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DOMENICA 27 APRILE 2014 A N N O X I N . 17
SETTIMANALE DIOCESANO
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La gioia della santità ROBERTO PIREDDA
conclusione del Grande Giubileo dell’Anno 2000 nella Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, il Beato Giovanni Paolo II, indicava il Concilio Vaticano II come «la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX» e «una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre» (n. 57). Proprio il grande evento conciliare può essere una prospettiva utile per considerare il dono della Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Come ha insegnato Benedetto XVI, occorre «ritornare alla “lettera” del Concilio - cioè ai suoi testi - per trovarne l’autentico spirito» (Omelia per l’apertura dell’Anno della Fede, 11 ottobre 2012). Insieme a questo può essere utile anche guardare ai “Santi del Vaticano II”, se così si può dire, cioè a quelle figure di santità che lo hanno promosso e attuato. Sono loro i veri riformatori, che «sanno promuovere un rinnovamento ecclesiale stabile e profondo, perché essi stessi sono profondamente rinnovati, sono in contatto con la vera novità: la presenza di Dio nel mondo» (Benedetto XVI, Catechesi, 13 gennaio 2010). Tra queste figure risaltano in modo eminente Roncalli e Wojtyla. Il Concilio, disse proprio Giovanni Paolo II nell’omelia per la Beatificazione di Giovanni XXIII, «fu davvero un'intuizione profetica di questo anziano Pontefice, che inaugurò, pur tra non poche difficoltà, una stagione di spe-
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ranza per i cristiani e per l'umanità» (3 settembre 2000). Cosa spinse Papa Giovanni a compiere quel passo così importante? Lo spiegò egli stesso nel discorso inaugurale: «Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace. Tale dottrina abbraccia l’uomo integrale, composto di anima e di corpo […] Noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli […] Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi» (11 ottobre 1962). Il grande desiderio di Giovanni XXIII fu quello di far sì che attraverso il Concilio potesse risplendere la verità e la bellezza della fede nel mondo contemporaneo. Il punto essenziale fu e rimase semplicemente questo: far incontrare Cristo con gli uomini del nostro tempo. Questo fu anche l’orientamento di tutta la sua vita di prete, vescovo e Papa, come scrisse nel suo Testamento: «Ciò che più vale nella vita è Gesù Cristo benedetto, la sua Santa Chiesa, il suo Vangelo, la verità e la bontà». Se al pontificato di Roncalli spettò il compito, segnato dall’audacia della fede, di aprire la strada ad un rinnovato impegno nell’e-
vangelizzazione, ai suoi successori toccò proseguire su tale via. Nella sua instancabile attività apostolica Papa Wojtyla incarnò il grande anelito conciliare di mettere Cristo al centro della vita dell’uomo. Nell’omelia per l’inizio del suo pontificato Giovanni Paolo II, rifacendosi al Vaticano II, invitò tutta l’umanità ad aprirsi al Signore Gesù: « Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!» (22 ottobre 1978). Giovanni Paolo II visse la beatitudine della fede «forte, generosa, apostolica» (Benedetto XVI, Omelia per la Beatificazione, 1 maggio 2011), e con questo spirito si impegnò per promuovere e difendere la dottrina cattolica, anche andando contro l’opinione dominante, girò il mondo per annunciare Cristo in ogni occasione, ebbe una speciale attenzione ai giovani- della quale rimane come eredità la Giornata Mondiale della Gioventù- e abbracciò con coraggio anche la prova della malattia e della sofferenza. Papa Francesco, parlando a proposito del Rito di Canonizzazione che unisce i Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, ha detto che si tratta di dare un «messaggio alla Chiesa: questi due sono bravi». È proprio vero: questi due sono bravi! Lasciamoci conquistare dal loro coraggio nel vivere e testimoniare la fede.
SOMMARIO FAMIGLIA
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Presentato a Roma il Documento conclusivo della Settimana Sociale GIOVANI
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Giovanni Paolo II iniziatore delle Giornate della Gioventù DIOCESI
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Il 25 e 27 aprile a Cagliari e a Senorbì le Giornate dei Ministranti MESSA DEL CRISMA 12
Mons. Miglio ha invitato i presbiteri ad un servizio fedele VEGLIA PASQUALE
L’Arcivescovo esorta tutti i fedeli a diventare testimoni della gioia
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