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DOMENICA 13 APRILE 2014 A N N O X I N . 15

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Il coraggio della felicità ROBERTO PIREDDA

n questo periodo in alcune grandi città italiane i passanti potrebbero imbattersi in un paio di giganteschi occhiali con delle lenti colorate di verde. Si tratta della campagna pubblicitaria di un’importante compagnia di assicurazioni. Protagonisti dell’iniziativa sono delle persone fermate per strada e invitate a dire perché vedono la vita in modo positivo. Nella presentazione della campagna si afferma come sia possibile «vedere il quotidiano diversamente e con più positività». Non sfugge che gli ideatori della pubblicità per piazzare il loro prodotto vadano a toccare qualcosa di molto profondo: il desiderio di felicità di ogni uomo. Proviamo a immaginare la stessa domanda rivolta a delle persone appena uscite dalla Messa domenicale. Sono cristiani e dovrebbero certamente avere le parole per descrivere quel qualcosa di “positivo”, capace di animare l’intera esistenza. Questo sguardo sulla realtà è carico di positività non per dei motivi meramente umani, ma a causa di una radice più profonda. Infatti niente è più triste e stucchevole di una gioia solo apparente, priva di un fondamento reale. Un’illusione non riempie l’esistenza, al massimo la può solo blandire. Il credente vede con chiarezza che la sua esistenza non è uno spazio chiuso, ma in essa è entrata definitivamente una luce capace di il-

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luminare il suo cammino: «Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova» (Benedetto XVI, Spe salvi, n. 2). Con la redenzione operata da Cristo viene donata ad ogni uomo una “speranza affidabile”, che permette di affrontare la vita quotidiana, anche quando questa è faticosa. Il presente «può essere vissuto ed accettato, se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino» (ibidem, n. 1). La virtù della speranza «risponde all'aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1818). Il compimento di questo desiderio ci può essere soltanto quando si incontra «la vera, grande speranza dell'uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni» e che «può essere solo Dio» (Spe salvi, n. 27). La Settimana Santa, che inizia con la Domenica delle Palme, invita a contemplare il dono di questa “speranza affidabile” nella persona di Cristo, il Figlio di Dio che offre la sua vita per ogni uomo, dando così la possibilità di un’esistenza nuova e di un’autentica gioia. Un pericolo terribile per i cristiani sarebbe quello di tenere nascosta questa gioia, vivendo perennemente una «quaresima senza Pasqua» (Francesco, Evangelii gaudium, n. 6). Papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù di quest’anno, che si celebra in occasione della Domenica delle Palme, parla proprio del “co-

raggio della felicità” e invita i giovani a scoprire il «desiderio inestinguibile» di gioia presente nel loro cuore e che non può essere barattato con «le offerte a basso prezzo» che si trovano in giro qua e là. Nella Evangelii gaudiumil Santo Padre mette in guardia contro il pericolo di “anestetizzare” la gioia donata da Cristo. Questo accade quando il proprio cuore si chiude in una «tristezza individualistica» e si abbandona alla «ricerca malata di piaceri superficiali» (n. 2). In questo modo nella propria vita «non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene» (ibidem). Non si possono lasciare cadere nel vuoto le parole decisive di Papa Francesco: «La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria» (n. 21). Cristo dona una gioia che se non viene comunicata agli altri fatalmente si disperde. La gioia che anima la vita dei cristiani è un atteggiamento vitale che nasce dalla fede e deve trasparire nelle circostanze comuni della vita ordinaria. San Josemaria Escrivà invitava ad esaminarsi su questo: «Faccia lunga ..., modi bruschi..., aspetto ridicolo..., aria antipatica: è così che speri di incoraggiare gli altri a seguire Cristo?» (Cammino, n. 661). Questo ritratto non dovrebbe riguardare un cristiano, una persona cioè che ha incontrato la “Gioia” ed è chiamato a donarla al mondo.

Venerdì 11 aprile alle 20.00 si terrà la Via Crucis cittadina che partirà dalla chiesa di Sant’Eusebio (Via Quintino Sella) e terminerà sul Colle San Michele.

SOMMARIO POLITICA REGIONALE 3

Il Presidente Pigliaru presenta il programma della sua Giunta GIOVANI

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Le iniziative per i giovani proposte dai Gesuiti FAMIGLIA

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Si è svolta in Seminario la Giornata diocesana delle Famiglie CARITAS

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Le cronache dei lavori del Convegno nazionale tenuto a Cagliari TESTIMONI

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La parola a Enzo Bianchi, Mons. Cesare Nosiglia e Chiara Giaccardi


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IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PORTICO

DOMENICA 13 APRILE 2014

Politica nazionale Renzi insiste sulle riforme istituzionali ritenute necessarie per il buon funzionamento dello Stato.

Il difficile cammino delle riforme

Una copia artistica della Costituzione italiana. Nella foto sotto: Il Presidente Renzi con il Ministro per le Riforme Costituzionali Boschi e il Sottosegretario Delrio.

RAFFAELE PONTIS

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ORREVA L’ANNO 2001 quando con un ultimo colpo di coda e una spallata della maggioranza, venne modificato il Titolo V della Costituzione Italiana. Con la l.Cost 3/2001, si dava piena attuazione all’art. 5 della Costituzione, che riconosce le autonomie locali quali enti esponenziali preesistenti alla formazione della Repubblica. Ciò significa che i Comuni, le Città Metropolitane, le Province e le Regioni sono enti sovraordinati alle popolazioni residenti in un determinato territorio e tenuti a farsi carico dei loro bisogni. La direzione dell’azione di governo è di conseguenza dal basso verso l’alto, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Essa si svolge (o dovrebbe svolgersi) principalmente al livello più basso, più prossimo ai cittadini, salvo il potere di sostituzione del livello di governo immediatamente superiore in caso di impossibilità o di inadempimento del livello di governo inferiore. Purtroppo questa riforma non aveva fatto i conti con i vizi italici dei mancati pesi e contrappesi istituzionali e soprattutto della mancanza di efficaci strumenti di controllo. Infatti se da un lato la riforma costituzionale del 2001 ha attribuito alle Regioni un elevato livello di responsabilità soprattutto nella gestione della Sanità, dall’altro ha fatto si che tale libertà determinasse delle aberrazioni nella gestione delle risorse da parte degli stessi organi intermedi. Un esempio per tutti: lo scandalo dell’utilizzo dei fondi nei Consigli Regionali. Oggi a distanza di tredici anni si richiede un nuovo intervento sul medesimo titolo attraverso la riorganizzazione degli enti intermedi ed in particolare su quegli organismi considerati più inutili del nostro sistema, ovvero

le Province. Con l’approvazione alla Camera dei Deputati del DDL Delrio, si è dato il via libera definitivo alla trasformazione delle Province in enti di secondo livello e inoltre si è dato luogo alla istituzione delle Città Metropolitane. È bene precisare che non si è potuto provvedere alla eliminazione delle Province, perché tale provvedimento necessità di una riforma costituzionale che verrà predisposta definitivamente ed organicamente solo nel 2015. Riforma che modificherà il sistema del Bicameralismo perfetto e che ci consegnerà anche una nuova legge elettorale. Infatti anche il Senato non verrà eliminato ma sarà modificato in una sorta di Camera delle Autonomie di cui faranno parte i principali amministratori italiani, dai Presidenti delle Regioni ai Sindaci dei principali Comuni. La partecipazione al Senato sarà in un certo senso “a titolo gratuito”. Con il DDL Delrio, le “nuove” Province saranno costituite da tre organi: Il Presidente che sarà il Sindaco del Capoluogo. L’Assemblea dei Sindaci, che raggrupperà tutti i primi cittadini del circondario. Il Consiglio Provinciale che sarà formato da dieci e sedici

membri (a seconda della popolazione), scelti tra gli amministratori municipali del territorio. L’ulteriore novità sarà data dal fatto che nessuno dei componenti percepirà un compenso. Al tempo stesso cambieranno anche le funzioni degli “enti di mezzo”. Mentre per i trasporti, l’ambiente e la mobilità le province avranno compiti di semplice pianificazione, sull’edilizia scolastica manterranno la gestione. Tutte le altre competenze passeranno ai Comuni o alle Regioni qualora quest’ultime ritengano importante tenerle per sé. Stesso percorso seguiranno il personale e il patrimonio. Il secondo pilastro del provvedimento è rappresentato dalla nascita delle prime 10 Città metropolitane che sostituiranno, sempre a partire dal 1° gennaio 2015, altrettante amministrazioni provinciali. Si tratta di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Roma capitale (con poteri speciali per effetto del suo ruolo), Napoli e Reggio Calabria (che partirà però nel 2016). A differenza delle Province le città metropolitane avranno dei compiti “pesanti”. Oltre a quelli rimasti agli enti di area vasta si occuperanno

infatti della pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture, dell’organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano, della viabilità e mobilità e dello sviluppo economico. Anche la Sardegna, quale Regione a Statuto Speciale avrà la possibilità di rientrare nella costituzione della Città Metropolitana di Cagliari. In particolare le amministrazioni dell’area vasta del capoluogo stanno già lavorando a questo progetto da diversi anni attraverso la costituzione di conferenze di servizi su diverse tematiche quali Trasporti, Viabilità, Ambiente e Servizi Tecnologici. Però relativamente alle riforme sopra esposte sono doverose due semplici osservazioni. La prima osservazione da fare è relativa alla cronica scarsa produttività delle aule parlamentari e consiliari. Insomma spesso vediamo durante i vari question-time le aule parlamentari praticamente deserte. Eppure sappiamo bene quanto Parlamentari e Consiglieri Regionali siano ben pagati per svolgere al meglio e al massimo il loro mandato. Ci si chiede allora, quale tipo di impegno verrà posto nel nuovo Senato e nelle nuove province visto che i rappresentanti saranno motivati da uno spirito per così dire “volontaristico”. La seconda osservazione da fare è diretta ai Sindaci delle principali città. Sarebbe curioso sapere come farà un Sindaco, come ad esempio il Sindaco di una città come Cagliari, a trovare il tempo per amministrare la città, se allo stesso tempo sarà componente del Senato della Repubblica, della Provincia, della Città Metropolitana e dello stesso Comune di cui è Primo Cittadino? Qualche incarico, si presume, dovrà tralasciare... e possiamo già immaginare quale!


IL PORTICO DEGLI EVENTI

DOMENICA 13 APRILE 2014

Politica regionale. Le dichiarazioni programmatiche di Pigliaru in Consiglio Regionale.

Riconquistare la fiducia dei cittadini, un obiettivo per l’intera classe politica Semplificazione della burocrazia, modifica del patto di stabilità, edilizia scolastica e housing sociale sono tra le priorità della Giunta Pigliaru FRANCESCO ARESU

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ISCONTINUITÀ pressoché totale rispetto all'operato del predecessore, Ugo Cappellacci, puntando a una ristrutturazione della politica regionale attraverso la semplificazione burocratica, la modifica del patto di stabilità e altre azioni forti, a partire dal recupero e programmazione di risorse per opere subito cantierabili nell'edilizia scolastica e sanitaria, senza tralasciare l'housing sociale. Sono i punti chiave delle dichiarazioni programmatiche che il neo-presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha presentato lo scorso mercoledì mattina a nell'aula del Consiglio regionale. «Riconquistare la fiducia dei cittadini – ha detto Pigliaru – è un obiettivo che non riguarda solo la maggioranza: è un compito che deve essere condiviso da tutti coloro che siedono oggi in quest’aula. “La politica come servizio alla comunità”: vorrei che questo fosse l’elemento principale di questa legislatura, da condividere fra tutti noi».

La Giunta Regionale.

Prima di iniziare il suo intervento il nuovo governatore ha voluto fare al nuovo Consiglio regionale gli auguri per una legislatura da vivere nel segno della ripresa economica e sociale della Sardegna, sottolineando come l’avversario politico non sia un nemico e auspicando maggior dialogo tra maggioranza e opposizione per riconquistare la fiducia politica dei cittadini. Pigliaru ha poi rivolto un pensiero alle persone colpite dall'alluvione di novembre, a chi ha perso il lavoro e non riesce a trovarlo, agli studenti e a chi soffre problemi di salute. «Cercherò di essere capace di dare risposte credibili anche all'enorme numero di nostri cittadini che hanno deciso di non partecipare al voto. Il mondo è cambiato, problemi nuovi hanno bisogno di soluzioni nuove. Solo attraverso politiche moderne possiamo restituire alla Sardegna la speranza, e ai giovani disoccu-

pati un futuro di lavoro. Dobbiamo avere il coraggio delle scelte, con determinazione e senso di responsabilità». Per far ripartire la Sardegna servono scelte coraggiose e concrete, come la riforma dell'amministrazione regionale, da snellire burocraticamente per renderla più adatta alla realizzazione di politiche efficaci e più “trasparente”, con la pubblicazione delle delibere della Giunta sul sito web della Regione. Il tutto con una politica di bilancio sempre «rigorosa, responsabile e sostenibile», ha spiegato Pigliaru, «che non faccia aumentare l’imposizione fiscale e garantisca livelli ottimali dei servizi per i cittadini. Promuovere politiche di sviluppo significa anche ridurre la pressione fiscale per le imprese per incoraggiare gli investimenti e creare lavoro». Concetti ribaditi da Pigliaru nel discorso di saluto nell'ultimo

giorno del Convegno nazionale delle Caritas diocesane. «L’amministrazione pubblica ha come primo dovere quello di prevenire la povertà, e il modo migliore per farlo è investire sulle persone, fin da giovanissime. Puntare sull’istruzione di qualità significa dare pari opportunità a tutti». Investire sul sapere, dunque: «Il sistema di welfare italiano è inadeguato. Abbiamo bisogno di una formazione che funzioni: mirata, precisa, specifica, basata sulle capacità e sulle potenzialità di ogni individuo. Stiamo lavorando per mettere in piedi un sistema che dia la possibilità a chi è disoccupato di trovare in tempi rapidi un nuovo lavoro. Nell'emergenza dobbiamo sostenere la lotta alla povertà investendo risorse pubbliche per far ripartire il lavoro. C’è bisogno dell’aiuto di tutti, dobbiamo fare molto e dobbiamo farlo insieme», ha concluso il governatore.

dei cittadini. Per i primi si dovrà attendere attendere un po’: i dati preliminari saranno annunciato entro il 24 aprile e i candidati avranno la possibilità di fare ricorso contro brogli e irregolarità entro il 27 aprile. I risultati definitivi, invece, sono attesi per il 14 maggio prossimo. Se nessuno dei candidati avrà ottenuto più del 50% delle preferenze si tornerà al voto per il ballottaggio tra i due candidati più votati. La data fissata per l’eventuale ballottaggio è il 28 maggio. Unico dato non certo è la stima reale degli aventi diritto al voto dato che da ben 35 anni non si effettua un censimento in Afghanistan. L’ul-

timo, del 1979, non pare più affidabile alla luce del flusso ininterrotto di profughi in fuga dal paese durante gli anni di conflitto. Ciononostante, l’impegno al raggiungimento dei territori più impervi e remoti è forte proprio perché appare evidente che la partita più importante si gioca nelle aree tribali e nelle valli. Qui i codici di comportamento tradizionali e la presa talebana sono ben radicati e la legge è stabilita dalle armi e dal denaro dei signori della droga locali. A fine maggio dunque si saprà se e chi guiderà il paese montuoso, sul cui confine da troppi decenni si sono spartiti gli appetiti dei potenti della Terra.

Afghanistan,unpercorso tortuoso dopo il voto La consultazione si è svolta nel timore di attentati. I. P.

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DATI UFFICIOSI e parziali delle elezioni presidenziali afghane, confermerebbero che nessuno dei candidati è in grado di raggiungere il 50% dei voti, e che quindi sarà necessario il ballottaggio per conoscere il successore di Hamid Karzai. Fra i candidati favoriti, l’ex-ministro degli Esteri Abdullah Abdullah manifesta ottimismo, ma teme i brogli. Ottimista anche l’exministro delle finanze, Ashraf Ghani Ahmadzai, mentre Zalmai Rassoul resta più prudente. Per i media locali, queste le probabili percentuali: Ghani 42%, Abdullah 40%, Rassoul 7%. Ci vorrà ancora del tempo per avere le statistiche definitive, ma stando ai primi dati l’affluenza per le elezioni presidenziali potrebbe

aver superato il 50%, oltre 7 milioni di aventi diritto che, nonostante le minacce e il clima teso, si sono recati a esprimere la propria preferenza. La distribuzione, sempre secondo i dati provvisori, sarebbe stata di un 64% di uomini contro il 36% di donne. A cinque anni dall’ultima volta l’Afghanistan torna al volo per il primo turno delle elezioni presidenziali che dovranno trovare il successore di Hamid Karzai, impossibilitato a candidarsi dopo aver portato a termine con successo due mandati. In un clima particolarmente teso, con le minacce dei talebani, oltre 12 milioni di cittadini afghani sono stati chiamati alle urne, forti del dispiegamento di quasi 200 mila uomini delle forze di sicurezza che dovrebbero garantire l’incolumità

IL PORTICO

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il fatto LE ACCUSE DI OSTELLINO

Quando il Papa parla troppo chiaro Non appare particolarmente indovinata la critica feroce e sprezzante di Piero Ostellino (Corriere della Sera, 5 aprile), alle parole pronunciate da Papa Francesco nella sua omelia alla Messa con la partecipazione dei parlamentari (27 marzo). Ostellino non sopporta in particolare il riferimento alla corruzione fatto dal Papa. La presunta colpa del Vescovo di Roma sarebbe quella di voler «guadagnare l’applauso della parte peggiore del Paese» e di offrire «uno spettacolo culturalmente e politicamente discutibile». Addirittura si arriva a dire che il Pontefice «fa il verso a Mussolini del discorso sull’aula ‘sorda e grigia’» e che con le sue parole ha «perso di vista il messaggio liberatorio di Cristo e si riduce a fare la cattiva imitazione di Stella e Rizzo o, peggio, di Grillo» e questo per «per recuperare il proprio primato teologico, perso con l’Illuminismo». Leggendo il testo di Ostellino alcuni interrogativi nascono immediati: Davvero Papa Francesco ha necessità di seguire i vari capipopolo del momento sul terreno del populismo? Quale credibilità può avere la boutade che vede Bergoglio «fare il verso a Mussolini»? Il Papa soffre forse di un “complesso d’inferiorità teologica” per cui deve recuperare posizioni perdute in qualche classifica? Le riflessioni del Papa sono chiare e precise per chi le ascolta con apertura d’animo e desiderio di capire le ragioni che lo motivano. A Ostellino sfugge che la circostanza che ha visto il Papa insieme a un folto gruppo di parlamentari non era un incontro formale, dove si trattavano in modo diretto temi di attualità politica e di dottrina sociale, ma la celebrazione di una Messa, così come avviene quotidianamente a S. Marta con diversi gruppi di fedeli. Le sue parole, se si va oltre i titoli di giornale, hanno come riferimento non Rizzo e Stella, con le loro critiche alla “casta”, ma le letture della Messa del giorno, analizzate con profondità nel loro significato. Il Papa non parla genericamente di “corruzione” e non pesca le sue idee dal vocabolario del populista di turno, ma dalla Scrittura e dalla tradizione spirituale, evidenziando il rischio di passare dall’essere dei peccatori, per i quali è sempre possibile lasciarsi convertire dalla misericordia di Dio, a dei corrotti, che sono invece tanto induriti da “non ascoltare più la voce del Signore”. Le parole del Papa sono serie ed esigenti e fanno appello alla coscienza di ogni uomo, anche di quanti sono impegnati in politica. Nei suoi interventi risuona chiaro e senza possibilità di equivoci il “messaggio liberatorio di Cristo”. Tanti se ne sono accorti. Speriamo se ne renda conto anche Ostellino. (rp)


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. All’Angelus è stata distribuita ai fedeli una copia tascabile del Vangelo.

Il cristiano è chiamato a condividere con ogni uomo la grazia del Vangelo ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS il Santo Padre ha commentato il Vangelo domenicale che proponeva l’episodio della risurrezione di Lazzaro. Papa Francesco, a partire dalle parole di Gesù, che si definisce «la risurrezione e la vita», ha affermato che «su questa Parola del Signore noi crediamo che la vita di chi crede in Gesù e segue il suo comandamento, dopo la morte sarà trasformata in una vita nuova, piena e immortale. Come Gesù è risorto con il proprio corpo, ma non è ritornato ad una vita terrena, così noi risorgeremo con i nostri corpi che saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Lui ci aspetta presso il Padre, e la forza dello Spirito Santo, che ha risuscitato Lui, risusciterà anche chi è unito a Lui». In senso spirituale si può dire che ogni giorno l’uomo è chiamato a fare scelte “da risorto”, mettendo da parte con decisione quanto lo allontana da Dio: «Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte, con i nostri sbagli, con i nostri peccati. Lui non si rassegna a questo! Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre. “Vieni fuori!”, ci dice, “Vieni fuori!”. È un

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bell’invito alla vera libertà». Ai fedeli presenti in Piazza San Pietro è stata donata un’edizione tascabile delVangelo. Papa Francesco ha spiegato l’importanza di questo gesto: «Ho ripensato all’antica tradizione della Chiesa, durante la Quaresima, di consegnare il Vangelo ai catecumeni, a coloro che si preparano al Battesimo […] Prendetelo, portatelo con voi, e leggetelo ogni giorno: è proprio Gesù che vi parla lì! È la Parola di Gesù: questa è la Parola di Gesù! E come Lui vi dico: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date, date il messaggio del Vangelo!». Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato l’anniversario del genocidio in Ruanda e la città de L’Aquila, a 5 anni dal terremoto. In settimana il Santo Padre ha rice-

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

vuto in udienza i partecipanti al Capitolo Generale dei Salesiani. A loro ha ricordato l’impegno per una vita religiosa autentica e l’importanza dell’educazione dei giovani nello spirito di don Bosco: «Quando si pensa a lavorare per il bene delle anime, si supera la tentazione della mondanità spirituale, non si cercano altre cose, ma solo Dio e il suo Regno […] L'esperienza di Don Bosco e il suo “sistema preventivo” vi sostengano sempre nell'impegno a vivere con i giovani. La presenza in mezzo a loro si distingua per quella tenerezza che Don Bosco ha chiamato amorevolezza, sperimentando anche nuovi linguaggi, ma ben sapendo che quello del cuore è il linguaggio fondamentale per avvicinarsi e diventare loro amici».

mischiarsi, io ho la fede per la mia salute, non sento il bisogno di darla ad un altro…'. Ognuno a casa sua, tranquilli per la vita… Ma, tu fai qualcosa e poi ti rimprovel 31 marzo Papa Francesco rio. Quelli che girano e si ingan- rano: 'No, è meglio così, non risi è soffermato sulla prima nano, perché dicono: ‘Io cammi- schiare…”'. E’ la malattia dell’aclettura (cfr. Is 65,17-21), per no!’. No, tu non cammini: tu giri cidia, dell’accidia dei cristiani. sottolineare l’importanza di […] Questo atteggiamento che è parafidarsi delle promesse di Dio e di La Quaresima è un bel tempo per lizzante dello zelo apostolico, che mettersi in cammino per com- pensare se io sono in cammino o fa dei cristiani persone ferme, se io sono troppo fermo: converti- tranquille, ma non nel buon senpiere la sua volontà. ti. O se io ho sbagliato strada: ma so della parola: che non si preoc«Tanti cristiani fermi! Ne abbia- vai a confessarti e riprendi la stra- cupano di uscire per dare l’anmo tanti dietro che hanno una da. O se io sono un turista teolo- nuncio del Vangelo! Persone anedebole speranza. Sì, credono che ci gale, uno di questi che fanno il gi- stetizzate». sarà il Cielo e tutto andrà bene. ro della vita ma mai fanno un Sta bene che lo credano, ma non passo avanti. E chiedo al Signore Il Papa il 3 aprile ha preso spunto lo cercano! Compiono i coman- la grazia di riprendere la strada, dalla testimonianza della preghiedamenti, i precetti: tutto, tutto… di metterci in cammino, ma ver- ra di Mosè, presentata nella prima Ma sono fermi. Il Signore non può so le promesse» lettura (Es 3, 7-14), per approfonfare di loro lievito nel suo popolo, dire l’impegno di ogni cristiano nel perché non camminano […] Poi, Nell’omelia del 1 aprile il Santo coltivare il dialogo con Dio. ci sono altri fra loro e noi, che sba- Padre, a partire dall’episodio gliano la strada: tutti noi alcune evangelico della guarigione del «La preghiera ci cambia il cuore. volte abbiamo sbagliato la strada, paralitico (Gv 5,1-16), ha mo- Ci fa capire meglio come è il noquello lo sappiamo. Il problema strato il rischio della “malattia stro Dio. Ma per questo è impornon è sbagliare di strada; il pro- spirituale” che è l’accidia. tante parlare con il Signore, non blema è non tornare quando uno con parole vuote – Gesù dice: ‘Co«Io penso a tanti cristiani, tanti me fanno i pagani’. No, no: parlasi accorge che ha sbagliato» cattolici: sì, sono cattolici ma sen- re con la realtà: ‘Ma, guarda, Si«Sono i cristiani erranti: girano, za entusiasmo, anche amareg- gnore, che ho questo problema, girano come se la vita fosse un tu- giati! 'Sì, è la vita è così, ma la nella famiglia, con mio figlio, con rismo esistenziale, senza meta, Chiesa… Io vado a Messa tutte le questo, quell’altro … Cosa si può senza prendere le promesse sul se- domeniche, ma meglio non im- fare? Ma guarda, che tu non mi

Mettersi in cammino

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All’Udienza Generale Papa Francesco ha proposto una catechesi sul Sacramento del Matrimonio. Questo Sacramento, ha affermato il Santo Padre, «ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione». L’immagine di Dio «è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due […] siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva». Ricevendo in udienza i rappresentanti dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Papa Francesco ha sottolineato il servizio che il sindaco è chiamato a svolgere per il popolo: «Il sindaco, in mezzo alla gente. Non si capisce un sindaco che non sia lì, perché lui è un mediatore, un mediatore in mezzo ai bisogni della gente […] mediatore è quello che lui, lui stesso è colui che paga con la sua vita per l’unità del suo popolo, per il benessere del suo popolo, per portare avanti le diverse soluzioni dei bisogni del suo popolo». Sempre in settimana è stata diffusa l’intervista rilasciata dal Papa ad un gruppo di giovani Belgi ai quali ha ricordato l’importanza di coltivare la domanda su Dio che portano nel loro cuore e l’attenzione evangelica verso i poveri.

puoi lasciare così!’. Questa è la preghiera!» Nella Messa del 4 aprile Papa Francesco, partendo dall’esperienza di opposizione e rifiuto vissuta da Gesù (cfr. Gv 7,1-210.25-30), ha invitato i cristiani a non aver timore delle incomprensioni e persecuzioni e a perseverare nella testimonianza di fede. «Gesù è perseguitato dall’inizio […] Ma con che autorità viene a insegnarci? Dove ha studiato?’. Lo squalificano! […] Squalificare il Signore, squalificare il profeta per togliere l’autorità!» «Ma c’è la pena di morte o il carcere per avere il Vangelo a casa, per insegnare il Catechismo, oggi, in alcune parti! Mi diceva un cattolico di questi Paesi che loro non possono pregare insieme. È vietato! Soltanto si può pregare soli e nascosti. Ma loro vogliono celebrare l’Eucaristia e come fanno? Fanno una festa di compleanno, fanno finta di celebrare il compleanno e lì fanno l’Eucaristia, prima della festa […] Così devono fare, perché è vietato pregare insieme. Oggi!».

DOMENICA 13 APRILE 2014

pietre IN SIRIA

Missile su una chiesa durante la Messa La chiesa armeno-cattolica della Santissima Trinità ad Aleppo è stata colpita da un razzo mentre all'interno i fedeli partecipavano alla messa quotidiana. L'attacco ha danneggiato la cupola e infranto le vetrate, ma non ha provocato danni a persone. Il giorno dopo, a messa, i fedeli presenti erano ancora più numerosi. Dopo tanti anni di violenze, la paura, è diventata un sentimento che accompagna ogni giornata. Le persone convivono con la paura. Il lancio di missili ha devastato alcune case nell'area circostante la chiesa, abitata quasi esclusivamente da armeni. EGITTO

Accuse sul Monastero di S. Caterina Alcuni rappresentanti del mondo politico e accademico egiziano hanno respinto le false accuse d’infedeltà alla nazione egiziana e di collusione con entità straniere rivolte in tempi recenti contro i monaci di Santa Caterina, il complesso nel Sinai conosciuto e apprezzato come uno dei più antichi monasteri cristiani del mondo. Il principale artefice degli attacchi al Monastero è un generale in pensione, che ha accusato i monaci di aver modificato la toponomastica dell'area, di aver nascosto i cosiddetti 12 ruscelli di Mosè, di essersi impossessati del 20 per cento della terra del Sinai meridionale, di aver issato sul Monastero e di aver trasformato il monastero in un'area occupata dalla Grecia e dall'Unione Europea. Prendendo spunto da questi attacchi, alcuni organi di stampa vicini ai salafiti hanno accusato il Monastero di connivenza con i servizi d'intelligence israeliana, e quindi di rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. VIETNAM

Sequestri e demolizioni contro i cattolici Diverse famiglie cacciate dalle proprie case, abitazioni rase al suolo e terreni sequestrati: continuano i raid delle autorità vietnamite nei confronti dei cattolici nella centro-sud del Vietnam, al centro di un'annosa controversia per la proprietà delle terre. Da sei anni Hanoi tenta in tutti i modi di sequestrare l'area dietro motivazioni di carattere "ecologico", anche se in realtà il vero obiettivo è la realizzazione di un resort turistico di lusso. I fedeli cercano di resistere alla cancellazione e mantenere in vita la storica comunità, anche se il loro numero si riduce sempre più con il passare del tempo. L'ultimo abuso in ordine di tempo, perpetrato dalle autorità con la collaborazione della polizia, ha visto l'espulsione di diverse famiglie e l'abbattimento delle loro case.


DOMENICA 13 APRILE 2014

IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

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Pastorale giovanile. La Compagnia di Gesù offre ai giovani diverse esperienze per il cammino spirituale.

L’impegno dei Gesuiti per i giovani, educare alla fede seguendo l’esempio di Sant’Ignazio La Comunità di Vita Cristiana, il Movimento Eucaristico Giovanile, Operazione Africa, le iniziative al “Pozzo di Sichar”, sono tra le proposte dei Gesuiti PADRE GABRIELE SEMINO ON LA BOLLA “Regimini militantis Ecclesiae”, che Papa Paolo III pubblicò il 27 settembre 1540, furono approvati per la prima volta le costituzioni della Compagnia di Gesù e l’ordine dei gesuiti. In quel testo del Papa leggiamo alcune espressioni interessanti sul rapporto dei gesuiti con l’educazione cristiana dei più piccoli. «Espressamente [i gesuiti] ritengano raccomandata l’istruzione dei fanciulli e dei rozzi nella dottrina cristiana dei dieci comandamenti, e in altri simili rudimenti; ed in ogni altro argomento che, secondo le circostanze di persona, luogo e tempo, sembrerà loro conveniente. […] quanto più si sarà colti, tanto più si sarà tentati di sottovalutare tale servizio, a prima vista, poco allettante» (n. 6). Senza se e senza ma, “espressa-

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Giovani impegnati in un’iniziativa giovanile dei Gesuiti di Cagliari.

mente” i gesuiti sentono l’esigenza di impegnarsi per la crescita umana e cristiana dei piccoli, dei ragazzi e dei giovani, e questa esigenza fa parte appunto della costituzione stessa dell’ordine religioso voluto da Sant’Ignazio di Loyola. Certamente non si può educare alla fede i piccoli nello stesso modo con cui Ignazio di Loyola e i suoi primi compagni lo facevano nel 1500. In particolare, balzando repentinamente ai nostri giorni, siamo testimoni di una crisi economica che avvolge tutto e tutti. Papa France-

sco (che oltre ad essere Papa rimane un fedele e creativo discepolo di Sant’Ignazio di Loyola) interpreta questa crisi come il sintomo di una causa ancora più profonda: la crisi che l’uomo manifesta verso se stesso e verso l’umanità, guardandosi allo specchio (Esortazione Evangelii gaudium, n. 55). Se, infine, facciamo un ulteriore balzo, dalla crisi antropologica che Papa Francesco rileva, verso la crisi della partecipazione dei ragazzi e giovani alla vita della Chiesa, troviamo alcune interessanti analisi

di questo fenomeno. In particolare, rovesciando un po’ le riflessioni consuete, diversi osservatori (laici e credenti) giungono a precisare che la crisi dei giovani rispetto alla fede è in verità frutto (e non origine) della crisi degli adulti nel vivere la propria condizione di adulti e di credenti. Se i giovani faticano a credere è (anche) perché trovano pochi adulti che siano credenti e credibili, nel nostro mondo occidentale. Solo come esempio, padre Giovanni Cucci, gesuita, filosofo e psicologo, nel suo libro La crisi dell’adulto.

La sindrome di Peter Pan, argomenta in questo senso in modo divulgativo ma competente. A Cagliari come gesuiti cerchiamo di onorare l’impegno per i ragazzi e i giovani (e per gli adulti che dovrebbero accompagnarli in modo credente e credibile). La realtà della Comunità di Vita Cristiana (CVX) attraverso gruppi di condivisione si occupa della formazione dei giovani universitari e lavoratori, nei locali di Via Ospedale 8. Il MEG (Movimento Eucaristico Giovanile, costola dell’Apostolato della Preghiera) in diverse realtà della diocesi e della Sardegna accompagna bambini, ragazzi e giovani all’incontro con il Signore che cambia la vita dei singoli e DEL MONDO. Operazione Africa, memore della genialità apostolica di padre Giovanni Puggioni, promuove iniziative di attenzione concreta e di riflessione sulla realtà missionaria per e con i giovani. Infine l’Opera Esercizi Spirituali nella casa del “Pozzo di Sichar “ di Capitana organizza momenti formativi per i ragazzi delle scuole medie e superiori. Accanto a queste iniziative stabili, altri momenti più estemporanei di formazione su tematiche della vita giovanile ci aiutano ad amare i piccoli così come il Signore ci ha insegnato.

La Pg va a Valdocco, un pellegrinaggio nei luoghi di don Bosco L’Equipe della pastorale giovanile ha visitato a Torino i luoghi dove è nato il primo oratorio FEDERICA BANDE AN GIOVANNI Bosco è sicuramente una figura che moltissime volte abita i discorsi ed i pensieri di chi vive l'oratorio e la parrocchia in mezzo ai giovani. Don Bosco nella Torino del 1800 è riuscito a realizzare un piccolo miracolo: creare un luogo per i giovani, un luogo dove i tanti ragazzi di strada potessero crescere come uomini ma anche come cristiani, un luogo dove fosse possibile fare innanzitutto scuola di vita. L'oratorio è stato il mezzo con cui questo grande santo ci ha mostrato la concretezza dell'educazione e della cura educativa, insegnandoci quanto possa es-

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sere realizzabile qualcosa a patto che ci si creda fino al punto di spendere il proprio tempo e, in alcuni casi, la propria vita. Alla luce di questa piccola ma grande verità, l'equipe dell'ufficio di Pastorale Giovanile della nostra diocesi, accompagnata dal direttore don Alberto Pistolesi, il 27 marzo scorso si è recata in visita nei luoghi in cui l'ambiente oratoriale ha avuto inizio. Valdocco, rione torinese in cui sotto la tettoia Pinardi don Bosco ha fondato il primo oratorio, ha ospitato i curiosi animatori che, guidati da don Francesco De Ruvo, hanno avuto l'opportunità di osservare il luogo dove tutto ha avuto inizio dando vita a quelle che oggi sono le realtà in cui centinaia di animatori lavorano gratuitamente. La vita di don Bosco non è certo stata semplice, così come non lo è stato riuscire ad ottenere un posto su misura volto ad accogliere ragazzi assetati di conoscere la bellezza del vivere amati. Nel 1800 in effetti non erano tante le porte in cui un giova-

Un momento della visita della Pg a Valdocco.

ne alle prime armi potesse bussare e venire accolto. Il santo torinese percepì l'esigenza di creare un luogo aperto a questi ragazzi e subito dopo gli fu chiara l'evidente necessità di dover dar loro un'educazione non solamente scolastica, ma totalizzante per la vita. Don Bosco non lavora quindi solo sulla costruzione di un edificio, ma realizza un vero e proprio metodo educativo che tantissimi oratori moderni utilizzano. Avere la possibilità di guardare e calpestare l'oratorio di Valdocco, porta ad interrogarsi su che tipo di maturità debba avere o acquisire un animatore che si spende per i ragazzi

della parrocchia e, nel caso della squadra PG, per la diocesi. Non si può donare infatti ciò che non si ha. Ripercorrere i passi di don Bosco è quindi un ottimo punto di partenza che conduce ad un lavoro interiore e che mostra la possibilità di maturare facendo riferimento all'esperienza di qualcuno che ha già affrontato interrogativi simili. La straordinarietà dell'esperienza modello da noi presa in esame è data dall'aver conciliato questo percorso e la comunicazione con Dio. Tante volte la tentazione è quella di ricorrere a manuali di animazione, ma per lavorare in ambito educativo le

slide ed i libri non sono sufficienti perchè ciò che da sostanza ad un educatore-animatore è l'esperienza. L'obiettivo è quindi il riuscire a costruire delle buone fondamenta nelle nostre comunità parrocchiali, in cui si possa lavorare bene, cioè avendo cura di tutti, interrogandoci continuamente sul contenuto delle proposte che muoviamo ai ragazzi che ci sono stati affidati. Il salto di qualità è possibile; spetta a noi, animatori parrocchiali e diocesani, riuscire a crescere come singoli e come squadra, aiutandoci ed educandoci vicendevolmente.


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IL PORTICO

IL PORTICO DI CAGLIARI

DOMENICA 13 APRILE 2014

Capitale Europea della Cultura 2019. Un’iniziativa nel quadro della candidatura della Città di Cagliari.

“Futuro prossimo”, l’avvenire di Cagliari passa per la promozione della cultura Nello spazio culturale del Ghetto si è aperta una mostra-laboratorio sui cambiamenti che potrebbe avere la Città in vista del 2019

VALERIO LUCA FLORIS ENERDÌ 4 APRILE è stato inaugurata, al Ghetto, la mostra-laboratorio intitolata “Futuro prossimo, riscriviamo insieme città e territori”, che sarà visitabile sino al 30 settembre. L'iniziativa, cui ha fattivamente collaborato il Dipartimento di Architettura e Ingegneria Civile dell'Università di Cagliari (diretto da Antonello Sanna), si inserisce nel quadro della candidatura di Cagliari a Capitale Europea della Cultura 2019 ed ha lo scopo di mostrare le trasformazioni che la città ed il territorio subiranno qualora venisse premiata la candidatura del capoluogo sardo, chiamato a battere la concorrenza delle altre cinque città finaliste (Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena) per raggiungere tale prestigioso riconoscimento, che garantirebbe inoltre l'ottenimento di finanziamenti non indifferenti da parte dell'Unione Europea. Il Ghetto, ormai da molto tempo luogo di cultura al servizio della comunità, è la location ideale per

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tale manifestazione che si propone di informare e coinvolgere la cittadinanza nel processo di rigenerazione e riscrittura dei territori. Ossia il fine è quello di mostrare quali saranno i paesaggi futuri, evidenziando le trasformazioni fisiche oggi in atto, raccontando le storie dei territori coinvolti e cercando di portare a compimento progetti e desideri della popolazione: si tratta quindi di una mostra di quelli che sono i contenuti della candidatura di Cagliari (e con essa della Sardegna) a Capitale Eu-

ropea della Cultura 2019; ma al contempo si vogliono raccogliere materiali, idee e proposte capaci d sostenere tale candidatura. All'inaugurazione della mostra sono intervenuti i Sindaci di Cagliari e di altri Comuni dell'area vasta del capoluogo. Per Zedda quello di “Futuro prossimo” «sarà un percorso di approfondimento sui temi della riqualificazione urbana; un luogo e uno spazio costruito attraverso la condivisione e la partecipazione; un laboratorio sia di progettualità che di interventi in

corso». Tore Sanna, Sindaco di Villasimius, ha sottolineato che si tratta di un «percorso che ci vede lavorare insieme senza ruoli egemonici, ma ognuno con la propria funzione: Cagliari con una funzione di guida, funzione che deve esercitare e restituire ai territori». Sulla stessa linea Claudia Firino, Assessore regionale alla Cultura, che ha ricordato che «la cultura non è solo quella della grande città: la cultura è un processo di coinvolgimento» ed ha auspicato che l'insularità diventi un patri-

monio da difendere e valorizzare. E pure l'Assessore comunale alla Cultura, Enrica Puggioni, afferma che la logica che sta dietro il percorso di “Futuro prossimo” è quella di «uno spazio di coinvolgimento attivo, senso di partecipazione, un processo di rigenerazione, di scrittura condivisa e partecipata: non più dunque un centro ed una periferia, ma Comuni e territori che si raccontano, una porta aperta e un sistema interconnesso». Per il prof. Sanna “Futuro prossimo” costituisce un percorso che «sottolinea un ruolo attivo e non contemplativo, un'idea nobilitante» espresso dalla città di Cagliari e dal suo territorio. Nelle intenzioni degli organizzatori, il laboratorio permanente di “Futuro prossimo”, con tavoli di approfondimento tematici e di consultazione, presentazioni, attività ludiche per bambini, laboratori per adulti e workshop, rappresenta un'occasione di incontro fra la città di Cagliari ed i territori circostanti, legati da antiche storie e segni che si vogliono riscoprire: le opere di Maria Lai saranno il filo rosso che unisce i vari angoli prospettici coi quali verrà osservato il capoluogo sardo, visto come “città murata”, “città dei colli”, “città sul mare”, “città in movimento”, “città raccontata”, “città in piazza”, “città creativa”; si tratta di raccogliere tutte le azioni di trasformazione fisica e culturale oggi in corso nel territorio, al fine di cucire assieme i vari percorsi in un programma comune, orientato verso il futuro prossimo.


DOMENICA 13 APRILE 2014

IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

Confraternite. Le iniziative proposte dall’Ufficio diocesano nell’ultimo periodo.

Le Confraternite, trasmettere nel tempo le tradizioni spirituali Dopo il pellegrinaggio in Cattedrale, con la Messa presieduta da Mons. Miglio, il prossimo grande appuntamento il 14 maggio a Roma SILVANO CAMPEDEL *

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’ANNO PASTORALE che stiamo vivendo sarà un periodo da ricordare nella storia delle Confraternite della Diocesi. Sono particolari ed importanti gli avvenimenti che lo stanno caratterizzando e che a breve ci attendono subito dopo gli impegni della Settimana Santa. Il più importante sarà senz’altro quello del prossimo 14 maggio, quando le Confraternite di tutta la Sardegna saranno a Roma per l’udienza generale di Papa Francesco in piazza San Pietro. Per la Sardegna si tratta di restituire al Papa la visita che egli fece il 22 settembre dello scorso anno e le Confraternite in tale occasione avranno l’opportunità di stare vicine al Santo Padre. Ai confratelli che si saranno iscritti per tempo sarà rilasciato un pass per accedere ad un settore riservato. Saranno passate poco più di due

La processione dei confratelli durante il pellegrinaggio del novembre scorso.

settimane da questo avvenimento, quando le Confraternite di tutta la Sardegna il prossimo 2 giugno si ritroveranno a Monti per il Raduno regionale organizzato dalla Diocesi di Tempio-Ampurias con il supporto organizzativo della Confraternita di San Gavino martire di Monti. Anche questo sarà un importante appuntamento che vedrà fraternamente unite in preghiera tutte le varie realtà confraternali dell’Isola. Questi prossimi impegni sono stati preceduti nella nostra Diocesi lo scorso 9 novembre da un’iniziativa voluta dall’Arcivescovo

per celebrare la fine dell’anno della fede: un pellegrinaggio alla Cattedrale. In quell’occasione numerose Arciconfraternite e Confraternite, convenute da tutta la Diocesi, sono affluite al luogo stabilito per il raduno, la Chiesetta di San Lorenzo in viale Buoncammino. Dalla chiesa di Buoncammino è partita poi la processione, guidata da don Costantino Tamiozzo, responsabile dell’Ufficio diocesano per le Confraternite, verso la Cattedrale. Dopo la processione ha avuto inizio la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Miglio.

Nell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato come le Arciconfraternite e le Confraternite siano state portatrici di valori e di tradizioni spirituali della religiosità popolare attraverso i secoli. Prendendo poi spunto dalla lettura della seconda Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, ha spiegato come la Parola del Signore “corre” ed “è glorificata” anche attraverso l’opera delle Confraternite, invitando tutti a farsi portatori di questo messaggio con il proprio impegno per testimoniare la fede nella vita quotidiana. La celebrazione della santa Messa è stata animata dal coro Cantores Mundi diretto dal Maestro Boris Smocovich ed stata anche arricchita dal suono suggestivo delle launeddas del Gruppo Concordia e launeddas del maestro Lallai, il cui fratello, fondatore di questo Gruppo, recentemente scomparso, è stato ricordato nella celebrazione. Al termine della celebrazione l’organizzazione ha consegnato ai priori un attestato di partecipazione all’evento, auspicio perché la manifestazione, così come suggerito dallo stesso Arcivescovo, possa ripetersi ogni anno, anche per tenere vivo nei confratelli quello spirito di fraterna unione che ne deve contraddistinguere l’attività quotidiana. * Priore dell’Arciconfraternita del Santo Monte di Pietà Cagliari

La festa dei “Ragazzi Missionari” in Fiera

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brevi 12-13 APRILE

A Cagliari e Monserrato “La Via Crucis” L’Associazione “Corale N. S. di Bonaria” di Cagliari presenta “La Via Crucis”, di Franz Liszt, esecuzione per pianoforte e coro. Baritono, Omar Trincas, Mezzosoprano, Maria Paola Tore, Pianista, Manuele Pinna e corale N. S. di Bonaria, direttore Maestro Andrea Cossu. A Monserrato nella parrocchia S.S. Redentore sabato 12 alle 19, a Cagliari, nel santuario N. S. Di Bonaria domenica 13 alle 21. VERGINE DELLA SALUTE

Incontro - dibattito sulla famiglia Sabato 12 alle 9 nella parrocchia Vergine della Salute a Cagliari è previsto un incontro - dibattito sul tema “Machio e femmina li creò”. Previste le relazioni di Renato Versace su “Il problema dei gender, una sfida dentro la Chiesa”, di Alessandro Pusceddu e Luigi Lissia sul tema “Educazione all’affettività e sessualità nella scuola con al centro la persona e la famiglia. Proposta progettuale”. È previsto anche l’intervento dell’Arcivescovo mons. Arrigo Miglio. Dopo il pranzo verranno attivati gruppi di studio e una tavola rotonda. La conclusione è prevista per le 17.

A SAN PAOLO

L’11 aprile “Via Crucis” in limba

Foto Elio Piras

Nella parrocchia di san Paolo in Piazza Giovanni XXIII a Cagliari, venerdì 11 è prevista la Via Crucis presieduta da Don Giorgio Mameli e animata dal Coro “Maria Ausiliatrice”, accompagnato all’organo e diretto da Davide Boz, celebrata in lingua sarda, variante campidanese. Prevista l’esecuzione di canti e preghiere dell’antica millenaria devozione cristiana dei sardi. Infatti, molti secoli prima del Vaticano II, da nord a sud dell’Isola, i Sardi celebravano nella loro lingua la Santa Messa e tutti i riti di fede in Dio e in Gesù Cristo, e la loro venerazione per la Madonna e tutti i Santi.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

Domenica delle Palme Anno A

Passione secondo Matteo (forma breve)

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il portico della fede

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n quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell'acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». Mt. 27, 11-54

i commuove nuovamente ogni anno, nella Domenica delle Palme, salire assieme a Gesù il monte verso il santuario, accompagnarLo lungo la via verso l’alto. In questo giorno, su tutta la faccia della terra e attraverso tutti i secoli, giovani e gente di ogni età Lo acclamano gridando: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” Ma che cosa facciamo veramente quando ci inseriamo in tale processione – nella schiera di coloro che insieme con Gesù salivano a Gerusalemme e Lo acclamavano come re di Israele? È qualcosa di più di una cerimonia, di una bella usanza? Ha forse a che fare con la vera realtà della nostra vita, del nostro mondo? Per trovare la risposta, dobbiamo innanzitutto chiarire che cosa Gesù stesso abbia in realtà voluto e fatto. Dopo la professione di fede, che Pietro aveva fatto a Cesarea di Filippo, nell’estremo nord della Terra Santa, Gesù si era incamminato come pellegrino verso Gerusalemme per le festività della Pasqua. È in cammino verso il tempio nella Città Santa, verso quel luogo che per Israele garantiva in modo particolare la vicinanza di Dio al suo popolo. È in cammino verso la comune festa della Pasqua, memoriale della liberazione dall’Egitto e segno della speranza nella

liberazione definitiva. Egli sa che Lo aspetta una nuova Pasqua e che Egli stesso prenderà il posto degli agnelli immolati, offrendo se stesso sulla Croce. Sa che, nei doni misteriosi del pane e del vino, si donerà per sempre ai suoi, aprirà loro la porta verso una nuova via di liberazione, verso la comunione con il Dio vivente. È in cammino verso l’altezza della Croce, verso il momento dell’amore che si dona. Il termine ultimo del suo pellegrinaggio è l’altezza di Dio stesso, alla quale Egli vuole sollevare l’essere umano. […] I Padri hanno detto che l’uomo sta nel punto d’intersezione tra due campi di gravitazione. C’è anzitutto la forza di gravità che tira in basso – verso l’egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravità che ci abbas-

Papa Francesco nell’Enciclica ci invita a riconsiderare le ragioni dell’evangelizzazione nel nostro tempo e ci indica come i cristiani della prima ora hanno obbedito al comando di Gesù Risorto: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”: è proprio dall’aver accolto questo “comando” che si dispiega quel dinamismo di “uscire”, di “andare”, di “partire”, di “seminare”; è grazie all’obbedienza gioiosa di quel comando che il Vangelo è potuto giungere fino a noi, e potrà raggiungere altri, nel corso dei secoli. Anche noi, oggi, sull’esempio dei primi discepoli, con coraggio, senza indugio, senza paura, senza escludere nessuno, abbiamo il compito di uscire, andare, partire, seminare….il Vangelo per-

sa e ci allonta lato c’è la for l’essere ama amore ci atti va in mezzo vità, e tutto d di gravitazio

ristica duran mezzo a noi, sum corda – cezione bibl cuore è quel scono l’intel

LA GIOIA CH

ché raggiunga le “periferie”. Il Papa, però afferma che l’evangelizzazione n azione di singoli, bensì è azione di una comun discepoli, i quali sperimentano nel quotidiano l’a re di Cristo e si lasciano coinvolgere, si lasciano compagnare dalla grazia del Risorto, per fruttifi e fare festa anche e attraverso la bellezza dell turgia. Infatti, la comunità dei discepoli, che fruttifica festa, mediante una sinergia di opere e gesti, è pace di creare alleanze educative per raggiun tutti, anche quelli che si sentono esclusi, per giungerli e portare anche a loro la gioia liberant vangelo. Il Papa afferma che in tutte le regioni della terra… que, anche noi, nella terra che abitiamo, qui e


ELLA FAMIGLIA

Lo condussero via per crocifiggerlo...

…dune ora,

Celebrata la Giornata Diocesana delle Famiglie.

SIMONA PILIA

S il corpo e l’anima. Quel centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito; in cui volontà, sentimento e intelletto si uniscono nella conoscenza di Dio e nell’amore per Lui. Questo “cuore” deve essere elevato. Ma ancora una volta: noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio. Non ne siamo in grado. Proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto, ed è questo che Cristo ha iniziato sulla Croce. Egli è disceso fin nell’estrema bassezza dell’esistenza umana, per tirarci in alto verso di sé, verso il Dio vivente. Egli è diventato umile. Soltanto così la nostra superbia poteva essere superata: l’umiltà di Dio è la forma estrema del suo amore, e questo amore umile attrae verso l’alto. […] Benedetto XVI Omelia per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore, 2011

ce parla di sacrificio, si diceva, la Croce è segno di negazione della vita. Noi invece vogliamo la vita intera senza restrizioni e senza rinunce. Vogliamo vivere, nient'altro che vivere. Non ci lasciamo limitare da precetti e divieti; noi vogliamo ricchezza e pienezza – così si diceva e si dice ancora. Tutto ciò suona convincente e seducente; è il linguaggio del serpente che ci dice: "Non lasciatevi impaurire! Mangiate tranquillamente di tutti gli alberi del giardino!" La Domenica delle Palme, però, ci dice che il vero grande "Sì" è proprio la Croce, che proprio la Croce è il vero albero della vita. Non troviamo la vita impadronendoci di essa, ma donandola. L'amore è un donare se stessi, e per questo è la via della vita vera simboleggiata dalla Croce […] Preghiamo Gesù perché, nello stesso tempo, Egli tocchi noi ed apra i nostri cuori, affinché seguendo la sua Croce noi diventiamo messaggeri del suo amore e della sua pace.

C'è stato un periodo – e non è ancora del tutto superato – in cui si rifiutava il cristianesimo proprio a causa della Croce. La Cro-

Benedetto XVI Omelia per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore, 2006

HE RIEMPIE LA VITA

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Essere genitori, istruzioni per l’uso

ana dall’altezza di Dio. Dall’altro rza di gravità dell’amore di Dio: ati da Dio e la risposta del nostro irano verso l’alto. L’uomo si troo a questa duplice forza di gradipende dallo sfuggire al campo ne del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera libertà. Dopo la liturgia della Parola, all’inizio della Preghiera eucante la quale il Signore entra in la Chiesa ci rivolge l’invito: “Surin alto i cuori!” Secondo la conlica e nella visione dei Padri, il l centro dell’uomo in cui si unilletto, la volontà e il sentimento,

non è ità di amoo acicare la Li-

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siamo chiamati a vivere in uno “stato permanente di missione” (25): questo significa che abbiamo il compito di riscoprire ogni giorno la originaria vocazione della Chiesa per accrescere la fedeltà e la coerenza al mandato del Risorto; perché la Chiesa non è semplicemente un’istituzione umana e terrena, ma è la Sposa santa e immacolata, e benché continuamente bisognosa di rinnovamento, attraverso l’amore per l’umanità, mostra la misericordia del Padre, trasformando ogni realtà al di dentro di se stessa: gli stili, i linguaggi, la rigidità di consuetudini non autentiche e non fedeli al vangelo. La stessa parrocchia, già definita da papa Giovanni XXIII, la “fontana del villaggio”, è chiamata da Papa Francesco “la Chiesa che sta in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie, santuario dove gli asseta-

ti vanno a bere per continuare a camminare…” (28), perciò deve lasciarsi trasformare dall’ascolto della Parola di Dio, per crescere nella vita cristiana, nel dialogo con tutti, nell’annuncio e nella carità generosa, certamente non trascurando di esercitare una pastorale organica in comunione con gli orientamenti dei Vescovi, in ascolto di ogni contributo che possa giungere dai vari carismi sparsi qua e là dallo Spirito e che necessitano di essere riconosciuti, valorizzati e coordinati, perché nessuno sia lasciato a camminare da solo, ma ciascuno si senta parte di un tutto, partecipando del rinnovamento promosso dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nella condivisione delle gioie e delle speranze dell’umanità. di Maria Grazia Pau

iamo sul ponte di una nave esposta a un vento della malora e cerchiamo di stare in piedi”. Con questa immagine, metafora dell’essere genitori oggi, Mauro Magatti, docente di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha aperto il suo intervento alla Giornata diocesana delle famiglie, celebrata domenica 30 marzo nei locali del Seminario arcivescovile. È questo il momento forte di incontro per coppie con o senza figli provenienti dalle più diverse realtà parrocchiali o associative con percorsi umani profondamente differenti fra loro, ma con un fondamentale punto in comune: aver posto Cristo al centro della coppia. La giornata ha avuto inizio con un momento comunitario di preghiera con la partecipazione dei bambini e dei genitori, curato dalla Commissione diocesana di Pastorale familiare. Subito dopo i bambini hanno lasciato l’aula magna del seminario insieme agli scout dei gruppi Agesci, mentre i loro genitori si sono posti in ascolto di Chiara Giaccardi, moglie di Mauro Magatti e come lui docente universitaria di sociologia alla Cattolica di Milano. Diversi gli spunti di riflessione emersi da un’analisi attenta della realtà contemporanea, un mondo nel quale gli adulti faticano a crescere, spostando in avanti con ogni artificio il momento nel quale dovranno assumersi delle responsabilità, nel quale i ragazzi si convincono che le scorciatoie offerte dalla tecnologia non siano solo virtuali ma li esentino da un impegno serio per la costruzione del futuro. Non esistono ricette preconfezionate di sicuro successo ad uso dei genitori alle prese con il difficile compito dell’educazione, sottolineano con decisione i relatori. Ecco quindi che la famiglia deve imparare a nutrirsi della poesia delle piccole cose quotidiane, educare alla vera libertà, che non significa fare ciò che ci pare, lasciandosi avvolgere dal legame familiare, l’abbraccio che

supporta e non costringe. Filo conduttore degli interventi dei due relatori è certamente l’essere testimoni credibili per i figli, in considerazione del fatto che loro ci osservano ben più di quanto siano disposti ad ascoltare discorsi che non vedono messi in pratica dai genitori. La testimonianza diventa quindi la forma migliore di comunicazione. Dopo un momento di riflessione di coppia su questi temi, i relatori hanno risposto alle diverse domande inerenti soprattutto il rapporto genitori/figli, la vita di fede in famiglia, il dosaggio delle nuove tecnologie e gli interventi attesi e non sempre realizzati da parte delle istituzioni. Nel corso del pranzo, ricco di incontri vecchi e nuovi, la condivisione ha preso vita, così come il suggerimento del mattino di non lasciare che le famiglie si ripieghino su se stesse, vivendo in solitudine l’avventura dell’educazione. Altrettanto gioioso il pomeriggio con un intervento del “Movimento per la vita”, che ha affidato ai padri la guida di una riflessione con i figli sull’importanza dell’esistenza di ciascuno e alle madri il racconto dei momenti e delle emozioni vissuti durante la gestazione; quindi ha animato un gioco a squadre adatto a tutte le età. Divertente e coinvolgente poi lo spettacolo dei burattini curato da Fabio Pisu. La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica presieduta da Monsignor Miglio, attorniato dai bambini che ha voluto accanto a sé anche per il servizio liturgico, animata dal coro e vissuta con emozione e intensità da tutte le famiglie. Davvero una bella giornata all’insegna del “Vangelo della famiglia”, come ha sottolineato il vescovo nell’omelia, incoraggiando le famiglie ad attingere alla luce della fede per una testimonianza quotidiana della bellezza dell’amore coniugale nella comunità cristiana e nella società.


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PORTICO

DOMENICA 13 APRILE 2014

TESTIMONIANZE Due carissimi amici. Potrei definirli soltanto così questi due sacerdoti che a breve distanza, l’uno dall’altro ci hanno preceduto nella Patria. Non erano preti di parrocchia ma sapevano” dell’odore delle pecore” perché avevano sempre lavorato nelle parrocchie in second’ordine, senza mai diventare parroci. Erano due “Clerici” nel senso tradizionale del termine, due persone dotte e intellettualmente preparate: due “Dottori” uno in biologia e uno in filosofia. Parliamo di Don Fanni. Persona dolcissima che mi domando come abbia potuto insegnare nei licei pubblici di Cagliari le materie scientifiche ,quando lo stereotipo del professore di matematica e di scienze è una professoressa non sposata, piuttosto bisbetica e un tantino acida. Don Fanni: no. Era una persona dolcissima. Per un certo periodo è stato anche direttore spirituale del Seminario Regionale di Cagliari ed ho conosciuto sacerdoti che gli erano rimasti molto affezionati tanto da averlo sempre tenuto come confessore. Mi dicevano che per un lungo periodo regalava un milione di lire ai sacerdoti al momento dell’ordinazione. Viveva dignitosamente in un appartamento di sua proprietà e prestava regolare servizio nella Parrocchia di san Carlo Borromeo dedicandosi soprattutto al ministero della riconciliazione sempre in perfetta comunione e fraternità con don Gavino e col Padre Moschetti

A

formando così un bel presbiterio parrocchiale senza titoli ma molta realtà. Venne l’anzianità che portò i suoi acciacchi e fu necessario che si trasferisse a Dolianova dove le Suore lo accolsero amorevolmente insieme agli altri sacerdoti anziani. Nella Cattedrale di Dolianova celebrò il suo cinquantesimo di Messa e tante persone giunsero da Cagliari per festeggiarlo e ringraziarlo. Non volli perdermi le scene di affetto che tanta gente faceva a questo anziano prete e mi misi accanto a Lui mentre riceveva i complimenti nella Piazza davanti ala Chiesa . C’era di tutto: suoi antichi alunni, suoi penitenti e tanti suoi beneficiati anche economicamente perché, come si diceva, don Fanni aveva le mani bucate. Era un amico del Vescovo. Con me ci divertivamo a parlare in francese, minacciavo di farlo monsignore ma si scherniva e si raccomandava di lasciarlo semplice prete. Se n’è andato silenziosamente, in punta di piedi come era vissuto ma son certo che in Paradiso Gli avranno fatto una gran festa. La storia di Don Giancarlo è tutta diversa. Aveva fatto i suoi studi all’Università Lateranense e si era formato al Seminario Romano Maggiore. Lo conobbi nella Parrocchia Romana di Casalbertone dove ero viceparroco e lui veniva dall’Apollinare per il servizio domenicale. Poi c’eravamo persi di vista e l’ho ritrovato a Cagliari quando fui nominato Arcivescovo. Lo trovai molto pro-

Le sfide piacciono molto al cinema, forse perchè il cinema stesso è di per sé una sfida. Immaginare di raccontare una storia in immagini vuol dire prima di tutto fidarsi della potenza del suo messaggio, poi mettere a disposizione tutte le proprie forze per realizzarla, e infine affidarsi alla buona riuscita sperando in un successo. Rush, l'ultimo film del regista Ron 'Richie Cunningham' Howard, mette in campo una storia di sport ma come al solito anche o sopratutto umana, dove la sfida è doppia: da una parte produttiva e dall'altra quella (ben più importante) tra i due protagonisti, autisti-beniamini della Formula 1 negli anni '70 ma già avversari di vecchia data dalle corse in formula 3, Niki Lauda (Daniel Bruhl) e James Hunt (Chris Hemsworth). La loro personale sfida nelle auto da corsa è diventata per gli appassionati una pietra miliare nella storia dello sport, e per gli inesperti il ricordo di un incidente sportivo mai dimenticato. Il film segue i personaggi in parallelo per poi farli confluire in una pista unica, quella del Gran Premio 1976 dove si riconcorsero per tutta la stagione, dopo che Lauda aveva già vinto il titolo mondiale con la Ferrari e Hunt con la McLaren gli stava alle costole. La straordinarietà del film sta nel farne un minestrone molto ben mescolato, dove gli elementi si amalgamano in modo perfetto tra loro ma allo stesso tempo restano scindibili quanto basta per non fare del tutto un insieme confuso e disorganizzato di elementi. Complice anche l'interesse limitato di Ron Howard per il tecnicismo automobili-

vato dalle incomprensioni che c’erano state e che lo avevano segnato profondamente. Pensai di affidargli la piccolissima parrocchia del Villaggio dei pescatori, poi l’ufficio di Cancelliere della Curia e infine Canonico della Cattedrale. Aveva riconquistato la serenità e lavorava con gusto. Lo nominai segretario del Sinodo Diocesano e mi seguì in tutti gli incontri che facevo nei vari vicariati raccogliendo in minuziosi verbali tutta la ricchezza delle testimonianze dei fedeli. Nell’Archivio dell’Arcivescovo resterà la testimonianza di questo prezioso lavoro. Continuava a studiare la sua filosofia e soprattutto San Tommaso e ogni tanto mi offriva dei saggi filosofici che, a dir la verità, non splendevano per chiarezza ma per profondità. Su questo mi piaceva scherzare e stava volentieri al gioco. Era un amico e mi ha insegnato ad usare il computer. Non stava bene quando apprese che un suo compagno di classe del Seminario Romano era stato fatto Cardinale e che era stata organizzata una rimpatriata di tutti i compagni. Nonostante la precaria salute volle andare a Roma e fu fatale, dopo qualche giorno di ospedale , quando sembrava che tutto fosse in via di soluzione, venne il Signore a chiamarlo con se ed entrare con don Fanni ad arricchire il presbiterio Cagliaritano del cielo. + Mons. Giuseppe Mani Arcivescovo Emerito di Cagliari

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

Oggi parliamo di… arte e fede La parrocchia di Guasila (Terenzio Puddu) Domenica 13 aprile ore 18.10 Lunedì 14 aprile ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 13 aprile ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Occhiali per comunicare Martedì 15 aprile ore 19.10 Mercoledì 16 aprile ore 8.30 L’ora di Nicodemo Evangelii Gaudium Lettura dell’Esortazione (nn.135159) di Papa Francesco Mercoledì 16 aprile 21.30 Oggi parliamo con… Enzo Bianchi - Priore di Bose Sabato 12 aprile 19.10 Domenica 13 aprile ore 10.30

É uscito il Dvd di Rush, l’ultimo film di Ron Howard

L’epopea di Lauda VALERIA USALA

stico e l'agonismo sportivo all'ennesima potenza, il film ha in sé la forte presenza di entrambi gli elementi ma ne parla in modo contenuto, e questo permette che dalla passione si passi quasi subito a parlare di uomini appassionati, argomento molto più denso di emozioni e adatto per un film. La passione ci anima, ci permette di intraprendere delle sfide e cercare con tutti noi stessi di uscirne vincitori, ma ci permette anche di tirare fuori il peggio di noi stessi in nome della competizione, di cadere e infine di rialzarci. La storia inquadra tutti questi passaggi in modo magistrale, senza lasciare spazio a moralismi o forzature narrative per educare: Lauda è mostrato come il campione per eccellenza, intelligentissimo e determinato ma personalmente introverso e antipatico; Hunt invece (da buon 'nemico') gli si oppone mostrando in campo come nella vita tanto fascino quanta inaffidabilità. Due personalità diversissime,

tutte e due vincenti nonostante le sofferenze personali, che inevitabilmente si scontrano ma trovano l'uno nell'altro la chiave per trasformare lo scontro in confronto, e da quello vicendevolmente imparano. Il film si fa quindi forte di queste due prove attoriali superlative per mostrare cosa c'è, o almeno c'era a quei tempi, sotto l'involucro dorato del mondo sport. E pensare che oggi le sfide che coinvolgono gli sportivi non sono più 'in campo' ma in tribunale per evitare condanne all'uso di doping, o addirittura davanti allo specchio per chi mostra il look migliore nelle riviste di gossip. Sembra quasi smarrito il senso di vero agonismo, di quelle sfide che non durano un'ora ma tutta una vita, e proprio per questo sono spettacolari. Ron Howard, quasi senza accorgersene (ma forse più con la consapevolezza intelligente dell'artista, quella che non si mostra) non educa ma dà una lezione da grande maestro,

Sa Passioni La Passione di Gesù Cristo Voce narrante Gianluca Medas Venerdì 18 aprile 17.00 Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 Lampada ai miei passi (14 – 20 aprile) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Giulio Madeddu Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa

ovvero che lo spettacolo è vero solo quando non è costruito, ma naturale (anzi quasi animale) e fatto di istinto. Dall'istinto viene fuori una forza inaspettata che ha dell'incredibile, e così Niki Lauda si riprende dopo soli 42 giorni in ospedale, in seguito ad un incidente in pista che gli aveva procurato ustioni su tutto il corpo, ed è proprio il pensiero di non arrendersi alla sfida che lo tiene in vita. Questo realismo sportivo va di pari passo con il realismo delle inquadrature e della resa visiva: le corse sono state ricreate tutte dal vivo, compreso il circuito testimone dell'incidente di Lauda e la gara finale di Fuji, ripresa sotto la pioggia battente come nell'originale. Ogni parte della macchina è importante per l'automobilista che la guida così come ogni ingranaggio è funzionale alla buona riuscita della corsa. Questa corsa il regista l'ha vinta, lui che di tecnica ed esperienza ne ha da vendere (ricordando A beautiful mind, ma anche blockbuster come Il codice da Vinci), con l'aiuto però indispensabile degli attori e di tutta una troupe che, troppo spesso si dimentica, è l'impalcatura del film e ne regge l'intero peso. Il peccato è che, nonostante la potenza sprigionata, il film non sia riuscito nell'impresa di vincere nemmeno un premio, che in quanto a storia e realizzazione sarebbe stato più che dovuto. Ma quella dei riconoscimenti di merito, si sa, per alcuni è una sfida quasi impossibile da vincere. Per fortuna però, l'insegnamento dello sport va ben oltre la vittoria così come il valore di un film va ben oltre il premio.


DOMENICA 13 APRILE 2014

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Fede e cultura. L’opera del marmoraro D. A. Spazzi nella parrocchiale di Siliqua.

Siliqua, il talento artistico dello Spazzi splende nei marmi dell’altare maggiore Gli archivi hanno rivelato che l’altare maggiore della chiesa di San Giorgio è un’opera dello Spazzi realizzata tra il 1749 e il 1753 V. SANNA - A. SECCI

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OPO LA NOSTRA scoperta

nel 2011 dell’autore del paliotto d’altare (1744) nella parrocchia Beata Vergine Assunta di Villaspeciosa, ovvero il marmoraro Domenico Andrea Spazzi (Lanzo d’Intelvi 1711- Cagliari 1765), scopriamo oggi che anche Siliqua beneficiò della maestrìa del marmolero Spazy, appartenente ad una famiglia di marmorari originari di Lanzo d’Intelvi (CO) che attraverso complessi intrecci familiari operò fra il ‘700 e il primo quarto dell’800, soprattutto nelle Diocesi di Cagliari, Oristano e Ales, con le famiglie Spazzi e Franco. Lo Spazzi può senz’altro essere annoverato fra i migliori artisti che operarono nella nostra isola nel corso del XVIII secolo. Sulla base di documenti rinvenuti presso l’archivio storico diocesano della Curia Arcivescovile di Cagliari (Causa Pia n.3 Siliqua 1709-1766), possiamo affermare che la maestrìa di Domingo Spazy marmolero è oggi ancor più documentata dallo splendido complesso in marmi policromi

individuato recentemente nel presbiterio della parrocchia dedicata a San Giorgio a Siliqua, manufatto eseguito dal maestro fra il 1749 ed il 1753. L’altare é senza dubbio una delle opere migliori dello Spazzi. Fu completato in cinque anni per l’importo complessivo dell’opera di 1100 lire sarde. L’ultima rata fu saldata il 28 novembre 1753, quando Domenico Andrea ricevette la somma di 25 lire sarde per il completamento dell’altare di marmo (pago a Domingo Spazy marmolero para cump.to de la faena del altar de

marmol). Abbiamo purtroppo notato elementi di degrado del manufatto. Da qui la necessità di un immediato restauro conservativo che ne preservi la monumentalità e la bellezza architettonica. In questo articolo comunichiamo i dati essenziali della scoperta rimandando ad un lavoro più completo (in stampa) i dati esaustivi della nostra ricerca che comprende anche la recentissima attribuzione a Domenico Andrea Spazzi dell’altare maggiore e balaustra, anni 1747-1752, nella parrocchiale Santa Barbara di

Furtei (Furtei, Causa Pia n.1, Anni 1692-1755). Un ringraziamento particolare deve andare al parroco della chiesa di san Giorgio Martire di Siliqua, don Giuseppe Orrù, per la piena disponibilità e collaborazione in occasione della realizzazione di questi studi.. Oltre a don Giuseppe è importnate esprimere il ringraziamento al direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Cagliari , Mons. Tonino Cabizzosu e ai suoi collaboratori per l’indispensabile supporto tecnico che ha permesso il successo della nostra ricerca.

Cerchiamo un progetto serio, che porti il sorriso tra la gente.

Partecipa al concorso ifeelCUD, puoi vincere fino a 29.500€ per un progetto di solidarietà. Scopri come su www.ifeelcud.it Partecipare è semplicissimo. Insieme al tuo parroco, crea una squadra, raccogli le schede allegate ai modelli CUD e scrivi un progetto che abbia come obiettivo quello di migliorare la vita della tua parrocchia. Potrai vincere un contributo fino ad un massimo di 29.500 € per realizzare il tuo progetto di solidarietà. In più, se presenti anche un video, potrai ricevere un bonus del 10% sulla somma vinta. Partecipando, porterai un sorriso tra le persone a cui vuoi bene e contribuirai a sostenere anche i tanti progetti che la Chiesa cattolica porta avanti in Italia e nel Mondo. Il concorso è organizzato dal Servizio C.E.I. per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica in collaborazione con il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della C.E.I. e con i Caf Acli.

IL PORTICO

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brevi GIOVENTÙ FRANCESCANA

Convegno regionale a Samassi Si è svolto a Samassi il convegno regionale della Gioventù Francescana (Gi.Fra). Oltre 70 giovani provenienti dalle varie fraternità della Sardegna si sono radunati insieme per riflettere sul significato del "Sì" alla chiamata del Signore. Una chiamata alla santità che, sulle orme di Francesco e Chiara di Assisi, può trasformare ciascuno di noi in un annunciatore del Regno di Dio e della sua giustizia. La giornata ha avuto inizio con la celebrazione eucaristica, presieduta da Padre Luca d'Achille, assistente dei frati minori cappuccini. Al termine, nei locali della scuola

elementare messi a disposizione dal sindaco, si è svolta la relazione del convegno, affidata ai componenti del consiglio regionale della Gifra. Ognuno ha raccontato le tappe della propria chiamata alla fraternità e, nello specifico, al servizio della fraternità regionale. La giornata si è chiusa con la suggestiva cerimonio del rinnovo della Promessa della Gioventù Francescana: la liturgia, semplice ed emozionante è stata guidata da Padre Silvano Bianco, assistente dei frati minori conventuali. La promessa un impegno di vita con il quale ogni giovane si impegna a vivere l'Eucarestia come centro, il Vangelo come guida, la Chiesa come madre, i poveri e gli ultimi come fratelli. Al momento dei saluti la presidente regionale Chiara Fiorentino ha salutato tutti i partecipanti. "Il prossimo appuntamento che vivremo ha detto al termine del convegno è il capitolo regionale che si svolgerà dal 23 al 25 maggio. Un appuntamento importante per la nostra fraternità che dovremo vivere tutti da protagonisti". (Michele Spanu)

L’11 APRILE

La Via Crucis sul colle S. Michele Venerdì 11 alle 20, a partire dalla chiesa parrocchiale di Sant’Eusebio di Cagliari, è prevista la Via Crucis sul colle di San Michele, che tradizionalmente si svolgeva a Monte Urpinu.


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IL PORTICO DELLA CARITAS

IL PORTICO

il fatto ALES - TERRALBA

La Caritas in aiuto a dieci aziende di Uras Dieci aziende di Uras potranno ripartire dopo l’alluvione dello scorso 18 novembre che le ha danneggiate fortemente. Nei giorni scorsi nell’aula consiliare del comune oristanese la Caritas di Ales – Terralba ha consegnato importi variabili da qualche migliaio ad alcune decine di migliaia di euro ad aziende che avevano visto spazzata via la loro attività a seguito del passaggio del ciclone Cleopatra. “Eravamo già intervenuti nell’immediato – racconta monsignor Angelo Pittau, direttore della Caritas diocesana – con la fornitura di prodotti e beni essenziali per un minimo di sollievo verso chi aveva visto sparire il lavoro e i sacrifici di una vita. Ora abbiamo voluto sostenere la ripresa dell’attività di alcune aziende che la stessa amministrazione comunale ci aveva segnalato. Devo registrare la completa onestà di chi abbiamo premiato: un’azienda ha richiesto una cifra precisa, 2.309 euro e quella somma ha ricevuto, segno che davvero nessuno ne ha approfittato”. Le aziende, otto artigianali e due agricole, sono le prime ed è possibile che, grazie ad eventuali altri fondi, si possa intervenire in soccorso di altre che avrebbero necessità di aiuto. La Caritas della diocesi di Ales Terralba ha scelto di puntare sul

mondo del lavoro e non di elargire contributi senza distinzioni, dando un segnale all’economia, con la speranza che le attività produttive possano davvero ripartire e garantire il domani all’intera comunità di Uras. Non beneficienza o sussidi ma sostegno alle imprese per farle ripartire, un segnale chiaro: per rimettere in moto l’economia al centro va rimesso il lavoro e le imprese con i loro addetti. La crisi e l’alluvione in alcuni casi avevano sortito un effetto mortale sulle aziende non solo di Uras. Così la Caritas ha fatto una scelta precisa, in attesa che la burocrazia arrivi a definire gli interventi, non ancora messi in campo a distanza di cinque mesi dall’alluvione. Una notizia quella relativa a questo intervento della Caritas di Ales – Terralba che come al solito ha trovato poco spazio nella comunicazione mentre il lamento o i gesti estremi di chi è stato travolto dalla crisi si è guadagnato le prime pagine. La foresta che cresce continua ad essere offuscata dall’albero che cade.

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Convegno Nazionale. L’invito a valorizzare il ruolo della Caritas nella pastorale ordinaria.

Mettersi alla scuola della carità per costruire con coraggio il bene comune Mons. Miglio ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nel secondo giorno dei lavori: “La parola ‘solidarietà’ si è logorata, è molto di più di qualche atto sporadico di generosità” F. A.

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I PIACE VEDERE nel cam-

mino della Caritas italiana qualcosa di simile a ciò che ha visto il profeta Ezechiele: essa ha iniziato da realtà piccola, crescendo sempre più fino a diventare un fiume navigabile, che ora ha la forza di risanare le regioni di sofferenza e di morte». È uno dei passaggi più significativi pronunciato da Monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, durante l'omelia della celebrazione comunitaria del Convegno nazionale della Caritas, nella serata dello scorso martedì 1° aprile. Oltre seicento convegnisti presenti nella cornice della basilica di Nostra Signora di Bonaria, presieduta da mons. Miglio e concelebrata, tra i vari sacerdoti e vescovi, da una folta rappresentanza della Conferenza Episcopale Sarda. In apertura della santa messa, il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, ha voluto sottolineare il legame ideale con la visita a Cagliari di Papa Francesco: «Ci tro-

Monsignor Arrigo Miglio celebra l’Eucaristia nella Basilica di N. S. di Bonaria.

viamo in questa circostanza – ha spiegato don Soddu dall'ambone – nello stesso luogo dove lo scorso 22 settembre il Papa ha voluto lanciare un messaggio di speranza e incoraggiamento, condividendo lo stesso sentimento che in quel momento ha animato il Santo Padre». A riguardo, durante la sua omelia l'Arcivescovo ha ricordato gli ottimi rapporti stretti dalla Chiesa di Cagliari con quella di Buenos Aires, diventati ancora più forti grazie alla nuova relazione stabilita con la Caritas della capitale argentina. Mons. Miglio si è poi soffermato sui compiti propri della Caritas che, ha

ricordato l'Arcivescovo, ancora non sono stati compresi appieno da tutta la comunità cristiana, con la carità spesso ridotta a un mero e semplice assistenzialismo. Per spiegare meglio questi concetti, l'Arcivescovo ha fatto riferimento ad alcuni paragrafi della “Caritas in Veritate”, enciclica in cui Papa Benedetto XVI sostiene come la 'caritas', intesa come 'agape', per sua stessa natura «è chiamata a sedere al tavolo dei progetti, perché conosce la persona cui essi sono destinati. Come comunità cristiana è importante che compiamo un passaggio per arrivare alla comprensione piena del significato

di 'caritas' e dei suoi compiti». Mons. Miglio ha poi citato anche alcuni passi dell'Evangelii Gaudium di Papa Francesco, con la Chiesa che non può, né deve restare «ai margini della lotta per la giustizia, in cui tutti sono chiamati a costruire un mondo migliore». Ancora nell'Evangelii Gaudium, ha proseguito l'Arcivescovo, il Santo Padre ricorda a tutti l'importanza della collaborazione «per risolvere le cause strutturali della povertà e promuovere lo sviluppo integrale dei poveri. La parola 'solidarietà' si è logorata e a volte la si interpreta male, dice Papa Francesco: è più di qualche atto sporadico di generosità», ha spiegato mons. Miglio, ribadendo la necessità di riaffermare la centralità di temi fondamentali come la famiglia («Riconoscere i diritti primari della famiglia cambia la società civile», ha detto il presule) e il lavoro, visto come problema urgente «non solo per la Sardegna ma per tutto il paese, affinché possa essere un veicolo attraverso cui entra una nuova acqua risanatrice per la famiglia e per tutta la nostra società», ha concluso mons. Miglio. Al termine della celebrazione, i festeggiamenti “civili” nel chiostro del Seminario Regionale, con una tipica cena sarda: presenti, oltre a gran parte dei convegnisti, anche il presidente del Consiglio Regionale, Gianfranco Ganau e, in rappresentanza del Comune di Cagliari, il presidente della commissione Politiche Sociali Fabrizio Rodin.

Una vera esperienza di Chiesa

Foto Caritas Italiana


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IL PORTICO DELLA CARITAS

Convegno nazionale. Oltre seicento persone hanno partecipato all’appuntamento.

Caritas diocesane, servire Dio e l’uomo nelle varie periferie del nostro tempo La Caritas nel territorio si mette al servizio dell’intera comunità ecclesiale cercando di vivere con uno stile di prossimità MARIA CHIARA CUGUSI

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«Dobbiamo essere capaci di portare i frutti del nostro essere Caritas al servizio della Chiesa, dal locale al nazionale e viceversa, in un processo di costante ridefinizione del nostro stare quotidianamente nelle periferie esistenziali». Questo l’auspicio di Mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas Italiana, durante il 37° Convegno nazionale Caritas ‘Con il Vangelo nelle periferie esistenziali’, ospitato dalla Diocesi di Cagliari, dal 31 marzo al 3 aprile scorso. Il tutto grazie a un impegno di revisione «che riguarda lo stile proprio di ogni Caritas nel suo territorio, ma anche il lavoro comune della Caritas nei suoi organi istituzionali, con la massima attenzione alle persone che siamo chiamati a servire nella Chiesa e mediante la Chiesa». Quattro giornate di confronto, che hanno visto riuniti rappresentanti

I responsabili di Caritas Italiana con il gruppo di Cagliari.

di tutta la Chiesa italiana: tra i partecipanti, i vescovi sardi e di altre diocesi del Paese, e oltre 600 direttori e operatori delle Caritas diocesane d’Italia. Tra i momenti centrali dell’accoglienza, la celebrazione della Messa nel Santuario di N.S. di Bonaria, presieduta da Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda. Tra gli interventi, quello teologicopastorale di Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, sul tema del Vangelo e periferie esistenziali, quello di Chiara Giaccardi, sociologa dell’Università cattolica di Milano, sul tema della povertà, e quello di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino e Presidente del Comitato preparatorio del Conve-

Don Soddu, fare rete per stare con i poveri M.C.C.

un ‘decentramento’ dell’azione delle Caritas, «in vista di una costante conversione pastorale, dell’interpretare i segni dei tempi, nella unanime consapevolezza di voler raggiungere, rinnovati, ‘la carne viva del Signore’». Inoltre, la necessità di puntare alla formazione e identificare nuovi luoghi dove testimoniare la carità, dalle famiglie alle parrocchie, promuovendo percorsi che siano «a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati». Sono alcuni dei punti toccati da don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, nella relazione finale del 37° Convegno nazionale ‘Piste di lavoro per un cammino comune’. Un impegno che mira a «verificare l’esistente, sperimentando modalità nuove di evangelizzazione del sociale, a partire da alleanze, inedite o

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A NECESSITÀ DI

rilanciate, con tutti coloro che vogliono vivere la sfida della carità», intesa come criterio fondante di ogni comunità. Di fronte ai bisogni concreti, Caritas Italiana destinerà un programma di contributi destinati all’ acquisto di beni alimentari, per compensare il ritardato avvio del Fondo di aiuti europei ai meno fortunati (Feamd), che sarà attivato solo dal prossimo autunno. Allargando lo sguardo a livello europeo e mondiale, «oggi è impossibile pensare di concepire un’Europa a prescindere dalle migrazioni», spiega don Soddu, e sempre più l’Europa «dovrà mettere al centro l’uomo e non la finanza, le comunità e non le lobby, i poveri e non i potenti». Inoltre, all’Expo 2015 la Caritas, grazie alla mobilitazione della campagna ‘Cibo per tutti’, «dirà con Papa Francesco che il cibo è il primo dei diritti umani fondamentali, senza il quale non vi è neanche la vita».

gno ecclesiale: quest’ultimo ha proiettato i partecipanti proprio verso il Convegno ecclesiale che si svolgerà nel 2015 a Firenze, “In Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”, auspicando «un umanesimo capace di quell’atto di amore che - come ricorda il Papa nell’Evangelii Gaudium al n. 199 - ci permette di apprezzare il povero nella sua bontà propria, col suo modo di essere, con la sua cultura e il suo modo di vivere la fede. Solo così si potrà accompagnare ogni povero nel cammino della sua liberazione e questo renderà possibile che egli si senta a casa sua nella comunità cristiana». Inoltre, il confronto ha allargato lo sguardo oltre i confini italiani, con la tavola rotonda “Con il Vangelo nel centro dell’Europa’, in cui sono

intervenuti S.E. Mons. Youssef Soueif, arcivescovo di Nicosia e presidente di Caritas Cipro e Jorge Nuño Mayer, segretario generale di Caritas Europa. L’arcivescovo ha sottolineato come le sfide odierne richiedano un intervento rapido e organico da parte della UE e dei governi di ogni paese. «Anche la Chiesa - ha aggiunto - è chiamata a dare il suo contributo in particolare al livello dei valori, affinché si recuperi la dimensione umana e comunitaria del progetto europeo, finora sacrificata alla dimensione economica con effetti che constatiamo ogni giorno, nelle nostre parrocchie e nelle nostre Caritas diocesane». Mayer ha ricordato la finalità principale di Caritas Europa, rappresentare nei paesi europei «l’esperienza delle parrocchie, dei progetti, dei centri, delle diocesi, portare i valori cristiani al cuore delle istituzioni europee e influenzare le decisioni negli ambiti della politica sociale, dell’immigrazione e dei richiedenti asilo, come anche delle politiche di sviluppo». Non sono mancati i riferimenti alla realtà sarda, con il saluto, in apertura della giornata conclusiva, del neo-Presidente della Regione Francesco Pigliaru ai convegnisti, in cui egli ha evidenziato l’impegno dell’amministrazione pubblica nella prevenzione della povertà, a partire dall’istruzione e dalla lotta alla dispersione scolastica.

Don Lai, l’importanza di essere Chiesa “in uscita” M.C.C.

CHIESA più umanizzata, proiettata non soltanto verso la liturgia, ma totalmente inglobata nel presente, che, attraverso il mistero dell’incarnazione di Gesù, sia capace di vivere il Vangelo stando nell’umanità, nel volto della famiglia, dei giovani, nel lavoro, nelle difficoltà, una Chiesa che sia in grado di progettare. È l’auspicio di Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana e delegato regionale Caritas, in conclusione del 37° Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Don Lai traccia un bilancio del Convegno, con i buoni risultati ottenuti sia a livello organizzativo, che dal punto di vista «dell’accoglienza umana e spirituale offerta dalla Chiesa locale e dal popolo sardo». Un momento di confronto grazie anche al contributo delle relazioni, da quella teologico-pastorale di En-

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zo Bianchi con «una riproposta di coerenza tra la vita della Chiesa e il Vangelo, condizione senza la quale non si può essere realmente cristiani», alla lettura socio-politica di Chiara Giaccardi, che costituisce «un’occasione per smarcare in maniera definitiva la ‘caritas’ dall’essere quasi un ‘optional’ nella vita della Chiesa e del credente, grazie al recupero dell’identità originaria della Chiesa, alla luce del Concilio Vaticano II: non introversa ma estroversa, una ‘Chiesa in uscita’, capace di trasmettere i grandi valori del Vangelo». Inoltre, don Lai fa riferimento all’intervento di Mons. Cesare Nosiglia, «che ci ha proiettato verso il Convegno di Firenze 2015: ecco allora la dimensione umana di Cristo, di una Chiesa che deve accorciare le distanze dall’umanità di oggi, stare dentro i contesti attuali: un nuovo umanesimo alla luce delVangelo ma anche del Cristo incarnato; una Chiesa non altra, non in attesa, ma piena di umanità».

IL PORTICO

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cronaca NEGLI STAND

In vetrina il lavoro delle Caritas della Sardegna Durante la serata ‘Attraversiamo l’Isola: un percorso tra i Semi della Carità che divengono Alberi di Comunità’, le Caritas della Sardegna si sono raccontate ai convegnisti, ognuna con la propria storia e creatività. «Un percorso metaforico, ma anche reale - spiegano gli organizzatori - contrassegnato dagli stand, in cui è emersa l’originalità delle Diocesi sarde, assimilate agli alberi autoctoni: non alti, ma con radici resistenti, che si sono espansi in larghezza, sviluppando frutti importanti». Negli stand, i prodotti tipici, i servizi, le ‘opere-segno’ e le progettualità promosse dalle Caritas di fronte alle ‘periferie esistenziali’. Un viaggio da sud a nord dell’Isola, a iniziare dallo stand della Caritas di Cagliari, che ha raccontato i propri servizi e progetti, dall’ascolto all’inclusione sociale, dall’impegno con i migranti a quello contro l’emergenza alimentare. Poi, la Caritas di Iglesias, con l’attività della Casa di accoglienza Santo Stefano e con l’impegno accanto ai Rom; quella di Ales-Terralba, con i progetti promossi in Ciad e in altri paesi dall’associazione Piccoli progetti possibili; quella di Oristano, con l’impegno nel carcere, con gli immigrati e con l’accoglienza dei bimbi vittime del disastro di Fukushima, che, ogni anno, vengono ospitati nella Diocesi, in collaborazione con l’associazione ‘Orto dei sogni’. Ancora, la Caritas di Alghero-Bosa, con ‘Punto d’Incontro’, un laboratorio destinato a persone con disabilità psichiche non gravi, e con ‘Casa Main’ per le madri in difficoltà (in via di realizzazione). E la Caritas di Sassari, con il ‘Circo in parrocchia’ per i giovani e con la missione in Romania; le Caritas di Tempio-Ampurias e Nuoro, con l’impegno nella ricostruzione post-alluvione; infine, quella di Ozieri, con i progetti per l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà, insieme alla cooperativa SPES. APPUNTAMENTI

Una domenica di solidarietà Una domenica speciale tra arte, cultura e solidarietà, è quella organizzata dall’Associazione “Orientare”, con la collaborazione del Comune di Cagliari e della Caritas Regionale. Una raccolta di fondi, un contributo concreto alla popolazione di zona di Olbia colpita dalla terribile alluvione. L’evento, previsto per domenica 13, costituirà l’occasione di visitare i Musei Civici e i Beni Culturali della città che fungeranno da volano per la raccolta dei fondi. Queste le strutture coinvolte: Galleria Comunale d’Arte, Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu, Antico Palazzo di Città, Torre dell’Elefante e quella di San Pancrazio, Cripta di Santa Restituta, Villa di Tigellio, Grotta della Vipera. L’incasso, come concordato con il Comune di Cagliari e la Caritas Regionale, verrà interamente devoluto alla Scuola Primaria “Maria Rocca” di Olbia.


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IL PORTICO DELLA CARITAS

IL PORTICO

segnalazioni GIULIANO VIGINI

Il nuovo modo di essere Chiesa Proseguendo il discorso iniziato con Il parroco del mondo (2013), Giuliano Vigini, uno dei nomi più noti del mondo editoriale e della cultura cattolica, esamina in questo nuovo saggio il magistero di papa Francesco a un anno dalla sua elezione al soglio di Pietro (13 marzo 2013) e, attraverso sei brevi capitoli (Per una fede più autentica; Il volto della misericordia; Le periferie della vita; Nel cuore dei giovani; La nuova evangelizzazione; Il decalogo ecclesiale di Papa Francesco), aiuta il lettore a scoprire il nuovo modo di essere Chiesa che il pontefice promuove attraverso gesti e parole divenuti ormai familiari. IN LIBRERIA

Le testimonianze di fede delle donne Mamme e donne, avanti con questa testimonianza!”. Poche parole, pronunciate da papa Francesco danno il senso del libro “Tenacemente donne”, delle giornaliste vaticaniste Alessandra Buzzetti (TG5) e Cristiana C a r i c a t o (TV2000), con prefazione di Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, e postfazione del cardinale Georges Marie Martin Cottier, teologo emerito della Casa Pontificia. Le testimonianze raccolte nel libro sono una sorta di risposta a quell’incitamento così accorato, più volte ripreso dallo stesso pontefice. “Tenacemente donne” racconta la vicenda di donne coraggiose che, sul palcoscenico del mondo o dietro le quinte, testimoniano la bellezza generatrice della fede.

DOMENICA 13 APRILE 2014

Personaggi. Parla Enzo Bianchi, fondatore e Priore della comunità monastica di Bose.

“Il valore della solidarietà è legato alla fraternità che nasce dal Vangelo” Per il Priore la sobrietà e la solidarietà devono diventare prassi quotidiana nella Chiesa. La prossimità è un elemento caratteristico nell’azione dei Pastori ROBERTO COMPARETTI

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OLTO NOTO della tv e fine os-

servatore della realtà, Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, è stato ospite del Convegno nazionale delle Caritas diocesane. A lui il compito di offrire una lettura teologico – pastorale della realtà e delle dimensioni nelle quali opera la Caritas. Due termini sono risuonati in questi giorni, solidarietà e sobrietà. Credo che il valore della solidarietà è inerente alla fraternità del Vangelo, non si è fratelli se non si è solidali, se non si è capaci di condividere tutto ciò che si possiede: non dimentichiamo che la condivisione e la comunione sono sempre state il cuore del cristianesimo. Questa parola è quindi il primo aspetto della carità e quando questa viene vissuta nella storia e nella Chiesa, da origine alla solidarietà e alla condivisione. L’altra parola, sobrietà, è molto attuale in un momento di crisi, certamente economica per tutto l’Occidente, in modo particolare per l’Italia, ma è anche una crisi politica, culturale, sociale, per cui la sobrietà dovrebbe essere una prassi quotidiana. Non si tratta di diventare miseri quanto di vivere il valore della frugalità. Per me sarebbe sufficiente che in Italia ci fosse una responsabilità nel non sprecare il cibo, come purtroppo avviene e così potremmo

Il priore di Bose, Enzo Bianchi.

davvero dare ciò che è necessario a tanta gente che fatica ad arrivare alla fine del mese, o ha poco lavoro oppure non ne ha affatto. Questa è l’altro aspetto della Caritas oggi, che deve dar vita a percorsi di crescita della comunità cristiana. Idue termini, solidarietà e sobrietà, sono fortemente presenti nella esortazione di Papa Francesco, Evangelii Gaudium. Quale attualità e quale importanza per questo documento? Quello del Santo Padre è un docu-

mento straordinario. Noi come cattolici eravamo abituati ad altri tipi di interventi molto più solenni, con la pretesa, a volte, di un’autorevolezza che non sempre poteva essere concessa utile per fornire indicazioni sociali e politiche. L’esortazione è un documento importante perché è nient’altro che rendere attuale ilVangelo, lasciando poi la responsabilità dei cammini alle Chiese locali. Il Papa non vuol diventare voce di tutto, tanto è vero che più volte cita gli episcopati delle varie Chiese, fatto che

non era mai accaduto, perché Papa Bergoglio vuole che il cammino si faccia insieme. Può darsi poi che lo stile possa far storcere il naso a qualcuno, ma quel documento è frutto dell’abbondanza del cuore di questo uomo e nasce dalla passione di un cristiano, di un Papa, che vuole cambiare la Chiesa e renderla più evangelica. Il Santo Padre chiede ai pastori di avere l’odore delle pecore. Un’immagine forte ma densa di significato? Sì, è una rappresentazione che forse non piace e magari scandalizza qualcuno. Al di là dell’immagine che viene dalla sua cultura, e ben presente qui in Sardegna dove la pastorizia è fortemente diffusa, il messaggio è straordinario: un pastore deve stare in mezzo al suo popolo, non al di sopra, ma tra la gente, solidale con le persone, non certamente uno che è più in alto e fa da specchio alla realtà del popolo di Dio: stare con la gente, ascoltarla, tenendola per mano. Dietro questo concetto c’è una prossimità che è assolutamente necessaria da parte dei pastori, rispetto ai cristiani loro affidati, d’altronde se sono stati chiamati pastori e non meccanici ci sarà pure una ragione. La risposta è arrivata con migliaia di persone presenti ad ogni appuntamento pubblico del Papa. Certo. Avevamo bisogno nella vita quotidiana di uno che ci stia vicino e se lo fa qualcuno che è nella Chiesa ha una funzione di prestigio come il Papa, credo che sia di grande gioia per tutto il popolo di Dio. Abituati ad avere il Papa distante o icona, facciamo più fatica a capire, magari temiamo che perda autorevolezza, che venga svilito il suo grande ministero ma io credo non sia così. Papa Bergoglio ci sta dando lezioni come le dava Gesù, stando in mezzo alla gente, qualche volta anche a costo di non essere capito.


IL PORTICO DELLA CARITAS

DOMENICA 13 APRILE 2014

Verso Firenze 2015. Monsignor Cesare Nosiglia, presidente del Comitato preparatorio.

La via dell’umanesimo cristiano contro la crisi antropologica A Firenze è attesa anche la partecipazione di Papa Francesco. I temi della carità saranno presenti nei lavori e verrà realizzata un’opera segno a ricordo del Convegno. R. C.

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I STA LAVORANDO per il prossimo convegno ecclesiale di Firenze. Il presidente del Comitato preparatorio, monsignor Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino, è stato ospite del convegno delle Caritas per presentare l’appuntamento del prossimo anno a Firenze che avrà al centro il tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Come mai è stato scelto questo tema? Uno degli scopi del convegno è proporre alla libertà dell'uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l'esperienza cristiana, quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo. Crediamo, infatti, che l'annuncio dell'evento di Cristo sia capace di interagire con Chiese e confessioni cristiane, con le religioni e con le diverse visioni del mondo, valorizzando tutti gli elementi positivi che la

Monsignor Cesare Nosiglia.

modernità può offrire in abbondanza. Abbiamo pensato che parlando dell’umano e di come il cristianesimo favorisce nell’uomo una promozione integrale e autentica, per portare il convegno su un piano di esperienze forti che la nostra Chiesa fa, soprattutto nell’ambito della carità. È tempo di affrontare la crisi antropologica con la proposta di un umanesimo profondamente radicato nell'orizzonte di una visione cristiana dell'uomo, ricavata dal messaggio biblico e dalla tradizione ecclesiale, e per questo capace di dialogare col mondo. Prepararsi al Convegno di Firenze può rappre-

sentare per le Chiese che sono in Italia l'occasione propizia di ripensare lo stile peculiare con cui interpretare e vivere l'umanesimo nell'epoca della scienza, della tecnica e della comunicazione. La speranza è di rintracciare strade che conducano tutti nel convergere verso Gesù Cristo, fulcro del `nuovo umanesimo. È previsto la presenza di Papa Francesco? Ci ha dato la disponibilità ad essere presente al convegno, noi speriamo all’apertura, fatto che darebbe un impulso particolare ai lavori. Ci ha già comunicato che desidera visitare realtà caritative e del sociale. Il

Santo Padre continua a chiederci di avere un amore preferenziale per quelle realtà e quindi anche lo stesso convegno terrà nella dovuta considerazione quelle categorie, come per esempio giovani e poveri, che stanno vivendo particolari difficoltà. Queste persone verranno a contatto con i convegnisti per cui è certo che per chi verrà ci sarà la possibilità di conoscere meglio alcune realtà della zona di Firenze. Inoltre abbiamo pensato che attraverso il Convegno si vuol lasciare un segno particolare dell’evento. Sarà un segno della carità realizzato, grazie alle offerte che verranno messe in campo per l’occasione, proprio per mostrare un esempio di nuova umanità. Nel corso del suo intervento ha parlato di umanesimo fondato sulla gratuità e sulla carità. Sono due scelte fondamentali che devono entrare dentro al tessuto dell’umanità del nostro tempo, compresa l’economia, la finanza, la politica. Non dobbiamo pensare a gratuità e fraternità come qualcosa che riguarda solo il welfare: prima pensiamo a guadagnare poi penso ai poveri, se mi conviene. In realtà il discorso gratuità e fraternità deve alimentare lo stesso mercato, la produzione, portando nella società un modo nuovo di essere cittadini e superando quell’individualismo che fa rinchiudere l’uomo in se stesso.

La povertà “metodo” per incontrare l’altro Parla la docente della Cattolica di Milano, Chiara Giaccardi. R. C. A POVERTÀ oggi: sintomo, metodo, profezia”. È il tema che la sociologa, Chiara Giaccardi, docente alla Cattolica di Milano, ha presentato al convegno delle Caritas. “È stato Papa Francesco - ha affermato – a indicarci la via. La povertà diventa parola fondativa di un nuovo lessico di attenzione all’altro, di apertura al prossimo, della consapevolezza del proprio limite, che ci fa desiderare di essere con altri. D’altra parte la povertà non è la stessa cosa della miseria, che invece è una diminuzione di umanità, capace di abbruttirci e renderci disumani. La povertà perciò ci rende capaci di avvicinarci all’altro e qui scatta la solidarietà. Due concetti insiti nell’agire della Chiesa? Nella mia relazione ho fatto riferimento alla povertà come “metodo”, non tanto come qualcosa che subiamo, quanto come uno spunto che riceviamo, in grado di aiutarci a cambiare prospettiva, a pensare che

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non sono i beni a renderci felici e liberi, ma al contrario sono un una zavorra, che molto spesso ci impedisce di muoverci. Per rendere meglio in concetto è sufficiente ricordare quanto viene detto ai passeggeri negli aerei: nel caso di ammaraggio bisogna lasciare il bagaglio a mano. Quando è la vita è il bene più importante tutto il resto non conta, e quindi può essere abbandonato. Questo è un metodo di libertà, perciò la sobrietà ci rende liberi di muoverci per andare incontro ad altre persone, senza preoccuparci di quel che potremmo perdere in questo incontro. A proposito di incontro, la parola è presente per ben 30 volte nell’Evangelii Gaudium. È il termine chiave della catechesi di Papa Francesco. Intanto l’incontro presuppone l’uscita da noi stessi, perché ho bisogno dell’altro. Si innesca così un movimento di decentramento, carico di sorprese che, come tali, non sono programmate ma il frutto dell’’incontro con l’altro: tocchiamo chi incontriamo e a

Chiara Giaccardi.

nostra volta veniamo toccati dall’altro. Questo incontro è il modo con il quale Dio si fa conoscere: Lui ci incontra, ci ha mandato Gesù, il quale prima di trasmettere qualunque tipo di messaggio si è avvicinato ed ha compreso chi aveva di fronte. Questo è il modo anche di evangelizzare e di essere evangelizzati: uscire da noi stessi, dalle nostre sicurezze, dai nostri salotti e anche dalle nostre chiese, per andare incontro agli altri e lasciarsi evangelizzare. È il modo di agire di Papa Francesco? Sì. Lui segue ciò che Gesù ha indicato con la sua vita e il suo insegna-

mento. Prima di qualunque cosa c’è l’accoglienza reciproca: il primo gesto di Papa Francesco il giorno della sua elezione è stato quello di farsi benedire dalla folla presente in piazza San Pietro. Non è stato un atto di benevolenza da parte sua quanto una richiesta di accoglienza. È un rovesciamento di paradigma, che ci aiuta ad abbandonare modi forse un po’ pedagogici ed intellettualistici, facendoci recuperare invece la bellezza dell’incontro: così i messaggi possono passare con una credibilità diversa, come sta dimostrando il Santo Padre.

IL PORTICO

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detto tra noi Un intervento fuori posto contro la Chiesa di D. TORE RUGGIU

La Santa Sede ha accolto con rincrescimento e sorpresa le osservazioni conclusive del comitato ONU per i diritti del fanciullo, presentate tempo fa a Ginevra, che lanciano dure accuse al Vaticano sulla questione degli abusi sui minori commessi da esponenti del clero. L’organismo delle Nazioni Unite afferma che la Santa Sede continuerebbe a violare la convenzione sui diritti dell’infanzia. Il comitato critica il Vaticano anche per le sue posizioni sull’omosessualità, la contraccezione e l’aborto, intromettendosi in questioni che fanno parte integrante della ,orale cristiana e che, quindi, costituiscono valori non negoziabili. Il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, ha affermato che ci sarà una risposta articolata. La Santa Sede, infatti - ha sottolineato il porporato – ha ratificato la convenzione ONU e intende adempiere a tutte le sue indicazioni. Lo stesso Cardinale Parolin si è dichiarato sorpreso che il comitato sia voluto entrare in temi che interferiscono con la dottrina cattolica, in particolare sull’aborto. Tanto premesso, va comunque ricordato che la maggior parte degli abusi di ogni genere e violenze sui minori avvengono in ambito familiare, in una percentuale che si aggira intorno al 90% dei casi, secondo le statistiche fornite dalla Cassazione intorno al 2011. Il documento succitato è composto di 16 pagine di osservazioni finali del rapporto per i diritti del fanciullo, riguardanti soprattutto il fenomeno delle pedofilia nella chiesa (per dovere di cronaca, il restante 10 % di cui sopra, diviso fra tutte le altre categorie diverse dalla famiglia). Il mittente è il comitato sui diritti dell’infanzia dell’ONU composto da 18 esperti, tra cui anche un’italiana. Il suddetto comitato ha espresso un vero e proprio dictat con una atteggiamento di prosopopea simile al caso di un bambino che voglia insegnare al padre come si fanno i figli. Questo perché la Santa Sede ha affrontato il problema già con Benedetto XVI, quando era ancora Cardinale il quale, poi, durante il suo pontificato ha inasprito le pene, prevedendo perfino la riduzione allo stato laicale. La Santa Sede, con il suo rappresentate all’ONU Mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanete vaticano presso gli uffici ONU replica, sorpreso, perché sembra che il documento sia stato preparato ancor prima dell’incontro che il comitato ha avuto con la delegazione della Santa Sede, che ha dato risposte precise sui vari punti. Per cui mote affermazioni sono scorrette perchè non tengono conto delle risposte date dalla Chiesa. Aggiunge Mons. Tomasi: “la Santa Sede risponderà senza influenze ideologiche o imposizioni che esulano dalla convenzione stessa”. In poche parole, il comitato ha infine sbagliato a mettere insieme anche le questioni riguardanti aborto, contraccettivi, gay, perché si tratta di temi non negoziabili su cui la Chiesa non può cambiare opinione. Conclude Mons. Tomasi: “non potremo mai dire, insomma, che Gesù Cristo non è Dio”.


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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

IL PORTICO

DOMENICA 13 APRILE 2014

Il Santo Padre. L’omelia della Messa nella Parrocchia romana di San Gregorio Magno.

Prendere in mano il Vangelo per farsi guidare dal Signore e tre Letture di oggi ci parlano di Risurrezione, ci parlano di vita. Quella bella promessa del Signore: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe” (Ez 37,12), è la promessa del Signore che ha la vita e ha la forza di dare vita, perché quelli che sono morti possano riprendere la vita. La seconda Lettura ci dice che noi siamo sotto lo Spirito Santo e Cristo in noi, il suo Spirito, ci risusciterà. E la terza Lettura, il Vangelo, abbiamo visto come Gesù ha dato la vita a Lazzaro. Lazzaro, che era morto, è tornato alla vita. Semplicemente voglio dire una cosa piccola piccola. Tutti noi abbiamo dentro alcune zone, alcune parti del nostro cuore che non sono vive, che sono un po’ morte; e alcuni hanno tante parti del cuore morte, una vera necrosi spirituale! E noi quando abbiamo questa situazione ce ne accorgiamo, abbiamo voglia di uscirne, ma non possiamo. Soltanto il potere di Gesù, il potere di Gesù è capace di aiutarci ad uscire da queste zone morte del cuore, queste tombe di peccato, che tutti noi abbiamo. Tutti siamo peccatori! Ma se noi siamo molto attaccati a questi sepolcri e li custodiamo dentro di noi e non vogliamo che tutto il nostro cuore risorga alla vita, diventiamo corrotti e la nostra anima incomincia a dare, come dice Marta, “cattivo odore” (Gv 11,39), l’odore di quella persona che è attaccata al peccato. E la

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Quaresima è un po’ per questo. Perché tutti noi, che siamo peccatori, non finiamo attaccati al peccato, ma possiamo sentire quello che Gesù ha detto a Lazzaro: «Gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”» (Gv 11,43). Oggi vi invito a pensare un attimo, in silenzio, qui: dove è la mia necrosi dentro? Dove è la parte morta della mia anima? Dove è la mia tomba? Pensate, un minutino, tutti in silenzio. Pensiamo: qual è quella parte del cuore che si può corrompere, perché sono attaccato ai peccati o al peccato o a qualche peccato? E togliere la pietra, togliere la pietra della vergogna e lasciare che il Signore ci dica, come ha detto a Lazzaro: «Vieni fuori!». Perché tutta la nostra anima sia guarita, sia risorta per l’amore di Gesù, per la forza di Gesù. Lui è capace di perdonarci.

Tutti ne abbiamo bisogno! Tutti. Tutti siamo peccatori, ma dobbiamo stare attenti a non diventare corrotti! Peccatori lo siamo, ma Lui ci perdona. Sentiamo quella voce di Gesù che, con la potenza di Dio, ci dice: “Vieni fuori! Esci da quella tomba che hai dentro. Esci. Io ti do la vita, io ti faccio felice, io ti benedico, io ti voglio per me”. Il Signore oggi, in questa domenica, nella quale si parla tanto della Risurrezione, dia a tutti noi la grazia di risorgere dai nostri peccati, di uscire dalle nostre tombe; con la voce di Gesù che ci chiama, andare fuori, andare da Lui. E un’altra cosa: nella quinta domenica di Quaresima, quelli che si preparavano al Battesimo nella Chiesa, ricevevano la Parola di Dio. Anche questa comunità oggi, farà lo stesso gesto. Ed io vorrei

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darvi il Vangelo; che voi portiate il Vangelo a casa. Questo Vangelo è un Vangelo tascabile da portare sempre con noi, per leggere un pochino un brano; aprirlo così e leggere qualcosa del Vangelo, quando devo fare una coda o quando sono sul bus; ma quando sono comodo nel bus, perché se non sono comodo, devo stare attento alle tasche! Leggere sempre un pezzettino del Vangelo. Ci farà tanto bene, ci farà tanto bene! Un po’ tutti i giorni. E’ un regalo, che vi ho portato per tutta la vostra comunità, perché così, oggi, quinta domenica di Pasqua, riceviate la Parola di Dio ed anche, così, possiate sentire la voce di Gesù che vi dice: “Esci fuori! Vieni! Vieni fuori!”, e prepararvi alla notte di Pasqua.

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Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Valeria Usala, Maria Grazia Pau, Raffaele Pontis, Gabriele Semino, Valerio Luca Floris, Silvano Campedel, Simona Pilia, Vincenzo Sanna, Antonello Secci.

48 numeri a soli 30 euro

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Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Andrea Pala, Maria Luisa Secchi.

6 aprile 2014

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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