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DOMENICA 2 MARZO 2014 ANNO XI N.9

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

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CAGLIARI

Il Vangelo della vita ROBERTO PIREDDA

on lucida consapevolezza il gesuita Teilhard de Chardin scriveva che «il pericolo maggiore che possa temere l’umanità non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame né la peste, è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere» (Il fenomeno umano, 1955). Queste parole risuonano tragicamente profetiche se si pensa alle cronache che in questi giorni tengono insieme Bruxelles e Basilea. Nella capitale belga il 13 febbraio il parlamento ha approvato l’estensione della legge che legalizza l’eutanasia, già in vigore dal 2002, anche ai minori, senza alcun limite di età. Solo pochi giorni fa si è avuta poi la notizia di un’anziana signora della provincia di Vicenza, che si è recata a Basilea perché le fosse praticata l’eutanasia. I parenti non ne sapevano nulla e ne avevano denunciato la scomparsa alle forze dell’ordine. Circa un mese dopo è stata recapitata al suo notaio l’urna contenente le sue ceneri, accompagnata da una lettera con le ultime volontà della donna, descritta dalle cronache locali come “stanca di vivere e segnata dal peso della vecchiaia”. Una grande ipocrisia vorrebbe coprire quella che viene definita la “dolce morte” sotto un manto di pietà verso chi soffre, mentre nei fatti si tratta semplicemente di un tentativo (impossibile) di rimozione della grande questione del male e della sofferenza. Queste

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realtà permangono evidentemente anche dentro una società, come quella occidentale, segnata da un grande progresso tecnicoscientifico. A nessuno dovrebbe sfuggire come una legislazione permissiva sulle questioni eticamente sensibili, lungi da porre dei “paletti”, come si dice talvolta, non fa altro che creare una mentalità per la quale la vita “ferita” semplicemente non è considerata degna di essere vissuta. Dagli adulti malati terminali si passa a chi semplicemente non se la sente più di vivere, in seguito ai minori e poi forse, come hanno segnalato i Vescovi belgi, si rischia di passare presto anche ai disabili e ai malati mentali. Papa Francesco a questo proposito parla della “cultura dello scarto”: «Una diffusa mentalità dell’utile, la “cultura dello scarto”, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli» (Discorso ai partecipanti all’Incontro della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici, 20 settembre 2013). La posta in gioco è il valore che si dà alla vita dell’uomo. Papa Francesco lo ha spiegato con chiarezza nel suo recente Messaggio ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita: «Alla base delle discriminazioni e delle esclusioni vi è però una questione antropologica: quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore. La salute è certamente un valore im-

portante, ma non determina il valore della persona. La salute inoltre non è di per sé garanzia di felicità: questa, infatti, può verificarsi anche in presenza di una salute precaria. La pienezza a cui tende ogni vita umana non è in contraddizione con una condizione di malattia e di sofferenza» (19 gennaio 2014). Di fronte ad una “cultura di morte” sempre più aggressiva, anche se ammantata dal politically correct, l’unica via è quella di testimoniare il Vangelo della vita in ogni occasione, dal livello istituzionale fino ai piccoli gesti di tutti i giorni. Anche se non fa notizia, esiste una “maggioranza silenziosa” del popolo della “vita”. È fatto da genitori che accolgono con amore dei figli malati, di tante persone che stanno accanto a parenti con gravi patologie, di tantissimi malati chetestimoniano il “gusto di vivere” fino all’ultimo. In questo modo, come ha detto Papa Francesco nel Messaggio già citato, si afferma con i fatti che «la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità». C’è un “gusto di vivere” che viene gridato anche in mezzo alla sofferenza, anzi forse in mezzo alla prova risalta ancora maggiormente. Ogni vita è un dono, dal momento del suo inizio fino al suo ultimo e naturale compimento. Non bisogna smettere di annunciarlo al mondo.

SOMMARIO POLITICA

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Il governo Renzi è chiamato a scelte rapide e concrete GIOVANI

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Gli Scout dell’Agesci hanno celebrato la “Giornata del Pensiero” IMMIGRAZIONE

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Presentato il XXIII Rapporto Caritas - Migrantes sugli stranieri in Italia DIOCESI

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Il Cardinale Poletto ha guidato gli esercizi per il clero FAMIGLIA

L’intervista in esclusiva per Il Portico a Costanza Miriano

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IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PORTICO

DOMENICA 2 MARZO 2014

Elezioni regionali. La crescente disaffezione dei cittadini verso la politica emerge come il dato più rilevante.

Una fiducia da ricostruire subito

FRANCESCO ARESU

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to che non può che mettere in evidenza l'enorme distanza esistente tra la politica attiva e i cittadini. Cinque anni fa, in occasione delle votazioni che decretarono il successo di Cappellacci sull'allora governatore uscente Soru, l'astensionismo si attestò al 32,42 per cento. A distanza di una legislatura, pertanto, il dato ha fatto registrare una crescita di oltre quindici punti percentuali, ossia quasi 220 mila voti in meno. Una tendenza appurata anche dall'istituto di ricerca “Carlo Cattaneo”, che ha condotto un'analisi statistica puntuale sui flussi di voto in Sardegna comparando i dati delle elezioni Regionali del 2009, le Politiche del 2013 e le Regionali di pochi giorni fa. Il dato che ri-

NICUIQUE SUUM tribuere”, ovvero dare a ciascuno il suo. Francesco Pigliaru dovrebbe conoscere bene questo brocardo latino, dato che campeggia sulla facciata della sede della Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari, dove è titolare della cattedra di Economia Politica. Da quasi due settimane è ufficiale la sua vittoria nella corsa alla carica di presidente della Regione Sardegna, nella quale l'economista sassarese ha battuto di quasi tre punti percentuali il governatore uscente Ugo Cappellacci (42,45% dei voti contro 39,65%). Eppure, a causa dei complicati calcoli richiesti dalla legge elettorale regionale (i cosiddetti “resti”), la proclamazione dei consiglieri eletti tarda ad arrivare. Con tanto di ricorsi e polemiche a livello territoriale – vedi il caso della Gallura, che da cinque rappresentanti dovrebL DATO più eloquente del disamore dei cittadini be passare a due – che ben poco nei confronti della politica (e dei politici) è quelappassionano l'opinione pubblica. lo relativo all'affluenza fatta registrare nel coIl ritardo nell'ufficializzare la com- mune di Teulada, in provincia di Cagliari: su 3.657 posizione del nuovo Consiglio re- aventi diritto al voto si sono recati alle urne solagionale è però solo una delle tante mente in 632, ovvero il 17,68 per cento. particolarità fatte registrare dal- Un rapporto di neanche un voto su cinque, ben al di l'ultima tornata elettorale, che ri- sotto della già non confortante percentuale su bamarrà certamente negli annali per se regionale, frutto di una decisione-shock annunl'impressionante dato relativo al- ciata già prima delle votazioni: molti cittadini hanl'astensionismo. Stando ai dati uf- no riconsegnato la tessera elettorale in segno di ficiali – in attesa di conferma, dato protesta per la mancata concessione della fiscalità che 8 sezioni su 1836 sono ancora agevolata, attribuita invece ai comuni della proal vaglio del Tribunale – domenica vincia di Carbonia-Iglesias. 16 febbraio hanno votato circa 775 Ma, polemiche a parte, sono tanti i centri dove l'afmila sardi, ovvero il 52,34 per cen- fluenza non ha raggiunto il 50 per cento, sparsi in to degli aventi diritto. Numeri alla tutte le province. mano, ciò significa che quasi un Nel Cagliaritano hanno fatto segnare questa tensardo su due è rimasto a casa. Esat- denza comuni come Assemini (44,62%), Capoterra tamente il 47,77 per cento, un da- (46,73%) e Sestu (48,86%), in linea con il dato di

salta maggiormente è la variazione dei votanti a distanza di soli dodici mesi: rispetto alle Politiche la percentuale di votanti è crollata di sedici punti (dal 68,57% al già citato 52,34%). Analizzando il voto a livello territoriale emerge in maniera lampante come nelle aree industrialmente più depresse dell'isola – Sulcis e Medio Campidano – l'affluenza alle urne sia stata inferiore al 50 per cento, ancora una volta sedici punti in meno rispetto al 2009. Che fine hanno fatto tutti quei voti? Lo spiega bene l'indagine dell'Istituto Cattaneo che, prendendo in esame i dati riguardanti le città di Cagliari e Sassari, ha ricostruito la genesi dell'astensionismo a partire dai voti persi

dai principali partiti in campo nel febbraio 2013. L'assenza del Movimento Cinque Stelle nell'elenco di liste elettorali per le Regionali ha inciso soltanto in parte sul dato globale degli astenuti, visto che oltre il 58 per cento di chi non ha votato due settimane fa si era comportato nello stesso modo anche in occasione delle Politiche, disertando le urne. Inoltre la novità rappresentata da Michela Murgia e la sua “Sardegna Possibile” non è riuscita nell'intento di smuovere le coscienze di chi si è astenuto in passato, né nel catalizzare i voti dei “Cinque Stelle” orfani di una lista autorizzata da Beppe Grillo. Anche per questi motivi il compito di Pigliaru non è dei più semplici. La sua vittoria non può non essere soppesata con il dato sull'astensionismo. La maggioranza di chi è andato a votare ha scelto “il Professore”, ma quasi un sardo su due non ha ritenuto valide le proposte avanzate dai sei Quartu Sant'Elena (48,90%). Nel Nuorese il fanali- candidati presidenti nei propri no di coda è Sindia, con il 34,44% dei votanti, men- programmi di governo. Le cifre tetre in provincia di Oristano – il cui dato complessi- stimoniano come il successo sia vo è sfiora il cinquanta per cento (49,66%) – colpisce da ascrivere più al suo prestigio il 33,64 per cento di affluenza fatto registrare a Uras, personale (oltre 312 mila voti per uno dei centri maggiormente colpiti dall'alluvio- lui) che alla coalizione (circa 286 mila), ma le frizioni interne al Parne del novembre scorso. Grosso calo di votanti anche nei territori del Sul- tito Democratico potrebbero cis-Iglesiente e del Medio Campidano, dove la per- creargli ben più di qualche procentuale totale ha fatto registrare un netto calo ri- blema. Ad esempio, la polemica spetto al passato, in entrambi i casi sotto il cin- scoppiata dopo le dichiarazioni polemiche di Francesca Barracciu quanta per cento. Per quanto riguarda le città, Cagliari e Sassari han- contro il segretario regionale Pd no fatto registrare cifre simili (rispettivamente Silvio Lai a poche ore dall'esito del 54,14% e 54,47%), così come Oristano (51,49%) e voto potrebbe incrinare già in partenza il rapporto tra Pigliaru e la Nuoro (58,92%). Discorso a parte merita Olbia, con la vicenda allu- sua coalizione, specialmente su un vione che potrenne aver influito sull'affluenza aspetto delicato come le nomine (47,23%, venti punti percentuali in meno rispetto al per la composizione della nuova giunta. 2009).

L’analisi dei dati sull’astensione

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IL PORTICO DEL TEMPO

DOMENICA 2 MARZO 2014

IL PORTICO

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Politica nazionale. Il 22 febbraio ha giurato il nuovo governo guidato dal segretario dei democratici.

Il governo Renzi subito alla prova, servono decisioni chiare e concrete per il bene comune I.P. ELLE ULTIME settimane il quadro politico nazionale ha subito un’improvvisa accelerazione. L’appoggio di Renzi al governo Letta non appariva certamente forte, più volte si era infatti espresso in termini perentori affermando che o si prendevano delle decisioni capaci di incidere sulla crisi del Paese oppure non aveva senso portare avanti l’esperienza nata lo scorso aprile. Quello che ha sorpreso è stata la rapidità e il modo con cui ha sfiduciato il suo compagno di partito. Per i sostenitori del sindaco di Firenze si è trattato semplicemente della presa d’atto che l’esperienza del governo Letta non aveva ormai nessuna spinta politica, e rischiava semplicemente di andare avanti per inerzia, rinviando continuamente le scelte sulle grandi questioni sociali ed economiche. In questa prospettiva, sempre secondo i renziani, non era possibile andare alle urne subito, per due motivi: non c’è ancora la nuova legge elettorale e il suo iter in parlamento non appare poi così spedito; la situazione italiana è talmente fragile e problematica da richiedere con urgenza assoluta un’azione di governo forte e incisiva. Gli oppositori del sindaco di Firenze, dentro e fuori il PD, hanno

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Il nuovo esecutivo con Napolitano il giorno del giuramento. Sotto in Senato.

invece visto semplicemente un’operazione di potere, attuata saltando il passaggio elettorale, con l’unico obiettivo di arrivare il più in fretta possibile a Palazzo Chigi. Napolitano, preso atto del chiaro mutamento di linea del PD rispetto a Letta, ha lasciato che la situazione fosse risolta nel dibattito interno ai democratici. Nella direzione del 13 febbraio si è consumato lo strappo tra Renzi e Letta, dando così luogo subito alle dimissioni di quest’ultimo e alla formazione del primo governo guidato dal segretario del PD. In questo quadro, al di là di qualche dichiarazione formale, non sono emerse reali resistenze da parte delle altre forze che componevano la maggioranza con Letta e che hanno dato quindi il via libera al

tentativo di Renzi. L’esecutivo che ha giurato al Quirinale sabato 22 febbraio ha certamente degli elementi di novità: è formato da soli sedici ministri, metà dei quali donne, l’età media di chi lo compone è, per gli standard italiani, molto bassa, soltanto 47 anni, e si caratterizza per un profilo meno tecnico e più decisamente politico. Un dato che emerge poi chiaro è che, almeno nelle intenzioni, non si tratta di un governo “a tempo” o “di scopo”, ma di legislatura, puntando così fino al 2018. Nel suo intervento per chiedere la fiducia al Senato, il presidente Renzi ha indicato chiaramente quali sono le priorità del suo governo: “Lo sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione” con

l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, “la costituzione di un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito” e “la riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale che dia risultati già in questi primi mesi del 2014”. Sul tema della giustizia il premier esprime la necessità un “pacchetto organico” di provvedimenti, che permetta di superare “i venti anni di scontro ideologico”. Uno spazio molto importante delle sue dichiarazioni programmatiche lo ha dato alla scuola. Renzi ha parlato dell’importanza di “restituire valore sociale all’insegnante” e di interventi mirati nel campo dell’edilizia scolastica, questo perchè “l’educazione è davvero il motore dello sviluppo”. “Un territorio – ha dichiarato ancora il premier -

dove si investe in capitale umano, in educazione, in istruzione pubblica è un territorio più forte rispetto agli altri”. Nel suo discorso al Senato Renzi ha confermato anche l’impegno per la nuova legge elettorale e le riforme istituzionali già proposte dal suo partito. Ora il governo guidato dal segretario del PD è chiamato a misurarsi con la prova dei fatti. Lo spirito con il quale è nato vuole essere nelle intenzioni quello del “fare”, della rapidità e della concretezza nelle decisioni da prendere per il bene comune. Al di là delle opinioni politiche personali tutti si augurano che questo tentativo porti a dei risultati reali, ne va del rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni che sono chiamate a rappresentarli.

per nulla promettente la Caritas in Ucraina si è già mobilitata per prestare soccorso e dare sostegno alle famiglie delle vittime, avviando una prima distribuzione di beni di prima necessità e materiale sanitario, anche grazie alla mobilitazione volontaria delle comunità locali. Sono stati promossi anche dei momenti di preghiera facendo appello ai fedeli di tutte le religioni presenti sul territorio. Inoltre si sta predisponendo un progetto nel lungo periodo per il sostegno psicologico delle famiglie delle vittime e la riabilitazione psico-fisica delle persone rima-

ste gravemente ferite. Molti sono coloro infatti che hanno perso la vista a seguito degli scontri dei giorni passati. La rete Caritas ha avviato un primo piano di emergenza, mettendo a disposizione delle Caritas locali risorse che via via si rendono disponibili da tutte le Caritas in Europa e nel mondo. Per sostenere gli interventi in corso, si possono inviare offerte a Caritas Italiana, via Aurelia 796 – 00165 Roma, tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: “Europa – Emergenza Ucraina”. Tutte le informazioni su www.caritas.it.

Va avanti senza fine il dramma dell’Ucraina La Caritas lancia una campagna di solidarietà. ROBERTO COMPARETTI

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A CONFUSIONE CONTINUA a es-

sere regina nell’intera Ucraina, anche dopo che il presidente Yanukovich è stato destituito e l’ex premier Tymoshenko è stata liberata. Il rischio di una guerra civile resta ancora alto. Per chi mastica un po’ di politica estera sa bene che il gioco attualmente portatto avanti sulle spalle degli ucraini è una prova di forza tra chi vuole che l’ex repubblica sovietica finisca sotto l’orbita Russa, con Mosca che ha già investito oltre 15 miliardi e chi vuole una Ucraina pienamente integrata nell’Unione Europea. Da oltre due mesi, l’Ucraina è spaccata tra i sostenitori del presidente filo-russo Yanukovich e una variegata opposizione che si riunisce in piazza Indipendenza al centro di Kiev, e nelle altre città del paese. Le manifestazioni di protesta, più volte degenerate in violenti scontri con la polizia,

hanno fatto decine di morti. Lo scorso 21 febbraio è stato raggiunto un accordo per risolvere la crisi. Successivamente, il parlamento ha votato a favore della liberazione di Yulia Tymoshenko, che sabato 22 febbraio ha tenuto un comizio a piazza Indipendenza. Il presidente Yanukovich, che ha lasciato Kiev è stato rimosso dalla presidenza e l’interim è stato assunto Olexander Turchynov, considerato il braccio destro di Tymoshenko. Fin qui la cronaca. Tre questioni restano però sul tappeto. La prima è il rischio di una guerra civile tra la metà della popolazione che ha radici e mentalità russe, assolutamente favorevole al presidente Yanukovich e alla sua alleanza col presidente della Federazione russa Vladimir Putin, e quella invece più vicina al sentire occidentale, di origini slavo-polacche. La seconda è capire cosa farà il premier russo Vladimir Putin e quali reazioni metterà in atto, dopo le parole di con-

Gli scontri di piazza a Kiev.

danna delle decisioni parlamentari formulate dal suo ministro degli Esteri Lavrov. Terzo punto come avverrà la transizione alle elezioni, previste per il 25 maggio, e quindi capire se la rappresentatività democratica e l’accesso alle elezioni verrà assicurato per tutti in un Paese diviso a metà. Intanto nel mezzo ci sono milioni di ucraini che vivono ore di angoscia, con i parenti sparsi in tutta Europa, Sardegna compresa, che sanno poco o nulla dei loro cari lasciati a Kiev e nelle altre città dell’ex- repubblica sovietica. In questo quadro così poco chiaro e


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. In Ucraina cessi ogni azione violenta e si ristabilisca la concordia e la pace.

Lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per essere canali dove scorre la carità ROBERTO PIREDDA A SETTIMANA del Santo Padre è stata segnata in modo particolare dai lavori del Concistoro, quello Straordinario, dedicato in particolare al tema della famiglia, anche in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi, e quello Ordinario pubblico, nel quale sono stati creati i nuovi cardinali. Aprendo i lavori del Concistoro Straordinario Papa Francesco ha sottolineato il valore della famiglia e l’importanza della sua promozione: «La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evidenza il luminoso piano di Dio sulla famiglia e aiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loro esistenza». Nella sua allocuzione durante il Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali, cui ha partecipato anche il Papa emerito Benedetto XVI, il Santo Padre ha insistito sull’impegno del “camminare con Gesù” e ha mostrato come il Signore associa a sé i Dodici perché collaborino alla sua missione. I cardinali, spiega Papa Francesco, sono chiamati a portare avanti la missione di Cristo servendo la Chiesa: «mentre siamo così, convocati, "chiamati a Sé" dal nostro unico Maestro, vi dico ciò di cui la Chiesa ha

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L’abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI.

bisogno: ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, con me e tra di voi. La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo». Nell’omelia della Messa di domenica, concelebrata dai nuovi cardinali, il Santo Padre ha richiamato il valore della testimonianza dell’amore: «Il Signore Gesù e la madre Chiesa ci chiedono di testimoniare con maggiore zelo e ardore questi atteggiamenti di santità. Proprio in questo supplemento di oblatività gratuita

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

consiste la santità di un Cardinale. Pertanto, amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite. Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito di Cristo, che ha sacrificato sé stesso sulla croce, perché possiamo essere "canali" in cui scorre la sua carità». All’Angelus il Papa, rifacendosi alla seconda lettura della Messa domenicale (cfr. 1 Cor 3,16-23), ha mostrato l’importanza del servizio e della comunione, per tutti i fedeli e in particolare per chi svolge un compito di guida, come i nuovi cardinali: «Co-

non ha detto 'Conoscimi!' ha detto ‘Seguimi!’. E questo seguire Gesù ci fa conoscere Gesù. Seguire Gesù con le nostre virtù, anche con i nostri peccati, ma seguire sempre Gesù. Non è uno studio di cose che […]Quando noi siamo in tenta- è necessario, ma è una vita di dizione, soltanto la Parola di Dio, scepolo». la Parola di Gesù ci salva. Sentire quella Parola che ci apre l’oriz- Il Papa venerdì 21 febbraio nella zonte» sua riflessione a partire dalla prima lettura (cfr. Gc 2,14-24.26) ha Nell’omelia della Messa di Gio- mostrato l’importanza decisiva vedì 20 febbraio il Papa, a partire del legare la corretta professione dalla domanda sulla sua identità della fede con la sua testimoche Gesù rivolge ai discepoli (cfr. nianza quotidiana. Mc 8,27-33), ha sottolineato l’importanza di una fede non solo «Anche noi sbagliamo tante volte proclamata, ma concretamente su questo: “Ma io ho tanta fede’, vissuta. sentiamo dire. ‘Io credo tutto, tutto…”. E forse questa persona che «Sembra che per rispondere a dice quello ha una vita tiepida, quella domanda che noi tutti sen- debole. La sua fede è come una tiamo nel cuore – ‘Chi è Gesù per teoria, ma non è viva nella sua vinoi?’ – non è sufficiente quello che ta. L’Apostolo Giacomo, quando noi abbiamo imparato, studiato parla di fede, parla proprio della nel catechismo, che è importante dottrina, di quello che è il contestudiarlo e conoscerlo, ma non è nuto della fede. Ma voi potete cosufficiente. […] Questa prima do- noscere tutti i comandamenti, tutmanda – ‘Chi sono io per voi, per te le profezie, tutte le verità di fede, te?’ – a Pietro, soltanto si capisce ma se questo non va alla pratica, lungo una strada, dopo una lun- non va alle opere, non serve. Posga strada, una strada di grazia e di siamo recitare il Credo teoricapeccato, una strada di discepolo. mente, anche senza fede, e ci sono Gesù a Pietro e ai suoi Apostoli tante persone che lo fanno così».

Vincere le tentazioni ell’omelia di lunedì 17 febbraio Papa Francesco, rifacendosi alla prima lettura (Gc 1,111), ha incoraggiato i credenti a vivere con pazienza e fiducia in Dio il cammino di ogni giorno, che è il campo dove si vive l’unione con Cristo.

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«E questa gente, il nostro popolo, nelle nostre parrocchie, nelle nostre istituzioni - tanta gente – è quella che porta avanti la Chiesa, con la sua santità, di tutti i giorni, di ogni giorno. ‘Fratelli, considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza e la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti ed integri, senza mancare di nulla’ (Gc 1, 24). Che il Signore ci dia a tutti noi la pazienza, la pazienza gioiosa, la pazienza del lavoro, della pace, ci dia la pazienza di Dio, quella che Lui ha, e ci dia la pazienza del nostro popolo fedele, che è tanto

esemplare». Martedì 18 febbraio Papa Francesco ha richiamato i temi della lotta contro le tentazioni che deve accompagnare il cammino di fede di ogni cristiano. «La tentazione, da dove viene? Come agisce dentro di noi? L’apostolo ci dice che non viene da Dio, ma dalle nostre passioni, dalle nostre debolezze interiori, dalle ferite che ha lasciato in noi il peccato originale: da lì vengono, le tentazioni, da queste passioni. E’ curioso, la tentazione ha tre caratteristiche: cresce, contagia e si giustifica. Cresce: incomincia con un’aria tranquilla, e cresce… Lo stesso Gesù diceva questo, quando ha parlato della parabola del grano e della zizzania: il grano cresceva, ma anche la zizzania seminata dal nemico. E la tentazione cresce: cresce, cresce… E se uno non la ferma, occupa tutto […] Quando noi siamo in tentazione, non sentiamo la Parola di Dio: non sentiamo. Non capiamo

loro che hanno ricevuto un ministero di guida, di predicazione, di amministrare i Sacramenti, non devono ritenersi proprietari di poteri speciali, padroni, ma porsi al servizio della comunità, aiutandola a percorrere con gioia il cammino della santità […] Il Signore ci dia la grazia di lavorare per l’unità della Chiesa, di costruire questa unità, perché l’unità è più importante dei conflitti! L’unità della Chiesa è di Cristo, i conflitti sono problemi che non sono sempre di Cristo». In settimana, all’Udienza generale, il Santo Padre si è soffermato sul Sacramento della Penitenza. Al termine della catechesi ha rivolto un appello affinchè in Ucraina cessi «ogni azione violenta» e si ristabilisca «la concordia e la pace». Sempre in settimana il Papa ha inviato un messaggio ai partecipanti al Simposio per il 50° della Sacrosanctum Concilium, promosso dalla Congregazione per il Culto Divino, nel quale ha richiamato il valore del culto spirituale: «Celebrare il vero culto spirituale vuol dire offrire sé stessi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio (cfr Rm 12,1). Una liturgia che fosse staccata dal culto spirituale rischierebbe di svuotarsi, di decadere dall’originalità cristiana in un senso sacrale generico, quasi magico, e in un vuoto estetismo. Essendo azione di Cristo, la liturgia spinge dal suo interno a rivestirsi dei sentimenti di Cristo, e in questo dinamismo la realtà tutta viene trasfigurata».

DOMENICA 2 MARZO 2014

pietre VENEZUELA

Due salesiani sono stati uccisi Due morti, padre Jesus Plaza e del fratello Luis Sanchez, salesiani, ed alcuni atti di aggressione e di sacrilegio sono stati compiuti lo scorso 15 febbraio, quando due giovani sono entrati in una scuola salesiana, a quanto pare per rubare, usando violenza contro i religiosi. Il rapporto della polizia conferma che si è trattato di due minorenni che volevano rubare computer, soldi, telefoni cellulari ed altri oggetti di valore dalla casa dei religiosi. Nell'azione sono rimasti gravemente feriti anche padre José Luis Salazar e un altro religioso, David Marin (64 anni), ora ricoverati in una clinica locale. Padre Jesus Plaza di 80 anni e fratel Luis Sanchez di 84 anni invece non c'l'hanno fatta. NIGERIA

Ancora strage di cristiani Oltre 100 gli abitanti del villaggio di Izghe, nel nordest della Nigeria, sono stati uccisi da uomini armati che si ritiene appartengano al gruppo di integralisti islamici di Boko Haram. Lo ha detto un senatore di quella regione, precisando che i morti sono 106, tra cui una donna anziana. I testimoni della strage hanno raccontato che gli assalitori sono arrivati di sera a bordo di camion e moto, travestiti da militari. Hanno costretto gli uomini a radunarsi in un'area del villaggio e li hanno massacrati a colpi d'arma da fuoco e con coltelli e machete, al grido di "Allah è grande". Poi hanno setacciato le abitazioni alla ricerca di chi si era nascosto, hanno saccheggiato magazzini e depositi di generi alimentari e sono fuggiti nella boscaglia. Tra le vittime del massacro anche musulmani moderati.

UZBEKISTAN

Censura sui testi religiosi In Uzbekistan sono vietati per legge i libri e altro materiale stampato che "incoraggiano" i cittadini a cambiare fede o che, a detta dello Stato, "distorcono" i canoni della religione. Tashkent ha promulgato in via ufficiale la nuova legge che "rafforza la censura": il provvedimento è entrato in vigore a fine gennaio e fornisce le basi legali per legittimare "gravi restrizioni" nella produzione, nella vendita, nella distribuzione e nell'importazione di materiale religioso che, di fatto, sono in vigore dal 1998 col Codice sulle religioni. Esso prevede inoltre punizioni più dure per quanti infrangono le norme.


IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 2 MARZO 2014

IL PORTICO

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Giovani. Entra nel vivo il lavoro del prossimo Incontro Diocesano.

“Gettare le reti”, un invito rivolto con forza ai giovani Il 23 marzo a San Vito si terrà il 2° Incontro Diocesano dei Giovani. Per tutte le parrocchie rappresenta un’occasione per fare comunione FEDERICA BANDE

È

Un momento dell’ultimo incontro diocesano a Elmas.

TRASCORSO SOLO qualche mese dall'ultimo incontro diocesano proposto dall'Ufficio di Pastorale Giovanile che si è tenuto presso la parrocchia San Sebastiano ad Elmas lo scorso 8 dicembre, e che ha visto la partecipazione di ben 700 ragazzi provenienti dalle tante parrocchie del nostro territorio. La PG di fronte ad una risposta cosi concreta e tangibile, in questi mesi ha continuato a lavorare in vista del prossimo appuntamento diocesano, fissato per il 23 marzo a San Vito. L'Oratorio della comunità parrocchiale di San Vito Martire ospiterà infatti il II Incontro Diocesano, a cui sono stati invitati tutti i ragazzi che hanno partecipato all'evento precedente, ma l'obiettivo da raggiungere, o meglio il desiderio della PG, sarebbe quello di riuscire ad invitare e coinvolgere i gruppi giovani delle scuole superiori, che prestano servizio come

animatori ed educatori negli oratori e nelle nostre parrocchie. In vista del prossimo appuntamento l'Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile porge a tutte le comunità un invito relativo ad un percorso di preparazione orientato all'imminente evento, in modo da preparare e predisporre i ragazzi al tema principe che verrà proposto loro. Il punto di partenza di questa preparazione trova origine nel messaggio consegnato ai partecipanti dello scorso 8 dicembre, e si articola in diversi passaggi. Il primo è la memoria, cioè il voler “ricordare” la provocazione mossa ai cresimandi e cresimati di rimboccarsi le maniche nelle loro realtà, non nascondendosi ma al contrario aderendo alle attività costruite dalle parrocchie. Fare memoria anche del motivo "Getta le tue reti" che ha fatto da sottofondo alla visita di Papa Francesco il 22 settembre, e che ha accompagnato il primo incontro diocesano con la creazione di alcuni cartelloni contenenti i propositi dei nostri ragazzi. Il secondo punto è il mettersi a lavoro, attraverso la costruzione e l'elaborazione di pannelli o di cartelloni o manifesti in cui il gruppo giovani del nostro oratorio possa raccontare e documentare come vive il proposito dell'essere protagonisti. Raccontare l'esperienza attraverso foto, immagini, interviste e racconti, in modo da condividere la bellezza del cammino di fede e crescita che le par-

A Ballao Chiesa e Comune lavorano insieme per i ragazzi Nel piccolo centro le due realtà sono impegnate in progetti comuni al servizio dei più giovani FABIO FIGUS ALLAO È UN piccolo paese del Sarrabus Gerrei, di circa 900 abitanti, ai confini con l'Ogliastra. Don Andrea Piseddu, originario di Ortacesus, è parroco da poco più di due anni. Grande attenzione all'animazione del piccolo ma significativo numero di bambini e ragazzi residente nel territorio, viene data dall'istituzione ecclesiale in collaborazione con l'amministrazione comunale. “La partecipazione alle attività proposte dall'oratorio è massima”, sot-

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tolinea il parroco. “Abbiamo cercato di non intralciare gli uni il lavoro degli altri, ma anzi in sinergia anche con le diverse proposte, e per una migliore distribuzione delle forze nei servizi a tutti i ragazzi, abbiamo preferito non esagerare nel caricare di impegni il loro tempo libero con tante attività che, tra l'altro, potrebbero risultare ripetitive, pensando di aprire l'oratorio due giorni a settimana”. L'amministrazione pubblica infatti favorisce l'attività sportiva dei ragazzi con diverse iniziative: il calcio, proposto dalla Nuova Polisportiva di Ballao per ragazzi dai 16 anni in su, due scuole di ballo, una di latino americano e l'altra di ballo sardo, e attività di nuoto nella piscina comunale. Principale attività estiva dell'oratorio, ogni giorno dal lunedì al venerdì, è il GrEst frequentato da tutti i ragazzi del paese, circa una cinquantina.

Un’immagine del campo estivo 2013 a Solanas.

Vi partecipano anche quei ragazzi non residenti in paese e che trascorrono il periodo delle vacanze a casa dei nonni. Poi le diverse uscite presso i parchi acquatici del territorio e il campo-scuola al mare. Durante i mesi invernali per i ragazzi c'è il doposcuola, attivato annualmente con la presenza di volontari disponibili per ripetizioni anche per coloro che frequentano le scuole superiori. Per il tempo libero invece vengono organizzate la castagnata con la riproposizione del Miracolo di don Bosco per la festa di Tutti i santi, la tombolata e il carnevale. In parrocchia poi è presente il coro

formato da ragazzi, giovani e adulti, e per questi ultimi sono allo studio diverse possibilità di formazione a livello spirituale. “Affidiamo – continua don Andrea – l'animazione delle attività dell'oratorio, affiliato al CSAIN - Centri sportivi aziendali industriali a un gruppo di quindici entusiasti animatori dalla prima superiore in su, che seguono la maggior parte delle attività organizzate dalla parrocchia e vengono formati ai corsi organizzati dall'ufficio diocesano di pastorale giovanile, sicuramente più mirati e coinvolgenti di una formazione proposta solo a livello locale. In parrocchia offriamo loro incontri di for-

rocchie mettono a disposizione dei giovani. Il materiale realizzato dovrà essere consegnato il 23 Marzo al team della PG, ed il lavoro migliore verrà premiato dall'Arcivescovo, Monsignor Miglio. Il II° Incontro Diocesano sarà quindi un'occasione per incontrare di nuovo e mettere in comunicazione le tante realtà parrocchiali, e la giornata sarà scandita da un tema molto difficile e delicato : il rinnegamento di Pietro. Centrale infatti è la figura di Pietro, che accompagna il percorso formativo diocesano, iniziato proprio con il “gettare le reti” e che ora, vedendo avvicinarsi il periodo pasquale, si avvale di questo passaggio della vita di Pietro. E' necessario affrontare le fragilità e le debolezze che caratterizzano l'uomo per comprendere la coerenza che Gesù insistentemente proclama nel Vangelo. Per vivere al meglio il prossimo appuntamento diocesano ed il clima pasquale oramai non troppo lontano, l'Ufficio di Pastorale Giovanile invita tutti gli animatori, gli educatori ed i don a preparare i ragazzi attraverso la preghiera e l'ascolto delle parole del Vangelo, e magari attraverso la realizzazione di un lavoro da svolgere singolarmente a livello parrocchiale ma collettivamente a livello diocesano. La bellezza e la preziosità della Chiesa d'altronde è proprio questo: essere una grande comunione. mazione educativi e morali di base. La partecipazione alle attività proposte dall'ufficio vedrà il culmine nel prossimo incontro dei giovani a San Vito il prossimo 23 marzo”. In parrocchia non esiste una vera e propria pastorale dei giovani, in quanto la maggior parte di questi durante la settimana si trasferisce a Cagliari per motivi di studio, per rientrare a Ballao solo nel fine settimana. “La difficoltà principale che incontriamo nella realizzazione delle attività – riprende il parroco – riguarda la non disponibilità di spazi adeguati. Disponiamo esclusivamente di un salone attiguo alla chiesa e un piccolo cortile dove possono giocare una decina di ragazzi”. Da segnalare due gemellaggi con gli oratori della diocesi, quello con l'oratorio di Santa Vittoria di Sinnai e quello di San Vito. Si vive infatti una giornata tipo del GrEst ospitando i ragazzi degli altri oratori per condividere con loro le esperienze, confrontandosi tra animatori e legare nuove amicizie. “Quando organizziamo questi gemellaggi – conclude don Andrea – chiediamo la disponibilità al comune dell'ex scuola elementare dove è presente un piccolo campo in cemento e dove possiamo far giocare i ragazzi in tutta libertà”.


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI GIOVANI

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Scout. Domenica 23 febbraio nel Parco di Molentargius è stata celebrata la “Giornata del Pensiero”.

L’esperienza dell’Agesci, un modo concreto per vivere fede e fraternità Oltre 1500 Scout della Zona Agesci di Cagliari si sono riuniti al Parco di Molentargius. Momenti di gioco, condivisione e preghiera hanno scandito l’incontro OMENICA SCORSA nell’area verde di Quartu Sant'Elena del Parco Molentargius-Saline, circa 1500 Scout della Zona Agesci di Cagliari, dagli 8 ai 21 anni e provenienti da tutta la provincia, si sono riuniti per celebrare la “Giornata del Pensiero”. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Cagliari e fortemente voluto dal Comune di Quartu Sant'Elena e dal Parco Molentargius-Saline. Già dal sabato pomeriggio circa 150 Rover e Scolte (i giovani scout dai 16 ai 21 anni) si sono messi al servizio dell'evento allestendo le strutture necessarie per accogliere i loro “fratelli” più piccoli e i visitatori del parco. Il sabato sera è stato inoltre occasione per riflettere sul “coraggio”, argomento principe di quest'anno che sta impegnando i giovani scout in vista della Route Nazionale Agesci, raduno che vedrà 30.000 Rover e Scolte di tutta Italia riunirsi dal 1 al

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10 agosto a Pisa. La domenica mattina l'area verde del parco si è man mano riempita e alle 9.00 c'è stata la cerimonia dell'alzabandiera, col canto dell'Inno di Mameli. Dopodiché gli scout sono stati impegnati in varie attività tipiche dello scautismo: dall'espressione all'allenamento dei sensi, dal campismo all'abilità manuale, il tutto all'insegna del gioco e dell'allegria. Alle 12.00, alla presenza del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, del sindaco di Quartu Sant'Elena Mauro Contini e dei vertici del Parco Molentargius-Saline, è stato ricordato il fondatore del movimento scout ed è seguita la cele-

brazione della Santa Messa presieduta da Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e già Assistente Generale dell'Agesci. Molto importante il contenuto dell'omelia, orientata sulla bellezza del creato, sul farsi illuminare dalla luce del Signore e sull'importanza dello stare insieme e del vivere come fratelli. L’iniziativa, che aveva come obiettivo quello di creare reti di condivisione e di confronto con le altre realtà presenti nel territorio, ha visto anche la presenza dei fratelli scout dell'Assoraider e delle rappresentanze dell'AGES, degli Scout Raider Sardi e del Centro Sardo Studi e Documentazioni

Scout, a suggellare la fraternità mondiale che lega lo scautismo al di là dell'appartenenza associativa. Sono stati moltissimi (circa un migliaio) i visitatori che hanno seguito le attività preparate appositamente per loro, andando così a raggiungere un altro obiettivo della giornata, ovvero quello di diffondere lo scautismo nel mondo. Come tutti gli anni è stato raccolto il “penny”, un piccolo contributo destinato a favore di iniziative tese a sviluppare lo scautismo nei paesi più bisognosi. Tra il contributo degli associati e quello dei visitatori sono stati raccolti circa

2000 euro. Gli scout si sono inoltre impegnati nel rinunciare a qualcosa di superfluo per donare qualcosa di utile ai più bisognosi. E' stato riempito un intero furgone di viveri e di generi di prima necessità devoluto all’Associazione “Deposito della Solidarietà” di Quartu Sant’Elena. Dopo la chiusura della giornata e il deflusso dei partecipanti, il parco è stato ripristinato e pulito, i cestini dei rifiuti vuoti e le aree verdi senza tracce di passaggio umano. Il fondatore dello scautismo Baden-Powell chiedeva ai suoi scout di “lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato”: questo è avvenuto sia da un punto di vista ambientale che da un punto di vista umano ed emozionale. Ma gli impegni per l'Agesci non finiscono qui. Infatti il prossimo fine settimana, 1 e 2 marzo, alla Fiera Campionaria di Cagliari 700 giovani dai 16 ai 21 anni provenienti da tutta la regione si confronteranno sulle “Strade di Coraggio” che hanno scelto di intraprendere per lasciare un segno sociale tangibile nel territorio di appartenenza attraverso attività concrete volte alla collettività. Bianca Caredda, Raffaele Masili e don Pasquale Flore Responsabili e Assistente Ecclesiastico della Zona di Cagliari

La “Giornata del Pensiero” a Molentargius


IL PORTICO DI CAGLIARI

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Cultura. Nei giorni scorsi in scena a Cagliari uno spettacolo su Michelangelo.

Michelangelo, un uomo e un artista ferito dalla passione per la bellezza Parla l’attore Alessio Boni, impegnato in teatro nello spettacolo “La carne del marmo” sulla complessa figura di Michelangelo R. C.

delle tv e del cinema Alessio Boni ha nel teatro la “casa”, dove ritornare a riassaporare la bellezza dei grandi personaggi e dei loro testi. A Cagliari per la stagione del Cedac, racconta dello spettacolo “La carne del marmo”. “E’ una prospettiva diversa dalla quale raccontare Michelangelo – dice – dove emerge tutta l’umanità dell’artista, tra più problematici ma anche tra i più osannati al mondo. Lo spettacolo è costruito su alcuni scritti in versi di Michelangelo, che raccontano l’uomo, con le sue fragilità e le sue peculiarità. Una modo diverso di leggere un artista di così grande fama, senza però tralasciare la scultura e la pittura che sono il tratto distintivo di questo personaggio. Questa nuova visione mi ha colpito ed mi ha spinto a proporre lo spettacolo che ha fatto tappa anche qui a Cagliari.

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OLTO NOTO

Un momento dello spettacolo su Michelangelo.

Dopo Caravaggio e Puccini ora Michelangelo. Cosa gli accomuna? La febbre è il legame assoluto tra questi grandi. Puccini stava sveglio la notte per scrivere “La Boheme”, o “Madame Butterfly”, senza mai dormire e senza mangiare, fumando sigari, che lo portò al tumore alla gola. Caravaggio preso com’era dai colori, dalla tela che aveva di fronte e dai soggetti che doveva dipingere sveniva davanti ai suoi quadri, perché non mangiava e non beveva, per cui veniva portato a let-

to, e voleva continuare a dipingere anche se con la malaria. Michelangelo sebbene 87enne si metteva in piedi di notte quando aveva l’ispirazione: lo trovavano svenuto, mezzo morto perché scolpiva a piedi nudi e con il freddo non resisteva. Tutti e tre come tantissimi altri, erano bruciati da questa febbre che non potevano tenere dentro ma devono elargire al pubblico. Teatro con Strehler e Roconi, cinema con Marco Tullio Giordana, ed anche la televisione, sono parte del suo bagaglio. Cosa è

servito maggiormente ad Alessio Boni? Tutto. Nel senso che ciascuna delle cose fatte nelle mia vita mi sono servite. Non che la televisione non sia servita o il teatro sia stato più importante. Ci sono linguaggi e modalità di lavoro diverse ma tutto alla fine ti forma. Ci sono pochissimi mestieri che ti danno la possibilità di fare le cose con relativa calma e ad esempio il teatro è uno di questi, mentre la tv o il cinema ti obbligano a “correre”, perché le scene da girare si susseguono l’una dopo l’altra. C’è poi un altro elemento che caratterizza il teatro: andare in scena ogni sera ti permette di sentire il termometro del pubblico che ti segue. Ti rendi così conto di quel che il pubblico vuole e questo ti permette anche di modificare e variare a seconda della reazione che gli spettatori hanno di fronte a ciò che tu presenti loro. Nell’edizione francese dell’Odissea ha lavorato con Caterina Murino, attrice sarda. Che ricordi ha di quell’esperienza? Bella. Caterina è una professionista. Una persona che davvero rappresenta la bellezza della Sardegna, oltre ad essere una persona molto professionale sul lavoro. Con lei è rimasto un rapporto molto bello e mi ha fatto piacere aver incontrato anche i suoi genitori allo spettacolo qui a Cagliari.

Il Cagliari in un mese Il Cus femminile si gioca la stagione rimane in serie A1

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IL PORTICO

brevi MEIC-FACOLTÀ TEOLOGICA

IV convegno su Bachelet Venerdì 7 marzo alle 18 nell’Aula Magna di Via Nicolodi 102, (Ex Istituto Ciechi) a Cagliari è in programma il IV Convegno Bachelet sul tema “Le autonomia regionali nell’Ordinamento Italiano”. L’appuntamento è organizzato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (Meic) di Cagliari, dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e dalla Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche dell’Università di Cagliari. Dopo i saluti di Gianfranco del Rio, presidente Meic Cagliari e del preside della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche dell’Università di Cagliari, Massimiliano Piras è prevista la relazione di Giovanni Coinu dell’ateneo di Cagliari. Preside i lavori Francesco Sitzia dell’Università di Cagliari.

COMUNE

Proroga pass per le ZTL Sono stati prorogati fino al 15 marzo i pass, in scadenza il 31 dicembre scorso, rilasciati per il transito e la sosta nelle zone a traffico limitato, nelle aree pedonali e nelle aree riservate, così come i pass di servizio per la sosta nei parcheggi a pagamento. Coloro che non avessero ancora provveduto al rinnovo, possono rivolgersi quanto prima direttamente agli uffici dell'Assessorato ai Trasporti, presso il Comune di Via Sonnino al 6° piano dalle ore 9.30 alle ore 11.30 dal lunedì al venerdì e il martedì dalle ore 16.00 alle ore 17.30.

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UTTO IN UN mese. Il Cagliari Calcio nelle prossime quattro settimane si gioca una buona parte della stagione, dopo i deludenti risultati delle ultime settimane, dove tanto è stato fatto ma poco si è raccolto. La scelta del Presidente Cellino di avviare affari in altri lidi non ha aiutato ad avere un clima sereno, così come la cessione di Radja

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Nainggolan ha di fatto privato il Cagliari di una pedina importante. Sullo sfondo resta poi l’annosa questione stadio, che tuttora appare irrisolta. Nonostante questo clima, certamente favorevole, la squadra e mister Lopez hanno continuato a lavorare, cercando risultati che non sempre sono arrivati. Il vero miracolo sarà arrivare a fine stagione con la salvezza in tasca.

I. P. N TEMPI di magra, come quelli che stiamo vivendo, sapere il Cus Cagliari continuerà a militare nella serie A1 di basket femminile è una bella notizia. Mentre altri sodalizi più blasonati hanno gettato la spugna, la squadra delle universitarie sta ben figurando in questa stagione. La società, prima ad inizio campionato ha fatto salti mortali per allestire un or-

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ganico di tutto rispetto, tanto da avere due ragazze in nazionale, segno di come il lavoro in realtà più a misura d’uomo riesce a far emergere le potenzialità delle cestiste. Nonostante l’ultima sconfitta interna con Priolo, le ragazze di Antonello Restivo, sono una bella realtà del panorama cestistico nazionale, apprezzato da tanti cagliaritani che si riversano al palazzetto di Sa Duchessa quando le universitarie giocano in casa.

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Per esempio: pasta, olio, pelati, formaggi, carne, tonno in scatola, legumi in scatola, biscotti, caffé, zucchero, sale, merendine, riso, omogeneizzati e alimenti per l’infanzia etc. Ma anche dentifricio, sapone, docciaschiuma, sapone di marsiglia etc. per offerte IBAN IT70 Z033 5901 6001 0000 0070 158 C/C POSTALE 001012088967 (Causale: Mensa Caritas) www.caritascagliari.it


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

VIII DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)

dal Vangelo secondo Matteo

DON ANDREA BUSIA

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n chi riponete la vostra sicurezza? Questa è la domanda che fa da sfondo al nostro brano evangelico. Gesù pone esplicitamente una scelta tra due elementi che non possono contemporaneamente occupare il primo posto: Dio e la ricchezza. Si pone innanzitutto una domanda: Perché l’accettazione di Dio come proprio Signore esclude che la ricchezza possa essere un obbiettivo nella propria vita? Semplicemente perché se si è legati al denaro e si pone in esso la propria speranza di sicurezza automaticamente ci si rende estremamente difficile, se non impossibile, fare nostra la logica del dono gratuito che è poi la logica di Dio. A questo si aggiunge il fatto, molto presente soprattutto nell’antico testamento, che Dio non accetta di condividere il primo posto: “non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20,3). Nel prosieguo del brano il problema assume un significato più ampio: ritorna più volte il verbo “preoccuparsi”, poiché la ric-

il portico della fede

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n quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Mt 6, 24-34

Neanche Salomone vestiva come uno di lo

chezza, come la preoccupazione, non può garantire granché, né tantomeno allungare la vita di un solo giorno, l’unica alternativa è affidarsi a colui che, unico, è onnipotente. Affidarsi veramente a Dio è però più facile a dirsi che a farsi e, per questa ragione, Gesù sviluppa il suo discorso con una serie di esempi finalizzati a far comprendere agli apostoli l’importanza di questa scelta. Tutti questi esempi partono da una premessa: “l’uomo è la creatura di Dio per eccellenza”. Attraverso il primo esempio ci viene mostrato come Dio, onnipotente creatore della vita, ha la capacità di occuparsi di ciò che è necessario per la stessa vita. Va bene, siamo d’accordo: Dio può prendersi cura di noi e darci ciò che di cui veramente necessitiamo, ma allora la domanda che ci possiamo porre è se vuole farlo. Gesù ci anticipa e risponde nei due esempi successivi: se Dio dà da mangiare agli uccelli del cielo non farà lo stesso con noi che valiamo indubbiamente più di loro? Certamente si!

Lo stesso discorso si applica al vestire: se Dio veste i gigli del campo certamente non sarà da meno nei confronti dell’uomo. Dio sa di cosa abbiamo bisogno e l’uomo è chiamato a fidarsi di Dio più che sulle sue forze, questa conoscenza delle nostre necessità da parte di Dio era, d’altra parte, già stata evidenziata nel vangelo di Matteo pochi versetti prima introducendo la preghiera del Padre Nostro: “Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli…” (Mt 6,7-9a). Dio non solo “può” e “vuole” occuparsi dell’uomo, ma “conosce” anche ciò di cui necessita. Gli ultimi versetti del nostro brano propongono, attraverso una sottile opposizione, il problema di che cosa cercare, di che cosa “preoccuparsi”, e invitano a guardare al futuro, ma non tanto al “domani

terreno”, bensì al regno di Dio, a concentrare lo sguardo su ciò che siamo chiamati ad essere nella pienezza dei tempi. Bisogna fare bene attenzione a non cadere nella tentazione di leggere in questo brano un invito a non lavorare perché questo è totalmente estraneo all’insegnamento biblico. Paolo, probabilmente per correggere un erronea interpretazione di questo discorso di Gesù interviene, scrivendo ai tessalonicesi, con parole che non si prestano a fraintendimenti: “Quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace” (2Tess 3,10-12). L’invito non è a poltrire in attesa dell’intervento di Dio, ma a mettere Dio al primo posto e a confidare in lui più che nelle proprie forze e nella ricchezza.

IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA All’Udienza Generale del 19 febbraio Papa Francesco ha dedicato la sua catechesi al Sacramento della Penitenza. L’uomo rimane segnato dalla tentazione e dalla possibilità del peccato. Proprio per questo, ha spiegato il Santo Padre, «il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione e quello dell’Unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di Sacramenti di guarigione». Il Sacramento della Penitenza è scaturito direttamente dal Mistero Pasquale. La sera stessa del giorno della Risurrezione il Signore ha conferito agli Apostoli il potere di rimettere i peccati: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21-23)». Questo brano, sottolinea il Papa, fa comprendere la dinamica profonda della Penitenza: «il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi per-

dono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto. In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace. E questo lo abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell'anima, un po' di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace». La Penitenza lega la riconciliazione con Dio a quella con i fratelli e passa attraverso la persona del sacerdote, ministro del Sacramento: «è la comunità cristiana il luogo in cui si rende presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell’amore di Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù. Ecco allora perché non basta chiedere perdono al Signore nella pro-

pria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa. Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio "perdonami", e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote». Il Papa ha poi esortato in modo particolare a non temere di ricorrere con frequenza alla Confessione, aprendosi così con fiducia alla misericordia di Dio. di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

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Il Papa alla Pontificia Accademia per la Vita

oro Accogliere la vita anche quando è ferita

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RISCRITTURE

METTERE DIO PRIMA DI TUTTO Nel Vangelo di Matteo, in cui Gesù esorta i suoi discepoli a confidare nella provvidenza del Padre celeste, il quale nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo, e conosce ogni nostra necessità (cfr 6,24-34). Così si esprime il Maestro: “Non preoccupatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno”. Di fronte alla situazione di tante persone, vicine e lontane, che vivono in miseria, questo discorso di Gesù potrebbe apparire poco realistico, se non evasivo. In realtà, il Signore vuole far capire con chiarezza che non si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza. Chi crede in Dio, Padre pieno d’amore per i suoi figli, mette al primo posto la ricerca del suo Regno, della sua volontà. E ciò è proprio il contrario del fatalismo o di un ingenuo irenismo. La fede nella Provvidenza, infatti, non

dispensa dalla faticosa lotta per una vita dignitosa, ma libera dall’affanno per le cose e dalla paura del domani. È chiaro che questo insegnamento di Gesù, pur rimanendo sempre vero e valido per tutti, viene praticato in modi diversi a seconda delle diverse vocazioni: un frate francescano potrà seguirlo in maniera più radicale, mentre un padre di famiglia dovrà tener conto dei propri doveri verso la moglie e i figli. In ogni caso, però, il cristiano si distingue per l’assoluta fiducia nel Padre celeste, come è stato per Gesù. È proprio la relazione con Dio Padre che dà senso a tutta la vita di Cristo, alle sue parole, ai suoi gesti di salvezza, fino alla sua passione, morte e risurrezione. Gesù ci ha dimostrato che cosa significa vivere con i piedi ben piantati per terra, attenti alle concrete situazioni del prossimo, e al tempo stesso tenendo sempre il cuore in Cielo, immerso nella misericordia di Dio. Benedetto XVI, Angelus 27/2/2011

lavori che svolgete in questi giorni hanno per tema: “Invecchiamento e disabilità”. È un tema di grande attualità, che sta molto a cuore alla Chiesa. In effetti, nelle nostre società si riscontra il dominio tirannico di una logica economica che esclude e a volte uccide, e di cui oggi moltissimi sono vittime, a partire dai nostri anziani. «Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 53). La situazione socio-demografica dell’invecchiamento ci rivela chiaramente questa esclusione della persona anziana, specie se malata, con disabilità, o per qualsiasi ragione vulnerabile. Si dimentica, infatti, troppo spesso che le relazioni tra gli uomini sono sempre relazioni di dipendenza reciproca, che si manifesta con gradi diversi durante la vita di una persona ed emerge maggiormente nelle situazioni di anzianità, di malattia, di disabilità, di sofferenza in generale. E questo richiede che nei rapporti interpersonali come in quelli comunitari si offra l’aiuto necessario, per cercare di rispondere al bisogno che la persona presenta in quel momento. Alla base delle discriminazioni e delle esclusioni vi è però una questione antropologica: quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore. La salute è certamente un valore importante, ma non determina il valore della persona. La salute inoltre non è di per sé garanzia di felicità: questa, infatti, può verificarsi anche in presenza di una salute precaria. La pienezza a cui tende ogni vita umana non è in contraddizione con una condizione di malattia e di sofferenza. Pertanto, la mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona; e la più gra-

ve privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore. Maestra di accoglienza e solidarietà è, invece, la famiglia: è in seno alla famiglia che l’educazione attinge in maniera sostanziale alle relazioni di solidarietà; nella famiglia si può imparare che la perdita della salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane; la famiglia insegna a non cadere nell’individualismo e equilibrare l’io con il noi. È lì che il “prendersi cura” diventa un fondamento dell’esistenza umana e un atteggiamento morale da promuovere, attraverso i valori dell’impegno e della solidarietà. La testimonianza della famiglia diventa cruciale dinanzi a tutta la società nel riconfermare l’importanza della persona anziana come soggetto di una comunità, che ha una sua missione da compiere, e solo apparentemente riceve senza nulla offrire. «Ogni volta che cerchiamo di leggere nella realtà attuale i segni dei tempi, è opportuno ascoltare i giovani e gli anziani. Entrambi sono la speranza dei popoli. Gli anziani apportano la memoria e la saggezza dell’esperienza, che invita a non ripetere stupidamente gli stessi errori del passato» (ibid., 108). Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità. È questo il Vangelo della vita che, attraverso la vostra competenza scientifica e professionale e sostenuti dalla Grazia, siete chiamati a diffondere. Papa Francesco Messaggio ai partecipanti all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita 19 febbraio 2014


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PORTICO

DOMENICA 2 MARZO 2014

TESTIMONIANZE

Ricordando Suor Anna

Quando mi hanno comunicato che suor Anna era andata in Paradiso ho pensato al Suo incontro col Signore che l’avrà ricevuta invitandola ad entrare perché aveva espresso con la Sua Vita “ la gioia del Vangelo”. La gioia, la letizia spirituale erano proprio le caratteristiche di questa suora

che nata in Abruzzo aveva vissuto la sua formazione a Prato diventando in qualche maniera toscana. Era pienamente inserita nella vita della Chiesa di Cagliari che amava e in cui lavorava con energia e dedizione totale. Era presente a tutte le celebra-

zioni diocesane e alle liturgie solenni della Cattedrale ; all’ingresso ero certo di incrociare il suo sguardo sorridente e divertito. La sua presenza in diocesi si notava soprattutto quando si trattava di lavorare e di animare le varie attività. Scoprii la sua generosità durante l’organizzazione della grande missione cittadina in occasione del centenario della Madonna di Bonaria. Con la sua sensibilità percepiva le necessità dei vari missionari e le perplessità di alcuni parroci che dovevano essere animati e motivati. Sapeva smorzare le difficoltà e le durezze col suo sorriso e il suo umorismo con cui condiva tutte le situazioni rendendola simpaticissima. Non ha mai rivendicato un posto particolare della donna nella Chiesa, era così felice di essere quello che era da non averne il motivo, anche se la mattina che seppe che avevo messo una suora all’ufficio catechistico diocesano mi telefonò per congratularsi. La sua gioia era la manife-

Ricordati di rinnovare il tuo abbonamento a

stazione di una vita religiosa semplice ed essenziale vissuta con profondità e normalità. La sua casa religiosa , insieme alla scuola dell’infanzia , ospitava anche il Gruppo dell’adorazione cittadina ed era felice di tenere aperta la chiesa e la casa anche di notte per accogliere gli adoratori di ogni ora. Suor Anna con le sue simpaticissime consorelle era lì ad aspettare, a salutare e accogliere quelli che venivano a pregare, ci teneva a far sapere che il Signore abitava in una casa in cui era ben custodito e amato.

Era un onore per loro avere tanta gente che pregava nella loro Cappella. Suor Anna è in Paradiso e son certo che non ha perso niente della sua vivacità e del suo amore per la chiesa, anzi sarà fortemente cresciuto. La sua gioia ha raggiunto la pienezza e continua quell’amicizia che abbiamo stretto quaggiù chiedendo per noi il dono della “gioia del vangelo” che ha verificato essere la gioia vera. +Giuseppe Mani Arcivescovo Emerito di Cagliari

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

48 numeri a soli Abbonamento 48 “Il Portico” + 12 Avvenire con Cagliari a 36 euro

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Oggi parliamo di… arte e fede Chiesa di S. Giacomo a Cagliari (Terenzio Puddu) Domenica 2 marzo ore 18.10 Lunedì 3 marzo ore 8.30

Oggi parliamo con… Roberto Mileddu Gli organi storici in Sardegna Sabato 1 marzo 19.10 Domenica 2 marzo ore 10.30

Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 2 marzo ore 21.30

Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30

Oggi parliamo di… comunicazione I comandamenti dei social network (Simone Bellisai) Martedì 3 marzo ore 19.10 Mercoledì 4 marzo ore 8.30 L’ora di Nicodemo Il vangelo di Matteo (26,1-28,20 ultima puntata) (Commento esegetico spirituale a cura di Sabino Chialà) Mercoledì 5 marzo 21.30

Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 / 13.30 Lampada ai miei passi (2 – 9 marzo) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Roberto Maccioni Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 - Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa


DOMENICA 2 MARZO 2014

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Solidarietà. Presentato il XXIII Rapporto immigrazione Caritas e Migrantes.

Immigrazione, sono oltre 35.000 gli stranieri presenti in Sardegna

anni persegue per offrire una vita migliore alla comunità straniera e a quella sarda. Raffaele Callia, responsabile del Servizio studi e ricerche Caritas Sardegna e redattore del Rapporto, ha evidenziato che la Sardegna si posiziona al quart’ultimo posto tra le realtà regionali per numero di presenze, accogliendo solo lo 0,8% di tutti i cittadini stranieri in Italia. Considerando la presenza complessiva degli stranieri regolari nell’isola, oltre a quelli iscritti alle anagrafi comunali, il dato raggiunge le 40mila unità. Gli immigrati si concentrano nelle province di Cagliari e

Olbia-Tempio, le quali assorbono insieme il 60% dell’intera popolazione straniera residente in Sardegna. Ancora una volta, il saldo migratorio (+ 5.715) è riuscito a compensare il saldo naturale (3.182), oramai negativo da diversi anni. Risultano significativi i dati relativi all’incidenza degli stranieri residenti nei comuni sardi sul totale della popolazione residente nell’Isola, dallo 0,6% del 2001 al 2,2% del 2013. Oltre alle nazionalità già menzionate, appare consistente anche quella filippina, concentrata in particolare nel cagliaritano. La crisi ha prodotto delle ripercussioni sull’occupazione straniera; nel complesso, gli occupati presenti in Sardegna costituiscono il 2,6% del totale degli occupati stranieri in Italia. Dei 7.374 rapporti di lavoro attivati in Sardegna nel 2012, relativi a lavoratori stranieri non comunitari, la quota più consistente ha riguardato gli addetti alle attività svolte da famiglie e convivenze (36,2% nell’Isola rispetto al 18,4 a livello nazionale); è dunque il settore dei servizi a costituire lo spazio di inserimento prevalente dei lavoratori stranieri. Inoltre, i titolari di imprese individuali (con sede in Sardegna) nel periodo 2011 – 2012 sono aumentati da 5749 a 6170.

ni, per esempio nel settore agricolo, in cui molti migranti sono vittime di ricatto dei propri datori di lavoro e vivono in situazioni drammatiche, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Nei prossimi mesi, partiremo con un progetto nazionale ‘Presidio’, in cui le Caritas operanti in determinate aree, da Ragusa fino a Saluzzo (Piemonte), garantiranno dei presidi fissi, insieme ad altre strutture, per supportare le persone a rischio, dal punto di vista giuridico, sanitario, legale» Qual è il ruolo della Chiesa e delle Caritas diocesane in questo scenario? «Nel corso di questi decenni, ab-

biamo assistito a una forte crescita delle realtà diocesane impegnate nell’assistenza e nella tutela degli stranieri, a una sempre maggiore professionalizzazione degli operatori, a una capacità di dare risposte sempre più competenti. La Chiesa, in linea con le parole di Papa Francesco, ha deciso che questo tema è strategico, perciò continueremo a lavorare in questo settore, in modo congiunto con le istituzioni nazionali. Un’azione ancor più necessaria data la crescita delle richieste da parte degli stranieri nei nostri Centri d’ascolto, a cui i fondi ordinari, messi a disposizione delle diocesi, non sono stati sufficienti: così con il contributo anti-crisi stanziato da Caritas italiana attraverso fondi CEI, quest’anno abbiamo distribuito, in via aggiuntiva, una cifra pari a 6 milioni di euro. Inoltre, continua l’interesse verso il tema della protezione internazionale, centrale nel momento in cui stanno continuando ad arrivare sulle coste italiane persone dalla Libia, Egitto, che hanno bisogno di risposte concrete. Il sistema dello SPRAR non è sufficiente, perciò stiamo cercando di trovare altri posti per garantire l’accoglienza a queste persone, consapevoli che i flussi potrebbero aumentare ulteriormente nei prossimi mesi»

Nell’Isola gli immigrati si concentrano nelle province di Cagliari e di Olbia-Tempio che ospitano insieme il 60% degli stranieri MARIA CHIARA CUGUSI

S

ONO OLTRE 35MILA per l’a-

nagrafe gli stranieri residenti nell’Isola, per il 57% donne. Tra le nazionalità, la prima collettività è la romena, seguita dalla marocchina, dalla senegalese, dalla cinese e dall’ucraina. Sono alcuni dei dati riguardanti l’immigrazione in Sardegna, emersi dal XXIII Rapporto immigrazione Caritas e Migrantes, presentato nei giorni scorsi al Teatro Sant’Eulalia a Cagliari. Un’occasione per riflettere sull’impegno della Chiesa che non è limitato al problema dell’immigrazione - come ha ricordato Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza episcopale sarda - ma è strettamente correlato a quello dell’emigrazione: «Siamo un paese che invecchia e che vede trop-

La conferenza stampa di presentazione del Rapporto.

pi giovani in fuga, problema che si riflette sull’ambito dell’immigrazione, in cui dobbiamo impegnarci per migliorare l’accoglienza offerta ed essere in grado di dare speranza». Mons. Giovanni Paolo Zedda, Vescovo delegato della CES per il servizio della carità, ha ricordato «la necessità di garantire l’accoglienza e di saper condividere le proprie risorse con gli immigrati, anche in un momento di crisi come quella attuale». Don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari e delegato regionale Caritas, ha ricordato gli impegni e le azioni che la Caritas da

Caritas, in prima linea peraccogliereglistranieri Parla Forti, responsabile dell’Ufficio Immigrazione M. C. C.

N

ONOSTANTE LA CRISI economica cresce l’occupazione dei migranti in alcuni settori, come nel welfare domestico. Allo stesso tempo, aumenta lo sfruttamento lavorativo, che coinvolge decine di migliaia di stranieri. Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio immigrazione di Caritas Italiana, spiega gli elementi principali del XXIII Rapporto sull’immigrazione Caritas e Migrantes 2013. Quali sono gli elementi fondamentali che emergono dal Rapporto? «Pur non essendoci evidenti differenze di numeri rispetto all’anno precedente, l’immagine del 2013 è più opaca: l’immigrazione è una risorsa che la crisi sta dissipando, mettendo a rischio il futuro dell’intero paese. Emerge un aumento dello sfruttamento lavorativo che interessa ormai decine di migliaia di persone, così come continua la mio-

pia istituzionale nel caso paradigmatico dei CIE, che comportano un’imponente spesa pubblica per misure inefficaci e inadeguate ad assicurare il rispetto dei diritti umani. In un contesto difficile, c’è però quasi un paradosso: nonostante la crisi, cresce l’occupazione degli immigrati in settori strategici come il welfare familiare, in cui non si registra la flessione che caratterizza altre realtà, come piccole e medie imprese. Gli immigrati stanno dimostrando una capacità di resistere, riadattarsi e ricollocarsi, che non provoca ciò che molti si aspettavano, ovvero un rientro nei paesi d’origine, perché il progetto migratorio è un qualcosa su cui si è talmente investito che non si abbandona» In quali settori si registra una maggior presenza dello sfruttamento? «La crisi attuale, talvolta, è talmente grave da far scivolare queste persone in una situazione di palese violazione dei diritti uma-

IL PORTICO

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brevi A BONARIA

Una Messa per suor Anna Domenica 2 marzo alle 15.30 la Basilica Nostra Signora di Bonaria a Cagliari ospita la celebrazione Eucaristica in memoria di suor Anna Ritucci, la religiosa delle Suore Domenicane della Madonna del Rosarioscomparsa nei giorni scorsi. L’unione delle Superiori Maggiori dell’Isola invita tutti alla partecipazione per ricordare questa suora così attiva ed attenta ai bisogni di tante persone, specie dei più giovani con i quali aveva un rapporto speciale, per via di un caratere gioviale come quello che suor Anna manifestava nei quotidiani incontri con le persone.

APPUNTAMENTI

Ritiro, Ceneri e Consiglio presbiterale Domenica dalle 9.30, nella “Casa Sacra Famiglia” di Vallermosa, si tiene una giornata di ritiro per i membri della Comunità per il diaconato permanente e i ministeri

istituiti. Mercoledì 5 invece alle 19, l'Arcivescovo presiederà la Messa delle Ceneri in Cattedrale con le aggregazioni laicali della diocesi. Giovedì 6 alle 10 si terrà la riunione del consiglio presbiterale diocesano presso l'aula Benedetto XVI della Curia. TRIBUNALE ECCLESIASTICO

Inaugurazione dell’Anno Giudiziario Sabato 8 marzo verrà inaugurato solennemente l’Anno Giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Sardo. Sarà l’Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, in qualità di presidente della Conferenza Episcopale della Sardegna e moderatore del Tribunale Ecclesiastico Sardo, ad aprire alle 11 i lavori, durante i quali è prevista la prolusione inaugurale del Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei Testi Legislativi, dal titolo “Riflessioni sull’attuale riforma del Diritto Penale Canonico”. Seguirà la relazione del Vicario Giudiziale sull’attività del Tribunale Ecclesiastico Sardo nel 2013.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi DAL 9 AL 13 MARZO

Adorazione e Ritiro del clero Domenica 9 marzo alle 16.30 presso il monastero delle Clarisse Cappuccine in Cagliari, si terrà l’adorazione eucaristica vocazionale, curata mensilmente dal Centro Diocesano Vocazioni.

Clero. L’Arcivescovo emerito di Torino ha guidato gli esercizi spirituali al Pozzo di Sichar.

“É necessario avere attenzione ai poveri e alle periferie di oggi” R. C.

P Alle 16.30 presso la Cattedrale, mons. Arrigo Miglio presiederà la veglia penitenziale diocesana per l’inizio della Quaresima. Giovedì 13 marzo, con inizio alle 9, presso il seminario diocesano, si terrà il ritiro mensile del clero guidato dal rettore del seminario romano monsignor Concetto Occhipinti.

TEATRO

Medas interpreta “Il Disertore” di Dessì Venerdì 7 marzo nella chiesa monumentale di Santa Chiara a Cagliari, nell’ambito della rassegna “Significante 2014. Rassegna di Spettacolo tra Parola e Musica” spazio alla nuova p ro d u z i o n e targata Medas, “Il Disertore” di Giuseppe Dessì. Replica domenica 9 marzo al Teatro Fratelli Medas di Guasila.

DOMENICA 2 MARZO 2014

ER UNDICI ANNI ha guida-

to l’Arcidiocesi di Torino. Severino Poletto, cardinale dal 2001, ha dettato gli esercizi spirituali al clero diocesano svoltisi in una struttura sul litorale quartese. Il cardinal Poletto ha partecipato a due Conclavi, quello per l’elezione di Papa Benedetto XVI e quello dello scorso anno quando è stato eletto Papa Francesco, mentre sabato scorso era in Vaticano per il Concistoro, nel quale il Santo Padre ha creato 19 nuovi cardinali, 16 dei quali saranno elettori. “Papa Francesco – dice il cardinale - ha chiesto e continua a chiedere a tutti, laici e consacrati, di avere Dio al centro della vita. Gli esercizi spirituali hanno come tema il passo del libro del profeta Isaia “Dice il Signore: Io sono Dio e non ce n’è altri”. Per loro definizione gli esercizi sono una ricerca di Dio continua attraverso il silenzio e la preghiera. Mettere al centro della nostra vita Dio è quanto ci viene chiesto. Il Papa quando dice no ai carrierismi, al potere o alla ricchezza ci ricorda che al centro deve esserci solo Dio: a volte presi dal lavoro e dai tempi frenetici perdiamo di vista la nostra missione che è duplice. In che senso duplice? Nel senso che è necessario da un lato interloquire con la persona di Gesù Cristo fino ad addor-

mentarsi in preghiera davanti al tabernacolo, quando ci viene chiesto, e dall’altro è necessario avere l’attenzione al popolo, specie ai più poveri, alle periferie, non solo le favellas del Sud America, ma anche tutte le “lontananze” che possono esserci: fisiche e quindi la povertà materiale, alla sofferenza, alla malattia, che sono, come dice Papa Francesco “La carne di Cristo”. Dobbiamo anche avere attenzione alle periferie spirituali, dove c’è il deserto: tanti cristiani che vanno a messa due - tre volte l’anno, ma vivono come se Dio non esistesse. È in quelle periferie che Papa Francesco ci invita ad andare, a non limitarci quindi ad una pastorale con chi ci da ragione e ci segue, ma il Santo Padre ci spinge anche ad uscire dai

nostri recinti per andare a cercare le persone lontane dalla fede. Mai come oggi in Italia viviamo un periodo di crisi e di povertà ed è quindi necessario confidare nella provvidenza di Dio. Due dimensioni quella verticale, l’amore a Dio, e quella orizzontale, l’amore verso l’Uomo? Certo è il dinamismo della vita cristiana. Quando hanno interrogato Gesù Lui ha risposto che il principale dei comandamenti era “Ama il Signore Dio Tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua” al quale ha aggiunto “il secondo è simile a questo: ama il prossimo tuo come te stesso”. Dice san Giovanni “Non puoi amare Dio che non vedi se non ami il fratello che vedi”. Allora ecco la necessità di arriva-

re a Dio attraverso l’amore al fratello. Lei è stato alla guida di una Chiesa come quella di Torino. Come è cambiata la società di quella città cosi importante nella storia del nostro Paese? Sono stato a Torino per 11 anni, ho visto una Chiesa fatta di tanti fedeli che la amano. La presenza della Sindone la cui ostensione è sempre fonte di grande devozione ha avuto nell’anno del Giubileo un grande riscontro. Ho anche vissuto con quella gente le diverse crisi che hanno interessato le realtà produttive, penso alla Fiat e alle piccole aziende ad essa collegate. Sono stati anni difficili, ed oggi la crisi si è fatta sentire fortemente, ma nel corso della mia permanenza ho voluto realizzare due incontri all’anno con i responsabili della cosa pubblica: dal prefetto, al sindaco, dal presidente della Regione a quello della Provincia, così come il presidente della Fiat e di Torino internazionale, sindacalisti e i Rettori dell’Università e del Politecnico. L’intento era quello di affrontare alcuni temi relativi alla realtà di Torino cercando di uscire dall’appuntamento con qualche idea migliore per svolgere ognuno il proprio compito: io come Arcivescovo, in sindaco come primo cittadino. Torino è una realtà che ha sempre avuto grandi tradizioni di Santi sociali e in essi si ritrova la vera fede dei credenti torinesi, non è vero che il Risorgimento ha laicizzato la città.


IL PORTICO DELLA DIOCESI

DOMENICA 2 MARZO 2014

Spiritualità. A Settimo San Pietro un momento di riflessione con Pietro Sarubbi.

“Il mio nome è Pietro”, identificarsi con l’Apostolo per incontrare Cristo L’8 marzo, con l’inizio della Quaresima, l’attore Pietro Sarubbi proporrà un monologo sulla sua esperienza di ricerca spirituale

IL PORTICO

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brevi IL 25 MARZO

Ordinazione Episcopale per Mons. Mura Martedì 25 Marzo, festa liturgica dell'Annunciazione del Signore, alle 16.30 don Antonello Mura, vescovo eletto di Lanusei, riceverà l'Ordinazione Episcopale, nella Concattedrale “Maria Immacolata” di Bosa. Presiederà la celebrazione di Ordinazione Monsignor Angelo Becciu, Sostituto alla Segreteria di Stato Vaticana. L'ingresso nella Diocesi di Lanusei avverrà nel pomeriggio di domenica 27 Aprile.

MARIA VITTORIA PINNA

C

ONTINUA IL cammino. Questo il pensiero che domina il cuore stupito e grato della comunità parrocchiale di Settimo San Pietro, dopo la Settimana Biblica che ci ha visti impegnati mattina e sera per ben sette giorni. Nessuno di noi immaginava che sarebbe stato un momento così intenso e bello nel percorso di vita cristiana iniziato quasi tre anni fa con don Elenio. È stata certamente una tappa importante e impegnativa, ma è giunta dopo un periodo di formazione fatta di fedeltà alla Chiesa e ai suoi momenti liturgici. L’incredibile è che la novità e la bellezza della vita cristiana non aveva bisogno di idee particolarmente rivoluzionarie: è stato semplicissimo scoprire che non c’è nulla di eccezionale, perché la novità di Colui che fa nuove tutte le cose consiste nel continuare la tradizione ecclesiale, ma colmarla del suo vero

MOVIMENTO PER LA VITA

A sostengo della piccola Damiel Anne Pietro Sarubbi intepreta Barabba, nel film The Passion.

significato che solo può dar gusto e senso a tutto, anche al dolore e alla morte. Il cammino continua: ho esordito. Infatti la tentazione più grande è sempre quella di pensare che l’ultima in ordine di tempo sia l’esperienza conclusiva, per la sua bellezza travolgente o per la sua profondità. In realtà la vita riprende sempre, con una nuova consapevolezza che sempre, finché dura, ha bisogno di conferme. Così il prossimo appuntamento, dopo i festeggiamenti carnevaleschi che immancabilmente la parrocchia propone, ecco arrivare, per un aiuto ad introdurci nella Quaresima, Pietro Sarubbi, il famoso Barabba del capolavoro The Passioni di Mel Gibson. È già venuto in Sar-

degna due anni fa a raccontarci la sua travagliatissima vita e l’incredibile conversione iniziata, durante la lavorazione sul film, sul set, davanti allo sguardo misterioso e unico dell’attore che recitava la parte di Gesù martoriato e insanguinato, pronto alla crocifissione. Nel libro in cui racconta la vicenda, “Da Barabba a Gesù - Convertito da uno sguardo”, ci dice come il suo più grande desiderio, quasi inconsapevole, è sempre stato quello di rappresentare l’apostolo Pietro; e l’anno scorso, con l’aiuto di un amico, ha elaborato, per farne una rappresentazione religiosa, “Il mio nome è Pietro”, un monologo di poco più di un’ora, durante il quale la sua vicenda umana si identifica e si

confonde, quasi scomparendo, davanti alle esperienze misteriose e drammatiche di Pietro. È un monologo gustosissimo che arriverà anche a Settimo San Pietro subito dopo la messa vespertina della prima domenica di quaresima l’8 marzo, dopo essere stato a Carloforte il 6 marzo e a Cagliari il 7, per poi trasferirsi il 9 marzo a Sassari. A Settimo il monologo dell’attore sarà aperto gratuitamente a tutti coloro che lo vorranno seguire, poiché è inserito in quel processo di formazione iniziato dal nostro Parroco che si preoccupa di farci conoscere ed amare il Santo nostro patrono e Capo della Chiesa Universale.

Servire tutta la Chiesa con la carta stampata

IL 23 MARZO

Incontro dei giovani a San Vito

A Oristano l’incontro dei Settimanali Diocesani R. C. A QUASI totalità dei direttori dei periodici diocesani dell’Isola si è ritrovata, nei giorni scorsi, a Oristano per il loro periodico incontro. Presente anche l’Arcivescovo, mons. Sanna, che proprio a inizio riunione ha voluto aggiornare i presenti sul cammino della Chiesa italiana verso il Convegno Ecclesiale Nazionale del novembre 2015 in programma a Firenze, sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. “Al momento – ha detto monsignor Sanna – siamo in una fase di avvio dell’iter nelle singole diocesi. Vogliamo con i settimanali diocesani aiutare ciascuna delle chiese locali ha prendere in consegna l’idea di portante del Convegno sintetizzata nel titolo, per suscitare l’interesse e la disponibilità di tutti a collaborare”. Il percorso prevede una riflessione comune su alcune aree tematiche: le forme e i percorsi di in-

L

contro con Cristo nella pastorale ordinaria, con particolare attenzione ai nuovi “contesti” e alla nuove “periferie esistenziali”; le difficoltà di credere e di educare a credere che oggi si sperimentano; la mappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza di fede. Mons. Sanna ha poi lanciato l’idea di realizzare dei pre - incontri di preparazione nelle singole Diocesi, con momenti di sensibilizzazione alle tematiche del convegno. “È necessario – ha concluso il presule - individuare un’esperienza di promozione umana, una testimonianza concreta di difesa dell'umano dentro il proprio contesto. Inoltre la condivisione delle esperienze dovrà avere la caratteristica di essere un “dono” agli altri, di qualcosa di bello che si sta vivendo. È fondamentale far conoscere il cammino ecclesiale in preparazione al Convegno, magari anche riprendendo i temi dei precedenti con-

Il 10 febbraio scorso, in una clinica cittadina è avvenuto un fatto drammatico: una madre filippina di nome Nurielyn che ha partorito da circa un’ora si sente male, la situazione precipita velocemente e la donna muore. Aiutiamo Damiel Anne e il suo papà, affinché tutti ci sentiamo fratelli. Per questo il MPV assicurerà latte e pannolini alla bambina e aiuterà Demetrio a cercare un datore di lavoro sensibile alla sua storia. Lanciamo anche un appello per aiutare Demiel Anne, per non lasciare solo il suo papà che deve sostenere delle enormi spese in un momento difficilissimo per la sua vita. Il Consolato Onorario delle Filippine (tel. 070/42835) ha attivato un conto corrente dedicato, IBAN IT 19W 01015 04812 000 000 000 501, basta scrivere nella causale “Aiuto per la piccola Demiel Anne”

Un momento dell’incontro FISC ad Oristano.

vegni ecclesiali nazionali, per mostrare la continuità del percorso della Chiesa italiana”. All’ordine del giorno della riunione dei direttori anche le comunicazioni relative al recente Consiglio Nazionale FISC, in particolare le provvigioni derivanti dai rimborsi per l’editoria per i quali la Fisc si sta muovendo con la ripresa del dialogo, ora che è nato un nuovo Governo. Sono state poi presentate due proposte: la prima, la possibilità di allestire un sito web della Conferenza Episcopale Sarda, che dovrebbe avere un carattere istituzionale ma anche un tratto

informativo. “È importante – ha affermato Marco Piras - individuare i contenuti utili per poterlo animare”. La seconda proposta riguardava l’eventualità di una giornata regionale delle Comunicazioni Sociali da realizzarsi il 1 giugno prossimo, in occasione della Giornata Mondiale, con un momento convegnistico e di dibattito, assieme tutti gli operatori della comunicazione anche non strettamente legati alla Chiesa sarda. Al termine è stata fissata la prossima riunione: il 9 maggio a Oristano.

Domenica 23 marzo secondo incontro diocesano di pastorale giovanile. Questo secondo appuntamento è rivolto ai ragazzi di III media/I superiore, i loro educatori e animatori e in più sono invitati tutti i gruppi di animatori delle scuole superiori che operano negli oratori della Diocesi. L’incontro si svolgerà a San Vito a partire delle ore 15.30. Per partecipare alla giornata sarà necessario iscrivere i gruppi dei partecipanti con il modulo che potete scaricare dal sito della diocesi di Cagliari. Il programma prevede l’arrivo alle 15.30 nella piazza Sardegna, mentre alle 16 inizierà l’attività di accoglienza. Alle 17 l’animazione e le attività di gruppo mentre alle 18.30 le prove di canto prima della celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo. Al termine l’iniziativa “Mi piace”. Per informazioni e/o potrete rivolgervi all’ufficio di pastorale giovanile attraverso l’indirizzo mail: giovani@diocesidicagliari.it.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi FINO AL 23 MARZO

All’Auditorium “Musica tra le righe” Prosegue la rassegna concertistica “Musica tra le righe”, organizzata dall'Associazione culturale Ponticello. La rassegna si concluderà il 23 marzo 2014, all'Auditorium Comunale di Piazza Dettori. Tra i protagonisti dell'evento Maria Perrotta definita come “uno dei veri astri del pianismo mondiale”, Giulio Biddau e Robert Gardiner, la pianista coreana Laila Cho, gli attori Anna Mari e Ralph Aiken, Viller Valbonesi e Valentina Stadler e per il concerto conclusivo Alessandro Taverna.

IL 16 MARZO

Quarto incontro del pre-seminario Domenica 16 marzo dalle 9 alle 14.30 nei locali del Seminario arcivescovile, si terrà il quarto incontro del pre-seminario. Sono invitati, previa una comunicazione del proprio parroco al rettore del seminario, i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del semina-

rio minore diocesano per un discernimento vocazionale. Dalle 17 alle 20, presso la parrocchia di san Pietro in Assemini si terrà il ritiro spirituale per le famiglie, promosso dall'Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

DOMENICA 2 MARZO 2014

Famiglia. Presentato il volume del domenicano Padre Christian - M. Steiner .

Sperimentare il dono di sé dentro la vita familiare La Libreria Paoline di Cagliari ha ospitato la presentazione del volume “Io in famiglia, un evento realizzabile” scritto da P. Steiner, docente all’ISSR di Cagliari LUISA MURA E STEFANO FADDA

‘ASSOCIAZIONE Oltre la Porta in collaborazione con la Libreria Paoline di Cagliari, che lo scorso venerdì ha ospitato l’incontro, hanno promosso la presentazione del libro “Io in famiglia, un evento realizzabile” di P. Christian-M Steiner op. Il Padre Domenicano, delegato per la Pastorale Familiare Regionale e docente di Pastorale e spiritualità del matrimonio e della famiglia, all’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Arcidiocesi di Cagliari, ha sempre a cuore la predicazione della bellezza della vita familiare e la promuove attraverso catechesi sui testi del Concilio Vaticano II in chiave familiare. Il frate austriaco ha voluto raccogliere in questo libro le riflessioni di questi eventi unite alle esperienze delle coppie e alla sua esperienza familiare, nel contesto della comunità domenicana di Cagliari in cui vive e in particolare nella famiglia d’origine. Il testo è dedicato dall’autore, con riconoscenza per l’ispirazione e la comunione, ai genitori per le loro nozze d’oro. L’opera si pone in continuità con il precedente scritto dell’autore “Lei e lui ... una sinfonia?” in cui veniva già offerta un’interpretazione della coppia in luce familiare, nello stesso contesto conciliare e di-

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Padre Christian - M. Steiner presenta il libro nella Libreria Paoline.

gitale. La concretezza del vissuto familiare pervade tutti i temi, antropologici, teologici e sociali, che il testo affronta in un’ottica nuziale senza escludere quella ecclesiale. L’attualità e la preziosità della riflessione è stata evidenziata nell’introduzione e nella testimonianza di una coppia di sposi cristiani, Sonia e Stefano Galletta, responsabili dell'Associazione, che hanno coordinato l’evento. Secondo l’autore, le pagine del libro vogliono mettersi a servizio di un compito molto importante, in riferimento ad alcuni pensieri di Romano Guardini: poter e voler essere se stessi. Si tratta di un desiderio profondo e universale della persona umana ma è allo stesso tempo un evento difficilmente realizzabile. Il mistero del dover-

poter essere noi stessi, suggerito da Guardini, si rivela nel comprendere come siamo stati dati a noi stessi come dono. Per questo è necessario cogliere l’unicità del contesto in cui mi sono ricevuto in dono: la mia famiglia. La copertina del libro, il Michelangelo nel Tondo Doni, fornisce la contestualizzazione visiva della meditazione sull’io in famiglia. L’intento del testo è di aiutare a scoprire e a promuovere la famiglia come luogo particolare della conoscenza e dell’amore di se stessi. Il Padre Domenicano mostra, con rapide pennellate, come le strutture, le caratteristiche e i linguaggi familiari offrano una rete di senso per apprendere l’arte di accogliere se stessi come dono e di conseguenza l’arte di realizzare se stessi.

L’analisi è svolta secondo due prospettive della conoscenza e dell’amore di sé: la condizione filiale e quella genitoriale. La cornice dell’ermeneutica familiare del sé è la sorprendente concezione della famiglia, che come mostra lo studioso nel suo prologo conciliare, si trova espressa nel mondo dei testi del Concilio Vaticano II. Infine nell’epilogo digitale, la condizione digitale della nostra epoca attuale, secondo l’ermeneutica nuziale e familiare del sé, è posta al servizio di questo progetto conciliare e digitale che, nelle dovute maniere, può essere un valido aiuto nella realizzazione della persona umana, e può collaborare nel rendere gli uomini nuovi, artefici di una umanità nuova, con il necessario aiuto della grazia divina (GS 30).


IL PORTICO DELL’ANIMA

DOMENICA 2 MARZO 2014

Famiglia. La prima parte dell’intervista concessa a Il Portico da Costanza Miriano.

Essere donna e madre con l’aiuto del Vangelo e del buon umore L’autrice di “Sposati e sii sottomessa” parla di come è nato il suo libro e della bellezza di poter vivere la vita di coppia e di famiglia alla luce del Vangelo R. P.

posati e sii sottomessa” è il titolo del suo volume assai noto. Da dove nasce l’idea di questo testo? Da una congiuntura provvidenziale. Stavo telefonando a un’amica per convincerla a sposarsi. In un momento in cui avevo un po’ di tempo mi sono messa a scrivere gli appunti di queste telefonate, pensando che alla fine erano tante le amiche che volevo vedere sposate e che non riuscivo a convincere. Poi c’è l’invito di un amico, il giornalista Camillo Langone, de Il Foglio: è stato lui a convincermi a metterle in un libro. Tra l’altro io non pensavo assolutamente di dire niente di nuovo. Mons. Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia mi ha detto: «Ma queste sono le cose che mia madre novantenne diceva sempre!». Io, infatti, sono convinta di non avere detto niente di nuovo rispetto a quello che la Chiesa Madre ti dice da sempre. Diciamo che forse la novità sta nel linguaggio e nel tono. Com’è possibile che a una donna dei nostri tempi, con tutto il parlare che si è fatto e si fa di emancipazione femminile, si possa proporre come ideale la “sottomissione”, addirittura facendo riferimento a San Paolo? Non potrebbe apparire qualcosa di sorpassato? Sono anch’io una donna emancipata perché lavoro, scrivo, faccio la giornalista, promuovo i libri scritti, faccio la mamma di quattro figli e ho un marito. Non sono una casalinga degli anni ‘50 che ricama le lenzuola per il corredo delle figlie: non ne ho il tempo. Sostengo piuttosto che la sottomissione non sia da contrapporre all’emancipazione; sono su due atteggiamenti completamente diversi. Le battaglie dell’emancipazione femminile si sono giocate su un piano sociale lavorativo e, diciamo, esterno, mentre la sottomissione (come io l’ho letta in San Paolo nella Lettera agli Efesini e come ho cercato di capirla e cerco di tradurla nella mia vita) parte dall’idea che la natura dell’uomo è contaminata in qualche modo dal peccato originale e richiede un continuo cammino di conversione. Nella vita di tutti i giorni, nel matrimonio o nella vita consacrata. La parola “sottomissione" suscita tanto fastidio perché l’uomo contemporaneo non vuole obbedire a nessuno. Ma invece non c’è

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Costanza Miriano.

da fidarsi della nostra natura, comunque ferita, contaminata. Quindi l’obbedienza è una scuola che ci salva, che ci guarisce, che ci fa felici. Il difetto principale femminile è il desiderio di controllo: cambiare le persone, formattarle, renderle come vogliamo noi, controllarle con la seduzione, mentre quello maschile piuttosto con la violenza e con l’egoismo: è comunque comune l’inclinazione a non amare l’altro ma a volerlo dominare. E quindi la sottomissione femminile lavora su questo difetto per correggere o attenuarne le manifestazioni più vistose ed esteriori delle donne (grandi rompiscatole, brontolone, lagnose, vogliono sempre qualcosa dall’uomo), mentre la sottomissione fa riferimento al fare spazio, all’accogliere, all’accettare. Con il suo primo libro si è rivolta direttamente alle donne; e immediatamente potrebbe sorgere la domanda: e gli uomini che ruolo hanno? Che ideale si può proporre loro per la vita di coppia? Si tratta poi del tema del suo secondo libro “Sposati e muori per lei”. Gli uomini devono lavorare sul loro difetto che è quello dell’egoismo e spesso della violenza, anche se non fisica, ma della prevaricazione e soprattutto la distrazione, l’assenza. L’uomo tende ad assentarsi, a prendersi degli spazi a risparmiare un po’ di vita per sé. La proposta per l’uomo è morire, cioè perdere un po’ di vita, rinunciare a un po’ di sé per la sposa ed io ho sperimentato nella mia vita e in quella di tante persone che mi hanno scritto, che alla donna spet-

ta aprire per prima questa strada. Questo viene espresso anche Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem quando dice che Dio affida l’umanità alla donna. Anche il Papa invita a riflettere sul ruolo della donna, sul fatto che senza la donna la Chiesa non è se stessa. La donna, pur non avendo posizione nella gerarchia, cosa che io non auspico assolutamente, è capace di indicare la strada all’uomo. L’uomo deve fare la sua parte, però io personalmente ho sperimentato che se c’è una donna che “funziona” in famiglia, anche l’uomo poi, piano piano, si può avvicinare alla fede. In Spagna la traduzione del suo primo libro ha suscitato delle contestazioni anche molto aspre da parte di chi non condivide una visione della coppia e della famiglia legate alla prospettiva cristiana e al diritto naturale. Andando oltre il singolo caso come legge questo tipo di reazione dentro il clima culturale che si vive in Europa? E’ una cosa che mi lusinga, mi fa sentire molto più importante di quanto in realtà non sia e quindi mi fa sorridere ovviamente. Certo non ho seguito il gusto contemporaneo di parlare di sesso o altro; ho invece suscitato scandalo parlando della sottomissione a un marito…. Credo di essere andata così contro a un comune principio dell’uomo contemporaneo, che pensa di non avere bisogno di nessuno, di potersi autodeterminare. Questo atteggiamento è una fregatura tremenda perché invece il nostro cuore, il nostro inconscio sono feriti. Se non ci mettiamo

in testa che il vero primo comandamento è “ascolta Israele” e se noi non capiamo che il vero punto fondamentale è ascoltare una voce “che ci chiama”, non avremo gioia. Io conosco un sacco di gente che vive malissimo, ne vedi le facce per strada, tutte facce tristi; siamo tutti arrabbiati, depressi perché ascoltiamo solo noi stessi, obbediamo a noi stessi. Partendo, dall’esperienza quotidiana di vita di coppia, secondo le proposte dei Padri della Chiesa e dei Papi, io voglio ricordare un altro stile, che introduce tra gli uomini i sentimenti che Dio ci suggerisce. Sulla rivista “Tempi”, lo scorso dicembre lei ha pubblicato un originale “Te Deum laudamus per tutte le volte che non funziono”. Oggi si pensa di dover sempre sembrare perfetti, lei invece fa un ironico “elogio dell’imperfezione”. Da dove parte questa sua riflessione? In realtà il punto centrale del cristianesimo è che noi dobbiamo morire e la nostra natura ferita deve lasciar spazio alla vita di Cristo. Quindi ogni volta che pensiamo di “funzionare” da soli, non abbiamo capito proprio niente, andiamo contro quello che è il senso dell’essere cristiani; noi pensiamo di salvarci invece è Gesù solo che ci accoglie nella nostra imperfezione, nel nostro limite. Purtroppo il Cristianesimo è diventato un po’ sinonimo di vita borghese, sa di garanzia, come aiuto per non perdere quello a cui tieni, la tua indipendenza, la tua auto programmazione, la tua autodeterminazione. L’idea del Cristianesimo che prevale è nell’attivismo, il presenzialismo e poi il non rischiare. E invece il cristiano se la gioca tutti i giorni la vita, pur nella sua pochezza, guardando fisso al Signore e non facendosi distruggere dal peso delle difficoltà. Per Dio, non per sé. (1. continua)

IL PORTICO

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detto tra noi La Chiesa è sempre in prima fila di D. TORE RUGGIU

È successo che un Vescovo si è recato a far visita ad una parte della popolazione colpita da un nubifragio. Ha incontrato tante persone accolte in parrocchia per un primo soccorso. Appena arrivato, incontra anche il sindaco che inizia a fargli discorsi sull’urgenza di impegnarsi nelle opere sociali, fino ad affermare che si perde tempo a pregare mentre c’è in giro tanto da fare per aiutare gli altri e chiude così il discorso: “ ma adesso, per fortuna, Papa Francesco vi stanerà dalle sacristie”. Il Vescovo che, tra l’altro, ha fatto una importante esperienza alla Caritas da Sacerdote, prende il microfono per mezz’ora, con vigore assoluto, per dire che gli dispiaceva se, come Chiesa, non riusciva a far capire l’essenziale, che come prete e come vescovo si sentiva avvilito quando non riusciva a far ascoltare la voce del Vangelo. Al sindaco ha quindi detto che il Vangelo chiede ai ministri di Dio di andare a fare discepole tutte le genti. Chiede di imparare con lui, con tutti, ad essere come Gesù Cristo ci ha indicato: onesti, puri, liberi, poveri e ad avere cura l’uno dell’altro. Il Vescovo ha quasi urlato che il suo compito, come quello di tutti i preti, è dare la vita per annunciare il Vangelo. Poi viene il compito di “sporcarsi le mani” per tutti, ma dopo avere ascoltato, accolto e predicato il Vangelo che, se messo in pratica da tutti, porterebbe a vivere correttamente, ad amministrare il bene comune anche nella realizzazione delle opere pubbliche tese a dare sistemazione dignitosa alle persone e proteggerle anche da disastri come quello. La sera il vescovo ha ricevuto tanti messaggi di solidarietà per quanto aveva detto e fatto. Personalmente avrei aggiunto al sig. sindaco che, di fatto, si trovava in una chiesa che in quel preciso momento stava aiutando i bisognosi mentre lui era lì come rappresentante istituzionale, ma con le mani pulite, in giacca e cravatta, a dare lezioni al Vescovo, tra l’altro con arroganza. Ma per piacere! Sarebbe interessante se la Chiesa, per un certo periodo, chiudesse tutte le opere sociali, fino a mettere i rappresentanti delle istituzioni civili in seria difficoltà, costretti a supplicare di riaprire tutte le opere. Si, perché non se ne può più! È davvero vergognoso che la Chiesa, nata per evangelizzare, santificare e guidare il popolo di Dio alla salvezza, supplisca – peraltro molto volentieri – alle deficienze degli enti pubblici e poi si senta processata, giudicata e condannata….perchè prega e fa pregare. Ma stiamo scherzando? Che si rimbocchino le maniche i signori politici, che facciano il loro dovere che è quello di far stare meglio le persone


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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

IL PORTICO

Il Papa. Le parole rivolte dal Santo Padre ai nuovi Cardinali al Concistoro.

“La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio e della vostra unità” nche in questo momento Gesù cammina davanti a noi. Lui è sempre davanti a noi. Lui ci precede e ci apre la via… E questa è la nostra fiducia e la nostra gioia: essere suoi discepoli, stare con Lui, camminare dietro a Lui, seguirlo [...] E questo non è facile, non è comodo, perché la strada che Gesù sceglie è la via della croce. Mentre sono in cammino, Egli parla ai suoi discepoli di quello che gli accadrà a Gerusalemme: preannuncia la sua passione, morte e risurrezione. E loro sono «stupiti» e «pieni di timore». Stupiti, certo, perché per loro salire a Gerusalemme voleva dire partecipare al trionfo del Messia, alla sua vittoria – lo si vede poi dalla richiesta di Giacomo e Giovanni; e pieni di timore per quello che Gesù avrebbe dovuto subire, e che anche loro rischiavano di subire. Diversamente dai discepoli di allora, noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza. Eppure, siamo anche noi pur sempre umani, peccatori, e siamo esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio. E quando si pensa in modo mondano, qual è la conseguenza? Dice il Vangelo: «Gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni» (v. 41). Si sdegnarono. Se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le

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fazioni… Allora questa Parola che oggi il Signore ci rivolge è tanto salutare! Ci purifica interiormente, fa luce nelle nostre coscienze, e ci aiuta a sintonizzarci pienamente con Gesù, e a farlo insieme, nel momento in cui il Collegio dei Cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi Membri. «Allora Gesù, chiamatili a sé…» (Mc 10,42). Ecco l’altro gesto del Signore. Lungo il cammino, si accorge che c’è bisogno di parlare ai Dodici, si ferma, e li chiama a sé. Fratelli, lasciamo che il Signore Gesù ci chiami a Sé! Lasciamoci con-vocare da Lui. E ascoltiamolo, con la gioia di accogliere insieme la sua Parola, di lasciarci istruire da essa e dallo Spirito Santo, per diventare sempre di più un cuore solo e un’anima sola, intorno a Lui. E mentre siamo così, convocati, “chiamati a Sé” dal nostro unico Maestro, vi dico ciò di cui la Chiesa ha bisogno: ha bisogno di voi,

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della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, con me e tra di voi. La Chiesa ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo, la preghiera - non dimentichiamolo! - che, con l’annuncio della Parola, è il primo compito del Vescovo. La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo. Esprimiamo insieme la nostra vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali, a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni. Dobbiamo lottare contro ogni discriminazione! La Chiesa ha bisogno della nostra preghiera per loro, perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende ad ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose. (Allocuzione al Concistoro Ordinario Pubblico, 22 -2-2014) Nel Vangelo, anche Gesù ci parla della santità e ci spiega la nuova legge, la sua. Lo fa mediante alcune antitesi tra la giustizia imperfetta degli scribi e dei farisei e la superiore giustizia del Regno di Dio. La prima antitesi del brano odierno riguarda la vendetta. «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: …se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra» (Mt 5,3839). Non soltanto non dobbiamo restituire all’altro il male che ci ha fatto, ma dobbiamo sforzarci di fare il bene con larghezza.

La seconda antitesi fa riferimento ai nemici: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (vv. 43-44). A chi vuole seguirlo, Gesù chiede di amare chi non lo merita, senza contraccambio, per colmare i vuoti d’amore che ci sono nei cuori, nelle relazioni umane, nelle famiglie, nelle comunità e nel mondo. Fratelli Cardinali, Gesù non è venuto a insegnarci le buone maniere, maniere da salotto! Per questo non c’era bisogno che scendesse dal Cielo e morisse sulla croce. Cristo è venuto a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie mobili del peccato, e questa via di santità è la misericordia, quella che Lui ha fatto e ogni giorno fa con noi. Essere santi non è un lusso, è necessario per la salvezza del mondo. E’ questo che il Signore chiede a noi. Cari Fratelli Cardinali, il Signore Gesù e la madre Chiesa ci chiedono di testimoniare con maggiore zelo e ardore questi atteggiamenti di santità. Proprio in questo supplemento di oblatività gratuita consiste la santità di un Cardinale. Pertanto, amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite. Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito di Cristo, che ha sacrificato sé stesso sulla croce, perché possiamo essere “canali” in cui scorre la sua carità. Questo è l’atteggiamento, questa deve essere la condotta di un Cardinale. Il Cardinale – lo dico specialmente a voi - entra nella Chiesa di Roma, Fratelli, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: “sì, sì; no, no”; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità. Preghiamo nuovamente: “Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito”. (Omelia alla SS. Messa con i nuovi Cardinali, 23 -2-2014)

agenda pastorale 13 marzo 2014 - 9.00 Ritiro mensile del Clero. Seminario Arcivescovile Cagliari Guida il ritiro Mons. Concetto Occhipinti, Rettore del Pontificio Seminario Romano.

16 marzo 2014 - 9.00 - 14,30 Incontro di pre-seminario Seminario Arcivescovile Cagliari A cura dell’Ufficio diocesano per le vocazioni

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Andrea Pala, Maria Luisa Secchi. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Bianca Caredda, Raffaele Masili, Pasquale Flore, Maria Vittoria Pinna, Luisa Mura, Stefano Fadda. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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