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DOMENICA 15 GIUGNO 2014 A N N O X I N . 24

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Una fede che sorprende ROBERTO PIREDDA

o un dono, ve lo dono». Con queste semplici parole Suor Cristina esordiva a The Voice. Di tempo ne è passato da quella serata. Il video della sua prima canzone, No one di Alicia Keys, ha superato la cifra impressionante di oltre cinquanta milioni di visualizzazioni su Youtube, di lei ha parlato persino il New York Times, e, pochi giorni fa, si è aggiudicata la vittoria finale nel talent show di Raidue. Da subito la sua partecipazione al programma televisivo ha suscitato opinioni contrastanti. C’è chi considera fuori luogo che una religiosa vada a cantare canzoni non “di chiesa” in televisione, per altri c’è il rischio di farsi strumentalizzare dallo spietato mondo dello showbiz, per altri ancora può rappresentare un’occasione per evangelizzare. Fin dalla sua prima apparizione Suor Cristina ha manifestato il suo desiderio di portare l’annuncio cristiano anche in ambienti sostanzialmente estranei ad esso. «Papa Francesco», ha affermato la suora, «ci invita a uscire, a evangelizzare. A dire che Dio non ci toglie niente, ma anzi ci dona ancora di più. E io sono qui per questo!». Ovviamente al momento non sappiamo che futuro avrà Suor Cristina nel mondo della musica e se ancora negli anni a venire si parlerà di lei, tuttavia su questa esperienza a The Voice si può tentare di fare qualche considerazione. La prima riguarda la sua presenza al talent show. È evidente che agli autori del programma

H

non è sfuggito il “valore aggiunto” che una giovane suora poteva dare in termini di curiosità e interesse. Suor Cristina però, come ha dichiarato Sergio Zavoli, uno che di televisione se ne intende, ad Avvenire, «con la sua dolcezza ha saputo convertire in un messaggio anche evangelico una presenza televisiva che avrebbe facilmente potuto inghiottirla e banalizzarla». La seconda considerazione riguarda l’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. Papa Francesco, proseguendo nella linea della nuova evangelizzazione di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, insiste in ogni occasione sul tema della Chiesa “in uscita”. Nella Pentecoste dello scorso anno, ad esempio, ebbe a dire: «La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. […] Preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura! Uscite fuori, uscite!» (18-5-2013). L’esempio di Suor Cristina può essere compreso solo in questa prospettiva. Le vie dell’evangelizzazione sono molteplici, perché diverse sono le situazioni umane dove i credenti sono chiamati ad incarnare il messaggio evangelico. Il suo caso non ha certamente la pretesa di essere il “tutto” dell’evangelizzazione, quasi che lei abbia trovato “la” strada e ora tutti siano chiamati a fare le stesse cose, ma è semplicemente una delle esperienze possibili. Lei ha mostrato che anche il mondo, certamente per tanti versi lontano dal Vangelo, della musica e dello spettacolo, è una delle “periferie” che possono essere raggiunte da una parola e da

uno stile diversi perché segnati dalla gioia della fede e per questo capaci di portare “sorpresa” e “scompiglio” (cfr. Papa Francesco, Regina Coeli, 8 -6-2014). Certo, questo può sconvolgere il sereno torpore e la tiepidezza di quelli che Papa Francesco ha definito i “cristiani da salotto”, incapaci di essere «figli della Chiesa con l’annunzio e il fervore apostolico» (16 -5-2013). Mentre questi ultimi dedicano infinite discussioni, sempre da seduti e senza mai sporcarsi le mani, a ciò che bisognerebbe o non bisognerebbe fare, il mondo va avanti e rischia di aumentare sempre di più la distanza tra il “centro”, che è il Vangelo, e la “periferia” dove vivono le persone. Il campo dell’annuncio evangelico è il mondo dove i cristiani sono immersi ogni giorno, quello del lavoro, della famiglia, delle relazioni. Nella prospettiva dell’incarnazione o il Vangelo passa attraverso un’esperienza umana significativa oppure rimane “sospeso” in aria, senza incidere sull’esistenza. Dopo la vittoria, Suor Cristina ha invitato tutti a recitare un Padre nostro. Il presentatore ha definito “originale” questo modo di salutare. In effetti, anche se non voleva intendere questo, il conduttore ha avuto ragione. L’etimologia di “originale” fa riferimento a “origine” e “appartenenza”. La giovane suora con molta semplicità ha testimoniato, anche a tanti che se lo sono dimenticato, proprio Colui che è la nostra origine e al quale apparteniamo, Dio che è nostro Padre. Ben venga allora una come Suor Cristina a scuoterci e a ricordarci che i doni ricevuti sono fatti per essere condivisi.

SOMMARIO EVENTI

2

L’incontro di preghiera per la pace tra Israele e Palestina BIOETICA

3

Sempre vivo il dibattito sull’eutanasia tra vera e falsa pietà GIOVANI

6

Il ricco programma dei Frati di San Mauro per il tempo estivo DIOCESI

11

In Cattedrale la celebrazione diocesana della Pentecoste SPIRITUALITÀ

La presentazione del nuovo libro di Costanza Miriano

15


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