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DOMENICA 20 APRILE 2014 A N N O X I N . 16
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Hendrick Van den Broeck, Resurrezione di Cristo, 1572, Città del Vaticano, Cappella Sistina.
Non abbiate paura! + ARRIGO MIGLIO
I
l primo annuncio della Pasqua parte dal Golgota, con il Centurione romano che vedendo morire Gesù in quel modo grida: "veramente quest'uomo era Figlio di Dio". La croce, il patibolo degli schiavi e dei ribelli, è trasformata: da segno di maledizione diventa icona dell'amore di Dio per noi. Le parole del soldato pagano annunciano che Gesù non è lo sconfitto ma il vincitore. La croce non viene da Dio, nessuna croce è mandata da lui ma è frutto del nostro peccato e delle sue conseguenze, dal primo peccato a tutti i nostri, con ricadute su di noi e sul prossimo che spesso ci sfuggono, col rischio di continuare ad autoassolverci da incoscienti. Dio però è salito sulla croce! La morte di Gesù è l'innalzamento di Dio sulla croce. Gesù non ci ha detto che la croce è bella. Più volte è riuscito ad evitarla, sfuggendo a vari tentativi di linciaggio e di lapidazione, ma non è fuggito quando ciò avrebbe significato tradire la missione ricevuta dal Padre, ed anche in quel momento, specialmente nella preghiera dell'ultima sera al Getzemani, ha visto in faccia tutto l'orrore della croce e della morte. Ma quando è stato innalzato sulla croce ha manifestato tutto l'amore di Dio per l'umanità peccatrice, a cominciare dal perdono invocato per i crocifissori e per il brigante che gli stava accanto e che si è rivolto verso di lui. Gesù ha accettato di morire per testimoniare l'amore del Padre verso tutti, ebrei e pagani, con una predilezione per i peccatori che ha scandalizzato l'ambiente re-
ligioso di Gerusalemme. Da quel giorno, in Gesù Dio sta su ogni croce, il suo volto è impresso nel volto di tutti coloro che portano una croce, non importa quale e perché; infatti Gesù ha trasformato la croce in segno di vittoria e di vita ed è morto perché tutti possano incontrare il volto amoroso del Padre. Perciò ha detto ai suoi discepoli: "in verità io vi dico, tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli ( affamati, carcerati, malati, stranieri, ecc.) l'avete fatto a me". Eco di queste parole sono state quelle che Papa Francesco ha pronunciato visitando una parrocchia della periferia romana e parlando ad un gruppo di ex tossicodipendenti, ex carcerati, ecc.: " dove pensate che si trovi Dio, in chiesa? No, si trova nelle vostre debolezze". Parole non molto diverse da quelle pronunciate nella nostra cattedrale il 22 settembre scorso! Il Papa ha dimenticato forse la presenza di Gesù nell'Eucaristia? Piuttosto siamo noi a dimenticarla spesso, per abitudine, per eccessiva familiarità col Sacramento, per superficialità. Il Papa sa bene invece che la presenza (realissima) di Gesù nel pane consacrato è una presenza che ci rimanda sulla strada per vivere il sacramento di amore che lui ci ha donato. L'annuncio pasquale che parte dal Golgota, con le parole del soldato romano, ci prepara ad accogliere l'annuncio che al mattino del terzo giorno le donne ricevono dall'angelo accanto alla tomba vuota: Non temete, non abbiate paura! Queste parole per noi oggi rivelano un significato particolare: non abbiate paura del-
la croce, non abbiate paura di viverla con Lui e come Lui. Perché anche oggi è vero quanto Paolo scriveva ai cristiani di Corinto: la croce è ritenuta una disgrazia (il Destino, Dio mi ha castigato…), una stoltezza (non posso accettarla, sarebbe masochismo…), uno scandalo (non riesco più a credere in Dio…), perciò è da fuggire ad ogni costo. Per la cultura di oggi non ha più senso parlare di croce. Si fugge davanti alla croce, anche solo davanti alla sua ombra, con grande paura. Pensiamo alla croce della povertà: tutto pare finito in modo irrimediabile, l'unica soluzione sembra quella di arrendersi, purtroppo talvolta anche in modo tragico. Pensiamo alla croce della malattia: non ha senso, meglio farla finita subito, con tutti i conforti della cultura e della legge. Pensiamo alla croce della divisione e della mancanza di amore che pesa su tante famiglie: perché perdonare, perché stringere i denti e ricostruire i rapporti familiari? Meglio andarsene, cercare altre soluzioni più facili. Quando si fugge per paura della croce le conseguenze spesso non si fanno attendere e si finisce proprio in quel buio che si voleva evitare. Abbiamo bisogno di guardare con fiducia alla croce di Cristo. Dopo i giorni della Passione e dopo l'adorazione del Venerdì Santo la Croce rimane al centro della Pasqua e la luce del Cero pasquale è la medesima luce del Crocifisso. La Pasqua non è una parentesi nella nostra vita quotidiana: è il giorno che illumina la croce, che ce la fa riscoprire come segno di speranza e ci rende vincitori con Gesù sulla sofferenza e sulla morte.
CELEBRAZIONI CELEBRAZIONI PASQUALI PASQUALI dell’ARCIVESCOVO dell’ARCIVESCOVO IN CATTEDRALE IN CATTEDRALE
17 APRILE ore 09.30 Canto dell’Ora Terza APRILE presso la17 chiesa di Santa Lucia ore ore 09.30 10.00 Santa Messadell’Ora Crismale concelebrata Canto Terza tutto il Clero di della diocesiLucia pressodala chiesa Santa ore 10.00 22.00 ore Ora Santa di Adorazione Santa Messa Crismale concelebrata
da tutto il Clero della diocesi 18 oreAPRILE 22.00 oredi 09.00 Ora Santa Adorazione
Canto dell’Ufficio delle Letture e Lodi Mattutine ore 14.00 18 dell’Ora APRILE Canto Nona 09.00 del Crocifisso Ricevimento eore adorazione Canto dell’Ufficio delle Letture e ore 19.00 Lodi Mattutine Celebrazione della Passione del Signore
ore 14.00 Canto19 dell’Ora APRILE Nona Ricevimentooree 09.00 adorazione del Canto dell’UfficioCrocifisso delle Letture e Lodi Mattutine Rito deore Su 19.00 Scravamentu 22.00Passione del Celebrazioneoredella Veglia Pasquale Signore 20 APRILE APRILE 19 ore 09.00 18.30 ore Canto dei Secondi Vespri Canto dell’Ufficio delle Letture e ore 19.00 Lodi Mattutine Santa Messa Pontificale
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IL PORTICO DEL TEMPO
IL PORTICO
DOMENICA 20 APRILE 2014
Lettera Pastorale dei Vescovi Sardi. Una riflessione sul tema del lavoro di Ignazio Ganga, segretario Cisl.
Essere artigiani della speranza
Papa Francesco saluta i sindacalisti dell’Alcoa di Portovesme.
IGNAZIO GANGA* I È DAVANTI a uno strumento il cui valore supera il profilo solito di una normale lettera pastorale. “Un cammino di speranza per la Sardegna” traccia un progetto di lavoro per gli anni a venire per una regione delle 2.000 imprese in crisi e dei 130.000 lavoratori in sofferenza. E’ stata, questa, la prima considerazione a caldo dopo aver letto il documento con cui l’episcopato sardo esamina alcuni urgenti problemi sociali e del lavoro L’impianto della lettera riporta, fin dalle prime righe, nell’alveo della dottrina sociale della Chiesa e, per quanto riguarda quella sarda, rilancia alcuni degli stimoli del recente Concilio Plenario. La lettera pastorale non si ferma su una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale. Superato l’approccio puramente analitico e sociologico, si spinge a tratteggiare percorsi utili per cercare di risolvere problemi e storture nel mercato del lavoro isolano la cui crisi occupazionale, secondo il documento dei vescovi sardi, dovrà essere affrontata attraverso la promozione di politiche attive per l’occupazione e intervenendo per alleggerire le diseconomie a carico dei processi produttivi, come l’insularità e i ritardi infrastrutturali. La lettera pastorale traccia un’interessante dimensione propositiva, che pone al centro del ragionamento il lavoro, fulcro della giustizia sociale e del bene comune. Nessun messaggio di rassegnazione, quindi, ma un contributo indicante le responsabilità che ciascuno dovrà mettere in gioco. La sfida della massima occupazione, per i nostri vescovi, non è un tema da addossare solo alle istituzioni, ma al-
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l’intera società civile sarda compresa la comunità ecclesiale. Per questo, non poteva mancare l’esortazione all’impegno dei sardi, attraverso la via istituzionale e anche con il rinnovato vigore che la stessa Chiesa dell’isola, il sociale organizzato e in esso sindacati e imprese, dovranno mettere in campo con rinnovata energia. Una missione con attori ben identificati per contribuire a realizzare in terra sarda una società a misura d’uomo, della sua dignità, della sua vocazione riproponendo, in tal senso, il principio del lavoro per tutti e raccogliendo l’esortazione cagliaritana di Papa Francesco del 22 settembre ai lavoratori. Non è un caso, infatti, che la lettera, inizi proprio dall’invito di Francesco a “ripartire con nuovo slancio”, sentendoci cittadini di una “terra benedetta da Dio” nella quale i vescovi raccolgono l’appello a “guardare in faccia la realtà dell’Isola, conoscerla, capirla per cercare insieme delle strade, promuovendo il metodo della collaborazione e del dialogo”. Parole che dal Largo Carlo Felice di Cagliari toccarono il cuore all’intero mondo del lavoro sardo e che oggi vengono rilanciate alle comunità dell’isola nella consapevolezza che questa brutta e complessa crisi, frutto del sedimentarsi di una situazione composita in quanto crisi economica, sociale, energetica, ambientale, e per certi versi anche alimentare, non diventi per il popolo sardo una crisi di fiducia e quindi di speranza. In tal senso è importante il “mandato” della lettera pastorale a tutti cristiani sardi, invitati a fare la propria parte promuovendo, oggi più di prima, una visione evangelica della vita ed individuando il
ruolo insostituibile della famiglia e della scuola come spazi fondamentali per l’educazione al lavoro e alla cooperazione sociale. Aspetti mai come in questi tempi da intendere nella loro plurima valenza che supera la dimensione puramente economica e che trova invece la massima espressione nel sostegno al progetto di vita e occasione di crescita personale e collettiva. Un invito esplicito dei vescovi sardi a comporre buone prassi sul fronte della costruzione di progetti reticolari, promuovendo come prima vera politica attiva per il lavoro la “collaborazione e il dialogo come metodo”. Una sfida innovativa a un antico retaggio tutto sardo di esasperato individualismo che riverbera sul mercato del lavoro isolano con uno dei più alti tassi di imprese individuali del Paese. Non è un caso che il tema trasversale che percorre l’intero articolato della lettera, quasi come una dedicazione specifica, sia quello a favore dei giovani, fra i più colpiti dalla mancanza del lavoro, che dovranno esprimere la propria freschezza nella ricerca di una nuova cultura economica per l’isola, più attenta alla valorizzazione delle vocazioni identitarie e capace di insistere su fattori che generano in alcune aree regionali, soprattutto quelle dell’interno, i tristi fenomeni dello spopolamento e dell’emigrazione. Un nuovo corso dell’economia della Sardegna, per una rinnovata valorizzazione dell’ambiente, quindi utile a salvaguardare il creato. Un aspetto della lettera che rilancia l’idea di una rivisitazione dei modelli di sviluppo locale per la Sardegna. Temi di non poco conto, che arrivano persino a consigliare lo stile con cui i gruppi dirigenti potranno promuovere una rin-
novata stagione per l’isola, con l’obiettivo dello sviluppo, della crescita e del lavoro. Ossia vivere il proprio mandato con “spirito di servizio”, facendosi guidare dal principio della solidarietà. Tutto ciò significa operare per ridurre le troppe disuguaglianze, ponendosi come obiettivo principale quello di rimettere in moto la macchina della distribuzione ferma in Sardegna, oramai da diversi anni, nella consapevolezza, che come ci racconta un emblematico passaggio lasciatoci da Papa Benedetto nella sua enciclica “Caritas in Veritate”, “ripensare la solidarietà e la fiducia aiuta a far crescere l’economia”. Ma anche nella consapevolezza che un’economia fondata unicamente sulle disuguaglianze e sugli sprechi non permette agli uomini di credere nei principi di solidarietà e di fiducia, attraverso cui possa realizzarsi uno sviluppo economico e sociale fondato sul rispetto delle pari opportunità. Insomma, la crisi regionale obbliga a riprogettare il nostro cammino, perché quando la crisi sarà passata la nostra terra sarà cambiata. La lettera lancia ai cristiani un invito a non disperdere talenti individuali e capacità profetiche. Tutti devono diventare “artigiani della speranza”. Essere artigiani della speranza oggi significa per ciascun cristiano di quest’isola passare dalla dimensione dell’essere a quella del fare. Vuol dire uscire dalle certezze e prendere il largo, recuperare il pragmatismo della speranza, contrario alla dimensione della sola attesa. Significa farsi carico dei problemi e provare, con il contributo di tanti, a risolverli. *Segretario regionale della Cisl sarda
IL PORTICO DEL TEMPO
DOMENICA 20 APRILE 2014
IL PORTICO
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Lettera Pastorale dei Vescovi Sardi. Un contributo sulla realtà della della famiglia nel nostro territorio.
Vescovi Sardi: non bisogna lasciare sole le famiglie nel passaggio della crisi economica
agevolare con misure economiche (art. 31). Quanto sia mancato questo sostegno lo dicono le stime ufficiali con l' impoverimento dei nuclei familiari che peggiora progressivamente con l'aumento dei carichi legati a figli minori. Per questo motivo dove siamo impegnati a distribuire i prodotti del Banco Alimentare, le richieste di aiuto aumentano sempre di più. Nel segnalare questa emergenza, avanziamo al Governatore Pigliaru e alla Giunta regionale appena costituita alcune proposte
concrete: l’erogazione immediata del Bonus per i nuclei numerosi e la possibilità di instaurare col nuovo esecutivo, in tempi brevi, un dialogo costruttivo perché tutti i provvedimenti che hanno una ricaduta sull’istituto familiare non vengano più calati dall’alto, ma possano essere il frutto di un percorso condiviso con le stesse famiglie. Proprio in ragione di quanto espresso, in occasione delle ultime elezioni regionali, insieme al Forum delle associazioni familiari, avevamo proposto una Piattaforma valoriale con 11 punti per un’innovativa politica familiare sganciata dalla logica degli spot e che prevede invece, attraverso un logica sussidiaria, di dare organicità e sistematicità alla legislazione sarda in tema di politiche familiari. Non chiediamo elemosine, ma che si tenga nella dovuta considerazione la famiglia come risorsa per la società. Sopratutto si considerino i carichi familiari: i figli non sono un bene relegabile alla sfera privata, ma rappresentano il futuro e la speranza di cui, soprattutto oggi, la società ha particolarmente bisogno. E Papa Francesco, proprio a Cagliari, nel settembre scorso ci ha ricordato che non dobbiamo farci rubare la speranza. (coordinatori prov.li Cagliari Associazione Famiglie Numerose) * (c.d. Forum delle associazioni familiari della Sardegna)
re alternative nella «penosa scelta di tutelare il minore e di non privarlo dei suoi genitori "tecnologici"», categoria questa raggelante che nell’ormai vasto campionario delle definizioni su famiglia e generazione umana ancora ci mancava”. La partita è dunque aperta. Nel caso di Grosseto invece il giudice ha ordinato al Comune “di trascrivere nei registri di stato civile il matrimonio” fra due uomini italiani celebrato negli Usa. La coppia aveva fatto ricorso dopo che l’ufficiale di stato civile del Comune di Grosseto si era rifiutato di trascrivere nei registri di stato civile l’atto di matrimonio, ritenendo, che non fosse possibile farlo perché “la nor-
mativa italiana non consente che persone dello stesso sesso possano contrarre matrimonio”. La trascrizione, affermano i giudici, non ha natura “costitutiva ma soltanto certificativa e di pubblicità di un atto già valido di per sé”. Insomma secondo i magistrati una semplice (si fa per dire) registrazione agli atti ma che in realtà potrebbe diventare un cavallo di Troia per scardinare l’attuale normativa. Infine il caso dello scambio di embrioni. Quanto accaduto al “Sandro Pertini” di Roma è la prova che senza regole e senza riferimenti certi, questi casi saranno all’ordine del giorno. Uno scambio di embrioni nella procedura di fecondazione assistita ha permesso ad una donna di rimanere incinta di due gemelli che non sono suoi. L’errore sarebbe avvenuto il 4 dicembre dello scorso anno, quando quattro coppie si sono sottoposte alla procedure. Una delle donne è rimasta incinta ma secondo il test genetico non sono compatibili con i profili dei genitori. Ora c’è una commissione di indagine che, se procederà come in altri casi, non approderà a molto. Nel frattempo il caos regna sovrano, con i tribunali chiamati a sopperire a norme certe o presunte tali e la politica che latita.
C. PISANO* - A. IBBA
OME FAMIGLIE Numerose abbiamo condiviso a pieno i contenuti della Lettera Un cammino di speranza per la Sardegna che la Conferenza Episcopale Sarda ha presentato qualche settimana fa. In particolare abbiamo rilevato che il percorso costituito dai 5 punti strategici atti ad individuare insieme nuove strade nella realtà del lavoro e delle imprese, nella vita delle famiglie, nelle responsabilità educative, nel servizio delle Istituzioni e nella sfida della mobilità sociale e umana, rappresenti la bussola di orientamento per lo sviluppo morale ed economico della nostra isola. Questi principi valgono anche per chi è chiamato a declinare in maniera laica il proprio impegno civile. Per questo motivo auspichiamo che in questa difficile fase per la nostra isola, le forze politiche e sociali, in maniera trasversale, possano uscire dal pantano degli steccati ideologici e possano considerare, utilizzando le parole dei Vescovi, «sempre più urgente l'attenzione ... a non lasciare sole le famiglie e a studiare e realizzare interventi utili ad alleviare, sul fronte dell'organizzazione del lavoro e sotto il profilo della fiscalità, quella fatica che in tante di loro sta diven-
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tando sempre meno sostenibile». Mutuando una espressione dalla terminologia calcistica, siamo alla fine dei tempi supplementari e urgono risposte concrete che possano riabilitare le Istituzioni e i loro rappresentanti che talvolta sono stati impegnati a difendere interessi di parte, alimentando un forte astensionismo così come è accaduto in occasione delle ultime elezioni regionali. Per ripartire sarà necessario recuperare un'orizzonte valoriale comune e in questo senso i Vescovi hanno dato un assist alla politica per realizzare il goal decisivo anti-crisi.
In particolare puntare sulla promozione della persona significa prendere seriamente in considerazione le relazioni primarie che sono la fonte del vero benessere per tutta la società. Anche il lavoro, in questa prospettiva, non può essere considerato come fine a se stesso, perché l'accesso al reddito costituisce la possibilità di realizzare un progetto di vita condiviso. Ecco perché la nostra Costituzione sancisce che il lavoro non è relegabile alla sfera privata ma rappresenta un bene da promuovere e tutelare così come la famiglia che è da
La persona al centro, unica via per l’etica I casi recenti su fecondazione assistita e unioni gay I. P.
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RIMA LA SENTENZA della Con-
sulta che ha dichiarato illegittima la norma di legge che vieta la fecondazione eterologa, anche in caso di sterilità conclamata, poi la richiesta del tribunale al comune di Grosseto di vedere riconosciute le nozze tra due uomini già celebrate negli Stati Uniti, ed infine il clamoroso scambio di embrioni tra coppie, dovuto a un errore, con una donna rimasta incinta di due gemelli di un'altra, all'ospedale Sandro Pertini di Roma, dopo un trattamento di fecondazione assistita. Insomma la società “liquida”, senza riferimenti etici e morali, in pochi giorni ha espresso tutte le sue potenzialità. Ma andiamo con ordine. Lo scorso 10 aprile la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore ester-
no di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. La Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale gli articoli relativi al divieto di fecondazione eterologa medicalmente assistita. Insomma in barba ad una legge regolarmente approvata dal Parlamento e di un referendum che ha confermato il valore della normativa, la Consulta ha deciso di accettare il ricorso presentato. Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’associazione Scienza & Vita, commentando la decisione della Consulta affermano che “la Corte costituzionale travalica la funzione politica del Parlamento su temi complessi che riguardano la società civile e i propri modelli di riferimento culturali, e prosegue lo smantellamento progressivo a mezzo giudiziario della legge 40. Una normativa forse da rivedere dopo dieci anni, ma che ha avuto il merito di porre un qua-
dro di riferimento scientifico ed etico in tema di procreazione assistita”. “In tal modo - concludono Ricci Sindoni e Coviello - si apre un inesorabile vuoto normativo che prelude al ritorno a quel far west procreatico che in questi ultimi dieci anni era stato possibile contenere”. Un concetto ripreso anche da Francesco Ognibene sulle pagine di Avvenire, il quale parla di “una "resa del diritto" e una resa al "mercato", come se chi fa le leggi e chi le applica oggi dovessero limitarsi a prendere atto che «le possibilità offerte dalla scienza in questa materia – argomenta il giudice – sono talmente vaste» da non permette-
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere con un padre e una madre.
Il dono della sapienza, la grazia di poter vedere tutte le cose con gli occhi di Dio ROBERTO PIREDDA
ll’Angelus per la Domenica delle Palme il Santo Padre ha posto l’accento sulla celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù, ricordando in modo particolare la figura del Beato Giovanni Paolo II «che è stato l’iniziatore delle Giornate Mondiali della Gioventù, ne diventerà il grande patrono; nella comunione dei santi continuerà ad essere per i giovani del mondo un padre e un amico». Al termine dell’Angelus una rappresentanza di giovani brasiliani ha consegnato ad un gruppo di giovani polacchi la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, dando così inizio al cammino preparatorio del prossimo incontro mondiale che si terrà a Cracovia nel 2016. Nell’omelia della Messa della Domenica della Palme e della Passione del Signore, Papa Francesco ha invitato a guardare al mistero della morte e risurrezione di Cristo per riflettere su come ci si pone di fronte ad esso: «Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?». In settimana all’Udienza Generale il Papa ha iniziato un nuovo ciclo di
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catechesi dedicato ai doni dello Spirito Santo, partendo dalla sapienza. Quando si parla del dono della sapienza si intende «la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio»: «è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. La sapienza è quello che fa lo Spirito Santo in noi affinché noi vediamo tutte le cose con gli occhi di Dio». Questo nuovo modo di vedere la realtà deriva «dall’intimità con Dio, dal rapporto intimo che noi abbiamo con Dio, dal rapporto di figli con il Padre». Sempre all’Udienza Generale Papa Francesco ha ricordato il Padre gesuita Frans van der Lugt, assassinato in Siria, e ha esortato le persone coinvolte nel conflitto che con-
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
evangelica, che presentava la chiusura dei farisei al messaggio di Gesù (Gv 8,51-59), per far riflettere sul pericolo del “pensiero unico” chiuso alla Rivelazione e contro la condanna… e Lui perdona oltre. libertà di coscienza. Come? Con questa misericordia!». «Questa gente aveva un pensiero Nell’omelia dell’8 aprile il Santo unico e volevano imporre questo Padre ha approfondito il valore sal- pensiero al popolo di Dio, per questo vifico del sacrificio di Cristo invitan- Gesù li rimprovera: ‘Voi caricate do i fedeli a guardare alla Croce co- sulle spalle del popolo tanti come segno eloquente dell’amore di mandamenti e voi non li toccate con Dio. un dito’ […] Non c’è possibilità di dialogo, non c’è possibilità di aprirsi «Il cristianesimo non è una dottrina alle novità che Dio porta con i profefilosofica, non è un programma di ti. Hanno ucciso i profeti, questa vita per sopravvivere, per essere gente; chiudono la porta alla proeducati, per fare la pace. Queste sono messa di Dio. E quando nella storia conseguenze. Il cristianesimo è una dell’umanità viene questo fenomeno persona, una persona innalzata del pensiero unico, quante disgrazie. sulla Croce, una persona che an- Il secolo scorso abbiamo visto tutti nientò se stessa per salvarci; si è fatta noi le dittature del pensiero unico, peccato. E così come nel deserto è sta- che hanno finito per uccidere tanta to innalzato il peccato, qui è stato in- gente, ma nel momento in cui loro si nalzato Dio, fatto uomo e fatto pec- sentivano padroni non si poteva cato per noi. E tutti i nostri peccati pensare altrimenti. Si pensa così. […] erano lì. Non si capisce il cristianesi- Anche oggi c’è la dittatura del penmo senza capire questa umiliazione siero unico e questa dittatura è la profonda del Figlio di Dio, che umi- stessa di questa gente: prende le pieliò se stesso facendosi servo fino alla tre per lapidare la libertà dei popoli, morte e morte di Croce, per servire». la libertà della gente, la libertà delle coscienze, il rapporto della gente con Papa Francesco nella Messa del 10 Dio. Ed oggi Gesù è crocifisso un’alaprile ha preso spunto dalla pagina tra volta».
La Croce fonte di salvezza Il 7 aprile Papa Francesco, a partire dall’episodio evangelico della donna adultera (Gv 8,1-11), ha richiamato la grandezza della misericordia di Dio.
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«Gesù passa la legge e va oltre. Non le dice: ‘Non è peccato l’adulterio!’. Non non lo dice! Ma non la condanna con la legge. E questo è il mistero della misericordia. Questo è il mistero della misericordia di Gesù […] ‘Ma, Padre, la misericordia cancella i peccati?’. ‘No! Quello che cancella i peccati è il perdono di Dio!’. La misericordia è il modo come perdona Dio. Perché Gesù poteva dire: ‘Io ti perdono. Vai!’, come ha detto a quel paralitico che gli avevano condotto dal soffitto: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati!’. Qua dice: ‘Vai in pace!’. Gesù va oltre. Le consiglia di non peccare più. Qui si vede l’atteggiamento misericordioso di Gesù: difende il peccatore dai suoi nemici; difende il peccatore da una condanna giusta. Anche noi, quanti di noi, forse dobbiamo andare all’inferno, quanti di noi? E quella è giusta, la
tinua in quella regione a operare per la pace e la riconciliazione. Ricevendo in udienza le comunità della Pontificia Università Gregoriana e degli Istituti Biblico e Orientale, il Santo Padre, tra i diversi aspetti, ha sottolineato il legame necessario tra «studio e vita spirituale»: «Il vostro impegno intellettuale, nell’insegnamento e nella ricerca, nello studio e nella più ampia formazione, sarà tanto più fecondo ed efficace quanto più sarà animato dall’amore a Cristo e alla Chiesa, quanto più sarà solida e armoniosa la relazione tra studio e preghiera. Questa non è una cosa antica, questo è il centro!». Sempre in settimana è stato diffuso il Messaggio che il Papa ha inviato al Venezuela per invitare tutte le
parti in causa negli scontri dell’ultimo periodo a spendersi per il dialogo e alla pacificazione. Nell’udienza ad una Delegazione dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia, Papa Francesco ha richiamato l’importanza dell’attenzione che la Chiesa e l’intera società devono avere nei confronti dei bambini. Bisogna «portare avanti i progetti contro il lavoroschiavo, contro il reclutamento di bambini-soldato e ogni tipo di violenza sui minori». Occorre poi «ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva». Questo richiede che sia sostenuto «il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli». In modo particolare il Papa ha espresso il suo rifiuto per «ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini»: «Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”».
Nella Messa dell’11 aprile il Papa, a partire dal Vangelo del giorno (Gv 10, 31-42) ha sottolineato la necessità della lotta contro le tentazioni del Demonio. «Anche noi siamo tentati, anche noi siamo oggetto dell’attacco del demonio, perché lo spirito del Male non vuole la nostra santità, non vuole la testimonianza cristiana, non vuole che noi siamo discepoli di Gesù […] La tentazione incomincia lievemente, ma cresce: sempre cresce. Secondo, cresce e contagia un altro, si trasmette ad un altro, cerca di essere comunitaria. E alla fine, per tranquillizzare l’anima, si giustifica. Cresce, contagia e si giustifica […] Tutti siamo tentati, perché la legge della vita spirituale, la nostra vita cristiana, è una lotta: una lotta. Perché il principe di questo mondo – il diavolo – non vuole la nostra santità, non vuole che noi seguiamo Cristo. Qualcuno di voi, forse, non so, può dire: ‘Ma, Padre, che antico è lei: parlare del diavolo nel secolo XXI!’. Ma, guardate che il diavolo c’è! Il diavolo c’è. Anche nel secolo XXI! E non dobbiamo essere ingenui, eh? Dobbiamo imparare dal Vangelo come si fa la lotta contro di lui».
DOMENICA 20 APRILE 2014
pietre IN NICARAGUA
Ucciso un prete di 42 anni Juan Francisco Blandon Meza, parroco dell'Immacolata Concezione di Maria, che si trova nel comune di Wiwilí, dipartimento di Jinotega” è stato ucciso. Il sacerdote, 42 anni, si trovava nei pressi della sua abitazione insieme a due donne, quando è stato raggiunto da un uomo, marito di una delle due, che ha aperto il fuoco uccidendo la moglie e il sacerdote, con due colpi di arma di fuoco, infine si è tolto la vita. Altri accertamenti sono in corso. La comunità di Wiwilí è rimasta sconvolta, anche perché padre Blandón Meza era conosciuto per il suo impegno con i gruppi sociali e per la difesa dei diritti umani. SIRIA
Ucciso un gesuita olandese Il gesuita olandese Frans van der Lugt è stato ucciso da uomini armati a Homs, nel monastero che si trova nel quartiere di Bustan alDiwan. Il religioso si era rifiutato di lasciare la cittadella assediata dalle forze del regime di Bashar al-Assad fino a quando fedeli cristiani fossero rimasti lì. Padre Frans van der Lugt viveva in Siria dal 1964 ed era un punto di riferimento per la popolazione di Homs, sotto assedio per circa due anni. Aveva 76 anni. Psicoterapeuta con esperienza, negli anni Ottanta Van Der Lugt aveva avviato un progetto nelle campagne di Homs che coinvolgeva giovani con problemi psichici. Prima di giungere in Siria, aveva vissuto due anni in Libano, dove aveva studiato l'arabo. Un uomo di pace, che con grande coraggio è voluto rimanere fedele, in una situazione estremamente rischiosa e difficile, a quel popolo siriano a cui aveva dedicato da lungo tempo la sua vita e il suo servizio spirituale", ha detto Federico Lombardi, portavoce del Vaticano. IN CINA
No alla demolizione della chiesa Migliaia di cristiani della provincia orientale del Zhejiang sono impegnati da giorni in un lunghissimo sit-in pacifico davanti alla chiesa di Sanjiang, nella cittadina di Ou Bei (nei pressi di Wenzhou), per evitare che l'edificio venga demolito dalle autorità. La congregazione che ha costruito la chiesa è riconosciuta dal governo, che ha anche approvato i lavori di costruzione del luogo di culto. La protesta dei fedeli è iniziata quando le autorità hanno definito la chiesa "illegale" dato che avrebbe violato i canoni di costruzione. Le autorità locali hanno inviato un avviso formale alla congregazione per avvertirla della demolizione "entro 15 giorni".
DOMENICA 20 APRILE 2014
IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Pastorale Giovanile. Il percorso quaresimale proposto dalla Consulta Giovani della Forania di Quartu S.E.
Il cammino pastorale dei giovani quartesi, pregare uniti, progettare insieme, fare festa Diversi appuntamenti hanno scandito il cammino verso la Pasqua. Il prossimo 11 maggio Quartu S.E. ospiterà l’Incontro Diocesano FEDERICA BANDE
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A QUALCHE mese la Consulta Giovanile della forania di Quartu Sant'Elena è di nuovo attiva grazie all'impegno dei viceparroci della parrocchia di Sant'Elena, don Davide Collu e don Andrea Secci. Lavorando in collaborazione con i rappresentanti delle diverse parrocchie della città quartese, questo nuovo team aveva calendarizzato nel periodo quaresimale diversi appuntamenti dedicati a tutti i ragazzi ed i giovani. Gli eventi che hanno scandito questo ultimo periodo sono stati due. La Consulta Giovanile, con il primo appuntamento del 21 marzo ospitato dalla Comunità Missionaria di Villaregia, ha dato modo di poter vivere un' occasione di conoscenza e confronto in cui fosse possibile discutere della realtà giovanile presente nel territorio. Da questo primo incontro è quindi nato il desiderio di continuare il percorso insieme per cercare di portare una ventata di freschezza e novità alla pastorale giovanile della
Un incontro di giovani a Quartu.
città, e dare una certa continuità nel voler andare incontro a tutte quelle realtà parrocchiali in cui un vero e proprio progetto di pastorale giovanile non è presente. Questa prima data è stata caratterizzata dal clima di festa e condivisione che ha permesso di affrontare delle tematiche importanti e urgenti risvegliando però l'entusiasmo nelle persone che hanno risposto alle provocazioni sorte nel corso della giornata. Il secondo appuntamento si è invece tenuto il 4 aprile presso la par-
rocchia del Sacro Cuore, ma a differenza dell'incontro precedente, la Consulta Giovanile ha voluto ritagliare uno spazio alla dimensione spirituale di questo importante progetto. Partendo dalle parole del brano di San Paolo che parla di Chiesa come fosse un corpo, i tanti giovani hanno potuto vivere un momento di preghiera sia comunitaria che personale, accompagnati oltretutto dalle parole di don Alberto Pistolesi. Il direttore dell'Ufficio di Pastorale Giovanile diocesana ha infatti invitato e spronato i ragazzi ad
essere qualcuno che possa far incontrare alle persone Qualcuno, spiegando che essere Chiesa significa essere un corpo capace di far incontrare Cristo a tutti tramite la semplice coordinazione delle proprie membra. Il coro diocesano, con circa 80 presenze, ha rafforzato l'intensità di questo messaggio accompagnando con la musica l'adorazione eucaristica e la preghiera. Il prossimo appuntamento è quindi fissato per giovedi 17 aprile, serata che sarà dedicata alla visita de-
gli altari della reposizione della città di Quartu. Il percorso avrà come figura centrale quella di Papa Giovanni Paolo II. Saranno in primo piano le parole lasciateci nelle sue ultime cinque Giornate Mondiali della Gioventù, per poter così riscoprire i tanti inviti che ha lanciato al mondo dei giovani e festeggiare l'imminente canonizzazione. Il lavoro della Consulta Giovanile non finisce con la Pasqua, perchè questa nuova squadra sta lavorando anche in prospettiva del prossimo Incontro Diocesano dell'11 maggio, che si terrà proprio nella città di Quartu e sarà ospitato dalla parrocchia di Sant'Elena. L'obiettivo e la speranza dell'equipe della Consulta Giovani è dare una scossa significativa al territorio quartese, dimostrando che ci sono ancora dei giovani che si preoccupano e lavorano per altri giovani con la prospettiva di poter arrivare ad offrire un domani ricco di proposte e novità. Il cammino di questa nuova squadra è chiaramente appena cominciato, ma i progetti per il prossimo anno non mancano. Si punterà ancora sui momenti di preghiera dedicati agli universitari, ma l'attenzione verrà focalizzata su una realtà giovanile presente in tutte le parrocchie: i cresimandi. Tutti questi nuovi gesti di gratuità e solidarietà dimostrano ancora una volta che sono tanti i giovani che ancora si impegnano verso i loro coetanei ed i più piccoli, e nella città di Quartu la Consulta Giovanile ne è un chiaro esempio.
Aiutare i più piccoli a scoprire il segreto per vivere nella gioia 400 tra bambini e ragazzi provenienti dalle case Salesiane dell’Isola si sono ritrovati all’incontro regionale di Guspini CLAUDIA SERRI I È SVOLTA nei giorni scorsi a Guspini la Festa del Movimento Giovanile Salesiano della Sardegna, “Spirito di Gioia”. Quasi 400 bambini e ragazzi dalla terza elementare alla terza media provenienti dalle case dei Salesiani di don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Monserrato, Selargius, Ca-
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gliari Don Bosco, Cagliari Infanzia Lieta, Macomer, Santulussurgiu, Guspini, Nuoro, Sanluri) hanno trascorso insieme una giornata dedicata interamente a loro e al loro essere portatori di gioia, accompagnati da una davvero numerosa schiera di animatori, catechisti, genitori, cooperatori, collaboratori, salesiani e salesiane. La giornata è trascorsa così: all’arrivo i gruppi sono stati accolti nell’oratorio San Domenico Savio per una ricca colazione; la preghiera del mattino ha dato inizio alla giornata nel migliore dei modi prima del lancio del tema; la mattina è proseguita con una divertente caccia al tesoro per i ragazzi più grandi e con tanti giochi a stand per i più piccoli presso l’Istituto delle FMA; ci si è ritro-
La festa del Movimento Giovanile Salesiano; sotto la celebrazione Eucaristica.
vati poi tutti insieme per il pranzo; ancora giochi, musica, tornei prima di spostarsi verso la parrocchia di San Nicolò per la Celebrazione Eucaristica, il modo migliore per ringraziare il Signore di una giornata di festa che ha unito la fascia più giovane della Famiglia Salesiana della Sardegna. Una giornata vissuta insieme, nell’amicizia con gli altri e con Cristo, che aveva lo scopo di aiutare a scoprire il segreto per es-
sere felici e vivere sempre nella gioia. “Spirito di Gioia”: spirito perché la spiritualità è la base del Movimento Giovanile Salesiano; una spiritualità adeguata ai giovani, vissuta con e per i giovani, e che cerca di generare un’immagine di giovane cristiano dei nostri giorni; gioia perché ogni bambino e ragazzo desidera e ricerca la felicità e la gioia è l’espressione più nobile della felicità e, insieme alla festa e alla spe-
ranza, è caratteristica della spiritualità salesiana. Dio è la fonte della vera allegria e della speranza. Don Bosco insegna che santità e allegria sono inseparabili. Don Bosco è il santo dell’allegria da vivere. Al termine della giornata tanti i ricordi da portare a casa, nuove amicizie e tante risate perché, diceva don Bosco, “la santità è nello stare molto allegri”.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
brevi IL 25 E 27 APRILE
Giornate diocesane dei ministranti Venerdì 25 aprile a Cagliari negli spazi del Seminario Arcivescovile si svolge la Giornata Diocesana dei ministranti per i gruppi ministranti delle parrocchie delle Vicarie di Cagliari, Pirri, Campidano, Capoterra, Quartu S. E., Capoterra e Dolianova. Invece domenica 27 aprile a Senorbì nella Parrocchia Santa Barbara per i gruppi ministranti delle parrocchie delle Vicarie di Mandas, Nuraminis, S. Nicolò Gerrei, S. Vito e Senorbì.
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Iniziative. A Bonaria giovani e famiglie a servizio della comunità per preparare la Pasqua.
Dall'agonia alla Risurrezione di Gesù, una via per conformarsi al suo amore Padre Nunzio Masiello: “Preghiera, meditazione, catechesi e condivisione. Quattro pilastri per la propria crescita spirituale e comunitaria” FABIO FIGUS
diverse comunità parrocchiali della diocesi sono tante le iniziative proposte ai fedeli in preparazione alla Pasqua. Si va dai momenti di preghiera delle Quarantore, alle liturgie penitenziali, dai diversi riti settimanali della Via Crucis, ai momenti di catechesi più approfonditi e specifici sulla Parola di Dio. Ma tra le tante possibilità a disposizione delle comunità locali anche le rappresentazioni teatrali, che nella maggior parte dei casi vedono proprio i semplici fedeli mettere a disposizione degli altri il proprio tempo e le proprie capacità. Di particolare importanza quella organizzata dalla parrocchia di Nostra Signora di Bonaria in città. È giunta infatti alla decima edizione la Drammatizzazione della Passione di Gesù, che si è tenuta sabato scorso nella scalinata monumentale antistante la Basilica. Un modo tutto originale per rivere le ultime ore della vita di Gesù, partendo dall'agonia nel Getsemani e riflettendo sulle tradizionali quattordici stazioni della Via Crucis, per giungere alla Resurrezione.
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er i gruppi ministranti delle Parrocchie della Vicaria di Decimomannu c’è la possibilità di scegliere tra le due sedi dell’incontro quella più vicina. Per entrambe le date il programma della giornata seguirà lo stesso schema ovvero: dalle 9.30: arrivi e accoglienza, alle 10 il saluto di benvenuto e le attività per gruppi. Alle 12 la Santa Messa (tutti i ministranti sono invitati a indossare la veste propria)e a seguire il pranzo al sacco, seguito dai giochi pomeridiani (sarà necessario vestire abbigliamento sportivo) mentre la conclusione è prevista per le 16.
GNI ANNO NELLE
“Non si è trattato di un atto unicamente teatrale – spiega il mercedario padre Nunzio Masiello, viceparroco e assistente spirituale dell'iniziativa – ma di un momento di preghiera, riflessione ed immedesimazione prima di tutto degli attori, che si sono calati profondamente nei personaggi interpretati, ma anche degli spettatori, così come abbiamo proposto loro prima dell'inizio della rappresentazione”. Nell'iniziativa sono state coinvolte tutte le realtà della parrocchia: famiglie, giovani e semplici collaboratori della comunità, con il supporto tecnico di Radio Bonaria e la supervisione comitato organizzatore. Grande importanza è stata data alla preparazione dell'evento. “Si è iniziato subito dopo le festività na-
talizie con i primi preparativi – riprende padre Nunzio – per approfondire le diverse scene durante tutta la Quaresima. In questo tempo infatti le prove non servivano solo per i testi, i movimenti, le scenografie o i costumi. Ogni incontro era sempre preceduto da un momento di preghiera. Solitamente gli incontri erano il venerdì – prosegue il viceparroco di Bonaria – e si iniziava con il rito della Via Crucis nel Santuario, per proseguire poi con dei momenti di catechesi, per la propria crescita spirituale personale e comunitaria, affinché ognuno potesse riflettere e far proprio il personaggio affidatogli”. A dimostrazione della riuscita dell'evento il gran numero di persone presenti. In pochissimo tempo si sono riempiti tutti gli spazi a disposi-
zione dei fedeli, dotati delle oltre quattrocento sedie fornite per l'occasione dal Comune di Cagliari, ma c'è stato anche chi, non trovando posto a sedere, ha voluto seguire la rappresentazione dal proprio veicolo parcheggiato nell'antistante piazza dei Centomila. Molto positivi anche i commenti degli spettatori al termine della rappresentazione sacra. “È stato - conclude padre Nunzio - il frutto di un intenso lavoro dei collaboratori che durante tutta la Quaresima, hanno voluto vivere diversamente la propria preparazione alla Pasqua.” Dunque non solo semplice treatralità, ma un momento alternativo di preghiera e di riflessione, per poter entrare in maniera più profonda nei riti della Settimana Santa.
IL PORTICO DELLA DIOCESI
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IL PORTICO
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Liturgia e Parola di Dio. La Diocesi ha aderito all’iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana.
L’omelia, un’opportunità per realizzare l’annuncio della fede nelle nostre comunità L’Ufficio Liturgico ha realizzato l’iniziativa “ProgettOmelia”. Un’occasione per riflettere sull’annuncio della Parola di Dio FRANCESCO PILUDU
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OME AIUTARE i ministri or-
dinati delle nostre Chiese locali a verificare e a migliorare il proprio servizio omiletico? Questo è stato l'interrogativo che ha guidato il ProgettOmelia. Nel contesto dell’Anno della Fede, in sintonia con il Sinodo dei vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione, l’Ufficio Liturgico Nazionale, con l’Ufficio Catechistico Nazionale e l'Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali, ha avviato un progetto di formazione e sostegno dei ministri ordinati per la preparazione dell’omelia. Si tratta di un tema quanto mai urgente dal punto di vista pastorale, come più volte sottolineato da recenti interventi magisteriali. Al ricorrente interesse dei media e della pubblicistica ecclesiale. Il percorso proposto è frutto di una serie di riflessioni sull’omiletica,
Uno degli incontri di laboratorio del “ProgettOmelia”.
che tiene conto di alcune esperienze “sul campo”, nella formazione di seminaristi e presbiteri in Italia e in Europa (in particolare, l’esperienza francese delle Sessions Optimisation Homélies). Con il ProgettOmelia, si é realizzato uno spazio dinamico di sostegno e di confronto, nel quale individuare un metodo adeguato, relativamente alla forma e al contenuto dell’omelia. Il ProgettOmelia ha avuto come obiettivo quello di intervenire su alcuni punti essenziali, quali la struttura dell’omelia, la chiarificazione dell’obiettivo comunicativo, la percezione della corrispondenza tra ciò che si è detto e ciò che è stato effettivamente ascoltato. Il metodo utilizzato è stato quello di un
laboratorio articolato su cinque incontri, che, nella Diocesi di Cagliari, ha visto partecipare cinque sacerdoti: Don Ennio Matta, parroco di San Giorgio martire a Segariu, Don Walter Onano, parroco di Sant'Isidoro a Sinnai, Don Mario Pili, viceparroco di San Pantaleo a Dolianova, Don Franco Puddu, parroco di Nostra Signora delle Grazie a Sestu, e Don Paolo Sanna, Rettore del Seminario arcivescovile, che, per cinque incontri, sono stati osservati dall'Equipe diocesana composta da Claudia Atzeni, catechista di Decimomannu, Paolo Pisu, giovane studente di Settimo San Pietro, Suor Rita Lai, delle Ancelle della Sacra Famiglia, Francesco Piludu, esperto in comunicazione di Quartu Sant'Elena e coor-
dinati dal Direttore dell'Ufficio Liturgico diocesano Don Fabio Trudu, nel ruolo di responsabile del progetto e moderatore. L'Equipe, dopo una due giorni di formazione tenutasi a Roma a fine ottobre, ha avuto il compito di osservare i sacerdoti nella presentazione delle proprie omelie, svolte nelle domeniche precedenti, intervenendo ciascuno su temi specifici (invece che questa frase, troppo generica, direi qualcosa del genere: “. Nel primo incontro è stata osservata "l'omelia e la sua struttura" verificandone lo schema, il coinvolgimento e il contatto con gli interlocutori, la coerenza del tema e l'attenzione comunicativa. Il secondo incontro su "Organizzazione del
tempo e l'obiettivo comunicativo" ha permesso all'Equipe e ai sacerdoti di confrontarsi, utilizzando un testo scritto nel presentare l'omelia, sulla struttura e articolazione, sul tema e le modalità con cui veniva raccontato, sulla possibilità di trovare un riferimento alla vita della comunità e sulle scelte tematiche e comunicative utilizzate. Nel terzo incontro ci si è soffermati sui contenuti delle omelie verificando bene l'inizio, il corpo e la fine, se gli esempi fatti all'assemblea e se il passaggio dall'annuncio alla parte esortativa fossero pertinenti. Nel quarto incontro la particolarità è stata l'utilizzo di omelie videoregistrate, permettendo agli osservatori di vedere gli omileti "in azione" nel contesto dove, ogni giorno, svolgono la propria attività pastorale, valutandoli sui tre linguaggi: parole, voce e comunicazione non verbale. Nel quinto incontro, svoltosi come gli altri quattro presso i locali del Seminario arcivescovile, si è verificato il percorso fatto facendo emergere punti di forza e di debolezza e se fosse cambiato qualcosa. I partecipanti, alla fine, hanno riscontrato la positività del percorso e la necessità di poterlo riproporre agli altri sacerdoti per poter meglio realizzare le omelie, a volte sottovalutate, come utile strumento di comunicazione.
Evangelizzazione, frutto dell’incontro con Cristo Si è rinnovato l’annuale incontro dei Movimenti. I. P. EL POMERIGGIO di domenica 6 Aprile alcuni Movimenti Ecclesiali si sono dati appuntamento nella Parrocchia “Vergine della Salute” di Cagliari per ritrovarsi nel consueto incontro annuale. Rappresentanti del Movimento dei Focolari, del Cammino Neocatecumenale, delle Famiglie Rinnovate, della Comunità Primavera R.C.C., del Rinnovamento nello Spirito e dei Cursillos, infatti, già da alcuni anni hanno intrapreso un cammino di condivisione e di comunione, che si rafforzato nell’ultimo incontro attraverso la riflessione sull’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”. Dopo l’accoglienza ed i canti iniziali, eseguiti da una corale costituita da rappresentanti di ogni Movimento, il parroco, padre Enrico Spano, ha effettuato una sintetica
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descrizione delle icone rappresentate nella pala d’altare, inaugurata recentemente, e che coronano il grande Cristo Pantocrator. Al Gesuita padre Enrico Deidda, è stato affidato il compito di delineare i principali tratti dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco, in continuità con i Pontefici che lo hanno preceduto. Nel suo intervento padre Enrico ha posto in risalto alcuni aspetti dell’Evangelii Gaudium, tra cui la gioia del Vangelo posta in relazione alla Misericordia, fonte della gioia dell’uomo. “Altro aspetto caratterizzante l’Esortazione Apostolica è il linguaggio - ha affermato Padre Enrico. Un linguaggio sapienziale, ricco di immagini e di aperture alla speranza. La comunicazione della fede, infatti, si può fare solo con la testimonianza, comunicazione viva dell’Amore di Dio. Papa Francesco
L’incontro nella parrocchia del Poetto; sotto la celebrazione Eucaristica.
intende invitare i credenti ad una nuova tappa evangelizzatrice contraddistinta dalla gioia, tema a lui molto caro. Il terzo aspetto è quello di una Chiesa che deve diventare “audiens” prima che “docens”, protesa verso la creatività per fare qualcosa di nuovo verso i fratelli lontani”. Sono seguite alcune testimonianze che hanno dato risonanza all’esperienza fatta dai Movimenti presenti i quali, nel loro vissuto ed in coerenza allo specifico carisma che li contraddistingue, cercano di concretizzare nelle proprie realtà le esortazioni di Papa Francesco. Da parte di tutti i Movimenti è
emerso un grande slancio verso l’evangelizzazione come frutto di un incontro personale con Cristo, capace di rinnovare le persone tanto da renderle audaci testimoni del Suo Amore. La celebrazione Eucaristica è stata Presieduta da monsignor Francesco Puddu,Vicario Episcopale per la Programmazione Pastorale Diocesana e per il Coordinamento degli Uffici Pastorali Diocesani. Nella sua omelia monsignor Puddu si è soffermato sul brano del Vangelo offerto dalla Liturgia della V Domenica di Quaresima. “Il bellissimo racconto della rianimazione di Lazzaro ha affermato monsignor Puddu - evidenzia la com-
passione di Dio che si china sulla miseria e la malattia dell’uomo e Gesù si presenta come la compassione, la misericordia, il pianto di Dio verso l’umanità malata, perché Lui vuole che l’uomo sia vivente e sano. Egli invita ciascuno di noi ad uscire dalla propria storia di peccato per andare verso di Lui, che è la Resurrezione e la vita”. A conclusione della serata è scaturito un rinnovato slancio evangelizzatore ed una profonda unione che ha accomunato i vari Movimenti, ciascuno dei quali è chiamato dal Santo Padre a portare, sino alle periferie esistenziali più lontane, la gioia del Vangelo.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
PASQUA DI RESURREZIONE (ANNO A)
dal Vangelo secondo Giovanni
DON ANDREA BUSIA
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l brano odierno del Vangelo inizia con una formulazione particolare: “il primo giorno della settimana”. Questa formulazione, come spesso avviene nel linguaggio di Giovanni, ha un duplice significato: uno esplicito, per così dire “narrativo”, e uno più nascosto, più profondo. Il significato esplicito è dato dall’indicazione di tempo: si tratta del primo giorno di una nuova settimana (che per gli ebrei corrisponde alla domenica, non al lunedì, poiché il loro giorno di festa è il sabato), Giovanni ci sta quindi dicendo che sono passati due giorni dalla morte di Gesù e ci troviamo nel giorno successivo al sabato della Pasqua ebraica. Questa è un’indicazione di tempo, utile ai fini della narrazione, ma per Giovanni è molto più importante il significato più profondo: invece di iniziare semplicemente con “due giorni dopo”, Giovanni inizia parlando di una settimana, dell’inizio di una settimana. In questo modo Giovanni richiama alla mente
il portico della fede
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l primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Gv 20, 1-9 un’altra settimana fondamentale per la storia di Israele, anzi dell’intero creato: la settimana della creazione (Genesi 1). L’evangelista ci sta dicendo qui che ciò che sta per essere raccontato (e che i lettori cristiani già conoscono) è niente meno che una nuova creazione, le cose non possono più essere le stesse di prima perché il Risorto è colui che “fa nuove tutte le cose” (Apocalisse 21,5). La creazione di Dio non è stata all’inizio, né in questo caso, una creazione fine a sé stessa, è stata invece sempre una creazione finalizzata all’uomo, la più bella delle creature di Dio. Neanche questa nuova creazione, attuata in maniera diversa nella risurrezione di Gesù, è fine a sé stessa, essa è per gli uomini e, per questa ragione, è necessario che ci siano dei testimoni degli effetti di questo evento. È vero che non esistono uomini che possano testimoniare sull’evento dell’uscita di Cristo dal sepolcro, ma è anche vero che non ne esistono per il momento della stessa crea-
zione del mondo. Eppure in un caso come nell’altro abbiamo dei testimoni delle conseguenze di quei due eventi: possiamo, ad esempio, vedere le piante e gli animali che la fede ci dice che esistono per volontà di Dio, così come possiamo notare che le donne, gli apostoli e i primi discepoli, prima sconvolti e impauriti dalla crocifissione del loro maestro, iniziano ad annunciare improvvisamente di averlo visto, che è vivo, e riescono a sconfiggere la loro paura. Per questa ragione è particolarmente importante la figura di Maria Maddalena e in seguito di Pietro e del discepolo prediletto: si passa dall’angoscia di Maria per il sepolcro vuoto, alla curiosità degli apostoli, e infine al “vide e credette” del discepolo prediletto. Se coloro che erano stati scelti per annunciare la risurrezione, e a quello erano stati preparati da Gesù, avessero rifiutato di aprire il loro cuore e la loro mente al mistero della risurrezione, noi non avremmo mai saputo cosa era successo, né avremmo mai
potuto tentare di comprenderne e ammirarne la grandezza (sebbene il mistero pasquale rimanga appunto sempre un “mistero”). Possiamo anche notare come il brano ruoti tutto attorno all’ignoranza, all’incomprensione di quello che era avvenuto, Giovanni lo dice espressamente alla fine del brano: “non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”, né Maria Maddalena, né Pietro, né il discepolo prediletto, aspettavano la risurrezione: Maria era andata per ungere il corpo, non per vedere se era sepolcro come aveva annunciato, non ci viene neppure detto all’interno del brano (ma solo più avanti) se Pietro, vedendo il sepolcro vuoto, abbia capito cosa era successo, solo del discepolo prediletto sappiamo che credette appena entrò nel sepolcro vuoto. Per credere serve pazienza, serve sforzo, perché la risurrezione non fa parte della nostra esperienza, nonostante noi siamo chiamati ad essa.
LA GIOIA DI COMUNICARE CRISTO «Se intendiamo porre tutto in chiave missionaria, questo vale anche per il modo di comunicare il messaggio» (34). Dunque, per far conoscere Gesù, bellezza dell’amore salvifico di Dio, Papa Francesco ci invita a considerare le modalità della comunicazione del Vangelo, tanto più nella nostra epoca segnata dal pluriforme uso dei media, che potrebbero per le loro esigenze intrinseche mutilare e ridurre il messaggio; pertanto è importante che gli operatori pastorali, i catechisti, gli animatori, ma certamente anche i presbiteri, non si perdano nei dettagli dottrinali, né si preoccupino di manifestare tutta la ricchezza degli elementi connessi al messaggio e sviluppatisi nel corso dei duemila anni di storia della Chiesa, bensì sappiano andare all’essenziale. Il Papa afferma che già il Concilio Ecumenico Vaticano II (36), ha indicato la strada da intraprendere e cioè porre in essere quella gradualità che proviene dal riconoscere che dobbiamo usare il principio della gerarchia delle verità, e questo vale non solo sul piano dei contenuti da far conoscere ma an-
che relativamente all’insegnamento morale tenendo presente sempre la centralità della persona, il suo contesto esperienziale, la personale condizione di vita interiore, la sua capacità di interiorizzazione dei valori cristiani . La persona, infatti, in un determinato contesto culturale, potrebbe non avere la percezione del senso e del significato delle sue scelte, e potrebbe non avere consapevolezza del valore del messaggio cristiano, pertanto andrebbe aiutata a cogliere prima di tutto ciò che è basilare, più importante, più significativo per la sua vita, e per la sua esistenza. Appare ovvio, che l’annuncio del messaggio cristiano si dovrà concentrare, prima di ogni cosa, nel presentare la persona di Gesù, la sua nuova legge, che è la legge dell’amore, è la legge dello Spirito del Risorto che si manifesta nella fede della Chiesa, primariamente con l’esercizio della virtù della misericordia, in altro modo perderebbe la sua bellezza e la sua attrattiva. Papa Francesco bandisce una trasmissione disarticolata del
messaggio cristiano, e insiste su una vera e propria proposta equilibrata e organizzata dei contenuti, finalizzata a raggiungere tutti nelle loro particolari situazioni di vita, ponendo in evidenza non tanto un catalogo di peccati ed errori, semmai, la bellezza di tutto il messaggio cristiano, la testimonianza manifestata nel corso dei secoli dai cristiani, nell’ armonica relazione con Gesù Cristo, il quale illumina ogni momento e ogni aspetto della storia umana. È importante, perciò che, prima di iniziare un autentico processo di evangelizzazione, ci si domandi che cosa è fondamentale per quelle persone alle quali ci rivolgiamo, e soprattutto che cosa è necessario mettere in evidenza del messaggio cristiano, perché questo non perda la sua freschezza e il suo profumo, cercando il bene di tutti, sempre e comunque per rispondere con amore ad ogni domanda di senso e di significato dell’esistere. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
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Vide e credette...
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L’udienza con il Papa del Movimento per la Vita
Proteggere la vita con coraggio e amore o il mio cordiale benvenuto a ciascuno di voi. Saluto l’Onorevole Carlo Casini e lo ringrazio per le sue parole, ma soprattutto gli esprimo riconoscenza per tutto il lavoro che ha fatto in tanti anni nel Movimento per la Vita. Gli auguro che quando il Signore lo chiamerà siano i bambini ad aprigli la porta lassù! Saluto i Presidenti dei Centri di Aiuto alla Vita e i responsabili dei vari servizi, in particolare del “Progetto Gemma”, che in questi 20 anni ha permesso, attraverso una particolare forma di solidarietà concreta, la nascita di tanti bambini che altrimenti non avrebbero visto la luce. Grazie per la testimonianza che date promuovendo e difendendo la vita umana fin dal suo concepimento! Noi lo sappiamo, la vita umana è sacra e inviolabile. Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica. «Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide … Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 53). E così viene scartata anche la vita. Uno dei rischi più gravi ai quali è esposta questa nostra epoca, è il divorzio tra economia e morale, tra le possibilità offerte da un mercato provvisto di ogni novità tecnologica e le norme etiche elementari della natura umana, sempre più trascurata. Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: «La
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RISCRITTURE
LA REALTÀ STORICA DELLA RISURREZIONE Una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è questa: che cosa c’è dopo la morte? A quest’enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi, credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19). Dall’alba di Pasqua una nuova primavera di speranza investe il mondo; da quel giorno la nostra ri-
surrezione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è risorto non perché la sua memoria resti viva nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stesso viva in noi e in Lui possiamo già gustare la gioia della vita eterna. La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba. Benedetto XVI Messaggio Urbi et Orbi Pasqua 2009
vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli» (Cost. Gaudium et spes, 51). Io ricordo una volta, tanto tempo fa, che avevo una conferenza con i medici. Dopo la conferenza ho salutato i medici - questo è accaduto tanto tempo fa. Salutavo i medici, parlavo con loro, e uno mi ha chiamato in disparte. Aveva un pacchetto e mi ha detto: “Padre, io voglio lasciare questo a lei. Questi sono gli strumenti che io ho usato per fare abortire. Ho incontrato il Signore, mi sono pentito, e adesso lotto per la vita”. Mi ha consegnato tutti questi strumenti. Pregate per quest’uomo bravo! A chi è cristiano compete sempre questa testimonianza evangelica: proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi. Vi incoraggio a farlo sempre con lo stile della vicinanza, della prossimità: che ogni donna si senta considerata come persona, ascoltata, accolta, accompagnata. Abbiamo parlato dei bambini: ce ne sono tanti! Ma io vorrei anche parlare dei nonni, l’altra parte della vita! Perché noi dobbiamo aver cura anche dei nonni, perché i bambini e i nonni sono la speranza di un popolo. I bambini, i giovani perché lo porteranno avanti, porteranno avanti questo popolo; e i nonni perché hanno la saggezza della storia, sono la memoria di un popolo. Custodire la vita in un tempo dove i bambini e i nonni entrano in questa cultura dello scarto e vengono pensati come materiale scartabile. No! I bambini e i nonni sono la speranza di un popolo! Cari fratelli e sorelle, il Signore sostenga l’azione che svolgete come Centri di Aiuto alla Vita e come Movimento per la Vita, in particolare il progetto “Uno di noi”. Vi affido alla celeste intercessione della Vergine Madre Maria e di cuore benedico voi e le vostre famiglie, i vostri bambini, i vostri nonni, e pregate per me che ne ho bisogno! 11 aprile 2014
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
a quando ha assunto il ministero petrino, papa Francesco proclama la buona notizia cristiana per eccellenza: ilVangelo! Il messaggio è questo: Dio è amore universale infinito, il suo amore non necessita di essere meritato, la sua misericordia vuole raggiungere tutti gli uomini, tutti peccatori. Perché questo messaggio di papa Francesco sorprende? Dobbiamo ammetterlo: perché abbiamo alle spalle tanta intransigenza che è tutto fuorché cristiana e, negli ultimi tempi, un’alzata di tono e un moltiplicarsi di voci nella chiesa cariche di severità, esigenti, tese a un ministero di condanna che sembrava assorbire in sé tutto il messaggio cristiano. In verità non c’è alcun mutamento sostanziale nel magistero papale: Giovanni Paolo II ha esaltato la misericordia attraverso un’enciclica e addirittura l’istituzione di una “domenica della misericordia” e Benedetto XVI sempre ha messo al centro della sua predicazione questo amore-carità che è l’ultima definizione del Dio narrato da Gesù Cristo. Gesù insegnava:“Beati i misericordiosi”(Matteo 5,7) e “Siate misericordiosi com’è misericordioso il Padre vostro” (Luca 6,36). Una misericordia che è compassione e include sentimenti e atti di comprensione per la miseria altrui, perdono e amore. Gesù ha dimostrato una capacità infinita di misericordia. Egli non riusciva a guardare il viso delle persone senza essere afflitto dalla loro confusione, dalla loro perplessità e dalla loro infelicità. Ogni volta che vedeva gli uomini deboli e dispersi come pecore senza pastore, il suo cuore era mosso a compassione per loro.
DOMENICA 20 APRILE 2014
Una riflessione sul significato della Misericordia
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“Misericordia io voglio e non sacrificio” di ROSSANA CAOCCI
Gesù dimostrò misericordia scegliendo di amare invece di condannare. Gesù dimostrò misericordia dando agli altri molte opportunità di pentirsi e di essere perdonati. Gesù dimostrò misericordia evitando il rancore. Gesù dimostrò misericordia aiutando chi era nel bisogno. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste (Mt 5, 46-48). Quanto è importante che poniamo l’attenzione su quel “voi”. Gesù si rivolge proprio a noi: questo pronome contiene tutta la forza della nostra elezione ad essere suoi discepoli; contiene tutta la pregnanza indicativa rivolta a coloro che appartengono alla sua compagnia; la via del cristianesimo.
Il “voi” non sta ad indicare la cerchia ristretta di un gruppo di privilegiati, chiuso nella ricerca del proprio benessere spirituale, che creano un ambiente isolato sordo al grido dolorante dell’umanità. Il “voi” rimanda al mandato che Gesù stesso darà al termine della sua vita terrena, prima di ritornare al Padre: andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura, unVangelo di misericordia e di perdono! Tutta l’azione pastorale allora è veramente tale quando permette agli uomini di incontrare Gesù, ma non un Gesù che condanna ma colmo di misericordia! Noi cominciamo a incontrarci con Gesù quando crediamo nell’amore com’egli credeva, quando ci avviciniamo a chi soffre come lui si avvicinava, quando difendiamo la vita come lui la difendeva, quando vediamo gli altri con il suo sguardo, quando affrontiamo la vita e la morte
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con il suo coraggio, quando contagiamo la buona notizia come egli la contagiava. "Misericordia io voglio e non sacrificio", vuol dire: voglio usare misericordia, non condannare. Il suo equivalente biblico è la parola che si legge in Ezechiele: "Non voglio la morte del peccatore, ma si converta e viva". Dio non vuole "sacrificare" la sua creatura, ma salvarla. Gesù vuole amore e la misericordia è una sua espressione. Ed Egli vuole che il cristiano viva così anzitutto perché Dio è così. Per Gesù, Dio è prima di tutto il Misericordioso, il Padre che ama tutti, che fa sorgere il sole e fa piovere sopra i buoni e i cattivi. Gesù, perché ama tutti, non teme di stare con i peccatori e in questo modo ci rivela chi è Dio. Se Gesù, dunque, è così, se Gesù è tale, anche noi dobbiamo nutrire identici sentimenti. “Misericordia io voglio e non sacrificio”. Se non abbiamo l’amore per il fratello, a Gesù non piace il nostro culto. Non gli interessa la nostra preghiera, l’assistenza alla Messa, le offerte che possiamo fare, se tutto ciò non fiorisce dal nostro cuore ricco di amore verso tutti. Misericordia nelle nostre comunità parrocchiali, operando gratuitamente, annunciando Cristo Crocifisso, con lo sguardo sempre rivolto verso il Crocifisso, preoccupati non tanto della nostra visibilità quanto della nostra fedeltà a Cristo, evitando l’atteggiamento di coloro che quando non riescono ad essere protagonisti diventano disfattisti! Perché la parrocchia è il luogo in cui attraverso l’annuncio della parola di Dio e l’amministrazione dei sacramenti cresce in santità e numero la Chiesa come popolo di Dio e si esercita la misericordia!
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Oggi parliamo di… arte e fede La parrocchia di Guamaggiore (Terenzio Puddu) Domenica 20 aprile ore 18.10 Lunedì 21 aprile ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 20 aprile ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione L’informazione tradizioanle e digitale Martedì 22 aprile ore 19.10 Mercoledì 23 aprile ore 8.30 L’ora di Nicodemo Evangelii Gaudium Lettura dell’Esortazione (nn.160175) di Papa Francesco Mercoledì 23 aprile 21.30 Oggi parliamo con… Don Gabriele Casu Missionario Fidei Donum Sabato 19 aprile 19.10 Domenica 20 aprile ore 10.30
Verso la santificazione Giovanni Paolo II raccontato da mons. Tonio Tagliaferri Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 Lampada ai miei passi (21 – 27 aprile) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Roberto Maccioni Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa
IL PORTICO DELLA DIOCESI
DOMENICA 20 APRILE 2014
Morale e persona. La differenza sessuale non è semplicemente un prodotto culturale.
La verità sulla persona umana contro il pericolo dell’ideologia del gender
essere, maschio o femmina». Il Prof. Renato Versace, durante la sua relazione, ha avuto modo di approfondire il problema, spaziando in maniera oggettiva in diversi campi, dalla scienza alla storia, dalla medicina al diritto: “Quando si tratta l’uomo nella sua essenza è chiaro che ci si deve rivolgere alla natura, cioè come la natura ha fatto l’uomo. È necessario inserire in questo discorso la genetica, la biologia, la neurologia e la medicina, altrimenti il rischio è quello di fare definizioni ideologiche. Non si vuole inviare un messag-
gio ideologico, dal momento che ognuno ha le sue opinioni, ma il discorso vuole essere basato su evidenze scientifiche di rilievo. Il problema principale nasce dal fatto che cultura e natura siano messe sullo stesso piano. Così facendo l’uomo non è quello che la medicina dice che è, ma diventa ciò che sostiene la cultura. La cultura, essendo mutevole, non può influenzare l’essenza della persona”. Come affrontare allora un discorso del genere? “ Per trattare argomenti come questi occorre partire da presupposti universalmente riconoscibili, deve emergere la volontà di trovare un dato oggettivo”. Per poter affrontare il quotidiano, c’è bisogno di un’adeguata preparazione. Mons. Miglio ha ricordato questo nel suo intervento: “Dobbiamo rimetterci a studiare, da tutti i punti di vista. Serve un approfondimento personale prima di tutto. Il cristiano è chiamato a capire e ad aiutare gli altri a capire. Ma deve agire con dolcezza e determinazione”. L’Arcivescovo ha voluto ricordare l’importanza di queste tematiche etiche e sociali: “Tutte le questioni antropologiche non riguardano solamente cattolici o cristiani, ma il futuro dell’umanità. Per difendere le diversità viene negata la diversità più grande, quella fra uomo e donna. È necessario riscoprire la bellezza e la profondità del progetto di Dio”.
che in Israele ci fossero donne di tanto splendore (10,19). Giuditta e la sua serva incedevano tra due ali di soldati che accorrevano per vedere una tale meraviglia. La serva si sentiva quasi fagocitata da quell’enorme stuolo di occhi e di corazze nemiche. Forse pensò: ‘La padrona è una grande donna!’. Senza esitazione alcuna, Giuditta e la serva giunsero di fronte al temutissimo capo, Oloferne, a cui rivolsero il loro omaggio. “Dio mi ha mandato a compiere con te un’impresa che farà stupire tutta la terra, quanti ne sentiranno
parlare” (11,16). L’ancella capì bene che le parole di Giuditta erano velate da un senso di ambiguità ed ironia eccellenti. Essi capivano una cosa, mentre la padrona intendeva l’esatto contrario. Fino all’ultimo giorno l’ancella rimase con la padrona. Solo non vide il momento in cui Giuditta mozzò la testa di Oloferne, ubriaco fradicio (13,2), ingannato dalla sua stessa bramosia e alterigia. Con due colpi ben assestati di scimitarra, l’eroina giudea, decapitò il generale e diede la testa alla serva, per conservarla nella bisaccia. L’accampamento era silenzioso e sonnolento a causa del fiume di vino che era stato bevuto. Mentre Betulia, la città ebrea assediata, stava per morire a causa della mancanza d’acqua (8,31), l’accampamento verrà distrutto a causa del troppo vino. Giuditta e l’ancella uscirono come di consueto dall’accampamento e tornarono nella piccola cittadino con il grido dell’AlleluYah, del Lodate Yah (Lodate Yahwè).
Nella Parrocchia del Poetto si è tenuto un incontro sull’ideologia gender. Mons. Miglio: “Non è un tema solo ‘cattolico’ ma riguarda l’intera società” MATTEO PIANO
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12 APRILE, nella parrocchia Vergine della Salute, si è tenuto un incontro-dibattito dal titolo “Maschio e femmina lo creò”, che ha approfondito il tema dell’uomo e della famiglia. In modo particolare si è voluto riflettere sul problema dell’ideologica gender. Grazie alla relazione tenuta dal Prof. Renato Versace e alle parole di Mons. Miglio si è potuto approfondire questo argomento di stretta attualità, di cui si sente parlare ma non con la dovuta chiarezza. Il problema, infatti, non è di semplice risoluzione, viste le numerose tematiche e la varietà di discipline che s’interessano a questa ideologia. Le teorie del Gender sostengono che l'orientamento sessuale delle persone non sarebbe un dato di natura quanto piuttosto un'acquisizione culturale. In questo modo l’identità sessuale sverrebbe vista come sganciata da una struttura corporea e semplicemente stabilita dalla ABATO
volontà del soggetto. Per il prof. Versace «questa dottrina, che si può definire pseudo-scientifica-politica, si fa promotrice di una vera e propria guerra contro le ingiustizie, sostenendo che la differenza tra uomo e donna sia alla base delle numerose iniquità attuali e del passato. Partendo da questi semplici presupposti, si può notare come la sessualità non venga ritenuta come un’identità naturalmente data, ma come una semplice ricerca che ogni uomo debba compiere. L’individuo sceglie cosa vuole
PERSONAGGI DELLA BIBBIA
La serva di Giuditta di MICHELE ANTONIO CORONA
ra i libri biblici, in cui una donna è protagonista, Giuditta è tra i più noti e maggiormente rappresentati artisticamente. Era una donna di aspetto bellissimo e molto ricca. Il marito, Manasse, morì di insolazione (8,3), lasciandola vedova. I tre anni successivi alla morte trascorsero nel lutto più estremo: viveva in una tenda sulla terrazza di casa, vestita di sacco e in uno stadio di rigoroso digiuno. La vita della donna era condivisa con la sua ancella fidata, forse una sorta di governante, che la accompagnò in ogni suo gesto. La serva ebbe modo di appurare la sua giustizia, il suo rigore morale, la sua profonda religiosità, il timore per il Dio di Israele e l’amore al suo popolo. Rimase certamente sconvolta quando si sentì ordinare dalla padrone di
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convocare i capi del piccolo centro di Betulia, assediato dal potentissimo esercito assiro. Trepidante corse da Cabrì e Carmì, anziani della città (8,10), secondo il volere di Giuditta. Fece loro un discorso molto misterioso, lasciando attonita anche la fedele ancella. Dopo tutti quegli anni di lutto e di penitenza, chiese gli abiti della festa, si cinse i capelli del diadema e li unse con profumi e misture, indossò bracciali, anelli, collane e pendenti agli orecchi. La sua bellezza divenne talmente sublime da far dimenticare per un po’ la tristezza e paura per l’assedio estenuante. Giuditta chiese alla serva di accompagnarla nell’accampamento assiro, dove il suo aspetto fece immediatamente colpo sui soldati e sui generali. Tutti ne rimasero ammirati e si stupirono
IL PORTICO
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detto tra noi Il passaggio dalla morte alla vita di D. TORE RUGGIU
Siamo nel tempo di Quaresima e ci avviciniamo alla S. Pasqua, quando rivivremo il mistero della morte e risurrezione di Cristo. Certamente una delle tante domande che sempre l’uomo si è posto, è la seguente: era proprio necessario il sacrificio della croce per salvare l’umanità? Credo che, davanti a questo interrogativo, non c’è una risposta soddisfacente per la logica umana. Dobbiamo abbandonarci al mistero della volontà di Dio e credere che quel sacrificio della croce del Figlio Suo era necessario. A questo punto possiamo fare un parallelo tra la morte di Cristo e la nostra morte, tra la Sua e la nostra risurrezione. Ci consola S. Paolo quando scrive: “se siete morti con Cristo, con Lui anche risorgerete”. Talvolta capita che qualcuno o qualcuna arrivi fino alla soglia della morte e poi il Signore rimanda questo momento che, prima o poi, arriverà per tutti. È capitato di recente a Cagliari che un mio amico sia stato portato in ambulanza in piena notte in condizioni gravissime, tanto che l’equipe medica, trovandosi di fronte ad un caso disperato, ha dovuto intervenire immediatamente con un intervento chirurgico con probabilità di riuscita ridotte al minimo, tanto che un amico medico rivolgendosi a me, che ero presente, mi ha detto: “padre, preghi molto”. Come dire: “siamo di fronte ad un caso che, se non ci mette la mano Dio, si conclude con il decesso”. Per grazia di Dio, il lungo intervento chirurgico è andato bene, la prognosi però rimane riservata per almeno 24 ore, poi inizia il percorso post operatorio, faticoso, lungo e sofferto, tuttavia si può affermare che il buon Dio, in questo caso, ha restituito una persona dalla quasi morte alla vita. Altre volte, casi analoghi o anche meno gravi, si concludono con il decesso. È l’esperienza che, soprattutto i medici chirurghi, vivono ogni giorno. Per comprovare quanto affermato, tempo fa un altro mio amico chirurgo mi disse: “Caro amico prete, io i miracoli li tocco con mano ogni giorno in corsia e in sala operatoria. Sperimento che molto non dipende da noi. Talvolta portiamo in sala un paziente con la certezza che ne uscirà morto, ed invece vive. Altre volte, anche per una banale operazione, il paziente muore”. Ma a che serve tutto questo? Perché Dio permette queste cose? Le risposte umane non esistono o non sono soddisfacenti. Con la fede, possiamo affermare che tutto quello che ci capita ha un significato, che spesso non comprendiamo e quindi siamo tentati di non accettare. Ma è certo che, dopo il trapasso da questa vita alla vita eterna, capiremo tutto. Naturalmente, come nel caso sopra citato, quando la storia finisce bene ci viene spontaneo esprimere al Signore la nostra più profonda gratitudine “per grazia ricevuta”. Sicuramente, quando una persona è beneficiaria di uno scampato pericolo di tali dimensioni, le si può dire: “coraggio, fratello, il Signore non ha ancora finito con te….vai avanti e continua a servire Dio con gioia e con amore”.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
cronaca AL MUSEO DIOCESANO
Restaurata la statua di San Cristoforo Secondo la leggenda San Cristoforo avrebbe portato Gesù Bambino sulle spalle nell’attraversare un corso d’acqua. Una statua raffigurante il Santo è stata restaurata e presentata al pubblico nei giorni scorsi nei locali del museo del Duomo a due passi dalla Cattedrale. Il simulacro era sistemato nella chiesetta di San Cesello nel quartiere di Villanova, oggi annessa al monastero delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento. Originariamente la statua del Santo era collocata al centro del retablo dell’altare maggiore, dove è stata sostituita da un ostensorio per l’Adorazione del Santissimo. Donata dalle monache al Museo del Duomo, al momento del suo ritrovamento, la scultura presentava un avanzato stato di degrado del supporto ligneo e la perdita quasi totale della cromia originaria. Grazie all’intervento di restauro operato dalla Soprintendenza di Cagliari e Oristano, la statua ha recuperato parte del suo antico splendore ed è in mostra al Museo diocesano. Una sala conferenze del museo particolarmente affollata ha ospi-
tato la conferenza del presentazione del restauro. Dopo i saluti di Maria Assunta Lorrai, direttore Regionale Beni Culturali e Paesaggistici e dell’Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, Maria Francesca Porcella e Antonella Manzo, rispettivamente storico dell’arte e architetto della Soprintendenza, hanno illustrato presentato le relazioni, seguiti dalla restauratrice Giuliana Fenu. Ad introdurre e condurre i lavori il direttore del Museo Diocesano di Cagliari, l’ingegner Maria Lucia Baire. Al termine della serata i versi di Mirella Degortes e la visita guidata delle sale del Museo, con l’illustrazione di Giovanni Nieddu. Un altro gioiello dell’arte sacra cagliaritana è dunque fruibile per i visitatori che faranno tappa in Castello al Museo Diocesano, che prosegue l’opera di valorizzazione del patrimonio di arte e fede così ricco nella storia della Chiesa cagliaritana.
DOMENICA 20 APRILE 2014
Catecumenato. Le testimonianze di coloro che riceveranno i Sacramenti dell’Iniziazione.
Scoprire Gesù nella propria vita, la bellezza del diventare cristiani MARTINA LILLIU
ell’imminenza della Pasqua del Signore, risulta sicuramente significativo e pastoralmente importante dedicare attenzione alla storia di vita e di fede degli adulti della nostra diocesi che durante la Veglia Pasquale presieduta dall’Arcivescovo in Cattedrale, celebreranno i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia. Il cammino di Catecumenato, per gli adulti che chiedono l’Iniziazione Cristiana, è seguito e coordinato dall’Ufficio Catechistico Diocesano che, attraverso il Servizio per il catecumenato, si pone a supporto delle comunità parrocchiali nel delicato e prezioso impegno dell’accoglienza e della catechesi, favorendo, così come è successo in questi ultimi mesi, momenti di incontro e di dialogo tra i catecumeni ed il Vescovo. Ecco la storia dei catecumeni che nella Veglia Pasquale di quest’anno entreranno a pieno titolo nella comunità cristiana.
N
Paolo Montaldo Sono nato a Cagliari 39 anni fa. Da due anni sono felicemente sposato e dall'anno scorso ho intrapreso questo cammino di fede, nella parrocchia della Sacra Famiglia a Cagliari. Scrivo libri per ragazzi ed adulti e collaboro con un laboratorio di analisi. Pratico come hobby il modellismo in ogni sua forma. I miei genitori sono cristiani cattolici, così come anche mio fratello. Volendo darmi massima possibilità di scelta, decisero di non battezzarmi da bambino, di modo che, una volta diventato adulto, potessi scegliere io liberamente a quale fede affidarmi. E così ho fatto. Ho purtroppo dei ricordi negativi in quanto sentivo su di me una palese discriminazione: mi sentivo diverso dagli altri ed anche nell'ambito scolastico ci furono piccole discriminazioni. Ho preso la decisione di chiedere il Battesimo principalmente perché ho sentito che il mio essere era per qualche maniera mutilo o monco: ci mancava qualcosa, …la fede! Ritengo che la fede sia un dono, ed ora finalmente l'ho ricevuto anch'io. Tutti quelli che mi vogliono bene, sono stati entusiasti della mia decisione. Già in questa fase di preparazione al Battesimo mi sento più tranquillo, più rilassato e posato. Penso che la fede
La celebrazione della Veglia Pasquale in Cattedrale. Sotto: il battesimo di un adulto.
sia stata come un'enorme coperta calda in una notte fredda. Ho girato diverse comunità e diverse parrocchie e soltanto presso quella guidata da don Fabrizio mi sono trovato accolto. Ho trovato in lui un vero punto di riferimento. Rosita Cao Sono nata nella Francia del Sud ma sono di origine sarda. Ho 58 anni, lavoro e vivo a Sestu, dove mi prendo cura di un signore anziano e ho una vita molto semplice!Sono della parrocchia di N.S. delle Grazie. I miei genitori non erano atei! Avevano un loro modo di credere, sicuramente lontano dalla vera fede vissuta e praticante. Ricordo sempre le parole del mio parroco don Franco che una domenica disse: “Non ci si può creare ognuno un proprio credo, la fede è una sola!”. Ora capisco cos’è la vera sapienza. Io credevo di essere intelligente: ho studiato e parlo anche giapponese. Ora che conosco la fede mi sento davvero migliore, intelligente, accolta, nella pace. Fino a 34 anni ho vissuto in Francia; quando sono arrivata qui in Sardegna, molti mi hanno chiesto se volessi avvicinarmi alla Chiesa, ma io non ne capivo l’importanza. Poi, due anni fa, ho deciso di iniziare il percorso verso il Battesimo e ho conosciuto la mia catechista Bonarina. Il suo modo di parlare e i suoi discorsi sull’amore di Gesù mi hanno colpita! Più frequentavo il catechismo, più mi sentivo vicina e mi sentivo riempita nell’anima, migliore, felice! Ho capito che io non potevo più abbandonare Gesù. La mattina mi sveglio senza nessun pensiero negativo! Ascolto di più, cer-
co di portare la pace. Anche quando cammino per la strada vedo le cose diversamente e capisco che tutto è un dono del Signore, che tutto viene dal Signore; lui viene prima di tutto! Ho conosciuto tantissime persone nella mia parrocchia di Sestu che mi hanno accolta e fatta sentire amata: la vedo come la mia prima casa, prima ancora della seconda che è la mia, dove vado solo a dormire! So che devo imparare ancora tantissime cose; qui posso trovarle, nella casa del Signore, anche tramite le persone che mi sono vicine, don Franco e Bonarina. Mabel Ogeleka Ho 29 anni e sono nata in Nigeria, in un villaggio che si chiama Abbi a sud ovest del mio paese. La mia famiglia è composta di mia mamma e dai miei 4 fratelli. Mio padre è morto 5 anni fa. Sono in Italia da 6 anni dove lavoro saltuariamente. La mia famiglia è di religione Cristiana ma non cattolica bensì di orientamento pentecostale "evangelismo protestante". Anche noi festeggiamo il Natale, la Pasqua e l'eucarestia come i cattolici. Il mio ricordo più forte è legato ai Natali passati in
famiglia quando da piccoli i genitori usavano regalarci un vestito e scarpe nuove e quella era l'unica durante l'anno che avevamo un vestito nuovo. Frequentando la chiesa di S. Pietro a Pirri accompagnando il mio fidanzato, anche lui nigeriano battezzato nella stessa chiesa e grazie alle belle parole di Don Ignazio, ho sentito desiderio anche per poter avvicinarmi al sacramento dell'Eucarestia e per avere un matrimonio Cattolico Cristiano sotto la protezione di Dio. Le persone che mi sono vicine sono il mio fidanzato e la sua famiglia adottiva italiana, che sono ovviamente molto contenti, e i miei amici che sono anche loro contenti perché festeggeremo insieme. Mia madre e i miei fratelli sono felici perchè io sono felice. Sono convinta che la mia vita sarà molto più bella con il conforto dei sacramenti sopratutto perchè desidero profondamente partecipare completamente a tutta la Messa, compresa l'Eucarestia.
DOMENICA 20 APRILE 2014
IL PORTICO DELLA MISSIONE
Matinha. La testimonianza di don Giuseppe Spiga sulla Quaresima in Brasile.
Missione in Brasile, portare tra le strade la gioia della Risurrezione I Vescovi del Brasile promuovono ogni anno la Campagna di fraternità. Il tema di quest’anno era “Cristo ci ha liberati perchè restassimo liberi” DON GIUSEPPE SPIGA*
L
A QUARESIMA NELLA nostra realtà parrocchiale missionaria tarda a cominciare almeno per il clima, il carnevale lascia strascichi de confusione, musiche e danze per almeno una settimana. Il Brasile è uno dei Paesi con più cattolici al mondo ma la frequenza e la pratica religiosa è molto bassa aggirandosi più o meno al 3 %, questo significa che la quaresima in percentuale è vissuta da poche persone, il resto continua con musiche e danze. Per coloro che frequentano le proposte sono tante. La più importante è la “Campanha da Fraternidade” iniziativa della CNBB (Conferença Nacional dos Bispos do Brasil) che ogni anno propone un tema particolare, solitamente una “preoccupazione” sociale da meditare con il tentativo e la speranza di trovare soluzioni e aiutare la gente alla denuncia nel caso conosca situazioni di illeciti o abusi. Quest’anno il tema è stato: Fraternidade e Trafico Humanocon la citazione biblica E’ para liberdade que Cristo nos libertou (Gl 5,1). Abbiamo quindi cercato di approfondire il tema e per fortuna non abbiamo incontrato nella nostra comunità casi di traffico de esseri umano se non qualche sospetto per i giovani che sono imbarcati sui pullman e trasportati al sud con proposte di lavoro che a volte fini-
La celebrazione a Matinha della delegazione diocesana guidata da mons. Arrigo Miglio. (foto Alessandro Orsini)
scono in situazione di schiavitù. Il resto della quaresima è più o meno simile alla realtà italiana con qualche diversità data dal fatto che la parrocchia è comunità di tante comunità e ognuna fa il suo percorso con i suoi lider e il suo piccolo gruppo. Nella città abbiamo celebrato le via crucis in tutte le sette comunità presenti percorrendo le strade di tutti i quartieri tra povertà, sentieri fangosi, trafficanti di crac, baretti con la musica a palla e illuminazione quasi inesistente. Abbiamo promosso un ritiro spirituale parrocchiale con le confessioni e nella settimana santa visita-
to tutti gli ammalati della città. Il giovedì santo abbiamo celebrato la messa in Cena Domini e lavato i piedi ai tossico dipendenti della Fazenda do Amor Misericordioso. Dopo la celebrazione per tutta la notte i vari gruppi parrocchiali si sono alternati all’altare della reposizione sino alla liturgia della croce e alla presentazione della Via Crucis vivente avendo come attori i giovani dipendenti chimici. Il Sabato Santo la vigilia pasquale e la domenica di pasqua “S’incontru” ancora una volta con Maria e Gesù rappresentati da membri della comunità. Questa un po’ della nostra esperienza degli ultimi mesi con la cer-
tezza che con piccoli passi stiamo andando incontro ai lontani, con questo proposito i laici missionari della parrocchia subito dopo la Pasqua passeranno in tutti le case portando l’annuncio di speranza meditando la parola di Dio con le famiglie e benedicendole, “somos Igreja em saída missionária” come ricorda Papa Francesco nella Evangelii Gaudium al numero 17. A tutti i lettori de il Portico e a tutta la Diocesi di Cagliari una felice Pasqua di Resurrezione personale ma con l’augurio di essere “Igreja em saída missionária” per annunciare ai lontani che Gesù è risorto anche per loro e per comunicarlo con la gioia del Vangelo con la gioia del cuore che ha sperimentato chi veramente ha creduto nel Messia Salvatore. Sacerdote Fidei Donum Matinha - Brasile
IL PORTICO
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brevi VERGINE DELLA SALUTE
Percorsi di formazione pre-matrimoniali Non è bene che l'uomo sia solo (Gen. 2,18). Questa affermazione biblica, è completata dal versetto 19 che prosegue; "Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile." E' in questa similitudine che possiamo trovare la perfezione dell'unione dell'uomo e della donna. Perché sono l'uno il completamento dell'altro. Su questo fondamentale principio si sostiene la bellezza, la concretezza e la solidità del Sacramento del matrimonio. Un sacramento che Dio ha affidato alla chiesa perché in esso si potesse dare origini ai fondamentali della società, della solidarietà, del reciproco soccorso ma soprattutto dell'amore nella dimensionedella donazione dell'uno verso l'altra, e dell'apertura alla vita. Tutti questi valori che la società moderna oggi sta perdendo, sono il fondamento di un matrimonio ristiano, matrimonio voluto e celebrato per durare una vita, per dare origine ad altre vite e portare al mondo un messaggio di amore vero, di un amore fondato sul donarsi, sul non pretendere per se, sulla accoglienza dei figli che il Signore vuole donare, sul perdono reciproco. La parrocchia Vergine della Salute al Poetto, da lunedì 23 Settembre alle 20:30 con cadenza lunedì/venerdì, terrà un ciclo di catechesi sul matrimonio Cristiano, al quale sono invitati quanti si apprestano a celebrare il matrimonio, ma è anche aperto a tutti coloro che già sposati, stiano vivendo momenti di silenzi, di conflitto, di incomprensioni, di separazione. Queste catechesi saranno tenute da coppie di sposi che la Chiesa ha chiamato a testimoniare con le loro esperienze la fedeltà di Dio nel sacramento del matrimonio. (R. Tosadori)
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi DOMENICA IN EDICOLA
Nuovo inserto diocesano su Avvenire La Diocesi di Cagliari ha intrapreso una nuova esperienza comunicativa attraverso la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire, ogni terza domenica del mese. Attraverso questa pubblicazione mensile, la Chiesa locale si è dotata di uno strumento che, congiuntamente a “Il Portico”, contribuirà a riflettere più approfonditamente sui temi che ci stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo. Domenica 20 aprile è prevista la pubblicazione di un altro inserto. Per informazioni consultare il sito www.chiesadicagliari.it.
SEGNALAZIONI Da martedì 22 a giovedì 24 aprile alle 21.30 su Radio Kalaritana, Andrea Pala intervista i protagonisti della visita di Papa Giovanni Paolo II in Sardegna nell’ottobre del 1985. Tre serate speciali nelle quali conoscere da vicino quanto il Papa polacco ha lasciato durante il suo passaggio in tutte le tappe che hanno contraddistinto quelle giornate. Un modo per prepararsi alla canonizzazione del beato che, insieme a Giovanni XXIII, verrà canonizzato domenica 27 aprile in Vaticano. Martedì 22, giovedì 24, venerdì 25 aprile alle 21.30 su Radio Kalaritana.
DOMENICA 20 APRILE 2014
Figlie Eucaristiche di Cristo Re. Il ricordo dell’ex Madre generale da poco scomparsa.
Madre Giuseppina, un’esistenza segnata dalla preghiera e dal servizio Il ricordo di Madre Giuseppina Dessì, per 14 anni alla guida dell’istituto religioso. Una figura semplice, totalmente consacrata al servizio di Dio * MADRE FRANCESCA DIANA L RICORDO di una suora che per 14 anni è stata Madre Generale credo sia molto impegnativo e richiede una sua solennità, ma il ricordo di una donna che per 14 anni ha servito la sua comunità, assume un colore del tutto differente e racchiude un’altra tonalità: il ringraziamento.
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La chiesa di Cristo Re; sotto Madre Giuseppina Dessì.
La nostra Congregazione ringrazia il Signore della vita per averci donato Madre Giuseppina. Si è addormentata nell’amore (cf Sir 48,11) il giorno dell’Annunciazione dopo aver ripetuto per tutta la vita: «sono la serva del Signore» (Lc 1,38). Parola non solamente proclamata nella liturgia, ma vissuta “sprecandosi” con gioia e libertà verso chiunque incontrasse senza mai mortificarlo, dimenticando non solo se stessa, ma anche il bene compiuto. L’Azione Cattolica insieme alle relazioni familiari serene e affettuose, dall’infanzia le hanno permesso di conoscere e sperimentare l’amore indefettibile del Padre abbracciato totalmente dal 1961, quando all’età di 24 anni da San Vero Milis arrivò in Comunità. Su questo terreno ferti-
le è germogliata la spiritualità eucaristica e di oblazione maturata nella preghiera e nella vita accanto alla nostra Fondatrice, Madre Bruna Maxia alla quale Madre Giuseppina è succeduta, nel 2000, come Madre Generale restando in carica per 14 anni. Incontrandola si coglieva il suo tratto accogliente, la dolcezza, il sorriso, la semplicità, l’essere schiva, il rifuggire da ogni forma di protagonismo consapevole d’essere la “serva inutile” del Vangelo. Non era una donna “devota”, non amava sdolcinature, era una donna di preghiera, adorava il suo Re nell’Eucarestia e da vera discepola, camminava dietro il Maestro ascoltando, meditando e cercando di vivere la sua Parola. L’ultimo periodo, quando ormai aveva perso com-
pletamente la vista, poteva celebrare senza difficoltà insieme con noi la Liturgia delle Ore poiché conosceva i salmi a memoria. Espressione di una vita segnata dalla preghiera. Le diciamo grazie per la sua dolcezza e serenità, frutto di due atteggiamenti che la caratterizzavano: la profonda capacità d’abbandono nelle mani del Signore che guida la storia affidando a lui preoccupazioni e affanni e l’ironia che l’aiutava a sdrammatizzare e saper ridere in modo intelligente delle situazioni e di se stessa. Il grazie patito e caro per i suoi ultimi mesi di malattia. Ci ha aiutato, ancora una volta, ad apprendere un’arte mai sperimentata completamente: vivere la sofferenza senza fuggire il dolore. È duro accogliere il dolore di chi si ama non solo perché non vorremmo mai soffrisse, ma anche perché fatichiamo a ritrovare nel volto tormentato i tratti e le espressioni a noi conosciute e care. Vorremmo riconoscere nel viso di chi ha percorso un tratto di strada con noi quelle sembianze tanto familiari, mentre la sofferenza trasforma. Trasforma il volto, le espressioni tipiche, gli atteggiamenti, il carattere e spesso questo processo non è semplice da accettare. Ancora pregheremo per lei il 28 Aprile nella Chiesa di Cristo Re dove, alle 18, Monsignor Mauro M. Morfino celebrerà la messa di trigesimo. * Congregazione "Figlie Eucaristiche di Cristo Re"
DOMENICA 20 APRILE 2014
IL PORTICO DELL’ANIMA
Pasqua. Una presentazione della liturgia del Triduo Pasquale e dell’Ottava.
Rivivere nella liturgia il grande mistero della Risurrezione di Cristo DON DAVIDE COLLU
A LITURGIA che accompagna il santo Triduo, è ricca di parole e gesti che ci “educano” e ci permettono di entrare, comunitariamente e personalmente, nel grande evento di passione, morte e risurrezione di Cristo. Il Triduo ha inizio con la sera del Giovedì e termina con la Domenica di Pasqua: dall’inizio della celebrazione del Giovedì fino alla benedizione della Veglia è come se la Chiesa celebrasse un unico grande rito. La S. Messa in Coena Domini fa da preludio: un carattere festoso e comunitario accompagna questo momento che mette in risalto l’Eucarestia. Si celebra il memoriale della cena in cui Gesù, come gesto di carità, affida ai suoi discepoli il pane e il vino, suo Corpo e suo Sangue. Dono mirabile per tutta la Chiesa che riporta al banchetto della cena e al sacrificio ultimo sul Golgota: “prendete: mangiate e bevete…questo è il mio corpo…fate questo in memoria di me”. A questo ineffabile dono fa eco il gesto della lavanda dei piedi segno di carità vissuta nel servizio: “si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli…perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. La celebrazione si conclude poi con la reposizione dell’Eucarestia nell’altare, preparato appositamente, per essere adorata durante tutta la notte in attesa del gesto totale di offerta e sacrificio. Venerdì Santo. Giorno non di lutto, ma di attenta riflessione e adorazione davanti al mistero
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IL PORTICO
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breve IL 23 APRILE
Spettacolo e solidarietà nel nome di Wojtyla “L’Uomo della Storia - 1985: la Sardegna incontra Papa Giovanni Paolo II”. È il titolo dell’appuntamento previsto per mercoledì 23 aprile alle 20, nella parrocchia della Vergine della Salute al Poetto, organizzato dalla Caritas diocesana di Cagliari e dall’Associazione Figli d’Arte Medas, in occasione della Santificazione del Beato Papa Giovanni Paolo II - che si svolgerà a Roma domenica 27 aprile, e finalizzata a raccogliere fondi per l’emergenza alimentare a Cagliari. L’evento ricorderà la vita, la storia e il Pontificato di Giovanni
La lavanda dei piedi nella Messa in “Coena Domini”.
della croce e della morte di Cristo. Nel pomeriggio la Chiesa propone la Liturgia della Croce: una struttura particolare e antichissima che rende questo rito unico nel suo genere rispetto a quelli del resto dell’anno. È il trionfo della croce e di quel sacrificio che ha cambiato la storia dell’umanità. Si inizia nel silenzio di mistero e contemplazione per lasciar spazio alla Passione proclamata nella liturgia della Parola. Poi la Passione pregata nella grande preghiera universale. Si prosegue con la Passione adorata: il Cristo che entra nella chiesa o che viene svelato si staglia davanti all’assemblea per essere adorato e glorificato da tutti. Egli dall’alto della croce grida: “Mio popolo che male ti ho fatto che dolore ti ho dato? Rispondi-
mi!”. Si conclude il rito con la Passione comunicata per entrare ancora di più nel mistero di donazione e comunione con il Cristo in croce. L’assemblea si scioglie in silenzio: silenzio di attesa e speranza che qualcosa accada, che Cristo ritorni. Il silenzio della notte verrà poi squarciato dal cero pasquale acceso che attraverserà la chiesa simbolo del Risorto che con la sua luce vince le tenebre del peccato e della morte. Ha inizio così la veglia di Pasqua. L’antichissimo canto dell’Exultet annuncia a tutto il popolo la risurrezione e la vittoria di Cristo e introduce alla lunga liturgia della parola che ripercorrerà tutte le tappe più importanti della storia della salvezza insieme al popolo di Israele. E poi il Gloria e l’Alleluia che pro-
clamano la novità della Risurrezione; il Vangelo che racconta: “è risorto dai morti…non temete!”. La liturgia prosegue poi con la rievocazione del Battesimo, nuova vita per tutti i credenti rinatirisorti in Cristo e poi la celebrazione con il nuovo pane per l’Eucarestia. La Pasqua poi, per antichissima tradizione, prosegue per un’intera settimana nella sua Ottava che permette di continuare a celebrare questo grande mistero attraverso i vangeli pasquali secondo le versioni degli evangelisti. Gloria e dolore, legno e acqua, morte e vita, luce e tenebre, passione e risurrezione: nel Triduo tutta la Chiesa è chiamata a vivere il grande mistero; mistero che davvero rinnova la vita di ciascuno.
Paolo II - con particolare attenzione alla visita che il Papa polacco fece in Sardegna nel 1985 - attraverso la voce di Gianluca Medas e altre testimonianze, e con l’accompagnamento musicale di diversi Cori e Cantori provenienti da varie zone dell’Isola. I fondi raccolti saranno interamente destinati all’attività della Mensa della Caritas diocesana. Parteciperanno all’evento: Gianluca Medas e Andrea Congia, chitarra classica. I Cori: Universitario Terra Mea, Paola e Dolores Dentoni, “Su Cuncordu Lussurzesu”, “Rosarianti” di San Pantaleo di Dolianova, Coro Ogliastra diretto dal Maestro Tonino Arzu, Tenore Murales di Orgosolo, “Populos Tenore Nugoresu” e coro di Aggius “Galletto di Gallura”.
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
DOMENICA 20 APRILE 2014
Il Santo Padre. L’omelia per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore.
curiosità
L’interrogativo di fronte al Crocifisso: “Chi sono io davanti a Gesù che soffre?”
SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
uesta settimana incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù. Ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre? Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro? Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, tradi-
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Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Valeria Castello, Alessandro Orsini, Furio Casini Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus.
Papa Francesco durante la celebrazione della Domenica delle Palme.
tore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo? Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone? Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù. Sono io come i soldati che colpi-
corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura? Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando? Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori? Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana. 13 aprile 2014
scono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore? Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce? Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù… Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio? Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il
Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Matteo Piano, Maria Grazia Pau, Ignazio Ganga, Carlo Pisano, Alessandra Ibba, Claudia Serri, Francesco Piludu, Rossana Caocci, Michele Antonio Corona, Martina Lilliu, Francesca Diana, Davide Collu. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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