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DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014 ANNO XI N.6

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

La cultura del “noi” ROBERTO PIREDDA

n una delle scene più acute del film La grande bellezza il protagonista, il giornalista mondano e disincantato Jep Gambardella, smonta la sua amica scrittrice, che aveva appena finito di sbandierare il suo presunto impegno civile, con queste parole: «Tutte queste vanterie, tutta questa ostentazione seriosa di io, io, io …». Nel commento del protagonista del film c’è la capacità di cogliere quello che potremmo definire, in un certo senso, il “dramma dell’io” del nostro tempo. Dramma perché si tratta di un “io” chiuso agli altri come non mai, rivolto unicamente al puro soddisfacimento delle proprie aspirazioni individualistiche. Gli altri, dentro questa visione, al massimo possono essere un po’ antagonisti e un po’ zavorra, ma niente di più. Questa è la “non-cultura”, che, ponendo al centro una concezione meramente individualistica dell’uomo, ha finito per isolarlo dai suoi fratelli, riducendo gli spazi d’incontro e di comunione tra le persone. È la chiusura nel proprio “io” individuale,che, nelle parole di Papa Francesco, genera la cultura dello “scarto”: «Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di usci-

I

ta. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa» (Evangelii gaudium, n. 53). È proprio per reagire a questa visione schiacciata sull’io individuale che il Cardinale Bagnasco, nella prolusione dell’ultimo Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, ha proposto una via radicalmente opposta: la cultura del “noi”. Nelle parole del Presidente dei vescovi italiani la cultura del “noi” ha una radice chiara, parte da una certezza: «Dio c’entra con la vita, non è lontano e indifferente, non è nemico oscuro della gioia, ma ne è la perenne sorgente, non è concorrente geloso della libertà, ma ne è la più sicura garanzia». Da tale affermazione ne può derivare un’altra, che ha la forza di indicare all’uomo un modo diverso di concepire la propria esistenza e i rapporti con gli altri: «Se Dio c’entra con la vita di ciascuno, infatti, allora ognuno c’entra con la vita degli altri. E questo capovolge i rapporti, il modo di guardarci, di stare insieme» (Cardinale A. Bagnasco, Prolusione, 27-01-2014). A volte può sembrare quasi che il “noi” possa annullare l’io, togliendo la libertà e la possibilità di esprimersi. Le cose non stanno così, anche se un falso concetto dell’autonomia dell’uomo lo voglia far credere. È vero invece il contrario. Non esiste realizzazione umana che non passi per la

relazione. Spiegava questo con la sua profondità Benedetto XVI: «È essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro […] solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’“io” a se stesso» (Discorso all’Assemblea Generale della CEI, 27-05-2010). Questa scommessa del “noi” è un dono che i cristiani possono portare dentro il nostro tempo capovolgendo, per usare ancora le parole di Bagnasco, «i rapporti, il modo di guardarci, di stare insieme», e il «modo di fare economia e finanza, politica e lavoro». La cultura del “noi” rimarrebbe però una semplice utopia se mancasse un modello. Si tratta qui di guardare a Cristo. Lui con il suo dono totale ha scelto il “noi”, una via di solidarietà con ogni uomo. Così hanno fatto anche i santi. Non si tratta di una nuova “ricetta sociale”, nata soltanto per rispondere meglio alle esigenze dei tempi, ma semplicemente del Vangelo, che non smette di indicarci la novità di Dio. Il dono della cultura del “noi” non riguarda però soltanto i credenti, ma deve spingere a trovare campi di dialogo e di collaborazione anche con persone di diverso orientamento. La cultura del “noi” passa per una capacità nuova di guardare agli altri: non estranei, né tantomeno nemici, ma fratelli. È il “rischio” della relazione e della solidarietà. Solo questa scommessa apre la possibilità di costruire, nella vita personale e dentro la società. Spetta a ciascuno di noi scegliere da che parte stare.

SOMMARIO REGIONE

3

Le prime risposte dei candidati Presidenti alle domande de Il Portico GIOVANI

5

Inaugurato con una settimana di eventi l’Oratorio di Sant’Elena DIOCESI

6

I Salesiani in festa per San Giovanni Bosco patrono della gioventù SALUTE

7

L’intervista a P. Carrucciu in vista della prossima Giornata del Malato CARITÀ

13

Il lavoro delle Vincenziane per la difesa delle donne sfruttate


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