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DOMENICA 22 GIUGNO 2014 A N N O X I N . 25
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
CAGLIARI
€ 1.00
Cristo nelle nostre strade ROBERTO PIREDDA
C
on la festa del Corpus Domini le strade dove comunemente si svolge la vita ordinaria saranno ancora una volta attraversate da Gesù Eucaristia presente in modo vero, reale e sostanziale. La ricorrenza del Corpo e del Sangue di Cristo ci ricorda l’essenziale primato di Dio nella nostra esistenza di credenti. La realtà dell’Eucaristia ci permette di fare continuamente esperienza di una “vita nuova” non creata da noi, che non è il prodotto di qualche raffinata strategia di “ingegneria” ecclesiale, ma che viene donata unicamente da Dio. Il Signore Gesù non offre genericamente “amore” o qualcosa di simile, ma davvero se stesso. Proprio per questo ci dona tutto. Il passaggio per le nostre strade di Gesù Eucaristia che si ripete ogni anno in occasione del Corpus Domini, ci permette di riflettere sulla straordinaria forza missionaria che nasce dal Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo. Come scriveva Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis, «l'Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche della sua missione» (n. 84). Nella notte in cui viene tradito, il Signore nell’Ultima Cena «affida ai suoi discepoli il Sacramento che attualizza il sacrificio da Lui fatto di se stesso in obbedienza al Padre per la salvezza di tutti noi. Non possiamo accostarci alla Mensa eucaristica senza lasciarci trascinare nel movimento della missione che, prendendo avvio dal Cuore stesso di Dio, mira a
raggiungere tutti gli uomini» (ibidem). Il legame tra Eucaristia e missione lo ritroviamo approfondito nell’Evangelii gaudium di Papa Francesco. «Gesù - spiega il Santo Padre - ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua (cfr Lc 22,19). La gioia evangelizzatrice brilla sempre sullo sfondo della memoria grata: è una grazia che abbiamo bisogno di chiedere. Gli Apostoli mai dimenticarono il momento in cui Gesù toccò loro il cuore: “Erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,39) […] Il credente è fondamentalmente “uno che fa memoria”» (EG, n. 13). La capacità di fare memoria del dono di Cristo ci permette proprio di comprendere la dinamica vera e profonda dell’evangelizzazione. Il primato è quello dell’azione di Dio, al centro della scena c’è soltanto Lui, non l’uomo con le sue “strategie” o i suoi “organigrammi”. Il rischio altrimenti sarebbe quello di trasformare la Chiesa, come ama dire Papa Francesco, in un’impresa o in una “ong”, mentre l’opera della salvezza è sempre di Dio che «ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito» (EG, n. 12). Nella prospettiva del primato di Cristo, che continuamente impariamo dall’Eucaristia, è assai significativo quanto nell’Evangelii gaudium si dice a proposito dell’omelia. La predicazione liturgica deve orientare «l’assemblea, ed anche il predicatore, verso una comunione con Cristo nell’Eucaristia che trasformi la vita. Ciò richiede che la parola del
predicatore non occupi uno spazio eccessivo, in modo che il Signore brilli più del ministro» (EG, 138). Il cammino dei discepoli missionari conosce, insieme alle giornate luminose, anche fatiche e sconfitte; proprio per questo il Sacramento dell’Eucaristia si pone non come «un premio per i perfetti» ma, donando la grazia necessaria per andare avanti, quale «generoso rimedio e un alimento per i deboli» (EG, n. 47). Talvolta si sperimenta la prova e magari si fatica a comprendere come mai nel cammino di fede personale e nel vasto orizzonte dell’apostolato non si ottengono i risultati sperati. In tali momenti è utile riprendere quanto dice Papa Francesco, nell’ultima parte dell’Esortazione, a proposito degli “evangelizzatori con Spirito”: «Occorre sempre coltivare uno spazio interiore, che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività. Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne. La Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera, e mi rallegra immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali i gruppi di preghiera, di intercessione, di lettura orante della Parola, le adorazioni perpetue dell’Eucaristia» (EG, n. 262). È sempre dall’Eucaristia che si deve partire per portare nel campo dove siamo immersi ogni giorno, che è il mondo, la gioia del Vangelo. Non bisogna dimenticarlo mai.
CORPUS DOMINI Domenica 22 giugno 2014 alle 18.00, l’Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio presiede nella chiesa Cattedrale la Messa in occasione della Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, con la partecipazione dei parroci della Città di Cagliari. Nelle parrocchie cittadine non si terranno altre celebrazioni vespertine. Al termine della Messa avrà inizio dalla Cattedrale la Processione Eucaristica con il seguente itinerario: piazza Palazzo, via Martini, porta Cristina, viale Buon Cammino, via Is Mirrionis. La conclusione è prevista presso l’Ospedale Santissima Trinità con la Benedizione Eucaristica e una particolare preghiera per tutti gli ammalati.
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IL PORTICO DEL TEMPO
IL PORTICO
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Politica nazionale. La sostituzione di Mineo nella Commissione Affari Costituzionali e il dibattito interno al PD.
Il faticoso cammino delle riforme
L’aula del Senato. Sotto: il Ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi con il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Angela Finocchiaro.
R.P.
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OI NON LASCIAMO a nessuno il di-
ritto di veto: conta molto di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme. E siccome contano di più i voti che i veti, vi garantisco che noi andiamo vanti a testa alta”. Con queste parole Matteo Renzi, durante la conferenza stampa realizzata durante il recente viaggio in Cina, ha commentato la notizia di quattordici senatori del Partito Democratico che si sono autosospesi in seguito alla decisione di sostituire Corradino Mineo con il capogruppo Luigi Zanda, come componente della commissione Affari Costituzionali del Senato. Fin dall’inizio del suo mandato come segretario del partito, e ancora di più una volta diventato Presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha spinto l’acceleratore sulla questione delle riforme istituzionali. Un passo importante è stato quello del cosiddetto “patto del Nazareno”, che prende il nome dalla sede del Pd, tra Renzi e Berlusconi, dal quale sono scaturite le proposte di revisione della legge elettorale in senso maggioritario (la bozza “Italicum”) e del cambiamento del Senato nella direzione di una “camera delle autonomie”. Sia il presidente Renzi che il ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi, hanno sempre chiarito che le modifiche proposte alla legge elettorale e all’assetto costituzionale, con il superamento del bicameralismo perfetto, devono essere considerate come le pre-condizioni del rilancio del Paese. In altre parole loro affermano che se si vuole far ripartire il Paese in tutti i settori è necessario che chi governa abbia effettivamente la possibilità di decidere e di farlo rapidamente. In questo senso può essere compresa la riforma della legge elettorale sul modello di quella dei sindaci, che dia subito quindi una maggioranza chiara e definita a chi risulta vincitore, e la scomparsa del bicameralismo perfetto per evitare la cronica lentezza dei lavori parlamentari, che fanno pas-
sare ogni provvedimento più volte da una camera all’altra, con il risultato che spesso le proposte cadono in un nulla di fatto. Dopo un periodo interlocutorio dovuto alla campagna elettorale per le europee, l’iter delle riforme è ripartito, e in questi ultimi giorni l’oggetto del contendere è il disegno di legge costituzionale che è in discussione nell’apposita commissione del Senato. La proposta del governo prevede un Senato non eletto e formato dai rappresentanti delle autonomie locali più una quota di personalità della cultura e della società civile scelte dal Presidente della Repubblica. Tutte queste persone non godrebbero di nessuna indennità per il loro ruolo. Questa nuova assemblea dovrebbe avere competenze che riguardano il rapporto tra stato centrale ed enti locali, e soprattutto sarebbe priva del compito di votare la fiducia all’esecutivo. Da subito in commissione si è creato un aspro dibattito in modo specifico sul punto del Senato non elettivo. Per alcuni, non solo dell’opposizione, ma dei democratici, Vannino Chiti e Corradino Mineo in particolare, sarebbe grave privare l’assetto costituzionale del “contrappeso” di un Senato forte, che possa anche avere la legittimazione del voto popolare. Il governo nella commissione al Senato può contare su una maggioranza risicata e basta anche un solo voto per far cadere la sua proposta, da qui la necessità di sostituire Corradino Mineo con il capogruppo PD Zanda.
L’ex-giornalista del Tg3 ha subito gridato allo scandalo e un gruppo di senatori democratici ha espresso solidarietà autosospendendosi. Mineo non le ha mandate a dire a Renzi e al ministro Boschi, definendo il primo «un ragazzino autistico: lo vorresti proteggere, perché tante cose non le sa, però se lo metti a ragionare di politica e di rapporti di forza, suona», e la seconda, «una ragazza intelligente, è secchiona e ha studiato più di Matteo, anche se non ci vuole molto. È una bella ragazza che vien bene in tv» e «si è convinta che poteva fare tutto ma non è assolutamente in grado». Renzi ha replicato ricordando il rispetto dovuto alla sofferenza delle famiglie dei ragazzi autistici, e insistendo sul fatto che un partito che arriva al 40,8 % dei voti ha il diritto e il dovere di andare avanti sulle riforme per dare risposte ai cittadini. Va detto che Mineo si è scusato delle parole pronunciate sui bambini autistici, anche se il filmato dove parla di questo è tranquillamente visibile su internet, dove si può notare che non si tratta di un momento di concitato dibattito, ma di un tranquillo salotto in una nota libreria romana, dove, tra sorrisi e battute, sta presentando il libro del compagno di partito Pippo Civati. Va poi detto che la sostituzione di Mineo non è certamente una deriva antidemocratica. Come ha fatto notare sull’Huffington post il costituzionalista Salvatore Curreri «non sono i senatori a scegliere a quale commissione par-
lamentare appartenere. Sono piuttosto i gruppi parlamentari che, dandone comunicazione alla Presidenza del Senato, provvedono a designare i propri rappresentanti nelle singole commissioni permanenti (art. 21.1 reg. Sen.)». Inoltre «tale disciplina regolamentare è perfettamente conforme alla lettera della Costituzione, secondo cui le Commissioni devono essere "composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari" (art. 72, comma 3)». Proprio partendo da questo episodio si potrebbe tentare una lettura, volutamente semplificata e ovviamente discutibile, della controversia tra Mineo e Renzi. Oltre alle singole persone, in campo ci sono due modi d’intendere il partito e la politica. Da un lato ci sono i salotti e l’atavica presunzione di essere sempre qualcosa in più degli altri: più colti, più onesti, più democratici e via dicendo. E quando qualcuno, per esempio gli elettori giusto per dirne una, non riconosce questo, sono sempre gli altri che sbagliano, perché sono ignoranti, antidemocratici e tutt’al più vittime del sistema. Questo modo di vedere le cose è sostanzialmente conservatore. Infatti quando si scontra con qualche proposta nuova l’unica risposta che sa dare è quella delle barricate, fatte di discussioni infinite e inconcludenti. Il tentativo, audace quanto complicato, di Renzi e dei suoi, va nella direzione opposta. Il punto è il superamento dei blocchi ideologici in nome di un pragmatismo si spera “virtuoso”, più preoccupato di realizzare dei provvedimenti in modo rapido e concreto, che di rispettare “l’ortodossia” del vecchio centro-sinistra. Si tratta di due visioni sostanzialmente inconciliabili, che si sono scontrate anche nelle ultime due tornate delle primarie del Partito Democratico. Quella in corso per il Senato è quindi solo una delle “battaglie” di una “guerra” più profonda e radicale. Vedremo come andrà a finire, anche perché di mezzo, ci sarebbe anche il futuro dell’Italia, che non è poco.
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IL PORTICO DEGLI EVENTI
IL PORTICO
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Riforme. Il Governo ha presentato le sue proposte per il cambiamento della Pubblica Amministrazione.
Uno Stato davvero vicino ai cittadini: sarà proprio questa la volta buona?
mo notare come in realtà si tratti di provvedimenti mirati alla razionalizzazione delle strutture e degli uffici e non finalizzati a rendere la PA più efficiente. Il primo provvedimento su cui soffermarsi è quello riguardante la mobilità dei dipendenti pubblici entro i 50 km dalla sede di assunzione. A primo avviso sembrerebbe una rivoluzione, in quanto tale provvedimento darebbe l’opportunità di poter colmare vuoti d’organico garantendo lo spostamento da ufficio e ufficio. In realtà alla base di tutto manca una riorganizzazione massiccia della struttura e delle competenze degli uffici. Di fatto tutte le strutture e gli uffici della PA lamentano una carenza d’organico cronica e ogni dirigente tende a tenersi stretti i propri
funzionari. Allora per chi sarà questa mobilità, forse per il funzionario infedele? Chi lo sa, vedremo. Un secondo provvedimento, assai osteggiato dai sindacati, è la riduzione del 50% dei permessi sindacali. Dal 1 di agosto i permessi e i distacchi sindacali verranno ridotti del 50% e questo garantirà maggiore presenza dei funzionari-sindacalisti sul posto di lavoro ed un risparmio sensibile per la PA. Ovviamente i primi a contestare tale provvedimento sono i sindacati che vedranno diminuire del 50% i dipendenti della PA prestati a tempo pieno nell’attività sindacale. Un terzo intervento interessante è sicuramente quello diretto alla riduzione degli incarichi dirigenziali per i lavoratori in pensione sia nel settore pubblico sia in quello privato. Inoltre vi sarà la cancellazione del trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici , cioè la possibilità di restare al lavoro anche dopo aver raggiunto l’età della pensione. Quest’ultimo provvedimento permetterà ad ottobre di liberare posti in organico e consentire l’assunzione di giovani facendo partire la staffetta generazionale. Da quest’ultima misura si stima un incremento occupazionale all’interno della PA di circa 15 mila nuovi assunti. In conclusione si può tranquillamente affermare che il percorso sarà ancora lungo e accidentato e si vedrà quanto effettivamente sarà la voglia di cambiamento sia del Governo sia della PA.
vestitori privati, con qualcuno che già si smarca dalle polemiche mediatiche. Alla polizia nazionale, nota in tutto il mondo per i modi di agire contro la criminalità spesso al limite della legalità, è stato affiancato per l'occasione l'esercito per la tutela e il controllo dei siti sensibili. Il picco più alto degli scontri si è regi-
strato proprio il giorno dell'apertura del Mondiale, venerdì 12 giugno. A San Paolo, sede dell'esordio del Brasile padrone di casa, migliaia di manifestanti si sono scontrati con la polizia (che in risposta ha sparato lacrimogeni e proiettili di gomma ad altezza d'uomo): le immagini hanno fatto il giro del pianeta, con due giornalisti della Cnn rimasti feriti. La cerimonia d'apertura, la cui durata è di norma prevista in circa due ore, è filata via in soli 25 minuti. Un ulteriore segnale della delicatezza del momento. A poco, finora, sono servite le parole di pace pronunciate da Papa Francesco alla vigilia del Mondiale brasiliano: «La mia speranza – ha detto il Pontefice – è che, oltre a essere una festa sportiva, questa Coppa del Mondo possa divenire una festa di solidarietà tra i popoli. Lo sport non è solo una forma d’intrattenimento, ma anche uno strumento per comunicare valori che promuovono il bene della persona umana e contribuiscono alla costruzione di una società più pacifica e fraterna. Lo sport è scuola di pace, ci insegna a costruire la pace». Un invito al fair play e al rispetto dell'avversario, lasciando il calcio sul piano che gli compete. Quello del gioco.
RAFFAELE PONTIS EL PROGRAMMA di Renzi, il giorno della fiducia, faceva bella mostra la Riforma della Pubblica Amministrazione, potremmo dire la madre di tutte le riforme, quella su cui si sono abbattuti e sono crollati drasticamente tutti quei governi che realmente hanno cercato di cambiarla. Cambiare la PA, riformarla, renderla più efficiente, più moderna e meno costosa, significa di fatto cambiare l’Italia. Quest’opera fu il vero cavallo di battaglia di Berlusconi, che nel suo ventennio di attività politica e negli anni di governo ha cercato in tutti i modi di poter riformare la macchina amministrativa dello Stato. In effetti il suo lavoro in tal senso è durato pochi anni in quanto sin da subito l’Ex Cavaliere si rese conto di trovarsi fronte ad una battaglia già persa, per cui dirottò le proprie energie in altri settori di intervento. Purtroppo ancora oggi il Paese è intrappolato in quel sistema burocratico che diversi anni fa il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, chiamava “ sacche di socialismo reale” e non si sbagliava. Il sistema della Pubblica amministrazione è un sistema che ha creato nel Paese uno stato all’interno dello Stato, studiato per alimentarsi e far sopravvivere il “Leviatano”. L’opera di Renzi, sarà una vera e propria scommessa, dovrà
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Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi con il Ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia.
essere una battaglia tesa a sradicare quelle sacche di socialismo reale tanto care al “fu Picconatore”. Direi di più, per sconfiggere la “mala burocrazia”, non ci si potrà fermare di fronte ad un primo decreto o una prima legge, ma dovrà essere un governo in costante tensione su questo argomento. Ma veniamo ai nostri giorni e al tentativo del nostro giovane presidente del Consiglio di combattere le inefficienze strutturali e gli sprechi del nostro sistema amministrativo. Il primo round di fatto se lo è aggiudicato il Sistema Burocratico, direi che in termini calcistici il Governo ha fatto un autogoal. Infatti nella riforma della Pubblica Amministrazione, varata in questi giorni dal Consiglio dei Ministri so-
no assenti le norme che garantiscono l’emanazione entro tempi certi dei decreti attuativi. Le resistenze delle burocrazie ministeriali (chiuse a riccio nella loro autodifesa), privano la norma di un aspetto fondamentale. Se consideriamo che in Italia mancano circa 500 decreti attuativi di altrettante norme, solo riferiti ai Governi Monti e Letta, capiamo bene come sia la stessa PA a difendersi dal cambiamento. Non inserire una tempistica certa all’emanazione dei decreti attuativi priva la riforma di uno strumento capace di mettere spalle al muro la PA e di conseguenza fa si che le modifiche vengano trascinate nelle sabbie mobili delle burocrazie ministeriali. Per quanto riguarda i punti nodali del Decreto Madia-Renzi, potre-
Povertà ed esclusione: l’altra faccia del pallone Le proteste in Brasile per gli sprechi del Mondiale. FRANCESCO ARESU
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NO STEREOTIPO TIPICO del cal-
cio afferma che siano stati gli inglesi a inventarlo, ma che la vera patria del pallone sia il Brasile, nella simbologia calcistica terra di fantasia, colpi a effetto, genialità. Uno stereotipo per i mass media di tutto il mondo, che forse hanno sottovalutato la portata del dissenso interno al paese verdeoro relativo all'organizzazione dei Mondiali in pieno svolgimento. Una protesta popolare contro le istituzioni brasiliane, responsabili di indirizzare un'enormità di fondi statali per la logistica dell'evento. Circa 13 miliardi di reais (1 euro equivale a 3 reais) investiti in nuove infrastrutture, specie centri televisivi e stadi all'avanguardia, e nell'organizzazione in generale. Altro che esultare ai gol di Neymar e Oscar, stelline della nazionale allenata da Scolari. Lo slogan usato
da movimenti sociali e sindacati contrari agli sprechi derivanti dal Mondiale è “Não Vai Ter Copa”, che significa “Non ci sarà la Coppa”. Un'azione che trae origine dalle proteste dello scorso anno in occasione della Confederations Cup, la manifestazione che precede di dodici mesi il Mondiale e che per il paese organizzatore costituisce tradizionalmente la prova generale. Allora furono centinaia gli arresti di manifestanti, con disordini diffusi in tutte le città sede dei match. L'obiettivo, oggi come un anno fa, è quello di bloccare il normale svolgimento della manifestazione attraverso scioperi, proteste e blocchi stradali: il tutto per attirare l'attenzione dei media di tutto il mondo sull'incoerenza delle scelte operate dalla presidente Dilma Rousseff, che continua a ripetere come le manifestazioni di piazza non aiutino lo sviluppo della democra-
Un Murales a Rio de Janeiro
zia. Sarà, ma stando ai commenti dei lettori di siti e giornali locali la maggior parte dei brasiliani non pensa che i tagli a settori delicati come la sanità, trasporti ed edilizia popolare a favore di un agognato “progresso Mundial” portino l'economia nazionale a una crescita di cui beneficeranno i cittadini. Nel mirino soprattutto sponsor e in-
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. L’udienza alle Misericordie e ai gruppi di Donatori di sangue “Fratres”.
“È l’amore il segno concreto che manifesta la fede nella SS. Trinità” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre si è soffermato in modo particolare sul significato della solennità della SS. Trinità, che conduce ogni credente a meditare sulla vita divina che è «di comunione e di amore perfetto, origine e meta di tutto l’universo e di ogni creatura, Dio». La contemplazione della Trinità permette di scoprire il modello al quale deve tendere la Chiesa stessa: «Siamo chiamati ad amarci come Gesù ci ha amato. È l’amore il segno concreto che manifesta la fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. È l’amore il distintivo del cristiano, come ci ha detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). È una contraddizione pensare a cristiani che si odiano. È una contraddizione! E il diavolo cerca sempre questo: farci odiare, perché lui semina sempre la zizzania dell’odio; lui non conosce l’amore, l’amore è di Dio!». Grazie all’azione dello Spirito Santo l’uomo è inserito nel dinamismo trinitario che è «di amore, di comunione, di servizio reciproco, di condivisione». «Una persona che ama gli altri - ha mostrato Papa Francesco per la gioia stessa di amare è riflesso della Trinità. Una famiglia in cui ci si ama e ci si aiuta gli uni gli altri è un riflesso della Trinità. Una parrocchia in cui ci si vuole bene e si condivido-
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no i beni spirituali e materiali è un riflesso della Trinità». Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato la delicata situazione dell’Iraq, auspicando la riconciliazione tra le parti e la possibilità di una serena convivenza. In settimana all’Udienza generale Papa Francesco, a conclusione della serie di catechesi dedicate ai doni dello Spirito Santo, ha proposto una riflessione sul timore di Dio. In questo caso quando si parla di timore «non significa avere paura di Dio: sappiamo bene che Dio è Padre, e che ci ama e vuole la nostra salvezza, e sempre perdona, sempre; per cui non c’è motivo di avere paura di Lui!». Il timore di Dio «è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
sta nell’abbandonarci con umiltà, con rispetto e fiducia nelle sue mani. Questo è il timore di Dio: l’abbandono nella bontà del nostro Padre che ci vuole tanto bene». Quando si vive con il timore di Dio si è portati a farsi strumento docile nelle mani del Signore: «Il timore di Dio, quindi, non fa di noi dei cristiani timidi, remissivi, ma genera in noi coraggio e forza! È un dono che fa di noi cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore!». Questo dono dello Spirito Santo costituisce anche un allarme che mette in guardia contro il dominio del peccato: «Il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Con tutto questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tut-
sulto nasce dalla stessa radice del crimine: è la stessa. L’odio. Se tu non hai odio, e non ucciderai il tuo nemico, tuo fratello, non insultarlo nemmeell’omelia del 9 giugno è per praticarla, per farla. Oggi, se voi no. Ma cercare insulti è un’abitudine Papa Francesco, pren- avete un po’ di tempo a casa, prendete molto comune tra noi. C’è gente che dendo spunto dalla pa- il Vangelo, il Vangelo di Matteo, ca- per esprimere il suo odio contro un’algina evangelica delle pitolo quinto, all’inizio ci sono que- tra persona ha una capacità di fioriBeatitudini (Mt 5,1-12a), ha mo- ste Beatitudini; capitolo 25, ci sono le re con questi fiori d’insulto, impresstrato la via cristiana della santità. altre. E vi farà bene leggerlo una vol- sionante, tanto! E questo fa male. ta, due volte, tre volte. Ma leggere que- Sgridare. L’insulto … No, siamo rea«Ma il mondo ci dice: la gioia, la feli- sto, che è il programma di santità. listi. Il criterio del realismo. Il criterio cità, il divertimento, quello è il bello Che il Signore ci dia la grazia di ca- di coerenza. Non uccidere, non indella vita. E ignora, guarda da un’al- pire questo suo messaggio». sultare». tra parte, quando ci sono problemi di malattia, problemi di dolore nella Il realismo, la coerenza e la filiazione «Non parlare con il Padre senza essefamiglia. Il mondo non vuole pian- sono le vie per superare in modo fra- re in pace con il fratello. Tre criteri: gere, preferisce ignorare le situazioni terno i conflitti. Questo il messag- un criterio di realismo, un criterio di dolorose, coprirle. Soltanto la perso- gio dell’omelia del Santo Padre del coerenza, cioè non ammazzare ma na che vede le cose come sono, e pian- 12 giugno, in cui ha preso spunto nemmeno insultare, perché chi inge nel suo cuore, è felice e sarà conso- dall’insegnamento evangelico sulla sulta ammazza, uccide; e un criterio lata. La consolazione di Gesù, non giustizia superiore a quella degli di filiazione: non si può parlare con il quella del mondo. Beati i miti in que- scribi e dei farisei (Mt, 5, 20-26). Padre se non posso parlare con il mio sto mondo che dall’inizio è un mondo di guerre, un mondo dove dap- «Primo, un criterio di realismo: di sapertutto si litiga, dove dappertutto no realismo. Se tu hai qualcosa conc’è l’odio. E Gesù dice: niente guerre, tro un altro e non puoi sistemare, cercare una soluzione, ma mettetevi niente odio, pace, mitezza». d’accordo, almeno; mettiti d’accor«Con queste due cose – Beatitudini e do con il tuo avversario, mentre sei in Matteo 25 – si può vivere la vita cri- cammino. Non sarà l’ideale, ma l’acstiana a livello di santità. Poche pa- cordo è una cosa buona. È realismo. role, semplici parole, ma pratiche a E oggi pensiamo che non uccidere il tutti, perché il cristianesimo è una fratello sia non ammazzarlo, ma no: religione pratica: non è per pensarla, non ucciderlo è non insultarlo. L’in-
La vera gioia
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ta la tua vanità, non sarai felice. Nessuno può portare con sé dall’altra parte né i soldi, né il potere, né la vanità, né l'orgoglio. Niente! Possiamo soltanto portare l’amore che Dio Padre ci dà, le carezze di Dio, accettate e ricevute da noi con amore. E possiamo portare quello che abbiamo fatto per gli altri». Sempre in settimana il Santo Padre ha ricevuto in udienza la Confederazione nazionale delle Misericordie e i gruppi di Donatori di sangue “Fratres” d’Italia. A loro ha ricordato l’importanza di una carità non “annunciata” ma vissuta concretamente: «Abbiamo a disposizione tante informazioni e statistiche sulle povertà e sulle tribolazioni umane. C’è il rischio di essere spettatori informatissimi e disincarnati di queste realtà, oppure di fare dei bei discorsi che si concludono con soluzioni verbali e un disimpegno rispetto ai problemi reali. Troppe parole, troppe parole, troppe parole, ma non si fa niente! […] Di parole ne abbiamo sentite tante! Quello che serve è l’operare, l’operato vostro, la testimonianza cristiana, andare dai sofferenti, avvicinarsi come Gesù ha fatto. Imitiamo Gesù: Egli va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli invalidi che incrocia lungo il cammino; ma con il primo che incontra si ferma, diventando presenza che soccorre, segno della vicinanza di Dio che è bontà, provvidenza e amore».
fratello. E questo è superare la giustizia, quella degli scribi e dei farisei. Questo programma non è facile, no? Ma è la via che Gesù ci indica per andare avanti. Chiediamo a Lui la grazia di poter andare avanti in pace fra noi, sia con gli accordi ma sempre con coerenza e con spirito di filiazione». Il 13 giugno nella sua omelia il Papa ha approfondito la prima lettura che presentava la vicenda della vocazione profetica di Elia (1 Re 19,9a.1116). «Il Signore, quando vuole darci una missione, vuole darci un lavoro, ci prepara. Ci prepara per farlo bene, come ha preparato Elia. E il più importante di questo non è che lui abbia incontrato il Signore: no, no, questo sta bene. L’importante è tutto il percorso per arrivare alla missione che il Signore confida. E questa è la differenza tra la missione apostolica che il Signore ci dà e un compito:‘Ah, tu devi fare questo compito, devi fare questo…’, un compito umano, onesto, buono… Quando il Signore dà una missione, sempre fa entrare noi in un processo, un processo di purificazione, un processo di discernimento, un processo di obbedienza, un processo di preghiera».
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
pietre PAKISTAN
Guardia del corpo uccide politico cristiano Il leader cristiano Hendry Masih, parlamentare del Beluchistan, è stato ucciso da una sua guardia del corpo a Quetta, capitale della provincia. Masih era anche noto e apprezzato come attivista per i diritti delle minoranze religiose. Colpito con arma da fuoco dalla sua guardia del corpo per motivi tuttora da chiarire, è stato condotto in ospedale in condizioni critiche, dove è morto in seguito alle ferite riportate. Esponenti di Ong e della società civile ricordano che anche il governatore del Punjab, il musulmano Salman Taseer, fu ucciso dalla sua guardai del corpo perché aveva difeso Asia Bibi, la donna cristiana considerata blasfemia. IRAQ
Cristiani in fuga da Mosul Gli insorti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL), hanno conquistato Mosul, la seconda città dell'Iraq. L'assalto dei miliziani ha accelerato la fuga di decine di famiglie di cristiani verso i villaggi della Piana di Ninive, dove negli ultimi giorni si è rafforzata la presenza dei miliziani “Peshmerga” curdi. Quelli che non sono riusciti a fuggire adesso sono intrappolati nelle proprie case, con il coprifuoco e con continue interruzioni dell'energia elettrica e dell'approvvigionamento idrico. Durante l'offensiva dei miliziani quaedisti – che sarebbero diverse migliaia – gli scontri si sono concentrati nei quartieri occidentali, dove si trova anche la cattedrale caldea. I Vescovi di Mosul avevano lanciato un appello a tenere aperte chiese e moschee per pregare per la pace, invitando anche i negozianti a garantire alla popolazione l'accesso al pane e alle derrate alimentari di base.
IN INDIA
Nuovo omicidio di un cristiano Resta tesa la situazione in Orissa dopo l’assassinio di un cristiano, in pieno giorno. Dopo l’arresto degli omicidi, dei fanatici induisti, i gruppi radicali indù hanno inscenato manifestazioni e minacciano di fare strage dei cristiani, se i killer non saranno liberati. Aveva circa 50 anni il cristiano assassinato dopo un incontro di preghiera nel villaggio di Dherubada in Orissa. L’uomo è stato ucciso mentre tornava a casa dopo il battesimo del suo ultimo figlio. Gli autori hanno voluto terrorizzare i credenti e quanti volessero ricevere il battesimo, convertendosi alla fede cristiana. L’uomo è stato seguito e, quando si trovava da solo, aggredito e ucciso a sangue freddo, in modo brutale.
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
IL PORTICO
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CSI. Una delegazione della diocesi di Cagliari ha partecipato all’incontro del Santo Padre con le società sportive.
Anche la Sardegna presente all’incontro del mondo dello sport con Papa Francesco Un gruppo dell’Isola ha partecipato all’evento romano. Paola Pinna: “È stata una giornata unica; il Papa è riuscito a parlare a tutti gli sportivi” MARTA FAIS
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OCIETÀ SPORTIVE e oratori a S. Pietro: mille colori, bandiere e spirito di festa. Sabato 7 giugno la piazza simbolo della cristianità è diventata un vero e proprio stadio e ha acceso i riflettori sullo sport, quello sano ed educativo del Centro Sportivo Italiano. Per il grande evento dell’incontro tra Papa Francesco gli sportivi, ottantamila persone da tutta Italia hanno gremito il Vaticano in occasione dell'iniziativa nata per celebrare il 70esimo anniversario del CSI. Presente anche la Sardegna grazie al Comitato Provinciale di Cagliari, che ha organizzato la trasferta con nave e autobus con una modesta quota di partecipazione, per trascorrere insieme una giornata divertente ed emozionante davanti al Santo Padre. Via della Conciliazione, vicino a piazza San Pietro, è stata animata dal "Villaggio dello Sport", allestito per l’evento con campi da basket,
Giovani sportivi sardi a San Pietro.
volley e calcio a 5, spazi dedicati alle arti marziali e alla ginnastica. A disposizione dei più piccoli lo spazio "Mondo Bimbi" con calciobalilla, subbuteo, attività di trucca bimbi e percorsi sportivi. Sul palco del Villaggio i grandi campioni CSI di ieri e di oggi hanno testimoniato i valori dello sport, che “é di tutti e per tutti”, e hanno incoraggiato i giovani atleti con il loro esempio. Fra i tanti, Giovanni Trapattoni, Dino Meneghin, Elisa Santoni, Andrea Zorzi, Igor Cassina, Klaudio Ndoja, Emiliano Mondonico, Va-
nessa Ferrari, Mauro Berruto, Emanuele Birarelli, la Nazionale Italiana di Calcio Amputati CSI e l’amico giornalista sportivo Bruno Pizzul. L’incontro è stato trasmesso in diretta dalle 15.00 dal Centro Televisivo Vaticano, da Tv2000, Tele Pace e da Radio Vaticana. A partire dalle 17.00 anche su Raisport2 e sugli altri principali network nazionali: Sky Sport, Mediaset Sport, TGCom, e in streaming sul sito CSI www.societasportivedalpapa.org. Alle 14 sono stati aperti gli accessi in Piazza San Pietro, animata da
“Aspettando Papa Francesco”, spettacolo di intrattenimento con esibizioni, musica, animazione e straordinarie testimonianze di dirigenti e atleti, fino all’arrivo del Santo Padre sulla Papa mobile. Sul sagrato della basilica, per la prima volta nella storia, si sono esibiti davanti a Sua Santità, bambini e campioni: le Farfalle di ginnastica artistica, Igor Cassina al cavallo, Vanessa Ferrari alla trave e i freestyler di calcio basket “Da Move”, che hanno coinvolto papa Francesco un divertente numero di free style. Altri
Una giornata di festa con il CSI
atleti hanno incontrato il Pontefice, come Francesco Messori, capitano della Nazionale Italiana Calcio Amputati, per cedergli simbolicamente la sua fascia; Giovanni Trapattoni gli ha consegnato un pallone da calcio, mentre il cestista albanese Klaudio Ndojia, ha commosso tutti con il racconto del suo arrivo in Italia e dell'accoglienza trovata in una parrocchia. Fra i sardi in piazza San Pietro, Paola Pinna, presidente di Osidea Onlus: «abbiamo preparato maglie e bandiere per il compleanno CSI, già settantenne ma sempre giovane e attivo. La festa è iniziata già venerdì sulla nave per Civitavecchia e abbiamo invitato gli altri passeggeri all’incontro! È stata una giornata unica, con persone di tutte le età e con un Papa capace di unire tutti gli sportivi». Papa Francesco ha parlato meno di 15 minuti, un discorso ricco di insegnamenti e riflessioni. “Scuola, sport e lavoro” sono le tre vie che il Pontefice ha indicato per combattere i disagi e le devianze giovanili. Poi ha esortato: «è bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, e se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa. […] Lo sport nella comunità può essere un ottimo strumento missionario, dove la Chiesa si fa vicina a ogni persona per aiutarla a diventare migliore e ad incontrare Gesù Cristo». Queste grandi emozioni sono state accompagnate dal coro Juppiter, che ha coinvolto la folla in canti e coreografie, rendendo magica una giornata che avrebbe ancora tante storie da raccontare.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Oratorio. Inizia il viaggio de Il Portico tra le diverse realtà che portano avanti l’esperienza dell’estate ragazzi.
Gioco, festa, preghiera, condivisione Sant’Elena in campo insieme ai giovani Don Andrea e Don Davide in prima linea con gli animatori. Il Cre-Grest è solo una delle attività del ricco programma estivo rivolto a tutte le età FEDERICA BANDE
L’
ESTATE È arrivata, le scuo-
le sono chiuse e gli oratori iniziano a scaldare i motori in vista delle attività estive. Moltissime parrocchie della nostra diocesi hanno dato inizio ai preparativi per la realizzazione dei progetti relativi a campi scuola, CreGrest e svariate proposte per bambini, adolescenti e ragazzi. Sarà quindi interessante scoprire come la diocesi sta lavorando in vista dei mesi estivi. Iniziamo quindi questo piccolo viaggio alla scoperta delle attività estive del nostro territorio, partendo dalla basilica di Sant’Elena nella città di Quartu, dove don Davide Collu e don Andrea Secci lavorano a ritmo serrato dallo scorso anno. Quella di Sant’Elena è una parrocchia molto grande ma purtroppo non ha un passato recente di ora-
torio, motivo per cui don Davide e don Andrea hanno investito sulla riapertura di questo con l’obiettivo di riportare nella città di Quartu un luogo sano di aggregazione, preghiera e crescita accessibile a tutti. Fare oratorio è certamente qualcosa di bello ed edificante ma è anche molto difficile inserire una proposta simile nella società degli smartphone, social network e console per videogiochi, perché è un luogo dove ciò che serve è il mettersi in gioco con la propria persona, senza nessuno schermo. Molti bambini e famiglie non hanno esperienza di cosa sia un oratorio e
perciò la sfida più importante per la parrocchia di Quartu è rieducare le famiglie della parrocchia ad essere comunità e quindi oratorio. Di conseguenza anche il proporre delle esperienze estive diventa una sfida, dove coinvolgere i giovani è necessario e fondamentale. Per questo motivo i don di Sant’Elena con la nuova squadra degli animatori, le felpe arancioni, promuoveranno per tutto il mese di luglio l’apertura pomeridiana dell’oratorio che dalle 16 alle 19 sarà aperto a tutti i bambini delle elementari, che verranno coinvolti in tanti e divertenti laboratori, giochi
organizzati dagli animatori e gite al mare. Il progetto estivo non si rivolge solo ai bambini ma anche ai ragazzi e agli adolescenti, infatti tutti i giorni, a partire dalle 19, in oratorio ci sarà animazione pensata proprio per i più grandi. Inoltre in tutto questo colorito panorama non mancheranno le proiezioni delle partite dei mondiali, che saranno occasione per riunire tutta la comunità, che munita di spirito sportivo, potrà tifare la nostra nazionale italiana impegnata in Brasile. La parrocchia di Sant’Elena ha la fortuna di poter contare anche sul-
l’impegno e la presenza dell’Azione Cattolica e del Gruppo Scout. La prima, con l’aiuto di Don Andrea, proporrà a tutti i ragazzi delle medie e delle scuole superiori la possibilità di poter partecipare a dei campi scuola, mentre gli Scout con la collaborazione di don Davide, proporranno verso la fine di giugno, una decina di giorni dedicati all’animazione dei bambini delle elementari che verranno trasportati in un mondo di attività legato alle favole. Verso la metà di luglio invece si sta organizzando un campo per i ragazzi delle medie e delle superiori, che dovranno trascorrere dieci giorni all’aria aperta, imparando a cucinare con il fuoco, fare vita da campo e dedicarsi all’avventura e alla natura. Infine gli universitari, nella prima decade di agosto, potranno partecipare ad una giornata in montagna e conoscere ragazzi provenienti da tutte le regioni d’Italia, per poi partecipare ad un incontro nazionale a San Rossore. L’estate è lunga, ma le proposte sviluppate da Don Andrea e don Davide per l’oratorio della Basilica di Sant’Elena sono tante, e soprattutto pensate per coinvolgere tutte le fasce d’età; il primo passo è già stato fatto, non resta che aderire a questa nuova iniziativa con libertà ed entusiasmo.
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DOMENICA 22 GIUGNO 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Cultura. Dal 29 maggio al 14 giugno la Città ha ospitato una serie di eventi musicali.
“Spettacolo aperto”, tutta Cagliari conquistata dalla bellezza del canto La rassegna promossa da Studium Canticum nasce dalla volontà di aprire il mondo della musica corale ad un vasto pubblico CHIARA LONIS
C
AGLIARI INVASA DALLA mu-
sica e dall’amore per il canto: dal 29 maggio al 14 giugno si è svolto in città l’evento “Spettacolo Aperto”, un progetto promosso dal coro polifonico Studium Canticum e che ha visto impegnati tantissimi artisti seguiti da un numeroso e calorosissimo pubblico. La manifestazione è nata dalla volontà di aprire il mondo del coro a tutti, mostrare quanto possa essere un linguaggio tanto classico quanto moderno nel suo repertorio e non una prerogativa esclusivamente sacra, religiosa. “Spettacolo Aperto” non si è svolto in uno stadio o un’arena, ma è stata la natura stessa dell’iniziativa a delineare i suoi sfondi: teatri e chiese ma anche scuole, giardini pubblici, piazze e perfino il lungomare. Una piccola anticipazione era stata quella del 27 maggio con canti a cappella sui
mezzi pubblici, ma a partire dal 29 è iniziata la vera e propria ondata canora che ha investito la città; per venti giorni si sono avvicendati laboratori ed esecuzioni di ogni genere, in particolare con una tre giorni dedicata alla musica argentina sotto la guida di Gustavo Maldino, argentino doc ed esperto in espressioni etniche e folcloriche latinoamericane. Tra gli altri aspetti salienti c’è senz’altro lo spettacolo, tenutosi all’Auditorium del Conservatorio, intitolato “Paolofischio che le correva dietro”, scritto e interpretato da Roberto Piumino e accompagnato da dieci canzoni eseguite da Coro dei Piccoli, Scuole in Coro, Ad libitum e Studium Canticum; la narrazione parla di un velocissimo corridore, appunto Paolofischio, che corre dietro alla vita per
carpirne tutti i segreti ma si trova in difficoltà perché la vita è molto più veloce di lui, una cosa apparentemente così astratta che pure si rivela attuale, quasi quotidiana, e di importante riflessione. L’evento di maggior portata dell’intera manifestazione è stato però il Sunrise Mass del 2 giugno: in oltre 400 spettatori hanno assistito alle sei del mattino, con un cappuccino caldo e un cornetto, ad un singolare concerto presso l’anfiteatro di Marina Piccola, osservando il sorgere del sole cullati dalla suggestiva musica del pianista e compositore norvegese Ola Gjeilo, interpretata dal coro Studium Canticum insieme all’orchestra Ensemble Palestrina sotto la direzione di Gary Graden; Federica, una corista dello Studium Canticum, dice «Non tutti i giorni capita di
poter cantare una così bella composizione con tutt’intorno i paesaggi mozzafiato dell’aurora […] In un primo momento pensavo di sognare e che tutte quelle sensazioni fossero solo frutto della mia immaginazione, finchè ho notato che il pubblico, iniziato il primo brano, ha chiuso gli occhi iniziandocon noi questo viaggio metafisico dal cielo alla terra». Per chiudere in bellezza, sabato 14 giugno alle 21 si è svolto il gran finale sulle scalinate della Basilica di Bonaria con l’esibizione di tantissimi cori affiancati dalla banda comunale di Sinnai e con la direzione di Pier Paolo Scattolin, all’insegna di un’esplosione dei più svariati generi musicali, passando da “Non potho reposare” alle musiche del grande Ennio Morricone, e tanti altri ancora. “Spettacolo Aperto” ha rivestito per alcuni giorni la città di note e suoni mai sgraditi, perché alla musica non si dice mai di no e il livello di partecipazione ne è stato la prova inconfutabile e Federica ce lo conferma: «[…] in molti vorrebbero ripetere l’esperienza e credo che se si verificheranno le condizioni ottimali si ripeterà certamente e io ci spero tanto!». Allo Studium Canticum va dunque il merito di aver portato a compimento il suo mirabile progetto, con l’invito “A risentirci presto!”.
Il Cagliari a Giulini: inizia il dopo Cellino L’amministratore della Fluorsid alla guida della società FRANCESCO ARESU
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lo si può dire con certezza, senza tema di essere smentiti. Il Cagliari Calcio passa di mano: dopo ventidue anni Massimo Cellino lascia la tolda di comando del club all'imprenditore milanese Tommaso Giulini, 37 anni e amministratore delegato della Fluorsid Group, azienda operante nel campo della chimica industriale (è la maggior produttrice mondiale di derivati del fluoro per l’industria dell’alluminio) con sede a Macchiareddu. Si apre così una nuova pagina nella storia sportiva del e di Cagliari, con la società che torna di proprietà di un imprenditore non sardo (l'ultimo era stato il toscano Alvaro Amarugi, nei primi anni Ottanta). Il comunicato ufficiale, pubblicato sul sito web del Cagliari lo scorso 11 giugno, segna la fine dell'era Cellino e l'inizio di quella Giulini, ex consigliere di amUESTA VOLTA
ministrazione dell'Inter e amico di Massimo Moratti, che si è affrettato a smentire qualunque ruolo nell'affare. «Il calcio è in una profonda fase di evoluzione e rinnovamento – le prime parole di Giulini da nuovo proprietario del Cagliari – e in questo contesto va visto il mio coinvolgimento. Il progetto che ho in mente è ambizioso e si fonda su principi chiari: sviluppo di un progetto tecnico di successo, crescita del settore giovanile, integrazione con il territorio, innovazione e internazionalizzazione del brand». Idee chiare per superare l'impasse che negli ultimi anni ha bloccato la crescita sportiva e non del club rossoblù, con la questione stadio a influire maggiormente sulla situazione generale. Non a caso nella mente di Giulini il problema ha un peso importante: «I prossimi giorni serviranno a realizzare un piano di lavoro di breve termine e di medio
IL PORTICO
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brevi ONG LUCIANO LAMA
In arrivo i bimbi dell’ex Jugoslavia Domenica alle 8.30 al Palazzetto dello Sport di via Beethoven a Quartu Sant’Elena è prevista la cerimonia di accoglienza dei bambini provenienti dall’ex Jugoslavia per il loro soggiorno estivo, organizzato dall’ONG Luciano Lama – Sez Sardegna.
IL 20 GIUGNO
Giornata del rifugiato a Quartu In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno la Caritas diocesana di Cagliari, insieme al Comune di Quartu, organizza una giornata all’insegna dell’integrazione. Durante l’iniziativa, che avrà luogo nel territorio comunale di Quartu a partire dalle 9 fino all’ora di pranzo, ci sarà la presentazione del progetto San Fulgenzio nell’ambito dello SPRAR (Sistema
di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), un torneo di calcio che coinvolgerà anche la Parrocchia di Sant’Antonio e altre associazioni del terzo settore impegnate nel territorio, e un evento gastronomico per favorire lo scambio e la conoscenza reciproca tra i partecipanti. Tutte le informazioni relative all’evento sono disponibili sul sito www.caritascagliari.it e sulla pagina facebook della Caritas diocesana di Cagliari.
LUNEDÌ 23 GIUGNO
Presentazione del libro sulla Beata Sagheddu lungo che servirà ad affrontare i principali temi aperti: tecnico, squadra, sponsor e stadio». «Durante i primi mesi del 2014 – il commiato di Cellino nella nota ufficiale del club rossoblù – mi sono convinto che era giunto il momento di chiudere l’esperienza di presidente. Sono stati anni intensi e meravigliosi durante i quali ho vissuto dei momenti indimenticabili, ringrazio tutti i miei collaboratori, tutti i giocatori ma soprattutto la terra Sarda e i tifosi del Cagliari». L'ormai ex numero uno rossoblù può così dedicarsi totalmente al Leeds United, ultima sua passione calcistica, con la promozione in Premier League (e tutti gli introiti che ne conseguono) nel mirino. Prima di andar via, però,
Cellino ha voluto rassicurare l'ambiente sulla bontà delle intenzioni di Giulini: «Fluorsid Group e Tommaso Giulini sono una garanzia in tal senso. I tifosi possono stare tranquilli. La Cagliari Calcio continuerà in un cammino di crescita sostenibile. Queste ultime settimane sono state concitate e hanno visto tanti soggetti avvicinarsi al Cagliari (evidente il riferimento alla fantomatica cordata americana rappresentata da Luca Silvestrone, poi svanita nel nulla n.d.r.). La Cagliari Calcio ha necessità e merita un progetto concreto e ambizioso», ha spiegato il “King of the Corn” (lett. “re del grano”), come è stato ribattezzato dalla stampa sportiva inglese.
Lunedì 23 alle 18 nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna a Cagliari verrà presentato il libro “Beata Maria Gabriella Sagheddu.Testimone credibile del vangelo di unità”, curato da padre Dionigi Spanu, sj. Introduce i lavori padre Maurizio Teani, preside della Facoltà Teologica, intervengono monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero – Bosa, delegato dell’episcopato sardo per la vita consacrata, madre Francesca Diana, superiora generale delle Figlie Eucaristiche di Cristo Re.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI (ANNO A)
dal Vangelo secondo Giovanni
I
o sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gv 6, 51-58 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
D
opo l’episodio della moltiplicazione dei pani i giudei iniziano a farsi delle domande e a interloquire con Gesù per capire la portata di ciò che è accaduto, questo dà a Gesù la possibilità di passare dal segno (la moltiplicazione dei pani) all’insegnamento, il brano odierno del vangelo è tratto proprio da questo lungo insegnamento di Gesù. In particolare ci viene presentata la sezione dell’insegnamento in cui Gesù parla della necessità di nutrirsi della “sua carne”. Già all’offerta del suo corpo come nutrimento la folla non reagisce bene, c’è stupore e si discute “aspramente” riguardo le parole di Gesù, esse sono sconvolgenti e sembrano loro del tutto assurde! Ma a Gesù questo non preoccupa, anzi lui rincara la dose: non solo offre il suo corpo come nutrimento, ma anche il suo sangue, ed inoltre questi non sono semplicemente opzionali ma sono elementi necessari per accedere alla vita eterna. Come si vede Gesù non ri-
Chi mangia la mia ca
sponde sul “come” chiesto dalla folla, ma continua il suo discorso sul perché, sulla finalità del suo dono. Il “come” è scritto nel piano di Dio, non è questo che deve interessare in questo momento agli ascoltatori di Gesù, loro devono interessarsi del perché Gesù offra sé stesso e questo viene esplicitato in maniera molto chiara: “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Gesù sposta l’attenzione su un piano più ampio di quello che è la semplice vita terrena, con i suoi problemi e le sue preoccupazioni, per concentrare lo sguardo sulla vita eterna; questo discorso di Gesù è un’esplicitazione di una frase che Gesù aveva espresso poco prima: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6,27). Se si rimane in un’ottica puramente terrena non si può comprendere né questo né nessun altro discorso di Gesù, perché Gesù non è venuto a parlarci della vita terrena ma per aprirci la via per la
vita eterna, si comprende quindi perché Gesù non abbia risposto alla domanda della folla sul “come” Gesù avrebbe donato il suo corpo. Anche le espressioni “vera carne” e “vera bevanda” sono conseguenza di questa logica, non perché Gesù faccia riferimento a ipotetiche carni o bevande false, ma perché tutto ciò che non è il suo corpo e il suo sangue non può dare le forze per raggiungere lo scopo della vita, la vita eterna; tutto il resto può aiutare per altre cose, ma niente può sostituire questo vero cibo e questa vera bevanda. Chiarita la finalità di questo dono, Gesù ci dice anche da dove deriva questa possibilità: essa deriva dal legame che c’è tra lo stesso Gesù e Dio Padre, Gesù vive per il Padre e vuole associare a questo legame tutti coloro che si nutrirà di lui. Questo tema dell’unione a Cristo è molto caro a Giovanni, si pensi ad esempio al discorso sulla vite e i tralci (“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” Gv
15,5) o alla preghiera di Gesù in cui ritorna, come nel nostro brano, il tema dell’invio di Gesù da parte del Padre assieme a quello della comunione: “La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17,22-23). Il legame con Gesù è per il cristiano, e dovrebbe essere per ogni uomo, un elemento fondante che caratterizza la sua stessa identità, questo legame si fonda su tantissime basi tutte importanti, nel vangelo di oggi ci è stata sottolineata la necessità assoluta del nutrirsi del suo Corpo e del suo Sangue, ma allo stesso tempo non possiamo ricordare che questo legame ha la sua motivazione esclusivamente nell’amore incondizionato e incommensurabile di Dio per noi come ci ha ricordato il vangelo di domenica scorsa: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16).
AFFRONTARE NELLA GIOIA LE SFIDE ECCLESIALI “Le sfide esistono per essere superate…senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci rubare la forza missionaria!” (109) Questo appello conclude alcuni dei paragrafi in cui Papa Francesco, senza la pretesa di percorrere approfonditamente le molte sfide a cui la Chiesa deve saper rispondere oggi, affronta alcune tematiche che certamente richiedono un impegno creativo da parte delle comunità cristiane chiamate alla fedeltà nella carità, nella catechesi, nella celebrazione della fede. Prima di tutto l’enciclica ci fa considerare che nel popolo di Dio, vi è una immensa maggioranza di laici, e che i ministri ordinati sono una minoranza al loro servizio. Al contempo pone in evidenza come i ministeri laicali, al fine di mantenere la loro autenticità e verità, non possono e non devono essere clericalizzati, anzi devono essere formati, in virtù dei sacramenti del battesimo e della cresima, perché esplicitino il loro ministero nel mondo, cioè promuovano la penetra-
zione del Vangelo nella società, nella politica, nel mondo economico; tanto più nell’oggi, attraversato da corruzione e malcostume, questo impegno è certamente determinante perché vi sia una vera evangelizzazione della cultura e delle coscienze, perché il vangelo realmente e concretamente trasformi la società. Tra le sfide che la Chiesa deve affrontare, vi è quella di un concreto riconoscimento del contributo della donna alla responsabilità pastorale, anche “…nei luoghi dove vengono prese le decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali.” Così, “nella convinzione che uomini e donne hanno la medesima dignità”, la Chiesa dovrà ascoltare le “rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne” e, dunque, considerare quali ruoli potranno essere squisitamente affidati alle donne per le loro particolari peculiarità e capacità di intuizione e sensibilità, nei “luoghi dove si prendono decisioni importanti nei diversi ambiti del-
la Chiesa”. Esse, infatti, sono membra dell’unico corpo che è Cristo, chiamate, anch’esse a far crescere nella santità tutto il popolo di Dio. Un’altra tra le sfide elencate da Papa Francesco, è la pastorale giovanile: come avvicinare i giovani, come farli innamorare di Cristo, come ascoltare le loro inquietudini e saper rispondere con il loro linguaggio. Nell’orizzonte giovanile si affaccia anche la sfida della ricerca di una strada per la propria vita tra cui anche il compito delle comunità cristiane a saper proporre la vocazione al sacerdozio e la vocazione alla vita consacrata, non per riempire i seminari o i monasteri, bensì per permettere a chiunque tra i giovani, riconosca di essere chiamato ad un cammino di speciale consacrazione, sempre perché il Vangelo percorra le strade del mondo per portare speranza a tutti gli uomini. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
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Il dialogo ecumenico con gli anglicani
arne...
Tutti in cammino verso l’unità nche a noi il Signore sembra domandare: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?» (Mc 9,33). Quando Gesù pose questa domanda ai suoi discepoli, essi rimasero in silenzio perché provavano vergogna, avendo discusso tra di loro chi fosse il più grande. Anche noi ci sentiamo confusi per la distanza che esiste tra la chiamata del Signore e la nostra povera risposta. Davanti al suo sguardo misericordioso non possiamo fingere che la nostra divisione non sia uno scandalo, un ostacolo all’annuncio del Vangelo della salvezza al mondo. La nostra vista non di rado è offuscata dal peso causato dalla storia delle nostre divisioni e la nostra volontà non sempre è libera da quell’ambizione umana che a volte accompagna persino il nostro desiderio di annunciare il Vangelo secondo il comandamento del Signore (cfr Mt 28,19). Il traguardo della piena unità può sembrare un obiettivo lontano, ma rimane sempre la meta verso cui dobbiamo orientare ogni passo del cammino ecumenico che stiamo percorrendo insieme. Trovo incoraggiamento nella saggia esortazione del Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II, che ci chiama a portare avanti le nostre relazioni e la nostra collaborazione senza ostacolare le vie della Provvidenza e senza recare pregiudizio ai futuri impulsi dello Spirito Santo (cfr Unitatis redintegratio, 24). Il nostro progresso verso la piena comunione non sarà semplicemente il risultato delle nostre azioni umane, ma libero dono di Dio. Lo Spirito Santo ci dà la forza di non scoraggiarci e ci invita ad affidarci con piena fiducia alla sua azione potente. Come discepoli che si sforzano di seguire il Signore, sappiamo che la fede è venuta a noi attraverso molti testimoni. Siamo in debito verso grandi santi, verso maestri e comunità che ci hanno trasmesso la fede nel corso dei secoli e che ci attestano le nostre comuni radici. Ieri, Solennità della Santissima Trinità, Vostra Grazia ha celebrato i vespri nella chiesa di San Gregorio al Celio, da dove Papa Gregorio Magno inviò il monaco Agostino e i
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RISCRITTURE
CRESCERE NELL’AMORE Il Corpus Domini è la festa dell’Eucaristia, dono meraviglioso di Cristo, che nell’Ultima Cena ha voluto lasciarci il memoriale della sua Pasqua, il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, pegno di immenso amore per noi. Una settimana fa i nostri sguardi erano attratti del mistero della Santissima Trinità; quest’oggi siamo invitati a fissarli sull’Ostia santa: è lo stesso Dio! Lo stesso Amore! Questa è la bellezza della verità cristiana: il Creatore e Signore di tutte le cose si è fatto "chicco di grano" per esser seminato nella nostra terra, nei solchi della nostra storia; si è fatto pane per essere spezzato, condiviso, mangiato; si è fatto nostro cibo per darci la vita, la sua stessa vita divina. Nacque a Betlemme, che in ebraico significa "Casa del pane", e quando incominciò a predicare alle folle rivelò che il Padre l’aveva mandato nel mondo come "pane vivo disceso dal cielo", come "pane della vita".
L’Eucaristia è scuola di carità e di solidarietà. Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a chi, anche ai nostri giorni, è privo del pane quotidiano. Tanti genitori riescono a malapena a procurarlo per sé e per i propri bambini. E’ un problema sempre più grave, che la comunità internazionale fa grande fatica a risolvere. La Chiesa non solo prega "dacci oggi il nostro pane quotidiano", ma, sull’esempio del suo Signore, si impegna in tutti i modi a "moltiplicare i cinque pani e due pesci" con innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché nessuno manchi del necessario per vivere. La festa del Corpus Domini sia occasione per crescere in questa concreta attenzione ai fratelli, specialmente ai poveri. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, dalla quale il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue. Benedetto XVI - 25 maggio 2008
suoi compagni ad evangelizzare i popoli dell’Inghilterra, dando origine ad una storia di fede e santità della quale avrebbero poi beneficiato molte altre genti europee. Un cammino glorioso, del quale rimane profonda traccia in istituzioni e tradizioni ecclesiali che condividiamo e che costituiscono un fondamento solido per la nostra fraternità. Su queste basi guardiamo con fiducia al futuro. La Commissione internazionale anglicano-cattolica e la Commissione internazionale anglicano-cattolica per l’unità e la missione costituiscono ambiti particolarmente significativi per esaminare, in spirito costruttivo, le vecchie e le nuove sfide dell’impegno ecumenico. Quando ci siamo incontrati per la prima volta, Vostra Grazia, abbiamo parlato delle comuni preoccupazioni e del nostro dolore di fronte ai mali che affliggono la famiglia umana. In particolare, abbiamo espresso lo stesso orrore di fronte alla piaga del traffico di esseri umani e alle diverse forme di schiavitù moderna. Ringrazio Vostra Grazia per l’impegno che Ella dimostra nell’opporsi a tale intollerabile crimine contro la dignità umana. In questo vasto campo d’azione, che si presenta in tutta la sua urgenza, sono state avviate significative attività di cooperazione sia in campo ecumenico, sia con autorità civili e organizzazioni internazionali. Molte sono le iniziative caritative nate dalle nostre comunità e condotte con generosità e coraggio in varie parti del mondo. Penso in particolare alla rete di azione contro la tratta delle donne creata da numerosi istituti religiosi femminili. Ci impegniamo a perseverare nella lotta alle nuove forme di schiavitù, confidando di poter contribuire a dare sollievo alle vittime e a contrastare questo tragico commercio. Come discepoli inviati a guarire il mondo ferito, ringrazio Dio che ci ha reso capaci di fare fronte comune contro questa gravissima piaga, con perseveranza e determinazione. Papa Francesco Incontro con Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury Lunedì, 16 giugno 2014
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
LETTERE A IL PORTICO Gent. Direttore, sono una abbonata al Il Portico. Le scrivo perché desidero formulare attraverso il vostro settimanale i più sinceri auguri, a nome mio e di tutta la comunità di Selegas, a Suor Luigina Mancosu, per i suoi 50 anni di consacrazione religiosa. La festa cade il 21 giugno. Suor Luigina tanti, tanti , tanti auguri Miriam Cirina Selegas (CA) Suor Maria Raffaelangela della Divina Misericordia, Murgia Angelina, nata a Nurri il 12 aprile 1918 è entrata nel nostro Monastero il 28 febbraio 1946 con la sorella Sr. M. Annunziata. Ha fatto la vestizione il 24 ottobre 1946, la 1^ professione il 25 ottobre 1947, la professione solenne il 25 ottobre 1950. Chiamata dalla Madre Presidente della Federazione, Md. Secondina Bosio, a fondare un monastero in Tailandia partì da Cagliari il 26 novembre 1971 per Torino, dove trascorse alcuni mesi per imparare la lingua. Lasciò Torino il 16 febbraio 1972, con sr. Margherita di Lucca, per il Mo-
nastero di Ban Pong. Da qui, con la Madre Giovanna Catellani, andò a fondare il monastero di Ban Sneg Arun, voluto dal mons. Pietro Carretto, vescovo della nuova Diocesi. In seguito è stata inviata per aiutare le ulteriori fondazioni di Udon Thani e Thare’ Sakonna Kon e infine Sampram – Nakhon Pathom, dove si è ammalata di degenerazione cerebellare, con difficoltà di deambulazione e della parola. Questa nuova situazione ha consigliato la Madre Presidente a farla rientrare in Patria, con suo grande dispiacere, il 29 giugno 1991. Suor Maria Raffaelangela era una vera figlia di San Francesco e di Santa Caterina. Aveva assimilato bene il principio della minorità. Tutto riferiva a Dio, non si appropriava di niente. Era umile, semplice, generosa, riservata, silenziosa, anima di preghiera. Tutto prendeva dalle mani di Dio, senza lamentele, sempre sorridente. Le occupazioni, le difficoltà quotidiane, le prove, tra cui la malattia abbastanza pesante, non le impedivano quell’interiore relazione con il Signore che illumina e da valore ad ogni avvenimento della vita.
Aveva anche ben assimilato le 5 regole del tacere: Tacere di sé è umile. Tacere i difetti altrui è carità. Tacere parole inutili è penitenza. Tacere a tempo e a luogo è prudenza. Tacere nelle croci è eroismo. Da ogni suo atteggiamento si coglieva la volontà di aderire sempre più intimamente a Cristo. La sua coscienza delicata si rivelava se accadeva qualche piccolo contrasto con le sorelle: si addolorava fino alle lacrime e non si sentiva degna di ricevere il Santissimo Sacramento. Era molto laboriosa e brava in tutto: cuciva e stirava benissimo, qualunque lavoro faceva con perfezione, ma non voleva ricevere complimenti. Sr. Cherubina, una sorella thailandese venuta a Roma per un corso di formazione, aveva detto che, quando sr. M. Raffaelangela era da loro, non era stato più necessario comprare abiti, perché quelli che avevano, anche se mal ridotti, li aggiustava in modo perfetto da farli sembrare nuovi. Lei però non ha gradito questo complimento, anzi non solo non si è compiaciuta ma sembrava rattristata perché era stata riferita
questa bella cosa. Rientrata dalla Tailandia ha continuato a rendersi utile alla Comunità, senza fa pesare la sua malattia, fino al momento della resa nel quale la sua vita missionaria è diventata la sua preghiera e la sua sofferenza, offerta per la Chiesa, per le vocazioni sacerdotali e la salvezza delle anime. Gradualmente la sua malattia l’ha
spogliata di tutto, anche della comunicazione verbale con le sorelle. Si è spenta dolcemente così come aveva vissuto il 22 maggio scorso. Monastero del Santo Sepolcro delle Monache Clarisse Cappuccine Cagliari
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
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e storie fascinose dei reali, da qualunque parte vengano, hanno sempre attirato un folto pubblico, ma di solito corrono il rischio di avere la stessa vita dei loro protagonisti, una cometa splendente per un tempo limitato, quanto gliene concede la stampa, e poi lasciano il posto ai successori della dinastia. L'ultimo film con protagonista Nicole Kidman, del regista francese Olivier Dahan, non sfugge alla regola e compare negli orizzonti del cinema mondiali con una polemica prevista e forse anche complice di aver trattenuto l'attenzione sul film il necessario per incuriosire il pubblico che sapeva poco o voleva conferme riguardo alla storia (quanto sia vera non si sa, ed è da lì che parte la polemica) della bellissima Grace Kelly che sposando il principe Ranieri diventa principessa del principato di Monaco. Le vicende iniziano con una fine: quella delle riprese del suo ultimo film Alta società (1956) e seguono gli anni del fidanzamento, matrimonio e mantenimento sia con il principe che con il suo popolo. Il focus sulla protagonista si muove in un binario parallelo a quello delle vicende che smuovono Monaco a fine anni '50, in seguito alla dipendenza del principato dalla Francia di DeGaulle e la delicata situazione che l'attrice ebbe con i media nel momento in cui pensò di tornare sotto i riflettori per Hitchcock, che la voleva protagonista in Marnie (ruolo che alla fine andò alla Tippi Hedren di Uccelli). L'ora e mezzo di storia scorre inaspettatamente fluida e senza grossi buchi narrativi,
Nicole Kidman protagonista del film di Olivier Dahan
Grace di Monaco VALERIA USALA
e la caratterizzazione di una stella del secolo scorso in fondo rende giustizia all'idea regale che abita il nostro immaginario, complice la Kidman che presta mente e corpo ad un personaggio con il quale condivide una regalità a tratti imbarazzante. Come in moltissime pellicole di questo calibro, il polverone che si forma intorno al film rischia di annebbiare il film stesso, e di conseguenza rischia di influire in un giudizio che esula dal prodotto preso singolarmente. Volendo astrarre la storia di Grace (e qui il 'di Monaco' del titolo che ne indica un'appartenenza non natìa ma acquisita ha grande importanza) si può pensare al suo cammino come a quello di una donna che, semplicemente, sceglie. Vicenda vicina perciò anche a chi non diventa principessa. Le due doti ricevute, bellezza e talento attoriale, di certo la aiutano, ma la Grace Kelly del
film cerca di non essere mai né diventare un'eroina senza debolezze. La volontà di svelare un lato più fragile della sua vita privata e personale, in rapporto al marito e allo stesso principato della quale immagine sarà responsabile in seguito al matrimonio, è una scelta che aiuta la storia ad universalizzarsi, purtroppo non rischiando mai di arrivare troppo in alto. Ma in ogni caso le scelte, la difficoltà a prenderele e le conseguenze che ne derivano sono la chiave per raccontare una figura che dietro la patina da stella ha carne ed ossa come noi. E, cosa ancora più importante, la scelta che la principessa fa malgrado le apparenze risulta la più coraggiosa. In un mondo come quello di oggi dove il successo, la fama, l'adorazione e il sentirsi 'seguiti' dagli altri sembra essere l'unica cosa essenziale per sentirsi vivi, scegliere la famiglia, l'impegno politico e l'adozione
reciproca con il suo popolo è una scelta più o meno condivisibile, ma sicuramente degna di essere raccontata. Da parte della famiglia e del principato il tentativo è sembrato fallito, e anche la critica non è stata magnanima con il film, forse anche per l'attesa che esso ha creato e che faceva pensare alla biografia dell'anno (e in effetti aveva tutte le carte in regola per diventarlo). Manca di sicuro lo spessore tecnico che ad un film come questo serviva per guardare una storia, non banale ma già raccontata in altri modi nella storia del cinema, in modo non indimenticabile ma almeno originale. A parte il fascino innato della Kidman che pervade ogni scena, il resto è piuttosto opaco e debole, forse perchè l'intento iniziale si è un po' perso per strada,e le luci dei riflettori hanno finito per abbagliare anche gli addetti ai lavori. Nonostante ciò però il film non annoia e si lascia guardare, perchè le principesse in fondo non ci stancano mai. E così anche Grace, che dai riflettori cinematografici è passata a quelli meno forti ma comunque diffusivi della stampa (per motivi politici, di gossip e, in seguito alla morte, anche di cronaca) non è forse mai riuscita ad allontanarsi dal palcoscenico, che ha finito per diventare reale tanto quanto lei, in una realtà da favola come quella di una principessa, ma a tratti in salita come quella di qualunque altra donna nel mondo. Certo, al contrario di tanti altri, lei ha intrapreso la scalata con eleganza, quasi a mostrare che il perchè è importante, ma il come lo è altrettanto.
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Convegno del Clero. Mons. Sigalini ha guidato la riflessione sul cammino diocesano.
Dobbiamo essere veri missionari per portare Dio ad ogni uomo Mons. Miglio: “Un tema centrale è quello del laicato, un popolo consacrato con il Battesimo e la Cresima” ROBERTO COMPARETTI
100 TRA sacerdoti e religiosi hanno partecipato all’annuale convegno di fine anno pastorale, svoltosi nei giorni scorsi nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. “Unti per il popolo” il titolo scelto, a testimonianza della necessità di avere un clero diocesano al servizio delle comunità loro affidate. Due mattinate di lavoro con le relazioni di monsignor Arrigo Miglio, sul tema “Luoghi e momenti critici della pastorale diocesana a seguito delle “Indicazioni per il triennio” e degli “Orientamenti 2013/14”, e di monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, presidente della Commissione Episcopale per il laicato, che aveva come oggetto “Panorama degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana alla luce del Magistero pastorale di Papa
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Francesco e del sussidio “Invito a Firenze”. Nel corso della sua relazione monsignor Miglio ha posto l’accento sul cammino fatto dalla Chiesa di Cagliari in questi due anni, sulla scia degli orientamenti che il programma pastorale aveva tracciato. “Stiamo lavorando nella direzione giusta? Il tipo di comunità cristiana è quella che ci viene presentata dalla rivelazione del Nuovo Testamento, oppure stiamo lavorando verso una direzione che ci porta ad avere una comunità diversa?”, ha chiesto il presule ai sacerdoti presenti. Interrogativi che hanno animato anche il di-
battito al termine della prima giornata, con diversi sacerdoti che hanno posto alcune questioni importanti in vista del lavoro che attende il clero nel prossimo anno pastorale. A provocare i presenti la relazione di monsignor Sigalini che ha suddiviso il suo intervento in tre parti: gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo”, le sollecitazioni del magistero del Papa “gioiose e sferzanti”, come le ha definite il presule bresciano, e la preparazione al convegno di Firenze nel 2015, come conclusione del cammino quinquennale fatto dalla Chiesa
in Italia. Tra i diversi passaggi della relazione di monsignor Sigalini uno ha evidenziato il dover essere del sacerdote. “La gente – ha detto il vescovo di Palestrina – si aspetta da noi quanto ha detto il Papa: dobbiamo avere l’odore delle pecore, dobbiamo essere missionari, pronti a lasciare il gregge nel recinto per andare a cercare la pecorella smarrita”. Nella seconda giornata invece i lavori di gruppo, su quattro aree tematiche: l’iniziazione cristiana pre e post battesimale, oratori e pastorale giovanile, pastorale familiare e preparazione al matrimonio, religiosità e pietà popolare. Per oltre un’ora sacerdoti di foranie diverse si sono confrontati in maniera laboratoriale, per poi presentare il risultato in assemblea, prima delle conclusione dell’Arcivescovo. “Entro il mese di giugno – ha annunciato monsignor Miglio – è previsto l’incontro con i responsabili dei diversi uffici pastorali. Sarà un momento di confronto su quanto emerso nel corso del convegno mentre a settembre è previsto il convegno pastorale, con un approfondimento sul tema del laicato, di un popolo consacrato in virtù dell’unzione ricevuta attraverso i sacramenti del Battesimo e della Cresima”.
Pensare la pastorale alla luce dello Spirito
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A PARTE DEL convegno par-
ticolarmente apprezzata. I laboratori tematici che i circa 100 sacerdoti hanno svolto nel secondo giorno di convegno del clero sono risultati decisamente graditi ai presbiteri cagliaritani. Quattro gli ambiti di discussione nei gruppi. Nel primo, quello relativo all’iniziazione pre e post battesimale, è emerso come le diverse situazioni ambientali delle comunità meritano un approccio diverso tra una parrocchia urbana ed una delle zone interne. In particolare è stato evidenziato come le proposte spesso siano sganciate rispetto al contesto nel quale si trova una comunità cittadina rispetto ad una delle zone interne. Ad esempio, è stato sottolineato, nei paesi spesso mancano i bambini e la distanza non agevola la partecipazione alle attività a carattere diocesano, per cui bene venga il decentramento come accaduto di recente.
Nel gruppo impegnato sui temi della pastorale familiare e matrimoniale si è costatato come la preparazione al matrimonio porta a scoprire o anche a riscoprire la propria comunità di appartenenza. Per questo è necessario che ci sia una spinta verso l’accoglienza nei confronti di chi desidera avere contatti con la propria parrocchia. Questo – è stato detto – rappresenta un avamposto della Chiesa istituzione per l’evangelizzazione, un’occasione preziosa per i sacerdoti e per le loro comunità di porre delle basi per la riscoperta della fede. Perciò occorre andare oltre il tempo di preparazione per pensare a percorsi di accompagnamento alla vita di coppia, all’interno di un specifico cammino di fede. Nell’ambito dedicato ad oratori, pastorale giovanile e vocazionale è anche scaturita la possibilità di affiancare ai catechisti gli animatori di oratorio. Un intervento, quello oratoriale nel percorso catechetico, che do-
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brevi MINISTRANTI
Due campi scuola a Villaputzu Due campi scuola sono previsti nel mese di luglio per i ministranti provenienti dalle Parrocchie della Diocesi. il primo campo scuola sarà dal 9 al 12 luglio a Villaputzu, il secondo sempre a Vi l l a p u t z u dal 14 al 17 luglio. Per le iscrizioni contattare don Paolo Sanna, e-mail: donpi@tiscali.it oppure don Davide Curreli, email: friskis87@hotmail.it. AZIONE CATTOLICA
Incontro festa per i giovani Venerdì 20 a partire dalle 18 nei locali della parrocchia del SS. Salvatore di Selargius è in programma l’incontro – festa Giovani/ Giovanissimi di Azione Cattolica per la
chiusura dell’anno associativo. Il programma prevede alle 18 la proiezione della partita dei mondiali di calcio Italia - Costa Rica, alle 20 l’inizio delle attività, alle 20.15 il momento di preghiera e alle 21.30 la festa mangereccia. Per informazioni visitare la pagina facebook “Ac Giovani Cagliari”.
DOCENTI DI IRC
Corso di aggiornamento
Alcune idee scaturite dai laboratori tematici R. C:
IL PORTICO
Nei giorni 24, 25 e 30 giugno si svolgeranno nei locali del Seminario Arcivescovile di Cagliari i lavori del corso di aggiornamento 2014 per insegnanti di religione cattolica. Il corso riprende le li-
vrebbe partire fin dall’inizio, in modo che i ragazzi possano vivere quest’esperienza come qualcosa di familiare, e calata dall’alto nel post cresima, con la pretesa che venga vissuta in modo naturale. Un aspetto non trascurabile è quello relativo all’età dei catechisti così come alcune realtà associative, come Azione cattolica e Agesci, che portano avanti cammini verso i sacramenti, disgiunti rispetto alla catechesi parrocchiale: sarebbe bene è stato ribadito dal gruppo, armonizzare le cose. Ultimo aspetto, quello della reli-
giosità e pietà popolare. I partecipanti al gruppo hanno sostenuto che se la pietà popolare deve essere continuamente evangelizzata, essa può diventare strumento di evangelizzazione. Per cui è necessario proseguire nel cammino di incontro, tipico della pietà popolare, con il proposito di sfruttare meglio gli appuntamenti nelle diverse comunità che contrassegnano la religiosità popolare, al fine di valorizzare le attività della parrocchia, coinvolgendo, secondo determinate forme, anche i ragazzi del catechismo.
nee formative proposte dal Servizio Nazionale e avrà per tema “Il linguaggio religioso nell’IRC”. L’iniziativa di formazione è finalizzata ad approfondire il concetto di “linguaggio religioso” e la sua specificità all’interno dell’IRC, offrendo sia l’orizzonte teorico che la possibilità di coglierne la portata dal punto di vista didattico.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi IL 29 GIUGNO
Giornata per i diaconi e i ministri istituiti Domenica 29 giugno, a partire dalle ore 9.30, nella “Casa Sacra Famiglia” a Vallermosa, si terrà la giornata conclusiva dell’anno sociale dei membri della Comunità per il diaconato permanente e i ministeri istituiti. IL 29 GIUGNO
Solidarietà. La cooperativa “Il Sicomoro” si occupa dell’assistenza agli stranieri.
“Il Sicomoro”, accogliere i migranti per reagire alla “cultura dello scarto” Venti giovani, originari di vari paesi dell’Africa e dell’Asia, hanno trovato ospitalità dopo il naufragio dello scorso 12 maggio
Una Messa per la gente di mare La Capitaneria di Porto, l’Autorità Marittima di Cagliari, il Comitato Welfare della Gente di Mare e l’Associazione “Stella Maris”, promuovono la prima celebrazione Eucaristica per la Gente di Mare. In occasione della solennità di San Pietro Apostolo Patrono dei Pescatori e della gente di mare verrà celebrata una Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio. Domenica 29 Giugno alle 9 presso i locali della ex stazione marittima Molo Sanità. A seguire ci sarà una degustazione di pesci fritti del golfo di Cagliari offerta dai pescatori. Per informazioni contattare l’Apostolato del Mare (CEI), al molo Sanità di Cagliari. Diacono Piero Pia tel/fax 070667689 cell. 3405392915 e mail: stellamariscagliari@gmail.com.
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MARIA CHIARA CUGUSI
maggio, la cooperativa ‘Il Sicomoro’ accoglie una ventina di migranti nell’ambito della ‘emergenza Mare Nostrum’, con le navi della Marina militare italiana impegnate nel soccorso ai migranti che dalle coste libiche partono verso quelle siciliane. Venti ragazzi, età media 20 anni, originari del Marocco, Pakistan, Nigeria, Ciad, Ghana, Gambia, Mali e Sudan, arrivati due giorni dopo il naufragio del 12 maggio scorso (17 morti, oltre 200 dispersi), accolti in una struttura a Capoterra, gestita dalla cooperativa in collaborazione con la Caritas diocesana, attraverso il progetto ‘Accoglienza all’ombra del Sicomoro’. Un’accoglienza ‘parallela’ a quella offerta dallo SPRAR (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati), che vede coinvolte le Prefetture di tutta Italia, attraverso l’attivazione, nelle singole regioni, di una serie di ‘emergenze straordinarie’. «Abbiamo risposto
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ALLO SCORSO
a una richiesta di manifestazione di interesse da parte della Prefettura - spiega Stefania Russo, presidente della Cooperativa - . C’è una criticità di fondo, relativa all’impossibilità di avviare dei percorsi individualizzati in così breve tempo (la convenzione con la Prefettura di Cagliari scadrà formalmente il 30 giugno prossimo, con la possibilità di rinnovo successivo per altri 20 ospiti, ndr). Per il momento li stiamo accompagnando alla formulazione della richiesta d’asilo, attraverso un servizio di orientamento al territorio, in base a quanto definito nella convenzione. Cerchiamo di capi-
re qual è il loro eventuale progetto migratorio: tutti vogliono andare via dall’Italia, che vedono solo come punto di passaggio». Oltre al supporto burocratico, vitto e alloggio, i migranti ricevono assistenza sanitaria grazie allo Studio Medico Polispecialistico della Caritas diocesana, assistenza psicologica grazie al Centro d’ascolto Kepos e all’équipe della cooperativa, mediazione culturale, corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana; inoltre, si sta cercando di organizzare attività sportive in collaborazione con le parrocchie. Un’azione che, nonostante la precarietà e le difficoltà connesse, si
contraddistingue per «un ascolto e una presenza costante (quattro operatori presenti durante la giornata e un responsabile di alloggio 24 h su 24), un atteggiamento di condivisione, in piena linea con lo spirito Caritas - continua la Russo -. Cerchiamo di accompagnarli anche nella conoscenza del contesto locale». Un lavoro svolto grazie agli operatori e volontari della cooperativa, già impegnata da anni nel fenomeno migratorio. Un percorso già iniziato fin dal 2007, con l’accoglienza prima dei migranti provenienti dall’Algeria, e, poi, dei circa 40 richiedenti asilo nell’ambito della ‘Emergenza Nord Africa’ (ENA); inoltre, presto sarà aperta una comunità destinata a una decina di minori stranieri non accompagnati, grazie alla collaborazione con la Caritas diocesana. Senza dimenticare le attività di formazione sui temi correlati all’immigrazione, portate avanti grazie ai progetti nelle scuole, ai laboratori e alle ludoteche multi-etniche. «Si tratta di mettere a disposizione del territorio le nostre competenze su questi temi - continua la presidente -, in modo da promuovere formazione e sensibilizzazione, collaborando con le istituzioni locali. È necessario aiutare a comprendere che non si tratta di un’emergenza né di una situazione che ci deve cogliere di sorpresa, ma di un qualcosa che farà parte sempre più della nostra quotidianità e che dobbiamo essere in grado di gestire».
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DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Mercedari. Il Padre generale dell’Ordine ha visitato la comunità di N.S. di Bonaria.
Famiglie, giovani e catechesi: Bonaria al servizio del Vangelo Padre Giovannino Tolu: “La visita di P. Ordoñe è stata un bel momento di fraternità. Ognuno di noi ha potuto presentare il lavoro pastorale che porta avanti” MATTEO PIANO
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OMENICA 8 GIUGNO è stata una giornata di grande gioia e felicità per la fraternita Mercedaria di Nostra Signora di Bonaria. Infatti la comunità del Santuario ha ricevuto la visita del Padre Generale dell’Ordine, l’argentino Pablo Bernardo Ordoñe, in occasione della “visita canonica” che il Padre Generale è tenuto a compiere durante il suo “sessennio”, ossia il mandato di governo. Padre Ordoñe, accompagnato dal segretario di visita P. Damaso Masabo, ha avuto modo di passare un week-end di fraternità con la comunità e di raccogliere le impressioni dei confratelli. Tra i momenti più importanti della visita c’è stata la Santa Messa parrocchiale celebrata alle ore 10 in una basilica gremita di fedeli. Subito dopo la messa, nel teatro parrocchiale, Padre Ordoñe ha ricevuto un omaggio canoro e un saluto a nome di tutte le realtà parrocchiali, in particolar modo da parte del gruppo delle famiglie. Durante il pomeriggio, nei locali
I giovani dell’oratorio dei mercedari con il Padre Generale.
dell’oratorio si è tenuto un incontro con il Movimento Giovanile Mercedario. Proprio l’oratorio, frequentato da numerosi ragazzi, si può considerare uno dei punti di forza della parrocchia. Infatti sono più di 200 i ragazzi e le ragazze, che sia d’inverno che d’estate, si ritrovano a svolgere le attività proposte. Virginia, studentessa al liceo classico Dettori, fa parte del Movimento, ed è rimasta particolarmente colpita dall’esperienza di un sacerdote africano venuto in visita insieme al Padre Generale, che ha raccontato le vicende del suo paese segnato dalla violenza e dalla sofferenza: «Mi ha fatto riflettere molto sui doni che abbiamo e che non ovunque sono scontati, come la vita, la pace, i parenti che ci vogliono
bene ... e come si possa andare avanti anche dopo che nella vita succedono delle disgrazie difficili da superare». Guglielmina, anche lei studentessa liceale, ha voluto sottolineare ugualmente la testimonianza della realtà africana: «Oggi,come spesso capita,molti ragazzi dopo che avvengono fatti negativi e tristi perdono la fede,mentre questo prete ha passato momenti peggiori di questi ragazzi e ha comunque continuato a credere, e forse è anche merito della fede che lui è riuscito ad andare avanti. Secondo me se una persona crede,riesce a superare qualsiasi problema, per me è così e ne faccio spesso esperienza». L’obiettivo dell’oratorio rimane quello di avvicinare i giovani al
cammino della fede, tramite il gioco e il divertimento, senza però tralasciare momenti di preghiera e riflessione. L’oratorio diventa una palestra di vita, dove i giovani imparano ad amare il prossimo mettendo a servizio i propri doni e le proprie potenzialità. Inoltre le attività sono guidate da un team di giovani animatori, di età compresa tra i 16 e i 39 anni, che prestano il loro servizio all’interno dell’oratorio, vivendo così un importante percorso di formazione umana e spirituale. Padre Giovannino Tolu, parroco di Nostra Signora di Bonaria, nonché predecessore di P. Ordoñe, è contento e soddisfatto della visita: “È stato un bel momento di fraternità dal momento che il Padre Generale ha avuto modo di incontrare e visitare la nostra comunità. Tra i momenti più salienti certamente posso annoverare l’incontro fra noi religiosi, come comunità del santuario. Ognuno di noi ha avuto modo di esprimere le proprie gioie, le speranze e le difficoltà sia come parrocchia che come santuario.” Padre Tolu conosce bene l’importanza della figura del Padre Generale: “Essenzialmente è una figura morale, perché secondo lo spirito delle Costituzioni è il confratello scelto da tutte le comunità del mondo per essere da animatore. Incarna il carisma del fondatore San Pietro Nolasco e deve dare l’impulso e il coraggio a tutte le comunità. Il nostro obiettivo rimane quello di aiutare coloro che incontrano difficoltà nel proprio percorso di fede cattolica”.
IL PORTICO
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brevi POZZO DI SICHAR
Esercizi spirituali per il clero Dal 30 giugno al 4 luglio nel centro di spiritualità “Pozzo di Sichar” padre Francesco Maceri, sj, terrà gli esercizi spirituali per il clero sul t e m a “Chiamati alla comunione del Figlio suo”. Per informazioni contattare Emilia Cara al numero 070/650880.
PASTORALE FAMILIARE
Corso in Scienze del Matrimonio L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Il corso partirà ad ottobre mentre le iscrizioni inizieranno il 22 s ettembre nella sede dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Cagliari. la durata del corso è biennale, per tre ore di corso alla settimana e un totale di 200 ore, suddivise in due semestri. Per informazioni contattare l’Istituto di Scienze religiose il mercoledì dalle 18,25 alle 20,50.
VILLA TECLA
In onda su Radio Kalaritana !
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Per donare beni di prima necessità chiamare Andrea 392 43 94 684 • Aldo 333 12 85 186 Cosa donare? % Per esempio: pasta, olio, pelati, formaggi, carne, tonno in scatola, legumi in scatola, biscotti, caffé, KKKL,(#*.(-,(M7*(#*L*.$ zucchero, sale, merendine, riso, omogeneizzati e alimenti per l’infanzia etc. Ma anche dentifricio, sapone, docciaschiuma, sapone di marsiglia etc. per offerte IBAN IT70 Z033 5901 6001 0000 0070 158 C/C POSTALE 001012088967 (Causale: Mensa Caritas) www.caritascagliari.it !"#$%&"'$()*%+)(%)#),-."/%-$#0$1%"2."1%-)2$0.1%3"(,$44.1%5$(')1%0"''"%.'% #5$0"2$1%2)46,.%.'%#5$0"2$1%7.#5"00.1%5$3381%9655:)("1%#$2)1%,)()'&.')1%(.#"1% ","4)').99$0.%)%$2.,)'0.%-)(%2;.'3$'9.$%)05<% =$%$'5:)%&)'0.3(.5."1%#$-"')1%&"55.$%#5:.6,$1%#$-"')%&.%,$(#.42.$%)05
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Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 /12.15 Zoom - Dentro la notizia Dal lunedì al venerdì 11.30 / 17.30 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì alle 21.10 circa Lampada ai miei passi (16 – 22 giugno) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Carlo Rotondo Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 Vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00
Corso di esercizi spirituali A conclusione degli incontri di formazione cristiana e di spiritualità sulla esortazione apostolica del Santo Padre Francesco “Evangelii Gaudium”, dal 26 28 giugno, monsignor Tore Ruggiu, vicario episcopale per la vita consacrata, predicherà un corso di
esercizi spirituali aperti a laici e religiose. Le meditazioni prenderanno spunto dal V capitolo della esortazione di Papa Francesco “ Evangelizzatori con spirito”. Il corso è a carattere residenziale, ma aperto anche a coloro che intendono partecipare alle sole meditazioni e celebrazioni. Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi a Villa Tecla chiamando il numero tel. 070.890707.
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IL PORTICO DELLE IDEE
IL PORTICO
brevi APPUNTAMENTI
Estate al monastero di San Pietro di Sorres Molto ricco il programma che il monastero di San Pietro di Sorres offre per l'estate 2014: esercizi spirituali per laici, diaconi, religiose e religiosi, settimane bibliche, l'appuntamento con Chiesa e Musica, il Corso di Iconografia, il corso per Organisti e Ora et laboratorio. Per informazioni inviare una e-mail a spsorres@tiscali.it, oppure chiamare il numero 079/824001, o ancora visitare il sito www.sanpietrodisorres.net.
Bioetica. Diverse sentenze della Magistratura stanno scardinando la Legge 40.
Il fragile valore della vita umana oggi è sempre più minacciato La recente sentenza della Corte Costituzionale ha riaperto il complesso dibattito sulla realtà della fecondazione assistita
PER I GIOVANI
Due appuntamenti estivi a Cuglieri Il Centro di Spiritualità Giovani di Cuglieri ospiterà due appuntamenti per i ragazzi. Il primo dal 27 al 31 luglio quando è prevista una Lectio Divina per giovani, guidata da monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero, destinata ai ra-
gazzi dai 19 ai 30 anni. Il secondo invece si svolgerà dal 27 al 30 agosto ed è destinato ai responsabili e agli operatori di pastorale giovanile nelle Diocesi, nelle parrocchie, nei gruppi, nei movimenti e nelle associazioni. Questo appuntamento verrà trasmesso in diretta via radio da Radio Kalaritana e Radio Planargia. Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito www.csg-cuglieri.org, oppure è possibile inviare una mail a: info@csg-cuglieri.it.
MARIA STELLA LEONE
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A LEGGE 40/2004( “Norme
in materia di Procrezione Medicalmente Assistita”) è stata un passo necessario per evitare l’anarchia di un vuoto legislativo, ma inevitabilmente è stata l’ingresso, per l’Italia, in un campo minato, quale è da sempre tutta la discussione giuridica e bioetica su Vita, Genitorialità, Diritti. A dieci anni dall’approvazione, e nonostante la conferma con lo strumento democratico del Referendum, la Legge 40 ha subito “smantellamenti” a suon di sentenze, ovvero atti di forza da parte di giudici che sentenziano che i vari articoli non sono equi, in quanto una minoranza della popolazione, quella più frustrata dall’infertilità nonché quella omosessuale,non ne trae vantaggi. La Legge 40, con paurosi balzi tra una mina e l’altra, ha istituito alcuni punti fermi nell’uso delle tecniche di PMA, stabilendo chi ha diritto ad accedere a tali metodiche( non curative dell’inferti-
lità), e quanto è lecito spingersi nelle stimolazioni ormonali per tutelare la salute della donna, oltre che quanto “è lecito”rischiare nel numero di perdite di embrioni( che con la PMA sono praticamente inevitabili). Come molte leggi dello Stato, la sua reale applicazione non è oggetto di controllo, per cui le coppie che accedono alla PMA difficilmente sono informate a dovere sui risvolti bioetici, i rischi per gli embrioni( solo uno su dieci sopravvive fino alla nascita, per non parlare di altri rischi che corrono questi piccoli esseri umani in termini di percentuali di malformazione, basso peso, cancro, etc). Inoltre, la Legge 40 ha il merito di stabilire al-
cuni diritti del nascituro, come la necessità di genitori viventi al momento della PMA, e tuttavia il concepito resta imprigionato all’interno di un paradosso: così tanto desiderato rischia, nella stessa legge, di essere scartato semplicemente per esubero, appellandosi alla Legge 194/78 che consente un infame aborto, definito “terapeutico”. A Cagliari la PMA è considerata da molte coppie che sono entrate nella sofferta e spasmodica ricerca della felicità, e che sono sinceramente, tenacemente convinte che questo percorso generi Vita. Salvo poi sentirsi proporre di eliminare uno degli embrioni prodotti, aumentando la percentuale di so-
DOMENICANI
Quarta settimana delle Famiglie Dal 1 al 5 agosto il Movimento Domenicano delle Famiglie ha organizzato la Quarta settimana domenicana delle Famiglie nei locali del Convento di Cagliari. Il tema sarà “La carne come cardine della storia della salvezza”. Il programma prevede venerdì 1 agosto alle 10.30 la relazione di sr. Therese Boillat, op, sul tema “San Domenico e la sfida dei catari: dualismo o unità di spirito e corpo”. Sabato 2 agosto alle 18 i coniugi Ilaria Delicati e Francesco Maiorca parleranno del tema “Dall’attrazione erotica al compimento dell’eros: l’agape”. Domenica 3 agosto alle 10.30 i coniugi Sonia Cannas e Stefano Galletta proporranno il tema “Uno sposo e un padre in carne e ossa”. Lunedì 4 agosto alle 10.30 Luisa Mura e Stefano Fadda interverranno sul tema “Amare nella libertà: etica del corpo”. Infine martedì 5 agosto padre Christian Steiner proporrà il tema “Confusione dei ruoli familiari o centralità coniugale?”. Per informazioni ed iscrizioni famiglieop@gmail.com, oppure 3337468785.
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Don Luigi - Napoli
Insieme. Insieme ai poveri. Insieme ai dimenticati. Insieme alle vittime della camorra. Insieme ai detenuti. Insieme ai malati. Insieme agli anziani soli.
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pravvivenza degli altri figli, e ottenere per l’illustre ed encomiato dottoreuna casistica migliore. Recentemente, la Corte Costituzionale ha dichiarato illecito vietare la fecondazione eterologa, come stabilisce la Legge 40. Perché negare il”diritto del figlio”ad una coppia che non ottiene gravidanze con i propri gameti, queste persone vivono una croce pesante, l’eterologa non è adulterio, vorrebbero “solo “una gravidanza. Anzi, dato che con l’eterologa non sarebbero esattamente dei genitori genetici, anche questa è “adozione”, quindi è una cosa bella! Ma l’adozione non è la stessa cosa: come spiega l’On. Carlo Casini, Presidente del Movimento Per la Vita Italiano: “L’adozione è un rimedio ad un male: l’abbandono di un minore da parte dei genitori genetici, e non è uno strumento per soddisfare un diritto degli adulti, ma un modo per soddisfare il diritto del minore alla famiglia. Il “meglio”per il fanciullo sarebbe di non essere abbandonato. Nel caso dell’eterologa, al contrario, l’abbandono del figlio viene istituzionalizzato e incoraggiato: si genera deliberatamente per abbandonare. Nella sostanza, di tale Legge resta in piedi il baluardo dell’art. 1, che riconosce il concepito come soggetto titolare di diritti sullo stesso piano delle altre persone coinvolte”. Beh, sulla carta, e comunque finchè non arriverà la prossima sentenza!
IL PORTICO DELL’ANIMA
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Pastorale. Una riflessione sull’omelia a partire dall’Evangelii gaudium di Papa Francesco.
Una “buona omelia” è il frutto di uno sforzo reciproco d’amore MARCELLO LOI
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flessione di fronte al dolore umano e al suo mistero, si inizia una lunga discussione tra i quattro. Prende la parola Giobbe per dire male della vita e del giorno di disgrazia. I tre amici, Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà, interverranno cercando di motivare, giustificare, accusare, correggere Giobbe attraverso argomentazioni antropologiche e teologiche. Ognuno col proprio schema mentale, con la propria religiosità, con la sapienza data dall’età, con la sensibilità propria. Nel leggere i loro discorsi sembra di trovarsi in prossimità di un tavolino, intorno al quale alcuni discutono di un problema e cercano di convincere gli altri del proprio pensiero. Oppure sembra di assistere ad una gara poetica durante la quale il tema proposto è la sofferenza. Elifaz è probabilmente il più vecchio d’età e mostra di essere saggio. Ha uno sguardo severo e forgiato da una concezione apologetica di
Dio. Questi ha sempre ragione, mentre l’uomo soffre per eventuali sue colpe. Elifaz non è fondamentalista né intransigente, ma l’età gli ha insegnato a porre giuste domande ‘Può l’uomo essere più retto di Dio o il mortale più puro del suo Creatore?’ (4,17). Bildad è un uomo equilibrato, che argomenta la propria posizione sulla base di convinzioni personali e dell’esperienza di vita: ‘Dio non rigetta l’uomo integro… Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso’ (8,20-21). In ultima analisi, Sofar è figura del giovane impulsivo e rivoluzionario. Ciò che conta non è avere o non avere sofferenze, ma porsi di fronte a Dio come unico che può dare vita e rendere la gioia di un tempo. Tuttavia, i tre amici non riescono a scardinare la certezza di Giobbe di essere sempre stato giusto.
IVIAMO NELLA civiltà del-
l’immagine, siamo abituati a percepire la realtà più con gli che con le orecchie. I giovani amano avere tutto e subito e anche gli adulti pian piano si abituano ad apprendere informazioni a una velocità che solo qualche anno fa era impensabile. Il tempo di un click è sufficiente per andare in capo al mondo. Chi ha più la pazienza di ascoltare a lungo un altro che parla, che espone il suo pensiero? Siamo tutti disposti all’ascolto a patto che chi parla sia breve, conciso, giunga velocemente al dunque ed esponga il messaggio in modo chiaro e sia capace di catturare l’attenzione. Le ricerche in ambito socio pedagogico dicono che l’attenzione dell’ascoltatore cala dopo circa sette minuti. Come la mettiamo con l’omelia nella celebrazione della Messa? Anche il Papa, nella sua prima lettera apostolica tratta l’argomento con toni molto forti e meticolosi perché, scrive: «molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie» (EG 135). Già dal tempo degli studi teologici, il presbitero sa che dovrà fare i conti con il ministero della Parola e il giorno dopo l’ordinazione, senza mai averlo sperimentato prima, verrà catapultato all’ambone per predicare. Fino a quel momento, come tutti aveva ascoltato altri. D’altra parte l’assemblea non ne sa nulla, sa solo che quel giovane è un prete e per definizione è un omileta. Ogni prete sa quanto sia complesso l’atto della predica-
zione e in modo particolare l’omelia nell’azione liturgica. Il Papa, nella Evangelii Gaudium trova l’ambito più ampio dentro il quale poter comprendere i punti di forza e di debolezza della sequenza rituale dell’omelia nell’ambito della liturgia della Parola: la Chiesa Madre. Prenderne coscienza aiuta l’omileta e l’assemblea a cui egli si rivolge a trovare una giusta relazione senza che l’uno pretenda o attenda dall’altro ciò che non può e non deve dare. Così afferma il Papa: «la Chiesa è madre e predica al popolo come una madre che parla a suo figlio, sapendo che il figlio ha fiducia che tutto quanto gli viene insegnato sarà per il suo bene perché sa di essere amato. Inoltre, la buona madre sa riconoscere tutto ciò che Dio ha seminato in suo figlio, ascolta le sue preoccupazioni e apprende da lui. Lo spirito d’amore che regna in una famiglia guida tanto la madre come il figlio nei loro dialoghi, dove si insegna e si apprende, si corregge e si apprezzano le cose buone; così accade
PERSONAGGI DELLA BIBBIA
I tre amici di Giobbe di MICHELE ANTONIO CORONA
libri sapienziali della bibbia greca-cristiana si aprono con il libro di Giobbe, a differenza di quella ebraica che ha i Salmi. Giobbe è descritto attraverso tre capitoli in prosa e 39 in poesia. Della sua vicenda si conosce solo ciò che si racconta in prosa, mentre la lunga ed interessante trama della poesia è generalmente non conosciuta. Giobbe è raffigurato come un uomo sapiente e molto ligio alle pratiche di purificazione culturale. Inoltre, le disgrazie e gli eventi che lo provano non riescono in alcun modo ad indurlo nella ‘maldicenza’ nei confronti di Dio. È un uomo che sa tenere ben fermo il ‘timone della lingua’ e che evita in
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anche nell’omelia. […] Questo ambito materno-ecclesiale in cui si sviluppa il dialogo del Signore con il suo popolo si deve favorire e coltivare mediante la vicinanza cordiale del predicatore, il calore del suo tono di voce, la mansuetudine dello stile delle sue frasi, la gioia dei suoi gesti. Anche nei casi in cui l’omelia risulti un po’ noiosa, se si percepisce questo spirito materno-ecclesiale, sarà sempre feconda, come i noiosi consigli di una madre danno frutto col tempo nel cuore dei figli» (EG 139). L’atto omiletico è qui descritto come il dialogo tra una madre e un figlio. Se l’atmosfera è quella della “casa paterna e materna”e non quella dell’aula universitaria o del tribunale, anche le povertà e le fragilità dei familiari sono accettate e accolte. L’omileta non avrà l’atteggiamento del professore né del giudice e si impegnerà per porgere il messaggio nel modo più interessante possibile e l’assemblea sarà capace di comprendere le sue eventuali debolezze e fragilità, perché egli è solo uno strumento
povero nelle mani di Dio. Quali potrebbero essere le cause che impediscono il dialogo tra Dio e il suo popolo? Si può ridurre il problema alla mediocre o scarsa attitudine retorica del predicatore? L’errore più grave che si possa commettere affrontando questo tema è quello di trattarlo a prescindere dalla sua complessità. Non si può giudicare l’omelia avulsa dal contesto liturgico suo proprio, cioè non si può giudicare l’omelia in se ma solo se considerata come parte dell’azione liturgica nella quale parole e gesti si intrecciano producendo un linguaggio che supera quello parlato. Non si può valutare la qualità di un’omelia senza considerare la liturgia nella quale viene proposta, la tipologia dell’ assemblea, lo spazio celebrativo, l’impianto audio, la cura dei gesti e del linguaggio, i canti, l’ars celebrandi di chi presiede, ecc. Un fattore che insieme agli altri fa si che l’omelia raggiunga il suo scopo è la capacità di ascolto dell’assemblea. Il dialogo fra Dio e il suo popolo si concretizza nello spezzare la Parola da parte del ministro e nello «stare» ad ascoltare dei fedeli. È in gioco e l’umanità dei fedeli e l’umanità del sacerdote, entrambe consapevoli della loro povertà e del loro peccato. Se da una parte «Un predicatore è un contemplativo della Parola ed anche un contemplativo del popolo» (EG 54), dall’altra anche il popolo, corpo di Cristo, ascolterà di più e meglio se aperto alla contemplazione del Cristo capo nell’omileta. Un Omelia “ben fatta” è il risultato di un continuo sforzo di amore e di ascolto reciproco.
qualsiasi modo di rendersi inviso agli uomini e a Dio. In poche parole, è il prototipo del fedele, del tipico uomo credente semitico. Alle sue vicende partecipano tre uomini, i quali si presentano a lui nel momento più basso della sua condizione umana: ‘Alzarono gli occhi da lontano, ma non lo riconobbero. Levarono la loro voce e si misero a piangere. Ognuno si stracciò il mantello e lanciò polvere verso il cielo sul proprio capo. poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti. Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore’ (2,12-13). Dopo questo periodo simbolico di silenzio e di ri-
IL PORTICO
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detto tra noi La triste piaga dei bambini scomparsi di D. TORE RUGGIU
Un fenomeno, questo, raccapricciante e molto spesso taciuto o non sufficientemente denunciato dai mezzi di comunicazione sociale. Dal 1983 in tutto il mondo si celebra la giornata internazionale dei bambini scoparsi. Si calcola che ogni anno, nel mondo, scompaiano almeno 8 milioni di bambini (22.000 al giorno). Anche in Italia spariscono persone di ogni età ogni anno. Nel 2013 sono svanite nel nulla oltre 3.000 persone. Dietro c’è qualche maniaco sessuale ma anche adozioni illegali, specie nei Paesi poveri e altre motivazioni che fanno del traffico di bambini un fenomeno di inaudita gravità, quanto e più del traffico di prostitute, di droga, di armi e di danaro sporco. Anche per questo fenomeno si è levata forte la voce di Papa Francesco: “con i bambini non si scherza”. Tutto ha origine nella assenza culturale del rispetto alla vita dal concepimento alla morte naturale. Poi, in mezzo, si sviluppano questi e altri fenomeni che coinvolgono gli innocenti, financo ad arrivare alla pedofilia e allo sfruttamento dei minori in tutti i sensi. Gesù ha sempre difeso i bambini: “lasciate che i pargoli vengano a me”. E ha indicato nel bambino la via della salvezza: “se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. E le parole più dure Gesù le ha pronunciate contro coloro che scandalizzano i piccoli: “sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”. Mamma mia! Altro che scherzare! Dunque: da che parte stiamo? Dalla parte degli 8 milioni di bambini che scompaiono ogni anno? Dalla parte di un incalcolabile numero di bambini ai quali viene impedito di venire in questo mondo con la sciagura criminosa e omicida dell’aborto? Oppure ci siano abituati? O addirittura abbiamo pensato, come per l’aborto, che si tratti di una conquista sociale? Altro che conquiste sociali e progresso! Questo manifesta un degrado morale che rende l’uomo peggiore delle bestie le quali difendono con amore le proprie creature fino a renderle indipendenti. Si tratta, quindi, di schierarsi sempre e comunque con persone indifese. Non possiamo più tollerare che continui nel presente la strage degli innocenti comandata da quello sciagurato e crudele Nerone il grande. Non dimentichiamolo mai: la vita è un dono di Dio, quindi è sacra. Solo lui può darla e riprenderla quando e come vuole. L’uomo deve solo mettersi in ginocchio davanti ad ogni bambino nato e davanti ad una mamma che lo custodisce nel suo grembo.
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Papa Francesco. L’incontro a S. Maria in Trastevere con la Comunità di S. Egidio.
Lasciarsi conquistare dal Vangelo per condividerlo con i fratelli uesta antica basilica è diventata luogo di preghiera quotidiana per tanti romani e pellegrini. Pregare nel centro della città non vuol dire dimenticare le periferie umane e urbane. Significa ascoltare e accogliere qui il Vangelo dell’amore per andare incontro ai fratelli e alle sorelle nelle periferie della città e del mondo! Ogni chiesa, ogni comunità è chiamata a questo nella vita convulsa e a volte confusa della città. Tutto comincia con la preghiera. La preghiera preserva l’uomo anonimo della città da tentazioni che possono essere anche le nostre: il protagonismo per cui tutto gira attorno a sé, l’indifferenza, il vittimismo. La preghiera è la prima opera della vostra Comunità, e consiste nell’ascoltare la Parola di Dio – questo pane, il pane che ci dà forza, che ci fa andare avanti – ma anche nel volgere gli occhi a Lui, come in questa basilica: «Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire», dice il Salmo (34,6). Chi guarda il Signore, vede gli altri. Anche voi avete imparato a vedere gli altri, in particolare i più poveri; e vi auguro di vivere quello che ha detto il Prof. Riccardi, che tra voi si confonde chi aiuta e chi è aiutato. Un’attenzione che lentamente cessa di essere attenzione per diventare incontro, abbraccio: si confonde chi aiuta e chi è aiutato. Chi è il protagonista? Tutti e due, o, per meglio dire,
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Papa Francesco riceve il saluto di Andrea Riccardi, fondatore di S. Egidio.
l’abbraccio. Nei poveri è presente Gesù, il quale si identifica con loro. San Giovanni Crisostomo scrive: «Il Signore si accosta a te in atteggiamento da indigente...» (In Matthaeum Homil. LXVI, 3: PG 58, 629). Siete e rimanete una Comunità con i poveri. Vedo tra voi anche molti anziani. Sono contento che siate loro amici e vicini. Il trattamento degli anziani, come quello dei bambini, è un indicatore per vedere la qualità di una società. [...] Un mio amico mi faceva una domanda, tempo fa: perché io non parlo dell’Europa. Io gli ho fatto una trappola, gli ho detto: “Lei ha sentito quando ho parlato dell’Asia?”, e si è accorto che era una trappola! Oggi parlo dell’Europa. L’Europa è stanca. Dobbiamo aiutarla a ringiovanire, a trovare le sue radici. E’ vero: ha rinnegato le sue radici. E’ vero. Ma dobbiamo
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aiutarla a ritrovarle. Dai poveri e dagli anziani si inizia a cambiare la società. Gesù dice di sé stesso: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo» (Mt 21,42). Anche i poveri sono in qualche modo “pietra d’angolo” per la costruzione della società. Oggi purtroppo un’economia speculativa li rende sempre più poveri, privandoli dell’essenziale, come la casa e il lavoro. E’ inaccettabile! Chi vive la solidarietà non lo accetta e agisce. E questa parola “solidarietà” tanti vogliono toglierla dal dizionario, perché a una certa cultura sembra una parolaccia. No! E’ una parola cristiana, la solidarietà! E per questo siete famiglia dei senza casa, amici delle persone con disabilità, che esprimono – se amati – tanta umanità. Vedo qui inoltre molti “nuovi europei”, migranti giunti dopo viaggi dolorosi e rischiosi.
La Comunità li accoglie con premura e mostra che lo straniero è un nostro fratello da conoscere e da aiutare. E questo ci ringiovanisce. Da qui, da Santa Maria in Trastevere, rivolgo il mio saluto a quanti partecipano alla vostra comunità in altri Paesi del mondo. Incoraggio anche loro ad essere amici di Dio, dei poveri e della pace: chi vive così troverà benedizione nella vita e sarà benedizione per gli altri. In alcuni Paesi che soffrono per la guerra, voi cercate di tenere viva la speranza della pace. Lavorare per la pace non dà risultati rapidi, ma è un’opera da artigiani pazienti, che cercano quel che unisce e mettono da parte quel che divide, come diceva san Giovanni XXIII. Occorre più preghiera e più dialogo: questo è necessario. Il mondo soffoca senza dialogo. Ma il dialogo è possibile soltanto a partire dalla propria identità. Io non posso fare finta di avere un’altra identità per dialogare. No, non si può dialogare così. Io sono con questa identità, ma dialogo, perché sono persona, perché sono uomo, sono donna e l’uomo e la donna hanno questa possibilità di dialogare senza negoziare la propria identità. Il mondo soffoca senza dialogo: per questo anche voi date il vostro contributo per promuovere l’amicizia tra le religioni. Andate avanti su questa strada: preghiera, poveri e pace.
NOMINE NEL CLERO
La Conferenza Episcopale Sarda ha nominato mons. Giovanni (Gianni) Sanna direttore spirituale del Pontificio Seminario Regionale della Sardegna, a decorrere dal 1 settembre 2014. Monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, comunica le seguenti nomine: Mons. Ottavio Utzeri è nominato cancelliere arcivescovile e inizierà il proprio servizio dal 1 luglio 2014. Don Ferdinando Loddo è nominato direttore dell’Archivio Diocesano e inizierà il proprio servizio dal 1 luglio 2014. Don Michele Fadda è nominato rettore del Seminario Arcivescovile e direttore dell’Ufficio per la pastorale vocazionale, e inizierà il proprio servizio dal 1 settembre 2014. Don Davide Curreli è nominato vice rettore del Seminario arcivescovile e vice direttore dell’Ufficio per la pastorale vocazionale, e inizierà il proprio servizio dal 1 settembre 2014. Don Marco Orrù è nominato economo diocesano e vicario episcopale per i problemi amministrativi, e inizierà il proprio servizio dal 1 settembre 2014. Don Orrù continuerà a dirigere anche l’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. Don Paolo Sanna è nominato parroco di San Pietro Apostolo in Assemini a partire dal 1 settembre 2014. Don Marcello Lanero è nominato parroco di Sant’Ambrogio in Monserrato a partire dal 1 agosto 2014. Don Giulio Madeddu è nominato canonico effettivo del Capitolo Metropolitano.
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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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