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SETTIMANALE DIOCESANO
DI
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CAGLIARI
Non dimentichiamoli ROBERTO PIREDDA
assata la festa, gabbato lo Santo». Questo rischio, molto “italiano”, potrebbe riguardare anche il grande evento dello scorso 10 maggio, La Chiesa per la scuola. Oltre 300.000 persone hanno popolato Piazza San Pietro e via della Conciliazione per l’incontro del mondo della scuola italiana con Papa Francesco. Un bellissimo giorno di festa … e poi? Il rischio grande sarebbe quello di lasciar finire tutto nell’oblio, fatto magari di qualche tweet, un hashtag indovinato, una photogallery con delle immagini simpatiche e così via. Di oblio sempre si tratterebbe. Sarebbe un grave errore quello di consegnare una giornata come La Chiesa per la scuola al “consumismo” dei grandi eventi. La Chiesa italiana ha deciso infatti di puntare sul tema dell’educazione in questo decennio e il paese intero vive in modo acuto quella che venne definita da Benedetto XVI, con una sapiente intuizione, “l’emergenza educativa”. Dall’incontro del 10 maggio arriva il messaggio della gente che l’ha vissuto e di Papa Francesco. Si tratta di idee che rappresentano una sfida seria per il nostro tempo. C’era tutto il popolo della scuola pubblica in piazza, quella statale e non statale, i ragazzi, i docenti e le famiglie. Che cosa ci hanno detto? Due cose fondamentali. La prima è che esiste, ed è sotto gli occhi di tutti, una domanda fortissima di una scuola e
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di un’educazione di qualità. La seconda è che nel nostro Paese sono presenti delle grandi energie da spendere in questo campo. Lo testimoniano i ragazzi e i docenti che ogni giorno, dentro le mura delle aule, non smettono di cercare e comunicare il bello, il vero e il bene. Questo tesoro non può lasciare indifferente il Paese e chi, in campo politico-amministrativo, è chiamato a decidere. Le questioni della libertà di scelta educativa, della formazione dei docenti, dei fondi alle scuole, dell’edilizia scolastica, solo per citarne alcune, non devono continuare ad allungare le infinite litanie dei “le faremo sapere” e “ci vuole pazienza”. Alla gente del 10 maggio e a tutta la scuola italiana Papa Francesco ha proposto una riflessione che, proprio perché ha a che fare con il vero e il reale, ha la forza di indicare un cammino. Le sue parole partono da un’affermazione chiara: «Io amo la scuola». Il Papa ha dato poi ragione di questa dichiarazione d’amore. Un primo motivo non è di ordine teorico, ma esperienziale. Il Santo Padre ha ricordato la sua maestra di quando era bambino. «Non l’ho mai dimenticata. Amo la scuola, perché quella donna mi ha insegnato ad amarla». La maestra del giovanissimo Bergoglio educava, perché amava e comprendeva che la vita di ognuno dei ragazzi affidati al suo lavoro era qualcosa di unico e speciale. «Amo la scuola perché è sinonimo di aper-
tura alla realtà». Questa è la seconda ragione richiamata da Papa Francesco. Andare a scuola «significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E questo è bellissimo!». Si educa superando le strettoie del “pensiero unico” e dell’ideologia e lasciandosi provocare dalla realtà. I primi ad essere chiamati a rimanere aperti al reale sono i docenti: «I ragazzi capiscono, hanno “fiuto”, e sono attratti dai professori, che hanno un pensiero aperto, “incompiuto”, che cercano un “di più”; e così contagiano questo atteggiamento agli studenti». La scuola va amata, perché è un luogo d’incontro. Questo è il terzo aspetto, su cui ha posto l’accento il Papa, che a tal proposito ha citato un proverbio africano: «Per educare un figlio ci vuole un villaggio». L’avventura dell’educare non è solitaria, ma coinvolge tante persone: ragazzi, docenti, famiglie. L’ultima ragione, che Papa Francesco mette a fondamento dell’amore per la scuola, è in qualche modo la sintesi di tutte le altre: «Amo la scuola, perché ci educa al vero, al bene e al bello». Questa è la sua missione, perché «l’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla». Il “popolo” del 10 maggio ha dato voce agli oltre 8 milioni di studenti italiani, tutti in ricerca di bellezza, verità, bene, per la propria vita. Non dimentichiamoci di loro.
SOMMARIO POLITICA
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La posta in gioco nelle imminenti elezioni europee GIOVANI
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Il messaggio che ci lascia l’Incontro Diocesano SPIRITUALITÀ
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A San Michele una serie di incontri sulla Evangelii gaudium CARITÀ
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Al via la Campagna di Caritas e Focsiv per il diritto al cibo CATECHESI
Concluso il primo ciclo della Scuola diocesana per catechisti
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IL PORTICO
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 18 MAGGIO 2014
La Chiesa per la scuola. Il discorso pronunciato da Papa Francesco il 10 maggio davanti al mondo scolastico.
Un impegno corale per sostenere la scuola “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”
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RIMA DI TUTTO vi ringrazio,
perché avete realizzato una cosa proprio bella! questo incontro è molto buono: un grande incontro della scuola italiana, tutta la scuola: piccoli e grandi; insegnanti, personale non docente, alunni e genitori; statale e non statale. Ringrazio il Cardinale Bagnasco, il Ministro Giannini, e tutti quanti hanno collaborato; e queste testimonianze, veramente belle, importanti. Ho sentito tante cose belle, che mi hanno fatto bene! Si vede che questa manifestazione non è “contro”, è “per”! Non è un lamento, è una festa! Una festa per la scuola. Sappiamo bene che ci sono problemi e cose che non vanno, lo sappiamo. Ma voi siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola. E dico “noi” perché io amo la scuola, io l’ho amata da alunno, da studente e da insegnante. E poi da Vescovo. Nella Diocesi di Buenos Aires incontravo spesso il mondo della scuola, e oggi vi ringrazio per aver preparato questo incontro, che però non è di Roma ma di tutta l’Italia. Per questo vi ringrazio tanto. Grazie! Perché amo la scuola? Proverò a dirvelo. Ho un’immagine. Ho sentito qui che non si cresce da soli e che è sempre uno sguardo che ti aiuta a crescere. E ho l’immagine del mio primo insegnante, quella donna, quella maestra, che mi ha preso a 6 anni, al primo livello della scuola. Non l’ho mai dimenticata. Lei mi ha fatto amare la scuola. E poi io sono andato a trovarla durante tutta la sua vita fino al momento in cui è mancata, a 98 anni. E quest’immagine mi fa bene! Amo la scuola, perché quella donna mi ha insegnato ad amarla. Questo è il primo motivo perché io amo la scuola. Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato a imparare, - è questo il segreto, imparare ad imparare! - questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani. Gli insegnanti sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà -
ho sentito le testimonianze dei vostri insegnanti; mi ha fatto piacere sentirli tanto aperti alla realtà - con la mente sempre aperta a imparare! Perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno “fiuto”, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, “incompiuto”, che cercano un “di più”, e così contagiano que-
sto atteggiamento agli studenti. Questo è uno dei motivi perché io amo la scuola. Un altro motivo è che la scuola è un luogo di incontro. Perché tutti noi siamo in cammino, avviando un processo, avviando una strada. E ho sentito che la scuola – l’abbiamo sentito tutti oggi – non è un parcheggio. E’ un luogo di incontro nel cammino. Si incontrano i compagni; si incontrano gli insegnan-
ti; si incontra il personale assistente. I genitori incontrano i professori; il preside incontra le famiglie, eccetera. E’ un luogo di incontro.E noi oggi abbiamo bisogno di questa cultura dell’incontro per conoscerci, per amarci, per camminare insieme. E questo è fondamentale proprio nell’età della crescita, come un complemento alla famiglia. La famiglia è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi “socializziamo”: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine,per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti! Vi piace questo proverbio africano? Vi piace? Diciamolo insieme:
Le parole di Bagnasco e Giannini
La Chiesa italiana, nel suo cammino decennale, ha scelto l’educazione come la chiave di volta del suo impegno di evangelizzazione in una società che ha mutato pelle, ma non ha cambiato il cuore. Avvertiamo come Pastori l’esigenza di coltivare il cuore delle generazioni attraverso una paziente opera educativa, che rimetta al centro quella cultura dell’incontro che, a differenza di quella dello scarto, tende a valorizzare quanto c’è in ogni persona di vero, di bello e di buono. Il nostro impegno è a considerare la scuola come un tassello decisivo nella costruzione della città dell’uomo, e come una condizione necessaria per aprirsi alla realtà tutta intera. Non possiamo dimenticare che, nella storia anche recente del nostro Paese, non sono mancate figure di educatori e di educatrici che hanno dato un contributo indispensabile alla scuola, in termini di innovazione pedagogica, di apertura al confronto culturale e di crescita della coscienza sociale. Tale presenza continua ancora oggi in forme diverse e chiede di rafforzare energie e motivazioni in tutte le scuole, sia quelle statali che in quelle paritarie. La libertà dei genitori verso i propri figli, rappresenta infatti un diritto sancito dal nostro Paese, ma anche un dovere da garantire e da promuovere da parte dello Stato e dei singoli cittadini. Card. Angelo Bagnasco Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
Ogni mattina in tutta Italia, 10.000 mila scuole aprono le loro porte agli 8 milioni di bambini e di studenti e ai loro insegnanti. In questo modo l’Italia cresce, ogni giorno, si confronta con la propria storia e determina il proprio futuro. Si tratta di un esercizio quotidiano che non fa rumore. Ma che richiede attenzione. Ad esso dobbiamo l’assunzione esplicita di una responsabilità politica: restituirgli dignità e funzione, perché insegnare è e deve tornare ad essere un lavoro bello, attrattivo e appassionante; perché studiare è la più efficace forma di allenamento alla vita adulta; e perché la scuola è un bene comune: un diritto di ciascuno e un dovere per lo Stato. Garantirlo a tutti, alle medesime condizioni, senza distinzione tra scuola statale scuola paritaria, e’ il segno più convincente della libertà di educazione. Cari ragazzi, alla Vostra scuola non dovete chiedere solo qualche nozione o qualche competenza in più. Arricchiranno il vostro curriculum, ma non necessariamente le Vostre coscienze. Siate esigenti e intransigenti. La Vostra scuola deve aiutarvi a scoprire chi siete, a coltivare e promuovere le Vostre passioni, a sviluppare il Vostro desiderio di conoscenza e di affermazione della Vostra personalità. Cari ragazzi, non scommettete su quello che farete, ma su quello che sarete. Stefania Giannini Ministro dell’Istruzione
per educare un figlio ci vuole un villaggio! Insieme! Per educare un figlio ci vuole un villaggio! E pensate a questo. E poi amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello.Vanno insieme tutti e tre. L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. E nell’educazione è tanto importante quello che abbiamo sentito anche oggi: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! Ricordatevelo! Questo ci farà bene per la vita. Diciamolo insieme: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca. Tutti insieme! E’ sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello. E questo avviene attraverso un cammino ricco, fatto di tanti “ingredienti”. Ecco perché ci sono tante discipline! Perché lo sviluppo è frutto di diversi elementi che agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo, eccetera. Per esempio, se studio questa Piazza, Piazza San Pietro, apprendo cose di architettura, di storia, di religione, anche di astronomia – l’obelisco richiama il sole, ma pochi sanno che questa piazza è anche una grande meridiana. In questo modo coltiviamo in noi il vero, il bene e il bello; e impariamo che queste tre dimensioni non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita, ci apre alla pienezza della vita! E finalmente vorrei dire che nella scuola non solo impariamo conoscenze, contenuti, ma impariamo anche abitudini e valori. Si educa per conoscere tante cose, cioè tanti contenuti importanti, per avere certe abitudini e anche per assumere i valori. E questo è molto importante. Auguro a tutti voi, genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve sapere parlare: La lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose e insieme! Grazie ancora agli organizzatori di questa giornata e a tutti voi che siete venuti. E per favore... per favore, Non lasciamoci rubare l’amore per la scuola! Grazie!
DOMENICA 18 MAGGIO 2014
IL PORTICO DEL TEMPO
Politica. Il 25 maggio i cittadini europei al voto per il nuovo Europarlamento.
Elezioni europee, il destino dell’Italia passa anche da Bruxelles e Strasburgo
volta i cittadini europei possono scegliere indirettamente il presidente della Commissione. Quello al quale i cittadini sono chiamati il 25 maggio è un voto “differente”, perché recepisce le novità istituzionale del Trattato di Lisbona, ma anche per la recessione iniziata nel 2008 con la crisi del debito sovrano e che ha evidenziato un drammatico calo di fiducia nel progetto europeista. Una agenda europea per rilanciare la crescita oltre l’austerity, ma anche indicare un progetto di stato sociale sostenibile e di sicurezza energetica fino ad affrontare i nodi di una politica estera e di difesa comuni. Poco realistico pensare che le ormai note grida anti Bruxelles abbiano la forza di bloccare i palazzi
dell’Unione europea. La voce di un centinaio di deputati euroscettici potrebbe tuttavia contribuire a compromettere i già farraginosi ingranaggi dell’Ue creando un Parlamento con maggioranze variabili. “Impegnarsi a difendere, se eletti, la famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna e la vita dal concepimento al termine naturale”. E’ questo l'impegno che le associazioni familiari cattoliche chiedono ai candidati. Il Forum delle associazioni familiari e la Fafce (Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche) hanno lanciato in tutti i Paesi Ue la campagna “Vote for Family 2014 - Corro per la famiglia, anche in Europa” al fine di incoraggiare i candidati a sostenere e promuovere politiche a misura di famiglia. Ai candidati viene chiesto di sottoscrivere un Manifesto di 12 punti e di impegnarsi, oltre alla difesa della famiglia tradizionale, a riconoscere la famiglia come soggetto sociale. Questa campagna di sensibilizzazione verso le tematiche familiari non terminerà con le elezioni, l'operato degli eletti, che si faranno portavoce del Manifesto, verrà infatti monitorato per tutta la durata del mandato. E’ questa anche l’occasione per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla consapevolezza che le decisioni prese a Bruxelles si ripercuotono sulla nostra vita quotidiana.
vità della lista Tsipras, collegata all'omonimo leader della sinistra greca, che in seconda posizione schiera la cantante Elena Ledda e l'insegnante precaria di lingue Simona Lobina. L'Italia dei Valori ripresenta l'europarlamentare uscente Giommaria Uggias, in lista insieme al neoeletto consigliere regionale Michele Azara e a Maria Pia Zonca, assessore alle Politiche Sociale del Comune di La Maddalena. Due nomi anche per il Centro Democratico di Tabacci, presente alle urne col nome "Scelta Europea", che ha scelto come capolista - caso unico in queste elezioni - l'avvocato nuorese Anna Maria Busia. Insieme al neo consigliere regio-
nale il giornalista Mario Carboni, ex capo ufficio stampa dell'assemblea regionale sarda. Per Green Italia, emanazione dei Verdi Europei, l'unico nome sardo in lista è quello di Maria Cristina Pusceddu, presidente dell'associazione "Scirarindi". Esordio alle urne in ambito europeo, infine, per il Movimento Cinque Stelle: anche in questo caso sono due i candidati sardi nella lista di Beppe Grillo, risultati vincitori delle ormai consuete primarie indette su internet. A rappresentare lo schieramento pentastellato saranno l'ingegniere informatico Nicola Marini, emigrato a Londra, e la ricercatrice Giulia Moi.
Le decisioni prese in sede europea sempre di più influenzano la nostra vita. È necessario considerare l’Unione come un’opportunità MARIA LUISA SECCHI
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ONO IN TUTTO undici i partiti del Vecchio Continente che presenteranno i propri candidati per il Parlamento Europeo in occasione delle elezioni previste per il 25 maggio. Sette sono i gruppi attraverso i quali si esprimono i partiti, ai quali si aggiungono i parlamentari non iscritti a nessun schieramento. I gruppi hanno presentato un totale di sei candidati a Presidente della Commissione. Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo ed ex presidente dell’Eurogruppo, è il candidato per il Partito popolare europeo; Martin Schulz, attuale presidente del parlamento europeo, correrà per i Socialisti e democratici; Guy Verhofstad, ex primo ministro del Belgio, è il candidato dei liberali e democratici; la Sinistra Europea ha indicato invece come candidato Alexis Tsipras. I Verdi europei porteran-
L’Assemblea di Strasburgo.
no due candidati espressione delle primarie online: José Bové e Ska Keller. Per la prima volta, insediatosi il nuovo Parlamento a luglio, il presidente della Commissione europea sarà nominato dagli Stati membri “tenendo conto dei risultati delle elezioni”. Questo significa che il candidato designato dai capi di Stato e di governo dei Ventotto, dovrà presentare ai 751 eurodeputati neo-eletti (fra cui i 73 italiani) il suo programma politico che dovrà ottenere il consenso della maggioranza assoluta dei deputati. Solo dopo questo voto il presidente della Commissione potrà insediarsi, e si potrà procedere alla nomina dei Commissari, uno per Stato membro. Si evince che per la prima
I candidati sardi all’Europarlamento Numerosi gli schieramenti rappresentati nelle liste. FRANCESCO ARESU
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ICIANNOVE CANDIDATI per otto seggi, con il collegio Isole da condividere per l'ennesima volta con i colleghi siciliani, ben più presenti numericamente all'interno delle liste. Le elezioni Europee rappresentano probabilmente la tornata elettorale più "indigesta" per la Sardegna, di rado rappresentata a Strasburgo a causa della normativa che prevede il collegio unico con la Sicilia, che ha un peso superiore come numero di votanti. Eppure, sono una ventina i nomi presentati dai partiti, iniziando da quelli che rappresentano il Governo nazionale: il Partito Democratico schiera un nome di peso come Renato Soru, patron di Tiscali ed ex Presidente della Regione, come unico candidato sardo - in seconda posizione - nella rosa di otto nomi. L'ex sindaco di Lula Maddalena Calia, avvocato (e già parlamentare europeo nelle file di Forza
Italia) e il consigliere comunale di Iglesias Angela Scarpa sono invece i nomi inseriti nell'elenco presentato dallo schieramento centrista che raggruppa Nuovo Centrodestra, Udc, Popolari e Scelta Civica. Anche Forza Italia presenta due candidati provenienti dalla Sardegna: ad avere le maggiori chances è Salvatore Cicu, deputato dal 1994 e due volte sottosegretario nei governi Berlusconi, presente in lista insieme ad Antonella Chiavacci, componente della Commissione regionale Pari Opportunità. Restando a destra, Fratelli d'Italia presenta il coordinatore regionale Salvatore Deidda Sasso e il sindacalista sassarese dell'Ugl Simone Testoni, mentre la Lega Nord ha inserito in lista il gallurese Mauro Morlè (di Trinità d'Agultu) e Mirko Valenti, rappresentante del neonato Movimento Sociale Sardo, siciliano di nascita e residenza, ma che ha vissuto in Sardegna per otto anni. Sul fronte opposto spicca la no-
IL PORTICO
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il fatto ITALICHE STRANEZZE
Il calcio tra curve di teppisti e ipocrisie Quando questo numero de Il Portico sarà tra le vostre mani il campionato di calcio di Serie A sarà giunto al termine, con verdetti già espressi. Perché ficcare il naso tra le cose di calcio? Il fenomeno ha assunto sempre più rilevanza nelle cronache extra sportive. Non sfugge a nessuno che dietro ad una partita di calcio ruotano interessi altissimi, in termini economico- finanziario – affaristici ma anche politico – elettorali. È delle scorse settimane la vicenda della gara tra Napoli e Fiorentina, giocata all’Olimpico di Roma, con i disordini pre - e post partita che hanno trovato ampio spazio nei media nazionali e internazionali (siamo bravi a far parlare di noi all’estero… male però!). I fatti sono noti, una curva, i supporter, con relativi capi popolo, striscioni offensivi, (meglio definirli specchio di pura idiozia), pregiudicati che trattano con i giocatori, il tutto condito dalla grande ipocrisia dei media, quegli stessi che quotidianamente raccontano le gare di campionato, ogni giorno una o più partite, vendute agli abbonati della tv a pagamento che, visti i tempi di crisi, in pochi potrebbero permettersi, eppure non sempre è così. Anche chi è in difficoltà economiche non rinuncia e sottoscrive l’abbonamento. Tutti a gridare contro il capo ultrà partenopeo (Genni a’ carogna) (nomen omen?), attaccando il tifo violento, le società di calcio, i politici, la gente. Insomma è sempre colpa di qualcuno. Un antico adagio recita che “il più pulito c’ha la rogna”. Mai parole più adatte per raccontare di uno sport oramai solo business fine a se stesso, incapace di trasmettere valori positivi (come disciplina e rispetto), prova ne siano i fischi all’inno di Mameli sempre nella gara di Roma. Un mondo nel quale si individua l’avversario come nemico e si usa il pretesto della partita dar sfogo alle proprie frustrazioni (anche Cagliari non ha fatto eccezione nella gara interna con la Juventus). In realtà tutti gli attori che partecipano al “sacro rito della palla rotonda” hanno precise responsabilità. In altri lidi, oltre Manica per esempio, hanno usato le maniere drastiche ma efficaci. Da noi sarà un po’ più difficile: i tifosi sono pur sempre elettori e se qualcuno si azzardasse a punirli eccessivamente alla prima tornata elettorale utile renderebbero la pariglia. Capito? Per cambiare le cose un economista ha proposto il voto col portafoglio. In cosa consiste? Nel decidere di premiare con i propri acquisti solo quelli che hanno un alto valore etico. Per cui se il calcio mostra il peggio di sé non verso un euro alle pay tv, non vado allo stadio, non compro gadget né tanto meno leggo i giornali che ne parlano. Ci sarebbe forse un cambio di rotta, forse. (rc)
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. L’invito ai nuovi preti ad essere degli autentici ministri della misericordia.
Soltanto il Risorto è il vero Pastore che dona la vita in abbondanza ROBERTO PIREDDA L REGINA COELI il Santo Padre ha fatto riferimento al Vangelo della IV domenica di Pasqua, comunemente detta del “Buon Pastore”. Nel nostro tempo, ha fatto notare Papa Francesco, in tanti «si propongono come "pastori" delle nostre esistenze; ma solo il Risorto è il vero Pastore, che ci dà la vita in abbondanza». Prendendo spunto da un’immagine contenuta negli scritti di San Cesario di Arles, il Papa ha invitato i fedeli a rivolgersi con fiducia ai pastori così come fa il vitellino con la mucca quando è affamato. «Vi chiedo – ha detto il Santo Padre - di importunare i pastori, tutti noi pastori, di disturbare i pastori perché possiamo dare a voi il latte della grazia, della dottrina e della guida». Il Papa ha poi ricordato la celebrazione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni invitando a pregare « perché anche in questo tempo, tanti giovani sentano la voce del Signore, che ha sempre il rischio di venire come soffocata da tante altre voci». Al termine del Regina Coeli Papa Francesco ha salutato una rappresentanza delle Comunità Neocatecumenali impegnate nelle domeniche del tempo di Pasqua in una missione di annuncio del Risorto nelle piazze di Roma e di varie altre città del mondo. Sempre nella IV Domenica di Pasqua il Pontefice ha celebrato a San Pietro la S. Messa con il rito delle Ordinazioni Sacerdotali. Nella sua omelia ha pronunciato le parole
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suggerite dal Rito di Ordinazione dei Presbiteri aggiungendo in particolare un riferimento alla misericordia: «non stancatevi mai di essere misericordiosi! Per favore! Abbiate quella capacità di perdono che ha avuto il Signore, che non è venuto a condannare, ma a perdonare! Abbiate misericordia, tanta! E se vi viene lo scrupolo di essere troppo "perdonatori", pensate a quel santo prete del quale vi ho parlato, che andava davanti al tabernacolo e diceva: "Signore, perdonami se ho perdonato troppo. Ma sei tu che mi hai dato il cattivo esempio!". E io vi dico, davvero: a me fa tanto dolore quanto trovo gente che non va più a confessarsi perché è stata bastonata, sgridata. Hanno sentito che le porte delle chiese gli si chiudevano in faccia!
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
No agli “arrampicatori” l 5 maggio Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo del giorno (Gv 6,22-29), in cui Gesù rimprovera la gente di cercarlo solo perché si era saziata dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, per porre la domanda sulla sincerità della propria sequela.
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sa per … Ma se ti piace, vai a Nord e fai l’alpinismo: è più sano! Ma non venire in Chiesa ad arrampicarti! E Gesù rimprovera questi arrampicatori che cercano il potere».
Nella sua omelia del 6 maggio, il Pontefice si è soffermato sul martirio di Santo Stefano (At 7,51-8,1a), «Questi dirigenti volevano farsi ve- per sottolineare il valore del sacridere, a loro piaceva – per dire la pa- ficio nella vita cristiana. rola giusta – piaceva pavoneggiarsi e si comportavano come veri pavo- “La testimonianza sia nella vita ni! Erano così. E Gesù dice: ‘No, no: quotidiana, sia con alcune diffiquesto non va. Non va. La vanità coltà e, anche, sia nella persecuzionon fa bene’. E alcune volte, noi fac- ne, con la morte, sempre è feconda. ciamo cose cercando di farci vedere La Chiesa è feconda e madre quanun po’, cercando la vanità. E’ perico- do dà testimonianza di Gesù Crilosa, la vanità, perché ci fa scivolare sto. Invece, quando la Chiesa si subito sull’orgoglio, la superbia e chiude in se stessa, si crede – diciapoi tutto e finito lì. E mi faccio la do- mo così – una 'università della relimanda: io, come seguo Gesù? Le co- gione', con tante belle idee, con tanse buone che io faccio, le faccio di ti bei templi, con tanti bei musei, nascosto o mi piace farmi vedere?». con tante belle cose, ma non dà te«Nella Chiesa ci sono arrampicato- stimonianza, diventa sterile. Il criri! Ci sono tanti, che usano la Chie- stiano lo stesso. Il cristiano che non
Per favore, non fate questo: misericordia, misericordia! Il buon pastore entra per la porta e la porta della misericordia sono le piaghe del Signore: se voi non entrate nel vostro ministero per le piaghe del Signore, non sarete buoni pastori». In settimana Papa Francesco ha ricevuto in udienza Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni. In tale occasione il Papa ha ricordato il genocidio armeno e i tanti cristiani uccisi nell’epoca contemporanea: «le sofferenze patite dai cristiani negli ultimi decenni hanno portato un contributo unico ed inestimabile anche alla causa dell’unità tra i discepoli di Cristo. Come nella Chiesa antica il sangue dei martiri divenne seme di nuovi cristiani, co-
sì ai nostri giorni il sangue di molti cristiani è diventato seme dell’unità. L’ecumenismo della sofferenza, l’ecumenismo del martirio, l’ecumenismo del sangue è un potente richiamo a camminare lungo la strada della riconciliazione tra le Chiese». Ricevendo in udienza i partecipanti all’Incontro delle Pontificie Opere Missionarie, il Pontefice ha sottolineato come «è lo Spirito di Cristo la fonte del rinnovamento, che ci fa trovare nuove strade, nuovi metodi creativi, varie forme di espressione per l’evangelizzazione del mondo attuale». Nell’udienza con i partecipanti all’Incontro promosso dalla Conferenza Italiana degli Istituti Secolari Papa Francesco ha invitato le persone che vivono questo tipo di consacrazione a coltivare la «dimensione contemplativa verso il Signore e anche nei confronti del mondo» cercando di vivere la propria vocazione «proprio lì, dove si gioca la salvezza non solo delle persone, ma delle istituzioni». «La vostra vita – ha proseguito il Papa - è come il seme del grano… lì; è come lievito… lì. È fare tutto il possibile perché il Regno venga, cresca e sia grande». Sempre in settimana il Papa ha ricevuto i partecipanti ad un incontro promosso dalla Fondazione Centesimus Annus – Pro Pontifice. A loro ha ricordato come la solidarietà e i valori etici « possono diventare in concreto valori economici, cioè provocare dinamiche virtuose nella produzione, nel lavoro, nel commercio, nella stessa finanza».
dà testimonianza, rimane sterile, darsi alla grazia: è più importante senza dare la vita che ha ricevuto la grazia che tutta la burocrazia. ‘Cosa impedisce che?’. Ricordiamo da Gesù Cristo”. questo. E tante volte noi in Chiesa L’8 maggio il Papa ha ripreso l’e- siamo una ditta per fabbricare imsempio dell’incontro di Filippo con pedimenti, perché la gente non posl’etiope (At 8,26-40) per parlare di sa arrivare alla grazia. Che il Signore ci faccia capire questo». come si evangelizza. «Lui, Filippo, ubbidisce, è docile alla chiamata del Signore. Sicuramente ha lasciato tante cose che doveva fare, perché gli Apostoli in quel tempo erano tanto indaffarati nell’evangelizzazione. Lascia tutto e va. E questo ci fa vedere che senza questa docilità alla voce di Dio nessuno può evangelizzare, nessuno può annunziare Gesù Cristo: in linea di massima, annuncerà se stesso. È Dio che chiama, è Dio che a Filippo lo mette in cammino. E Filippo va. È docile». «Pensiamo a questi tre momenti dell’evangelizzazione: la docilità per evangelizzare; fare quello che Dio manda, secondo il dialogo con le persone - ma nel dialogo, si parte da dove loro stanno - e terzo, affi-
Nell’omelia del 9 maggio il Santo Padre si è soffermato sulla prima lettura ( At 9,1-20), che narrava la conversione di San Paolo, per spiegare cosa s’intenda quando si dice che “la Chiesa è santa”. «Ma come può essere santa se tutti noi siamo dentro? Siamo peccatori tutti, qui. E’ santa la Chiesa! Noi siamo peccatori, ma lei è santa. E’ la sposa di Gesù Cristo e Lui la ama, Lui la santifica, la santifica ogni giorno col suo sacrificio eucaristico, perché la ama tanto. E noi siamo peccatori, ma in una Chiesa santa. E anche noi ci santifichiamo con questa appartenenza alla Chiesa: siamo figli della Chiesa e la Madre Chiesa ci santifica, col suo amore, con i Sacramenti del suo Sposo».
DOMENICA 18 MAGGIO 2014
pietre CINA
Non convertire i bimbi salvati sulle strade Il governo centrale cinese ha "avvertito" le Organizzazioni religiose che operano nel Paese di "non forzare" i bambini in loro custodia a convertirsi o adottare la fede degli amministratori, pena "la chiusura e un processo legale". L'avvertimento è arrivato sotto forma di una direttiva: "I gruppi religiosi che lavorano con i bambini orfani o in gravi condizioni non devono imporre il loro credo ai giovani". Per "pianificare" le attività di queste realtà, inoltre, Pechino ha imposto l'approvazione di un funzionario governativo - di livello superiore a quello della contea - per ottenere l'autorizzazione a gestire un orfanotrofio. La norma è entrata in vigore lo scorso 30 aprile. SIRIA
Cristiani crocifissi in strada Cristiani siriani crocefissi se rifiutano di abiurare la loro religione e di abbracciare l'islam; jihadisti che giocano a pallone con le teste delle loro vittime fra cui dei bambini: a denunciarlo è una suora siriana in un'intervista in cui racconta di atrocità commesse dai ribelli jihadisti nelle città e nei villaggi da loro occupati nel conflitto siriano. Nelle città o nei villaggi occupati dagli uomini armati i jihadisti e tutti i gruppi musulmani estremisti propongono ai cristiani la 'shahada' (la professione di fede musulmana) oppure la morte. Alcune volte chiedono solo un riscatto e in questi casi si offrono l'abiura, un riscatto o la morte. Ma è impossibile per loro rinnegare la loro fede, dunque subiscono il martirio. E si tratta di un martirio terribilmente disumano, di una violenza indicibile. IN SUDAN
5.000 sfollati vivono nella precarietà Oltre 5.000 sfollati si trovano in gravi condizioni nell’area di Agok,al confine tra Sud Sudan e Sudan. Queste persone, provenienti dallo Stato di Unità, sono prive di riparo, cibo, cure mediche e di ogni altro servizio di base. Secondo p. Biong Kuol, Vice parroco nella regione di Abyei, la situazione degli sfollati rimane molto difficile nonostante gli sforzi prodigati dalla locale Caritas che però non sono sufficienti a far fronte all’afflusso di nuovi profughi provenienti dalle aree di Dinam e Mayom, in fuga dai combattimenti tra le forze governative fedeli al Presidente Salva Kiir e quelle ribelli dell’ex Vice Presidente Riek Machar Gli sfollati sono radunati all’addiaccio in tre campi all’aperto, senza alcun riparo.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Pastorale giovanile. Domenica 11 maggio si è svolto a Quartu Sant’Elena il terzo Incontro diocesano giovani.
“Dopo la Cresima abbiamo scelto di rimanere e vogliamo condividere il nostro entusiasmo” Oltre 800 ragazzi provenienti da tante parrocchie hanno affollato le strade di Quartu S.E. Le testimonianze di alcuni gruppi presenti all’incontro FEDERICA BANDE
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L CONTO ALLA rovescia è terminato e domenica scorsa, la città di Quartu Sant’Elena è stata invasa da circa 800 giovani provenienti dalle tante parrocchie della nostra diocesi. A partire dalle 14.30 il Palazzetto dello Sport di via Beethoven è stato occupato dall’equipe della Pastorale Giovanile della diocesi, dagli animatori della parrocchia di Sant’Elena e dalla Pastorale Vocazionale, che grazie ad una stretta collaborazione hanno predisposto il luogo in vista dell’arrivo dei ragazzi, che in perfetto orario alle 15, 30 facevano già la fila per la registrazione. Ha così avuto finalmente inizio il tanto atteso III Incontro Diocesano, che ha aperto le danze con la possibilità da parte dei ragazzi partecipanti, di mettersi alla prova in tantissimi stand dislocati per tutto il perimetro del Palazzetto, dove gli animatori PG proponevano loro diverse attività.
Un momento della Via Lucis per le strade di Quartu S.E.
Al termine di questo primo momento, tutti i ragazzi sono stati invitati ad entrare dentro alla struttura dove sono stati accolti dal calore e l’entusiasmo delle voci del gruppo Black Soul. Successivamente c’è stato il saluto dei padroni di casa, gli animatori della parrocchia di Sant’Elena seguito dal benvenuto del direttore dell’Ufficio di Pastorale Giovanile, don Alberto Pistolesi. Festa, entusiasmo, partecipazione sono state le protagoniste indiscusse di que-
sto secondo passaggio in cui è stato presentato il tema del nuovo CREGREST di quest’anno, Piano Terra, e due dei balli che quest’estate animeranno moltissimi oratori. A seguire c’è stata poi la Via Lucis, che durante il passaggio della cittadina di Quartu da Via Beethoven fino al Sagrato della Basilica di Sant’Elena, si è articolata in tre diverse tappe concentrate su specifici momenti; la prima tappa è stata quella dell’incontro con Ma-
Il terzo Incontro Diocesano dei Giovani
ria Maddalena, la seconda con i discepoli di Emmaus e la terza quella dell’incontro con Pietro. Il corteo dei ragazzi, durante gli spostamenti tra una tappa e l’altra ha poi ascoltato diverse testimonianze di alcuni oratori presenti, spunto di riflessione ma soprattutto voce del non facile lavoro che le parrocchie svolgono nelle comunità. Una volta giunti presso il Sagrato della Basilica i ragazzi sono stati invitati a prendere posto all’interno della Chiesa dove il nostro arcivescovo, Monsignor Arrigo Miglio, ha presieduto la Santa Messa conclusiva di questo lungo percorso di incontri diocesani. La fine della scuola e l’estate sono ormai alle porte, e questo III Incontro Diocesano conclusosi con l’incontro di Pietro vuole essere non il saluto di un percorso che volge al termine, ma bensì la preparazione a ciò che si vivrà durante il periodo estivo con i campi scuola ed i CreGrest. Nelle tante testimonianze lette durante la via Lucis, ciò che accomuna le diverse realtà parrocchiali ed oratoriali della nostra diocesi è l’entusiasmo e la volontà che anima il cuore dei giovani che grazie al sostegno dei parroci, gli educatori e le famiglie riescono ad essere i veri protagonisti imparando a spendersi per gli altri. Ma per comprendere appieno lo spirito dell’ultimo incontro di quest’anno, ecco alcuni stralci
tratti da alcune delle tante testimonianze ascoltate: “Forse all’inizio in pochi credevano in questo progetto ma nel giro di poco tempo ci siamo resi conto che l’oratorio non era solo un luogo dove potersi incontrare ma una vera e propria casa per tutti noi, una casa dove stare bene insieme. Malgrado le difficoltà non abbiamo paura di lanciarci in side ambiziose”. (Oratorio Giovanni Paolo II, Gergei) “La sfida principale che stiamo affrontando è quella di proporre l’oratorio come luogo realmente significativo rispetto a tutta quella serie di luoghi che esercitano una certa attrazione sui giovani; i progetti sono diversi: dotarsi di un progetto educativo attento al territorio e che si ponga in continuità con la preparazione catechistica, organizzare eventi e occasioni di confronto, scambio e arricchimento tra di noi e con gli altri oratori, offrire un servizio educativo più attento ai bisogni dei ragazzi”. (Oratorio San Pietro Pascasio, Quartucciu) “Dopo la cresima abbiamo scelto di non scappare, ma vivere un’esperienza pensata su misura per noi. A partire da settembre ci incontriamo ogni settimana e ci viene proposto sempre qualcosa di diverso: riflessioni sulla Bibbia, attività sui temi scelti e formazione… il desiderio è mettere al servizio il nostro entusiasmo”. (Oratorio S. Ambrogio, Monserrato)
La PV in azione L’equipe della pastorale vocazionale ha voluto essere presente all’Incontro Diocesano dei Giovani nel giorno della 51a Giornata di Preghiera per le Vocazioni, proponendo ai giovani presenti, un breve momento di attività, gioco e riflessione sul tema della vocazione. All’interno dello stand è stato possibile scrivere un ask.fm per un prete, oppure per una suora o per una coppia di novelli sposi. Centinaia di ragazzi hanno partecipato alla proposta. All’interno dello stesso stand i più coraggiosi si sono resi protagonisti del “PV Show”: dietro lo stand era possibile rilasciare un’intervista sul tema della vocazione, rispondendo per esempio alla domanda “se ti dico vocazione cosa ti viene in mente?”, “come è possibile scoprire la propria vocazione?”, “quali sono i motivi per cui vale la pena vivere?”.
“Mettere in play la vita” (concetto presente nel logo della PV) è il messaggio centrale di cui il servizio diocesano della pastorale vocazionale si fa portatore. È necessario infatti condurre i giovani a riflettere sul tema della vocazione, poiché la vita è il bene più prezioso che abbiamo, un bene da accendere, da investire e da offrire per il prossimo. Condurli ad una riflessione non significa offrire loro le risposte già confezionate su una determinata scelta di vita, quanto piuttosto il porli davanti ad una domanda: qual è “il nome”, ossia il tuo ruolo, la tua identità, che Dio ha posto nel tuo cuore? Dio non si è dimenticato di “chiamare per nome” (vocare) i nostri giovani, per la realizzazione di una famiglia cristiana, o per offrire la propria vita in scelta di consacrazione particolare, o per scegliere la strada del sacerdozio.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
Appuntamenti. Il 25 maggio a Terralba e Arborea la Giornata Regionale dei Giovani.
Tra esperienze e proposte in mostra la speranza dei giovani dell’Isola L’iniziativa partirà da Terralba, paese colpito dall’alluvione, per arrivare con la Via Lucis ad Arborea. Previste tende per le Confessioni e l’Adorazione R. C.
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NIZIERÀ A TERRALBA per arrivare ad Arborea la Giornata Regionale dei Giovani in programma il prossimo 25 maggio. Una scelta, quella del Servizio Regionale di Pastorale Giovanile, che vuole testimoniare la vicinanza dei giovani a chi è stato colpito dall’alluvione lo scorso mese di novembre. Terralba infatti è uno dei comuni colpiti dal ciclone Cleopatra. “Da lì - afferma don Massimo Cabua, responsabile del Servizio Regionale di Pastorale Giovanile – vogliamo partire per percorre in preghiera il tratto di strada verso Arborea con una Via Lucis: i giovani, speranza del futuro, sulle strade della nostra terra per testimoniare la voglia di guardare al futuro con positività”. Il programma prevede il ritrovo a Terralba da dove i giovani conve-
La Giornata Regionale dei Giovani a Nuoro.
nuti percorreranno il tratto di strada verso Arborea, dove al Centro Fieristico si svolgeranno le attività previste. Non un unico luogo dove presentare testimonianze e proporre canti, ma una serie di stand e di postazioni dove i giovani presenteranno il lavoro e le attività portate avanti nelle proprie realtà. “A Nuoro nella prima giornata regionale – continua don Massimo – il coordinamento regionale della Pastorale Giovanile si è presentato a tutti i giovani. In questo secondo appuntamento vogliamo che emergano i tanti punti di forza
dei ragazzi, i quali, attraverso diverse esperienze, dimostrano di essere capaci di generare speranza con i giovani e per i giovani”. Sarà possibile per i ragazzi raccontare le esperienze che già stanno vivendo, dando l’opportunità ad associazioni, gruppi e movimenti, attraverso gli stand della “Fiera delle Esperienze”, di raccontare chi sono e cosa fanno per dare speranza ai loro coetanei. Altro momento della Giornata sarà il “Pomeriggio dei talenti”, guidato dal gruppo pop-rock “Le
Kanusie”, durante il quale tutti i giovani che lo desiderano potranno mettere a disposizione degli altri i propri talenti, sulla scia del tormentone “Ho un dono e ve lo dono”, che sta accompagnando un talent show. Con questa modalità i ragazzi potranno scambiarsi talenti ed idee che portano avanti nel loro ambiente. Ci saranno poi due tende: una allestita come cappella per la preghiera la cosiddetta “Tenda dell’adorazione”, aperta dalle 13 alle 17,30 a disposizione dei ragazzi che vorranno sostare in raccoglimento, la seconda la “Tenda della riconciliazione”, aperta dalle 14,30 alle 17,30, dove ci saranno a disposizione sacerdoti per chi vorrà avvicinarsi al sacramento di riconciliazione. Destinatari dell’incontro sono i giovani dal post - cresima fino ai 30 anni. Al termine dalla giornata è prevista la Celebrazione Eucaristica. Maggiori informazioni sulla pagina Facebook :“Giornata Regionale dei Giovani della Sardegna Ed. 2014”, oppure contattare la Segreteria organizzativa ai seguenti recapiti: la mattina: 347.6847881, il pomeriggio - sera: 346.5808045; la sera: 328.4258608. oppure inviare una e-mail: pgrsardegna@gmail.com.
Un weekend di sport giochi e amicizia
IL PORTICO
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brevi DAL 23 AL 25 MAGGIO
Capitolo della Gioventù Francescana Sarda La gioventù francescana di Sardegna (Gi.Fra) si dà appuntamento presso l’istituto delle suore Giuseppine a Torregrande, dal 23 al 25 maggio prossimo, per la celebrazione del Capitolo regionale elettivo. L’assemblea, che proprio dalla tradizione francescana prende il nome di Capitolo, raduna i giovani che si riconoscono nell’ideale di fraternità cristiana insegnata da san Francesco d’Assisi. Obiettivo della convocazione a Capitolo è aprirsi a una revisione del cammino percorso nell’ultimo triennio, per poi procedere alla votazione per il rin-
novo del consiglio regionale unitario. L’attuale presidente, Chiara Fiorentino della fraternità di Sorso, darà lettura della relazione sullo stato della fraternità regionale, cui seguirà la discussione in assemblea dei principali punti da approfondire. Il capitolo non rappresenta semplicemente una scadenza, o un atto formale; deve anzi esprimere profondamente l’identità carismatica della GiFra all’interno della Chiesa. Per questo motivo il primo atto ufficiale del nuovo consiglio e di tutta la fraternità regionale, sarà la partecipazione alla Giornata regionale dei Giovani, in programma ad Arborea il 25 Maggio. (p. Silvano Bianco) DOMENICA
Ha riscosso un buon successo il “CSI Day” in Città MARTA FAIS
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PORT, GIOCHI e amicizia so-
no stati gli ingredienti del CSI Day, la festa che ha celebrato i 70 anni del Centro Sportivo Italiano, organizzato dal Comitato di Cagliari. Tra musica e stand colorati, le famiglie hanno potuto usufruire, sabato e domenica, degli impianti gonfiabili di calcio a 5, minibasket e pallavolo. Tanta allegria e curiosità, in particolare attorno al calcio balilla umano, che ha fatto gioire non solo i bambini, ma anche gli adulti, che si sono cimentati nelle partite genitori/figli, e hanno potuto trascorrere dei momenti piacevoli tutti insieme. Il CSI Day è iniziato sabato con le finali di Stand Up, il progetto interscolastico e polisportivo che ha visto impegnati i ragazzi nelle sfide di unihockey, dodgeball, pallavolo e basket. La finale è stata vinta dalla squadra Coccinelle dell’Istituto Randaccio, Tuveri, Don Milani per la categoria fem-
minile; dai Chicago dell’Istituto Comprensivo Colombo per la categoria maschile. Nel pomeriggio si sono svolte le semifinali e finali regionali de “I Campanili”, campionato di calcio a 5 delle squadre degli oratori. La storia del Centro Sportivo Italiano è, infatti, anche la storia di tanti oratori sardi, che si incontrano nei tornei sportivi e si fanno portatori della fede e dei valori dell’amicizia e del rispetto del prossimo. I vincitori del campionato per la categoria Under 14 sono i ragazzi della squadra di Sant’Eulalia, mentre nella categoria Allievi ha trionfato la Beata Vergine Madre della Chiesa dell’oratorio di Frutti d’Oro. Uno dei temi della manifestazione è stato l’integrazione sociale: «per il settantennio dell’ente abbiamo organizzato una manifestazione trasversale in pieno stile CSI, in modo da coinvolgere gli oratori e tutti i cittadini» - commenta Maurizio Siddi, Presidente del CSI Comitato Provinciale di Cagliari - «hanno partecipato
Quinto incontro del pre - seminario Domenica dalle 9 alle 14,30 presso il Seminario Arcivescovile, si terrà il quinto incontro del pre-seminario. Sono invitati, previa una comunicazione del proprio Parroco al Rettore del Seminario, i ragazzi di età compresa tra i 10 e i 13 anni (fascia persone di tutte le età, fasce sociali, normodotati e disabili, sia fisici che mentali, per abbattere ogni barriera e pregiudizio». Le barriere mentali appartengono ai normodotati e sono forse le più difficili da abbattere, perché alimentano i pregiudizi nei confronti dei meno fortunati. Il CSI Day ha offerto diverse opportunità per dimostrare, invece, che lo sport, grazie alla fede e alla volontà, non soltanto non conosce limiti, ma può dare a tutti la possibilità di esprimere le proprie potenzialità, che spesso i disabili stessi non sanno di possedere. Una di queste opportunità è stata proprio l’amichevole di calcio a
5 fra la Nazionale Italiana Calcio Amputati e una rappresentanza degli oratori cagliaritani. Domenica mattina i ragazzi dei nostri oratori hanno giocato in squadre miste disabili-normodotati insieme agli Azzurri, regalando al pubblico non solo un ottimo calcio, ma una grande emozione e una splendida lezione di vita. A conclusione della manifestazione, ci sono state le premiazioni e la consegna simbolica di un defibrillatore all’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio, come dono del CSI alle squadre degli oratori, e la dimostrazione delle tecniche di pronto soccorso da parte del personale 118.
della classe V elementare e scuola media) che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario Minore diocesano per un discernimento vocazionale. Ai ragazzi di età compresa tra i 14 e 19 anni (fascia della scuola superiore) che desiderano fare un itinerario di discernimento vocazionale sono riservati appositi incontri. I Parroci interessati possono concordare tempi e modalità con don Davide Curreli.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
V DOMENICA DI PASQUA (ANNO A)
dal Vangelo secondo Luca
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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Io sono la via, la verit
Gv 14, 1-12 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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el contesto dell’ultima cena Gesù offre ai suoi discepoli vari insegnamenti ma soprattutto si preoccupa di sottolineare come ciò che sta per accadere non può rescindere il legame esistente tra lui e i suoi discepoli, in questa direzione si pone il nostro brano odierno e altri, come quello della vite e dei tralci in cui Gesù sottolinea con la ripetizione del verbo rimanere l’assoluta importanza del legame, anzi dell’appartenenza a lui: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. […] Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,7.9). L’amore di Cristo per i suoi discepoli, tanto solennemente affermato da Gesù tanto da essere considerato equivalente all’amore del Padre per il suo figlio unigenito, assume nel nostro brano una connotazione consolatoria. Non si tratta di una consolazione espressa attraverso speranze remote o ad-
dirittura irrealizzabili, ma di una consolazione nel senso proprio del termine: Gesù sa che i discepoli si sentiranno “soli” durante e dopo la sua passione, per questo lui vuole ribadire, per l’ennesima volta, che questa solitudine non è reale, perché il Cristo non li abbandonerà mai. È tanto vero quanto Gesù afferma che aggiunge anche la motivazione per cui deve “andare via”, e la motivazione è paradossalmente che Gesù li vuole “vicini a sé” per l’eternità: “perché dove sono io siate anche voi”. Il problema posto dai discepoli, da Tommaso in particolare, non è però il “dove” vada Gesù, bensì il “come” raggiungerlo, quale sia la “via” per seguirlo. La domanda può stupire visto che Gesù ha detto che sarà lui stesso a tornare e prendere di nuovo di i suoi discepoli perché stiano con lui, non sarebbero quindi loro teoricamente a doversi “incamminare”, ma Gesù ha anche aggiunto che “i discepoli conoscono la via”: a cosa serve conoscere la via per andare in un posto se comunque il padrone di casa
mi verrà a prendere per accompagnarmi? In realtà la prima affermazione, se ci pensiamo bene è ovvia: non è necessario chiedersi quale sia la via perché qualunque essa sia rimarrà sempre fuori dalla portata dell’uomo accedere alla sua dimora con le sue sole forze. D’altra parte è necessario che Gesù stesso venga a prenderci e ci porti in quel luogo altrimenti inaccessibile che è la casa del Padre, è necessario riconoscere che lui è l’unica strada che ci può condurre al Padre, altrimenti rischiamo di perdere di vista il percorso tracciato, rischiamo di perdere il “passaggio” e rimanere indietro. Bisogna fidarsi di Gesù come unica strada verso il Padre, semplicemente perché, come afferma Gesù in una frase che non si presta a fraintendimenti, “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Risolto il primo problema Filippo ne avanza un altro, che non a caso ricorda la pretesa di Tommaso dopo la risurrezione (“Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e
non metto la mia mano nel suo costato, non crederò” [Gv 20,25b]). Come per Tommaso più avanti anche qui Filippo chiede di vedere, non il segno dei chiodi, ma “semplicemente” il Padre: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Si accontenta di poco, gli “basta” vedere il Padre, anche se il brano non lo dice è facile immaginare la faccia di Gesù: vedere Dio Padre era una cosa impensabile. Filippo però si muove su due binari: da una parte chiede un miracolo, il più grande dei miracoli che non era stato concesso neppure ai più grandi profeti, che magari erano stati alla presenza di Dio ma senza mai vederne il “volto”, dall’altra parte la richiesta di Filippo esprime un certo grado di fiducia nel fatto che Gesù possa compiere una tale meraviglia. Di fatto è proprio così: in Gesù risplende, si manifesta, il Padre; Giovanni lo aveva già affermato all’inizio del suo vangelo, nel prologo: “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18).
EVANGELIZZARE IL SOCIALE E LA CULTURA I cristiani “evangelizzano”, con la loro presenza nei diversi ambiti della vita sociale: essi portano la gioia del Vangelo ovunque contro una società materialista, consumista, individualista, contro “la crescente deformazione etica e l’indebolimento del senso del peccato personale e sociale” (n.61-67). Ma come è traducibile una presenza cristiana capace di contrastare questi mali che affliggono la nostra società? Il Papa afferma che proprio dinanzi a questa complessa realtà “si rende necessaria un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori”. È la strada maestra che possiamo intraprendere anche nella nostra Chiesa locale e che comporta l’impegno di tutti i “christifideles”, cioè di tutti i battezzati in modo creativo e allo stesso tempo unanime e concorde! Essi sono chiamati, a seconda dei compiti e dei carismi a promuovere iniziative di formazione cristiana a tutti i livelli, quelli culturali, e quelli strutturali. Papa Francesco fa un riferimento preciso riguardo anche alle
singole parrocchie, e chiaramente afferma che esse non sono degli apparati burocratici o amministrativi, bensì sono chiamate a rinnovarsi dal di dentro, diventando comunità di persone che accolgano altre persone, dove l’accento deve essere posto sull’evangelizzazione. Infatti, sarebbe riduttivo che le comunità cristiane si fermino alla sola sacramentalizzazione senza una coerente evangelizzazione, cioè l’annuncio di Gesù Cristo morto e risorto per l’umanità. Se è vero che viviamo “nella società dell’informazione che ci satura indiscriminatamente di dati”, è importante fermarsi sul nucleo centrale della buona notizia e interrogare, porre domande…risvegliare la domanda di senso, e dunque, risvegliare la fede cristiana ricevuta per tradizione, ma non sempre accolta, non vissuta personalmente e interiormente. È ovvio che per fare questo, sul piano pratico, le nostre comunità devono aprirsi perché nei vari territori in cui abitano, siano concretamente “mediatrici per favorire la soluzione dei pro-
blemi che riguardano la pace, la concordia, l’ambiente, la difesa della vita, i diritti civili…” Pertanto, Papa Francesco mette al centro il valore della cultura segnata dalla fede cristiana che è fermento per una vita buona e bella: come non pensare anche nel nostro territorio alla presenza della Pontificia Facoltà Teologica, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, le varie Scuole per catechisti, le varie iniziative di pastorale familiare, che si adoperano per la formazione di tante persone che intendono approfondire e conoscere sempre meglio Gesù Cristo, per poterlo annunciare con autenticità. L’enciclica mette in evidenza e valorizza anche le varie forme di pietà popolare” Dunque, è importante, che le comunità cristiane si adoperino per “favorire nuovi processi di evangelizzazione della cultura” sempre per “riconoscere l’altro, sanare le ferite, costruire ponti, stringere relazioni e aiutarci a portare di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
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La lettera di Caritas, Migrantes, Missio e Focsiv
tà e la vita...
Elezioni europee e migrazioni
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RISCRITTURE
LASCIARSI GUIDARE DA GESÙ Il Vangelo della quinta domenica di Pasqua propone un duplice comandamento sulla fede: credere in Dio e credere in Gesù. Il Signore, infatti, dice ai suoi discepoli: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). Non sono due atti separati, ma un unico atto di fede, la piena adesione alla salvezza operata da Dio Padre mediante il suo Figlio Unigenito. Il Nuovo Testamento ha posto fine all’invisibilità del Padre. Dio ha mostrato il suo volto, come conferma la risposta di Gesù all’apostolo Filippo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). Il Figlio di Dio, con la sua incarnazione, morte e risurrezione, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato per donarci la libertà dei figli di Dio e ci ha fatto conoscere il volto di Dio che è amore: Dio si può vedere, è visibile in Cristo. La fede in Gesù comporta seguirlo quotidianamente, nelle semplici azioni che compongono la nostra giornata. «È proprio del mistero di Dio
agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia. Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei, dalle forze autorevoli della storia. Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all’umanità soltanto attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta. Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di “vedere”» (Gesù di Nazareth II, 2011, 306). Sant’Agostino afferma che «era necessario che Gesù dicesse: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), perché una volta conosciuta la via, restava da conoscere la meta» (Tractatus in Ioh., 69, 2: CCL 36, 500), e la meta è il Padre. Per i cristiani, per ciascuno di noi, dunque, la Via al Padre è lasciarsi guidare da Gesù, dalla sua parola di Verità, e accogliere il dono della sua Vita. Benedetto XVI - Regina Coeli 22 maggio 2011
entile candidato, le prossime elezioni del Parlamento europeo sono l’occasione per proporre alcune considerazioni che vorremmo potessero fare parte, qualora eletto, del suo impegno politico. Guardare alle migrazioni ci aiuta a pensare l’Europa. Infatti, mai come in questi anni di crisi dell’ideale di un’Europa unita, il governo delle migrazioni ci aiuta a capire quali prospettive vogliamo dare al nostro comune futuro. Sulle migrazioni si confrontano chiaramente due diverse idee d’Europa. La prima è attorcigliata attorno al bisogno di sicurezza: è un’Europa vecchia e chiusa, rancorosa, egoista e xenofoba. Quasi che i principali colpevoli della crisi fossero i migranti, quando invece ben altre sono le cause, riconducibili, in particolare, al modello economico e finanziario. È una visione suicida, considerando le prospettive demografiche europee, il progressivo declino sociale ed economico, e quanto accade ai nostri confini, in particolare nel Mediterraneo e in Africa. La seconda è una visione più dinamica, aperta, coraggiosa, rivolta allo sviluppo umano integrale e al bene comune. Una visione che afferma i valori dai quali è nata l’Unione europea: la costruzione della pace e della solidarietà tra i popoli. In questa Europa i migranti costituiscono un valore aggiunto, perché partecipano all’emancipazione sociale e democratica, all’innovazione economica, a nuove relazioni di cooperazione con i paesi di origine e di transito. La Commissione europea ha da tempo lanciato un Approccio Globale su Migrazioni e Asilo che ha bisogno di essere sostenuto da una visione politica di Europa aperta e solidale. Un Approccio che dovrebbe portare ad una progressiva armonizzazione delle politiche nazionali, arrivando ad una politica comune su migrazioni e protezione internazionale. Le chiediamo, perciò, il suo impegno ad appoggiare una politica europea che dovrebbe essere costituita da: misure per un’accoglienza dei migranti fondata sul rispetto dei diritti
umani e su una diffusa rete di servizi in sussidiarietà con le comunità locali, con azioni alternative ai centri e alla inumana detenzione amministrativa;programmi importanti di protezione sociale e umanitaria, di lotta al traffico e alla tratta degli esseri umani, di riconoscimento del diritto d’asilo e di reinsediamento, rivedendo il regolamento di Dublino, riconoscendo il diritto dei rifugiati a ricongiungersi con le proprie famiglie in qualsiasi Paese europeo esse vivano; direttive per ampliare le opportunità di mobilità e regolarizzazione per il ricongiungimento familiare e l’accesso al mercato del lavoro, andando oltre un approccio selettivo che discrimina le persone e le famiglie più povere; armonizzazione tra i Paesi membri del diritto di voto amministrativo e delle misure di riconoscimento della cittadinanza ai migranti, estendendo il principio dello ius soli; monitoraggio e promozione europea di una effettiva applicazione dei piani nazionali contro il razzismo e le discriminazioni dei migranti e delle minoranze, così come contro le nuove forme di schiavismo nel mondo del lavoro; iniziative per la valorizzazione dei migranti e delle loro famiglie, riconoscendoli come soggetti per lo sviluppo europeo e dei Paesi di origine, attraverso nuove forme di cooperazione sociale e internazionale; un piano speciale per il Mediterraneo, riconoscendolo non solo come un confine europeo da presidiare, ma come un’area condivisa, un Mare nostrum dove favorire il cammino di giovani, esperienze di dialogo, luoghi di approdo e di scambio culturale, sociale ed economico, secondo la storica intuizione dell’on. Giorgio La Pira. Firmatari: Mons. Giancarlo Perego Direttore Generale Fondazione Migrantes Don Francesco Soddu Direttore Caritas Italiana Padre Giovanni La Manna Presidente Centro Astalli di Roma Don Michele Autuoro Direttore Fondazione Missio Gianfranco Cattai Presidente Focsiv
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IL PORTICO DELLE IDEE
IL PORTICO
Una riflessione sulla vocazione cristiana
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apa Francesco in una recente omelia ha detto “Nessuno è cristiano per caso. Dio ci chiama per nome e cammina con noi” Se Dio mi chiama per nome, vuol dire che mi conosce e che cerca un contatto con me. Che valore ha la certezza che Dio mi conosce, mi chiama per nome e m’invita ad ascoltarlo quando mi parla? Dio conosce il nome di tutti e ci chiama “per nome” e chiamandoci per nome, conosce e svela la nostra vita, dipinge il nostro volto a sua immagine e somiglianza, con lineamenti unici e ben precisi. Dio pronunciando il nostro nome, ci ha pensati e ha voluto il nostro esistere, donandoci una forma a lui gradita. Il nome è la bellezza profonda del nostro essere. Da qui l’importanza della scelta del nome che apre la grande porta del rito del Battesimo. Il nome che mi è stato donato è anche una responsabilità: mi faccio carico del significato che mi accompagna nella vita. La Chiesa, scrivendo il nome nell’elenco dei catecumeni o degli eletti, pone già un primo sigillo sulla via della salvezza. Il senso del rito del battesimo è trasparente: rinato in Cristo, purificato dall’eredità del peccato originale, rivestito di luce e d’immortalità, consacrato con tutte le stupende caratteristiche della vita regale, sacerdotale e profetica. Ci invita a custodire il proprio nome ed esprimere quanto esso indica. Ecco l’importanza del nome, anche se purtroppo nella nostra cultura occidentale ha
DOMENICA 18 MAGGIO 2014
Dio ci chiama per nome ROSSANA CAOCCI
perduto gran parte delle sue connotazioni sacrali. Il nome è il codice di riconoscimento più bello che ci possa essere e il significato di un itinerario delineato dall’amore di Cristo. Ricordiamo che la prima apparizione del Risorto è stata riservata a una donna che sola cercava il corpo dell'amato Maestro al sepolcro. E soltanto quando Gesù la chiama per nome: "Maria" (Gv 20,18), ella lo riconosce e per prima è inviata ad annunziare ai fratelli di aver visto il Signore. È la prima testimone della sua risurrezione. Io ho un nome, è il mio nome. Anche altri porteranno lo stesso nome, ma per ognuno di noi quello è il nome mio, il nome che mi designa, mi identifica, mi distingue dagli altri, fa di me un soggetto unico, una persona inconfondibile. Posso essere un genio o uno sciocco, forte o debole, amabile o detestabile, posso avere qualsiasi qualità, ma io sono io, questo io che porto questo nome, mi presento con questo nome, agisco con questo nome, sono chiamato e designato con questo nome. Non per nulla nella Sacra Scrittura il "nome" assume un grande valore, rappresenta la persona più realisticamente di quanto pensiamo noi, in-
dica la sua natura e la sua funzione e missione: dal nome di Dio rivelato a Mosè, al nome di Gesù predetto dall'angelo, al nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo con cui i credenti dovranno essere battezzati, al nome di Pietro (Kefa) dato da Gesù a Simone. È Dio stesso che chiama per nome: "Abramo!" (Gn 20,18), "Mosè, Mosè!" (Es 4,4), "Samuele" (1 Sam 3,4). Ma c' è un brano del Vangelo di Giovanni che riguarda tutti noi. Quando Gesù si propone come il pastore buono che dà la vita per il gregge, dice che "egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori" (Gv 10,3). Il Signore fin dall'eternità mi ha chiamato e mi chiama per nome: il suo amore per me attende il mio amore per lui, non l'amore che hanno gli altri, ma il mio, proprio il mio! E se io non accolgo e non gli dono amore, egli continua ad amarmi, ma il mio rapporto unico, incomunicabile, con lui viene compromesso: l'olio per la lampada delle vergini stolte non può essere chiesto in prestito a quelle prudenti. La stessa cosa accade nel nostro rapporto con Cristo, nostro pastore . Certamente Gesù è il pastore di tutti, il re-
dentore di tutti, ha dato la vita per tutti, dona a tutti il suo corpo e il suo sangue. Non pensiamo però che davanti ai suoi occhi, davanti al suo cuore, si estenda una massa anonima, l'umanità o l'uomo astratto. Su ognuno di noi si posa il suo sguardo, ognuno di noi è chiamato per nome. San Paolo sa bene che "tutti hanno peccato, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù" (Rm 3,23-24). Ciò non toglie che esclami: "Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" Gal 2,20). "Mi ha amato e ha dato se stesso per me": sono autorizzato, anzi sono costretto a credere che se io fossi l'unico peccatore del mondo, Gesù si sarebbe incarnato e si farebbe crocifiggere per salvarmi. Non si è identificato con il pastore che lascia le novantanove pecore al sicuro nel suo ovile e va in cerca dell'unica pecora smarrita? Forse che un buon padre o una buona madre non sono disposti a sacrificarsi per un solo figlio come lo sono per dieci figli? Quando c'è il Signore con me, cosa mi può mancare, cosa posso desiderare di più grande, di più consolante, di più rassicurante? Il gregge di Cristo è la sua Chiesa e la Chiesa non è una massa, ma una comunione di credenti, ciascuno è piccola parte dell'unico corpo di Cristo, tutti nutriti dell'unico pane di vita: "Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane" (l Cor 10,17)
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Oggi parliamo di… arte e fede La parrocchia di Siurgus Donigala (Terenzio Puddu) Domenica 18 maggio ore 18.10 Lunedì 19 maggio ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 18 maggio ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Emoticons, emozioni per immagine (Simone Bellisai) Martedì 20 maggio ore 19.10 Mercoledì 21 maggio ore 8.30
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.10 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15
L’ora di Nicodemo “Icone bibliche per la Pastorale giovanile” a cura di mons. Mauro Maria Morfino Mercoledì 21 maggio 21.30
Lampada ai miei passi (19 - 25 maggio) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Walter Onano Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00
Oggi parliamo con… Mons. Antioco Piseddu Vescovo emerito di Lanusei Sabato 17 maggio 19.10 Domenica 18 maggio ore 10.30
Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa
DOMENICA 18 MAGGIO 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Gesuiti. Un percorso di catechesi per approfondire il testo dell’Esortazione Apostolica.
Il progetto di Papa Francesco per una Chiesa missionaria I Gesuiti di San Michele propongono un ciclo di incontri per “mettere in pratica” gli inviti di Santo Padre nella Evangelii gaudium PADRE GABRIELE SEMINO
Esercizi Spirituali è un testo composto per una musica e dei dialoghi di cui non è data esecuzione. Si coordina a un “fuoritesto” che è tuttavia essenziale». Con queste parole un grande gesuita del 1900, Michel De Certeau, in modo lapidario tratteggia la realtà degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. Il libretto scritto dal santo è un “manuale”, uno strumento perché chi vive gli Esercizi Spirituali (l’esercitante), possa fare esperienza dell’incontro con Dio. Il testo della recente esortazione apostolica Evangelii gaudiumdi Papa Francesco risponde alla stessa logica. Un testo che il Papa ha preparato non tanto (o meglio: non solo) perché venga letto, ma perché venga messo in pratica, perché nascano cammini nuovi di evangelizzazione. È quanto Papa Francesco scrive subito all’inizio: «In questa
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L LIBRETTO DEGLI
Fedeli nella chiesa di San Michele.
Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (n. 1). Ciò che è davvero importante non è tanto il documento stesso, quanto ciò che susciterà quel testo, cioè i prossimi anni di impegno missionario della Chiesa. Sempre il Papa prosegue: «La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per
raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia. Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure. L’importante è non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale» (n. 33). In questa ottica di “applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento”, la comunità dei gesuiti di via Ospedale, nella splendida cornice della sacrestia monumentale di San Michele, ha deciso di proporre un ciclo di conversazioni sul documento del Papa. Il titolo dato a questo ciclo è “Conversazioni sul-
la Evangelii Gaudium. Il progetto di chiesa di papa Francesco …e noi?”. Conversazioni: momenti in cui, aiutati dall’intervento di chi si impegna ad approfondire e studiare quanto il Papa ha scritto, si possa giungere a uno scambio, a una condivisione su ciò che maggiormente colpisce del testo. La scansione degli incontri (già avviati ma ancora in corso), che si tengono il martedì alle ore 19, ripercorre i cinque capitoli del documento ed è la seguente: 29 aprile: Lasciare le cose come stanno? No, grazie! 6 maggio: Non fatevi rubare la speranza! 13 maggio: Chi annuncia il vangelo a chi? 20 maggio: Dalle periferie al centro. 27 maggio: L’intenso desiderio di comunicare Gesù che affascina. A questa prima tappa desideriamo che ne segua una seconda, volta a “ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità”. Il desiderio è che le persone legate alla chiesa di via Ospedale e alle attività che fanno capo ai gesuiti, possano contribuire a ripensare e riformulare quelle stesse attività, per «avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (n. 20). È proprio il causo di augurarsi: buon cammino!
La vita di Etty Hillesum tra storia e spiritualità degli appuntamenti “Incontro con l’autore” il 9 maggio scorso si è tenuta, nella Libreria Paoline di Cagliari, la presentazione del libro “Etty Hillesum. Umanità radicata in Dio”, alla presenza dell’autore Fratel Michael Davide, monaco benedettino. Non la classica presentazione, ma un’occasione unica di confronto e arricchimento culturale per tutti i presenti che hanno potuto apprezzare la figura di Etty Hillesum, una giovane donna olandese, di famiglia ebrea, inizialmente lontana da Dio, che nella sofferenza quotidiana della Seconda Guerra Mondiale, scopre Dio dentro di sé. La prof.ssa Maria Giovanna Piano, nell’introduzione, ha presentato il pensiero di Etty Hillesum in chiave filosofica: una giovane donna che nella sua breve vita viene guidata da un forte desiderio interiore che la porta a sco-
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EL PROGRAMMA
prire Dio come la parte più profonda della sua anima. L’intervento dell’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Arrigo Miglio, ha dato l’opportunità di cogliere il legame ineludibile e profondo tra ebraismo e cristianesimo, sottolineando come la figura della Hillesum ci riporti all’essenzialità di Dio. “Dentro di me c’è un pozzo molto profondo. E in questo pozzo c’è Dio”, scrive Etty nel suo Diario, ed è questo incontro “tra la creatura ed il Creatore” che permette a questa giovane donna, a soli 29 anni, di giungere al Padre nella pace piena, morendo nel campo di Auschwitz nel 1943. Una delle pagine più buie della storia dell’umanità, forse la più tenebrosa, perché concepita e partorita dalla civiltà europea radicata nella tradizione del cristianesimo - ripete più volte Fratel Michael - in cui la figura della Hillesum ci svela il grande mistero di un’anima che non perde, anzi accresce giorno dopo
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brevi IL 29 MAGGIO
Riunione del Consiglio presbiterale Giovedì 29 maggio alle 10, nell’aula Benedetto XVI della Curia diocesana, è prevista la riunione del Consiglio presbiterale diocesano GIORGINO
In festa per Nostra Signora di Fatima Terminano domenica sera i festeggiamenti della Madonna di Fatima nell’omonima parrocchia di Giorgino a Cagliari. Dopo il triduo Santo e la Santa Messa vespertina, domenica mattina la celebrazione Eucaristica del Pellegrino, con la benedizione delle corone, che saranno lanciate in mare durante la processione pomeridiana. Alle 17 la recita del Santo Rosario e la cele-
brazione della Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, ed il panegirico predicato da don Angelo Cardia, parroco di Villanovatulo. A seguire la processione a terra, con la fiaccolata sino alla darsena, e di seguito la processione a mare, con il simulacro della Madonna. Dal natante saranno poi lanciate le corone in ricordo dei caduti in mare. IL 24 MAGGIO PRIMO INCONTRO
Sacerdoti e diaconi di Cagliari in Facebook
Presentato a Cagliari il volume di Fratel Michael Davide. ELISABETTA SALARIS
IL PORTICO
Sabato 24 maggio dalle ore 10 alle 12.30, nella sala stampa della Curia diocesana a Cagliari si terrà il primo incontro dei sacerdoti e dei
La copertina del testo. A destra Fratel Michael Davide.
giorno, il contatto con l’interiorità. E’ tra le tenebre ed il terrore del campo di concentramento che Etty impara a pregare, trovando “sé stessa e la sua unità”; una ragazza che “non sapeva inginocchiarsi”, ma che cambia vita perché cerca ed incontra Dio nella sua “intimità”, nella “parte più profonda di me” dice. Questa scoperta trasforma la sua vita: Etty non fu mai cristiana, ma la sua relazione con Dio apre il suo cuore e la preghiera la conduce al cammino; grande è il suo desiderio di “essere balsamo per molte ferite”, per vivere la gioia interiore di mettersi in comunione con gli altri.
Le parole di Fratel Michael disegnano un ritratto di Etty carico di luce e bellezza interiore: con parole semplici e ricche di emozioni l’autore racconta ai presenti l’itinerario spirituale di questa giovane donna, esempio per tutti noi di come anche i più distanti e restii alla fede, possono incontrare Dio. Un messaggio forte soprattutto per i giovani, quando la Hillesum nei suoi scritti ci invita a guardare il mondo in faccia, a non sfuggire alla realtà per rifugiarci nei sogni perché, “anche accanto alla realtà più atroce, c’è posto per i bei sogni – e per continuare a lodare la creazione, malgrado tutto”.
diaconi della diocesi di Cagliari presenti su Facebook. Tema dell’incontro sarà: “Sacerdoti in Facebook tra autenticità e testimonianza”. Il programma prevede due relazioni: la prima “Facebook: esserci o non esserci? essere o non essere?” della psicologa Raffaela Coghe. La seconda “Facebook al servizio di un’autentica cultura dell’incontro” a cura di Simone Bellisai, giornalista pubblicista e web developer. A seguire il dibattito e la condivisione di esperienze.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi IL 23 MAGGIO
Incontro con don Giuseppe Spiga Venerdì 23 maggio alle 19.30, presso l’aula magna del seminario arcivescovile di Cagliari, si terrà una conferenza dal tema: “La pastorale sociale nel Nordest del Brasile: dalla teologia della liberazione a Papa Francesco. In dialogo con il missionario don Giuseppe Spiga”. Guiderà l’incontro il giornalista Mario Girau, presidente dell’UCSI Sardegna. La conferenza è promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro. DOMENICA
“Avvenire Cagliari Mese” è in edicola Domenica, come ogni terza del mese, è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È una nuova esperienza comunicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di
uno strumento che, congiuntamente al settimanale “Il Portico”, contribuisce a riflettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo. Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari.
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Quartu S.E. Celebrata la festa patronale della parrocchia del quartiere di Pitz’e Serra.
Una comunità in cammino sulle orme di San Giovanni Evangelista Un ricco programma di eventi religiosi e civili ha accompagnato la festa del Patrono. Proseguono i lavori per la nuova chiesa TONIO MARONGIU
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A COMUNITÀ PARROCCHIALE
di San Giovanni Evangelista di Quartu Sant’Elena, ha vissuto delle giornate intense per la ricorrenza del proprio patrono. I festeggiamenti hanno avuto inizio il 7 maggio con la celebrazione del Triduo di preparazione alla festa, predicato dal parroco Don Gianfranco Falchi, il quale ha dettato delle meditazioni sulla vita e sulle opere di San Giovanni. Sabato 10 maggio è stata celebrata la Santa Messa presieduta da Don Franco Porchedda, parroco della parrocchia di San Giovanni Evangelista in Oristano - tra le due parrocchie si è instaurato un rapporto di gemellaggio - e con la partecipazione delle maggiori autorità civili della Città. Al termine della celebrazione, per le strade della parrocchia, si è snodata la solenne processione con la statua del Santo alla quale hanno partecipato le Associazioni e i Comitati religiosi delle parrocchie della Forania di Quartu, accompagnati dalla banda musicale “Città di
Mons. Vacca benedice le nuove campane. Sotto: la processione.
Quartu” e dal gruppo “Su Scrignu de Campidanu”. Al termine c’è stata la Benedizione Solenne con l’icona di San Giovanni Evangelista. Domenica 11 maggio ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica Mons. Antonio Vacca, vescovo emerito di Alghero-Bosa. Nella omelia Mons. Vacca ha esaltato la vita e le opere di San Giovanni collegandole in particolar modo alla giornata per le vocazioni. Durante la celebrazione sono state benedette le otto campane, dono di un anonimo benefattore, che, al completamento della costruzione della chiesa, verranno poste sul campanile. I riti religiosi si sono conclusi lunedì 12 maggio con la celebrazione della Santa Messa in suffragio
dei soci del comitato e dei parrocchiani defunti. Insieme ai riti religiosi il Comitato Stabile per i festeggiamenti in onore di San Giovanni Evangelista, presieduto dall’obriere in carica Mario Nurra, ha organizzato delle attività collaterali. Mercoledì 7 è stato proiettato il film “Su Re” con la partecipazione del regista Giovanni Columbu che al termine ha risposto alle domande di quanti hanno partecipato. Giovedì 8 si è svolta la gara poetica “Versada Campidanesa. Venerdì 9 maggio la compagnia teatrale amatoriale “Sacro Cuore” di Quartu Sant’Elena ha presentato la commedia dialettale campidanese “Su mur’e mesu” di Raffaele Fanti. Sabato 10, al termine della processione si è
tenuta la serata Folk con il gruppo “Su Scrignu de Campidanu”. Domenica 11 al mattino c’è stato il raduno delle Vespa d’epoca e al pomeriggio una biciclettata per le vie della città alla quale hanno partecipato numerosi bambini, giovani e meno giovani. Ha concluso i festeggiamenti civili Antonio Pani e i Nur “Tradinnovazione” con uno spettacolo di musica etnica. Tutte le celebrazioni e le manifestazioni si sono svolte nei locali e nel sagrato della Chiesa dove i lavori di costruzione procedono, dopo numerosi anni di sofferta attesa, alacremente. La cupola è in fase di ultimazione, così come la pavimentazione della cripta, la quale si è resa possibile con le offerte fatte dai parrocchiani volenterosi. Il parroco Don Gianfranco Falchi ha concluso le celebrazioni parafrasando l’augurio che si scambiano gli Ebrei il giorno di Pasqua se lontani dalla Città Santa, “Il prossimo anno a Gerusalemme”, con la frase: “Il prossimo anno al piano di sopra nella chiesa finita”.
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Carità. La campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro”.
Diritto al cibo, “dare voce a coloro che soffrono in silenzio la fame” Presentata a Cagliari la campagna nazionale per il diritto al cibo promossa da Caritas, Focsiv e altre realtà associative MARIA CHIARA CUGUSI
A
L VIA ANCHE in Sardegna la
campagna nazionale “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” promossa dalla Caritas Italiana, dalla Focsiv e da altre associazioni e movimenti cattolici italiani, per rispondere all’appello del Papa «a dare voce a tutte le persone che soffrono silenziosamente la fame, affinché questa voce diventi un ruggito in grado di scuotere il mondo». Tre i filoni tematici in cui si articola la campagna: cibo giusto per tutti, una finanza etica al servizio dell’uomo, relazioni di pace, che dovranno essere tradotti in impegno sociale e politico anche nel territorio regionale grazie a percorsi di formazione e partecipazione attiva. La campagna è stata presentata dalla Caritas Sardegna, in un incontro coordinato da Don Angelo Pittau, delegato del GREM (Gruppo regio-
La presentazione della campagna nell’Aula Magna del Seminario
nale educazione alla mondialità). «Si tratta di un’iniziativa che si colloca dalla parte dei poveri - ha spiegato Don Pittau - favorendo l’incontro nella solidarietà». Sulla cultura della solidarietà ha insistito mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda: «La solidarietà con le altre povertà, anche quelle lontane da noi, può costituire per ognuno un’occasione per crescere in una ‘cultura della solidarietà’ che passi da gesti sporadici a una dimensione quotidiana della vita umana nella sua globalità, di cui non possiamo fare a meno». Proprio la solidarietà «è indispensabile per uscire dalla crisi - le cui cause sono non solo economiche ma culturali - e per favorire la ripresa del paese». Mons. Miglio ha evidenziato inoltre l’importanza dell’informa-
zione su questi temi, partendo dalla creazione di una rete regionale tra i media del mondo ecclesiale, grazie alla presenza di fonti dirette, rappresentate dai sacerdoti, suore e laici impegnati quotidianamente in situazioni di povertà sul territorio regionale e all’estero. Solidarietà strettamente legata alla giustizia sociale, come ricordato da Fabrizio Cavalletti, responsabile dell’Ufficio Africa di Caritas Italiana, attraverso un impegno che deve partire dalla dimensione personale, per poi diffondersi tra le comunità locali e politiche. Ancora solidarietà, inoltre cooperazione e coerenza sulle scelte politiche, sono i punti affrontati da Attilio Ascani, direttore Focsiv: «Occorrono politiche globali che rimettano al centro l’uomo, la dignità e i diritti delle persone».
«Questa campagna ci deve coinvolgere di fronte non solo ai problemi delle famiglie sarde ma anche a quelli globali, con cui entriamo in contatto da vicino, attraverso il fenomeno dell’immigrazione forzata - ha sottolineato Don Marco Lai, delegato regionale Caritas -. Occorre recuperare corresponsabilità, essere presenti nei tavoli istituzionali». Una crisi alimentare in aumento - il 70% degli interventi delle Caritas sarde riguardano i beni e servizi materiali, di cui il 90% legati alla consegna dei viveri - , per affrontare la quale la Caritas sarda è impegnata nei progetti ‘Alimentis’, contro gli sprechi alimentari, e ‘Tutti con Caritas’, mirante a creare una rete solidale tra imprese, un ‘circuito virtuoso’ che tuteli la produttività. Si tratta di una campagna caratterizzata da una mobilitazione diffusa: è importante allargare la rete, promuovendo le adesioni di tutte le realtà territoriali. Per aderire si può scrivere a: progettipossibili@tiscali.it Nel quadro della campagna saranno promosse diverse iniziative nel territorio regionale (consultabili su www.caritassardegna.it). Nel prossimo mese di settembre, sarà organizzato un momento unitario regionale, in cui saranno raccolte le firme di adesione alla campagna. Il sito ufficiale dell’iniziativa è www.cibopertutti.it.
Il diaconato permanente nella Diocesi di Cagliari
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uale contributo peculiare può portare la realtà dei diaconi e dei ministri istituiti dentro la pastorale diocesana e in particolare parrocchiale? Il diaconato nella comunità è il segno sacramentale del Cristo servo; del resto ministro significa proprio “servo”. Credo sia importante rispondere non a livello teorico, ma a partire dall’esperienza in atto. In diocesi il primo diacono, Giafranco Atzeni, è stato ordinato nel 1981. A partire da quella data sono stati ordinati in tutto 49 diaconi. Finora essi hanno offerto il loro contributo soprattutto all’interno della proprie parrocchie, mettendosi a servizio della comunità; ma hanno collaborato attivamente anche all’interno degli uffici diocesani, soprattutto nell’ambito della carità, della catechesi e della liturgia. Diverso è il discorso per i ministri istituiti, cioè lettori e accoliti. L’accolito, termine che indica letteralmente il “seguace”, il discepolo, è colui che
collabora col presbitero soprattutto nella liturgia e, in quanto ministro straordinario della Eucaristia, si reca da anziani e malati. Il lettore invece proclama la Parola di Dio e la insegna. Finora in Diocesi si è sentita maggiormente l’esigenza di istituire un numero maggiore di accoliti piussto che di lettori: segno di attenzione all’Eucaristia; ma forse anche dell’esigenza che abbiamo di comprendere ancor più la centralità della Parola di Dio. Sono ormai assai noti gli inviti di Papa Francesco ad "uscire" dallo stretto recinto della comunità parrocchiale per evangelizzare ovunque. La realtà del diaconato e dei ministeri come può accogliere questa spinta missionaria? Nella Chiesa antica il diacono era colui che accompagnava i fedeli dentro la chiesa o -viceversa- li portava fuori se scomunicati. Per questo il diaconato è chiamato anche “il ministero della soglia”. Il diacono per un verso fa parte del clero, perché ha ricevuto il sacramento dell’ordine; per altro verso ha una famiglia, un lavo-
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brevi USMI
Il 31 maggio ritiro per le religiose Sabato 31 Maggio dalle 9 alle 12.30, nella casa provinciale delle Figlie della Carità in via dei Falconi 10 a Cagliari, è previsto il consueto ritiro mensile della religiose. Relatore sarà monsignor Carlo Cani, Cancelliere della Curia Vescovile di Iglesias. IL 23 MAGGIO
Don Giovanni Tangorra in Facoltà Teologica Venerdì 23 maggio alle 18 nell’Aula Magna della Facoltà Teologica a Cagliari è in programma il terzo ed ultimo incontro organizzato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, MEIC, sul tema “La Chiesa e le sue novità”. Ospite sarà don Giovanni Tangorra, Assistente ecclesiastico nazionale del Meic, che parlerà sul tema “La Sicurezza su cui la Chiesa si fonda: discerimento su tutte le strutture necessarie per la diffusione del Vangelo”.
GIOVANI
Due appuntamenti estivi a Cuglieri
Intervista al Delegato arcivescovile don Mario Farci I. P.
IL PORTICO
ro, vive la vita di ogni fedele laico. Per questo credo possa essere segno tangibile di una “chiesa estroversa” e dell’amore di Dio per ogni uomo, al di là di ogni barriera. Un discorso simile si può fare per i ministri istituti: non devono svolgere il loro servizio soltanto nella Liturgia ma nei diversi aspetti della vita della comunità. Credo che il farsi “servi per amore”, oggi più che mai, sia il mezzo migliore per evangelizzare. Diaconato e ministeri istituiti nella Diocesi di Cagliari: quante persone ne fanno parte? Quanti sono in cammino? Che percorsi formativi seguono? Dobbiamo distinguere il gruppo dei diaconi e di coloro che sono in cammino verso il diaconato e quello dei ministri istituiti che non si preparano al diaconato. Del primo gruppo fanno parte 41 diaconi, ai quali si aggiungono 16 accoliti, 1 lettore e 8 fratelli che stanno iniziando il cammi-
no: 66 persone in tutto. Il secondo gruppo invece è composto da 139 persone: 12 lettori, 85 accoliti e 42 che sono sia lettori sia accoliti. La formazione dei ministri è regolata dal Direttorio per la promozione e la formazione dei diaconi permanenti e dei ministri istituiti, che -tra l’altro- è in fase di revisione. Sostanzialmente la formazione del diacono dura almeno cinque anni (ma normalmente i tempi si allungano) e comprende quattro aspetti: umano, spirituale, dottrinale e pastorale. Il futuro diacono è affidato ad un parroco o ad un altro presbitero, prende parte al cammino di formazione proposto dall’Ufficio diocesano (ritiri, incontri etc) e frequenta l’Istituto Superiore di Scienze Religiose o la Facoltà Teologica, conseguendo i titoli accademici. I ministri istituiti seguono un cammino analogo, prendendo parte ad un cammino che dura almeno due anni.
Il Centro di Spiritualità Giovani di Cuglieri ospiterà due appuntamenti per i ragazzi. Il primo dal 27 al 31 luglio quando è prevista una Lectio Divina per giovani, guidata da monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero, destinata ai ragazzi dai 19 ai 30 anni.
Il secondo invece si svolgerà dal 27 al 30 agosto ed è destinato ai responsabili e agli operatori di pastorale giovanile nelle Diocesi, nelle parrocchie, nei gruppi, nei movimenti e nelle associazioni. Questo appuntamento verrà trasmesso in diretta via radio da Radio Kalaritana e Radio Planargia. Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito www.csgcuglieri.org, oppure è possibile inviare una mail a: info@csg-cuglieri.it.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi AL MUSEO DEL DUOMO
In esposizione l’arte di Franco Nonnis Il Museo del Duomo ospita fino al 30 maggio la mostra “Segni di vita” dell’artista Franco Nonnis. L’esposizione è un esempio di contaminazione e incontro tra l’arte sacra antica del Tesoro della Cattedrale e l’arte contemporanea di un artista che ama trasferire sulla tela, e non solo, ogni emozione, e raccontare con un linguaggio originale l’esistenza umana. È possibile visitare la personale tutti i giorni dal martedì al venerdì dalle ore 16:30 alle 19:30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30.
IL 18 MAGGIO
Giornata per le missioni diocesane Domenica si celebra la Giornata per le missioni diocesane. In particolare per quella di Nanyuky in Kenia, dove dal 1988 opera don Franco Crabu, sacerdote fidei donum, e quelle in Brasile, nella Diocesi di Viana dove operano don Gabriele Casu a Viana, e don Giuseppe Spiga, che lavora nella parrocchia di Matinha, entrambi sacerdoti fidei donum. Quanto raccolto durante le celebrazioni domenicali verrà destinato alle esigenze delle missioni diocesane.
DOMENICA 18 MAGGIO 2014
Feste e tradizioni. Si rinnova l’antico appuntamento della festa del Santo Martire.
Sant’Antioco indica a Villasor la via per testimoniare la fede Un programma pieno di eventi ha arricchito i giorni della festa in onore di S. Antioco. Mons. Francesco Soddu ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica M. G. M LA RELIGIOSITÀ e la tradizione a caratterizzare anche a Villasor la festa di Sant’Antioco che si celebra quindici giorni dopo la Pasqua. Il santo conosciuto come il martire sulcitano, patrono dell’omonima città, e per bolla papale anche della Sardegna, è molto invocato dai Sorresi e, da quanto riferiscono gli stessi cittadini, dispensatore di molte grazie. I festeggiamenti ricchi di appuntamenti civili e religiosi sono iniziati sabato 26 aprile con la vestizione del santo, la recita del rosario meditato e is goccius, nella chiesa a lui dedicata, nel quartiere chiamato “ su guventu”, in quanto la chiesa è strettamente legata al convento dei frati Cappuccini. Grazie all’impegno di un comitato prevalentemente formato da giovani, anche quest’anno in occasione della festa, c’è stata una forte partecipazione dei cittadini accorsi a tutti gli appuntamenti come al solito organizzati grazie ad una profonda sinergia tra la popolazione, sempre generosa, il comitato, il parroco don Salvatore Collu, e l’Amministrazione comunale. Il 1 maggio è iniziato il triduo solenne con la Santa Messa, la recita del rosario meditato e is goccius. Domenica 4 è stato il giorno più importante della festa. Al mattino, dopo la messa del primo mattino, si è svolta
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La processione con Sant’Antioco. Sotto: Mons. Soddu.
la concelebrazione Eucaristica solenne all’aperto in piazza Nino Brundu, presieduta da monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ed animata dal coro “ Schola Cantorum” di San Sperate. La presenza di mons. Soddu per molti è stata un regalo di Dio , perché come lui stesso ha ricordato durante l’omelia è nella nostra comunità che si è preparato al sacerdozio fino al 1987, e dopo aver partecipato alla sua ordinazione sacerdotale, abbiamo mantenuto nel tempo un legame di amicizia e di profonda stima per la sua preparazione e per le sue grandi doti umane come la semplicità e la sua attenzione pastorale verso tutti, in particolare per i poveri e coloro che soffrono nell’anima e nel corpo.
Nell’omelia, mons. Soddu, ha sottolineato come “la liturgia della Parola ci esorta a restare concentrati sul mistero pasquale, anche se a dire il vero ogni celebrazione ci esorta su questo mistero fondamento della vita cristiana, ma lo fa con una peculiarità, con la proclamazione della vicenda dei discepoli di Emmaus “ Ed ecco in quel primo giorno della settimana” è il segno del sentiero della vita per raggiungere la meta. Ci insegna ad orientare la vita dove vuole il Signore. Da qualche decennio, nella nostra società si parla del “fine settimana” che inizia dal venerdì e butta la domenica alla fine, quando siamo stanchi. Invece “il primo giorno” è il giorno più bello, che dà sostentamento a tutta la nostra esistenza. I discepoli stavano
chiudendo la loro esperienza con il Signore e stavano ritornando da dove avevano iniziato il cammino ed ecco che appare loro il Signore. Anche noi possiamo affrontare dei momenti belli in cui siamo felici e momenti meno belli, e alla sera possiamo ritrovarci affranti per le ombre che non siamo riusciti a diramare. Ecco noi come cristiani siamo nati in questo giorno, per tanto in ogni momento dobbiamo camminare con il Signore senza lasciarci rubare la speranza”. Altro momento suggestivo della celebrazione è stata la presentazione dei doni all’offertorio accompagnati dal suono delle launeddas . Subito dopo la celebrazione si è svolta la processione col simulacro del santo trainato da un carro di buoi, lungo alcune vie della cittadina addobbate con rami di palme, simbolo del martirio, e fiori vari che hanno reso il tragitto come un sentiero dentro un giardino vivente. Ad accompagnare il santo oltre a tanti fedeli, le autorità religiose e civili, i suonatori di launeddas di Gigi Arisci e Giacomo Lampis, la banda musicale ed i gruppi folk “San Biagio” di Villasor, il gruppo folk “Pro Loco Gonnosfanadiga” e il gruppo folk “Sant’Agata” di Santadi. Tanti i momenti che hanno caratterizzato il programma civile dalla gara di pesca, al torneo di scacchi , tennis, calcio e tanti spettacoli musicali , animazione per i bambini condotta e diretta dal gruppo “Palloncino blu” e la premiazione della strada più addobbata per la processione, oltre alla premiazione da parte del C.C.N. Villasor del 2’ concorso “ Giardini Fioriti” In ultimo, ma non per importanza, le suore Giuseppine che operano nella nostra comunità, hanno organizzato come ogni anno una straordinaria pesca miracolosa i cui proventi andranno ad aiutare le Missioni.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
Catechesi. Concluso il primo ciclo degli incontri formativi della Scuola diocesana.
Curare la formazione dei catechisti per la nuova evangelizzazione Oltre 50 catechisti provenienti da diverse realtà parrocchiali hanno partecipato al corso promosso dall’Ufficio Catechistico MARIA PAOLA PIRAS ON L’INCONTRO di mercoledì 30 Aprile, presso la Parrocchia Madonna della Strada di Cagliari, si è concluso il 1° anno, dei tre previsti, della Scuola diocesana di formazione per catechisti, per operatori pastorali e per coloro che sono impegnati nel campo dell'evangelizzazione, organizzato dall’Ufficio Catechistico Diocesano. La finalità della Scuola è offrire un itinerario di formazione globale a tutti coloro che sono impegnati nell’educazione cristiana, percorrendo i grandi temi del Concilio Ecumenico Vaticano II che sono entrati nell’orizzonte del Documento di Base per il Rinnovamento della Catechesi, al fine di ren-
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derli capaci di comunicare in modo efficace il Vangelo in un mondo che cambia, tenendo presente anche le istanze della Nuova Evangelizzazione e le sollecitazioni che sono pervenute dall’indizione dell’Anno della Fede. L’obiettivo generale è quello di ampliare le conoscenze teologiche, pedagogiche e metodologiche per meglio qualificare il proprio servizio nella comunità locale come “Educatore” che sa instaurare relazioni umane significative per aiutare a cogliere nella propria vita, la presenza e l’azione di Dio oltre che “Testimone” autentico ed autorevole di ciò che annuncia, “Maestro”, che conosce le grandi linee della storia della salvezza con al centro Gesù, il Cristo crocifisso e Risorto. Il corso di questo primo anno ha inteso rispondere alle domande: Chi è
il catechista? Cosa significa fare la catechesi all'interno del progetto pastorale della Chiesa italiana. Insieme a ciò si è voluto offrire degli elementi fondanti l’identità e la spiritualità del catechista e l’acquisizione di competenze e abilità per avviare questo ministero. Il tema di questo primo anno è stato : Educazione – Vangelo – Catechesi e Lumen Gentium. Il percorso si è articolato in 15 incontri di ore due ore e mezza ciascuno. Gli incontri si sono svolti presso il Seminario Arcivescovile di Cagliari nel periodo da Gennaio ad Aprile di quest’anno. Ogni serata del corso è stata scandita in 3 fasi: nella prima i diversi relatori (Suor Rita Lai, Silvia Caredda, don Roberto Piredda, Maria Grazia Pau, don Ferdinando Caschili, don Carlo Rotondo) hanno presentato un tema specifico lasciando una traccia contenente i riferimenti ai documenti della Chiesa, per i lavori di gruppo e lo studio personale, la seconda si è svolta attraverso il lavoro di gruppo guidato dai tutor, e l’ultima fase è avvenuta in modo collegiale, con una breve sintesi dei lavori di gruppo e una rilettura sintetica a cura della prof.ssa
La bellezza di vivere un cammino insieme
troviamo ad affrontare e che vorremmo superare nello svolgimento del nostro servizio, quali per esempio: riuscire a stabilire un contatto efficace con i ragazzi e le loro famiglie durante il cammino d’iniziazione alla fede condivisa. A cura di Maria Luisa Murgia, Gruppo Catechisti della Parrocchia di San Pietro Apostolo in Monastir
Le testimonianze delle catechiste alla fine del corso ANNUNCIO DEL Vangelo, in un mondo che cambia, che esige confronto, formazione, conoscenza di documenti, di testi, di approfondimenti, prevede un rinnovamento interiore della catechesi, rinnovamento promosso dal concilio Vaticano II. Per questo, la Chiesa, comunità profetica, per la sua azione catechistica, ha necessità di operatori adulti nella fede, testimoni preparati, formati e qualificati: ecco che allora i catechisti sono chiamati, consacrati e inviati dalla chiesa come costruttori di comunità. In questo primo anno di scuola di formazione catechistica crediamo di aver raggiunto questi obiettivi. Abbiamo avuto la possibilità di prendere letteralmente in mano i testi del Concilio, di cui avevamo sentito parlare ma che non avevamo mai consultato, testi che si sono rivelati preziosi, grazie al commento dei vari docenti, che non si sono serviti di metodi scolastici o accademici, ma che hanno semplicemente portato la Parola del Signore in modo semplice, comprensibile: annuncio proposto non da un maestro, ma da un testimone innamorato del suo Maestro. Così aderendo con entusiasmo a questo progetto, ci siamo accostati
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dapprima intimiditi, e poi sempre più disinvolti, ai testi proposti nei vari laboratori di formazione. Abbiamo fatto conoscenza con il Direttorio Generale per la catechesi. Abbiamo sentito l’esigenza ad accogliere l’invito a uno studio serio e perseverante della Bibbia, per poter realizzare e ripetere il primo annuncio così come ci invita a fare l’altro testo esaminato“Educare alla vita buona del Vangelo”. A cura di Pinuccia Ruiu, Gruppo Catechisti della Parrocchia Madonna della Strada Cagliari. Siamo arrivati al corso con molte domande su come adempiere in modo adeguato il compito di catechista,che non può essere ridotto ad una semplice opera di buona volontà, e con il bisogno di una formazione che ci abiliti a saper progettare il percorso di formazione personale e comunitaria, per rendere fruibile ai ragazzi il messaggio evangelico. È necessario partire da una domanda che ognuno debba porre a se stesso: ”Che cosa stai facendo?”In che modo porti avanti la missione di catechista? C’è un progetto all’orizzonte con l’idea di voler costruire una Chiesa di Pietre vive sull’esempio di Gesù Pietra an-
Mariapaola Piras. Gli incontri hanno visto la partecipazione di 50 catechisti/e, rappresentativi di molte parrocchie della Diocesi ,provenienti da Cagliari, Capoterra, Decimo, Flumini , Monastir Monserrato Pirri, Pula, Quartu, Quartucciu Selargius, Serrenti , Siurgus Donigala, Villasor Villaspeciosa, Villa San Pietro. Nel corso della serata del 30 aprile durante il primo momento, dopo l’intervento del direttore dell’UCD, don Emanuele Mameli, alcuni catechisti sono intervenuti per descrivere l’ esperienza vissuta, le difficoltà incontrate e gli obiettivi raggiunti. Il momento di preghiera è stato vissuto con Mons. Miglio che ha presieduto la Santa Messa. L’Arcivescovo, durante la sua omelia ha espresso apprezzamento per l'impegno dei catechisti laici che collaborano con il clero, soprattutto laddove è esiguo il numero dei sacerdoti e ha sottolineato come sia indispensabile la collaborazione e lo scambio tra parroci e catechisti. Ha evidenziato, inoltre, come la formazione dei catechisti sia un compito vitale perché dalla loro qualità dipende in gran parte la capacità evangelizzatrice delle nostre comunità.
golare e vero architetto della costruzione? Siamo consapevoli del fatto che prima di fare occorre pensare per non lasciarsi intorpidire dall’abitudine, per restare vigili a ciò che accade attorno a noi analizzando il contesto dove operiamo. Il percorso di formazione offertoci ci ha aperto il cuore e la mente per capire che dobbiamo agire avendo sempre l’ansia apostolica di cooperare con Cristo, per compiere la vera missione di tutta la Chiesa: l’evangelizzazione. Di fondamentale importanza per noi, in ciascun incontro, è stata l’occasione del lavoro di gruppo che, in un clima sereno, cordiale e collaborativo, ci ha consentito di ritrovarci insieme, mettere in circolo i pensieri e la propria esperienza vissuta sul campo e approfondire alcuni punti dei vari documenti di studio proposti: un’occasione per conoscere e approfondire i documenti del Concilio Vaticano II. Durante i lavori di gruppo, sono state evidenziate alcune questioni aperte e difficoltà che noi catechisti ci
Quando abbiamo incominciato "Il 15 Gennaio ,non sapevamo cosa ci aspettava , o come questi corsi fossero strutturati . Il primo impatto è stato trovarci riuniti con dei volti nuovi ed estranei, ma nello stesso tempo volti di persone che condividevano lo stesso nostro obiettivo, ossia acquisire sicurezza,nozioni e spiritualità da trasmettere ai nostri ragazzi Essere catechisti ci riempie di gioia , abbiamo imparato a conoscere e saper utilizzare i testi del Concilio Vaticano, come trasmetterli ai ragazzi di tutte le fasce d'età. Ci hanno insegnato che siamo uno strumento d'amore del nostro Padre e che ognuno di noi riflette la Sua luce. Come la luna riflette la luce del sole, così noi riflettiamo la luce del nostro amato Gesù. Anche se siamo da sempre innamorati di Gesù , ci hanno illuminati in quelle sue profonde sfaccettature a noi sconosciute , ci hanno insegnato ad abbandonarci a lui, ad avere una relazione d'amore con lui , perché solo dopo che l’amore si sperimenta si può testimoniarlo. A cura di Stefania Vaccaro, Gruppo Catechisti della Parrocchia di San Biagio in Villasor
IL PORTICO
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detto tra noi Cari genitori con chi state? di D. TORE RUGGIU
Evidentemente tutti i genitori stanno dalla parte dei figli. Naturalmente non a prescindere. Nel senso che un bambino o una bambina non nascono né santi né delinquenti, ma lo possono diventare (santi) dietro un serio impegno oppure (delinquenti) una vita sregolata. Già il Vangelo ci avverte che: “chi semina vento raccoglie tempesta” e anche: “chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”. Espressioni queste riprese anche da molti personaggi, tra i quali Cicerone che diceva: “come hai seminato, così raccoglierai”. A nessuno sfugge che è naturale schierarsi con i figli (si dice che al cuore non si comanda), tuttavia questo va fatto con verità e giustizia…anche e soprattutto quando costa. Solo così i genitori contribuiscono a far maturare persone normali e non bestie feroci. Davvero certe immagini comportamentali ormai in tutti i Paesi, soprattutto nell’occidente opulento (anche se la crisi sta un po’ ridimensionando….e forse non è del tutto male), non vorremmo più vederle. Il mondo ha bisogno di recuperare i valori umani e cristiani che contribuiscono ad una pacifica convivenza e al rispetto reciproco. Pertanto un genitore deve fare il genitore e non l’amico dei figli. Questo lo affermano perfino gli psicoterapeuti. E quando un genitore, proprio per una distorta concezione dell’educazione che permette tutto, non è capace di dire qualche “no” (o anche più di qualche No), ai propri figli, quando in una famiglia esiste l’anarchia totale, cioè una conduzione della vita familiare senza regole, si commettono dei “crimini” dalle conseguenze inimmaginabili. Anche perché quando una pianta è cresciuta, e poniamo il caso che sia cresciuta male, (cioè completamente storta), chi la può raddrizzare? A nient’altro serve se non “po fai su fogu”. Quando si va avanti con gli anni molti errori compiuti nelle giovinezza lasciano qualche traccia profonda da non riuscire più a porvi rimedio. E purtroppo non si può tornare indietro né sperare in una seconda vita, che non verrà concessa a nessuno, per rimediare alle inadempienze che si potevano e si dovevano evitare. Cari genitori, state pure con i vostri figli, amateli, aiutateli ma anche spronateli e correggeteli in tempo, come le piantine, appunto, che si curano quando sono deboli e appena spuntano. Francamente quando si vedono in giro, per tutta la notte, ragazzi e ragazze minorenni ubriachi (forse anche eccitati da qualcos’altro), che schiamazzano, dicono parolacce e perfino bestemmie, vien da chiedersi: “ma dove sono i genitori?”. E quando, nelle scuole di ogni ordine e grado, certi alunni (sempre più numerosi), assumono comportamenti di crassa maleducazione, vestono in modo indecoroso e prendono la scuola come un luogo ricreativo, difesi sempre e comunque da moti genitori, vien da chiedersi: “cari genitori, ma ve la date una mossa?”.
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Il Santo Padre. La catechesi all’Udienza Generale del Mercoledì sul dono del Consiglio.
Pregare nel bus, per la strada, uniti a Dio nel silenzio del cuore bbiamo sentito nella lettura di quel brano del libro dei Salmi che dice: «Il Signore mi ha dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 16, 7). E questo è un altro dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio. Sappiamo quanto è importante, nei momenti più delicati, poter contare sui suggerimenti di persone sagge e che ci vogliono bene. Ora, attraverso il dono del consiglio, è Dio stesso, con il suo Spirito, a illuminare il nostro cuore, così da farci comprendere il modo giusto di parlare e di comportarsi e la via da seguire. Ma come agisce questo dono in noi? Nel momento in cui lo accogliamo e lo ospitiamo nel nostro cuore, lo Spirito Santo comincia subito a renderci sensibili alla sua voce e a orientare i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre intenzioni secondo il cuore di Dio. Nello stesso tempo, ci porta sempre più a rivolgere lo sguardo interiore su Gesù, come modello del nostro modo di agire e di relazionarci con Dio Padre e con i fratelli. Il consiglio, allora, è il dono con cui lo Spirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo. In questo modo, lo Spirito ci fa crescere interiormente, ci fa crescere positivamente, ci fa crescere nella comunità e ci aiuta a non cadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose. Così lo Spiri-
ter incontrare degli uomini e delle donne di fede che, soprattutto nei passaggi più complicati e importanti della nostra vita, ci aiutano a fare luce nel nostro cuore a riconoscere la volontà del Signore! Io ricordo una volta nel santuario di Luján ero nel confessionale, davanti al quale c’era una coda lunga. C’era anche un ragazzotto tutto moderno, con gli orecchini, i tatuaggi, tutte queste cose… Ed è venuto per dirmi cosa gli succedeva. Era un problema grosso, difficile. E mi ha detto: io ho raccontato tutto questo alla mia mamma e mia mamma mi ha detto: vai dalla Madonna e lei ti dirà cosa devi fare. Ecco una donna che aveva il dono del consiglio. Non sapeva come uscire dal problema del figlio, ma ha indicato la strada giusta: vai dalla Madonna e lei ti dirà. Questo è il dono del consiglio. Quella donna umile, semplice, ha dato al figlio il consiglio più vero. Infatti questo ragazzo mi ha detto: ho guardato la Madonna e ho sentito che devo fare questo, questo e questo... Io non ho dovuto parlare, avevano già detto tutto la sua mamma e il ragazzo stesso. Questo è il dono del consiglio. Voi mamme che avete questo dono, chiedetelo per i vostri figli, Il dono di consigliare i figli è un dono di Dio. Cari amici, il Salmo 16, che abbiamo sentito, ci invita a pregare con queste parole: «Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare» (vv. 78). Che lo Spirito possa sempre infondere nel nostro cuore questa certezza e ricolmarci così della sua consolazione e della sua pace! Chiedete sempre il dono del consiglio. (7 maggio 2014)
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to ci aiuta a crescere e anche a vivere in comunità. La condizione essenziale per conservare questo dono è la preghiera. Sempre torniamo sullo stesso tema: la preghiera! Ma è tanto importante la preghiera. Pregare con le preghiere che tutti noi sappiamo da bambini, ma anche pregare con le nostre parole. Pregare il Signore: "Signore, aiutami, consigliami, cosa devo fare adesso?". E con la preghiera facciamo spazio, affinché lo Spirito venga e ci aiuti in quel momento, ci consigli su quello che tutti noi dobbiamo fare. La preghiera! Mai dimenticare la preghiera. Mai! Nessuno, nessuno, se ne accorge quando noi preghiamo nel bus, nella strada: preghiamo in silenzio col cuore. Approfittiamo di questi momenti per pregare, pregare perché lo Spirito ci dia il dono del consiglio. Nell’intimità con Dio e nell’ascolto della sua Parola, pian piano
INDUSTRIA GRAFICA
mettiamo da parte la nostra logica personale, dettata il più delle volte dalle nostre chiusure, dai nostri pregiudizi e dalle nostre ambizioni, e impariamo invece a chiedere al Signore: qual è il tuo desiderio?, qual è la tua volontà?, che cosa piace a te? In questo modo matura in noi una sintonia profonda, quasi connaturale nello Spirito e si sperimenta quanto siano vere le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: «Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19-20). È lo Spirito che ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito, perché ci possa consigliare. E dare spazio è pregare, pregare perché Lui venga e ci aiuti sempre. Come tutti gli altri doni dello Spirito, poi, anche il consiglio costituisce un tesoro per tutta la comunità cristiana. Il Signore non ci parla soltanto nell’intimità del cuore, ci parla sì, ma non soltanto lì, ma ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. È davvero un dono grande po-
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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Alessandro Orsini Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Roberto Comparetti Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Maria Grazia Pau, Emiliano Paderi, Maria Luisa Secchi, Marta Fais, Rossana Caocci, Gabriele Semino, Elisabetta Salaris, Tonio Marongiu, Maria Paola Piras. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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