domenica 6 aprile, 4 maggio e 8 giugno, dalle 17 alle 18. L'iniziativa del Monastero invisibile, è dedicare un tempo di preghiera per il dono delle vocazioni di speciale consacrazione e perché i giovani abbiano il coraggio di dire “sì” al Signore: in qualunque luogo, da soli o in gruppo, con la partecipazione all'Eucaristia, l'Adorazione eucaristica, la recita del S. Rosario o la lettura della Parola di Dio. Si può dare la propria adesione compilando un modulo reperibile sul sito della diocesi con le indicazioni di impegno di preghiera e le varie opzioni. Per la fascia di età 14-19 anni don Davide Curreli visiterà, d’intesa con i parroci e i docenti di Religione, gruppi giovanili parrocchiali e realtà scolastiche presenti in Diocesi, per il lancio di nuove attività vocazionali “Special Guest”.Gli Incontri di pre-seminario invece, rivolti a ragazzi dalla V elementare alla terza media,10-13 anni, che dimostrano al proprio parroco l’interesse a conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario per un discernimento vocazionale. Gli incontri si terranno la Domenica nel Seminario Arcivescovile dalle 9 alle 14,30. Prossime date 15 dicembre, 19 gennaio, 16 marzo, 18 maggio.

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Giornata del Seminario . Un’esperienza al seguito di Gesù ad imitazione dei Dodici

Giornata del Seminario Diocesano: annunciare il Vangelo della chiamata Con l’Immacolata si celebra la giornata del Seminario Diocesano. Don Paolo Sanna: la riscoperta della dimensione vocazionale interpella tutti i credenti F. F. N QUESTA II Domenica d'Avvento, nella Festa della Patrona del nostro Seminario Arcivescovile di Cagliari, l'Immacolata Concezione, è d'obbligo portare a conoscenza di tutta la comunità diocesana l'immenso valore di questa “struttura”, a disposizione dei giovani per un'autentica formazione di vita personale, educativa e spirituale. Un luogo di ricerca e di discernimento per i giovani, sulle scelte per la propria vita. Nell’équipe educativa Don Paolo Sanna rettore, don Giulio Madeddu direttore spirituale, e don Davide Curreli animatore. Don Paolo, quale impegno comporta, dal punto di vista educativo, essere responsabile di una comunità di ragazzi? È un impegno notevole, prezioso, che richiede anche il sostegno e coinvolgimento attivo da parte dell’intera Comunità diocesana. Infatti è stato scritto che «la pastorale vocazionale costituisce il ministero più difficile e più delicato». Come possiamo definire il “Seminario”?

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Come afferma Giovanni Paolo II, va visto “come una comunità educativa in cammino: è la comunità promossa dalVescovo per offrire, a chi è chiamato dal Signore a servire come gli apostoli, la possibilità di rivivere l’esperienza formativa che il Signore ha riservato ai Dodici”. E in particolare la comunità del Seminario minore è a servizio della crescita integrale del ragazzo e del giovane, tra gli undici e i diciannove anni, nel progressivo discernimento vocazionale. Quale è la su funzione principale? Il Seminario intende essere una armoniosa sintesi di luogo significativo di ricerca vocazionale, e di tempo di grazia, di pienezza, da vivere come una attesa operosa, nella disponibilità alla formazione al presbiterato. Quanti sono i ragazzi attualmente presenti in Seminario?

Attualmente la nostra comunità conta tre ragazzi e proprio questo è stato oggetto di comune riflessione in occasione dell’ultimo Consiglio presbiterale, sollecitati da quanto richiesto dalla CEI nel documento su “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana” del 2006: «La comunità del Seminario minore richiede una certa consistenza numerica, in modo da permettere agli alunni una vita ricca di rapporti interpersonali». Comunità ristretta è sinonimo di difficoltà nel sostenere le vocazioni diocesane? La formazione di futuri presbiteri è un compito che deve stare a cuore a tutti i membri della Chiesa diocesana. In una Chiesa tutta vocazionale, tutti sono animatori vocazionali. Sarebbe ingenua e infeconda un’enfasi che demandasse al solo Seminario il compito di curare l’annuncio e la

proposta vocazionale. La riscoperta della dimensione vocazionale della vita cristiana, ancor di più quella al presbiterato, interpella soprattutto le famiglie, le parrocchie, le aggregazioni ecclesiali. Quindi le famiglie sono il primo luogo di ricerca vocazionale? Le famiglie, testimoniando l’amore tra coniugi, tra genitori e figli, e promuovono un clima di crescita e maturazione nella fede, costituiscono come il primo seminario. E poi ci sono le parrocchie. Le parrocchie, sono il luogo per eccellenza in cui va proclamato l’annuncio del Vangelo delle singole vocazioni; i gruppi, i movimenti e le associazioni, nella misura in cui sono luoghi pedagogici della vita di fede, offrono un ambiente idoneo per la scoperta e l’accoglienza della propria vocazione. In particolare i catechisti, gli insegnanti, gli educatori, gli animatori della pastorale giovanile hanno una grande importanza nella pastorale delle vocazioni sacerdotali: quanto più approfondiranno il senso della loro vocazione e missione nella Chiesa, tanto più potranno riconoscere il valore e l'insostituibilità della vocazione e della missione sacerdotale. Che ruolo ha la preghiera in tutto questo? L’annuncio, la proposta e l’accompagnamento delle vocazioni al ministero ordinato, alla vita consacrata e alla missione ad gentes esige prima di tutto che ci convinciamo davvero che solo “dove si prega con fervore, fioriscono le vocazioni” così come diceva Benedetto XVI.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi

Giornata del Seminario. Le riflessioni e le esperienze dei nostri seminaristi diocesani

I ragazzi del Seminario minore raccontano il loro cammino

MONSERRATO

Quarto concorso “Presepe di Natale” É giunta alla quarta edizione il concorso “Presepe di natale”, organizzato dalla Pro- Loco di Monserrato in collaborazione con il Comune, e le parrocchie di Sant’Ambrogio, SS. Redentore e san Giovanni Battista de La Salle. Il concorso è aperto a tutte le famiglie di Monserrato, l’adesione dovrà essere comunicata alla parrocchia di riferimento o alla Pro Loco al numero 3683064400. Una commissione dal 7 al 27 dicembre farrà visita ai diversi presepi per poi procedere alle premiazioni, al cui cerimonia è prevista per il 18 gennaio.

Samuele e Antonio, entrambi provenienti da due diverse parrocchie quartesi, hanno le idee chiare sul loro percorso che li condurrà al sacerdozio ANDREA PALA SISTONO DUE tipi di seminario: quello chiamato maggiore, dove ci si prepara, attraverso lo studio della filosofia e della teologia, ai diversi gradi prima del sacerdozio, e quello minore, dove entrano a farne parte gli studenti delle scuole secondarie desiderosi di cominciare un percorso vocazionale, che, al termine degli studi, li porterà verso il seminario maggiore. Esiste o è esistito un seminario minore in ogni diocesi. Quello di Cagliari ha il titolo di Seminario Arcivescovile ed è dedicato all'Immacolata Concezione, la cui festa è prevista dal calendario liturgico questa domenica. Tanti i sacerdoti che si sono formati in questa realtà in tutti questi anni. Oggi la comunità è composta da tre ragazzi: Leonardo, Samuele e Antonio. Li accompagna l'equipe educativa, composta dal rettore don Paolo Sanna, dall'animatore don Davide Curreli e dal direttore spirituale don Giulio Madeddu. Abbiamo incontrato due di loro per raccontarci in cosa consiste quest'esperienza di ricerca della vocazione. “Io vengo dalla parrocchia di San Luca in Quartu Sant'Elena – ci spiega Antonio – e ho deciso di entrare in Seminario perché voglio seguire il Signore e portare il suo annuncio a tutti i popoli”. “Anche io provengo da

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CULTURA

Pubblicati gli Annali della Facoltà

Quartu – risponde Samuele – ma dalla parrocchia di Sant'Elena. Mi ha spinto a fare ingresso nella comunità seminaristica l'esempio dei viceparroci che ho incontrato. Grazie a loro sono rimasto affascinato dalla figura del sacerdote”. Le loro giornate sono scandite dallo studio. Samuele e Antonio frequentano le lezioni all'Istituto Salesiano Don Bosco a Cagliari. Sono anche compagni di studio nei banchi del liceo classico. “Si fa un po' di fatica – precisa Antonio – però non posso in fin dei conti lamentarmi perché mi trovo bene”. Al di là dello studio, la loro vita si svolge all'interno del Seminario. “È una vita molto movimentata – spiega Antonio – scandita da orari precisi. Anzitutto la sveglia, che suona alle 6.15, seguita alle 7 dalla recita delle Lodi. Dopo la scuola, che ci impegna quasi sempre solo al mattino, torniamo in Seminario per il pranzo intorno alle 14. Dopo un po' di tempo libero, inizia normalmente non prima delle 16, la parte della

giornata dedicata allo studio, divisa in due tempi separati da una ricreazione. Alle 19 è il momento della Santa Messa, seguita poi dalla cena e da un ulteriore momento di tempo libero. Alle 22 ci ritroviamo poi tutti insieme per la recita della Compieta, prima di andare a riposare”. A fornire supporto ai ragazzi è un'equipe, che ha al centro il rettore don Paolo Sanna. “Con lui – dice Samuele – ho un buon rapporto fondato anche sulla correzione, quando sono in errore. Accetto ovviamente se giusti i rimproveri che mi sono rivolti e cerco di mettere in pratica gli insegnamenti che ricevo. Non abbiamo a che fare solo con don Paolo, perché con noi c'è anche il direttore spirituale don Giulio Madeddu e un sacerdote animatore don Davide Curreli. La presenza del padre spirtuale, per me che sono al secondo anno, non è una novità. Per metà dell'anno scorso era con noi don Efisio Spettu. Con don Giulio ho un buon rapporto perché è originario della mia stessa parrocchia”. “Come ani-

Sono stati stampati gli Annali della Facoltà Teologica della Sardegna per l'anno 2013. In questo numero di "Theologica & Historica", giunto alla ventiduesima edizione, si dà ampio spazio alle celebrazioni del cinquantesimo del Concilio Vaticano II. La rivista è suddivisa, come sempre, in studi teologici (aperti in questo caso da un articolo di Enzo Bianchi relativo al suo intervento alla Facoltà Teologica, il 19 aprile 2013), studi filosofici e studi storici. Quest'ultima è la sezione più ricca di questo numero con ben dodici contributi. In allegato il link alla sezione del sito dedicata a "Theologica & Historica", con tutte le informazioni sulla rivista, gli indici degli anni passati e, in apertura di pagina, l'indice dell'ultima uscita.

matore don Davide – dice invece Antonio – è sempre a contatto con noi. È una figura che mi affascina tantissimo, essendo un'assoluta novità di quest'anno”. Ai ragazzi abbiamo anche chiesto quale è stata la loro reazione quando hanno manifestato loro questa intenzione. “Ero in terza elementare quando ho detto di voler entrare in Seminario – ricorda Antonio – e quando si sono resi conto che questo mio desiderio è andato avanti fino alla terza media, hanno capito che la questione era seria e ora sono felici di questa mia scelta”. “Io invece ero in quinta elementare – dice Samuele – e un po' se l'aspettavano. Quando ho parlato loro di questo mio desiderio si sono detti subito ben disposti ad accompagnarmi in questo cammino”. Accanto ai ragazzi del Seminario minore, ci sono anche gli adulti del l'Anno propedeutico in attesa di entrare nel Seminario maggiore, dove al momento sono 11 gli studenti provenienti dalla diocesi di Cagliari.

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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi SERVI E SERVE DELLO SPIRITO

Consacrazione all’Immacolata La consacrazione all'Immacolata Concezione è da sempre uno dei momenti cardine del cammino spirituale dell'Opera dei Servi e Serve dello Spirito Santo, associazione di fedeli di diritto diocesano eretta dall'Arcivescovo di Cagliari Giuseppe Mani con decreto del 15 settembre 2006. Anche quest'anno nella giornata del 15 dicembre nell'istituto della figlie della Carità in via Falconi 10, alcuni fedeli decideranno di affidare la propria vita a Maria Santissima con la recita solenne della preghiera del Montfort e di portare con fede la medaglia miracolosa fatta coniare nel 1830 a Parigi da Caterina Labouré su espressa volontà della Santa Vergine. Il programma della giornata prevede tre momenti: dalle 9.30 alle 12 dopo l'accoglienza ci sarà la presentazione dell'Opera, le catechesi a tema, la preghiera del cuore e le testimonianze; dalle 12 alle 13 si svolgerà invece un momento ricreativo dove saranno possibili colloqui e confessioni con i sacerdoti della comunità, a seguire dalle 13 alle 15 ci sarà un buffet e un momento di riposo. Concluderà la giornata alle 16 la celebrazione della Santa Messa con le consacrazioni e la preghiera del cuore. Chi volesse partecipare agli incontri di preghiera del cuore può visionare gli orari e le chiese in cui si svolgono sul sito internet http//servieservedellospiritosanto.wordpress.com. Alessia Corbu

IL 12 DICEMBRE

Formazione per diaconi e ministri Giovedì 12 dicembre, a partire dalle ore 18,30, nei locali del Seminario Arcivescovile, si terrà l’incontro di formazione permanente per i membri della comunità per il diaconato permanente e i ministeri istituiti.

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

Giornata del Seminario. Il racconto dei seminaristi di Cagliari che si formano a Roma

Con il cuore rivolto alla diocesi, per diventare veri servi della Chiesa Al Pontificio Seminario Romano Maggiore, al Collegio Capranica e al Seminario Francese, si formano sette seminaristi della Chiesa di Cagliari ENRICO MURGIA

della diocesi di Cagliari in formazione a Roma, si uniscono all'unico grande abbraccio che la comunità diocesana, sotto lo sguardo di Maria Immacolata, riserverà il prossimo 8 dicembre all’intero seminario diocesano. Legami forti, storie vocazionali che per diversi sono rimandi carichi di gratitudine per gli anni trascorsi presso il seminario minore. Sì, perchè da questa famiglia sono stati chiamati, e per questa, desiderano essere presbiteri domani. Tre, infatti le realtà che ospitano ad oggi il cammino di sette seminaristi cagliaritani: il Pontificio Seminario Romano Maggiore, l'Almo Collegio Capranica e il Pontificio Seminario Francese. «La formazione al sacerdozio di alcuni seminaristi della Diocesi di Cagliari, già da diversi anni, si svolge quasi interamente a Roma», spiega don Roberto Ghiani, da un anno e mezzo vice rettore dell’Almo Collegio Capranica. «I cagliaritani trapiantati nella città eterna, hanno così l'opportunità di crescere confrontandosi con un mondo più vasto rispetto alla loro realtà d'origine. Sul versante dei rapporti umani, hanno la possibilità di interagire con persone che appartengono a culture e confessioni di-

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NCHE I SEMINARISTI

Alcuni dei seminaristi di Cagliari impegnati a Roma.

verse; le facoltà ecclesiastiche, presenti in gran numero nella capitale, offrono una varietà di corsi e seminari impensabile in qualunque altra città; gli stimoli pastorali e culturali sono numerosissimi. Tutto questo, se vissuto con grande intensità e con il cuore sempre rivolto anche alla propria diocesi, può contribuire a formare nei ragazzi una mentalità aperta e un cuore di pastore che desidera aiutare le pecore ad affrontare le molteplici e complesse sfide dei tempi nuovi». Per don Roberto, un ritorno felice nel collegio che solo qualche anno prima l’ha visto alunno, forte però anche del tempo trascorso prima come animatore, e dopo come rettore presso il Seminario diocesano. «Vivere il percorso di seminario a Roma, è certamente un grande dono fatto dalla nostra diocesi. Nel corso di questi anni, è infatti cresciuta la consapevolezza di quanto siano importanti nella vita di una persona chiamata al sacerdo-

zio, gli anni di formazione», dice Luca Farci, alunno al terzo anno del Pontificio Seminario Romano. «Oltre alla preparazione accademica, in questi anni ho imparato ad apprezzare anche l'universalità della Chiesa che, qui a Roma si respira in maniera particolare. Vivo il mio cammino con Alessandro, Enrico e Francesco; con loro ho condiviso l'esperienza del seminario minore, anni belli di crescita e di conoscenza del Signore». Per Luca, come per i suoi compagni, «il seminario minore ha significato inserirsi con affetto e attaccamento graduale alla nostra diocesi di Cagliari, alla quale sono sempre rivolte le attenzioni. Tutto ciò che abbiamo la possibilità di vivere qui a Roma, così come il nostro impegno, è finalizzato a poterla servire in modo meno indegno, un domani nel sacerdozio». Così pure, «l'importanza del centenario di presenza in Laterano e del 450esimo dalla fondazione del Seminario Romano, luogo nel

quale per volere del Signore e dell’Arcivescovo ci troviamo, la trovo ben espressa da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi: “Vi trasmetto quello che anche io ho ricevuto” (1Cor 15,3), filo conduttore che ci segue per tutto quest’anno e oggetto della futura Lectio che il Santo Padre probabilmente ci predicherà nella sua visita in occasione della Festa della Madonna della Fiducia» sottolinea Francesco Deffenu, alunno al terzo anno del medesimo seminario. «Abbiamo la fortuna di formarci all’ombra del Laterano, all’ombra della Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni, definita sin dai primi secoli “omnium Urbis et orbis ecclesia rum Mater et Caput” e dunque anche Madre della nostra Chiesa Diocesana. È in questo, che il mio legame con la Diocesi di Cagliari non va minimamente perduto, ma anzi si rinvigorisce» conclude Francesco. Infine, non perché meno importante, anche «il Pontificio Seminario Francese, comunità in cui si formano primariamente i seminaristi francesi a Roma, ospita diversi italiani, tra cui me», dice Luigi Castangia. «L'obiettivo è formare il clero diocesano; in tal senso la realtà della Chiesa universale e la vicinanza al Papa assumono un significato particolare per i futuri sacerdoti. Con me sono anche presenti dei giovani del MEP (Missions étrangers de Paris), seminaristi che, una volta ordinati, andranno in missione in estremo oriente». Dunque, una formazione variegata e ricca, seppure differente nei progetti formativi, che per quanto concerne i seminari maggiori, unitamente a quella alta e qualificata del Pontificio Seminario Regionale Sardo, porta con se un comune obiettivo: formare pastori secondo il cuore di Dio.


DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Quartucciu. Un imprenditore privato dona il rifacimento della piazza principale.

Dopo 4 anni piazza San Giorgio è ritornata agli antichi splendori Grazie all’intervento di Antonio Puddu il centro della cittadina si è abbellito notevolemente All’inaugurazione l’Arcivescovo ha benedetto la nuova piazza EMILIANO PADERI A COMUNITÀ DI Quartucciu aspettava con ansia di vedere realizzata la nuova piazza di San Giorgio. Dopo circa otto mesi d'intenso lavoro, il dono che l'impresario Antonio Puddu e la consorte Maria Murru hanno voluto fare al loro paese natale è stato finalmente realizzato. Il progetto dell'opera che Antonio Puddu aveva bandito con un concorso d'idee da circa quattro anni ha avuto diversi intoppi burocratici: con l'approvazione definitiva del progetto vincitore del concorso da parte dell'amministrazione comunale e con il parere favorevole della Curia, è stato finalmente aperto il cantiere per l'inizio dei lavori. Sabato nove novembre hanno avuto inizio i festeggiamenti per l'inaugurazione con la convocazione straordinaria del Consiglio Comunale presso il Municipio:

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nella sala consiliare, gremita di cittadini, erano presenti gli alunni della terza media e l'impresario Antonio Puddu con la consorte Maria Murru, ai quali il sindaco Lalla Pulga, gli assessori e i consiglieri nei loro interventi hanno voluto esprimere il loro ringraziamento per il grande gesto di generosità e di solidarietà compiuto per la comunità di Quartucciu. Ai ragazzi gli amministratori hanno rivolto l'invito a far tesoro di questo esempio di generosità, esortandoli a rispettare e far rispettare questa grandiosa opera che è patrimonio di tutta la comunità. Dalla sala comunale ci si è trasferiti nella nuova Piazza con il suono armonioso e festoso delle cam-

pane attivate a mano dall’esperto tecnico, presenti i comitati permanenti delle feste Parrocchiali e i ragazzi e i giovani dell'oratorio, abbiamo accolto l’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio accompagnato dai sacerdoti nativi di Quartucciu. La celebrazione è stata animata dai canti del gruppo giovanile. Dopo il saluto del parroco Don Ignazio Siriu ha preso la parola l’Arcivescovo sottolineando che il piazzale parrocchiale non è solo il percorso per l'ingresso nel tempio, ma soprattutto lo si deve percorrere per andare a portare la testimonianza cristiana nelle periferie del territorio. Dopo la benedizione il sindaco

Lalla Pulga con Antonio Puddu e la consorte Mariuccia Murru hanno tagliato il nastro tricolore dell'inaugurazione. La banda musicale G.B. Pergolesi ha eseguito l'inno nazionale accolto con entusiasmo dai presenti. I festeggiamenti sono proseguiti domenica mattina con uno spettacolo di giocolieri della compagnia “ Il Cocomero” per la gioia dei tanti bambini e ragazzi presenti all'uscita della messa e della catechesi. A conclusione dei festeggiamenti domenica sera nella chiesa parrocchiale si è tenuto un concerto della cantante folk Elena Ledda nativa di Quartucciu. Accompagnata da Simonetta Soro e dai musicisti dell'Associazione Culturale “Elenaleddavox” hanno presentato “Cantendi a Deus”, canti e preghiere in lingua sarda al Signore e alla Vergine Maria per organo e chitarra.

Comunità parrocchiale: famiglia di famiglie A Sant’Isidoro di Sinnai è in corso la Missione Popolare R. C. A COMUNITÀ parrocchiale famiglia di famiglie”. È il tema scelto per la missione popolare in corso, fino al 15 dicembre nella parrocchia di Sant’Isidoro a Sinnai, al termine dell'Anno della Fede ma anche come preparazione al 50° della fondazione, previsto tra cinque anni. “La missione - ha detto don Walter – sarà l'occasione per riflettere, pregare e vivere la Fede, e ci aiuterà ad entrare sempre più nell'impegno che vogliamo assumerci come comunità cristiana di Sant'Isidoro, desiderosa di sentirsi testimone di Cristo. Durante la missione, momento straordinario che

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vive la nostra comunità, siamo chiamati a far posto a Dio, fonte dia vita. Non dobbiamo lasciar passare invano questa preziosa opportunità: sarà il modo più bello per vivere, come famiglia parrocchiale, uniti nella fede e nella testimonianza dell'amore che Dio nutre per ciascuno di noi e per il mondo intero”. Accogliere e camminare insieme alle missionarie e ai missionari è dunque l’invito che il parroco ha rivolto alle decine di fedeli che sabato sera erano presenti all’avvio della missione. Le tre suore e le tre laiche missionarie, che hanno già iniziato prima dei missionari, hanno il compito di visitare tutte le famiglie, per dialogare insieme. Dal programma distribuito in tut-

te le case sono diversi gli appuntamenti previsti. Particolare importanza rivestono i Centri di Ascolto, animati dai missionari nella prima settimana e gli incontri con le donne, con i giovani e con gli uomini della seconda settimana, momenti e luoghi di confronto, ascolto e condivisione. “La missione – dice ancora il parroco – deve essere un momento non solo di annuncio ma anche di presa di coscienza dell’essere cristiani inseriti all’interno di una grande comunità che è la parrocchia, fulcro con il quale realizzare l’unità, la comunione che ci porta ad esprimere la nostra fede nei riti, nelle celebrazioni, nell’ascolto della Parola, nella vita sacramentale”.

Significativa la celebrazione Eucaristica quotidiana nelle case dei malati: ogni giorno viene celebrata una messa alle 9.30 in una delle sei zone nelle quali è stata divisa la parrocchia dal punto di vista territoriale, in modo che il maggior numero di famiglie che hanno un ammalato in caso si senta partecipe in prima persona della missione. Dopo l’inteso lavoro di due settimane sono previste tre giornate particolari: da giovedì 12 a sabato 14 ci saranno rispettivamente le giornate penitenziali, per i malati e per la famiglia prima della conclusione domenica 15 alle 10 con la solenne concelebrazione di chiusura della missione.

IL PORTICO

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detto tra noi 60 milioni di animali nelle case degli italiani di D. TORE RUGGIU

E' l'ultimo dato risultante dalle statistiche ufficiali. 60 milioni di animali nelle case degli italiani. In testa pesciolini (30 milioni) e, a seguire, 8 milioni fra cani e gatti e, per finire, perfino quasi un milione e mezzo di rettili. Gli unici negozi che non conoscono la crisi, a detta dei mezzi di comunicazione, sono quelli per gli animali. Naturalmente, siccome gli uomini affaristi sono furbi, stanno al gioco. E siccome il prodotto rende, gli investimenti sono sicuri. Così altre curiosità: ospedali per cani, servizi funebri e cimiteri per gli estinti animali e così via. W l'Italia! In compenso, sempre più drammaticamente in calo le nascite dei bambini, perchè in casa (non in tutte, ovviamente), prima si ospitano gli animali, poi i figli. Certo che se qualcuno possiede un vasto campionario, compresi grossi serpenti, non chiedetegli di sposarsi e concepire figli. Ma, forse, è meglio così: ve lo immaginate un bel bambino che si sveglia e magari trova nel suo lettino un bel serpente gigantesco? Beh, ditemi tutto quello che volete, ma nessuno mi toglie dalla testa che forse si sta esagerando, soprattutto in questo tempo di crisi economica. Eh sì, perchè anche gli animali costano, e pure parecchio! Provate, anche solo per curiosità, a farvi un giro nei negozi per animali, con gli annessi e connessi, e fate un po' di conti. Ma, a prescindere dall'aspetto economico, pure molto importante, c'è da domandarsi: qual'è il luogo naturale degli animali? Passi il cane, da sempre considerato amico dell'uomo. Chiudiamo un occhio anche per il gatto. Ma tutti gli altri animali quali pesci, canarini, tartarughe, serpenti, iguana e così via, non dovrebbero stare nei loro habitat naturale (il mare per i pesci e la campagna per gli altri animali)? Perchè tenerli “prigionieri” dentro le mura domestiche? Ma che male hanno fatto per essere condannati all'ergastolo? Suvvia, riprendiamo a ragionare! Non sarebbe meglio che le nostre case, spesso piccoli appartamenti privi di spazi aperti, fossero dimora di due coniugi che si amano fino a procreare dei figli? Questo è uno dei drammi dell'occidente opulento: che la denatalità sta diventando un problema serio, a tal punto che in parecchie città italiane le classi scolastiche sono frequentate per la metà da alunni italiani e, per l'altra metà, dai figli degli emigrati. Per carità, l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati è un diritto sacrosanto, ma questo non cambia il dato: in Italia non nascono più bambini in numero sufficiente, il Paese è vecchio e, questo, è un problema serissimo per la collettività. E, comunque (scusate), è una vera aberrazione che gli animali prendano il posti degli esseri umani nelle nostre case e nei nostri affetti. Vanno amati e rispettati, certamente. Ma...60 milioni di animali nelle nostre case, francamente sono troppi!


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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

IL PORTICO

Vaticano. Pubblicata la prima esortazione apostolica scritta da Papa Francesco.

La gioia del Vangelo: una grazia per la vita di tutti gli uomini

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari

MARIA GRAZIA PAU

Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico

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a conclusione dell’anno della fede ci ha fatto dono dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, che il Santo Padre Francesco ci ha voluto indirizzare per esortarci a vivere la “nuova evangelizzazione” in sintonia anche con l’inizio dell’anno liturgico che ci vede proclamare il salmo responsoriale sulla stessa lunghezza d’onda: Andiamo con gioia incontro al Signore, infatti, tutta l’esortazione è caratterizzata dall’invito alla gioia, che il cristiano porta nel cuore nonostante le difficoltà quotidiane, perché vive, grazie alla fede, accolta, vissuta e celebrata la certezza di aver incontrato nella propria vita il Cristo Crocifisso e Risorto. L’esortazione è ricca di contenuti, riassumerli tutti in poche righe non è semplice, comunque tentiamo di vederne almeno l’orizzonte di riferimento: il testo è composto da cinque capitoli, densi di riferimenti biblici e del magistero, concludendo con una preghiera alla vergine Maria. Il primo capitolo affronta la necessità di trasformare l’azione missionaria della Chiesa: i verbi più ricorrenti, sono quelli di camminare e di uscire….dunque vivere un’azione dinamica senza stancarsi, andando verso gli altri, per lasciarsi coinvolgere, così da accompagnare, fruttificare e festeggiare. Guardando alle origini della Chiesa, anche gli Apostoli, a Pentecoste “uscirono” dal Cenacolo di Gerusalemme e “camminarono” per le

Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Andrea Pala, Maria Luisa Secchi.

strade del mondo a portare il lieto annunzio, e questo camminare continua ancora oggi grazie all’impegno di molti cristiani in tutta la terra. Il secondo capitolo affronta il tema delle sfide di questo mondo: i cristiani sono chiamati non tanto a svolgere analisi sociologiche, quanto ad aprire gli occhi della fede per “studiare i segni dei tempi”, impegnandosi a contrastare in ogni modo quelle forme di negazione della dignità della persona umana, traducendo nella vita quotidiana azioni e norme ispirandosi alla dottrina sociale della Chiesa per diffondere una cultura “evangelizzata”, capace dunque di riaffermare con forza i diritti inaliena-

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bili di ogni persona, così da riconoscere l’altro, sanare le ferite, costruire ponti, stringere relazioni, perché tutti gli uomini che vivono la sete di voler partecipare divengano concretamente costruttori del progresso sociale e culturale, per il bene di tutti. Nel terzo capitolo, Papa Francesco, dopo aver rilevato le molte questioni delle varie sfide che attraversano dolorosamente il mondo di oggi, riafferma il primato dell’evangelizzazione nell’agire della Chiesa. Infatti, il nuovo popolo di Dio è chiamato a mostrare al mondo di oggi, prima di tutto, la misericordia del Padre, proprio e attraverso l’annuncio gioioso della salvezza per tutti e in tutti i tempi. Il Vangelo che si è diffuso nel corso dei suoi duemila anni dando vita e linfa al cristianesimo vissuto da una moltitudine di persone e di popoli ha abbellito la vita di molte nazioni e ne ha fatto progredire le culture, ha arricchito in modo pluriforme le differenze culturali, offrendo sempre nuove testimonianze che fanno dire che “il popolo evangelizza continuamente se stesso”, grazie all’azione dinamica dello Spirito Santo che agisce nel cuore dei cristiani e li rende capaci di generosità e sacrificio, fino all’eroismo. Il quarto capitolo pone l’accento sulla dimensione sociale dell’evangelizzazione nel senso che essa, concretamente, nel rendere presente nel mondo il regno di Dio, è potenzialmente capace di trasformare la vita di ciascuno e di tutti. Perché il cristiano trasformato dall’amore di Dio non può che desiderare, cercare e avere a cuore il bene degli altri. Per questo è importante imparare ad esercitare la capacità del discernimento per operare al fine di promuovere la giustizia e radicare il diritto in ogni realtà, così da ricercare e proporre soluzioni praticabili anche per le gravi questioni sociali che segnano il mondo attuale, ma sempre nella

fedeltà al vangelo per non correre invano. Il quinto capitolo propone le motivazioni che devono sostenere un rinnovato impulso missionario. Al cuore di queste molte motivazioni c’è Gesù, la sua vita, il suo amore, la sua morte e la sua Risurrezione. Il Papa afferma che solo se fondiamo la nostra esperienza sulla certezza che Gesù ci ha guardato, ci guarda e ci salva, e che tutto questo ha cambiato la nostra vita, diventiamo capaci di un nuovo slancio per l’evangelizzazione, convinti realmente che le parole e gli insegnamenti di Gesù rispondono alle domande delle profondità dell’animo umano. Il cristiano potrà operare solo se saprà camminare nella confidenza con la Parola di Dio: leggere il Vangelo, per lui significa crescere nell’amore per Gesù e per i fratelli, significa crescere nella gioia visitando ogni giorno le pagine del vangelo che sostengono il suo procedere nelle strade della vita facendosi compagno di viaggio di tutti gli uomini: missionario e discepolo allo stesso tempo per fugare ogni tristezza, nella consapevolezza di appartenere al popolo della Nuova Alleanza, e dunque il suo pellegrinare, è un camminare nella solidarietà e un camminare insieme agli altri, sostenendosi a vicenda, nella certezza che la Risurrezione di Cristo non è qualcosa del passato ma ci appartiene per il futuro, trasformando ogni giorno la storia, contrastando ingiustizie e cattiverie, indifferenza e crudeltà, perché trionfi la gioia. L’esortazione si conclude con il riferimento a Maria, vista non solo quale stella della nuova evangelizzazione, ma soprattutto Madre, amorosa che genera nuovi figli per Dio. Papa Francesco, con l’esortazione ci fa dono di una preghiera a Maria nella quale confidiamo perché la gioia del vangelo giunga sino ai confini della terra.

Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Picchiri, Simone Indiati, Marco Orrù, Valeria Usala, Matteo Piano, Maria Grazia Pau, Emiliano Paderi. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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