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DOMENICA 15 GIUGNO 2014 A N N O X I N . 24
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
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CAGLIARI
Una fede che sorprende ROBERTO PIREDDA
o un dono, ve lo dono». Con queste semplici parole Suor Cristina esordiva a The Voice. Di tempo ne è passato da quella serata. Il video della sua prima canzone, No one di Alicia Keys, ha superato la cifra impressionante di oltre cinquanta milioni di visualizzazioni su Youtube, di lei ha parlato persino il New York Times, e, pochi giorni fa, si è aggiudicata la vittoria finale nel talent show di Raidue. Da subito la sua partecipazione al programma televisivo ha suscitato opinioni contrastanti. C’è chi considera fuori luogo che una religiosa vada a cantare canzoni non “di chiesa” in televisione, per altri c’è il rischio di farsi strumentalizzare dallo spietato mondo dello showbiz, per altri ancora può rappresentare un’occasione per evangelizzare. Fin dalla sua prima apparizione Suor Cristina ha manifestato il suo desiderio di portare l’annuncio cristiano anche in ambienti sostanzialmente estranei ad esso. «Papa Francesco», ha affermato la suora, «ci invita a uscire, a evangelizzare. A dire che Dio non ci toglie niente, ma anzi ci dona ancora di più. E io sono qui per questo!». Ovviamente al momento non sappiamo che futuro avrà Suor Cristina nel mondo della musica e se ancora negli anni a venire si parlerà di lei, tuttavia su questa esperienza a The Voice si può tentare di fare qualche considerazione. La prima riguarda la sua presenza al talent show. È evidente che agli autori del programma
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non è sfuggito il “valore aggiunto” che una giovane suora poteva dare in termini di curiosità e interesse. Suor Cristina però, come ha dichiarato Sergio Zavoli, uno che di televisione se ne intende, ad Avvenire, «con la sua dolcezza ha saputo convertire in un messaggio anche evangelico una presenza televisiva che avrebbe facilmente potuto inghiottirla e banalizzarla». La seconda considerazione riguarda l’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. Papa Francesco, proseguendo nella linea della nuova evangelizzazione di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, insiste in ogni occasione sul tema della Chiesa “in uscita”. Nella Pentecoste dello scorso anno, ad esempio, ebbe a dire: «La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. […] Preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura! Uscite fuori, uscite!» (18-5-2013). L’esempio di Suor Cristina può essere compreso solo in questa prospettiva. Le vie dell’evangelizzazione sono molteplici, perché diverse sono le situazioni umane dove i credenti sono chiamati ad incarnare il messaggio evangelico. Il suo caso non ha certamente la pretesa di essere il “tutto” dell’evangelizzazione, quasi che lei abbia trovato “la” strada e ora tutti siano chiamati a fare le stesse cose, ma è semplicemente una delle esperienze possibili. Lei ha mostrato che anche il mondo, certamente per tanti versi lontano dal Vangelo, della musica e dello spettacolo, è una delle “periferie” che possono essere raggiunte da una parola e da
uno stile diversi perché segnati dalla gioia della fede e per questo capaci di portare “sorpresa” e “scompiglio” (cfr. Papa Francesco, Regina Coeli, 8 -6-2014). Certo, questo può sconvolgere il sereno torpore e la tiepidezza di quelli che Papa Francesco ha definito i “cristiani da salotto”, incapaci di essere «figli della Chiesa con l’annunzio e il fervore apostolico» (16 -5-2013). Mentre questi ultimi dedicano infinite discussioni, sempre da seduti e senza mai sporcarsi le mani, a ciò che bisognerebbe o non bisognerebbe fare, il mondo va avanti e rischia di aumentare sempre di più la distanza tra il “centro”, che è il Vangelo, e la “periferia” dove vivono le persone. Il campo dell’annuncio evangelico è il mondo dove i cristiani sono immersi ogni giorno, quello del lavoro, della famiglia, delle relazioni. Nella prospettiva dell’incarnazione o il Vangelo passa attraverso un’esperienza umana significativa oppure rimane “sospeso” in aria, senza incidere sull’esistenza. Dopo la vittoria, Suor Cristina ha invitato tutti a recitare un Padre nostro. Il presentatore ha definito “originale” questo modo di salutare. In effetti, anche se non voleva intendere questo, il conduttore ha avuto ragione. L’etimologia di “originale” fa riferimento a “origine” e “appartenenza”. La giovane suora con molta semplicità ha testimoniato, anche a tanti che se lo sono dimenticato, proprio Colui che è la nostra origine e al quale apparteniamo, Dio che è nostro Padre. Ben venga allora una come Suor Cristina a scuoterci e a ricordarci che i doni ricevuti sono fatti per essere condivisi.
SOMMARIO EVENTI
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L’incontro di preghiera per la pace tra Israele e Palestina BIOETICA
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Sempre vivo il dibattito sull’eutanasia tra vera e falsa pietà GIOVANI
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Il ricco programma dei Frati di San Mauro per il tempo estivo DIOCESI
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In Cattedrale la celebrazione diocesana della Pentecoste SPIRITUALITÀ
La presentazione del nuovo libro di Costanza Miriano
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IL PORTICO
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
Preghiera per la Pace in Terra Santa. Il discorso di Papa Francesco durante l’incontro in Vaticano.
Il coraggio di costruire la pace
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ignori Presidenti, Santità, fratelli e sorelle! Con grande gioia vi saluto e desidero offrire a voi e alle distinte Delegazioni che vi accompagnano la stessa calorosa accoglienza che mi avete riservato nel mio pellegrinaggio appena compiuto in Terra Santa. Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accettato il mio invito a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incontro sia un cammino alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide. E ringrazio Vostra Santità, venerato Fratello Bartolomeo, per essere qui con me ad accogliere questi illustri ospiti. La Sua partecipazione è un grande dono, un prezioso sostegno, e testimonianza del cammino che come cristiani stiamo compiendo verso la piena unità. La vostra presenza, Signori Presidenti, è un grande segno di fraternità, che compite quali figli di Abramo, ed espressione concreta di fiducia in Dio, Signore della storia, che oggi ci guarda come fratelli l’uno dell’altro e desidera condurci sulle sue vie. Questo nostro incontro di invocazione della pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo è accompagnato dalla preghiera di tantissime persone, appartenenti a diverse culture, patrie, lingue e religioni: persone che hanno pregato per questo incontro e che ora sono unite a noi nella stessa invocazione. È un incontro che risponde all’ardente desiderio di quanti anelano alla pace e sognano un mondo dove gli uomini e le donne possano vivere da fratelli e non da avversari o da nemici. Signori Presidenti, il mondo è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che so-
no stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. E’ nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti. Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al
dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo. La storia ci insegna che le nostre forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla. Per questo siamo qui, perché sappiamo e crediamo che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata, e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: “fratello”. Ma
per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un solo Padre. A Lui, nello Spirito di Gesù Cristo, io mi rivolgo, chiedendo l’intercessione della Vergine Maria, figlia della Terra Santa e Madre nostra. Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino. Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen. (8 giugno 2014)
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
IL PORTICO
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Preghiera per la Pace in Terra Santa. L’impegno comune del Santo Padre insieme a Peres e Abu Mazen.
Perseverare nella preghiera e nel dialogo per diventare capaci di vera riconciliazione
Dopo le preghiere dei rappresentanti delle tre religioni, ha preso la parola Papa Francesco che ha rivolto, in modo particolare ai rappresentanti di Israele e Palestina un forte appello al superamento dei conflitti in modo da poter arrivare ad una stagione di riconciliazione e di pace. «Il mondo - ha detto il Santo Padre - è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di ab-
battere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. È nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti». Il presidente Peres nel suo intervento, dopo aver ringraziato Papa Francesco per l’invito alla preghiera comune, ha mostrato la necessità di lavorare concretamente per la pace: «Due popoli, gli israeliani e i palestinesi, desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali […] La pace non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi». Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha ricordato le parole di San Giovanni Paolo II, «se la pace si realizza a Gerusalemme, la pace sarà testimoniata nel mondo intero», e ha pro-
nunciato un’accorata preghiera per la pace in Terra Santa: «O, Dio del cielo e della terra accetta la mia preghiera per la realizzazione della verità, della pace e della giustizia nella mia patria la Palestina, nella regione, e nel mondo intero. Ti supplico, o Signore, di rendere il futuro del nostro popolo prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e indipendente. Concedi, o Signore, alla nostra regione e al suo popolo sicurezza, salvezza e stabilità. Salva la nostra città benedetta Gerusalemme. Ti chiediamo, Signore, la pace nella Terra Santa, Palestina, e Gerusalemme insieme con il suo popolo. Noi ti chiediamo di rendere la Palestina e Gerusalemme in particolare una terra sicura per tutti i credenti, donaci sicurezza e salvezza, e allevia la sofferenza del mio popolo nella patria e nella diaspora. Noi desideriamo la pace per noi e i nostri vicini». Al termine dell’incontro, dopo aver piantato insieme un ulivo, Papa Francesco, Peres, Abu Mazen, insieme al Patriarca Bartolomeo, si sono trattenuti per un momento di dialogo privato. L’auspicio dell’incontro è che il processo di pace in Terra Santa possa ripartire sostenuto dalla preghiera comune e dallo sforzo di tutti per rispondere alle attese di pace delle popolazioni, sempre più segnate da sofferenze e divisioni.
ministrazione delle cure palliative. I documenti principali del Magistero in tale materia, sia la Dichiarazione sulla eutanasia della Congregazione per la Dottrina della fede, sia nell’Enciclica di Giovanni Paolo II del 1995, la EvangeliumVitae, definiscono eutanasia «un’azione o un’omissione che per natura sua e nell’intenzione di chi la compie provoca la morte con l’intenzione di alleviare il dolore»(E.V., n. 65). La gravità morale dell’eutanasia omissiva è uguale rispetto a quella dell’azione “positiva” di intervento o gesto che causa la morte: l’una equivale all’altra dal momento che provocano lo stesso effetto e patrono dalla stessa intenzione, seppure buona (“alleviare il
dolore”). In entrambi i casi si tratta di morte provocata intenzionalmente. Senza dubbio può esistere la “buona fede”, la convinzione soggettiva della liceità dell’eutanasia, per sé o per gli altri. Ma,“benché in casi del genere la responsabilità personale possa esser diminuita o perfino non sussistere, tuttavia l’errore di giudizio della coscienza - forse pure in buona fede - non modifica la natura dell’atto omicida, che in sé rimane sempre inammissibile” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’eutanasia, parte II, 5 maggio 1980).Il Card. Carlo Maria Martini in una omelia in occasione della festa di S. Ambrogio (1981) ammonì severamente: «Mostruosa appare la figura di un amore che uccide, di una compassione che cancella colui del quale non vuole sopportare il dolore, di una filantropia che non sa se intenda liberare l’altro da una vita divenuta soltanto di peso oppure se stessa da una presenza divenuta soltanto di peso». Come ha sottolineato Papa Benedetto XVI nell’Enciclica ,“la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di
contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana” (n. 38). E ancora: “In una società complessa, fortemente influenzata dalle dinamiche della produttività e dalle esigenze dell’economia, le persone fragili e le famiglie più povere rischiano, nei momenti di difficoltà economica e/o di malattia, di essere travolte. Sempre più si trovano nelle grandi città persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti della persona”. Viene da domandarsi se per caso, sotto la giustificazione della insopportabilità del dolore del paziente, non si nasconda invece l’incapacità dei “sani” di accompagnare il morente nel suo difficile travaglio di sofferenza, di dare senso al dolore umano - che comunque non è mai del tutto eliminabile dall’esperienza della vita umana - e una sorta di rifiuto dell’idea stessa della sofferenza, sempre più diffuso nella cultura dominante delle società occidentali, i cui valori in primo piano sono l’efficienza, la produttività, l’utilitarismo.
Rappresentanti di cristiani, ebrei e musulmani, hanno pregato per chiedere il dono della pace in Terra Santa I.P. N QUESTO LUOGO, dove è nato il Principe della pace, desidero rivolgere un invito a Lei, Signor Presidente Mahmoud Abbas, e al Signor Presidente Shimon Peres, ad elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera». Con queste parole, pronunciate lo scorso 25 maggio al termine della celebrazione a Betlemme, Papa Francesco invitò i rappresentanti di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese ad un momento di preghiera per la pace in Terra Santa. Domenica 8 giugno l’invito del Santo Padre si è concretizzato nell’incontro che si è tenuto nei Giardini Vaticani, al quale erano presenti i presidenti d’Israele e Palestina, Shimon Peres e Abu Mazen, insieme al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. Con loro hanno partecipato anche delle delegazioni in rappresentanza delle tre grandi tradizioni religiose presenti in
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Terra Santa, cristiana, ebraica e musulmana. La cerimonia era strutturata con dei momenti distinti di preghiera per ognuna delle tre fedi religiose. I testi delle preghiere pronunciati dai rappresentanti delle tre grandi religioni monoteiste hanno toccato gli stessi aspetti: la lode a Dio per la creazione del mondo, e degli uomini e le donne, come una sola grande famiglia umana; una richiesta di perdono per i peccati contro Dio e il prossimo; un’invocazione a Dio per la pace in Terra Santa.
La vera pietà è stare accanto al malato A proposito della recente polemica sull’eutanasia PAOLO SANNA
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o aiutato a morire un centinaio di malati». La frase è rimbalzata dalla stampa locale a quella nazionale, creando l’effetto scoop che probabilmente era voluto: la confessione servita in prima pagina è quella del medico sassarese Giuseppe Maria Saba, 87 anni, già ordinario di Anestesiologia e rianimazione all’Università di Cagliari prima e poi alla Sapienza di Roma. Il tema eutanasia in Italia è caldo come non mai, anche perché il dibattito parlamentare attraversa una fase di stallo e questo crea insofferenza in quanti premono per la legalizzazione o liberalizzazione della “dolce morte”, ed ecco il sasso gettato nello stagno. È risaputo che la spinta eutanasica nel Paese Italia è sostenuta e alimentata in prima linea dal Partito Radicale. Non entriamo in merito al singolo caso (che poi singolo non è, visto
che si parla di un centinaio di persone “accompagnate alla morte”!), né alle ragioni che portano l’esecutore di tale pratica ad autoassolversi e a rivendicare la giustificazione che «la dolce morte è una pratica consolidata negli ospedali italiani, ma per ragioni di conformismo e di riservatezza non se ne parla», ma cogliamo l’opportunità per una riflessione attorno ai delicatissimi temi morali dell’eutanasia, dell’accanimento terapeutico, della lecita rinuncia del paziente ai trattamenti straordinari. Un moralista ha scritto: “Cosa si deve pensare dell’eutanasia dipende da ciò che con questo termine si vuole indicare”. Etimologicamente eutanasia vuol dire “buona”, “bella”, “dolce” morte. Ma il significato del termine nel tempo è divenuto equivoco, perché viene usato per indicare realtà oggi molto diverse tra loro anche da un punto di vista morale, che vanno dal procurare volontariamente la morte alla som-
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. Il discorso ai Carabinieri nell’udienza per il bicentenario dell’Arma.
“La Chiesa che nasce a Pentecoste porta ovunque sorpresa e scompiglio” ROBERTO PIREDDA L REGINA COELI il Santo Padre ha approfondito il significato della Solennità di Pentecoste, che «segna la nascita della Chiesa e la sua manifestazione pubblica», sottolineando in particolare come la prima comunità cristiana «sorprende e scompiglia». «La Chiesa che nasce a Pentecoste – ha affermato Papa Francesco – è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo – la Risurrezione di Cristo – con un linguaggio nuovo – quello universale dell’amore. Un annuncio nuovo: Cristo è vivo, è risorto; un linguaggio nuovo: il linguaggio dell’amore. I discepoli sono rivestiti di potenza dall’alto e parlano con coraggio - pochi minuti prima erano tutti codardi, ma adesso parlano con coraggio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo». Con grande forza il Papa ha sottolineato come una Chiesa viva debba essere capace di “sorprendere”: «Una Chiesa che non abbia la capacità di sorprendere è una Chiesa debole, ammalata, morente e deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione, quanto prima!». L’azione della Chiesa oggi, in modo analogo a quanto compiuto dalla prima comunità cristiana, è chiamata a creare “scompiglio” nel mondo: «Qualcuno, a Gerusalem-
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me, avrebbe preferito che i discepoli di Gesù, bloccati dalla paura, rimanessero chiusi in casa per non creare scompiglio. Anche oggi tanti vogliono questo dai cristiani. Invece il Signore risorto li spinge nel mondo: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv 20,21). La Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si rassegna ad essere innocua, troppo "distillata". No, non si rassegna a questo! Non vuole essere un elemento decorativo. È una Chiesa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze, anche se quel messaggio porta, forse, problemi e anche, a
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
Gesù nostro “avvocato” l 3 giugno il Santo Padre, rifacendosi al Vangelo del giorno che riporta l’inizio della “preghiera sacerdotale” di Gesù (Gv 17,1-11a), ha richiamato la figura di Gesù come “avvocato” presso il Padre.
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«Credo che dobbiamo pensare tanto a questa verità, a questa realtà: in questo momento, Gesù sta pregando per me. Io posso andare avanti nella vita perché ho un avvocato che mi difende e se io sono colpevole e ho tanti peccati… è un
buon avvocato difensore, questo, e parlerà al Padre di me». «Gesù fa vedere al Padre le sue piaghe e, con le sue piaghe, prega per noi come se dicesse al Padre: 'Ma, Padre, questo è il prezzo di questi! Aiutali, proteggili. Sono i tuoi figli che io ho salvato, con questo’. Al contrario, non si capisce perché Gesù dopo la Risurrezione ha avuto questo corpo glorioso, bellissimo – non c’erano i lividi, non c’erano le ferite della flagellazione, tutto bello – ma c’erano le piaghe. Le cinque piaghe. Perché Gesù ha voluto portarle in cielo? Perché? Per pregare per noi. Per fare vedere al Padre il prezzo: ‘Questo è il prezzo, adesso non lasciarli da soli. Aiutali’». Papa Francesco, nell’omelia del 5 giugno, ha preso spunto dal Vangelo del giorno (Gv 17,20-26), per soffermarsi sull’unità nella Chiesa che è messa a rischio da varie categorie di persone come i troppo rigidi, gli “alternativisti” e gli affaristi. «L’uniformità. La rigidità. Sono rigidi! Non hanno quella libertà che dà
volte, ci porta al martirio». All’Udienza Generale del mercoledì il Santo Padre ha proposto una riflessione sul dono della Pietà. Esso indica «la nostra appartenenza a Dio e il nostro legame profondo con Lui, un legame che dà senso a tutta la nostra vita e che ci mantiene saldi, in comunione con Lui, anche nei momenti più difficili e travagliati». Si tratta – ha spiegato il Papa - di una relazione vissuta col cuore: è la nostra amicizia con Dio, donataci da Gesù, un’amicizia che cambia la nostra vita e ci riempie di entusiasmo, di gioia». Questo speciale legame con Dio non è però fine a se stesso, il dono della Pietà aiuta proprio a «riversare questo amore anche sugli altri e a
lo Spirito Santo. E fanno confusione fra quello che Gesù ha predicato nel Vangelo con la loro dottrina, la loro dottrina di uguaglianza. E Gesù mai ha voluto che la sua Chiesa fosse così rigida. Mai. E questi, per tale atteggiamento, non entrano nella Chiesa. Si dicono cristiani, si dicono cattolici, ma il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa».
riconoscerli come fratelli». In settimana Papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti all’incontro promosso dall’Arma dei Carabinieri, in occasione del bicentenario della loro fondazione. Rivolgendosi ai Carabinieri il Pontefice ha richiamato il senso e il valore del loro compito: «La tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza delle persone è un impegno sempre più attuale in una società dinamica, aperta e garantista, come quella italiana nella quale siete chiamati ad operare; e costituisce inoltre la condizione necessaria e indispensabile perché ogni persona, sia come individuo sia nelle comunità di cui fa parte, possa liberamente esprimersi, maturare, e così rispondere alla vocazione particolare che Dio ha in serbo per ciascuno di noi». Sempre in settimana il Santo Padre ha salutato con un messaggio telefonico i giovani partecipanti al Pellegrinaggio a piedi MacerataLoreto, invitandoli a coltivare l’audacia della fede: « Non lasciatevi scoraggiare dai perdenti o dai paurosi che vi vogliono togliere il sogno, che vi vogliono rinchiudere nelle loro mentalità buie invece di lasciarvi volare nella luce della speranza! Per favore, non cadete nella mediocrità! In quella mediocrità che abbassa e che ci fa rende grigi, ma la vita non è grigia, la vita è per scommetterla per i grandi ideali e per le cose grandi».
la: la Chiesa è libera!’». Il Santo Padre nell’omelia del 6 giugno è partito dal dialogo evangelico in cui Cristo chiede per tre volte a Pietro se lo ami più degli altri (Gv 21,15-19), per riflettere sulla fedeltà dei sacerdoti al Signore, che è il “primo amore”. «Questa è la domanda che faccio a me, ai miei fratelli vescovi e ai sacerdoti: Sono innamorato come il primo giorno? O il lavoro, le preoccupazioni un po’ mi fanno guardare altre cose, e dimenticare un po’ l’amore? Ma i coniugi litigano, litigano. E quello è normale. Ma quando non c’è amore, non si litiga: si rompe».
«Io entro nella Chiesa, ma con questa idea, con questa ideologia. E così la loro appartenenza alla Chiesa è parziale. Anche questi hanno un piede fuori della Chiesa. Anche per questi la Chiesa non è casa loro, non è propria. Affittano la Chiesa ad un certo punto. Siamo... sì, sì... siamo cattolici, ma con queste idee’. Un’alternativa. Non condividono quel sentire «Pasci. Con la teologia, con la filosofia, con la patrologia, con quello proprio della Chiesa». che studi, ma pasci. Sii pastore. Per«Gli affaristi. Questi approfittavano ché il Signore ci ha chiamati per della Chiesa per il proprio profitto. questo. E le mani del vescovo sulla E li abbiamo visti nelle comunità nostra testa è per essere pastori. È parrocchiali o diocesane, nelle con- una seconda domanda, no? La prigregazioni religiose, alcuni bene- ma è: ‘Come va il primo amore?’. fattori della Chiesa, tanti, eh! Si pa- Questa, la seconda: ‘Sono pastore, voneggiavano di essere proprio be- o sono un impiegato di questa ong nefattori e alla fine, dietro il tavolo, che si chiama Chiesa?’. C’è una diffacevano i loro affari. E questi, an- ferenza. Sono pastore? Una doche, non sentono la Chiesa come manda che io devo farmi, i vescovi madre, come propria. E Gesù dice: devono fare, anche i preti: tutti. Pa‘No! La Chiesa non è rigida, una, so- sci. Pascola. Vai avanti».
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
pietre IN AFGHANISTAN
Rapito un gesuita indiano Il direttore della sezione afghana del Jesuit Refugee Service (Jrs) è stato rapito nella provincia di Herat da uomini armati non identificati. P. Alexis Prem Kumar sj, gesuita di nazionalità indiana, è stato sequestrato mentre andava in una scuola per un’indagine sul sistema educativo tra i rifugiati di Zinda Jan. Originario di Devakkottai, p. Alexis Prem Kumar, 47 anni, è stato ordinato sacerdote nel 2000, ed ha passato sette anni in Tamil Nadu con il Jrs, lavorando tra i rifugiati srilankesi nello Stato. Si impegnato per migliorare i diritti umani dei profughi dell'insediamento di Paliyar. MESSICO
Sacerdote in ostaggio da oltre un mese Ad oltre un mese della scomparsa del sacerdote ugandese padre John Ssenyondo, nessuno sa niente di lui. Nonostante i contatti con le autorità finora non ci sono notizie sul caso. Sembra che il religioso sia stato rapito a Chilapa, dove svolgeva il ministero pastorale. Padre Ssenyondo, parroco di quasi 60 anni, era arrivato sei anni fa a Guerrero. Prima aveva svolto il ministero pastorale a Tlacotepec (zona Heliodoro Castillo), in seguito era stato assegnato alla chiesa di Nejapa, nel comune di Chilapa, dove secondo le prime versioni di alcune persone della comunità, sarebbe stato rapito da un gruppo di uomini armati. Padre John Ssenyondo è originario di Masaka, in Uganda, appartiene alla Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. Dal 30 aprile, dopo che il sacerdote ha celebrato un matrimonio presso la comunità di Santa Cruz, a Chilapa, non si è più saputo niente di lui. SIRIA
Confiscati i terreni dei cristiani I miliziani jiahdisti che agiscono nel conflitto siriano, hanno confiscato case e terreni appartenenti a famiglie cristiane nella zona di Ein alIssa, l'area nella provincia di Raqqa abitata in prevalenza da cristiani armeni. Secondo fonti curde consultate dall'Agenzia Fides, i proprietari dei beni confiscati dagli islamisti sono stati costretti ad abbandonare l'area. La città e l'area di Raqqa, nella Siria settentrionale, sono da lungo tempo sotto il controllo dei jihadisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, che hanno già trasformato la principale chiesa armena del capoluogo in ufficio per la gestione degli affari islamici e per la promozione della sharia. L’Isil in passato ha anche organizzato azioni simboliche, come il rogo di Bibbie e libri cristiani.
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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L’Incontro con le Società sportive italiane. Alcuni passaggi del discorso del 7 giugno di Papa Francesco.
“Mettetevi sempre in gioco con coraggio ed entusiasmo, nella vita come nello sport” L SALUTO PIÙ GRANDE è per voi, cari atleti, allenatori e dirigenti delle società sportive. Conosco e apprezzo il vostro impegno e la vostra dedizione nel promuovere lo sport come esperienza educativa […] Lo sport è una strada educativa. Io trovo tre strade, per i giovani, per i ragazzi, per i bambini. La strada dell’educazione, la strada dello sport e la strada del lavoro, cioè che ci siano posti di lavoro all’inizio della vita giovanile! Se ci sono queste tre strade, io vi assicuro che non ci saranno le dipendenze: niente droga, niente alcol. Perché? Perché la scuola ti porta avanti, lo sport ti porta avanti e il lavoro ti porta avanti. Non dimenticate questo. A voi, sportivi, a voi, dirigenti, e anche a voi, uomini e donne della politica: educazione, sport e posti di lavoro! È importante, cari ragazzi, che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito. E proprio perché siete sportivi, vi invito non solo a giocare, come già fate, ma c’è qualcosa di più: a mettervi in gioco nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettervi in gioco con gli altri e con Dio; non accontentarsi di un “pareggio” mediocre, dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Non accontentarsi di queste vite tiepide, vite “mediocremente pa-
vostra squadra, siete chiamati a comportarvi da veri atleti, degni della maglia che portate. Vi auguro di meritarla ogni giorno, attraverso il vostro impegno e anche la vostra fatica. Vi auguro anche di sentire il gusto, la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all’individualismo! No a fare il gioco per se stessi. Nella mia terra, quando un giocatore fa questo, gli diciamo: “Ma questo vuole mangiarsi il pallone per se stesso!”. No, questo è individualismo: non mangiatevi il pallone, fate gioco di
squadra, di équipe. Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità. Tanti educatori, preti e suore sono partiti anche dallo sport per maturare la loro missione di uomini e di cristiani. Io ricordo in particolare una bella figura di sacerdote, il Padre Lorenzo Massa, che per le strade di Buenos Aires ha raccolto un gruppo di giovani intorno al campo
parrocchiale e ha dato vita a quella che poi sarebbe diventata una squadra di calcio importante. Tante delle vostre società sportive sono nate e vivono “all’ombra del campanile”, negli oratori, con i preti, con le suore. E’ bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, e se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa. Se non c’è il gruppo sportivo, manca qualcosa. Ma questo gruppo sportivo dev’essere impostato bene, in modo coerente con la comunità cristiana, se non è coerente è meglio che non ci sia! Lo sport nella comunità può essere un ottimo strumento missionario, dove la Chiesa si fa vicina a ogni persona per aiutarla a diventare migliore e ad incontrare Gesù Cristo. Allora, auguri al Centro Sportivo Italiano per i suoi 70 anni! E auguri a tutti voi! Ho sentito prima che mi avete nominato vostro capitano: vi ringrazio. Da capitano vi sprono a non chiudervi in difesa: non chiudetevi in difesa, ma a venire in attacco, a giocare insieme la nostra partita, che è quella del Vangelo. Mi raccomando: che tutti giochino, non solo i più bravi, ma tutti, con i pregi e i limiti che ognuno ha, anzi, privilegiando i più svantaggiati, come faceva Gesù. E vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno attraverso lo sport con i ragazzi delle periferie delle città: insieme con i palloni per giocare potete dare anche ragioni di speranza e di fiducia. (7 giugno 2014)
creatività dei sacerdoti e degli animatori volontari che spendono il loro tempo e le loro vacanze per prendersi cura dei più piccoli. L’Ufficio di Pastorale Giovanile a partire dallo scorso anno, per sostenere ed aiutare le parrocchie, ha promosso i campi di formazione e le Giornate Diocesane che hanno voluto essere un punto di partenza e segno evidente che il futuro dei giovani e delle parrocchie sta davvero a cuore alla nostra diocesi. Nonostante la buona volontà e il grande entusiasmo di chi si impe-
gna in questo lavoro, la mancanza di fondi ha sempre rappresentato un problema. Il superamento di una visione che vedeva tali iniziative esclusivamente ad appannaggio delle parrocchie senza invece inquadrarlo in una risposta a più ampio raggio è stata superata. Ciò che evidenzia questo importante passaggio è proprio l’incontro che c’è stato il 15 maggio tra l’arcivescovo e i rappresentanti della politica cittadina. La politica è stata capace di vedere il bisogno presente nel nostro territorio di investire sui giovani e per i giova-
ni individuando nella diocesi il luogo dove questo sguardo di attenzione e cura si sta sviluppando sempre più. Monsignor Arrigo Miglio ha quindi incaricato il responsabile dell’Ufficio di Pastorale Giovanile diocesana di indire una riunione ed invitare i parroci ed i loro collaboratori impegnati in progetti di attività oratoriali e di pastorale giovanile, in modo da informare loro circa l’impegno che l’Amministrazione Comunale si è presa stanziando dei fondi per sostenere questo tipo di attività.
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reggiate”: no, no! Andare avanti, cercando la vittoria sempre! Nelle società sportive si impara ad accogliere. Si accoglie ogni atleta che desidera farne parte e ci si accoglie gli uni gli altri, con semplicità e simpatia. Invito tutti i dirigenti e gli allenatori ad essere anzitutto persone accoglienti, capaci di tenere aperta la porta per dare a ciascuno, soprattutto ai meno fortunati, un’opportunità per esprimersi. E voi, ragazzi, che provate gioia quando vi viene consegnata la maglietta, segno di appartenenza alla
Gli oratori cittadini: un servizio per tutti Comune di Cagliari e Diocesi dialogano insieme FEDERICA BANDE O SCORSO 15 MAGGIO il nostro arcivescovo, Monsignor Arrigo Miglio, ha incontrato il dottor Luigi Minerba, assessore alle politiche sociali e salute del Comune di Cagliari, e il dottor Alessandro Cossa, dirigente del servizio politiche sociali. Motivo di questo incontro è stata la volontà di incontrare un responsabile diocesano in materia di oratori, in modo da poter discutere dei vari progetti estivi che coinvolgeranno moltissime parrocchie e realtà oratoriali del nostro territorio e quindi stabilire delle risorse economiche da investire in merito. L’importanza della partecipazione economica degli enti locali a progetti proposti delle realtà ecclesiali presenti sul territorio è un aspetto da sottolineare in quanto
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si va oltre una semplice condivisione di quello che può essere visto come mero volontariato di pochi. Una realtà come quella di Cagliari non offre di per se molte opportunità di incontro e crescita fra i giovani una volta chiuse le scuole. Ci sono società sportive che organizzano proposte estive per i più piccoli , ma per i più grandi? Offrire dei momenti ricreativi organizzati e strutturati come proposta educativa concreta, quindi non solo limitata all’aspetto ludico ma contenenti stimoli, è il lavoro che da anni impegna gli oratori nei progetti dei CREGREST per i bambini e dei campi scuola per gli adolescenti. Da qualche anno la nostra diocesi conta al suo interno diverse realtà parrocchiali ed oratoriali che promuovono questo tipo di percorsi ludico-formativi, contando solamente sulla volontà e
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Evangelizzazione. Le attività rivolte ai giovani portate avanti durante il periodo estivo dai Frati Minori di San Mauro.
San Mauro, il carisma di San Francesco porta i giovani verso la gioia del Vangelo
I ragazzi sardi sono invitati a partecipare anche ad altri momenti di spiritualità organizzati non solo in Sardegna. Infatti, per tutti i giovani italiani sono proposti il corso Fondamenti biblici dell'amore umano, in programma dal 10 al 13 luglio ad Assisi. Un percorso alla scoperta del pensiero di Dio sull'amore umano, che porta a vedere alla luce della fede, il fidanzamento cristiano e il matrimonio. Dal 18 al 22 luglio, sempre ad Assisi, si svolge il Corso Vocazionale. È rivolto a coloro hanno già intrapreso un cammino di fede e di accompagna-
mento spirituale. L'obiettivo è di far approfondire ad ogni giovane il proprio percorso e far sorgere nel suo cuore la domanda vocazionale di s. Francesco “Signore cosa vuoi che io faccia?” ossia quale sia il posto di ognuno di essi nel mondo e con Dio, nel matrimonio o nella consacrazione. In occasione della festa del Perdono d'Assisi del 2 agosto, è organizzata la 34° Marcia Francescana. Il 28 luglio l'appuntamento è ad Amelia in provincia di Terni da dove partirà il gruppo dei giovani dell'Umbria e della Sardegna. L'arrivo alla Porziuncola segna il culmine della marcia dove si vivrà l'esperienza della Misericordia di Dio. Il titolo dell'edizione 2014 è “Cento per Uno”. Dall'8 agosto sempre ad Assisi, in programma il Corso Zero. Questo appuntamento è rivolto a tutti i giovani lontani dalla Chiesa e a coloro che non sono riusciti a fare una sintesi ordinata degli elementi essenziali della fede cristiana. In tre giorni dunque, saranno ripercorse le tappe principali del cammino di fede.Per informazioni su tutte le attività in programma è possibile contattare i Frati Minori del servizio orientamento giovani della Sardegna nel convento di san Mauro in via san Giovanni a Cagliari, telefonando allo 070666742 o con una mail a fratisardi@tiscali.it.
i ragazzi che per gli adulti: corsi di informatica, di lingua inglese, teatro, ballo e fai da te. “L'attività teatrale è quella che riscuote più successo, sia tra i ragazzi, protagonisti delle varie rappresentazioni, alla quale tutta la famiglia si rende partecipe nella preparazione dei costumi o delle scenografie” - raccontano gli animatori del laboratorio Michele Zicca e Cristiana Lai. Durante le vacanze di Natale inoltre, vengono dedicate ai ragazzi quattro giornate con tornei di da-
ma, tombolate e quant'altro, a Carnevale le sfilate e le feste in Oratorio nelle giornate di martedì e giovedì grasso e la Domenica della Pentolaccia. “Nel giro di quattro anni il numero degli iscritti – prosegue Efisio Pisu – è passato da circa cinquanta a oltre duecento soci; riceviamo molte proposte per nuove attività, ma sia gli spazi angusti che il tempo non ci consentono di realizzarle. Quelle in calendario sono portate avanti da venti animatori, la metà dei quali sono giovani”. Essendo una “onlus”, le attività vengono svolte anche grazie all'aiuto concreto dei cittadini che destinano il 5xmille all'associazione. Le offerte hanno raggiunto anche i settemila euro in alcuni anni, spesi tutti per attrezzature sportive, teatrali e per quanto serve al regolare svolgimento dei corsi. Per l'estate 2014, è stato organizzato il Campo estivo in oratorio. Per i ragazzi dai 3 ai 13 anni tutti i giorni dal lunedì al venerdì, la mattina dalle 8 alle 14 e il pomeriggio dalle 17 alle 19:30, fino al prossimo 5 settembre, gli animatori saranno a disposizione per tante attività ludico-ricreative. Il tema portante sarà il “Viaggio” filo conduttore delle attività manuali, dei laboratori teatrali e di cucina e delle feste a tema organizzate per i ragazzi.
L’obiettivo delle varie iniziative dei frati è quello di fare una proposta di formazione alla vita cristiana dando un particolare rilievo alla dimensione vocazionale FABIO FIGUS
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ON L'ARRIVO della stagione
estiva si chiude l'anno sociale e molte attività svolte finora nelle comunità parrocchiali si fermano, per riprendere all'inizio del prossimo autunno. L'estate dunque come tempo di riposo, ma anche di bilanci, di incontri, di conoscenze, di svago, e perché no, di approfondimento. Per dare la possibilità di fare tutto questo, anche i Frati Minori di Cagliari organizzano nel periodo estivo, diverse attività rispetto a quelle del periodo invernale, ma sempre dedicate ai giovani. Si è concluso proprio lo scorso fine settimana, il cammino sui Dieci Comandamenti che ha visto la partecipazione assidua di un centinaio tra giovani e adulti, rispettivamente la Domenica e il giovedì, e quello dedicato alla conoscenza del Credo, il
Un’immagine delle attività del recente “Corso zero” proposto dai Frati Minori.
lunedì, tenuti nel salone del convento di via San Giovanni a Cagliari, oltre agli incontri di preghiera e adorazione del venerdì nella attigua chiesa di San Mauro. Si apre però subito una nuova pagina del cammino di avvicinamento e di approfondimento della propria spiritualità. Il primo appuntamento è per la notte di sabato 21 giugno, quando alle 20.30 i partecipanti si incontreranno nel teatro della parrocchia di Santa Maria degli Angeli di Flumini di Quartu, da dove partirà il pellegrinaggio Un canto nella notte, preceduto da un primo momento di cate-
chesi. L'iniziativa è proposta a tutti i giovani, quelli legati alla propria comunità parrocchiale, ma soprattutto a coloro che pur essendo lontani desiderano intraprendere un itinerario di dialogo nuovo e sincero con Gesù Cristo, partendo dalla certezza che “Dio ti ama per quello che sei”. Il pellegrinaggio sarà scandito da momenti di catechesi e di cammino lungo le strade del litorale quartese e del cagliaritano, con tappe nella parrocchia di San Luca e a Marina Piccola, per raggiungere la Basilica di Nostra Signora di Bonaria, all'alba di Domenica 22.
Le attività per l’estate a S. Maria degli Angeli Le proposte della parrocchia per animare il litorale quartese. F. F. RETTA IL 1° luglio 1968 dall'Arcivescovo Monsignor Paolo Botto, la parrocchia di Santa Maria degli Angeli a Flumini di Quartu, per trentaquattro anni è stata affidata alla cura pastorale dei Frati Minori della Sardegna. Attualmente guidata da don Gianni Paderi, per trent'anni è stato parroco padre Alessandro Nocco, storico fondatore e famoso per la sua determinazione nell'ottenimento di diversi servizi a favore di tutta la comunità fluminese. Ha una superficie di poco superiore ai trenta chilometri quadrati e una popolazione di circa undicimila residenti nel periodo invernale, molti dei quali pendolari, che superano i trentamila nei mesi estivi, con l'arrivo di numerosi turisti. Il territorio di Flumini è caratterizzato da lottizzazioni spesso lontane dalla parrocchia anche diversi chilometri, collegate tra loro e col centro in molti casi, da
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vecchie e strette strade di campagna, in certi casi completamente dissestate. Due scuole dell'infazia, due primarie, quattro se si contano anche quelle ricadenti nel territorio della confinante parrocchia di San Luca, una scuola secondaria di primo grado. Pochissime le attività commerciali presenti nel territorio, si va dalle farmacie ai supermercati, alle rivendite di materiale edile, dalle strutture turistico-ricettive a quelle riservate agli anziani e ai disabili. Un ambiente sociale che si divide tra il mare del litorale e l'interno della campagna quartese. Pochissimi gli spazi dedicati al tempo libero organizzato per i ragazzi e i giovani, utilizzati da quattro polisportive, “Sandalyon” di pallavolo, “Il Gabbiano” basket e ginnastica dolce, il “Flumini” calcio, “Saetta” di tennis tavolo, oltre allo storico gruppo degli scout Assoraider ed altre attività legate al mare. Nel 2003, è stato fondato l'Oratorio Santa Maria degli Angeli che
opera negli spazi parrocchiali adiacenti alla chiesa, formati da un salone-teatro ed un campo polivalente. “Cerchiamo di essere presenti e lavorare a servizio dei ragazzi della parrocchia che, viste le grandi distanze da percorrere per potersi recare qui in oratorio, è veramente difficile portare avanti – riferisce il presidente dell'associazione Efisio Pisu – ma noi non ci arrendiamo”. Nel periodo invernale l'oratorio propone diverse attività e corsi durante tutta la settimana sia per
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IL PORTICO DI CAGLIARI
Cultura. È giunto alla sesta edizione il Festival Letterario della Città di Cagliari.
Leggendo Metropolitano, Cagliari punta ancora sul valore della cultura La kermesse cittadina ha visto un grande afflusso di pubblico. Il Nobel Aumann tra gli ospiti SUSANNA MOCCI AL 4 ALL’8 GIUGNO si è tenuta laVI edizione del Festival Letterario nazionale e internazionale della città di Cagliari Leggendo Metropolitano. Filo conduttore “I giochi dell’essere”. Come si legge nel comunicato stampa, “La vita è (anche) gioco… Noi cresciamo e ci sviluppiamo attorno alle attività ludiche: potremmo quasi dire ludo ergo sum. Siamo in presenza di un istinto fondativo: del gioco come seme dell’Essere… Anche la letteratura è gioco… Le parole stesse, che danno significato alle cose, nient’altro sono se non il gioco continuo tra lettere e suoni che si rincorrono e, nello stesso modo, quando formano frasi, continuano quell’eterno inseguimento - esso stesso gioco - verso il senso compiuto. Il gioco, spesso, ha delle regole. Nella lingua sono esplicite. Delimitano e limitano, la limitano. E, nel contempo, le danno il
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brevi APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Convegno regionale a Cagliari “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Il cuore di Gesù nel cuore del discepolo”. È il tema del Convegno regionale dell’Apostolato della preghiera, in programma il 19 giugno nella Basilica di Bonaria a Cagliari. Il programma prevede alle 9 gli arrivi, alle 9.45 la riflessione di padre Maurizio Teani, preside della Facoltà Teologica della Sardegna e alle 11 la celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari. Nel pomeriggio alle 15.30 l’Adorazione Eucaristica.
Carlo Cirotto alla Facoltà Teologica carattere di necessarietà e universalità”. L’evento, organizzato dall’associazione Prohairesis, è cresciuto esponenzialmente negli anni, suscitando l’attenzione dei media e dell’ambiente culturale nazionale. A tal proposito, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, negli scorsi giorni, ha voluto conferire la Medaglia ai Benemeriti della cultura e dell'arte al Festival, nella persona del direttore artistico Saverio Gaeta tramite il prefetto Alessio Giuffrida a Palazzo Viceregio. Gaeta ha commentato così : "Sono felice per il riconoscimento, è il frutto di anni di lavoro, impegno e serietà professionale.
In un'epoca caratterizzata da tagli alla cultura e scarsi riconoscimenti al settore è un evento eccezionale che mi coglie impreparato, orgoglioso e un pochino imbarazzato”. Ad inaugurare la manifestazione, in un’affollata anteprima mercoledì 4 giugno, Liesl Jobson e Diablo dei Sikitikis su “Narrazioni tra parole e musica”. I palchi allestiti –come da consolidata tradizione- nel quartiere di Castello, tra via Santa Croce, Teatro Civico, Bastione Saint Remy, Chiostro di Architettura e Ghetto degli Ebrei, hanno visto avvicendarsi numerosi ospiti nazionali e internazionali. Tra i nomi l’enigmista Stefano Bartezzaghi; il fi-
sico e genetista Edoardo Boncinelli; il libraio itinerante Davide Ruffinengo; il giornalista e scrittore Michele Serra con il suo ultimo libro “Gli sdraiati”; la scrittrice Clara Uson, autrice de “ La figlia”; lo scrittore newyorchese Jonathan Lethem; il filosofo Francesco Cataluccio; le biblioterapiste Ella Berthoud e Susan Eldkerin, che hanno curato oltre 3000 persone prescrivendo loro dei libri da leggere; Piergiorgio Odifreddi e Robert J. Aumann, studioso di fama mondiale che ha dato un importante contributo alla teoria dei giochi, Premio Nobel all’Economia nel 2005.
tenderlo. Per rendere il tutto più accogliente all’ingresso è stato posizionato uno striscione con la scritta “Benvenuto Eccellenza” e gli alunni della scuola primaria, coordinati dalle docenti, hanno preparato dei cartelloni con sopra scritto”Arrigo che gioia aver qui” e alcuni disegni. Prima della Santa Messa, Arrigo Rigone, l’alunno scelto per aver lo stesso nome dell’Arcivescovo, lo ha saluto a nome di tutti. Dopo aver ascoltato ed apprezzato le parole del piccolo omonimo, Monsignor Miglio, accompagnato da due chierichetti, Davide Usai con Alessandro Sundas, dalle lettrici Eleonora Guaime e Francesca Randazzo, ha iniziato la Santa Messa, promettendo ai bambini di essere breve. Durante l’omelia tutti hanno mostrato attenzione e interesse anche perché l’Arcivescovo ha utilizzato il fischio del microfono ed un murales, presente nel portico della scuola, come metafora e immagine per sviluppare tre
“Oltre l’identità sessuale? Il fascino ambiguo della teoria del gender”. È il tema del convegno in programma venerdì 20 giugno alle 18 nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna a Cagliari. L’appuntamento è organizzato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (Meic) della Diocesi di Cagliari, con il patrocinio della Facoltà Teologica e vedrà come relatore il Presidente nazionale MEIC Carlo Cirotto.
DOMENICA
“Avvenire Cagliari Mese” è in edicola Domenica 15, come ogni terza del mese, è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È una nuova esperienza comunicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di uno strumento che, congiuntamente al
Visita di mons. Miglio agli alunni delle scuole Mercedarie. ON GRANDE SORPRESA e felicità, alla scuola “Nostra Signora della Mercede” di via Barone Rossi a Cagliari, per la prima volta la Santa Messa di chiusura dell’anno scolastico è stata presieduta da Monsignor Arrigo Miglio Arcivescovo di Cagliari. Alla celebrazione erano presenti gli alunni della scuola dell’infanzia e di quella primaria, che hanno animato la liturgia con i canti loro, diretti dalla maestra di musica Gabriella Palmas. A fare gli onori di casa la Madre Provinciale, Suor Anna Paola Tronci, la responsabile della casa, Suor Leonilla Puggioni, la Dirigente Scolastica, Suor Maria Vincenza Mele, oltre a tutte le religiose, i docenti, il personale che si prende cura della casa e i genitori degli alunni. L’Arcivescovo è stato accolto tra gli applausi degli alunni che erano nel cortile della scuola ad at-
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IL 20 GIUGNO
Educare i più piccoli: una grande opportunità ALESSANDRO SCANO
IL PORTICO
punti fondamentali quali il coraggio, l’umiltà e la verità. Al termine della celebrazione Eucaristica l’Arcivescovo è stato accompagnato dalle religiose a visitare la casa delle Suore Mercedarie, la scuola dell’infanzia e quella primaria, offrendo la possibilità dell’ultimo saluto agli alunni, ai docenti e alle religiose. Accompagnato da Suor Mercede Guerrieri Monsignor Arrigo Miglio ha fatto rientro in curia, lasciando nel cuore di tutti i presenti il ricordo di una giornata indimenticabile, molto particolare. La ciliegina sulla torta l’hanno messa in serata gli alunni dei corsi di ginnastica artistica della scuola dell’infanzia e della pri-
maria, preparati e seguiti dalla maestra Carlotta Mattei, i quali si sono esibiti nel saggio di fine anno molto apprezzato dai presenti. La giornata si è conclusa con la premiazione delle atlete da parte della Dirigente Scolastica, Suor Maria Vincenza Mele.
settimanale “Il Portico”, contribuisce a riflettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo. Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari. AVVISO Domenica 22 giugno, Solennità del Corpus Domini, alle 18 in Cattedrale verrà celebrata la Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio. La celebrazione verrà trasmessa in diretta da Radio Kalaritana.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
SOLENNITA’ DELLA SS. TRINITÀ (ANNO A)
dal Vangelo secondo Giovanni
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io ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». Gv 3, 16-18 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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l brano del vangelo che oggi ci viene proposto è tratto dal discorso che Gesù fa a Nicodemo, questo è uno dei discorsi più difficili di tutti i vangeli, per fortuna però il brano che ci viene proposto oggi non è molto complicato e anche a una prima lettura è possibile comprenderne il senso. Questo brano è composto da sole tre frasi con una struttura similare: tutte e tre sono formate da un’affermazione seguita dalla spiegazione dei frutti che discendono da quelle verità. La cosa più semplice è quindi affrontarle una alla volta. La prima affermazione (“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito”) è un concentrato di teologia, nel giro di poche parole ci viene detto: Che Dio ha amato il mondo, che ha dato suo Figlio, che ha dato questo suo Figlio proprio in virtù dell’amore che provava per il mondo e infine ci dice che questo Figlio è unigenito, non ve ne sono altri, non ha offerto un figlio tra tanti, ma il suo unico figlio. Ora l’esperienza umana è già sufficiente ad avere un’idea di cosa significhi normalmen-
Chi crede in lui...
te un rapporto padre-figlio, questo legame è poca cosa rispetto all’amore che lega Dio al suo Figlio e lui l’ha donato a noi, ci dice lo stesso Gesù, sacrificando quello che aveva di più caro. Il dono del Figlio non è fine a sé stesso, Dio non ce lo dona per far vedere quanto è bravo o quanto ci ama (sebbene il suo amore sia alla base di questo dono), ce lo dona perché credendo in lui si possa ottenere la vita eterna. Ora sappiamo che non significa solamente conoscere a memoria il catechismo, né per credere è necessaria una laurea in teologia, per credere è molto più importante fare esperienza della sicurezza che offre l’affidarsi a Lui. Non a caso gli evangelisti Luca e Matteo ci riportano questa preghiera di lode di Gesù: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e co-
lui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,25-27; Lc 11,21-22). Per arrivare alla vita eterna bisogna credere ma per credere bisogna diventare piccoli, bisogna cioè rendersi conto di non essere autosufficienti e, con umiltà ma anche con grande fiducia, chiedere a Dio ciò di cui abbiamo bisogno. In una storia in cui tutti, chi più chi meno, sperimentiamo dei fallimenti umani, dei momenti di smarrimento, Gesù si propone come unica roccia ferma che può sostenerci. La seconda frase chiarifica la prima: alla vita eterna corrisponde ora la salvezza, una salvezza però che l’uomo non può ottenere da sé stesso, ma che può essere raggiunta solo per mezzo di Cristo, in altre parole può ottenerla solo chi con fede la chiede a Lui e non cerca di raggiungerla per conto suo. Che vita eterna, salvezza e Cristo siano tre elementi inseparabili viene affermato, evitando ogni possibile malinteso, nella terza frase: chi rifiuta di credere in Gesù non può accedere alla salvezza. Perché? Perché la salvezza non è un traguardo alla portata del-
l’uomo, allo stesso modo per una creatura mortale è impossibile sperimentare l’eternità, ancor di più un eternità beata. Questi doni, Cristo per primo e di conseguenza la salvezza e la vita eterna, possono essere accolti solo come doni, rifiutare Cristo è precludersi all’idea di una salvezza eterna. Questo brano può sembrare un po’ duro o, meglio, esigente e difatti lo è: il vangelo è una buona notizia, ma una buona notizia che, per diventare fruttuosa per chi la riceve, richiede la sua partecipazione e il suo sforzo: lo sforzo che ci viene richiesto oggi è quello di credere, di affidarci a Gesù e non voler fare tutto da soli. Magari questa idea a qualcuno non piace, ma se uno vuole ottenere qualcosa che, come la vita eterna, non è alla sua portata deve accettare le regole dell’unico che può offrire quel premio, anche se non dobbiamo dimenticare che Dio non agisce per despotismo o capriccio, ma come ci è stato detto all’inizio lo fa per amore verso di noi, è per amore che ci ha offerto di poter partecipare di alcuni suoi doni.
LA GIOIA DI ESSERE LA COMUNITÀ DEI DISCEPOLI DEL RISORTO Con un forte appello “non lasciamoci rubare la comunità” (92), Papa Francesco, affronta una disamina di molteplici punti critici che possono oscurare l’autenticità di essere comunità cristiana, cioè di essere, insieme, nella condivisione della fede in Gesù Risorto, autentici testimoni, capaci, dunque, di non perdere il fervore per l’evangelizzazione, incontrando gli altri, nei loro contesti di gioia o di sofferenza, camminando verso i lontani, ponendosi in ascolto delle immense moltitudini di assetati di Cristo. L’enciclica pone in evidenza i rischi di una pratica religiosa che di fatto nasconde la propria vanità, che si serve della Chiesa per ammantare il proprio narcisismo, o per far credere di essere migliori degli altri. Nell’invitare i lettori di questa rubrica a leggere direttamente, questi passaggi, netti e chiari, alla luce dei quali, forse, tutti dovremo fare un esame di coscienza per realizzare concretamente una riflessione sul modo di essere
cristiani e ricercare la verità più profonda del nostro agire, è interessante, porre in evidenza come Papa Francesco fa una distinzione tra ciò che potrebbe diventare la Chiesa, se si limitasse ad essere solo una bella organizzazione nel mondo, e che cosa è di fatto il Popolo di Dio in cammino nella storia dell’umanità. Certamente quest’ultimo illuminato dallo Spirito del Risorto nel suo cammino di “piccolo gregge”, vive progressivamente “una storia che è gloriosa, in quanto storia di sacrifici, di speranza, di lotta quotidiana, di vita consumata nel servizio, di costanza nel lavoro faticoso…”. Solo in questo modo il Popolo di Dio diviene vera Chiesa, cioè popolo adunato, convocato, perché in movimento verso i poveri, perché nasce in uscita missionaria, nasce con gli occhi fissi sul Crocifisso Risorto per trarne quelle sinergie che fanno crescere nella comunione e nell’appartenenza all’unico corpo che è la Chiesa voluta da Cristo,
L’enciclica esorta e prendere in mano il vangelo: “non lasciamoci rubare il vangelo”, cioè non pieghiamolo alla nostra vanagloria, perdendo il contatto con la realtà, chiusi nella nostra ricerca di prestigio e di potere. Il Vangelo che è Gesù è la bussola per il discepolo; in questi brani, poi si trova ancora un altro appello: “non lasciamoci rubare l’amore fraterno”, cioè non permettiamo che l’invidia, le divisioni, la gelosia, le calunnie, il desiderio di imporre le proprie idee, ci tolgano, la gioia della riconciliazione, del perdono, della memoria dell’amore di Dio per il suo popolo, chiamato a essere luce delle genti. In questo modo dal cuore del discepolo dovrebbe sgorgare una preghiera perché il Signore ci faccia comprendere la legge dell’amore, che è legge di tenerezza, di promozione di ciò che bello e che è buono, incoraggiandoci mutuamente, e rallegrandoci della crescita degli altri. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
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Le parole di Papa Francesco sugli zingari
Testimoniare la fede con la solidarietà N OCCASIONE dell’incontro mondiale dei promotori episcopali e dei direttori nazionali della pastorale degli zingari, vi do il mio benvenuto e vi saluto tutti cordialmente. Ringrazio il Cardinale Antonio Maria Vegliò per le sue parole di introduzione. Il vostro convegno ha come tema «La Chiesa e gli zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie». In questo tema c’è anzitutto la memoria di un rapporto, quello tra la comunità ecclesiale e il popolo zingaro, la storia di un cammino per conoscersi, per incontrarsi; e poi c’è la sfida per l’oggi, una sfida che riguarda sia la pastorale ordinaria, sia la nuova evangelizzazione. Spesso gli zingari si trovano ai margini della società, e a volte sono visti con ostilità e sospetto - io ricordo tante volte, qui a Roma, quando salivano sul bus alcuni zingari, l’autista diceva: “Attenti ai portafogli”! Questo è disprezzo. Forse sarà vero, ma è disprezzo... ; sono scarsamente coinvolti nelle dinamiche politiche, economiche e sociali del territorio. Sappiamo che è una realtà complessa, ma certo anche il popolo zingaro è chiamato a contribuire al bene comune, e questo è possibile con adeguati itinerari di corresponsabilità, nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno. Tra le cause che nell’odierna società provocano situazioni di miseria in una parte della popolazione, possiamo individuare la mancanza di strutture educative per la formazione culturale e professionale, il difficile accesso all’assistenza sanitaria, la discriminazione nel mercato del lavoro e la carenza di alloggi dignitosi. Se queste piaghe del tessuto sociale colpiscono tutti indistintamente, i gruppi più deboli sono quelli che più facilmente diventano vittime delle nuove forme di schiavitù. Sono infatti le persone meno tutelate che cadono nella trappola dello sfruttamento, dell’accattonaggio forzato e di diverse forme di abu-
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RISCRITTURE
FATTI AD IMMAGINE DELLA TRINITÀ Contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ulti-
mamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà. “O Signore, Signore nostro, / quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2) – esclama il salmista. Parlando del “nome” la Bibbia indica Dio stesso, la sua identità più vera; identità che risplende su tutto il creato, dove ogni essere, per il fatto stesso di esserci e per il “tessuto” di cui è fatto, fa riferimento ad un Principio trascendente, alla Vita eterna ed infinita che si dona, in una parola: all’Amore. “In lui – disse san Paolo nell’Areòpago di Atene – viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore. Benedetto XVI – Angelus 7 giugno 2009
so. Gli zingari sono tra i più vulnerabili, soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e la promozione della persona nelle varie dimensioni del vivere civile. Qui si innesta la sollecitudine della Chiesa e il vostro specifico contributo. Il Vangelo, infatti, è annuncio di gioia per tutti e in modo speciale per i più deboli e gli emarginati. Ad essi siamo chiamati ad assicurare la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, sull’esempio di Gesù Cristo che ha testimoniato loro la predilezione del Padre. È necessario che, accanto a questa azione solidale in favore del popolo zingaro, vi sia l’impegno delle istituzioni locali e nazionali e il supporto della comunità internazionale, per individuare progetti e interventi volti al miglioramento della qualità della vita. Di fronte alle difficoltà e ai disagi dei fratelli, tutti devono sentirsi interpellati a porre al centro delle loro attenzioni la dignità di ogni persona umana. Per quanto riguarda la situazione degli zingari in tutto il mondo, oggi è quanto mai necessario elaborare nuovi approcci in ambito civile, culturale e sociale, come pure nella strategia pastorale della Chiesa, per far fronte alle sfide che emergono da forme moderne di persecuzione, di oppressione e, talvolta, anche di schiavitù. Vi incoraggio a proseguire con generosità la vostra importante opera, a non scoraggiarvi, ma a continuare a impegnarvi in favore di chi maggiormente versa in condizioni di bisogno e di emarginazione, nelle periferie umane. Gli zingari possano trovare in voi dei fratelli e delle sorelle che li amano con lo stesso amore con cui Cristo ha amato i più emarginati. Siate per essi il volto accogliente e gioioso della Chiesa. Papa Francesco Udienza ai partecipanti all’Incontro mondiale dei Promotori episcopali e dei Direttori nazionali della Pastorale degli Zingari 5 giugno 2014
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IL PORTICO DELLE IDEE
IL PORTICO
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
LETTERE A IL PORTICO Si è appena concluso il catechismo nella nostra parrocchia e vorremmo dare la nostra esperienza in merito, emozionante e affascinante allo stesso tempo. Siamo le catechiste di due classi di II Media della Parrocchia SS. Nome di Maria di Cagliari, con circa 32 ragazzi/e di 12/13 anni. Durante la programmazione, ad inizio anno catechistico, abbiamo riscontrato che il testo della CEI “Sarete miei testimoni”, ci offriva l’opportunità di approfondire meglio l’argomento riguardante la Chiesa nel territorio. Da subito ci è venuto in mente di far apprezzare ai ragazzi la gioia di vivere nella Chiesa, e che potevamo farlo aprendo i nostri orizzonti, uscendo dalle nostre aule, per far conoscere loro il volto della Chiesa stessa. E’ stato un anno fitto di impegni. Il nostro scopo era quello di rendere i ragazzi attivi e protagonisti il più possibile, attraverso un catechismo dinamico e quindi in continuo movimento, dove ogni incontro diventava unico e originale nel suo genere. Abbiamo pertanto portato avanti l’idea di alternare qualche lezione frontale, distinta nei due gruppi e qualche scheda introduttiva e propedeutica sull’argomento da sviluppare, ad alcune uscite dalle nostre aule, per ripercorrere e ricalcare la Chiesa nel
nostro territorio, attraverso delle tappe. Forse poteva sembrare un’idea bizzarra, ma volevamo catturare veramente l’attenzione dei ragazzi. Innanzitutto dovevamo avere l’autorizzazione sia del nostro parroco P. Domenico, che ce l’ha concessa con molto entusiasmo, che quella dei genitori, ancor prima di parlare ai ragazzi stessi e proporre loro il nostro nuovo programma. Durante tutto il periodo abbiamo costantemente coinvolto le famiglie che ci hanno sostenuto a 360°. Programmare è stato certamente duro e impegnativo, ma altrettanto edificante e avvincente. Abbiamo amalgamato i due gruppi talvolta formandone uno solo, talvolta suddividendoli in più sottogruppi, interagendo con le varie realtà interne alla parrocchia, e trasformando i nostri ragazzi in mini reporter, facendo fare loro delle piccole interviste. Così abbiamo dato inizio al nostro percorso, la cui prima tappa era la Chiesa Domestica.
Abbiamo dialogato con famiglie “mature” che fanno un cammino di fede, che ci hanno accolto nelle loro case, condividendo con noi la loro esperienza, e con coppie di famiglie “giovani”, con cui i ragazzi si sono potuti raffrontrare. Abbiamo intervistato i nostri sacerdoti con domande tra le più strane e curiose e invadendo la loro casa, per conoscere meglio come è la vita in comune, poiché sono padri, Figli di Maria Immacolata. Abbiamo coinvolto la cantoria, che ha suscitato nei nostri ragazzi la gioia e l’emozione di suonare durante l’Eucarestia. I ragazzi si sono messi al servizio della nostra chiesa attraverso la Caritas parrocchiale, collaborando alla formazione dei pacchi di generi alimentari a favore dei più bisognosi. Hanno dialogato ancora con un diacono e con una consacrata conoscendo altri volti della Chiesa a loro sconosciuti. Abbiamo visitato le monache di clausura le “Adoratrici Perpetue” che ci hanno accolto con molta gioia e disponibilità e ci hanno fatto conosce-
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
esù era un uomo di preghiera. Nel Vangelo ci sono migliaia di esempi di Gesù che prega. E’ forse perche gli apostoli avevano capito com’era bello vedere Gesù nella preghiera, che gli rivolgono questa invocazione “ Signore insegnaci a pregare” Dire: “Signore insegnaci a pregare”, è già preghiera! È paradossale, ma riconoscere che non si è capaci di pregare è il primo passo per imparare a pregare; “Signore non so pregare, insegnami” è già preghiera, è disporsi a ricevere il dono della preghiera da Gesù. Tuttavia, senza l’ intervento dello Spirito Santo nella preghiera, le parole diventano deboli e prive di un messaggio preciso e personale: “Similmente anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi” (Rm 8,26). È proprio Gesù che nel Vangelo, accogliendo l’invocazione degli apostoli, ci insegna a pregare, con il suo esempio, con le sue parole, con il dono del Padre Nostro. Gesù, insegnandoci a pregare il Padre Nostro, ci invita ad abbandonare le visioni errate di Dio: Dio-severo, Dio- lontano, Dio- opprimente: sono tutte idee sbagliate. Il suo vero nome è “Padre”! Nel Padre nostro impariamo ad essere figli perché Dio non è padrone ma Padre. E’ un nome che richiama fiducia, abbandono, sicurezza, ottimismo. Sembra incredibile! Io posso dire “Dio tu sei mio Padre!”Nel Padre Nostro impariamo a chiedere le cose che contano. Impariamo a chiedere il pane, quel-
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re la loro realtà e la loro esperienza di vita contemplativa. A questo punto abbiamo affrontato l’argomento sulla Chiesa diocesana recandoci in Cattedrale dove ci ha accolto don Pala e al seminario minore dove ci ha guidato don Sanna, facendoci fare il tour del seminario e celebrando per noi l’Eucarestia, molto sentita e vissuta da tutti i partecipanti. Abbiamo voluto fare un’esperienza con la chiesa Missionaria attraverso i missionari di Villaregia a Quartu S.E., dove i ragazzi hanno potuto confrontarsi con le altre realtà del mondo, spesso dimenticate e trascurate e collaborando per loro. Un ultimo progetto, ma non per importanza,riguarda un pellegrinaggio di due giorni, che faremo i primi di settembre a Roma, dove i ragazzi saranno guidati dalle catechiste e dal nostro parroco. Visiteremo San Pietro, i luoghi del martirio e assisteremo all’udienza del mercoledì del Santo Padre Papa Francesco. Sarà indubbiamente un’esperienza importante, dove i ragazzi e noi stessi potremo accrescere ulteriormente la nostra fede e trasmetterla a chi ci sta attorno. Come forma di autofinanziamento abbiamo organizzato una Fiera del Dolce e del Salato, coinvolgendo direttamente le nostre famiglie e il cui ricavato servirà a coprire una parte dei costi. Tutta la comunità parrocchiale invita-
Nel Vangelo i gesti e le parole di Gesù sul tema dell’orazione
Preghiera e vita cristiana ROSSANA CAOCCI
lo “ essenziale” “quotidiano”, ciò significa che il Padre è invitato a darci il pane non solo in senso materiale, ma è chiamato a sfamare i bisogni profondi che albergano il cuore umano. Solo Lui può dare questo pane dal Cielo, e ce lo dona in Gesù! Anche noi possiamo alimentare nel cuore questa invocazione Perché sappiamo che la preghiera è importante per la nostra vita di uomini e di cristiani, perché abbiamo provato tante volte, e forse tutti i giorni, la forza della preghiera, ma sentiamo anche tutta la fatica in questo cammino di fede, perché a volte ci stanchiamo presto o non ci sentiamo ascoltati ed esauditi dal Signore nelle nostre richieste. “Insegnaci Signore a pregare”. Gesù ci vuole convincere che nella preghiera ci vuole insistenza, perseveranza, fede e che non dobbiamo stancarci mai nella preghiera. Il Signore vuole essere importunato, come ci insegna la parabola dell’amico che a mez-
zanotte va a chiedere tre pani. Gesù ha impartito vere lezioni sulla preghiera. Ha insegnato a non fare i parolai quando preghiamo, ha condannato il verbalismo vuoto, l’apparire, e ha insistito sul dovere di perdonare prima di rivolgersi a Dio. “Signore insegnaci a pregare”. Ed ecco che ci viene in soccorso la parola di Dio che ci insegna davvero a pregare: dove, in che modo, quando e a perseverare nella preghiera per toccare il cuore di Dio . Per Gesù la preghiera era così importante che sceglieva con cura il luogo, il tempo più adatto, staccandosi da qualunque altro impegno. Si prega col sentimento, con la volontà, con l’intelligenza, col corpo, con tutto l’essere umano. Nella preghiera tutto l’essere umano è coinvolto. La formula liturgica “Per Cristo, con Cristo, in Cristo” che conclude tutte le preghiere eucaristiche è forse la spiegazione più com-
ta a sostenerci ha risposto dandoci il meglio di sé. Abbiamo scoperto una comunità parrocchiale attiva, attenta e collaborativa. Siamo molto felici di tutti i momenti che abbiamo vissuto in questo anno di catechismo, sicuramente un anno che rimarrà impresso a tutti, e a ricordo di tutto ciò, stiamo preparando un DVD con le foto più significative di questo percorso. E’ stata per noi una gioia immensa vedere i ragazzi appassionarsi al progetto, vederli frequentare assiduamente tutti gli incontri. Vogliamo ringraziare di cuore tutti coloro che hanno partecipato e condiviso con noi questi momenti preziosi, coloro che ci hanno sostenuto e coadiuvato, anche chi è stato “dietro le quinte”, ma che è stato prezioso per noi. Cerchiamo di far tesoro delle cose preziose che abbiamo raccolto in coloro che ci hanno testimoniato cosa significhi vivere Cristo oggi, in questa generazione. Speriamo di aver trasmesso ai ragazzi la gioia e la voglia di vivere nella Chiesa con la disinvoltura e la familiarità tipica della vita delle nostre famiglie, come se fossero esattamente in casa propria. Il vero protagonista però è lo Spirito Santo, che in tutto questo tempo ci ha preceduto in ogni tappa. Paola Corda Cagliari
pleta della nostra invocazione: nel nome del Signore Gesù Cristo. Pregare per Cristo: per mezzo di lui, per i suoi meriti, per la sua autorità. Pregare con Cristo: uniti a lui nostro fratello,presentando a Lui le nostre richieste al Padre. Pregare in Cristo: chiedere rivestiti di Lui, uniti indissolubilmente a Lui nella mente, negli ideali, nei desideri, in tutto. Senza la forza della preghiera la carità, come la comanda Cristo, non è possibile:“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). Nessuno è in grado di osservare questo comando di Cristo con le sue forze. Il comando della carità ci supera, coinvolge tutta la nostra esistenza, dai pensieri alle parole agli atti, abbraccia la vita intera, è superiore alle forze dell’uomo, ma l’uomo che prega attua la vera carità, quella che supera le opere stesse. I santi ne sono la prova, perché l’uomo che prega è colui che ha imparato a utilizzare nella sua vita la forza di Dio. L’ascolto di Dio è il cuore della preghiera. Ascoltare è imparare a calarsi nella profondità della nostra coscienza, cioè nella profondità della volontà di Dio su di noi. È la ricerca umile e fiduciosa della volontà di Dio chiedendo a Lui di insegnarci a pregare e ad avere fede. E in questa ricerca umile e fiduciosa Gesù ci invita a pregare sempre, senza stancarci mai! Chi prega sale al monte di Dio ed allora sperimenta la bellezza e la gioia della preghiera al punto da dire come Pietro in estasi “ Signore è bello per noi stare qui“ (Mt 17,4)AP
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Cattedrale. L’Arcivescovo ha presieduto la celebrazione diocesana di Pentecoste.
“Dobbiamo uscire fuori dal cenacolo per andare ad annunciare il Vangelo” Nel corso della Messa Mons. Miglio ha istituito dei nuovi accoliti e ha celebrato il rito di ammissione di due aspiranti diaconi R. C.
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NA CELEBRAZIONE sentita e
partecipata. Domenica scorsa in Cattedrale, nella solennità della Pentecoste, l’Arcivescovo ha presieduto l’Eucaristia davanti a numerosi fedeli giunti da diverse parrocchie della Diocesi. La Messa vespertina è stata l’occasione per ammettere otto laici al ministero dell’accolitato e due al diaconato, tutti originari di alcune comunità di Cagliari e della provincia. Al centro della liturgia il Vangelo di Giovanni che narrava la Pentecoste. “ “Il mistero Pentecoste - ha detto monsignor Miglio - ci spinge ad avere attenzione ai carismi e a saper valorizzare gli altri. Questo è il tempo della verifica dell’anno pastorale, degli incontri del clero per un’analisi del lavoro fin qui svolto. Spesso capita che non si facciano verifiche, o forse se ne fanno poche, sono però importanti per capire ciò che ci chiede il Signore. Papa Francesco c’è lo ri-
corda continuamente “l’ascolto dell’altro è una pratica importante”. L’attenzione dell’Arcivescovo è poi passata ai ministeri che di lì a poco avrebbe conferito. “La festa della Pentecoste - ha affermato - si arricchisce anche per i nuovi ministeri diversificati, per i nuovi modi del loro esercizio: il diaconato permanente, e gli altri ministeri laicali non solo destinati ai futuri preti ma anche ai laici. È importante avere una certa ricchezza di ministeri, perché la presenza dei laici è indispensabile alla vita della Chiesa. Certo i laici svolgono un ruolo nella vita di una Diocesi, perché chiamati a esercitare un servi-
zio, ma ancor di più è fondamentale il ruolo dei laici chiamati alla via pubblica civile e politica. Per questo nella festa della Pentecoste occorre anche comprendere se abbiamo forse peccato di omissione. Chiediamo a Dio che ci aiuti a capire come prepararci a formare laici capaci di portare la missione affidata loro dal battesimo e dalla cresima. Dobbiamo guardare in avanti, uscire dal cenacolo per andare nelle piazze, come ci indica Papa Francesco. La nostra deve essere una chiesa in uscita. L’auspicio - ha concluso l’Arcivescovo - è che il dono dello Spirito trovi terreno fertile nella nostra Chiesa diocesana”.
Al termine dell’omelia la chiamata dei singoli candidati che hanno risposto “Eccomi”. Per i due candidati al diaconato una richiesta specifica alle rispettive mogli, che hanno acconsentito alla domanda dei coniugi. Un gesto di estrema attenzione da parte della Chiesa per il sacramento del matrimonio già contratto. Ai candidati la raccomandazione dell’Arcivescovo affinché il loro mandato sia portato avanti in completo spirito di servizio alla Chiesa di Cagliari. La risposta affermativa dei neo accoliti e degli aspiranti diaconi è stata positiva. La Diocesi ha a disposizione altre otto persone per i servizi necessari nelle singole comunità parrocchiali. Un dono giunto nella solennità della Pentecoste: un tempo di grazia come l’ha definito mons. Miglio.
Nuovo portone bronzeo a San Lucifero
IL PORTICO
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brevi MINISTRANTI
Due campi scuola a Villaputzu Due campi scuola sono previsti nel mese di luglio per i ministranti provenienti dalle Parrocchie della Diocesi. il primo campo scuola sarà dal 9 al 12 luglio a Villaputzu, il secondo sempre a Vi l l a p u t z u dal 14 al 17 luglio. Per le iscrizioni contattare don Paolo Sanna, e-mail: donpi@tiscali.it oppure don Davide Curreli, email: friskis87@hotmail.it. SABATO 14
A Sant’Antonio presentazione del libro Sabato 14 alle 17.30, nella chiesa di Sant’Antonio abate in via Manno a Cagliari, verrà presentato il libro di Cesare Masala “L’Arciconfraternita della Santissima Vergine d’Itria in Cagliari. Profilo storico 16071700”. Relatori Alessandra Pasolini, docente di Storia dell’Arte Moderna dell’Università di Cagliari, Gianni Filippini, direttore editoriale del quotidiano “L’Unione Sarda”.
ACR
Tanti i bambini presenti a Pimentel Ha riscosso un grande successo l’incontro diocesano dell’Acr svoltosi il giugno a Pimentel. Bambini provenienti da tante parrocchie si sono ritrovati nel centro della Trexenta per una giornata di festa e di condivisione.
L’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Arrigo Miglio, ha presieduto sabato 7 giugno, la cerimonia di benedizione del nuovo portone di bronzo della Chiesa di San Lucifero, Parrocchia della Madonna del Rimedio Il portone in bronzo è stato donato dal Rotary Club Cagliari. È opera dell’artista Piergiorgio Gometz di Dorgali. È alto 4 metri e 24 cm., e largo 2 metri e 40 cm. È stato fuso nel laboratorio artistico di Augusto Mascia. Al centro della parte alta è rappresentata, in bassorilievo, la B.V. del Rimedio che offre una borsa con dei denari a S. Giovanni de Matha, fondatore dei Trinitari (che officiarono la Chiesa per lungo tempo). L’Ordine, nato per liberare i cristiani schiavi dei saraceni, era posto sotto la protezione della B.V. del Rimedio. Alla sinistra della Vergine è rappresentato S. Lucifero con le insegne episcopali. Nelle due ante, suddivise in 12 formelle, sono rappresentati i santi Pietro e Paolo, Cosma e Damiano, Domenico, Fulgenzio e le sante Cecilia e Barbara (lato sinistro). Efisio e Saturnino, Lussorio, Cesello e Camerino, Eusebio, Giacomo e le sante Caterina e Lucia (lato destro). Le maniglie rappresentano i quattro evangelisti.
Diversi i momenti nei quali i più piccoli sono stati protagonisti di giochi che li hanno particolarmente coinvolti. Nel corso della celebrazione eucaristica la compostezza e la partecipazione dei più piccoli è stata a dir poco esemplare. Un bilancio positivo dunque per l’annuale appuntamento per i ragazzi dell’ACR e per i loro educatori, che fa ben sperare per il loro futuro.
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IL PORTICO DELLA MISSIONE
IL PORTICO
brevi SEGNALAZIONI
Estate nel monastero di San Pietro di Sorres Molto ricco il programma che il monastero di San Pietro di Sorres offre per l'estate 2014: esercizi spirituali per laici, diaconi, religiose e religiosi, settimane bibliche, l'appuntamento con Chiesa e Musica, il Corso di Iconografia, il corso per Organisti e Ora et laboratorio. Per informazioni inviare una e-mail a spsorres@tiscali.it, oppure chiamare il numero 079/824001, o ancora visitare il sito www.sanpietrodisorres.net.
Africa. L’intervista a don Franco Crabu, missionario fidei donum in Kenya.
“L’Africa continua a camminare con i piedi scalzi, ma va avanti” Dal 1988 don Franco è presente nella città di Nanyuki. Sono varie le iniziative portate avanti nella missione, nel campo del primo annuncio e della solidarietà
PER I GIOVANI
Due appuntamenti estivi a Cuglieri Il Centro di Spiritualità Giovani di Cuglieri ospiterà due appuntamenti per i ragazzi. Il primo dal 27 al 31 luglio quando è prevista una Lectio Divina per giovani, guidata da monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero, destinata ai ra-
gazzi dai 19 ai 30 anni. Il secondo invece si svolgerà dal 27 al 30 agosto ed è destinato ai responsabili e agli operatori di pastorale giovanile nelle Diocesi, nelle parrocchie, nei gruppi, nei movimenti e nelle associazioni. Questo appuntamento verrà trasmesso in diretta via radio da Radio Kalaritana e Radio Planargia. Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito www.csg-cuglieri.org, oppure è possibile inviare una mail a: info@csg-cuglieri.it.
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
MARIA LUISA SECCHI
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1971 la diocesi di Cagliari è presente in Kenya attraverso l'opera di diversi missionari fidei donum che si sono succeduti nel corso degli anni. A Nanyuki, nel nordovest del paese africano, si trova la missione più longeva della nostra Diocesi. Attualmente opera lì don Franco Crabu che dopo una breve esperienza a Bacurì in Brasile si trova in Africa dal 1988. “Quando sono arrivato devo riconoscere che non è stato semplice – afferma don Franco. Non conoscevo la lingua e nonostante la passata esperienza in Brasile ho dovuto riprendere tutto dall'inizio perché la situazione era completamente diversa. In quel momento di difficoltà mi sono particolarmente attaccato a Dio che mi ha sostenuto e guidato. Sul territorio dove vivo possiamo contare sulla presenza di strade e nonostante le difficoltà riesco a spostarmi dalla città verso i villaggi – prosegue don Franco”. L'economia si basa prinPARTIRE DAL
Don Franco Crabu con dei giovani kenioti.
cipalmente sul commercio tessile. I molti negozi e magazzini presenti in città, sono gestiti per lo più da Indiani della Repubblica Indiana, che costituiscono ancora oggi una gran parte importante della popolazione. “L'Africa cammina ancora con i piedi scalzi ma ciò che conta è che riesca a farlo – prosegue il missionario. La questione alla quale ho dato la priorità è legata alla valorizzazione della persona umana nella sua totalità, trovandomi così davanti diversi problemi. La prima esigenza è stata quella di creare un centro medico che nato come una piccola struttura oggi è di-
ventato un ospedale molto grande. Sorto per accogliere i malati di AIDS offre un servizio di ampio respiro”. Si tratta di una realtà ben avviata con la quale oltre a don Franco collabora anche un gruppo di suore feliciane, congregazione polacca nata a Varsavia alla fine del 1800 per mettersi al servizio dei poveri. “Abbiamo costruito anche un'altra struttura, creata per accogliere i bambini orfani nati sieropositivi – spiega don Franco. Questo sevizio è sostenuto da un'organizzazione che ha sede a Oristano e si chiama O.S.V.I.C (Organismo Sardo di Volontariato Internazionale Cristiano)”. Si tratta
di una Organizzazione non Governativa (ONG), riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri italiano idonea a svolgere attività di volontariato nazionale ed internazionale, nata da oltre 30 anni allo scopo di rendere gli individui, in ogni parte del mondo, artefici del proprio sviluppo, rafforzando i percorsi di cambiamento sociale con particolare attenzione alla lotta contro la povertà. Grande impegno da parte della missione è da sempre rivolto verso la realtà giovanile, caratterizzata da un altissimo tasso di disoccupazione. “Molti di loro vivono per strada – spiega don Crabu. Ho pensato così di far nascere una scuola, che in un primo momento era limitata al campo informatico, mentre oggi è diventata un campus universitario, affiliata all'Università Cattolica dell'Africa. Incontrare questi ragazzi, dopo averli conosciuti e aiutati fin dalla tenera età, è un'esperienza meravigliosa che ti fa sentire nelle mani di Dio”. I progetti per il futuro non mancano. Oltre a curare queste attività ormai già consolidate la missione diocesana continua ad aprire nuove pagine partendo sempre dalla quotidianità. “Nel mese di agosto arriverà da noi un gruppo di giovani da Cagliari, accompagnati e guidati da don Davide Curreli e don Carlo Rotondo. Abbiamo due piccoli progetti da realizzare – conclude il missionario - ristrutturare una chiesa e costruire un centro polifunzionale che sarà adibito a diversi usi”.
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
Solidarietà. L’esperienza di un gruppo di ragazzi di Burcei e di un loro amico malato.
I Giovani Volontari Tucum di Burcei crescono insieme nella solidarietà I ragazzi del gruppo, insieme alla squadra di calcio del paese, hanno trovato un modo originale per stare accanto al piccolo Igy LUIGI ZUNCHEDDU
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GY GIOCA IN PORTA, nella squadra juniores del suo paese, la Burcerese. “Quest’anno abbiamo vinto il campionato con una giornata d’anticipo” dice con grande soddisfazione il portiere “ma, per me, il momento più bello e più emozionante è stato l’ultimo quarto d’ora dell’ultima partita, dove ho messo i guanti per la prima volta nel campionato appena concluso”. Igy, secondo recenti statistiche, è uno degli 800 giovani italiani che lo scorso anno ha scoperto di essere malato di cancro. Secondo l’Associazione Italiana Registri Tumori – AIRTUM – un uomo su due e una donna su tre si ammalano di cancro; all’anno sono 366 mila, cioè mille al giorno (I numeri del cancro in Italia 2013). L’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS – stima che nei prossimi vent’anni i nuovi casi di malattie tumorali oscillino tra 14 e 25 milioni l’anno (Rapporto mondiale sul cancro 2014). Da qualche decennio si lavora nel campo della prevenzione e del rilevamento dei nuovi casi nelle fasi iniziali, perché le possibilità di guarigione sono elevate se la diagnosi è tempestiva. Oltre la metà dei tumori, infatti, potrebbe essere sconfitta se prevenuta o presa nelle fasi iniziali. In molti casi, la prevenzione riguarda la poca attività fisica, l’alimentazione di tipo industriale, il consu-
mo di alcol e tabacco. È certo che un ambiente inquinato favorisca il sorgere del cancro. In età giovanile, le percentuali di sopravvivenza sono comunque alte, vicine al 90% sia in Italia che in altri paesi europei. “Era l’agosto del 2013 – dice il giovane - quando ho fatto attenzione ai primi sintomi. A ottobre ho fatto la prima visita specialistica. Essendo giovanissimo, una notizia così ti butta giù, ti fa riflettere e crescere. Poi c’è stata la solitudine e i dolori della terapia, la discontinuità nello studio, il dover seguire per giorni e giorni tutto il mio mondo da un lettino, da uno smartphone o da una finestra. In tutto questo tempo ho scoperto, riscoperto e valorizzato la vicinanza dei miei familiari e dei miei amici. Ho sentito sempre vicino il mio gruppo, i Giovani Volontari Tucum – GVT – i compagni della squadra di calcio e i dirigenti, la scuola e altri amici; tutto questo mi ha permesso di affrontare meglio la battaglia”. Ciò che Igy chiama “battaglia” è quel percorso che nessun giovane prevede di fare, quel “fuori programma” che sconvolge i giorni e i piani, la vita familiare e le amicizie.
È ciò che ti porta a rinunciare a quei “pezzi di vita”, che la malattia ruba un po’ alla volta, e a vedere restringersi quegli orizzonti una volta senza confini. Si familiarizza con medici, tecnici e specialisti. S’imparano parole prima sconosciute che indicano terapie e farmaci, aspetti e fasi di questo percorso nuovo. Si piange per i dolori, si gioisce anche per i piccoli miglioramenti, occorre tanta forza per rimettersi in piedi”. Da qui l’iniziativa dei GVT di inviare, attraverso un video, un messaggio di sostegno e di condividere la speranza dei loro coetanei che cercano di superare questa “battaglia”. I GVT – una quarantina di ragazzi dai 14 anni in su – hanno accompagnato passo dopo passo la vicenda del loro amico, la sofferenza e le speranze, fino alla notizia della guarigione. “È la prima volta che facciamo un video – rivelano i GVT – e nel realizzarlo ci siamo divertiti davvero, come si può vedere dalle immagini. L’idea ci è venuta seguendo la miniserie TV Bracialetti rossi, andata in onda su Rai 1 nei primi mesi dell’anno”. Il video, della durata di 5’22”,
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si compone di due parti distinte dai due brani della colonna sonora. Nella prima parte, i ragazzi GVT suonano e cantano Conta, di F. Facchinetti; nella seconda è in sottofondo Main theme, di S. Lentini, tema di Braccialetti rossi. Durante la canzone si alternano le immagini riprese a Burcei e nella spiaggia di Porto Corallo, a Villaputzu, tutto ruota attorno a Igy, protagonista del video, mai solo e sempre attorniato dai suoi amici. L’ultimo fermo immagine, quello che vede tutto il gruppo di fronte al mare come a scrutare l’orizzonte, fa da sfondo alle parole che riportano il loro messaggio di speranza per tutti i ragazzi colpiti dalla malattia: “Esiste un orizzonte non troppo lontano, dove lo sguardo cerca quei pezzi di vita rubati dal cancro. Vorremo essere presenti in ognuno di questi vostri orizzonti, perché insieme sia più leggera la vostra sfida e meno pesante il vostro cammino. Questa è come una partita. Si lotta, si soffre, si cade. Ma non vi manchi mai la forza di rimettervi in piedi. Questo video è dedicato a Igy e a tutti i ragazzi che… ce la faranno!”.
IL PORTICO
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brevi ADORATRICI PERPETUE
Un carisma totalmente eucaristico Sull’Eucaristia, «fonte e culmine di tutto il culto della Chiesa e di tutta la vita cristiana» si fonda la missione dell’Ordine delle Adoratrici Perpetue, e da essa prende la propria fisionomia e lo spirito caratteristico (Art.22 Costituzioni). La vita dell’Adoratrice Perpetua è tutta incentrata su uno sguardo d’amore che Gesù, realmente presente nell’Eucaristia, le rivolge e che lei non può far a meno di ricambiare. È un guardarsi dentro fino al reciproco svuotamento per poter essere dono e vivere l’uno per l’altro: «Trascinami con te, corriamo …. A ragione di te ci si innamora» (Ct 1,4). La ragione può essere quella dell’amore gratuito riversato in abbondanza. Un carisma totalmente eucaristico, senza soste e ripensamenti, senza indugi e ritardi, che si dona per sempre e totalmente. Dice Gesù all’anima: «Io mi sono donato tutto a te e tu non ti donerai tutta a me?». “Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). Se l’Adoratrice, piccolo tralcio, si stacca dalla vite che è Gesù, la linfa vitale smette di scorrere nella sua anima e si inaridisce fino a seccarsi. E quindi non può portare frutto per la Chiesa. Amare Gesù e farlo amare era il “grido” della nostra Madre Fondatrice, Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione: «O Gesù, tu sei l’unico amore di tutti gli amori miei». Amore chiama amore, come il passero trova la casa e la rondine il suo nido, così anche l’Adoratrice trova in Gesù Eucaristia il suo nido d’amore dove porre i suoi piccoli, le anime a lei affidate giorno e notte. In ogni momento è chiamata a fare del suo cuore un altare per offrirsi con la Vittima divina all’Eterno Padre. Martedì 17 giugno, alle 19:30 si terrà un’ora di adorazione eucaristica presso la chiesa di San Cesello in via San Giovanni 212 a Cagliari.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
IL PORTICO
brevi SABATO 21 GIUGNO
In Cattedrale Messa in onore di S. J. Escrivà Sabato 21 giugno alle 12,30 nella chiesa Cattedrale di Cagliari è prevista la Celebrazione Eucaristica in onore di San Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Presiede la celebrazione Mons. Arrrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari. Saranno disponibili sacerdoti per le confessioni. DOMENICA IN SEMINARIO
Concerto di solidarietà per la mensa Caritas La Caritas Diocesana e l’Associazione Beata Suor Giuseppina Nicoli hanno organizzato il concerto di solidarietà “Benvenuto Fratello ...al concerto Pro-Caritas”. L’appuntamento è per domenica 15 alle 18 nei locali del Seminario Arcivescovile. Protagonisti al pianoforte solista Michele Spiga, solista al violino Giovanni Pani e solista al pianoforte
ed accompagnatore Orio Buccellato. Previste le esibizioni di artisti lirici preparati dal maestro Angelo Romero. Presenta la serata Ottavio Nieddu. All’ingresso sarà possibile donare un’offerta volontaria per sostenere la Mensa dei Fratelli in difficoltà.
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
Libri. “Pauli Gerrey. Storia, architettura e arte della parrocchiale di S. Nicolò Gerrei”.
Alla scoperta di “Pauli Gerrey” dove fede e cultura s’incontrano Il volume curato da don Ferdinando Loddo, Terenzio Puddu e Francesco Virdis, esamina gli aspetti storico-artistici della chiesa di San Nicolò R. C.
di restauro poi la storia del paese. Dai lavori di restauro degli argenti e delle statue lignee è nato un volume che racconta la storia, l’architettura e l’arte della parrocchiale di San Nicolò Gerrei. “Pauli Gerrey. Storia, architettura e arte della parrocchia di San Nicolò Gerrei” è la pubblicazione curata da don Ferdinando Loddo, parroco del piccolo centro, insieme all’architetto Terenzio Puddu e allo storico Francesco Virdis. I tre studiosi, a seguito dei lavori che hanno interessato una quarantina di pezzi di pregio, hanno ricostruito la storia della comunità. La parrocchia, dell’antica Pauli Gerrey, dedicata a San Nicola, ha origini antiche, già dal XIV secolo si hanno attestazioni della sua esistenza. In essa si conservano veri tesori, riportati agli antichi splendori dai recenti restauri, in particolare argenti e statue lignee di pregevole fattura.
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RIMA I LAVORI
La facciata della parrocchiale dedicata a San Nicola; sotto la copertina del libro.
Sfogliando le pagine del libro si può ammirare anche un ricco corredo fotografico, relativo, non solo alla storia del paese ma alle opere d’arte appartenenti alle chiese del centro. Significativo uno dei capitoli dedicato ai tesori d’argento e le statue che testimoniano come san Nicolò sia stata sempre una realtà importante nella storia del Gerrei.
Uno dei villaggi più importante della zona, sede del potere feudale, con la casa del marchese, degli uffici giudiziari ed anche delle carceri. Il lavoro portato avanti dai tre studiosi dimostra ancora come il ricco patrimonio di arte e cultura avesse necessità di “uscire dalle casseforti della sacrestia” - afferma il parroco don Ferdinando Loddo - per poter es-
sere conosciuto ed utilizzato a fini pastorali – educativi”. Per gli oggetti e le opere d’arte in dotazione alla Chiesa è sempre stato così: gli oggetti vengono custoditi non per i propri fini, ma con il solo scopo di evangelizzare il popolo di Dio affidato alla Chiesa. Così anche per i preziosi oggetti riportati alla luce a San Nicolò Gerrei. Lo conferma lo stesso sindaco, Marcello Mura, nelle prime pagine del testo quando plaude al lavoro fatto che ha riportato alla luce storie, notizie e testimonianze di cui molti abitanti del centro non erano neppure a conoscenza. Il libro, suddiviso in cinque capitoli, parte, come si conviene ad un’opera scientifica, dall’inquadramento storico, fin dalle prime attestazioni che riguardano Pauli Gerrey, nome riferibile alla rocciosità del territorio, per arrivare all’attuale assetto, con la parrocchiale che, insieme alle altre chiese sparse sul territorio comunale, testimoniano la profonda fede degli abitanti. Prezioso il lavoro di catalogazione e di descrizione degli oggetti restaurati, così come le note bibliografiche di riferimento. Un degno lavoro di squadra per i tre studiosi che mostra, ancora una volta, come l’interdisciplinarietà sia una componente fondamentale nella ricostruzione storica. In questo modo è stato possibile ripercorrere il cammino della gente di San Nicolò Gerrei, nel corso del tempo, con la costante presenza della Chiesa locale.
IL PORTICO DELL’ANIMA
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
Spiritualità. Il nuovo volume di Costanza Miriano, l’autrice di “Sposati e sii sottomessa”
Una via per essere felici, obbedire alla realtà che Dio ha pensato per noi
caratterizza, la Miriano, ancora una volta, centra il bersaglio. Una donna –sembra uscita da un telefilm americano- che si barcamena tra borse di Roger Vivier e lucidalabbra , vita sponsale e domande esistenziali dei suoi quattro figli, passando per la messa quotidiana. In dieci capitoli spiega quello che è il segreto della felicità: l’obbedienza. “A differenza dell’uomo contemporaneo – spiega l’autrice nel suo blog- che si sente totalmente autodeterminabile, e che
quindi ritiene parole come obbedienza e sottomissione turpiloquio, il cristiano sa che da solo non è capace di far nulla, e che non fidarsi di sé è qualcosa che salva, che ti fa essere più felice, che alla fine è quella l’unica cosa che ci interessa”. Un viaggio attraverso dieci regole di obbedienza: ai propri doveri, alla propria famiglia, al lavoro, agli amici, al marito, alla moglie. Obbedire alla propria vocazione e al proprio posto – per quanto a volte possa essere faticoso e poco gratificante- con la docilità e la mitezza dell’agnello che porge il collo al proprio pastore. La grande tentazione, infatti, è quella di cadere nel tranello del “se”. È il maligno a farci pensare che in un altro posto, in altre condizioni, la nostra vita sarebbe stata o sarà migliore di quella di adesso. L’obbedienza più grande, invece, è quella all’oggi, al presente, che è il tempo di Dio ed è il tempo in cui siamo chiamati a stare, a combattere, a vivere da cristiani. È fidarsi di Dio più che di noi stessi e credere che quel poco che abbiamo a disposizione verrà trasformato in qualcosa di più grande, è avere la certezza che la volontà di Dio è per noi strada di salvezza. “L’obbedienza non è passività, al contrario, è il massimo della forza: è conformazione a qualcosa di più grande”. (Obbedire è meglio- Le regole della Compagnia dell’Agnello, Sonzogno, 176 pp., 15 euro)
degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Il ministro provinciale dell’ordine per l’Italia settentrionale gli propone di trasferirsi a Montepaolo, presso Forlì, dove manca un sacerdote che dica la messa per i sei frati,Antonio accetta. Per circa un anno e mezzo vive in contemplazione e penitenza, finché un giorno scende con i confratelli in città per assistere,all’ordinazione di
nuovi sacerdoti dell’ordine e lì predica alla presenza di una vasta platea. Da allora ad Antonio è assegnato il ruolo di predicatore,a Padova scrive i Sermoni domenicali e i Sermoni per le feste dei Santi. Per tre anni Antonio viaggia senza risparmio, è stanco, soffre d’asma ed è gonfio per l’idropisia, torna cosi' a Padova. Per riposarsi si ritira a Camposampiero, vicino Padova, dove il conte Tiso, che aveva regalato un eremo ai frati, gli fa allestire una stanzetta tra i rami di un albero di noce. Da qui Antonio predica, ma scende anche a confessare e la sera torna nella sua cella .Una notte il conte Tiso, andato a controllare come stesse Antonio, è attirato da una grande luce che esce dal suo rifugio e assiste alla visita che Gesù Bambino fa al Santo. Muore la sera del 13 Giugno,fu canonizzato l’anno seguente la sua morte da Papa Gregorio IX. Papa Pio XII nel 1946 ha annoverato S. Antonio tra i Dottori della Chiesa Cattolica, con il titolo di “Doctor Evangelicus”.
La gioia non arriva “nonostante” la vita di ogni giorno, ma proprio attraverso di essa. Si tratta di scoprire il “tesoro” del quotidiano SUSANNA MOCCI
O
BBEDIRE È MEGLIO. Con questo titolo provocatorio si presenta l’ultimo libro di Costanza
Miriano. La scrittrice e giornalista di Rai Vaticano, diventata rapidamente nota per i precedenti e anticonformisti Sposati e sii sottomessa- Pratica estrema per donne senza paura e Sposati e muori per lei-Uomini veri per donne senza paura (ed. Sonzogno), torna a far parlare di sé. Cattolica convinta, non si è fatta di certo fermare dal boicottaggio dell’incontro sulla famiglia avvenuto alla LUISS o dalle pesanti accuse mosse in terra spagnola al suo primo libro che è stato oggetto di interrogazioni parlamentari volte al ritiro dal commercio e incolpato di “istigare alla violenza sulle donne” . Il clamore mediatico, a dispetto dei suoi detrattori, ha invece, inaspettatamente, aumentato la popolarità dell’autrice e il sostegno dal mondo cattolico e non. La nuova opera, a poche settimane dalla pubblicazione, ha scalato le
classifiche dei libri più venduti- è in testa alla classifica di Amazoned è in corso di ristampa. In questo volume – il titolo è preso dal primo libro di Samuele “Obbedire è meglio del sacrificio”- la scrittrice ci presenta la “Compagnia dell’Agnello”, ossia la cerchia di amici con i quali si trova a condividere la vita; uomini e donne che –come lei- affrontano le piccole e grandi battaglie quotidiane e da queste cerca di trarne il senso più profondo. Con lo stile allegro e acuto che la
STORIE DI SANTI
Sant’Antonio di Padova di ANDREA AGOSTINO
A
ntonio di Padova ,nasce a Lisbona il 15 agosto 1195 da nobile famiglia portoghese .A quindici anni è novizio nel monastero di San Vincenzo a Lisbona, poi si trasferisce nel monastero di Santa Croce di Coimbra,dove studia scienze e teologia. Quando sembra dover percorrere la carriera del teologo e del filosofo, decide di lasciare l’ordine agostiniano. Fernando - suo nome di battesimo -, in cuor suo anela ad una vita religiosamente più severa,cosi' il suo desiderio si realizza nel 1220, quando giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d’Assisi,in quel momento Fernando confida ai confratelli l’aspirazione a vivere nello spirito del Vangelo. Ottenuto il permesso
dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra così nel romitorio dei Minori e fa subito professione religiosa, mutando il nome in Antonio in onore dell’abate eremita egiziano. Antonio chiede ed ottiene di partire missionario in Marocco. È verso la fine del 1220 che s’imbarca su un veliero diretto in Africa, ma durante il viaggio è colpito dalla febbre malarica e costretto a letto. La malattia si protrae e in primavera i compagni lo convincono a rientrare in patria per curarsi. Secondo altre versioni, Antonio non si fermò mai in Marocco: ammalatosi appena partito da Lisbona, la nave fu spinta da una tempesta direttamente a Messina, in Sicilia. Curato dai francescani della città, in due mesi guarisce. Invitato al Capitolo Generale di Assisi; arriva con altri francescani a S. Maria
IL PORTICO
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detto tra noi A proposito di legge sul divorzio “breve” di D. TORE RUGGIU
La proposta di legge in discussione alla Camera e al Senato prevede il divorzio dopo soli 6 dalla se la separazione è stata consensuale e dopo un anno se la separazione è giudiziale, cioè nel caso in cui i coniugi non siano stati d’accordo sulle condizioni. Intanto dobbiamo, prima ancora di riflettere sulla legge, tornare indietro e chiederci: il divorzio ha portato più benefici o più problemi ai singoli e alla collettività? A parte in casi di violenza, tentati omicidi e tradimenti reiterati da uno o dall’altro coniuge, che giustificherebbero una separazione, gli altri argomenti (la maggior parte), addotti per separarsi e poi divorziare, sono pressochè futili: stanchi di stare insieme, innamorati di qualche altro o altra, normali litigi familiari, vedute diverse sull’educazione dei figli e quant’altro di simile. Aveva ragione, secondo noi, un anonimo che ha scritto: “il divorzio è un tentativo di trasformare il matrimonio in una società a responsabilità limitata”. Il rito del Sacramento del matrimonio mette in bocca agli sposi un impegno molto serio: “amarti e onorarti per tutta la vita, nella buona e nella cattiva sorte”. E la Scrittura ammonisce: “non osi separare l’uomo ciò che Dio unisce”. Non parliamo dei devastanti effetti economici: molti (la maggior parte) e molte sono stati ridotti alla povertà o perfino alla miseria perché tra spese processuali, assegno di mantenimento e spese straordinarie per i figli (attività sportive, cure mediche, viaggi di studio e simili), spese per i periodi in cui il genitore che non vive insieme ai figli deve sostenere per incontrarli e altro, richiedono ingenti spese che riducono la disponibilità economica degli ex marito e moglie. Per non parlare dei figli che spesso si sentono considerati pacchi postali, costretti a subire la convivenza con famiglie allargate….insomma, un caos! E adesso che si profila il divorzio breve, i due non hanno neppure il tempo di riflettere e di confrontarsi se non sia il caso di mettere da parte scelte egoistiche o di comodo e, magari, ritornare insieme almeno per il bene dei figli che, una volta messi al mondo, hanno il diritto di avere un padre e una madre e non più padri e più madri. Talora questi poveri ragazzi hanno la sensazione di non essere amati. Certamente subiscono un trauma dal quale è difficile che posano venir fuori. Altro che diritti civile e modernità! La natura è fatta in modo tale ed esige che vada rispettata, altrimenti presto o tardi si riprende le sue rivincite e sono guai per tutti. I giornali hanno in generale “applaudito” alla proposta di legge, tranne Avvenire, Il Foglio e pochissimi altri. Di fatto, ormai, è passata l’idea che tutto è normale e che sono anormali quelli che pensano e agiscono normalmente. Che Dio abbia pietà di noi!
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Papa Francesco. L’omelia tenuta dal Santo Padre nella Solennità di Pentecoste.
Lo Spirito ci rende tutti profeti “canali” della Parola per i fratelli utti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,4).Parlando agli Apostoli nell’Ultima Cena, Gesù disse che, dopo la sua partenza da questo mondo, avrebbe inviato loro il dono del Padre, cioè lo Spirito Santo (cfr Gv 15,26). Questa promessa si realizza con potenza nel giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo discende sui discepoli riuniti nel Cenacolo. Quella effusione, benché straordinaria, non è rimasta unica e limitata a quel momento, ma è un evento che si è rinnovato e si rinnova ancora. Cristo glorificato alla destra del Padre continua a realizzare la sua promessa, inviando sulla Chiesa lo Spirito vivificante, che ci insegna e ci ricorda e ci fa parlare. Lo Spirito Santo ci insegna: è il Maestro interiore. Ci guida per il giusto cammino, attraverso le situazioni della vita. Lui ci insegna la strada, la via. Nei primi tempi della Chiesa, il Cristianesimo era chiamato “la via” (cfr At 9,2), e Gesù stesso è la Via. Lo Spirito Santo ci insegna a seguirlo, a camminare sulle sue orme. Più che un maestro di dottrina, lo Spirito Santo è un maestro di vita. E della vita fa parte certamente anche il sapere, il conoscere, ma dentro l’orizzonte più ampio e armonico dell’esistenza cristiana. Lo Spirito Santo ci ricorda, ci ricorda tutto quello che Gesù ha detto. E’ la memoria vivente della Chiesa. E mentre ci fa ricordare, ci fa capire le parole del Signore. Questo ricordare nello Spirito e grazie allo Spirito non si riduce a un fatto mnemonico, è un aspetto es-
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senziale della presenza di Cristo in noi e nella sua Chiesa. Lo Spirito di verità e di carità ci ricorda tutto ciò che Cristo ha detto, ci fa entrare sempre più pienamente nel senso delle sue parole. Noi tutti abbiamo questa esperienza: un momento, in qualsiasi situazione, c’è un’idea e poi un’altra si collega con un brano della Scrittura... E’ lo Spirito che ci fa fare questa strada: la strada della memoria vivente della Chiesa. E questo chiede da noi una risposta: più la nostra risposta è generosa, più le parole di Gesù diventano in noi vita, diventano atteggiamenti, scelte, gesti, testimonianza. In sostanza lo Spirito ci ricorda il comandamento dell’amore, e ci chiama a viverlo. Un cristiano senza memoria non è un vero cristiano: è un cristiano a metà strada, è un uomo o una donna prigioniero del momento, che non sa fare tesoro della sua storia, non sa leggerla e viverla come storia di salvezza. Invece, con l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo inter-
INDUSTRIA GRAFICA
pretare le ispirazioni interiori e gli avvenimenti della vita alla luce delle parole di Gesù. E così cresce in noi la sapienza della memoria, la sapienza del cuore, che è un dono dello Spirito. Che lo Spirito Santo ravvivi in tutti noi la memoria cristiana! E quel giorno, con gli Apostoli, c’era la Donna della memoria, quella che dall’inizio meditava tutte quelle cose nel suo cuore. C’era Maria, nostra Madre. Che Lei ci aiuti in questa strada della memoria. Lo Spirito Santo ci insegna, ci ricorda, e – un altro tratto – ci fa parlare, con Dio e con gli uomini. Non ci sono cristiani muti, muti di anima; no, non c’è posto per questo. Ci fa parlare con Dio nella preghiera. La preghiera è un dono che riceviamo gratuitamente; è dialogo con Lui nello Spirito Santo, che prega in noi e ci permette di rivolgerci a Dio chiamandolo Padre, Papà, Abbà (cfr Rm 8,15; Gal 4,4); e questo non è solo un “modo di dire”, ma è la realtà, noi siamo realmente figli di Dio. «Infatti, tutti coloro che sono guidati dallo Spirito Santo di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,14). Ci fa parlare nell’atto di fede. Nessuno di noi può dire: “Gesù è il Signore” – lo abbiamo sentito oggi –
senza lo Spirito Santo. E lo Spirito ci fa parlare con gli uomini nel dialogo fraterno. Ci aiuta a parlare con gli altri riconoscendo in loro dei fratelli e delle sorelle; a parlare con amicizia, con tenerezza, con mitezza, comprendendo le angosce e le speranze, le tristezze e le gioie degli altri. Ma c’è di più: lo Spirito Santo ci fa parlare anche agli uomini nella profezia, cioè facendoci “canali” umili e docili della Parola di Dio. La profezia è fatta con franchezza, per mostrare apertamente le contraddizioni e le ingiustizie, ma sempre con mitezza e intento costruttivo. Penetrati dallo Spirito di amore, possiamo essere segni e strumenti di Dio che ama, che serve, che dona la vita. Ricapitolando: lo Spirito Santo ci insegna la via; ci ricorda e ci spiega le parole di Gesù; ci fa pregare e dire Padre a Dio, ci fa parlare agli uomini nel dialogo fraterno e ci fa parlare nella profezia. Il giorno di Pentecoste, quando i discepoli «furono colmati di Spirito Santo», fu il battesimo della Chiesa, che nacque “in uscita”, in “partenza” per annunciare a tutti la Buona Notizia. La Madre Chiesa, che parte per servire. Ricordiamo l’altra Madre, la nostra Madre che partì con prontezza, per servire. La Madre Chiesa e la Madre Maria: tutte e due vergini, tutte e due madri, tutte e due donne. Gesù era stato perentorio con gli Apostoli: non dovevano allontanarsi da Gerusalemme prima di aver ricevuto dall’alto la forza dello Spirito Santo (cfr At 1,4.8). Senza di Lui non c’è missione, non c’è evangelizzazione. Per questo con tutta la Chiesa, con la nostra Madre Chiesa cattolica invochiamo: Vieni, Santo Spirito! Domenica, 8 giugno 2014
In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
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Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15 Zoom - Dentro la notizia Dal lunedì al venerdì 11.30 / 17.30 L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì alle 21.10 circa
Lampada ai miei passi (16 – 22 giugno) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Roberto Piredda Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 Vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa
DOMENICA 15 GIUGNO 2014
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