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DOMENICA 15 DICEMBRE 2013 A N N O X N . 46

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Papa Francesco confessa dei giovani durante la GMG di Rio de Janeiro.

Sorpresi dalla gioia ROBERTO PIREDDA

asciarsi incontrare da Gesù «con la guardia bassa, aperti». Per Papa Francesco questo è l'atteggiamento di fondo necessario per fare esperienza di Gesù Cristo, così come ha spiegato in una sua recente omelia mattutina a Santa Marta (2 dicembre 2013). Nell'efficace espressione "a guardia bassa" è riassunta una prospettiva preziosa per il tempo di Avvento che la Chiesa vive in questo periodo: aprirsi totalmente, senza difesa alcuna, al Signore Gesù che viene incontro a noi. Nella stessa omelia il Papa mostra la sottile quanto sostanziale differenza tra “incontrare il Signore” e “lasciarsi incontrare dal Signore”: «Quando noi soltanto incontriamo il Signore, siamo noi - fra virgolette, diciamolo - i padroni di questo incontro; ma quando noi ci lasciamo incontrare da Lui, è Lui che entra dentro di noi, è Lui che ci rifà tutto di nuovo, perché questa è la venuta, quello che significa quando viene il Cristo: rifare tutto di nuovo, rifare il cuore, l’anima, la vita, la speranza, il cammino». Quanto dice Papa Bergoglio rappresenta uno sforzo non facile per l’uomo, persuaso com’è di essere il regista unico di qualsiasi trama che lo coinvolga in qualunque modo. Per lasciarsi incontrare da Cristo è fondamentale coltiva-

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re l’atteggiamento richiamato all’inizio, quello delle “difese abbassate”, che ritorna anche in un episodio decisivo della vita di Papa Francesco, da lui stesso rievocato in un’intervista del 2010 con i giornalisti Rubin e Ambrogetti. È un’occasione di festa, il “Giorno dello studente”, e il giovane Bergoglio, che frequenta le scuole superiori, decide di andare a confessarsi nella parrocchia di San Josè. Un giorno apparentemente come tanti altri che però di lì a poco diventa decisivo. Il futuro Papa Francesco racconta che in quella confessione si lascia «sorprendere con la guardia abbassata» e che ciò che accade gli cambia completamente la vita: «fu la sorpresa, lo stupore di un incontro, mi resi conto che mi stavano aspettando. È questa è l’esperienza religiosa: lo stupore di incontrare qualcuno che ti sta aspettando». È proprio in questa occasione il Papa coglie come il Signore sempre ci primerea, ci precede con il suo amore. Il desiderio d’incontro da parte di Dio può tuttavia trovare delle resistenze. Papa Francesco le cita ripetutamente nei suoi continui inviti ad aprirsi alla misericordia di Dio. C’è la resistenza di chi pensa di essere a posto nel suo rapporto con Dio perché tutto sommato ha una vita “formalmente regolare” e non comprende di quale slancio e stupore si parli quando si presenta l’incontro con Dio. Per questo tipo di persone l’im-

portante è che Gesù e il suo Vangelo non creino troppi problemi e sconquassi, il cammino loro lo hanno già tracciato secondo i propri schemi e qui le “difese” sono sempre molto alte. Ma le “difese” rimangono in qualche modo ben piazzate anche per chi si sente sì un peccatore, e ha ben presente i suoi errori, ma dubita sul fatto che la misericordia di Dio sia tanto grande da poter comprendere e amare anche la sua di storia. Chi invece si presenta con le "difese abbassate" scopre di non essere parte di una storia triste ma di un cammino segnato dalle sorprese di Dio. Non c’è un’altra via per porsi in modo autenticamente umano di fronte a Dio se non quella della “guardia bassa”. Si devono mettere da parte i tanti muri che in qualche modo pretenderebbero di cingere la fortezza della chiusura del nostro “io”. Solo con l’apertura umile al “Tu” di Dio si fa la scoperta del senso delle cose e della bellezza che attraversa l’esistenza dell’uomo. È proprio vero: «ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo» (Benedetto XVI, omelia, 24 aprile 2005). Questa verità è a portata di mano, basta solo “abbassare la guardia” e provare a fare entrare Dio nella nostra vita. Si può stare certi di una cosa: non saremo delusi. Mai.

SOMMARIO LAVORO

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La Regione approva lo stanziamento di fondi per i lavoratori GIOVANI

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A Elmas il primo incontro diocesano per i giovani CAGLIARI

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Il ricordo di don Efisio Spettu prete vicino ai malati SCUOLA

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Il patto di stabilità frena gli interventi per l’edilizia scolastica DIOCESI

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Il progetto Policoro: una possibilità concreta per il lavoro giovanile


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IL PORTICO DEL TEMPO

IL PORTICO

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

Lavoro. La Regione approva lo stanziamento di 30 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori.

In arrivo i fondi per i disoccupati

I lavoratori della Sardinia Green Island, una delle aziende del cagliaritano in crisi.

ANDREA PALA

È

SICURAMENTE una importante boc-

somma messa a disposizione dal Consiglio. Ma i sindacati hanno fatto notare che per l’anno prossimo non è ancora dato sapere se ci saranno fondi a disposizione per finanziare gli ammortizzatori sociali. E soprattutto non è ancora possibile effettuare una stima di quanti soldi dovranno essere messi a disposizione per finanziare le erogazioni. Gli esponenti sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno rivelato che al 31 ottobre scorso, in tutta l’isola, le domande per la mobilità in deroga (l'indennità che garantisce ai lavoratori licenziati un reddito sostitutivo della retribuzione) erano 14.935, delle quali autorizzate poco più di 3500. Mentre le domande per la cassa in deroga (un inter-

cata d’ossigeno. Ma anche il tentativo di risolvere, almeno parzialmente, il dramma di chi non ha più un’entrata stabile ogni mese per fare fronte alla normale vita familiare. Nel corso di una delle sedute più brevi della storia dell’Autonomia regionale, l’aula consiliare di via Roma a Cagliari, la scorsa settimana, ha approvato all’unanimità (per la cronaca 54 i voti favorevoli su 54 consigliere presenti) la legge, firmata da tutti i capigruppo consiliari che autorizza la Sfirs, la società finanziaria regionale, ad anticipare 30 milioni di euro da destinare agli ammortizzatori sociali a favore di oltre dieci mila disoccupati nel territorio regionale. La Sfirs, è bene sottolinearlo, entro il 31 marzo dell’anno prossimo rivedrà le somme stanziate con un tasso di interesse pari all’uno e cinquanta per cento. La legge è stata partorita poche A CRISI ECONOMICA, come è noto, ha proporore dopo una manifestazione a zioni pressoché planetarie. Nessun sistema cui hanno preso parte i rappreeconomico dei paesi industrializzati è stato sentanti di Cgil, Cisl e Uil della Sardegna. Con le loro bandiere praticamente risparmiato dalla recessione. Nella nosono andati sotto i portici del pa- stra isola intanto l’occupazione continua a calare. lazzo del Consiglio per far sentire Gli ultimi dati Istat parlano di 42 mila posti andati in la loro voce e ribadire, ancora una fumo tra luglio e settembre di quest’anno, un dato volta, la necessità di dare rispo- che fa segnare un impietoso meno quattro per censte ai tanti disoccupati, il cui uni- to rispetto allo stesso periodo del 2012. co sostentamento è la cassa inte- Ma si sono invece ridotte le persone in cerca di un’ocgrazione. Hanno snocciolato al- cupazione. In questo caso sono passate da 103 a 97 l’unisono cifre, evidenziando che mila. Seimila persone in tutto che, sembra essere mancano all'appello 150 milioni questa l’ipotesi, si sono talmente scoraggiate da aver di euro per gli ammortizzatori so- deciso di non cercare attivamente un lavoro. Una ciali del 2013. Una somma enor- vera e propria emergenza che investe tutta la nostra me, cinque volte più grande della società.

vento di integrazione salariale a sostegno di imprese o lavoratori non destinatari della normale cassa integrazione) sono 1795, con poco più di mille autorizzate, quelle che riguardano le aziende e 12.655 quelle per i lavoratori di cui è stata autorizzata poco più della metà. Numeri che non lasciano presagire nulla di buono, come ha confermato la segretaria regionale della Cgil Marinora Di Biase. «Su 30 mila lavoratori che devono prendere il sussidio, 15mila non lo hanno ricevuto da gennaio. Per Giovanni Matta, uno dei segretari regionali della Cisl, la situazione è drammatica. «Se non si interverrà entro il 18 dicembre – ha detto – le ragionerie della Regione e dell'Inps chiuderanno per le festività e per i pagamenti se ne riparlerà

dopo il 18 gennaio». Gianni Olla, segretario regionale della Uil, a margine della manifestazione sotto il palazzo di via Roma ha dichiarato di aver «chiesto uno scatto d'orgoglio al Consiglio e la massima attenzione su questo tema sociale così importante e delicato». E una prima risposta infatti è giunta con questo stanziamento-anticipo di 30 milioni di euro. Il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha detto che attraverso questo provvedimento, passato prima attraverso la Giunta regionale, si è voluto «intervenire immediatamente per dare una risposta in tempi celeri e andare incontro alle pressanti e giuste esigenze dei lavoratori». "Ancora una volta – ha però sottolineato il presidente – la Regione deve intervenire per supplire alle carenze ed alle dimenticanze di uno Stato centrale che dovrebbe essere più presente sia sui temi del lavoro che su quelli dello sviluppo. Per giunta – ha anche evidenziato – siamo costretti a compiere una corsa ad ostacoli per via di un patto di staL’ultimo rapporto Crenos, il Centro Ricerche Eco- bilità ingiusto, che, nonostante le nomiche Nord Sud, aveva messo nero su bianco lo sentenze della Corte Costituziostato del mercato del lavoro nell’isola. In appena nale, non viene rimodulato dalcinque anni, gli occupati avevano subito una fles- l'esecutivo nazionale. Oggi più sione del 2,9 per cento, passando dai 613 mila del che mai, su questi ed altri temi – 2007 ai 595 mila del 2012. In pratica una retrocessione ha aggiunto Cappellacci – sarebbe ai livelli del 2004, quando gli occupati erano 2 mila in necessario ripristinare le dinamimeno. che di una normale e leale collaIl rapporto Crenos aveva anche certificato il costan- borazione istituzionale per difente aumento del ricorso alla cassa integrazione delle dere gli interessi della comunità e imprese, una spia dello stato di salute in cui versa il tenere unita una compagine sosistema occupazionale regionale. ciale messa a dura prova dalle I dati hanno rivelato che tra il 2007 e il 2012 le ore au- conseguenze della crisi economitorizzate sono cresciute addirittura del 600 per cen- ca». Ma nessuno può prevedere to, nonostante nel resto d’Italia nel 2011 ci sia stato un fino a quando questa farà sentire calo del ricorso a questo ammortizzatore sociale. i propri effetti.

Cala l’occupazione in Sardegna

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DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Alluvione. Il presidente dell’Ordine dei geologi interviene sulla situazione dell’Isola

L’80 per cento dei comuni sardi ha porzioni di territorio a rischio “A mio avviso – dice Boneddu – occorre rivedere l'approccio in occasione di questi eventi, sulla scorta delle criticità segnalate dal territorio stesso” ANDREA PALA A FORTE PIOGGIA CADUTA ormai tre settimane fa sul Medio Campidano, sull'Oristanese, sulla Barbagia e sulla Gallura, ha reso evidente a tutti il problema del dissesto idrogeologico. L'acqua ha messo a nudo le ferite della nostra terra, colpite da disboscamenti e da canali di scolo e fiumi non sempre puliti in tempo da chi ha il dovere di farlo. Da tempo i geologi hanno posto l'accento sulle condizioni del territorio, non sempre rispettato come dovrebbe. E anche in occasione dell'alluvione che ha colpito l'isola hanno fatto sentire la loro voce. “L'ordine dei geologi – ha detto il presidente regionale Davide Boneddu – è vicino alle istituzioni per supportarle nel modo che riterranno opportuno. Non più tardi di qualche mese fa abbiamo scritto in un comunicato che l'80 per cento dei comuni della Sardegna aveva almeno una porzione del proprio territorio a elevato rischio di dissesto idrogeologico. Sono disponibili delle cartografie che evidenziano le aree della no-

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stra isola con un maggiore indice di pericolosità, su cui è opportuno esercitare una maggiore sorveglianza in occasione di eventi climatici intensi e concentrati come quello che si è vissuto nei giorni dell'alluvione”. L'allarme per le condizioni in cui versa il territorio riguarda grosso modo tutta l'Italia. Ma la Sardegna come sta? “Siamo in una situazione che al momento non ci colloca tra le regioni a maggior rischio – ha risposto Boneddu – ma certamente l'evoluzione degli eventi ci porta a

seguire con maggiore attenzione tutte quelle attività connesse alla pianificazione e alla gestione del nostro territorio. Questa deve diventare una preoccupazione prioritaria: chi amministra e gestisce le superfici comunali deve fare prima di tutto manutenzione ordinaria a contenimento degli effetti che forti piogge possono causare nel proprio territorio. Questo discorso chiaramente ha dei limiti nelle disponibilità finanziarie comunali”. Il presidente dell'ordine dei geologi ha comunque le idee ben

chiare su una possibile risposta ai problemi che l'alluvione ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica. “A mio avviso – ha sottolineato Boneddu – occorre rivedere l'approccio generale attuato in occasione di questi eventi, sulla scorta delle criticità che il territorio stesso ha segnalato. Oggi abbiamo a disposizione degli strumenti, sicuramente da approfondire, ma che devono essere utilizzati in fase d'emergenza, per una migliore operatività e incisività per la salvaguardia delle vite umane”.

La Gallura reagisce Confindustria chiede al ciclone Cleopatra la verifica dei danni Gli artigiani al lavoro riprendere le loro attività. A. P. STATO UN fenomeno davvero improvviso. Nessuno avrebbe potuto immaginare uno scenario di questo tipo”. Non ha nascosto la sua sorpresa Federico Fadda, segretario della Confartigianato della Gallura, che ha fatto il punto sui danni causati dall'alluvione alle imprese artigiane colpite dall'alluvione. “Insieme ai miei collaboratori, ma anche con i dirigenti dell'associazione abbiamo fatto visita – ha detto – alle zone colpite dove sono insediate numerose attività artigiane. Secondo una nostra stima si aggirano incontro a 100 le imprese danneggiate. Ma accanto a queste ci sono anche le attività, come quella legate all'edilizia, che non

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hanno un sito fisso, ma hanno visto i loro magazzini invasi dall'acqua”. Oltre ai danni materiali, però, sono da registrarsi anche quelli di tipo morale. Ma come conferma il segretario della Confartigianato della Gallura Federico Fadda, il mondo artigiano ha saputo reagire tempestivamente. “Nei giorni immediatamente successivi all'alluvione – ha rivelato – c'era molta sfiducia, ma la grande solidarietà manifestata ha avuto dei risvolti davvero positivi, consentendo agli artigiani di potersi rialzare. Già nei giorni successivi ho potuto constatare personalmente che tutti erano al lavoro per ripulire, mettendo davvero una pietra sopra il passato e cercando di far ripartire la propria attività”.

È necessario far ripartire velocemente le aziende. A. P. A CONTA DEI danni causati dall'alluvione ha interessato anche le tante aziende situate nei territori colpiti dall'alluvione del 18-19 novembre. «Abbiamo immediatamente verificato presso le nostre aziende associate l'entità dei primi danni, almeno quelli riscontrabili”, ha dichiarato Maurizio De Pascale, presidente di Confindustria Sardegna Meridionale. Nei giorni dopo la pesante alluvione è stato fatto il punto sulla situazione nel corso di una riunione che si è svolta a Tramatza. “In questa occasione – ha detto De Pascale – il presidente della Giunta regionale Ugo Cappellacci, ha annunciato l'istituzione di una Ca-

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bina di regia affidata a Franco Manca, con il quale abbiamo già concordato di riunirci in qualità di associazioni datoriali per svolgere un'esatta ricognizione della situazione e poter così intervenire prontamente a sostegno delle aziende colpite dall'alluvione”. Precise le richieste di Confindustria. “Abbiamo chiesto – ha detto il presidente di Confindustria Sardegna Meridionale – che tutta l'azione della Cabina di regia sia caratterizzata dalla velocità. Alle aziende a cui urge consegnare la merce o far ripartire la produzione deve essere concesso di ripartire in tempi rapidi. Le risorse attualmente ci sono, anche se provvisoriamente di entità modesta, e devono arrivare immediatamente alle aziende”.

IL PORTICO

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cronaca AGRICOLTURA E ALLUVIONE

Le richieste della Coldiretti In un territorio dove la vocazione agricola è elevata, sono stati quasi inevitabili i danni causati dall'alluvione alle aziende del settore. “La Regione si è impegnata da subito per la verifica dei danni – ha detto il presidente di Coldiretti Battista Cualbu – disponendo i sopralluoghi effettuati dal personale delle diverse agenzie. Un gesto molto importante, che ha impresso una notevole accelerazione alla tempistica degli interventi per aiutare le aziende colpite dalle pesanti piogge”. Nei giorni immediatamente successivi all'alluvione che ha colpito l'isola, la Coldiretti si è mobilitata per sostenere i propri associati e per ribadire la propria posizione. “Come associazione di categoria – ha detto Cualbu – ci siamo da subito resi conto della grande difficoltà causata dall'alluvione. Fermo restando la giusta e opportuna solidarietà determinata da questa calamità, è necessario agire con la massima serietà, perché vanno aiutate quelle aziende che hanno realmente subito i danni. Ci siamo resi conto che non è corretto generalizzare: va svolto un lavoro certosino, improntato al rispetto per chi ha perso la vi-

ta e la propria fonte di lavoro”. L'associazione degli agricoltori e delle allevatori ha deciso di far sentire la propria voce in tutte le sedi. L'obiettivo è quello di far sì che le istituzioni procedano nel modo più veloce possibile. “Ho rappresentato la Coldiretti a Tramatza – ha spiegato il presidente regionale – dove è stato ribadito l'impegno del Consiglio regionale a mettere a disposizione degli stanziamenti per i consorzi di bonifica, per la pulizia immediata dei canali. Ma la cosa più importante è quella di istituire un canale privilegiato per i pagamenti nelle zone alluvionate, perché possano avere a disposizione della liquidità per fare fronte all'emergenza. Resta però particolarmente urgente accertare con la massima rapidità i danni causati dall'alluvione al comparto agricolo”. (a. p.)


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. L’importanza del continente digitale per la nuova evangelizzazione

La vocazione più profonda dell’uomo è essere trasformati dall’amore di Dio ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre ha invitato tutti a posare lo sguardo sulla Vergine Maria della quale si ricordava la sua Immacolata Concezione: «su di lei, quella ragazza di quel paesino lontano, su di lei, si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio. In vista di questa maternità, Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio, con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano. Ma questa frattura è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo. E la Madonna non si è mai allontanata da quell’amore: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un "sì" a quell’amore, è un "sì" a Dio». Papa Francesco mostra in particolare la vicinanza che lega l’Immacolata alla vita di ogni credente: «il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Non è lei là e noi qui. No, siamo collegati. Infatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi […] contemplando la nostra Madre Immacolata, bella, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati dall’amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio».

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Papa Francesco al suo arrivo in Piazza di Spagna.

Al pomeriggio nel corso del tradizionale omaggio all’Immacolata in Piazza di Spagna, Papa Francesco nella sua preghiera ha affidato a Maria l’impegno per crescere nell’amore verso Dio e i fratelli: «suscita in tutti noi un rinnovato desiderio di santità: nella nostra parola rifulga lo splendore della verità, nelle nostre opere risuoni il canto della carità, nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità, nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo […] aiutaci a rimanere in ascolto attento della voce del Signore: il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano,

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Incontrare il Signore a cura di ROBERTO PIREDDA

ella Messa del 2 dicembre, prima settimana di Avvento, a partire dal passo evangelico della guarigione del servo del centurione (Mt 8, 511) Papa Francesco parla dell’incontro con il Signore:

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«Il Natale è di più: noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Il Natale è un incontro! E camminiamo per incontrarlo: incontrarlo col cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come Lui è; incontrarlo con fede. E non è facile vivere con la fede. Il Signore, nella parola che abbiamo ascoltato, si meravigliò di questo centurione: si meravigliò della fede che lui aveva. Lui aveva fatto un cammino per incontrare il Signore, ma lo aveva fatto con fede. Per questo non solo lui ha incontrato il Signore, ma ha sentito la gioia di essere incontrato dal Signore. E questo è proprio l’incontro che noi vogliamo: l’incontro della fede!».

Nell’omelia del 3 dicembre, commentando le parole con le quali Gesù loda il Padre per essersi rivelato ai piccoli (Lc 10, 21-24), il Papa sottolinea il tema della gioia nella vita di fede: «Noi pensiamo sempre a Gesù quando predicava, quando guariva, quando camminava, andava per le strade, anche durante l’Ultima Cena… Ma non siamo tanto abituati a pensare a Gesù sorridente, gioioso. Gesù era pieno di gioia: pieno di gioia. In quella intimità con suo Padre:“Esultò di gioia nello Spirito Santo e lodò il Padre”. È proprio il mistero interno di Gesù, quel rapporto con il Padre nello Spirito. E’ la sua gioia interna, la sua gioia interiore che Lui dà a noi». «Non si può pensare una Chiesa senza gioia e la gioia della Chiesa è proprio questo: annunciare il nome di Gesù. Dire: “Lui è il Signore. Il mio

ogni vita umana sia da tutti noi sempre amata e venerata». All’Udienza generale il Santo Padre ha approfondito il tema della risurrezione della carne. La fede nella risurrezione permette al cammino della vita di acquistare una nuova prospettiva: «la risurrezione di tutti noi avverrà nell’ultimo giorno, alla fine del mondo, ad opera della onnipotenza di Dio, il quale restituirà la vita al nostro corpo riunendolo all’anima, in forza della risurrezione di Gesù. Questa è la spiegazione fondamentale: perché Gesù è risorto noi resusciteremo; noi abbiamo la speranza nella risurrezione perché Lui ci ha aperto la porta a questa risurrezione. E questa trasformazione, questa trasfigurazione del nostro corpo viene preparata in questa vita sposo è il Signore. È Dio. Lui ci salva, Lui cammina con noi”. E quella è la gioia della Chiesa, che in questa gioia di sposa diventa madre. Paolo VI diceva: la gioia della Chiesa è proprio evangelizzare, andare avanti e parlare del suo Sposo. E anche trasmettere questa gioia ai figli che lei fa nascere, che lei fa crescere». Il 5 dicembre Papa Francesco si è soffermato sull’impegno che ogni cristiano ha di “costruire la casa sulla roccia” che è Cristo stesso (cfr. Mt 7, 21.24-27): «La roccia è Gesù Cristo! La roccia è il Signore! Una parola è forte, dà vita, può andare avanti, può tollerare tutti gli attacchi, se questa parola ha le sue radici in Gesù Cristo. Una parola cristiana che non ha le sue radici vitali, nella vita di una persona, in Gesù Cristo, è una parola cristiana senza Cristo! E le parole cristiane senza Cristo ingannano, fanno male! Uno scrittore inglese, una volta, parlando delle eresie diceva che un’eresia è una verità, una parola, una verità, che è diventata pazza. Quando le parole cristiane sono senza Cristo incominciano ad andare sul cammino della pazzia».

dal rapporto con Gesù, nei Sacramenti, specialmente l’Eucaristia […] se riuscissimo ad avere più presente questa realtà, saremmo meno affaticati dal quotidiano, meno prigionieri dell’effimero e più disposti a camminare con cuore misericordioso sulla via della salvezza». In settimana il Santo Padre ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i laici che ha approfondito il tema “Annunciare Cristo nell’era digitale”. Il Papa ha mostrato i limiti e l’importanza del mondo digitale per l’evangelizzazione: «si tratta anzitutto di incontrare donne e uomini reali, spesso feriti o smarriti, per offrire loro vere ragioni di speranza. L’annuncio richiede relazioni umane autentiche e dirette per sfociare in un incontro personale con il Signore. Pertanto internet non basta, la tecnologia non è sufficiente. Questo però non vuol dire che la presenza della Chiesa nella rete sia inutile; al contrario, è indispensabile essere presenti, sempre con stile evangelico, in quello che per tanti, specie giovani, è diventato una sorta di ambiente di vita, per risvegliare le domande insopprimibili del cuore sul senso dell’esistenza, e indicare la via che porta a Colui che è la risposta, la Misericordia divina fatta carne, il Signore Gesù». Nella scorsa settimana è stato diffuso anche il Messaggio del Papa per la prossima Giornata Mondiale del Malato che avrà per tema Fede e carità: “Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1 Gv 3,16).

Partendo dalla richiesta di aiuto rivolta dai ciechi al Signore nel passo evangelico del 6 dicembre (Mt 9, 2731), il Papa ha incoraggiato i credenti ad una preghiera audace e carica di fiducia nella provvidenza del Padre: «Non so se forse questo suona male, ma pregare è un po’ dare fastidio a Dio, perché ci ascolti. Ma, il Signore lo dice: come l’amico a mezzanotte, come la vedova al giudice… E’ attirare gli occhi, attirare il cuore di Dio verso di noi… E questo lo hanno fatto anche quei lebbrosi che gli si avvicinarono: ‘Se tu vuoi, puoi guarirci!’. Lo hanno fatto con una certa sicurezza. Così, Gesù ci insegna a pregare. Quando noi preghiamo, pensiamo a volte: ‘Ma, sì, io dico questo bisogno, lo dico al Signore una, due, tre volte, ma non con tanta forza. Poi mi stanco di chiederlo e mi dimentico di chiederlo’. Questi gridavano e non si stancavano di gridare. Gesù ci dice: ‘Chiedete’, ma anche ci dice: ‘Bussate alla porta’, e chi bussa alla porta fa rumore, disturba, dà fastidio[…] Pensiamo se la nostra preghiera è bisognosa ed è sicura: bisognosa, perché diciamo la verità a noi stessi, e sicura, perché crediamo che il Signore possa fare quello che noi chiediamo».

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

pietre REPUBBLICA CENTRAFRICANA

6.000 persone rifugiate in 15 parrocchie Circa 6000 persone sono rifugiate nelle 15 parrocchie della capitale della Repubblica Centrafricana, Bangui. “attualmente ognuna delle 15 parrocchie dell’Arcidiocesi di Bangui accoglie dai 400 ai 450 persone” dice il Direttore di Caritas Centrafrica Elysée Guendjande. I combattimenti sono scoppiati quando le milizie anti Balaka hanno attaccato gli ex ribelli Seleka. La situazione è in continuo divenire con combattimenti sempre più frequenti. INDIA

Omicidio di un bambino cristiano Assicurare alla giustizia gli assassini di Anugrag Gemethi, bambino cristiano di 7 anni, chiamato anche Anmol, torturato e ucciso in un villaggio del Rajasthan (India nordoccidentale): è quanto chiede una vasta campagna di mobilitazione lanciata da diverse organizzazioni cristiane in India, di diverse confessioni. Secondo i familiari, il piccolo è stato ucciso da estremisti indù, per mandare un messaggio trasversale alla sua famiglia e alla comunità cristiana. La campagna, titolata “Giustizia per il martire Anmol”, intende sensibilizzare i leader della Chiesa e le istituzioni politiche e giudiziarie, nei più alti gradi. Si chiede una punizione severa per i killer, nel nome della legalità; lo stop alla “persecuzione dei cristiani indiani”; un risarcimento per la famiglia del bambino. CIAD

Consacrata la cattedrale di Mongo “I cristiani del Vicariato Apostolico di Mongo, a 500 km da N’djamena, la capitale del Ciad, hanno vissuto un evento ecclesiale particolare: la consacrazione della Cattedrale di Sant’Ignazio. La Cattedrale sorge ai piedi della montagna, in una regione al 94% musulmana. L’edificio, definito dal governatore della regione “un gioiello architettonico” è a forma ortogonale con quattro absidi e può accogliere almeno 600 fedeli. Gli affreschi che adornano i muri interni raffigurano i grandi eventi biblici dalla Genesi all’Apocalisse.


DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

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Pastorale Giovanile. La parrocchia di Elmas ha ospitato il primo incontro dei giovani della Diocesi.

Mettersi in gioco nelle parrocchie senza lasciarsi vincere dalla noia o dalla pigrizia Oltre seicento ragazzi provenienti da diverse comunità hanno animato l’incontro di Elmas. A loro il compito di diventare protagonsiti della vita parrocchiale

te l'ambiente. La serata procede e arriva il momento della merenda, offerta dalla parrocchia di Elmas, in cui i ragazzi oltre a distrarsi e riposarsi hanno l'opportunità di scrivere su un cartellone un proposito per il loro oratorio che poi verrà appeso su una grande rete da pescatori, per non dimenticare il messaggio con cui quest'anno pastorale ha avuto inizio: il gettare le proprie reti. Questo delle reti è un messaggio importante, perchè oltre ad essere strettamente collegato con le parole del Vangelo e con l'Inno della visita papale del 22 settembre scritto da don Davide Collu, ci riporta a quello che sono anche i rapporti umani, cioè delle reti di conoscen-

ze e amicizie, e questi incontri diocesani devono fungere da reti e ponti per le parrocchie e la colla-

borazione a livello diocesano. La giornata volge ormai al termine, concludendosi con la Santa Messa presso il palazzetto dello sport, in modo da accogliere tutti, e presieduta da Monsignor Miglio e da tutti i don che hanno accompagnato i loro ragazzi. Questo incontro diocesano ha messo in luce una grande e bella verità : le nostre parrocchie non sono vuote o popolate solo da adulti, ma ci sono anche dei giovani e giovanissimi che hanno bisogno di emergere, di avere degli spazi e degli eventi su misura per la loro età e la loro crescita, di un posto in cui possano sentirsi protagonisti e non costretti a fare qualcosa. Interroghiamoci allora su cosa possiamo fare noi per i giovani delle nostre parrocchie, per creare un gruppo giovani dove ancora non esiste; loro hanno bisogno di un luogo bello dove crescere e formarsi e le parrocchie e la diocesi hanno bisogno dei giovani per non invecchiare .

Sara, 17 anni, e Silvia, 19 anni, sono di Ballao e sono animatrici dell’oratorio. Silvia è anche catechista. Hanno apprezzato la giornata di oggi: bello il percorso proposto ai ragazzi (giochi / lancio tema e balli in oratorio / merenda / attività / messa) e tutto ben organizzato. Pensano sia servito ai ragazzi che hanno accompagnato per-

ché così hanno potuto vedere che esiste qualcosa al di fuori della loro realtà, che ci sono tanti gruppi di ragazzi e tanti oratori che lavorano bene. Come iniziativa si sono proposti di realizzare assieme il Presepe. Da queste piccole testimonianze si percepisce la voglia di emergere, di essere protagonisti dell'am-

biente parrocchiale che ospita questi ragazzi e li accompagna verso la cresima. Affinchè questa non diventi realmente il sacramento dell'addio, è necessario rendere le parrocchie e gli oratori dei veri centri educativi per i nostri ragazzi... hanno detto la loro, ora spetta noi rimboccarci le maniche!

FEDERICA BANDE ONO APPENA le 15,30 e già tantissimi ragazzi affollano la piazza antistante la parrocchia di Elmas, in attesa che la giornata diocesana pensata dall'Ufficio di Pastorale Giovanile inizi. I minuti passano, il trambusto aumenta fino a quando il tutto prende forma e finalmente la serata ha inizio. La prima tappa è quella del banco delle registrazioni, dove i responsabili delle varie parrocchie partecipanti comunicano la loro presenza e ricevono le istruzioni rispetto allo svolgimento dell'evento; poi si passa alla foto di gruppo per poi sparpagliarsi nei vari stand proposti dall'Ufficio di Pastorale Giovanile, nei quali i ragazzi possono confrontarsi e mettersi in gioco attraverso delle microattività di gruppo. Si corre, si canta, si costruiscono delle reti e ci si mette in gioco in prima persona, senza doversi preoccupare di nulla se non dell'essere i veri protagonisti di quel momento. Il sole comincia ad abbassarsi, molti gruppi hanno ormai visitato tutti gli stand.. è il mo-

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Le foto della manifestazione sono di Alessandro Orsini.

mento di radunarsi tutti nel grande oratorio parrocchiale, che una volta ospitati tutti i ragazzi in effetti così tanto grande ormai non sembra più! Qui si balla, si scherza ma arriva il momento della Parola, di ascoltare e scoprire il vero motivo che ha spinto quasi 640 ragazzi di tutta la diocesi a trascorrere un pomeriggio domenicale assieme; questo momento guidato da don Alberto Pistolesi è rivolto proprio a loro, i nostri ragazzi, che vengono invitati a mettersi in gioco nelle loro parrocchie e non lasciarsi prendere dalla noia o dalla pigrizia, ma invece sfruttare le risorse che hanno vivendo la loro parrocchia come una casa, dove ciascuno si impegna per rendere bello e accoglien-

Il desiderio di costruire un progetto comune I ragazzi raccontano la loro giornata e le loro aspettative F. BANDE E A. ORSINI

I

L PRIMO APPUNTAMENTO diocesano per i giovani svoltosi ad Elmas la scorsa domenica, ha lasciato nel cuore dei partecipanti sensazioni e aspettative...la voglia di mettersi in gioco è tanta e le loro parole ne sono la testimonianza. Erica e Luca, entrambi 13 anni, di Ussana, hanno apprezzato l’idea dei giochi negli stand all’inizio del pomeriggio e i balli dentro l’oratorio. Per il loro oratorio di Ussana vorrebbero più giochi, più momenti di animazione e una maggiore partecipazione dei ragazzi. Tra i desideri (è anche il proposito che hanno scritto nel cartellone) c’è l’organizzazione di un campo-

scuola invernale. E vorrebbero anche ospitare, a Ussana, un incontro con così tanti ragazzi. Morena, 14 anni, e Sara, 13 anni, entrambe di Pimentel , hanno apprezzato, tra i giochi a stand, quello del cerchio con il coro diocesano. Sperano di poter avere presto un oratorio anche a Pimentel e parteciperanno certamente al prossimo incontro diocesano. Chiara, 12 anni, e Cristian, 12 anni, sono di Capoterra. Non hanno fatto ancora la Cresima (la faranno a giugno 2014). Si sono divertiti, specialmente con i giochi nella piazza in apertura. Come proposta hanno lanciato quella di allargare l’oratorio a sempre più persone e sperano di essere sempre più uniti come gruppo.


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

Dopo la missione. Percorsi di catechesi e discernimento spirituale per scoprire la propria vocazione.

L’impegno dei frati minori: un servizio di orientamento alla fede per i giovani La missione giovani dello scorso aprile ha portato i suoi frutti. Tanti i giovani in cammino che frequentano gli appuntamenti programmati dai frati FABIO FIGUS TEMPO DI BILANCI per la Missione Giovani che si è svolta ad aprile scorso in città. Padre Vito D’Amato è il responsabile del S.O.G. Servizio Orientamento Giovani di via San Giovanni a Cagliari, animato dai Frati Minori di Umbria e Sardegna. A otto mesi da quell'evento che bilancio si può fare? Se lo valutiamo nei termini del Regno di Dio è sicuramente positivo. I frutti di quella missione infatti, sono un elevato numero di persone da noi divisi in due gruppi: il primo, formato da circa centocinquanta giovani sotto i trentatre anni, il secondo, dai trentaquattro in sù, che continuano a seguire delle catechesi settimanali, sulle Dieci Parole di Vita o più conosciuti come Dieci Comandamenti, per una formazione basilare cristiana.

È

Un incontro delle Missione dei frati minori.

La maggior parte di questi giovani erano lontani dalla parrocchia anche da diverso tempo. In quei giorni siete diventati famosi per i flashmob organizzati in giro per Cagliari, perchè? Effettivamente l'utilizzo di balli e canti era un modo, forse anche ridicolo, per un primo approccio con coloro che incontravamo nei vari luoghi proponendo gli incontri specifici della missione. Come una madre comunica qualcosa di importante ai propri figli ancora piccoli cominciando dalle cose

più semplici, in attesa che crescano, così abbiamo fatto noi cercando di mediare l'annuncio di una Chiesa Madre alla ricerca dei più piccoli, cercando di parlare la loro lingua. Da lì quindi l'inizio di un vero e proprio cammino? Certo, ciò che nasce nel cuore delle persone è la necessità di un rapporto personale con il Signore. Infatti, molti sentono l'esigenza di un accompagnamento in questo cammino. Noi ci indirizziamo principalmente verso i giovani

rendendoci disponibili per un colloquio personale o per le confessioni, orientandoli alla vita, alla sequela di Gesù, ma senza escludere quelli più adulti, perchè molti di essi si riavvicinano alla fede proprio grazie ai loro figli, vedendo attraverso di loro una fede vissuta. Sono dunque queste le finalità del Servizio Orientamento Giovani? Prende il nome da un'attività avviata già da trent'anni a Santa Maria degli Angeli in Assisi e della quale noi frati, ora qui a Cagliari, facevamo parte. Il nostro impegno è proprio quello di orientare i giovani, in particolare in questo tempo della loro vita, indirizzandoli ognuno alla scoperta della propria vocazione, la consacrazione o il matrimonio cristiano. Così i giovani imparano a vivere la vita in funzione della missione loro affidata, in modo più bello, più avvincente, più consapevole. In che modo? Il cammino è strutturato attraverso vari corsi: il “Credo”, visto in chiave esistenziale, un corso sull'affettività in programma a maggio, ma anche attraverso le realtà della nostra fede, come il Triduo Pasquale residenziale, per approfondire liturgicamente ciò che viviamo in quei giorni cardine della nostra vita. E poi ci sono i corsi proposti ad Assisi o altre espe-

rienze, come la Marcia Francescana, o il Capodanno che ci apprestiamo a vivere insieme ad altri due o tremila giovani provenienti da tutta Italia, un aiuto per loro a non farli sentire soli, ma dentro un popolo in cammino. Che rapporto c'è tra voi e la pastorale giovanile diocesana? Grazie al direttore, don Alberto Pistolesi e allo sguardo di grande simpatia dell'Arcivescovo, è nato un coordinamento che inizia ad avere una sua identità e all'interno del quale noi facciamo la nostra parte. Una volta che i giovani si sono reinseriti in un cammino di fede e in un contesto di Chiesa, come e dove possono portare la loro testimonianza? Noi ci proponiamo di riavvicinarli, come dicevamo prima. Poi pensiamo ad una loro formazione alla vita cristiana, ma il nostro è un intervento limitato nel tempo perchè diventino delle cellule vive dentro le loro realtà, anche ecclesiali. Magari prima non facevano riferimento ad una comunità locale, ma spesso capita invece, che ritornando, facciano fatica a reinserirsi, perchè non trovano una famiglia accogliente. È quanto a più riprese ha avuto modo di ribadire anche Papa Francesco “Non abbiate paura della tenerezza nei rapporti, la cordialità e la famigliarità dentro le comunità”.

prattutto in attività che permettano di conoscersi meglio. Per questo durante l’anno oltre ai giorni di apertura dell'oratorio organizziamo vari incontri. I più importanti sono i campi scuola: durano dai tre ai sette giorni e sono distribuiti durante l’anno nei periodi di Natale, Pasqua e delle vacanze estive. Anche in queste occasioni partendo da un tema generale i ragazzi sono guidati in discussioni e approfondimenti e sono chiamati a mettersi in gioco in prima persona, a parlare e a confrontarsi. Un altro momento importante è "La festa di Don Bosco": una giornata di gioia, in cui tutta la parrocchia si anima per ricordare colui che ha formalmente istituito e diffuso il concetto di Oratorio. È un momento nel quale tutti i ragazzi, dai più piccoli delle elementari ai

più grandi dell'università, sono coinvolti in giochi e animazione. In conclusione riportiamo la testimonianza di una giovane dell’oratorio. “Essere animati non significa soltanto avere qualcuno che ti dica cosa fare o cerchi di insegnarti ciò che devi fare, significa piuttosto compiere un percorso, un viaggio insieme a degli amici, che come me si preparano ad affacciarsi alla vita vera e indipendente. Le nostre guide non sono solo semplici educatori, sono ragazzi come noi, che, come fratelli maggiori, ci accompagnano nel nostro difficile cammino di crescita e ci insegnano a vivere. Nella mia piuttosto recente esperienza oratoriale ho imparato tantissimo e penso di essere cresciuta, e di continuare a crescere ogni volta di più insieme ai miei amici e al gruppo animatori. Col passare del tempo mi sento sempre più coinvolta! Da poco è nato il gruppo staff, di cui sono felice di far parte. Il nostro compito è di sostenere gli animatori e cerchiamo di fare da tramite anche per i ragazzi più piccoli. Grazie a queste esperienze e attività mi rendo conto della grande importanza che ha per me, e per chi cammina per questa stessa strada, il far parte di qualcosa di più grande: un lungo viaggio di vita che come è fondamentale per me, lo sarà per tanti altri ragazzi”.

L'opportunità di poter crescere tutti insieme Nella parrocchia di Poggio dei Pini tanti giovani in oratorio. SERGIO ARIZIO E MARTA LAO O SLOGAN CHE ACCOGLIE le ragazze e i ragazzi delle scuole medie e superiori della nostra parrocchia è “l‘oratorio sei tu”. Fu ideato dal nostro attuale parroco nell'inverno del 2011, per riassumere quell'idea di Oratorio che negli anni precedenti si andava strutturando con Don Alessandro Simula: un oratorio che pone al centro i giovani e i giovanissimi che, guidati dalla fede, hanno l'opportunità di crescere tutti insieme in un ambiente sano e formativo, un ambiente nel quale si prega e si riflette, si avanzano proposte, ci si aiuta a vicenda. Un ambiente positivo in cui ci si diverte e non da ultimo si pratica sport, grazie all'istituzione del Gruppo Sportivo Parrocchiale. Tutte le attività sono organizzate e proposte ai ragazzi da un Gruppo Animatori che si riunisce settimanalmente. Stiamo anche preparando uno statuto, “Progetto oratorio”,

L

che da un orientamento più strutturato al cammino di formazione della proposta educativa. A tutte le riunioni è presente il parroco, Don Andrea Lanero, che porta sempre con sé una cartellina con scritto “formare i formatori”: un gioco di parole, ma anche un concetto importante. Un animatore, infatti, non può mai sentirsi “arrivato” e c’è sempre qualcosa da scoprire e una fede da arricchire. Pertanto anche noi, oltre che animatori, ci sentiamo sempre un po' animati. Le ragazze e i ragazzi sono divisi in due fasce d’età a seconda che frequentino le scuole medie o le superiori: età diverse attività diverse! Con i primi ci vediamo il martedì e il venerdì dalle ore 19 alle 21 mentre coi i ragazzi più grandi il lunedì e il mercoledì, negli stessi orari. Specialmente con loro portiamo avanti un percorso fatto di riflessioni, opinioni, crescita e preghiera. Quest’anno, partendo dal gioco di parole “Io sono l’altro, l’altro sono io”, ap-

profondiremo il tema della Comunità nel più ampio senso del termine. In fondo nella nostra vita siamo chiamati a confrontarci più volte con diverse “comunità”, dalla famiglia al nostro gruppo di amici, ai nostri compagni di classe e non ultimo alla comunità parrocchiale. Una recente novità è l’istituzione del Gruppo Staff, del quale fanno parte i ragazzi degli ultimi anni di liceo che si preparano per diventare animatori. E’ un periodo di servizio nel quale il gruppo affianca gli animatori, segue l’animazione dei ragazzi più piccoli e si occupa della logistica durante gli incontri, gli eventi e i campi scuola. Uno dei nostri obiettivi principali è quello di far sentire un ragazzo a casa, il che significa anche coinvolgerlo in attività divertenti, di condivisione e so-


IL PORTICO DI CAGLIARI

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

Iniziative. A quattro mesi dalla scomparsa una serata per ricordare mons. Spettu.

Don Efisio il buon pastore che ha sempre accompagnato i malati Il Teatro di Sant’Eulalia affollato di persone accorse per ricordare una figura che ha lasciato il segno in tanti che l’hanno conosciuto FRANCESCO ARESU

O

LTRE TRE ORE di testimonianze e letture, con alcuni spezzoni di una trasmissione televisiva di oltre trenta anni fa, con il suo commento di alcune pagine del Vangelo. Così lo storico cagliaritano Gianfranco Murtas ha voluto ricordare mons. Efisio Spettu, deceduto lo scorso 14 luglio a causa di un male incurabile, all'età di 74 anni. A novembre ne avrebbe compiuto 75: proprio a poche settimane di distanza da quella data è stato andato in scena un recital-tributo a una figura importante per il clero sardo degli ultimi decenni, cui ha assistito oltre un centinaio di persone. La scorsa domenica, in un teatro Sant'Eulalia strapieno, in tanti hanno voluto condividere le testimonianze e il ricordo di chi, nella propria vita, ha avuto modo di incrociare il cammino di don Efisio, come era chiamato da tutti. Tante le realtà da lui “vissute”, nel vero senso del termine: Unitalsi, Comunità di San Rocco, ospedali (Oncologico e reparto Hanseniani) e le

Un momento della serata in ricordo di mons. Efisio Spettu.

esperienze da formatore in seminario, sia nel Regionale – di cui è stato rettore dal 1992 al 2006 – che Arcivescovile, di cui mons. Spettu fu animatore e, nel suo ultimo anno di vita, padre spirituale. Attraverso un sapiente intreccio (con alcuni brani di don Tonino Bello, figura molto cara a mons. Spettu, e Franca Ferraris Cornaglia, sua grande amica personale, letti tra una testimonianza e l'altra) Murtas ha lasciato spazio alle voci di alcune persone vicine a don Efisio. Da registrare la presenza di mons. Pier Giuliano Tiddia, Arcivescovo emerito di Oristano. Il presule ha

raccontato alcuni episodi del suo rapporto di collaborazione e amicizia con don Efisio, a partire dal comune impegno in seminario e nell'Unitalsi. Significativo il ricordo tracciato da don Nino Onnis, di sei anni più grande di mons. Spettu e a lui legato da grande amicizia. Dopo gli anni passati insieme nel seminario diocesano, al rientro dalla missione in Brasile don Onnis fu scelto come membro dell'equipe educativa del seminario regionale da mons. Spettu, da poco rettore. Un rapporto forte, durato fino agli ultimi giorni di don Efisio, portato via dalla malattia mentre l'amico

era in pellegrinaggio a Lourdes, esperienza vissuta in comune per tanti anni. Da qualche mese, ogni settimana don Nino dice messa nel reparto Hanseniani nell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, come era solito fare don Spettu, nell'ultimo “passaggio di testimone” tra i due. Toccante anche il racconto di don Marco Lai, padrone di casa dell'evento, anch'egli molto legato a don Efisio, prima da seminarista e poi da sacerdote. «Mi ha insegnato che la Chiesa è un luogo di fraternità e comunità. Efisio ha sentito Dio nella Chiesa, sempre in favore dell'uomo nella sua integralità e pienezza», le parole del direttore della Caritas. Don Ettore Cannavera ne ha ricordato l'esempio durante la formazione sacerdotale, con l'importanza del “viaggio” come esperienza formativa, fosse in Terra Santa o a Taizè. «Efisio era appassionato di Cristo», ha detto il responsabile della Comunità "La Collina". Chiusura dedicata alle parole di don Pasqualino Ricciu, ex vicario generale della Diocesi di Alghero-Bosa, compagno di studi di mons. Spettu. «Il pastore buono che ha accompagnato centinaia di ammalati nel percorso della malattia, che ha guidato con sapienza decine di giovani verso il sacerdozio e che ha illuminato laici e presbiteri nella direzione spirituale, ora riceve l'abbraccio misericordioso del Padre: “Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”».

Antonio, l’hanseniano che incontrò Francesco

IL PORTICO

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brevi UCSI

Il consiglio nazionale ricorda la Sardegna Il Consiglio nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana nelle scorse settimane ha dedicato una parte di lavori del Consiglio all’emergenza che ha colpito la Sardegna dopo l’alluvione del 18 novembre. Nel comunicato l’UCSI ricorda il prezioso lavoro svolto dalle testate piccole e grandi, compresi i settimanali diocesani, che spesso a costo di grandi sacrifici hanno assicurato l’informazione puntuale, nonostante la quasi impossibilità di raggiungere le località colpite dalla catastrofe. Un’informazione utile alla Sardegna e all’Italia ma anche ai tanti emigrati che vivono fuori dall’Isola. Protagoniste sono state le Diocesi colpite con i loro vescovi che non si sono risparmiati nel raggiungere le località colpite per portare conforto a chi aveva perso tutto.

SAN BENEDETTO

In festa per la patrona Santa Lucia Sono in corso di svolgimento nel quartiere di San Benedetto i festeggiamenti per Santa Lucia, nell’omonima chiesa. Dopo il triduo di preparazione con i Vespri e la Santa Messa con supplica venerdì, memoria liturgica della martire, messe al mattino 8.30, 10 e 11 nel pomeriggio la processione per le vie del quartiere con l’accompagnamento della banda musicale di Monastir e la solenne celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio con concerto serale “Gioia nel Mondo”. Sabato invece la conclusione con “Cori in festa” alle 19.30.

Il primo dicembre è deceduto Antonio Aste DAL 15 GENNAIO MARIA CHIARA CUGUSI

È

Antonio Aste, 90 anni compiuti lo scorso 31 ottobre, da 63 anni affetto dal morbo di Hansen. Lo scorso giugno, saputo che Papa Francesco sarebbe venuto nell’isola, gli scrisse una lettera, chiedendogli di poterlo incontrare. E il 22 settembre scorso, era nella Basilica di Nostra S. Bonaria, insieme agli altri malati presenti all’incontro con il Santo Padre. Era la prima volta in oltre 60 anni che Antonio usciva dal reparto degli hanseniani dell’Ospedale SS. Trinità di Cagliari, dove era internato in modo definitivo dal 1960. Emozionato e commosso, quelle parole che avrebbe voluto dire lui stesso al Papa, le ha fatte pronunciare dal suo amico Dino Biggio, seduto accanto a lui: “Caro Papa Francesco, grazie per avermi voluto incontrare. Come sai io sono un lebbroso, ma oggi accanto a te mi VENUTO A MANCARE

sento un uomo libero”. In quell’occasione, infatti, Antonio aveva voluto usare quel termine che gli hanseniani non vogliono sentire dire dagli altri, per superare i pregiudizi. Biggio ricorda bene quel giorno: “Il Papa ha salutato Antonio due volte, la prima quando è arrivato in Basilica, dopo essersi soffermato con i malati di Sla; la seconda, quando è rientrato nella Chiesa dopo la messa. Il Papa lo ha ascoltato con attenzione, poi lo ha abbracciato e lo ha baciato sulle guance: è stato un momento di gioia inesprimibile”. Una vita segnata dalla sofferenza, da quando nel 1950, a soli 26 anni di ammalò della terribile malattia, allora chiamata ‘lebbra’; ma anche una profonda fede e ammirazione per Papa Francesco. “Il Papa che il Signore ci ha mandato è un uomo speciale. Mi ha colpito la sua bontà, la sua capacità di donare amore con gesti sconosciuti”, disse Antonio dopo l’incontro

Scuola diocesana per i catechisti

con il Santo Padre. Una scena ben impressa nella memoria, nonostante i suoi occhi non abbiano potuto vedere quel momento, a causa della cecità da cui era affetto da vent’anni. Lo scorso 31 ottobre, in occasione del 90esimo compleanno di Antonio, l’Arcivescovo di Cagliari Monsignor Arrigo Miglio aveva celebrato la messa, una cerimonia semplice, toccante, nella piccola cappella del reparto degli Hanseniani, dove, per 50 anni, ogni mercoledì e in occasione delle principali festività, era solito celebrare don Efisio Spettu, cappellano dell’Ospedale oncologico di Cagliari, considerato ‘l’angelo custode’ degli hanseniani. Ed è

stato proprio quest’ultimo ad aver introdotto tanti giovani sacerdoti in questo ‘microcosmo’. Con quella ‘sua’ famiglia, don Efisio celebrava, il 29 giugno di ogni anno - anniversario della sua ordinazione sacerdotale - la messa di ringraziamento: anche quest’anno lo avrebbe voluto fare, se non fosse venuto a mancare prima. Il giorno dell’incontro con il Santo Padre, Antonio aveva al collo la foto di don Spettu. “Dopo la morte di don Efisio, Antonio ne avvertiva costantemente la presenza accanto a sé - racconta Dino Biggio -. Qualche giorno prima che la sua salute si aggravasse mi confidò che desiderava raggiungerlo quanto prima”.

Dal 15 gennaio parte la Scuola diocesana per Catechisti. Un percorso triennale per conoscere il Concilio Ecumenico Vaticano II e legg e r n e l’attualità nell’ambito dell’evangelizzazione e della catechesi. Gli incontri, utilizzando prevalentemente la forma di “laboratorio”, si terranno il mercoledì, dal 15 gennaio, dalle 17 alle 19.30, fino al mese di Aprile, nei locali del Seminario Arcivescovile. Le iscrizioni per partecipare a questo percorso formativo sono aperte fino al 15 gennaio prossimo.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

dal Vangelo secondo Matteo

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n quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Fra i nati da donna

Mt 11, 2-11 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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uando Giovanni battista viene incarcerato manda i suoi discepoli a informarsi riguardo a Gesù, non si tratta qui di una prova come quelle a cui i farisei sottopongono Gesù, né tantomeno di una mancanza di fede da parte di Giovanni battista sul fatto che Gesù sia stato effettivamente inviato da Dio, ne aveva infatti già avuto una chiara indicazione al momento del battesimo nel fiume Giordano. La domanda di Giovanni battista non è “sei inviato da Dio?”, bensì “sei tu quell’inviato che stiamo aspettando?”, “sei tu il messia preannunciato dai profeti?”. Gesù non risponde direttamente alla domanda postagli dai discepoli del battista, ma invita i discepoli a vedere come i frutti della sua presenza nel mondo corrispondano a quanto i profeti (e soprattutto Isaia) avevano profetizzato riguardo al Messia: “Udranno in quel giorno i sordi le parole di un libro; liberati dall'oscurità e

dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo di Israele.” (Is 29,18-19, si può vedere anche Is 26,19; 35,5-6; 42,7.18; 61,1) Questa risposta è formulata come un elenco di miracoli, intesi come manifestazione della presenza del Messia in mezzo al suo popolo, ma l’ultimo di questi “miracoli” probabilmente siamo portati a non considerarlo tale: “ai poveri è annunciato il Vangelo”, se guardiamo bene però ci rendiamo conto che tutti questi “miracoli” hanno la funzione di permettere a chi li riceve di rendere gloria a Dio: gli ciechi possono vedere le opere di Dio,gli zoppi possono recarsi alla preghiera comunitaria, i lebbrosi sono riammessi alla vita sociale e religiosa, i sordi possono ascoltare la parola di Dio, i morti rendere gloria a Dio nella loro vita. I poveri racchiudono tutte queste categorie, perché sono coloro che sanno di avere bisogno di Dio, loro ricevono un annuncio efficace

della bontà di Dio: coloro che per una qualsiasi ragione erano esclusi o emarginati ora sono i primi destinatari dell’annuncio evangelico. Se Gesù descrive sé stesso attraverso gli effetti visibili della sua presenza, cioè i miracoli, fa qualcosa di simile anche parlando di Giovanni Battista, ponendo alle folle per tre volte la domanda “che cosa siete andati a vedere?”, se Gesù si è manifestato attraverso ciò che ha fatto, Giovanni battista viene presentato attraverso ciò che non è (una canna e un uomo vestito con abiti di lusso) perché risalti ancora meglio che cosa invece è realmente: un profeta, anzi più che un profeta, il precursore! Come abbiamo detto commentando il vangelo della prima domenica di avvento, uno degli obbiettivi che Matteo si pone scrivendo il suo vangelo è quello di mostrare come, in Gesù e in ciò che accompagna la sua venuta, si realizzino le parole dei profeti. Se Gesù era la realizzazione del-

le profezie di Isaia come abbiamo visto prima, allo stesso modo Giovanni battista è la realizzazione di una profezia, Quella di Malachia: “ Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti” (Mal 3,1). Attraverso la parole di Gesù, ma soprattutto attraverso la visione e la testimonianza dei discepoli di Giovanni battista (“Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete”) e delle folle (“Che cosa siete andati a vedere nel deserto” si mostra come Gesù e Giovanni battista siano la realizzazione delle profezie, e quindi come sia giunto il tempo promesso e Gesù sia realmente colui che i loro padri ahnno aspettato per tanto tempo: “Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono” (Lc 10,24).

EUCARISTIA E PROFESSIONE DI FEDE Nell’Eucaristia, spiega il Santo Padre nella Lumen fidei, «la natura sacramentale della fede trova la sua espressione massima» (LF, 44). Nel mistero che si celebra sull’altare si trova infatti l’incontro tra le due direttrici che compongono il cammino della vita cristiana, quello della storia e quello che ci fa passare dal mondo visibile verso l’invisibile: «da una parte, l’asse della storia: l’Eucaristia è atto di memoria, attualizzazione del mistero, in cui il passato, come evento di morte e risurrezione, mostra la sua capacità di aprire al futuro, di anticipare la pienezza finale. La liturgia ce lo ricorda con il suo hodie, l’"oggi" dei misteri della salvezza. D’altra parte, si trova qui anche l’asse che conduce dal mondo visibile verso l’invisibile. Nell’Eucaristia im-

pariamo a vedere la profondità del reale. Il pane e il vino si trasformano nel corpo e sangue di Cristo, che si fa presente nel suo cammino pasquale verso il Padre: questo movimento ci introduce, corpo e anima, nel movimento di tutto il creato verso la sua pienezza in Dio» (ibidem). Nella celebrazione dei sacramenti la Chiesa «trasmette la sua memoria, in particolare, con la professione di fede» (LF, n. 45). Per il credente non si tratta in questo caso di prestare un generico assenso a delle verità astratte quanto di lasciarsi coinvolgere sul piano esistenziale: «nel Credo il credente viene invitato a entrare nel mistero che professa e a lasciarsi trasformare da ciò che professa» (ibidem).

La struttura trinitaria del Credo aiuta proprio a comprendere la chiamata fondamentale ad entrare in comunione con il Dio vivente: «il Padre e il Figlio si uniscono nello Spirito di amore […] si ripercorrono i misteri della vita di Gesù, fino alla sua Morte, Risurrezione e Ascensione al Cielo, nell’attesa della sua venuta finale nella gloria. Si dice, dunque, che questo Dio comunione, scambio di amore tra Padre e Figlio nello Spirito, è capace di abbracciare la storia dell’uomo, di introdurlo nel suo dinamismo di comunione, che ha nel Padre la sua origine e la sua mèta finale» (ibidem).

di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

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Incontrare Gesù nella vita familiare

a...

Riflettere sulla famiglia in vista del Sinodo P. CHRISTIAN-M. STEINER O.P.

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RISCRITTURE

RALLEGRATEVI NEL SIGNORE "Gaudete in Domino semper – Rallegratevi nel Signore sempre" (Fil 4, 4). Con queste parole di san Paolo si apre la santa Messa della III Domenica di Avvento, che perciò è chiamata domenica "gaudete". L'Apostolo esorta i cristiani a gioire perché la venuta del Signore, cioè il suo ritorno glorioso, è sicuro e non tarderà. La Chiesa fa proprio questo invito, mentre si prepara a celebrare il Natale e il suo sguardo si dirige sempre più verso Betlemme. In effetti, noi attendiamo con speranza certa la seconda venuta di Cristo, perché abbiamo conosciuto la prima. Il mistero di Betlemme ci rivela il Dio-con-noi, il Dio a noi prossimo, non semplicemente in senso spaziale e temporale; Egli ci è vicino perché ha "sposato", per così dire, la nostra umanità; ha preso su di sé la nostra condizione, scegliendo di essere in tutto come noi, tranne che nel peccato, per farci diventare co-

me Lui. La gioia cristiana scaturisce pertanto da questa certezza: Dio è vicino, è con me, è con noi, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, come amico e sposo fedele. E questa gioia rimane anche nella prova, nella stessa sofferenza, e rimane non in superficie, bensì nel profondo della persona che a Dio si affida e in Lui confida. Alcuni si domandano: ma è ancora possibile oggi questa gioia? La risposta la danno, con la loro vita, uomini e donne di ogni età e condizione sociale, felici di consacrare la loro esistenza agli altri! Sì, la gioia entra nel cuore di chi si pone al servizio dei piccoli e dei poveri. In chi ama così, Dio prende dimora, e l'anima è nella gioia. Benedetto XVI - Angelus 16 dicembre 2007

esù inviò i suoi dodici apostoli in un posto molto preciso: “nelle case”. “Egli allora chiamò a sé i Dodici ... In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.” (Lc 9, 1-4) Anche per i 72 discepoli Gesù indica lo stesso punto d’arrivo: ”Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due … In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. ... Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.” (Lc 10, 1-7) Nella Sacra Scrittura non esiste una parola propria per “famiglia”. La famiglia è semplicemente la “casa”. Perciò quando Gesù manda l’apostolo nelle case lo manda nelle famiglie. Ecco che la famiglia si rivela essere il punto originale d’arrivo della missione apostolica. Arrivare nelle case, nelle famiglie fa parte in modo intrinseco della vocazione dell’apostolo e il progetto apostolico di Gesù sembra essere un progetto di “Pastorale familiare”. Nel Vangelo di Luca leggiamo che Gesù risorto va a celebrare la sua prima eucaristia in una casa, spezzando il pane a Emmaus, nella famiglia di Cleopa. “Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui si rese invisibile.” (Lc 24, 29-31) E’ così che Luca ha incontrato il Risorto: a casa, in famiglia nella celebrazione eucaristica. Qui Gesù non sparisce dalla vista, come viene tradotto erroneamente, ma “si rende invisibile” restando presente ed attivo. La Chiesa dei primi tre secoli è andata ed è rimasta nelle case delle famiglie: la sua vita sacramentale si svolgeva nelle case, la sua gerarchia in buona parte era composta da mariti e padri (vedi lettere a Timoteo e Tito), il buon governo della propria famiglia premessa per poter essere vescovo o diacono. E’ dopo l’editto di Costantino che avviene una ritirata graduale della vita ecclesiale, gerar-

chica ed apostolica dalla famiglia verso la parrocchia e il monastero. Questo processo secolare di allontanamento ecclesiale dalla famiglia, in Europa, ha comportato che oggi che la maggior parte delle persone innamorate non si riconoscano più nel modello di famiglia che la Chiesa propone loro. Di fatto nell’ultimo decennio in molte diocesi della Sardegna la celebrazione delle nozze in Chiesa si è dimezzata e tra pochi anni, la famiglia cristiana sarà un’esperienza di pochi, di una minoranza esigua della popolazione sarda, italiana ed europea. Perché le coppie innamorate odierne non si ritrovano nel sacramento nuziale? Non riescono ad immaginarsi la famiglia cristiana come realizzazione della loro esperienza d’amore. Di fatto è questo il grande dono di Gesù alle famiglie di oggi: dover costruire la loro vita coniugale e familiare esclusivamente sull’amore. Sono queste coppie innamorate che ora “costringono” le istituzioni, Chiesa, Stato, scuola e famiglia, a “studiare” l’amore per renderlo realizzabile fondamento della loro cellula costitutiva. Il Concilio Vaticano II in Lumen Gentium 11 e in Gaudium et Spes 47-52 di questa nuova situazione ha preso mirabilmente atto e ne ha dato un’interpretazione ammirevole: tutti i successori degli apostoli durante il Concilio sono di nuovo tornati nelle case, nelle famiglie con uno sguardo nuovo e illuminante. Ora il testo conciliare sulla famiglia bussa alle nostre parrocchie e case per diventarne linfa vitale e orientamento di fondo. Di fatto Papa Francesco telefona nelle case di tutto il mondo per parlare con le famiglie e ora con le domande in preparazione al sinodo vuole entrare in dialogo con tutte le famiglie per poter capire meglio chi è la famiglia oggi. In profonda sintonia con il Concilio Vaticano II il Successore dell’apostolo Pietro sembra voler iniziare la sua riforma “apostolica” con un Sinodo biennale sulla famiglia, antico punto d’arrivo e nuovo punto conciliare di partenza dell’agire evangelico ed apostolico nella Chiesa per poter di nuovo come gli apostoli e gli evangelisti fare esperienza di Gesù risorto nelle nostre famiglie.


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI LETTORI

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

LETTERE A IL PORTICO Domenica 1 dicembre, I Domenica di Avvento, si è svolta la cerimonia della vestizione di tre nuove chierichette. Durante la celebrazione delle 9.30, la Messa per le famiglie, davanti al parroco Don Gianfranco Falchi e alla comunità hanno espresso il loro

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese di Pula e Domus de Maria (Terenzio Puddu) Domenica 15 dicembre ore 18.10 Lunedì 16 dicembre ore 8.30 Oggi parliamo di… comunicazione Internet salverà il mondo? (Simone Bellisai) Martedì 17 dicembre ore 19.10 Mercoledì 18 dicembre ore 8.30

impegno di svolgere con decoro il servizio all’altare nelle celebrazioni. Dopo la benedizione delle vestine, il parroco, ha provveduto a far indossare le vestine alle nuove ministranti che hanno recitato la preghiera del ministrante. Quindi, accompagnate dalla preghiera della comunità, hanno preso posto sull’altare.

L’ora di Nicodemo La liturgia manifesta e da forma alla Chiesa (Relazione di Ildebrando Scicolone – Liturgista) Mercoledì 18 dicembre 21.30

Tonio Marongiu Coordinatore ufficio catechistico parrocchiale San Giovanni Evangelista Quartu Sant’Elena

Oggi parliamo con… Don Emanuele Mameli (il catecumenato) Sabato 21 dicembre 19.10 Domenica 22 dicembre ore 10.30

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

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edere i film di Woody Allen è come addobbare l'albero ogni dicembre: un gesto ripetetitivo, familiare e quasi involontario che ogni volta diventa speciale, magari perchè abbiamo un nuovo oggetto da appendere o perchè le luci non funzionano più e le sostituiamo, e dura quanto basta da farci venir voglia di ripeterlo l'anno successivo. I titoli di testa bianchi su sfondo nero e la musica jazz (genere notoriamente caro al regista) in sottofondo sono il segno che il rito ha inizio. Questa volta la canzone ha un significato e un nome particolare, “Blue moon”, e non è solo un famosissimo pezzo degli anni '50 riadattato da tantissimi artisti americani, ma simboleggia l'inizio di un amore ormai finito, che ritorna con la forza del ricordo come un mònito durante tutto il film; e questa volta ci indica che non solo la luna è blue, ma lo è anche la protagonista, nell'accezione del termine che in inglese esprime tristezza e depressione. Jasmine arriva all'aereoporto di San Francisco per un viaggio che non è né di lavoro né di piacere, ma piuttosto di necessità, nella speranza di riprendersi da un brutto periodo e cercare ospitalità dalla sorella Ginger che è l'unica parente rimasta e l'ultima occasione per cercare di contenere una crisi di nervi che rischia di peggiorare. L'opera di Allen è un'istantanea in cui le vicende si alternano tra presente e passato recente della protagonista, due tempi facili da riconoscere per gli opposti mostrati. Il marito Hal (un Alec Baldwin abilmente calato nella parte del coniuge sornione), che prima è pre-

Lampada ai miei passi (9-15 dicembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Mariano Matzeu Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / 21.00 (vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00

Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30

L’ultima fatica del cineasta americano nelle sale italiane

Blue Jasmine: il regalo natalizio di Woody Allen VALERIA USALA

sente fisicamente, dopo solo nei racconti della moglie; il volto di Jasmine, rilassato e regale nel passato ma trasfigurato dalla nevrosi nel presente; il contesto cittadino, spesso protagonista nei film del regista, qui invece a servizio della storia per rendere due stili di vita (quello New Yorkese e fastoso della costa est e l'altro occidentale e urbano di San Francisco); ma sopratutto le due sorelle, Jasmine (la meravigliosa Cate Blanchette) e Ginger (una convincente Sally Hawkins), e le loro idee di vita, di lavoro e di amore completamente diverse. Il film ci racconta con questi contrasti solo uno stralcio di vita, quasi un primo atto di un'opera che, al contrario di molte pellicole di questi anni, termina in levare invece che in battere, lasciando quel secondo di di-

Radiogiornale regionale Dal Lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 / 13.30

sappunto nel vedere che i titoli di coda sono arrivati nel momento sbagliato. Ma è il bello di film come questi, perchè assottigliano il parallelo con le vite vere, dove la fine non è una fine, il tentativo di cominciare da capo spesso non va come vogliamo, e tutto quello che ci rimane sono solo i ricordi e le debolezze; cose con le quali, se ci rifiutiamo di combattere, smettiamo di avere qualcosa da raccontare. Woody Allen costruisce il profilo di una donna che ha conosciuto la vera ricchezza (materiale però, mai di affetti), se l'è vista portare via da un marito apparentemente fedele e responsabile che invece si rivela un truffatore, e finisce per rifugiarsi in ricordi inutilmente abbelliti e avvenimenti spesso omessi, che manda giù con tanto al-

col e qualche pillola. Unica costante in mezzo a tutte queste variabili (interne ed esterne) rimangono una classe e un gusto che non si possono comprare, le uniche cose che la donna si rifiuta di perdere davvero. Nonostante questo le causi sempre più frequentemente distacco dalla realtà e una depressione degenerativa, Jasmine è infatti un libro la cui copertina rimane patinata anche se all'interno le pagine sono stropicciate e rovinate dal tempo. Cate Blanchette, che l'eleganza l'ha imparata nel set di 'Elizabeth' vincendo l'oscar, non è solo l'insieme di tutte le muse di Allen (dalle più recenti Naomi Watts e Scarlett Johansson a quelle epiche come Mia Farrow e Diane Keaton) ma incarna una versione femminile del regista e lo interiorizza a tal punto da diventare simbolo del suo intero cinema, tanto confusionale e quasi patetico nei contenuti, quanto elegante e deliziosamente ironico nella forma. La scrittura sembra essere tornata alle origini, quella dei tempi di 'Manhattan' e 'Io ed Annie', dove il monologo fa da struttura portante a delle vicende che hanno troppo di realistico per risultare finte, ma allo stesso tempo troppo distaccate dalla sanità mentale per risultare vere, e finiscono per rimanere sospese in un universo altro che solo il cinema può trasformare in arte. E così Woody Allen diventa improvvisamente il nostro Santa Claus: arriva silenzioso nelle sale natalizie, e attraverso un film intimo che ci delizia quanto il Martini con scorza di limone che beve Jasmine per calmarsi, fa un ennesimo preziosissimo dono al cinema di tutto il mondo.


IL PORTICO DI CAGLIARI

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

Emergenza. Dopo il crollo del soffitto di un'aula del liceo classico “Dettori”.

Gli istituiti superiori di Cagliari alle prese con il problema sicurezza “La Provincia - dice il commissario straordinario Pietro Cadauha i soldi ma non può spenderli perché il patto di stabilità lo vieta” A. P. OTEVA ESSERE una tragedia di portata maggiore quella causata dal crollo di parte del soffitto all'interno di un'aula del liceo classico Dettori. Due studenti sono rimasti colpiti in modo lieve mentre un'insegnante ha riportato ferite guaribili in dieci giorni. Questa notizia di cronaca ha riportato prepotentemente di attualità la questione della sicurezza all'interno degli edifici scolastici. “È stato un evento improvviso, che non aveva dato segni premonitori”, ha detto Valentina Savona, dirigente scolastico del liceo. “Sono eventi che purtroppo possono accadere – ha commentato – nessuno può prevederli, neppure un dirigente scolastico. Non sono trascorsi nemmeno da tre mesi dal mio insediamento, quando si è verificato il crollo e si è fatto fronte all'accaduto nel rispetto delle norme previste in questi casi. In un'intervista che ho rilasciato subito dopo questi fatti, ho detto che una stella benigna brillava quel giorno sot-

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to il cielo del Dettori. C'è stato sicuramente molto spavento tra gli alunni che si trovavano nell'aula interessata dal crollo, ma certo i danni potevano essere ben maggiori”. Come è noto è la provincia ad avere in carico la competenza sulla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici. Sui cosiddetti “enti intermedi” pende intanto la proposta di abolizione, mentre si è in attesa che il Consiglio regionale legiferi sul loro riordino. La provincia di Cagliari al momento è commissariata, su disposizione della Regione, che ha nominato alla guida dell'ente Pietro Cadau. “Sicuramente le cose non vanno per il verso giusto se in una scuola cade parte del soffitto”, ha detto il commissario provin-

Il Seminario minore festeggia l’Immacolata La testimonianza di un giovane seminarista ANTONIO PERRA

è celebrata la "Giornata del Seminario", un evento molto importante per noi seminaristi e per tutte le comunità parrocchiali della Diocesi, che ci sono state vicino con la preghiera per quanto riguarda la dura sfida della vocazione sacerdotale. La giornata ha avuto inizio intorno alle dieci, orario in cui i genitori di noi seminaristi e gli insegnanti che ci accompagnano nel cammino scolastico ci hanno raggiunti per vivere un momento comunitario a cui è seguita la Santa Messa per l'Immacolata Concezione di Maria presso la Cappella grande del nostro seminario. La celebrazione è stata presieduta da Mons. Miglio che, a partire dalla fede di Maria che si manifesta nel suo “eccomi”, si è soffermato sulla realtà del Seminario minore diocesano, piccola, perché formata soltanto da tre ragazzi, ma im-

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OMENICA SCORSA SI

portante dentro la vita della diocesi. L’Arcivescovo inoltre ci ha voluto lasciare delle parole di speranza e incoraggiamento, ricordandoci che il Signore fa nascere grandi cose anche da piccole realtà. Al termine della celebrazione a cui hanno partecipato anche diversi seminaristi e sacerdoti del Pontificio Seminario Regionale Sardo del Sacro Cuore di Gesù e la Comunità Propedeutica, è seguito un momento comunitario, in cui il rettore del Seminario diocesano don Paolo Sanna, il padre spirituale don Giulio Madeddu e l'animatore don Davide Curreli hanno avuto modo di trascorrere del tempo assieme ai genitori e parlare con loro delle dinamiche e dei progressi di questo periodo appena trascorso da noi giovani seminaristi in questa realtà nuova. La giornata si è conclusa con un momento di vivace convivialità nei locali del refettorio del Seminario diocesano.

ciale. “Un episodio del genere, che ha messo a rischio la vita dei ragazzi, ci deve portare a riflettere attentamente sull'attività della provincia, soprattutto nel settore dell'edilizia scolastica. Al momento ci occupiamo, in tutto il territorio, di 74 istituti superiori. Una buona parte di questi sono in sicurezza, ma tantissimi necessitano di manutenzione straordinaria, importante non solo dal punto di vista dell'igiene, ma anche per la sicurezza e la stabilità dell'edificio e di chi lo occupa”. La cronica mancanza di fondi è uno dei principali problemi che gli enti locali devono affrontare, tra tagli alla spesa, causati dalla scure che si è abbattuta sui trasferimenti statali e regionali, e i vincoli dovuti all'introduzione del

patto di stabilità. “Non abbiamo grandi possibilità di spese – ha ammesso Pietro Cadau – pur avendo forti somme in cassa. Questo a causa dei vincoli imposti dall'Unione europea, per far sì che l'Italia esca dalla crisi finanziaria, ma che allo stato attuale rischiano di impedirci di mettere mano a tutte le questioni connesse alla sicurezza degli edifici scolastici”. Se al Dettori c'è stato un crollo, che ha portato alla chiusura totale della scuola e al trasferimento degli studenti in altre sedi, negli altri istituti si segnalano diversi problemi, sempre dovuti alla mancanza di fondi. “Al Pacinotti – ha constatato il dirigente scolastico del liceo scientifico Silvano Deplano – non ci sono situazioni particolarmente gravi non ce ne sono. Però abbiamo notato che la manutenzione ordinaria non viene effettuata regolarmente. Abbiamo da poco chiesto 400 sedie e 400 banchi, ma sembra che questo acquisto non sia previsto dal bilancio della provincia e non è in cantiere nemmeno il cambio di tutte le porte dell'istituto. Non manca la caduta di qualche calcinaccio o qualche pezzo di marmo sconnesso nei davanzali, ma l'impressione è che la prevenzione di questi fenomeni non sia accuratamente seguita da chi ha il dovere di farlo. Sembra davvero che si seguano gli eventi, invece di prevenirli”.

IL PORTICO

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brevi CALARIS NOSTRA

È stata pubblicata la nuova edizione È stata pubblicata la nuova edizione della guida Calaris Nostra, l’annuario della Diocesi di Cagliari. Oltre 500 pagine di dati relativi alla Diocesi di Cagliari. Recapiti e nominativi di vescovi, di sacerdoti, di religiosi e di religiose, di ministri istituiti, di movimenti e di associazioni sono stati inseriti nella nuova pubblicazione.

VOCAZIONI

Domenica incontro pre-seminario Domenica dalle 9 alle 14,30 nel Seminario Arcivescovile, si tiene il secondo incontro annuale del pre-seminario. L’invito, preceduto da una comunicazione del proprio Parroco al Rettore del Seminario, è rivolto ai ragazzi di

età compresa tra i 10 e i 13 anni (fascia della classe V elementare e scuola media) che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario Minore diocesano per un discernimento vocazionale. Ai ragazzi di età compresa tra i 14 e 19 anni (fascia della scuola superiore) che desiderano fare un itinerario di discernimento vocazionale saranno riservati appositi incontri.

PASTORALE FAMILIARE

Formazione nelle parrocchie L’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare è a disposizione per le parrocchie che lo desiderassero persone esperte e o sensibili alle tematiche di vita coniugale e familiare dal punto di vista sia umano che cristiano. Un’opportunità di crescita per chi vuole avvicinarsi a queste tematiche ma anche per la comunità parrocchiale che avrebbe risorse umane in più da mettere al servizio delle esigenze delle famiglie. Per eventuali contatti è possibile inviare una mail a ufficiofamiglia@diocesidicagliari.it.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi ENTRO IL 14 MARZO

Concorso “Giovani Solidali” Fino al 31 marzo 2014 è attivo il concorso “Giovani Solidali”, rivolto ai giovani dai 16 ai 25 anni della Diocesi di Cagliari. È uno strumento ideato dalla Caritas Diocesana per suscitare nei giovani la capacità di osservazione dei bisogni e delle necessità presenti nel territorio, promuovendo una nuova progettazione sociale costituita da semplici ma sostenibili risposte, che rendano i giovani attori della solidarietà. Per maggiori informazioni: e-mail all'indirizzo caritasanimazione.ca@tiscali.it SANT’ISIDORO

Domenica termina la missione popolare Terminerà domenica 15 nella parrocchia di sant’Isidoro a Sinnai la Missione popolare predicata dai missionari vincenziani, con la partecipazione delle Missionarie. L’iniziativa si inserisce al termine dell'Anno della Fede e, soprattutto, in preparazione al 50° della fondazione della parrocchia, previsto tra cinque anni. Le Missionarie (tre Suore e tre Laiche), hanno operato una settimana prima dei missionari, con il compito di visitare tutte le famiglie, per dialogare insieme. Un ruolo importante l’hanno avuto i Centri di Ascolto, animati dai Missionari nella prima settimana e gli incontri con le donne, con i giovani e con gli uomini nella seconda settimana.

IL 22 DICEMBRE

Primo incontro tra tutti i catecumeni L’ Ufficio Catechistico Diocesano, nel Servizio per il Catecumenato, invita i parroci che hanno accolto la richiesta da parte di adulti non battezzati di iniziare il percorso catecumenale, a farne segnalazione, quanto prima, al Servizio Diocesano e ad indirizzare una lettera di presentazione del catecumeno all’Arcivescovo. Considerato il numero sempre crescente di chi fa richiesta del Battesimo in età adulta, sarebbe auspicabile, individuare, in ogni parrocchia o in ogni forania, alcuni catechisti o operatori pastorali disponibili a formarsi per il servizio di accompagnatori dei catecumeni. Il Servizio Diocesano si sta attivando per organizzare eventi e percorsi formativi in tal senso. Il primo incontro tra tutti i catecumeni dell’Archidiocesi e i rispettivi accompagnatori si svolgerà domenica, 22 dicembre alle 16 nel locali della Curia Arcivescovile.

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

Progetto Policoro. Si mettono insieme pastorale del lavoro, giovani e Caritas.

Stare dentro la storia con amore: il progetto Policoro per i giovani L’iniziativa nata nel 1995 da un’intuizione di Mons. Mario Operti si propone di creare delle occasione nella difficile realtà del lavoro giovanile F. A. IOVANI, VANGELO, lavoro. Tre parole chiave per un Progetto con la p maiuscola, ideato e curato per dare risposte ai tanti giovani disoccupati del Mezzogiorno, attraverso la pratica del Vangelo in un mondo complicato come quello del “fare impresa”. È la mission del Progetto Policoro, lo strumento predisposto dalla Chiesa italiana per combattere il flagello della disoccupazione giovanile dilagante soprattutto nel Mezzogiorno, con l'impegno di evangelizzare la vita e il lavoro. Compito non facile vista la situazione internazionale tutt'altro che florida, ma che la Chiesa cerca di assolvere puntando a promuovere una nuova idea di impresa, dove la parola chiave è “etica”, non “profitto”. Nato nel 1995 dall'intuizione di mons. Mario Operti, allora direttore dell'Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Progetto Policoro (che prende il nome dalla località della Basilicata sede del primo incontro nazionale) vede la collaborazione tra tre uffici pastorali: Pasto-

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I partecipanti al recente corso di formazione per Policoro svoltosi ad Assisi.

rale sociale e del lavoro, Pastorale giovanile e Caritas. Nell'ultima settimana di novembre quasi duecento giovani provenienti dal sud e centro Italia (119 diocesi coinvolte da tredici regioni italiane) ne hanno festeggiato “la maggiore età”, con il ventottesimo corso di formazione nazionale tenutosi ad Assisi e Santa Maria degli Angeli, luoghi simbolo della spiritualità e operosità francescane. Cinque giorni di full immersion per i vari Animatori di Comunità, distinti in base all'anzianità di servizio” Il Progetto prevede infatti un impegno triennale da parte dell'animatore, con una crescita graduale delle sue responsabilità. Così come diversa è la formazione impartita ai vari animatori, a partire dal cosiddetto “Abc per l'AdC” – il documento che insegna all'animatore di primo anno i trucchi del mestiere – fino ai laboratori di creazione di im-

presa, curati da esperti del settore (docenti universitari, consulenti del lavoro etc.). La formazione, per quanto puntuale, non è però sufficiente all'animatore per poter svolgere appieno il proprio compito di accompagnare e orientare i giovani nel difficile mondo delle imprese. Al suo fianco, all'interno di ogni diocesi, è presente una equipe formata da figure di varia estrazione: i tre direttori degli uffici pastorali già citati, insieme ad alcuni esperti, provenienti dal mondo delle cooperative e delle associazioni di settore – come, ad esempio, Acli, Confcooperative, Mlac (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica), Agesci e Cisl – e che operano senza alcun compenso. L'equipe mira a creare i cosiddetti “Gesti concreti”, usando la stessa terminologia del Progetto: idee imprenditoriali e rapporti di reciprocità (cooperative,

Iniziare a fare rete per servire i giovani Parla don Giulio Madeddu, della pastorale del lavoro. F. A. ER I 18 ANNI del Progetto Policoro il Portico ha intervistato don Giulio Madeddu, direttore dell'ufficio di pastorale sociale e del lavoro diocesano, direttamente coinvolto dall'attività del Progetto. Il Progetto Policoro è ancora poco conosciuto all'interno della Diocesi di Cagliari. Dopo diversi anni di esperienza, penso che il Progetto della nostra diocesi manifesti – anche con un po' di sano orgoglio – il proprio percorso di animazione, evidenziando le "conquiste" già realizzate nel territorio sui media ecclesiali come Il Portico, Radio Kalaritana e il sito web della Diocesi. Il ruolo dell'Equipe diocesana è fondamentale per l'attività del Progetto. Quanto conta "fare rete"

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tra diversi uffici, animatori e volontari? Mi permetto una battuta: per fare rete, bisogna avere la rete. Nell'ultimo anno è stato fatto un passo decisivo con la costituzione di tutti gli uffici coinvolti nel Progetto: pastorale sociale, pastorale giovani e Caritas. Ora, con animatori e volontari, è il momento di iniziare a "fare rete" per far crescere l'efficacia del progetto nel nostro territorio. Per voi direttori diocesani (insieme a don Marco Lai e don Alberto Pistolesi) lo spazio per il progetto Policoro nella propria attività pastorale non è tanto, ma il vostro impegno è di primaria importanza. Stiamo cercando di darci da fare. Da parte mia c'è la piena disponibilità a collaborare con gli altri direttori affinché animatori e volon-

Incontro di Policoro a Cagliari.

tari possano avere, da parte nostra, un apporto determinante. Non essendo ora impegnato nella guida di una comunità parrocchiale, posso mettere a disposizione parte del mio tempo a favore dei giovani e del mondo del lavoro. Policoro vuole dare un'impronta più etica al mondo del fare impresa. Come può la Chiesa scuotere un sistema in crisi, dove i piccoli imprenditori sono fagocitati dai "pesci grossi"? L'attuale crisi economica e occupazionale è anche frutto dell'e-

consorzi, imprese e microcredito) utili a far germogliare la speranza di potersi costruire una famiglia grazie al lavoro. L'obiettivo, come era solito dire mons. Operti (deceduto nel 2001) facendo sue le parole della Cei, è quello di “stare dentro la storia con amore”, lavorando insieme per evangelizzare, educare ed esprimere impresa. Anche la Diocesi di Cagliari ha la sua equipe di lavoro, con don Marco Lai (Caritas) nelle vesti di tutor del progetto, che nell'ultimo anno è riuscita ad accompagnare una giovane coppia a creare una propria impresa, perfettamente legale, grazie ai contributi devoluti dal Comune di Cagliari con il Bando de minimis 2012. Una piccola goccia nel mare profondo della disoccupazione, ma pur sempre un segnale positivo della bontà del lavoro fatto. Grazie a questa svolta il futuro fa meno paura.

sclusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa dalle scelte politiche concrete, come la centralità della persona, la solidarietà, la buona sussidiarietà, la giustizia sociale. La Chiesa deve recuperare energie e coraggio per una capillare "evangelizzazione del sociale". Lo ricorda Giovanni Paolo II nella Centesimus annus: «La nuova evangelizzazione, di cui il mondo moderno ha urgente necessità, deve annoverare tra le sue componenti essenziali l’annuncio della dottrina sociale della Chiesa». A Cagliari si sta per definire un altro "Gesto concreto" diocesano. Quali sono le aspettative per il futuro? Bisogna passare sempre più dalla formazione all'azione. Policoro non ha la pretesa di risolvere i problemi occupazionali dei giovani, ma dà il suo contributo per formare una nuova mentalità e nuovi stili di impresa. I "gesti concreti" nascono solo partendo da processi di vero rinnovamento culturale: da qui parte un forte incoraggiamento a proseguire nelle strategie del Progetto che, da piccolo seme posto nei solchi di una società gravida di difficoltà, può produrre frutti significativi.


DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Focolari. Celebrati a Selargius i 70 anni di fondazione del Movimento.

Dialogo costruttivo con tutti, affinché siano una cosa sola Sono almeno un migliaio i membri del Movimento dei focolari in Sardegna impegnati nei vari ambiti: dall’economia alla politica, dalla sanità alla scuola. ROBERTO COMPARETTI RA IL 7 DICEMBRE 1943 quando una giovanissima maestra trentina, Chiara Lubich, decise di donarsi interamente a Dio. Nasceva il Movimento dei Focolari, una realtà che nel mondo conta due milioni di aderenti e per statuto approvato dalla Chiesa ha come presidente una donna. A 70 anni da quella data in tutto il mondo si sono svolte diverse celebrazioni. In Sardegna, nel teatro dei salesiani di Selargius, le comunità centro meridionali dell’Isola si sono ritrovate per una serata di testimonianze, canti ed esperienze nelle quali si è ripercorso il cammino fatto in Sardegna. Nel 1949 la stessa fondatrice, Chiara, venne in Sardegna visitando le comunità di Sassari e Sanluri, lasciando ai sardi una lettera che ancora oggi risulta essere guida nel cammino verso l’unità, che caratterizza il pensiero e l’azione di chi ha scelto la spiritualità del Movimento. Diverse le testimonianze presentate. Tra le tante anche quella di Fernan-

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L’affollato teatro dei Salesiani a Selargius.

do Licheri, di origine gallurese ma trapiantato a Cagliari, nei suoi studi a Roma conobbe Chiara e le sue prime compagne agli albori del Movimento. Funzionario regionale Fernando fu anche impegnato in politica, strenuo sostenitore del Movimento Politico per l’Unità, la diramazione dei Focolari nel mondo della politica. Morto poco più di un anno fa Licheri ha vissuto gli ultimi anni di malattia testimoniando a tutti come, anche nell’immobilità di un letto per la Sla, sia possibile vivere il Vangelo. Uno degli elementi che caratterizza il Movimento di Focolari è il dialogo

interreligioso ed anche a Cagliari i focolarini sono impegnati nel Gruppo Ecumenico di Lavoro, che non opera solo in previsione dell’ottavario di preghiera a gennaio ma è in attività tutto l’anno. La pastora luterana, Kirsten Thiele, ha confermato la possibilità di dialogo costruttivo all’interno del gruppo, grazie all’atteggiamento di accoglienza e di rispetto reciproco: “Non esiste un primato si uno sull’altro ma piuttosto la volontà di conoscersi e di condividere progetti comuni”, ha affermato. Significative alcune esperienze, come quella di Stefano che, lasciato il Piemonte dove viveva, ha seguito la

chiamata alla consacrazione al focolare, ed oggi è in Sardegna dove vive con altri focolarini a vita comune un’esperienza di condivisione totale al servizio del Movimento nell’Isola. Sono almeno un migliaio tra aderenti, simpatizzanti e membri interni, le persone che si rifanno alla spiritualità dell’unità: dai bambini, che hanno presentato la loro esperienza nella serata selargina, fino ai sacerdoti, vescovi e politici. Insomma tutti sono chiamati all’unità: “ut unum sint”. A Selargius il teatro dei salesiani affollato di persone ne è stata una riprova.

Parrocchie chiamate a evangelizzare la rete Una possibilità da non sottovalutare per le comunità F. F. HE SENSo ha nell'era dei social network, e in particolare di facebook, realizzare il sito web di una parrocchia? Questa la domanda che ha spinto gli operatori dell'ufficio diocesano per le comunicazioni sociali ad organizzare il nuovo corso per webmaster parrocchiali. Ricercare le motivazioni per realizzare un sito della propria parrocchia e le utilità di quest'ultimo, sono alla base dei tre incontri formativi che prenderanno il via il prossimo 9 gennaio. Il corso è destinato a referenti parrocchiali che vogliano rinnovare o creare il sito della propria parrocchia e curare la presenza nel web. “Il web è un ambiente che va abitato, non è semplicemente uno strumento”, afferma Simone Bellisai, webdeveloper, giornalista pubblicista e blogger, alla cui do-

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cenza è affidato il corso. “In quanto ambiente – prosegue – possono essere presenti anche le parrocchie. I diversi strumenti con cui abitarlo, ad esempio sito e pagina Facebook, devono essere complementari. Il primo ha la funzione di memoria storica, archivio di notizie, sussidi, appuntamenti, fotografie dei vari eventi organizzati dalla parrocchia, fornendo così un'immagine strutturata della realtà parrocchiale personalizzando i propri spazi. Il secondo ha una funzione più immediata di contatto con i fruitori della pagina stessa, considerando anche che la struttura grafica della pagina facebook è uguale per tutti. Un sito però, ha senso quando al suo interno viene effetivamente mostrata la reale vitalità della parrocchia, in quanto operante sul proprio territorio dal punto di vista giovanile, caritativo, catechetico e

tutto ciò che ruota attorno alla parrocchia stessa. Il corso si svilupperà nell’arco di tre incontri di due ore ciascuno che si terranno nei giovedì 9, 16 e 23 gennaio 2014, dalle 19.00 alle 21.00, presso i locali della Curia diocesana di Cagliari in via mons. Cogoni, 9 ed un momento conclusivo nel pomeriggio di domenica 26 gennaio 2014 in occasione dell’incontro diocesano degli operatori ecclesiali delle comunicazioni sociali. Le adesioni al corso devono essere comunicate entro sabato 28 di-

cembre 2013 attraverso una email da inviare all’indirizzo ucs@diocesidicagliari.it con tutti i dati del corsista e con l’autorizzazione del parroco. Per poter partecipare al corso, è richiesta la conoscenza delle nozioni basilari dell'informatica, “Considerando che si articola in tutto in tre serate - riprende Simone Bellisai - è praticamente impossibile offrire le nozioni partendo da zero a coloro che non hanno nessun tipo di informatizzazione di base, non ha mai navigato su un sito internet o non sappia cosa sia Facebook”.

IL PORTICO

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cronaca SANT’AMBROGIO

Celebrato il patrono della comunità Una festa patronale vissuta con sobrietà senza trascurare la gioia di stare assieme. Così la comunità di Sant’Ambrogio a Monserrato ha solennizzato il santo patrono, tenendo conto di una situazione economico e sociale non certamente facile, sia tra le proprie famiglie, sia anche per i tanti che con l’alluvione hanno perso tutto. Non è però mancata la serie di appuntamenti che hanno visto protagonisti i giovani, guidati da don Davide Curreli, in diverse attività come la cena comunitaria ben organizzata e molto partecipata, così come il consueto triduo di preparazione alla festa di sabato. “Abbiamo avuto la gioia di avere con noi l’Arcivescovo – dice il parroco, monsignor Gianni Sanna - che ha presieduto la messa serale, con una partecipazione straordinaria. segno che la devozione al patrono è forte. Ci sono però le difficoltà che stanno accompagnando le vita di tante nostre famiglie, e in cer-

to qual modo hanno influito sul clima della festa, anche se la Messa con l’Arcivescovo ha mostrato una comunità unita come una famiglia”. E il richiamo alla famiglia non è casuale perché il lavoro portato avanti nella comunità di Sant’Ambrogio ha nella famiglia uno dei suoi tratti distintivi. “Ci sono realmente situazioni di grande difficoltà – afferma ancora il parroco - con marito e moglie senza lavoro che bussano alla porta della parrocchia. Non abbiamo ancora una Caritas parrocchiale ma cerchiamo di venire incontro alle esigenze di quante più persone possibili. Una conferma della sensibilità verso i più bisognosi l’abbiamo riscontrata nel momento in cui è stato chiesto uno sforzo per venire incontro alle necessità di chi è stato vittima dell’alluvione. La generosità è stata davvero tanta”. La comunità di Sant’Ambrogio è la parrocchia storica, con tante case che pian piano, dopo anni di abbandono, si stanno ripopolando, grazie all’arrivo di giovani famiglie. “È una speranza per la nostra comunità – conclude monsignor Sanna – è con loro è iniziato un dialogo attento”.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

Solidarietà. Presentata la XVII edizione dell’iniziativa di beneficenza.

SABATO 21 DICEMBRE

A Terralba la XXVII Marcia della Pace Sarà Terralba ad ospitare sabato 21 dicembre la XXVII Marcia della Pace promossa dalla diocesi di Ales-Terralba. La scelta è caduta su uno dei comuni colpiti dalla tragica alluvione dello scorso 18 novembre, per testimoniare la solidarietà della Sardegna tutta non solo a Terralba ma dei 60 paesi colpiti dal ciclone.

Nella solidarietà vera e concreta il volto più bello della città di Cagliari Mons. Miglio e Gennaro Longobardi hanno presentato la nuova edizione del “Miracolo di Natale” che si svolgerà in vista delle prossime feste M. C. C.

Proprio perché la XXVII Marcia della Pace è dedicata in modo particolare ai giovani, il Comitato Promotore l’ha estesa alla mattina chiamando il mondo della scuola ad un incontro di riflessione sui temi dei giovani, del lavoro per i giovani, della solidarietà: l’iniziativa è sostenuta dal CSV Sardegna Solidale e approvata dall’Autorità Scolastica. La XXVII Marcia della Pace sarà presieduta da don Luigi Ciotti, da monsignor Giovanni Dettori, Vescovo di Ales-Terralba, da monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza Episcopale Sarda, da monsignor Giovanni Paolo Zedda, Vescovo di Iglesias e Vescovo delegato per la Caritas e la Pastorale del Lavoro Regionale. GIURISTI CATTOLICI

Conferenza in seminario su Newman I locali del Seminario Arcivescovile ospitano il 13 dicembre alle 17 una conferenza della professoressa Lina Callegari, scrittrice e storica, sul tema “John Henry Newman, coerenza e profezia”. L’iniziativa è dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani.

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RESENTATA LA XVII edizio-

ne di ‘Miracolo di Natale’ organizzata dalla Caritas diocesana di Cagliari e dal conduttore televisivo Gennaro Longobardi per il prossimo 20 dicembre, a favore delle famiglie bisognose. Obiettivo, raccogliere viveri, giocattoli, prodotti per bambini e medicinali da destinare al Centro diocesano di assistenza di via Po. «Questa iniziativa rivela il vero volto della città - ha spiegato Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, durante la presentazione - : una dimensione di solidarietà reale, concreta e duratura, profondamente radicata nella nostra cultura, che ci fa capire che è possibile lavorare insieme, nonostante le sensibilità diverse”. Una solidarietà, secondo l’Arcivescovo, confermata anche dalla generosità dimostrata in occasione della ‘doppia’ colletta, quella per le famiglie sarde colpite dall’alluvione e quella per le Filippine. L’attenzione verso i poveri - ha aggiunto l’Arcivescovo - è un caposaldo del bene comune, come ricordato da Papa Francesco durante l’omaggio all’Immacolata, lo scorso 8 dicembre in Piazza di Spagna a Roma, così come nel documento ‘Evangelii Gaudium’, con una sezione dedicata proprio alla

La scalinata di Bonaria ricolma di doni per il “Miracolo di Natale”.

solidarietà, in cui tale attenzione è centrale, segno dell’autenticità della fede, punto di convergenza che riguarda l’intera società civile. In occasione dell’iniziativa, come ogni anno, non si accetta denaro, ma solo generi alimentari a lunga scadenza, giocattoli, medicinali, prodotti destinati ai bambini, dai pannolini agli apparecchi per l’aerosol. Le date da annotare sono due: sabato 14 dicembre dalle ore 9 sarà attivato un servizio di preraccolta presso i punti vendita Gieffe Supermercati del Gruppo Fenu che consentirà di iniziare a raccogliere il materiale. Quest’ultimo si aggiungerà poi a quello che venerdì 20 dicembre, dalle 9 alle 21, riempirà la Scalinata di Bonaria, fino all’ultimo gradino. «Sarà importante far capire che il Miracolo di Natale è avvenuto grazie alla solidarietà della gente - sottolinea Gennaro Longobardi - e alla partecipazione di numerose associazioni. Abbiamo iniziato con un centinaio di buste, ora riusciamo a di-

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europeo che ha garantito finora le risorse per gli aiuti alimentari agli indigenti e dalle preoccupazioni relative al futuro di questi fondi erogati tramite l’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura): in Italia si parla di una riduzione del 65%, con forti ripercussioni anche nel nostro territorio diocesano, dove questi fondi hanno coperto finora l’80% degli aiuti erogati dal Centro di via Po (che tra l’altro soddisfano solo in parte l’intero fabbisogno delle famiglie assistite).

stribuirne migliaia». Destinatarie le circa 5mila famiglie assistite dal Centro diocesano della Caritas via Po, fondato da Anna Luciani, un punto di riferimento per i bisognosi della città da oltre vent’anni. Una solidarietà ancora più importante di fronte all’attuale emergenza alimentare - come ricordato da Antonello Atzeni, referente del Centro di assistenza - aggravata dalla chiusura prevista per il prossimo 31 dicembre del programma

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DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Carità. Presentata la Campagna per il diritto al cibo promossa da Caritas Internationalis

Lo scandalo di chi patisce la fame interpella ancora l’intera società In Italia sono oltre quattro milioni le persone che vivono sotto la soglia della povertà alimentare. Le iniziative per il diritto al cibo portate avanti dalla Caritas e dalla Focsiv FRANCESCO ARESU VEVO FAME e mi avete dato da mangiare”. Da questo passo del Vangelo (Mt 25,35) trae spunto la Campagna internazionale per il diritto al cibo lanciata da Caritas Internationalis, cui hanno aderito tutte le sue 164 organizzazionimembro in tutto il pianeta. Forte del sostegno arrivato direttamente da Papa Francesco, che per l'occasione ha registrato un videomessaggio (“Siamo di fronte allo scandalo mondiale di circa un miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci dall'altra parte e fingere che questo non esista”, il monito del Pontefice), la Campagna “Una sola famiglia umana-Cibo per tutti” è stata lanciata martedì 10 dicembre. Nel nostro paese a promuoverla è Caritas Italiana in collaborazione con la Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) e altri organismi ecclesiali. L'obiettivo della Campagna è riportare l'attenzione di tutti su un tema delicato come il diritto al cibo, con il problema-fame che ne-

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gli ultimi anni è diventato sempre più di attualità, ormai non più appannaggio esclusivo del cosiddetto “Terzo mondo”. Secondo dati Caritas, nell'arco di soli sette anni in Italia la percentuale di residenti che vivono in povertà assoluta è raddoppiata (dal 4,1% del 2005 si è passati all'8% del 2012). Un esempio è fornito proprio dalla situazione di povertà alimentare: al momento attuale sono oltre quattro milioni di persone a vivere sotto la soglia della povertà alimentare, secondo le rilevazioni fatte da Banco Alimentare. La conferma arriva dall'aumento degli interventi Caritas che, in sei anni, è stato di quasi il cento per cento: nel 2012 la consegna di beni alimentari registrata dai vari centri di ascolto in tutto il territorio nazionale ha rappresentato il 44,7 per cento di tutti gli interventi erogati dalla Caritas Italiana. Nel primo

Natale in Caritas: gli appuntamenti Saranno tre i principali momenti in vista della festa enerdì 20 dicembre alle ore 17 nella sala conferenze dell’Unione Sarda ci sarà la presentazione del Dossier annuale della Caritas diocesana ‘Al servizio dell’accoglienza e dell’incontro. Ascolto, conoscenza e promozione umana nell’attività della Caritas di Cagliari’: sarà presente l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio. Venerdì 20 dicembre alle ore 19 appuntamento davanti alla Cattedrale di Cagliari per la Fiaccolata dedicata ai detenuti di Buoncammino organizzata dalla Caritas diocesana, in collaborazione con altre associazioni di volontariato. Lunedì 23 dicembre alle ore 18

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semestre 2013, addirittura, questa cifra è schizzata al 58,9 per cento: cifre che rispecchiano il difficile momento attraversato dal nostro paese. Nello stesso periodo in Sardegna la povertà è triplicata, con un aumento delle persone che si rivolgono ai centri d’ascolto Caritas: nel 2007 erano 2.199, a fronte delle oltre 6mila dell’anno scorso, e altrettante si sono rivolte ai centri d’ascolto diocesani nel primo semestre del 2013. In tutto sono oltre 147mila le famiglie sarde in condizioni di povertà relativa (dati Istat). A causa della situazione di crisi economica vissuta dall'intera economia internazionale, anche in Italia si è verificato un forte impoverimento di diverse fasce di popolazione, con maggiori ripercussioni su quelle già in difficoltà. Non a caso nelle scorse settimane è nata la “Alleanza contro la po-

vertà in Italia”, promossa dalle ACLI insieme a una rete di associazioni ed organizzazioni, tra cui Caritas, per trovare adeguate politiche pubbliche per combattere la povertà assoluta. A livello regionale esistono da tempo alcune iniziative che la Caritas diocesana promuove e sostiene, come il progetto Alimentis contro gli sprechi alimentari (che prevede il recupero di beni vicini alla scadenza e non più vendibili), e la progetto Abbattiamo la fame della Caritas di Cagliari, per raccogliere i fondi necessari all’acquisto di un abbattitore termico per recuperare i cibi cotti prodotti in eccesso dalle mense locali (come scuole e ospedali) che altrimenti andrebbero sprecati e, infine, il progetto REIS (Reddito di inclusione sociale), una sorta di reddito minimo a sostegno delle persone prive di ogni entrata economica.

Il programma della visita pastorale alla Forania di Pirri Calendario delle Celebrazioni Eucaristiche presiedute dall’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio: S. Maria del Suffragio: sabato 30 novembre 2013 ore 17.15; San Giuseppe: sabato 14 dicembre 2013 ore 16.30; San Gregorio Magno: domenica 15 dicembre 2013 ore 9.30; Madonna della Fede: sabato 21 dicembre 2013 ore 18.00; San Tarcisio: domenica 22 dicembre 2013 ore 10.30; San Pietro: sabato 11 gennaio 2014 ore 18.00. Incontri della Visita Pastorale per settore:

l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio celebrerà la Santa Messa di Natale per gli operatori e i volontari Caritas, presso il Centro di Solidarietà Giovanni Paolo II (viale Fra Ignazio).

Catechisti:

2 dicembre 2013 ore 18.30 presso Salone di San Giuseppe;

Operatori della Carità:

9 dicembre 2013 ore 16.30 presso Salone S. M. Del Suffragio;

Cresimandi:

14 dicembre 2013 ore 16.30 S. Messa e a seguire incontro presso San Giuseppe.

IL PORTICO

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detto tra noi Calendari senza santi di D. TORE RUGGIU

Dopo la lotta ai Crocifissi, ai presepi e ai simboli religiosi in genere, è la volta dei calendari. Lasciamo perdere quelli di natura “erotica”, di cui abbiamo già parlato in altre circostanze e per i quali rinnoviamo il nostro biasimo, costatiamo che sono in aumento i calendari che non segnalano più il Santo del giorno, ma solo feste civili Nazionali e internazionali, anniversari e ricorrenze tutte rigorosamente civili, perché si dice: “siamo laici”. Boh? Chissà! Certo, faccenda è strana e perfino preoccupante: si ha paura dei Santi! Che mondo! È lecito chiedersi: che paura possono fare un uomo crocifisso, un bambino in una mangiatoia e un Santo? Eppure siamo arrivati a tanto: spazzare via (o almeno tentarci) i segni della nostra appartenenza alla religione cattolica. La questione, seria, è pure molto semplice: non fanno paura, ma sono personaggi scomodi. Chi sta nelle tenebre e vuole restarci, è ovvio che abbia paura della luce, così chi vuole delinquere. Gesù Cristo e i Santi sono i più grandi rivoluzionari della storia, nel senso che hanno proposto e testimoniato uno stile di vita completamente opposto a quello del mondo. Hanno testimoniato, anche fino a dare la vita, la verità, l’amore, la giustizia, la purezza, l’onestà, la misericordia, la fedeltà e l’eroismo delle virtù umane e cristiane. Hanno messo in evidenza, diciamolo francamente, le scelleratezze dei malvagi e le prepotenze dei forti, indicando nella mitezza e umiltà le vie della felicità. I lettori dei quotidiani avranno certamente notato che non mancano le notizie sul meteo, lotto, superenalotto e, soprattutto, l’oroscopo del giorno (per tanti lettori, la prima cosa da leggere), manca il trafiletto: “il santo del giorno”. Anche il nostro quotidiano locale, per diversi mesi qualche anno fa, aveva eliminato la menzione del Santo del giorno, ricomparsa invece, in prima pagina, da qualche tempo a questa parte, anche per la lamentela di tanti lettori. Giustamente, a nostro avviso, qualcuno ha affermato che: “il calendario senza i Santi è come una lettera senza mittente: ricevendola, non sappiamo chi l’abbia spedita”. Addio, quindi, onomastici. Consigliamo, amichevolmente, di scegliere calendari con i nomi dei Santi e di rispedire al mittente quelli che li omettono. Concludiamo mostrando un'altra faccia della medaglia: la stazione centrale di Milano, completamente restaurata, è stata dedicata a Santa Francesca Cabrini, la missionaria di Lodi che ha attraversato 28 volte l’Atlantico per aiutare gli emigrati italiani trattati alla stregua quasi di schiavi. A la stazione Termini a Rima, su richiesta popolare, è stata dedicata al prossimo Santo Giovanni Paolo II. Dunque, i Santi non sono del tutto passati di moda, anche se, da qualche calendario sono stati sfrattati e da certi sostituiti con uomini o donne nudi (o quasi): non commentiamo, ma riflettiamo.


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IL PORTICO DELL’ANIMA

IL PORTICO

Editoria. Assemblea nazionale della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici.

Essere giornali locali con lo sguardo alla realtà globale ROBERTO PIREDDA

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al 28 al 30 novembre si è tenuta a Roma l'Assemblea nazionale elettiva della Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici (Fisc). Il tema generale dell'assemblea era "L'altra faccia della luna, l'etica del giornalista tra carta e web". Nella relazione introduttiva ai lavori della prima giornata il presidente nazionale Francesco Zanotti ha fornito i dati del movimento editoriale che coinvolge la Fisc: le testate diocesane associate sono 187, la loro tiratura complessiva arriva a circa 900.000 copie, i dipendenti sono 500, dei quali 200 giornalisti, migliaia sono poi i collaboratori. Si tratta quindi di una realtà ricca e importante che coinvolge tutto il territorio nazionale con una presenza capillare e qualificata. Zanotti ha poi mostrato la peculiare vocazione dei settimanali diocesani ad essere “giornali locali con lo sguardo globale”: «facciamo giornali di informazione, locali solo per diffusione. Giornali che si mettono in comunicazione, in ascolto, attenti ai bisogni della gente […] Giornali sensibili, non sensazionali. Giornali che formano informando, che si facciano leggere non per fede, ma per convinzione […] noi facciamo “giornali locali con sguardo globale”. Uno slogan nato quasi per caso, ma che dice di un’attenzione particolare a ogni

ambito della vita. Perché, si potrebbe chiedere qualcuno. Cosa c’entra questo con dei giornali diocesani? Se Gesù Cristo si è incarnato significa che nessuna dimensione dell'esperienza umana è esclusa dall'esperienza cristiana. Anzi, l'esperienza cristiana esprime la pienezza di quella umana». Sempre nella prima giornata dei lavori è intervenuto il presidente della Conferenza Episcopale Italiana il Card. Bagnasco. Nella sua riflessione Bagnasco ha richiamato il fatto che la crisi del nostro tempo sia «prima di tutto deontologica» e solleciti la riscoperta di due tratti irrinuciabili della professione giornalistica:

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«il servizio alla verità e il servizio al pubblico». Il giornalista, ha mostrato Bagnasco, «non è un demiurgo, un deus ex machina, ma un mediatore, un traduttore, un facilitatore. Il giornalista cattolico, poi, ha una freccia in più all’arco della sua capacità di mediazione: la libertà. In altre parole, l’essere ‘nel mondo, ma non del mondo’ consente al giornalista cattolico una originale prospettiva capace di coniugare la responsabilità e l’impegno appassionato insieme alla libertà dagli interessi di parte». Bagnasco ha poi lasciato delle “consegne” ai responsabili dei settimanali diocesani: «fare spa-

agenda pastorale Giovedì 12 Dicembre Ritiro mensile del clero Seminario Arcivescovile ore 9.00 Guida il ritiro mons. Ermenegildo Manicardi, Rettore dell’Almo Collegio Capranica.

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zio ai giovani e alla loro preparazione professionale»; «curare la formazione di tutti, sia a livello culturale e professionale che a livello spirituale»; «sviluppare un rapporto più organico tra Fisc e Ucsi (Unione cattolica stampa italiana)» per «far emergere una presenza di qualità» nel Paese. Nella seconda giornata dei lavori si è tenuto l’incontro con P. Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede che ha portato la testimonianza del suo lavoro quotidiano con il Santo Padre. Nelle parole di P. Lombardi sono ritornati gli elementi importanti della vita della Chiesa universale di quest'anno, dalla rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, all'elezione di Papa Francesco, con i primi atti da lui compiuti alla guida della Chiesa universale. P. Lombardi ha posto l’accento in particolare sulla ricchezza dell’esperienza spirituale e pastorale che contraddistingue Papa Francesco, il primo pontefice proveniente dal Sudamerica, il che costituisce un punto di vista nuovo e diverso dal quale guardare alla Chiesa universale. La seconda giornata è poi andata avanti con le elezioni per il rinnovo del consiglio nazionale della Fisc. La tre giorni dei lavori si è poi conclusa la mattina di sabato 30 con la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Claudio Giuliodori nella Basilica di S. Maria Maggiore.

Incontro di formazione della comunità per il diaconato permanente e i ministeri istituiti Seminario Arcivescovile ore 18.30 Venerdì 13 dicembre Convegno dell’Unione Giuristi Cattolici Seminario Arcivescovile ore 17.00 Conferenza sul tema “John Henry Newman, coerenza e profezia”. Relatrice Lina Callegari. Sabato 14 dicembre Convegno di pastorale familiare “Una luce di speranza per le famiglie ferite” Seminario Arcivescovile ore 17.00

Interverranno mons. Arrigo Miglio, don Massimo Alemanno, responsabile della pastorale familiare della diocesi di BrindisiOstuni, Corrado e Paola, responsabili nazionali di “Retrouvaille” Italia. L’evento è promosso dall’Ufficio di pastorale familiare della diocesi di Cagliari Domenica 15 dicembre Incontro di pre-seminario Seminario Arcivescovile dalle ore 9.00 alle 14.30 Sono invitati i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario Minore diocesano. Martedì 17 dicembre Incontro di preghiera in preparazione al Natale per gli universitari Parrocchia S. Eulalia ore 20.30 Durante l’incontro saranno disponibili dei sacerdoti per le confessioni.

DOMENICA 15 DICEMBRE 2013

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Alessandro Orsini, Alessandro Congia Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Andrea Pala, Maria Luisa Secchi. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Alessandro Orsini, P. Christian M. Steiner, Valeria Usala, Antonio Perra, Sergio Arizio, Marta Lao. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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