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DOMENICA 19 GENNAIO 2014 ANNO XI N.3
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1668 circa, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.
Peccato e misericordia ROBERTO PIREDDA
on si può certo dire che Eugenio Scalfari sia rimasto indifferente al “fenomeno” Papa Francesco. Ne parla in continuazione, gli ha posto delle domande attraverso il suo giornale, ha pure pubblicato il resoconto di un dialogo che ha avuto con lui, peraltro, per sua stessa ammissione, assai rimaneggiato dalla sua personale interpretazione. Il fondatore de La Repubblica appare quasi conquistato dalla figura di Francesco e, pur ribadendo sempre il suo essere ateo, si dichiara felice di poter dialogare con il Successore di Pietro. È lecito però chiedersi: il “Francesco” dipinto da Scalfari è proprio quello autentico? Di positivo c’è sicuramente il fatto che il cosiddetto mondo laico, del quale Scalfari è un importante esponente, segua con attenzione le parole di Papa Francesco, che pongono degli interrogativi significativi per persone di qualsiasi estrazione culturale e religiosa. Non deve sfuggire però che «dialogare non significa rinunciare alla propria identità, quando si va incontro all’altro, e nemmeno cedere a compromessi sulla fede e sulla morale cristiana» (Francesco, Discorso ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, 28 novembre 2013). Non si capisce allora di quale “Francesco” parli Eugenio Scalfari quando afferma che
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proprio lui, l’attuale Vescovo di Roma, ha «di fatto abolito il peccato» (La Repubblica, 29 dicembre 2013). Quasi a rincarare la dose nello stesso editoriale leggiamo, a proposito dell’Evangelii gaudium, che «l'abolizione del peccato è la parte più sconvolgente di tutto quel recentissimo documento». Scalfari è tornato sull’argomento in un altro editoriale, dove afferma che «se la coscienza è libera e se l'uomo non sceglie il male, ma sceglie il bene così come lui lo configura, allora il peccato di fatto scompare e con esso la punizione» (La Repubblica, 5 gennaio 2014). Appare evidente che nel discorso di Scalfari qualcosa non funzioni. Sono chiari e continui gli appelli ad abbandonarsi alla misericordia di Dio da parte di Papa Francesco. Già nel suo primo Angelus, per esempio, ha affermato: «un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza … Ricordiamo il profeta Isaia, che afferma che, anche se i nostri peccati fossero rossi scarlatti, l’amore di Dio li renderà bianchi come la neve» (17 marzo 2013). Nelle sue omelie mattutine a Santa Marta, nei suoi discorsi, torna continuamente l’invito a considerarsi umilmente dei peccatori, con la convinzione che aprendosi a Cristo, e riconoscendo il proprio peccato, si fa esperienza della misericordia di Dio, di una realtà di grazia che rinnova pienamente l’uomo. Come ha
commentato con efficacia Padre Federico Lombardi, possiamo dire che «se uno elimina il peccato, il messaggio della misericordia non si comprende più». La semplice lettura del Catechismo della Chiesa Cattolica ci fa sapere che Dio ha creato l’uomo libero, e questa libertà comporta evidentemente anche la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Le azioni umane possono essere buone o cattive, non in base al semplice punto di vista di chi le compie (potrebbe essere buono o cattivo allora tutto e il contrario di tutto!), ma tendendo conto dell’oggetto scelto, dell’intenzione e delle circostanze. Nella rottura concreta della relazione con Dio che è il peccato, l’uomo non rimane per forza schiacciato, ha una possibilità di salvezza. La Buona Notizia, come ricorda ancora il Catechismo della Chiesa Cattolica, «è la rivelazione, in Gesù Cristo, della misericordia di Dio per i peccatori» (n. 1846). Il Papa poi nell’Evangelii gaudium mostra come il Vangelo «ci propone di correggere e aiutare a crescere una persona a partire dal riconoscimento della malvagità oggettiva delle sue azioni (cfr Mt 18,15), ma senza emettere giudizi sulla sua responsabilità e colpevolezza (cfr Mt 7,1; Lc 6,37)» (n. 172). Si tratta allora di mettere insieme il giusto riconoscimento del peccato e la misericordia cristiana, quella predicata da Papa Francesco sine glossa. Per ogni uomo la misericordia è qualcosa di vicino e possibile. È proprio questa la vera gioia del Vangelo.
SOMMARIO COMUNICAZIONE
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Il quotidiano Avvenire dedica un inserto mensile alla Diocesi di Cagliari SCUOLA
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Edilizia scolastica: i ragazzi dello “Scano” costretti ai turni serali SPORT
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Non sembra vicina la soluzione definitiva del caso Sant’Elia ECUMENISMO
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Presentato il tema della Settimana di preghiera per l’unità DIOCESI
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La festa di Sant’Efisio momento di devozione e di annuncio della fede
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IL PORTICO DEL TEMPO
IL PORTICO
DOMENICA 19 GENNAIO 2014
Sardegna. Le linee guida della Caritas regionale e nazionale per gli interventi nelle zone colpite dall’alluvione
Sostenere famiglie e imprese
Un’immagine dell’alluvione a Torpè (NU).
MARIA CHIARA CUGUSI
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torio». Durante l’incontro, è stato fatto il punto sulle difficoltà e sulle linee di progettazione tracciate dalle singole Diocesi. A Torpè e nelle altre zone colpite del nuorese, «la Caritas sta promuovendo interventi per le famiglie - ha spiegato don Francesco Mariani, direttore della Caritas di Nuoro - , in base ai bisogni emersi dai questionari della Caritas regionale, e interventi per le aziende agro-pastorali». Questi ultimi sono portati avanti in collaborazione con la Coldiretti provinciale: «Stiamo attuando verifiche incrociate sulle aziende - sottolinea Aldo Manunta, responsabile della Coldiretti provinciale - per capire chi ha reale bisogno e destinare correttamente le risorse. Passata la fase dell’attenzione iniziale, molte aziende faticano nella raccol-
OSTEGNO ALLE famiglie, alle imprese in difficoltà e progetti di microcredito. Sono le linee guida con cui la Caritas regionale e quella nazionale investiranno i fondi raccolti per le popolazioni colpite dall’alluvione dello scorso 18 novembre. Nei giorni scorsi, c’è stato un incontro a Nuoro tra i direttori delle Caritas delle zone più colpite, il delegato regionale della Caritas don Marco Lai e don Andrea La Regina, responsabile dell’Ufficio macroprogetti di Caritas Italiana. «Le forme di sostegno arriveranno alle Diocesi sotto forma di progettazione - spiega don Marco Lai -. Punteremo a interventi destinati alle famiglie e alle imprese colpite, ad azioni di microcredito, in collaborazione con la Coldiretti e con la SFIRS». Inoltre si pensa a «un intervento destinato alle famiglie rom di San Gavino, sotto forma di progettualità a parte». ONTINUA la raccolta fondi promossa dalla CaObiettivo, «restituire speranza ritas diocesana di Cagliari per le famiglie sarsottolinea don Andrea La Regina de colpite dall’alluvione. Le offerte possono , ricostituire il tessuto comunitario attraverso risposte mirate, pro- essere versate sui conti intestamozionali e non solo assistenzia- ti a Arcidiocesi di Cagliari - Cali, che puntino a recuperare l’i- ritas Diocesana: Banca Prossidentità del territorio. Le diocesi ma IBAN IT70 Z033 5901 6001 italiane hanno avuto una forte at- 0000 0070 158; Bancoposta tenzione per la situazione della IBAN IT87 Z076 0104 8000 0101 Sardegna e ciò comporta una re- 2088 967; causale: ‘Emergenza sponsabilità ulteriore per la stes- alluvione Sardegna - novembre sa Caritas nazionale». Inoltre, 2013, tifone Cleopatra’. «sarà importante creare alleanze: Oltre alla colletta, continua anla Caritas dovrà cercare di essere il che la raccolta dei generi aliperno di un coordinamento più mentari (non freschi) e dei maampio, per realizzare un progetto teriali finalizzati a ‘riempire’ le case (elettrodomestici di rete ed essere incisivi sul terri- e materassi nuovi, etc.) e ad accompagnare le fami-
ta dei prodotti, nel pagamento di rate e mutui». Le iniziative di sostegno sono state rallentate perché «la magistratura ha posto sotto sequestro alcune aree (ora dissequestrate) per fare delle prove di tenuta degli argini». Senza dimenticare il dramma dei pastori: «Molte aziende hanno perso dei capi di bestiame, e non è facile sostituirli a causa dell’epidemia della ‘lingua blu’ che ha colpito gli allevatori che avrebbero voluto dare aiuto». Stesse difficoltà anche a San Gavino, Uras e Terralba. Qui, la Caritas locale porta avanti interventi non solo materiali, ma anche di tipo relazionale e psicologico. «Stiamo pensando a un’équipe psico-socio-pedagogica, che prenda in carico le situazioni di disagio - spiega don Angelo Pit-
tau, direttore della Caritas di Ales-Terralba -. Servono progetti che consentano di far ripartire le aziende, per esempio grazie all’acquisto di auto o budget per artigiani. Ad aggravare la situazione, il fatto che alcune attività non sono certificate e il rischio ‘spopolamento’ della zona. Nella diocesi di Oristano, la Caritas locale sta collaborando con il Comune e con la Asl, per il sostegno psicologico alle famiglie, quasi tutte rientrate nelle abitazioni. Nella zona di Olbia, è stato fatto il censimento: finora, 800 schede somministrate a 2169 persone (800 famiglie, l’80% di quelle colpite), metà delle quali sono ancora ospitate da amici e parenti e circa un centinaio si trovano in albergo; a queste bisogna aggiungere le famiglie accolte in altre abitazioni, di cui non si conosce il numero. Colpite dal tifone soprattutto le famiglie con minori (52%)- in particolare, quelle senza reddito saranno le prime destinatarie degli interventi -, ma anche anziani, malati e persone che necessitano glie nel ritorno alla normalità. Tutti i materiali po- di assistenza psicologica. I danni tranno essere consegnati presso il Centro Diocesa- più rilevanti hanno riguardato le no di Assistenza (via Po 57-61, Cagliari), nei giorni e abitazioni: danni alle pareti (91%), orari di apertura: lunedì, mer- agli elettrodomestici e agli arredi coledì e giovedì dalle 8.30 alle (89%); agli impianti (71%), case 12.00. Non servono indumenti. che non hanno abitabilità (54%); Per la consegna e per altre infor- inoltre, a vestiario (72%) e viveri mazioni, si può contattare An- (71%). drea Nicolotti, cell. 3924394684. «Dopo la prima somministrazioGli aggiornamenti relativi alle ne dei questionari - spiega Donanecessità delle famiglie colpite tella Careddu, della Caritas di dall’alluvione sono disponibili Tempio - , stiamo ricontattando sulla pagina facebook e sul sito le famiglie per capire le reali nedella Caritas diocesana: cessità. Inoltre, portiamo avanti www.caritascagliari.it, e su quel- la de-umidificazione delle case, lo della Delegazione regionale Caritas: www.cari- la distribuzione dei viveri e intertassardegna.it. venti di ascolto».
Continua la raccolta fondi
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DOMENICA 19 GENNAIO 2014
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Comunicazione. La Diocesi sarà presente con un inserto mensile sul quotidiano della Cei.
Con Avvenire un’opportunità in più per raccontare la Chiesa di Cagliari Domenico Soffientini, dell’Ufficio commerciale di Avvenire, spiega la nuova possibilità per conoscere meglio la vita della nostra Diocesi.
sperimentato una pagina speciale quando c’è stato l’insediamento di monsignor Arrigo Miglio così come è stato realizzato un progetto di pagine speciali in occasione dell’arrivo del Santo Padre lo scorso mese di settembre, ma questa è una iniziativa diversa, autonoma della Arcidiocesi di Cagliari che ha carattere mensile per i prossimi dodici mesi, fino a dicembre”. In sostanza individuato il tema da sviluppare nelle quattro
pagine attraverso contributi di giornalisti ed esperti delle diverse discipline verrà confezionato un dorso nel quale emergerà non solo la vita che caratterizza la Diocesi ma lo spessore culturale di una realtà che conta quasi un terzo dei sardi. Nel primo numero verrà trattato il tema del lavoro, così di stretta attualità e così caro anche al Santo Padre, Francesco, che il 22 settembre aveva voluto incontrare per primo proprio il mondo del lavoro. Quanto ai riscontri che iniziative più o meno simili Soffientini conferma che quando le Diocesi investono in progetti di questo tipo i riscontri arrivano. “Ci sono realtà come La Spezia o di Cremona – conclude il responsabile vendite che hanno pagine settimanali su Avvenire e girando in altre zone del Nord noto dei riscontri con sacerdoti o vescovi che confermano di aver letto di iniziative di quelle Diocesi, a volte prese anche ad esempio, tanto che in alcuni casi sono nate delle sinergie tra le Chiese di una zona con quella di un’altra, magari per condividere un progetto comune. Le pubblicazioni di questo tipi diventano anche una sorta di manifesto di ciò che una Chiesa locale porta avanti. Un’opportunità che l’Arcidiocesi di Cagliari ha scelto e che non può che essere salutata se non positivamente”.
loghi sa bene che erano completamente diverse da quelle che alcuni ora cercano surrettiziamente di attribuirgli». Più in generale, a proposito del dibattito sul riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso, è importante quanto dichiarato da Mons. Enrico Solmi, Vescovo di Parma e Presidente della Commissione Episcopale per la Famiglia e la Vita della Conferenza Episcopale Italiana. Intervistato da Radio Vaticana il presule ha affermato che «è chiarissima la deriva che viene data e proposta anche in Italia: il favorire progressivamente, attraverso sentenze, soluzioni di fatto, un riconoscimento delle unioni di fatto e anche delle unioni di persone omosessuali.
Vorremmo che la legislazione, e direi soprattutto le sentenze, abbiamo un’attenzione a considerare il dettato costituzionale dei numeri 30 e 31 della Costituzione; una lettura serena e fruttuosa di questo, consentirebbe un dialogo che in questo momento non è possibile riscontrare e vedere. Parlare di famiglia significa avere una relazione uomo-donna che si palesa, si ratifica davanti alla società: la famiglia che parte -appunto - da questo legame pubblico è eminentemente sociale». L’obiettivo della tutela delle persone conviventi non necessità di per sé la creazione di una nuova figura giuridica che comprenda anche le unioni omosessuali, oppure il riconoscimento del cosiddetto “matrimonio gay”. È utile infine riprendere quanto la Conferenza Episcopale Italiana già nel 2007 affermo a questo proposito: «siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali» (Consiglio Episcopale Permanente, Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto, 28-3-2007).
ROBERTO COMPARETTI NA NOVITà che mette in luce la vita della Diocesi di Cagliari. Il dorso speciale che i lettori del quotidiano Avvenire troveranno domenica 19 in edicola è il frutto di un accordo stipulato tra l’editrice del giornale e l’Arcidiocesi di Cagliari. “Siamo felici di poter avviare questo progetto - dice Domenico Soffientini, responsabile commerciale di Avvenire per la Sardegna – perché il quotidiano vuole dare voce alle singole Chiese locali. Già in altre Diocesi abbiamo avviato questo progetto ed i riscontri sono stati ottimi, con una sinergia che si è creata tra il settimanale diocesano, o l’Ufficio comunicazioni sociali ed il nostro giornale”. L’iniziativa prevede che una presenza una volta al mese sulle pagine di Avvenire ci siano quattro pagine in aggiunta realizzate a Cagliari, con servizi e notizie della Diocesi, con interventi anche dello stesso Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, con un taglio pret-
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La sede milanese di Avvenire; sotto Domenico Soffientini
tamente culturale per la maggior parte degli spazi disponibili redatti completamente da giornalisti locali. “Le quattro pagine speciali – prosegue Soffientini – non sostituiscono il settimanale che continua a camminare in modo autonomo, affiancandosi talvolta a questa iniziativa. Parlerei di un completamento informativo tra il settimanale ed il dorso speciale di 4 pagine mensile di Avvenire. Abbiamo già
Il matrimonio è il legame tra uomo e donna La necessaria chiarezza sulle parole del Papa I.P.
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N SEGUITO ALLA pubblicazione su
La Civiltà Cattolica del colloquio di Papa Francesco con l’Unione Superiori Generali degli Istituti Religiosi Maschili, che si è tenuto a Roma il 29 novembre scorso, sulla stampa è nata una polemica legata al tema delle unioni tra persone dello stesso sesso. In un passaggio della sua riflessione il Santo Padre ha fatto riferimento alle nuove sfide che l’educazione dei giovani deve affrontare nel nostro tempo, e a questo proposito ha utilizzato come esempi la situazione di una bambina inserita in un contesto dove la madre aveva una relazione con un’altra donna e dei ragazzi che hanno i genitori separati. Il Papa ha posto una questione: «Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia?». E ha poi affermato: «Bisogna stare attenti a non somministrare ad
essi un vaccino contro la fede». Ecco la reale preoccupazione del Papa: come realizzare oggi, in un contesto problematico rispetto al messaggio cristiano, una vera educazione alla fede? Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, è intervenuto il 5 gennaio con una nota per chiarire la posizione del Papa: «la forzatura è del tutto evidente, tanto da apparire in certi casi come una strumentalizzazione. Parlare di “apertura alle coppie gay” è paradossale, perché il discorso del Papa è del tutto generale e perché perfino il piccolo esempio concreto fatto dal Papa in merito (una bimba triste perché la fidanzata della sua mamma non la ama) allude proprio alla sofferenza dei figli. Il Papa non si era assolutamente espresso su un dibattito che si è riaperto in Italia un mese dopo, e chi ricorda le posizioni da lui manifestate in precedenza in Argentina in occasione di dibattiti ana-
IL PORTICO
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il fatto IL 22 FEBBRAIO
Concistoro per 19 nuovi cardinali Il 22 febbraio papa Francesco ordinerà 19 nuovi cardinali appartenenti a 12 nazioni di tutto il mondo. E' stato lo stesso Papa ad annunciarlo dopo la recita dell'Angelus domenicale. Accanto a 16 "elettori" - i porporati che avendo meno di 80 anni possono prendere parte a un eventuale conclave - ci saranno tre "emeriti", tra i quali spicca il nome di monsignor Loris Capovilla, che fu il segretario di Giovanni XXIII. Gli elettori provengono da Europa (6), America latina (4), Africa (3), Asia (2) e America del nord (1). Spicca il fatto che in maggioranza, nove, provengono da quello che si definiva il sud del mondo: America latina, Africa e Asia. Questi i nomi dei nuovi porporati: Mons. Pietro Parolin, Arcivescovo titolare di Acquapendente, Segretario di Stato. 2 - Mons. Lorenzo Baldisseri, Arcivescovo titolare di Diocleziana, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi. 3 - Mons. Gerhard Ludwig Műller, Arcivescovo-Vescovo emerito di Regensburg, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. 4 - Mons. Beniamino Stella, Arcivescovo titolare di Midila, Prefetto della Congregazione per il Clero. 5 Mons. Vincent Nichols, Arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna). 6 - Mons. Leopoldo José Brenes Solórzano, Arcivescovo di Managua (Nicaragua). 7 Mons. Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec (Canada). 8 - Mons. Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan (Costa d'Avorio). 9 - Mons. Orani João Tempesta, O.Cist., Arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile). 10 - Mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di PerugiaCittà della Pieve (Italia). 11 Mons. Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires (Argentina). 12 - Mons. Andrew Yeom Soo jung, Arcivescovo di Seoul (Korea). 13 - Mons. Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B., Arcivescovo di Santiago del Cile (Cile). 14 - Mons. Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso). 15 Mons. Orlando B. Quevedo, O.M.I., Arcivescovo di Cotabato (Filippine). 16 - Mons. Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes (Haïti)". Ai membri del Collegio cardinalizio ci saranno anche 3 arcivescovi emeriti, distintisi per il loro servizio alla Santa Sede e alla Chiesa. Sono Mons. Loris Francesco Capovilla, Arcivescovo titolare di Mesembria. 2 - Mons. Fernando Sebastián Aguilar, C.M.F., Arcivescovo emerito di Pamplona. 3 - Mons. Kelvin Edward Felix, Arcivescovo emerito di Castries.
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. Portare il Vangelo in ogni luogo è il compito principale di tutta la Chiesa.
ConlavenutadiGesùicielisisonoaperti e Lui ci dona un amore indistruttibile ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS in occasione della Festa del Battesimo del Signore il Santo Padre ha preso spunto dall’invocazione “Se tu squarciassi i cieli e scendessi” (Is 63, 19). Questa invocazione, tipica del tempo di Avvento, si lega al brano evangelico della Messa del giorno dove si legge che quando Gesù riceve il battesimo da Giovanni «si aprirono per lui i cieli» (Mt 3,16). Papa Francesco spiega che «se i cieli rimangono chiusi, il nostro orizzonte in questa vita terrena è buio, senza speranza. Invece, celebrando il Natale, la fede ancora una volta ci ha dato la certezza che i cieli si sono squarciati con la venuta di Gesù. E nel giorno del battesimo di Cristo ancora contempliamo i cieli aperti». La venuta del Figlio di Dio segna l’inizio di un tempo nuovo: «con la nascita di Gesù i cieli si aprono! Dio ci dà nel Cristo la garanzia di un amore indistruttibile. Da quando il Verbo si è fatto carne è dunque possibile vedere i cieli aperti. È stato possibile per i pastori di Betlemme, per i Magi d’Oriente, per il Battista, per gli Apostoli di Gesù, per santo Stefano, il primo martire, che esclamò: «Contemplo i cieli aperti!» (At 7,56). Ed è possibile anche per ognuno di noi, se ci lasciamo invadere dall’amore di Dio, che ci viene donato la prima volta nel Battesimo per mezzo dello Spirito Santo. Lasciamoci invadere dall’amore di Dio! Questo
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è il grande tempo della misericordia!». Il modo di amare di Gesù è caratterizzato, mostra il Papa, dalla condivisione: «Gesù non si dissocia da noi, ci considera fratelli e condivide con noi. E così ci rende figli, insieme con Lui, di Dio Padre. Questa è la rivelazione e la fonte del vero amore». Anche nel nostro tempo, sottolinea Papa Francesco, c’è necessità di un supplemento di carità, « Non quella che si accontenta dell’aiuto estemporaneo che non coinvolge, non mette in gioco, ma quella carità che condivide, che si fa carico del disagio e della sofferenza del fratello». Al termine dell’Angelus il Santo Pa-
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
Rimanere nell’amore l 7 gennaio il Papa ha preso spunto dalla prima lettura della Messa (1 Gv 3, 22-4,6) per approfondire il vero significato del “rimanere con Gesù”.
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Padre si è soffermato in particolare sull’espressione “rimanere nell’amore” contenuta nella prima lettura della Messa del giorno (1 Gv 4,11-18).
«Se questo va nella linea del Signore, così andrai bene, ma se non va… Mettete alla prova gli spiriti per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. Profeti o profezie o proposte: ‘Io ho voglia di far questo!’. Ma questo non ti porta al Signore, ti allontana da Lui. Per questo è necessaria la vigilanza. Il cristiano è un uomo o una donna che sa vigilare il suo cuore. E tante volte il nostro cuore, con tante cose che vanno e vengono, sembra un mercato rionale: di tutto, tu trovi di tutto lì ... E no! Dobbiamo saggiare – questo è del Signore e questo non è – per rimanere nel Signore».
«Guardate che l’amore di cui parla Giovanni non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa. L’amore cristiano ha sempre una qualità: la concretezza. L’amore cristiano è concreto. Lo stesso Gesù, quando parla dell’amore, ci parla di cose concrete: dare da mangiare agli affamati, visitare gli ammalati e tante cose concrete. L’amore è concreto. La concretezza cristiana. E quando non c’è questa concretezza, si può vivere un cristianesimo di illusioni, perché non si capisce bene dove è il centro del messaggio di Gesù. Non arriva questo amore ad essere concreto: è un amore di illusioni, come queste illusioni che avevano i discepoli quando, guardando Gesù, credevano che fosse un fantasma».
Nell’omelia del 9 gennaio il Santo
dre ha anche annunciato i nomi dei 19 nuovi cardinali che verranno creati in occasione del prossimo Concistoro del 22 febbraio. All’Udienza generale Papa Francesco ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi dedicato ai Sacramenti, cominciando la sua riflessione dal Battesimo. Il Santo Padre ha insistito in particolare sulla necessità di questo Sacramento: «può nascere in noi una domanda: ma è davvero necessario il Battesimo per vivere da cristiani e seguire Gesù? Non è in fondo un semplice rito, un atto formale della Chiesa per dare il nome al bambino e alla bambina? È una domanda che può sorgere. E a tale pro-
posito, è illuminante quanto scrive l’apostolo Paolo: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4). Dunque non è una formalità! È un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bambino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli». In settimana è stata diffusa anche la Lettera di Papa Francesco ai partecipanti al tredicesimo Incontro nazionale delle Comunità ecclesiali di Base (CEB) del Brasile, sul tema: “Giustizia e profezia al servizio della vita”. Il Santo Padre ha richiamato in particolare l’impegno missionario: «l'evangelizzazione è un dovere di tutta la Chiesa, di tutto il Popolo di Dio. Tutti dobbiamo essere pellegrini, nelle zone rurali come nelle città, portando la gioia del Vangelo ad ogni uomo e ad ogni donna».
Il 10 gennaio il Papa insiste sul- zione. Nella sua vita, no: essenl’importanza di affidarsi senza ri- zialmente ce l’ha … ma la perde. E invece di essere unto finisce per esserve al Signore. sere untuoso. E quanto male fanno «L’uomo o la donna che ha fede si alla Chiesa i preti untuosi! Quelli affida a Dio: si affida! Paolo, in un che mettono la loro forza nelle comomento buio della sua vita, di- se artificiali, nelle vanità, in un atceva: ‘Io so bene a chi mi sono affi- teggiamento … in un linguaggio dato’. A Dio! Al Signore Gesù! Affi- lezioso … Ma, quante volte si sendarsi: e questo ci porta alla spe- te dire con dolore: ‘Ma, questo è un ranza. Così come la confessione prete-farfalla!’, perché sempre è della fede ci porta all’adorazione e nelle vanità … Questo non ha il alla lode di Dio, l’affidarsi a Dio ci rapporto con Gesù Cristo! Ha perporta ad un atteggiamento di spe- so l’unzione: è un untuoso». ranza. Ci sono tanti cristiani con una speranza con troppa acqua, «Noi sacerdoti abbiamo tanti linon forte: una speranza debole. miti: siamo peccatori, tutti. Ma se Perché? Perché non hanno la forza andiamo da Gesù Cristo, se cere il coraggio di affidarsi al Signore. chiamo il Signore nella preghiera – Ma se noi cristiani crediamo con- la preghiera di intercessione, la fessando la fede, anche facendo la preghiera di adorazione – siamo custodia della fede, e affidandoci a buoni sacerdoti, benché siamo pecDio, al Signore, saremo cristiani catori. Ma se ci allontaniamo da vincitori. E questa è la vittoria che Gesù Cristo, dobbiamo compenha vinto il mondo: la nostra fede!». sare questo con altri atteggiamenti … mondani. E così, tutte queste L’11 gennaio Papa Francesco si ri- figure … anche il prete-affarista, il volge in modo particolare ai sa- prete-imprenditore … Ma il prete cerdoti, insistendo sulla cura da che adora Gesù Cristo, il prete che mettere nel custodire il rapporto parla con Gesù Cristo, il prete che cerca Gesù Cristo e che si lascia cerpersonale con Cristo. care da Gesù Cristo: questo è il cen«Noi siamo unti dallo Spirito e tro della nostra vita. Se non c’è quequando un sacerdote si allontana sto, perdiamo tutto. E cosa dareda Gesù Cristo può perdere l’un- mo alla gente?».
DOMENICA 19 GENNAIO 2014
pietre INDONESIA
Poche autorizzazioni per nuove chiese Dal 16 dicembre scorso almeno cinque chiese cristiane della provincia di Jambi, nell'isola di Sumatra, hanno dovuto interrompere i lavori di costruzione a causa dei blocchi imposti dalle autorità, dietro pressioni della frangia estremista islamica. Come spesso accade in queste occasioni, dietro l'ordine di fermare il progetto emanato dall'amministrazione locale vi sarebbe la mancanza del famigerato Imb, il permesso di costruzione indispensabile per la realizzazione di un edificio, religioso o civile. L'iter per la costruzione di una chiesa in Indonesia è complicato e possono trascorrere da 5 a 10 anni prima di ottenere tutte le autorizzazioni. IN SIRIA
L’ospedale di Karak, luogo di speranza Il sorriso di una madre con alle braccia il suo piccolo appena nato è la migliore risposta al significato del Natale nella tragedia della guerra. Malgrado tutto, la speranza non è morta, vive ancora". È quanto racconta suor Adele Brambilla religiosa comboniana e operatrice dell'Ospedale italiano di Karak, nel sud della Giordania. Nell'area risiedono oltre 30mila rifugiati. "La speranza - continua la religiosa - la tengono alta anche coloro che sono stati chiamati a collaborare insieme, senza distinzioni di razza, religioni e credo, affinché la solidarietà umana trovi ancora un volto". Lo scorso 11 dicembre, in cui ha avuto inizio la grande tormenta di neve che ha messo in crisi tutto il Medio Oriente, ben 700 persone hanno attraversato il confine. Nel Paese i profughi sono oltre 1,3 milioni. Chi non vive nelle aree gestite dall'Onu e dalle agenzie internazionali vaga per il deserto in cerca di un riparo e la maggior parte chiede aiuto all'ospedale di Karak, l'unico in grado di offrire, oltre alle cure, anche un minimo di ospitalità. COREA DEL SUD
Ordinati 14 nuovi sacerdoti Con una messa solenne presieduta dal vescovo, e alla presenza del Nunzio Apostolico in Corea del Sud, la comunità cattolica di Daejeon ha festeggiato l'ordinazione di 14 nuovi sacerdoti. "Bisogna ringraziare il Signore per questi frutti - dice mons. Lazzaro You Heung-sik - perché la nostra Chiesa ha bisogno di forze giovani in vista delle tante sfide che affrontiamo ogni giorno". Dopo l'ordinazione, il vescovo procederà alle assegnazioni: "Andranno nelle parrocchie diocesane, ma alcuni di loro hanno già espresso l'intenzione di divenire missionari ad gentes.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Pastorale giovanile parrocchiale. Nella comunità di Elmas le parole chiave sono Fede e Responsabilità.
In Oratorio tutti i ragazzi devono sentirsi a casa
IUNTO NELLA parrocchia di San Sebastiano di Elmas lo scorso giugno in qualità di vice parroco, don Fabrizio Deidda ha preso subito a cuore la situazione della pastorale giovanile parrocchiale. Già alcune famiglie legate alla parrocchia, con diversi sforzi e sacrifici, hanno cercato di creare un luogo dove i ragazzi, almeno durante i fine settimana, si potessero incontrare ed ottenendo timidi risultati con quelli delle scuole medie, i più indicati da formare come animatori dei più piccoli. “La parrocchia per prima cosa deve proporre la fede - dice don Fabrizio. Un secondo valore fondamentale è la responsabilità. Abbiamo iniziato come prima cosa, cercando di capire cosa ai ragazzi piace fare, in quale modo si possono sentire parte attiva della parrocchia. Per questo li abbiamo invitati a mettersi a servizio, come animatori della liturgia. Sei ragaz-
zi hanno offerto la loro disponibilità, e dando vita ad un coro giovanile in collaborazione con alcuni adulti, siamo riusciti a far esprimere le potenzialità di quattro ragazzi che suonano il clarinetto e il violino durante la Messa dei ragazzi del sabato sera”. Tra le altre proposte l'oratorio ha organizzato due uscite nella vicina Cagliari: una visita al presepe dei frati cappuccini nel santuario di Sant'Ignazio da Laconi e quella alla chiesa di Sant'Agostino, scoprendo una Cagliari sconosciuta ai più. Per quanto riguarda le attività in oratorio per prima cosa i ragazzi sono stati divisi rispetto alla loro età: un gruppo, quello dei ragazzi delle elementari, e uno formato dai ragazzi delle scuole medie e superiori. L'oratorio è aperto per i primi il sabato mattina, in quanto a Elmas i ragazzi non vanno a scuola, e la domenica pomeriggio. Per le attività dei più grandi, gli spazi a disposizione sono aperti il venerdì ed il sabato sera con l'obiettivo, per prima cosa di farli conoscere tra loro, creare gruppo, in quanto essendo un paese-dormitorio gli stessi ragazzi non si conoscono tra loro.“Per i più grandi – prosegue don Fabrizio – abbiamo già realizzato un primo mini campo scuola di un week end presso la casa di Monte Cresia del nostro parroco don Luciano Ligas”. Gli spazi a disposizione dei ragazzi all'oratorio sono abbastanza
grandi. “Disponiamo – riprende don Deidda – di un ampio salone da utilizzare per incontri e feste, ed altre sale più piccole utilizzate anche per gli incontri di catechismo e dove l'estate scorsa sono stati organizzati vari laboratori di ceramica, musicale, chitarra nello specifico, e lingua inglese. Ma si sa i ragazzi amano la libertà e non abbiamo registrato un'ampia partecipazione. Essi hanno infatti preferito l'attività all'aperto realizzata in un cortile attiguo alla parrocchia che abbiamo adibito come campo di beach volley”. Sono tanti i progetti a favore dei ragazzi e dei giovani, principalmente la formazione di veri animatori, anche in collaborazione con la pastorale giovanile diocesana ma obiettivo principale rimane quello di far sentire i ragazzi parte importante della comunità parrocchiale e l'oratorio come casa loro. Punto di partenza di tutto questo impegno, è stato l'incontro tenutosi lo scorso 8 dicembre che ha visto la partecipazione di numerosi ragazzi della diocesi. “Gli stessi ragazzi di Elmas sono rimasti molto colpiti dalla grande affluenza – riprende don Fabrizio. È stato uno sprone per tutti, anche per gli animatori, per poter prendere spunti di organizzazione per le attività. È stato un incontro che ha dato speranza anche a noi sacerdoti, rimotivandoci a fare tutto il possibile per i nostri ragazzi”.
zione di tutti gli oratori della Diocesi. Con la creazione di queste "Pagina Gialle" si avrà un valido strumento per aiutare le nostre aziende e le nostre parrocchie, con l'intento di costruire una rete di fornitori amici del territorio, e garantendo un contatto personale e di collaborazione. La riuscita di questo progetto sarà essenziale per poter creare dei punti di forza e delle conoscenze che internet e le grandi distribuzioni non permettono di costruire. La pubblicizzazione delle collaborazioni che nasceranno saranno facil-
mente reperibili dagli oratori della diocesi, che consultando il sussidio potranno contattare direttamente i fornitori per poter usufruire delle agevolazioni, gli sconti spesa e le promozioni che saranno fruibili mediante un'apposita Tessera Oratori. Le aziende potranno pubblicizzare i loro specifici prodotti adatti per l'ambiente oratoriale e non mancherà lo spazio per eventuali proposte che scaturiranno dalla nascita di questa nuova rete di rapporti. L'ideazione delle Pagine Gialle dell'Oratorio vuole essere il primo pas-
so verso la concretizzazione di un'idea di comunità diocesana prima e oratoriale poi, ricca di ponti, relazioni e conoscenze, nonchè un segno tangibile di una diocesi viva e desiderosa di rinnovarsi anche attraverso delle proposte che possano coinvolgere l'economia ed il mondo del lavoro. L'Ufficio di Pastorale informa che tutte le ditte interessate al progetto possono liberamente contattare i responsabili che stanno curando l'iniziativa tramite l'indirizzo mail giovani@diocesidicagliari.it.
Parla don Fabrizio Deidda: “Abbiamo iniziato, cercando di capire cosa ai ragazzi piace fare, in quale modo si possono sentire parte attiva della parrocchia” FABIO FIGUS
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Giochi in oratorio a Elmas.
Delle“Pagine Gialle” per aiutare il lavoro dei nostri oratori Una nuova proposta per sostenere finanziariamente le attività per i ragazzi portate avanti nelle parrocchie FEDERICA BANDE LI ANIMATORI, i parroci ed i catechisti lo sanno molto bene. L'oratorio è bello ma ha dei costi. Gite, merende, attrezzature sportive, trasporti e materiali sono tutte delle spese necessarie da sostenere per offrire ai nostri ragazzi delle proposte ludico-educative accattivanti e divertenti. Come in tutte le famiglie i figli richiedono attenzioni ed investimenti, anche l'oratorio, come una grande famiglia, non è esente da queste incombenze.
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Tutte le parrocchie allora cercano di fare del loro meglio creando delle iniziative e degli eventi per trovare dei fondi utili da reinvestire in servizi da mettere a disposizione delle famiglie e dei giovani, ma alcuni servizi hanno costi maggiori di altri e non sempre le comunità parrocchiali riescono a realizzare alcuni dei loro progetti. L'Ufficio di Pastorale Giovanile ha accolto questa sfida creando un progetto su misura per venire incontro agli oratori e mettere in moto quest'economia che tanto fa dannare la nostra regione. Nasce così il Progetto delle Pagine Gialle dell'Oratorio, cioè la proposta di una collaborazione tra l'ufficio di PG e quindi gli oratori, e le piccole e medie ditte ed aziende. L'obiettivo è quello di creare un piccolo sussidio che raccolga le diverse convenzioni degli imprenditori che aderiranno a questo progetto, e conseguentemente metterlo a disposi-
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IL PORTICO
IL PORTICO DEI GIOVANI
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Scuola. Continuano i disagi legati ai tanti anni di trascuratezza nella manutenzione delle scuole.
Non cessa il caos nell’edilizia scolastica: ora è la volta dei locali dello “Scano” I ragazzi che frequentano l’istituto industriale sono costretti a subire la scomodità dei turni serali ANDREA PALA OPO IL CROLLO di parte del soffitto in un’aula del liceo classico Dettori di Cagliari, tutto l’edificio di via Cugia è stato chiuso. Troppi i timori di nuovi cedimenti strutturali e così gli studenti sono stati dislocati nelle sedi staccate, tra le quali il tecnico commerciale Besta di Monserrato. Questa scuola oggi è al completo, non è in grado di accogliere altri studenti. Ma l’emergenza che si è verificata nel vicino Istituto tecnico industriale Scano, alle prese con seri problemi all’impianto di spegnimento di eventuali incendi, ha costretto gli alunni dei primi quattro anni di corso a lasciare la scuola. E adesso sono ospitati dal Besta in orario però serale. Con tutti i disagi che questa soluzione ha comportato. «Noi prevediamo che entro la settimana i ragazzi possano tornare nella sede di Monserrato», spiega Tarcisio Anedda, docente dell’Istituto tecnico industriale Scano e responsabile del settore tecnico. «I disa-
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L’ingresso dell’Istituto Tecnico Industriale “Dionigi Scano”.
gi sono tanti – prosegue – perché molti dei nostri alunni sono pendolari e raggiungere la sede provvisoria, per quanto vicina allo Scano, diventa un problema in orario serale, perché scarsamente servita dai mezzi pubblici in questi orari». Nell’edificio sono rimasti gli uffici amministrativi, la presidenza e gli alunni delle quinte, alle prese con la preparazione dell’esame di stato per il conseguimento del diploma. «Grazie al massiccio intervento della Provincia – precisa il professor Anedda – contiamo di
riuscire a risolvere i problemi più rilevanti evidenziati dai Vigili del Fuoco e garantire dunque l’agibilità e le condizioni di sicurezza di tutto lo Scano. Contiamo di ritornare all’ordinarietà per quanto riguarda le lezioni e le attività di laboratorio che, in quanto istituto tecnico, caratterizzano i nostri corsi di studio». Una soluzione provvisoria, dunque, in attesa del completamento degli interventi urgenti per consentire la riapertura completa dell’istituto. Il responsabile del servizio tecnico dello Scano, il pro-
fessor Anedda ci spiega come si è arrivati alla parziale chiusura dell’edificio. «Le verifiche sull’edificio – dice – sono state effettuate sulla scorta di quanto accaduto al Dettori, per garantire che non vi fossero delle condizioni di rischio dovute al distacco di pezzi di intonaco dal soffitto, osservate in diverse parti della scuola. Durante i sopralluoghi sono però emerse altre situazioni, peraltro già conosciute e segnalate, legate alla precarietà del funzionamento del sistema di spegnimento anti-incendio e degli idranti. Pur venen-
do in continuazione verificate dalla Provincia le condizioni di efficienza di tutto l’impianto, l’obsolescenza e la corrosione delle condotte hanno comportato diversi disservizi nel tempo. In particolare, durante il sopralluogo dei Vigili del Fuoco, il sistema è stato trovato spento a causa delle perdite nel sistema di distribuzione». Ma i problemi rilevati dai Vigili del Fuoco sono stati anche altri. «Nel tempo sono stati rinviati diverse volte gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria previsti all’interno dell’istituto – spiega il professor Anedda – a causa delle difficoltà legate alla mancanza di fondi, complici i vincoli imposti dal patto di stabilità. E così alcuni interventi non sono mai stati completati, come ad esempio l’intervento per la diffusione sonora all’interno della scuola, iniziato durante alcuni lavori di restauro e mai portato a termine». Ora gli operai sono al lavoro per cercare di riportare quanto prima alla normalità le condizioni dello Scano, almeno per quanto riguarda gli interventi non più rinviabili. «Ho potuto comunque notare – conclude il professore – che in questi giorni la Provincia, intervenendo in modalità urgente all’interno della scuola, sta riuscendo a completare la manutenzione più urgente necessaria per la riapertura completa dello Scano». Un momento atteso da tutti gli studenti e anche dai professori.
Comunicato della Conferenza Episcopale Sarda EI GIORNI 7-8 gennaio la Conferenza Episcopale Sarda si è riunita presso il Pontificio Seminario Regionale, a Cagliari, presenti tutti i Vescovi, sotto la presidenza di Monsignor Arrigo Miglio. Fra i vari punti all’ordine del giorno, ampio spazio è stato dato alla stesura finale del Regolamento interno dello stesso Seminario Regionale, strumento necessario per meglio definire i percorsi formativi di questa peculiare comunità educante dei futuri sacerdoti della Sardegna. A nome di tutti i Vescovi, Monsignor Arrigo Miglio ha confermato al Rettore e all’intera equipe educativa la piena e riconoscente fiducia dell’episcopato sardo, condividendo l’impostazione del progetto educativo e incoraggiando rettore ed educatori a continuare serenamente la loro preziosa opera per il bene della Chiesa che è in Sardegna. Altro importante punto affrontato dalla Conferenza è stato il progetto denominato “Un’Isola per il Mediterraneo”, che prevede l’u-
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tilizzo dei locali dell’ex seminario regionale di Cuglieri, in sinergia con la locale amministrazione comunale. E' previsto che si passi, in tempi brevi, alla stesura di un’apposita convenzione tra Regione Autonoma della Sardegna, Comune di Cuglieri e Conferenza Episcopale Sarda per meglio definire procedure e condizioni finalizzate alla piena realizzazione del pro-
getto. Questo, articolato in due strutture organizzative (un Centro Studi e un Campus) si propone di fare del complesso un centro permanente di studio e di formazione sul versante dell’inclusione sociale e culturale e dell’integrazione tra i popoli del Mediterraneo. Sono già diversi i soggetti sociali e di volontariato ad essersi dichiarati interessati a collaborare al progetto.
Ancora, sono stati fissati i capisaldi sui quali sarà impostata la nuova Convenzione tra la Conferenza Episcopale Sarda e la Compagnia di Gesù, relativamente alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. E’, infatti, confermata la disponibilità dei Gesuiti ad offrire il proprio servizio per il futuro, ma in modo sempre più coordinato e integrato con le Chiese locali della Sardegna.
Si è proceduto quindi alle seguenti nomine per incarichi regionali: Per la Sezione Sud Sardegna dell’UNITALSI, il sig. Tito Aresu, presidente, don Carlo Rotondo, assistente, don Mario Pili, vice assistente, tutti dell’Arcidiocesi Cagliari. Per l’OFTAL Sardegna, il sig. Salvatore Arca, di Tempio-Ampurias, presidente; i Sigg. Maurizio Marini di Cagliari e Antonella Pireddu di Alghero-Bosa, vice presidenti. Per il Coordinamento Comunicazioni Sociali, il Sig. Marco Piras di Oristano, delegato; don Pier Luigi Sini di Ozieri, vice delegato. Per l’Associazione Familiari del Clero, la Sig.ra Margherita Meloni di Oristano, delegata; don Antonio Sedda, di Nuoro, assistente. Per il Centro Missionario Regionale, don Ennio Matta, di Cagliari, delegato. Infine, è stato fissato il calendario dei prossimi incontri della Conferenza: 11 marzo, 6 maggio, 1 luglio, 9-12 settembre (incontro di studio e di preghiera ad Assisi). Tempio Pausania, 30 novembre
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IL PORTICO DI CAGLIARI
Calcio. Non si presenta rapida la soluzione della questione del Sant’Elia.
Il Cagliari e la Città meritano uno stadio degno della massima serie Le polemiche tra Cagliari Calcio e Comune vanno avanti. Intanto si gioca su un campo a mezzo servizio
di via Roma diffondevano un comunicato per chiarire le responsabilità dell'inerzia nei lavori nell'impianto di via Vespucci: «Il rallentamento nelle procedure si è verificato per venire incontro all'esigenza della società rossoblù di superare i problemi dati dal contenzioso che la società stessa aveva e ha tuttora con l'azienda che avrebbe dovuto effettuare i lavori per conto del Cagliari Calcio (la Clarin Italia Tribune, ndr)». E ancora: «I lavori di competenza del Comune, così come previsti nella convenzione, sono conclusi. Come comunicato alla società di viale La Playa, invece,
il Cagliari Calcio è sempre stato ed è già da subito nelle condizioni di riprendere i lavori per i 16 mila posti nel rispetto delle integrazioni progettuali richieste dal tavolo tecnico riunito in Prefettura e comunicate alla stessa società il 24 dicembre». Per poter proseguire nell'iter dei lavori, ora il Cagliari deve presentare un progetto per il nuovo Sant'Elia, non più impianto temporaneo con strutture in Tubi Innocenti, seguendo quanto indicato dal Consiglio comunale. Un batti e ribatti che divide l'ormai stufa opinione pubblica cagliaritana e non solo. In settimana ha sollevato un polverone un articolo del quotidiano torinese “Tuttosport”, dal titolo: “Juve, salto nel tempo: dal futuro al Sant'Elia. Il club con l’impianto più moderno d’Italia torna dove c’è il più malridotto. Capienza minima, spalti vecchi e vuoti: lo scenario sarà molto diverso da Juve-Roma”. Inaccettabile, stando all'articolo, che i campioni d'Italia in carica e (attuali primi in classifica) debbano scendere in campo in un impianto rabberciato come il Sant'Elia, con tribune in Tubi Innocenti, per lo più vuote. Una cornice definita “desolante” e “deprimente”. Che dire, però, dei disagi vissuti dai calciatori rossoblù ogni domenica (come dimenticare il periodo triestino, con le note trasferte “casalinghe”) e, ancor più, dai tifosi che hanno vissuto sulla propria pelle il tira e molla di Is Arenas?
strano un intenso legame tra la Chiesa e il quartiere. Oltre alla preziosissima opera delle Vincenziane e all’attività dell’Apostolato della Preghiera, fiore all’occhiello della parrocchia è l’Oratorio. Attivo dal 1999, costituisce un punto fermo di questa realtà, fornendo per la vita dei ragazzi e delle famiglie un sostegno importante. Presso l’oratorio sono attivi corsi gratuiti di ripetizioni, che danno un forte sostegno contro la dispersione scolastica, sia attività sportive e ludiche, come i corsi di animazione teatrale. Molto importante è anche il servizio di ascolto per ragazzi e adulti. A fine celebrazione Don Ignazio ha espresso gioia e felicità per la visita di Mons. Miglio: “La visita è stata per la nostra comunità un momento di grande gioia. Poi per la nostra comunità era la prima volta, quindi sia-
mo ancora più contenti.” Rifacendosi alle parole del vescovo, Don Ignazio ha poi spiegato anche quali sono le problematiche del quartiere: “La difficoltà della parrocchia è che oggi giorno, sempre più persone hanno bisogno materiale. Alle nostre porte vengono a bussare anche persone di zone diverse da questa” Aspetto particolare di questa chiesa è anche il valore dato alle tradizioni della pietà popolare. Molto sentita è la festa di Santa Maria Chiara, alla quale i pirresi sono legati in modo particolare. “I parrocchiani non sono legati solo alle tradizioni - ha sottolineato Don Ignazio- ma anche alla stessa chiesa. Numerose coppie, che da anni non vivono più nel quartiere, vengono qui per celebrare le nozze d’oro. Questa è una bella testimonianza di come San Pietro sia entrata nel cuore dei fedeli”.
FRANCESCO ARESU
-MAIL, COMUNICAZIONI ufficiali e comunicati stampa che si susseguono nel tempo, senza sortire però gli effetti sperati: dare una casa al Cagliari Calcio. Da ormai una decina d'anni quella sullo stadio Sant'Elia è una querelle ben lontana dal trovare soluzione. Intanto, domenica la gara di Serie A tra i rossoblù e la Juventus è andata in scena in un Sant'Elia aperto a soli 5 mila spettatori, con buona pace delle migliaia di tifosi rimasti senza biglietto, dato il limitato numero di posti a sedere. Una situazione che non ha fatto altro che alimentare le polemiche che da anni aleggiano sopra lo stadio cagliaritano, con opposti il Comune e il Cagliari Calcio. L'ultimo botta e risposta risale a poche ore dal match contro i bianconeri, a margine della cessione del rossoblù Radja Nainggolan alla Roma. «Amareggia aver dovuto cedere un uomo e un calciatore come lui – ha scritto il club rossoblù sul proprio sito web – ma, come lo stesso
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La curva Nord dello stadio Sant’Elia, l’unica agibile dell’impianto.
Nainggolan ha ben spiegato, le note vicissitudini degli ultimi anni legate allo stadio non ci hanno permesso di tener fede ad un progetto ambizioso che, attraverso le conferme dei calciatori più forti e rappresentativi, avrebbe dovuto portarci ad ambire a traguardi più prestigiosi rispetto a quelli finora raggiunti». Parole in linea con quanto affermato da Massimo Cellino dopo la gara interna contro il Napoli, con il patron del Cagliari che aveva definito il Sant'Elia uno “stadietto”, lanciando un chiaro messaggio all'amministrazione Zedda. Nelle stesse ore gli uffici comunali
Entrare nella realtà per portare la speranza La Visita pastorale nella Parrocchia di S. Pietro a Pirri MATTEO PIANO
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ROSEGUE la visita Pastorale di Mons. Miglio alla forania di Pirri. Sabato 11 Gennaio è stato il turno di San Pietro. Alle ore 18, davanti ad una grande assemblea, Mons. Miglio ha celebrato la Santa Messa, insieme al parroco, Don Ignazio Trogu, e a Padre Luciano Gastoni, gesuita e docente di Storia della Chiesa alla Facoltà di Teologia, collaboratore della parrocchia. Mons. Miglio, durante i saluti iniziali, ha voluto ricordare all’assemblea l’importanza della visita pastorale: “L’obiettivo principale della visita è conoscere le persone e le situazioni della Diocesi. Ci deve essere una forte collaborazione da parte di tutti, per questo chiedo a voi fedeli di aiutarci a conoscerci”. Il vescovo ha inoltre spiegato simpaticamente il motivo per cui abbia scelto la forania di Pirri come punto di partenza della sua visita: “Ho cominciato da Pirri perché sono qui da quasi
due anni e la zona che conoscevo meno della città è la vostra. Non potevo che iniziare da voi, che siete i miei vicini”. Nel corso dell’omelia Mons. Miglio ha indicato il compito della parrocchia, spiegando come essa sia chiamata ad essere centro di speranza e punto di riferimento per tutti: “Il compito della parrocchia è quello di immergersi nelle difficoltà del quartiere. Per natura è chiamata ad entrare nelle varie realtà per portare speranza; tutte le attività che vengono svolte, devono far entrare speranza e gioia a tutti coloro che vivono nella sofferenza”. Terminata la celebrazione numerosi parrocchiani hanno avuto modo di salutare l’Arcivescovo creando così un momento di semplice e spontanea fraternità. Nonostante la comunità di San Pietro, come la maggior parte delle chiese di Pirri, sia composta prevalentemente da anziani, si registrano numerose iniziative, che mo-
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brevi VOCAZIONI
Incontro del Pre-seminario Domenica dalle 9 alle 14,30 nel Seminario Arcivescovile, terzo incontro del pre-seminario. Sono invitati, previa una comunicazione del proprio Parroco al Rettore del Seminario, i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni (fascia della classe V elementare e scuola media) che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario Minore diocesano per un discernimento vocazionale. Ai ragazzi di età compresa tra i 14 e 19 anni (fascia della scuola superiore) che desiderano fare un itinerario di discernimento vocazionale saranno riservati appositi incontri.
AZIONE CATTOLICA
In Sardegna il presidente Miano Il presidente nazionale dell'Azione Cattolica Italiana, Franco Miano, sarà in Sardegna dal 20 al 25 gennaio 2014, nella settimana che la Chiesa dedica alla preghiera per l'Unità dei Cristiani, per visitare, prima della scadenza del suo mandato associativo,
le diocesi che in questi ultimi anni non era ancora riuscito a visitare (quasi tutte). Nel giro non è prevista l'Arcidiocesi di Sassari, dove è stato l'anno scorso con la Presidenza nazionale per l'incontro con il Consiglio regionale e per quello pubblico, in preparazione alla settimana sociale di Torino, organizzato dalla Delegazione regionale A.C. della Sardegna. Giovedì 23 gennaio alle 10 è previsto l'incontro a carattere regionale per gli assistenti e presbiteri interessati con Franco Miano, a Macomer presso l'Istituto dei Missionari Saveriani, in Via Toscana, 9.
Nomine dell’Arcivescovo
L’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, comunica che il nuovo parroco della parrocchia S. Elia in Cagliari sarà il sacerdote don Giampiero Zara, sinora parroco della parrocchia di Sarroch. Don Giampiero Zara farà il suo ingresso in parrocchia il giorno 5 marzo, Mercoledì delle Ceneri.
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II DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)
dal Vangelo secondo Giovanni
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n quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto:“Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Ecco l’Agnello di D
Gv 1, 29-34 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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l Vangelo di Giovanni è l’unico in cui non ci viene raccontato direttamente l’episodio del Battesimo di Gesù, l’evangelista anziché narrarlo in “prima persona” ha preferito riportare la testimonianza di Giovanni. Il nostro brano è di fatto composto dalla presentazione che lui fa di Gesù e dalla sua stessa testimonianza. Giovanni viene presentato come il precursore anche qui, così come nei vangeli sinottici, ma questo suo aspetto diventa qui secondario rispetto a quello di testimone della venuta di Cristo. Giovanni, all’inizio del nostro brano, vede Gesù e lo indica a chi si trovava vicino a lui, l’evangelista non ci dice con chi stia parlando, probabilmente le persone giunte al Giordano per farsi battezzare e qualche sacerdote inviato dai farisei come nel brano che immediatamente precede il nostro, ma la cosa importante è proprio l’assenza dell’informazione perché di fatto, nella prospettiva evangelica, Giovanni sta par-
lando a noi. Il titolo che Giovanni attribuisce a Gesù, che noi conosciamo molto bene anche per l’uso che se ne fa all’interno della Messa, è molto criptico: “agnello di Dio”. Questo titolo indica contemporaneamente due cose: la mansuetudine che Gesù manifesta nei confronti della volontà di Dio e, soprattutto, la sua immolazione sulla croce. Gesù verrà chiamato così da Giovanni battista anche il giorno dopo, quando con lui ci saranno Andrea e colui che diventerà il “discepolo prediletto” di Gesù ma oltre a Giovanni battista nessuno, all’interno del vangelo lo chiamerà così, questo titolo tornerà solo nel libro dell’apocalisse dove verrà usato praticamente come un nome proprio per indicare il Cristo. L’immagine dell’agnello è legata non a quella di colui che “toglie il peccato del mondo”, questa immagine va compresa tenendo presente due testi biblici (Lev. 16,16-22 e Isaia 53,7-12): da una parte Gesù è l’agnello profetizzato da Isaia (“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua
bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” Is 53,7) dall’altra è colui che viene simboleggiato dal capro che, il giorno della purificazione annuale del popolo, viene caricato simbolicamente dei peccati del popolo per poi essere lasciato andare lontano a morire nel deserto (Lev 16,16-22). Giovanni sta dicendo che Gesù si caricherà i nostri peccati togliendoli da noi e ci purificherà con il suo sangue. La seconda parte del brano, la testimonianza di Giovanni è per certi versi ancora più importante perché sottolinea come lui voglia porsi come testimone affidabile e certo delle cose che ha visto: “E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio”. Questo tema della testimonianza è fondamentale nel corso di tutta l’opera dell’evangelista, tanto da fungere da introduzione solenne della prima lettera di Giovanni: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che
abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena. Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo” (1Gv 1,1-5a). Giovanni fa la stessa cosa: ha udito, ha visto, ha contemplato, ha toccato e sente il bisogno di condividere tutto questo, e noi? Abbiamo fatto esperienza di questo incontro oppure no? Sentiamo il bisogno di condividere quanto abbiamo sperimentato? E lo facciamo? Tante domande che Giovanni, attraverso l’immagine di un battista “primo testimone di Gesù”, oggi ci pone.
LA FEDE ILLUMINA I RAPPORTI SOCIALI La fede «diventa luce per illuminare tutti i rapporti sociali» (LF, n. 54). Così nella Lumen fidei Papa Francesco introduce la sua riflessione sui fondamenti della fraternità. Nell’epoca moderna, si spiega nell’enciclica, si è cercato di fondare la fraternità universale tra gli uomini semplicemente sulla loro uguaglianza. La fraternità «privata del riferimento a un Padre comune quale suo fondamento ultimo, non riesce a sussistere […] L’amore inesauribile del Padre ci viene comunicato, in Gesù, anche attraverso la presenza del fratello. La fede ci insegna a vedere che in ogni uomo c’è una benedizione per me, che la luce del volto di Dio mi illumina attraverso il volto del fratello» (ibidem). Quando l’uomo perde di vista Dio e il suo primato mette da parte anche l’apertura verso i fratelli: «al centro della fede biblica, c’è l’amore di Dio, la sua cura concreta per ogni persona, il suo disegno di salvezza che abbraccia tutta l’umanità e l’intera creazione e che raggiunge il vertice nel-
l’Incarnazione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Quando questa realtà viene oscurata, viene a mancare il criterio per distinguere ciò che rende preziosa e unica la vita dell’uomo. Egli perde il suo posto nell’universo, si smarrisce nella natura, rinunciando alla propria responsabilità morale, oppure pretende di essere arbitro assoluto, attribuendosi un potere di manipolazione senza limiti» (ibidem). La fede permette di scoprire Dio come Creatore e di conseguenza di amare anche la natura, riconoscendo in essa «una grammatica da Lui scritta e una dimora a noi affidata perché sia coltivata e custodita» (LF, n.55). È sempre la fede che «aiuta a trovare modelli di sviluppo che non si basino solo sull’utilità e sul profitto, ma che considerino il creato come dono, di cui tutti siamo debitori» (ibidem) e «insegna a individuare forme giuste di governo, riconoscendo che l’autorità viene da Dio per essere al servizio del bene comune» (ibidem).
Un punto decisivo che la fede dona per la costruzione della società è anche la possibilità del perdono: «necessita molte volte di tempo, di fatica, di pazienza e di impegno; perdono possibile se si scopre che il bene è sempre più originario e più forte del male, che la parola con cui Dio afferma la nostra vita è più profonda di tutte le nostre negazioni. Anche da un punto di vista semplicemente antropologico, d’altronde, l’unità è superiore al conflitto; dobbiamo farci carico anche del conflitto, ma il viverlo deve portarci a risolverlo, a superarlo, trasformandolo in un anello di una catena, in uno sviluppo verso l’unità» (ibidem). Per Papa Francesco è proprio la fede che «illumina il vivere sociale; essa possiede una luce creativa per ogni momento nuovo della storia, perché colloca tutti gli eventi in rapporto con l’origine e il destino di tutto nel Padre che ci ama» (ibidem). di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
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Il 14 febbraio il Papa incontra i fidanzati
Dio...
Accompagnare i giovani a scoprire l’amore vero * DON MARCO ORRÙ
l 14 febbraio Papa Francesco incontrerà nell’aula Paolo VI, i fidanzati che hanno già frequentato o stanno frequentando i percorsi di preparazione al matrimonio. Il Santo Padre si fa vicino ai giovani che si apprestano a celebrare le nozze cristiane per incoraggiarli, come recita il titolo dato all’incontro, a costruire un rapporto di comunione nel segno della gioia di un “sì ”per sempre. Il sogno di ogni coppia, sin dai primi momenti che costruiscono il dialogo d’amore, è quello di vivere felici. Non potrebbe che essere così: l’Amore, quello vero, è indirizzato al dono di sé, all’apertura verso l’altro/a, alla realizzazione di un “noi” che libera l’io dalla gabbia egocentrica e lo mette al servizio di una relazione nuova, nell’appartenenza reciproca della comunione. Certo, i primi passi di un incontro d’amore sono condizionati da un romanticismo che evidenzia e mette in gioco solo gli aspetti positivi, quelli più immediati e appariscenti, caratteristici dell’innamoramento. Sono momenti in cui l’attenzione verso l’altro è carica di delicatezze, di attenzioni premurose e in genere la felicità dell’uno coincide con la felicità dell’altra. Il cammino insieme, nel tempo, richiede spazi di verifica e di approfondimento della relazione. Ci si confronta sui valori profondi dell’incontro uomo-donna, sul progetto da costruire insieme, sul desiderio di non accontentarsi di un rapporto epidermico e superficiale, ma di fondare il futuro su radici solide nella prospettiva di un “sì “ per sempre. Su questo aspetto si sofferma il n.2 del documento CEI Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia: “L’accompagnamento nel tempo del fidanzamento comporta, da parte dell’intera comunità cristiana, una responsabilità educativa di grande rilievo. Purtroppo il contesto culturale in cui viviamo non aiuta a scoprire la bellezza dell’amore umano e del sacramento del matrimonio, rischiandodi
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RISCRITTURE
GIOVANNI BATTISTA: IL TESTIMONE Da Gerusalemme e da ogni parte della Giudea la gente accorreva per ascoltare Giovanni Battista e farsi da lui battezzare nel fiume, confessando i propri peccati (cfr Mc 1,5). La fama del profeta battezzatore crebbe a tal punto che molti si domandavano se fosse lui il Messia. Ma egli – sottolinea l’evangelista - lo negò recisamente: "Io non sono il Cristo" (Gv 1,20). Egli comunque resta il primo "testimone" di Gesù, avendone ricevuto indicazione dal Cielo: "L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo" (Gv 1,33). Questo precisamente accadde quando Gesù, ricevuto il battesimo, uscì dall’acqua: Giovanni vide scendere su di Lui lo Spirito come una colomba. Fu allora che "conobbe" la piena realtà di Gesù di Nazaret, e iniziò a farlo "conoscere a Israele" (Gv 1,31), indicandolo
come Figlio di Dio e redentore dell’uomo: "Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo" (Gv 1,29). Da autentico profeta, Giovanni rese testimonianza alla verità senza compromessi. Denunciò le trasgressioni dei comandamenti di Dio, anche quando protagonisti ne erano i potenti. Così, quando accusò di adulterio Erode ed Erodiade, pagò con la vita, sigillando col martirio il suo servizio a Cristo, che è la Verità in persona. Invochiamo la sua intercessione, insieme con quella di Maria Santissima, perché anche ai nostri giorni la Chiesa sappia mantenersi sempre fedele a Cristo e testimoniare con coraggio la sua verità e il suo amore per tutti. Benedetto XVI, Angelus 24 giugno 2007
disorientare le giovani generazioni rispetto a una scelta compiuta “per sempre”. Per i credenti questo percorso di approfondimento si fa ancora più specifico: come attuare la vocazione alla santità a cui sono chiamati, proprio grazie e in forza del sacramento nuziale che sono orientati a celebrare? Attualmente ai percorsi di preparazione al matrimonio, si presentano diverse coppie che vivono in regime di convivenza, (sono ormai circa il 60 per cento del totale) per lo più oltre i 30 anni con qualche anno di vita condivisa alle spalle. Chiedono di celebrare il matrimonio cristiano anche se la loro vita di fede, come essi stessi denunciano, è molto fragile e non confortata dalla pratica sacramentale. Lungi dal pronunciare sentenze, ci mettiamo accanto a questi giovani, che accettano di essere accompagnati per un breve tratto di strada che li separa dal matrimonio, con animo accogliente e affetto premuroso. Siamo anche consapevoli che dodici incontri di catechesi, come suggerisce il recente documento succitato, non sono sufficienti per illuminare in senso cristiano-sacramentale il progetto coniugale dei nubendi, ma sono una buona occasione per offrire loro una presenza di chiesa che esercita la sua maternità accompagnandoli con rispetto, amore e dedizione. Tuttavia, constatare questa tendenza alla convivenza pre-matrimonio, ci suggerisce che il cammino di accompagnamento deve iniziare da lontano. La comunità cristiana, può e deve offrire ai ragazzi, un percorso di educazione all’amore nei tempi di crescita, dalla preadolescenza all’età giovanile. Lo sappiamo, si tratta di un accompagnamento di difficile approccio, proprio perché in quel periodo di vita, i ragazzi prendono le distanze dalla comunità cristiana. E’ una sfida che ci interpella ed esige delle risposte. Nella misura in cui accetteremo di metterci in gioco, potremo contribuire a far nascere il desiderio del “si per sempre” che rende felici. * Direttore Ufficio Dioc. Past. Fam.
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
DOMENICA 19 GENNAIO 2014
In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo di… arte e fede La chiesa di Muravera. (Terenzio Puddu) Domenica 19 gennaio ore 18.10 Lunedì 20 gennaio ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie- Claire Alain. (a cura di Andrea Sarigu) Trio sonata n. 5 in Do maggiore BWW 529 (allegro/largo/allegro) Trio sonata n.6 in Sol maggiore BWW 530 (vivace/lento/allegro)
Domenica 19 ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione La comunicazione dell’orecchio e dell’occhio (Simone Bellisai) Martedì 21 gennaio ore 19.10 Mercoledì 22 gennaio ore 8.30 L’ora di Nicodemo Il Vangelo di Matteo (Commento esegetico - spirituale a cura di Sabino Chialà – Biblista) Mercoledì 22 gennaio 21.30
Oggi parliamo con… Luca Murgianu, presidente regionale Confrtigianato Sabato 18 gennaio 19.10 Domenica 19 gennaio ore 10.30 Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal Lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 / 13.30
Lampada ai miei passi (20-25 gennaio) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Giuseppe Tilocca Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / 21.00 (vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
bbiamo una percezione dei teologi come di persone distanti, ieratiche, che si pongono su un piedistallo , o almeno su una cattedra, proprio per la materia che trattano. Nel caso però di don Mario Steri, salesiano che vive e opera a Cagliari, la percezione sarebbe fuorviante, in quanto chi lo conosce può testimoniare la sua affabilità, la vicinanza pastorale e si può dire anche la umiltà, a dispetto di una cultura profonda e vasta in campo non solo teologico. Parroco di San Paolo da molti anni, nel cuore del quartiere di San Benedetto, con un oratorio che continua ad attirare giovani dalla città e dall'hinterland, egli occupa il suo poco tempo "libero" dalla pastorale in un esercizio che, come ci spiega, lo arricchisce e lo ricrea: gli scritti di teologia. Ha giá pubblicato un primo libro su questo argomento, dal titolo “La Preghiera: Scelta di Dio”, ed un romanzo, sempre di carattere religioso. Ora è il momento di questa accattivante terza fatica letteraria: I nomi di Dio Abbiamo pensato di porgli qualche domanda per capire di più su questo titolo e su ciò che descrive. Lei pubblica ancora una volta un libro di teologia; si scrive su questo argomento per passione o per "vocazione"? Questo è il terzo libro che pubblico. Il primo era sulla preghiera, il secondo la vita romanzata di un prete che ho conosciuto quand’ero in missione da giovane in Madagascar. Scrivo certo per passione. Sto completando proprio in questi giorni un testo di commento al brano dell’annunciazione del Vangelo di Luca. Credo che scrivere sia qualcosa che mi è molto naturale, come a scuola amavo fare i temi. È piacevole soprattutto la prima stesura, quella creativa, più faticosa la correzione e la serie di citazioni. Non so se sia per me una vocazione scrivere. Segue la mia inclinazione, senza cono-
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È uscito il nuovo libro di don Mario Steri, Parroco di San Paolo
Uno studio sui nomi di Dio MARIANO CUCCU
scerne il significato nella mia vita. Se tutto avviene perché voluto o permesso da Dio, si può dire, da questo punto di vista, che si tratta di una vocazione. Passione o vocazione, comunque, è per me momento di crescita, arricchimento, maturazione. Ciò che realizzerò negli anni a venire e le possibilità di pubblicare che mi verranno offerte dipenderanno dalle circostanze e, in ultima analisi, dalla volontà di Dio. Cosa vuol dire pronunciare i nomi di Dio? Chi legge potrebbe pensare che si parla del Dio dei musulmani, di cui si elencano i 99 nomi... Nella tradizione cristiana il tema del nome di Dio è sempre stato considerato. Non tanto nei tempi moderni, che hanno affrontato tematiche di tipo molto più antropologico, quanto nei primi secoli e nel medioevo. Era una discussione comune. Il tema dei nomi divini domini è stato trattato da tutti i grandi teologi in modo diverso. Parlare del nome di Dio non è un semplice esercizio retorico o un modo per cercare di trovare una definizione adatta. Dio è l’indefinibile: nessun nome può contenerlo, nessuna realtà umana può esprimerlo completamente. Non per niente ci serviamo dell’analogia per poter parlare di lui. Dire il nome di Dio nella mentalità antica era un
CAGLIARI
modo per cercare di approcciarsi a Lui, in qualche caso per impadronirsi della sua realtà divina e poterla usare a fini magici. Per il teologo è un modo per gettare un ponte con l’indefinibile che l’uomo oscuramente, cerca a tentoni nella sua vita come dicono gli Atti degli apostoli. Di colui che, in modo o nell’altro si è rivelato a lui l’uomo vorrebbe conoscerne il nome per capire chi egli sia. Il Corano e la tradizione musulmana parlano dei 99 nomi di Dio, mentre il centesimo segreto viene svelato solo a chi Dio vuole. La tradizione cristiana ha sempre considerato numerosi nomi di Dio. Alcuni di questi sono trattati nel libro, Dio come essere, Dio come silenzio e tenebra, Dio come nel dolore del Servo di Jahvé, per trovarne qualcuno che permetta di cogliere il senso profondo della realtà divina e umana. Infatti, cogliere il nome di Dio significa anche sapersi dare un senso per l’esistenza, saper spiegare in un modo o nell’altro i significato della vita. Il libro analizza diversi nomi, come dicevo, considerandoli sia dal punto di vista esegetico, almeno nella prima parte, sia da un punto di vista filosofico. Nella seconda parte si parla di ciò che è alla base del rapporto che si stabilisce tra l’uomo e Dio, l’appello, vedendolo a livello trinitario, a livello creaturale e ontologico e poi nella vocazione concreta che Dio realizza nei con-
fronti di singoli uomini. Di qui si arriva alla definizione di quello che ci sembra il nome più appropriato di Dio, che qui non dico per dare il gusto di leggere il libro. Il libro si rivolge a persone che hanno già un minimo di conoscenze teologiche e spirituali e richiede una certa attenzione nella lettura, ma credo che sia un approfondimento che chi è desideroso di conoscere, può intraprendere per capire meglio chi è Dio per lui e quale immagine di Dio che porta nel suo cuore. Esiste secondo lei un rapporto tra la pastorale come parroco, e la scrittura come uomo di Chiesa? Scrivere di teologia evidentemente non è distaccato dalla vita dell’individuo che scrive né dalla sua attività pastorale. Dal punto di vista pratico è ben difficile che si possa utilizzare quanto si scrive sul piano teologico per una catechesi o una predica da fare ai fedeli. Credo che l’utilizzo profondo della teologia sia l’arricchimento che me ne deriva personalmente e che può riflettersi, questo sì, nella mia attività pastorale. Soprattutto la conoscenza teologica motiva, anche se si tratta in questo caso di teologia dogmatica e non di teologia pastorale, un’azione pastorale che cerca di mettere in evidenza quelle che sono le ricchezze del mistero cristiano per permettere ai fedeli di avvicinarle,di comprenderle, di gustarle. Lo sbocco di ogni teologia, ce l’ha insegnato la teologia grande dei padri, il vero scopo di ogni ricercatore di teologia dovrebbe essere l’assaporamento sapienziale del testo biblico a cui deve condurre ogni teologia. Si parte dall’esegesi perché offre i fondamenti per un discorso teologico, ma, dopo aver sviluppato la riflessione teologica, si dovrebbe tornare alla Scrittura per poter gustare quanto si è appreso e vederlo in azione nelle parole del Signore. In conclusione, lo scopo di ogni libro di teologia e spiritualità è, o dovrebbe essere, invogliare a pregare. La preghiera è la forza per cambiare le situazioni.
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DOMENICA 19 GENNAIO 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Ecumenismo. Dal 18 al 25 gennaio si celebra la Settimana di Preghiera per l’unità.
Gesù Cristo non può essere diviso: l’impegno dei cristiani per l’unità I rappresentanti delle diverse confessioni cristiane presentano il testo guida per la Settimana di preghiera
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RISTO NON PUÒ essere diviso! È questa la forte affermazione dell‘apostolo Paolo che i fratelli e le sorelle canadesi pongono alla nostra riflessione per la preghiera comune di quest‘anno. È un ammonimento che riceviamo, comprendendolo innanzitutto nel contesto in cui l‘apostolo lo pronuncia: quello di una comunità che ha bisogno di ritrovare l‘essenziale della propria fede. Tutto l’epistolario ai Corinzi ne è una testimonianza: a chi ricerca i carismi più eclatanti, Paolo ricorda che l’amore è la via della perfezione (Prima lettera ai Corinzi 13); a chi si crede forte nella fede, Paolo proclama un Signore che è forte nella debolezza (Seconda lettera ai Corinzi 12); alla ricerca della saggezza umana, contrappone la pazzia di Dio (Prima lettera ai Corinzi 1). A chi vuole raggiungere le più alte vette della spiritualità, Paolo ricorda che lo Spirito del Signore agisce con potenza laddove un qualsiasi credente afferma con le parole ed i fatti che Gesù è il Signore (Prima lettera ai Corinzi 12). Questo è l‘essenziale della fede, il suo cuore profondo dove tutti i cristiani possono trovare la loro unica fonte: è Cristo stesso che è stato crocifisso per noi e nel nome del quale veniamo battezzati. A Corinto la chiesa era dilaniata da gruppi contrapposti. C‘era chi dichiarava: “Io sono di Paolo”; un altro: Io di Apollo‘; un terzo: Io sono di Pietro‘; e un quarto: Io sono di Cristo‘. In questa sequenza è proprio l‘ultima affermazione che più ci interpella: utilizzare Cristo per sancire le nostre divisioni. Questo si è spesso verificato nella storia del cristianesi-
mo, laddove la ricerca della fedeltà all‘evangelo di Cristo, per le varie tradizioni cristiane, invece di creare un patrimonio comune ha suscitato scomuniche e conflitti. Divisi nel nome di Cristo: questo è il paradosso e lo scandalo della nostra vita cristiana. Il nostro impegno è di mettere in discussione questa logica. Sentiamo quindi fortemente nostro uno dei cinque imperativi ecumenici enunciati nel documento congiunto cattolico-luterano Dal conflitto alla comunione: abbiamo bisogno dell‘esperienza, dell‘incoraggiamento e della critica reciproca per giungere a una conoscenza più profonda di Cristo. Cristo infatti non viene più a farsi crocifiggere: è venuto, una volta per tutte, per la nostra salvezza, ma tocca a noi ora prendere il posto di Cristo sulla croce e, crocifiggendo le nostre passioni e la nostra mentalità mondana, sacrificarci per realizzare la volontà di Dio: che tutti siano una cosa sola (Giovanni 17, 21). Come i nostri fratelli e le nostre sorelle canadesi fanno notare, il brano della Prima lettera ai Corinzi richiama l’attenzione sul modo in cui pos-
siamo valorizzare e ricevere i doni degli altri anche ora, nel nostro stato di divisione. L‘intera epistola mostra chiaramente un conflitto in atto, con l’autorità dell‘apostolo e della sua predicazione pesantemente contestate. Tuttavia, all‘inizio della Lettera Paolo afferma io ringrazio sempre il mio Dio per voi . Non è solo una formalità, ma un sincero riconoscimento della ricchezza spirituale dei Corinzi, i quali non mancano di alcun dono. Riconoscere i doni degli altri, anche di coloro con i quali si è in conflitto, significa prima di tutto riconoscere l‘opera di Chi quei doni ha elargito, cioè Dio stesso. Inoltre Paolo riconosce ai Corinzi di essere pienamente Chiesa di Cristo e ricorda loro il legame che li unisce a tutti coloro che proclamano lo stesso Signore in ogni luogo. Non si è infatti Chiesa da soli, ma nella comunione di tutti coloro che confessano il nome di Gesù. Riconoscere i doni gli uni degli altri significa per noi oggi innanzitutto, riconoscere i doni della grazia elargiti con generosità all‘intero popolo di Dio, pur nelle sue diversità. Doni che edificano la Chiesa e la abilitano a servire il mondo. Seguendo
anche in questo caso l‘invito del documento Dal conflitto alla comunione, l‘impegno ecumenico è di essere aiutati dalla forza del vangelo di Cristo per il nostro tempo e testimoniare insieme la grazia di Dio nella predicazione e nel servizio verso il mondo sia in ambito liturgico che sociale. Grazia che libera, che ci fa volgere lo sguardo verso i minimi e gli ultimi, ci rende consapevoli delle nostre responsabilità nella salvaguardia del creato. Grazia per la quale possiamo fare nostra l‘invocazione che ha contraddistinto l’assemblea 2013 del Consiglio Ecumenico delle Chiese: Dio della vita, guidaci verso la giustizia e la pace. Accogliamo dunque con riconoscenza il lavoro delle nostre sorelle e dei nostri fratelli canadesi. Nelle pagine di introduzione al materiale omiletico essi descrivono le grandi diversità che arricchiscono il loro paese: diversi popoli, diverse lingue, diverse religioni, diversi ambienti geografici. Accogliamo le domande che essi propongono per ogni sezione del testo della Prima lettera ai Corinzi, pensando alla situazione specifica del nostro paese e alle nostre diversità, troppo spesso misconosciute e non valorizzate. Pensiamo per esempio all‘arrivo di migranti da ogni parte del mondo e, soprattutto, da quel sud del mondo nel quale oggi vive la maggioranza dei cristiani. Pensiamo alle chiese di migranti che si formano sul nostro territorio. Pensiamo alla presenza dialtre religioni giunte ad allargare i nostri confini culturali e perfino spirituali. Pensiamo all‘esigenza di libertà e di dialogo che una società multiculturale sempre più richiede. Sia anche questo l‘orizzonte ecumenico della nostra ricerca di unità, rafforzata dalla nostra continua e fervida preghiera di fraternità. + Mons. Mansueto Bianchi Pastore Massimo Aquilante + Metropolita Gennadios
IL PORTICO
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brevi INIZIATIVE
Concerti per Maria Cristina di Savoia Il 25 gennaio alle 11, nella Basilica di Santa Chiara a Napoli, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei Santi, proclamerà beata la venerabile Maria Cristina di Savoia. Per la giovane di Casa Savoia finalmente il riconoscimento delle sue peculiarità e della sua forte fede, coltivata anche nella sua permanenza a Cagliari. In vista di questo appuntamento il comitato che si rifà alla venerabile ha organizzato una serie di concerti dal titolo “Concerti di gioia per la Beata Maria Cristina di Savoia, Regina delle due Sicilie”. Dopo la prima esibizione domenica scorsa del Coro Associazione “Musica Viva” nella Cripta di San Domenico a Cagliari, sabato 18 alle 20 nella Basilica di Santa Croce si esibisce il Gruppo “Cuncordia Launeddas”. Domenica 2 febbraio sarà invece la chiesa del Santo Sepolcro ad ospitare “Ensemble Mixis”. Domenica 9 febbraio nella Cattedrale alle 20 esibizione di Maria Luisa Garbato e del maestro - organista Andrea Sarigu. Venerdì 14 febbraio invece sarà il Palazzo Regio ad ospitare alle 20 la corale “Santa Cecilia” ed infine il “Collegium Kalaritanum” chiuderà il 21 febbraio nella Basilica di Santa Croce la rassegna. Gli artisti coinvolti nell’iniziativa presteranno la loro opera in forma gratuita ed il ricavato di libero donazioni verrà devoluto alla Caritas Diocesana di Cagliari. Dal 21 al 23 gennaio alle 18 nella Cattedrale di Cagliari, il parroco monsignor Alberto Pala, celebrerà la Santa Messa alla quale seguirà un triduo di preghiera, preparatorio alla Cerimonia di Beatificazione.
MONSERRATO
Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani Cristo non può essere diviso! (1 Cor 1, 1-17) li appuntamenti della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18 - 25 gennaio 2014) sono promossi da: Chiesa Cattolica, Arcidiocesi di Cagliari; Chiesa Cristiana Avventista del 7°giorno; Chiesa Evangelica Battista; Chiesa Evangelica Luterana; Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta ed Esarcato per l'Europa Meridionale; Chiesa Ortodossa Rumena; Chiesa Ortodossa Russa.
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CALENDARIO DEGLI EVENTI Sabato 18 gennaio, ore 18.00 Studio Biblico - Chiesa evangelica Battista - c/o Casa "Eben Ezer" - via Stromboli 9 - Cagliari CELEBRAZIONE ECUMENICA Domenica 19 gennaio, ore 18.00 Parrocchia San Sebastiano Via I. Serra 1 - Cagliari
Martedì 21 gennaio , ore 18.30 Movimento dei Focolari Parrocchia Madonna della Strada Via Crespellani 1 Mulinu Becciu - Cagliari Mercoledì 22 gennaio , ore 18.30 Pontificio Seminario Regionale Sardo - Via Monsignor Parraguez 19 - Cagliari Giovedì 23 gennaio , ore 18.30 Chiesa Ortodossa Rumena - Parrocchia San Gerarca - Martire An-
tim Ivireanul - Chiesa S. Sepolcro Piazza S. Sepolcro 5 - Cagliari Venerdì 24 gennaio , ore 18.30 Chiesa Cristiana Avventista - Via Satta 5/D - Cagliari Sabato 25 gennaio, ore 18.00 Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta ed Esarcato per l'Europa Meridionale - Patriarcato Ecumenico - Parrocchia di San Giuda Taddeo Via Cagliari,88/Quartu S.Elena
Consegnati i premi “Pro Monserrato” Si è svolta sabato scorso la cerimonia di premiazione della biennale “Pro-Monserrato”. I vincitori di questa edizione sono stati: Albina Angioni (alla memoria), insegnante, poetessa, scrittrice e commediografa in lingua sarda, che ha onorato la cultura sarda. Premiati per meriti sportivi: il giovane Gianluca Muscas campione mondiale nel 2009 di taekwondo in Corea del Sud e il pugile Pino Contu, allievo del campione europeo Fortunato Manca. Premiate anche alle Suore di Maria Ausiliatrice per il loro impegno sul sociale sulla scuola dal 1927 ad oggi.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi SAN SEBASTIANO
I festeggiamenti per il santo patrono Nel programma delle manifestazioni che la Parrocchia di San Sebastiano di Cagliari ha organizzato per la festa patronale si inserisce quest'anno la celebrazione ecumenica per l'unità dei cristiani. La celebrazione presieduta dall'Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, si terrà nella stessa Parrocchia domenica alle ore 18. La tradizionale processione fiaccolata in onore del Santo - che si sarebbe dovuta svolgere domenica 19 (il 20 gennaio la Chiesa celebra infatti la festività di San Sebastiano) - slitta pertanto a sabato 25: con partenza alle 18 i fedeli con il simulacro del Santo, sorretto a braccia dai boyscout della parrocchia, sfileranno attraverso le vie del quartiere (via Bembo, Via Castiglione, Via Copernico, Via Bandello, Via Bembo) per fare quindi rientro nel sagrato della chiesa, dove a seguire verrà acceso il tradizionale falò. Alle 19 verrà celebrata la messa, presieduta da Padre Roberto Sardu o.f.m., coordinatore regionale dei gruppi di preghiera di Padre Pio. I festeggiamenti proseguiranno domenica 2 febbraio con la celebrazione della Presentazione di Gesù al Tempio, la festa della Candelora: alle 9,30 ci sarà la celebrazione eucaristica con la benedizione dei ceri e consegna del Padre Nostro ai cresimandi, mentre venerdì alle18 si terrà l'Adorazione Eucaristica. I festeggiamenti si concluderanno sabato 8 febbraio con la messa delle 18 cui farà seguito alle 19 sempre in parrocchia un concerto (ingresso libero) a cura di Juan Paradell Solé, organista titolare della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” in Vaticano. Franco Cotzia
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Vocazioni. Si è tenuto a Roma il Convegno Nazionale per le Vocazioni.
Aprirsi alla Verità per poter vivere il grande dono della vocazione Dal 3 al 5 gennaio a Roma si sono incontrati gli operatori impegnati nei vari settori della pastorale delle vocazioni
MICHAEL LOI PRITI ALLA VERITÀ… porterai la Vita. Vocazioni testimonianza della Verità (Caritas in veritate, 9)», è questo il titolo, promosso dalla Cei, del convegno proposto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni e svoltosi a Roma, dal 3 al 5 gennaio, presso la Domus Pacis. Il convegno era rivolto a parroci, direttori dei centri diocesani per le vocazioni, seminaristi, rettori dei seminari e a tutti coloro interessati alla pastorale delle vocazioni. Tanti i partecipanti riuniti, provenienti da tutta Italia, in una tre giorni di ascolto di riflessioni biblico-teologiche, condivisione delle esperienze vissute e preghiera. Dalla Sardegna, insieme al Direttore del Centro Diocesano Vocazioni (Cdv) di Cagliari, don Paolo Sanna, hanno partecipato don Davide Curreli, animatore vocazionale, e Anastasia Deidda, rappresentante degli Istituti secolari e società di vita apostolica. Ad aprire i lavori il saluto di S.E. Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini e Presidente della Commissione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata, che ci ha esortato a vivere il convegno come “esercizio di grammatica esistenziale”. Chiarissima la via
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guida dettata: «Nella nostra vita dobbiamo cercare, amare e testimoniare la Verità». Poi è toccato a Mons. Nico Dal Molin (Direttore Cei – Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni) introdurre i lavori a partire dal tema centrale del convegno, suggerendo tre piste da seguire: la prima, “imparare a raccontare la Verità”; la seconda, “imparare a cercare la Verità”; la terza, “imparare ad amare la Verità”. Il suo intervento è stato di grande incoraggiamento, soprattutto nell’invito a guardare la nostra interiorità con delicatezza, quasi come prezzo da pagare, cercando di allontanare la noia, che non ci permetterebbe di amare la verità e così diventare “figli della luce”. Diversi i relatori presenti, tra cui la scrittrice Maria Pia Veladiano, che ha introdotto il dibattito sul
tema: “Tra paura e coraggio: la ricerca della Verità”. All’indomani, dopo la celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il Clero e i Seminari, è toccato a S.Em.za Card. Paul Poupard introdurre la giornata con la conferenza su “La ricerca della Verità nella cultura contemporanea”, incoraggiando i giovani a sviluppare un attento senso critico. Successivamente, con grande curiosità, si sono svolti gli atelier di approfondimento dei vari uffici Cei: pastorale delle comunicazioni sociali, pastorale sanitaria, universitaria, missionaria etc. La giornata conclusiva ha visto la relazione-dibattito di Cariosa Kilcommons, direttrice dell’Arche in Savoie–Le Sycomore, anticipata da una videoregistrazione di Jean Vanier, che ha messo in risalto come
la vocazione ci chiama a trovare la pienezza di se stessi, perché il desiderio dell’essere umano è quello di essere libero e non schiavo. Profonda e commovente la testimonianza della dott.ssa Kilcommons che ha detto: “Quando ho incontrato i disabili è sorto un cambiamento dentro di me e, nel servire i poveri, ho scoperto le mie povertà”. La chiusura, affidata a Mons. Dal Molin, ha racchiuso l’intensa esperienza di una fetta del popolo di Dio. Abbiamo cercato il confronto, il dialogo, il coraggio di ricercare quella Verità che, nonostante le nostre debolezze, ci permette di poter accettare noi stessi e così non rifiutare il prossimo. Rispondere alla vocazione è rispondere al grido dei poveri, dei sofferenti che lottano per cercare di amare.
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IL PORTICO DELLA MISSIONE
Missione. Rosaria Boi dopo l’esperienza in terra africana partirà in Brasile.
“Annunciare il Vangelo a tutti è il mio modo di vivere la fede” La parrocchiana di Sant’Eusebio racconta la sua passione per la missione e il suo desiderio di evangelizzare R. C. X - DIPENDENTE del pubblico impiego Rosaria Boi, parrocchiana di Sant’Eusebio a Cagliari e da tempo impegnata anche nel Centro Missionario Diocesano, ha nel suo Dna lo spirito missionario. “Andata in pensione - racconta Rosaria – volevo dedicare il mio tempo al bene comune. Pensavo di rientrare in Brasile dove per 12 anni avevo fatto un’esperienza negli anni settanta. Questo desiderio di andare in missione e servire la Chiesa è stato sempre vivo nel corso della mia vita tanto che avevo pensato nell’estate del 2011 di andare in Brasile. Solo che a metà aprile mi è stato chiesto un servizio di volontariato in Africa ed ho dovuto decidere in poco tempo. Ho accettato sono partita fidandomi di Dio. Quale attività hai portato avanti? Serviva la presenza di un volontario presso le Suore Francescane laiche dell’Immacolata che io non
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Rosaria Boi tra le popolazioni africane.
conoscevo per niente. Loro sono presenti nel Nord del Kenya, nel deserto della savana, da mezzo secolo con un piccolo ospedale ed una scuola materna, frequentata da 180 bambini. A me è stato chiesto di aiutare le suore nella scuola perché era in corso il capitolo e il servizio non ne doveva risentire e così ho affiancato le maestre locali aiutando i bambini che avevano difficoltà nello scrivere o nello studio. In quella scuola ho sperimentato la bellezza del servizio verso dei bambini più che mai
gioiosi, il cui sorriso è contagioso. Come facevi a comunicare visto che non abbiamo la stessa lingua? Poco prima della partenza un volontario sardo, Osvaldo Pisu, mi ha dato lezioni di swahili, grazie alle quali ho avuto alcuni rudimenti linguistici con i quali ho iniziato a dialogare, anche se non era facile, ed anche da un punto di vista sociale i rapporti sono stati costruiti parlando swahili ed anche un po’ di inglese scolastico che conoscevo. La non completa conoscenza della lingua però non mi
ha permesso di avviare un lavoro di pastorale giovanile al quale tenevo tanto ma va bene così come è andata. Il rientro nella nostra realtà ha creato qualche difficoltà? In effetti il rientro è un po’ difficoltoso perché dopo due anni e mezzo vissuti in una realtà così diversa dalla nostra l’impatto non è dei più semplici, basti pensare solo alla diversità di approccio pastorale. Spesso penso qui si vive in scatole chiuse mentre il Vangelo è libertà e gioia, per cui cerco di portare queste cose nella nostra realtà. Non bisogna fare calcoli per portare le persone in chiesa ma è necessario prima di tutto accogliere ciascuna persona che sentendosi accettata magari ti segue anche in chiesa. Ora nuovamente il Brasile subito dopo l’Africa? Non ho scelto io di andare ma rientrando dall’Africa ho incontrato la superiora della casa delle Ancelle della Sacra Famiglia a Nuova Olinda in Brasile, suor Maria Felice, alla quale ho proposto un servizio nella loro missione e così eccomi nuovamente in Brasile. È stato un segno di come il Signore mi stia accompagnando nel vivere a pieno la mia fede nel servizio alla missione: sono a disposizione dell’attività pastorale delle suore, in particolare con le mamme. Per me è un ritorno al lavoro svolto negli anni ’70 e ne sono davvero felice.
IL PORTICO
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brevi INIZIATIVE
Catechesi per le persone disabili Il delicato e prezioso servizio del Settore della Catechesi per le persone disabili è quello di ascoltare e condividere i bisogni, le necessità e le esperienze provenienti dalle comunità parrocchiali in ordine alla catechesi con le persone disabili. A tale scopo il settore dell’Ufficio Catechistico Diocesano che si occupa di questo aspetto, ha organizzato un
incontro con suor Veronica Donatello, responsabile nazionale del settore per la catechesi delle persone disabili. Giovedì 30 gennaio alle 10.30 incontro con i sacerdoti e i parroci che intendono confrontarsi sul tema della catechesi per le persone disabili. “L’iniziazione cristiana con persone disabili”. Percorsi di inclusione pastorale. Alle 16.30 incontro con i catechisti, con i genitori di ragazzi disabili e operatori pastorali sul tema “L’iniziazione cristiana con persone disabili. Percorsi di inclusione pastorale. Una Chiesa per e con tutti”.
PASTORALE FAMILIARE
A San Paolo per portare la gioia del Vangelo
Formazione nelle parrocchie L’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare è a disposizione per le parrocchie che lo desiderassero persone esperte e o sensibili alle tematiche di vita coniugale e familiare dal punto di vista sia umano che cristiano.
Parla Simone Bruno missionario di Villaregia in Brasile *SIMONE BRUNO
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ONO PASSATE alcune settimane dall’arrivo in questa terra benedetta da Dio e solo ora riesco a fermarmi qualche minuto per condividere le prime impressioni. Durante il viaggio da Venezia a Lisbona ancora non credevo che stesse succedendo davvero. Ho iniziato a crederci quando siamo atterrati all’aereoporto di Sâo Paolo: gente di tutti i colori e tutte le razze, una meraviglia! Roberta Lopez e Angelica Leite sono venute a prenderci con un pullmino vecchio e scassatissimo che tutti guardavano in modo strano. Solo dopo ho capito che era un pullmino di quelli che si usano solo nella periferia e perciò la gente del centro lo guardava cosi . In tutto il viaggio per arrivare alla missione avrei voluto essere tutto occhi per non perdere nessun fotogramma ma ad un certo punto è arrivato il buio perciò ho dovuto aguzzare la vista per scorgere il paesaggio che si delineava po-
co a poco che ci avvicinavamo alla missione. La natura qui è molto generosa, ma poco a poco che si arriva nella periferia questa stessa natura è ferita dalle invasioni dei nuovi “bairros” che si formano. Arrivati a casa, la piccola comunità di San Paolo ci ha accolti con un abbraccio brasiliano e con il piatto tipico “arroz com fejão”. La comunità è molto familiare, piccola e ben assorbita dai nostri 70.000 abitanti! L’indomani ho avuto la possibilità di uscire con p. Gilberto e due giovani del Gim per portare della frutta in una cappella in cui ci sarebbe stata la distribuzione di cibo e poiché io e Adeir eravamo sul cassone all’aperto, mentre chiacchieravamo ho fatto il pieno di immagini: mio Dio, che squallore!!!! Tutte le colline intorno mostravano solo baracche su baracche, immondizia, fango, buchi nelle strade, sali e scendi di asfalto con tutte le persone che camminano con infradito con un clima umido e grigio. Sembra di essere in un altro mondo.
Arrivati nella cappella c’era gia una fila di persone che attendevano. Povera gente! Lá c’erano anche i membri della pastorale sociale che preparavano con il sorriso sulle labbra i pacchetti per tutti. Gente povera quasi come loro ma con un tesoro nel cuore e nelle mani! Nel pomeriggio siamo stati nelle messe delle cappelle per presentarci. Strutture povere, senza porte di ingresso, senza mattonelle, ma con delle equipe di canto molto animate (da quello che vedo la musica qui é fondamentale). Entrando nelle cappelle le persone ci davano il benvenuto dicendo “seja bem vindo” con una familiarità molto grande. Quando ci presentavamo ci chiedevano se eravamo li per restare con loro e quando dicevamo di si, le persone ci abbracciavano dicendo “graças a Deus”. Le celebrazioni son festose e familiari, indice del cammino che
poco a poco le persone stanno facendo. La celebrazione dell’ Immacolata” è stata un esplosione di festa, anche perché la chiesa, appena inaugurata era il frutto del lavoro di tanti. Il tifo (nel vero senso della parola) per nostra Signora è stato un qualcosa di unico e molto commovente. L’ambiente non è facile. Una delle nostre cappelle è nata in un terreno che prima era utilizzata per “gettare” i corpi delle persone uccise dai banditi. La coordinatrice della cappella ci diceva: “Da quando sono arrivati i missionari tutto sta cambiando”. Anche la realtà giovanile è molto complessa: qui gira molta droga e gia da bambini si è coinvolti nello spaccio: bisogna creare alternative e spazi sani di crescita. Qui c’e solo da rimboccarsi le maniche e lavorare! *Missionario in Brasile
Un’opportunità di crescita per chi vuole avvicinarsi a queste tematiche ma anche per la comunità parrocchiale che avrebbe risorse umane in più da mettere al servizio delle esigenze delle famiglie. Per eventuali contatti è possibile inviare una mail a ufficiofamiglia@diocesidicagliari.it.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi
DOMENICA 19 GENNAIO 2014
Primo annuncio. L’incontro per gli stranieri interessati alla fede cristiana.
SELEGAS
Un corso sulle piante della Trexenta L’oratorio dei Santi Anna e Gioacchino di Selegas, con il contributo della Regione Sardegna, ha organizzato un ciclo di incontri sul tema “Scopriamo le piante del territorio e le loro proprietà”. Gli incontri sono rivolti ad adulti con o senza conoscenze specifiche di botanica e saranno tenuti dall’agronomo Paolo Mulè. Attraverso una serie di incontri, che avranno come tema principale le piante tipiche della Trexenta ed i loro usi nelle tradizioni popolari, si vuole offrire ai partecipanti la possibilità di conoscere alcune delle piante tipiche della Sardegna (sono oltre 800 quelle che crescono esclusivamente nella nostra Isola) e riscoprire alcuni dei loro utilizzi nella tradizione popolare, che in qualche caso risale dalla preistoria sino ai giorni nostri. Il corso si articola in 3 lezioni che si svolgono il 16, il 23 e il 30 gennaio, dalle 16 alle 17.30, nell’ ex cinema, “P. Lino Congiu” in via Roma 31 a Selegas.
OPPORTUINITÀ
Incontro diocesano per fidanzati Il 15 febbraio prossimo dalle 18 alle 20 nei locali del Seminario Arcivescovile di via monsignor Cogoni 9 è previsto un incontro diocesano per fidanzati sul tema “Per un amore eterno”. L’incontro è rivolto in particolare ai giovani fidanzati che stanno frequentando la catechesi in preparazione al matrimonio o hanno appena concluso il corso nelle parrocchie della Diocesi. L’Ufficio di Pastorale Familiare chiede alle equipe che accompagnano i fidanzati nel loro percorso di formazione di poter essere presenti.
La Chiesa è il popolo di Dio che porta il Vangelo ad ogni uomo L’Ufficio Catechistico con Caritas e Migrantes ha dato il via ad una serie di incontri rivolti agli stranieri che vogliono conoscere la fede cristiana
DAVIDE LAI
CHIESA, sempre ed instancabilmente, annuncia e diffonde la Parola di Dio a tutti, offrendo il messaggio di salvezza donato da Dio, attraverso il Figlio, Gesù Cristo. A numerose persone, ancora oggi, questo annuncio di vita non è ancora giunto; ogni battezzato è chiamato, in prima persona, ad essere testimone della Parola che ha accolto per poterla annunciare a coloro che non l'hanno mai ricevuta. Come ricordato nella Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, Questa è la nostra fede, al n. 2: «L'evangelizzazione può avvenire solo seguendo lo stile del Signore Gesù, il primo e più grande evangelizzatore». Essa «è il compito prioritario per la Chiesa [...]. L'evangelizzazione sta a fondamento di tutto e deve avere il primato su tutto». L'Arcidiocesi di Cagliari, attraverso l'Ufficio catechistico in collaborazione con la Caritas e Migrantes, ha, così, voluto promuovere una serie di appuntamenti rivolti a tutti gli adulti che, provenienti da altri Paesi e residenti nella nostra città, desiderano conoscere la realtà della fede in Cristo Gesù. Così, domenica scorsa, al teatro della parrocchia Sant'Eulalia di Cagliari, si è svolto il primo degli
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incontri di questo itinerario; in un clima di festa, tra canti e testimonianze da parte di alcuni partecipanti, è iniziata l'esperienza del primo annuncio: una Persona, Gesù, il Figlio di Dio, fattosi uomo per condividere la stessa condizione sperimentata da tutte le persone, morto e risorto per redimere l'umanità dal peccato e annunciare a tutti la salvezza. Un annuncio che sempre «va fatto nel contesto della vita dell'uomo e dei popoli che lo ricevono [...], in atteggiamento di amore e di stima verso chi ascolta, con un linguaggio concreto e adatto alle circostanze» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, n.44). L'incontro è stato introdotto dalle parole di Mons. Marco Lai, direttore della Caritas e parroco della comunità di Sant'Eulalia, che ha voluto sottolineare l'importanza di questa iniziativa proposta dalla
LOURDES 156° ANNIVERSARIO
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Diocesi di Cagliari per rispondere ad una delle esigenze degli immigrati che, oltre ai vari aiuti umanitari che vengono offerti da diverse realtà della Diocesi, hanno bisogno anche di qualcosa che va ben oltre l'aspetto materiale. Inoltre, «tanti degli immigrati che arrivano in Sardegna, provengono da Paesi cristiani, dai quali, magari, sono dovuti scappare; - ha messo in evidenza don Marco ben venga, dunque, questo approccio che ha intenzione di dare risposta e di portare avanti un dialogo» . Anche don Emanuele Mameli, direttore dell'Ufficio catechistico diocesano, ha voluto prendere la parola per salutare quanti hanno preso parte a tale iniziativa, mossi da una sana curiosità, presentando il percorso degli incontri che seguiranno, alla scoperta e all'approfondimento della persona di
Gesù e della Chiesa. «L'aspettativa - ha affermato don Emanuele - è la stessa di chi inizia a seminare: occorre avere pazienza, vi sono tanti fattori che influiscono, tra i quali, la validità della proposta». Come ha scritto il Santo Padre, Francesco, nel messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato: «La Chiesa, rispondendo al mandato di Cristo "Andate e fate discepoli tutti i popoli", è chiamata ad essere il Popolo di Dio che abbraccia tutti i popoli, e porta a tutti i popoli l'annuncio del Vangelo, poiché nel volto di ogni persona è impresso il volto di Cristo!». Così, seguendo questo invito, la serata è stata vissuta nello spirito dello scambio reciproco che sempre arricchisce la vita di ciascuno, desiderosi di lasciarsi interpellare dalla vita e dalle parole di Gesù che tutti accoglie senza evidenzaire le differenze.
DOMENICA 19 GENNAIO 2014
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Pula. Celebrata la memoria liturgica del Santo Patrono della diocesi di Cagliari.
La festa di S. Efisio è un’occasione per annunciare Gesù Cristo oggi Parla don Marcello Loi: “La Parrocchia è davvero impegnata perchè la fede nutrita nei confronti di S. Efisio sia trasmessa alle giovani generazioni” A. P. L 15 GENNAIO anche Pula ha festeggiato sant’Efisio. Nel giorno in cui il calendario liturgico prevede la festa del martire guerriero, anche la cittadina della costa meridionale dell’isola ha reso omaggio al santo. Come noto infatti Efisio è stato martirizzato a Nora, nel luogo dove oggi sorge una chiesa a lui dedicata. La festa dunque non coinvolge solo il quartiere cagliaritano di Stampace, ma anche i pulesi. Che quest’anno festeggiano anche per un altro motivo. «Domenica 12 – spiega infatti il parroco don Marcello Loi – è giunta nella nostra comunità la reliquia di sant'Efisio, che ci è stata concessa dall’Arcivescovo. L’abbiamo accolta a Su Rondò e in processione siamo giunti nella chiesa parrocchiale per la Santa Messa solenne alle 18». In questa occasione le persone che hanno fatto richiesta di adesione alla Confraternita hanno fatto la professione. Proprio i confratelli e le consorelle hanno il
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La processione con la reliquia di Sant’Efisio.
compito di organizzare la festa invernale di sant’Efisio. Il comitato invece si occupa di tutti gli aspetti organizzativi della festa di maggio. Ma l’appuntamento invernale con i festeggiamenti in onore di sant'Efisio è entrato nel vivo a partire dal pomeriggio del 14. «Questo è infatti il momento in cui dalla chiesa parrocchiale si snoda la processione del simulacro di sant’Efisio verso la chiesa di Nora – sottolinea don Marcello – dove, il giorno dopo, sono celebrate le sante messe. Al tramonto, invece, abbiamo accompagnato di nuovo il simulacro e la reliquia del martire nella chiesa parrocchiale, dove è stata celebrata la santa messa in onore di sant’Efisio».
Non è mancata a Nora, nella mattina di mercoledì 15, la tradizionale processione del simulacro del santo intorno alla sua chiesa che rivedrà di nuovo sant’Efisio nei primi giorni del mese di maggio, quando dalla chiesa di Stampace a Cagliari comincerà il pellegrinaggio nei luoghi del suo martirio. La festa della prima metà di gennaio è ben lontana, per numeri e partecipazione, a quella che interessa il centro di Pula nel mese di maggio. E per la popolazione è il momento per vivere in maniera più intima il profondo rapporto tra i fedeli e sant’Efisio, considerato alla stregua di un fratello. «D’inverno – evidenzia infatti il parroco – la comunità riscopre l’a-
spetto più familiare della festa e si raccoglie intorno al martire. Lo considera un fratello maggiore e infatti la devozione va davvero oltre l’aspetto religioso, si tratta di un affetto carnale. La parrocchia è davvero impegnata perché la fede nutrita nei confronti di sant’Efisio sia trasmessa alle giovani generazioni». Un compito certo difficile, ma non impossibile, considerata la profonda devozione di tutti i pulesi che, di generazione in generazione, trasmettono ai propri figli la devozione verso il santo martire. «A maggio noto che è come se i giovani si risvegliassero», ammette don Marcello. «Anche in parrocchia la lontananza dei giovani si fa sentire, ma vivono anche loro questo particolare appuntamento esprimendosi con gesti di fede inattesi. Del resto la fede delle persone è insondabile e mai schemattizzabile. Comunque, almeno negli aspetti esteriori, è verificabile come la festa di sant’Efisio, soprattutto a maggio, sia in grado di far avvicinare anche i più lontani». E in occasione dell’appuntamento primaverile sarà compito del comitato per i festeggiamenti farsi carico di tutti gli aspetti organizzativi di una ricorrenza che richiama a Pula centinaia di persone. Che manifestano in questo modo la profonda devozione che sottolinea come sant’Efisio è davvero il patrono di tutta la nostra diocesi.
Far rivivere ancora lo spirito di Betlemme L’esperienza del Presepe vivente di Settimo S. Pietro MARIA VITTORIA PINNA
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N AVVENTO particolarmente intenso e partecipato ha avuto i suoi momenti di meditazione forti e incisivi durante la Novena di Natale. Ogni giorno è stata celebrata prima alle 16 per i ragazzi del catechismo ai quali don Elenio ha parlato dei misteri della vita di Gesù (a ciascuno veniva consegnato, alla fine del momento, un fumetto con personaggi o scene del presepio); quindi, alle 19, per gli adulti che hanno avuto la grazia di essere aiutati a confrontarsi con i singoli versetti del cap. 12 della Lettera di San Paolo ai Romani. Poi c’è stata l’accorata omelia di fine/inizio d’anno che ha coinvolto in modo acuto i numerosissimi partecipanti, tra i quali Paola e Teresa hanno confessato di aver pianto di commozione durante tutta la Messa. Ma per svegliare nel cuore “lo spirito di Be-
tlemme” occorreva tutta la segreta attesa di ciascun parrocchiano per quello che doveva essere il primo presepe vivente fatto a Settimo. Si è cominciato in sordina con gli incontri per coloro che volevano partecipare al “Presepe vivente”: tutto era circondato dal mistero di questo evento che poi si è attuato il 4 gennaio nell’ampio cortile della Casa Dessi, antica casa campidanese ristrutturata, con un lungo porticato che ha ospitato le otto scene del Presepio, dall’Annunciazione all’Adorazione dei pastori. Tutto il paese è stato coinvolto: c’era la bottega del falegname, del panettiere che per tutta la sera ha infornato e sfornato pane azzimo e pane integrale; c’erano il bue, l’asinello, le pecore, le galline (qualche animale è riuscito anche a scappare dal recinto!) oltre ai numerosissimi personaggi che animavano le diverse scene; tutto davanti agli occhi stupiti
Una scena del Presepe vivente. (foto Rosalba Montisci)
di una marea di visitatori (è stato necessario ripetere “lo spettacolo” due volte). Il sogno segreto di molti di partecipare, anche solo in una sacra rappresentazione, all’evento chiave della storia dell’umanità ha avuto la sua realizzazione commossa. Lo si poteva vedere e percepire nella gioia soprattutto degli “attori”. Certo loro sapevano, perché opportunamente preparati dal parroco, che quello che vivevano non era molto diverso da quanto vissuto da quei primi pastori, privilegiati spettatori dell’evento più straordinario e incredibile della Storia: Dio che decide di condividere la condizione umana, nascendo in una grotta nella totale povertà. Ed ora la gioia che ciascuno ha sperimentato nel cuore
già sta per trasformarsi in una nostalgia, quasi inconsapevole, di una bellezza senza pari che ha accarezzato l’anima in uno struggimento strano e inaspettato. Ma rischiamo archiviare il tutto come un’emozione passeggera che sarebbe bello ripetere, se non prendiamo coscienza del fatto che “lo spirito di Betlemme” non è altro che l’impegno a custodire nel cuore, come Maria, lo stupore di questo evento che può rinnovarsi ogni giorno per ciascuno. Ciò accadrà solo se cercheremo di seguire la pedagogia paziente e tenera della Chiesa che, nella sua ricchissima liturgia e nei suoi ministri, non ci fa mancare mai ciò di cui abbiamo bisogno perché la vita sia piena di significato e di gusto.
IL PORTICO
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detto tra noi In Francia prostituzione messa al bando di D. TORE RUGGIU
I quotidiani hanno dato ampio risalto ad una legge contro la prostituzione approvata dalla Assemblea Nazionale francese. Si tratta del primo Sì: il testo è stato approvato con 268 voti favorevole e 138 contrari. Dovrà ora passare al Senato, il cui voto è previsto per giugno. La legge prevede il pagamento di multe a partire da 1.500 € da parte dei clienti. In alternativa alla sanzione, è previsto uno “stage di sensibilizzazione alla lotta contro l’acquisto di atti sessuali”. Naturalmente si è levata la protesta delle lucciole e anche di una parte dell’opinione pubblica, di schieramenti politici trasversali, ma le proteste non hanno convinto i deputati, che in grande maggioranza hanno votato la legge. La bozza di legge è stata promossa dal partito socialista, con il sostegno convinto del ministro per i diritti delle donne. Tutti i partiti hanno lasciato libertà di coscienza. I socialisti e il fronte di sinistra hanno votato a maggioranza a favore. Contro soprattutto radicali e verdi; gli altri, centro destra e altri partiti, sono risultati divisi. Oltre le multe per i clienti, la legge prevede l’istituzione di un fondo per proteggere le vittime della prostituzione. Una parte delle legge è dedicata alle prostitute straniere che, in cambio della rinuncia alla “attività”, riceverebbero dal governo un permesso di soggiorno di 6 mesi. Se la legge passerà, la Francia si allineerà a Svezia e Norvegia, Paesi che da un libertinaggio senza scrupoli, sono passati all’avanguardia alla lotta contro la prostituzione. Le prostitute sono scese sul piede di guerra affermando: “siamo unanimi nel ritenere che la criminalizzazione dei clienti non farà sparire la prostituzione ma accentuerà l’insicurezza delle prostitute costringendole ulteriormente alla clandestinità”. Al fianco delle prostitute si sono schierati i firmatari del manifesto dei “343 bastardi”, rivendicando il diritto al sesso a pagamento tra adulti. E così, anche per il mestiere più antico del mondo, si inizia dalla Francia una lotta francamente imprevedibile ma condivisibile. Ora la speranza è che anche altri Paesi dell’Europa libertina e opulenta, facciano dei passi indietro. Poveri italiani, clienti di prostitute, calcolati secondo alcuni sondaggisti in 8 milioni. Ben vengano queste leggi! Non solo per dare a tutti un po’ di dignità, ma anche per favorire l’abbandono delle “spese inutili”, in questo caso anche “dannose” per la salute fisica, oltre che per quella morale. La prostituzione non aiuta le donne ad essere emancipate; e per i maschietti è un vizietto che certamente non fa loro onore. Perché non riscoprire la bellezza del rapporto sessuale all’interno del matrimonio? Perché non dare, soprattutto ai giovani, una visione più nobile della sessualità? E perché non pensare che c’è un’anima da salvare? Tutte domande, queste ed altre, che dovrebbero incidere in una svolta dei comportamenti sessuali anche degli italiani. Ben vengano, dunque, questi esempi, se almeno inducono alla riflessione. Il corpo è sacro e non deve diventare merce di scambio.
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Papa Francesco. Alcuni passaggi dei recenti interventi del Santo Padre sul Battesimo.
Il Battesimo: uniti a Cristo per essere segno del suo amore l Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all’Eucaristia e alla Confermazione forma la cosiddetta «Iniziazione cristiana», la quale costituisce come un unico, grande evento sacramentale che ci configura al Signore e fa di noi un segno vivo della sua presenza e del suo amore. Molti di noi non hanno il minimo ricordo della celebrazione di questo Sacramento, ed è ovvio, se siamo stati battezzati poco dopo la nascita. Ho fatto questa domanda due o tre volte, qui, in piazza: chi di voi sa la data del proprio Battesimo, alzi la mano. È importante conoscere il giorno nel quale io sono stato immerso proprio in quella corrente di salvezza di Gesù. E mi permetto di darvi un consiglio. Ma, più che un consiglio, un compito per oggi. Oggi, a casa, cercate, domandate la data del Battesimo e così saprete bene il giorno tanto bello del Battesimo. Conoscere la data del nostro Battesimo è conoscere una data felice. Il rischio di non saperlo è di perdere la memoria di quello che il Signore ha fatto in noi, la memoria del dono che abbiamo ricevuto. Allora finiamo per considerarlo solo come un evento che è avvenuto nel passato — e neppure per volontà nostra, ma dei nostri genitori —, per cui non ha più nessuna incidenza sul presente. Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo. Siamo chiamati a vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà
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attuale nella nostra esistenza. Se riusciamo a seguire Gesù e a rimanere nella Chiesa, pur con i nostri limiti, con le nostre fragilità e i nostri peccati, è proprio per il Sacramento nel quale siamo diventati nuove creature e siamo stati rivestiti di Cristo. È in forza del Battesimo, infatti, che, liberati dal peccato originale, siamo innestati nella relazione di Gesù con Dio Padre; che siamo portatori di una speranza nuova, perché il Battesimo ci da questa speranza nuova: la speranza di andare sulla strada della salvezza, tutta la vita. E questa speranza niente e nessuno può spegnere, perché la speranza non delude. Ricordatevi: la speranza nel Signore non delude mai. Grazie al
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Battesimo, siamo capaci di perdonare e di amare anche chi ci offende e ci fa del male; che riusciamo a riconoscere negli ultimi e nei poveri il volto del Signore che ci visita e si fa vicino. Il Battesimo ci aiuta a riconoscere nel volto delle persone bisognose, nei sofferenti, anche del nostro prossimo, il volto di Gesù. Tutto ciò è possibile grazie alla forza del Battesimo! Un ultimo elemento, che è importante. E faccio la domanda: una persona può battezzarsi da se stessa? Nessuno può battezzarsi da sé! Nessuno. Possiamo chiederlo, desiderarlo, ma abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci conferisca questo Sacramento nel nome del Signore. Perché il Battesimo è un dono che viene elargito in un contesto di sollecitudine e di condivisione fraterna. Sempre nella storia, uno battezza l’altro, l’altro,
l’altro… è una catena. Una catena di Grazia. Ma, io non mi posso battezzare da solo: devo chiedere ad un altro il Battesimo. E’ un atto di fratellanza, un atto di filiazione alla Chiesa. Nella celebrazione del Battesimo possiamo riconoscere i lineamenti più genuini della Chiesa, la quale come una madre continua a generare nuovi figli in Cristo, nella fecondità dello Spirito Santo. (Udienza Generale, 8 gennaio 2014) Gesù non aveva necessità di essere battezzato, ma i primi teologi dicono che, col suo corpo, con la sua divinità, nel battesimo ha benedetto tutte le acque, perché le acque avessero il potere di dare il Battesimo. E poi, prima di salire al Cielo, Gesù ci ha detto di andare in tutto il mondo a battezzare. E da quel giorno fino al giorno d’oggi, questa è stata una catena ininterrotta: si battezzavano i figli, e i figli poi i figli, e i figli…. E anche oggi questa catena prosegue. Questi bambini sono l’anello di una catena. Voi genitori avete il bambino o la bambina da battezzare, ma tra alcuni anni saranno loro che avranno un bambino da battezzare, o un nipotino… E’ così la catena della fede! Cosa vuol dire questo? Io vorrei soltanto dirvi questo: voi siete coloro che trasmettono la fede, i trasmettitori; voi avete il dovere di trasmettere la fede a questi bambini. E’ la più bella eredità che voi lascerete loro: la fede! Soltanto questo. Oggi portate a casa questo pensiero. Noi dobbiamo essere trasmettitori della fede. Pensate a questo, pensate sempre come trasmettere la fede ai bambini. (Omelia per la Festa del Battesimo del Signore, 12 gennaio 2014).
DOMENICA 19 GENNAIO 2014
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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