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DOMENICA 25 MAGGIO 2014 A N N O X I N . 21

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Servire la Chiesa oggi e parole del Papa ci manifestano ancora una volta il suo profondo senso pastorale e la sua conoscenza precisa della realtà ecclesiale italiana. Sono le parole di chi si sente padre di noi tutti, vescovi compresi, e ci chiede di esserlo sempre di più nelle nostre Chiese. Dopo il discorso, Papa Francesco si è fermato coi vescovi per un dialogo durato oltre un'ora e mezzo, ascoltando interventi e domande e rispondendo a ciascuno con grande franchezza, invitando ad essere sempre schietti senza timore di discutere. È stata un’apertura di Assemblea assolutamente inedita, che ha comunicato a tutti un senso di fraternità e semplicità molto forti. Al tempo stesso ci ha dato piste da approfondire, non conclusioni già fatte, indicando con chiarezza il metodo da seguire. Ma soprattutto abbiamo ascoltato Pietro che ci ha aperto il suo cuore + Arrigo Miglio.

L

Pubblichiamo il testo integrale del discorso del Papa all’Assemblea della Cei. (19 maggio) A me sempre ha colpito come finisce questo dialogo fra Gesù e Pietro: “Seguimi!” (Gv 21,19). L’ultima parola. Pietro era passato per tanti stati d’animo, in quel momento: la vergogna, perché si ricordava delle tre volte che aveva rinnegato Gesù, e poi un po’ di imbarazzo, non sapeva come rispondere, e poi la pace, è stato tranquillo, con quel “Seguimi!”. Ma poi, è venuto il tentatore un’altra volta, la tentazione della curiosità: “Dim-

mi, Signore, e di questo [l’apostolo Giovanni] che puoi dirmi? Cosa succederà a questo?”. “A te non importa. Tu, seguimi”. Io vorrei andarmene con questo messaggio, soltanto… L’ho sentito mentre ascoltavo questo: “A te non importa. Tu, seguimi”. Quel seguire Gesù: questo è importante! È più importante da parte nostra. A me sempre, sempre ha colpito questo… Vi ringrazio di questo invito, ringrazio il Presidente delle sue parole. Ringrazio i membri della Presidenza… Un giornale diceva, dei membri della Presidenza, che “questo è uomo del Papa, questo non è uomo del Papa, questo è uomo del Papa…”. Ma la presidenza, di cinque-sei, sono tutti uomini del Papa!, per parlare con questo linguaggio “politico”… Ma noi dobbiamo usare il linguaggio della comunione. Ma la stampa a volte inventa tante cose, no? Nel preparami a questo appuntamento di grazia, sono tornato più volte sulle parole dell’Apostolo, che esprimono quanto ho – quanto abbiamo tutti – nel cuore: “Desidero ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io” (Rm 1, 11-12). Ho vissuto quest’anno cercando di pormi sul passo di ciascuno di voi: negli incontri personali, nelle udienze come nelle visite sul territorio, ho ascoltato e condiviso il racconto di speranze, stanchezze e preoccupazioni pastorali; partecipi della stessa men-

sa, ci siamo rinfrancati ritrovando nel pane spezzato il profumo di un incontro, ragione ultima del nostro andare verso la città degli uomini, con il volto lieto e la disponibilità a essere presenza e vangelo di vita. In questo momento, unite alla riconoscenza per il vostro generoso servizio, vorrei offrirvi alcune riflessioni con cui rivisitare il ministero, perché si conformi sempre più alla volontà di Colui che ci ha posto alla guida della sua Chiesa. A noi guarda il popolo fedele. Il popolo ci guarda! Io ricordo un film: “I bambini ci guardano”, era bello. Il popolo ci guarda. Ci guarda per essere aiutato a cogliere la singolarità del proprio quotidiano nel contesto del disegno provvidenziale di Dio. È missione impegnativa la nostra: domanda di conoscere il Signore, fino a dimorare in Lui; e, nel contempo, di prendere dimora nella vita delle nostre Chiese particolari, fino a conoscerne i volti, i bisogni e le potenzialità. Se la sintesi di questa duplice esigenza è affidata alla responsabilità di ciascuno, alcuni tratti sono comunque comuni; e oggi vorrei indicarne tre, che contribuiscono a delineare il nostro profilo di Pastori di una Chiesa che è, innanzitutto, comunità del Risorto, quindi suo corpo e, infine, anticipo e promessa del Regno. In questo modo intendo anche venire incontro – almeno indirettamente – a quanti si domandano quali siano le attese del Vescovo di Roma sull’Episcopato italiano. (segue a pagina 2)

SOMMARIO CHIESA

1-3

Il discorso del Santo Padre all’Assemblea della CEI GIOVANI

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Una riflessione sulle attività portate avanti a livello diocesano VISITA DEL PAPA

6-7

Il “grazie” dei sardi nel pellegrinaggio a Roma da Papa Francesco CAGLIARI

11

L’iniziativa di solidarietà “Sardegna chi-ama” MISSIONI

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La celebrazione della Giornata missionaria della Diocesi di Cagliari


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IL PORTICO

IL PORTICO DEGLI EVENTI

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

Il Papa alla Cei. I Pastori sono chiamati a servire con autenticità la Chiesa che è la comunità del Risorto e il Corpo del Signore.

Il fuoco della Parola alimenta la fede

1. Pastori di una Chiesa che è comunità del Risorto. Chiediamoci, dunque: Chi è per me Gesù Cristo? Come ha segnato la verità della mia storia? Che dice di Lui la mia vita? La fede, fratelli, è memoria viva di un incontro, alimentato al fuoco della Parola che plasma il ministero e unge tutto il nostro popolo; la fede è sigillo posto sul cuore: senza questa custodia, senza la preghiera assidua, il Pastore è esposto al pericolo di vergognarsi del Vangelo, finendo per stemperare lo scandalo della croce nella sapienza mondana. Le tentazioni, che cercano di oscurare il primato di Dio e del suo Cristo, sono “legione” nella vita del Pastore: vanno dalla tiepidezza, che scade nella mediocrità, alla ricerca di un quieto vivere, che schiva rinunce e sacrificio. È tentazione la fretta pastorale, al pari della sua sorellastra, quell’accidia che porta all’insofferenza, quasi tutto fosse soltanto un peso. Tentazione è la presunzione di chi si illude di poter far conto solamente sulle proprie forze, sull’abbondanza di risorse e di strutture, sulle strategie organizzative che sa mettere in campo. Tentazione è accomodarsi nella tristezza, che mentre spegne ogni attesa e creatività, lascia insoddisfatti e quindi incapaci di entrare nel vissuto della nostra gente e di comprenderlo alla luce del mattino di Pasqua. Fratelli, se ci allontaniamo di Gesù Cristo, se l’incontro con Lui perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano soltanto la sterilità delle nostre parole e delle nostre iniziative. Perché i piani pastorali servono, ma la nostra fiducia è riposta altrove: nello Spirito del Signore, che – nella misura della nostra docilità – ci spalanca continuamente gli orizzonti della missione. Per evitare di arenarci sugli scogli, la nostra vi-

ta spirituale non può ridursi ad alcuni momenti religiosi. Nel succedersi dei giorni e delle stagioni, nell’avvicendarsi delle età e degli eventi, alleniamoci a considerare noi stessi guardando a Colui che non passa: spiritualità è ritorno all’essenziale, a quel bene che nessuno può toglierci, la sola cosa veramente necessaria. Anche nei momenti di aridità, quando le situazioni pastorali si fanno difficili e si ha l’impressione di essere lasciati soli, essa è manto di consolazione più grande di ogni amarezza; è metro di libertà dal giudizio del cosiddetto “senso comune”; è fonte di gioia, che ci fa accogliere tutto dalla mano di Dio, fino a contemplarne la presenza in tutto e in tutti. Non stanchiamoci, dunque, di cercare il Signore – di lasciarci cercare da Lui –, di curare nel silenzio e nell’ascolto orante la nostra relazione con Lui. Teniamo fisso lo sguardo su di Lui, centro del tempo e della storia; facciamo spazio alla sua presenza in noi: è Lui il principio e il fondamento che avvolge di misericordia le nostre debolezze e tutto trasfigura e rinnova; è Lui ciò che di più prezioso siamo chiamati a offrire alla nostra gente, pena il lasciarla in balìa di una società dell’indifferenza, se non della disperazione. Di Lui – anche se lo ignorasse – vive ogni uomo. In Lui, Uomo delle Beatitudini – pagina evangelica che torna quotidianamente nella mia meditazione – passa la misura alta della santità: se intendiamo seguirlo, non ci è data altra strada. Percorrendola con Lui, ci scopriamo popolo, fino a riconoscere con stupore e gratitudine che tutto è grazia, perfino le fatiche e le contraddizioni del vivere umano, se queste vengono vissute con cuore aperto al Signore, con la pazienza dell’artigiano e con il cuore del peccatore pentito. La memoria della fede è così compagnia, appartenenza ecclesiale: ecco il secondo tratto del nostro profilo.

2. Pastori di una Chiesa che è corpo del Signore Proviamo, ancora, a domandarci: che immagine ho della Chiesa, della mia comunità ecclesiale? Me ne sento figlio, oltre che Pastore? So ringraziare Dio, o ne colgo soprattutto i ritardi, i difetti e le mancanze? Quanto sono disposto a soffrire per essa? Fratelli, la Chiesa – nel tesoro della sua vivente Tradizione, che da ultimo riluce nella testimonianza santa di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II – è l’altra grazia di cui sentirci profondamente debitori. Del resto, se siamo entrati nel Mistero del Crocifisso, se abbiamo incontrato il Risorto, è in virtù del suo corpo, che in quanto tale non può che essere uno. È dono e responsabilità, l’unità: l’esserne sacramento configura la nostra missione. Richiede un cuore spogliato di ogni interesse mondano, lontano dalla vanità e dalla discordia; un cuore accogliente, capace di sentire con gli altri e anche di considerarli più degni di se stessi. Così ci consiglia l’apostolo. In questa prospettiva suonano quanto mai attuali le parole con cui, esattamente cinquant’anni fa, il Venerabile Papa Paolo VI – che avremo la gioia di proclamare beato il prossimo 19 ottobre, a conclusione del Sinodo Straordinario dei Vescovi sulla famiglia – si rivolgeva proprio ai membri della Conferenza Episcopale Italiana e poneva come “questione vitale per la Chiesa” il servizio all’unità: “Èvenuto il momento (e dovremmo noi dolerci di ciò?) di dare a noi stessi e di imprimere alla vita ecclesiastica italiana un forte e rinnovato spirito di unità”. Vi sarà dato oggi questo discorso. Èun gioiello. Ècome se fosse stato pronunciato ieri, è così. Ne siamo convinti: la mancanza o comunque la povertà di comunione costituisce lo scandalo più grande, l’eresia che deturpa il

volto del Signore e dilania la sua Chiesa. Nulla giustifica la divisione: medio cedere, meglio rinunciare – disposti a volte anche a portare su di sé la prova di un ingiustizia – piuttosto che lacerare la tunica e scandalizzare il popolo santo di Dio. Per questo, come Pastori, dobbiamo rifuggire da tentazioni che diversamente ci sfigurano: la gestione personalistica del tempo, quasi potesse esserci un benessere a prescindere da quello delle nostre comunità; le chiacchiere, le mezze verità che diventano bugie, la litania delle lamentele che tradisce intime delusioni; la durezza di chi giudica senza coinvolgersi e il lassismo di quanti accondiscendono senza farsi carico dell’altro. Ancora: il rodersi della gelosia, l’accecamento indotto dall’invidia, l’ambizione che genera correnti, consorterie, settarismo: quant’è vuoto il cielo di chi è ossessionato da se stesso … E, poi, il ripiegamento che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute; e la pretesa di quanti vorrebbero difendere l’unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa…


DOMENICA 25 MAGGIO 2014

IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PORTICO

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Il Papa alla Cei. La Chiesa è continuamente convertita dal Regno che annuncia e di cui è anticipo e promessa.

L’Eucaristia genera nuova fraternità Rispetto a queste tentazioni, proprio l’esperienza ecclesiale costituisce l’antidoto più efficace. Promana dall’unica Eucaristia, la cui forza di coesione genera fraternità, possibilità di accogliersi, perdonarsi e camminare insieme; Eucaristia, da cui nasce la capacità di far proprio un atteggiamento di sincera gratitudine e di conservare la pace anche nei momenti più difficili: quella pace che consente di non lasciarsi sopraffare dai conflitti – che poi, a volte, si rivelano crogiolo che purifica – come anche di non cullarsi nel sogno di ricominciare sempre altrove. Una spiritualità eucaristica chiama a partecipazione e collegialità, per un discernimento pastorale che si alimenta nel dialogo, nella ricerca e nella fatica del pensare insieme: non per nulla Paolo VI, nel discorso citato – dopo aver definito il Concilio “una grazia”, “un’occasione unica e felice”, “un incomparabile momento”, “vertice di carità gerarchica e fraterna”, “voce di spiritualità, di bontà e di pace al mondo intero” – ne addita, quale “nota dominante”, la “libera e ampia possibilità d’indagine, di discussione e di espressione”. E questo è importante, in un’assemblea. Ognuno dice quello che sente, in faccia, ai fratelli; e questo edifica la Chiesa, aiuta. Senza vergogna, dirlo, così… È questo il modo, per la Conferenza episcopale, di essere spazio vitale di comunione a servizio del’unità, nella valorizzazione delle diocesi, anche delle più piccole. A partire dalle Conferenze regionali, dunque, non stancatevi di intessere tra voi rapporti all’insegna dell’apertura e della stima reciproca: la forza di una rete sta in relazioni di qualità, che abbattono le distanze a avvicinano i territori con il confronto, lo scambio di esperienze, la tensione alla collaborazione. I nostri sacerdoti, voi lo sapete bene, sono spesso provati dalle esigenze del ministero e, a volte, anche scoraggiato dall’impressione dell’esiguità dei risultati: educhiamoli a non fermarsi a calcolare entrate e uscite, a verificare se quanto si crede di aver dato corrisponde poi al raccolto: il nostro – più che di bilanci – è il tempo di quella pazienza che è il nome dell’amore maturo, la verità del nostro umile, gratuito e fiducioso donarsi alla Chiesa. Puntate ad assicurare loro vicinanza e comprensione, fate che nel vostro cuore possano sentirsi sempre a casa; curatene la formazione umana, culturale, affettiva e spirituale; l’Assemblea straordinaria del prossimo novembre, dedicata proprio alla vita dei presbiteri, costituisce un’opportunità da preparare con particolare attenzione. Promuovete la vita religiosa: ieri la sua identità era legata soprattutto alle opere, oggi costituisce una preziosa riserva di futuro, a condizione che sappia porsi come segno visibile, sollecitazione per tutti a vivere secondo il Vangelo. Chiedete ai consacrati, ai religiosi e

alle religiose di essere testimoni gioiosi: non si può narrare Gesù in maniera lagnosa; tanto più che, quando si perde l’allegria, si finisce per leggere la realtà, la storia e la stessa propria vita sotto una luce distorta. Amate con generosa e totale dedizione le persone e le comunità: sono le vostre membra! Ascoltate il gregge. Affidatevi al suo senso di fede e di Chiesa, che si manifesta anche in tante forme di pietà popolare. Abbiate fiducia che il popolo santo di Dio ha il polso per individuare le strade giuste. Accompagnate con larghezza la crescita di una corresponsabilità laicale; riconoscete spazi di pensiero, di progettazione e di azione alle donne e ai giovani: con le loro intuizioni e il loro aiuto riuscirete a non attardarvi ancora su una pastorale di conservazione – di fatto generica, dispersiva, frammentata e poco influente – per assumere, invece, una pastorale che faccia perno sull’essenziale. Come sintetizza, con la profondità dei semplici, Santa Teresa di Gesù Bambino: “Amarlo e farlo amare”. Sia il nocciolo anche degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi che affronterete in queste giornate. Fratelli, nel nostro contesto spesso confuso e disgregato, la prima missione ecclesiale rimane quella di essere lievito di unità, che fermen-

ta nel farsi prossimo e nelle diverse forme di riconciliazione: solo insieme riusciremo – e questo è il tratto conclusivo del profilo del Pastore – a essere profezia del Regno. 3. Pastori di una Chiesa anticipo e promessa del Regno A questo proposito, chiediamoci: Ho lo sguardo di Dio sulle persone e sugli eventi? “Ho avuto fame…, ho avuto sete…, ero straniero…, nudo…, malato…, ero in carcere” (Mt 25,31-46): temo il giudizio di Dio? Di conseguenza, mi spendo per spargere con ampiezza di cuore il seme del buon grano nel campo del mondo? Anche qui, si affacciano tentazioni che, assommate a quelle su cui già ci siamo soffermati, ostacolano la crescita del Regno, il progetto di Dio sulla famiglia umana. Si esprimono sulla distinzione che a volte accettiamo di fare tra “i nostri” e “gli altri”; nelle chiusure di chi è convinto di averne abbastanza dei propri problemi, senza doversi curare pure dell’ingiustizia che è causa di quelli altrui; nell’attesa sterile di chi non esce dal proprio recinto e non attraversa la piazza, ma rimane a sedere ai piedi del campanile, lasciando che il mondo vada per la sua strada. Ben altro è il respiro che anima la Chiesa. Essa è continuamente convertita dal Regno che annuncia e di cui è anticipo e promessa: Regno

che è e che viene, senza che alcuno possa presumere di definirlo in modo esauriente; Regno che rimane oltre, più grande dei nostri schemi e ragionamenti, o che – forse più semplicemente – è tanto piccolo, umile e nascosto nella pasta dell’umanità, perché dispiega la sua forza secondo i criteri di Dio, rivelati nella croce del Figlio. Servire il Regno comporta di vivere decentrati rispetto a se stessi, protesi all’incontro che è poi la strada per ritrovare veramente ciò che siamo: annunciatori della verità di Cristo e della sua misericordia. Verità e misericordia: non disgiungiamole. Mai! “La carità nella verità – ci ha ricordato Papa Benedetto XVI – è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera” (Enc. Caritas in veritate, 1). Senza la verità, l’amore di risolve in una scatola vuota, che ciascuno riempie a propria discrezione: e “un cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali”, che in quanto tali non incidono sui progetti e sui processi di costruzione dello sviluppo umano (ibid., 4). Con questa chiarezza, fratelli, il vostro annuncio sia poi cadenzato sull’eloquenza dei gesti. Mi raccomando: l’eloquenza dei gesti. Come Pastori, siate semplici nello stile di vita, distaccati, poveri e misericordiosi, per camminare spediti e non frapporre nulla tra voi e gli altri. Siate interiormente liberi, per poter essere vicini alla gente, attenti a impararne la lingua, ad accostare ognuno con carità, affiancando le persone lungo le notti delle loro solitudini, delle loro inquietudini e dei loro fallimenti: accompagnatele, fino a riscaldare loro il cuore e provocarle così a intraprendere un cammino di senso che restituisca dignità, speranza e fecondità alla vita. Tra i “luoghi” in cui la vostra presenza mi sembra maggiormente necessaria e significativa – e rispetto ai quali un eccesso di prudenza condannerebbe all’irrilevanza – c’è innanzitutto la famiglia. Oggi la comunità domestica è fortemente penalizzata da una cultura che privilegia i diritti individuali e trasmette una logica del provvisorio. Fatevi voce convinta di quella che è la prima cellula di ogni società. Testimoniatene la centralità e la bellezza. Promuovete la vita del concepito come quella dell’anziano. Sostenete i genitori nel difficile ed entusiasmante cammino educativo. E non trascurate di chinarvi con la compassione del samaritano su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il proprio progetto di vita. Un altro spazio che oggi non è dato di disertare è la sala d’attesa affollata di disoccupati: disoccupati, cassintegrati, precari, dove il dramma di chi non sa come portare a casa il pane si incontra con

quello di chi non sa come mandare avanti l’azienda. Èun’emergenza storica, che interpella la responsabilità sociale di tutti: come Chiesa, aiutiamo a non cedere al catastrofismo e alla rassegnazione, sostenendo con ogni forma di solidarietà creativa la fatica di quanti con il lavoro si sentono privati persino della dignità. Infine, la scialuppa che si deve calare è l’abbraccio accogliente ai migranti: fuggono dall’intolleranza, dalla persecuzione, dalla mancanza di futuro. Nessuno volga lo sguardo altrove. La carità, che ci è testimoniata dalla generosità di tanta gente, è il nostro modo vivere e di interpretare la vita: in forza di questo dinamismo, il Vangelo continuerà a diffondersi per attrazione. Più in generale, le difficili situazioni vissute da tanti nostri contemporanei, vi trovino attenti e partecipi, pronto a ridiscutere un modello di sviluppo che sfrutta il creato, sacrifica le persone sull’altare del profitto e crea nuove forma di emarginazione e di esclusione. Il bisogno di un nuovo umanesimo è gridato da una società priva di speranza, scossa in tante sue certezze fondamentali, impoverita da una crisi che, più che economica, è culturale, morale e spirituale. Considerando questo scenario, il discernimento comunitario sia l’anima del percorso di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel prossimo anno: aiuti, per favore, a non fermarsi sul piano – pur nobile – delle idee, ma inforchi occhiali capaci di cogliere e comprendere la realtà e, quindi, strade per governarla, mirando a rendere più giusta e fraterna la comunità degli uomini. Andate incontro a chiunque chieda ragione della speranza che è in voi: accoglietene la cultura, porgetegli con rispetto la memoria della fede e la compagnia della Chiesa, quindi i segni della fraternità, della gratitudine e della solidarietà, che anticipano nei giorni dell’uomo i riflessi della Domenica senza tramonto. Cari fratelli, è grazia il nostro convenire di questa sera e, più in generale, di questa vostra assemblea; è esperienza di condivisione e di sinodalità; è motivo di rinnovata fiducia nello Spirito Santo: a noi cogliere il soffio della sua voce per assecondarlo con l’offerta della nostra libertà. Vi accompagno con la mia preghiera e la mia vicinanza. E voi pregate per me, soprattutto alla vigilia di questo viaggio che mi vede pellegrino ad Amman, Betlemme e Gerusalemme a 50 anni dallo storico incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora: porto con ma la vostra vicinanza partecipe e solidale alla Chiesa Madre e alle popolazioni che abitano la terra benedetta in cui Nostro Signore è vissuto, morto e risorto. Grazie.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. L’invito a coltivare la vita spirituale rivolto ai seminaristi e ai sacerdoti.

“Lo Spirito ci porta verso l’armonia niente chiacchiere, invidie e gelosie” ROBERTO PIREDDA L REGINA COELI il Santo Padre si è soffermato sul testo della prima lettura della liturgia domenicale (At 6,17), che presentava l’attività della prima comunità cristiana e la decisione degli Apostoli di istituire i diaconi per il servizio delle mense, in modo da potersi dedicare più liberamente alla preghiera e alla predicazione. Papa Francesco in modo particolare ha sottolineato il tema dei conflitti e delle tensioni all’interno della comunità. Per superare i conflitti sono necessari il confronto fraterno e la preghiera: «Confrontandoci, discutendo e pregando, così si risolvono i conflitti nella Chiesa. Confrontandoci, discutendo e pregando. Con la certezza che le chiacchiere, le invidie, le gelosie non potranno mai portarci alla concordia, all’armonia o alla pace. Anche lì è stato lo Spirito Santo a coronare questa intesa e questo ci fa capire che quando noi lasciamo allo Spirito Santo la guida, Egli ci porta all’armonia, alla unità e al rispetto dei diversi doni e talenti. Avete capito bene? Niente chiacchiere, niente invidie, niente gelosie! Capito?». Al termine del Regina Coeli il Santo Padre ha espresso la sua solidarietà alle popolazioni della Serbia e della Bosnia colpite dalle inondazioni e ha ricordato la celebrazione della Giornata del malato oncologico. In settimana il Pontefice ha ricevuto

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in Udienza gli alunni dei Pontifici Collegi e Convitti di Roma che ospitano seminaristi e sacerdoti provenienti da tutto il mondo. Il Papa ha invitato gli alunni dei Collegi e Convitti a coltivare tutte le dimensioni della formazione sacerdotale. L’impegno nello studio deve essere serio e rigoroso, portato avanti con una «dimensione apostolica», ma non deve chiudersi nel «purismo accademico», per questo è necessario anche coltivare la vita pastorale, specie il fine settimana quando si è liberi dalle lezioni. Particolare importanza deve essere data poi alla vita comunitaria, anche dopo l’ordinazione, quando si sarà chiamati a vivere l’a-

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

sciarsi portare dallo Spirito Santo, non fare resistenza allo Spirito Santo, essere docili allo Spirito Santo. E lo Spirito Santo agisce oggi nella Chiesa, agisce oggi nella Nell’omelia del 13 maggio il Santo nostra vita. Qualcuno di voi potrà Padre, a partire dal testo evange- dirmi: ‘Mai lo ho visto!’. ‘Ma, fa’ atlico (Gv 10,22-30), ha richiamato tenzione a cosa succede, cosa ti viel’atteggiamento di chiusura dei ne in mente, cosa ti viene nel cuore. Giudei, e insistito sull’importanza Cose buone? È lo Spirito che ti indi aprirsi all’azione dello Spirito vita ad andare per quella strada. Ci Santo nella propria vita. vuole docilità! Docilità allo Spirito Santo». «Questa gente si era staccata dal popolo di Dio e per questo non po- Il Papa nell’omelia del 15 magteva credere. La fede è un dono di gio, prendendo spunto dalla letDio! Ma la fede viene se tu sei nel tura degli Atti degli Apostoli, dosuo popolo. Se tu sei - adesso - nel- ve si presentava l’identità di Gesù la Chiesa, se tu sei aiutato dai Sa- a partire dalla storia del popolo cramenti, dai fratelli, dall’assem- d’Israele (13,13-25), ha insistito blea. Se tu credi che questa Chiesa sul legame tra il cristiano e la è il Popolo di Dio. Questa gente si Chiesa. era staccata, non credeva nel Popolo di Dio, credeva soltanto nelle «Non si può capire un cristiano sosue cose e così aveva costruito tut- lo, come non si può capire Gesù to un sistema di comandamenti Cristo solo. Gesù Cristo non è cache cacciavano via la gente: cac- duto dal cielo come un eroe che vieciavano via la gente e non la la- ne a salvarci, e viene. No. Gesù Crisciavano entrare in Chiesa, nel po- sto ha storia. E possiamo dire, ed è polo. Non potevano credere! Que- vero, questo: Dio ha storia, perché sto è il peccato di resistere allo Spi- ha voluto camminare con noi. E rito Santo». non si può capire Gesù Cristo senza storia. Così un cristiano senza «Altre volte, lo Spirito Santo soa- storia, un cristiano senza popolo, vemente ci porta e la virtù è la- un cristiano senza Chiesa non si

Docili allo Spirito Santo

I

l 12 maggio Papa Francesco ha preso spunto dal brano degli Atti degli Apostoli (11,1-18), che presentava l’apertura di Pietro ai pagani, per invitare i credenti a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. «Lo Spirito Santo è la presenza viva di Dio nella Chiesa. È quello che fa andare la Chiesa, quello che fa camminare la Chiesa. Sempre più, oltre i limiti, più avanti. Lo Spirito Santo con i suoi doni guida la Chiesa. Non si può capire la Chiesa di Gesù senza questo Paraclito, che il Signore ci invia per questo. E fa queste scelte impensabili, ma impensabili! Per usare una parola di San Giovanni XXIII: è proprio lo Spirito Santo che aggiorna la Chiesa: veramente, proprio la aggiorna e la fa andare avanti. E noi cristiani dobbiamo chiedere al Signore la grazia della docilità allo Spirito Santo. La docilità a questo Spirito, che ci parla nel cuore, ci parla nelle circostanze della vita, ci parla nella vita ecclesiale, nelle comunità cristiane, ci parla sempre».

micizia sacerdotale, condividendo le gioie e le fatiche del ministero con gli altri sacerdoti. Gli anni di preparazione al sacerdozio e poi di ministero devono trovare il fondamento nella vita spirituale. «La Messa quotidiana, la preghiera quotidiana, la lectio divina, la preghiera personale con il Signore» devono essere i pilastri della vita quotidiana. All’Udienza Generale Papa Francesco, proseguendo il ciclo di catechesi sui doni dello Spirito Santo, ha parlato del dono della fortezza. La parabola evangelica del seminatore che è chiamato a gettare il seme anche nel terreno arido fa comprendere il valore del dono della fortezza. Con questo dono «lo Spirito

Santo libera il terreno del nostro cuore, lo libera dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica, in modo autentico e gioioso». La fortezza deve essere «la nota di fondo del nostro essere cristiani, nell’ordinarietà della nostra vita quotidiana». Questo dono risalta in particolare nelle persone che accettano la sofferenza pur di non tradire la propria fede: «La Chiesa risplende della testimonianza di tanti fratelli e sorelle che non hanno esitato a dare la propria vita, pur di rimanere fedeli al Signore e al suo Vangelo. Anche oggi non mancano cristiani che in tante parti del mondo continuano a celebrare e a testimoniare la loro fede, con profonda convinzione e serenità, e resistono anche quando sanno che ciò può comportare un prezzo più alto». Sempre in settimana il Papa ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio delle Associazioni Silenziosi Operai della Croce e Centro Volontari della Sofferenza, fondate dal Beato Luigi Novarese. Con loro ha approfondito il significato della sofferenza: «La sofferenza non è un valore in sé stessa, ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l’atteggiamento giusto […] Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza, mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: è l’amore che trasforma ogni cosa».

può capire. È una cosa di laboratorio, una cosa artificiale, una cosa che non può dar vita». Il 16 maggio Papa Francesco si è soffermato sull’espressione di Gesù che si presenta come “via, verità e vita”, per sollecitare i credenti ad aprire le tre “porte” necessarie per incontrarlo. «Prima porta: pregare Gesù. Sappiate che lo studio senza preghiera non serve. Pregare Gesù per meglio conoscerlo. I grandi teologi fanno teologia in ginocchio. Pregare Gesù! E con lo studio, con la preghiera ci avviciniamo un po’… Ma senza preghiera mai conosceremo Gesù. Mai! Mai! Seconda porta: celebrare Gesù. Non basta la preghiera, è necessaria la gioia della celebrazione. Celebrare Gesù nei suoi Sacramenti, perché lì ci dà la vita, ci dà la forza, ci dà il pasto, ci dà il conforto, ci dà l’alleanza, ci dà la missione. Senza la celebrazione dei Sacramenti, non arriviamo a conoscere Gesù. Questo è proprio della Chiesa: la celebrazione. Terza porta: imitare Gesù. Prendere il Vangelo: cosa ha fatto Lui, come era la sua vita, cosa ci ha detto, cosa ci ha insegnato e cercare di imitarlo”».

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

pietre PAPUA NUOVA GUINEA

Uccisi un sacerdote e un laico Un sacerdote e un laico cattolico della diocesi di Bereina sono stati uccisi, per ragioni ancora da chiarire, mentre si trovavano per motivi pastorali in un’area remota della diocesi. Si tratta di p. Gerry Maria Inau, prete che aveva avuto una vocazione adulta ed era divenuto sacerdote circa 9 mesi fa, e Benedict, laico e Ministro straordinario dell’Eucaristia. I due sono forse vittima di una conflitto tribale che va avanti nell’area da qualche anno. Padre Casmiro Kito, che ha trascorso con il prete ucciso gli anni del Seminario, ricorda p. Gerry: come un prete diligente e di grande fede. Non lasciava mai il suo Rosario e per questo aveva adottato il nome di Maria. Aveva un grande cuore per la sua gente e la serviva con amore”. IN EUROPA

Cresce l’intolleranza verso i cristiani Nel 2013 l'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa ha registrato 241 casi di intolleranza contro i cristiani nel diritto e nella politica, nelle arti e nei mass media. Secondo il Rapporto i dati indicano cresce l’odio contro i cristiani in Europa. 133 i casi di vandalismo contro luoghi cristiani avvenuti in 11 paesi europei. L’intolleranza contro i cristiani nel diritto e nella politica si verifica nelle limitazioni all’obiezione di coscienza, alla libertà di parola, alle politiche di parità discriminatorie, alla limitazione dei diritti dei genitori in materia di educazione sessuale, nonché alla libertà di riunione. 41 sono leggi in 14 paesi europei che ostacolano il libero esercizio della fede per i cristiani. Le espressioni artistiche e la vasta articolazione dei mass media, nonché i social media, stanno diventando un nuovo terreno di intolleranza contro i cristiani: l'Osservatorio ha registrato 15 casi in 6 paesi nel 2013. PAKISTAN

Libere 5 famiglie cristiane schiavizzate Cinque famiglie cristiane sequestrate e schiavizzate dai loro datori di lavoro musulmani, proprietari di fabbriche di mattoni, sono state liberate attraverso l’intervento dell’ufficiale giudiziario e della polizia. Le famiglie erano confinate dai proprietari di due fornaci di mattoni, in due villaggi del Punjab. L'ufficiale giudiziario si è rivolto alla stazione di polizia locale, ma gli agenti hanno temporeggiato e sembravano voler ritardare l’intervento fino a quando, dopo lunghe insistenze, la polizia è intervenuta e i cristiani sono stati liberati. Le famiglie erano vittime di lavoro forzato e trattate come schiave da oltre 25 anni.


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IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

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Pastorale giovanile. Una riflessione sullo spirito che anima le attività portate avanti a livello diocesano.

“Non tirarsi mai indietro e metterci la faccia per dire a tutti che la via di Gesù è interessante” I campi di formazione per gli animatori, lo sviluppo degli oratori, gli incontri diocesani, sono stati i momenti forti dell’anno pastorale FEDERICA BANDE

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n lontananza molti studenti iniziano ad intravedere le tanto attese vacanze e quindi l’inizio del periodo estivo, che porterà tanto meritato riposo per alcuni e qualche sforzo in più per i maturandi. In ogni caso tutti aspettano con ansia la fine di questo anno scolastico. Questi lunghi mesi non sono stati solamente occupati dagli impegni scolastici, ma tanti ragazzi delle scuole medie, superiori e universitari, sono stati impegnati anche nelle proposte dell’Ufficio di Pastorale Giovanile della nostra diocesi. Un anno che ha visto la sua inaugurazione con la visita di Papa Francesco il 22 settembre e, alla luce di quanto annunciato dal pontefice, è proseguito articolandosi in incontri diocesani, campi di formazione e incontri di preghiera. Così come gli alunni delle scuole anche l’Ufficio di PG, la sua equipe, ed il direttore, don Alberto Pistolesi, guardano con entusiasmo l’avvicinarsi del periodo estivo, che sarà occasione per i tanti oratori incontrati durante l’anno di potersi mettere in gioco con il CreGrest per i bambini, i campi scuola per gli adolescenti e qualche viaggio per gli animatori più grandi. Un lavoro, quello dell’Ufficio di Pastorale Giovanile, che quindi non abbraccia solo i mesi invernali ma che accoglie le tante sfaccettature della vita oratoriale e

Un momento della Via Lucis durante l’Incontro Diocesano a Quartu S.E.

parrocchiale. Il progetto che sta alla base del percorso pastorale diocesano proposto sul nostro territorio si è posto diversi obiettivi, ma lasciamo raccontare tutto questo al direttore della Pastorale Giovanile, don Alberto Pistolesi: “Per quanto riguarda il discorso relativo alle Giornate Diocesane, da ormai due anni pastorali il calendario diocesano si è arricchito di alcuni importanti appuntamenti che hanno coinvolto in modo particolare i ragazzi e i giovani della nostra diocesi. Durante i tempi forti dell’anno in Avvento, in Quaresima e nel Tempo Pasquale i ragazzi che popolano gli oratori della nostra diocesi hanno avuto la possibilità di incontrarsi per conoscersi, pregare insieme, ascoltare la parola del Vescovo, condividere momenti di animazione e sviluppare un tema da poter poi approfondire nel cammino individuale di gruppo parrocchiale. L’obiettivo principale di queste giornate era innanzitutto quello di riscoprire il valore dell’incontro e della condivisione delle diverse realtà che animano gli

oratori della nostra diocesi. Scoprire che anche in altre comunità ci si sta sforzando di accogliere i ragazzi, coinvolgerli con proposte di cammini di crescita e maturazione umana e spirituale può essere di grande incoraggiamento per gli animatori e gli educatori. Aiuta a non sentirsi soli e a percepirci tutti come parte di un progetto più grande, assaporare ciò che è missione . Ora bisognerà comprendere quale nuovo sviluppo l’Arcivescovo vorrà attraverso la pubblicazione dei prossimi orientamenti pastorali al movimento oratoriale che stiamo cercando di creare attraverso gli incontri diocesani, il confronto nelle parrocchie e le occasioni di formazione con i campi di Solanas che quest’anno hanno coinvolto ben 150 ragazzi.” Per quanto riguarda la squadra che anima le iniziative dell’Ufficio PG, don Pistolesi continua dicendo: “Il grande lavoro di questi due anni è stato reso possibile anche grazie al gruppo di giovani animatori che hanno dato vita alla squa-

dra di pastorale giovanile. Il gruppo guidato dal direttore dell’ufficio ha lo scopo di organizzare, promuovere e sostenere le diverse proposte che si stanno portando avanti in diocesi. I giovani sono animatori provenienti da alcuni oratori delle nostre parrocchie e si spera che la squadra possa presto diventare più grande ed eterogenea. Anche gli animatori di pastorale giovanile vivono il loro servizio attraverso un cammino. Mensilmente si incontrano per pregare, confrontarsi, formarsi su alcuni temi importanti della pastorale e preparare i diversi appuntamenti. Molto tempo occupa la preparazione degli eventi diocesani ma altrettanto tempo viene impiegato per poter organizzare gli incontri di confronto, ascolto e formazione con gli animatori, i catechisti e gli educatori direttamente negli oratori e nelle parrocchie. Ci si muove per poter andare a conoscere le diverse realtà della nostra diocesi e le necessità che emergono dal territorio. Questo continuo lavoro di ascolto e confronto, seppur faticoso, risulta indispensabile per poter riuscire ad organizzare al meglio le diverse proposte in moda tale da renderle utili e veramente efficaci. Per il futuro si spera di poter aumentare le occasioni di incontro nelle parrocchie e di poter ampliare la squadra di pastorale giovanile con nuovi animatori di diverse provenienze, in modo tale da poter arricchire le parrocchie di provenienza e la diocesi di nuove forze.” Come racconta don Alberto, i ragazzi della squadra PG provengono da tanti e differenti ambienti parrocchiali e negli ultimi due anni hanno dovuto imparare a conoscersi, collaborare e affrontare un nuovo impegno. Lasciamo che ci racconti tutto questo attraverso la sua esperienza personale Sara Falqui, universitaria e

I volti dell’Incontro Diocesano dell’11 maggio

membro dell’equipe PG : “C’è un frase che porto dentro il mio cuore e che ha illuminato questo, per me intenso e significativo, anno in Pastorale Giovanile. La frase è tratta dal vangelo di Luca al capitolo 5: Getta le tue reti. Questo slogan ha accompagnato la mia esperienza attraverso l’ indimenticabile abbraccio di Papa Francesco, il 22 di settembre, passando attraverso i tre incontri diocesani. La porto nel cuore perché nella mia esperienza di vita questa frase , si traduce con: non avere paura di credere in Gesù Cristo e fidati di Lui. Si, proprio così, perché tante volte il rischio che si potrebbe correre è quello di tirarsi indietro, e dunque di non metterci la faccia, di fronte ai nostri coetanei e di aver vergogna di parlare a loro dell’ interessante proposta di Gesù. Tutto ciò prende vita e si concretizza in me nel vivere la fede nella mia comunità parrocchiale, come catechista e come giovane all’ interno del nostro gruppo giovanile, fino ad arrivare alla collaborazione all’ interno della Pg. Tutto questo è per me un’ occasione di incontro, confronto, ascolto e di crescita umana e spirituale. Infatti, l’ esperienza della preparazione degli incontri diocesani e dell’ incontro con le tante realtà parrocchiali, mi hanno insegnato che Sara non è sola nell’ amicizia con Gesù, nella conoscenza delle sue parole e nel confronto con quello che la chiesa ha da dire a noi. È stato interessante lavorare in equipe perché ho potuto sperimentare la bellezza e la condivisione con tante persone, e quindi tante personalità e talenti diversi che significano nel concreto l’ esserci, il confronto e la ricchezza del gruppo. Dunque, getta le tue reti, preghiera, amicizia, gioia di stare tutti assieme...tanto ho vissuto...Ma c’è ancora tanta strada da fare!”


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IL PORTICO

IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

Dire grazie a Papa Francesco. Nelle parole del Pontefice la solidarietà per le difficoltà che vivono i sardi.

“Cari amici, non mi sono dimenticato di voi vi incoraggio a perseverare nella speranza” Oltre 1000 fedeli provenienti dalle diverse diocesi della Sardegna hanno partecipato all’Udienza generale con Papa Francesco, che ha ricordato il suo legame con l’Isola ROBERTO COMPARETTI ONO STATI GIORNI intensi e ricchi per tutti i partecipanti. Il pellegrinaggio a Roma voluto dai vescovi sardi per ringraziare Papa Francesco della sua visita a Cagliari lo scorso 22 settembre, è stato vissuto con grande partecipazione dagli oltre 1000 fedeli, oltre 200 quelli partiti dalla Diocesi di Cagliari. Per iniziare la tre giorni a Roma i pellegrini hanno fatto tappa alla Basilica di San Paolo fuori le Mura dove l’Arcivescovo monsignor Arrigo Miglio ha celebrato l’eucaristia: una scelta importante per dare avvio alla permanenza nella capitale e per prepararsi all’Udienza con il Santo Padre. Una celebrazione semplice ed intensa allo stesso tempo con al centro la Parola di Dio proclamata e che aveva al centro il tema del pastore e delle sue pecore, proprio come il gruppo di pellegrini che l’indomani avrebbe incontrato il Santo Padre, pastore di tutta la Chiesa. Il momento centrale di tutto il pellegrinaggio è però stata l’U-

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Un’immagine di Piazza San Pietro durante l’Udienza generale alla quale ha partecipato la rappresentanza della Sardegna.

dienza generale del mercoledì, in una piazza San Pietro stracolma di fedeli, tanto che anche metà di via della Conciliazione è stata bloccata per consentire l’accesso ai fedeli. L’appuntamento per i sardi era fissato per le 7 del mattino nei pressi del Palazzo dell’Ex Sant’Uffizio dove una volta ritirato il pass di accesso ed il foulard giallo ci si avviava verso il colonnato per i controlli di sicurezza, prima dell’accesso in piazza san Pietro. Poco dopo le 9 quasi tutti i pellegrini sardi sono sistemati sul lato sinistro della piazza rivolti verso il sagrato dove dopo il consueto giro prolungato della papamobile il Santo Padre inizia la sua ca-

techesi sul tema della Fortezza, seguita con attenzione dalle migliaia di fedeli. Poi il momento tanto atteso, quello dei saluti ai presenti compreso quello ai sardi il Papa “Il mio pensiero – ha detto - va con affetto ai fedeli della Sardegna, accompagnati dai loro Pastori e dalle Autorità, per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di compiere l’anno scorso in quella terra. Cari amici, vi ringrazio per la vostra presenza e vi incoraggio ad affrontare le situazioni problematiche che ancora affliggono la vostra bella Isola, perseverando nella speranza e nella solidarietà. Io vi assicuro che non mi sono dimenticato di voi e prego. Ricordo tanto quelle parole che

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voi mi avete detto sui gravi problemi della Sardegna. Vi assicuro di esservi vicino”. Il boato dei seminaristi del Regionale viene udito in tutta la piazza. Gli applausi sono scroscianti così come il grido “Viva il Papa”. Nei pensieri del Pontefice anche le notizie di cronaca come la strage di minatori in Turchia, quella dei migranti nel Mediterraneo. Al centro dei pensieri del Papa l’uomo e la dignità di essere creatura di Dio. Al termine per il Papa un lungo giro a piedi sul sagrato dove i più fortunati hanno la possibilità di salutarlo. C’è chi riesce a sfiorare la mano del Papa, alcuni hanno il privilegio del “baciamano” e salutano di persona il Santo Padre,

anche due piccoli ministranti di Sant’Avendrace che non riescono a credere ai loro occhi. Per Riccardo 8 anni e Giulia 5 il 14 maggio resterà una data difficile da dimenticare con quel saluto e quella carezza ricevuta da papa Francesco. Nonostante un fastidioso raffreddore che non gli da tregua, il Santo Padre percorre il sagrato per salutare molti fedeli: ad ognuno riserva attenzione e ascolto. Al termine risale sulla papamobile per far rientro a Santa Marta ma prima di lasciare la piazza un fuori programma, l’ennesimo. Viene fatta fermare l’auto e il Santo Padre scende per salutare alcuni malati, e persone sistemate nei pressi delle transenne. Pochi muniti per rendere speciale la giornata di chi forse ha sacrificato tanto per avere quell’attenzione. Pochi minuti dopo le 12 la folla comincia a lasciare la piazza, anche i sardi sul cui volto si legge una grande gioia per aver vissuto una mattinata che resterà impressa. Nella diretta, che Radio Kalaritana ha seguito, l’Arcivescovo monsignor Arrigo Miglio, ha raccontato a caldo le sue sensazioni: “Siamo venuti qui a dire grazie al Papa ma dalle sue parole abbiamo colto anche un ringraziamento da parte sua per la nostra presenza oggi qui. Ci ha detto cose molto belle, specialmente quella più importante: non si è dimenticato di noi e continua ad esserci vicino. Di questo non possiamo che essere felici”.


IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

Dire grazie a Papa Francesco. La Messa di ringraziamento celebrata a San Pietro.

La fede di Pietro ci indica la via per seguire con coraggio il Risorto Mons.Miglio: “Chi è chiamato al ministero apostolico testimonia il Risorto. Lui ci dà la forza per vivere la fede” R. C. NA MESSA PER dire grazie al Papa. È quella seguita all’Udienza generale di mercoledì 14 quando almeno 500 fedeli delle Diocesi sarde si sono ritrovati nella Basilica di San Pietro. Il rito, presieduto da monsignor Arrigo Miglio e concelebrato da una buona parte dell’Episcopato sardo, oltre al Sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, insieme ad alcune decine di sacerdoti, è stato animato da un coro composto dagli alunni del Seminario regionale, sotto la guida di don Fabio Trudu, direttore dell’Ufficio Liturgico della Diocesi di Cagliari. Il calendario liturgico segnava la memoria di San Mattia, nuovo apostolo accolto nella comunità guidata da San Pietro, particolarmente preoccupato per il futuro dei seguaci di Cristo. Nella sua omelia monsignor Miglio ha ripreso il tema della preoccupazione di Pietro per la comunità degli Undici e l’ingresso di Mattia. “Il primo

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IL PORTICO

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brevi IN SEMINARIO

Conferenza sulla pastorale in Brasile Venerdì 23 maggio alle 19.30 l’aula magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari, ospita una conferenza dal tema: «La pastorale sociale nel Nordest del Brasile: dalla teologia della liberazione a Papa Francesco. In dialogo con il missionario don Giuseppe Spiga». Guiderà l’incontro il giornalista Mario Girau, presidente dell’UCSI Sardegna. La conferenza è promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro. IL 1 GIUGNO

Adorazione eucaristica dalle Cappuccine

La celebrazione all’Altare della Cattedra in San Pietro.

compito che attende Mattia - ha detto monsignor Miglio - è quello di essere testimone della resurrezione di Dio. È il primo impegno di chi è chiamato al ministero apostolico: testimoniare che Gesù è risorto e che ci da la forza per vivere pienamente la nostra fede. Questo ci aiuta a vincere lo scoraggiamento che le vicissitudini quotidiane provocano. In Lui abbiamo la forza, nel Risorto. Grazie a questo possiamo sostenere chi vive momenti difficili, che si trova nella precarietà. Quanto ci ha detto il Papa deve essere di grande conforto perché ci ha ribadito di non averci dimenticato. È Pietro che veglia su di noi e ci incoraggia a non arrenderci. La Lettura ci ha trasmesso la sollecitudi-

ne dell’Apostolo Pietro e sappiamo che lui veglia su di noi”. Un attenta assemblea ha seguito il rito, partecipando attivamente. C’è chi ha immortalato alcuni momenti con telefono o tablet, ma la cosa non ha procurato problemi più di tanto. Si è arrivati la distribuzione dell’Eucaristia ai fedeli che si protrae per molto, segno che in tanti vogliono comunicarsi per questa occasione più unica che rara. Si arriva alla fine. Mons. Miglio ringrazia ancora tutti per la presenza soprattutto alla celebrazione che è stata vissuta con particolare attenzione. Al termine della Messa il canto del Deus ti salvet, Maria risuona tra le

navate della Basilica, mentre i celebranti raggiungono la sacrestia. Un rapido saluto tra i sacerdoti, vescovi e diaconi, così come tra i seminaristi e poi si lascia piazza San Pietro consci di aver vissuto una giornata ricca di fede, di comunione tra le Diocesi sarde, con i propri pastori. Sui volti di tanti la gioia di essere stati presenti ad un appuntamento, forse unico, con la consapevolezza che Papa Francesco è vicino ai sardi. Tra le tante voci anche quella di una giovane mamma che dice “Lascio qui il nostro cuore, dopo aver partecipato all’Udienza, nella quale il Papa ci ha detto di esserci vicino: questo mi da speranza per il nostro futuro”.

Il Pellegrinaggio a Roma

Domenica 1 giugno alle 17 nel Monastero delle Clarisse Cappuccine in Cagliari si ripete l’appuntamento mensile dell’adorazione eucaristica vocazionale, curata dal Centro Diocesano Vocazioni.

Sono invitati tutti gli operatori della pastorale vocazionale e quanti vogliono unirsi nella preghiera al padrone della messe perché mandi operai (consacrati e consacrate) alla sua Chiesa.

INCONTRO IN SEMINARIO

Sacerdoti e diaconi di Cagliari su Facebook Sabato 24 dalle ore 10 alle 12.30, nella sala stampa della Curia diocesana a Cagliari si terrà il primo incontro dei sacerdoti e dei diaconi della diocesi di Cagliari

presenti su Facebook. Tema dell’incontro sarà: “Sacerdoti in Facebook tra autenticità e testimonianza”. Il programma prevede due relazioni: la prima “Facebook: esserci o non esserci? essere o non essere?” della psicologa Raffaela Coghe. La seconda “Facebook al servizio di un’autentica cultura dell’incontro” a cura di Simone Bellisai, giornalista pubblicista e web developer. A seguire il dibattito e la condivisione di esperienze.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

VI DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)

dal Vangelo secondo Giovanni

DON ANDREA BUSIA

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l brano di oggi ruota interamente attorno a una manciata di verbi: amare, osservare i comandamenti, dare/ricevere/rimanere, vedere/sapere/conoscere. E questi verbi sono collegati l’uno all’altro in vari modi all’interno del brano, l’effetto che se ne ricava è che risultano “quasi” sinonimi, o meglio mostrano ciascuno da una sfaccettatura diversa, la stessa realtà. Con uno di questi collegamenti si apre il nostro brano: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Amore per Cristo e osservanza dei comandamenti sono due elementi che non possono essere separati: se si ama Cristo questo si manifesta nell’osservanza dei comandamenti, se non li si osserva questo significa che non si ama Cristo. Un’espressione dura per iniziare il brano! Ma qual è il principale comandamento dato da Gesù se non il comandamento “nuovo”: “Vi do

il portico della fede

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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gv 14, 15-21

Non vi lascerò orfa

un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Rispettare i comandamenti significa soprattutto imparare a rispettare, oltre che il comandamento dell’amore per Dio, il comandamento “nuovo” di Gesù. Se questo è vero possiamo allora provare a riscrivere la prima parte del nostro brano del vangelo in questo modo: “Se amate me, vi amerete gli uni gli altri come io vi ho amato”. A conferma di quanto appena detto, questo messaggio risuonerà con ancora più forza all’interno della prima lettera di Giovanni: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,8). Non esistono metodi più adeguati di questo per valutare il nostro rapporto con Dio: il termometro del nostro amore per Dio è il nostro amore per i fratelli: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35)

Andando ancora avanti si vede come altri due verbi si colleghino al discorso e ci mostrino un’altra sfaccettatura: al nostro amore Cristo corrisponderà pregando il Padre perché ci “dia” lo Spirito della verità, uno spirito che “rimanga” con noi come nostro consolatore. Grazie all’amore di Cristo per noi il Padre ci dona lo Spirito, Cristo stesso era stato un dono inatteso e grandioso del Padre, ora che lui sta per non essere più “visibile” assicura che coloro che lo amano e lo ameranno non resteranno soli. Alcuni però non conoscono questo “Spirito della Verità”, e non lo conoscono per una ragione molto semplice: non amano Cristo. Nel linguaggio biblico “conoscere” significa anche “amare”, “fare esperienza di qualcuno”; non amando Dio (o se si preferisce non osservando i comandamenti) queste persone di cui parla Gesù si rendono impermeabili all’azione dello Spirito.

Ma questo rapporto tra Cristo e il suo discepolo come evolverà? Gesù ci mostra il fine di tutto questo amore: poter fare l’esperienza di essere veramente amati e uniti a Cristo e al Padre. Tutto il creato è finalizzato a questo rapporto di unione con Cristo, l’uomo in maniera particolare, questo è da sempre parte del disegno del Padre come scrive in maniera molto chiara S. Paolo agli efesini: “il disegno [della sua volontà è quello] di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra” (Ef 1,10). Questa unità però non si può realizzare se non attraverso l’amore. Tutto è finalizzato a Cristo, perché il Padre ha affidato a lui ogni cosa, ma attraverso Cristo tutto il creato deve tornare al Padre come dice S. Paolo: “Quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28).

PORTARE LA GIOIA DEL VANGELO NELLA CITTÀ DEGLI UOMINI “È interessante che la rivelazione ci dica che la pienezza dell’umanità e della storia si realizza in una città. Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze…” (71). Con queste affermazione Papa Francesco ci guida a guardare la città, dove gli uomini abitano, in un modo nuovo, anzi inedito fino all’altro giorno; così anche i cristiani sono invitati a considerare la complessità delle relazioni che si sviluppano con le nuove culture e i nuovi stili di vita che si inseriscono in un tessuto sociale consolidato nel corso della storia ma che di fatto, oggi viene in qualche modo sconvolto da questa nuova realtà che si è imposta a motivo del crescente flusso migratorio proveniente da tutte le parti del mondo. “Non bisogna dimenticare che la città è un ambito multi-

culturale” (74). Anche se per mezzo dei mezzi di comunicazione di massa, le stesse realtà rurali vengono anch’esse trasformate rischiando di perdere quei valori umani condivisi e vissuti. Dunque si deve trovare il modo di interagire “promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità e di giustizia”. Mai come in questo momento storico i cristiani sono chiamati alla missione per trovare nuove forme di dialogo, di servizio, di incontro e di solidarietà, perché altri fratelli non siano considerati “non cittadini”, “cittadini a metà” e “avanzi urbani”! Perciò è importante che i cristiani si impegnino in una testimonianza coerente del vangelo, soprattutto per raggiungere ogni realtà umana; riprendano, con coraggio, il compito educativo delle giovani generazioni, nelle scuole, negli oratori, nelle famiglie, in tutte quelle realtà in cui vi

sono bambini, ragazzi, giovani che attendono di vedere soddisfatti i loro diritti a partecipare al bene del paese che abitano. “Al di là della complessità del vivere, oggi, nel villaggio globale, è bene considerare che in ogni città vi sono fermenti culturali che andrebbero potenziati e sviluppati, in modo che l’umanità vissuta secondo lo stile del vangelo possa portare dei benefici e degli arricchimenti che abbiano la forza di far superare la visione di “massa”, in una visione di moltitudine di persone, ciascuna con la propria originalità e irripetibilità. Gli insegnamenti di Papa Francesco, possono ispirare in modo creativo ogni progetto, …spetta ai cristiani, nelle città in cui vivono tradurre in iniziativa concrete di bene, gli insegnamenti del vangelo, in modo da manifestare a tutti che Gesù è veramente risorto ed è presente e operante nella storia. Maria Grazia Pau


ELLA FAMIGLIA

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La difficile arte dell’educazione dei figli

ni...

Un adolescente in famiglia TERESA E COSTANTINO CUNCU

adolescenza è un passaggio obbligato per tutte le famiglie e coinvolge tutta la famiglia. Nel Vangelo di Luca (2,41-52 ) troviamo un brano che aiuta a capire come non sia facile crescere con i figli, cogliere le loro aspirazioni, i loro interessi, le loro dinamiche comportamentali. Il brano racconta una situazione familiare: Maria, Giuseppe e Gesù si recano a Gerusalemme, potremmo dire, vivono insieme una giornata di festa. Festa intesa come momento di riposo, di ri-creazione per tutti, occasione per costruire o rinforzare le relazioni con i parenti e con gli amici, fare nuove conoscenze. Anche la famiglia di Natzareth vive questa situazione, come spesso viviamo noi come famiglia. Ad un certo punto i genitori si rendono conto che Gesù non è nella cerchia dei parenti o degli amici, “evidentemente il ragazzo iniziava a cercare i suoi spazi, la sua autonomia”. I figli adolescenti sono una lezione per i genitori, una lezione che non ti aspetti … Con l’adolescenza dei figli si apre la strada a nuove modalità di relazione che richiedono la capacità di saper trovare le risorse adatte nei momenti cruciali. Forse il giorno “il ragazzo” ha osato troppo e i genitori si preoccupano, si crea un disagio. Papà e mamma tornano indietro, lo cercano, tanti pensieri si accavallano nella loro mente, non sanno darsi una spiegazione. Lo trovano … nel tempio a parlare con i dottori della legge che lo ascoltano meravigliati. I nostri figli, a volte ci stupiscono, non sempre comprendiamo le loro aspirazioni e non riusciamo a canalizzarle se non sono proprio come noi vorremo. Il rischio è quello di passare dal “buonismo” al “rigorismo”, magari alternando un po’ l’uno un po’ l’altro. I nostri figli, invece, hanno bisogno di trovare punti di riferimento equilibrati, di sapere che cosa è buono e giusto e che cosa è stupido e banale, per orientare i loro comportamenti. Tutto questo lo imparano attraverso ciò che i genitori e le persone con cui si relazionano, vivono. Noi possia-

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RISCRITTURE

ANNUNCIARE LA VERITÀ Gesù ci dice: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre e Egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre – lo Spirito di Verità" (Gv 14,15-17a). In queste parole Gesù rivela il profondo legame che esiste tra la fede e la professione della Verità Divina, tra la fede e la dedizione a Gesù Cristo nell’amore, tra la fede e la pratica della vita ispirata ai comandamenti. "Egli vi darà un altro Consolatore – lo Spirito di Verità". Lungo la storia della Chiesa gli Apostoli hanno predicato la parola di Cristo preoccupandosi di consegnarla intatta ai loro successori, i quali a loro volta l’hanno trasmessa alle successive generazioni, fino ai nostri giorni. Tanti predicatori del Vangelo hanno dato la vita proprio a causa della fedeltà alla verità della parola di Cristo. E così, dalla premura per la verità è nata la Tradizione della Chiesa. Come nei secoli passati così anche oggi ci sono per-

sone o ambienti che, trascurando questa Tradizione di secoli, vorrebbero falsificare la parola di Cristo e togliere dal Vangelo le verità, secondo loro, troppo scomode per l’uomo moderno. Si cerca di creare l’impressione che tutto sia relativo: anche le verità della fede dipenderebbero dalla situazione storica e dalla valutazione umana. Però la Chiesa non può far tacere lo Spirito di Verità. I successori degli Apostoli, insieme con il Papa, sono responsabili per la verità del Vangelo, ed anche tutti i cristiani sono chiamati a condividere questa responsabilità accettandone le indicazioni autorevoli. Ogni cristiano è tenuto a confrontare continuamente le proprie convinzioni con i dettami del Vangelo e della Tradizione della Chiesa nell’impegno di rimanere fedele alla parola di Cristo, anche quando essa è esigente e umanamente difficile da comprendere. Benedetto XVI - Omelia 26 maggio 2006

mo solo accompagnare i figli nella ricerca della loro libertà sapendo che la libertà non è fare tutto ciò che si vuole, prendere tutto ciò che passa davanti agli occhi, ma ap-prendere tutto ciò che può aiutare la loro umanità a prendere forma. Solo così si diventa uomini e donne liberi. La lealtà, il rispetto, la sincerità, la tenerezza, la gratuità, la generosità, la giustizia, … la imparano non perché qualcuno gliela spiega, ma perché chi pratica questi valori è felice di farlo perché danno senso alla vita. Maria e Giuseppe, dopo il ritrovamento, si sono certamente rasserenati, ciò nonostante la mamma interviene: “tuo padre e io ti cercavamo”. È la mamma che parla, ma lo fa a nome di tutt’e due. L’intervento educativo può anche essere, nel momento giusto, fatto da uno solo dei genitori, l’importante è che il ragazzo o la ragazza capiscano che i genitori seguono la stessa linea educativa. Non si tratta di decidere il futuro per i figli o dei figli, ma di accompagnarli: saranno loro a fare le scelte sulla base di ciò che come genitori, e non solo, abbiamo saputo testimoniare con la coerenza di vita. Gesù si giustifica: “Non sapevate che io devo …” . I figli devono trovare la loro strada, noi possiamo solo dare delle indicazioni, ma, per fare questo, dobbiamo ascoltarli, osservarli per capire le loro aspirazioni, e far emergere il positivo che ciascuno ha per farlo diventare valore da spendere nel migliore dei modi; perché imparino a “trafficare” i loro talenti come ben insegna la parabola dei “talenti”. L’educazione dei figli non permette “assenze” né “lontananze”. Spesso, come hanno fatto Maria e Giuseppe, bisogna: tornare indietro, fermarsi, andargli incontro, risalire, scendere, … (sono tutti verbi presenti nel racconto) e dopo c’è il ritorno a casa, al quotidiano. È vero i genitori di Gesù non avevano capito tutto del loro figlio, come spesso capita anche a noi genitori, “il progetto era troppo grande”, ma custodivano nel loro cuore, ansie, aspettative, gioie, talvolta delusioni, ma lasciano che il loro figlio cresca, come dice il brano in età, sapienza, bontà, senza avere fretta di vedere subito i risultati.


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IL PORTICO DEI IDEE

IL PORTICO

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

LETTERE A IL PORTICO Ormai è prassi, dei politici regionali non ci si può più fidare; nel corso delle tornate elettorali si esprimono con enfasi dimostrando una verginità assoluta; una volta insediati nelle poltrone, cambiano improvvisamente e dimostrano il loro vero essere… . Non è molto che il partito, guidato dal noto professore, al fine di scalzare dalla stanza dei bottoni regionale una destra inconcludente, si è riempito la bocca di grandi promesse, parole, idee: valorizzazione della nostra isola in campo internazionale; rendere più agevole il trasferimento da e per il continente e così rompere l’isolamento dei sardi; dare respiro alle imprese e ai sardi strozzati dalla crisi economica; dare una speranza ai giovani che sempre più numerosi vanno all’estero a cercare lavoro.. Inghilterra, Australia fino alle Americhe e oltre; proporre una vera stretta ai costi assurdi della politica… etc. Parole, parole, parole….. per ora non seguite dai fatti. Addirittura dobbiamo constatare che il nuovo consiglio, ormai passati mesi dall‘insediamento, perde il tempo a discutere sulla spartizione degli incarichi, dimentico della crisi che sta distruggendo il tessuto commerciale e industriale della nostra isola. Addirittura dobbiamo prende-

re atto come sembra si stia cercando una strada per riscrivere o meglio rientrare nel diritto a percepire quei vitalizzi e indennità da reinserimento, queste ultime, si vocifera a disposizione anche dei consiglieri rinominati; (fondi ai gruppi?) – questioni in campagna elettorale dichiarate inaccettabili, pur cancellate da una riforma che non si vuole confermare. E mentre nei giornali isolani non si parla che: di operatività dei giudici avverso il mal costume delle spese personali passate come spese dei gruppi per attività politica; e di 65 politici chiamati a difendersi in un processo, scoppia la ulteriore grana della omertà del consiglio a esternare i nomi dei consiglieri che han avuto accesso al vitalizio, sia con riferimento ai diritti acquisiti che agli eventuali ulteriori richiedenti –nonché le date di percezione, nonostante le parole espresse in campagna elettorale e la riforma in materia anticipata dal governo nazionale (che indica chiaramente i tempi di incasso), a cui peraltro fece assenso il vecchio consiglio. Nuovo consiglio che fa melina per tentare di non esprimersi in materia e non consegnare gli elenchi, trincerandosi dietro una assurda privacy, invece che iniziare finalmente a fare

politica di intervento regionale, necessaria per la ripresa della isola; atteso che risultano ancora in essere ponti e strade distrutte dalla valanga d’ acqua di recente memoria, anche per incuria del governo nazionale a trasferire i fondi promessi; tanto per citare vedasi in provincia di Carbonia la strada che porta a Sant’Antioco da Monte Arcosu, ad oggi ancora interrotta, (o le strade che portano ad Olbia) con l’estate alle porte e l’arrivo sperato del turismo. E mentre il politico per “eccellenza” italiano continua a sparlare dei giudici penali, noi comuni mortali speriamo in un loro nuovo intervento ,pregandoli che ancora una volta si faccia quella giustizia che i politici non vogliono. Carlo Ponticelli Cagliari Gentile lettore, qualche tempo fa abbiamo pubblicato un articolo sul dopo elezioni in Sardegna che aveva proprio per titolo “Dalle parole ai fatti”. Speriamo tutti di vedere a livello nazionale e regionale dei fatti concreti a livello di riforme e provvedimenti per l’economia e il lavoro. Oltre ai ritardi da lei evidenziati, si può notare anche qualche aspetto positivo che è la migliore risposta all’anti-politica fatta di urla e anatemi vari. (rp)

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

i mettano al primo posto i diritti umani e si uniscano le forze per prevenire queste stragi vergognose”. Sono le parole che Papa Francesco ha pronunciato al termine dell’Udienza generale dello scorso 14 maggio. Solo pochi giorni sono passati dalle ennesime tragedie del mare che hanno visto salire ancora il conto dei morti tra le persone che continuamente tentano di fuggire dalla Libia verso l’Europa. In un periodo di campagna elettorale per le Elezioni europee i migranti diventano una delle tante “merci” utili per racimolare, forse, qualche voto in più. Circolano tanti slogan, creati solo per richiamare gli istinti peggiori delle persone. Ritornano nelle urla dei comizi, nelle scritte dei manifesti, nei post dei social network. Parole tremende che richiamano esclusione e rifiuto dell’altro. Davanti alla disperazione e alla morte che è sotto gli occhi di tutti, è necessaria una svolta. Uno strumento utile per la riflessione è dato dalla Lettera aperta ai candidati europei su Migrazioni e Cooperazione, predisposta da una serie di realtà che lavorano in questo campo (Fondazione Migrantes, Caritas Italiana, Centro Astalli di Roma, Fondazione Missio, Focsiv). La questione delle migrazioni non è solo italiana, ma europea. Nella Lettera aperta la prima domanda riguarda proprio quale idea di Europa s’intenda portare avanti. C’è una visione di Europa «vecchia e chiusa, rancorosa, egoista e xenofoba», che rimane «attorcigliata attorno al bisogno di sicurezza». In questa prospettiva si vorrebbe

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In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

Oggi parliamo di… arte e fede La parrocchia di Mandas (Terenzio Puddu) Domenica 25 maggio ore 18.10 Lunedì 26 maaggio ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 25 maggio ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Deospace, il social network cattolico (Simone Bellisai) Martedì 27 maggio ore 19.10 Mercoledì 28 maggio ore 8.30 L’ora di Nicodemo “Icone bibliche per la Pastorale giovanile” a cura di mons. Mauro Maria Morfino Mercoledì 28 maggio 21.30 Oggi parliamo con… Giuseppe Pambieri, attore Sabato 24 maggio 19.10 Domenica 25 maggio ore 10.30

La questione dei migranti e la realtà europea

No all’anestesia del cuore ROBERTO PIREDDA

quasi far passare l’idea rito dei padri fondatori «che i principali colpedell’Europa, uomini voli della crisi» siano i come De Gasperi, migranti, lasciando da Schuman e Adenauer. parte le vere ragioni, Proprio De Gasperi nel che sono da ricondur1954 in un celebre dire «in particolare, al scorso intitolato, non a modello economico e caso, La nostra patria finanziario». Europa, affermava che Un’altra idea di Euro«è la volontà politica pa è invece «più dinaunitaria che deve premica, aperta, coraggiovalere. È l’imperativo sa, rivolta allo sviluppo categorico che bisogna umano integrale e al fare l’Europa per assibene comune». Nel curare la nostra pace, il Vecchio Continente «i nostro progresso e la migranti costituiscono nostra giustizia sociale un valore aggiunto, ciò che deve anzitutto perché partecipano alservirci da guida. Tutta l’emancipazione sola nostra costruzione ciale e democratica, alpolitico-sociale prel’innovazione econosuppone un regime di mica, a nuove relazioni moralità internazionadi cooperazione con i le. I popoli che si unipaesi di origine e di transito». scono, spogliandosi delle scorie egoistiche In questa posizione ritroviamo anche lo spi- della loro crescita, debbono elevarsi anche a

L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.10 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 Lampada ai miei passi (26 - maggio - 1 giugno) Commento al Vangelo quotidiano a cura Don Elenio Abis Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa

un più fecondo senso di giustizia verso i deboli e i perseguitati». L’attualità della lezione di De Gasperi la possiamo ritrovare anche nelle proposte della Lettera aperta. Tra queste troviamo le richieste di «misure per un’accoglienza dei migranti fondata sul rispetto dei diritti umani e su una diffusa rete di servizi in sussidiarietà con le comunità locali», e di «programmi importanti di protezione sociale e umanitaria, di lotta al traffico e alla tratta degli esseri umani, di riconoscimento del diritto d’asilo e di reinsediamento». Appare inoltre indispensabile che l’Unione Europea si attivi in forma unitaria per promuovere programmi di cooperazione con i Paesi da cui partono i migranti, in modo particolare la Libia, uno stato che vive il caos del dopo-Gheddafi. Sarebbe poi auspicabile che la sede di Frontex, l’Agenzia Europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, venga trasferita da Varsavia in uno dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e sono direttamente coinvolti dall’arrivo continuo dei migranti. Le parole pronunciate da Papa Francesco a Lampedusa lo scorso 8 Luglio, rimangono per l’Europa un invito forte all’impegno in questo campo: «Chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere, che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore!»


DOMENICA 25 MAGGIO 2014

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Solidarietà. Un concerto e un convegno per non dimenticare la tragica alluvione.

“Sardegna chi-ama”, il nostro futuro riparte con la solidarietà e la cultura Il 31 maggio si terrà a Cagliari un grande evento musicale. Il ricavato della serata verrà devoluto per la ricostruzione delle scuole CHIARA LONIS

musica e cultura per ri -costruire il futuro”, ecco cosa recita lo slogan dell’evento. A distanza di mesi dalla tragica alluvione che il ciclone Cleopatra ha scatenato nell’isola, non si fermano i movimenti solidali e gli eventi di raccolta fondi per ridare un futuro e tanta speranza agli ottantadue comuni colpiti dalla calamità che si trovano a dover fare i conti con un ammontare di danni economici, materiali e ambientali pari a 650 milioni di euro. L’evento del prossimo 31 maggio, che si svolgerà all’Arena Grandi Eventi di Sant’Elia, sarà una lunga serata non-stop dedicata a musica e spettacolo promossa dall’associazione culturale “Dromos” con la collaborazione straordinaria di Fondazione Banco di Sardegna, Regione Autonoma della Sardegna, Comune di Cagliari, Banca di Sassari, Tiscali, Meridiana, Rai3, Rai Radio2, Sardegna Solidale e

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ARDEGNA CHI-ama,

l’associazione culturale Time in Jazz. A partire dalle 19.30 artisti del calibro di Gianna Nannini, Francesco Renga, Raphael Gualazzi, Ornella Vanoni, Geppi Cucciari, Neri Marcorè, Tazenda, Sikitikis e tanti altri si esibiranno per tutta la serata sul palco dell’Arena, oltre all'Orchestra d'archi del Teatro Lirico di Cagliari e al jazzista sardo di fama internazionale Paolo Fresu, direttore artistico dell’evento. Gli incassi e le donazioni spontanee saranno interamente devoluti per la ricostruzione delle sessantuno scuole abbattute o danneggiate dall’alluvione, ma il week-end solidale non prevede solo questo. Oltre al grande evento musicale,

sociale e mediatico del 31, se ne svolgerà un altro altrettanto importante il 30 maggio al Tiscali Auditorium (Sa Illetta, nei pressi di Cagliari); si tratta di un convegno dal titolo “Riflessioni e politiche per il territorio” che offrirà una panoramica sugli effetti più o meno benefici di politiche ambientali e territoriali attualmente in atto nel nostro Paese, col contributo del dottor Alessandro Delpiano, urbanista e saggista. Il convegno, condotto da Gad Lerner, raccoglierà gli interventi del Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, del Presidente della Regione Francesco Pigliaru, del sindaco della città Massimo Zedda,

del capo dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrielli e di molti altri ospiti tra cui alcuni sindaci dei territori colpiti, alcuni scrittori e alcuni artisti che si esibiranno il giorno successivo. Il convegno sarà seguito e commentato in diretta da Massimo Cirri su Radio2 e sarà disponibile anche in diretta streaming sul sito www.sardegnachiama.it, sito nel quale si può anche sottoscrivere il manifesto “Italia-Paradiso“ che reca sei punti per tutelare e promuovere il territorio nazionale, supportato da 50 illustri personaggi tra i quali alcuni di quelli che si esibiranno il 31. Le prevendite per il grande evento a Sant’Elia saranno acquistabili fino al 30 maggio in tutte le filiali della Banca di Sassari, presso i punti vendita del Circuito Box Office e on-line sul portale www.boxol.it. Un’alleanza perfetta quella tra musica, cultura e solidarietà in un solo evento che si spera possa essere d’ispirazione per tutte quelle altre regioni che anche di recente sono state investite da efferate stragi naturali come quella a Senigallia, l’ultimo di una lista troppo lunga di esempi da proporre in questo anno di sciagure. E aspettando che gli aiuti concreti arrivino a destinazione, si auspica che quest’intensa serata porti una piccola boccata d’aria anche all’economia cagliaritana.

Francesco ci insegna a servire i poveri O SCORSO 7 maggio, in occasione della visita pastorale alla forania della Cattedrale, Mons. Arrigo Miglio ha visitato la comunità dei frati Cappuccini del convento di Fra Ignazio da Làconi. L’Arcivescovo, accompagnato dal Padre Provinciale P. Giovanni Atzori, ha avuto modo di incontrare i frati del convento, con un’attenzione speciale per gli anziani e malati della comunità. Nel corso della Celebrazione Eucaristica, durante i saluti iniziali, l’Arcivescovo ha ricordato l’importanza del ruolo dei Frati Cappuccini all’interno della Città di Cagliari, ricordando l’esempio e le gesta dei santi della tradizione Cappuccina della Sardegna: “In questi tempi di difficoltà dobbiamo prendere esempio dai Santi della famiglia Cappuccina, come Fra Ignazio da Làconi e Fra Nicola da Gesturi, e dobbiamo seguire il percorso tracciato dalla loro vita”. Tema centrale dell’omelia è

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stata la povertà, ogni giorno sempre più crescente anche nella città di Cagliari: “Visitando i quartieri storici e più antichi della città, tra i problemi principali emergono povertà di diverso tipo e di una certa gravità”- ha affermato Mons. Miglio durante la predica -come la mancanza di lavoro, di rapporti umani e lo sradicamento dal paese d’origine, che è il problema dei numerosi immigrati della nostra Città. Viviamo in un tempo di prova e possiamo affermare che conosciamo il volto della povertà. Il Signore mette sulla nostra strada queste situazioni e la prova diventa motivazione di crescita e conversione”. Cosa si può fare allora di fronte a queste problematiche? Come reagire di fronte a questo momento di difficoltà e come avvicinarci ai bisognosi? “Dobbiamo capire che non di solo pane vive l’uomo. Oggi siamo inebriati di beni materiali e la crisi ci offre l’occasione di vivere anche delle parole del Vangelo. Al povero dobbiamo of-

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brevi PIMENTEL

Incontro diocesano dell’ACR Domenica 1 Giugno è in programma a Pimentel l'incontro diocesano ACR della Diocesi di Cagliari. Partecipano i bambini e ragazzi dell'ACR, i simpatizzanti, i genitori, gli educatori e gli assistenti. PER I GIOVANI

Due appuntamenti estivi a Cuglieri Il Centro di Spiritualità Giovani di Cuglieri ospiterà due appuntamenti per i ragazzi. Il primo dal 27 al 31 luglio quando è prevista una Lectio Divina per giovani, guidata da monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero, destinata ai ragazzi dai 19 ai 30 anni. Il secondo invece si svolgerà

dal 27 al 30 agosto ed è destinato ai responsabili e agli operatori di pastorale giovanile nelle Diocesi, nelle parrocchie, nei gruppi, nei movimenti e nelle associazioni. Questo appuntamento verrà trasmesso in diretta via radio da Radio Kalaritana e Radio Planargia. Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito www.csgcuglieri.org, oppure è possibile inviare una mail a: info@csg-cuglieri.it.

IL 31 AL MUSEO DEL DUOMO

La Visita pastorale di Mons. Miglio dai Cappuccini. MATTEO PIANO

IL PORTICO

Chiude la mostra di Franco Nonnis Il Museo del Duomo ospita fino al 31 maggio la mostra “Segni di vita” dell’artista Franco Nonnis. L’esposizione è un esempio di contaminazione e incontro tra l’arte sacra antica del Tesoro della Cattedrale e l’arte contemporanea di un artista che ama trasferire sulla tela, e non solo, ogni

frire non solo il materialismo ma anche la parola che porta alla vita eterna. Quel pane vero, completo, quotidiano e così speciale che viene dal Padre non può essere ridotto al cibo materiale. Quel pane ci aiuterà ad uscire dalla crisi in modo serio e autentico, senza tornare a desiderare il vecchio materialismo che ha creato solamente grandi illusioni”. Padre Giovanni Atzori, Ministro provinciale dei cappuccini di Sardegna e Corsica, ha spiegato l’importanza della presenza del ve-

scovo: “La visita di Mons. Miglio è stato un momento di grande gioia per tutta la comunità. Abbiamo vissuto un momento di fraternità e comunione. Per noi frati, è un grande onore custodire i corpi dei due santi (Sant’Ignazio da Làconi e Beato Fra Nicola da Gesturi) e quello di Fra Nicolò da San Vero Milis, morto in concetto di santità. Il Santuario oggi è un luogo di incontro con Dio, frequentato da numerosi fedeli, che si avvicinano soprattutto per le confessioni. Tutto questo ci gratifica”.

emozione, e raccontare con un linguaggio originale l’esistenza umana. È possibile visitare la personale tutti i giorni dal martedì al venerdì dalle ore 16:30 alle 19:30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi 1 GIUGNO

Giornata regionale del quotidiano Avvenire Domenica 1 giugno, in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, si terrà la Giornata regionale del quotidiano Avvenire. Tutte le parrocchie delle dieci diocesi della Sardegna si faranno promotrici della presentazione e della diffusione del giornale che, per l’occasione, conterrà un inserto curato dalle singole diocesi. I parroci saranno contattati perché possano essere coinvolti in prima persona nella promozione di questa giornata. CENTRO MISSIONARIO

Una serata sui “Nuovi stili di vita” Il Centro Missionario Diocesano in collaborazione con la Caritas , l’A.I.F.O. e i Padri Saveriani, hanno organizzato una serata di animazione missionaria e non solo, sabato 24 maggio alle 18 a Cagliari nell’aula Magna del Se-

minario Arcivescovile, in via Monsignor Cogoni 9. Sarà padre Adriano Sella, responsabile del movimento “Nuovi stili dì vita” ad illustrare quali sono i nuovi stili dì vita che propongono un tenore di vita quotidiano più sobrio, rispettoso delle persone e dell’ambiente.

SAN PIETRO DI SORRES

Le attività nel periodo estivo Molto ricco il programma che il monastero di San Pietro di Sorres offre per l’estate 2014: esercizi spirituali per laici, diaconi, religiose e religiosi, settimane bibliche, l’appuntamento con Chiesa e Musica, il Corso di Ico-

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

In memoria. Il ricordo della docente di religione Patrizia Melis, recentemente scomparsa.

“Ci ha insegnato la vera bellezza con la sua vita donata per i giovani” Nelle parole dei colleghi e degli studenti l’esempio dell’insegnante di religione del Convitto di Cagliari. Preparazione culturale, amorevolezza, fede vissuta sono la sua eredità. DAVIDE LAI

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UNEDÌ 5 MAGGIO, dopo anni

di malattia e sofferenza, Patrizia è tornata alla Casa del Padre, dove potrà gustare la dolcezza e la pace riservata ai giusti. Non ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente, ma anche se solo telefonicamente, ho percepito un grande amore da parte di Patrizia per la Scuola, per il Convitto Nazionale di Cagliari dove svolgeva il suo servizio, per i ragazzi che le erano stati affidati, per i colleghi con i quali ogni giorno condivideva il suo servizio. Un amore concreto fatto di disponibilità, di umiltà, di bontà, di donazione. In questi mesi di supplenza ho avuto il piacere di conoscerla attraverso le parole e le testimonianze di colleghi e alunni, dalle quali traspariva l'immagine di una donna che non ha vissuto l’insegnamento semplicemente come un lavoro tra i tanti, ma con la logica del servizio. La sua passione e la sua dedizione per l'educazione dei ragazzi l'hanno portata a spendersi fino alla fine, a non arrendersi di fronte alla malattia, consacrando la sua vita alla cura e alla formazione dei giovani all’interno della Scuola. Don Roberto Piredda, direttore dell’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica la ricorda per la sua dedizione all’insegnamento e la testimonianza di fede: «Di lei non posso dimenticare la passione per il suo lavoro. In tutte

Patrizia Melis.

le occasioni era preparata e puntuale. Concepiva l’insegnamento come una vera missione, amava i suoi ragazzi e per loro si spendeva senza riserve, donando le sue doti di intelligenza e amorevolezza. Nella prova della malattia ha dato una testimonianza di fede enorme, mostrando sempre la gioia di chi si fida totalmente di Dio”. I colleghi del Convitto Nazionale la ricordano come una «persona speciale, di rara sensibilità e di grandi doti umane». Un «efficace esempio "silenzioso" di dignità, di altissimo senso del dovere e di attaccamento al proprio lavoro. "Grande" nella sua infinita semplicità e nel suo delicato altruismo, accompagnato sempre da un benevolo sorriso, donato a chiunque. Forte di una fede vivissima, ci ha insegnato, giorno per giorno, che la vita è un bene prezioso, che va custodito e valorizzato anche di fronte alle gravi difficoltà, che potrebbero, invece, scoraggiare e far vacillare».

Una persona che possedeva una grande attenzione verso tutti che riusciva a trasmettere con la sua pacatezza, con gesti di grande semplicità, ma di estrema profondità che in tutti hanno lasciato un bellissimo e vivo ricordo di Patrizia. Esempio di questa attenzione il ricordo dell'onomastico di ciascuna persona, accompagnato dall'immagine del Santo protettore. Ancora, la sua costante presenza a scuola e la sua grande disponibilità per alunni, colleghi e personale. Gli alunni conservano di lei un ricordo speciale: «Era una persona d'oro che ci ha circondato di amore, di felicità e attenzioni. Aveva sempre un bellissimo sorriso sul viso, il sorriso di chi ne ha passate tante e le ha superate tutte. Era un esempio di vita per tutti, ci ha dimostrato che il coraggio e la tenacia sono valori importanti per far superare le avversità. Era molto forte, di quella

forza che in certi casi dava motivo per continuare a lottare anche a qualcun altro». «Era una persona forte come una roccia, dolce come una mamma, ma allo stesso tempo fragile e col volto di una donna che ne ha passate tante, pur non smettendo mai di sorridere. La ringraziamo di cuore per averci insegnato a credere in noi stessi e soprattutto a non smettere mai di sognare!» «È stata sempre una persona molto forte [...]. Ci ha sempre insegnato a vedere il meglio in qualsiasi persona. Non ci ha mai considerato come dei bambini, ma come delle persone mature e capaci di capire ciò che le stava succedendo». La costante partecipazione di Patrizia alla vita della scuola, alla vita delle persone con le quali veniva a contatto, sono testimonianza della forza della fede che, nonostante la difficoltà della malattia, dona la capacità di guardare ad ogni istante della vita come ad una grande opportunità che ci viene donata, per rendere sempre più bella, più autentica e carica di significato la nostra presenza in questo mondo. Grazie Patrizia per aver insegnato a ciascuno la bellezza della vita, vissuta, spesa, donata per gli altri. Veglia sul mondo della Scuola, sul Convitto Nazionale che hai tanto amato, sugli insegnanti perché siano autentici testimoni e guide sicure per i giovani che vengono loro affidati; veglia sugli studenti perché sappiano gustare il sapore della vita che si apre davanti a loro; veglia sui genitori perché siano per i loro figli i primi punti di riferimento e il sostegno sicuro su cui contare. «Cara professoressa, la ringraziamo per essere sempre stata vicino a noi, nonostante la sua malattia. Ci ha insegnato il significato del coraggio e della speranza e ci ha illuminato il cammino. Grazie per averci sempre capito».

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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Policoro. Gli animatori delle diocesi italiane si sono riuniti a Lecce dal 9 al 13 maggio.

La Dottrina sociale della Chiesa via per comunicare il Vangelo La testimonianza di Mons. Tonino Bello ha accompagnato i lavori del Corso per animatori del Progetto Policoro FRANCESCO ARESU

tre rappresentanti nazionali degli uffici pastorali interesati – don Fabiano Longoni (Pastorale sociale e lavoro), don Calogero Manganello (Pastorale giovanile) e Francesco Marsico (Caritas Italiana) – si e concluso il corso di formazione per Animatori di comunita del Progetto Policoro. Cinque giornate ricche di spunti nella cornice di Lecce e del Salento, per dare una scossa alle condizioni occupazionali dei giovani del Mezzogiorno, stimolando la costruzione di piccole realta imprenditoriali e nuovi gesti concreti, visti come opere sui territori per affrontare e sfidare l’attuale crisi economica, culturale e soprattutto antropologica. Non a caso uno dei temi centrali della formazione è stato l’invito a “stare dentro la storia..qui ed ora, che trova il suo fondamento nei principi della Dottrina Sociale della Chiesa e che, ripercorrendo l’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, ci ha condotto ad approfondire la testimonianza di vita di don To-

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ON I SALUTI DEI

La visita al luogo dove è sepolto Mons. Tonino Bello.

nino Bello. Il percorso formativo fornisce all’animatore gli strumenti per esercitare il proprio mandato: accogliere, ascoltare ed orientare i giovani che si incontrano sui territori. Ovvero il poter rappresentare per loro un veicolo di accesso agli strumenti locali di sviluppo, per conoscersi, impegnarsi insieme ed agire per lo sviluppo in una dimensione “glocal”, che stimola la crescita e una promozione sociale e civile dell’economia. L’azione dell’animatore, va ricordato, è sostenuta nelle Diocesi dai direttori delle tre Pastorali

coinvolte nel progetto che, attraverso la promozione di un lavoro in rete con le filiere partner del progetto, sono strumenti cruciali di un’azione incisiva e di crescita culturale, capace di attivare sui territori strategie funzionali alle specifiche difficolta e criticita. Trattare temi come la costruzione di circuiti promotori di giustizia sociale, il mandato verso un’evangelizzazione capace di generare relazioni vere, la ricerca e la riflessione sulle motivazioni che sono motore vivo di una vita comunitaria, ci hanno aiutato ad approfondire e rivivere l’espe-

rienza di vita di don Tonino. Il pellegrinaggio nel luogo della sua sepoltura e stato un forte momento di riflessione: l’idea della “Chiesa del Grembiule”, che coniuga comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi, ci ha dato più coraggio verso le difficolta causate dalla carenza di lavoro. Ci ha ricordato l’importanza delle nostre responsabilita come cittadini, vigili rispetto alle tematiche ambientali che hanno lo stesso peso di quelle occupazionali, ai conflitti sociali, in particolare a quelli che crescono a causa del disagio, capaci di innescare e favorire pericolosi circuiti. L’esempio di vita offerto da don Tonino è il suo atteggiamento di accoglienza capace di lasciare segni tangibili, stimolo per le persone incontrate e, insieme all’azione di una Chiesa viva, un segno per le istituzioni, richiamate al dovere di curare e portare avanti con responsabilita i compiti a loro demandati. Al termine della formazione di Lecce sono tanti i valori che invitano l’animatore di comunità a una vita coerente e coraggiosa, nonostante i conflitti e le difficolta che si incontrano al rientro in diocesi. Portare avanti fino al termine il mandato ricevuto, che si fonda nella fedelta al Vangelo, ci arricchisce di speranza e ci ricorda come i valori fondamentali del Progetto Policoro – giovani, Vangelo e lavoro – siano veri cardini nella vita di ogni cristiano.

IL PORTICO

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brevi COMUNICAZIONI SOCIALI

Convegno regionale a Oristano Il 1 giugno si celebra la 48^ Giornata per le Comunicazioni Sociali. Lunedì 2 giugno ad Oristano è previsto il convegno regionale delle Comunicazioni sociali. Relatore monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. CENTRO SPORTIVO ITALIANO

Cagliari e Sorso alla Gazzetta Cup La Pisano Cagliari Calcio per la categoria Junior e ASD Sorso (SS) per la categoria Young sono le finaliste regionali della Gazzetta Cup, il torneo organizzato da Gazzetta dello Sport e Centro Sportivo Italiano, quest’anno insieme a Ringo. Le qualificazioni si sono svolte nei campi del Centro Sportivo Monteclaro a Cagliari. Le vincitrici accedono alle nazionali del 12/13 giugno allo Stadio San Siro di Milano. CONFRATERNITE

Sabato convegno a Cagliari Sabato 24 alle 10 nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari è previsto un convegno sulle confraternite. Sarà il primo di una serie di appuntamenti nei quali verrà approfondito il tema di questi storici sodalizi e sul ruolo delle Confraternite nella Diocesi.

CONVENTO SAN MAURO

Per la prima volta il “Corso Zero” “Corso Zero - Per ricominciare un cammino di fede” dal 31 maggio al 2 giugno riservato ai giovani dai 18 ai 33 anni. Per la prima volta a Cagliari, il Corso Zero. Per chiunque vuole ripartire nella fe-

Don Luigi - Napoli

Insieme. Insieme ai poveri. Insieme ai dimenticati. Insieme alle vittime della camorra. Insieme ai detenuti. Insieme ai malati. Insieme agli anziani soli.

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IL PORTICO

IL PORTICO DELLE MISSIONI

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

Vita missionaria. Il 18 maggio si è celebrata in tutte le parrocchie la Giornata per le missioni diocesane.

Ogni cristiano è un discepolo missionario Preghiera e solidarietà per i fidei donum Parla don Ennio Matta direttore dell’Ufficio missionario di Cagliari: “Anche i preti diocesani possono essere chiamati a vivere l’esperienza della missione ad gentes” FABIO FIGUS

Domenica scorsa la Giornata per le Missioni Diocesane dedicata ai sacerdoti che operano a nome della diocesi di Cagliari in terre lontane. Vengono chiamati “Fidei Donum” dal titolo dell'enciclica di Papa Pio XII del 1956 dove tutta la Chiesa veniva chiamata alla “missionarietà”. Don Ennio Matta è il direttore del Centro Missionario Diocesano. Dove operano i sacerdoti della diocesi di Cagliari? Già dal 1964 sono impegnati in Brasile, precisamente nel nordest, dapprima nella diocesi di Pineiro, nel paesetto di Bacurì e da circa dieci anni, nella diocesi di Viana, dove nell'omonimo centro opera don Gabriele Casu dal 2006,

S

I È CELEBRATA

Il gruppo di Cagliari con Mons. Miglio durante la visita in Brasile del 2013.

e da circa cinque anni don Giuseppe Spiga è parroco a Matinha, una parrocchia di venticinquemila abitanti divisi in circa sessanta villaggi. In Africa invece, i nostri sacerdoti sono presenti in Kenya, nella diocesi di Nyeri, nella località di Nanyukj dal 1975, con don Salvatore Scalas e don Gianni Sanna. Dopo di loro si sono alternati altri sacerdoti, tra cui anch'io ebbi la gioia di poter dedicare otto anni della mia vita, dal 1981 al 1989, poi don Carlo Rotondo e don Franco Crabu presente dal 1988 ad oggi.

Qual è il significato di questa Giornata per le missioni diocesane? Ogni cristiano è missionario. Noi usiamo il termine “missione” con l'accezione più profonda di persone che lasciano la propria casa per andare verso terre lontane. Questa missionarietà ci ha sempre un po' affascinato per la storia della diverse terre da raggiungere, in quanto povere, ma la parola di Gesù è molto chiara: “Andate in tutto il mondo”. Questo è stato detto per tutti, ma in modo speciale ai suoi apostoli, quindi a noi suoi sa-

cerdoti e consacrati. Per questo anche i diocesani possono fare la scelta di dedicare alcuni anni della propria vita alla missione e poi rientrare, oppure dedicare completamente la sua vita come è capitato a preti di altre località che hanno scelto di rimanerci per tutta la vita. Da qui come si possono sostenere gli stessi “fidei donum” e i loro progetti? Essenzialmente con due cose: prima di tutto attraverso la preghiera. Lo stesso missionario infatti senza la preghiera non può fare nulla. Se un laico non prega, non può annunciare il Vangelo, se un sacerdote non ha una vita spirituale profonda non può annunciare Gesù Cristo. Certamente ad esempio, la preghiera dei malati diventa concreta quando la stessa malattia viene offerta per le missioni: in quel momento egli diventa missionario. La stessa co-patrona delle Missioni, santa Teresa del Gesù Bambino, non è mai stata in missione perché suora di clausura, ma è grande quanto san Francesco Saverio perché ha offerto tutta la sua vita per le missioni. E accanto alla preghiera non deve mancare anche la solidarietà e la carità. È attivo qualche progetto preciso

per sostenerli anche economicamente? In Brasile, don Gabriele Casu, sta portando avanti la realizzazione del Centro Pastorale Nazareth con la realizzazione di un'oratorio, di una ludoteca e come centro di accoglienza. Per fare questo è necessaria la ristrutturazione di una vecchissima costruzione. Don Giuseppe Spiga, prosegue nell'attività già iniziata nella Casa Linda, a disposizione dei ragazzi del luogo, e con le adozioni a distanza. A Nanyukj in Kenya invece, don Franco Crabu prosegue il suo lavoro nella realizzazione di una succursale dell'Università Cattolica del Kenya con sede a Nairobi, per dare la possibilità ai giovani del luogo di studiare e di ottenere i titoli riconosciuti a livello statale, trovandosi a duecento chilometri dalla capitale, per poter impartire loro anche un'educazione cristiana. Anche questo infatti è annunciare il Vangelo, seminare la Parola di Dio affinché possa portare frutto e il suo frutto rimanga. Per informazioni più dettagliate e per sostenere i vari progetti, è possibile contattare il Centro Missionario Diocesano al numero 07052843211 o attraverso una mail all'indirizzo cmd.ca@tiscali.it

I nostri missionari in Kenya e in Brasile


IL PORTICO DELL’ANIMA

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

Vita claustrale. La testimonianza di Suor Maria Maddalena sulla sua professione religiosa

Solo nella volontà di Dio si è davvero felici e si trova il senso dell’esistenza

mio sogno si è realizzato, anche se non l’avrei mai immaginato in tale modo. Ma il Signore è ancor più di un principe, Egli è il Re dei re, ricco e potente ed è il più Buono e il più Bello tra tutti, Lui Bontà immensa e Somma Bellezza, Lui gaudio dell’anima. Mettendomi con sincerità davanti a Gesù ho riconosciuto la mia indegnità di creatura fragile che mi lasciava nelle tenebre e nella paura, ho riconosciuto le mie “brutte fattezze”, come si esprime la Madre Fondatrice, ma il mio Principe è venuto a liberarmi da ogni tristezza, a riempirmi di luce, a purificarmi l’anima con il Suo divinissimo, santis-

simo e preziosissimo Sangue, rendendola candida come la neve. Egli si è preso cura di me sia spiritualmente che materialmente, mi ha donato la gioia di vivere, ha dato un senso a questa povera mia esistenza, ha curato le mie ferite, ha ricondotto questa povera pecorella smarrita al suo ovile. Allora «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestita delle vesti di salvezza» (Is 61,10). Ho scoperto che la vita ha senso soltanto se è improntata sulla Sua. Solo nella sua Volontà si è veramente felici. Scegliere Gesù è cogliere l’occasione di essere veramente felici e dare pienezza alla propria vita offerta a Lui. Ringrazio di cuore Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Arrigo Miglio per essere stato presente alla mia Professione; Mons. Salvatore Ruggiu, Vicario Episcopale per la vita religiosa; Don Davide Piras, tutti i Sacerdoti (e Diaconi) presenti e in particolar modo Don Albino Lilliu, il nostro Maestro di canto, che ha dato un preziosissimo contributo nella direzione del coro. Ringrazio infine tutti i presenti e le mie carissime Consorelle, la Madre Superiora, la Madre Maestra, il mio Padre spirituale che mi hanno accompagnato in tutto questo percorso. «Oh! Amore, amore, sii da tutti conosciuto, adorato e ringraziato ogni momento in cotesto divinissimo Sacramento» (Esortazione, Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione).

1442). La sua predicazione conquistava tutti, quel parlare non era fatto con ragionamenti astrusi e astratti, ma con la semplicità, con parabole, aneddoti, racconti, metafore, allo stesso tempo condannava le piaghe della società. Il centro della sua predicazione è stato Gesù Cristo, in un triplice aspetto: il Gesù “ umanato “ e cioè l’Incarnazione, il Gesù “ Passionato “ ovvero la sua Passione e Morte in Croce, ed infine il Gesù “ glorificato”,la sua Resurrezione e Ascensione alla

destra del Padre. Bernardino metteva in risalto il primato assoluto del Cristo, la sua mediazione universale, la subordinazione di tutte le cose a Lui e in vista di Lui per arrivare attraverso Lui alla perfezione e alla comunione con Dio. La sua fama di predicatore travolgente, efficiente ed efficace non lo risparmiò da ostilità, sofferenze ed incomprensioni. Bernardino fu infatti accusato di idolatria (e anche di eresia) specialmente per quanto riguardava la devozione al Nome di Gesù, espresso nel famoso trigramma JHS messo su uno stendardo. Fu sempre completamente scagionato (a Roma) e reintegrato. Pur provato dalla malattia e da noiosi disturbi, rimase fedele fino alla fine alla sua missione di ministro della parola di Dio. Muore nel 1444 ad Aquila, dove i suoi resti mortali riposano ancora oggi nella chiesa a lui dedicata. Papa Niccolò V (Tomaso Parentucelli, 1447-1455) lo canonizzò, solo sei anni dopo, il 24 maggio del 1450.

Originaria della Parrocchia di S. Elena a Quartu, Suor Maria Maddalena ha fatto la Professione temporanea nell’Ordine delle Adoratrici Perpetue SR. M. MADDALENA DELLA PACE

M

I CHIAMO SUOR Maria Maddalena della Pace e provengo dalla Parrocchia di S. Elena a

Quartu. Il 29 Aprile ho avuto la gioia di essere chiamata all’altare dallo Sposo per la mia Professione Temporanea nell’Ordine delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento. È stato un momento indimenticabile, è il “SI” che sono chiamata a rinnovare giorno dopo giorno. Ho 22 anni e ho iniziato il mio cammino spirituale a 15 anni nel gruppo di preghiera dei “Servi e Serve dello Spirito Santo” e grazie al loro carisma Gesù è riuscito a spalancare le porte del mio cuore e ho potuto così discernere la mia vocazione monastica e eucaristica. Appena entrata in Monastero, dopo una forte ispirazione interiore che accolsi con gioia, non ero ancora pienamente cosciente della mia “missione” di Adoratrice. Capì che stare alla Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia non era uno stare passivo, ma comportava un coinvolgimento interiore di tutta me stessa,

Sr. Maria Maddalena della Pace.

che inizialmente non riuscivo a vivere. Allora mi rivolsi alla nostra cara Madre Fondatrice, la Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, per capire se fossi stata capace di realizzare questa sublime vocazione, se questa fosse veramente laVolontà di Dio e di aiutarmi a riconoscerlo. In seguito il mio stare davanti a Gesù fu così dolce che l’amai sempre più. La cara Madre aveva esaudito la mia preghiera, ma ancor più aveva confermato la mia vocazione. Nella Divina Presenza trovai conforto e sollievo nei momenti bui, trovai un Amico ed uno Sposo da amare. Ero una ragazza che, come tante, attendeva il suo Principe azzurro. Il

STORIE DI SANTI

S. Bernardino da Siena di ANDREA AGOSTINO

B

ernardino nasce a Massa Marittima, presso Siena, l'8 settembre 1380, dalla nobile famiglia senese degli Albizzeschi. Rimasto orfano di ambedue i genitori allorché era ancora in tenera età, fu educato dalle zie e da una cugina, le quali gli inculcarono una tenera ed intensa devozione verso la Vergine santa. A Siena vi era un affresco raffigurante Maria assunta in cielo,il fanciullo si recava spesso a pregare davanti a quell'immagine. Durante la peste del 1400 a Siena, essendo perito tutto il personale dell’ospedale si offrì volontario insieme ai suoi amici della Compagnia dei Battuti (o dei Disciplinati) a cui si era iscritto. Dopo l’esperienza di quattro mesi tra i malati di peste, rimase lui stesso colpito dalla malattia e lottò per un po’ di tempo tra la vita e la

morte. Fu un’esperienza tremenda ma così forte che lo segnerà positivamente tutta la vita. Aveva imparato sull’uomo e i suoi bisogni ma anche su se stesso , aveva trovato riposte a ciò che i libri di antropologia del tempo non avrebbero potuto insegnargli con maggiore efficacia. Passata poi l’epidemia si prese cura di una delle due zie, gravemente malata, fino alla sua morte. Nel 1402, sempre a Siena, diventò francescano e due anni dopo sacerdote. Fu mandato poi a Fiesole per completare gli studi in teologia ascetica e mistica. Nel 1405 fu nominato dal Vicario dell’Ordine predicatore ufficiale, e da questo momento in poi Bernardino si dedicherà soprattutto alla predicazione (ma anche al governo e riforma del suo Ordine di cui fu Vicario Generale dal 1438 al

IL PORTICO

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detto tra noi Sono ancora troppe le guerre nascoste di D. TORE RUGGIU

Monsignor Giampiero Del Toso, Segretario di “Cor unum”, ha affermato che: “nel mondo si registrano 388 conflitti armati in corso, di cui 20 ad alta intensità, cioè con pù di 1000 morti l’anno”. La Caritas internazionale ha lanciato ben 41 appelli a sostegno di popolazioni in difficoltà, un dato mai registrato prima. Le cause: terremoti, cicloni, alluvioni, inondazioni e guerre. Non mancano, in questi casi, risposte positive da parte di organizzazioni di volontariato. La Chiesa (e lo scriviamo con sano orgoglio) è in prima fila nelle emergenze umanitarie. Tutto buono ciò che si fa nei confronti di chi è nel bisogno, da qualunque istituzione vengano gli aiuti. Tuttavia, ancora ci domandiamo: perché si tace sulla maggior parte dei 388 conflitti armati nel mondo? Forse perché qualcuno pensa che ci siano guerre “giuste” e “ingiuste”? Forse perché qualcuno pensa che ci siano morti di seria A e morti di serie B?.... No, signore e signori, non si può ragionare così. E non si può continuare a “giocare” con problemi molto seri, quali la pace a cui ogni popolo ha diritto. Una sola la guerra giusta (che non si fa) secondo l’Abbé Pierre: “la guerra contro la miseria”. E, diciamolo senza peli sulla lingua (o senza frenare la penna), che : “dove è guerra, mai non vi è Dio” (San Bernardino da Siena). La verità è che le guerre sono il massacro di milioni di persone che non si conoscono, nell’interesse di poche che si conoscono, ma non si massacrano. Il cristiano, ma anche l’uomo non credente che abbia a cuore le sorti dell’umanità, è per l’abolizione delle guerre e, quindi, in favore della pace nel mondo. Dovremmo essere tutti pacifisti, perché le guerre seminano solo distruzione e morte. Uomini e donne innocenti subiscono la tortura più ingiusta e più inumana. Per cui il solo modo di vincere la guerra, è quello di evitarla. Diceva il Papa Pio XII: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. Facciamoci dunque promotori di pace in famiglia, nel posto di lavoro, tra gli amici, a scuola, dovunque viviamo, ricordando che la pace inizia da noi stessi. Se non abbiamo la pace “dentro”, vomiteremo odio, violenza, maldicenza e quant’altro. Osservando i comandamenti di Dio, ci mettiamo tutti in condizione di essere operatori di pace. C’è un “però” di non facile soluzione: le fabbriche di armi con una moltitudine di persone che vi lavora a diversi livelli, il commercio fiorente, per la richiesta di armi sempre più sofisticate, che rendono pressoché impossibile che le armi siano destinate a riempire semplicemente gli arsenali di guerra, senza essere utilizzate. Pur con questo scenario, certamente non ottimistico, molti uomini di buona volontà osano ancora oggi sognare e pregare perché nel mondo regni la giustizia, la concordia e la pace e che gli arsenali ripieni di armi siano sostituiti da magazzini pieni di viveri essenziali per sfamare milioni di esseri umani che muoiono di fame. Con Paolo VI all’ONU gridiamo e impegniamoci anche noi: “Mai più la guerra!”.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

DOMENICA 25 MAGGIO 2014

Comunicazioni sociali. Il 2 giugno si terrà a Oristano la Giornata Regionale.

L’etica nella comunicazione per l’autentica cultura dell’incontro I. P.

ell’era della multimedialità, la comunicazione ha assunto due precise caratteristiche: è “amplificata” e “continua”. Un dinamismo che favorisce, oggi più che mai, il contatto tra persone e mondi anche lontani fra loro. In questo contesto, il tema del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2014, dal titolo “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, invita a esplorare il potenziale della comunicazione, nel mondo sempre collegato e in rete, per far sì che le persone siano sempre più vicine e si costruisca una società più umana e più giusta. In che modo e con quale stile devono attuare queste indicazioni gli operatori dell’informazione cattolica nella nostra isola? Un’opportunità utile per cercare di rispondere a questa domanda e per mettere in rete le numerose esperienze presenti sarà certamente la Giornata regionale delle comunicazioni sociali, in programma lunedì 2 giugno a Oristano nei locali del Seminario Arcivescovile. La Fisc, l’Ucsi e l’Ordine dei Giornalisti della Sardegna - in collaborazione con l’Ufficio regionale per le comunicazioni sociali della Ces – hanno organizzato questo momento di confronto e di approfondimento con l’obiettivo di offrire un’occasione per rilanciare il ruolo dell’informazione cattolica nell’I-

N

sola e trovare nuove forme di collaborazione. L’iniziativa è aperta a tutti i giornalisti (che potranno ottenere anche crediti formativi), ai collaboratori dei giornali diocesani, ai responsabili delle comunicazioni sociali delle parrocchie e delle diocesi, agli addetti stampa delle associazioni e dei movimenti ecclesiali e a tutti coloro che a vario titolo si occupano di comunicazione. La giornata si aprirà con i saluti e l’introduzione di mons. Paolo Atzei, vescovo delegato per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Sarda. A seguire, alcuni brevi interventi descri-

veranno il contesto delle comunicazioni sociali in Sardegna: Francesco Birocchi (presidente Assostampa Sardegna) parlerà delle opportunità e degli spazi per l’informazione cattolica; Filippo Peretti (presidente dell’Ordine Regionale Giornalisti della Sardegna) traccerà il profilo professionale dell’operatore dell’informazione cattolica; Marco Piras (delegato regionale della Federazione Italiana Settimanali cattolici) parlerà del ruolo dei giornali diocesani e dell’informazione alternativa e Mario Girau (presidente regionale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana) si soffermerà sul-

la funzione socio-culturale dell’informazione cattolica. Dopo una breve pausa, ampio spazio sarà dedicato all’intervento principale della giornata e al successivo dibattito. Mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, terrà una relazione sul tema “Una Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro: tenere alto il livello etico nell’era digitale”. Nel pomeriggio, prima della celebrazione della Santa Messa in programma alle 18, i lavori proseguiranno con alcuni interventi che metteranno in luce diverse esperienze positive avviate nell’Isola e proposte per un cammino virtuoso. Interverranno - tra gli altri - don Giulio Madeddu (Rilancio della pastorale delle comunicazioni sociali); padre Tarcisio Mascia (Web TV. Costruire il proprio palinsesto personale); don Ignazio Serra (Le nuove frontiere comunicative: esperienze in Sardegna) e suor Agnese Rivoira (Sensibilizzazione e divulgazione responsabile nell’editoria cattolica). Le conclusioni saranno affidate a Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Per questioni organizzative è preferibile segnalare la propria partecipazione inviando una mail con nome, cognome, telefono, testata giornalistica e/o diocesi di appartenenza all’indirizzo fisc.sardegna@gmail.com.

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Manuelbruno Usai, Alessandro Orsini Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Matteo Piano, Maria Grazia Pau, Teresa e Costantino Cuncu, Chiara Lonis, Davide Lai, Andrea Agostino, . Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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