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DOMENICA 19 GENNAIO 2014 ANNO XI N.3

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1668 circa, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.

Peccato e misericordia ROBERTO PIREDDA

on si può certo dire che Eugenio Scalfari sia rimasto indifferente al “fenomeno” Papa Francesco. Ne parla in continuazione, gli ha posto delle domande attraverso il suo giornale, ha pure pubblicato il resoconto di un dialogo che ha avuto con lui, peraltro, per sua stessa ammissione, assai rimaneggiato dalla sua personale interpretazione. Il fondatore de La Repubblica appare quasi conquistato dalla figura di Francesco e, pur ribadendo sempre il suo essere ateo, si dichiara felice di poter dialogare con il Successore di Pietro. È lecito però chiedersi: il “Francesco” dipinto da Scalfari è proprio quello autentico? Di positivo c’è sicuramente il fatto che il cosiddetto mondo laico, del quale Scalfari è un importante esponente, segua con attenzione le parole di Papa Francesco, che pongono degli interrogativi significativi per persone di qualsiasi estrazione culturale e religiosa. Non deve sfuggire però che «dialogare non significa rinunciare alla propria identità, quando si va incontro all’altro, e nemmeno cedere a compromessi sulla fede e sulla morale cristiana» (Francesco, Discorso ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, 28 novembre 2013). Non si capisce allora di quale “Francesco” parli Eugenio Scalfari quando afferma che

N

proprio lui, l’attuale Vescovo di Roma, ha «di fatto abolito il peccato» (La Repubblica, 29 dicembre 2013). Quasi a rincarare la dose nello stesso editoriale leggiamo, a proposito dell’Evangelii gaudium, che «l'abolizione del peccato è la parte più sconvolgente di tutto quel recentissimo documento». Scalfari è tornato sull’argomento in un altro editoriale, dove afferma che «se la coscienza è libera e se l'uomo non sceglie il male, ma sceglie il bene così come lui lo configura, allora il peccato di fatto scompare e con esso la punizione» (La Repubblica, 5 gennaio 2014). Appare evidente che nel discorso di Scalfari qualcosa non funzioni. Sono chiari e continui gli appelli ad abbandonarsi alla misericordia di Dio da parte di Papa Francesco. Già nel suo primo Angelus, per esempio, ha affermato: «un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza … Ricordiamo il profeta Isaia, che afferma che, anche se i nostri peccati fossero rossi scarlatti, l’amore di Dio li renderà bianchi come la neve» (17 marzo 2013). Nelle sue omelie mattutine a Santa Marta, nei suoi discorsi, torna continuamente l’invito a considerarsi umilmente dei peccatori, con la convinzione che aprendosi a Cristo, e riconoscendo il proprio peccato, si fa esperienza della misericordia di Dio, di una realtà di grazia che rinnova pienamente l’uomo. Come ha

commentato con efficacia Padre Federico Lombardi, possiamo dire che «se uno elimina il peccato, il messaggio della misericordia non si comprende più». La semplice lettura del Catechismo della Chiesa Cattolica ci fa sapere che Dio ha creato l’uomo libero, e questa libertà comporta evidentemente anche la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Le azioni umane possono essere buone o cattive, non in base al semplice punto di vista di chi le compie (potrebbe essere buono o cattivo allora tutto e il contrario di tutto!), ma tendendo conto dell’oggetto scelto, dell’intenzione e delle circostanze. Nella rottura concreta della relazione con Dio che è il peccato, l’uomo non rimane per forza schiacciato, ha una possibilità di salvezza. La Buona Notizia, come ricorda ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica, «è la rivelazione, in Gesù Cristo, della misericordia di Dio per i peccatori» (n. 1846). Il Papa poi nell’Evangelii gaudium mostra come il Vangelo «ci propone di correggere e aiutare a crescere una persona a partire dal riconoscimento della malvagità oggettiva delle sue azioni (cfr Mt 18,15), ma senza emettere giudizi sulla sua responsabilità e colpevolezza (cfr Mt 7,1; Lc 6,37)» (n. 172). Si tratta allora di mettere insieme il giusto riconoscimento del peccato e la misericordia cristiana, quella predicata da Papa Francesco sine glossa. Per ogni uomo la misericordia è qualcosa di vicino e possibile. È proprio questa la vera gioia del Vangelo.

SOMMARIO COMUNICAZIONE

3

Il quotidiano Avvenire dedica un inserto mensile alla Diocesi di Cagliari SCUOLA

6

Edilizia scolastica: i ragazzi dello “Scano” costretti ai turni serali SPORT

7

Non sembra vicina la soluzione definitiva del caso Sant’Elia ECUMENISMO

11

Presentato il tema della Settimana di preghiera per l’unità DIOCESI

15

La festa di Sant’Efisio momento di devozione e di annuncio della fede


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