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DOMENICA 8 GIUGNO 2014 A N N O X I N . 23

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

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CAGLIARI

La famiglia è un valore ROBERTO PIREDDA

orreva l’anno 1974. Per la precisione il 12 e il 13 maggio. Gli italiani furono chiamati a votare per il referendum sul divorzio. Nonostante il vigoroso impegno del fronte del “sì” all’abrogazione, prevalse il “no” con il 59,3 %. Fu un momento lacerante per la società italiana e per il mondo cattolico, che si presentò diviso al momento del voto, e percepì, forse per la prima volta in modo così chiaro, quella che Paolo VI definì nell’Evangelii nuntiandi, la “rottura” tra Vangelo e cultura nel nostro tempo (cfr. n. 20). 29 maggio 2014. Sono passati quarant’anni da quel referendum e si torna a parlare di divorzio. La Camera dei Deputati, a larga maggioranza, ha approvato il disegno di legge che riduce da tre a un solo anno il termine per ottenere il divorzio dopo una separazione giudiziale, e a soli sei mesi per la consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno dei figli. La parola ora passa al Senato, dove appare poco probabile uno stravolgimento del testo appena approvato dalla Camera. All’interno della legge del 1970 il tempo congruo lasciato tra la separazione e la possibilità di chiedere il divorzio voleva essere uno spazio per una riflessione ulteriore prima della rottura definitiva. Con il cosiddetto “divorzio breve” invece il rischio grande è quello di presentare il matrimonio come un fatto quasi solo privato, una fase nella vita di una persona che si può aprire e chiudere (apparentemente) senza troppe conseguenze al pari di tanti altri con-

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tratti. Non a caso tra le varie ipotesi in campo, fortunatamente scartata, c’era anche quella di far realizzare le procedure di separazione e divorzio dal notaio: la vita di una famiglia, e magari dei figli, verrebbe così, di fatto, messa alla pari della compravendita di una seconda casa o di un garage. Assistiamo oggi ad un terribile paradosso: proprio nel momento in cui da più parti si spinge in ogni modo per estendere la concezione di matrimonio anche a relazioni che non hanno a che fare con il vincolo coniugale, come quelle tra persone dello stesso sesso, si indebolisce l’istituto matrimoniale, svuotandolo progressivamente di ogni valore. Le leggi non sono neutre, creano una mentalità. In questo caso si tende a rafforzare l’idea che il matrimonio e la famiglia siano qualcosa di assolutamente privato e relativo, così come la presenza o meno dei figli, scivolando in questo modo in una prospettiva meramente individualistica. Ridurre sostanzialmente il matrimonio ad un possibile “incidente di percorso”, da archiviare il più in fretta possibile e senza lasciare tracce, va contro la realtà delle cose. Ciò va affermato senza chiudere gli occhi davanti a tante ferite e sofferenze che accompagnano il cammino di molti coniugi. È legittimo chiedersi a questo punto che senso hanno le solenni affermazioni contenute, non nella Bibbia o nel Catechismo della Chiesa Cattolica, ma, molto più laicamente, nella Costituzione italiana, legate quindi al diritto naturale. In che modo stiamo tutelando «i diritti della famiglia come società naturale fon-

data sul matrimonio» (art. 29)? La famiglia, con la sua ricchezza di relazioni fondate sulla differenza dei sessi e delle generazioni, può dare infatti un apporto decisivo al bene della persona e della società. Si tratta, in altre parole, di sostenere concretamente la possibilità di un amore «per sempre», capace di vincere la «cultura del provvisorio che oggi ci invade tutti» (Papa Francesco, Incontro con i fidanzati, 14-02-2014). C’è chi è convinto che decisioni come quella venuta fuori dalla Camera non siano altro che l’espressione delle “magnifiche sorti e progressive” verso le quali la nostra società avanza, lasciandosi dietro qualsiasi legame con la tradizione, specie se questa può avere a che fare, anche solo un po’, con il cristianesimo. A questi gioverebbe riprendere quanto scrisse Pier Paolo Pasolini nel 1974, poco tempo dopo il referendum sul divorzio. Secondo lo scrittore e regista chi aveva davvero vinto la partita era «l’ideologia edonistica del consumo e della conseguente tolleranza modernistica di tipo americano», creata da un «Potere» che ha gettato «a mare cinicamente i valori tradizionali e la Chiesa stessa, che ne era il simbolo». Al “consumismo affettivo” che riecheggia anche nelle parole di Pasolini, bisogna rispondere col riconoscere il valore e il ruolo pubblico del matrimonio e della famiglia. Questa non è una battaglia confessionale e di parte, ma è per l’uomo. Solo il rispetto della verità sull’uomo e la famiglia può portare alla felicità. Il resto è solo un’illusione, anche se ben ammantata dall’ideologia del “progresso”.

SOMMARIO POLITICA

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Il quadro che emerge in Italia e nel Continente dopo le Elezioni europee ESTERI

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Il dramma del silenzio che ha avvolto la realtà siriana MEDIA

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Si è tenuta a Oristano la Giornata Regionale delle Comunicazioni DIOCESI

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Il Consiglio Pastorale riprende il suo cammino al servizio della diocesi CULTURA

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La presentazione dei nuovi volumi dell’Archivio Diocesano


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IL PORTICO DEL TEMPO

IL PORTICO

DOMENICA 8 GIUGNO 2014

Elezioni europee. Una riflessione sul risultato della competizione elettorale che ha visto la vittoria dei Democratici.

Un grande consenso da non sprecare

R. P. D UNA SETTIMANA dal voto per le Elezioni europee è possibile provare a cogliere alcune linee di tendenza a livello continentale e nazionale. In Europa il dato che emerge con maggiore chiarezza è l’affermazione delle forze cosiddette euroscettiche. Si tratta di una serie di schieramenti politici di per sé abbastanza diversi tra loro, accomunati però da alcuni elementi ricorrenti: la sfiducia sostanziale nel progetto europeo, la rivendicazione delle prerogative nazionali rispetto al governo comune dell’Unione, la richiesta di uscita dal sistema Euro o comunque di una sua profonda revisione, l’accentuazione del tema della sicurezza e una maggiore rigidità sull’immigrazione. Tra i maggiori exploit degli euroscettici possiamo segnalare quello ottenuto dal Front National di Marine Le Pen in Francia, che è diventato il primo partito con il 25% dei voti, e l’affermazione dei nazionalisti dell’Ukip nel Regno Unito con il 26,8%. Oltre due terzi del nuovo Parlamento Europeo vanno comunque a forze che sostengono l’Unione Europea. I due principali schieramenti, il Partito Popolare Europeo (212 seggi) e l’Alleanza progressista di socialisti e democratici (189 seggi) continuano a controllare insieme oltre la metà dei 751 seggi dell’Assemblea di Strasburgo. C’è poi da sottolineare che le forze euroscettiche non sono omogenee e non costituiranno un gruppo compatto nel nuovo parlamento, riducendo così la loro capacità di incidere. Non è possibile però non considerare, andando oltre le sole cifre, il significato politico del voto in Europa. Il cammino dell’Unione Europea non è un progetto qualsiasi, da accantonare come se niente fosse. Tuttavia si percepisce con chiarezza come ciò

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che è diventata l’Unione non risponde alle attese dei cittadini. La percezione diffusa è che l’Europa sia quella “dei burocrati e dei banchieri”, quindi sostanzialmente distante dalle necessità concrete dei cittadini che reclamano, specie in tempi di crisi economica, la possibilità di avere un lavoro e un minimo di sicurezza economica. Senza voler scivolare nella retorica è più che legittimo chiedersi che fine abbia fatto il sogno europeo portato avanti dalla fine della seconda guerra mondiale. Se l’Europa unita non è quella dei “padri fondatori”, gente come De Gasperi, Schuman e Adenanuer, una realtà cioè profondamente radicata in una storia e una comunione di valori, non si comprende quale possa essere. Un freddo apparato tecnico non comunica niente a nessuno e, come sta accadendo, viene percepito come distante dai cittadini. In questa prospettiva il risultato elettorale dovrebbe indurre i rappresentanti dei diversi paesi dell’Unione ad un ripensamento virtuoso delle politiche comunitarie, rendendole davvero vicine alle esigenze dei cittadini. In questo quadro europeo, dove avanzano le forze “anti-Ue”, l’Italia fa eccezione con la netta affermazione del Partito Democratico guidato da Matteo Renzi, giunto al 40,8%. La campagna elettorale italiana è stata caratterizzata dall’asprezza dei toni e dalla latitanza dei temi veramente europei nel dibattito complessivo. Nonostante il fatto, a volte dimenticato, che l’Italia continui ad essere una repubblica

parlamentare, dove il presidente del consiglio dei ministri non fonda la sua legittimità sull’elezione diretta da parte dei cittadini, ma sulla fiducia che ottiene dai due rami del Parlamento, a Renzi, dal punto di vista politico, serviva un buon risultato elettorale. La sua ascesa a Palazzo Chigi è stata percepita da alcuni solo come una mossa politica legata agli equilibri interni al Partito Democratico dopo il risultato delle primarie dello scorso novembre. L'ex sindaco di Firenze da subito ha cercato di far emergere la necessità di un cambio di passo nell'azione di governo rispetto alla fase guidata da Letta, mettendo in campo un'agenda importante di provvedimenti e riforme. A nessuno sfugge che l'eccellente risultato delle elezioni, per quanto europee, offre la possibilità all'esecutivo Renzi di avere una "copertura" politica, che poteva sembrare limitata fino a questo momento. Al PD ha giovato non poco il tipo di campagna elettorale portato avanti dal suo principale antagonista in questa fase, il Movimento 5 Stelle. Grillo ha volutamente trasformato la campagna per le europee in una sorta di referendum pro o contro Renzi, dandone per scontato l'esito: #vinciamonoi, con la prospettiva di andare ad "assediare" il Quirinale per chiedere la fine del governo guidato dall’ex sindaco di Firenze. Questo tipo di propaganda ha radicalizzato lo scontro elettorale in una sorta di "strano bipolarismo" dovuto anche alla crisi dell'attuale centrodestra che, constatata la fase discen-

dente della leadership berlusconiana, in questo momento si presenta frammentato. I contenuti e i toni della campagna grillina sono stati oltremodo accesi e veementi, questo ha consentito certamente al leader del movimento di tenere costantemente i riflettori puntati sulla sua persona, molto meno certamente sui suoi candidati, ma alla lunga ha creato nella maggioranza dell'elettorato il dubbio fondamentale su cosa ci fosse di concreto oltre le urla e gli slogan. Le dichiarazioni sui "processi" da fare in rete contro gli oppositori, per esempio, o il rifiuto di qualsivoglia confronto tematico, non hanno certamente giovato alla causa grillina. Il Pd di Renzi è apparso, anche a chi abitualmente non sostiene il centro-sinistra, un argine contro questa sorta di deriva che pretenderebbe di essere “anti-sistema”. Gli elettori hanno fatto prevalere quindi la linea della speranza e della fiducia nei primi atti dell'attuale esecutivo. Ora per Renzi inizia una fase di particolare delicatezza: il consenso ricevuto, per essere conservato, va, come lui mostra di aver compreso nelle dichiarazioni post-voto, tradotto in atti concreti di governo. Non va dimenticato, oltre al calo significativo dell’affluenza che è passata dal 66,4% del 2009, nel quale si votava però in due giorni, al 58,7% di quest’anno, anche il fatto che l’elettorato si schiera sempre meno in forza di ragioni identitarie e di appartenenza e sempre più in base a ciò che appare sul momento in sintonia con le proprie esigenze concrete. Sono in campo i temi assai delicati e indifferibili del lavoro, dello sviluppo economico, della legge elettorale, della riforma del Senato, del funzionamento della Pubblica Amministrazione, per citarne alcuni. Giova ricordare però che la posta in gioco non è solo la fortuna elettorale di Renzi o dei suoi avversari, ma il futuro dell’Italia, che viene prima di tutto.


IL PORTICO DEGLI EVENTI

DOMENICA 8 GIUGNO 2014

IL PORTICO

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Siria. Il quadro del paese mediorientale rimane segnato da scontri e sofferenze per la popolazione.

Siria, una tragedia tristemente dimenticata nel silenzio della comunità internazionale Il vertice di Ginevra si è concluso con un sostanziale nulla di fatto e le dimissioni di Brahimi

Frans Van der Lucht, S.J. olandese). Umanamente, come non possiamo sentire il grido dei cittadini che sono rimasti ad Aleppo senza acqua per 20 giorni? Come possiamo accettare che nel XXI secolo dei villaggi interi vivano senza elettricità e telefono? Come possono tornare 12 milioni di rifugiati alla loro terra, non sapendo dove stia la

propria casa? Come possiamo dormire sentendo il lamento di un bambino che piange per qualche goccia di latte? Come possiamo buttare il cibo nel momento in cui sappiamo che i siriani stanno cercando un pezzo di pane? Responsabilmente, il regime sta provando a riprendersi i territori nei quali i terroristi hanno dominato, ha liberato Maa-

lula, uno dei villaggi che parlano ancora oggi l’aramaico, la lingua di Gesù; ha liberato la parte vecchia di Aleppo e altre zone; ha arrestato alcuni responsabili dei gruppi terroristi e ha massacrato altri. In varie parte della Siria, il conflitto tra i terroristi e i militari siriani continua con l’appoggio di alcune nazioni arabe, che provvedono ad armare e finanziare i terroristi. È vero che la situazione in Siria non è tranquilla; è vero che la pace non è tornata ancora; è vero che il presidente è ancora lo stesso, anche se il 3 giugno ci saranno le elezioni per eleggere un nuovo presidente; è vero che il regime sta riconquistando una gran parte del territorio siriano. Ma oggi nessuno guarda la Siria, nessuno guarda il popolo siriano, nessuno dei responsabili prova a risolvere la situazione, nessuno sente la responsabilità verso questa terra storica sia per il Cristianesimo che per l'Islam, nessuno aiuta le persone che hanno la stessa dignità umana e che sono l’immagine di Dio. La Siria non gridi soltanto verso Dio, ma anche verso i responsabili politici in primo luogo, verso l’umanità e ad ogni singolo uomo, per sentire e prendersi la propria responsabilità. Continuamo a pregare per i siriani e per la pace in Siria, ma prima di tutto per la coscienza di ogni responsabile politico nel mondo intero.

vedibilità politica e sociale può diventare un rischio. I Fratelli Musulmani, i veri sconfitti dalle urne, potrebbero alzare ora il livello dello scontro, portando ancora più nel baratro l’economia egiziana, che ha registrato un profondo collasso nel settore turistico. È però certo che la maggioranza

degli egiziani ha accettato Mubarak per 30 anni, ha festeggiato dopo che una minoranza l’aveva cacciato, ha votato per Morsi, ha invocato l’esercito per mandare via il nuovo presidente, si è innamorata di el Sisi per poi non seguirlo massicciamente alla sfida delle urne. Secondo alcuni analisti la maggioranza degli egi-

ziani sta in mezzo tra le caserme e le mosche. È tra loro che si arriverà a definire il futuro dell’Egitto, a tre anni dalla caduta di Mubarak. Un futuro in certo, denso di incognite che non può non avere riflessi sul resto del Medio Oriente, dove i focolai di tensione sono più che mai accesi, in primis in Siria.

P. FADI SOTGIU RAHI, C.Ss.R. A REPUBBLICA ARABA di Siria era sotto l’occhio di tutti i mass-media arabi e internazionali negli ultimi tre anni. Però, purtroppo tutti hanno abbandonato la Siria a se stessa, forse è finita la Guerra? Forse è caduto il regime? Non ci sono terroristi lì? I rifugiati siriani sono tornati? Domina la pace e tranquillità adesso? Politicamente, il secondo congresso di Ginevra, che si è tenuto per studiare la situazione e per risolvere il problema siriano, non ha avuto nessun risultato e da pochi giorni Lakhdar Brahimi, l’inviato dell’ONU in Siria e che ha organizzato questo congresso, si è dimesso da questo incarico. I politici in primo luogo hanno dimenticato la situazione della Siria dopo il susseguirsi dei problemi tra Russia e Ucraina. Religiosamente, i cristiani sono le vittime di questa Guerra internazionale sul terreno siriano proprio dall’inizio, ed a causa di ciò, più di un milione di cristiani sono emigrati verso il Libano

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e l’Europa. La maggior parte delle chiese, specialmente le più antiche sono state distrutte (Maalula, Saydanaya e Saddad), i monasteri sono diventati delle caserme per i terroristi; le prime icone sono state trafugate; il sangue dei martiri ha irrigato il territorio siriano e i missionari stranieri presenti da oltre trent'anni in Siria, sono stati uccisi a causa della loro fede (p.

Il difficile cammino verso la normalità Dopo il voto l’Egitto vive una nuova fase della sua storia. I. P.

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BDEL FATTAH el Sisi, ex-mi-

nistro della difesa nonché l’artefice della polverizzazione dei Fratelli Musulmani, è il nuovo presidente dell’Egitto. Le urne hanno confermato quanto già si sapeva dalla vigilia, ovvero che il candidato dell’esercito avrebbe vinto la sfida contro il suo unico avversario, il nasseriano Hamdeen Sabbahi, espressione dell’opposizione liberal. Secondo i dati diffusi el Sisi avrebbe percentuali fino al 95% mentre Sabbahi al 5%. C’è però un dato inconfutabile: la bassa partecipazione al voto, intorno al 48%, segno di una disaffezione al voto. Le urne sempre più vuote raccontano come gli egiziani siano stanchi di prendere ordini, soprattutto al Cairo. Nel

resto del paese è diverso perché in passato a mobilitare le masse rurali erano gli uomini di Mubarak legati alle grandi famiglie e ai clan tribali. L’impressione è che questi non abbiano aiutato molto el Sisi, in una campagna che è sembrata invece molto poco organizzata e tutta puntata sull’uomo. Molti di quanti hanno votato el Sisi dunque, l’hanno fatto, come i cristiani, perché persuasi da lui. C’è poi da tener conto che El Sisi ha puntato sulla paura per l’instabilità del paese, in un momento di grande confusione. Altro dato la necessità di trasformare la rivoluzione in politica per avere un’influenza nel futuro dell’Egitto. Anche se l’esercito ha il polso del paese, il futuro è quanto mai oscuro, con l’economia al collasso l’impre-


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. Al Regina Coeli la solidarietà alla Siria e alla Repubblica Centroafricana.

“La missione non rimane facoltativa la comunità cristiana è nata in uscita” ROBERTO PIREDDA L REGINA COELI il Santo Padre si è soffermato sul significato della solennità liturgica dell’Ascensione. La parola chiave per Papa Francesco è “partire”. In primo luogo è Gesù che “parte”: «Ascende al Cielo, cioè ritorna al Padre dal quale era stato mandato nel mondo. Ha fatto il suo lavoro, quindi torna al Padre. Ma non si tratta di una separazione, perché Egli rimane per sempre con noi, in una forma nuova. Con la sua ascensione, il Signore risorto attira lo sguardo degli Apostoli – e anche il nostro sguardo – alle altezze del Cielo per mostrarci che la meta del nostro cammino è il Padre». Gesù tornando dal Padre porta un dono speciale: «Quale è il regalo? Le sue piaghe. Il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione, ma conserva le piaghe. Quando ritorna dal Padre gli mostra le piaghe e gli dice: “Guarda Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai”. Quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni, ma perché Gesù ha pagato per noi». Anche per i discepoli c’è una “partenza” da realizzare, che è quella per la missione di annunciare la salvezza di Dio: «L’ultima parola di Gesù ai discepoli è il comando di partire: «Andate dunque e fate di-

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scepoli tutti i popoli» (Mt 28,19). È un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristiana è una comunità “in uscita”, “in partenza”. Di più: la Chiesa è nata “in uscita”. E voi mi direte: ma le comunità di clausura? Sì, anche quelle, perché sono sempre “in uscita” con la preghiera, con il cuore aperto al mondo, agli orizzonti di Dio. E gli anziani, i malati? Anche loro, con la preghiera e l’unione alle piaghe di Gesù». Nel compiere questa missione c’è sempre il rischio di voler mettere al primo posto le sole forze umane, mentre al centro ci deve essere sempre l’azione dello Spirito: «Da soli, senza Gesù, non possiamo fare nulla! Nell’opera apostolica non bastano le nostre forze, le nostre risorse, le nostre strutture, anche se sono necessarie. Senza la presenza del Signore e la forza del suo Spirito il nostro lavoro, pur ben organizzato, risulta inefficace. E così an-

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Nell’omelia del 1 giugno il Papa ha approfondito il tema del matrimonio e della famiglia, partendo dalla presenza alla celebrazione di un to o da una ammalata, che soffre tan- gruppo di coppie di sposi. to, dire: ‘Coraggio! Coraggio! Domani tu avrai gioia!’. No, non si può di- «È un amore fedele; è un amore perre! Dobbiamo farlo sentire come lo severante, non si stanca mai di ha fatto sentire Gesù. Anche noi, amare la sua Chiesa; è un amore quando siamo proprio nel buio, che fecondo. E’ un amore fedele! Gesù è non vediamo nulla: ‘Io so, Signore, il fedele! San Paolo, in una delle sue che questa tristezza cambierà in Lettere, dice: ‘Se tu confessi Cristo, gioia. Non so come, ma lo so!’. Un at- Lui ti confesserà, a te, davanti al to di fede nel Signore. Un atto di fe- Padre; se tu rinneghi Cristo, Lui ti de!». rinnegherà, a te; se tu non sei fedele a Cristo, Lui rimane fedele, per«Essere coraggioso nella sofferenza e ché non può rinnegare se stesso!’. pensare che dopo viene il Signore, La fedeltà è proprio l’essere dell’adopo viene la gioia, dopo il buio ar- more di Gesù. E l’amore di Gesù nelriva il sole. Che il Signore ci dia a tutti noi questa gioia in speranza. E il segno che noi abbiamo questa gioia in speranza è la pace. Quanti ammalati, che sono alla fine della vita, con i dolori, hanno quella pace nell’anima… Questo è il seme della gioia, questa è la gioia in speranza, la pace. ‘Tu hai pace nell’anima nel momento del buio, nel momento delle difficoltà, nel momento delle persecuzioni, quando tutti si rallegrano del tuo male? Hai pace? Se hai pace, tu hai il seme di quella gioia che verrà dopo’. Che il Signore ci faccia capire queste cose».

Non avere paura! Il 30 maggio nella sua omelia Papa Francesco, prendendo spunto dalla frase di Gesù contenuta nel Vangelo del giorno (Gv 16,20-23a), «nessuno potrà togliervi la vostra gioia», ha richiamato il significato della gioia cristiana.

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«E noi dobbiamo dircela la verità: non tutta la vita cristiana è una festa. Non tutta! Si piange, tante volte si piange. Quando tu sei ammalato; quando hai un problema in famiglia col figlio, con la figlia, la moglie, il marito; quanto tu vedi che lo stipendio non arriva alla fine del mese e hai un figlio malato; quando tu vedi che non puoi pagare il mutuo della casa e dovete andarvene via… Tanti problemi, tanti che noi abbiamo. Ma Gesù ci dice:‘Non avere paura!’.‘Sì, sarete tristi, piangerete e anche la gente si rallegrerà, la gente che è contraria a te’» «Ma nel momento della prova noi non la vediamo. E’ una gioia che viene purificata dalle prove e anche dalle prove di tutti i giorni:‘La vostra tristezza si cambierà in gioia’. Ma è difficile quando tu vai da un ammala-

diamo a dire alla gente chi è Gesù». Al termine del Regina Coeli il Papa ha invitato alla preghiera per la pacificazione in Ucraina e nella Repubblica Centroafricana, e ha ricordato la celebrazione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Al pomeriggio di domenica, Papa Francesco ha incontrato allo Stadio Olimpico di Roma i partecipanti alla 37.ma Convocazione Nazionale del Rinnovamento dello Spirito. Agli aderenti al movimento, il Santo Padre ha indicato il cammino da compiere per rimanere fedeli al carisma ricevuto e riuscire a condividerlo con gli altri: «Questo è il vostro percorso: evangelizzazione, ecumenismo spirituale, cura dei poveri e dei bisognosi e accoglienza degli emarginati. E tutto questo sulla base della adorazione! Il fondamento del rinnovamento è adorare Dio!».

Nel Messaggio diffuso in settimana in occasione della 103.ma sessione della Conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, Papa Francesco ha ricordato la gravità dello sfruttamento dei migranti: «La loro situazione li espone ad ulteriori pericoli, quali l’orrore della tratta di esseri umani, il lavoro coatto e la riduzione in schiavitù. È inaccettabile che, nel nostro mondo, il lavoro fatto da schiavi sia diventato moneta corrente. Questo non può continuare! La tratta di esseri umani è una piaga, un crimine contro l’intera umanità». Sempre in settimana è stato diffuso il Messaggio del Santo Padre ai partecipanti all’Incontro di coordinamento tra gli organismi caritativi cattolici operanti nel contesto della crisi siriana. Nel testo si è auspicato che venga permessa «l’opera di assistenza umanitaria» e che le parti in conflitto «quanto prima facciano tacere le armi e si impegnino a negoziare, mettendo al primo posto il bene della Siria, di tutti i suoi abitanti, anche di quelli che purtroppo hanno dovuto rifugiarsi altrove e che hanno il diritto di ritornare al più presto in patria». Tra le persone private della possibilità di poter rimanere nella propria patria il Papa ha ricordato in particolare le «care comunità cristiane». All’Udienza Generale Papa Francesco ha ripercorso le tappe del suo recente viaggio in Terra Santa.

la sua Chiesa è fedele. Questa fedeltà è come una luce sul matrimonio. La fedeltà dell’amore. Sempre». «La vita matrimoniale deve essere perseverante, deve essere perseverante. Perché al contrario l’amore non può andare avanti. La perseveranza nell’amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i problemi: i problemi con i figli, i problemi economici, i problemi qui, i problemi là. Ma l’amore persevera, va avanti, sempre cercando di risolvere le cose, per salvare la famiglia. Perseveranti: si alzano ogni mattina, l’uomo e la donna, e portano avanti la famiglia».

DOMENICA 8 GIUGNO 2014

pietre LAOS

Niente esami perché cristiane Tre studentesse laotiane, tra i 14 e i 15 anni, non hanno potuto effettuare gli esami scolastici di fine corso, a causa della loro fede cristiana. Il fatto è avvenuto nel centro-sud del paese, già teatro in passato di episodi di abusi ed emarginazioni

contro la minoranza religiosa nel Paese retto da un governo comunista che limita e controlla la libertà di culto. Testimoni locali riferiscono che il capo del villaggio ha impedito alle ragazze che frequentano un istituto di svolgere la prova di fine anno; dietro il rifiuto la fede cristiana in base alla quale esse secondo il capo villaggio: “non hanno meritato il diritto allo studio”. IN INDIA

Dissacrata una Via Crucis Un gruppo di vandali ha dissacrato tutte le 14 statue della Via Crucis nell'ashram Cristu Jyothi

a Warangal (Andhra Pradesh). Il fatto è avvenuto la tra le 8 e le 10, quando i sacerdoti dell'ashram erano via per celebrare la messa. I crocifissi non sono stati toccati ma – riferiscono fonti locali questo atto di vandalismo offende i sentimenti religiosi della comunità ed è frutto di persone malvage. IN CINA

Aperto un monastero contemplativo Il primo monastero contemplativo della Cina dai tempi della nascita della Repubblica popolare (1949) è stato aperto e benedetto in maniera ufficiale nei giorni sorsi a Lintou, nella provincia dello Shanxi. Il monastero "Giardino di Sant'Agostino" è una casa di preghiera contemplativa, da sempre considerata parte integrante della presenza della Chiesa in tutte le nazioni, ed è finalmente tornata in Cina. Alla messa erano presenti anche il direttore locale dell'Amministrazione statale per gli Affari religiosi e il segretario locale del Partito. Entrambi si sono congratulati con la comunità contemplativa per il risultato raggiunto.


DOMENICA 8 GIUGNO 2014

IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

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Vocazioni. Don Luca Corona, un giovane di Sestu, la scorsa settimana è stato ordinato sacerdote a Verona.

Dall’astronomia alla vocazione sacerdotale: “Oltre le stelle c’è qualcosa che mi attrae di più”

dizionale alla casula bianca sino alla stola”. Dalla pattuglia isolana – una decina, tra familiari e amici del giovane - si riversano gli applausi per un gesto che resterà negli annali della storia di Sestu. “Certo – ha confermato don Serra – Non è certo ripetibile un evento del genere. Una celebrazione nella Penisola per un nostro ragazzo. E poi il coinvolgimento della Chiesa locale, i canti di gioia, la festa

con le famiglie”. Domenica 25, poi, la prima messa di don Luca nella parrocchia di Santo Stefano, strapiena di fedeli per l'occasione. Un’altra celebrazione importante si è tenuta poi sabato 31 a Sestu, nella chiesa di San Giorgio. Un tuffo al cuore per don Luca, che dalla Sardegna è sbarcato in Veneto. Una laurea in astronomia in tasca, ma probabilmente il suo destino era già scritto

tra le stelle del cielo. “Proprio così – ha aggiunto Franco Usai, diacono di San Giorgio – è un ragazzo docile alla sollecitazione dello Spirito Santo, un esempio da imitare per i giovani del paese”. Un'avventura unica da raccontare. “Ho scelto Padova per il corso di studi – ha detto don Luca - l'astronomia mi piaceva ma capii che non era il punto più alto del cielo. C'era qualcosa che mi attraeva di più. Ho concluso gli studi, e dissi ai miei: mi piacerebbe fare il prete al don Mazza”. Una decisione sorprendente. “È al collegio di Padova che, davanti alle mie domande sul futuro, mi sono accorto di un futuro per me già anticipato nelle figure che mi stavano attorno. Uno fra tutti, don Francesco Massagrande, ma poi tutti i preti mazziani. Sono stati per me delle figure promettenti - ha concluso il novello sacerdote. Posso dirlo: mi sono subito innamorato dell'esempio di don Nicola Mazza. La cultura e i giovani. Per loro sì che avrei dato la vita. Devo aggiungere che per me la prima vocazione è proprio questa. Vivere da mazziano perché giovani che non avrebbero la possibilità possano sviluppare i propri talenti per se stessi e soprattutto per altri. Io per primo mi sento un miracolato, ho sperimentato l'amore di Dio”.

siali e del contesto cittadino. Il valore aggiunto dell’iniziativa è quello di vivere un’esperienza di comunità nella conoscenza di altre comunità parrocchiali ed ecclesiali che di volta in volta incontreranno ed ospiteranno i giovani favorendo la rete e nuove “alleanze educative”. Continua Don Marco: “Il tema del campo estivo sarà la fraternità. Si cercherà di cogliere il valore teologale ed umano del tema e si darà occasione di metterlo in pratica nella conoscenza ed amici-

zia tra giovani che vengono da diversi territori dell’Isola, della Penisola e del Mediterraneo. In particolare grazie alla collaborazione ed amicizia nata a “Migramed”, l’evento che nel 2012 ha riunito a Cagliari le Caritas del Mediterraneo, verranno giovani dall’Algeria e dalla Tunisia, dove stiamo avviando anche piccoli percorsi di microprogettazione solidale. I giovani saranno chiamati a vivere un’esperienza intensa e significativa del Vangelo, ascoltando l’invito del Papa di una Chiesa in

Uscita che incontra le periferie. L’esperienza di condivisione con giovani di altre culture e religioni favorirà il dialogo interreligioso”. Il volantino dell’iniziativa, la scheda di iscrizione, il programma sono messi a disposizione nel sito della Caritas Diocesana “www.caritascagliari.it” e sulla pagina facebook della Caritas Diocesana di Cagliari. Per chi desiderasse maggiori informazioni potrà rivolgersi alla segreteria del GDEM al numero 3407530558 o scrivere a caritasanimazione.ca@tiscali.it .

Luca Corona, dopo gli studi a Padova, è entrato nella Pia Società di Don Mazza, dedicata al servizio ai giovani LUCIANO PIRRONI

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CCOMI”. La pronuncia è scandita da una dizione perfetta e decisa, d’impronta tutta sarda. È solo l'inizio del rito che ha visto protagonista Luca Corona (28 anni, di Sestu), religioso della Pia Società di Don Nicola Mazza, diventato sacerdote a Verona. E' nella tarda serata di sabato 24 maggio, nella gremitissima cattedrale dedicata all'Assunta – in riva all'Adige – che si è svolta una delle celebrazioni più suggestive anche per don Onofrio Serra. Il parroco di San Giorgio ha concelebrato la funzione religiosa con un esercito di vesti bianche provenienti da tutto il Veneto. Il rito, presieduto dal vescovo di Verona Mons. Giuseppe Zenti, dall'imposizione delle mani sugli ordinandi

Don Luca Corona celebra la sua Prima Messa, a destra don Onofrio Serra.

e la preghiera di ordinazionesi passa alla vestizione degli abiti sacerdotali, poi l'unzione del crisma, la consegna del pane e del vino, l'abbraccio di pace. “Momenti difficili da dimenticare – ha evidenziato il responsabile della parrocchia di Sestu – non mi sarei mai aspettato di vivere un'emozione così forte grazie a don Luca. Sono stato scelto per porgli gli abiti da novello sacerdote, dal camice tra-

Una proposta estiva per vivere la fraternità Dal 18 al 27 agosto si terrà il Campo del Gdem GIADA MELIS

dal 18 al 27 Agosto il GDEM, Gruppo Diocesano di Educazione alla Mondialità, della Caritas Diocesana di Cagliari organizzerà un campo estivo internazionale di formazione e servizio per i giovani dai 16 ai 30 anni. Sarà un'esperienza di amicizia e di fraternità con giovani che provengono da diversi territori del Mediterraneo, nella semplicità e nella condivisione, per scoprire la bellezza della multiculturalità e per sperimentare che gli elementi che ci uniscono sono più di quelli che ci dividono. Il campo proporrà momenti di servizio nelle opere segno della Caritas Diocesana ed in realtà associative di inclusione sociale e momenti di formazione attraverso le testimonianze di chi si impegna nel concreto a vivere la solidarietà. Non mancheranno poi visite a realtà significative della città e naturalmente anche del sano tempo libero e di diverti-

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NCHE QUEST’ANNO

mento. L’iniziativa sarà organizzata insieme all’Ufficio Missionario, i missionari Saveriani, i missionari Domenicani, la cooperativa Sicomoro Onlus, l’associazione Beata Suor Giuseppina Nicoli, l’associazione Oscar Romero, l’associazione la Rosa Roja. Il direttore della Caritas Don Marco Lai afferma: “Nell’emergenza educativa attuale ci pare importante investire nella formazione dei giovani seguendo gli Orientamenti dei Vescovi per questo decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”. La Caritas ha nel suo statuto di organo ecclesiale la prevalente funzione pedagogica. Si tratta di una “pedagogia dei fatti” in cui le opere segno della Caritas Diocesana indicano i percorsi di promozione umana nella concretezza dei fatti per costruire vera carità nella prossimità. I giovani durante il campo estivo saranno invitati perciò a mettersi in gioco nel servizio agli ultimi all’interno delle opere della caritas e di altre associazioni eccle-


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 8 GIUGNO 2014

Centro Sportivo Italiano. Tutto il mondo dello sport attende con gioia il grande incontro in Piazza San Pietro.

Papa Francesco incontra il mondo sportivo una giornata che unisce il gioco e i valori Tutto pronto per l’incontro del 7 giugno con Papa Francesco. Ultimi posti disponibili per partire a Roma con il CSI di Cagliari MARTA FAIS - FEDERICA BANDE

è ormai alle porte ed i preparativi per incontrare papa Francesco e festeggiare il settantesimo anniversario del Centro Sportivo Italiano volgono ormai al termine. Sono ben cinquantamila le persone che scenderanno in piazza San Pietro tra squadre di calcio, basket, pallavolo, oltre alle tantissime associazioni, parrocchie e gruppi oratoriali. Numerosa anche la rappresentanza sarda, che, grazie al CSI Cagliari e con l’aiuto della Pastorale Giovanile Diocesana, partirà con la nave Tirrenia per unirsi agli atleti provenienti di tutta Italia davanti al Santo Padre. Sono disponibili ancora pochi posti, a tariffe agevolate accessibili a tutti, per partire con il CSI Cagliari e trascorrere tutti insieme un weekend di festa e di con-

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L SETTE GIUGNO

divisione. Il programma di viaggio prevede la partenza da Cagliari, venerdì, 6 giugno, alle 19.00 con la nave Tirrenia e si prosegue da Civitavecchia fino a San Pietro con un autobus. Il rientro è fissato nella serata di sabato, con sbarco al porto di Olbia, in cui ci sarà un bus Gran Turismo diretto a Cagliari. La quota di partecipazione include, oltre ai trasporti terrestri e marittimi in prima classe, l’animazione in nave, tutti i pasti, il kit di papa Fran-

cesco e i pass per accedere all’area riservata. Sarà una grande festa con tanti colori e striscioni. Il CSI regalerà foulard a ricordo della manifestazione (utili anche per le coreografie) ed ogni squadra indosserà la propria divisa e maglia ufficiale. In via della Conciliazione sarà allestito un vero e proprio villaggio dello sport aperto a tutti (dalle 9.00 alle 20.00), nel quale gli atleti presenti potranno cono-

scersi e sfidarsi nei tornei delle diverse discipline sportive. Ci sarà anche un gazebo di Poste italiane per quanti volessero procedere all’annullo postale ed avere, così, un ricordo unico e irripetibile di questa giornata. Sempre in via della Conciliazione, dalle 9.00 alle 19.00, sarà possibile visitare anche la storica sede nazionale del Centro Sportivo Italiano, fondato nel 1944. Tutti saranno protagonisti di questo emozionante momento e po-

tranno fare gli auguri al CSI e comunicare con Papa Francesco con sms, foto ed email. A scrivere la cronaca dell’evento, infatti, saranno proprio gli stessi partecipanti attraverso il racconto dei preparativi, del viaggio e della giornata a San Pietro, inviando sms al numero 346 2588147 (indicando nome e città), email all’indirizzo social@csi-net.it, o direttamente condivise nella pagina Facebook del Csi Cagliari CsiCagliari.CentroSportivoItaliano. Dalle 14.00 saranno aperti i varchi della piazza per consentire a tutti di prendere posto in attesa dell’arrivo del Papa, previsto per le 16.30 a bordo della Papa Mobile. Alle 17.00, saluterà la piazza con i suoi modi coinvolgenti e amichevoli, accompagnato dal calore della folla, e festeggerà insieme agli sportivi i settant’anni del Centro Sportivo Italiano e i sani valori dello sport, che da sempre caratterizzano l’attività dell’ente e di tante realtà oratoriali. Per prenotare gli ultimi posti disponibili e trascorrere un weekend di festa con lo sport e papa Francesco, potete contattare la segreteria organizzativa (Anna e Federica) ai numeri 389.0096559 - 324.8433079 oppure scrivere all’indirizzo mail csisardegnadalpapa@gmail.com

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DOMENICA 8 GIUGNO 2014

IL PORTICO DI CAGLIARI

Calcio. La lunga e tormentata vicenda intorno alla vendita della società cagliaritana.

Rimane incerto il futuro del Cagliari tra nuovi vertici e il caso Sant’Elia Cellino da tempo ha scelto di trasferirsi in Inghilterra al Leeds. Rimane da verificare la consistenza della pista “americana” FRANCESCO ARESU

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ICINI A UNA svolta, oppure è

solo un grosso flop? Il dubbio rimane, in assenza di nomi e dettagli, almeno al momento in cui chiude questo numero de Il Portico. L'accordo di massima che porterà alla cessione del Cagliari Calcio da parte di Massimo Cellino, da ventidue anni sulla tolda di comando del club rossoblù, è stato trovato: mancano solo le firme e il primo acconto da 10 milioni di euro (su 85 totali) per sbloccare l'affare. Finora sono tanti i proclami – su tutti il nuovo fantascientifico stadio a cura del noto architetto statunitense Dan Meis – da parte di Luca Silvestrone, rappresentante italiano di una cordata americana ancora anonima, nonostante sia sulla bocca di tifosi e media da diversi mesi. Il suo incontro in un hotel di Miami con Cellino – che ha preteso il pa-

gamento dei 10 milioni entro mercoledì 4 giugno, pena l'annullamento dell'affare –, con tanto di foto su Facebook a testimonianza del meeting, ha convinto la maggior parte della tifoseria sulla bontà dell'operazione, pur in assenza di notizie certe sull'identità dei nuovi compratori. Tante voci si sono rincorse nelle scorse settimane, con alcuni noti fondi d'investimento (Bain Capital, Mariner Fund Investments) inseriti nel calderone insieme a banche (Morgan Stanley), ma senza alcuna conferma. Sul fronte istituzionale il Comune di Cagliari ha già ufficialmente incontrato Silvestrone in due occasioni, con tanto di conferenza stampa. Il primo cittadino Massimo Zedda non ha voluto sbilanciarsi sull'operazione – chiedendo

comunque che il manager ravennate facesse al più presto i nomi dei potenziali compratori («Non è una mera curiosità, ma un obbligo di legge per chi deve lavorare con il Comune») – ma si è soffermato soprattutto sulla ristrutturazione dello stadio Sant'Elia, che da anni necessita di un intervento consistente. Il nodo stadio è l'argomento che più sta a cuore all'amministrazione comunale, che in passato non ha risparmiato critiche (e ne ha ricevuto altrettante) al club di Cellino sulla gestione del Sant'Elia. Zedda ha confermato che per la stagione prossima lo stadio sarà agibile per 16 mila persone come richiesto dalla Lega Calcio, superando così l'inghippo burocratico che ha fatto rischiare la mancata iscrizione del Cagliari alla Serie A. «Non ci sono

problemi – ha chiarito il sindaco in conferenza stampa, al fianco di Silvestrone e Paolo Cutrano, membro del cda del Cagliari Calcio – perché si tratta solo di completare alcune piccole modifiche a delle tavole tecniche che vanno aggiornate alle nuove prescrizioni della Lega Calcio. Mercoledì 4 giugno presenteremo tutto e avremo il via libera che permetterà al Cagliari di avere tutto in regola per l'iscrizione al prossimo campionato da perfezionare entro il 20 giugno». La conferenza stampa organizzata in Municipio è stata l'occasione per Silvestrone per svelare qualche altro piccolo dettaglio, restando però volutamente sul vago. «Il presidente Cellino mi ha dato la possibilità di parlare a nome del Cagliari Calcio e dopo l'accordo economico siglato a Miami, vuole che tutto sia risolto anche per lo stadio, altrimenti è pronto a far saltare tutto. Oggi (venerdì 30 maggio, n.d.r.) usciamo dal nuovo vertice con il Sindaco ancora più tranquilli, perché abbiamo capito che ostacoli per il Sant'Elia, sia nella versione da sedicimila posti che per il nuovo progetto, non ce ne sono», ha concluso il manager romagnolo. La settimana prossima sarà decisiva per il futuro del Cagliari Calcio: si potrebbe aprire una pagina importante per la città, sia in caso positivo che negativo.

Cultura e solidarietà al Museo del Duomo 24 MAGGIO si è tenuta, con l’organizzazione della direttrice del Museo del Duomo di Cagliari Maria Lucia Baire una serata di beneficenza per l’associazione di promozione sociale e solidarietà “Amici di Fra Lorenzo ONLUS”. La serata si è articolata tra momenti di pura cultura, arte pittorica ed ecclesiale, e momenti di spiritualità accompagnata dalla presenza di Fra Lorenzo Pinna da Sardara, il conosciutissimo frate cappuccino che all’età di 94 anni ha ancora tanto da insegnare e condividere: il bene verso le persone svantaggiate, l’umiltà, il rispetto dell’altro e la carità amorevole. Amici di fra Lorenzo ONLUS è ormai da un anno una realtà. Un’associazione non assistenziale ma caritatevole come da insegna-

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ABATO

mento francescano di Fra Lorenzo. L’associazione permea il suo scopo in 4 punti essenziali: assistere la persona nella necessità anche materiale, sempre e comunque nel pieno rispetto e nella dignità della stessa; promuovere ed incentivare l’opera di ascolto e di accoglienze; rivolgere la propria operosità ed i servizi connessi ai bambini di età scolare, ai giovani, alle famiglie e agli anziani e ai malati; ideare, creare, organizzare e gestire iniziative, servizi, attività artistiche, culturali, sportive, ricreative atte a soddisfare i fini primari dell’associazione e le esigenze di conoscenza-formazione per la persona. L’occasione creata dall’Baire come direttrice del Museo e socia dell’associazione, di un evento così particolare nell’incantevole scenario della Cagliari storica e delle bellezze stori-

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brevi IL 7 - 8 GIUGNO

Al Pozzo di Sichar ritiro di Pentecoste L’Opera Esercizi Spirituali di Cagliari ha programmato dalle 16 di sabato 7 al pranzo di domenica 8 giugno, il ritiro di Pentecoste predicato da padre Massimo Pampaloni, s.j., sul tema: “Il calore dello Spirito Fuoco”. L’appuntamento è alla Casa di Esercizi Spirituali, “Pozzo di Sichar” a Capitana. Per informazioni e adesioni tel. 070 403108. APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

Convegno regionale a Cagliari “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Il cuore di Gesù nel cuore del discepolo”. È il tema del Convegno regionale dell’Apostolato della preghiera, in programma il 19 giugno nella Basilica di Bonaria a Cagliari.

Il programma prevede alle 9 gli arrivi, alle 9.45 la riflessione di padre Maurizio Teani, preside della Facoltà Teologica della Sardegna e alle 11 la celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari. Nel pomeriggio alle 15.30 l’Adorazione Eucaristica.

CAPPUCCINI

La serata in favore degli “Amici di fra Lorenzo Onlus” LAURA CABRAS

IL PORTICO

Domenica la festa per Fra Nicola

Un momento della serata solidale. Sotto a sinistra: Fra Lorenzo.

co-artistiche del Museo come i reperti conservati ed esposti nel tunnel o il San Cristoforo (statua lignea del XVI secolo da poco restaurato), oltreché i manufatti di pregio che le sale dei tre piani ospitano, ha fatto sì che la commistione cultura-beneficenza si fondessero per vivere e condividere dei momenti unici a supporto dell’associazione. Dato il successo della serata ci si augura che sia una prima di una serie di altri incontri associativi, visto che a Cagliari l’associazione non ha ancora una sede dove poter lavorare ed accogliere sia i soci che tutte le persone. Il lavoro è tanto e la carenza di un locale penalizza fortemente. Le richieste agli enti pubblici Regione e Comune hanno avuto esito ne-

gativo. Si coglie quest’occasione per lanciare un appello ai privati per la disponibilità di un locale in comodato gratuito. Invece le sedi di Sardara, Burcei e Sinnai hanno una collocazione ben definita ed il lavoro dei tanti volontari è svolto al meglio, l’iterazione fra le persone è quasi quotidiano, le collaborazioni con gli organi istituzionali son già attive e pienamente condivise come da spirito francescano. Chi volesse avere informazioni o contattare l’associazione può farlo scrivendo all’indirizzo di posta elettronica amicidifralorenzo@tiscali.it o chiamando la segretaria dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20 al numero 3461257076.

Cappuccini in festa a Cagliari per le memoria del beato Fra Nicola da Gesturi. Domenica, giorno della festa, messe al mattino dalle 7 alle 12 ogni ora, mentre nel pomeriggio saranno due le celebrazioni eucaristiche. La prima messa quella delle 7 sarà concelebrata da monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, mentre in serata alle 19 il cardinale Josè Savaiva Martins, Prefetto emerito della Congregazione per i santi presiederà la Santa Messa, alla qual parteciperanno i gruppi folcloristici di bambini. Animeranno la liturgia il Collegium Kalaritanum ed il Gruppo “Machapu” e verrà eseguita la “Misa Criolla”. Sabato 7, giorno del “Transito”, la solenne Messa vespertina che precede la processione, è celebrata da padre Giovanni Atzori, Ministro provinciale. A Padre Ivano Raffaele Liguori, cappuccino il compito di predicare il triduo di preparazione.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

SOLENNITA’ DI PENTECOSTE (ANNO A)

dal Vangelo secondo Giovanni

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a sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Gv 20,19-23 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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a liturgia ci ripropone in questa Messa del giorno della solennità di Pentecoste una parte del vangelo che abbiamo già letto la seconda domenica di Pasqua, questo non è un errore, ma sottolinea come tutto il periodo pasquale, che con questa giornata si conclude, vada visto come un tutt’uno. Nei vangeli troviamo esempi ancora più evidenti di non voler fare una cronaca bensì far vedere, anche arrivando a dei paradossi, come nel tempo pasquale non sia tanto importante la sequenza degli eventi ma la scoperta che i discepoli fanno della grandezza del mistero che stanno vivendo. Alla fine del vangelo di Luca troviamo un racconto dell’ascensione di Gesù in cui si dice che Gesù è asceso il giorno stesso di Pasqua (Lc 24,50-51), ma passando al libro degli Atti lo stesso Luca sottolinea come Gesù apparve ai suoi discepoli per 40 giorni: “Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua

Pace a voi!

passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio” (At 1,3). Quale delle due è corretta? Forse cronologicamente la seconda (quaranta giorni dopo) ma di fatto non è importante perché Luca sta dando un’informazione che va oltre il dato cronologico: quanto avvenuto nei quaranta giorni tra la Pasqua è tutto parte del mistero pasquale. Se quanto appena detto è vero allora non stupirà notare vedere come Giovanni, non raccontando l’episodio della Pentecoste (che troviamo narrato nel libro degli Atti degli Apostoli), abbia comunque voluto sottolineare il dono dello Spirito Santo collegandolo all’apparizione ai discepoli il giorno di Pasqua, e lo può fare proprio perché ciò che sta raccontando non è una cronaca. Il dono dello Spirito secondo Giovanni non è fine a sé stesso: lo Spirito è funzionale alla “missione” o, per essere più chiari, alla prosecuzione della stessa missione

di Gesù. Lo Spirito non viene donato a ciascuno di noi per essere custodito gelosamente come un tesoro in una cassaforte (sebbene esso sia più prezioso di ogni altro tesoro) ma è un dono da spendere nella Chiesa e per la Chiesa. Questo Spirito non ha solo uno “scopo” ma è anche portatore di una serie di doni e anche di prerogative che sono proprie di Dio stesso: ad esempio è lo spirito che “dà vita” (2Cor 3,6), è il Consolatore (“è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò” Gv 16,7), il Paraclito e lo Spirito di verità (“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità” Gv 14,6-7). Nonostante tutte queste caratteristiche, molte delle quali già citate dallo stesso Giovanni, nel nostro brano Giovanni lega invece la venuta dello Spirito al potere di rimettere i peccati. Gli scribi quando Gesù ha guarito il paraliti-

co giustamente (almeno per questo aspetto) si sono chiesti: “Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?” (Mc 2,7). Infatti è prerogative di Dio rimettere i peccati, e Gesù ha dovuto dimostrare di avere ottenuto da Dio questo potere: “Gesù disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si” (Mc 2,8-12). Ora quel potere viene trasmesso dallo Spirito ai discepoli, anche questo è un aspetto di prosecuzione della missione affidata dal Padre a Gesù e ora da Gesù ai suoi discepoli e questo, se fosse ancora necessario, conferma come il dono dello Spirito Santo sia un dono in funzione ecclesiale e non “privata”.

SCOPRIRE INSIEME LA GIOIA DI CREDERE IN GESÙ Se è vero, come dice Papa Francesco nella sua enciclica Evangelii gaudium, che siamo chiamati a “diventare anfore, ricolme d’acqua per dare da bere agli altri” (86), non possiamo dimenticare che per comunicare il vangelo in modo autentico e veritiero, non basta usare e utilizzare le reti o gli strumenti più sofisticati della tecnologia, che pure sono frutto dell’ingegno umano; essi sono e rimangono solo strumenti che al di là delle potenzialità che possiedono, rischiano di farci vivere in modo virtuale, cioè mediante “esperienze soggettive senza volto”, senza “impegni fraterni”, comodamente rinchiusi in una “spiritualità del benessere”, “senza creare vincoli profondi e stabili.” Dunque l’insegnamento del Papa spinge a praticare una evangelizzazione che sia il frutto dell’incontro tra persone, tra volti che si guardano negli occhi, tra persone che condividano le gioie e le speranze, le angosce e le sofferenze del proprio tempo. Se è vero che la nostra epoca è caratterizzata da segni inequivocabili di ricerca di Dio, di sete di Dio, nonostante le correnti di

pensiero che propendono per forme di ateismo, resta incontrovertibile il comando di Gesù Risorto, anche per noi oggi: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Dunque, “fare discepoli”, significa incontrare gli altri, renderli partecipi di quella umanità del Figlio di Dio, che facendosi carne è entrato nella storia, è entrato a far parte di una comunità, e ne ha condiviso il cammino. Evangelizzare significa camminare insieme per conoscere Gesù, attraverso il quale possiamo conoscere il volto del Padre, che è volto di tenerezza: Egli ci libera dall’individualismo, ci risana dall’egoismo, ci fa procedere come compagni di strada pieni di speranza di giungere all’incontro con altri per arricchirci, ci fa diventare suo popolo. Ma questo è possibile solo se sappiamo vivere “insieme” pro-

muovendo una vera comunione, imparando insieme ad incontrarci, anche manifestando con onestà intellettuale le differenti visioni delle cose e della realtà…riuscendo a cogliere e a raccogliere i contributi di ciascuno per giungere alla verità. Anche in questi passaggi dell’enciclica, papa Francesco richiama all’urgenza di tener conto come, anche “nelle forme proprie della religiosità popolare” si nasconda un patrimonio per l’evangelizzazione, dal quale trarre itinerari di approfondimento della conoscenza di Gesù, dei Santi, della Vergine; forme popolari che incarnandosi nella cultura di un popolo alimentano le relazioni sociali, e l’incontro gioioso tra le persone che celebrano e condividono la stessa fede e si riconoscono come fratelli, nella stessa identità cristiana. Anche noi in Sardegna, possiamo pensare alla valorizzazione delle diverse forme di religiosità popolare che caratterizzano la cultura cristiana nel nostro territorio. di Maria Grazia Pau


ELLA FAMIGLIA

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Il Papa e la solidarietà verso la Siria.

Vicini alle vittime dell’indifferenza i ringrazio per la vostra presenza a questo incontro, promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Vi ringrazio soprattutto per il contributo quotidiano che voi, come organismi di carità cattolici, state dando in Siria e nei Paesi vicini, per aiutare le popolazioni colpite da quel terribile conflitto. Saluto il Cardinale Robert Sarah e rivolgo un caloroso benvenuto a tutti voi, specialmente a quanti si sono messi in viaggio dal Medio Oriente per essere qui oggi – e anch’io porto negli occhi e nel cuore il Medio Oriente, dopo il pellegrinaggio dei giorni scorsi in Terra Santa. Un anno fa ci siamo riuniti per ribadire l’impegno della Chiesa in questa crisi e per lanciare insieme un appello per la pace in Siria. Ora ci incontriamo di nuovo, per tracciare un bilancio del lavoro finora svolto e per rinnovare la volontà di proseguire su questa strada, con una collaborazione ancora più stretta. Ma dobbiamo riscontrare con grande dolore che la crisi siriana non è stata risolta, anzi va avanti, e c’è il rischio di abituarsi ad essa: di dimenticare le vittime quotidiane, le indicibili sofferenze, le migliaia di profughi, tra cui anziani e bambini, che patiscono e a volte muoiono per la fame e le malattie causate dalla guerra. Questa indifferenza fa male! Un’altra volta dobbiamo ripetere il nome della malattia che ci fa tanto male oggi nel mondo: la globalizzazione dell’indifferenza. L’azione di pace e l’opera di assistenza umanitaria che gli organismi caritativi cattolici svolgono in quel contesto sono espressione fedele dell’amore di Dio per i suoi figli che si trovano nell’oppressione e nell’angoscia. Dio ascolta il loro grido, conosce le loro sofferenze e vuole liberarli; e a Lui voi prestate le vostre mani e le vostre capacità. È importante che voi operiate in comunione con i Pastori e le comunità locali; e questa riunione costituisce un’occasione propizia per individuare opportune forme

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RISCRITTURE

L’EFFUSIONE DELLO SPIRITO La solennità della Pentecoste conclude il tempo liturgico di Pasqua. In effetti, il Mistero pasquale – la passione, morte e risurrezione di Cristo e la sua ascensione al Cielo – trova il suo compimento nella potente effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti insieme con Maria, la Madre del Signore, e gli altri discepoli. Fu il “battesimo” della Chiesa, battesimo nello Spirito Santo (cfr At 1,5). Come narrano gli Atti degli Apostoli, al mattino della festa di Pentecoste, un fragore come di vento investì il Cenacolo e su ciascuno dei discepoli scesero lingue come di fuoco (cfr At 2,2-3). San Gregorio Magno commenta: «Oggi lo Spirito Santo è sceso con suono improvviso sui discepoli e ha mutato le menti di esseri carnali all’interno del suo amore, e mentre apparvero all’esterno lingue di fuoco, all’interno i cuori divennero fiammeggianti, poiché, accogliendo Dio nella visione del fuoco, soavemente arsero per amore» (Hom. in Evang. XXX, 1: CCL 141, 256). La voce di Dio di-

vinizza il linguaggio umano degli Apostoli, i quali diventano capaci di proclamare in modo “polifonico” l’unico Verbo divino. Il soffio dello Spirito Santo riempie l’universo, genera la fede, trascina alla verità, predispone l’unità tra i popoli. «A quel rumore la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua» delle «grandi opere di Dio» (At 2,6.11). Lo Spirito Santo, “che è Signore e dà la vita” – come recitiamo nel Credo –, è congiunto al Padre per mezzo del Figlio e completa la rivelazione della Santissima Trinità. Proviene da Dio come soffio della sua bocca e ha il potere di santificare, abolire le divisioni, dissolvere la confusione dovuta al peccato. Egli, incorporeo e immateriale, elargisce i beni divini, sostiene gli esseri viventi, perché agiscano in conformità al bene. Come Luce intelligibile dà significato alla preghiera, dà vigore alla missione evangelizzatrice, fa ardere i cuori. Benedetto XVI - Regina Coeli 12 giugno 2011

di collaborazione stabile, nel dialogo tra i diversi soggetti, allo scopo di organizzare sempre meglio i vostri sforzi per sostenere le Chiese locali e tutte le vittime della guerra, senza distinzioni etniche, religiose o sociali. Oggi siamo qui anche per fare nuovamente appello alle coscienze dei protagonisti del conflitto, delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica. Tutti siamo consapevoli che il futuro dell’umanità si costruisce con la pace e non con la guerra: la guerra distrugge, uccide, impoverisce popoli e Paesi. A tutte le parti chiedo che, guardando al bene comune, consentano subito l’opera di assistenza umanitaria e quanto prima facciano tacere le armi e si impegnino a negoziare, mettendo al primo posto il bene della Siria, di tutti i suoi abitanti, anche di quelli che purtroppo hanno dovuto rifugiarsi altrove e che hanno il diritto di ritornare al più presto in patria. Penso in particolare alle care comunità cristiane, volto di una Chiesa che soffre e spera. La loro sopravvivenza in tutto il Medio Oriente è una profonda preoccupazione della Chiesa universale: il Cristianesimo deve poter continuare a vivere là dove sono le sue origini. Cari fratelli e sorelle, la vostra azione caritativa e assistenziale è un segno importante della vicinanza di tutta la Chiesa, e della Santa Sede in particolare, al popolo siriano e agli altri popoli del Medio Oriente. Vi rinnovo la mia gratitudine per quello che fate e invoco su di voi e sul vostro lavoro la benedizione del Signore. La Madonna vi protegga. Io prego per voi e voi pregate per me! Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti all'incontro di coordinamento tra gli organismi caritativi cattolici operanti nel contesto della crisi siriana Venerdì, 30 maggio 2014


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IL PORTICO

a fermezza ha vinto, / e incorona quale premio / la bellezza e la saggezza / con lode eterna!». Il trionfo della Luce sulle Tenebre suggella il secondo successo del Teatro Lirico di Cagliari, che con sapiente maestria ha eseguito Il flauto magico (Die Zauberflöte) di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Un cast d’eccezione ha animato la scena cittadina in una serata che ha riscattato l’altalenante esordio belliniano: questa volta, infatti, il pubblico ha espresso entusiasmo ed apprezzamento unanimi e compatti. Il che ribadisce l’eccellenza della Fondazione del capoluogo sardo. L’opera, su libretto in due atti del tedesco Emanuel Schikaneder (1751-1812), rappresentata per la prima volta a Vienna nel 1791, non tornava sul palcoscenico cagliaritano dal 2003. Undici anni dopo, il maestro concertatore e direttore è Christopher Franklin, attivo nel panorama italiano ed internazionale (Roma, Milano, Londra, Venezia, Torino, Bologna) e già sul podio del Teatro isolano nella passata stagione lirica per il mozartiano Così fan tutte. La scenografia, essenziale ma evocativa, è di Giovanni Carluccio: pochi alberi nel bosco, alcuni alti pilastri terminanti con teste di Horus nel tempio, le rupi della prova. I costumi sono di Nanà Cecchi: il volto egizio diafano dei personaggi, l’abbigliamento saraceno di Monostato, i drappi blu notte della Regina. La produzione originale è del Teatro Massimo di Palermo, l’allestimento invece del Teatro Regio di Torino. L’apertura del sipario catapulta subito nel nucleo dell’azione immaginaria. Sulla scena, incorniciata da un cerchio di pietra e collegata direttamente alla platea per mezzo di passerelle laterali, un serpente di abnormi dimensioni perseguita lo spaventato principe Tamino (Bernhard Berchtold); lo salvano tre dame (Jinkyung Park, Lara Rotili, Bettina Ranch) al servizio della Regina della Notte che, innamorate del bel sembiante del ra-

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na lotta eterna sospinge da sempre gli appassionati del fumetto in una battaglia senza fine per la difesa dei supereroi come lampada magica dei desideri e della fantasia propria di bambini non ancora cresciuti e adulti cresciuti troppo presto. C'è chi invece relega le varie creazioni Marvel e non solo all'iperuranio delle illusioni infantili e non lascia nemmeno uno spiraglio di rivincita. Al cinema Batman, Superman & company non sono mai stati sfortunati, ma c'è voluto Christopher Nolan e la sua trilogia su Bruce Wayne per far capire che finalmente anche gli eroi dei fumetti possono interessare davvero qualunque pubblico, perchè in fondo parlano di noi. Marc Webb, con un unico precedente di commedia romantica nel curriculum da regista (500 giorni insieme) prende in mano Spider-Man e cerca di ridargli vita, nonostante Sam Raimi avesse già fatto qualche anno fa lo stesso tentativo con discreto successo. L'uomo ragno ha alcune peculiarità che sono occasione ghiotta per Hollywood e l'industria-cinema: il protagonista è un adolescente, e i problemi come i nemici li sconfigge da adolescente; il disagio nel vestire dei panni doppi (la famosa vita parallela del supereroe) è più forte in lui che in qualsiasi altro protagonista Marvel; la sua storia è conosciuta praticamente in tutto il mondo, perciò non ha bisogno né di presentazioni né di pubblicità. Questo secondo capitolo stringe la mano al primo quasi annullando il tempo intercorso nel mezzo e con altrettanta decisione subito la lascia per non farsi più guidare dal già sentito e già detto, ma prendere una strada unica e nuova. Il tempo è la vera costante del film: Peter

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IL PORTICO DELLE IDEE In scena al Lirico fino a domenica l’opera di Mozart

Il “Flauto Magico” ALESSIO FAEDDA

gazzo, sono costrette a rinunciare ai propri sentimenti per non trasgredire gli ordini della sovrana. I tre soprani ammaliano con la loro ingannevole sensualità, mentre la paura e la disperazione del nobile tenore non raggiungono il medesimo effetto dei suoi slanci d’amore per la principessa del luogo, Pamina (Nadine Sierra). Di costei si apprende la bellezza

grazie ad una suggestiva effigie animata, che suscita amore a prima vista nel cuore del principe. Fra le chiome degli alberi si muove anche il simpatico e affabile uccellatore Papageno, che Markus Werba interpreta magistralmente: fin dal primo atto, è il personaggio che, più di tutti, coinvolgendo addirittura il Direttore (gli fa dono di un fiasco di vino),

Nelle sale una nuova pellicola sul supereroe della Marvel

The amazing Spider-Man 2 VALERIA USALA

(Andrew Garfield) ne ha poco da passare con Gwen (Emma Stone), fidanzata di cui è innamorato e da cui è ricambiato, ma a spingerlo a lasciarla è il senso di colpa per non riuscire a mantenere la promessa fatta al padre poco prima che morisse di starle lontano; poco è il tempo che Peter ha potuto passare con i genitori, talmente poco che non gli ha permesso di capire perchè se ne sono andati lasciandolo solo; e infine è poco il tempo che ha Spider-Man per fronteggiare due ma forse anche tre nemici in una volta sola, di cui uno Elettro (interpretato da Jamie Foxx) par-

ticolarmente pericoloso per l'intera città. La grande originalità del film e della serie di Webb sta nel focus sui giovani, perchè è vero che i fumetti sono per grandi e piccoli, ma è anche vero che Spider-Man più degli altri parla agli adolescenti. E gli adolescenti non possono sprecare il tempo che hanno, perchè è in base a come lo impieganio che imparano a conoscersi. Peter Parker non è il secchione di turno miracolato dal caso (come invece risultava nella saga firmata Sam Raimi), non è superficiale né stupido ma è finalmente e giustamente sbadato, ritardatario, ironico, leggero come

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riesce ad instaurare un diretto contatto con il pubblico (il vino bevuto dal personaggio, a suo dire, sarebbe stato Cannonau). Applausi entusiasti ricambiano il divertimento alla fine della rappresentazione. Un sapiente uso dei suoni e delle luci annuncia, attraverso tuoni e diverse tonalità di blu e nero, l’apparizione della Regina della Notte: slanciata da trampoli e coperta da un velo onirico, Cornelia Götz, specialista del ruolo, non è ancora al meglio – la disperazione per la sottrazione della figlia non si accompagna ad una limpida esecuzione dei primi acuti che il personaggio richiede. Ma il riscatto avviene nel secondo atto, quando davanti alla figlia atterrita la Regina giura vendetta con la celebre aria Der Hölle Rache: l’odio per Sarastro, colui che l’ha privata dell’unico bene rimastole dopo la morte del marito, cresce di parola in parola già nel dialogo, e gli acuti sono sfiorati con delicato struggimento. La storia procede: Pamina, perseguitata dal moro Monostato (Kurt Azesberger), distrutto dalla passione e deciso a vendicarsi se la fanciulla non lo ricambia, viene raggiunta da Papageno, che le riferisce dell’imminente arrivo di Tamino; costui, frattanto, viene iniziato ai misteri di Iside e Osiride dallo ieratico Sarastro (Aleksandar Stefanoski, basso dalla voce calda, potente e di eccezionale estensione). Nel contempo, anche Papageno soffre per amore: dopo aver respinto la vecchia Papagena (la sassarese Francesca Sassu), rinuncia al suicidio e può abbracciare la sua amata ringiovanita. Il loro duetto è di contagiosa simpatia, così come con avvolgente bellezza s’intrecciano le voci di Pamina e dei tre geni fanciulli (solisti del Tölzer Knabenchor). Alla fine, sventati i piani della Regina, tutti i personaggi, insieme al sempre ineccepibile Coro del Teatro Lirico, proclamano dal palco la morale. Sei minuti di ovazione rinviano al prossimo appuntamento: Turandot di Giacomo Puccini.

un qualunque giovane. Il mondo dei superpoteri viene svecchiato, forse nella speranza che si svecchi un po' anche quello reale, senza però sprofondare nell'illusione che essere al di sopra della massa voglia dire non sottostare alle regole e non pagarne le conseguenze. La storia di coppia tra Peter e Gwen (complice la relazione dei due attori che continua anche a telecamere spente) ruba i riflettori alla parte action e di sviluppo tecnico-narrativo della storia, e finiamo col chiederci se i due innamorati riusciranno ad essere felici insieme ancor prima di capire se la città verrà salvata e cosa la Oscorp (multinazionale con intenti militari di cui diviene erede il giovane Harry, amico d'infanzia di Peter) avrà a che fare con il ragazzo mascherato. Qualche musica azzeccata, attori perfettamente calati nei ruoli e grande fedeltà al fumetto: sono questi gli ingredienti per attirare nuovi giovani in sala e non far rimpiangere ai vecchi il tentativo di rivangare nel terreno già sondato un esempio di crescita come quello dell'uomo ragno. Se il Batman di Nolan ha fatto luce sulle ombre dell'età adulta, insieme alle scelte e ai rischi che questa comporta, con The amazing Spier-Man si dilata il tempo della spensieratezza quel tanto che basta per rimpiangere il momento in cui non si era consapevoli di doverle fare, quelle scelte. E malgrado si rischi di uscire dalla sala senza gridare al capolavoro, poco più di due ore bastano per farci sentire ancora una volta quel brivido che ognuno di noi continua a provare ancora (e sopratutto) oggi, in un'epoca che ricerca nelle 'maschere' una via di fuga dalla realtà. Dobbiamo solo decidere quanto tempo vale spendere senza rischiare che quella maschera non se ne vada più via.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Solidarietà. La Caritas è impegnata nel sostegno ai rifugiati e ai richiedenti asilo.

Progetto “S. Fulgenzio”, una via buona per non chiudere la porta ai migranti La Fondazione San Saturnino, insieme al Comune di Quartu S.E., porta avanti un progetto di assistenza per i tanti stranieri giunti nell’Isola MARIA CHIARA CUGUSI

L

A CARITAS DIOCESANA, attra-

verso suo braccio operativo Fondazione San Saturnino, porta avanti il progetto ‘San Fulgenzio’ nell’ambito dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), in collaborazione con il Comune di Quartu Sant’Elena. Un progetto promosso nell’ambito della più ampia rete nazionale coordinata dal Servizio centrale del Ministero dell’Interno e dall’Anci, grazie all’esperienza già maturata dalla Caritas diocesana negli anni passati, e, in particolare, durante la cosiddetta ‘ENA’ (Emergenza Nord Africa), con i 600 migranti arrivati nell’Isola nel 2011, di cui circa 250 accolti dal sistema di accoglienza diffusa per richiedenti asilo San Giuseppe. «Da questo impegno - spiega Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana - è nata un’attenzione costante, da parte della Chiesa sarda e della Diocesi cagliaritana, verso le tematiche riguardanti la mobilità umana, in linea con le

sollecitazioni di Papa Francesco e con le indicazioni della CEI e del Magistero. Come Chiesa, cerchiamo di offrire un’assistenza più umana, grazie anche al coinvolgimento delle parrocchie, con un’attenzione spirituale per i cristiani e non cristiani». Venti ragazzi, età media 25 anni, provenienti da Nigeria, Ghana, Gambia e Guinea, Somalia, Eritrea, Senegal, arrivati nell’Isola lo scorso marzo e accolti in quattro appartamenti all’interno del territorio quartese: per la maggior parte sono richiedenti asilo, quattro di loro hanno già il permesso; tra pochi giorni arriveranno altri otto ospiti. A loro vengono garantiti corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana, in collaborazione

con l’associazione COSAS, assistenza legale, sanitaria, attività sportive, mediazione culturale e assistenza psicologica presso il Centro d’ascolto per stranieri Kepos. Inoltre, si stanno attivando i contatti con le associazioni di categoria, per promuovere tirocini formativi. Tra gli operatori dell’équipe, anche un ragazzo che ha terminato il percorso nell’ambito della ‘Emergenza Nord Africa’, e che lavora nello Studio medico della Caritas diocesana. «Il problema maggiore - spiega Stefania Russo, coordinatrice del progetto - è far capire loro l’importanza di imparare la lingua italiana; la maggior parte di loro, inoltre, non ha un progetto migratorio ben definito e non riesce ad ac-

cettare i tempi di attesa: vorrebbero lavorare subito per mandare i soldi a casa e essere autonomi». Senza dimenticare la valenza ‘educativa’: infatti, «gli operatori - continua la Russo - devono informare il territorio, in modo che si abbia una maggiore conoscenza del tema dell’immigrazione». Un progetto portato avanti grazie all’attenzione maturata dal Comune di Quartu verso il tema della ‘integrazione’, a partire dalle iniziative rivolte alle famiglie rom, sgomberate dall’ex campo della 554, e dall’approvazione, lo scorso 29 aprile, della Consulta comunale degli stranieri residenti. E ora, il nuovo impegno, con il progetto San Fulgenzio: «Ci siamo resi disponibili - spiega Mauro Contini, sindaco di Quartu - e cercheremo di lavorare su progettualità, anche se non sarà facile, ancora più perché la Sardegna non è una realtà appetibile per gli immigrati, che, per la maggior parte, sono solo in transito e vogliono andare in Francia o altrove». E poi, c’è il rischio di una ‘guerra tra poveri’: «Vivo con le porte aperte fin dal mio arrivo - continua il sindaco -, cerchiamo di ricevere e parlare con tutti. Sull’immigrazione stiamo facendo il nostro dovere, con il giusto senso di responsabilità. È necessario portare avanti un’integrazione che non li ghettizzi, soprattutto in un mondo in cui la comunicazione rischia di alimentare pregiudizi, strumentalizzazioni e contrapposizioni tra i cittadini disagiati».

IL PORTICO

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brevi FACOLTÀ TEOLOGICA

Chiusura dell’Anno Accademico Giovedì 5 si è celebrata la conclusione dell'anno accademico 2013-2014 della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. L'appuntamento nella Chiesa “Cristo Re”, a Cagliari, con la Concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Antonello Mura, vescovo della diocesi di Lanusei.

NOMINE

Don Nazzareno Vescovo di Macerata Mons. Nazzareno Marconi, finora parroco della parrocchia San Donato in Trestina della diocesi di Città di Castello, è il nuovo vescovo di Macerata - Tolentino-Recanati-Cing o l i - Tr e i a . Mons. Marconi, nato a Città di Castello il 12 febbraio 1958, prete dal settembre 1988, è docente di esegesi dell’Antico Testamento all’Istituto teologico di Assisi. Già collaboratore de Il Portico nel commento al Vangelo, nell’Anno Paolino è stato a Cagliari per una serie di incontri biblici rivolti ai laici e per tenere i ritiri mensili del clero. A mons. Marconi gli auguri per un proficuo lavoro nel nuovo incarico.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

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Comunicazione. Si è tenuta a Oristano la Giornata Regionale delle Comunicazioni sociali.

Comunità cristiana e comunicazione sociale I media al servizio della cultura dell’incontro L’evento del 2 giugno è stato promosso dalla Ces, insieme all’Ucsi e alla Fisc. Tra i relatori Mons. Giuliodori, presidente della Commissione Cei per le comunicazioni ROBERTO COMPARETTI

di operatori delle Comunicazioni Sociali della Sardegna si sono ritrovati lo scorso 2 giugno ad Oristano per la Giornata Regionale, ospitata nei locali del seminario Arcivescovile. L’incontro voluto Conferenza Episcopale Sarda, dalla Federazione dei Settimanali Cattolici (FISC) e dall’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI) regionale è stata l’occasione per riflettere e discutere sulle problematiche di un settore “che vive momenti non facili - ha sottolineato monsignor Paolo Atzei, Arcivescovo di Sassari e delegato per le Comunicazioni sociali per la Conferenza Episcopale della Sardegna. L’incontro di oggi – ha proseguito il presule – rappresenta un momento nel quale farci coraggio in tempi tutt’altro che sereni per la comunicazione. I nostri mezzi, settimanali, radio, siti internet sono un patrimonio da tutelare”. Su questo punto ha concordato anche Francesco Birocchi, presidente dell’Associazione della Stampa Sarda, il sindacato dei giornalisti. “I dati della diffusione della carta stampata sono impietosi - ha affermato Birocchi il

Q

UASI UN CENTINAIO

Un momento dei lavori a Oristano. Sotto a destra: il gruppo di Cagliari.

calo è vistoso. A livello nazionale le vendite dei quotidiani sono passate dal 67 al 43%, mentre in Sardegna le due maggiori testate hanno visto ridurre il loro numero di lettori. L’Unione Sarda dal 2010 al 2012 ha registrato un calo del 10,4%, La Nuova Sardegna invece ha segnato un -13%. In questo contesto resta importante il ruolo dei Settimanali cattolici, un patrimonio per le Diocesi”. Quanto al ruolo che i giornalisti cattolici hanno nel panorama informativo regionale, il presidente dell’Ordine isolano, Filippo Peretti, ha sostenuto come “i colleghi di formazione cattolica sono più attenti alle regole della correttezza, del diritto di cronaca e di critica. Sui media tradizionali emerge una cultura diversa e nelle redazioni la professione risulta essere in crisi. È necessario per noi

riprendere il ruolo di mediatore, essere giornalisti onesti e corretti, produttori di notizie certificate, che abbiano la garanzia di veridicità, completezza e siano rispettose della verità, specie sul web”. Per il responsabile regionale della Fisc, Marco Piras, direttore dell’Arborense di Oristano, “i periodici diocesani sardi sono giornali di tutti e per tutti. Dobbiamo difendere questo patrimonio e non alimentare l’aria di “riduzionismo” che sembra a volte emergere nell’Isola. Non dobbiamo richiuderci nel recinto ecclesiale ma continuare a difendere le nostre specificità, unendo le forze per dare vita ad una agenzia regionale di comunicazione dei fatti ecclesiali”. Mario Girau, presidente regionale dell’UCSI, ha definito la stampa cattolica una palestra per giorna-

La persona al centro della comunicazione L’intervista a Monsignor Claudio Giuliodori. R. C. AL 2008 È PRESIDENTE della Commissione Episcopale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della CEI. Monsignor Claudio Giuliodori, marchigiano, già vescovo di Macerata, e attuale Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, è tra gli artefici del Direttorio delle Comunicazioni Sociali, un documento pubblicato nel 2004. Quale attualità per il Direttorio? Credo che il Direttorio sia sostanzialmente insuperato, non dico in attualizzato ma certa-

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mente la sua attualizzazione richiede dei tempi non brevi, o immediati. Basti pensare che quando nacque questo documento fu proposto dalla Commissione come una nota pastorale sui temi della Comunicazione. Fu poi tutta l’Assemblea dei Vescovi a volere invece che diventasse un Direttorio: in Italia esistono solo due Direttori, uno per la Pastorale della Famiglia, l’altro è quello per le Comunicazioni Sociali. Il documento esprime una progettualità di lungo termine, per cui è necessario del tempo perché venga compreso e attualizzato a pieno. Non è stato scritto per es-

sere consumato e bruciato come avviene spesso per i media nell’ambito di una stagione, ma per diventare un vademecum che accompagnasse la Chiesa in periodo di travaglio, non dimentichiamo che è nato nel decennio del “Comunicare in Vangelo in un mondo che cambia”. Ora questo cambiamento è in atto, si muove in modo rapido ed ha bisogno di essere assimilato: il Direttorio conserva tutta la sua attualità di

listi e pensatori sardi, come dimostra la recente storia dell’Isola. La relazione centrale è stata affidata a monsignor Claudio Giuliodori, presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana. Nel suo intervento monsignor Giuliodori ha ripreso il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. “Il Papa – ha detto il presule – chiede anche ai comunicatori una profonda revisione del loro approccio alla professione. Anche per loro prima della morale deve venire l’incontro verso l’altro. Papa Francesco ci dice di uscire dalle sacrestie per andare verso le periferie, con un atteggiamento di tenerezza verso l’altro, come il Buon Samaritano, capace di avere attenzione al fratello”. Un nuovo compito attende però la Chiesa. “È necessario – ha concluso monsignor Giuliodori – l’aiuto di tutti per affrontare un nuovo contesto culturale, nel quale l’attenzione non deve essere solo per gli strumenti ma per la vita, proprio perché la Comunicazione

è una conquista umana. Occorre un depuratore etico per i media digitali. La comunicazione deve spingerci verso un nuovo umanesimo, nel quale i media hanno una parte importante: è necessario ritornare all’essenziale, al rapporto umano, come indica il tema del prossimo convegno ecclesiale di Firenze”. Nel pomeriggio le relazioni di don Giulio Madeddu sul tema “Rilancio della pastorale delle comunicazioni sociali”, di padre Tarcisio Mascia su “Web TV. Costruire il proprio palinsesto personale”, di don Ignazio Serra sulle “Nuove frontiere comunicative: esperienze in Sardegna” e di suor Agnese Rivoira sul tema “Sensibilizzazione e divulgazione responsabile nell’editoria cattolica”. Le conclusioni sono state affidate a Franco Siddi, segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. La celebrazione Eucaristica presieduta da monsignor Paolo Atzei, e concelebrata da monsignor giovanni Paolo Zedda, nella chiesa del Carmine, ha chiuso la Giornata.

forza e di riflessione, in questo momento di cambiamento. Gli operatori dei media cattolici sardi si sono ritrovati in questo appuntamento. Quale significato? La comunicazione per sua natura è relazione, per cui senza relazione autentica si trasforma in un apparato strumentale e rischia di stritolare l’essere umano. Oggi viviamo questo dramma, ed il Papa nel suo Messaggio lo evidenzia: la comunicazione offre delle straordinarie opportunità ma dobbiamo essere sempre attenti a declinarla con un alto spessore relazionale, l’essere umano deve essere sempre prevalente, rispetto allo strumento. Quando questo ingabbia il linguaggio o la relazione, dentro ad espressioni molto limitate, ambigue o addirittura falsificate, come accade nei social network, ci rendiamo certamente conto che non si tratta di un social network ma un network, in grado di fram-

mentare e snaturare l’esperienza umana. La Chiesa, esperta in umanità, ha un deterrente rispetto a questo vortice di innovazioni mediatiche, che siamo chiamati a seguire e a valorizzare, ma sempre dentro ad un contesto di relazioni. A proposito di social network e internet. Cosa significa l’espressione depuratore etico nei media digitali? Ci sono due livelli di attenzione etica. Uno negativo richiede assolutamente un depuratore: cioè bisogna depurare la comunicazione da tutti quegli elementi tossici presenti in rete, che si confondono anche con gli elementi positivi. C’è poi un’eticità che è una proposizione di modelli estetici positivi, nel senso della bellezza e della bontà del comunicare. Quindi dobbiamo depurare la comunicazione dagli elementi tossici per proporre quelli positivi che ci sono e di cui anche la Chiesa è portatrice.


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Vita ecclesiale. Lo scorso giovedì la prima riunione del Consiglio Pastorale Diocesano.

Consiglio Pastorale, uno strumento al servizio della pastorale diocesana Parla don Franco Puddu: “Si tratta di un organo consultivo che collabora con l’Arcivescovo. I membri provengono dalle diverse foranie”. MARIA LUISA SECCHI

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I È TENUTA nei giorni scorsi, nella sala Benedetto XVI della Curia Arcivescovile di Cagliari, la riunione del Consiglio pastorale diocesano, a 10 anni di distanza dall'ultima convocazione. È un istituto previsto dal Codice di diritto canonico. Suo scopo è quello di esprimere concretamente la natura gerarchico comunionale della Chiesa, e di permettere quindi la partecipazione dei fedeli, che attraverso il proprio sacerdozio battesimale partecipano allo svolgimento e alla programmazione della vita pastorale della Chiesa. Venne creato in seguito alla rinnovata ecclesiologia di comunione espressa dal Concilio Vaticano II; infatti in due documenti conciliari, Christus Dominus (n. 27) e Ad Gentes (n. 30), si

Mons. Miglio con Mons. Puddu. Sotto: un momento dei lavori. (foto Matteo Venturelli)

chiese esplicitamente la creazione dello stesso. A differenza del consiglio presbiterale, il Consiglio pastorale diocesano non è obbligatorio. Spetta al vescovo la decisione di costituire il Consiglio Pastorale Diocesano. “Si tratta di un organo consultivo dell'Arcivescovo nella Diocesi spiega monsignor Franco Puddu, vicario episcopale per la pro-

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grammazione pastorale e per il coordinamento degli uffici pastorali diocesani. Attraverso questo strumento la Diocesi esprime una fondamentale collaborazione, responsabilità, comunione, riguardo alle attività svolte, legate ai contenuti, gli obbiettivi e i comportamenti. E' stato difficoltoso andare ad individuare nelle varie sedi i diversi membri, a dieci anni di distanza dall'ultima convocazione – prosegue il vicario episcopale. Si è ritenuto fondamentale ci fosse una rappresentanza equilibrata di laici provenienti dalle diverse foranie e almeno un presbitero da tutte le zone. Di fatto raccoglie 60 persone, delle quali 25 dal mondo religioso e 35 rappresentanti invece quello laico. Si è cercato inoltre di non rendere il gruppo troppo numeroso anche per evitare tempi di lavoro troppo estesi”. Il Consiglio costituisce un

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ampio raggio di consultazioni considerando le appartenenze presenti e che lo costituiscono: sacerdoti, religiosi, religiose, laici provenienti da tutte le parti della Diocesi e laici che vivono la loro esperienza nell'ambito dei movimenti e delle associazioni. “E' uno strumento molto utile al Vescovo al fine di percepire le problematiche pastorali. Il Consiglio pastorale diocesano aiuta lo aiuta nella programmazione dei progetti pastorali – prosegue Monsignor Puddu. Considerando che Monsignor Miglio ha tenuto tanto che sorgesse il Consiglio dobbiamo immaginare che Lui lo utilizzerà in modo molto ampio. Posso aggiungere che uno dei suoi interessi, così come lui stesso ha precisato al termine della riunione, è quello di coinvolgere il Consiglio Pastorale nel percorso e nell'itinerario di preparazione al convegno nazionale di Firenze, che si svolgerà a novembre 2015 e che verterà sul tema In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo”. E' una realtà che si presta al servizio del modello di Chiesa missionaria proposto da Papa Francesco. “ Le persone provengono da tutto il territorio della Diocesi quindi conoscono le realtà in cui vivono. Questa è una dimensione tipica della periferia – prosegue Monsignor Puddu. Un altro punto che avvicina il lavoro del Consiglio al modello di Chiesa missionaria proposto dal Santo Padre - conclude il vicario episcopale per la programmazione pastorale e per il coordinamento degli uffici pastorali diocesano – è quel senso di conduzione della vita della Chiesa aperta alla democraticità, che rappresenta tra l'altro un tema sottolineato dal Concilio Vaticano II e ripreso abbondantemente da papa Francesco”.

IL PORTICO

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brevi MEIC

Incontro di preghiera per la Pentecoste Martedì 10 alle 18 nella cappella delle Pie Discepole, in via Einaudi a Cagliari, il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale ha organizzato un incontro di preghiera per la Pentecoste, tenuto da monsignor Mario Ledda, assistente ecclesiastico del Meic diocesano.

DOMENICA 15 GIUGNO

“Avvenire Cagliari Mese” è in edicola Domenica 15 giugno, come ogni terza del mese, è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È una nuova esperienza comunicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di uno strumento che, congiuntamente al settimanale “Il Portico”, contribuisce a riflette-

re più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo. Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari.

DAL 18 AL 22 GIUGNO

Campo ragazzi al Pozzo di Siclar L’Opera Esercizi Spirituali di Cagliari ha organizzato dal 19 al 22 giugno al “Pozzo di Sichar” un campo scuola per ragazze e ragazzi delle scuole superiori. Per informazioni e adesioni contattare Tiziana Casti al numero 3470946905 – e-mail: tizianacasti@gmail.com.


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

IL PORTICO

brevi 11 E 12 GIUGNO

Convegno per il clero diocesano “Unti per il popolo”. È il tema scelto per il Convegno Diocesano del clero in programma l’11 e il 12 giugno nei locali del Seminario Arcivescovile. Il programma prevede mercoledì 11 giugno alle 9 l’accoglienza e la preghiera iniziale, a cui seguirà la relazione “Luoghi e momenti critici della pastorale diocesana a seguito delle “Indicazioni per il triennio” e degli “Orientamenti 2013/14”, a cura di monsignor Arrigo Miglio. Prima dell’intervallo le proposte per i lavori di gruppo a cura degli Uffici pastorali. Nella seconda parte della mattinata la relazione di monsignor Domenico Sigalini, segretario della Commissione episcopale per le Migrazioni, della CEI, sul tema “Panorama degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana alla luce del Magistero pastorale di Papa Francesco e del sussidio “Invito a Firenze”. Al termine il dialogo in assemblea con monsignor Miglio e monsignor Sigalini. Giovedì 12 l’orario di inizio resta invariato, le 9, mentre i lavori prevedono la suddivisione per gruppi con l’elaborazione di un testo sintesi per gruppi, con particolare attenzione alla preparazione pre e post battesimale, agli ambiti degli oratori, della pastorale giovanile, di quella familiare e alla preparazione al matrimonio, alla religiosità e alla pietà popolare. Al termine dei lavori verranno letti in aula le sintesi dei gruppi, e verranno avviati i riscontri con monsignor Sigalini, per una traduzione delle proposte dei gruppi in un progetto e un programma pastorale. Al termine le conclusioni e le anticipazioni di monsignor Miglio circa le direttive pastorali per l’anno 2014/15, che saranno oggetto dei lavori del Convegno Pastorale Diocesano in programma il prossimo mese di settembre.

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Tradizioni. Sono molteplici le iniziative portate avanti nel campo della religiosità popolare.

Fede e cultura camminano insieme nella ricca pietà popolare di Orroli La ristrutturazione del centro storico del paese del Sarcidano la realizzazione di libri e documentari, tra le iniziative di promozione delle sagre GIANNI PIRAS

anno, Orroli festeggia le oltre venti sagre e feste annuali,rimanendo così fedele alla sua ricca tradizione religiosa. Per tal motivi, con ormai eminenti sagre dedicate a San Nicola di Bari e Santa Caterina d’Alessandria, il Comune si veste a festa con un bel progetto, ormai iniziato alla fine del mese di gennaio del corrente anno, e ormai alla conclusione, che prevede la ristrutturazione paesaggistica e architettonica del manto stradale e viario del centro storico. I lavori serviranno, non solo a valutare meglio il quartiere storico orrolese, ma servirà a ristrutturare meglio il manto stradale ove, durante il trascorrere delle eminenti sagre, servirà ad effettuare un percorso di massima sicurezza al passaggio dei fedeli, dei carri allegorici e dei simulacri accompagnati dai parrocchiani, obrieri e

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OME OGNI

La parrocchiale di San Vincenzo Martire ad Orroli; in basso la chiesa di S. Caterina.

cavalieri in tutto il suo svolgimento. Il parroco, don Sergio Pisano, ormai già vent’anni alla guida della Parrocchiale intitolata a San Vincenzo Martire e Santa Anastasia, punta sulla realizzazione di un buon itinerario spirituale, valutando e facendo conoscere meglio gli edifici ecclesiastici paesani, grazie ad un’accurata preparazione pre-sagra, allo scopo di invogliare più fedeli, turisti e amatori, a partecipare alle sagre stesse. Questa grande collaborazione è condivisa dagli abitanti stessi, i quali, come ogni anno e non solo durante il periodo Pasquale o Na-

i quali stanno lavorando attentamente per alcuni video documentaristici e libri sui temi ecclesiastici dedicati al paese di Orroli, con lo scopo di far conoscer meglio il grandevalore architettonico e la ricca fede e devozione degli abitanti, le quali sono ormai sentite da millenni. “Con questi lavori documentaristici e con la realizzazione di alcuni libri dedicati al mio paese – afferma la regista fotografa Stefania Anedda – vorremmo far conoscer meglio il vero valore della nostra fede, spiritualità e devozione, facendo conoscere principalmente il vero valore spirituale che vive ancor oggi nel più profondo del nostro cuore, cercando di testimoniare anche la nostra fede in Gesù Cristo.

talizio, si cimentano all’accurata realizzazione degli addobbi interni della Parrocchiale e della chiesetta campestre dedicata a Santa Caterina, all’allestimento dei carri allegorici e alla preparazione degli abiti folkloristici molto apprezzati da tutti gli appassionati delle nostre tradizioni etnografiche. Pertanto, per arricchire con più spiritualità la vera fede religiosa, la lode cristiana e la devozione paesana, don Sergio segue attentamente l’accurato lavoro, iniziato ormai dal mese di luglio del 2012 dai fotografi e registi Stefania Anedda di Orroli e Romolino Piras di Cagliari,

Un’impresa sportiva: Città di Sestu in serie A1

FAMIGLIE NUMEROSE

Il 15 giugno festa a San Domenico Domenica 15 giugno è in programma la festa delle Famiglie Numerose della Provincia di Cagliari, nel chiostro di San Domenico a Cagliari, a partire dalle 9 fino alle 18 circa. È stato predisposto un servizio di animazione. Il programma prevede alle 9 l’accoglienza, dalle 10 alle 11 la prima parte dell’incontro dibattito sul tema “La bellezza di educare”, con gli interventi di Manuela Deidda e Ignazio De Magistris. Alle 11 la Santa Messa nella Chiesa di San Domenico. Dalle 12 alle 13 la seconda parte dell’incontro dibattito “La bellezza di educare” con gli interventi di M. Stella Leone e Luigi Lissia. Alle 13 il pranzo al sacco. Nel pomeriggio alle 15 “Giochiamo in Famiglia”, alle 16 Eugenio e Gabriella Lao i coordinatori regionali illustreranno le attività ANFN per il 2014, alle 17 spazio formativo a cura dell’Associazione “Oltre la porta”, con “Ti leggo una storia” interviene Susanna Barsotti.

La squadra di calcio a 5 ha conquistato la massima serie. L. P.

diventato realtà. La Sardegna ha conquistato l'Olimpo del calcio a cinque grazie all'impresa del Città di Sestu. Una favola da raccontare per la compagine rossoblù, che nella finalissima di ritorno al PalaDante ha schiacciato i laziali de La Cascina Orte per 8 – 4, ribaltando il risultato della gara d'andata e trionfando in un palasport gremito all'inverosimile. Protagonisti dell'incontro il capitano Massimo Nurchi e Beto (autori di una tripletta), Serpa con due reti. Non sono da tralasciare, però, gli altri eroi del quintetto guidato da Chicco Cocco: dal portiere Zanatta sino a Heder, e poi l'argentino Massa, i brasiliani Rocha e Santana, Cau, Aquilina, Pasculli, Melis, Bullita. “Davvero un gruppo fantastico, di ragazzi eccezionali – ha sottolineato il trainer isolano – Pronti a dare tutto in campo. Non abbiamo mai mollato, an-

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L SOGNO È

che quando ad inizio gara sembrava tutto perduto. Le nostre armi vincenti? L'aggressività e la tenacia”. E ancora: la fede cristiana radicata soprattutto nella pattuglia dei brasiliani. Un risultato miracoloso ed inaspettato per una piccola realtà come quella di Sestu. “Verissimo – ha confermato il patron del Città di Sestu, Francesco Agus – Siamo partiti da matricola. L'imperativo era una salvezza tranquilla, senza patemi d'animo. Poi con il passare delle giornate abbiamo capito che potevamo giocarci un traguardo importante come la promozione”. Per parecchie giornate la compagine è stata ai vertici della classifica della A2, poi il rallentamento con il sorpasso decisivo della New Team Gorizia: “Soprattutto nelle prime giornate del ritorno abbiamo pagato un po' di stanchezza – ha aggiunto mister Cocco – Non è stato facile. Senza contare che abbiamo anche subito l'infortunio di Santana, uno dei no-

stri pilastri”. La conquista del secondo posto sul rush finale, poi i playoff da incorniciare. La svolta? “Il derby vinto in semifinale contro il Cagliari, con un secco 0 – 4 al PalaConi ed il successo a Sestu per 6 - 3. Abbiamo avuto la consapevolezza di centrare il traguardo”. Ecco, allora, la finalissima con l'Orte. “Ancora ho le immagini del palasport straripante – ha evidenziato Agus Gol da incorniciare. Applausi, urla. Se potessi girerei un film su questa splendida cavalcata”. Un'impresa pazzesca. Con il Città di Sestu che riscrive la storia del futsal sardo. “Roba da non crederci – ha rilevato Cocco – C'era da ribaltare il 3 – 1 subito ad Orte, con una squadra difficile da battere. Non ci siamo

mai scomposti neppure con lo svantaggio. Siamo stati sempre sul pezzo. Una squadra tosta e cattiva, sotto tutti i punti di vista. Eppoi il pubblico. Meraviglioso. Duemila persone in delirio. Mai vista una cosa del genere”. Così il prossimo anno a Sestu approderanno i mostri sacri del calcio a cinque. “Ora ci dovremo catapultare sulla programmazione della serie A – ha concluso Agus – Ancora qualche giorno di festa, poi inizieremo a scrivere questo nuovo capitolo. Niente voli pindarici. Tanto pragmatismo e pochi fronzoli. L'obiettivo sarà la salvezza. Andremo a confrontarci con autentiche corazzate. Sestu e la Sardegna devono tenersi stretto questo tesoro”.


DOMENICA 8 GIUGNO 2014

IL PORTICO DELLA CULTURA

Archivio Diocesano di Cagliari. Pubblicati sette volumi di inventari di diversi fondi.

La storia della Chiesa di Cagliari attraverso i testi del suo archivio ROBERTO PORRÀ*

N

UMEROSI

FREQUENTATORI

della sala – studio dell’Archivio Storico Diocesano di Cagliari hanno da pochissimi giorni a disposizione nuovi e approfonditi strumenti di consultazione dell’antico e prezioso patrimonio documentario ivi custodito. Infatti sono stati appena stampati a cura della casa editrice Arkadia ben sette volumi di inventari di diversi fondi. Si tratta complessivamente di 3424 pagine, in cui sono descritte in modo dettagliato 9.967 unità archivistiche (volumi, registri e fascicoli) per un arco cronologico dal 1365 al 1987. Basterebbero queste cifre per dare un’idea della rilevanza del lavoro compiuto e contestualmente di come sia difficile dar conto in modo sintetico di questa impresa. In primo luogo va detto che i fondi inventariati sono i seguenti: il Governo dell’Archidiocesi, nel quale spiccano i volumi dei Diversorum, i registri del Commune e dell’Ordinarium, alcune serie della Contadoria Generale, in parte già inventariata in precedenza, il Clero diocesano e regolare, al suo interno segnatamente il Patrimonio ecclesiastico, il Tribunale ecclesiastico e il Tribunale di appellazioni e gravami, oltre ad altre serie che non cito per motivi di brevità. Nella sua prefazione, presente in tutti i volumi, mons. Miglio sottolinea vivamente la rilevanza dell’Archivio Storico Diocesano nell’ambito dei beni culturali della Chiesa cagliaritana: infatti esso conserva i documenti più antichi della Sardegna, le famose Carte volgari. Quindi rende merito alla Regione Autonoma della Sardegna per aver concesso il contributo che ha permesso la realizzazione dell’ordinamento e dell’inventariazione di una parte consistente delle numerose carte ancora in disordine presenti in tale archivio. Nell’ambito dei risultati conseguiti, mette in evidenza in particolare l’importanza della serie del Patrimonio ecclesiastico “fonte di fondamentale valore, che consente di ricostruire la consistenza numerica e patrimoniale del clero diocesano nel corso degli ultimi quattro secoli”. Non poteva mancare infine da parte dell’arcivescovo il ringraziamento all’equipe che ha realizzato il lavoro, composta da Nicola Settembre, Giuseppe Lisei e Andrea Quarta, coordinata da mons. Tonino Cabizzosu, direttore dell’Archivio. Proprio mons. Cabizzosu ha voluto che gli inventari fossero preceduti da due saggi di storici dell’arte come Aldo Pillittu e Alessandra Pasolini, i quali hanno espresso il debito di riconoscenza che il progresso degli studi in questo settore deve all’utilizzo delle fonti archivistiche conservate nell’Archivio Storico Diocesano.

La sala di consultazione dell’Archivio.

Ma appare chiaro che le informazioni ricavabili dai documenti inventariati possono essere preziose in tutti i campi della storia della Sardegna, da quella politica – istituzionale a quella culturale nel senso più ampio del termine, a quella sociale ed economica, in tutte le scale, regionale e inerente le singole realtà locali. In precedenza (2003) erano stati editi l’inventario del fondo dei Quinque Libri in tre tomi e poi altrettanti volumi, nel 2006 e nel 2009, concernenti la serie Causa Pia nell’ambito del fondo Contadoria Generale. Ho menzionato questi antecedenti per dimostrare la continuità dell’attività di ordinamento e inventariazione che ha caratterizzato la gestione dell’Archivio Storico Diocesano di Cagliari sotto la direzione di mons. Cabizzosu. Un’attività paziente e tenace, spesso misconosciuta perché non presenta risultati immediati, anzi spesso necessita di tempi medio – lunghi, in quanto comporta anche una fase non breve di studio dell’istituzione ecclesiastica e delle vicende storiche in cui si situano i documenti da inventariare, nonché delle vicissitudini dell’archivio: essa però rappresenta l’essenza della professione dell’archivista. Sul piano metodologico bisogna rimarcare inoltre come tale impegnativo lavoro è stato compiuto nell’ambito del progetto nazionale varato dalla CEI intitolato Anagrafe degli Istituti Culturali Ecclesiastici, che per quanto riguarda gli archivi ha previsto l’utilizzo del software CEI – Ar proprio per l’ordinamento e l’inventariazione. Un software con la possibilità di una schedatura molto analitica di ogni singola unità archivistica, opportunità ampiamente sfruttata nella situazione ca-

gliaritana a giovamento degli studiosi, i quali possono individuare facilmente le fonti occorrenti per le loro ricerche, anche grazie alla presenza negli inventari di utilissimi indici onomastici e toponomastici, in particolare per il Patrimonio ecclesiastico e per i fondi giudiziari. Talvolta questa grande analiticità è andata a scapito di una maggiore riflessione in sede introduttiva sullo svolgersi concreto delle competenze del soggetto produttore in relazione alla sedimentazione originale delle carte e ad una enunciazione esplicita delle scelte operate sul piano dell’ordinamento. Ma sono rilievi che non inficiano il grande valore di questa opera monumentale. Con la pubblicazione di questi inventari, l’Archivio storico Diocesano di Cagliari migliora ulteriormente la sua posizione, già

di rilievo, nell’ambito del panorama archivistico ecclesiastico e continua ad occupare un ruolo fondamentale nella realtà di tutti gli istituti archivistici sardi, compresi gli Archivi di Stato, ponendosi all’avanguardia sul piano editoriale. Bisogna però dire che nonostante questo sforzo notevole, c’è ancora molto da fare, cioè esistono numerosi documenti che attendono di essere ordinati e inventariati: pertanto in conclusione esprimo l’auspicio che, come per il passato, questa impresa possa essere continuata. In tempi in cui non si parla d’altro che di recupero di identità e della cultura e della lingua sarda sarebbe uno dei modi migliori per investire le risorse destinate a questo settore. *Soprintendenza Archivistica per la Sardegna

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 Zoom - Dentro la notizia Dal lunedì al venerdì 11.30 / 17.30 L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì alle 21.10 circa

Lampada ai miei passi (9 – 15 giugno) Commento al Vangelo quotidiano a cura di Suor Rita Lai Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 Vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa

IL PORTICO

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detto tra noi L’omelia alla CEI del cardinale Ouellet di D. TORE RUGGIU

Nelle scorse settimane il Cardinale Marc Ouellet, Prefetto delle Congregazione per i Vescovi, ha presieduto nella Basilica di San Pietro una solenne celebrazione Eucaristica con i vescovi d’Italia, tenendo una splendida e profonda omelia. Il Cardinale ha affermato che: “l’Eucarestia che celebriamo è un atto di fede che conferisce alla vostra annuale assemblea un sigillo prettamente ecclesiale”. Commentando la prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli nella quale i dodici devono affrontare il primo grave problema del cristianesimo nascente e, cioè, il rapporto della legge mosaica che prescriveva l’obbligo della circoncisione, nei confronti della novità di Cristo, il Cardinale Ouellet ha così commentato: “senza entrare nel merito della questione sollevata, vi invito a riflettere su “come” si è cercato allora e “come” si deve cercare oggi di risolvere le controversie che non mancano di sorgere nella vita della chiesa. A prima vista potremmo pensare che la “politica del dialogo” sia stata scelta allora e continui sino a noi ad essere la via della soluzione dei conflitti. Ma questa sarebbe una visione superficiale e quasi fuorviante perché la messa in gioco va oltre la materialità dei litigi coinvolti. Infatti – prosegue il porporato – non si tratta di convocare un’Assemblea solo per dialogare tra di noi, allo scopo di raggiungere un compromesso di ordine politico o organizzativo. Si tratta invece di riunirsi per prendere più profondamente coscienza di che cosa siamo, grazie all’ascolto comune della testimonianza dello Spirito che opera in mezzo a noi e che si esprime attraverso la testimonianza dei fratelli”. È lo Spirito mandato e ricevuto dal Signore per pascere le Sue pecore e che invita, “anzi obbliga ad assumere quell’atteggiamento teologale che permette di cogliere più adeguatamente il punto di vista altrui e quindi di discernere ciò che lo Spirito sta dicendo alla Chiesa e verso dove la sospinge. Altrimenti – continua il porporato – l’Assemblea non da il suo frutto, le posizioni rischiano di irrigidirsi, cedendo il passo alle divisioni e al gioco del cattivo spirito”. Il Cardinale, avviandosi alla conclusione commenta il brano Evangelico di Giovanni della vite e dei tralci, dice: “l’Assemblea è, in un certo senso, un esercizio di potatura, dal momento che per arrivare ad una decisone comune, ognuno deve essere disposto all’accoglienza e alla condivisione, anche a prezzo di qualche concessione e rinuncia affinché regni l’unità e quindi sia assicurato un frutto maggiore al lavoro comune”. Il Prefetto ricorda ai confratelli Vescovi che l’indispensabile protagonista è sempre Dio, che opera tramite il discernimento del Collegio Episcopale: “il Padre mio è l’agricoltore…”. Il Cardinale conclude invitando tutti a lavorare insieme, nell’ascolto comune del Signore e chiedendo la grazia di: “non abbassare il livello spirituale della nostra Assemblea ad un gioco di fazioni, di polarizzazioni e di politica”.


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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

IL PORTICO

Papa Francesco. Il discorso all’incontro dell’Olimpico con il Rinnovamento dello Spirito .

“Lasciatevi guidare dallo Spirito per essere testimoni di Gesù” l primo dono dello Spirito Santo, qual è? Il dono di Sé stesso, che è amore e ti fa innamorare di Gesù. E questo amore cambia la vita. Per questo si dice “nascere di nuovo alla vita nello Spirito”. Lo aveva detto Gesù a Nicodemo. Avete ricevuto il grande dono della diversità dei carismi, la diversità che porta all’armonia dello Spirito Santo, al servizio della Chiesa. Quando penso a voi carismatici, viene a me la stessa immagine della Chiesa, ma in un modo particolare: penso ad una grande orchestra, dove ogni strumento è diverso dall’altro e anche le voci sono diverse, ma tutti sono necessari per l’armonia della musica. San Paolo ce lo dice, nel capitolo XII della Prima Lettera ai Corinzi. Quindi, come in un’orchestra, nessuno nel Rinnovamento può pensare di essere più importante o più grande dell’altro, per favore! Perché quando qualcuno di voi si crede più importante dell’altro o più grande dell’altro, incomincia la peste! Nessuno può dire: “Io sono il capo”. Voi, come tutta la Chiesa, avete un solo capo, un solo Signore: il Signore Gesù. […] Il Rinnovamento Carismatico è una grande forza al servizio dell’annuncio del Vangelo, nella gioia dello Spirito Santo. Voi avete ricevuto lo Spirito Santo che vi ha fatto scoprire l'amore di Dio per tutti i suoi figli e l'amore per la Parola. Nei primi tempi si diceva che voi carismatici porta-

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vate sempre con voi una Bibbia, il Nuovo Testamento... Lo fate ancora oggi? [la folla:] Sì! Non ne sono tanto sicuro! Se no, tornate a questo primo amore, portare sempre in tasca, nella borsa, la Parola di Dio! E leggere un pezzetto. Sempre con la Parola di Dio. Voi, popolo di Dio, popolo del Rinnovamento Carismatico, state attenti a non perdere la libertà che lo Spirito Santo ci ha donato! Il pericolo per il Rinnovamento, come spesso dice il nostro caro Padre Raniero Cantalamessa, è quello dell'eccessiva organizza-

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zione: il pericolo dell’eccessiva organizzazione. Sì, avete bisogno di organizzazione, ma non perdete la grazia di lasciare a Dio di essere Dio! «Tuttavia non c'è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera. Egli sa bene ciò di cui c'è bisogno in ogni epoca e in ogni momento. Questo si chiama essere misteriosamente fecondi!» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 280). Un altro pericolo è quello di diventare “controllori” della grazia di Dio. Tante volte, i responsabili (a me piace di più il nome “servitori”) di qualche gruppo o qualche comunità diventano, forse senza volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di effusione o il battesimo nello Spirito e chi invece non può. Se alcuni fanno così, vi prego di non farlo più, non farlo più! Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo! Nei Documenti di Malines, voi avete una guida, un percorso sicuro per non sbagliare strada. Il primo documento è: Orientamento teologico e pastorale. Il secondo è: Rinnovamento Carismatico ed ecumenismo, scritto dallo stesso Cardinale Suenens, grande protagonista del Concilio Vaticano II. Il terzo è: Rinnovamento Carismatico e servizio all'uomo, scritto dal Card. Suenens e dal Vescovo Helder Camara. Questo è il vostro percorso: evangelizzazione, ecumenismo spirituale, cura dei poveri e dei bisognosi e accoglienza degli emarginati. E tutto questo sulla

base della adorazione! Il fondamento del rinnovamento è adorare Dio! Mi hanno chiesto di dire al Rinnovamento cosa si aspetta il Papa da voi. La prima cosa è la conversione all'amore di Gesù che cambia la vita e fa del cristiano un testimone dell'Amore di Dio. La Chiesa si aspetta questa testimonianza di vita cristiana e lo Spirito Santo ci aiuta a vivere la coerenza del Vangelo per la nostra santità. Aspetto da voi che condividiate con tutti, nella Chiesa, la grazia del Battesimo nello Spirito Santo (espressione che si legge negli Atti degli Apostoli). Aspetto da voi un’evangelizzazione con la Parola di Dio che annuncia che Gesù è vivo e ama tutti gli uomini. Che diate una testimonianza di ecumenismo spirituale con tutti quei fratelli e sorelle di altre Chiese e comunità cristiane che credono in Gesù come Signore e Salvatore. Che rimaniate uniti nell'amore che il Signore Gesù chiede a noi per tutti gli uomini, e nella preghiera allo Spirito Santo per arrivare a questa unità, necessaria per l'evangelizzazione nel nome di Gesù. Ricordate che “il Rinnovamento Carismatico è per sua stessa natura ecumenico... Il Rinnovamento Cattolico si rallegra di quello che lo Spirito Santo realizza nelle altre Chiese” (1 Malines 5,3). Avvicinatevi ai poveri, ai bisognosi, per toccare nella loro carne la carne ferita di Gesù. Avvicinatevi, per favore! Cercate l'unità nel Rinnovamento, perché l'unità viene dallo Spirito Santo e nasce dall'unità della Trinità. La divisione, da chi viene? Dal demonio! La divisione viene dal demonio. Fuggite dalle lotte interne, per favore! Fra voi non ce ne siano! […] Fratelli e sorelle, ricordate: adorate Dio il Signore: questo è il fondamento! Adorare Dio. Cercate la santità nella nuova vita dello Spirito Santo. Siate dispensatori della grazia di Dio. Evitate il pericolo dell'eccessiva organizzazione. Uscite nelle strade a evangelizzare, annunciando il Vangelo. Ricordate che la Chiesa è nata “in uscita”, quella mattina di Pentecoste. Avvicinatevi ai poveri e toccate nella loro carne la carne ferita di Gesù. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo, con quella libertà; e per favore, non ingabbiate lo Spirito Santo! Con libertà! Cercate l'unità del Rinnovamento, unità che viene dalla Trinità! (1 giugno 2014)

DOMENICA 8 GIUGNO 2014

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Matteo Venturelli Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Roberto Comparetti, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Usala, Maria Grazia Pau, Fadi Sotgiu Rahi, Luciano Pirroni, Giada Melis, Marta Fais, Laura Cabras, Alessio Faedda, Maria Luisa Secchi, Gianni Piras, Roberto Porrà.. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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