Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari
Ascolta!
FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it
DOMENICA 2 MARZO 2014 ANNO XI N.9
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Il Vangelo della vita ROBERTO PIREDDA
on lucida consapevolezza il gesuita Teilhard de Chardin scriveva che «il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere» (Il fenomeno umano, 1955). Queste parole risuonano tragicamente profetiche se si pensa alle cronache che in questi giorni tengono insieme Bruxelles e Basilea. Nella capitale belga il 13 febbraio il parlamento ha approvato l’estensione della legge che legalizza l’eutanasia, già in vigore dal 2002, anche ai minori, senza alcun limite di età. Solo pochi giorni fa si è avuta poi la notizia di un’anziana signora della provincia di Vicenza, che si è recata a Basilea perché le fosse praticata l’eutanasia. I parenti non ne sapevano nulla e ne avevano denunciato la scomparsa alle forze dell’ordine. Circa un mese dopo è stata recapitata al suo notaio l’urna contenente le sue ceneri, accompagnata da una lettera con le ultime volontà della donna, descritta dalle cronache locali come “stanca di vivere e segnata dal peso della vecchiaia”. Una grande ipocrisia vorrebbe coprire quella che viene definita la “dolce morte” sotto un manto di pietà verso chi soffre, mentre nei fatti si tratta semplicemente di un tentativo (impossibile) di rimozione della grande questione del male e della sofferenza. Queste
C
realtà permangono evidentemente anche dentro una società, come quella occidentale, segnata da un grande progresso tecnicoscientifico. A nessuno dovrebbe sfuggire come una legislazione permissiva sulle questioni eticamente sensibili, lungi da porre dei “paletti”, come si dice talvolta, non fa altro che creare una mentalità per la quale la vita “ferita” semplicemente non è considerata degna di essere vissuta. Dagli adulti malati terminali si passa a chi semplicemente non se la sente più di vivere, in seguito ai minori e poi forse, come hanno segnalato i Vescovi belgi, si rischia di passare presto anche ai disabili e ai malati mentali. Papa Francesco a questo proposito parla della “cultura dello scarto”: «Una diffusa mentalità dell’utile, la “cultura dello scarto”, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli» (Discorso ai partecipanti all’Incontro della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici, 20 settembre 2013). La posta in gioco è il valore che si dà alla vita dell’uomo. Papa Francesco lo ha spiegato con chiarezza nel suo recente Messaggio ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita: «Alla base delle discriminazioni e delle esclusioni vi è però una questione antropologica: quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore. La salute è certamente un valore im-
portante, ma non determina il valore della persona. La salute inoltre non è di per sé garanzia di felicità: questa, infatti, può verificarsi anche in presenza di una salute precaria. La pienezza a cui tende ogni vita umana non è in contraddizione con una condizione di malattia e di sofferenza» (19 gennaio 2014). Di fronte ad una “cultura di morte” sempre più aggressiva, anche se ammantata dal politically correct, l’unica via è quella di testimoniare il Vangelo della vita in ogni occasione, dal livello istituzionale fino ai piccoli gesti di tutti i giorni. Anche se non fa notizia, esiste una “maggioranza silenziosa” del popolo della “vita”. È fatto da genitori che accolgono con amore dei figli malati, di tante persone che stanno accanto a parenti con gravi patologie, di tantissimi malati chetestimoniano il “gusto di vivere” fino all’ultimo. In questo modo, come ha detto Papa Francesco nel Messaggio già citato, si afferma con i fatti che «la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità». C’è un “gusto di vivere” che viene gridato anche in mezzo alla sofferenza, anzi forse in mezzo alla prova risalta ancora maggiormente. Ogni vita è un dono, dal momento del suo inizio fino al suo ultimo e naturale compimento. Non bisogna smettere di annunciarlo al mondo.
SOMMARIO POLITICA
3
Il governo Renzi è chiamato a scelte rapide e concrete GIOVANI
6
Gli Scout dell’Agesci hanno celebrato la “Giornata del Pensiero” IMMIGRAZIONE
11
Presentato il XXIII Rapporto Caritas - Migrantes sugli stranieri in Italia DIOCESI
12
Il Cardinale Poletto ha guidato gli esercizi per il clero FAMIGLIA
L’intervista in esclusiva per Il Portico a Costanza Miriano
15