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DOMENICA 4 MAGGIO 2014 A N N O X I N . 18
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
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CAGLIARI
Il lavoro è dignità ROBERTO PIREDDA
l lavoro fa parte del piano d’amore di Dio» (Udienza Generale, 1 maggio 2013). A partire da questa affermazione di Papa Francesco siamo immediatamente portati a comprendere che quando si parla di lavoro non siamo davanti ad un elemento qualsiasi del discorso economico. Qui c’è in gioco qualcosa di più profondo. Dire lavoro significa parlare dell’uomo, della sua vocazione e della sua dignità. Nell’occasione già citata il Papa esplicitava la sua riflessione dicendo che «il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre». Dio affida al lavoro dell’uomo la sua creazione e in questo modo lo chiama a collaborare alla sua stessa opera (cfr. Gen 2,15). È attraverso il lavoro che l’uomo si realizza, condivide i doni di Dio e si mette al servizio degli altri. Risuona ancora nelle nostre orecchie il grido carico di passione di Papa Francesco nell’incontro con i lavoratori a Cagliari, lo scorso 22 settembre: «Una sofferenza - la mancanza di lavoro - che ti porta - scusatemi se sono un po’ forte, ma dico la verità - a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro, manca la dignità!». Queste considerazioni permettono di comprendere la portata del dramma della disoccupazione che affligge l’Italia e la Sarde-
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gna in modo particolare. Si sperimenta quanto il Santo Padre affermava sempre a Cagliari: «La crisi non è solo economica, è anche etica, spirituale e umana. Alla radice c’è un tradimento del bene comune, sia da parte di singoli che di gruppi di potere. È necessario quindi togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona e il bene comune». Per fare una vera “promozione umana” occorre «perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento per tutti» (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 32). Uno sguardo di predilezione va dato in questo campo ai giovani, come hanno ricordato anche i Vescovi Sardi nella loro recente Lettera Pastorale, Un cammino di speranza per la Sardegna: l’Isola è «un territorio tutt’altro che a misura delle giovani generazioni, risultando incapace di valorizzare i loro talenti e non affidando loro significative quote di partecipazione e responsabilità». Chi in campo politico e amministrativo è chiamato a decidere, dovrebbe superare due tentazioni ben radicate, anche in Sardegna: il rinvio e l’assistenzialismo. Si rinvia sempre ad un futuro che non arriverà mai. Non si propongono soluzioni, ma solo mezze misure, “provvedimenti tampone” e via dicendo. Addirittura si teorizza, considerando forse l’ignavia come una virtù, che si può attendere, che serve “approfondire”, “cercare di capire”, ecc. E così si lasciano
passano gli anni, anzi i decenni, e i risultati tragici sono sotto gli occhi di tutti. Un buon medico fa la diagnosi, ma cerca anche di dare la cura prima che il paziente passi a miglior vita. L’altra tentazione è quella dell’assistenzialismo. Nessuno nega la necessità d’intervenire sulle emergenze, ma non si può vivere solo di quelle. Ciò che deve essere fatto per dovere di giustizia e per servire il bene comune non può essere sostituito da aiuti pietosi che lasciano le cose come stanno. Con i continui rinvii e il mero assistenzialismo si uccide la speranza di chi lotta per avere o mantenere il lavoro, oppure auspica di poter svolgere un compito all’altezza del suo percorso di studio. Una società aperta alla speranza, riprendiamo ancora le parole ai lavoratori di Papa Francesco, «non si chiude in se stessa, nella difesa degli interessi di pochi, ma guarda avanti nella prospettiva del bene comune». Non va poi dimenticato che per il cristiano, come ha insegnato San Giovanni Paolo II, il lavoro è un mezzo di «santificazione e di apostolato, quando è vissuto in unione con Cristo» (Omelia, 17 maggio 1992). Quando si esercita il proprio lavoro con un senso soprannaturale, si ha l’occasione di amare e servire Dio e i fratelli. Ci si santifica sul serio non nonostante le occupazioni, ma attraverso di queste. Il lavoro diventa allora non solo la via per affermare la dignità dell’uomo, ma un vero cammino di santità da percorrere giorno per giorno.
SOMMARIO PONTEFICI SANTI
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Un testo di Mons. Miglio su Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II GIOVANI
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A Cagliari e Senorbì la grande festa di tutti i Ministranti CAGLIARI
7
La Città celebra la tradizionale festa di Sant’Efisio DIOCESI
11
Si rinnova la grazia del Pellegrinaggio da Sinnai a Bonaria VOCAZIONI
Il 4 maggio a Roma il Rito di ammissione di due seminaristi
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