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DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014 ANNO XI N.8

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

CAGLIARI

€ 1.00

L’umile lavoratore D

ROBERTO PIREDDA

i questi giorni due date rimangono impresse nel calendario: 11 e 28 febbraio. E una persona: il Papa emerito Benedetto XVI. È passato un anno da quando comunicò la sua rinuncia al ministero petrino, che divenne poi operativa alle ore venti del 28 febbraio. Benedetto XVI con parole sobrie e chiare spiegò così il suo gesto: «Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino» (Declaratio, 11 febbraio 2013). Papa Ratzinger, nella sua ultima Udienza generale, disse di aver preso questa decisione «nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi» (27 febbraio 2013). La sua nuova condizione continua, in una forma necessariamente diversa, a legarlo al “recinto di Pietro”: «Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo» (ibidem).

In queste parole appare evidente la grandezza spirituale di Benedetto XVI, la sua totale dedizione al servizio di Cristo e della Chiesa, la sua umiltà e il suo spirito di servizio segnate dall’eroismo. Niente di più lontano dall’immagine di durezza e di potere che troppi gli hanno cucito addosso. Joseph Ratzinger che, appena eletto Papa, si definì «un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore», ha vissuto un lungo e silenzioso “martirio” dell’umiltà e della fedeltà. Queste virtù, proprio perché autentiche, nella sua persona non si sono mai confuse con l’ostentazione di sé o la ricerca del facile consenso, ma lui con la parola e la vita ha cercato sempre e solo di indicare la verità di Dio, il suo primato nell’esistenza di ciascuno e la possibilità per ogni uomo di incontrarlo attraverso la Chiesa. Nelle parole del suo congedo dal Collegio Cardinalizio troviamo un ritratto della sua persona. In quell’occasione richiamò con forza la realtà spirituale della Chiesa, da lui definita «la ragione e la passione della vita»: «La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi» (28 febbraio 2013).

Come non vedere nell’opera di purificazione e di rinnovamento spirituale, portata avanti da Papa Francesco, la continuazione delle linee essenziali del Magistero di Benedetto XVI? Basterebbe riprendere, tra i tanti, il fondamentale discorso pronunciato da Ratzinger nella sua Germania, a Friburgo, per intuire immediatamente questa consonanza profonda, basata non su una qualche vaga “piattaforma programmatica”, ma sul Vangelo e il Magistero della Chiesa. Benedetto XVI in quell’occasione affermò che «la testimonianza missionaria di una Chiesa distaccata dal mondo emerge in modo più chiaro. Liberata dai fardelli e dai privilegi materiali e politici, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo. Il compito missionario, che è legato all’adorazione cristiana e dovrebbe determinare la struttura della Chiesa, si rende visibile in modo più chiaro» (Incontro con cattolici impegnati nella Chiesa e nella società, Friburgo, 25 settembre 2011). Come ebbe a dire Papa Francesco, Benedetto XVI «ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario» (15 marzo 2013). Grazie Benedetto XVI!

SOMMARIO POLITICA

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Francesco Pigliaru è il nuovo Presidente della Regione Sardegna BIOETICA

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In Belgio viene approvata l’eutanasia per i minori FAMIGLIA

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Il 15 febbraio si è tenuto l’incontro diocesano per i fidanzati SALUTE

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La celebrazione della Giornata del Malato a N. S. di Bonaria SPIRITUALITÀ

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Suor Tambelli Figlia della Carità sulle orme della Beata Nicoli


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IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PORTICO

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

Elezioni regionali. Le richieste delle associazioni dell’Isola alla nuova classe dirigente scaturita dalle urne.

Scommettere su giovani e lavoro

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MARIA CHIARA CUGUSI

ciali, spostandoli dal piano dell’assistenza a quello della produttività del lavoro». Si punta a un’economia «in cui ridare una nuova centralità al settore agricolo - sottolinea Battista Cualbu, presidente regionale Coldiretti - lungo due binari: il contrasto preventivo alle emergenze e lo sviluppo di un piano agricolo regionale capace di far crescere le filiere sarde, che quest’anno hanno dato risultati importanti». Per attuare ciò, «è necessario che le imprese poggino su una piattaforma solida, costituita dalla nuova politica agricola comunitaria: se la nuova Giunta regionale sarà in grado di giocare un ruolo importante nei negoziati, le imprese agricole sarde potranno ottenere molti più fondi ri-

N PIANO A SOSTEGNO della famiglia, il rilancio della formazione professionale, incentivi a favore delle piccole e medie imprese, una nuova centralità del settore agricolo e della cooperazione. Sono alcune delle richieste avanzate alla nuova classe dirigente regionale dalle principali associazioni e realtà ecclesiali, presenti nel territorio sardo Priorità è il lavoro: «È necessario un programma strutturato - spiega Mauro Carta, presidente provinciale Acli - incentrato sui giovani, ma attento anche agli adulti che hanno perso il lavoro e che non stanno beneficiando degli ammortizzatori sociali». Azioni concrete - come «un programma di rilancio delle piccole e medie imprese, attraverso sgravi fiscali e contributi per le assunzioni» - finalizzate a superare la logica dei ‘sussidi’, per esempio coinvolgenHIEDIAMO PIÙ attenzione alle politiche giovado i cassintegrati in attività di servinili, alla formazione e all’accompagnamento zio civico; inoltre, occorre pensare nella ricerca del posto di lavoro, una proagli anziani, a cui si potrebbe esten- grammazione attenta e rispettosa dell’ambiente, un dere il servizio di volontariato, in maggior supporto dello Stato all’azione dei centri di cambio di un bonus di qualche cen- aggregazione». Queste le richieste dei giovani scout, tinaia di euro». attraverso le parole di Raffaele Masili, responsabile Sulla cooperazione, si chiede «il va- di zona dell’Agesci. ro di una nuova Legge Quadro - In questi giorni i 150 ragazzi tra i 16 e i 21 anni iscritspiega Carlo Tedde, presidente di ti all’associazione (che, tenendo conto delle varie Confcooperative Sardegna - , la fasce d’età, conta 1400 associati nel territorio dioceriforma della burocrazia pubblica sano), divisi in una ventina di comunità, sono ime l’attenzione alla sussidiarietà co- pegnati in un’azione pratica sul territorio sociale, me strumento di buon governo». nell’ambito del più ampio progetto nazionale ‘Agesci Ancora, «accanto ai contributi a Route nazionale 2014’, finalizzato a migliorare l’amfondo perduto per le nuove impre- biente, inteso come tessuto urbano. Obiettivo, perse cooperative, sgravi fiscali per correre le ‘cinque strade di coraggio’, dal coraggio di quelle già attive e strutturate». Inol- ‘farsi ultimi’ a quello di ‘amare’ e di ‘essere cittadini’: tre, «va ripensato completamente durante questi mesi, i ragazzi osserveranno alcune il sistema degli ammortizzatori so- esigenze del territorio, faranno delle proposte, che

spetto alla programmazione precedente». Inoltre, la battaglia contro un incremento demografico pari a zero: «Siamo diventati un popolo infecondo - denuncia don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana e delegato regionale Caritas - , incapace di generare e ciò viene giustificato dalla pochezza del sistema economico, dall’incapacità delle famiglie di sostenere l’impegno genitoriale: tutto ciò è mortale per la Sardegna». Tra le proposte avanzate dal Forum Famiglia Sardegna, guidato da Cesare Ancis, una legge regionale sulla famiglia, la creazione di un’Agenzia regionale per la famiglia finalizzata a promuovere la formazione, politiche fiscali che tengano conto delle peculiarità dei singoli nuclei, asi-

li nido aziendali possibilmente gratuiti, agevolazioni per le famiglie numerose e interventi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Attenzione anche alle persone più fragili. «Un reddito minimo di inclusione sociale - aggiunge don Lai - potrebbe creare un circuito virtuoso, per superare la logica dei sussidi, dell’elemosina». Inoltre, occorre continuare a puntare sul microcredito, diventato ‘una buona prassi’, con un tasso di solvenza del 90% sui circa 70milioni erogati. «Finora è stato fatto troppo poco per i più deboli - sottolinea Suor Anna Cogoni, responsabile del Centro di accoglienza delle Vincenziane - ; bisognerebbe incrementare i fondi per il sociale: non assistenzialismo, occorre ridare dignità alle persone, inventando dei lavori. Stiamo pensando di creare una sorta di ‘piazza dei mestieri’, a cui i datori di lavoro possano attingere le figure professionali che prepariamo». poi riporteranno il prossimo agosto, a Pisa, all’in- Ancora, la necessità di rilanciare la contro nazionale Agesci, in cui sono attese circa formazione professionale, come «risposta strategica contro la disper30mila persone. Intanto, il prossimo appuntamento è per domenica sione scolastica (il 25% in Sardegna, 23 febbraio a Molentargius, dove, come ogni anno, dato record a livello nazionale ndr)viene celebrata la ‘Giornata del pensiero’, in ricordo sottolinea don Simone Indiati, dedel fondatore, con una simbolica offerta del “penny”, legato salesiano per la formazione cioè il contributo d’ogni associato, a favore delle professionale in Sardegna CNOSFAP - attraverso il sistema di accrerealtà Scout maggiormente in difficoltà. Si inizia alle 9.30 con la cerimonia dell’alzabandiera ditamento degli enti, come garanzia alla presenza delle autorità, poi, alle 10, la Santa Mes- di trasparenza». sa presieduta dall’Arcivescovo di Cagliari Mons. Ar- Infine, l’attenzione alla formaziorigo Miglio, e dalle 11 fino alle 16.30 le attività scout ne: «Per il prossimo triennio porremo al centro della nostra attività con visita agli stand. Inoltre, i prossimi 1 e 2 marzo, alla Fiera campiona- spiega Andreina Pintor, presidenria di Cagliari, ci sarà la riunione del Forum regiona- te dell’Azione cattolica – l’attenziole ‘Noi ci saremo. E tu ?’, in cui si farà il punto sull’at- ne alla formazione socio-politica, tività portata avanti dai singoli gruppi regionali e ve- che si occupi di formare le coscienranno condivise le diverse esperienze finora intra- ze al bene comune: occorre fornire ai giovani testimoni credibili». prese.

Agesci: i giovani al primo posto

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DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Elezioni Regionali. Cappellacci non si conferma, nessun seggio per gli altri partiti.

Vince l’astensione, ricostruire la fiducia nella politica il primo compito di Pigliaru MARIA CHIARA CUGUSI

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A SARDEGNA SCEGLIE Francesco Pigliaru, eletto nuovo governatore con il 42,4% dei voti. Ma la vera vittoria è quella dell’astensionismo, con un’affluenza ferma al 52,23%: complessivamente, si sono espressi appena 774.917 elettori, cioè uno su due aventi diritto. Il dato finale segna un deciso calo rispetto a quello del 2009, quando aveva votato il 67,58% degli aventi diritto: sono mancati all’appello, rispetto alle regionali precedenti, oltre 222mila elettori. Questo il dato numerico non consolante: erano infatti iscritti nelle liste elettorali 1.480.409 elettori - di cui 725.331 uomini e 755.078 donne - suddivisi nelle 1.836 sezioni allestite nei 377 comuni dell’isola, ma molti, appunto, non si sono presentati. Per quanto riguarda le percentuali di voto, la provincia dove si è votato di più è Nuoro, con il 56,54%, maglia nera invece per Carbonia Iglesias inchiodata al 48,83%. Male anche Oristano con il 49,71% e il Medio Campidano con il 49,92%. In Gallura, colpita drammaticamente dall’alluvione del 18 novembre scorso, l’af-

fluenza ha sostanzialmente tenuto con il 52,27%. La svolta nella lunga attesa dello spoglio è arrivata quando il Presidente della Regione uscente del centrodestra, Ugo Cappellacci (che si è fermato al 39,65%), ha chiamato l’avversario per fargli le congratulazioni per la vittoria. Al terzo posto si colloca, Michela Murgia con Sardegna Possibile, che arriva al 10,30% , ma rimane fuori dal Consiglio regionale. Raggiunge il 5,72% l’ex governatore Pdl, Mauro Pili (Popolo Sardo), mentre l’indipendentista Pier Franco Devias (Fronte indi-

pendentista Unidu) arriva all’1,03% e Gigi Sanna (Movimento zona franca) raccoglie solo lo 0,82%. Alla luce dei risultati, entrano in Consiglio solo le due principali coalizioni; il centrosinistra vincitore potrà contare su una maggioranza del 60% dei seggi (36 su 60). Nel voto di lista le formazioni di centrodestra (43,8%) hanno prevalso su quelle del centrosinistra (42,4%), prova evidente della presenza di un significativo voto disgiunto. Il successo di Pigliaru è arrivato proprio nel giorno del conferi-

mento del nuovo incarico di premier a Matteo Renzi, che, nei giorni scorsi, era giunto nell’isola per sostenere il candidato Pd e che, subito dopo la notizia della vittoria, ha telefonato al neo-governatore per complimentarsi. A successo acquisito, Pigliaru è arrivato al comitato elettorale e ha parlato con i giornalisti: «Sarò il presidente di tutti i sardi, di quelli che ci hanno votato, di quelli che non ci hanno votato e soprattutto di quelli che non sono andati a votare». Il neo-eletto ha ricordato subito le priorità da affrontare, già largamente esposte in campagna elettorale - istruzione, lotta alla disoccupazione, alle tasse ed alla burocrazia - ; ma va evidenziato che il suo compito più difficile sarà operare in modo che la nuova classe politica regionale possa recuperare un rapporto di fiducia con i cittadini. «Dobbiamo ricominciare a pensare alla politica con competenza e onestà», ha detto il neopresidente. Intanto, il governatore uscente ha commentato la sconfitta con serenità: «Vogliamo continuare a lottare per i sardi, lo faremo attraverso un’opposizione corretta, ma dura». E ha aggiunto «Ho chiamato Pigliaru per augurargli buon lavoro perché ne ha bisogno. Il suo sarà un compito non facile».

IL PORTICO

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blocknotes IL DATO ECLATANTE

Gli assenti hanno sempre torto È il dato più importante ma allo stesso tempo quello più inquietante. Un sardo su due è rimasto a casa, o forse è andato al mare, visto il clima primaverile di domenica scorsa, disertando così le urne. Quindici punti percentuali in meno, rispetto alle elezioni regionali del 2009, la dicono lunga su come i sardi sentano distante la classe politica. Non si tratta di un non voto di protesta, ma una scelta ponderata, fatta da migliaia di sardi che, forse stufi delle beghe di palazzo e delle poltrone occupate senza che le loro istanze venissero prese in considerazione. Per la maggior parte si tratta di persone che ad ogni consultazione elettorale, referendum compresi, hanno dato il loro voto, seguendo quanto recita l’articolo 48 della Costituzione: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Stavolta però tale era, e forse lo è ancora, il livello di disgusto per quanto è emerso dai palazzi della politica negli ultimi tempi, che hanno preferito non recarsi ai seggi. Pur comprendendo le possibili ragioni, l’esercizio del voto rap-

Pigliaru, dalla cattedra alla guida della Regione L’economista è il nuovo Presidente della Giunta FRANCESCO ARESU

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RANCESCO PIGLIARU è il nuo-

vo Presidente della Regione Sardegna. Succede a Ugo Cappellacci, uscito sconfitto dalla tornata elettorale in cui non è riuscito a ottenere la conferma a governatore. Cinquantanove anni, Pigliaru è il ventinovesimo Presidente della Regione: con lui il centrosinistra torna al governo dell’Isola. Il tutto nonostante il poco tempo a disposizione per imbastire una campagna elettorale e le beghe interne alla coalizione sulla candidatura di Francesca Barracciu, vincitrice delle primarie ma convinta a fare un passo indietro per il suo coinvolgimento nell’indagine della Procura di Cagliari sulla gestione dei fondi ai gruppi del Consiglio regionale. Anche per questi motivi forse sarebbe più corretto si può parlare di una vittoria di Pigliaru, che ha preso più voti della coalizione, a

differenza di Cappellacci. Schivo e pacato, l’economista sassarese ha saputo convincere la maggioranza dei sardi votanti. Figlio di Antonio, noto giurista e filosofo nuorese che nel 1959 teorizzò il “Codice barbaricino” come ordinamento giuridico, il neo-governatore era fuori dalla politica attiva dall’ottobre 2006, quando si dimise da assessore regionale alla Programmazione e Bilancio nell’esecutivo guidato da Renato Soru. Fino a quel momento Pigliaru era stato il braccio destro di mister Tiscali in giunta, nonché ispiratore della cosiddetta “Vertenza Entrate” con lo Stato e ideatore del programma “Master and Back”, ma divergenze insanabili causarono la brusca rottura tra i due. L’incipit della lettera di dimissioni spiega bene i motivi della frattura: «Il mio principale dissenso – spiegava Pigliaru nell’ottobre 2006 – riguarda l’emendamento alla legge statutaria che prevede

l’abolizione dell’Assessorato della Programmazione e il passaggio delle relative competenze direttamente in capo al Presidente. È una scelta che rispetto ma non condivido: come ti è noto da tempo, considero sbagliato separare la programmazione dal bilancio». E poi di seguito una serie di motivazioni, tra le quali l’accentramento dei poteri nella carica del Presidente della Regione. Così si era conclusa l’esperienza politica di Pigliaru, almeno fino ai primi giorni dello scorso gennaio. Tornato nei ranghi dell’Università di Cagliari (di cui è prorettore), il neo-governatore aveva ripreso a insegnare Economia

Politica nella Facoltà di Giurisprudenza. Poi la “chiamata” da parte del centrosinistra sardo in difficoltà per la vicenda Barracciu: Pigliaru ha accettato l’investitura, pur consapevole di avere poco più di un mese per cercare di farsi conoscere alla maggioranza degli elettori e convincerli a votare per lui. «Abbiamo vinto con uno straordinario entusiasmo, realizzeremo tutto ciò che abbiamo promesso in campagna elettorale. Priorità a giovani, istruzione, disoccupati e burocrazia. Il nostro programma è sempre stato chiarissimo», ha detto alla stampa nel suo primo discorso da Presidente della Regione in pectore.

presenta un bene prezioso. Domenica si sceglieva la nuova guida della Regione, senza la quale è impossibile dare risposte alle esigenze di ciascuno di noi. Votare è e resta un diritto dovere che quindi andrebbe esercitato, anche contestando nelle forme legittime candidati e proposte, ma pur sempre una scelta andrebbe fatta. Se da un lato quindi chi ha deciso di non votare merita il massimo rispetto, chi si è presentato come candidato, forse, non è stato ritenuto credibile per via anche della massima, “Tanto sono tutti uguali”, che da tempo accompagna chiunque s’impegna in politica. Ora ci sono 60 nuovi consiglieri, una nuova Giunta che dovrà essere formata dal neo presidente Pigliaru. A loro l’arduo compito far ricredere coloro che non hanno ritenuto importante scegliere avendone la possibilità, e lasciando, di fatto a pochi, l’onore di decidere per tutti. (r.c.)


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. É necessario conoscere in profondità il proprio cuore per scegliere il bene.

“Il rapporto con Dio non può essere sincero senza la pace con il prossimo” ROBERTO PIREDDA

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LL’ANGELUS IL Santo Padre ha ripreso i temi del Vangelo domenicale che presentava la parte del “discorso della montagna” in cui si approfondisce il rapporto tra Gesù e la Legge ebraica. Il Signore, spiega Papa Francesco, «non vuole cancellare i comandamenti che il Signore ha dato per mezzo di Mosè, ma vuole portarli alla loro pienezza. E subito dopo aggiunge che questo “compimento” della Legge richiede una giustizia superiore, una osservanza più autentica. Dice infatti ai suoi discepoli: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 5,20)». Sorge immediatamente chiaro l’interrogativo su che cosa significhi il “pieno compimento” della Legge e la “giustizia superiore”. Gesù stesso offre la risposta: «Inizia dal quinto comandamento del decalogo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai"; … Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio» (vv. 21-22). Con questo, Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia».

Il Papa mette in guardia in modo particolare dal rischio della “chiacchiera” che distrugge le relazioni tra le persone: «le chiacchiere, pure, possono uccidere, perché uccidono la fama delle persone! È tanto brutto chiacchierare! All’inizio può sembrare una cosa piacevole, anche divertente, come succhiare una caramella. Ma alla fine, ci riempie il cuore di amarezza, e avvelena anche noi.Vi dico la verità, sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo! È una bella strada!». La pienezza della legge è la perfezione dell’amore: «un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo. L’amore al

prossimo è un atteggiamento talmente fondamentale che Gesù arriva ad affermare che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo. E dice così: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello» (vv. 23-24). Perciò siamo chiamati a riconciliarci con i nostri fratelli prima di manifestare la nostra devozione al Signore nella preghiera». Per una vita buona non bastano una serie di norme esteriori, è necessario agire sulle motivazioni, fare in modo che l’uomo cambi “dal di dentro”:

«Gesù va alla radice della Legge, puntando soprattutto sull’intenzione e quindi sul cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. Per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde, espressione di una sapienza nascosta, la Sapienza di Dio, che può essere accolta grazie allo Spirito Santo. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito, che ci rende capaci di vivere l’amore divino». Al pomeriggio di domenica Papa Francesco ha visitato la Parrocchia romana di San Tommaso Apostolo all’Infernetto. Nell’omelia della Messa è tornato sul Vangelo del giorno: «Credo che ci farà bene, oggi, pensare non se la mia anima è pulita o sporca, ma pensare cosa c’è nel mio cuore, cosa ho dentro. Dobbiamo chiedere sempre questa grazia: conoscere cosa succede nel mio cuore, per fare sempre la scelta giusta, la scelta del bene. Ricordando che quello che sporca la nostra vita è quello che c’è di cattivo che esce dal nostro cuore». In settimana all’Udienza generale il Papa ha approfondito il tema del rapporto tra Eucaristia e vita: «Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede, di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ci ha promesso: la vita eterna».

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

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Vivere la Messa

a prima lettura (1Re 8,2223.27-30) della Messa di lunedì 10 febbraio faceva riferimento ad una teofania di Dio all’epoca del re Salomone. Questo episodio ha offerto lo spunto a Papa Francesco per parlare della presenza di Dio nella liturgia.

Messa non si ‘sente’, si partecipa, e si partecipa in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore tra noi». «La liturgia è proprio entrare nel mistero di Dio, lasciarsi portare al mistero ed essere nel mistero. Per esempio, io sono sicuro che tutti voi venite qui per entrare nel mistero; però, forse qualcuno dice: ‘Ah, io devo andare a Messa a Santa Marta perché nella gita turistica di Roma c’è da andare a visitare il Papa a Santa Marta, tutte le mattine: è un posto turistico, no?’ (ride). Tutti voi venite qui, noi ci riuniamo qui per entrare nel mistero: è questa la liturgia. E’ il tempo di Dio, è lo spazio di Dio, è la nube di Dio che ci avvolge tutti».

«Quando noi celebriamo la Messa, noi non facciamo una rappresentazione dell’Ultima Cena: no, non è una rappresentazione. E’ un’altra cosa: è proprio l’Ultima Cena. E’ proprio vivere un’altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. E’ una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo. Noi sentiamo o diciamo: ‘Ma, io non posso, adesso, devo andare a Messa, Il Vangelo (Mc 7,24-30) di giovedì devo andare a sentire Messa’. La 13 proponeva l’episodio della

donna cananea che implora da Gesù la guarigione di suo figlio. Papa Francesco ha sottolineato la testimonianza di fede di questa donna. «Si era esposta al rischio di fare una brutta figura, ma ha insistito, e dal paganesimo e dall’idolatria ha trovato la salute per sua figlia e per lei ha trovato il Dio vivente. Questo è il cammino di una persona di buona volontà, che cerca Dio e lo trova. Il Signore la benedice. Quanta gente fa questo cammino e il Signore l’aspetta! Ma è lo stesso Spirito Santo che li porta avanti per fare questo cammino. Ogni giorno nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino, silenziosamente, per trovare il Signore, perché si lasciano portare avanti dallo Spirito Santo». Nella Messa di venerdì 14 il Papa, a partire dalla testimonianza dei SS. Cirillo e Metodio, patroni d’Europa, si è soffermato sulla testimonianza che ogni credente è chiamato a dare. «Non si può pensare a un cristiano fermo: un cristiano che rimane fer-

mo è ammalato, nella sua identità cristiana, ha qualche malattia in quella identità. Il cristiano è discepolo per camminare, per andare. Ma il Signore questo anche, alla fine - l’abbiamo sentito nel Salmo, il congedo del Signore - alla fine: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo’. Andate. Camminate. Ecco: un primo atteggiamento dell’identità cristiana è camminare, e camminare anche se ci sono difficoltà, andare oltre le difficoltà». «Non fanno un favore al Signore né alla Chiesa quei cristiani che hanno un tempo di adagio-lamentoso, che vivono sempre così, lamentandosi, di tutto, tristi… Questo non è lo stile del discepolo. Sant’Agostino dice ai cristiani: ‘Vai, vai avanti, canta e cammina!’. Con la gioia: è quello lo stile del cristiano. Annunciare il Vangelo con gioia. E il Signore fa tutto. Invece, la troppa tristezza, questa troppa tristezza, anche l’amarezza ci porta a vivere un cosiddetto cristianesimo senza Cristo: la Croce svuota i cristiani che sono davanti al Sepolcro piangendo, come la Maddalena, ma senza la gioia di aver trovato il Risorto».

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

pietre UNGHERIA

Sacerdote ucciso per rapina Un altro sacerdote è da aggiungere all’elenco degli operatori pastorali uccisi nel 2013: si tratta di don András Szarvas, ucciso l’11 settembre scorso. Don András era nato nel 1940 a Nógrád, nell’Ungheria settentrionale. Era anche cittadino onorario di Cibakháza, dove svolgeva il suo ministero. Era un sacerdote molto apprezzato, impegnato soprattutto ad aiutare come poteva i poveri e tutti coloro che si rivolgevano a lui. Il suo corpo è stato trovato nella cantina della parrocchia, mentre i locali parrocchiali erano stati messi a soqquadro. La sua auto è stata ritrovata, fuori uso, a Budapest. L’autore del crimine, un 19 enne, reo confesso, è stato catturato dalla polizia, mentre cercava di nascondersi. PAKISTAN

Cristiano torturato e ucciso dalla polizia È deceduto i in circostanze misteriose, mentre era sotto custodia della polizia. Sabir Masih, questo il nome aveva 32 anni ed apparteneva ad una famiglia povera che vive in una baraccopoli di Islamabad. E’ stato catturato dalla polizia per sospetto furto e rinchiuso nella stazione di polizia di Kohsar. Tre giorni dopo ne è stato reso noto il decesso e il suo cadavere è stato portato in ospedale per l’autopsia. La versione della polizia è “suicidio commesso nella toilette: Sabir si è impiccato con la sua cintura”. Le organizzazioni cristiane e le reti della società civile pakistana, respingono con forza quella che definiscono una palese falsità, condannando fermamente l'uccisione e chiedono giustizia e trasparenza. Chiedono una nuova autopsia, da condurre in un ospedale privato, denunciando anche le pressioni della polizia sulla famiglia della vittima per seppellire subito il corpo di Sabir Masih e si rivolgono alla magistratura perché avvii una inchiesta giudiziaria indipendente. IN INDIA

Arrestato un missionario cristiano David Grant, missionario cristiano statunitense, è stato arrestato per presunte "violazioni" delle norme che regolano i visti. Un gesto che evidenzia il diverso trattamento riservato ai missionari cristiani nel nostro Paese. La polizia ha fermato il leader religioso e sua moglie Beth al loro arrivo all'aeroporto di New Delhi, il 10 febbraio scorso, e poi si è dovuto presentare davanti al tribunale del Kerala, dove è stata presentata una denuncia a suo carico. Grant, pastore evangelico, è in India da 35 anni. L'accusa presentata contro di lui risale al settembre 2013, dopo una visita del missionario in Kerala.


DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

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Il Papa. Alcuni passaggi del Discorso alla Plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Per i giovani servono un’educazione di qualità e dei valori non solo annunciati ma testimoniati

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temi che avete all’ordine del giorno sono impegnativi, come l’aggiornamento della Costituzione apostolica Sapientia christiana, il consolidamento dell’identità delle Università cattoliche e la preparazione degli anniversari che cadranno nel 2015, cioè il 50° della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis e il 25° della Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae. L’educazione cattolica è una delle sfide più importanti della Chiesa, impegnata oggi a realizzare la nuova evangelizzazione in un contesto storico e culturale in costante trasformazione. In questa prospettiva vorrei richiamare la vostra attenzione su tre aspetti. Il primo aspetto riguarda il valore del dialogo nell’educazione.Di recente, avete sviluppato il tema dell’educazione al dialogo interculturale nella scuola cattolica con la pubblicazione di uno specifico documento. In effetti, le scuole e le Università cattoliche sono frequentate da molti studenti non cristiani o anche non credenti. A tutti le istituzioni educative cattoliche offrono una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza. Ma a tutti ugualmente sono chiamate ad offrire, con pieno rispetto della libertà di ciascuno e dei metodi propri dell’ambiente scolastico, la proposta cristiana, cioè Gesù Cristo co-

me senso della vita, del cosmo e della storia. Gesù iniziò ad annunciare la buona novella nella "Galilea delle genti", crocevia di persone diverse per razza, cultura e religione. Tale contesto assomiglia per certi versi al mondo di oggi. I profondi cambiamenti che hanno portato al diffondersi sempre più vasto di società multiculturali domandano a quanti opera-

no nel settore scolastico e universitario di coinvolgersi in itinerari educativi di confronto e di dialogo, con una fedeltà coraggiosa e innovativa che sappia far incontrare l’identità cattolica con le diverse "anime" della società multiculturale. Penso con apprezzamento al contributo che offrono gli Istituti religiosi e le altre istituzioni ecclesiali con la fondazione e la gestione di scuole cat-

toliche in contesti di accentuato pluralismo culturale e religioso. Il secondo aspetto riguarda la preparazione qualificata dei formatori. Non si può improvvisare. Dobbiamo fare seriamente. Nell’incontro che ho avuto con i Superiori Generali, ho sottolineato che oggi l’educazione è rivolta ad una generazione che cambia, e che quindi ogni educatore – e tutta la Chiesa che è madre educatrice – è chiamato a "cambiare", nel senso di saper comunicare con i giovani che ha di fronte. Vorrei limitarmi a richiamare i lineamenti della figura dell’educatore e del suo compito specifico. Educare è un atto d’amore, è dare vita. E l’amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani. L’educatore nelle scuole cattoliche dev’essere anzitutto molto competente, qualificato, e al tempo stesso ricco di umanità, capace di stare in mezzo ai giovani con stile pedagogico, per promuovere la loro crescita umana e spirituale. I giovani hanno bisogno di qualità dell’insegnamento e insieme di valori, non solo enunciati, ma testimoniati. La coerenza è un fattore indispensabile nell’educazione dei giovani. Coerenza! Non si può far crescere, non si può educare senza coerenza: coerenza, testimonianza. Per questo l’educatore ha bisogno egli stesso di una formazione per-

manente. Occorre dunque investire affinché docenti e dirigenti possano mantenere alta la loro professionalità e anche la loro fede e la forza delle loro motivazioni spirituali. E anche in questa formazione permanente mi permetto di suggerire la necessità dei ritiri e degli esercizi spirituali per gli educatori. E’ bello fare corsi su questo e quell’argomento, ma anche è necessario fare corsi di esercizi spirituali, ritiri, per pregare! Perché la coerenza è uno sforzo, ma soprattutto è un dono e una grazia. E dobbiamo chiederla! Un ultimo aspetto concerne le istituzioni educative, cioè le scuole e le Università cattoliche ed ecclesiastiche. Il 50° anniversario della Dichiarazione conciliare, il 25° della Ex corde Ecclesiae e l’aggiornamento della Sapientia christiana ci inducono a riflettere seriamente sulle numerose istituzioni formative sparse in tutto il mondo e sulla loro responsabilità di esprimere una presenza viva del Vangelo nel campo dell’educazione, della scienza e della cultura. Occorre che le istituzioni accademiche cattoliche non si isolino dal mondo, ma sappiano entrare con coraggio nell’areopago delle culture attuali e porsi in dialogo, consapevoli del dono che hanno da offrire a tutti. Papa Francesco Discorso alla Plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica 13 Febbraio 2014

bile secondo cui esistono vite indegne di essere vissute, mettendo a rischio le stesse basi della vita sociale”. Anche i vescovi belgi hanno espresso la loro delusione: «Un passo di troppo. Questa legge apre le porte all'estensione agli handicappati, ai dementi, ai malati mentali e magari anche quelli che sono stanchi di vivere». Dopo l'approvazione da parte del

parlamento belga, ora spetta al re Filippo firmare questa legge. Secondo la prassi, egli ha la possibilità di rifiutarsi di firmare, anche se si tratta di una possibilità molto remota e che produrrebbe accesi dibattiti. Ciò nonostante, il re Filippo (come suo zio Baldovino, che nel 1990 si rifiutò di firmare la legge che liberalizzava l'aborto) ha la possibilità di agire coraggiosamente in nome della pari dignità di ogni singolo essere umano. In tal senso la Fondazione spagnola CitizenGO ha lanciato una raccolta di firme (www.citizengo.org/it/4161-fermiamo-legge-sulleutanasia-infantile-belgio) per chiedere al re dei Belgi di rifiutarsi di firmare questa legge. Con il Card. Martini potremmo dire: «"Mostruosa" appare la figura di un amore che uccide, di una compassione che cancella colui del quale non può sopportare il dolore, di una filantropia che non sa se intenda liberare l'altro da una vita divenuta soltanto di peso oppure se stessa da una presenza divenuta soltanto di peso» (Omelia di Sant'Ambrogio, 1981).

Eutanasia ai minori: in Belgio è quasi legge La tragica decisione del Parlamento belga.

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DON PAOLO SANNA

E PREMESSE c’erano tutte e non lasciavano presagire che si potesse tornare indietro dal pendio scivoloso e funesto che si era deciso di intraprendere. E così poi si è verificato. Dopo una discussione frettolosa in Parlamento, svoltasi senza sentire pediatri ed esperti del settore che avevano chiesto di essere ascoltati, giovedì 13 febbraio 2014 il parlamento belga (con 86 sì, 44 no e 12 astenuti) ha approvato definitivamente una spaventosa legge sull'eutanasia infantile: ai medici sarà possibile uccidere bambini sotto i 18 anni in caso di malattia terminale o estrema sofferenza. La legge prevede che la decisione di uccidere il bambino sia presa

dai genitori e dai medici curanti. Inoltre, si dispone che il piccolo paziente sia consapevole della situazione e sappia cosa significa sottoporsi all'eutanasia. L'iniziativa legislativa rientra nella revisione della legge sull'eutanasia per gli adulti, che in Belgio è in vigore dal 28 maggio 2002 (“Act on Euthanasia”), secondo Paese europeo ad averla adottata dopo l'Olanda, dove è in vigore nel 2001, e dove l’eutanasia per i minori è già ammessa, ma a partire dai 12 anni compiuti. Questa legge rappresenta un caso unico, ma potrebbe costituire un caso esemplare per altri Paesi in Europa per una maggior legalizzazione di questa abominevole pratica. Un gruppo di pediatri belgi ha scritto una lettera pubblica, affermando l'inutilità di questa legge, dato che “le cure

palliative sono perfettamente in grado di liberare il bambino dal dolore, sia in ospedale che a casa”. Molti membri dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa provenienti da tutti i gruppi parlamentari, tra cui vari italiani, hanno firmato una dichiarazione scritta, affermando che questa legge “tradisce i bambini più vulnerabili del Belgio” e che “promuove la convinzione inaccetta-


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

Pastorale giovanile. Una delegazione diocesana ha partecipato al convegno nazionale promosso dalla CEI.

Andare al cuore della questione educativa, mettere la cura della persona al centro

zione regionali hanno potuto lavorare, conoscersi e confrontarsi. L’equipe rappresentativa della nostra diocesi è stata composta da don Alberto Pistolesi, don Davide Collu, don Mario Pili e don Pasquale Flore, che hanno partecipato attivamente a queste giornate. Il fine ultimo è stato quello di arricchire ed aiutare il nostro territorio facendo tesoro dei messaggi e dell’esperienza vissuta durante il Convegno, che come obiettivo e tema centrale ha parlato del prendersi cura dei giovani, aiutandoli a crescere e formarsi. Come è difficile navigare sul mare impetuoso dell’età adolescenziale se non si hanno

delle imbarcazioni attrezzate a dovere; gli educatori allora devono avere cura di queste barche e come dei bravi armatori devono prepararle affinchè possano navigare serenamente verso l’orizzonte. Don Michele Falabretti, responsabile della Pastorale Giovanile Nazionale, nelle sue conclusioni ha evidenziato come alla fine di ogni convegno si torni a casa con la solita domanda: e adesso cosa facciamo? Prosegue dicendo che la forza di questo appuntamento appena trascorso è stato proprio l’andare al cuore della questione educativa e di come sia importante non avere delle belle strutture vuote, ma avere attenzione nei confronti di coloro che frequentano e abitano le nostre parrocchie ed i nostri oratori, perchè loro sono il futuro. I convegni non forniscono soluzioni preconfezionate ma possono essere il punto di partenza per mettere a confronto con sincerità e coraggio le provocazioni vissute. Don Michele termina il suo breve saluto condividendo con l’assemblea un sogno : rendersi conto che è finito il tempo in cui dire all’uomo come fare l’uomo, ma piuttosto rivolgere con stupore la nostra attenzione al chinarsi di Dio sull’uomo per prendersene cura. Qui nasce la vera passione educativa.

po di professori che si offrono volontariamente per aiutare i ragazzi nello studio, sopratutto quelli più in difficoltà”. È da riscontrare una attiva partecipazione dei giovanissimi della parrocchia alle attività proposte dell'ufficio diocesano per la pastorale giovanile, come gli incontri di Avvento e Quaresima. Proprio San Vito ospiterà l'incontro dei giovani del prossimo 23 marzo. Da registrare ancora la collaborazione con l'oratorio di Ballao.

“Una delle difficoltà che incontriamo è la gestione degli spazi fisici dove si svolgono le attività – racconta ancora don Roberto Maccioni. Mettiamo a disposizione gli spazi da dividere con una attenta programmazione per tutte le attività e a seconda delle fasce d'età dei ragazzi. Disponiamo di uno stabile fatto costruire una decina d'anni fa, con le aule catechistiche ed il teatro. Un'altra struttura di proprietà della parrocchia è ormai del tutto in rovina, quindi inutilizzabile, e per le attività del Grest dobbiamo spostarci nel grande piazzale di una chiesa succursale dove prepariamo le piscine e tutto l'occorrente per portare avanti le attività estive. Devo per tutto questo riconoscere un grande merito al direttivo dell'Anspi e a tutti coloro che collaborano nelle iniziative proposte dall'oratorio – conclude il parroco – perché da solo non potrei fare neanche una minima parte di tutto ciò che programmiamo ogni anno. Un pericolo a cui si può andare incontro però è quello di creare un'elite, un gruppo chiuso. Ed invece il nostro compito è quello di formare la famiglia dell'oratorio, aperta sempre a tutti. Dobbiamo essere sempre pronti all'accoglienza dell'altro e del nuovo amico che entra a far parte del gruppo”.

Nella città di Genova dal 10 al 13 febbraio si è svolto il convegno nazionale di Pastorale Giovanile “Tra il porto e l’orizzonte”

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FEDERICA BANDE

600 da tutte le regioni d’Italia i sacerdoti che hanno popolato la città di Genova in occasione del XIII Convegno di Pastorale Giovanile, tenutosi la scorsa settimana. Il mare è stato sfondo e protagonista del Convegno dal titolo “Tra il porto e l’orizzonte”, che si è servito di questa immagine per affrontare un tema ben più particolare: la cura educativa. Educare non significa sempre saper fare o dover fare, ma innanzitutto vuol dire saper essere. Proprio a partire dai punti fermi ed importanti di ciò che comporta il prendersi cura di qualcuno, ed utilizzando la metafora della navigazione, si è svolto un lavoro di approfondimento relativo ai nuovi orizzonti e alle nuove necessità del vivere quotidiano, con un’attenzione particolare rivolta alla missione cui deve far fronte la pastorale giovanile ONO CIRCA

I lavori del convegno di pastorale giovanile.

ed il ruolo che questa deve assumere nel nostro contesto e nelle nostre realtà. L’orizzonte menzionato nel titolo del convegno ci parla proprio di questo: una realtà in cui è necessario partire e levare gli ormeggi per approdare in un luogo sicuro, il porto. Tante e diverse sono state le testimonianze e gli interventi che hanno accompagnato e guidato il lavoro di questi giorni, in cui personalità del calibro di Suor Carolina Iavazzo ( collaboratrice di don Pino Puglisi), don Domenico Ricca (Cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti, Torino, e vice-presidente dei Salesiani per il Sociale) e tanti altri,

hanno portato davanti all’assemblea la loro esperienza concreta di servizio e di fede alla luce di una frase utilizzata come icona evangelica, “...Si fece vicino e si prese cura di lui...”, comune denominatore di questi e dei tanti interventi del convegno. Cornice in queste giornate è stata Genova a 360 gradi, che ha fornito la giusta ispirazione con il porto, simbolo di cultura, tradizione, scambi, confronti e partenze e anche attraverso il Museo della navigazione, visitato dai partecipanti al convegno ed utilizzato dagli stessi come fonte di spunti di riflessione nei laboratori e workshop in cui le delega-

L’oratorio deve essere famiglia che accoglie È l'obiettivo primario dell’attività dell’oratorio di S. Vito FABIO FIGUS

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NA CASA PER...” è il programma di questo anno sociale dell'oratorio di San Vito. L'obiettivo è farlo diventare una Casa per tutti. La cittadina del SarrabusGerrei, conta poco meno di 3800 abitanti, ed è affidata al giovane parroco don Roberto Maccioni da circa tre anni. Dal punto di vista dell'animazione del tempo libero dei bambini, dei ragazzi e dei giovanissimi, risulta essere una delle più feconde realtà diocesane. Una settantina gli iscritti all'oratorio, tra bambini e ragazzi guidato da un bel gruppo di animatori formati ai corsi proposti dal servizio diocesano di pastorale giovanile. L'oratorio, affiliato Anspi, Associazione Nazionale San Paolo Italia, è sempre stata una realtà presente nella vita dei sanvitesi, ed oggi lo è sempre più. “Sono tante le attività nel program-

ma annuale dell'oratorio – afferma il parroco – prime su tutte, da quando sono stato inviato dal Vescovo qui a San Vito, è il Grest (Gruppo Estivo) a cui vi prendono parte annualmente circa centoquaranta ragazzi, e d'inverno il Grin (Gruppo Invernale), al quale hanno partecipato circa settanta ragazzi la domenica per attività principalmente ludiche”. E l'oratorio dà spazio anche agli adulti. Sono stati organizzati incontri mensili mirati ai genitori di ragazzi di età compresa tra i 10 e i 18 anni, sotto la guida esperta di una psicologa. Ma anche uscite e pellegrinaggi, nel 2013 è stato fatto ad Assisi, e per il 2014 lo si sta organizzando a Roma. E ancora incontri di catechesi, il coro polifonico e un corso di ricamo. “La realtà del post-cresima – riprende don Roberto – è ben radicata in parrocchia. Un'esperienza nata con la prima edizione del Grest,

Attività in oratorio a San Vito.

quando proposi loro di aiutarmi nell'animazione dei bambini. Oggi il gruppo conta una trentina di ragazzi molto attivi anche nell'animazione mensile del Rosario in chiesa, come la settimana scorsa in occasione della festa della Madonna di Lourdes e nel coro dei ragazzi. Una volta al mese – prosegue il parroco – organizziamo un incontro di formazione per ministranti, e quest'anno, ad experimentum, partiremo con le attività di dopo-scuola, iniziativa portata avanti da un grup-


DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Pastorale familiare. Mons. Miglio ha guidato l’incontro con i fidanzati in Seminario.

La gioia del “sì” per sempre, una bella notizia per la vita dei fidanzati Il 15 febbraio si è svolto l’incontro diocesano dei fidanzati. Alcune coppie hanno proposto le loro testimonianze di vita CLAUDIO E GIOVANNA CONGIU

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A GIOIA DEL Sì per sempre è stato il titolo dell’incontro Diocesano per fidanzati, che si è svolto sabato 15 febbraio. Il” Si” per sempre si coltiva ogni giorno e si nutre con una buona comunicazione nella coppia, una vita di fede e di preghiera e partecipando alla vita della comunità cristiana. Su queste tematiche hanno offerto la loro testimonianza tre giovani coppie. Riportiamo alcuni passaggi delle loro condivisioni. La comunicazione nella coppia Mario e Cristina “I sentimenti rivelano davvero chi sono, come sono fatto dentro. Non è stato facile per me, all’inizio, essere completamente trasparente. Probabilmente temevo di non essere accettato per quello che ero e volevo che Cristina pensasse di trovarsi di fronte un Mario che a lei piacesse, un Mario compiacente, una persona neutrale che si adattava a tutto. Ovviamente non poteva durare a lungo. Altrimenti Cristina si sarebbe sposato una persona che non ero

Mons. Miglio incontra i fidanzati.

io, inoltre mi sarei perso la gioia di una relazione profonda e genuina con la donna che amo. Ho dovuto cambiare e fare due cose: fidarmi ed essere sincero. E prima ancora accettarmi per come sono: con i miei punti di forza e le mie debolezze. La comunicazione però, non è solo parlare ma è anche ascoltare, e riguardo a questo mi reputo una persona che sa ascoltare gli altri nel momento del bisogno, quando Mario ha necessità di sfogarsi abbandono tutto quello che sto facendo e cerco di concentrarmi per capire

correttamente ciò che mi vuole dire evitando di dare interpretazioni del tutto personali al discorso che sto ascoltando e cerco di capire fino in fondo il problema.” Una vita di fede e di preghiera – Nicola e Alice “Vita di fede non significa appartenere a mille gruppi, avere cento impegni in parrocchia. Ma vuol dire percorrere la tua strada, la strada di coppia , fidandoti di Dio Affrontare le situazioni che ti si pongono davanti con coraggio e speranza.

E questa forza, il coraggio e la speranza non sempre sono a pieno carico nel nostro essere, per questo abbiamo bisogno di una fonte di nutrimento che è la preghiera: sia personale che di coppia. Mettersi in comunione con Dio e nutrire il proprio “Sì per Sempre”. Sinceramente noi abbiamo un po’ di difficoltà nel pregare insieme, sia per i turni di lavoro sia per la stanchezza quotidiana non sempre si riesce a fermarsi e pregare insieme. Abbiamo da lavorare ancora!” La partecipazione alla vita della comunità cristiana – Mario e Micaela “Ci siamo sposati nel 2005; da subito abbiamo sentito il desiderio come coppia, come nuova famiglia, di trovare un luogo di incontro con altre coppie e famiglie con le quali poter condividere esperienze di vita comuni. All’interno della comunità siamo stati sostenuti, accompagnati in un percorso di crescita nella scoperta e nel perseguimento di quello che è il progetto di Dio per noi e per la nostra famiglia. Abbiamo compreso che attraverso le gioie, le fatiche, la relazione quotidiana, viviamo la presenza di Dio nella famiglia e che proprio il sacramento del matrimonio ha reso presente il Signore nella nostra vita. Essere riusciti nel tempo a custodire l’appartenenza alla comunità cristiana ci ha reso più forti nel cammino perché sicuri di non percorrerlo da soli.”

L’incontro dei fidanzati in Seminario

IL PORTICO

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brevi VENERDÌ 21

Presentazione del libro di Padre Steiner Venerdì 21 alle 18 nella Libreria Paoline in via Garibaldi, 60 a Cagliari Presentazione del libro “Io in famiglia un evento realizzabile”. Incontro con padre Christian - M. Steiner Domenicano e Autore del libro. Introducono e coordinano Sonia e Stefano Galletta, responsabili dell’Associazione “Oltre la Porta”. L’incontro è promosso dalla Libreria Paoline e dall’Associazione “Oltre la porta”. SAN SPERATE

In festa per il Beato Francesco Paleari Si chiuderanno lunedì 24 a San Sperate i festeggiamenti per il Beato Francesco Paleari, sacerdote del Cottolengo. La Piccola casa della Divina Provvidenza di San Sperate ha organizzato una settimana di appuntamenti liturgici con la celebrazione dell’Eu-

caristia la mattina e nel pomeriggio ogni giorno. significative le celebrazioni con gli ammalati di mercoledì 19 e l’incontro il 20 con i bambini, le famiglie e i giovani. Venerdì invece la celebrazione presieduta dall’Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, mentre sabato la processione con la reliquia del beato Paleari per le vie del paese. Una comunità quella delle suore del Cottolengo particolarmente amata dai sansperatini che ad ogni occasione non mancano di testimoniare affetto e spirito di collaborazione alle suore. IN CATTEDRALE

Messa per la Beata Maria Cristina Domenica alle 19 in Cattedrale è prevista la concelebrazione Eucaristica di ringraziamento per la beatificazione di Maria Cristina di Savoia. Il rito sarà presieduto dall’Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio. Maria Cristina di Savoia è stata beatificata lo scorso 25 gennaio a Napoli.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

VI DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)

dal Vangelo secondo Matteo

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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste». Mt 5, 38-48

il portico della fede

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DON ANDREA BUSIA

el brano odierno del vangelo ci viene presentata la continuazione del discorso di Gesù presentato nelle scorse domeniche. Se domenica scorsa ci eravamo soffermati a parlare della necessità, della priorità, del desiderio di riappacificazione per ogni cristiano, e ci eravamo stupiti osservando come questa necessità riguardi non solo chi abbia commesso un torto e sia quindi, per giustizia, tenuto a chiedere scusa e a riparare il danno commesso, bensì anche chi ha subito il torto, che è chiamato a mettere al primo posto non l’umano desiderio di rivalsa ma il desiderio di riconciliarsi con il fratello che ha sbagliato. Questo discorso è così importante nel vangelo che va ben oltre il nostro brano: i discorsi di Gesù tornano frequentemente sul tema. Porto, a questo proposito, solamente due esempi: il primo in relazione al rapporto tra un fratello “giusto” e uno che ha oggettivamente commesso un peccato, peraltro grave, questo esempio è la conclu-

Siate perfetti come i

sione della parabola del padre misericordioso (nota anche come parabola del figliol prodigo), alla fine di questa parabola il figlio “giusto” viene chiamato dal padre a partecipare alla gioia per il ritorno del fratello, la parabola si conclude con la richiesta ma senza la risposta, perché a questa richiesta siamo chiamati a rispondere nella nostra vita, con la nostra disponibilità al perdono, siamo noi quelli chiamati a prendere parte alla gioia di ogni fratello che si apre, anche se timidamente, alla riappacificazione. Il secondo esempio riguarda invece l’atteggiamento di Gesù nei nostri confronti, Gesù dice chiaramente: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17). Gesù, pur essendo giusto è andato a cercare i peccatori, eppure lui era giusto, lui per primo ha offerto il perdono a coloro che lo avevano offeso con i loro peccati, non ha aspettato che loro facessero chissà quale opera di penitenza e mortifi-

cazione, né ha aspettato che venissero puniti per i loro peccati, li ha anticipati con il suo dono. Questo tema è così importante che Paolo, scrivendo ai romani, intravvede in questo atteggiamento di Gesù (e del Padre) la dimostrazione più eloquente e sublime dell’amore di Dio: “Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,6-8). Qualcuno potrebbe dirmi che non ho ancora citato il brano del vangelo di oggi, e questo è vero, ma ho fatto qualcosa di ancora più importante: ho letto questo brano alla luce dell’insegnamento di Gesù e della Chiesa. Ha poco senso discutere del porgere l’altra guancia, o di accettare di non reagire a un’ingiustizia subita contro la propria persona, se lo facciamo

per dimostrare a noi stessi che “siamo più bravi degli altri”. Quello che il brano odierno ci insegna, così come la parabola del figliol prodigo e i passi sull’atteggiamento di Gesù verso i peccatori, è che dobbiamo cercare di avere lo sguardo che il Signore stesso ha per ciascuno degli uomini: Dio ci guarda come suoi figli, noi possiamo rinnegare Lui, ma Lui non rinnegherà mai noi! Se lo sguardo di Dio vede ciascuno di noi come “figlio” allora noi siamo chiamati a vederci gli uni gli altri come “fratelli”, fratelli da trattare dignitosamente, da rispettare e da onorare, anche quando abbiamo subito un torto. Gesù ci mette davanti una domanda, che io estrapolo in maniera un po’ provocatoria (ma non credo irrispettosa del testo): “vale per te di più il tuo mantello o tuo fratello?” Se conta di più il fratello allora si potrà anche cercare il modo di evitare che si ripeta l’offesa subita, se invece vale di più il mantello allora Gesù ci indica con forza che dobbiamo cambiare le priorità e imparare da Lui.

L’EUCARISTIA SORGENTE DELLA VITA CRISTIANA Nell’ultima Udienza Generale Papa Francesco è ritornato sul tema dell’Eucaristia, approfondendo il suo rapporto con la vita della Chiesa e dei singoli credenti. Per Papa Francesco esistono alcuni segnali concreti che permettono di verificare la qualità del legame tra vita concreta ed Eucaristia. Il primo è il modo di guardare e considerare gli altri: «Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita. Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa cresce-

re in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù? Tutti noi andiamo a Messa perché amiamo Gesù e vogliamo condividere, nell’Eucaristia, la sua passione e la sua risurrezione. Ma amiamo, come vuole Gesù, quei fratelli e quelle sorelle più bisognosi?». Un secondo segnale è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare: «A volte qualcuno chiede: «Perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla Santa Messa è peccatore come gli altri? […] Chi celebra l’Eucaristia non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio, fatta carne in Gesù Cristo. Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, è meglio che non vada a Messa! Noi andiamo a

Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Dio, partecipare alla redenzione di Gesù, al suo perdono». Un ultimo segnale decisivo è legato al rapporto tra la Celebrazione Eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane: «Bisogna sempre tenere presente che l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! È Cristo che lì agisce, che è sull’altare. È un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma […] Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

il Padre vostro...

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Inizia la causa di beatificazione del prete di Rimini

Don Benzi, segno della tenerezza di Dio R. C.

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RISCRITTURE

VIVERE LA VOLONTÀ DI DIO Dice il Signore: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Ma chi potrebbe diventare perfetto? La nostra perfezione è vivere con umiltà come figli di Dio compiendo concretamente la sua volontà. San Cipriano scriveva che «alla paternità di Dio deve corrispondere un comportamento da figli di Dio, perché Dio sia glorificato e lodato dalla buona condotta dell’uomo» (De zelo et livore, 15: CCL 3a, 83). In che modo possiamo imitare Gesù? Gesù stesso dice: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,44-45). Chi accoglie il Signore nella propria vita e lo ama con tutto il cuore è capace di un nuovo inizio. Riesce a compiere la volontà di Dio: realizzare una nuova forma di esistenza animata dall’amore e destinata all’eternità. L’apostolo Paolo aggiunge: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo

Spirito di Dio abita in voi?» (1 Cor 3,16). Se siamo veramente consapevoli di questa realtà, e la nostra vita ne viene profondamente plasmata, allora la nostra testimonianza diventa chiara, eloquente ed efficace. Un autore medievale ha scritto: «Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore» (Giovanni Climaco, Scala Paradisi, XXX: PG 88, 1157 B), nella totalità della vita. «Grande cosa è l’amore – leggiamo nel libro dell’Imitazione di Cristo –, un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo» (III, V, 3). Benedetto XVI – Angelus 20 febbraio 2011

IA LIBERA ALLA causa di bea-

tificazione di Don Oreste Benzi. Grande uomo di fede, era particolarmente attento alle problematiche sociali e aveva sempre una parola di conforto per i più deboli. La Congregazione delle cause dei santi ha dato il via libera: la causa di beatificazione di don Oreste Benzi può partire. Il primo passo del processo per la beatificazione di questo apostolo della carità, come l’aveva definito Benedetto XVI, sarà l’avvio della causa a livello diocesano a Rimini. Il vescovo Francesco Lambiasi ha ricevuto un ricco dossier riguardante don Benzi: 26 libri, 146 volumi del bimestrale “Pane Quotidiano”, nel quale don Oreste commentava le letture della Messa, migliaia di articoli, decine di video e audio e gli interventi del “prete dalla tonaca lisa” in televisione. La postulatrice della causa, la teologa Elisabetta Casadei, ha inoltre allegato alla documentazione un centinaio di lettere che sollecitavano la causa per il sacerdote morto il 2 novembre 2007. Nell’elenco figurano nove cardinali, oltre 50 tra vescovi e Arcivescovi, vari movimenti ecclesiali. Almeno cento le persone inizialmente da ascoltare tra quelle più vicine al sacerdote. Tra queste il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali (per anni suo segretario) ed il presidente della comunità Papa Giovanni XXIII (fondata dallo stesso don Benzi), Paolo Ramonda. “Una grande gioia, non solo per la comunità, ma per tutta la Chiesa, per tanti uomini e donne di buona volontà, tanti poveri, che hanno incontrato lungo la vita don Oreste”. Così, Giovanni Ramonda, ha commentato la consegna al vescovo di Rimini della richiesta formale per avviare la causa di beatificazione di don Oreste Benzi, a sei anni dalla sua morte. “L’opinione che si è diffusa nel popolo di Dio è che

don Oreste abbia vissuto la sua fede donandosi per il bene delle anime - dice Ramonda -. È un dono grande che la Chiesa abbia fatta sua questa richiesta attraverso monsignor Lambiasi, che ha immediatamente predisposto la richiesta di nulla osta alla Congregazione delle cause dei santi per avviare, appunto, la causa. Ci auguriamo che questo itinerario possa portare a riconoscere le virtù eroiche di questo sacerdote dalla tonaca lisa che ha trasformato la sua vita incontrando e abbracciando i suoi poveri, amandoli sino alla fine. Mi auguro conclude il presidente della Comunità Giovanni XXIII - che il tesoro della spiritualità di don Oreste, la sua sete di giustizia fondata su una profonda spiritualità, siano conosciuti di più. Mi auguro che anche Papa Francesco possa conoscere la sua vita, il suo amore per i poveri e per le periferie esistenziali”. Fondatore delle Case Famiglia, il sacerdote si è occupato per tutta la vita di persone disabili, barboni, tossicodipendenti, prostitute, a decine strappante dall’inferno del marciapiede, emarginati, giovani, ai quali diceva che “per stare in piedi, bisogna saper stare in ginocchio” con la preghiera. Don Benzi andava per le strade di notte con i suoi volontari, cercando di convincere le donne che si prostituivano a non farlo più, e a non lasciarsi sfruttare, per riprendersi la propria dignità. Cercava anche di far capire a tanti ragazzi che si può vivere felicemente senza bisogno di drogarsi. Era perciò prete di strada, di notte e non era un prete contro, ideologizzato, ma un prete per la vita, per la dignità della persona umana, per gli ultimi, per la giustizia, per la pace. Don Benzi è morto il 2 novembre 2007 in seguito ad un attacco cardiaco nella sua casa di Rimini, all’età di 82 anni. Ora per lui è iniziato il processo verso gli altari: un altro santo del sociale, che tanto bene fanno alla Chiesa.


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PORTICO

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

LETTERE A IL PORTICO il 19 febbraio 2013, il mondo della cooperazione perdeva uno dei protagonisti del movimento in Sardegna, Virginio Condello direttore di Confcooperative. Ad un anno dalla sua scomparsa resta vivo, in coloro che lo hanno conosciuto, il ricordo del suo ruolo di manager e dirigente nel panorama cooperativo sardo. I suoi progetti continuano a camminare sulla strada che Virginio Condello riteneva la via maestra della cooperazione: la solidarietà con i più deboli, il dovere di dare o restituire dignità alle persone attraverso il lavoro e il sostegno comune. Con lui si è spenta una voce sempre vicina alle aree più fragili della società per le quali ha speso il proprio lavoro, la propria intelligenza e la raffinata cultura di in-

tellettuale, sorridente e umile, al servizio degli altri. Tra i programmi voluti da Virginio Condello, sono attivi il progetto " Policoro" che attraverso la Caritas sostiene l'auto imprenditorialità dei giovani, il progetto "Marinando", che tramite Caritas e Confcooperative opera nel quartiere Marina di Cagliari, e il fondo anti usura della diocesi cagliaritana del quale fu uno dei fondatori. Così come prosegue l'opera, a favore dei “niños de rua” a Salvador de Bahia, un piano di cooperazione internazionale affidato all'associazione la "Giara incrinata Onlus", mentre ha preso l’avvio “Competenza Immigrazione” importante progetto fortemente sostenuto da Virginio Condello e che vede la sua Confcooperative Cagliari impegnata nella

rete di formazione e informazione sui temi dell’immigrazione e intercultura. Mercoledì 19, nella chiesa di Sant'Eulalia, a Cagliari, è stata celebrata, alle 18,45, una messa in ricordo di Virginio Condello. Un momento di incontro e di riflessione per tutti coloro che vorranno ricordarlo, per gli amici, e per tutti coloro che, nel mondo cooperativo, continueranno a portare avanti il suo lavoro. Confcooperative Cagliari Il Presidente Roberto Savarino

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Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

Oggi parliamo di… arte e fede La chiesa di SantʼEulalia (Terenzio Puddu) Domenica 23 febbraio ore 18.10 Lunedì 24 febbraio ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 23 febbraio ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione La comunicazione dellʼimpensabile (Simone Bellisai) Martedì 25 febbraio ore 19.10 Mercoledì 26 febbraio ore 8.30 Lʼora di Nicodemo Il vangelo di Matteo (19,1- 25,46) (Commento esegetico spirituale a cura di Sabino Chialà) Mercoledì 26 febbraio 21.30

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

l cinema del nuovo millennio ama le sfide, corre grandi rischi e guarda al passato. Lo vediamo con le numerosissime e tecnologicissime uscite targate Marvel, o nei tanti contesti storici-biografici-fantascientifici dei film degli ultimi anni. Ci sono tre spinte principali che muovono le maree di questo oceano in pellicola oggi: una che tende al passato, un'altra che si immagina il futuro, e una terza che invece si radica nel presente cercando di resistere alle tentazioni della banalità. Dallas Buyers Club, altro valido candidato nella decina per miglior film quest'anno (6 nomination in tutto) cerca di mettere insieme tutte e tre le spinte, e quello che ne viene fuori è un diamante raro nella miniera d'oro del cinema. La sfida era facilmente intuibile, e sapeva piu che altro di domanda: è ancora possibile riuscire ad emozinare parlando di Aids? Non che l'argomento non si presti, anzi, ma è delicato, forse un po' superato e sopratutto abbastanza inflazionato a livello filmico. Il rischio grande era quello di gonfiare l'ennesima biografia ed ergerla a baluardo degli impotenti e delle vittime di un sistema complesso come quello americano, che in quanto a malattie ed assistenza soffre spesso delle proprie regole e (questo è il caso) compie di rado ma a giusta ragione una severa autocritica. Questa stora invece emoziona tanto perché non ambisce a farsi portatrice di una generazione né bandiera di un pensiero, ma semplicemente ricordo di una vita vera e possibilità di redenzione per un uomo ad

In onda su Radio Kalaritana

Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì h. 10.30 / 12.15 / 13.30 Lampada ai miei passi (24 febbraio- 2 marzo) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Giulio Madeddu Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 Vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa

Oggi parliamo con… Mauro Borro Direttore regionale di Equitalia Sabato 22 febbraio 19.10 Domenica 23 febbraio ore 10.30

Il film sul problema dell’Aids diretto da Jean -Marc Vallée

Dallas Buyers Club VALERIA USALA

un passo dall'oblio. Ron Woodroof è un texano ad hoc che vive in modo godereccio e senza troppi pensieri verso gli altri o il domani, al quale ancora troppo presto (come a tantissimi altri della stessa generazione) viene diagnosticato l'HIV insieme ad un'aspettativa di vita di 30 giorni circa. Dopo aver realizzato il pericolo imminente e rifiutando il trattamento mediante AZT (unico farmaco sperimentale approvato al tempo in America) vaggia fino al Messico per cercare una cura alternativa ed importarla illegalmente, un rischio che però

Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30

gli permetterà di vivere non 30 giorni ma addirittura sette anni in più. La sfida diventava doppia se pensiamo che oltre ad un tema a rischio è stato scelto Matthew McCnaughey per interpretare il protagonista. Un attore feticcio di commedie romantiche, il bellone delle storie senza troppe pretese, piuttosto sottovalutato da Hollywood sino a poco tempo fa, qui compie diverse magie: perde 20 chili per assomigliare ad un vero malato di Aids, incarna alla perfezione il prototipo di texano medio anni '80 tutto scommesse, donne e alcol, ma sopratutto inter-

preta in modo commovente una vita al limite e un uomo che non chiede di essere salvato ma rifiuta di arrendersi. Si sa però che dietro ad un grande uomo c'è sempre una grande donna, e non è Eve (un'ottima Jennifer Garner) il medico che prenderà in cura Ron, bensì un uomo che si veste da donna e acquista con il guardaroba anche una forza e una determinazione tipicamente femminili, che aiuterà il protagonista ad aprire il Dallas Buyers Club (dove ogni iscritto con 400 dollari ha diritto alle stesse cure alternative e miracolose, non ancora approvate ma efficaci) e ad aprirsi alla diversità superando i pregiudizi. Jared Leto è perfetto, nascosto sotto uno strato di cerone e una voce sensuale, e attraverso un aspetto tanto ambiguo fuori quanto vero dentro fa di Rayon un personaggio fragile, profondo ed indimenticabile. I temi che la storia tocca sono davvero tanti, dalla malattia alla volontà umana di combatterla, dall'omofobia alla ricerca sperimentale e il suo effetto sull'assistenza medica; tutto è reso in modo non critico ma nemmeno leggero, e il male lo si vede nelle espressioni quanto nei corpi dei personaggi, quasi a ricordarci che siamo il risultato delle nostre scelte ma non per questo dobbiamo rassegnarci a subirle o vergognarcene. La storia di una rinascita quindi, o a dirla in modo più evangelico di una redenzione, dove la sfida più dura, quella contro la morte, è solo un toro da prendere per le corna e allontanare il piu possibile; in sella ci siamo noi, e finché non molliamo non è ancora finita.


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IL PORTICO

Pastorale della salute. Il 16 febbraio si è svolta a Bonaria la Giornata del malato.

Sofferenza e malattia, vie preziose per vivere alla presenza del Signore Gesù Mons. Miglio: “Il tempo è il dono più importante che si può dare ai fratelli che vivono la malattia. Chiediamo la grazia di poterlo fare con vera generosità”

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FRANCESCO ARESU

UASI CINQUECENTO persone a gremire la Basilica di Nostra Signora di Bonaria per festeggiare la Giornata mondiale del Malato, celebrata nella Diocesi di Cagliari domenica scorsa. La celebrazione, officiata dall'Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio, ha visto la partecipazione delle associazioni che si occupano di volontariato e disabilità (Unitalsi e Oftal), insieme ai cappellani dei vari ospedali e case di cura del cagliaritano. Tanti giovani e, soprattutto, una quarantina di malati, in prima fila davanti al presbiterio. «Quella di oggi è una celebrazione davvero importante, perché come comunità cristiana ci obbliga a fare un esame di coscienza», ha esordito Mons. Miglio, soffermandosi sul tema della sofferenza: «Il grado di civiltà si una società si misura anche dallo spazio e dall'attenzione data ai più deboli e agli ultimi, se teniamo chi soffre ai margini o al centro delle nostre at-

tenzioni». Dopo un rapido accenno all'importanza delle elezioni regionali («Vi chiedo un'intenzione di preghiera particolare, perché oggi possa essere un punto di ripartenza per la nostra Regione, alla ricerca della responsabilità e del bene comune»), nell'omelia l'Arcivescovo è tornato con la memoria al 22 settembre, quando Papa Francesco fece il suo ingresso nella Basilica di Bonaria in mezzo alle due file di malati disposti all'interno. «Pensando a quell'incontro inviamo al Santo Padre un saluto in questo momento particolare, chiedendo al Signore che la sua consolazione e tenerezza possano raggiungere il cuore di tutti i malati e sofferenti». Quindi un ricordo ben più fresco, relativo alla sua recente visita pastorale in Kenya. «Lo scorso 11 feb-

braio ho celebrato la messa a Nanyuki, dove è parroco il nostro don Franco Crabu e dove sono presenti alcuni volontari dell'Osvic. Lì c'è un ospedale costruito grazie alla nostra missione: dobbiamo “coltivare” un ponte tra Bonaria e Kenya, fino a Lourdes. Un arcobaleno che solchi i cieli, unendo i vari paesi e le varie sofferenze, diventando per noi un motivo di speranza». Speranza, sapienza, dono di sé. Tre concetti presenti nelle parole di Mons. Miglio che, prendendo spunto dalla lettura di San Paolo ai Corinzi si è soffermato sul tema del “dono”. «La sapienza di cui parla Paolo è quella che viene da Dio, che dona senza misura. Non è un concetto di questo mondo, dove invece si pensa a donare il meno possibile. Ma la sapienza è di Dio e non

dell'uomo: Gesù non ha misurato quanto donare per noi. È la sapienza che consente al mondo di ritrovare la speranza». Un dono che rivoluziona la vita degli uomini: «C'è una religione più grande di quella degli scribi e dei farisei, che facevano calcoli per dare il minimo indispensabile, pure nei confronti di Dio. Gesù capovolge la mentalità, senza badare alle misure. Così dobbiamo vivere anche noi, senza calcolare o dare il minimo». Rivolgendosi poi ai malati presenti, l'Arcivescovo ha chiesto: «Credo che il tempo sia il dono più importante che possono darvi le persone che vi stanno vicino. Nella cultura dello stress e della fretta il Signore ci chiede di imparare a donare il nostro tempo, specie a chi è inchiodato su una carrozzina o su un letto. Chiediamogli la grazia di poterlo fare con generosità e magnanimità. Voi in cambio ci regalate sempre un sorriso: così ci aiutate a tramutare i nostri cuori di ghiaccio in cuori di carne». Quindi alcuni cenni sull'importanza del sacramento dell'unzione degli infermi, somministrato da Mons. Miglio ad alcuni tra i malati presenti: «Con questo sacramento si riceve un dono particolare, quello dello Spirito che ci dona la sapienza. Lo Spirito è l'origine di tutti i beni: invochiamolo con fiducia così che la grazia dell'unzione degli infermi ce lo faccia riscoprire, perché la sofferenza e la malattia ci facciano ricevere il dono dell'amore di Dio».

La Giornata del Malato a N.S. di Bonaria

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brevi FIGLIE DELLA CARITÀ

Un convegno su Suor Tambelli Nel 50° anno della morte Domenica 23 febbraio nella Casa Provinciale delle Figlie della Carità in via Dei Falconi, 10 a Cagliari “Omaggio a Suor Teresa Tambelli”, un convegno sulla religiosa così amata in città. L’inizio dei lavori è previsto per le 9 con la Proiezione del video: “Suor Tambelli: la vita, le opere, le testimonianze”, a cura di Marco Biggio, Anim. Comunicazione e

Cultura. Durante la mattinata previsti gli interventi di Paolo Fadda, Scrittore e Storico dell’Economia su “Cagliari al tempo di Suor Tambelli”, di Luca Lecis, Ricercatore Universitario sul tema “Il cattolicesimo in Sardegna”, di Mario Girau, Presidente UCSI Sardegna che parlerà di “Suor Teresa Tambelli, Figlia della Carità”. Alle 12 monsignor Pier Giuliano Tiddia, Arcivescovo emerito di Oristano celebrerà la Santa Messa. Nel pomeriggio, alle ore 16,00, raduno all’ingresso del Cimitero di Bonaria, davanti alla Tomba di Suor Tambelli, verranno lette alcune sue lettere e recitato il Santo Rosario. MOVIMENTO PER LA VITA

A sostengo della piccola Damiel Anne Il 10 febbraio scorso, in una clinica cittadina è avvenuto un fatto drammatico: una madre filippina di nome Nurielyn che ha partorito da circa un’ora si sente male, la situazione precipita velocemente e la donna muore. Aiutiamo Damiel Anne e il suo papà, affinché tutti ci sentiamo fratelli. Per questo il MPV assicurerà latte e pannolini alla bambina e aiuterà Demetrio a cercare un datore di lavoro sensibile alla sua storia. Lanciamo anche un appello per aiutare Demiel Anne, per non lasciare solo il suo papà che deve sostenere delle enormi spese in un momento difficilissimo per la sua vita. Il Consolato Onorario delle Filippine (tel. 070/42835) ha attivato un conto corrente dedicato, IBAN IT 19W 01015 04812 000 000 000 501, basta scrivere nella causale “Aiuto per la piccola Demiel Anne”

IL 6 MARZO

Consiglio presbiterale in seminario

Foto ELIO PIRAS

L’Aula Benedetto XVI del seminario Arcivescovile ospiterà giovedì 6 marzo la riunione del Consiglio Presbiterale diocesano. L’appuntamento è fissato per le 10.


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brevi 24 -25- 26 FEBBRAIO

Il card. Poletto guida gli esercizi spirituali Da lunedì 24 al venerdi 28 febbraio, nella casa di spiritualità “Pozzo di Sichar”, sono in programma gli esercizi spirituali per il clero di Cagliari. Sarà il Card. Severino Poletto, Arcivescovo emerito di Torino, a guidare gli esercizi.

Il ringraziamento del Santo Padre Francesco per il contributo inviato alla Caritas di Buenos Aires PELLEGRINI A BON BONARIA ARIA

IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

PAPA P AP PA FRANC FRANCESCO ESCO E LA SARDEGNA SARDEGNA

Cagliari Cagliari 22 sett settembre embre 2013

Papa Francesco, per mezzo di una Lettera a firma di Mons. Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, dello scorso 28 gennaio, ha ringraziato nella persona di Mons. Arrigo Miglio, l’intera Chiesa sarda per il generoso contributo offerto alla Caritas di Buenos Aires in occasione della sua visita pastorale a Cagliari del 22 settembre. La somma raccolta ammonta a 100.000 euro e andrà a finanziare una casa di accoglienza per i malati senza fissa dimora, l’Hogar San Martin de Porres.

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Vita consacrata. Suor Francesca Diana Madre generale delle Figlie Eucaristiche di Cristo Re.

Dire con la propria vita che Cristo è il vero Re del nostro quotidiano Parla Suor Francesca che da poche settimane ha iniziato il suo servizio alla guida della Congregazione fondata da Madre Bruna Maxia.

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SUSANNA MOCCI UOR FRANCESCA, con quale

animo inizia un servizio così importante come quello di madre generale della Sua Congregazione? Nel momento in cui ti senti chiamato ad assumere un compito di responsabilità, non puoi non provare una sensazione di profonda inadeguatezza. Accettare è da incoscienti se non si parte dal presupposto che è scommessa sulla propria povertà. Davvero Dio ha scommesso sulla mia povertà e sui miei limiti dei quali sono molto conscia. So bene non poter vivere senza affidarmi a Dio e al sostegno delle mie sorelle e di coloro che mi sono vicini. So anche però, che Dio «se ti chiama vuol dire che ti ama! Chi-amare contiene la parola amare!», come diceva Don Tonino Bello. Il Signore, il Fedele, nel suo sconfinato amore, si prenderà cura della mia debolezza e fragilità. Le vocazioni femminili affrontano un periodo di crisi. Come dovrebbe – a Suo avviso – agire la pastorale vocazionale? La vita religiosa femminile è molto concentrata nel portare avanti le

Suor Francesca Diana.

strutture che oggi, come in nessun altro tempo, richiedono un dispendio elevatissimo di energie in tutti gli ambiti a causa della burocrazia e dell’efficientismo richiestoci. La storia, mi pare, ci “obblighi” a rivisitare la nostra vita: i numeri ridotti, l’età avanzata, l’eccessivo lavoro, la crisi economica, la normativa sempre più esigente ci indicano che sta tramontando l’epoca delle grandi opere tenute dalle religiose. Forse siamo chiamate a servire la vita di chi ci sta accanto in modo meno strutturato, più libero e snello, curando principalmente le relazioni e la condivisione sull’esempio di Gesù. Forse sogno un po’, ma credo dovremo ripensare seriamente ad una modalità della vita consacrata più vivibile e significativa. La pastorale vocazionale più che mettere in luce le attività e i servizi pur indispensabili che svolgiamo,

credo debba rispondere alla domanda di senso che alberga nel cuore di ogni uomo. Il Signore è venuto perché “ognuno abbia la vita e l’abbia in abbondanza” : questo è il primo annuncio della pastorale di qualunque tipo. Dovremo testimoniare e raccontare d’aver incontrato il Signore, il Liberatore, il “mio” Salvatore. Ci parli del carisma delle suore di Cristo Re, della sua attualità e come si inserisce nella Chiesa e nella società. L’essenza del nostro carisma è contenuta nel nome: Figlie Eucaristiche di Cristo Re. La figliolanza prende vita ogni giorno dall’ascolto della Parola di Dio e dall’incontro con Lui nell’adorazione, specificità della nostra Famiglia. L’essere figlie ci ricorda che non siamo autonome né autoreferenziali, ma proveniamo da un Padre che ci

chiama ad essere sue collaboratrici. Essere suore eucaristiche significa adorare e cibarsi del corpo del Signore, alimento e forza per servire gli altri gratuitamente. Eucarestia vuol dire ringraziamento. Ringraziare per ciò che si è, si riceve, si ha, anche se è poco, implica la consapevolezza che tutto è dono e niente è meritato. Significa non chiedere e non pretendere più di quanto ci è dato senza invocare continuamente la “dea lamentela”, come direbbe Papa Francesco. Cristo è Re. Un re che regna dalla croce e nella sua agonia e morte salva gli altri fuggendo la tentazione di salvare se stesso. Vivendo e abitando questa morte, libera l’umanità intera senza distinzione alcuna, invitandoci a seguirlo nel dono oblativo di noi stesse, espressione del nostro carisma. Quale è il messaggio che la vostra Congregazione vuole dare alla società? Che sfide vi trovate ad affrontare? In un tempo così accelerato, il primato della preghiera, il dire con la vita che Dio è il Re del nostro quotidiano, è per noi messaggio e sfida. Ritengo urgente rivalutare e educare al tempo della pazienza e dell’attesa a fronte della smania d’appagare ogni desiderio e obiettivo, del pretendere tutto e subito provocando frustrazioni con le quali tristemente ci scontriamo ogni giorno. Credo sia fondamentale educare tutti noi e specialmente i più giovani, a un cammino serio che richieda tempi lunghi, maturazione e impegno scoprendo la bellezza di un risultato solido perché faticoso.


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Celebrazioni. La Parrocchia di Sant’Eulalia ha festeggiato la sua Santa Patrona.

L’anima profonda della Marina risalta nella festa di S. Eulalia Momenti di preghiera, attività culturali e ricreative, hanno animato la settimana dedicata alla Patrona S. Eulalia nel quartiere della Marina. MATTEO PIANO

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URANTE LA SCORSA settimana, nel quartiere della Marina, si sono svolti i festeggiamenti in onore di Santa Eulalia, patrona della storica chiesa parrocchiale del quartiere. La Chiesa, edificata dagli Aragonesi intorno al 1370, è dedicata alla martire Eulalia, giovane ragazza spagnola, che appena tredicenne, scelse il martirio per preservare la sua fede e la sua verginità. La storia racconta del coraggio di Eulalia, che di fronte ad atroci sofferenze e terribili torture, non rinnegò mai la sua fede in Cristo fino alla morte per decapitazione. Il culto della Santa è di chiara origine Spagnola, infatti Eulalia è la patrona della città di Barcellona. La festa patronale è iniziata il giorno 12, data scelta dal Martirologio Romano, in onore della Santa. Nel corso della settimana, la festa si è svolta sia con un programma religioso che civile. Dal lato religioso è stato curato un triduo in onore della Santa, con le S. Messe presiedute dai sacerdoti operanti

nel quartiere. Particolare importanza ha avuto la S. Messa del giorno 13, che è stata presieduta da Padre Giovannino Tolu, parroco di Nostra Signoria di Bonaria, che ha ricordato la figura del “Servo di Dio” Fra Antonino Pisano, giovane frate mercedario, morto di tisi nel 1927 a soli 20 anni. La figura di Fra Antonino Pisano assume una certa importanza all’interno del quartiere, infatti il Servo di Dio nacque proprio a pochi passi dalla chiesa, in Piazza Sant’Eulalia. Domenica 16 si sono tenute la processione per le vie del quartiere e le diverse celebrazioni eucaristiche. Per quanto riguarda il programma civile, ci sono state diverse iniziative, come alcuni incontri di ca-

rattere socio-culturale che hanno riguardato la riscoperta delle tradizioni e delle piccole storie del quartiere. Tra queste la mostra fotografica curata da Francesco La Rosa: “ La mostra riporta le storie di un passato che non c’è più. Ci mostra il cambiamento dei tempi, con l’obiettivo di non dimenticare la tradizione di questa parrocchia”. Il parroco Don Marco Lai ha spiegato l’importanza di questa ricorrenza: “ La festa patronale esprime l’anima di questo quartiere, centro della storia della città. La chiesa, essendo situata nel quartiere della Marina, a pochi passi dal porto, nel tempo è sempre rimasta contaminata dalle varie culture e dalle diverse realtà, perciò oggi il sen-

so della festa è quello di uscire all’aperto per mostrare la propria identità”. Momento particolare della settimana è la processione con il simulacro: “ La processione è stata rilanciata negli ultimi tre anni ed è un occasione per far sì che la gente possa manifestare la propria devozione alla Santa. Durante il percorso, nelle strade imbandierate e con i balconi addobbati, le persone esprimono la loro vicinanza a questa tradizione”. Don Marco ha chiarito anche l’importanza degli eventi civili, che si inseriscono perfettamente nello svolgimento dei festeggiamenti: “Penso che il programma civile sia un momento importante, poiché gli incontri che si svolgono permettono di creare momenti di gioia e fraternità. Sarebbe sbagliato dividere la dimensione della vita da quella religiosa, il Cristiano dimostra la sua fede in tutti i momenti”. L’elemento conviviale e della festa è stato ricordato anche dai responsabili del comitato organizzatore della festa, Andrea Cao e Mario Turris: “ La festa nasce del 2010, ed è particolare per il doppio aspetto religioso/civile. Questa è una parrocchia viva, attiva tutto l’anno con diverse attività, che non si ferma solo alla festa patronale. Negli ultimi anni abbiamo visto che si è riusciti a portare più persone vicine all’evento, in maniera tale da rivivere il quartiere con tutte le sue tradizioni. Questo aspetto fa piacere e premia il lavoro che viene svolto da tutte le persone vicine alla parrocchia”.

IL PORTICO

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brevi LUNEDÌ 24 VERRÀ PRESENTATO

Il rapporto “Caritas Migrantes” Lunedì 24 febbraio alle 10.30 presso il Teatro di Sant’Eulalia (via del Collegio 2), si svolgerà la presentazione del XXIII Rapporto Caritas - Migrantes 2013 ‘Tra crisi e diritti umani’. Oltre alle autorità civili, interverranno Monsignor Arrigo Miglio,

Arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza Episcopale della sardegna, Monsignor Giovanni Paolo Zedda, Vescovo delegato per il servizio della carità, monsognor Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari e delegato regionale Caritas, Oliviero Forti, responsabile Ufficio immigrazione Caritas Italiana, Raffaele Callia, responsabile Servizio studi e ricerche della Caritas regionale e redattore del rapporto, Roberto Cherchi, docente di diritto pubblico dell’Università di Cagliari e collaboratore del rapporto, Valentina Brinis, co-autrice del libro ‘Accogliamoli tutti’, Lina Zhan, presidente della Consulta degli stranieri del Comune di Cagliari.


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

IL PORTICO

brevi PASTORALE GIOVANILE

Ad aprile campi di formazione Sono aperte le iscrizioni per i prossimi campi di formazione proposti dall’Ufficio di Pastorale Giovanile e previsti nel mese di aprile. Dal 25 al 27 aprile è previsto un corso di formazione per Animatori di gruppi preadolescenti e gruppi “post-cresima” (età dei partecipanti prevista: 17 ai 25 an-

Attività sociali. Di recente si è costituita l’associazione “Sinnai e dintorni”.

“Sinnai e dintorni”, una realtà che unisce cultura e solidarietà Parla Gianluca Olla, il presidente della nuova realtà culturale di Sinnai. L’associazione ha come scopo di promuovere delle attività sociali e culturali

È ni). Dal 29 aprile al 1 maggio un corso di formazione per gli Animatori che degli Oratori che animano le attività invernali ed estive (età dei partecipanti prevista: 15 ai 19 anni). Per tutti i corsi previsti l’Ufficio di Pastorale giovanile rilascerà un attestato di partecipazione e una dichiarazione per il credito formativo scolastico da presentare a scuola. Il prima possibile saranno disponibili le schede di adesione con le notizie tecniche e le modalità di iscrizione. I corsi di formazione per gli animatori di Oratorio saranno organizzati con la collaborazione del Centro Sportivo Italiano e si terranno a Solanas, nella colonia “San Domenico Savio”. Per le informazioni si può contattare direttamente l’Ufficio di Pastorale Giovanile: don Alberto Pistolesi e-mail: apisto@tiscali.it oppure giovani@diocesidicagliari.it

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ENRICO MURGIA

su facebook, per far ritrovare gli amici di un tempo. Ex compagni di scuola e amici di quartiere che la vita ha condotto lontano per i più svariati motivi, si sono costituiti in associazione culturale e oggi dediti unicamente alla promozione del bene comune. Nata giuridicamente lo scorso 1 novembre, l’associazione culturale è oggi accomunata da una forte passione per il sociale e un’autentica promozione del bene comune. Ai lettori de Il Portico, il racconto del presidente Gianluca Olla che ha accettato di illustrare obiettivi e finalità dell’associazione. Quale l’impegno che vi caratterizza come associazione? Fondamentalmente l’impegno a non lasciarci. L’impegno a non lasciare che il mondo scorra nell'indifferenza e nel cinismo fatalistico. La recente alluvione ha visto da subito la nostra mobilitazione; adotteremo infatti una scuola alluvionata a cui forniremo materiali di prima necessità che intendiamo raccogliere nei giorni d’apertura della mostra natalizia. L’impegno a non perder di vista l’essenziale, spesso invisibile agli occhi; l’impegno a mantenere vivo il benessere della comunità, benessere sia materiale che spirituale. Una dimensione che compensa l’altra, in perfetto equilibrio. Ma non dimentico neppure le energie impiegate BASTATO UN CLICK

per lo scambio equo-solidale: scambio di beni materiali per ricevere beni in termini di emozioni e positività. Nel dettaglio, la nostra associazione si propone di promuovere la socialità ed il sano impiego del tempo libero dalle attività lavorative. Privilegiando la collaborazione tra i vari enti e le tante altre associazioni, stimoliamo lo spirito d'amicizia e di solidarietà dell'intera comunità sul fronte di una vasta gamma di offerte formative: dai convegni e le conferenze, fino alla creazioni di reti territoriali che insieme con noi diano spazio ad attività socioculturali. I“dintorni”, che fanno capo al nome dell’associazione, dicono il vostro sguardo esteso anche a chi versa in situazioni di particolare disagio. In che modo, allora, diviene vostra la persona e il magistero di Papa Francesco? Con Papa Francesco certamente abbiamo una comune visione della vita che porta con sé il primato assoluto. Ogni esistenza, è per questo chiamata a non divenire uno spazio chiuso e proiettato in modo egoistico al soddisfacimento dei propri bisogni

materiali escludendo gli altri. Dobbiamo piuttosto partire dall’interiorità, ognuno dalla sua, per esternare la parte più nobile di noi stessi rendendo partecipi gli altri. I nostri “dintorni“ non sono da intendere solo in senso geografico, proprio perché gravitiamo attorno alle persone e alle loro esistenze individuali fatte di problemi, ansie, preoccupazioni, gioie, ricordi ed emozioni. L’obiettivo, dunque è preciso: uscire per andare incontro al fratello più debole, oggi al centro della piazza, anche virtuale portandolo al centro delle nostre attenzioni. In questo senso , siamo un’associazione caratterizzata dalla grande capacità d’ascolto, proprio perché si ha la sensazione di aver a che fare con persone che capiscono veramente l’essenza del nostro messaggio senza alcuna paura di esser giudicati o fraintesi. Lo spazio dedicato alle iniziative di solidarietà, è inoltre ciò per cui essere orgogliosi; le portiamo avanti con il massimo del coinvolgimento e con altrettanta discrezione, ogni volta ripagata dalla gioia di donare senza

tornaconto. Nel contempo, le tradizioni richiamano nell’insieme una sana custodia di tutto ciò che è storia e identità di Sinnai anzitutto. Quanto incide nel vostro operato la promozione culturale? “Mens sana in corpore sano”, dicevano i latini. Questo, possiamo adattarlo al nostro modo di intendere la vita. Una mente sana infatti, si nutre di cultura, arricchendosi intellettualmente. Le parole e l’arte di comunicare, sono in questo caso la terapia giusta per crescere nella comprensione dell’altro, così da rendere vivi e saldi i legami. Sì, legami di un popolo, legami tra chi affonda e conserva le proprie radici in una stessa terra nutrendosi quindi degli stessi ideali. Più si promuove la tradizione, più si fortifica la radice e più la linfa vitale percorre i rami e attraversa le foglie, regalando i fiori e i frutti che sono la parte più bella e preziosa del lavoro e della speculazione intellettuale appunto. La ricerca e la salvaguardia della nostra tradizione mirano proprio a conservare integra la nostra essenza.


DOMENICA 23 FEBBRAIO 2014

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Spiritualità. Un ritratto di Suor Teresa Tambelli, Figlia della Carità vissuta a Cagliari.

Suor Teresa Tambelli, un’esistenza intera offerta al servizio dei poveri La figura di Suor Teresa si collega a quella della Beata Giuseppina Nicoli. La sua carità era operosa e lieta, in ogni occasione era pronta per i bisognosi SUOR RITA COLUMBANO

S

UOR TERESA, al secolo Maria Olga, nasce a Revere, provincia di Mantova, in Lombardia, il 17 gennaio 1884 da Rosa Zaina e da Giulio Tambelli. Il papà pur essendo avvocato preferì, alla sua professione, porsi al seguito di Garibaldi nella famosa “Spedizione dei Mille”. Olga, nata da parto gemellare, è la sesta di sette figli. Nella diocesi di Mantova, a cui ella appartiene, guidata da Mons. Giuseppe Sarto, il futuro Papa Pio X, riceve la Prima comunione a 7 anni e, subito dopo, per mano di Mons. Sarto, il Sacramento della Confermazione. A 13 è orfana di entrambi i genitori. Affidata alle Figlie della Croce che a Parma reggono un Collegio per studenti, consegue il diploma con una media di quasi 9/10. Il rientro nella casa paterna, ormai vuota, è per Lei motivo di grande sofferenza. Qui incontra uno degli operai di suo padre che, gravemente affetto da tubercolosi e cancrena ad entrambe le gambe, è pieno di rabbia nei confronti di Dio. Olga, presa da infinita compassione, s’improvvisa infermiera e, con la sua pietà e bontà, ottiene che l’uomo si riconcili con Dio e muoia cristianamente.

Sono già vivi in lei i tratti della Vocazione a cui non tarda ad aderire quando rinviene un’immagine raffigurante una Figlia della Carità che battezza un piccolo cinese, mentre un’altra allontana con gesto drammatico una bestia feroce. Così a 18 anni decide di consacrarsi a Dio tra le Figlie della Carità. Fa il postulato all’Istituto Alfieri- Carrù di Torino. Dopo neppure un mese entra in Seminario al termine del quale è destinata a Casale Monferrato. Nel 1907 a soli 21 anni, è inviata i Sardegna, all’Asilo della Marina dove nel 1914 vi arriva Suor Nicoli, come Suor Servente. In lei trova corrispondenza perfetta alle sue aspirazioni di zelo e di perfezione. Con Suor Nicoli l’Asilo della Marina intensifica e incrementa la sua opera caritativa e, in questo, Suor Tambelli ha la sua bella parte, lavora sempre più su se stessa mentre, molto istruita, intelligentissima e attiva mette a profitto dello Spirito i doni naturali.

I suoi appunti rivelano questa lotta senza tregua impegnata contro l'io. Nel 1924 con la morte di Sr Nicoli diviene Suor Servente della Casa. Prosegue la sua opera senza risparmiarsi: le Scuole che adegua alle nuove norme, l'Asilo, i Laboratori, nel 1941, apre la Scuola Media parificata e le Magistrali Legalmente riconosciute. I Marianelli occupano un grande posto nel suo cuore; ogni domenica mattina, attraverso le porte mal connesse degli scantinati e dei sottani dove abitano, armata di campanello, li va a svegliare per arrivare in orario alla Messa, delle sei, a Sant'Eulalia e portarli poi tutti a colazione, incluso anche pane e mortadella. Ma dopo fa loro catechismo. Visita, con sacchi di provviste, il Lazzaretto, allora Ospizio dei senza- tetto, le grotte di Palabamba e di Monte Urpinu fino a Sant’Elia. Crede profondamente nella Provvidenza: nonostante la povertà dei mezzi, ogni Natale, organizza il pranzo per i poveri; l’avarizia o il ri-

sparmio a danno della Carità non è mai stato il forte di Suor Tambelli. Tra il 1940-43 apre l’Asilo della Marina agli sfollati e dopo il ’43 Lei stessa con la Comunità sfollano ad Uras per un breve periodo. Non perde tempo: allestisce su due piedi una cucina popolare per i Poveri, avvia la Scuola Media e si fa Scuola in alcune classi delle elementari. Al di sopra di ogni attività esterna però, Suor Tambelli, cerca la perfezione secondo lo spirito vincenziano. Ha un grandissimo culto per i Sacerdoti, favorisce le vocazioni ecclesiastiche ed aiuta più di un seminarista a diventare Sacerdote, contribuendo per le spese in Seminario. Si avvera con lei la preghiera che aveva sempre insegnato ai suoi Marianelli: “Gesù, Giuseppe, Maria vi dono il cuore e l’anima mia, Gesù, Giuseppe, Maria ultimo mio cibo sia la Santa Eucarestia”. Il 23 febbraio 1964, subito dopo la S. Messa, il suo cuore cessa di battere improvvisamente, sfinita per la stanchezza, con le armi in mano. La notizia della sua morte si propaga immediata in tutta Cagliari. Nel primo pomeriggio una grande folla sfila già, dinanzi alla sua bara, per renderle omaggio. Una donna con una gran borsa vuota quando le è accanto scoppia in pianto: “Come faremo noi a vivere ora che voi siete morta! “. I Poveri arrivati in massa la piangono e non la lasciano fino al momento della sepoltura. “Era la nostra mamma - ripete uno di loro mentre sostiene il feretro fino al cimitero di Bonaria - da ragazzi veniva a svegliarci a casa per la Messa… e ci infilava le calze perché non tardassimo”.

Il Duomo e il suo Museo, una ricchezza per tutti L’incontro del 14 febbraio con il Rotary Club

A

I. P. LL’INTERNO DEL

calendario di eventi e di aperture straordinarie, la sera di San Valentino, il 14 febbraio scorso, il Museo del Duomo ha accolto il Rotary Club di Cagliari Nord e quello di Sanluri, proponendo un tour guidato alla Cattedrale, all’Aula Capitolare e alla Sacrestia dei Beneficiati, permettendo così ai visitatori di ammirare in “notturna” le bellezze storico-artistiche di uno degli emblemi della storia religiosa dei sardi. “L’idea afferma la direttrice del Museo, l’architetto Maria Lucia Baire – è nata dalla volontà di unire la possibilità di una visita notturna delle bellezze del Museo e della Cat-

tedrale alla degustazione di prodotti tipici della gastronomia locale, in un connubio di arte e sapori, che creano poi anche aggregazione tra le persone”. La Cattedrale è stata la prima tappa di un percorso esclusivo, pensato per l’ occasione. Passando attraverso un corridoio di collegamento tra il Duomo e il Museo diocesano, dove sono stati messi evidenziati i resti della facciata barocca della Chiesa, con i partecipanti che hanno potuto fermarsi a degustare prodotti tipici proposti dal panificio Coccodi e pregiati vini delle cantine Mulleri. “Non si è trattato tanto di pubblicizzare dei marchi – riprende la direttrice quanto di presentare dei prodotti

Un momento della serata del 14 febbraio

che hanno una storia alle spalle e che va sicuramente valorizzata”. I visitatori hanno poi proseguito il loro tour guidato presso la Sala del Tesoro del Museo del Duomo per scoprire lo splendido Trittico di Clemente VII, dipinto nella seconda metà del XV secolo da un pittore fiammingo della scuola di Roger Van Der Weyden, e regalato alla Diocesi di Cagliari dal Papa Clemente VII, suo primo proprietario. Infine è stata visitata la Sala intitolata a Benedetto XVI, dove sono esposti i paramenti detti di “Sant’Agostino”, risalenti al X e XI secolo, il “Calice della Sardegna” e

la casula indossata da Papa Ratzinger in occasione della celebrazione della messa in Bonaria celebrata l’8 settembre 2008. La serata del 14 febbraio scorso ha confermato una regola che è alla base della filosofia del Museo: chi entra deve stare bene. Accanto all’ambiente accogliente e sereno, un ulteriore attenzione con la disponibilità di prodotti locali genuini, ricchi di storia, per unire alle bellezze delle opere artistiche quelle dei prodotti tipici, in modo da rendere felice chi per una sera ha scelto di trascorrere una serata decisamente “alternativa”.

IL PORTICO

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detto tra noi Udienze papali: sempre più fedeli di D. TORE RUGGIU

Nonostante il clima generale che farebbe pensare ad un disinteresse (o poco interesse) della gente per i problemi religiosi e per la vita della Chiesa, il fenomeno della numerosa presenza alle udienze generali del Papa il mercoledì, all’Angelus della domenica e le celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa (senza contare le folle nei viaggi apostolici in Italia e all’estero), di mostrano esattamente il contrario di quanto si presume. La gente ha sete della Parola di Dio, è in ricerca della verità, ha bisogno di indicazioni chiare e precise, anche se talora sperimenta di andare contro corrente e di cercare di arginare un anticlericalismo becero e altri fenomeni quali il relativismo e il secolarismo. Il settimanale “A Sua immagine” ha riportato di recente che in questi 8 mesi di pontificato di Papa Francesco, hanno partecipato alle udienze generali, all’Angelus domenicale e alle liturgia presiedute da Papa Bergoglio, oltre 6 milioni e mezzo di fedeli. Davvero i numeri parlano da sé. E dimostrano che come ai tempi di Gesù, la gente accorre, talora anche inconsapevolmente, perché in ricerca di qualcosa o meglio di Qualcuno che dia risposta agli interrogativi fondamentali che ogni uomo si pone. Se poi aggiungiamo a questi numeri gli ascoltatori di Radio Maria e di altre emittenti cattoliche, i telespettatori che seguono la Messa domenicale e quelli che seguono film o sceneggiati a carattere religioso, possiamo tirare un sospiro di sollievo e constatare quanto sia vero quello che affermava Sant’Agostino: “il nostro cuore è inquieto Signore finchè non riposa in te”. E ci consola e ci conferma questo fenomeno le parole del salmista: “come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio”. Naturalmente, senza farci illusioni, ma anche senza rinunciare ad essere uomini di speranza. Papa Francesco diverse volte ha affermato: “non fatevi derubare la speranza”, virtù teologale questa che Don Mazzolari così definiva: “la speranza è vedere i campi biondeggiare di spighe dorate, mentre gli occhi della carne vedono il seme che marcisce”. Talora ci scoraggiamo quando ci ritroviamo in pochi e quando vediamo che la massa è lontana dai Sacramenti, dalle celebrazioni e da un vita secondo il Vangelo. Ma come cristiani e, cioè, come uomini e donne di fede e di speranza, siamo invitati ad andare oltre la realtà e cercare di leggere i segni di Dio e di servire con amore ogni fratello e sorella che incontriamo…testimoniando la verità che è Cristo e mando come Lui ci ha insegnato e comandato. I frutti, anche quando non li vediamo, siamo certi che ci saranno perché solo Dio sa leggere quello che c’è nel cuore di ogni uomo. Ci avverte e ci consola la Parola di Dio quando afferma: “la Parola del Signore è viva ed efficace, penetra in profondità e…non ritornerà a me senza effetto, senza aver prodotto ciò per cui l’ho mandata”.


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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

IL PORTICO

Il Papa. Il dialogo tra il Santo Padre e i fidanzati durante l’incontro del 14 febbraio.

“Permesso, grazie, scusa”: parole preziose per la vita della coppia

L

a paura del "per sempre" Santità, in tanti oggi pensano che promettersi fedeltà per tutta la vita sia un’impresa troppo difficile; molti sentono che la sfida di vivere insieme per sempre è bella, affascinante, ma troppo esigente, quasi impossibile. Le chiederemmo la sua parola per illuminarci su questo. E’ importante chiedersi se è possibile amarsi "per sempre". Questa è una domanda che dobbiamo fare: è possibile amarsi "per sempre"? Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive. […] Fare scelte per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: "stiamo insieme finché dura l’amore", e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così il matrimonio. Ma cosa intendiamo per "amore"? Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli! Costruire qui significa favorire e aiutare la crescita. Cari fidanzati, voi vi state preparando a crescere insieme, a costruire questa casa, per vivere insieme per sempre. Non

Papa Francesco in mezzo alla folla dei fidanzati in piazza San Pietro.

volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio. La famiglia nasce da questo progetto d’amore che vuole crescere come si costruisce una casa che sia luogo di affetto, di aiuto, di speranza, di sostegno. Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla "cultura del provvisorio"! […] Dunque come si cura questa paura del "per sempre"? Si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi - passi piccoli, passi di crescita comune - fatto di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede.

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[…] Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore. Nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Gli sposi possono imparare a pregare anche così: "Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano", perché l’amore quotidiano degli sposi è il pane, il vero pane dell’anima, quello che li sostiene per andare avanti. Vivere insieme: lo "stile" della vita matrimoniale Santità, vivere insieme tutti i giorni è bello, dà gioia, sostiene. Ma è una sfida da affrontare. Crediamo che bisogna imparare ad amarsi. C’è uno "stile" della vita di coppia, una spiritualità del quotidiano che vogliamo apprendere. Può aiutarci in questo, Padre Santo? Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole che tu hai detto, parole che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso - ossia ‘posso’, tu hai detto – grazie, e scusa. "Posso-Permesso?". E’ la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione. […] La cortesia conserva l’amore. E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia. E questo può incominciare a casa. "Grazie". Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così… Però è importante! […] Nella vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la coscienza che l’altra persona è un dono di Dio, e ai doni di Dio si dice grazie!. E in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale.

La terza: "Scusa". Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Ma forse qui c’è qualcuno che non mai ha fatto uno sbaglio? Alzi la mano se c’è qualcuno, lì: una persona che mai ha fatto uno sbaglio? Tutti ne facciamo! Tutti! Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. La Bibbia dice che il più giusto pecca sette volte al giorno. E così noi facciamo sbagli… Ecco allora la necessità di usare questa semplice parola: "scusa". In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso. […] Tanti "scusa" al giorno noi possiamo dire. Anche così cresce una famiglia cristiana. Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta…. Esistiamo noi, peccatori. Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia. Lo stile della celebrazione del Matrimonio Santità, in questi mesi stiamo facendo tanti preparativi per le nostre nozze. Può darci qualche consiglio per celebrare bene il nostro matrimonio? Fate in modo che sia una vera festa - perché il matrimonio è una festa - una festa cristiana, non una festa mondana! […] Quanto accaduto a Cana duemila anni fa, capita in realtà in ogni festa nuziale: ciò che renderà pieno e profondamente vero il vostro matrimonio sarà la presenza del Signore che si rivela e dona la sua grazia. È la sua presenza che offre il "vino buono", è Lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente. […] Al tempo stesso, però, è bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori... Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore. Fate in modo che, come il vino di Cana, i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti l’origine e il motivo della vostra gioia. Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i giorni potrei dire un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità, come uomo e come donna. E questo si fa tra voi. Questo si chiama crescere insieme.

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Andrea Pala, Maria Luisa Secchi. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Usala, Matteo Piano, Paolo Sanna, Claudio e Giovanna Congiu, Susanna Mocci, Enrico Murgia, Rita Columbano. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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