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DOMENICA 22 DICEMBRE 2013 A N N O X N . 47-48
SETTIMANALE DIOCESANO
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CAGLIARI
Scoprire il Dio vicino + ARRIGO MIGLIO
io stesso è entrato nella nostra storia, diventando uomo in Gesù. Si è immerso nella nostra debolezza, facendosi vicino a tutti, mostrando solidarietà concreta, specialmente ai più poveri e bisognosi, aprendoci un orizzonte infinito e sicuro di speranza” (Papa Francesco, Facoltà Teologica della Sardegna, 22 settembre 2013). Le parole di Papa Francesco ci aiutano a vivere questo Natale particolarmente vicini a lui, avendo sperimentato, tra i primi in Italia, la sua capacità di condividere, di immergersi nei problemi del popolo, di rendere visibile la solidarietà di Dio con noi, che è il cuore del messaggio natalizio. Le parole del Papa ci aiutano a capire ancora meglio che non c’è Natale se non c’è condivisione reale con le povertà che ci circondano. Vediamo dunque la Santa Grotta collocata in mezzo alla devastazione che la nostra Regione ha subito poco più di un mese fa, e gli Angeli hanno il compito impegnativo di annunciare a coloro che piangono, a quanti vivono fuori casa e sono accampati come i pastori a
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Betlemme, a tutti i cuori scoraggiati, che anche quest’anno la nascita di Gesù è capace di portare una grande gioia per tutto il popolo. Ma dopo quella prima Notte natalizia gli Angeli ormai non vanno più da soli a portare il lieto annunzio: il Signore li lascia andare se andiamo anche noi e ci uniamo alla loro missione sempre più impegnativa. L’aiuto che possiamo dare alla missione degli Angeli è, certo, in primo luogo la solidarietà concreta, che continua a convergere in modo meraviglioso verso le persone colpite attraverso le numerose organizzazioni che si sono attivate fin dalle prime ore dopo l’alluvione. Gli Angeli di Betlemme però non sono andati ad annunciare un’apparizione o una visita temporanea del Figlio di Dio sulla terra: no! Ci hanno detto che Dio è sceso per rimanere con noi, nostro Fratello, fino alla fine dei tempi, condividendo tutta la nostra vita e le nostre vicende. La nascita di Gesù non è stata la classica buona azione “natalizia” ma una scelta di vita. La luce di questo Natale 2013 ci chiede perciò di essere attenti e vigilanti, su di
noi e sulla situazione generale, affinché la solidarietà non venga meno proprio quando i riflettori si spengono e la condizione di chi ha perso tutto o quasi corre il rischio reale di essere dimenticata. Contemplare il Presepe, fermarci senza fretta davanti al Mistero del Natale, significa tenere gli occhi fissi sulla sorgente inesauribile di ogni solidarietà. In Gesù, Dio ha capovolto le nostre logiche, si è manifestato come un Dio che scende lui per primo verso di noi, che non pretende i nostri doni ma ci porta i suoi, che fa consistere la sua condizione divina nel condividere senza privilegi la nostra condizione umana. Perfino la sua famiglia, la Santa Famiglia di Nazaret, conosce tribolazioni, dubbi, incertezza, emigrazione. Così, mentre la schiera degli Angeli è impegnata presso tutti gli alluvionati e disastrati, dalla Sardegna alle isole Filippine, rimane sempre qualche Angelo disponibile per entrare nelle famiglie più provate e ferite, divise o in crisi, per dire che anche in casa loro può attecchire la gioia del Natale, perché anche la loro sofferenza viene condivisa dal Figlio di Dio Gesù, divenuto nostro Salvatore grazie all’umiltà di Maria e di Giuseppe.
Il direttore e la redazione de Il Portico augurano a tutti i lettori un sereno Natale e un Felice Nuovo Anno e ricordano che il prossimo numero del giornale uscirà il 5 gennaio 2014.
SOMMARIO SOCIETÀ
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La crisi italiana nella fotografia del rapporto Censis CHIESA
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Il grido di dolore dei cristiani del Medio Oriente CARITÀ
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Un terzo dei sardi vive in condizione di povertà SARDEGNA
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Presentata la nuova edizione della Marcia per la Pace PAPA FRANCESCO
Diffuso il Messaggio per la prossima Giornata della Pace
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IL PORTICO
IL PORTICO DEL TEMPO
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
Dossier. Presentato nei giorni scorsi il 47° rapporto Censis che fotografa le condizioni del nostro Paese.
L’Italia fatica a ripartire. Donne, immigrati e giovani all’estero le energie per il futuro Il rapporto mette in luce le condizioni socio- economiche della realtà italiana. Emerge il quadro di una nazione in crisi che non riesce a ripartire *MANUELA DEIDDA
I 47° RAPPORTO Censis 2013 traccia un identikit della società Italiana con pennellate realistiche ed amare a motivo della condizione socio-economica, politica, culturale e valoriale che essa sta attraversando in questi tempi di austerità e di crisi globalizzata. Il bel Paese non riesce a “riprendere il volo” a causa di un reiterato processo di sospensione e staticità dei diversi soggetti politici, delle associazioni di rappresentanza e delle forze sociali che, pur di mantenere una tanto decantata stabilità, in realtà impediscono la liberazione di nuove energie da parte di quei vari soggetti sociali che potrebbero concorrere allo sviluppo della nazione. Gli italiani sono descritti come privi di fermento, “insipidi”, spesso accidiosi, mossi dall’interesse personale che contrasta con il bene pubblico (“furbi”), sempre più disabituati al lavoro, disinteressati alla politica, con una forte crescita della immoralità personale e sociale, della evasione fiscale e infine “scontenti” per l’inatteso incremento delle diseguaglianze sociali e l’assottigliamento del ceto medio. Si intravedono tre categorie emergenti di persone che nel prossimo
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futuro potrebbero dare un po’ di respiro e di energia favorendo una maggiore visibilità dell’Italia nella grande “platea della globalizzazione”. Nel 2013 sono cresciute le imprese con solo titolare donna (23,6% del totale), con una crescita positiva di oltre 5 mila unità. Le imprese “rosa” si concentrano soprattutto nel settore commerciale (28,7%), in agricoltura (16,2%), nei servizi di alloggio e ristorazione (9,2%). Sono prevalentemente di piccole dimensioni (quasi il 69% ha meno di un addetto) e di tipo individuale (il 60% del totale). La partecipazione delle donne come libere professioniste al mercato del lavoro ha registrato un aumento del 3,7% tra il 2007 e il 2012. Gli immigrati stranieri che hanno avviato delle nuove attività imprenditoriali in Italia tra il 2009 e il 2012 sono cresciuti del 16,5%, in particolare nel
settore delle costruzioni (il 21,2% del totale) e del commercio al dettaglio (20%). I proprietari di tali negozi sono per lo più marocchini (40 mila) e cinesi (12 mila). Ci sono infine oltre 4 milioni di connazionali che vivono all’estero. Nell’ultimo anno gli italiani che hanno lasciato il Paese per cercare lavoro e nuove prospettive di vita sono cresciuti del 28,8% e oltre il 54% di questi erano giovani con meno di 35 anni. Un 4,4% del totale delle famiglie italiane ha al suo interno almeno un membro emigrato all’estero nell’ultimo anno. I motivi principali di questi trasferimenti riguardano il miglioramento professionale e di carriera (67,9%), la ricerca di un lavoro (51,4%), il miglioramento della propria qualità di vita (54,3%), il lasciare un Paese in cui non ci si trova più bene (26,2%) e persino il poter vivere in libertà la
propria vita affettiva senza essere discriminati, come nel caso degli omosessuali (12%). Il Rapporto Censis evidenzia la tenuta del sistema grazie soprattutto alla capacità delle reti familiari di sostenere l’attuale “crisi economica”, perché moltissime famiglie in questo anno hanno contenuto i consumi, evitato gli sprechi e acquisito una nuova sobrietà, scegliendo prodotti in promozione (il 76%) e con prezzi più convenienti, riducendo le spese per il cinema (68%), il ristorante (45%), gli svaghi, l’uso delle auto (58%). Resta però un 72,8% delle famiglie che temono di non saper affrontare positivamente malattie impreviste oppure riparazioni importanti per la casa e l’automobile. Poco meno di 8 milioni di famiglie ha potuto ricevere delle forme di aiuto da parte di parenti e altre reti familiari e ami-
in Europa occidentale e l’altro in Russia. Il paese si divide tra due Europe proprio come la Moldavia, altra ex repubblica sovietica che ha firmato un accordo di associazione con l’Ue ma è in bilico tra le forze eurofile e quelle russofile. Così sta accadendo in Ucraina. La Russia sta cercando di ritrovare la sua grandezza perduta e di ricostituire il suo impero sotto forma di unione doganale. L’Europa vuo-
le impedire alla Russia di rimettere le mani sui suoi vecchi possedimenti, ma allo stesso tempo non è pronta ad aprire le sue porte perché per farlo dovrebbe spendere una gran quantità di denaro. Hillary Clinton ai tempi del suo incarico di Segretario di Sato Usa aveva accusato la Russia di “risovietizzare” l’area un tempo occupata dalle quindici repubbliche che costituivano l’Unione Sovie-
cali e 1,2 milioni di famiglie è dovuto ricorrere a dei prestiti per sopperire alle diverse spese del menage familiare. La crescita delle diseguaglianze fra ceti sociali perciò porta molte persone a sperimentare delle difficoltà economiche e di tenore di vita a cui non erano abituate nel passato. Infine la “questione lavoro” mostra luci ed ombre. Se alcuni settori lavorativi (terziario, cultura, edilizia) sono particolarmente in crisi per l’incapacità ad adattarsi alle nuove logiche trasformative ed economiche che interessano l’Europa, in generale nel Paese si è ormai consolidata una diffusa sensazione nei cittadini che il futuro lavorativo non riserverà molti miglioramenti. ¼ degli occupati pensa che nel 2014 la propria condizione lavorativa peggiorerà, il 14,3% pensa che avrà una riduzione del reddito da lavoro e il 14% teme di perdere proprio il lavoro. Questa sfiducia dilagante è determinata anche dal fatto che si sono allargate le quote di fasce giovanili e adulte colpite dalla crisi lavorativa perché ad oggi in Italia ci sono 6 milioni di lavoratori che hanno dovuto fare i conti con l’instabilità e l’incertezza nel lavoro. Leggeri miglioramenti vengono riferiti per le professioni di tipo tecnico-scientifico (+2,3%), e per quelle della informazione e comunicazione (+4,7%), mente i punti più deboli restano ancora la formazione scolastica e professionale. I giovani ad esempio non riescono ad inserirsi facilmente nelle aziende e sempre di più mostrano disinteresse per settori considerati antiquati come l’agricoltura e l’artigianato. *ISSR, Cagliari
Il futuro dell’Ucraina in bilico tra EU e Russia Da settimane la gente manifesta contro il premier Azarov ANTONELLO PIRAS NA LOTTA di potere. È quella che si sta consumando in Ucraina tra chi chiede di aderire all’Unione Europea e chi come il premier Azanov non vuole lasciare l’area di influenza della Russia. Così da settimane le piazze sono piene di manifestanti con la polizia che in alcuni momenti ha usato e forse userà ancora la mano pesante. Per interpretare questa crisi alla luce della storia millenaria dell’Ucraina, un paese uscito dall’Unione sovietica e prima ancora inglobato dall’impero russo alla fine del XVIII secolo, è necessario ricorda-
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re la forte identità e la volontà del popolo di esistere indipendentemente all’intero delle sue frontiere. Questa spinta indipendentista emerge chiaramente dalle manifestazioni di questi giorni. Per quanto Putin possa pensare il contrario, l’Ucraina non è una provincia russa separatasi soltanto a causa del crollo dell’Unione sovietica. È altrettanto vero però che Russia e Ucraina sono legate da una storia comune, dai numerosi matrimoni misti, dalla diffusione della lingua russa in Ucraina e dal fatto che gran parte dell’economia ucraina dipende dalle esportazioni verso la Russia. L’Ucraina, insomma, ha un piede
tica. Vladimir Putin ha già annunciato per il 2015 la formazione di un’unione doganale con alcuni di questi paesi, tra cui Kazakistan e Bielorussia. Gli Stati Uniti, insieme all’Europa, stanno cercando nell’Ucraina un nuovo partner strategico e commerciale e vogliono espandere la loro influenza nell’area. Una situazione ancora in divenire che avrà ulteriori sviluppi.
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Medio Oriente. I conflitti degli ultimi anni hanno provocato la fuga di migliaia di cristiani.
La difficile testimonianza di fede dei cristiani in Medio Oriente Cristiani e musulmani vivono insieme da 14 secoli in Medio Oriente. La convivenza passa per il rispetto e la conoscenza reciproca
danneggiate 60 Chiese e si contano 120 mila vittime senza dimenticare i 6 milioni di rifugiati in Libano, Svezia e Germania e in tanti altri paesi. Questa croce sta affliggendo tutte le Chiese Cattoliche e Ortodosse di vari riti che condividono dolorosamente questa battaglia mossa contro i cristiani; testimonianza di questa tragedia sono i rapimenti, ricordiamo i due vescovi ortodossi rapiti da mesi e le 13 suore ortodosse rapite 15 giorni fa in Siria, che lasciano un grande vuoto ma che non lasciano diminuire la speranza e la preghiera dei fedeli siriani e di tutto il mondo. Dicono che i cristiani del Medio Oriente sono una minoranza, e questo è corretto se si parla di numeri, infatti si contano 15 milioni di cristiani su 523
milioni di persone che compongono la popolazione araba. Nessuno potrà però mai negare che i cristiani abitano quella terra da 600 anni prima rispetto agli insediamenti arabi, ma nonostante tutto i cristiani e i musulmani vivono da 1400 anni insieme; il nodo principale della questione è che la convivenza tra le religioni è un qualcosa di possibile e realizzabile solo se tra queste ci sono elementi fondamentali quali il rispetto e la conoscenza. È vero che tantissimi cristiani hanno lasciato i loro paesi cercando una vita migliore e più dignitosa ma è anche vero che molte persone non hanno abbandonato quella terra così difficile perché preferiscono testimoniare con la loro vita e la presenza fisica il loro essere cristiani, mettendo in conto la possibilità di morire o essere perseguitati. Il popolo di Dio, la Chiesa, è una ed unica e la via crucis che vivono i nostri fratelli del Medio Oriente deve essere conosciuta e sostenuta da tutta la comunità cristiana mondiale. La Chiesa dell’Occidente non può vedere la Chiesa dell’Oriente salendo sulla via del Golgota, restando a guardare senza dare un aiuto concreto nel portare la sua croce, sui passi dell’esempio di Nicodemo. I cristiani dell’Oriente aspettano con speranza una risposta dai loro fratelli dell’Occidente che fino ad ora sono rimasti in disparte e in silenzio. Il grido dei cristiani oggi chiede la fine di una guerra che non serve a nulla, invitando al dialogo tutte le religioni, tutte le diverse posizioni politiche, i governi ed i regimi e calorosamente porge a tutti il benvenuto in una terra che è di tutti!
fronti di un testo dai contenuti inaccettabili e fortemente ideologizzato». Il presidente dei Giuristi Cattolici Italiani, Francesco D’Agostino, in passato anche alla guida del Comitato nazionale di bioetica, afferma che «c’è da chiedersi come si sia potuti arrivare alla diffusione dell’ideologia filoabortista che riconduce l’aborto alla categoria dei diritti umani» e che l’occasione della bocciatura della risoluzione Estrela può costituire una possibilità per
«riportare nell’opinione pubblica il discorso sull’aborto come discorso di verità normativa, legale, giuridica. Non come diritto umano fondamentale e insindacabile». Di particolare interesse è poi il fatto che il testo approvato dal Parlamento Europeo si leghi ai principi della sussidiarietà, sostenendo la competenza dei singoli stati sulle materie in esame, e della libertà di educazione, facendo emergere così di nuovo il ruolo della famiglia in questo campo.
PADRE FADI SOTGIU RAHI, C.Ss.r ALL’ORIENTE FECE spuntare nel mondo la luce della verità, dall’Oriente Dio si è incarnato in Suo Figlio Gesù Cristo. Dall’Oriente il mondo conobbe la salvezza del mondo tramite il Salvatore che nasce per darci la vita, Lui che è la Vita. Il cristianesimo è una storia piena di amore, di accoglienza, di testimonianza, di donazione, di martirio e di santità. Oggi, il cristianesimo vive una fase importante nella sua storia in particolare in Medio Oriente, dove la testimonianza e la fede nella Trinità aiutano i fedeli a superare le difficoltà che ogni giorno si presentano nella loro vita. Dall’inizio di questo millennio, rivoluzioni e guerre nei paesi arabi sono mascherate sotto il nome “democrazia”, conflitti che portano morte, la morte di molti uomini che sono l’immagine di Dio sulla terra, e la distruzione delle chiese, le case di Dio, dove avvengono orribili profanazioni degli oggetti sacri giustificando il tutto nel nome del Dio dell’Islam. In Egitto, paese in cui la Sacra Famiglia trovò rifugio e riparo du-
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Macerie nella martoriata città di Aleppo in Siria.
rante l’infanzia di Gesù, i cristiani copti offrono quotidianamente a Dio sacrifici, infatti, sono innumerevoli i martiri e le vittime che perdono la loro vita per difendere la loro religione, la libertà di poterla professare attraverso la preghiera, testimonianza di fedeltà a Cristo. Così come in Iraq, terra del nostro Padre Abramo, non mancano mai le auto-bombe davanti le Chiese e nei quartieri cristiani. Anche da Damasco, città di San Paolo, il patriarca della Chiesa Greco Ortodossa Melchita, Gregorio III Laham, quotidianamente riporta la sofferenza e le difficoltà che i cristiani della Siria devono affrontare e hanno dovuto superare in questi ultimi due anni. In questo lungo periodo sono state
Dall’Europarlamento un sì al valore della vita Da Strasburgo la conferma che esiste un favor vitae I. P.
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O SCORSO 10 dicembre il Parlamento Europeo ha di fatto bocciato la cosiddetta risoluzione Estrela che porta il nome dell’eurodeputata socialista portoghese relatrice del testo sulla “Salute sessuale e i diritti riproduttivi”. La sostanziale bocciatura della risoluzione Estrela è arrivata grazie all’approvazione di un testo alternativo proposto dal Partito Popolare Europeo sul quale sono confluiti i voti anche di deputati di altri schieramenti. Il testo della Estrela appariva fortemente problematico per il fatto che sosteneva dichiaratamente il riconoscimento dell’aborto come “diritto umano” (anche per i giovanissimi), attaccando anche la possibilità dell’o-
biezione di coscienza concessa ai medici contrari a tale pratica, insieme ad una formulazione ambigua dell’educazione sessuale, decisamente sbilanciata verso il sostegno all’ideologia “gender”, che avrebbe fortemente limitato la liberta educativa dei genitori. Secondo Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione “Scienza e vita”, il voto dell’Europarlamento ha confermato «che in Europa è ben presente quel favor vitae che in troppi vorrebbero negare» e che «dopo l’esperienza straordinaria della campagna “Uno di noi” che ha portato a raccogliere ben due milioni di firme di cittadini nei 28 Paesi Ue per chiedere alle istituzioni europee la tutela del concepito, anche il Parlamento ha dato un segnale forte e inequivocabile nei con-
IL PORTICO
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il fatto FORCONI, PROTESTE E POPULISMI
Chi soffia sul fuoco del disagio? Una protesta non più riconducibile alle classiche categorie. È quella dei cosiddetti Forconi”, una variegata rappresentanza di uomini e donne di ceto, professione e colorazione politica diversa: si va dai centri sociali (vicini alla sinistra), a casa Pound (per i meno avvezzi, centri sociali legati alla destra), dai Cobas latte, all’Azione rurale veneto, dal Movimento autonomo trasportatori ai Forconi nati in Sicilia, che danno il nome alla protesta. Una miscela esplosiva “risultante da una disuguaglianza sociale in un continuo aumento e dall’accrescersi della sofferenza umana”, scriveva Bauman. Il grido di chi non è ascoltato può spesso trasformarsi in qualcosa di incontrollabile ed è quello che sta accadendo in molte città. Eppure spesso si tratta di una minoranza: a Tramatza nei giorni scorsi erano poco più di una trentina le persone che manifestavano sulla statale 131. I disagi ci sono stati: c’è chi è arrivato tardi al lavoro (chi rimborserà il povero impiegato delle ore perse? I manifestanti? Gli inquilini dei palazzi romani?). C’è anche chi non ha raggiunto l’ospedale per una Tac prenotata lo scorso anno, che dovrà essere nuovamente prenotata con appuntamento a fine 2014, con buona pace del diritto alla salute, calpestato da chi protesta per le vessazioni di Stato e si è trasformato a sua volta in vessatore. Le contestazioni pur comprensibili non possono avere grido da battaglia come unica modalità: chi soffia sul fuoco del disagio per meri fini personali o politici ricorda un posteggiatore abusivo, interpretato in un film dal celebre Totò, che, autoproclamatosi rappresentante dei suoi colleghi, una volta arrivato dal sindaco perorava solo ed esclusivamente la sua causa, ovvero il rilascio di una sola licenza, la sua. Chi siede sulle poltrone dei palazzi romani e nel contempo attacca le istituzioni che rappresenta contraddice se stesso. Alcuni rappresentanti delle realtà che protestano hanno un forte collateralismo con la politica: usano e vengono usati più che per manifestare un disagio per un tornaconto personale o di bottega. Un post su facebook recita “Tu che minacci i negozianti, non mi rappresenti; tu che lanci sassi e bombe carta, non mi rappresenti; tu che fai il saluto fascista, non mi rappresenti; tu che blocchi il traffico con arroganza, non mi rappresenti; tu che dici “spacchiamo tutto”, non mi rappresenti. Firmato un cittadino di Torino”. Una sintesi condivisibile. (r. c.)
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. La denuncia dello scandalo dell’indifferenza per la fame nel mondo.
La Chiesa non è un rifugio per gente triste ma è la casa della vera gioia ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre ha sottolineato in particolare il tema della gioia, richiamando così il carattere della terza Domenica di Avvento che viene chiamata “Gaudete”: «il Natale è vicino. Il messaggio cristiano si chiama "evangelo", cioè "buona notizia", un annuncio di gioia per tutto il popolo; la Chiesa non è un rifugio per gente triste, la Chiesa è la casa della gioia! E coloro che sono tristi trovano in essa la gioia, trovano in essa la vera gioia!». Quella cristiana non è una gioia generica ma trova la sua radice nella certezza dell’amore misericordioso del Padre: «è un Dio che ci vuole tanto bene, ci ama e per questo è con noi, per aiutarci, per irrobustirci e andare avanti. Coraggio! Sempre avanti! Grazie al suo aiuto noi possiamo sempre ricominciare da capo. Come? Ricominciare da capo? Qualcuno può dirmi: "No, Padre, io ne ho fatte tante… Sono un gran peccatore, una grande peccatrice… Io non posso ricominciare da capo!". Sbagli! Tu puoi ricominciare da capo! Perché? Perché Lui ti aspetta, Lui è vicino a te, Lui ti ama, Lui è misericordioso, Lui ti perdona, Lui ti dà la forza di ricominciare da capo! A tutti! Allora siamo capaci di riaprire gli occhi, di superare tristezza e pianto e intonare un canto nuovo. E questa gioia vera rimane anche nella prova, anche nella sofferenza, perché non è una gioia superficiale, ma scende
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Papa Francesco saluta i pellegrini in Aula Nervi.
nel profondo della persona che si affida a Dio e confida in Lui». In settimana Papa Francesco ha inviato un video messaggio per la “Campagna contro la fame nel mondo” promossa dalla Caritas Internationalis. Il Papa in primo luogo ha denunciato lo scandalo dell’indifferenza verso le persone che muoiono di fame: «siamo di fronte allo scandalo mondiale di circa un miliardo, un miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci dall’altra parte e far finta che questo non esista. Il cibo a disposizione nel mondo basterebbe a sfamare tutti». Per Papa Francesco solo una vera
apertura solidale può far sì che si possa vincere la realtà tragica della fame nel mondo: «condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno così primario e al tempo stesso facciamoci promotori di un’autentica cooperazione con i poveri, perché attraverso i frutti del loro e del nostro lavoro possano vivere una vita dignitosa. Invito tutte le istituzioni del mondo, tutta la Chiesa e ognuno di noi, come una sola famiglia umana, a dare voce a tutte le persone che soffrono silenziosamente la fame, affinché questa voce diventi un ruggito in grado di
scuotere il mondo». Sempre in settimana all’Udienza generale il Santo Padre si è soffermato sul tema del giudizio finale e della vita eterna. Per il Papa la giusta prospettiva dalla quale si può guardare al tema delle realtà ultime è quella sintetizzata nell’espressione biblica “maranathà”, che significa “vieni Signore” e “il Signore è vicino”, e che esprime il desiderio dell’uomo dell’incontro definitivo con Dio. Se pensiamo, afferma il Papa, «al giudizio in questa prospettiva, ogni paura e titubanza viene meno e lascia spazio all’attesa e a una profonda gioia: sarà proprio il momento in cui verremo giudicati finalmente pronti per essere rivestiti della gloria di Cristo, come di una veste nuziale, ed essere condotti al banchetto, immagine della piena e definitiva comunione con Dio». La realtà del giudizio chiama in causa la libertà dell’uomo che può accogliere o rifiutare la proposta di salvezza che viene da Gesù Cristo: «il Signore Gesù si è donato e continua a donarsi a noi, per ricolmarci di tutta la misericordia e la grazia del Padre. Siamo noi quindi che possiamo diventare in un certo senso giudici di noi stessi, autocondannandoci all’esclusione dalla comunione con Dio e con i fratelli. Non stanchiamoci, pertanto, di vigilare sui nostri pensieri e sui nostri atteggiamenti, per pregustare fin da ora il calore e lo splendore del volto di Dio - e ciò sarà bellissimo che nella vita eterna contempleremo in tutta la sua pienezza».
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
Accogliere Dio che viene a cura di R. P.
l 9 dicembre con Papa Francesco ha concelebrato il Patriarca di Alessandria dei Copti Cattolici, Ibrahim Isaac Sidrak. In questa occasione il Santo Padre ha manifestato la sua vicinanza ai cristiani che patiscono dure prove in Egitto e nel Medio Oriente:
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«Preghiamo con fiducia perché in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente la pace possa sempre rialzarsi dalle soste troppo ricorrenti e talora drammatiche. Si fermino, invece, per sempre l’inimicizia e le divisioni. Riprendano speditamente le intese di pace spesso paralizzate da contrapposti e oscuri interessi. Siano date finalmente reali garanzie di libertà religiosa a tutti, insieme al diritto per i cristiani di vivere serenamente là dove sono nati, nella patria che amano come cittadini da duemila anni, per contribuire come sempre al bene di tutti».
Nell’omelia del 10 dicembre il Papa si è soffermato sul tema della speranza a partire dal testo di Isaia della prima lettura (Is 40, 1-11). «Quando un cristiano dimentica la speranza, o peggio perde la speranza, la sua vita non ha senso. E’ come se la sua vita fosse davanti ad un muro: niente. Ma il Signore ci consola e ci rifà, con la speranza, andare avanti. E anche lo fa con una vicinanza speciale a ognuno, perché il Signore consola il suo popolo e consola ognuno di noi. Bello come il brano di oggi finisce: ‘Come un pastore egli fa pascolare il gregge, e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri’. Quell’immagine di portare gli agnellini sul petto e portare dolcemente le madri: questa è la tenerezza. Il Signore ci consola con tenerezza».
Il 12 dicembre Papa Francesco ha insistito sull’importanza di accogliere il Signore che viene nel suo Natale con un atteggiamento fatto di silenzio e di umiltà che permette di aprirsi alla tenerezza dell’amore di Dio (cfr. Is 41, 13-20). «Questa è la musica del linguaggio del Signore, e noi nella preparazione al Natale dobbiamo sentirla: ci farà bene sentirla, ci farà tanto bene. Normalmente, il Natale sembra una festa di molto rumore: ci farà bene fare un po’ di silenzio e sentire queste parole di amore, queste parole di tanta vicinanza, queste parole di tenerezza … ‘Tu sei un vermiciattolo, ma io ti amo tanto!’. Per questo. E fare silenzio, in questo tempo in cui, come dice il prefazio, noi siamo vigilanti in attesa». A partire dalla pagina del Vangelo, che presentava il rifiuto della predicazione di Gesù da parte dei suoi contemporanei (cfr. Mt 11, 16-19), il 13 dicembre il Papa ha sottolineato il rischio di chiudersi alla voce di Dio:
«Questi cristiani che sono chiusi, che sono ingabbiati, questi cristiani tristi … non sono liberi. Perché? Perché hanno paura della libertà dello Spirito Santo, che viene tramite la predicazione. E questo è lo scandalo della predicazione, del quale parlava San Paolo: lo scandalo della predicazione che finisce nello scandalo della Croce. Scandalizza che Dio ci parli tramite uomini con limiti, uomini peccatori: scandalizza! E scandalizza di più che Dio ci parli e ci salvi tramite un uomo che dice che è il Figlio di Dio ma finisce come un criminale». «Vedendo questi bambini che hanno paura di ballare, di piangere, paura di tutto, che chiedono sicurezza in tutto, penso a questi cristiani tristi che sempre criticano i predicatori della Verità, perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo. Preghiamo per loro, e preghiamo anche per noi, che non diventiamo cristiani tristi, tagliando allo Spirito Santo la libertà di venire a noi tramite lo scandalo della predicazione».
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
pietre ETIOPIA
Inaugurata una nuova chiesa È stata inaugurata una nuova chiesetta nel villaggio di Herero. La comunità attualmente è composta da una ragazza cattolica che insegna all’asilo e da altre cinque persone che stanno seguendo le prime catechesi. “Sono responsabili della comunità due missionari della congregazione religiosa africana degli Apostoli di Gesù, che vivono ad Adaba a 9 km da Herero”, ha raccontato Abbà Angelo Antolini, OFM Cap. Prefetto Apostolico di Robe, esecutore del progetto per la creazione di una Scuola Elementare, dalla prima all’ottava classe, nel villaggio di Herero. Il villaggio ha una popolazione di sei mila abitanti di etnia Oromo, la religione predominate è l’Islam. REPUBBLICA CENTROAFRICANA
2000 persone si sono rifugiate in convento È stata inaugurata una nuova chiesetta nel villaggio di Herero. La comunità attualmente è composta da una ragazza cattolica che insegna all’asilo e da altre cinque persone che stanno seguendo le prime catechesi. “Sono responsabili della comunità due missionari della congregazione religiosa africana degli Apostoli di Gesù, che vivono ad Adaba a 9 km da Herero”, ha raccontato Abbà Angelo Antolini, OFM Cap. Prefetto Apostolico di Robe, esecutore del progetto per la creazione di una Scuola Elementare, dalla prima all’ottava classe, nel villaggio di Herero. Il villaggio ha una popolazione di sei mila abitanti di etnia Oromo, la religione predominate è l’Islam. La presenza cristiana è rappresentata da una minoranza della Chiesa Ortodossa e da sporadiche cappelle di varie denominazioni protestanti.
IN RUSSIA
In un anno bruciate sette chiese Chiese date alle fiamme, sventati attentati, pressione sui fedeli cristiani perché si convertano all'islam. In Tatarstan - repubblica autonoma della Federazione russa, a maggioranza musulmana - aumenta l'allarme estremismo. Per quanto riguarda gli incendi, registrati in diverse zone della regione, le accuse formalizzate sono di vandalismo, incendio doloso, violazione della libertà di coscienza e religione. Gli inquirenti insistono, però, affinché vengano considerati come "atti di terrorismo". Nell'ultimo anno sono state sette le parrocchie cristiane date alle fiamme.
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
IL PORTICO
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Pastorale universitaria. La proposta di un servizio di volontariato nella casa dei Somaschi a Elmas.
Gli universitari sono chiamati a mettersi in gioco nell’impegno del volontariato L’iniziativa di volontariato con i ragazzi frutto della collaborazione tra la Pastorale giovanile e la comunità dei Padri Somaschi. VALERIA PICCHIRI NA REALTÀ diversa dal solito quella che hanno potuto conoscere alcuni giovani universitari che lo scorso 7 dicembre si sono recati in visita alla casa di accoglienza San Girolamo a Elmas. L’intero complesso, gestito dai Padri Somaschi, si presenta come un ‘isola felice: un grande giardino, campi da gioco, una casa semplice ma attrezzata del necessario, piccoli orticelli e un frutteto. Insomma, a prima vista non ha nulla da invidiare ad una struttura turistica, ma il lavoro che vi si svolge è decisamente più impegnativo. Un religioso, uno dei responsabili della casa famiglia, ha voluto raccontarci più precisamente cosa accade in questa realtà tanto delicata. Si tratta di un’attività che, guidata dalla figura di San Girolamo, si preoccupa di assicurare un futuro a bambini e ragazzi che vivono situazioni familiari complicate o che arrivano in comunità con decreto del tribunale dei minori. Proprio perché si tratta di una casa famiglia, e non di un villaggio turistico, l’obiettivo è quello di creare un luogo dove ciascun ra-
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Mons. Miglio incontra gli universitari.
gazzo possa sentirsi accolto e sia messo nella condizione di riappropriarsi del suo spazio, di riscoprire gli stimoli giusti che gli consentano di crescere in modo sano. Il lavoro da sbrigare è tanto, e viene organizzato secondo una suddivisione interna che consta di due moduli educativi: il primo che comprende bambini e ragazzi dagli 8 ai 14 anni, il secondo dai 15 ai 18. Il primo modulo educativo richiede un lavoro individualizzato di responsabilizzazione del bambino che inizia così a mettere le basi per affrontare il secondo modulo dove lo scopo è l’autonomia del ragazzo, tale che si possa rendere indipendente e in grado di affrontare il mondo fuori dalla casa famiglia. Ed è per questo che i
ragazzi vengono spronati a specializzarsi in un determinato settore, per permettergli di trovare un impiego che li renda autonomi a tutti gli effetti. Ma i padri Somaschi non sono i soli ad occuparsi dei loro ragazzi, esiste anche la figura del volontario, una figura collaborativa tra il ragazzo e l’educatore, il quale riesce ad instaurare un rapporto di maggiore confidenza col ragazzo di cui si prende cura. Questa figura è importante, è colui che affianca il bambino nei momenti della vita quotidiana, mentre svolge i compiti o durante un gioco. Oltre alla casa famiglia l’impegno dei padri Somaschi si estende verso un centro socio-educativo dove la situazione è ancora diversa: qui non si fa
vita residenziale, i ragazzi tornano a Dormire ognuno nella propria abitazione, e in questo caso di certo il lavoro richiede ancora più impegno da parte degli educatori . Di grande importanza è anche il servizio prestato alle famiglie povere della
zona, di norma circa 60, alle quali vengono forniti periodicamente alimenti, vestiario, e ciò che risulta utile per una vita dignitosa, insieme alla possibilità di trovare risorse utili sul territorio per una vita serena . Questo servizio raggiunge anche un nucleo Rom formato da 35 persone, ma l’attenzione rimane concentrata soprattutto sui ragazzi. I giovani sono una risorsa per la società, burocraticamente sono affidati alla casa famiglia, ma la verità è che sono affidati a tutti noi. Ciascuno si deve sentire responsabile di questi ragazzi perché un gesto di attenzione nei loro confronti può portare tanto. Per questo senso di appartenenza a un’unica Chiesa, a un’unica società, la Pastorale giovanile di Cagliari sta tentando di mettere in piedi un’iniziativa di Pastorale Universitaria che potrebbe partire proprio dall’ esperienza di volontariato nella comunità dei Padri Somaschi; un’occasione per suscitare un senso di comune impegno, di servizio tra gli studenti universitari e contribuire, al contempo, a una causa tanto nobile come la carità verso il prossimo. ¬
CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DA MONS. ARRIGO MIGLIO NEL PERIODO NATALIZIO 2013-2014
Martedì 17 dicembre 2013 Ore 20.30: Incontro di preghiera per gli universitari, nelle chiese di S. Sepolcro e S. Eulalia in Cagliari Mercoledì 18 dicembre 2013 Ore 8.30: Celebrazione della Messa presso il Mercato Civico “San Benedetto” di Cagliari Venerdì 20 dicembre 2013 Ore 19.00: Dodicesima fiaccolata di pace, dalla Cattedrale a Buoncammino Domenica 22 dicembre 2013 Ore 18.30: Solenne celebrazione della Novena di Natale, nella Cattedrale di Cagliari Ore 19.00: Messa e conferimento del ministero dell’accolitato, nella Cattedrale di Cagliari Lunedì 23 dicembre 2013 Ore 18.00: Messa per la Caritas presso il “Centro Giovanni Paolo II” in Viale Fra Ignazio 88
Martedì 24 dicembre 2013 Ore 18.30: Solenne celebrazione dei primi vespri, nella Cattedrale di Cagliari Ore 22.30: Solenne celebrazione della Messa della notte, nella parrocchia S. Elia in Cagliari Ore 24.00: Solenne celebrazione della Messa della notte, nella Cattedrale di Cagliari Mercoledì 25 dicembre 2013 Ore 8.30: Messa presso la Casa Circondariale di Buoncammino in Cagliari Ore 11.00: Messa del giorno, nella parrocchia S. Elia in Cagliari Ore 18.30: Solenne celebrazione dei secondi vespri, nella Cattedrale di Cagliari Ore 19.00: Messa vespertina, nella Cattedrale di Cagliari Giovedì 26 dicembre 2013 Ore 9.30: Messa presso la chiesa parrocchiale di S. Stefano protomartire in Quartu Sant’Elena Sabato 28 dicembre 2013 Ore 11.30: Messa per il “Te Deum” dei giornalisti, nel santuario di S. Ignazio da Laconi
Martedì 31 dicembre 2013 Ore 17.30: Solenne Messa di ringraziamento e canto del “Te Deum”, nella parrocchia S. Elia in Cagliari Ore 19.00: Solenne Messa di ringraziamento e canto del “Te Deum”, nella Cattedrale di Cagliari Mercoledì 1 gennaio 2014 Ore 11.00: Messa per la solennità di Maria SS. Madre di Dio, nella parrocchia S. Elia in Cagliari Ore 18.30: Solenne celebrazione dei secondi vespri, nella Cattedrale di Cagliari Ore 19.00: Messa per la 47a Giornata mondiale della pace, nella Cattedrale di Cagliari Venerdì 3 gennaio 2014 Ore 19.00: Messa per lo scioglimento del voto del Comune di Cagliari, nella chiesa di San Francesco di Paola Lunedì 6 gennaio 2014 Ore 10.00: Canto dell’ora media e Messa solenne dell’Epifania del Signore, nella Cattedrale di Cagliari Ore 18.30: Solenne celebrazione dei secondi vespri, nella Cattedrale di Cagliari
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IL PORTICO
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
Oratorio. Numerose le iniziative portate avanti dai giovani animatori della Parrocchia di S. Barbara.
Catechesi, gioco e spirito di servizio per sostenere l’educazione dei ragazzi L’Oratorio di S. Barbara con la sua proposta educativa rappresenta un punto di riferimento per tutti i ragazzi e l’intera comunità parrocchiale CHIARA LONIS
SENORBÌ L’ORATORIO esiste da tantissimo tempo ma il suo ruolo, nell’ultima quindicina d’anni, è andato sempre più scemando e tra i vari gruppi parrocchiali non era previsto quello di alcuni giovani che dovessero dedicarsi all’animazione vera e propria; infatti l’unico gruppo che si occupava di una fascia d’età molto giovane era quello dell’ACR, tuttora esistente, ma dedicato quasi esclusivamente ai bambini. La svolta è arrivata con l’insediamento del parroco don Alberto Pistolesi che, nell’autunno 2010, ha convocato il primo gruppetto di giovani per dare vita ad un qualcosa di veramente nuovo nella comunità. Da quel momento il gruppo è andato espandendosi e diramandosi a seconda delle fasce d’età; gli animatori cosiddetti “rossi” per il colore della
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I giovani dell’oratorio di Senorbì ad un incontro diocesano.
loro divisa sono i più grandi, formati da animatori che vanno dalla classe ’96 alla classe ’88, e molti sono i veterani fondatori dell’Oratorio di Santa Barbara. Successivamente sono venuti a formarsi altri due gruppi, classi ’97 e ’98, entrambi denominati “blu” e seguiti nella fase post cresima da alcuni rossi incaricati di affiancarli nel loro cammino religioso durante l’adolescenza. Dal 2010 al 2012, col “passaggio del testimone” tra don Alberto e il nuovo parroco don Nicola
Ruggeri, per arrivare fino ad oggi le attività svolte sono state e continuano ad essere davvero tante: l’inizio dell’attività degli animatori coincide col giorno dell’apertura dell’anno catechistico e in questa occasione c’è la prima giornata di animazione; l’attività standard è quella della domenica mattina con l’apertura dell’oratorio al termine della messa delle 9:30, per una mattinata di giochi e divertimento dedicata in particolar modo ai bimbi. L’avvenimento più im-
portante è quello dei campi scuola, che si svolgono sempre d’estate, durano dai tre ai cinque giorni e coinvolgono di solito i ragazzi di terza media e prima superiore preparandoli a iniziare il loro cammino di fede, e l’altro importantissimo evento estivo è il CRE (Centro Ricreativo Estivo), contrassegnato ogni anno da un tema diverso. Durante l’inverno invece si organizzano sotto Natale la “festa dell’albero”, inoltre feste a tema, pesche miracolose, ritiri spirituali, e in occasione
Una giornata speciale per gli allievi salesiani I ragazzi del ginnasio visitano il Seminario diocesano ANTONIO PERRA
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L 13 DICEMBRE NON è stata una giornata come tutte le altre per gli alunni di quinta ginnasio del Liceo Classico Salesiano "San Giovanni Bosco" di Viale Fra Ignazio. I ragazzi dell’istituto salesiano hanno infatti avuto l’occasione di poter vivere una visita di mezza giornata al Seminario Arcivescovile. È stato un bel momento di scambio visto che in quella classe studiano anche i due seminaristi Antonio e Samuele. Guidati dalla prof.ssa di latino e greco Lydia Mameli il gruppo degli alunni della quinta ginnasio si è recato già dalla prima ora di lezione in seminario dove, dopo aver fatto colazione insieme, è iniziata la visita con la proiezione di un video che ripercorreva le tappe della storia della struttura di via Cadello, dalle origini, con la grande opera di fondazione di Mons. Paolo Botto, fino agli ultimi restauri realizzati durante
l’episcopato di Mons. Mani. Don Paolo Sanna, rettore del Seminario, ha poi rivolto il suo saluto ai ragazzi, facendo emergere nelle sue parole anche l’importanza per la vita della diocesi di Cagliari dell’istituzione formativa che ora guida e quanto sia prezioso avere dei momenti di scambio con altre realtà educative come quella dei salesiani. Nella prima parte della mattinata i ragazzi hanno vissuto un momento formativo guidato da don Davide Curreli, collaboratore del seminario. Dopo una caccia al tesoro su un tema “biblico” don Davide ha proposto ai ginnasiali una catechesi che si è concentrata su due temi: il mistero del Natale e le scelte che riguardano il proprio futuro. Questa riflessione ha coinvolto molto i ragazzi che dopo hanno potuto confrontarsi insieme tirando fuori le loro domande e curiosità. Dopo una breve ricreazione, i ragazzi si sono recati in visita nei lo-
cali che ospitano i diversi media diocesani: il settimanale Il Portico, Radio Kalaritana e il sito internet. Di particolare interesse per i ginnasiali è stata la possibilità di vedere in diretta il lavoro radiofonico assistendo ad un’edizione del giornale radio. Successivamente, guidati dai loro compagni seminaristi, gli allievi del ginnasio salesiano hanno potuto visitare i vari ambienti che compongono la struttura. Dopo aver visto i locali che ora ospitano la comunità dei seminaristi, con la sala
studio, la cappella, la sala giochi, si è poi passati agli ambienti che attualmente ospitano la Curia Arcivescovile e gli uffici pastorali. In questo modo i ragazzi hanno potuto passare in rassegna le varie realtà che compongono la vita diocesana, soffermandosi in particolare sulla Caritas. I ragazzi infatti hanno incontrato il suo direttore, don Marco Lai, che ha loro presentato le varie attività di pastorale della carità portate avanti in diocesi. Dopo la curia è stata la volta della cappella grande del seminario, do-
della recente catastrofe naturale ci sono stati vari eventi di raccolta fondi per i sardi in difficoltà. La missione dell’Oratorio è quella di far vivere ai giovani una religiosità adatta alla loro età e al loro tipo di vita, unendo il divertimento di un gioco al messaggio spirituale che può trasmettere e insegnando a vivere la fede a livello di comunità viva e attiva sul campo. Sull’etichetta delle magliette e delle felpe di ogni animatore c’è scritto “work hard, play harder”, e di questa frase ognuno ha fatto il proprio motto da ripetersi quando si affrontano grandi impegni e grandi sfide; un giorno il piccolo Samuele, quando gli è stato chiesto cosa fosse per lui l’oratorio, ha risposto con naturalezza:«L’oratorio è il parco giochi di Gesù.», e forse ha davvero centrato il messaggio.
ve i ragazzi si sono soffermati in particolare sul grande mosaico che presenta la scena della Pentecoste, che ben si legava alle riflessioni su come Dio interviene nella vita di ciascuno, già approfondite nella catechesi di don Davide. L’allegro momento del pranzo vissuto insieme nel refettorio del seminario ha poi concluso la ricca mattinata degli studenti salesiani. Per i ragazzi questa visita è stata di particolare interesse: «sono contento di aver conosciuto un altro pezzo della cultura cagliaritana» ha detto Alessandro, mentre per Fabio, Francesca e Virginia è stato importante aver potuto visitare il luogo dove vivono e si formano i loro compagni seminaristi. Per Benedetta si è trattato poi di un’esperienza che «ha riempito di gioia il cuore». Il desiderio di tutti è poi quello di portare avanti queste preziose occasioni di scambio e arricchimento reciproco.
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Caritas. Intervista al direttore della Caritas diocesana e regionale mons. Marco Lai.
“Un sardo su tre deve fare i conti con la povertà causata dalla crisi” Mons. Marco Lai: “I tempi sono difficili, un terzo dei sardi vive in condizione di povertà relativa o assoluta. Serve l’aiuto di tutti” ANDREA PALA EMPRE IN PRIMA linea per affrontare e risolvere le prime, più immediate emergenze. È la Caritas diocesana, che ha da tempo avviato tutta una serie di iniziative volte ad alleviare la sofferenza di chi ha perso un lavoro, non ha un tetto o si trova in forte difficoltà economica. Offre un pasto caldo, un letto o un pacco di generi alimentari per chi si trova in condizioni di povertà. «I tempi sono davvero complicati, difficili per tante famiglie», commenta monsignor Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, referente regionale dell'organizzazione. «Un terzo della popolazione sarda – spiega – versa in condizioni di povertà relativa o assoluta. Pertanto corre obbligo porci alcune domande rispetto alla situazione in cui viviamo. Serve condivisione e solidarietà, ma occorre anche mettere in campo tutte quelle iniziative che consentano alle persone in difficoltà di affrontare un percorso di risalita. Occorrono dunque percorsi di formazione ma è necessario anche
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aprire riflessioni importanti sui motivi che hanno portato alla situazione in cui ci troviamo». Il Natale che si avvicina non può non fare i conti con la situazione di crisi economica che la nostra società sta attraversando. «Le feste natalizie – commenta monsignor Lai – devono rappresentare un'opportunità di grande riflessione. Devono certamente essere messe in azione tutte le azioni solidali possibile, ma si deve anche riflettere sui modelli che consentano di superare l'attuale situazione di crisi, magari attraverso il recupero, da parte dei giovani, di tutta la dimensione agro-pastorale. Questo Natale deve essere anche un inizio per la promozione della cultura dell'impegno, del sudore e della fatica».
«A Natale – prosegue il direttore della Caritas diocesnaa – l'attenzione della Chiesa sarda è tutta per le popolazioni colpite dall'alluvione. È una vicinanza che si esprime attraverso il sostegno e attraverso l'aiuto perché possano queste persone recuperare quanto è andato perso, in primo luogo la casa. Per quanto riguarda invece il contesto più locale, legato ai confini della nostra diocesi – analizza monsignor Marco Lai – non bisogna dimenticarsi delle tante persone che vivono in strada, sfrattate. Il problema dell'abitazione è diventato un problema urgente e serve una seria politica per la casa. I dormitori si rivelano molto spesso insufficienti per accogliere tutti, a testimonianza di quanto il problema sia radicato».
«Per Natale, a Capodanno e anche per l'Epifania ci saranno le nostre iniziative storiche di sostegno ai bisognosi – conclude monsignor Lai – ma appaiono, in un forte contesto di crisi economica, relativamente insufficienti rispetto al profondo malessere che la nostra gente sta vivendo. È necessario quindi che si avvii un percorso di riflessione sul contesto reale. Servono nuove idee e la politica deve mettere in campo proposte che siano il reddito minimo di sussistenza o di mantenimento, in qualsiasi modo lo si voglia chiamare, in grado di garantire i diritti primari e la dignità della gente. Viviamo in un momento in cui occorre sviluppare corresponsabilità, serve che ognuno faccia la sua parte».
Assistenza e cure Mensa e accoglienza a chi vive in difficoltà per i più bisognosi Le offre il Centro Medico della Caritas diocesana. A. P. AZIONE DI assistenza ai bisognosi effettuata dalla Caritas diocesana passa anche attraverso il Centro medico. Come la mensa, anche questo servizio è ospitato presso il Centro comunale della solidarietà Giovanni Paolo II, in viale Sant'Ignazio a Cagliari. «La salute non conosce feste – sottolinea la dottoressa Anna Cerbo, referente del servizio – e noi siamo sempre in emergenza, perché ci si può ammalare in qualsiasi periodo dell'anno». Tutto come sempre dunque, tranne un'iniziativa promossa in vista del Natale. «Abbiamo organizzato in collaborazione con Federfarma – spiega la dottoressa Cerbo – una
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raccolta di farmaci, che si è conclusa domenica scorsa. Abbiamo pensato a questo appuntamento consapevoli del possibile aumento di richieste da parte dei poveri presso il nostro ambulatorio». Alla nascita di questo servizio, cinque anni fa, erano i cittadini stranieri a rivolgersi prevalentemente alla nostra struttura, con una età media molto bassa. «Ma dal 2009 in poi – analizza la referente del servizio – con un picco considerevole nell'anno che sta per terminare, sono in costante aumento il numero di cittadini italiani che si rivolgono all'ambulatorio Caritas. Sono ormai intorno al 40 per cento del totale. La crisi economica infatti si fa sentire e sono in aumento coloro che non riescono a curarsi adeguatamente».
Sotto Natale la Caritas tiene aperte le sue strutture. A. P. N VISTA delle imminenti feste natalizie tutti gli operatori della Caritas sono mobilitati per fare fronte alle eventuali emergenze che si dovessero verificare in questi giorni di festa. «Come ogni anno cercheremo di potenziare i servizi», dice Marcello Porceddu, responsabile del settore assistenza della Caritas diocesana. «Già nel corso dell'anno le richieste ordinarie sono state tante e adesso ci aspettiamo, complice il freddo – spiega Porceddu – un incremento del numero di persone bisognose dei nostri servizi». Uno dei servizi chiave per l'assistenza ai più bisognosi è la mensa della Caritas, allestita presso il Centro comunale della solidarietà Gio-
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vanni Paolo II, in viale Sant'Ignazio a Cagliari. «Sta già lavorando a pieno regime – sottolinea Marcello Porceddu – è aperta e tale resterà per tutto il periodo festivo, per offrire colazione, pranzo e cena ai bisognosi. Continueranno inoltre anche le accoglienze notturne, che gestiamo in sinergia con il Comune di Cagliari. Anche questo servizio, come la mensa, sarà usufruibile in tutto il periodo festivo». Gli operatori della Caritas sanno che tutto questo potrebbe non essere sufficiente. «Per questo – conclude Porceddu – siamo pronti a fare fronte a eventuali emergenze che si dovessero presentare in questo periodo natalizio. Il nostro sistema di antenne è mobilitato per recepire qualsiasi richiesta».
IL PORTICO
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blocknotes IN CARITAS
La distribuzione dei generi alimentari La prima e fondamentale forma di assistenza per la Caritas diocesana è la distribuzione dei generi alimentari di prima necessità alle famiglie bisognose. «Più si avvicinano le feste – analizza Andrea Nicolotti, responsabile della raccolta alimentare – e più il problema dell'emergenza alimentare si fa sentire. Come è noto le feste sono anche un'occasione per pasti e pranzi in famiglia. E in una situazione di povertà estrema, questo problema diventa più evidente rispetto ad altri periodi dell'anno. In questa circostanza non viene a mancare la generosità di tanti che ci aiutano e che consentono di alleviare il problema della carenza di generi alimentari nelle famiglie». La generosità non è mai poca. E così si riesce ad aiutare un numero considerevole di persone. «In questo periodo – spiega Nicolotti – sono in corso le raccolte alimentari, ma non mancano i produttori che mettono a disposizione i propri beni alla nostra organizzazione. Accanto ad essi, ci sono anche i privati cittadini che si presentano al nostro centro con beni alimentari che poi distribuiamo alle circa 2.000 famiglie che assistiamo nella sola Area Vasta cagliaritana». Dal Centro di distribuzione, che a
Cagliari si trova in via Po, i beni alimentari prendono diverse strade. «La consegna dei diversi beni – dice Andrea Nicolotti – avviene fondamentalmente su quattro canali: la mensa, dove sono offerti quasi 600 pasti giornalieri, il sostegno diretto alle famiglie, la distribuzione attraverso le vaste reti parrocchiali e la forma emergenziale di distribuzione ai bisognosi. Quest'ultima è stata molto attiva in quest'ultimo periodo, in seguito all'alluvione che ha colpito la nostra isola. Come Caritas diocesana abbiamo svolto il nostro servizio nelle zone colpite, mettendo a disposizione diversi generi alimentari di prima necessità». La presenza della Caritas dunque è molto attiva e allo stesso tempo anche capillare. «Siamo infatti ponte tra chi ha la possibilità di condividere, non importa se poco o molto, e chi necessità di questa condivisione», conclude Nicolotti. Per eventuali donazioni alimentari, non importa se privati cittadini o produttori, è possibile contattare Andrea Nicolotti al numero telefonico 3924394684.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)
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dal Vangelo secondo Matteo
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osì fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Mt 1, 18-24
DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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rmai in prossimità del Natale la liturgia ci propone l’annuncio fatto a Giuseppe riguardo al nascita di quello che sarebbe stato suo figlio. Sebbene sia più conosciuto il brano, presente nel vangelo di Luca, dell’annunciazione a Maria da parte dell’angelo Gabriele questo brano è più esplicito riguardo quella che sarà la missione di Gesù. L’angelo Gabriele aveva detto che a Maria che Gesù sarebbe stato grande e sarebbe stato chiamato “Figlio dell'Altissimo” e che avrebbe regnato sul trono di Davide, a Giuseppe viene detto anche che questo regno di Gesù è finalizzato alla salvezza del suo popolo, una salvezza non dall’oppressore romano ma dai suoi peccati. Lo stesso nome “Gesù” deriva dal verbo ebraico che significa “salvare”. Sebbene nel nostro brano venga proposto un dialogo tra l’angelo e Giuseppe bisogna notare come vengano nominati i personaggi: il primo è Gesù, è di lui che si parla qui (“Così fu generato Gesù Cristo”) così come in tutto il vangelo, poi
Maria e quindi Giuseppe a seguire lo Spirito Santo e l’angelo del Signore (colui che porta il messaggio di Dio stesso), la Sacra famiglia, composta da tre elementi, fa da interlocutore della stessa Trinità che la protegge e le indica la strada, ma che soprattutto si rende partecipe, attraverso l’incarnazione del Figlio, della stessa vita umana. Il titolo di “Giusto” attribuito a Giuseppe è un riconoscimento di altissimo valore, perché nella Bibbia viene usato con estrema parsimonia, nel vangelo di Matteo compare solo tre volte: nel nostro brano, in 23,35 in riferimento ad Abele e in 27,19 riferito a Gesù stesso. Il giusto per la Bibbia è colui che si lascia plasmare dalla volontà del Signore e la mette in pratica, nei vangeli questo significato verrà precisato ulteriormente come “diventare testimoni dell’amore del Signore”: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34) sebbene si debba evitare il possibile rischio di distinguere troppo nettamente questo “nuovo co-
mandamento” dal “seguire la volontà di Dio”, nel vangelo troviamo infatti anche: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). Giuseppe è tutto questo: ha amato Maria tanto da volerla proteggere anche quando non capiva cosa stesse succedendo (“poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”) ma, allo stesso tempo, ricevuta e compresa la parola di Dio non ha perso tempo e l’ha subito messa in pratica: “Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” e ancora, più tardi: “Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto” (Mt 2,1314). I vangeli non ci riportano neppure una parola di Giuseppe, non ne hanno al-
cun bisogno, perché ci mostrano con estrema chiarezza che a lui basta che a parlare sia Dio, la sua parte è quella di corrispondere a quella parola mettendola in pratica. Ancora una volta, come abbiamo già notato commentando il vangelo di domenica scorsa, Matteo tiene particolarmente a mostrare come quanto sta avvenendo sia la realizzazione di una promessa fatta ai profeti e sia quindi volontà di Dio finalizzata alla salvezza, per questa ragione inserisce la citazione di Isaia (7,14). Questo nome “Emanuele” risulta sorprendente a prima vista perché non è questo il nome con cui Gesù sarà ricordato, non di meno bisogna ricordare che nella Bibbia i nomi esprimono una missione, e se la missione di Gesù era quella di “salvare il suo popolo”, non si può negare che questa missione venga realizzata essendo “Dio con noi”, stando in mezzo a noi, per tutta la sua vita terrena, e a anche oltre come ci ricorda l’ultimo versetto del vangelo di Matteo: “[Gesù disse:] «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»” (Mt 28,20).
“SE LA FEDE NON È UNA, NON È FEDE” Papa Francesco nella Lumen fidei, fa notare come nella trasmissione della fede oltre al Credo sono essenziali anche il Padre nostro e il Decalogo. Nella preghiera del Signore «il cristiano impara a condividere la stessa esperienza spirituale di Cristo e incomincia a vedere con gli occhi di Cristo. A partire da Colui che è Luce da Luce, dal Figlio Unigenito del Padre, conosciamo Dio anche noi e possiamo accendere in altri il desiderio di avvicinarsi a Lui» (LF, 46). Il Decalogo «non è un insieme di precetti negativi, ma di indicazioni concrete per uscire dal deserto dell’ "io" autoreferenziale, chiuso in se stesso, ed entrare in dialogo con Dio, lasciandosi abbracciare dalla sua misericordia per portare la sua misericordia» (ibidem). L’enciclica riprende poi un’espressione di San Leone Magno, «se la fede non è una, non è fede», per ricordare l’importanza dell’unità della fede: «l’esperienza dell’amore ci dice che proprio nell’amore è possibile avere una visione comune, che in esso
impariamo a vedere la realtà con gli occhi dell’altro, e che ciò non ci impoverisce, ma arricchisce il nostro sguardo. L’amore vero, a misura dell’amore divino, esige la verità e nello sguardo comune della verità, che è Gesù Cristo, diventa saldo e profondo. Questa è anche la gioia della fede, l’unità di visione in un solo corpo e in un solo spirito» (LF, 47). La fede è in primo luogo “una” «per l’unità del Dio conosciuto e confessato» (ibidem) ed inoltre «perché si rivolge all’unico Signore, alla vita di Gesù, alla sua storia concreta che condivide con noi» (ibidem). L’unicità della fede «passa sempre per il punto concreto dell’Incarnazione, senza superare mai la carne e la storia di Cristo, dal momento che Dio si è voluto rivelare pienamente in essa» (ibidem). È poi nell’unico soggetto che è la Chiesa che i credenti possono ricevere uno sguardo comune per interpretare l’intera realtà. Questa fede che viene intesa come “una” deve essere tra-
smessa e testimoniata nella sua purezza e integrità. Se si negasse anche uno solo degli articoli di fede si romperebbe l’armonia dell’insieme e non ci sarebbe più una trasmissione integra del messaggio cristiano. Papa Francesco mostra in questo senso come «in quanto l’unità della fede è l’unità della Chiesa, togliere qualcosa alla fede è togliere qualcosa alla verità della comunione» (LF, 48). In conclusione dobbiamo poi notare come affinchè l’unità della fede si potesse perpetuare nel tempo in modo sicuro il Signore fece dono alla Chiesa della successione apostolica: «per suo tramite, risulta garantita la continuità della memoria della Chiesa ed è possibile attingere con certezza alla fonte pura da cui la fede sorge. La garanzia della connessione con l’origine è data dunque da persone vive, e ciò corrisponde alla fede viva che la Chiesa trasmette. Essa poggia sulla fedeltà dei testimoni che sono stati scelti dal Signore per tale compito» (ibidem). di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
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Il convegno promosso dall’Ufficio Famiglia
temere ...
Nella Chiesa nessuno è straniero TONINO E STEFANIA VANALI
E
RISCRITTURE
GIUSEPPE, L’UOMO NUOVO San Giuseppe viene presentato come “uomo giusto” (Mt 1,19), fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà. Per questo entra nel mistero dell’Incarnazione dopo che un angelo del Signore, apparsogli in sogno, gli annuncia: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Abbandonato il pensiero di ripudiare in segreto Maria, egli la prende con sé, perché ora i suoi occhi vedono in lei l’opera di Dio. Sant’Ambrogio commenta che “in Giuseppe ci fu l’amabilità e la figura del giusto, per rendere più degna la sua qualità di testimone” (Exp. Ev. sec. Lucam II, 5: CCL 14,32-33). Egli – prosegue Ambrogio – “non avrebbe potuto contaminare il tempio dello Spirito Santo, la
Madre del Signore, il grembo fecondato dal mistero” (ibid., II, 6: CCL 14,33). Pur avendo provato turbamento, Giuseppe agisce “come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”, certo di compiere la cosa giusta. Anche mettendo il nome di “Gesù” a quel Bambino che regge tutto l’universo, egli si colloca nella schiera dei servitori umili e fedeli, simile agli angeli e ai profeti, simile ai martiri e agli apostoli – come cantano antichi inni orientali. San Giuseppe annuncia i prodigi del Signore, testimoniando la verginità di Maria, l’azione gratuita di Dio, e custodendo la vita terrena del Messia. Veneriamo dunque il padre legale di Gesù (cfr CCC, 532), perché in lui si profila l’uomo nuovo, che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto, ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Colui che avvera le profezie e apre il tempo della salvezza. Benedetto XVI - Angelus 19 dicembre 2010
ra la prima volta che l’Ufficio Famiglia proponeva un convegno sulla problematica delle relazioni ferite. Il titolo “Una luce di speranza per le famiglie ferite”, dice bene il taglio dell’incontro. Un’amica, nel salutarci, ha detto: ”un bel convegno rappresentativo della realtà”. Ha iniziato don Massimo Alemanno che si è chiesto “quale modello di famiglia oggi?”: il 45% dei matrimoni è di rito civile, certo non significa che in essi non ci sia la verità dell’amore, perché il “per sempre” non è solo dell’amore cristiano ma dell’amore in sé. Aumentano le convivenze, siamo al 25%, sia come scelta di vita finché funziona, sia come pre–matrimonio. L’uomo d’oggi fatica ad amare, perché spesso ha il cuore modellato sull’usa e getta, mentre l’amore è accogliere l’altro nel suo divenire giorno per giorno. Ma c’è anche chi cerca una relazione duratura, fatta di dono e anche d’altruismo, perché l’uomo intimamente è immagine di Dio che è Amore. La realtà si è resa più concreta nelle testimonianze successive. Corrado e Paola, responsabili nazionali di “Retrouvaille Italia”, ci hanno raccontato la profonda crisi nella quale era caduta la loro relazione e come, grazie all’esperienza di “Retrouvaille” (in francese “ritrovarsi”), sia apparsa loro una luce di speranza che hanno seguito con fiducia e forza di volontà sino a ricostruire pezzo per pezzo la loro relazione, a recuperare il loro amore, a riscoprirne il perché e uscire dal buio più forti di prima e aggiungeremmo “più sposi di prima”. Daniela e Roberto hanno parlato del crollo dei loro matrimoni, del-
la sofferenza per la difficoltà ad accoglierli mostrata dalla comunità come divorziati risposati. Poi si sono affacciati a un’altra comunità e hanno trovato: “un porto sicuro, una comunità che ci ha accolto, ci ha fatto capire che Dio ci ama lo stesso e che c’era un posto per noi”, e anche qui dobbiamo aggiungere “perché nella Chiesa nessuno è straniero”. Certo è rimasta la sofferenza di non potersi accostare alla comunione eucaristica e di non poter avere l’assoluzione, ma Daniela e Roberto hanno accolto con fede e rispetto questa loro condizione e grazie a una comunità che è stata per loro vera luce di speranza, è più sereno il loro animo quando con le bambine entrano in chiesa, per partecipare alla messa e cibarsi di quella “comunione spirituale “ che è per tutti i figli di Dio. Teresa, invece, ci ha raccontato il lungo cammino di riflessione e di fede che l’ha condotta al “perdono” dato “per dono”, a se stessa e al marito, e alla scelta di restare fedele al sacramento, in una società che ti dice che se il matrimonio va in crisi è lecito guardarsi subito intorno. Non ha disconosciuto le sue responsabilità ammettendo che col marito sono stati incapaci di vivere la logica del noi, di mettere al primo posto la relazione e di riconoscere il progetto di Dio su di loro. Come ha detto don Marco Orrù introducendo i lavori del convegno: “Una serata importante per il cammino della Chiesa, per i cristiani, per chi si ritrova a rileggere la propria vita davanti ad eventuali sofferenze nella propria esperienza matrimoniale, nell’ipotesi di capire meglio come la Chiesa può accompagnare queste realtà”.
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
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LETTERE A IL PORTICO Ci sono dei periodi dell’anno liturgico molto ricchi di cerimonie religiose e di iniziative finalizzate alla riscoperta di una più intensa spiritualità. Ma l’esperienza del trascendente deve essere limitata solo a queste circostanze? La risposta è nella parrocchia di San Benedetto, nella persona del suo Parroco, don Massimo Noli, che dal suo insediamento, tra le tante iniziative intraprese, ha promosso un’adorazione eucaristica che si svolge ogni martedì dalle 20 in poi nella chiesa di Santa Lucia. Questa celebrazione nata quasi in sordina e, seguita, dapprima, solo da uno sparuto gruppo di fedeli, è diventata popolata, con persone che arrivano anche da altre parrocchie e dall’hinterland: ci sono adulti, giovani, perfino famigliole con bambini che, inaspettatamente, seguono con partecipazione la
In onda su Radio Kalaritana
funzione religiosa. Tutto ciò soddisfa l’esigenza di chi cerca conforto nella fede, abbandonandosi a Dio nella preghiera. Non c’è alcun sofisma o stranezza in questo fervore: è una preghiera semplice ed efficace che penetra nei cuori di ciascuno sostituendovi ansie ed angosce quotidiane. In questo Anno della Fede tanta devozione ben si confà all’invito alla preghiera di Papa Francesco, che Don Massimo già da tempo aveva attuato. Le parole sono inadeguate a descrivere l’atmosfera di preghiera che si vive durante le adorazioni del martedì. Si deve stare davanti al Santissimo ora custodito in un nuovo prezioso Ostensorio, cesellato ad arte, per la gloria di Dio, che sembra voler raccogliere in se tutti i fedeli che a Lui si affidano con tanta speranza... E allora “Venite adoremus” A.P.
Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese di Sarroch e Villa San Pietro (Terenzio Puddu) Domenica 22 dicembre ore 18.10 Lunedì 23 dicembre ore 8.30 Oggi parliamo di… comunicazione I simboli del Natale (Simone Bellisai) Martedì 24 dicembre ore 19.10 Mercoledì 25 dicembre ore 8.30
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
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Solo qualche cifra in milioni: 8, quelli richiesti ai produttori del film per riavere l' attrice che interpreta la protagonista Katniss (per il primo film aveva ricevuto “solo” 400 mila dollari); 357, quelli incassati dal film nelle sale americane; 7 invece da quelle italiane. Tre numeri che spaventano, nel bene e nel male. La saga filmica di Hunger Games, tratta dai fortunatissimi libri di Suzanne Collins, cavalca l'onda del successo e procede con il sequel“La ragazza di fuoco”, titolo dalla doppia valenza in questo 2013 dove la parola chiave del successo ha avuto un solo nome, il suo: Jennifer Lawrence. 23 anni, Oscar come attrice protagonista a febbriaio e infiniti apprezzamenti: dalla critica al pubblico, dai giovani agli adulti, dalla rete alle tv. Il fenomeno Katniss nell' America postapocalittica di questa storia corre in un binario parallelo a quello di Jennifer nel pianeta terra: un treno inarrestabile, che accompagna la vincitrice lungo una serie di festeggiamenti e corteggiamenti da far perdere la testa a chiunque. E invece la ragazza di fuoco, che deve essere eliminata attraverso una nuova edizione dei Giochi, non si fa intimidire e affronta con coraggio tutte le sfide, consapevole di essere il simbolo di una libertà che i distretti di Panem cercano da anni, ma ritrovandosi allo stesso tempo protagonista di un'altra guerra, quella del cuore. In un modo molto simile l'attrice del Kentucky gestisce le vittorie, che arrivano tanto inaspettate quanto meritate, con quella bravura innata propria di chi fa ciò che è nato per fare, rimanendo però fortemente appigliata alla famiglia per non cedere al capogiro della fama. Con tutti i falsi miti che popolano il nostro mondo non è proprio il caso di idolatrare un'altra fortunata ragazza che diventa improvvisamente 'qualcuno'; ma rispetto a molti altri miti
L’ora di Nicodemo La Chiesa celebra la liturgia: quale partecipazione? (Relazione di Ildebrando Scicolone – Liturgista) Mercoledì 25 dicembre 21.30
Jennifer Lawrence nel secondo film tratto dai libri di Suzanne Collins
Un nuovo capitolo della saga di Hunger Games VALERIA USALA
d'oggi, la sua dedizione nel lavoro e il rapporto genuino con la fama sono senz'altro da ammirare come buoni presupposti di una lunga strada che ha appena cominciato a percorrere. In questo secondo capitolo di una trilogia (il terzo, in uscita nel 2014 e 2015 in italia, sarà diviso in due film) le due ore e mezzo passano in fretta perchè contengono tutto il necessario per raggiungere due obbiettivi fondamentali: far tornare al cinema appassionati e non, ma sopratutto preparare alla battaglia finale, che già dal titolo “Il canto della rivolta” preannuncia un epilogo epico e si spera anche più coinvolgente dei precedenti. I numeri di questa pellicola sono spaventosi, abbiamo detto, nel bene e nel male. Il bene è facile da trovare, e sta nella riuscita di una storia scritta per essere letta prima che vista sullo schermo, mantenendo la soddisfazione dei lettori più o meno sopra la media e tagliando davvero l'indispensabile dal testo di partenza, in modo da rendere in
maniera fedele la suspence e la crudezza (limitata) di alcuni momenti chiave. Ma sopratutto questo film ha avuto la fortuna di ritrovare una protagonista donna, giovane, con qualche dubbio sentimentale e coinvolta in qualcosa di più grande, che almeno non cade nei clichè ridicolizzando le emozioni e i giovani di tutto il mondo come ha fatto la saga Twilight negli anni precedenti. E questo grazie a Jennifer Lawrence e agli 8 milioni di ingaggio, che sono veramente troppi, ma almeno sono stati spesi bene. Lo spavento più preoccupante invece lo danno le altre due cifre, quelle degli incassi, in particolare in Italia. Il film è in sala da quasi un mese, e ha guadagnato fino ad ora 7 milioni di euro: se lo paragoniamo al secondo capitolo della saga della Meyer di quattro anni fa ne mancherebbero altri 9 per raggiungerlo; se invece azzardiamo il confronto con una pellicola made in Italy come Sole a catinelle il divario è addirittura sette volte maggiore (51 milioni in tutto).
Oggi parliamo con… Francesco Birocchi (Emittenza radiotelevisiva sarda) Sabato 28 dicembre 19.10 Domenica 29 dicembre ore 10.30 Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal Lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 / 13.30 Lampada ai miei passi (23-30 dicembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Walter Onano Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / 21.00 Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00
Sono solo numeri, ovviamente, ma una riflessione è necessaria. Un film a medio-alto budget (per l'Italia ovviamente), con una storia che fotografa il presente, linearissima e semplicissima, basata su qualche battuta infelice ma non eccessivamente volgare e una persona che inventa il personaggio di se stesso prendendosi in giro e sotto sotto prendendoci in giro un po' tutti, guadagna sette volte più di un film ad altissimo, inarrivabile budget come Hunger Games, con una storia ambientata nel futuro, lineare ma fortemente critica sotto la superficie di un sistema che ha deragliato, quasi ad avvertire il nostro che rischia di fare la stessa fine, basato su un'attrice che ha vinto il premio di recitazione più prestigioso del mondo e potrebbe essere la figlia di Checco Zalone. Il punto forse non è vedere quale sia il film migliore, o comparare la riuscita di due film diversissimi tra loro che comunque in patria hanno spopolato, ma piuttosto chiedersi se la gente sia stanca di vedere crisi e catastrofi e preferisca invece farsi una bella risata e non pensare a niente. Sono due modi di vedere il cinema, e forse ci stanno bene entrambi. L' augurio è, dato che l'America riesce a sfornare di continuo film soddisfacenti di tutti i generi, che prima o poi anche il cinema italiano sia in grado di garantire almeno la metà della produttività a tutto tondo che ha il resto del pianeta. Giusto per non sentirsi in colpa quando, volendo andare al cinema per vedere qualcosa di spettacolare si sappia già che, purtroppo, non sarà fatto 'in casa'.
IL PORTICO DI CAGLIARI
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IL PORTICO
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Buoncammino. La testimonianza di Padre Massimiliano Sira cappellano del carcere cagliaritano.
Il Natale cristiano è un’occasione importante per portare speranza tra le mura del carcere La Messa presieduta da Mons. Miglio e la fiaccolata “Stella di Natale a Buoncammino” sono alcune delle iniziative per il Natale P. MASSIMILIANO SIRA
ofm capp.
EL SUO RECENTE incontro con i cappellani delle carceri Papa Francesco ha pronunciato queste parole: «prego anche per voi Cappellani, per il vostro ministero, che non è facile, è molto impegnativo e molto importante, perché esprime una delle opere di misericordia; rende visibile la presenza del Signore nel carcere, nella cella. Voi siete segno della vicinanza di Cristo a questi fratelli che hanno bisogno di speranza». Scopro questi pensieri come sempre più veri nel ministero che sono chiamato a svolgere da quasi sette anni come Cappellano della Casa Circondariale di Cagliari, conosciuta col nome di Buoncammino. Nel mio ministero nei luoghi di detenzione incontro fratelli e sorelle che spesso hanno smarrito il senso del loro essere persone umane e questo a causa di scelte sbagliate. La vita che ora conducono in carcere non li aiuta a scorgere una nuova possibilità se non sono aiutati a guardare alla loro esistenza con occhi diversi, nuovi. Ciò può avvenire, anche se con molta fatica e pazienza, in un cammino
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che è fatto di gesti, parole e passa anche attraverso sconfitte e delusioni. È necessario cercare di portare queste persone nelle vie del Vangelo, si tratta di essere fedeli alla loro vita e capire il loro cuore, arrivando laddove ti è permesso. Tutto questo aiuta a ricostruire la loro umanità per rimetterli in cammino dentro la loro storia, che è segnata da ferite ma che può essere guarita dall’incontro con il Cristo Salvatore. Il Natale è certamente una grande occasione per dare un segno concreto di speranza a questi fratelli e sorelle. I carcerati sono aiutati a riscoprire questa speranza che ha il volto e il nome del Signore Gesù attraverso le catechesi settimanali, la celebrazione della Messa, la con-
fessione e i colloqui personali. Tutte queste attività nel tempo di Avvento vengono svolte ancora con maggiore intensità. Sappiamo che le festività sono occasione per condividere con le persone care dei momenti importanti, per rinsaldare dei rapporti di affetto e di amicizia, e l’essere privati di questo per i detenuti è una prova molto dura. Per me è il settimo Natale che condivido con i carcerati e so che per loro questo tempo è difficile. Loro magari attendono un sospirato permesso premio che diventa un’occasione molto bella per alcuni di incontrare le persone che amano, mentre per altri la mancata concessione di questa opportunità rap-
presenta un’ulteriore frustrazione. Durante il periodo natalizio avremo l’occasione di avere presente in mezzo a noi l’Arcivescovo che celebrerà la S. Messa. I carcerati ricevono poi anche dei piccoli doni che nella loro semplicità sono un segno che ricorda la vicinanza di Dio nei loro confronti. Un altro appuntamento molto atteso è quello della fiaccolata “Stella di Natale del Buoncammino”, dove un comitato spontaneo di cittadini e associazioni di volontariato promuove un momento di fraternità e solidarietà in unione ai fratelli e sorelle detenuti e alle loro famiglie. Questa occasione permette di coinvolgere attivamente anche i detenuti, per esempio per mezzo di una
preghiera, una lettura o una poesia. Anche questo è un segno di speranza per loro, li aiuta a non sentirsi soli, a saper guardare “oltre” le sbarre, quelle alte mura di cinta, probabilmente abitate per l’ultimo Natale. Insieme ai carcerati dobbiamo ricordare anche il Natale dei fratelli e sorelle della Polizia Penitenziaria, che anche quest’anno, come tanti altri, vivranno il delicato impegno di far rispettare le regole e garantire la sicurezza. Anche le storie personali degli agenti si intrecciano a quelle di chi ha sbagliato. Questo è il Natale che vivo fra le mura della casa circondariale, accanto anche ad altri fratelli volontari che regalano il loro tempo ai carcerati. È una “Betlemme” un po’ speciale, che soffre, cerca, spera, rifiuta, accoglie, e dove anche quest’anno il Signore nascerà per vivere ancora in mezzo a noi. Voglio aggiungere infine un pensiero rivolto ai detenuti: Buon Natale, fratelli e sorelle prediletti di Buoncammino; il dono di questi giorni sia accolto dal vostro cuore e dalla vostra vita come occasione per riscoprire l’Amore del Signore Gesù per voi. Possiate trovare in Betlemme il luogo del vostro ristoro, del vostro riposo, per proseguire con più forza e verità il viaggio della vostra vita; possiate avere occasione da questo Natale per riflettere, meditare, ricordare, rinfrancarvi, contemplare e stare in silenzio e poi essere voce dell’Amore che non vi lascerà comunque soli e vi sprona a ricominciare sempre.
Il vero spirito del Natale insegna la condivisione Gli auguri dal Brasile di don Gabriele Casu arissimi Amici della Missione! Il Natale si avvicina e come sempre i più nobili sentimenti affollano la nostra mente. Sono desideri di pace, di amicizia, di fratellanza. Sono sentimenti che esprimono la nostra fede semplice. Questo è il mio ottavo Natale in Brasile! Gli anni passano veloci, le avventure, le sfide e le conquiste si moltiplicano nella misura in cui consegniamo nelle mani di Gesù i pochi pani che abbiamo perché Lui possa realizzare attraverso di noi il miracolo della Condivisione! Il Natale è sempre festa della condivisione! Natale è Dio che si fa vicino. Quante volte cantiamo “Dio si è fatto come noi, per farci come Lui”... Lo scambio dei doni che caratterizza il Natale vuole manifestare questa realtà di un Dio che si fa dono, di un Dio che si offre a ciascuno di noi! L’opera iniziata da Maria Leo aViana
C
continua il suo percorso, oltre cento bambini partecipano alle diverse attività educative. Siamo certi che quello che noi possiamo fare è solo una goccia di fronte all’oceano di bisogni e povertà che ancora affliggono questa terra. Ma noi continuiamo a fare la nostra parte con impegno e soprattutto col sorriso. Il vostro sostegno c’è di grandissimo aiuto in quelle che sono le nostre attività quotidiane e ci permette di garantire ai bambini una certa costanza nella realizzazione delle stesse. Nel mese di agosto scorso abbiamo ricevuto un bellissimo regalo: la visita di Monsignor Arrigo Miglio insieme a diversi sacerdoti e a circa quaranta giovani della nostra Diocesi i quali hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù che si è realizzata a Rio de Janeiro. La visita dei sardi e dell’Arcivescovo a Viana è stata ricca di momenti di emozioni e
Don Gabriele insieme al gruppo di Cagliari in visita a Viana (foto A. Orsini).
di gioia! Sono stati quattro giorni intensi che hanno stretto ancora di più il legame di comunione e solidarietà che unisce la Chiesa di Cagliari a quella diViana. Monsignor Miglio e i giovani di Cagliari hanno avuto la gioia di conoscere l’opera di Maria Leo e l'attività che l’Associazione filantropica Casa Linda ha ricevuto in eredità e che porta avanti da circa cinque anni. Molti giovani della Diocesi di Cagliari, grazie allo stimolo di Monsignor Miglio, si sono prodigati
per raccogliere fondi e così poter donare ai bambini di Viana una ludoteca. Continua l’opera di rinnovamento strutturale oltre a quella pastorale della parrocchia ove, si sono appena conclusi i festeggiamenti per la patrona Nossa Senhora de Nazareth in particolare il Cirio che, coinvolge tutti gli strati sociali della città per una settimana e, ha visto la partecipazione di diverse migliaia di persone oltre ad una nutrita presenza di devoti
provenienti dalla città di Belem dello stato del Parà a nord del Brasile ove, è nata e si sviluppa la devozione alla Madonna, con il titolo appunto di Nossa Senhora de Nazareth. A tutte e tutti voi rivolgo i miei più sinceri auguri di Buon Natale. Sappiate che i bambini di Viana non potranno mai ringraziarVi personalmente per quello che fate ma Dio che tutto vede e tutto conosce, provvederà! Buon Natale e Felice 2014! Don Gabriele Casu
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi MONSERRATO
Visita dell’Arcivescovo al Policlinico Monsignor Arrigo Miglio, ha visitato i nuovi reparti di Ostetricia e di neonatologia del Blocco Q del Policlinico a Monserrato. L’Arcivescovo era accompagnato dal direttore generale, Ennio Filigheddu, dal cappellano del Policlinico, pa-
Appuntamenti. Sabato 21 la XXVII Marcia della Pace fa tappa a Terralba.
Un’occasione per evidenziare gli esempi positivi della nostra Isola Promossa dalla Diocesi di Ales - Terralba la Marcia avrà come ospite don Luigi Ciotti. Una giornata per sensibilizzare anche i giovani delle scuole. FRANCESCO ARESU
dre Giuseppe Carrucciu, da Michele Cossa, dal vicepresidente del Consiglio regionale, dal rettore dell’ateneo cagliaritano, il professore Giovanni Melis, e da padre Giovanni Atzori, provinciale dei Cappuccini. Nella cappella del Presidio sanitario monsignor Miglio ha presieduto la Messa in occasione della solennità dell'Immacolata Concezione, patrona del Policlinico e dell'Università di Cagliari, ed al termine ha benedetto le donne in attesa, le neo mamme ed i bambini ricoverati. Nel corso della visita alla struttura è nato un bambino: monsignor Miglio si è subito voluto interessare delle condizioni di madre e figlio.
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N'EDIZIONE con un forte valore simbolico, con Terralba sede dell'evento e, per una giornata, perno del mondo del volontariato e dell'impegno sociale regionale, a un mese dalla terribile alluvione che tanti danni ha provocato nella cittadina dell'Oristanese. Sabato 21 dicembre è in programma la ventisettesima edizione della “Marcia della Pace” promossa dalla diocesi di Ales-Terralba, ormai divenuta un appuntamento di carattere regionale. Al centro della manifestazione (intitolata “Per i giovani costruttori di pace, lavoro e solidarietà”) i temi del lavoro e disoccupazione giovanile, problematiche di stretta attualità per la Sardegna. Non a caso, visti i temi in esame, don Luigi Ciotti – fondatore dell'associazione “Libera” – sarà l'ospite d'onore della manifestazione, presieduta da Mons. Giovanni Dettori (Vescovo di Ales-Terralba), Mons. Arrigo Miglio (Arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza
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Monsignor Arrigo Miglio presenta la XXVII Marcia per la Pace.
Episcopale Sarda) e Mons. Giovanni Paolo Zedda (Vescovo di Iglesias e Vescovo delegato per la Caritas e la Pastorale del Lavoro regionale). A ispirare il comitato promotore dell'evento sono state le parole dette da Papa Francesco durante la sua visita nell'isola, con quel grido “Lavoro, lavoro, lavoro” da lui pronunciato durante l'incontro con i lavoratori. «Il Papa è venuto qui parlando di lavoro», ha spiegato don Angelo Pittau, presidente del comitato promotore, nella conferenza stampa di presentazione. «Questa vuole essere una risposta
alle sue aspettative, sebbene le statistiche parlino di una situazione drammatica con due generazioni di giovani che vengono scartate, come dice il Papa. La marcia (circa due chilometri all'interno di Terralba, passando nelle zone più colpite dall'alluvione, n.d.r.) è un richiamo alle istituzioni, politiche ed ecclesiali, perché la nostra responsabilità verso i giovani è quella di creare loro un futuro». Dello stesso avviso anche Mons. Miglio: «La Marcia è l'occasione per mettere davanti agli occhi dell'isola alcuni esempi positivi, per uscire da questo senso di scorag-
giamento. Il lavoro manca, ma ci sono alcune iniziative che funzionano come il Progetto Policoro che, nel suo piccolo, crea lavoro dove non c'è». L'Arcivescovo si è poi soffermato sul messaggio di Papa Francesco per la quarantasettesima Giornata mondiale della Pace, dal titolo “Fraternità, fondamento e via per la pace”. «Fraternità significa superare egoismo e invidie, senza vivere un perenne clima di conflitto. In più essa “aiuta a custodire e coltivare la natura”: nella nostra isola il settore agricolo non riesce a esprimere tutte le sue potenzialità. Non sottovalutiamo il primario, settore nobile che dà la possibilità di migliorare la qualità della vita». Giampaolo Farru, presidente del CSV Sardegna Solidale, ha quindi illustrato il progetto “Scuola e Volontariato”, che ha visto protagonisti una cinquantina di istituti superiori sardi per promuovere il volontariato e stimolare nei giovani la cultura della solidarietà. «I giovani devono essere protagonisti: per questo sabato mattinaquesti ragazzi si incontreranno presso l'istituto superiore di Terralba, insieme a don Ciotti, per condividere le proprie esperienze». Il sindaco di Terralba Pier Paolo Piras, infine, ha lodato l'impegno dei giovani volontari, apprezzato durante i difficili giorni dell'alluvione: «Bisogna operare per costruire la pace. Lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, grazie ai tanti giovani che si sono messi a disposizione dell'altro senza alcun corrispettivo».
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
Arte e Fede. Dopo i lavori di restauro l’antica scultura è oggi nella sua chiesa.
Il crocifisso di Sant’Agostino è tornato finalmente nella sua casa Grazie alla collaborazione con la Soprintendenza, lo storico simbolo della fede cristiana è stato riposizionato nella splendida chiesa della Marina I. P. OPO TANTO tempo ha fatto ritorno a casa. Il crocifisso di Sant’Agostino dallo scorso 7 dicembre è stato riposizionato nella centralissima chiesa della Marina. Il Crocifisso di S. Agostino databile al XVI secolo, opera di un artefice locale. È presumibile che l’opera fosse stata commissionata per il S. Agostino vecchio e poi trasferito, alla fine del Cinquecento, insieme ad altri arredi nel nuovo edificio, voluto dal re Filippo II, dentro la cinta muraria cittadina. Non si conosce l’ubicazione originaria del Crocifisso all’interno del nuovo tempio, tuttavia le staffe di metallo murate nell’edicola del primo altare a destra della navata e la testimonianza diretta di alcuni abitanti del quartiere della Marina ci assicurano che, almeno fino alla prima metà del secolo scorso, questa era la sua più recente collocazione. Con la chiusura della chiesa al culto, dopo i cruenti bombardamenti sulla città avvenuti nel 1943, è seguita anche la diaspora di numerosi arredi e del Crocifisso: alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso fu, infatti, trasferito nella nuova parrocchia cittadina dei SS. Pietro e Paolo dove è stato custodito per quarant’anni. Trasferito temporaneamente nei locali del Seminario diocesa-
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Il crocifisso a Sant’Agostino; sotto l’interno della chiesa della Marina.
no è stato sottoposto ad un intervento di restauro finché nel 2004, in occasione della riconsacrazione della basilica paleocristiana di S. Saturnino, è stato collocato nell’abside della stessa. Il 7 dicembre, vigilia della solennità dell’Immacolata Concezione, la scultura è stata riportata nella sua chiesa storica, dove potrà essere venerata, ammirata e contemplata. Con il riposizionamento del Crocifisso si è proceduto anche a restaurare le tempere murali del suo altare.
Un trasferimento reso possibile grazie alla fattiva e indispensabile collaborazione con la Soprintendenza di Cagliari. La chiesa di Sant’Agostino è meta continua di persone che la visitano tutto l’anno. Dopo anni di abbandono Dal 1978 la chiesa è nuovamente aperta al culto e interessata da lavori di restauro che stanno lentamente restituendo al tempio il decoro originario. Scavi archeologici hanno inoltre permesso il rinvenimento di resti di edifici d’età romana e alto me-
dievale sotto il pavimento del braccio sinistro del transetto. La facciata est, sulla via Baylle, si presenta molto semplice, a terminale piatto con il portale ad arco a tutto sesto inquadrato da una pregevole cornice classicista retta da paraste. Sopra il portale si apre un finestrone rettangolare. L'interno ha una pianta a croce greca, navata unica e volta a botte impostata su trabeazione decorata a dentelli. Il braccio est risulta un po' più lungo degli altri tre e presenta, sopra l'ingresso, una cantoria retta da un arco ribassato. Ai lati si trovano alcuni altari, ospitati in nicchie e edicole incorniciate da lesene e sormontate da timpani. All'incrocio della navata con il transetto si eleva una cupola emisferica, impostata su una cornice dentellata che si raccorda al tamburo quadrangolare tramite pennacchi conici. Il presbiterio ha la volta a botte decorata a cassettoni e rosette di gusto classicista. L'imponente altare maggiore, in stile barocco, è in legni policromi, particolarmente ricco di dorature, così come la statua del titolare, risalente al XVI secolo. Ora la splendida chiesa di Sant’Agostino ha nuovamente l’antico crocifisso che è dunque tornato nella sua sede.
IL PORTICO
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brevi SAN PIETRO PIRRI
Vendita di beneficienza a favore degli alluvionati I ragazzi dell’ Oratorio San Pietro Pirri, in occasione delle festività natalizie, hanno organizzato un vendita di beneficienza in favore dell’ Oratorio della Parrocchia Nostra Signora degli Angeli, colpito come tutta la comunità di Torpè dalla terribile alluvione del 18 Novembre scorso. Sono stati realizzati 35 dol-
ci a forma di albero di Natale ( gli Alberelli dell’ Amicizia) e la loro vendita ha consentito di guadagnare 200 euro che serviranno ad aiutare l’Oratorio di Torpè a riprendere a pieno ritmo le proprie attività. In segno di amicizia e di vicinanza saranno donate anche 30 palle per l’addobbo dell’albero, decorate dagli stessi ragazzi, e caramelle e cioccolati per festeggiare idealmente insieme il Santo Natale.
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Sestu celebra la Santa Famiglia Sarà la parrocchia di San Giorgio a Sestu ad ospitare domenica 29 la festa della Sacra Famiglia. Alle 18 monsignor Arrigo Miglio presiederà la Santa Messa per le due comunità parrocchiali riunite per l’occasione. L’invito è esteso a tutte le famiglie del popoloso centro dell’hinterland che desiderano vivere un momento di fede e di condivisione, in un periodo dell’anno così particolare, come quello delle feste natalizie.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi A SAN GIOVANNI EVANGELISTA
Una mostra di presepi e la novena in limba Nel giorno della solennità dell’Immacolata nella Parrocchia di San Giovanni Evangelista a Pitz’e Serra a Quartu Sant’Elena, con l’inaugurazione della VIII Mostra di presepi, hanno preso avvio una serie di manifestazioni in preparazione al Natale. La Mostra di presepi da tutto il mondo, giunta all’VIII edizione,
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Sinnai. Arte e solidarietà si uniscono nelle iniziative proposte per il Natale.
“Una comunità molto ricca di storia, legatissima al proprio passato” Parla Gianluca Olla, presidente dell’associazione culturale “Sinnai e dintorni” che ha ideato e promosso l’iniziativa. Una mostra per ricordare le radici dei sinnaesi ENRICO MURGIA
forniti da diversi amatori e collezionisti organizzata dalla Parrocchia con il patrocinio del Comune di Quartu Sant’Elena e dalla Sezione di Quartu Sant’Elena è visitabile tutti i giorni, sino al 12 gennaio, dalle ore 17.00 alle ore 19.30. Altra iniziativa è il XVIII Concorso Parrocchiale preparando il Presepio “Tutti insieme verso il Bambino”, organizzato dall’Ufficio Parrocchiale Catechistico col quale sono coinvolti i bambini del catechismo e i parrocchiani che aderiranno. Un incaricato provvederà a visitare e fotografare i presepi iscritti che verranno esposti in una Mostra mentre ai partecipanti verrà data una pergamena. Terza iniziativa è “Sa Novena de Paschixedda”, giunta alla III edizione, in lingua sarda campidanese da lunedì 16 a martedì 24 dicembre alle 19.30 nella Cripta dell’erigenda Parrocchia di San Giovanni Evangelista. Vi prendono parte diversi artisti e gruppi folkloristici locali che, insieme al coro parrocchiale di San Giovanni Evangelista, animeranno il canto della novena
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A BELLEZZA È per entusia-
smare al lavoro, il lavoro è per risorgere» diceva Cyprian Norwid, noto poeta polacco, citato ampiamente nella lettera che nel 1999 il Beato Giovanni Paolo II scrisse agli artisti. Questa, un’espressione che idealmente raccorda, e raduna le forze. Occasionalmente, dice e racconta di chi nel proprio operato e nell’arte in genere, trova un modo unico di esprimersi. Così, per i prossimi da venerdì 20 a domenica 22, la piazza Chiesa e la piazza Municipio di Sinnai saranno scenario privilegiato della mostra che ospiterà diversi tra artisti, artigiani e hobbisti del territorio. «Ogni piccola comunità è fucina di creazioni. Il nostro paese ha radici risalenti a secoli fa; siamo una comunità molto ricca interiormente» dice Gianluca Olla, presidente dell’associazione culturale “Sinnai e dintorni” che ha ideato e promosso l’iniziativa. «Noi siamo l'apoteosi dell’omologazione al contrario. Ci piace infatti promuovere la persona, valorizzare tutto ciò che concorre a fare arte, rendendo visibili i talenti donati perché ciascuno a sua volta ne faccia dono alla comunità.» Una tre giorni, che nel periodo natalizio semplicemente motiva, concorrendo tra le tante manifestazio-
ni tipiche del periodo natalizio, a riaccendere la speranza, recuperando e partendo anzitutto da una sana fiducia in se stessi. «Siamo convinti che si debbano valorizzare le potenzialità, i talenti e le capacità di ciascuno, anche di chi per la prima volta si cimenta nell'esposizione dei propri lavori. Si tratta di un'opportunità bella e preziosa che noi, come associazione, offriamo a quanti con noi si sono messi in gioco» spiega ancora Olla. «I sogni hanno radici profonde e si tratta di sogni legati al benessere e alla felicità che ti può ritornare quintuplicata dal sorriso del tuo amico in difficoltà, sia che si tratti di una difficoltà oggettiva, finanziaria che una difficoltà legata alla vita, alle dure prove che la vita ti mette davanti per la tua crescita interiore ed evoluzione spirituale». Infatti, a precedere, però, nel richiamare la generosità e solidarietà di tutti, ancora un altro evento significativo per la comunità sinnaese. «Il prossimo 15 dicembre avremo ancora una mostra itinerante
tranquillo». Opportunità e occasioni in cui, grazie al contributo dell’associazione, ci si potrà concretamente ritrova, scoprendosi o magari riconoscersi membri appartenenti di una stessa comunità, camminando uniti verso un mondo più attento e partecipe, perché consapevole dell’unicità e irripetibilità che l’altro riserva.
di abiti vintage e retrò del novecento, “Ricordando il Novecento”, ideata e narrata interamente da una autrice che fa parte della nostra associazione» conclude Olla. «Lo scopo della serata sarà quello di raccogliere beni di prima necessità da devolvere alle famiglie bisognose del nostro paese, perché possano trascorrere un Natale diverso e più
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DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Sinnai. Conclusa la Missione popolare guidata per due settimane dai padri vincenziani.
Missione popolare a S. Isidoro: parrocchia famiglia di famiglie La comunità parrocchiale di Sant’ Isidoro ha vissuto l’esperienza della missione: “un’occasione per ascoltare insieme la proposta del Vangelo”. FABIO FIGUS I È CONCLUSA domenica scorsa, terza domenica di Avvento, la missione popolare nella parrocchia di Sant'Isidoro a Sinnai, tenuta dai missionari dell’ordine di S. Vincenzo, iniziata lo scorso 30 novembre e preceduta da una settimana di pre-missione con tre suore e tre laiche vincenziane. La comunità guidata dal parroco don Walter Onano si è dunque fermata in ascolto profondo dell'annuncio del Vangelo per proseguire quanto già fatto durante l'anno della Fede appena terminato. Sei sacerdoti missionari, padre Bruno Cogoni, coordinatore della missione, con padre Paolo Azara e padre Mario Beccone provenienti da Sassari che si sono occupati in modo particolare dei bambini e dei giovani, padre Biagio Falco da Napoli, padre Silvio Cannas da Torino e padre Claudio Farroni da Roma, per quindici giorni, hanno animato questa bella esperienza. È stata coinvolta tutta la comunità parrocchiale, dai più piccoli agli adulti. Quale è stata la reazione dei par-
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rocchiani alla proposta dei missionari? All’inizio un po’ di diffidenza, poi via via col passare dei giorni, curiosità ed entusiasmo sia tra i bambini e i ragazzi che tra gli adulti. Tutte le celebrazioni infatti sono state molto seguite. Buona la partecipazione nei centri d’ascolto e nelle messe celebrate nelle case dei malati e degli anziani. Imponente la presenza dei fedeli il giorno dell’inaugurazione alla presenza dell’Arcivescovo che ha celebrato il mandato ai missionari. Ma anche le altre celebrazioni comunitarie come la festa degli ammalati e della famiglia così come la conclusione, domenica mattina. Quali sono state le attività principali e le rispettive categorie a cui erano indirizzate. La missione è stata organizzata con il tema: “La Parrocchia: Famiglia di famiglie”, con uno schema che è risultato vincente, in
L’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali propone un breve corso per webmaster parrocchiali. - Destinatari e obiettivi Il corso, sotto la docenza di Simone Bellisai (Webdeveloper, giornalista pubblicista e blogger), è destinato a referenti parrocchiali che vogliano rinnovare o creare il sito web della propria parrocchia e curare la presenza nel web. Ai partecipanti sono richieste nozioni di base di informatica e web e devono avere anche una certa dimestichezza nell’uso dei principali social network. - Durata del corso Il corso si sviluppa nell’arco di tre incontri di due ore ciascuno che si terranno nei giovedì 9/16/23 gennaio 2014 (dalle 19.00 alle 21.00), e un momento conclusivo che si terrà nel pomeriggio di domenica 26 gennaio 2014 in occasione dell’incontro diocesano degli operatori ecclesiali delle comunicazioni sociali. Il corso si terrà presso i locali della Curia diocesana (Cagliari – via mons. G. Cogoni, 9). - Adesione al corso L’adesione al corso deve essere comunicata entro sabato 28 dicembre 2013 attraverso una email all’indirizzo ucs@diocesidicagliari.it (oggetto: iscrizione corso webmaster) nella quale si indicheranno i seguenti dati: | COGNOME E NOME | LUOGO E DATA DI NASCITA | PARROCCHIA | EMAIL | SITO WEB | Nella medesima email si allegherà la scansione (JPG o PDF) dell’autorizzazione del parroco. Potranno essere accettate solo 40 adesioni, che saranno accolte in ordine di ricezione. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.chiesadicagliari.it
cui tutti dai più piccoli ai più grandi sono stati avvicinati dai missionari. Ogni mattino alle 7.45, i missionari hanno incontrato i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie per un momento di animazione tra canti e preghiere, e poi al termine li hanno accompagnati a scuola. Durante l’arco delle due settimane poi, a giorni alterni, i missionari hanno portato avanti delle catechesi a loro dedicate il pomeriggio.
Un giorno per le elementari e un giorno per le medie. Al mattino dal lunedì al sabato sono poi state celebrate le messe nelle case degli ammalati e degli anziani. Nelle serate della prima settimana si sono tenuti i centri di ascolto, mentre in quelle della seconda si sono tenuti gli incontri con tutti i gruppi presenti e operanti in parrocchia. Le donne, i comitati, i cori, i giovani, le associazioni di volontariato, i gruppi di preghiera, gli operatori della liturgia, lettori e ministri straordinari, i catechisti. Sono già state organizzate attività per il post-missione? Quali? Rivolte a chi? La parrocchia ha già un suo cammino ben preciso e organizzato. La missione voleva essere una sosta per fermarci tutti insieme, fedeli e parroco, per ascoltare da voci nuove quella proposta di vivere il Vangelo attualizzandolo nella nostra comunità, il cui impegno già da qualche anno è quello di lavorare e impegnarsi per creare veramente una bella comunità, in cui la parrocchia diventi sempre più Famiglia di famiglie.
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IL PORTICO
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detto tra noi Riflessioni per giornalisti e lettori di D. TORE RUGGIU
Giampaolo Pansa, noto giornalista e autore di diversi libri, ha pubblicato tempo fa un suo interessantissimo lavoro dal titolo intrigante: “Carta straccia. Il potere inutile dei giornalisti italiani”. Questo volume, interessantissimo, scaglia una sentenza: quello dei giornalisti è un potere sostanzialmente inutile. Certo, in confronto a quello politico, non c’è paragone. A meno che, come spesso capita, anche i giornalisti non siano politicizzati, al servizio cieco del “padrone” del giornale. E qui Pansa afferma che una delle poche regole di scuola giornalistica appresa, consiste in un insegnamento di Gaetano Salvemini: “allo storico, come al giornalista, non si può chiedere l’obiettività, ma si deve esigere da lui il massimo della onestà”. Quello che manca al giornalismo odierno, secondo l’autore del libro, è proprio “la tensione all’obiettività” che è sfociata in una “faziosità dilagante” accompagnata, paradossalmente, da una “pletora di venduti” che “si fingono imparziali”. Secondo Pansa, poi, “al posto dei redattori d’assolto di una volta ci sono schiere di giovani (e anche meno giovani, aggiungiamo) abituati a scrivere articoli e comunicati in giornalistese”. E così via. Questo è solo un assaggio del libro in questione, perché chi può e chi vuole può leggerlo da cima a fondo. Certo, non possiamo non interrogarci, perché il problema riguarda tutti, e non c’è di peggio che carpire la buona fede della gente. Rischiamo, davvero, di non ragionare più con la nostra testa, ma di essere fortemente condizionati da quello che leggiamo e sentiamo. Pansa afferma che a causa della debolezza dei partiti e dì un Paese diviso in tante contrastanti fazioni politiche, la carta stampata ha mostrato e sta mostrando una forza insospettabile. Certo, dietro chi scrive, c’è sempre qualcuno più forte, ma questo è un altro aspetto del problema. A noi interessa che quando prendiamo in mano un giornale o assistiamo ad un dibattito televisivo, ci sia il massimo dell’onestà. Ahinoi, però non possiamo non dare ragione ad un proverbio cinese che così recita: “due sono gli uomini completamente onesti: uno è morto, l’altro deve ancora nascere”. Pessimismo? Mah! La perfezione non è di questo mondo, ma speriamo almeno ne nasca uno che si avvicini all’onestà. Francamente, purtroppo, siamo spesso smentiti da quanto quotidianamente leggiamo e sentiamo.
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Vaticano. Diffuso il primo Messaggio di Papa Francesco per la Giornata della Pace.
Riscoprire la vera fraternità contro la cultura dello scarto R. P.
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Alessandro Orsini
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raternità, fondamento e via per la pace”, questo è il titolo del primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che porta la firma di Papa Francesco e che è stato diffuso la scorsa settimana. Il punto di partenza della riflessione del Santo Padre è dato dall’affermazione che l’uomo è un essere in relazione e ciò rende la fraternità una dimensione essenziale della sua esistenza. Come affermava acutamente Benedetto XVI la globalizzazione rende vicini gli uomini ma non li fa diventare per questo dei fratelli, è necessario quindi riscoprire il valore della fraternità come fattore capace di rinnovare una società che altrimenti rischia di abbandonarsi alla “cultura dello scarto”. È molto chiaro nella riflessione di Papa Francesco il fondamento teologico del concetto di fraternità che trova i suoi riferimenti essenziali nella paternità di Dio e nell’offerta di Cristo sulla Croce. La vera fraternità, afferma Papa Francesco, deve necessariamente avere come riferimento un Padre comune: «una fraternità priva del riferimento ad un Padre comune, quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere […] Una vera fraternità tra gli uomini suppone ed esige una paternità trascendente. A partire dal riconoscimento di questa pa-
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Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Andrea Pala, Maria Luisa Secchi. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Picchiri, Valeria Usala, Manuela Deidda, p. Fadi Sotgiu Rahi, Chiara Lonis, Antonio Perra, Tonino e Stefania Vanali, p. Massimiliano Sira, Enrico Murgia, Antonello Piras
ternità, si consolida la fraternità tra gli uomini, ovvero quel farsi “prossimo” che si prende cura dell’altro». Questa paternità di Dio nelle parole del Papa non è una realtà vaga e ambigua: «non si tratta di una paternità generica, indistinta e storicamente inefficace, bensì dell’amore personale, puntuale e straordinariamente concreto di Dio per ciascun uomo (cfr Mt 6,25-30). Una paternità, dunque, efficacemente genera-
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trice di fraternità, perché l’amore di Dio, quando è accolto, diventa il più formidabile agente di trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro». La fraternità trova poi nella realtà della croce il suo vertice e la sua continua possibilità di rinnovamento: «la fraternità umana è rigenerata in e da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione. La croce è il “luogo” definitivo di fondazione della fraternità, che gli uomini non sono in grado di generare da soli. Gesù Cristo, che ha assunto la natura umana per redimerla, amando il Padre fino alla morte e alla morte di croce (cfr Fil 2,8), mediante la sua risurrezione ci costituisce come umanità nuova, in piena comunione con la volontà di Dio, con il suo progetto, che comprende la piena realizzazione della vocazione alla fraternità». Il fatto che la fraternità rappresenti il fondamento e la via per la pace non riguarda soltanto i rapporti tra i singoli ma anche quelli tra le nazioni, che hanno dei chiari obblighi in questo senso, specie se si trovano in una situazione di maggiore benessere: «il dovere di solidarietà, che esige che le Nazioni ricche aiutino quelle meno progredite; il dovere di giustizia sociale, che richiede il ricomponimento in termini più corretti delle relazioni difettose tra popoli forti e popoli deboli; il dovere di carità universale, che implica la promozione di un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti abbiano qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri». In campo economico la frater-
nità rappresenta una premessa importante per vincere la lotta contro la povertà: «servono anche politiche efficaci che promuovano il principio della fraternità, assicurando alle persone - eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali - di accedere ai “capitali”, ai servizi, alle risorse educative, sanitarie, tecnologiche affinché ciascuno abbia l’opportunità di esprimere e di realizzare il suo progetto di vita, e possa svilupparsi in pienezza come persona». Nel Messaggio il Santo Padre rivolge un appello accorato a chi semina morte e violenza: «riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi!». Tra i nemici che si contrappongono alla fraternità nel nostro tempo il Papa richiama in particolare la corruzione e il crimine organizzato e sottolinea poi anche il legame tra la fraternità e il rispetto della natura. Nelle conclusioni del Messaggio Papa Francesco mostra l’importanza per l’azione politica ed economica di un’apertura alla trascendenza: «solo se accettano di muoversi nell’ampio spazio assicurato da questa apertura a Colui che ama ogni uomo e ogni donna, la politica e l’economia riusciranno a strutturarsi sulla base di un autentico spirito di carità fraterna e potranno essere strumento efficace di sviluppo umano integrale e di pace».
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