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DOMENICA 11 MAGGIO 2014 A N N O X I N . 19
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
CAGLIARI
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La Chiesa per la scuola ROBERTO PIREDDA
oglieteci tutto, mandateci in giro nudi, ma non toglieteci la possibilità di educare» ebbe a dire don Luigi Giussani. Queste parole possono sintetizzare molto bene lo spirito che anima la grande iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana per il 10 maggio: La Chiesa per la scuola. Con questa manifestazione «la Chiesa italiana vuole testimoniare la propria attenzione al mondo della scuola, guardando ad esso nella sua interezza, scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria, perché tutti i bambini, i ragazzi e i giovani impegnati nel faticoso ma appassionante percorso della propria crescita meritano la medesima considerazione» (Lettera-invito del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana). Dire la Chiesa “per” la scuola significa mettere al centro le persone. In primo luogo i ragazzi, e con loro gli insegnanti e le famiglie. Il “mondo” che sarà in Piazza San Pietro per incontrare Papa Francesco non è artificiale, è quello della realtà quotidiana. Proviamo per un momento a pensare a quanto accade ogni giorno. Osserviamo i ragazzi davanti ai cancelli delle scuole, in attesa di entrare, dove si chiacchiera un po’ su
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tutto, dall’interrogazione imminente alla prossima serata. Abbiamo presenti questi ragazzi? Cosa c’è dietro quei volti, a volte luminosi e allegri, altre assorti e più pensierosi? Se si guarda bene c’è un grande desiderio di bellezza, di verità, di bontà. È un desiderio “gridato”, se così si può dire, ogni giorno, attraverso le domande e le attese portate dentro. È un desiderio che chiede una riposta dal mondo degli adulti. La scuola è chiamata a incrociare proprio questo desiderio dei ragazzi. Per usare l’immagine della parabola del Buon samaritano, possiamo dire che la nostra società, in particolare attraverso la scuola, non può “passare oltre”, deve fermarsi con i ragazzi, entrare in dialogo con le loro domande. Questa “carità educativa” assume una forma concreta dentro la realtà della scuola. In essa, attraverso i contenuti delle diverse discipline, le competenze maturate, le esperienze di vita condivise con i compagni e i docenti, ogni ragazzo può incontrare la verità, la bontà, la bellezza. Fare scuola è un «eccellente apostolato della speranza» (Benedetto XVI, 17 aprile 2008) perché offre ai ragazzi una capacità sempre nuova di futuro. La Chiesa per la scuola vuole ricordarci tutto questo. Non possiamo passare oltre.
A Roma per dire grazie a Papa Francesco «Un pensiero speciale rivolgo aiVescovi, ai sacerdoti e ai fedeli provenienti dalla Sardegna; cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e di cuore affido voi e le vostre comunità alla materna intercessione dellaVergine Santa che venerate con il titolo di “Madonna di Bonaria”. A questo proposito, vi vorrei annunciare che desidero visitare il Santuario a Cagliari - quasi sicuramente nel mese di settembre – perché fra la città di Buenos Aires e Cagliari c’è una fratellanza per una storia antica». Un anno fa, esattamente il 15 maggio, con queste parole Papa Francesco, al termine dell’Udienza Generale, annunciò la sua visita a Cagliari. Sono ancora presenti nella mente e nell’animo di tanti sardi i ricordi della giornata del 22 settembre: la Messa nel Sagrato di Bonaria, gli incontri con i lavoratori, i poveri e i detenuti, i giovani, le visite alla Facoltà Teologica e al Seminario Regionale. Ora è arrivato il momento di “restituire” la visita al Successore di Pietro che è venuto a Cagliari per confermare la nostra fede. Il 14 maggio l’Episcopato Sardo, guidato da Mons. Miglio, insieme a tanti fedeli provenienti da tutte le diocesi dell’Isola, parteciperà all’Udienza generale in Piazza San Pietro. Nell’ambito del pellegrinaggio un altro momento forte sarà la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro. Si tratta di un modo semplice e concreto per ringraziare il Santo Padre per il dono della sua visita e della sua parola e rinnovare così l’impegno a seguire la via di testimonianza missionaria che lui indica con forza a tutta la Chiesa.
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IL PORTICO DEL TEMPO
IL PORTICO
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
Economia. L’Esecutivo presieduto da Matteo Renzi ha presentato il Documento Economico Finanziario.
Il Governo in campo contro la crisi
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
RAFFAELE PONTIS
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OPO LA Legge di stabilità, arriva il secondo appuntamento importante per Matteo Renzi, ovvero la presentazione del DEF (Documento Economico Finanziario), con il quale il Premier dirà al Paese che indirizzo voglia dare a materie di primaria importanza quale Finanza Pubblica e Lavoro. Prima di addentrarci nel documento vero e proprio è importante capire cosa è il DEF e cosa rappresenta per la politica italiana. Il DEF (Documento Economico Finanziario) è l’erede del Dpef (Documento di Programmazione Economico-finanziaria), strumento di programmazione in auge per il ventennio dal 1988 al 2008. Questo documento non è altro che un testo varato dal Governo e approvato dal Parlamento nel quale si delineano le strategie economiche e le linee di finanza pubblica nel medio termine. Con il DEF il Governo indica le proprie previsioni , gli obbiettivi, la crescita e i livelli occupazionali, nonché evidenzia gli scostamenti che si avrebbero se non si intervenisse con la solita manovra economica correttiva. Tale documento copre l’arco temporale di un triennio e i suoi obiettivi diventano vincolanti per le future decisioni di Bilancio. Rappresenta in senso semplicistico la fotografia del Paese ed il limite oltre il quale non è consentito operare con le manovre di Bilancio. Il DEF di fatto è il documento con cui il Governo si gioca la propria credibilità all’interno (Il Parlamento e i suoi cittadini) e all’esterno (l’Unione Euro-
pea). Vediamo ora sinteticamente i punti cardine del DEF. Primo punto su tutti è il via libera al taglio del Cuneo Fiscale che ricordiamo non è altro che la diminuzione delle tasse per le imprese (IRAP), accompagnate da maggiori risorse nella busta paga dei lavoratori (maggiori detrazioni) o benefit in busta paga. Per quanto riguarda le maggiori risorse in busta paga per i lavoratori il riferimento è ai famosi 80 euro mensili per coloro che guadagnano fino a 1500 euro al mese. Con l’allargamento della misura anche ai cosiddetti incapienti (coloro che guadagnano meno di 8 mila euro annui), si è resa necessaria
un’ulteriore ricerca di fondi. Infatti l’entità di tale manovra sarà pari a euro 6,7 miliardi di euro, da recuperare per 4,5 mld dalla Spending Review. Gli altri 2,2 mld dovranno essere garantiti dall’aumentato gettito IVA collegato e dalla tassazione sulla rivalutazione dell’Operazione sulla Banca d’Italia. Sempre in tema di riduzione del “Cuneo Fiscale” dal lato delle imprese vi è il finanziamento del taglio IRAP pari a 2 mld di euro attraverso l’aumento dell’aliquota di tassazione delle rendite finanziarie che passa dal 20% al 26% . Il Governo ha escluso da tale provvedimento l’aumento di tassazione della tipica operazione di investimento del risparmio delle famiglie italiane, ovvero, i Buoni
Ordinari del Tesoro (BOT). Un altro punto importante, soprattutto per soddisfare maggiormente la richiesta di equità è la riduzione degli stipendi dei manager pubblici agganciandoli come tetto massimo allo stipendio del Presidente della Repubblica ovvero 238 mila euro. Su quest’ultimo provvedimento sarebbe opportuno fare dei distinguo. Se da un lato è difficile pensare a dei tetti di stipendio per manager di aziende pubbliche dall’interesse strategico nazionale come ENI e Finmeccanica, dall’altro lato sarebbe meglio evitare in futuro liquidazioni alla Cimoli, che con Alitalia sull’orlo del baratro si portò a casa la misera “buonuscita” di 5 milioni di euro e la garanzia dal Tesoro di essere sollevato da qualsiasi azione di responsabilità nei suoi confronti. In poche parole sarebbe necessario ancorare stipendi e soprattutto liquidazioni dei manager di aziende pubbliche ai risultati raggiunti. Gli altri punti nodali del DEF sono in sostanza i soliti punti che ormai da molti anni sono il tormentone della politica nazionale: privatizzazioni, semplificazioni della macchina burocratica e lotta all’evasione. Rimangono però due le sfide più importanti del nostro Paese: aumento degli investimenti nazionali finalizzati all’incremento della domanda interna capace di far innalzare il PIL ancorato allo 0,8% (rispetto al 1,1% indicato da Letta) e riformare definitivamente il mercato del lavoro. Su quest’ultimo punto vedremo come si evolverà il braccio di ferro tra Renzi e i Sindacati sul Jobs Act.
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IL PORTICO DEGLI EVENTI
IL PORTICO
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La Chiesa per la scuola. Il 10 maggio in Piazza San Pietro l’incontro nazionale con il Santo Padre.
La bellezza e la necessità di educare la Chiesa si spende per il bene comune La scuola, infatti, è un bene di tutti. Come credenti e come cittadini non possiamo disinteressarcene. Roma, 28 gennaio 2014, memoria di S. Tommaso d’Aquino Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana
I Messaggi del Consiglio Permanente e di Mons. Galantino in preparazione alla manifestazione con Papa Francesco del Vangelo è una proposta intrinsecamente educativa che tende a formare e trasformare le persone parlando alla loro coscienza. Per questo la Chiesa italiana ha voluto dedicare il decennio 20102020 all’educazione. La scuola si trova oggi ad affrontare numerose sfide. La presenza sempre più numerosa di alunni provenienti da paesi lontani, lo sviluppo rapidissimo del-le nuove tecnologie della comunicazione, l’integrazione degli alunni con disabilità stanno suggerendo alla scuola di ripensare il proprio ambiente di apprendi-mento e di aggiornare la propria strumentazione didattica. Queste e tante altre sfide spesso viste come difficoltà da affrontare più che come stimoli alla crescita e al rinnovamento. Certo occorrono maggiori risorse materiali per affrontare tanti problemi
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ANNUNCIO
e cogliere queste opportunità. La crisi economica degli ultimi anni ha impedito che si potesse intervenire come si sarebbe voluto e dovuto fare. Ma la crisi della scuola non dipende da fattori soltanto economici. È una crisi più profonda che chiama in causa la responsabilità di ogni cittadino che si sente convocato e obbligato a contribuire al bene comune, tanto più urgente quanto meno avvertito. Per questo motivo è stato avviato un progetto – La Chiesa per la scuola – con cui la Chiesa italiana vuole testimoniare la propria attenzione al mondo della scuola, guardando ad esso nella sua in-
terezza, scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria, perché tutti i bambini, i ragazzi e i giovani impegnati nel faticoso ma appassionante percorso della propria crescita meritano la mede-sima considerazione. L’incontro del 10 maggio in piazza San Pietro con Papa Francesco – al quale esprimiamo sin da ora sincera gratitudine – rappresenta un’occasione privilegiata di mobilitazione popolare nella forma di una festa insieme. Essa mani-festerà a tutti, una volta di più, l’interesse e l’azione della Chiesa per il mondo della scuola, che da Roma ripartirà con rinnovate motivazioni ed energie.
L’obiettivo della mobilitazione del 10 maggio va inquadrato nel contesto del decennio sull’educazione e centrato su un’idea concreta di bene comune. Se educare è possibile e necessario, se coltivare l’umano viene prima del profitto, se la scuola è la frontiera della socializzazione, non possiamo far finta di niente. La Chiesa storicamente ha sempre avvertito l’urgenza di star dentro a questo mondo perché sa per esperienza che solo persone libere e critiche possono dar seguito ad una società giusta e aperta. Siamo tutti consapevoli della crisi economica che non risparmia neanche i beni di primi necessità. Tra questi però la scuola va difesa e promossa a costo di qualsiasi sacrificio perché ne va della salute pubblica e della stessa democrazia. Per far questo occorre evitare che la scuola sia aggredita dall’ideo-
Reagire con speranza alla cultura dello scarto Il Messaggio della Cei per la Giornata del lavoro
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I STIAMO preparando come Chiesa italiana al grande Convegno di metà decennio a Firenze, attorno alla figura di Cristo che dà senso e significato al nuovo umanesimo. Ma ci rendiamo sempre più conto che senza lavoro nessun giovane e nessun padre di famiglia ha dignità né sicurezza. Senza il lavoro, non c’è umanesimo. È un costruire sulla sabbia la nostra civiltà. Perché non rispetta la persona […] La riflessione acutissima della Evangelii gaudium al numero 53 così descrive l’attuale situazione di aperta ingiustizia, diffusiva. Va ben oltre le tradizionali analisi di natura marxista, che spesso in passato venivano utilizzate. Infatti non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati”, ma
rifiutati, “avanzi!”. […] Ci sentiamo interpretati, capiti, aiutati da questo concretissimo Magistero papale. Lottiamo con più forza per il lavoro, imparando a conoscere i meccanismi di esclusione che vengono attuati, spesso con spietata durezza. Che fare,allora,come comunità cristiana? Come reagire? Come sperimentare la Pasqua del Signore risorto in questo drammatico contesto? Alcune Commissioni Episcopali (per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace; per il laicato; per la famiglia e la vita) hanno scelto di riflettere su tutto questo, in uno specifico Convegno che si terrà a Salerno nei giorni 24-26 ottobre 2014, con un titolo di grande efficacia: Nella precarietà, la speranza! Come icona biblica per questo cammino, desideriamo suggerire il brano di Lc 5,1-11. È la pesca miracolosa. Un Gesù che incontra Pietro ed esperimenta il dramma delle reti vuote. Lo possiamo leggere così, suddividendolo in tre messaggi, per un’attualizzazione di grande spe-
ranza per tutti noi. È Gesù stesso che ci insegna un metodo per come riempire quelle reti vuote: formazione, coraggio e solidarietà reciproca. a) Prima di tutto, Gesù ha uno sguardo ben attento alla situazione di quei fragili pescatori. Li vede affannati, intenti a lavare le reti, delusi nel cuore per una notte perduta e un lavoro inutile. Come per tanti ragazzi delle nostre parrocchie e dei nostri paesi. Reti vuote. Come le giornate perdute nella ricerca sfibrante e deludente di un’occupazione. Ma Gesù utilizza un metodo acuto, penetrante, coinvolgente. Non indica strade comode, risolutive, né, tanto meno, scorciatoie clientelari o sbrigative. Ma si siede sulla barca e dalla barca insegna alle folle. È un vero Maestro. Un autentico educatore. Promuove, non si sostituisce. Punta sulla qualità, sull’innovazione, sulla for-
mazione. Su un apprendistato che introduca realmente nel mondo del lavoro, con dignità. E soprattutto con qualità! […] b) Poi Gesù sa che non basta formare. Bisogna lanciare il cuore nella lotta quotidiana. E li invita con decisione a lanciare le reti: Duc in altum! E richiede a loro, lui falegname, inesperto di lago, di pescare di giorno. Cioè in condizioni precarie. Come per tanti giovani, oggi. In quella precarietà che scoraggia e delude. Duc in altum! Cioè rischiare, investire. Intraprendere. Questo è il verbo che dovrebbe uscire dalle nostre comunità cristiane, dalle nostre parrocchie. Non tenere i denari alla posta o in banca. Ma investirli, guardare avanti, mettercela tutta, perché quei pochi soldi che oggi abbiamo non restino ammuffiti nella buca sottoterra della paura, ma diventino talenti preziosi, investi con co-
logia di chi vuole ridurla ad un sapere funzionale al mercato oppure orientato a una visione prefabbricata della realtà. Essa è piuttosto l’esperienza di crescere insieme attraverso un confronto serrato con tutte le forme della conoscenza. Prendersi cura della scuola è dunque un impegno e insieme una opportunità. Solo ripartendo da questa attenzione al percorso di ciascuna ragazza e di ciascun ragazzo si realizzerà una comunità all’altezza delle sfide che l’epoca presente pone con incalzante velocità. Vogliamo per questo ritessere i fili della scuola, cioè quello delle generazioni (docenti e discenti), quello delle agenzie educative (scuola, famiglia, chiesa), quello, infine, delle dinamiche sociali (scuola e lavoro). Senza dimenticare che siamo dentro un processo di grandi trasformazioni che la scuola non può subire. Deve rinnovarsi e rimotivarsi. Sarà Papa Francesco ad accogliere il mondo della scuola in piazza San Pietro. Non c’è testimone migliore per assicurare a tutti che la Chiesa intende promuovere la scuola per il bene di tutti, a favore di ciascuno. + Mons. Nunzio Galantino Segretario Generale della Cei
raggio e lungimiranza. Per il bene comune. Per il futuro dei nostri giovani. E quella barca, lanciata con cuore gonfio di fiducia (sulla tua parola getterò le reti!), vede compiersi il miracolo della fede. Si riempie di pesci, al punto che le reti quasi si rompono! Allora, ecco la terza fase, impreziosita di gioia condivisa. Fanno cenno all’altra barca, per chiedere collaborazione. Per creare cooperazione. Iniziative portate avanti insieme, mai da soli! […] Quante iniziative imprenditoriali, purtroppo, franano quasi subito, perché sono speculative, non condivise, non portate avanti insieme. Certo, occorre tempo. Spesso tanto tempo. Ma il tempo è sempre superiore allo spazio, poiché dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che possedere spazi, privilegiando azioni che generano nuovi dinamismi nella società, coinvolgendo persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Saremo così in grado di costruire un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale (EG nn. 223 e 192). Roma, 21 aprile 2014 Lunedì fra l’ottava di Pasqua La Commissione Episcopale per i problemi sociali e per il lavoro, la giustizia e la pace
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. Nella Chiesa di San Stanislao celebrata la Messa per San Giovanni Paolo II.
Leggere la Parola e ricevere l’Eucaristia per sperimentare la presenza di Dio ROBERTO PIREDDA
Al Regina Coeli il Santo Padre si è soffermato sul Vangelo domenicale che presentava l’episodio dell’incontro del Signore Risorto con i discepoli di Emmaus. Il Signore in primo luogo «li aiutò a capire che la passione e la morte del Messia erano previste nel disegno di Dio e preannunciate nelle Sacre Scritture; e così riaccese un fuoco di speranza nei loro cuori». Dopo di ciò «stando a mensa, benedisse il pane e lo spezzò, essi lo riconobbero, ma Lui sparì dalla loro vista, lasciandoli pieni di stupore». Dopo la scoperta della presenza del Risorto la loro vita prende una direzione nuova: «subito sentirono il bisogno di ritornare a Gerusalemme, per riferire agli altri discepoli questa loro esperienza, che avevano incontrato Gesù vivo e lo avevano riconosciuto in quel gesto della frazione del pane». Papa Francesco ha evidenziato come la vicenda di Emmaus sia un po’ «il simbolo del nostro cammino di fede» che deve basarsi sulla Parola e sull’Eucaristia: «Anche noi arriviamo spesso alla Messa domenicale con le nostre preoccupazioni, le nostre difficoltà e delusioni… La vita a volte ci ferisce e noi ce ne andiamo tristi, verso la nostra "Emmaus", voltando le spalle al disegno di Dio. Ci allontaniamo da Dio. Ma ci accoglie la Liturgia della Parola: Gesù ci spiega le Scritture e riaccende nei nostri cuo-
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Papa Francesco accolto nella chiesa romana di San Stanislao.
ri il calore della fede e della speranza, e nella Comunione ci dà forza. Parola di Dio, Eucaristia. Leggere ogni giorno un brano del Vangelo. Ricordatelo bene: leggere ogni giorno un brano del Vangelo, e le domeniche andare a fare la Comunione, a ricevere Gesù. Così è accaduto con i discepoli di Emmaus: hanno accolto la Parola; hanno condiviso la frazione del pane e da tristi e sconfitti che si sentivano, sono diventati gioiosi. Sempre, cari fratelli e sorelle, la Parola di Dio e l’Eucaristia ci riempiono di gioia. Ricordatelo bene!». Al termine del Regina Coeli il Papa ha richiamato la difficile situazione dell’Ucraina auspicando che «il Signore infonda nei cuori di tutti sentimenti di pacificazione e di fratellanza». Sempre dopo il Regina Coe-
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
bite dai discepoli a causa della loro fedeltà a Cristo, ha richiamato attraverso tre “icone” l’impegno di sacrificio che comporta evangelizcomunità, questa diocesi crede dav- zare. vero che Gesù Cristo è risorto? O dice: “Sì, è risorto, ma di qua”, perché «Le autorità religiose del tempo avelo crede qui soltanto, il cuore lonta- vano pagato per silenziare la verità. no da questa forza. Dare testimo- Ma, la gente è cattiva, davvero! Pernianza che Gesù è vivo, è fra noi. E ché quando si paga per nascondere così si può verificare come va una la verità, siamo in una cattiveria comunità». molto grande. E per questo la gente sapeva chi erano questi. Non li se«Primo: com’è il tuo atteggiamento guivano, tolleravano perché avevao l’atteggiamento di questa comunità con i poveri? Secondo: questa comunità è povera? Povera di cuore, povera di spirito? O mette la sua fiducia nelle ricchezze? Nel potere? Armonia, testimonianza, povertà e avere cura dei poveri. E questo è quello che Gesù spiegava a Nicodemo: questo nascere dall’Alto. Perché l’unico che può fare questo è lo Spirito. Questa è opera dello Spirito. La Chiesa la fa lo Spirito. Lo Spirito fa l’unità. Lo Spirito ti spinge verso la testimonianza. Lo Spirito ti fa povero, perché Lui è la ricchezza e fa che tu abbia cura dei poveri».
Una comunità di fede l 29 aprile Papa Francesco ha posto l’accento su tre tratti che caratterizzavano la vita della prima comunità cristiana e che sono decisivi per il cammino della Chiesa di ogni tempo: la vita in comunione, la testimonianza data al Risorto e l’impegno verso i poveri.
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«Aveva un solo cuore e un’anima sola”. La pace. Una comunità in pace. Questo significa che in quella comunità non c’era posto per le chiacchiere, per le invidie, per le calunnie, per le diffamazioni. Pace. Il perdono: “L’amore copriva tutto”. Per qualificare una comunità cristiana su questo, dobbiamo domandarci com’è l’atteggiamento dei cristiani. Sono miti, umili? In quella comunità ci sono liti fra loro per il potere? Liti d’invidia? Ci sono chiacchiere? Non sono sulla strada di Gesù Cristo. Questa peculiarità è tanto importante, tanto importante, perché il demonio cerca di dividerci sempre. È il padre della divisione». «È una comunità che dà testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo? Questa parrocchia, questa
li è stata ricordata la Giornata Nazionale per l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la presenza in Piazza San Pietro di una rappresentanza dell’Associazione Meter, impegnata nella lotta contro l’abuso sui minori, e dei partecipanti alla Marcia per la Vita. Sempre Domenica il Pontefice ha celebrato la S. Messa per la comunità polacca nella chiesa di San Stanislao a Roma, in ringraziamento per la Canonizzazione di Giovanni Paolo II. Nell’omelia Papa Francesco ha posto l’accento sulla testimonianza di fede di Wojtyla: «Nei momenti di tristezza e di abbattimento, quando tutto sembrava perduto, egli non perdeva la speranza, perché la sua fede e la sua speranza erano fisse in Dio (cfr 1 Pt 1,21). E così era pietra, roccia per
Nella sua omelia del 2 maggio il Santo Padre, riprendendo il testo degli Atti degli Apostoli (5,34-42), che presentava le persecuzioni su-
questa comunità». All’Udienza Generale il Santo Padre ha approfondito il dono dell’intelletto che è «una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza». In settimana Papa Francesco ha ricevuto i membri del Consiglio per l’Economia, recentemente istituito per rinnovare gli aspetti economicoamministrativi della Santa Sede. Ciò che deve guidare il lavoro del Consiglio, ha sottolineato il Santo Padre, è «la consapevolezza della Chiesa della sua responsabilità di tutelare e gestire con attenzione i propri beni alla luce della sua missione di evangelizzazione con particolare premura verso i bisognosi. Tutto, trasparenza, efficienza, tutto per questo scopo». Sempre in settimana Papa Francesco ha ricevuto in udienza l’Azione Cattolica Italiana, a conclusione dei lavori dell’Assemblea Nazionale. Il Papa ha insistito in modo particolare sull’impegno missionario: «siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale […] Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui! Si tratta di una Chiesa “in uscita”».
no l’autorità: l’autorità del culto, l’autorità della disciplina ecclesiastica a quel tempo, l’autorità sul popolo … e la gente seguiva. Gesù dice di loro che legavano pesi opprimenti sui fedeli e li facevano caricare sulle spalle della gente. Questa gente non tollera la mitezza di Gesù, non tollera la mitezza del Vangelo, non tollera l’amore. E paga per invidia, per odio». «Prima icona: Gesù con la gente, l’amore, la strada che Lui ci ha insegnato, sulla quale dobbiamo andare. Seconda icona: l’ipocrisia di questi dirigenti religiosi del popolo, che avevano imprigionato il popolo con questi tanti comandamenti, con questa legalità fredda, dura, e che hanno anche pagato per nascondere la verità. Terza icona: la gioia dei martiri cristiani, la gioia di tanti fratelli e sorelle nostre che nella storia hanno sentito questa gioia, questa letizia di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E oggi ce ne sono tanti! Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi portare una croce: ti faranno pagare la multa. Ma il cuore è lieto. Le tre icone: guardiamole, oggi. E’ parte della nostra storia del salvezza».
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
pietre MESSICO
Seminarista rapito e ucciso Lutto nella comunità ecclesiale di Chihuahua, per la morte di Samuel Gustavo Gómez Veleta, alunno del Seminario di Chihuahua. Il giovane, che apparteneva alla parrocchia di San Girolamo si trovava a Aldama, dove prestava il suo servizio missionario. Ogni anno, in occasione delle celebrazioni della Settimana Santa, i seminaristi sono inviati come missionari nelle diverse comunità rurali. Samuel Gustavo Gómez Veleta, 21 anni, era cresciuto nella Parrocchia della Divina Provvidenza, frequentava il primo anno di filosofia nel Seminario arcivescovile. Il 15 aprile, martedì santo, è stato trovato morto dopo essere stato rapito il giorno prima IRAQ
Continua a diminuire il numero dei cristiani Il Patriarca Caldeo iracheno, Louis Raphael Sako I, ha espresso la sua preoccupazione per il continuo calo della presenza di cristiani nel Paese: "Se non saranno prese delle misure, il numero dei fedeli nei prossimi dieci anni sarà di solo qualche migliaio". La comunità cristiana irachena contava più di un milione di adepti, 600 mila solo a Baghdad, ora se ne contano meno di 400 mila in tutto il Paese. Le principali cause di questa forte migrazione sono la scarsa sicurezza nel Paese, il peggioramento dell'estremismo islamico, le minacce di morte contro i cristiani e il sequestro delle loro proprietà da parte di gruppi armati. Secondo il Patriarca il forte movimento di migrazione è dovuto anche dall'incoraggiamento da parte delle potenze occidentali, dichiarando che si tratto di un fenomeno spaventoso e preoccupante. PAKISTAN
Cristiana di 7 anni stuprata a Pasqua Il giorno di Pasqua, Saira, bambina cristiana di 7 anni, è stata violentata da un uomo musulmano, in un villaggio del Punjab. La bambina è stata ricoverato in ospedale solo tre giorni dopo l’abuso ed è tuttora ricoverata in condizioni critiche nell’ospedale di Sialkot, mentre alcuni musulmani hanno fatto pressione con la famiglia di Saira perché non presentasse denuncia contro lo stupratore. Nonostante i timori e gli ostacoli, la denuncia è stata presentata contro lo stupratore e altre due persone. La polizia ha disposto un esame medico che ha confermato lo stupro. Secondo un recente rapporto inviato ogni anno circa mille ragazze delle minoranze religiose cristiane e indù vengono rapite, stuprate e costrette a nozze islamiche.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Pastorale giovanile. A Solanas si è tenuto il campo di formazione per animatori di attività oratoriali.
Crescere nell’adesione a Cristo per poter essere dei testimoni dentro la vita dei nostri oratori Don Alberto Pistolesi: «Non si può dare agli altri quello che non si ha per primi. Il campo è stato un forte momento di crescita» FEDERICA BANDE
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OLAMENTE martedì 29 apri-
le, poco più di un centinaio di giovani animatori partivano alla volta di Solanas per partecipare alla seconda edizione del Corso di Formazione proposto loro dall'Ufficio di Pastorale Giovanile della diocesi. La struttura salesiana di Solanas ha infatti accolto i tantissimi ragazzi che con entusiasmo hanno abitato questo luogo. La squadra di PG diocesana in occasione di questo campo formativo ha nuovamente collaborato con L'Ufficio Età Evolutiva di Bergamo, invitando a partecipare attivamente alcuni animatori del team UPEE accompagnati dal loro direttore don Emanuele. In queste tre giornate di lavoro i temi sviluppati sono stati tanti e differenti tra loro, cosi come sono state diverse e interessanti le metodologie di lavoro utilizzate per svilup-
I partecipanti al Corso per animatori di Oratorio. (foto Alessandro Orsini)
pare e attualizzare il tema principe del corso: la cura educativa. Film, musiche, condivisione e lavoro di gruppo hanno caratterizzato le serate del corso formativo, in cui più di cento giovani animatori provenienti dalle tante parrocchie della nostra diocesi, sono riusciti a lavorare e collaborare insieme mostrando grande interesse e voglia di mettersi in gioco. Lavoro, divertimento, festa ma si è ritagliato lo spazio anche per le parole più importanti, quelle che devono forgiare il carisma dell'animatore cristiano. In più occasione è stato detto che essere animatori comporta il prendere delle scelte, perchè si lascia qualcosa per farsi
carico di responsabilità che molti giovani non si prendono; qualcuno ha chiesto a questi ragazzi di prendersi cura dei più piccoli e loro con semplicità hanno accettato questa sfida. Scelta difficile per un ragazzo del liceo, che necessariamente deve riordinare le priorità della sua vita, anzi sceglie di riordinare le priorità del suo presente per il futuro di qualcun altro. Nella prima giornata di corso, la squadra PG e UPEE hanno sin da subito messo i corsisti nella condizione di cercare di capire cosa aspettarsi da un percorso formativo ed educativo, concentrandosi quindi sulla personalità e le aspettative personali. La seconda gior-
nata è invece stata dedicata alla rilettura del film proiettato la notte precedente, il Concerto, attraverso cui si è potuto parlare di comunità come fosse un'orchestra in cui ogni membro è necessario affinchè l'armonia sia perfetta. Quando si lavora in gruppo è infatti fondamentale ascoltarsi, aspettarsi, prendersi cura vicendevolmente per raggiungere un comune obiettivo seguendo quindi una rotta precisa. In questa seconda fase si è analizzato come debba essere il rapporto dell'animatore con l'altro, e più precisamente lo sguardo che l'animatore cristiano volge al suo prossimo. Il terzo giorno è stato dedicato invece alla rilettura generale di quando vissuto nei giorni precedenti, mostrando loro che non esiste un ricettario predefinito di animazione. Ciò che realmente conta è vivere il proprio presente per essere futuro ed occuparsi qualcuno; don Alberto Pistolesi, direttore dell'Ufficio PG, citando le parole di Madre Teresa di Calcutta, ha ricordato che «non si può dare agli altri quello che non si ha per primi. Questo campo di formazione è sicuramente stato occasione di crescita perchè questi cento ragazzi hanno potuto sperimentare nuove tecniche, tessere relazioni e prendere coscienza di cosa significa prendersi cura delle persone loro affidate».
A spiegare meglio la bellezza di questi giorni ci sono le parole di Gian Battista Andrea , un ragazzo che la scorsa settimana ha partecipato al corso di formazione di Solanas: "Questo è stato il primo campo di formazione..nonostante faccia da tanti anni l' animatore in oratorio. Per me è stato molto interessante, non tanto per le attività che ci hanno mostrato, come balli, giochi, canzoni etc. ma per l' entusiasmo che mi ha trasmesso e per avermi fatto riscoprire l' importanza di essere animatore. Molte volte ci dimentichiamo della responsabilità che abbiamo, e pensiamo che il nostro unico scopo sia quello di attirare i bambini nella comunità cristiana, o molto più semplicemente di farli giocare...ma non è solamente questo: come un direttore d'orchestra l' animatore è un punto di riferimento per gli altri, una guida capace di tenere tutti uniti e che si preoccupa di ogni singola persona..il campo di formazione mi ha aiutato a tenere in mente tutto questo! " Non chiedere agli altri quello che tu stesso non sei disposto a dare", questa frase è stata ripetuta più volte in quei giorni a Solanas. Come animatori dobbiamo essere la guida di chi ci sta accanto, con entusiamo e creatività, con il sorriso stampato sul volto dobbiamo rendere la nostra comunità cristiana e il nostro oratorio una grande famiglia."
Prepararsi con gioia a servire i ragazzi Il campo di formazione per animatori di adolescenti VALENTINA DESSÌ
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L 25 APRILE, giornata di festa e ri-
correnza da non scordare, di riposo e “libertà” dal quotidiano, da scuola, impegni, studio. Cielo dall’umore indeciso e altalenante, avido di sole, generoso in vento e nuvole. “Erano circa le quattro del pomeriggio”. Il delicato quasi impercettibile ticchettio di una pioggerella scesa d’improvviso, viene rotto da un rumore prolungato: le ruote delle valigie sfregano sull’asfalto, varcano il cancello della Casa e già, dall’Alto, Don Bosco e San Domenico Savio sorridono. Il giardino della Colonia Salesiana si popola di volti giovani, sorridenti, incuranti della pioggia che non cessa. Sono 36, tra i 17 e i 25 anni, rappresentanti di realtà diocesane differenti. Alcuni hanno fatto parecchi chilometri, altri arrivano accompagnati dal proprio don orgoglioso, qualcuno si è portato dietro un po’ di casa racchiusa in un bagaglio esagerato o nella com-
pagnia di sempre. Sulla soglia della porta, ad attendere i ragazzi, una squadra di felpe gialle dalle sfumature variegate: tre fra loro sembrano distinguersi, vestono d’un giallo vissuto, pigmentato d’esperienza, portano lato cuore la scritta UPEE. C’è poi il giallo acceso e brillante di chi indossa un abito ancora nuovo, intessuto però di buona volontà, pronto a sporcarsi, macchiarsi, assorbire quanto possibile dal confronto con chi sulla strada della formazione ha camminato prima. Sei animatori PG, capitanati dal direttore d’Ufficio Don Alberto Pistolesi, tre dell’UPEE di Bergamo, preziosi ospiti ormai di casa. Prende avvio così, nella semplicità pedagogica del gioco che accoglie e sfida già sulle scale d’ingresso, il Campo Animatori 2014, seconda edizione del corso pensato dalla Pastorale Giovanile per coloro che prestano il proprio tempo a servizio degli adolescenti. 10 gli ingredienti oratoriali essenziali sottolineati a fine corso, dia-
I partecipanti al Corso per animatori di adolescenti. (foto Alessandro Orsini)
positiva perfetta di quanto vissuto e scoperto in due giorni e mezzo intensi e pieni. Accoglienza-Conoscenza-Animazione: sono i primi assaporati nella grande sala che si affaccia su sabbia e azzurro, trasformatasi per l’occasione in zattera da bilanciare e “abitare”, sulla quale muoversi, fissare volti e nomi, creare contatti: ed è già attenzione all’altro. Si respira entusiasmo e divertita curiosità: una volta impresse su carta aspettative e speranze, l’equipaggio numeroso viene suddiviso in squadre, ciascuna prende nome, diventa “abitazione”, si caratterizza, assume identità, si fa gruppo. L’unicità di ognuno si fa strada tra punti di forza e debo-
lezze proprie rintracciate nell’immagine stampata di un supereroe a scelta. “Non siamo chiamati ad essere perfetti, ma a dare il meglio di noi”. Poche miglia navigate, già si fa forte il bisogno di una sosta, di quel necessario fermarsi, nutrirsi della Parola che rinvigorisce e guida, incoraggiando a prendere il largo. Spiritualità dunque, per poi concludere la serata tra divertimento e metodo d’animazione celato in ogni gioco magistralmente proposto dagli animatori UPEE. “Gioca così da poter essere serio”. La mattina seguente è presente con noi l’Arcivescovo, che con occhio attento scruta i lavori, ascolta e consiglia, per poi benedire il resto di una giornata intensa, focalizzata sull’importanza del pro-
gettare, programmare e verificare, in un’ottica di servizio e scelta consapevole. Prima del come, decido d’essere: essere comunicatore, organizzatore, testimone. Mi lascio affiancare e formare, per poi a mia volta affiancare e plasmare. E’ di nuovo giorno di festa al Campo Animatori: Domenica di Santi, Domenica di grazie, Domenica di saluti. Nell’accogliente Chiesa di Solanas, una quarantina di cordoncini fuoriescono da un cestino adagiato sull’Altare: c’è una croce appesa, un ricordo, un arrivederci, un simbolo. “E’ da qui che parte l’Oratorio” dice Don Alberto poggiando mano al centro dell’Altare “È l’arte del prendersi cura: spezzare il pane e darlo a chi ne ha bisogno”.
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IL PORTICO
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
Pastorale giovanile. Si terrà a Quartu Sant’Elena il terzo appuntamento dell’itinerario diocesano dei giovani.
I giovani della diocesi si mettono in cammino sui passi di Pietro per seminare la speranza
to erano state consegnate tre importanti parole agli animatori e ai ragazzi: Aggiustiamoci, riproviamoci e organizziamoci. Il direttore della squadra PG con questi propositi, incoraggiava i giovani ad aggiustarsi attraverso le parole di Gesù capaci di rinnovare ed incoraggiare ogni progetto e ogni azione; proseguiva invitando a non farsi vincere dallo sconforto e dalle difficoltà, ma riprovare sempre. Impegnarsi a riprovare anche mediante la disponibilità nelle parrocchie, negli oratori e nelle comunità in
modo da riuscire a focalizzare e vincere le incostanze ed i limiti del quotidiano. Organizzarsi per riuscire a partecipare a questo III Appuntamento Diocesano di Pastorale Giovanile, dando la possibilità ai ragazzi di invitare tutti i loro coetanei che aspettano solo un invito per scoprire che qualcuno si interessa e lavora per il loro presente ed il loro futuro di onesti cittadini e bravi cristiani. Affinchè questa giornata veda come protagonisti i giovani, tutte le parrocchie sono state invitate a creare le bandiere degli oratori presenti, degli striscioni contenenti slogan e messaggi da lanciare a tutti i gruppi partecipanti; tutto questo materiale sarà quindi utilizzato per animare la Via Lucis e consentire ai ragazzi di animare il corteo che partirà dal Palazzetto dello Sport di Quartu fino alla Basilica di Sant'Elena. Le proposte della squadra di Pastorale Giovanile sono tante ma hanno bisogno della partecipazione e collaborazione di tutti, perchè ciò che rende bello un ambiente è l'incontrarsi, il conoscersi e il condividere. Aggiustiamoci, riproviamoci, organizziamoci ed incontriamoci a Quartu Sant'Elena il prossimo 11 Maggio per vivere insieme il III incontro Diocesano per i giovani.
bo, sino a raggiungere il traguardo finale in piazza dei Centomila. Nel frattempo sarà possibile divertirsi con il calcio balilla umano, posizionato nella Piazza, e assistere alla divertente sfida di calcio a5 con squadre composte da papà e figli. Alle 11, una volta terminata la gara podistica a staffetta, la Nazionale Italiana di Calcio Amputati giocherà un’amichevole di calcio a 5 contro una rappresentanza delle squadre degli oratori di Cagliari e hinterland. I campioni della nazionale, che si stanno preparando a partecipare a diversi tornei internazionali, regaleranno sorrisi, un ottimo calcio
e una grande esperienza di vita ai ragazzi in campo e al pubblico. La sfida tra normodotati e diversamente abili è una forte dimostrazione di integrazione sociale e di come si possano abbattere tutte le barriere fisiche e mentali, che originano pregiudizi e allontanano gli animi delle persone. A seguire, le premiazioni del torneo “I Campanili” e la consegna da parte del Centro Sportivo Italiano di un defibrillatore all’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio come dono dell’ente alle squadre sportive degli oratori, acquistato grazie al contributo di alcune aziende che hanno sostenuto la causa sociale del CSI Day.
Il ritrovo dei ragazzi sarà nel Palazzetto dello sport. La Via Lucis per le strade e l’Eucaristia saranno i momenti forti del terzo Incontro dei giovani FEDERICA BANDE
dello scorso appuntamento del 23 marzo San Vito aveva ospitato le tante centinaia di giovani che avevano partecipato al II incontro della diocesi. In quell'occasione don Alberto Pistolesi, direttore dell'Ufficio della Pastorale Giovanile diocesana, aveva salutato i tanti ragazzi con l'invito a partecipare l'11 maggio al III Incontro Diocesano dei giovani. Sarà quindi domenica 11 maggio 2014, IV domenica di Pasqua, Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni, la data che ogni parrocchia deve avere annotato sul proprio calendario. L’incontro si svolgerà a Quartu Sant’Elena e concluderà il percorso che durante tutto l’anno liturgico ha impegnato tanti ragazzi e giovani a riflettere sulla figura di Pietro. Il per-
A
L TERMINE
Il recente incontro dei giovani a San Vito.
corso iniziato con il grande evento “Getta le tue reti” dello scorso 22 Settembre e guidato da Papa Francesco, si concluderà con una serata eccezionale, che cercherà di coinvolgere tutti i ragazzi delle nostre parrocchie, Oratori, Associazioni e Movimenti della diocesani. Elmas prima e San Vito poi sono state un segno evidente per tutta la diocesi di quanto i ragazzi che vivono le nostre comunità parrocchiali siano presenti grazie all'importante lavoro svolto dagli animatori ed educatori che gratuitamente spendono il loro tempo per
creare una Chiesa giovane. La giornata dell'11 maggio sarà scandita da diversi momenti molto differenti tra loro: alle 15.30 i gruppi si ritroveranno presso il Palazzetto dello Sport di via Beethoven, e qui potranno sin da subito assaporare il clima di festa della giornata. A seguire ci sarà la Via Lucis, che condurrà il corteo dei ragazzi fino alla Basilica di Sant’Elena, dove il nostro Arcivescovo, Monsignor Arrigo Miglio, incontrerà i ragazzi e presiederà la Messa. Al termine del II Incontro di Pastorale Giovanile vissuto a San Vi-
Csi -Day, una festa che unisce sport e valori Sabato e domenica sport gratuito e all’aria aperta. MARTA FAIS
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L CENTRO SPORTIVO Italiano è una grande associazione sportiva che opera in tutto il territorio nazionale e, per i suoi 70 anni di attività, organizza il 10 e 11 maggio in contemporanea in tutta Italia il CSI Day, un weekend all’insegna dello sport all’aria aperta e gratuito per tutti. Il CSI Day è l’occasione di unire tutti quei luoghi, quelle persone, quelle testimonianze, in un abbraccio, che collega simbolicamente tutta l’Associazione, da Nord a Sud. Il CSI Cagliari aderisce all’iniziativa e organizza il CSI Day nel capoluogo sardo in Piazza dei Centomila. Si tratta di una manifestazione a carattere sportivo e sociale, dal tema “Sport, Giovani e Disabilità”, perché intende avvicinare i cittadini ai sani valori dello sport e al mondo dei disabili per abbattere le barriere fisiche e mentali. Nel corso delle due giornate del CSI Day ci saranno dimostrazioni di diverse discipline sportive, le
finali del torneo oratoriale “I Campanili” per le categorie under 14 e Allievi, partite di calcio a 5 papà e figli. Il CSI Day sarà anche colore e divertimento: sarà allestita un’area giochi con i campi per minibasket e pallavolo, un’area con animazione per bambini e ragazzi, e i gonfiabili e gli stand delle diverse associazioni coloreranno la piazza. La giornata di sabato, che inizia alle 10 e prosegue fino alle 18.00, parte con le Semifinali e le Finali della categoria Under 14 per il 1 - 2° posto e 3° e 4° posto del Campionato “I Campanili”, il torneo di calcio a5 degli oratori. Nel frattempo sarà possibile partecipare ai mini tornei di pallavolo e minibasket nel campo CONI allestito dell’area giochi, attiva anche il pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00. Il Campionato “I Campanili” prosegue il pomeriggio con le finali della catego-
La Nazionale Italiana Calcio Amputati.
ria Allievi. La giornata di domenica si apre alle 9.30 con la manifestazione podistica a staffetta per bambini e ragazzi dai 7 ai 15 anni degli Oratori di Cagliari e Provincia. Il percorso della gara podistica è di circa mezzo chilometro: con partenza da piazza dei Centomila, si attraversa viale Colombo sulle strisce pedonali in direzione del Molo Su Siccu e si percorre tutta la passeggiata in direzione Sant’Elia. Superata la via Caboto, si torna in viale Colom-
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Cultura. L’appuntamento offre la possibilità di visitare anche i siti meno conosciuti.
Monumenti Aperti, alla scoperta dei tesori di Cagliari e della Sardegna
silica della Santissima Trinità di Saccargia, consacrata nel 1116 e principale esempio dello stile romanico nell'architettura sacra dell'isola. Tra i nuovi ingressi anche San Teodoro, Tortolì (con le famose “Rocce rosse” del porto di Arbatax, ricco di scogliere di porfido), Ozieri, Padria e Gonnosfanadiga, mentre per Sardara, Assemini, Sinnai, Elmas, Teulada, Quartu Sant’Elena, Selargius, Soleminis e Villasor il 2014 rappresenta il ritorno dopo un periodo di assenza dalla manifestazione. Tra i tanti monumenti presenti nella lista regionale spiccano le maestose statue di pietra dei “Giganti di Mont'e Prama” di Cabras, risalenti all'epoca nuragica: alcuni esemplari già restaurati (al momento ventotto, di altezza superiore ai 2 metri) sono stati espo-
sti negli ultimi mesi a Cagliari e Cabras, con un notevole afflusso di visitatori. All'associazione “Imago Mundi Onlus” spetterà, come di consueto, il compito di coordinare l'organizzazione della manifestazione a livello regionale. Pochi stravolgimenti rispetto al recente passato: la formula scelta propone la visita in chiese, siti archeologici, beni storico-artistici, contemporaneamente a percorsi naturalistici e tematici. «Monumenti Aperti rende fruibili luoghi inaccessibili o dimenticati», ha detto Fabrizio Frongia, presidente di Imago Mundi, «grazie alla qualità dei rapporti con i comitati scientifici che si occupano della crescita della manifestazione sia a livello di numeri che di monumenti». Un'occasione per residenti e turisti di conoscere a fondo aspetti meno noti di Cagliari e degli altri quarantacinque comuni, con luoghi che per due giorni vengono valorizzati dall'animazione e dall'entusiasmo dei tantissimi giovani volontari, vere e proprie guide turistiche d'eccezione. Dopo il weekend d'apertura del 3 e 4 maggio (con centinaia di visitatori tra Codrongianos, Fluminimaggiore, Oristano, San Gavino Monreale, Sanluri, Sardara e Sassari), sette giorni più tardi toccherà a Cagliari e Bosa aprire al pubblico i propri tesori. Poi, fino al 1° giugno, altri tre fine settimana dedicati alla cultura e alla riscoperta dei tesori di tutta l'isola tra chiese, siti archeologici, musei ed edifici simbolo di un passato da valorizzare e non dimenticare.
cuni dei grandi nomi della cultura contemporanea italiana di quella accademica cagliaritana: Remo Bodei, Elisabetta Cattanei, Gherardo Colombo, Giuseppe Lorini, Vito Mancuso, Stefano Rodotà, Antonello Sanna, Maria Michela Sassi e Salvatore Settis. Il Festival è stato preceduto da un laboratorio rivolto agli studenti della facoltà di Filosofia, dal quale hanno preso vita cinque incontri di lettura aperti al pubblico sui temi sviluppati durante la rassegna.
I grandi interrogativi sull’Europa e sulle sue radici, sulla potenza e il diritto, sul rapimento estetico, sono stati capaci di convogliare l’attenzione di un pubblico molto variegato, sollecitato dalla possibilità di proporre domande alla fine dei dialoghi. La cura attenta e minuziosa di ogni dettaglio e la grande organizzazione hanno fatto del Festival un appuntamento intenso, partecipato e riuscito che fa sperare in numerose edizioni future.
L’importante iniziativa culturale, che vede coinvolti oltre quaranta comuni dell’Isola, arriva quest’anno alla 18esima edizione FRANCESCO ARESU
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N'EDIZIONE
a suo modo storica, dal momento che nel 2014 la celebre manifestazione culturale “Monumenti Aperti” compie diciotto anni. Insieme all'età, cresce anche il numero dei comuni che hanno abbracciato l'iniziativa. Ben quarantasei nell'isola (quindici in più rispetto a dodici mesi fa) con la piacevole nuova entrata di San Stefano Belbo, centro del cuneese noto per aver dato i natali allo scrittore piemontese Cesare Pavese, morto suicida nel 1950, e primo Comune non sardo ad ospitare la manifestazione. L'edizione numero diciotto di “Monumenti Aperti” vedrà impegnati oltre diecimila giovani volontari – più della metà dei quali studenti – all'opera in circa seicento siti visitabili gratuitamente nei cinque fine settimana a partire dal 3 maggio fino al primo giorno di giugno (a Cagliari si terrà il 10 e 11 maggio). Uno sforzo largamente condiviso da parte delle istituzioni, con in testa la Giunta regionale e gli assessori alla Cultura e al Turismo Claudia Firino
e Francesco Morandi, che hanno sottolineato il pieno appoggio fornito all'organizzazione in alcune delle novità presenti nell'edizione 2014. «Per la prima volta nella sua storia la manifestazione varcherà il Tirreno», ha dichiarato l'assessore alla Cultura, sottolineando «l'importanza di puntare sulla valorizzazione del territorio oltre i confini dell'isola. “Monumenti Aperti” deve il suo successo alla proficua collaborazione tra istituzioni, associazioni di volontariato e studenti, custodi del patrimonio culturale». Tra i comuni entrati a far parte della filiera della manifestazione spiccano, oltre al già citato Santo Stefano Belbo, ricopre un posto di rilievo Codrongianos, piccolo centro della provincia di Sassari nel cui territorio sorge l'antichissima Ba-
Il conflitto dei valori e la vera Bellezza Si è svolta la III edizione del Festival di filosofia SUSANNA MOCCI
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L CONFLITTO DEI valori-la Bellez-
za creata e la Bellezza dissipata: questo il tema del Festival Di Filosofia, realizzato in collaborazione con l’Università degli studi di Cagliari. L’evento, giunto quest’anno alla sua terza edizione, si è svolto dal 2 al 4 maggio al Teatro Massimo. “Parlare di valori e di bellezza, in una situazione come questa in cui la crisi fa chiudere in sé stessi, è un’operazione coraggiosa” ha detto in apertura l’Assessore regionale alla Cultura Claudia Firino. Un evento che si inserisce nella candidatura della città a Capitale Europea della Cultura per il 2019. “Dobbiamo partire da eccellenze come questa – ha esordito l’Assessore comunale alla Cultura Enrica
Puggioni- e vogliamo rendere il Teatro Massimo un luogo abitato, un punto di riferimento per tutti noi”. La scommessa parrebbe essere stata vinta. Il teatro ha registrato il pienone durante la manifestazione, grazie ad un grande connubio tra festival e spettacolo. A fare da fil rouge il dramma Elena di Euripide, nell’allestimento del Teatro Stabile della Sardegna sotto la regia di Guido De Monticelli, portato in scena ogni serata; al mattino e al pomeriggio i dibattiti filosofici, strutturati in sei dialoghi a proposito di Potenza, Ragione e Bellezza, sotto la guida ideale delle tre dee greche della tragedia euripidea Era, Atena e Afrodite. Sul palco, curato con grande maestria da Roberta De Monticelli e Pier Luigi Lecis, si sono avvicendati al-
IL PORTICO
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brevi VENERDÌ 9
Presentazione campagna Caritas Venerdì 9 maggio dalle 10.30 alle 13 nell’aula magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari in via Monsignor G. Cogoni, 9 avrà luogo la presentazione regionale, organizzata dalla Caritas Sardegna, della campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” promossa dalla Caritas Italiana, dalla Focsiv e da altri organismi, associazioni e movimenti cattolici italiani. La campagna è la versione italiana dell’omonima mobilitazione “One Human Family. Food for All” lanciata a livello internazionale da Papa Francesco e da Caritas Internationalis il 10 dicembre 2013. MEIC
Incontri alla Facoltà Teologica Venerdì 16 maggio alle 18 nell’Aula Magna della Facoltà Teologica a Cagliari è in programma il secondo dei tre incontri organizzati dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, MEIC, sul tema “La Chiesa e le sue novità”. Ospite sarà Pina De Simone, della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale che parlerà sul tema “L’approccio della Chiesa al mondo: servizi, testimonianza, apertura”. AL MUSEO DEL DUOMO
La mostra personale di Franco Nonnis È visitabile al Museo Diocesano in Castello fino al 30 maggio la personale di Franco Nonnis "Segni di Vita". 20 opere le opere esposte alle quali Franco Nonnis ha lavorato nel corso degli ultimi anni. “Segni di Vita” propone momenti di vita con una forte connotazione autobiografica, tenta di rappresentare la realtà deformando, alterando, mascherandone i sentimenti, le sensazioni, analizzando figure dalle apparenze ipotetiche. Alcuni lavori evolvono verso un surrealismo contaminato da cul-
ture e produzioni estetiche anticoprimitive e verso un´arte etnografica. In seguito si osservano figure semplificate, che iconizzano, fanno grumi, tracciano linee, danno vita a segni, simili a certe rappresentazioni murali. Franco Nonnis, 55 anni, artista autodidatta, vive e lavora a Cagliari. La mostra è visitabile da martedì a domenica, dalle 16.30 alle 19.30, sabato e a domenica dalle 10 alle 13.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
dal Vangelo secondo Giovanni
Io sono la porta de
Gv 10, 1-10 DON ANDREA BUSIA
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l brano odierno, conosciuto come quello del “buon pastore”, costituisce uno dei discorsi di Gesù più noti ma bisogna tenere ben presente un dato fondamentale per interpretarne correttamente il senso. Sebbene la liturgia ci proponga questo testo come un discorso a sé stante esso è parte di un discorso più lungo iniziato alla fine del cap. 9 del vangelo di Giovanni dove Gesù, una volta guarito il cieco nato, si fa riconoscere da lui, e dopo inizia un discorso che è il caso di riprendere ora: “Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane. In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta…»” (Gv 9,39-10,1). Come
il portico della fede
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n quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
si vede il discorso continua, Gesù sta parlando con i farisei presenti che lo avevano interpellato, sta parlando con coloro che, a differenza del cieco nato, non lo hanno riconosciuto. La divisione in capitoli può trarre in inganno, ma tale suddivisione è medievale e ha una funzione puramente pratica finalizzata a facilitare l’individuazione di un passo ma non era presente nei testi originali, per questa ragione è bene, quando si legge un brano, farlo nell’insieme composto da ciò che precede e ciò che segue. Se Gesù sta parlando con i farisei e se questi si differenziano dal cieco nato perché non riconoscono Gesù allora forse il tema principale della similitudine del buon pastore verterà proprio sul “riconoscimento” e se guardiamo bene è proprio così: le pecore del pastore sono quelle che “lo seguono perché conoscono la sua voce” così come non seguono l’estraneo “perché non conoscono la voce degli estranei”. Gesù sta forse accusando direttamente i farisei di essere degli estranei rispetto al greg-
ge e che per questo coloro i veri credenti non possono seguirli? Giovanni ci dice che i farisei “non capirono di che cosa parlava loro” ma la cosa non ha molto senso e vedremo dopo perché, comunque Gesù prende atto della loro incapacità di comprendere e riprende il discorso chiarendo in maniera più esplicita che lui è la “porta”, o come dirà più tardi nel contesto dell’ultima cena lui è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). La parola di Gesù suona estremamente cruda, accusatoria, nei confronti di questi farisei in quanto se da una parte Gesù è venuto perché i suoi discepoli “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” molti di coloro che sono stati posti come guide per il gregge hanno messo al primo posto i loro interessi piuttosto che la volontà di Dio. Dicevamo prima che risultava estremamente difficile pensare che i farisei non capissero che quel discorso era rivolto direttamente a loro perché essi erano profondi conoscitori della scrittura e l’idea di Dio come vero pastore che si prende veramente
cura delle sue pecore e che accusa coloro che avrebbero dovuto farlo e non l’hanno fatto, è un immagine già presente nell’annuncio profetico e in particolare in Geremia: “«Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo». Perciò dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: «Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io mi occuperò di voi e della malvagità delle vostre azioni. Oracolo del Signore. Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; di esse non ne mancherà neppure una»” (Ger 23,1-4). Noi non siamo quei farisei ma anche noi (presbiteri, religiosi o laici) abbiamo la responsabilità dei nostri fratelli e abbiamo il dovere di fare il possibile perché nessuno di loro si perda.
PER VIVERE LA GIOIA CRISTIANA È IMPORTANTE DIRE ANCHE “NO” I cristiani sono chiamati a promuovere la gioia e ad aprire alla speranza, ma per operare e vivere in questo modo hanno bisogno di riconoscere, nel “cambiamento epocale” in cui vivono i confini del bene e del male. Il Papa, esorta a compiere un vero e proprio discernimento nei diversi ambiti della storia contemporanea, non trascurando quello del progresso scientifico, tecnologico, del sapere, dell’informazione, della comunicazione e dell’educazione: campi nei quali se, da una parte, si registrano grandi successi, è anche vero che dall’altra nascondono trappole che provocano fragilità, precarietà, e nuove forme di potere e di schiavitù. Pertanto, l’enciclica, insegna che è necessario agire di conseguenza anche dicendo dei “NO” (n.52-60): No ad un’economia dell’esclusione; No alla nuova idolatria del denaro; No a un denaro che governa invece di servire;
No all’inequità che genera violenza. Il Papa spiega che se non siamo capaci di fare discernimento, anche noi, i cristiani, possiamo restare ingannati da una mentalità corrente, e trovarsi nella condizione di violare i Comandamenti: infatti, l’osservanza del comandamento non uccidere, non riguarda semplicemente quella di non commettere un omicidio fisico, bensì, si può uccidere concretamente con gli stili di vita che possiamo assumere, anche senza esserne pienamente consapevoli, dunque, l’enciclica mette in gardia i cristiani, perché aprano gli occhi e facciano delle scelte etiche coerenti al vangelo. il Papa parla della “cultura dello scarto”, che giunge a considerare la persona umana, semplicemente come un bene di consumo che “si può usare e poi gettare via”. Così, osservare le ferree leggi del libero mercato che si fermano a fare minuziose analisi con la lente di ingrandimento per registrare i seppure minimi rialzi economici, ci fa tra-
scurare e tralasciare di registrare che nel mondo milioni di uomini e donne vivono nella miseria, senza lavoro, senza poter accedere alla cultura, senza una casa, senza prospettive di futuro…tutto questo può rendere i cuori impermeabili… “di pietra”… Il Papa denuncia che la cultura del benessere, fine a se stesso, rischia di anestetizzare i cuori dei cristiani, rendendoli incapaci di guardare i fratelli che vivono, non semplicemente “sfruttati”, ma considerati e trattati come “rifiuti”, come “avanzi”. Le parole del Papa, sono forti, sono come una “spada a doppio taglio”, direbbe San Paolo, non lasciano scampo nell’analisi del contesto storico in cui viviamo. Non c’è tempo da perdere, dunque, perché i cristiani non solo dichiarino di essere credenti in Cristo, ma diventino credibili con le loro azioni e con le loro scelte di vita. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
elle pecore...
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Difendere e promuovere la vita umana
Obiezione di coscienza e professione medica MARIA STELLA LEONE
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RISCRITTURE
LA PREGHIERA PER LE VOCAZIONI La liturgia della IV Domenica di Pasqua ci presenta una delle icone più belle che, sin dai primi secoli della Chiesa, hanno raffigurato il Signore Gesù: quella del Buon Pastore. Il Vangelo di san Giovanni, al capitolo decimo, ci descrive i tratti peculiari del rapporto tra Cristo Pastore e il suo gregge, un rapporto talmente stretto che nessuno potrà mai rapire le pecore dalla sua mano. Esse, infatti, sono unite a Lui da un vincolo d’amore e di reciproca conoscenza, che garantisce loro il dono incommensurabile della vita eterna. Nello stesso tempo, l’atteggiamento del gregge verso il Buon Pastore, Cristo, è presentato dall’Evangelista con due verbi specifici: ascoltare e seguire. Questi termini designano le caratteristiche fondamentali di coloro che vivono la sequela del Signore. Innanzitutto l’ascolto della sua Parola, dal quale nasce e si alimenta la fede. Solo chi è attento alla voce del Signore è in grado di valutare nel-
la propria coscienza le giuste decisioni per agire secondo Dio. Dall’ascolto deriva, quindi, il seguire Gesù: si agisce da discepoli dopo aver ascoltato e accolto interiormente gli insegnamenti del Maestro, per viverli quotidianamente. In questa domenica viene dunque spontaneo ricordare a Dio i Pastori della Chiesa, e coloro che si stanno formando per diventare Pastori. Vi invito pertanto a una speciale preghiera per i Vescovi – compreso il Vescovo di Roma! –, per i parroci, per tutti coloro che hanno responsabilità nella guida del gregge di Cristo, affinché siano fedeli e saggi nel compiere il loro ministero. In particolare, preghiamo per le vocazioni al sacerdozio in questa Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, affinché non manchino mai validi operai nella messe del Signore. Papa Benedetto XVI - Regina Coeli 15 maggio 2011
tudiare medicina significa, per credenti e non, scoprire la meraviglia del corpo umano. Tante materie di studio fanno conoscere in(piccola) misura la verità sull’essere umano e sulla Vita. Questa verità diventa sublime quando si studia l’embriologia, che in maniera inequivocabile svela ai futuri medici alcuni aspetti meravigliosi della vita nascente. Gli studi scientifici dicono che la vita di un nuovo essere umano inizia dal concepimento, unione di una cellula uovo con lo spermatozoo. Tuttavia, c è un divario tra quello che la scienza afferma e ciò che la “gente”percepisce come scientificamente provato. I mass media non sono stati finora grandi divulgatori di verità scientifiche, e il relativismo completa l’opera di disinformazione e di svalutazione della Vita. Nel 2014 troviamo ancora, perfino tra i medici, chi afferma che la vita nelle sue fasi precoci è “grumo di cellule”, e poco importa se queste cellule sono già organizzate in organi umani, se a ventuno giorni dal concepimento c’è già il cuore di un nuovo uomo. Se il diritto di nascere si scontra col presunto diritto di un'altra persona a non fare nascere la legge ha trovato il rimedio: facciamo la legge del più forte e vince chi è già nato. Conosco diversi medici ginecologi e ostetriche che inizialmente non erano obiettori, perché pensavano di fare un atto medico legale, nel rispetto della scelta di una madre in difficoltà, e per evitare un male peggiore, cioè l’aborto clandestino. Ma di fronte alla Verità dei corpicini, delle manine, dei resti umani che vedevano, alcuni di loro hanno avuto l’esigenza di fermarsi, e obiettare. In maniera molto logica, senza atti di fede, per semplice compassione di un essere umano nei confronti di un altro essere umano. Ma l’obiezione di coscienza secondo alcuni deve essere abolita, e non mancano le strumentalizzazioni. Alcuni giornalisti scrivono la menzogna, cioè che in Italia l’aborto non
è “garantito”. Assurdo, dato che l’aborto esso è un intervento programmato, per cui gli ospedali e le cliniche garantiscono le sedute operatorie, e fissano un appuntamento in giorni dedicati. La categoria degli obiettori a mio parere deve difendere l’obiezione di coscienza, ma non dovrebbe spaventarsi se fosse approvato il nuovo codice deontologico per i Medici, che strategicamente (con vergognosa modifica di dettagli grammaticali!) insinua l’abolizione dell’obiezione: abbiamo concrete basi scientifiche per affermare che l’embrione va tutelato come essere umano. La legge 405/1975, istituendo i Consultori, afferma la tutela della salute della donna e del “prodotto del concepimento”. Infine, garanzia ancora più salda per i credenti, abbiamo lo Spirito Santo Paraclito, il migliore degli avvocati, se qualcuno da associazioni anticlericali e retrograde volesse denunciarci per avere esercitato un diritto-dovere: fare il medico rispettando la Vita. Rispettare la salute della donna è nostro dovere: la sindrome post aborto è reale. Infine, secondo l’Istituto Superiore della Sanià, nel 2005 sono stati compiuti 15000 aborti clandestini, nonostante la legge 194/78. Mancano dati più recenti. Coraggio medici, non facciamoci intimidire dalle dittature, portiamo in alto la scienza che difende la donna, se obiettiamo facciamolo con sincerità, sapendo proporre aiuto concreto alle madri in difficoltà: l’obiettore vero è quello che non rifiuta la donna, ma le propone un colloquio, per garantirle che quella gravidanza troverà sostegno, non indifferenza, troverà aiuto materiale e morale. Il medico obiettore deve conoscere il numero verde di SOS Vita (8008-13000), confortare l’assistita, rispettare le sue scelte ma stare saldo nella difesa dei veri diritti. Per osservazioni e informazioni scrivete a mpvcagliari@hotmail.it o consultate il sito www.mpv.org
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IL PORTICO
IL PORTICO DEI LETTORI
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
LETTERE A IL PORTICO Ripercorrere cinquant’anni di vita re- sta esperienza ha rinnovato e raffor- re momenti difficili e chi non ne ha? ligiosa è per me una grande gioia e zato il mio rapporto con Gesù. Sen- I miei cinquant’anni di cita religiosa nello stesso tempo un grande moti- tivo in me che il Signore mi voleva nella Congregazione delle Suore delvo per ringraziare Dio che mi ha riem- sua Sposa, mi voleva bene e che io la Carità di Santa Maria sono stati un pito della sua grazia. dovevo far conoscere e amare Dio a continuo ricominciare ad amare e laSono entrata tra le Suore della mia tutti, un po’ azzardata la cosa, ma sciarmi amare. La preghiera, la vita di Congregazione all’età di 11 anni a era l’entusiasmo giovanile. comunità mi hanno rinforzata contiCagliari, e dopo 4 anni venivo accet- Per capire che Dio mi amava e vole- nuamente questa certezza e mi spintata a Torino. va proprio me ho passato vari mo- gono a desiderare che altri facciamo Giorni di grazia e di gioia? Il salto in menti di difficoltà, ma sempre il Si- la stessa esperienza di gioia, di doContinente è stato un po’ difficile, gnore mi è stato vicino con il Suo aiu- nazione. dalla Sardegna a Torino c’era di mez- to e il Suo amore. Essere consacrati Suor Luigina Mancosu zo il mare, l’ambiente, il clima, le dif- a Dio significa anche questo superaSelegas ferenze di vedute hanno messo a dura prova il mio ^Ğ ĚĞƐŝĚĞƌŝ ĚĞƐƚŝŶĂƌĞ ŝů ϱdžϭϬϬϬ ĚĞůů͛/ƌƉĞĨ ĂůůĂ carattere e anche la mia voCaritas San Saturnino Fondazione Onlus cazione. ĐŚĞ Ɛŝ ŽĐĐƵƉĂ Ěŝ ŐĞƐƚŝƌĞ ŽƉĞƌĂƚŝǀĂŵĞŶƚĞ ůĞ ͞ŽƉĞƌĞ Tuttavia la comprensione e ƐĞŐŶŽ͟ ĚĞůůĂ ĂƌŝƚĂƐ ;ŵĞŶƐĂ͕ ĂĐĐŽŐůŝĞŶnjĞ ĞƚĐͿ SOSTIENI l’affetto delle mie Suore hanno messo nel mio aniCON IL mo una forza nuova e un grande entusiasmo nella mia scelta vocazionale. Firmare e scrivere Codice Fiscale 92139240920 Gli anni più belli della mia vita li ho trascorsi con le mie ^Ğ ĚĞƐŝĚĞƌŝ ĚĞƐƚŝŶĂƌĞ ŝů ϱdžϭϬϬϬ ĚĞůů͛/ƌƉĞĨ ĂůůĂ UNA DELLE DUE FONDAZIONI compagne giovani ed esu&ŽŶĚĂnjŝŽŶĞ ŶƚŝƵƐƵƌĂ ^ĂŶƚ͛/ŐŶĂnjŝŽ ĚĂ >ĂĐŽŶŝ KŶůƵƐ beranti con me. Eravamo ͞ Z /K KW Z d/sK͟ >> una squadra allegra e ĐŚĞ Ɛŝ ŽĐĐƵƉĂ Ěŝ ƉƌĞǀĞŶŝƌĞ ŝů ĨĞŶŽŵĞŶŽ ĚĞůů͛ƵƐƵƌĂ sostenendo persone in difficoltà finanziaria e mettendo in spensierata seppur consa- CARITAS DIOCESANA DI CAGLIARI campo azioni educative al buon uso del denaro pevoli di quello che stavano andando a conseguire. Se le difficoltà e le privazioni non mancavano, però mi sentivo felice e pienamenFirmare e scrivere Codice Fiscale 02521300927 te realizzata tanto che que-
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
aestro indiscusso del cinema indipendente contemporaneo e padre della simmetria millimetrica e centellinata in ogni inquadratura, Wes Anderson colleziona l'ennesimo piccolo grande gioiello della sua carriera e ci regala una storia, forse la migliore per coralità e riuscita, del suo intero percorso cinematografico. Ma facciamo un passo indietro. Dopo gli esordi ad inizio millennio con 'I Tenenbaum' e 'Le avventure acquatiche di Steve Zissou', Anderson si specializza visivamente e tecnicamente, anche se il tratto distintivo delle sue opere era ed è tutt'ora una sequenza di scene studiate nei minimi particolari - dove la telecamera compie dei percorsi prestabiliti e il regista diventa il suo navigatore satellitare - punta ad una precisione e uno stile talmente esatti da diventare caratteristici. Negli ultimi due film però, questo e il precedente 'Moonrise Kingdom', la tecnica è affinata e le storie hanno un retrogusto di nostalgica infanzia e prospettiva storica che lasciano un segno decisamente più profondo, e mostrano una crescita artistica del regista che va di pari passo con quella anagrafica. Questo film in particolare vede protagonista un valletto di nome Zero, o meglio il suo capo concierge Guastave H, o meglio ancora, come dice il titolo stesso, l'Hotel Grand Budapest dove entrambi lavorano. Con una tecnica narrativa a matriosca la storia ci si svela indirettamente grazie al racconto di uno scrittore e al suo incontro-racconto con
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In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo di… arte e fede La parrocchia di Suelli (Terenzio Puddu) Domenica 11 maggio ore 18.10 Lunedì 12 maggio ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 11 maggio ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Canonizzazioni e Comunicazione Martedì 13 maggio ore 19.10 Mercoledì 14 maggio ore 8.30 L’ora di Nicodemo Evangelii Gaudium Lettura dell’Esortazione (nn.258288) di Papa Francesco Mercoledì 14 maggio 21.30 Oggi parliamo con… Don Giuseppe Spiga Missionario in Brasile Sabato 10 maggio 19.10 Domenica 11 maggio ore 10.30
La nuova e ben riuscita opera di Wes Anderson
Grand Budapest Hotel VALERIA USALA
l'ormai anziano Zero, che a sua volta gli svela le avventure vissute assieme all'eccentrico e speciale Monsieur Gustave intorno agli anni '30 nell'immaginaria Zubrowka. La portata della storia è monumentale dal punto di vista delle scenografie e dalla scrittura corale, punti in comune con quasi tutte le altre opere di Anderson, ma in realtà tutto si incastra perfettamente e si compatta in modo delicato proprio come la neve che cade fuori dall' Hotel in stile gotico. L'imponente staticità generale che esso emana è in netto contrasto con la dinamicità di personaggi coloriti e indispensabili, surreali quasi quanto le avventure che li riguardano. Tra i numerosi attori presenti, quasi tutti vecchie conoscenze del regista, spiccano ovviamente Ralph Finnes nei
panni di Gustave, e i soliti Owen Wilson, Bill Murray, Jason Schwartzman ed Edward Norton in piccole ma indimenticabili parti. Le carrellate che seguono gli incessanti movimenti concitati di Gustave e Zero in giro per il paese, per cercare di recuperare un quadro che una delle clienti più affezionate del concierge gli ha lasciato in eredità ma che il figlio rivendica in modo ostinato, sono la penna stilografica che Anderson maneggia con un'abilità da specialista, ed ogni punto fermo equivale ad uno stop della camera nel matematicissimo centro dell'inquadratura, che ricerca e incornicia la perfezione visiva mentre in realtà ci racconta una storia tutt'altro che perfetta.
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.10 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana - Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15
Lampada ai miei passi (12 - 18 maggio) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Mariano Matzeu Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa
Guardando più attentamente però, questo film ha come sottofondo una tematica che il regista nasconde con premura, esaltando parole brillanti e scene pittoriche, ma che dilaga silenziosamente e rimane sotto forma di scia ineffabile una volta che il film è finito: in Moonrise kingdom l'atmosfera anni '60 non solo riprendeva la personale infanzia di Andreson, ma mostrava e forse criticava anche una precisa costruzione sociale e generazionale responsabile di decisioni discutibili, fino a diventare quasi assurde per la mente del bambino che le subisce e le deve mettere in partica. Qui invece l'impostazione di tempo e spazio sembra pensata anche per far riflettere sui veri problemi degli anni di guerra nell'est Europa e i tantissimi casi di gente scomparsa per cause ignote, riportandoli così sotto i riflettori senza scadere nel dramma facile, ma anzi arrivando a punte di ironia pura e talmente 'americana' da risultare quasi fastidiose nella loro genialità. Non un elemeto fuori posto, colori determinanti quasi quanto i personaggi (dagli sfondi rossi e rosa dell'Hotel alle giacche dei concierge viola prugna), tante battute sopra le righe e altrettante scene surreali ma profondamente ancorate alla realtà. Chi grida all'apocalisse del cinema e crede che i grandi maestri siano scomparsi forse non conosce bene Wes Anderson, o non ne apprezza il tentativo, magari un po' megalomane ma di sicuro sincero, di regalare il suo preziosissimo punto di vista sul mondo creando ogni volta storie ed universi nuovi ed inimitabili.
IL PORTICO DELLA DIOCESI
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
Pastorale sociale. Si è celebrata in Seminario la Veglia diocesana per il lavoro.
Porre la persona al centro del sistema economico per restituire dignità a tutti Mons. Miglio: «Tutta la comunità cristiana è chiamata a farsi carico del bene comune e portare il Vangelo nella società» I. P. NAVEGLIA DI preghiera per implorare il dono del lavoro. È quella celebrata lo scorso 30 aprile, vigilia della festa di San Giuseppe Lavoratore, nella Cappella del Seminario Arcivescovile e organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro e il Centro studi sociali Paolo VI promuove un incontro di preghiera per il lavoro. Poco meno di un’ora la durata durante la quale le meditazioni tratte dai discorsi di Papa Francesco lo scorso 22 settembre in occasione della sua visita a Cagliari si sono alternate alla preghiera e al canto. A presiedere il rito, seguito da una cinquantina di persone, don Giuseppe Spiga, sacerdote Fidei Donum a Matinha, nella Diocesi di Viana in Brasile, e già Direttore del Centro studi sociali Paolo VI. “Nell’attuale crisi economica e occupazionale – si leggeva nell’invito - ci rivolgiamo al Patrono dei lavoratori per implorare il dono del lavoro. Questa festa liturgica è, inol-
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tre, un’occasione propizia per stimolarci a vivere in pienezza il rapporto tra lavoro e resto della vita, lavoro e festa, lavoro e famiglia, lavoro e figli, lavoro e realizzazione di se stessi, e quindi il rapporto con Dio, gli altri, il creato”. E così è stato con la presenza di un lavoratore dell’emittente Sardegna 1 da mesi in lotta per il lavoro, di un animatore del Progetto Policoro di Cagliari, del presidente regionale delle Acli e di un sindacalista della Cisl. Sono stati loro a proporre brani tratti dai discorsi di Papa Francesco a Cagliari, intervallati dai salmi e la conclusione di dell’Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, che non voluto mancare a questo appuntamento. “È neces-
sario – ha detto tra l’altro nel suo intervento l’Arcivescovo – che ciascuna comunità cristiana comprenda come la Dottrina Sociale della Chiesa non sia un inutile orpello ma va la cuore dell’annuncio della vita cristiana. Tutti siamo corresponsabili del bene comune, altro che astensionismo: tutta la comunità cristiana si fa carico del bene comune ed è convinta che la dottrina sociale non è solo riservata a pochi intimi o ai patiti delle questioni sociali. Deve essere invece l’argomentazione della Chiesa del nostro tempo nel tradurre la carità del Vangelo in termini aderenti alla situazione storica in cui ci troviamo. Sarebbe interessante capire cosa succedereb-
be se tutte le dieci Diocesi sarde con tutte le comunità parrocchiali facessero questa inversione di rotta verificando quali situazioni di questo tipo interessano il loro territorio”. Un invito dunque per le parrocchie a guardarsi attorno per verificare quali reali possibilità esistano nel territorio per ricercare il bene comune. Una sfida seria ed importante che già lo scorso 22 settembre aveva lanciato lo stesso Papa Francesco quando aveva invitato tutti a non piangere e ad impegnarsi per la rinascita dell’Isola. In chiusura don Giuseppe Spiga ha voluto comunque dare un suo pensiero. “Ciò che Papa Francesco chiede – ha affermato don Giuseppe – è frutto di tanto impegno nella Conferenza Episcopale del Sud America, dove ha lavorato tanto. In quelle terre c’è molto lavoro e molto impegno di chi è in prima linea per difendere le persone dallo sfruttamento, con diversi tra uomini e donne che hanno dato la loro vita per questo. Il continuo richiamo al dignità della persona è molto sentito anche nella zona dove io opero: credo sia venuto il momento che la Pastorale Sociale in Italia ed in Sardegna sia capace di fare scelte rischiose per la Chiesa, nell’affiancare i lavoratori nei loro percorsi di crescita”. Il canto del congedo ed un successivo momento di confronto personale ha chiuso la Veglia di preghiera.
IL PORTICO
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brevi IL 15 MAGGIO
Incontro di formazione per diaconi e ministri Giovedì 15 maggio, a partire dalle 18.30, nel Seminario Arcivescovile, si terrà l’incontro di formazione permanente per i membri della comunità per il diaconato permanente e i ministeri istituiti. APPUNTAMENTI
Incontro con don Giuseppe Spiga Venerdì 23 maggio alle 19.30, presso l’aula magna del seminario arcivescovile di Cagliari, si terrà una conferenza dal tema: “La pastorale sociale nel Nordest del Brasile: dalla teologia della liberazione a Papa Francesco. In dialogo con il missionario don Giuseppe Spiga”. Guiderà l’incontro il giornalista Mario Girau, presidente dell’UCSI Sardegna. La conferenza è promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro.
VOCAZIONI
Il 18 maggio incontro del pre - seminario Domenica 18 maggio dalle 9 alle 14,30 presso il Seminario Arcivescovile, si terrà il quinto incontro del pre-seminario. Sono invitati, previa una comunicazione del proprio Parroco al Rettore
Il Papa invita l’AC a uscire in missione Anche una delegazione di Cagliari presente a Roma. CARLO VEGLIO
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NA GIORNATA STORICA per l'A-
zione Cattolica Italiana e per gli oltre 7000 rappresentanti provenienti dalle parrocchie di tutte le diocesi d'Italia e da numerose nazioni dove è presente l'Aci. A conclusione della XV Assemblea nazionale (Roma, 30 aprile-3 maggio), che ha visto il rinnovo del Consiglio nazionale e ha tracciato le linee guida per il prossimo triennio associativo, il momento più emozionante e atteso è stato l'incontro di tutti i presidenti e assistenti parrocchiali con Papa Francesco, al cui magistero ed esempio l’Azione cattolica si ispira. Il Santo Padre ha offerto tre consegne all’Azione Cattolica, espresse attraverso verbi che ne attualizzano la missione: rimanere nel Signore; andare fuori; gioire. L’associazione è chiamata ora a tradurli nella vita della Chiesa per il
mondo, potendo attingere alla sua capillare presenza in tutto il territorio nazionale, che rappresenta – come ha sottolineato Papa Francesco – una risorsa preziosa per essere realmente accanto alla gente. Nel suo discorso il Santo Padre ha invitato l’AC ad essere Chiesa in uscita: «Nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale, voi laici di Azione Cattolica siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale». Parole che rimarranno certamente impresse alla rappresentanza cagliaritana presente all'incontro. Per Matteo Venturelli, presidente della parrocchia B.V. del Carmine di Assemini "Rimanere, andare e gioire sono tre parole ma soprattutto tre impegni di vita". Federica Loi, presidente dell'associazione di San Lucifero a Cagliari, evidenzia quanto
La rappresentanza della Diocesi di Cagliari.
"l'AC deve essere in continuo movimento per animare le strade e non solo le chiese". "Il Papa è stato davvero un padre e pastore - afferma Marianna, presidente dell'AC di Senorbì - e ci ha invitato ad evitare la tentazione della chiusura delle nostre comunità". Come ha sottolineato Franco Miano, Presidente nazionale dell’ACI, nella sua “ultima” relazione “Di questo tempo ci è chiesto di leggere i segni. In questo tempo, seguendo papa Francesco, sappiamo che ci è chiesto di porre attenzione a gesti significativi che lasciano intravedere la forza rigeneratrice di Gesù e quella umanizzante del Vangelo. (..) Oggi la scelta religiosa si ripropone in forma nuo-
va. Papa Francesco con i suoi gesti ci sta mostrando il Concilio all’opera. Quindi, prosegue Miano, attuare il Concilio è possibile, forse perché siamo più liberi da letture pregiudiziali o ideologiche. Oggi la declinazione della scelta religiosa può essere detta con il primato della vita. La fede si fa vita. Non possiamo allontanarci da questo.” "Come AC della diocesi di Cagliari, conclude la presidente Daniela Melis, inizia un percorso missionario animato da una forte passione per le nostre città con un'attenzione particolare per la famiglia e i giovani, curando la formazione degli educatori e di una coscienza sociale e politica, ispirata al magistero".
del Seminario, i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni (fascia della classe V elementare e scuola media) che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario Minore diocesano per un discernimento vocazionale. Ai ragazzi di età compresa tra i 14 e 19 anni (fascia della scuola superiore) che desiderano fare un itinerario di discernimento vocazionale sono riservati appositi incontri. I Parroci interessati possono concordare tempi e modalità con don Davide Curreli.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi LIBRERIA PAOLINE
Preentazione del libro di F. Michael Davide Venerdì 9 alle 18 nella Libreria Paoline di via Garibladi a Cagliari, per il ciclo “Incontro con l’Autore”, presentazione del libro “Hetty Hillesum. Umanità radicata in Dio, di Fratel Michael Davide. Introduce Maria Giovanna Piano, docente di Filosofia e reponsabile Centro studi Ricerche IFoLD, interviene mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari.
IL 18 MAGGIO
In edicola “Avvenire Cagliari Mese” Il 18 maggio, come ogni terza domenica del mese, è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È una nuova esperienza comunicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per
dotarsi di uno strumento che, congiuntamente al settimanale “Il Portico”, contribuisce a riflettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo. Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari. SABATO E DOMENICA
Due appuntamenti del Movimento per la Vita Sabato 10 a Cagliari, via Jenner 15 nella sala "Maria Cocco" alle ore 10:30 si terrà la premiazione del Concorso scolastico Europeo :"Matrimonio: vuoi unire la tua vita alla mia?" per studenti delle superiori. Dieci studenti sardi vinceranno un viaggio a Strasburgo, per essersi distinti nell'elaborazione delle loro riflessioni sul tema del matrimonio.Il Dr. Renato Versace, medico oncologo, esporrà una relazione sull'ideologia del genere, in quanto è necessario fare scoprire ai giovani quali sono le basi storiche di questo preoccupante fenomeno, ed evidenziare la verità scientifica della mascolinità e femminilità in campo genetico e neurologico, spiegando alla nuova generazione la pastorale della Chiesa cattolica per le persone omosessuali. Al termine della relazione, verranno proclamati i vincitori. Domenica 11, festa della Mamma, chi fosse interessato alle attività di volontariato Movimento Per la Vita o Centro di Aiuto alla Vita può conoscere meglio queste realtà nel corso di un pranzo nella sala del CTM di via Ciusa 56, alle 12. La quota partecipazione al pranzo è di 5 euro e i bambini fino a dieci anni non pagano.É prevista l’animazione per i bambini.
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
Missione. La testimonianza di Simone Bruno sugli ultimi mesi di attività in Brasile.
La grande Provvidenza del Padre si manifesta per le strade di San Paolo SIMONE BRUNO*
assisto al duello che mette a confronto vita e morte, e grazie alla luce della Pasqua riesco a leggere e interpretare i germogli pieni di vita e di speranza che gridano in questa periferia che Gesú é Risorto anche qui. Alcune settimane fa un giovane di nome David, figlio de Raquel e Alexandre, una coppia molto attiva in una delle 12 cappelle che compongono la nostra parrocchia, é stato assassinato all’uscita dal suo lavoro. É l’ennesima storia di assassinio, piaga che colpisce con molta violenza la vita della nostra periferia. Non c’é famiglia con cui entriamo in contatto che non abbia un papà, un figlio, un cugino o qualcuno della famiglia che non sai stato assassinato o che non si trovi in condizioni di disagio a motivo di alcool, droga o detenzione. Sono storie che fanno soffrire e che senza la Grazia della Luce pasquale rappresentano una valle di lacrime senza consolazione. Eppure nella vita tanti nasce il germoglio del perdono e del sì all’amore, che si traduce in tempo e forze dedicate all’annuncio del Vangelo, sai come servizio di testimonianza, sai come impegno di solidarietà per altre persone in condizioni di disagio. Un nome per tutti la signora Verinha che, nel giro di pochi anni, si é trovata con il marito assassinato vicino alla loro casa e un figlio in prigione perché coinvolto in un giro di droga. Nonostante il dolore, questa piccola donna é un esempio di impegno e forza che la
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UTTI I GIORNI
Un’immagine di una favela di San Paolo.
rendono punto di riferimento per la nostra parrocchia. Tutta la sua settimana é dedicata a visitare le famiglie e ad annunciare la buona notizia del Vangelo. Un altro segno del Risorto in questa periferia sono i poveri, i maestri che il Signore ci ha lasciato come esempio e come memoria vivente della sua scelta preferenziale. Non posso non raccontare lo sconcerto iniziale nel vedere tanti gesti di generosità nei confronti dei missionari e della parrocchia da parte di chi meno ha, e di chi più avrebbe bisogno di essere aiutato. Un esempio per tutti: la signora Carol. Anche una signora anziana di bassa statura, molto magra e con un forte problema di tremolio in tutto il corpo. La sua casa èsu una collina di abitazioni molto povere. Quando siamo andati a visitare questa signora nella sua casa lei ci ha detto, come tante persone che ci mostrano la loro casa: “ecco il rifugio dove mi nascondo”. Carol vive da sola e per ogni piccola necessità, non avendo
la macchina, deve affrontare una discesa e una salita con fortissima pendenza sia con il sole che con la pioggia, a mani vuote o con le borse della spesa. Questa signora ogni settimana, assieme ad un altro gruppetto di donne vengono al centro missionario per aiutare la comunità nella sistemazione degli ambienti a servizio dell’evangelizzazione. Essendo il centro un po’ distante dalle loro case, uno di noi missionari va a prenderle con un pullmino e due settimana fa mi sono offerto io. Quando stavamo tornando in direzione del centro missionario, la signora Carol mi chiede, a bassa voce e con molta discrezione, di accostare il pullmino vicino ad una macelleria. Dopo 5 minuti torna con due buste di spesa senza dire niente. Arrivando al centro missionario mi dice: “Vorrei tanto che i missionari potessero mangiare una fetta di carne di maiale perché dovete nutrirvi bene. Ciò che non posso mangiare io voi lo potete mangiare. Accogliete
Il canto come risposta all’amore del Signore A Quartu S.E. il primo incontro dei cori liturgici DENISE SCANO
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I È SVOLTO NEL pomeriggio di domenica 4 maggio presso la Basilica Sant’Elena in Quartu S. Elena, il primo Incontro Diocesano dei Cori Liturgici dal tema: «Assemblea, repertori, strumenti musicali». L’incontro, promosso dall’Ufficio Liturgico Diocesano di Cagliari, si è svolto alla presenza di circa 230 coristi appartenenti a 18 cori (polifonici, giovanili, voci bianche) provenienti dalla nostra Diocesi. I lavori si sono aperti con una preghiera comune e il saluto di don Fabio Trudu, liturgista e direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano. Nella sua introduzione, don Trudu ha sottolineato l’importanza della forma-
zione dei ministri della liturgia che deve essere innanzitutto spirituale, biblico-liturgica e tecnica indicando poi un duplice punto di partenza: la liturgia e l’assemblea. La liturgia perché «il canto non è una decorazione che si attacca alla liturgia come qualcosa che arriva dall’esterno, ma è parte integrante della liturgia e condivide tutte le caratteristiche della preghiera liturgica». L’assemblea perché «il canto è al servizio dell’assemblea, perché l’assemblea attraverso il servizio del canto possa celebrare, cioè possa entrare nel cuore della liturgia per incontrare il Signore». «Assemblea» è stato anche il punto di partenza della riflessione proposta dal relatore don Pierangelo Ruaro – direttore dell’Ufficio Diocesano per la
Liturgia e la Musica sacra di Vicenza, diplomato in chitarra classica– che ha articolato il suo intervento in due momenti significativi. Nel primo ha voluto evidenziare l’importanza del canto, in quanto «all’inizi della vita della Chiesa il canto è un canto di popolo» e «i cristiani cantano perché Dio ha rivelato loro il suo amore e in cambio essi desiderano far salire verso di lui la loro risposta. […] Il canto liturgico è elemento fondamentale all’interno del quale si compie la manifestazione di Dio». Ha proseguito portando all’attenzione dei coristi la distinzione tra mu-
questo dono per farmi felice”. La nostra comunità è composta da 18 membri e la signora Carol sa che viviamo di Provvidenza. Potete immaginare come mi sono sentito. Avrei voluto rifiutare quel dono perché lei potesse ricavare qualche soldo da quella carne ma sarebbe stato un gesto di non accoglienza del suo buon cuore, l’ennesimo gesto di rifiuto di una società in cui non c’è posto per la dignità dei poveri. Ancora oggi non so a cosa abbia sottratto quei soldi nella sua già misera economia ma so che agli occhi di Gesù quel dono vale come quello della vedova evangelica che, mettendo il suo obolo nella cassa del tempio, ha dato per Dio tutto di se. É così che il Signore ogni giorno mi parla della vittoria della Vita sulla Morte con segni piccoli ma veri ed efficaci della sua presenza di Risorto. Tra questi segni c’è anche un progetto che stiamo iniziando a favore dei giovani a rischio di droga e violenza e che vi chiedo di portare nella sua preghiera. Si chiama “Projeto Juventude da hora” e consiste nell’offrire gratuitamente ai giovani uno spazio di crescita umana e di sviluppo delle loro capacità artistiche e sportive scoprendosi capaci di contribuire a rendere il proprio ambiente più bello e più sano. Con questo e altri sogni a favore di questi nostri fratelli andiamo avanti con la gioia che nasce dalla certezza che Gesù continuerà a camminare con noi finché si compia la Volontà del Padre: che tutti abbiano la Vita in abbondanza. *Missionario di Villaregia San Paolo (Brasile)
sica sacra e liturgica:«tutta la musica liturgica è sacra, ma non tutta la musica sacra è liturgica». Si è soffermato sull’importante e delicato tema dei repertori affermando che «lo scopo principale del repertorio è quello di contribuire a formare la fede dei fedeli» in quanto «il canto fa memorizzare e ruminare le parole della fede». Tutto questo comporta una maggiore attenzione ai testi, privilegiando quelli che si appoggiano sulla Scrittura e sulle sorgenti liturgiche. Nel secondo ha messo in evidenza l’importanza dello strumento musicale. «Nella liturgia uno strumento è suonato bene quando non è invadente, quando viene percepito come aiuto alla preghiera». «Lo strumento che accompagna un canto deve rimanere in secondo piano rispetto alle parole che vengono cantate». Ha evidenziato come esso sia il prolungamento della persona affermando che come un corista prega cantando, un musicista prega suonando. L’incontro si è concluso con la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo mons. Arrigo Miglio.
IL PORTICO DELLA DIOCESI
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
Religiosità popolare. Celebrata la 358esima Sagra in onore del Santo Martire.
S. Efisio, i cagliaritani sono fedeli ad una ricca tradizione spirituale
Elia Capitolina, colonia romana in Siria, era un giovane ufficiale dell'esercito romano che, dopo essere stato in Italia meridionale, fu inviato in Sardegna, dove fu di stanza prima a Tharros e poi a Nora. Convertitosi al cristianesimo, poiché si rifiutò di rinnegare la propria fede, fu fatto imprigionare dal governatore Iulio: secondo le cronache il suo carcere fu la cavità, tuttora esistente e luogo di devozione, a pochi passi dalla chiesetta a lui intitolata, nel cuore del quartiere di Stampace. Vista la sua ostinazione nel non rinnegare Cristo, il nuovo governatore Flaviano ordinò che fosse ucciso: per timore di insurrezioni a sua difesa, fu portato nella città di Nora e lì decapitato per spada. La datazione non è concorde: alcune fonti parlano del 15 gennaio
del 258, altre del 303. Fin qui i dati storici, il passato: si tratta di una vicenda lontana del tempo; eppure il martirio di sant'Efisio, la sua fedeltà a Cristo fino al prezzo del sangue ha qualcosa da dire anche oggi, come dimostra la straordinaria festa che ogni anno si ripete nei primi quattro giorni di maggio. La sagra di sant'Efisio è sicuramente caratterizzata da molto folclore, è uno spettacolo per i turisti che vi assistono volentieri, è un'importante evento identitario per la città di Cagliari e per le comunità che vi partecipano, ma è soprattutto un'occasione di fede: sia perché siamo chiamati a seguire la fierezza con cui Efisio non ha rinnegato il proprio credo; sia perché si rinnova il legame fra la Diocesi di Cagliari ed il suo santo Patrono, cui ognuno di noi può rivolgere le proprie richieste ed i propri ringraziamenti. Va letta in questo senso l'esortazione fatta dall'Arcivescovo la mattina del primo maggio mentre, assieme alle autorità civili e militari, attendeva davanti al Municipio il passaggio del cocchio col Santo, preceduto dall'Alter Nos Giovanni Dore e seguito dal Canonico mons. Francesco Porru: «L'aspetto religioso lo vedo soprattutto in questa prospettiva: non dobbiamo vergognarci di pregare oggi, di chiedere l'aiuto anche a sant'Efisio per uscire dalle situazioni difficili, il lavoro anzitutto, perché le nostre forze vediamo che non bastano».
chiama chi vi si reca a rivolgere il proprio sguardo verso l’alto. Le passeggiate distensive dei pulesi, soprattutto nel periodo primaverile passano tutte per Nora, con una sosta obbligatoria davanti alla chiesa per una preghiera. La festa di S. Efisio che spunti offre per la vita cristiana ordinaria? Anzitutto credo che ogni anno rappresenti per Pula una botta di speranza e uno “spazio di bellezza” a tutti i livelli che invita a guardare positivo. La comunità accoglie colui che in Cristo è vincitore del male e della morte, per questo chi avesse perso la speranza è chiamato a recuperarla per metterla a
frutto. La festa di Sant’Efisio rappresenta anche “la palestra” nella quale s’impara la collaborazione, la reciprocità, la gratuità, la disponibilità. Questo è vero a livello di vicinato, di persone singole ma anche a livello di organizzazioni, gruppi, associazioni. S’impara il grande valore del lavorare sinergicamente per un unico obiettivo. Penso inoltre che la festa di Sant’Efisio, soprattutto nella dimensione che riguarda l’attesa e i preparativi che incominciano almeno due settimane prima, dia la possibilità di recuperare una dimensione della vita spirituale che, nel turbine degli impegni della vita quotidiana si perde molto facilmente: il primato di Dio. I pulesi attendono sant’Efisio in un modo così intenso che non è difficile sentir dire questa espressione: “Ci pensiamo dopo sant’Efisio”. Come a dire: prima le cose davvero importanti, davanti alle quali anche le cose urgenti possono aspettare. Per concludere vorrei aggiungere che la festa di maggio è per molti un’occasione di riscoperta della propria fede, di riavvicinamento a Dio. Anche nei più giovani si percepisce un certo risveglio, con le difficoltà che tutti registriamo in questo campo della pastorale.
VALERIO LUCA FLORIS
N
ELL'ARCHIVIO storico del
Comune di Cagliari si conserva tuttora il documento originale del voto fatto dalla Municipalità l'11 luglio 1652, già prima che la famigerata peste descritta dal Manzoni nei Promessi sposi, dopo essersi diffusa nel Nord Sardegna, arrivasse anche a Cagliari. Si narra che la prima vittima sia stata l'arcivescovo mons. Bernardo de La Cabra nell'ottobre del 1655: la città fu dichiarata infetta nel marzo del 1656, mentre la fase più critica si raggiunse nel successivo ottobre, con punte di duecento morti al giorno. Fu allora che si chiese la protezione di Sant'Efisio affinché, per sua intercessione, la città venisse liberata dal morbo; in cambio fu promesso un annuale pellegrinaggio da Cagliari fino a Nora e viceversa. Di lì a poco l'epidemia si concluse e così nel maggio del 1657 avvenne la prima solenne processione. Domenica 4 maggio 2014, a distanza di 357 anni da quella prima volta, di rientro nella chiesetta di Stampace, dopo che è stata impartita la benedizione eucaristica a tutti i presenti, Mario Maffa, Presidente dell'Arciconfraternita del Gonfalone ha dichiarato sciolto il voto anche per quest'anno utilizzando le parole di rito: «Illustrissimo Alter
Nos, reverendissimo Signor Canonico, potete riferire al Consiglio Civico e al Capitolo Metropolitano che il voto è stato sciolto. Atrus annus». Tuttavia il legame fra la città di Cagliari e il “santo guerriero” è precedente a quel voto ed è testimoniato da alcune fonti documentarie: nel 1088 i pisani portarono via da una chiesa sita a Nora ed a lui intitolata le reliquie di sant'Efisio (unitamente a quelle di san Potito), sintomo della presenza di un culto già diffuso; l'anno dopo Costantino, giudice di Carali, donò tale chiesa all'abbazia di San Vittore di Marsiglia; negli affreschi realizzati nel 1391 da Aretino nel camposanto monumentale di Pisa è ritratto anche Efisio. Ma chi era Efisio? Originario di
Il Santo porta speranza e rinnovata bellezza L’intervista a don Marcello Loi, parroco di Pula. I. P.
ula e S. Efisio. Qual è il valore attuale di questa tradizione? Si tratta di tradizione nel senso più pieno del termine. Non si capirebbe la fede e la religiosità dei pulesi senza Sant’Efisio. Ricordo che Benedetto XVI nell’omelia sul piazzale di Bonaria ebbe a dire che “La testimonianza del martirio di uomini quali Saturnino, Efisio e altri, conquistò un animo fiero come quello dei Sardi, istintivamente refrattario a tutto ciò che veniva dal mare”. È proprio così: la fierezza di cui parla il Papa e oggi per il popolo pulese l’orgoglio di vivere nella terra irrigata dal sangue di Efisio. I segni della devozione popolare lasciano intravvedere in profondità una fiducia e un amore molto umano nei confronti di colui che tutti riconoscono un fratello mag-
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giore. Si va oltre la semplice devozione, si tratta di un legame di sangue che implica il coinvolgimento di tutta la persona che mette in gioco l’unico cuore che possiede, quello di carne, perché Efisio è una persona viva. La festa di S. Efisio raggiunge l'apice in alcuni giorni. Durante il resto dell'anno quali sono gli altri appuntamenti e attività legate al Santo? Sant’Efisio non può andare in soffitta perché rimane nel cuore e nella mente della gente. Un momento particolarmente intenso è la festa liturgica di gennaio. È la festa intima di famiglia, più sobria nei segni, ma molto sentita. L’icona permanente che richiama all’amore per Sant’Efisio è la bellissima chiesetta del 1100, le cui pietre trasudano di fede e di preghiera. È iscritta in uno splendido paradiso naturale che già di per se stesso ri-
IL PORTICO
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detto tra noi Le solite polemiche pretestuose di D. TORE RUGGIU
Si sa che, soprattutto in Italia, tutto viene messo in discussione e c'è sempre qualcuno a cui piace cantare fuori coro. La sera stessa della canonizzazione dei due novelli Santi Papi, in una importante emittente televisiva, tra gli invitati al dibattito c'era anche una rappresentante degli agnostici e anticlericali italiani. Già la trasmissione dal titolo. “ Non tutto ciò che luccica è oro”, faceva presagire quanto poi si è sentito. C'era anche il portavoce del convento di Assisi che si è sottratto volutamente alle polemiche e, a nostro avviso, non è stato pronto e coraggioso nel rispondere adeguatamente. Per esempio, veniva contestata la spesa che lo Stato italiano avrebbe affrontato per l'evento: circa 6 milioni di €. La signora o signorina avrebbe dovuto, per onestà intellettuale, considerare non solo la voce “Uscite” ma anche quella “Entrate” che, solo per la tassa di soggiorni alberghiera (a Roma da 1 a 3 euro a notte), il Comune di Roma ha incassato ben 15 milioni di €. Questo è un solo esempio, perfino insignificante in confronto agli incassi dei commercianti, compagnie aeree, treni, autobus, taxi, ristoranti e altro, che pagano regolarmente le tasse allo Stato, in proporzione ai ricavi. Per la canonizzazione erano presenti a Roma circa due milioni di pellegrini accorsi da tutto il mondo. Basta fare un po' di conti, e si arriva presto capire come stanno le cose. Sono stati molto più onesti gli spagnoli nel riconoscere che per la Gmg lo Stato ha speso circa 4 milioni di € (con il supporto dei facoltosi sponsor privati) e ne ricavò 40 milioni circa. Ora, è mai possibile che una persona, pur non credente ma intellettualmente onesta, non capisca che l'afflusso dei pellegrini durante tutto l'anno per le udienze del mercoledì e l'Angelus della domenica, porta soldi a Roma, con relative tasse che vanno a beneficio anche dello Stato? È o no una polemica non solo pretestuosa ma falsa, giacchè considera solo le uscite e non le entrate? Sempre nel corso della trasmissione non poteva mancare un riferimento alla pedofilia che ha macchiato la fedina penale e la coscienza anche di un piccolo gruppo di Sacerdoti, poiché si sa che il 90% circa dei casi di pedofilia avvengono dentro le mura domestiche o da parenti, amici e affini. Per i preti la Chiesa ha preso coscienza, forse un poco in ritardo, ma già con Papa Benedetto XVI quando era ancora Cardinale e fino a Papa Francesco, ha comminato pene severissime fino alla riduzione allo stato laicale per i casi accertati, lasciando alla magistratura dei singoli Stati che si celebrino i processi penali. Ora, questi due esempi fanno capire come è stata condotta questa trasmissione, a parte un giornalista del Corriere della Sera che è stato decisamente equilibrato nell'esprimere le proprie opinioni. Dobbiamo stare zitti? No, assolutamente! Non sarà che gli “atei-devoti”iniziano a preoccuparsi per l'aumento della presenza dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in genere?
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
avviso VICARIATO di ROMA TRIBUNALE di APPELLO Piazza S. Giovanni in Laterano, 6a -00184 Roma Prot. Causa 14678 SEZ. GEPPONI Kalaritana Nullità di Matrimonio: MASSA – CORONGIU Prot. Postale 13847/2014 NOTIFICA DI DECRETO CONFERMATIVO per via editale Ignorandosi l’attuale domicilio della Sig.ra CORONGIU Sabrina,
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
Solidarietà. La manifestazione viene promossa dalla Caritas parrocchiale.
“Uniti nelle diversità”, a San Luca una giornata di solidarietà e amicizia Il parroco don Albino: «L’iniziativa ci mostra la bellezza di accogliere e diventa un invito rivolto a tutti ad essere sensibili verso chi soffre»
NOTIFICHIAMO
a detta Signora che questo Tribunale d’Appello, con Decreto Confermativo emesso il 30 settembre 2013, ha confermato la sentenza del 25 ottobre 2011 emessa dal Tribunale Ecclesiastico Regionale Sardo nella causa sopra intestata. Pertanto, la suddetta sentenza, che dichiara la nullità del matrimonio in questione, celebrato il 25 agosto 1991 a Pimentel (CA), nella Parrocchia di Nostra Signora del Carmine, è definitiva ed esecutiva. Il testo del Decreto è a disposizione presso la Cancelleria del tribunale e contro di esso possono essere esperiti i mezzi di impugnazione previsti dal C.I.C. Tanto si notifica, per editto, a norma di legge. Coloro che in qualche modo abbiano notizia della suddetta Signora, abbiano cura di informarla della presente. Roma, 9 aprile 2014 Domenico Feliziani Notaio
MATTEO PIANO
nei locali della parrocchia di San Luca a Quartu Sant’Elena, si è svolta la terza edizione di “Uniti nelle diversità: una giornata in allegria per condividere insieme quanto ognuno di noi sia speciale”. La manifestazione, organizzata dalla Caritas parrocchiale, nasce con l’obiettivo di trascorrere una giornata di festa e di gioia in spirito fraterno per dimostrare la bellezza dello stare insieme. Flaminio “Mimmo” Mainas, tra i responsabili dell’organizzazione dell’evento, spiega l’importanza di questa giornata: “Per la nostra comunità, e in generale per le varie realtà quartesi impegnate nel sociale, questa è una giornata molto importante. Festeggiamo la giornata della diversità: sono presenti numerose realtà di volontariato di Quartu, associazioni sportive, un gruppo di richiedenti asilo provenienti dall’Africa, una famiglia Rom, i ragazzi della “Special Olympics”, gruppi scout e tan-
S
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ABATO SCORSO
ti altri: l’obiettivo principale è fare festa insieme senza lasciare da parte nessuno”. La Caritas di San Luca, già da diversi anni, fa da capofila nell’organizzazione di eventi rivolti al sociale, con l’obiettivo di sensibilizzare la realtà cittadina: “La nostra Caritas nasce da un gruppo di amici che hanno voluto vivere insieme questa avventura - spiega ancora Mainas - noi non vogliamo essere identificati come impiegati, professionisti o professori della carità, ma semplici dilettanti al servizio del prossimo. La scelta della data dell’evento è volutamente casuale, ogni anno varia, perché noi vo-
gliamo dimostrare che non c’è un giorno preciso in cui identificare la manifestazione”. La bellezza della giornata si legge anche nei volti e nelle storie dei diversi partecipanti. “Per noi è molto bello essere qui - spiegano Safet e Zera, una coppia rappresentante la comunità Rom - fa piacere stare tutti insieme e vivere questa giornata con gli altri”. L’iniziativa è anche un modo per sconfiggere la solitudine di chi rimane spesso emarginato dalla società, proprio come spiega Bismark, giovane richiedente asilo, proveniente dal Ghana: “Oggi è veramente una bella giornata, dopo
tanto tempo possiamo giocare a calcio e conoscere tante persone uguali a noi”. Don Albino Lilliu, parroco di San Luca, spiega il valore della giornata: “Uniti nelle diversità ci mostra la bellezza dell’accoglienza e diventa un invito rivolto a tutti, dalle istituzioni politiche cittadine fino all’ultimo dei parrocchiani, affinché possiamo essere sensibili di fronte alle esigenze di chi è veramente in difficoltà. La giornata viene vissuta con lo spirito di fraternità e nasce dalla voglia di passare momenti di serenità e tranquillità tutti insieme”. Sono tante le iniziative che coinvolgono la parrocchia quartese nel mondo della solidarietà: “La parrocchia di San Luca, insieme a quella di Sant’Elena, - conclude il parroco - offrono uno dei due servizi di “Centro d’ascolto” della cittadina di Quartu. Sono a disposizione diversi servizi da quello medico a quello legale fino al servizio psicologico, per chi non può permetterselo. Tra le iniziative che stanno nascendo, anche quella del recupero del cibo non consumato e degli avanzi, distribuiti alle famiglie disagiate. Inoltre, con il patrocinio del comune di Quartu, dovrebbe partire un progetto di “Taxi solidale”, rivolto alle persone che non possono muoversi indipendentemente. Un aspetto molto positivo è quello di vedere tutta la comunità quartese impegnata nel dare una mano ed un sostegno al prossimo”.
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IL PORTICO DELLE IDEE
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
IL PORTICO
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Cattolici e politica. Una riflessione del deputato Francesco Sanna sulle parole del Papa ai parlamentari.
Il rischio più grande della “corruzione” è il chiudersi alla misericordia del Signore
Questa ormai famosa coppia concettuale, Jorge Mario Bergoglio la elabora sin dall'inizio degli anni '90 del secolo scorso; Papa Francesco la riprende nella omelia della messa con i parlamentari. Egli dice, riferendosi ai capi degli Ebrei del tempo di Gesù: "E questa gente era peccatrice? Sì." Sempre nella Messa del 27 marzo dice ancora: " Sì, tutti siamo peccatori, tutti. Tutti noi che siamo qui siamo peccatori." Ma proprio perché siamo tutti peccatori, per il Papa non bisogna
confondere il peccato con la corruzione. Alla radice di qualunque atteggiamento corrotto, insegna Francesco, c'è una "stanchezza della trascendenza: di fronte a Dio che non si stanca di perdonare, il corrotto si erge come autosufficiente nell'espressione della sua salvezza: si stanca di chiedere perdono" (J. M. Bergoglio. Guarire dalla Corruzione Ed.EMI - 2013) E' chiarissimo che il Papa non si riferisce, come banalmente inteso da chi non c'era ad ascoltarlo (e anche da alcuni presenti che lo hanno ascoltato ma non compreso) alla corruzione come reato previsto dal Codice Penale. La dissociazione moderna tra morale e legge ha come conseguenza che molti comportamenti immorali non siano colpiti da sanzione legale. Papa Francesco conferma e rafforza l'assunto superando il confine di questa distinzione degli ordinamenti giuridici. Si può dunque essere corrotti anche senza commettere reati. E nell'ottica cristiana presa sul serio, si può essere corrotti - come lo erano alcuni dottori della legge al tempo di Gesù - anche senza essere immorali secondo la logica del mondo. Difatti la corruzione a cui si riferisce il Papa ha nomi impensabili per chi ne ha banalizzato il messaggio: velleità, frivolezza ma anche la "mondanità spirituale" - come la chiamava Henri De Lubac - che si trasforma in trionfalismo (il percepirsi vincitore). E il trionfalismo che ab-
to religioso, che sfocia in un pianto animato dalle donne e dalle fanciulle. Il gemito era accompagnato da una sorta di liturgia penitenziale in cui le donne si cingevano di cilicio e le fanciulle pregavano vistosamente chiedendo aiuto al Cielo. Eliodoro, fidato uomo di stato, non cedette dal proprio compito, fino al punto di entrare con uomini armati nel tesoro del tempio per portare a termine la missione ricevuta. Il racconto assume il carattere apocalittico e devozionale, narrando la comparsa
di un cavallo, un cavaliere e dei personaggi possenti, che iniziarono a punire l’azione idolatrica di Eliodoro. I due giovani, ‘lo flagellarono infliggendogli numerose percosse’ (3,26). La reazione diviene tenera e straziante, dal momento che rimane immobile e impotente. La punizione ricevuta diviene esemplare per tutti coloro che lo avevano seguito, al punto che questi pregano per ottenere pieno perdono per il loro apripista. Riceve il monito riportato nelle prime righe di queste colonne, per placare la forza distruttiva di Eliodoro. Questi ‘offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita… Egli testimoniava a tutti le opere del Dio grandissimo’ (3,35-36). Chiudiamo con le ‘parole convertite’ di Eliodoro: ‘Colui che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di quel luogo, ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono con cattiva intenzione’ (3,39).
FRANCESCO SANNA*
OMELIA DEL PAPA è stata interpretata come uno sferzante discorso contro il corpus parlamentare lì convenuto. Il distacco dal popolo, la corruzione a cui Dio non concede perdono, l'ipocrisia dei "sepolcri imbiancati" sono stati i momenti del discorso di Francesco scagliati da commentatori contro i parlamentari presenti. Anche alcuni di essi, chiamati ad una opinione all'uscita da San Pietro, hanno accreditato questa tesi argomentando variamente la loro accettazione, critica o rifiuto del giudizio. E' chiaro che il commento delle scritture cerca sempre un suo senso immediato, un suo spazio nella vita di oggi, e prova ad attualizzarne il valore, l'illuminazione di fede e la profezia. E senza dubbio il Papa ha voluto indicare, in un preciso passaggio della omelia, per quella che abbiamo sentito chiamare "la classe dirigenziale" ("classe dirigente", nel testo ufficiale) degli Ebrei - "i sadducei, i farisei, i dottori della legge" - nel distacco dal popolo e nella ipocrisia il rischio della perdita di autorità. L'autorità di cui era invece dotata la Parola di Cristo. Il distacco dal popolo avveniva perché questa classe dirigente " .. era soltanto con l’interesse nelle sue cose: nel suo gruppo, nel suo partito, nelle sue lotte interne". Quel-
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Papa Francesco riceve i Presidenti dei due rami del Parlamento Grasso e Boldrini.
li così, in termini politici non positivi, li chiameremmo con la parola "autoreferenziali". Questo rischio il Papa lo indica anche a chi ha responsabilità collettive, non solo politiche, introducendo nel suo discorso una distinzione che principalmente riguarda i credenti, in quanto attiene alla disponibilità dell'uomo alla accettazione di un dialogo di libertà con Dio, alla sua disponibilità di amare e lasciarsi amare: quella tra il peccatore ed il corrotto.
PERSONAGGI DELLA BIBBIA
Eliodoro di MICHELE ANTONIO CORONA
ingrazia ampiamente il sacerdote Onia, per merito del quale il Signore ti ridà la vita. tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio» (2Mac 3,33-34). L’annuncio fu dato da due giovani forti e celesti, cinti di corazze splendenti, al personaggio di questo numero. Questi si chiamava Eliodoro, ed era l’incaricato di affari del re dell’Asia, Seleuco, al dire del libro biblico. Il periodo descritto non è dei più floridi per il popolo ebraico e per la irriverente dominazione ellenistica. La narrazione, ebraica, è fortemente caratterizzata da uno spirito di acerrima avversione al potere greco e alla sua imponente cultura. Il racconto si centra sull’avidità del suddetto re nei confronti del tesoro del tempi di Gerusalemme,
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fino alla brama di poterlo dimezzare, ‘esso era colmo di ricchezze immense, tanto che l’ammontare delle somme era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici’ (3,6). Pertanto il re, conoscendo tale deposito di denaro e ricchezza, si mise in testa di poterne usurpare una grossa somma per i propri traffici. È bene ricordare che il tesoro del tempio era messo da parte per i doveri cultuali ed inoltre esso era composto dai ‘depositi per gli orfani e per le vedove’ (3,10). Il racconto è costellato di personaggi che gemono e piangono nel momento in cui sanno delle blasfeme intenzioni di Eliodoro. Egli venne al tempio con l’intenzione di obbedire agli ordini ricevuti e perquisire il tesoro. La città si agita e freme con i sacerdoti ed il sommo sacerdoti. Tutti creano una sorta di tumul-
bassa gli altri alla propria misura, non più di fraternità o amicizia, ma solo di complicità o inimicizia. Questo tipo di corruzione, quando affligge il mondo religioso o ecclesiale, è anche associata ad una cattiva teologia del dovere ("nella logica della necessità non c’è posto per Dio: si deve fare, si deve fare, si deve...") che sostituisce la dialettica della libertà con il Signore. Essa è anche orgogliosa di esistere e di mostrarsi, e il corrotto non si accorge di esserlo perché è anestetizzato. Non può essere perdonato perché non vuole incrociare la misericordia di Dio, perché non sente il bisogno di perdono. Una prima affermazione, che ha fatto i titoli dei giornali (i corrotti non si possono perdonare) ha come conseguenza che "la corruzione si può invece guarire", con l'aiuto di chi ti sta intorno e che te lo fa notare. E' un compito non semplice, perché il corrotto "coltiverà sino alla squisitezza le buone maniere, per poter così nascondere le sue cattive abitudini" e quindi è difficile disincagliarlo, scuoterlo da una condizione apparentemente propizia e positiva. Ma tuttavia, con l'aiuto della comunità o la scossa della vita, dalla corruzione si può guarire. Io, di quella omelia, questo ho capito. *Deputato del Partito democratico
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Il Santo Padre. Il Messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.
Scoprire e seguire la chiamata di Dio per testimoniare la verità l Vangelo racconta che «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi … Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”» (Mt 9,35-38). Queste parole ci sorprendono, perché tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che «la messe è abbondante». Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio. Evidentemente il campo di cui parla Gesù è l’umanità, siamo noi. E l’azione efficace che è causa del «molto frutto» è la grazia di Dio, la comunione con Lui (cfr Gv 15,5). La preghiera che Gesù chiede alla Chiesa, dunque, riguarda la richiesta di accrescere il numero di coloro che sono al servizio del suo Regno […] 2. […] Attraverso il rapporto unico e personale con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito sin dall’inizio della nostra rinascita a vita nuova. È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola affinché poniamo fiducia in Lui, amandolo «con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza» (Mc 12,33). Perciò ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sem-
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pre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio […] Non dobbiamo avere paura: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione. 3. Anche oggi Gesù vive e cammina nelle nostre realtà della vita ordinaria per accostarsi a tutti, a cominciare dagli ultimi, e guarirci dalle nostre infermità e
sé o vive per se stessa […] 4. Cari fratelli e sorelle, vivere questa «misura alta della vita cristiana ordinaria» (cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31), significa talvolta andare controcorrente e comporta incontrare anche ostacoli, fuori di noi e dentro di noi. Gesù stesso ci avverte: il buon seme della Parola di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e seduzioni mondane (cfr Mt 13,19-22). Tutte queste difficoltà potrebbero scoraggiarci, facendoci ripiegare su vie apparentemente più comode. Ma la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui, il Signore, è fedele, e con Lui possiamo camminare, essere discepoli e testimoni dell’amore di Dio, aprire il cuore a grandi ideali, a cose grandi […] Disponiamo dunque il nostro cuore ad essere “terreno buono” per ascoltare, accogliere e vivere la Parola e portare così frutto. Quanto più sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti celebrati e vissuti nella Chiesa, con la fraternità vissuta, tanto più crescerà in noi la gioia di collaborare con Dio al servizio del Regno di misericordia e di verità, di giustizia e di pace. E il raccolto sarà abbondante, proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi. 15 gennaio 2014
malattie. Mi rivolgo ora a coloro che sono ben disposti a mettersi in ascolto della voce di Cristo che risuona nella Chiesa, per comprendere quale sia la propria vocazione. Vi invito ad ascoltare e seguire Gesù, a lasciarvi trasformare interiormente dalle sue parole che «sono spirito e sono vita» (Gv 6,62). Maria, Madre di Gesù e nostra, ripete anche a noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!» (Gv 2,5). Vi farà bene partecipare con fiducia ad un cammino comunitario che sappia sprigionare in voi e attorno a voi le energie migliori. La vocazione è un frutto che matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco che si fa servizio vicendevole, nel contesto di un’autentica vita ecclesiale. Nessuna vocazione nasce da
DOMENICA 11 MAGGIO 2014
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Alessandro Orsini Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Usala, Matteo Piano, Maria Grazia Pau, Raffaele Pontis, Valentina Dessì, Marta Fais, Susanna Mocci, Maria Stella Leone, Carlo Veglio, Denise Scano, Valerio Luca Floris, Michele Antonio Corona. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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