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DOMENICA 29 GIUGNO 2014 A N N O X I N . 26

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Costruire la speranza ROBERTO PIREDDA

ono migliaia ma quasi nessuno ne parla. Si tratta della marea di ragazzi e ragazze che, con la guida dei loro sacerdoti e animatori, in questi giorni stanno vivendo la grande esperienza dell’oratorio estivo. Per chi, quando pretende di parlare di “cose di Chiesa”, sa scrivere solo di gossip da quattro soldi, tutto questo non fa notizia. Non importa. Chi passa anche solo accanto ad uno dei nostri oratori, in questi giorni può vedere tanti genitori che accompagnano i loro bambini, gli animatori già pronti per accoglierli e far loro trascorrere delle giornate piene di attività preparate con cura nelle settimane precedenti. Momenti di preghiera e catechesi si alternano a giochi e canzoni, per realizzare una grande esperienza educativa. L’estate ragazzi educa al bello, al vero, al buono, perché riesce a parlare le tre “lingue” che Papa Francesco ci ha indicato: «la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani» (Discorso al mondo della Scuola italiana, 10 maggio 2014). Ogni anno poi viene proposto un tema preciso e denso di contenuti; e questi messaggi viaggiano attraverso le attività svolte, facendo così crescere “dentro” i ragazzi e le ragazze. Ciò che si realizza nell’attività estiva rappresenta una formidabile esperienza di Chiesa attraverso la via della carità educativa. San Giovanni Bosco scriveva così: «Gesù Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro della famigliarità. Il maestro vi-

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sto solo in cattedra è maestro e non più, ma, se va in ricreazione coi giovani, diventa come fratello. Se uno è visto solo predicare dal pulpito, si dirà che fa né più né meno del proprio dovere; ma se dice una parola in ricreazione, è la parola di uno che ama. Quante conversioni non cagionarono alcune sue parole fatte risuonare all'improvviso all'orecchio di un giovane nel mentre che si divertiva […] Se ci sarà questo vero amore non si cercherà altro che la gloria di Dio e la salute delle anime» (Lettera da Roma, 10 maggio 1884). Gli oratori sono luoghi dove i ragazzi possono vivere l’accoglienza e l’incontro tra loro e con figure di adulti testimoni, sacerdoti e laici, e ricevere la proposta cristiana attraverso una via esperienziale. Pur non essendo certamente una strada facile e dal successo garantito, l’oratorio estivo può essere un’occasione dove la fede non rimane un’esperienza parallela al vivere umano, ma che passa attraverso di esso. Ciò che rende una vera esperienza cristiana l’estate ragazzi non è semplicemente il singolo momento di preghiera o di celebrazione, ma l’armonia di questi con l’intera realtà. I ragazzi possono allora vedere cosa significa integrare fede e vita. Davvero qui si può sperimentare come «Cristo può essere accolto, se è presentato come evento salvifico presente nelle vicende quotidiane degli uomini» (Conferenza Episcopale Italiana, Il Rinnovamento della catechesi, n. 55). Un altro aspetto da far notare è che la gran parte degli animatori sono degli adolescenti. Si tratta proprio degli appartenenti a quella

categoria che con troppa facilità viene descritta come “apatica” e “priva di valori”; ma essi, quando vengono chiamati a mettersi in gioco per qualcosa di grande che muove il loro cuore, non si tirano indietro e, anzi, sono capaci di fare cose importanti. Non sono diversi dagli altri o degli eroi, sono gli stessi ragazzi e ragazze che fino a qualche giorno fa tribolavano magari per recuperare un’insufficienza in greco o in matematica, e che, appena chiusi i libri – meglio se con “zerodebiti” – si sono buttati in questa avventura al servizio dei più piccoli. Se è vero che viviamo una stagione segnata dall’emergenza educativa, per usare le parole di Benedetto XVI, sono proprio i tanti giovanissimi animatori a indicare la possibilità di un cambiamento di rotta. Al “nulla educativo” che sembra imperare, loro rispondono con la libertà di servire con gratuità. Il cuore dei giovani non è né meglio, né peggio di quello di altri tempi; semplicemente domanda adulti capaci di non disprezzare il seme di bene e di unicità che c’è in ciascuno di loro, anche quando non è ancora venuto fuori e serve un po’ di pazienza per attenderlo. Come ha detto di recente il Cardinale Scola, parlando agli animatori di Milano, l’oratorio estivo è «uno dei fatti ecclesiali più importanti di tutta la via della nostra Chiesa ed è uno dei fatti sociali e civili più decisivi per far rinascere questo nostro Paese che ne ha tanto bisogno». Tutto ciò forse non fa rumore, ma certamente costruisce speranza. Questo è quello che conta davvero.

SOMMARIO SOCIETÀ

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La celebrazione della Giornata del Rifugiato GIOVANI

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Le attività estive dedicate ai ragazzi nella Parrocchia di Pula CAGLIARI

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Le famiglie numerose riflettono insieme sulla bellezza di educare DIOCESI

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La celebrazione cittadina della Solennità del Corpus Domini CULTURA

In Facoltà Teologica la conferenza del Meic sull’ideologia gender

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IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PORTICO

DOMENICA 29 GIUGNO 2014

Iraq. Dopo i lunghi anni di guerre e violenze non appare vicina una svolta pacifica per il paese mediorientale.

Il lungo calvario dell’Iraq

Cristiani in fuga da Mosul (Iraq). Sotto: attivisti Jihadisti.

P. FADI SOTGIU RAHI, C.Ss.R.

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SIRIA E UCRAINA, le ultime notizie dei mass-media e le prime pagine dei giornali internazionali parlano della situazione attuale dell’Iraq. Situazione tragica o complicata? Concordia tra le persone o guerra tra le confessioni? Vogliono la democrazia americana o quella confessionale? Chi governa l’Iraq; un governo o le confessioni? Iraq, fino a quando continuerai a soffrire e a dissanguare il tuo popolo? La Mesopotamia (terra in mezzo ai fiumi), che oggi si chiama Iraq, è una nazione araba per eccellenza, ma nello stesso momento è un miscuglio di confessioni tra sciiti, sunniti, caldei, siriaci, Assiri, Melchiti e Yazidi. La gente è ricca a grazie alla presenza del petrolio ma è anche povera a livello personale. L’Iraq è un paese di religione e di cultura ed è da li che nacque la civiltà Sumera che è in realtà il nome dato agli antichi abitanti della Mesopotamia dai loro successori, il popolo semitico degli Accadi. Dopo la caduta del governo dell'ex presidente Saddam Houssain, l’Iraq entrò in una nuova fase di vita. Al tempo di Saddam, le religioni potevano essere professate in libertà, nonostante la dittatura del governo. I cristiani celebrarono le Messe tranquillamente e fecero processioni fuori delle chiese liberamente. I musulmani fecero il Ramadan e le loro cinque preghiere senza nessun conflitto. Ma, la situazione è cambiata totalmente dall’inizio di questo terzo millenio a causa della guerra internazionale, civile e quanto si sta verificando nelle ultime settimane tra le diverse confessioni. OPO

L’America che entrò in Iraq con la motivazione di una possibile presenza di armamenti nucleari, portò la guerra in quella terra e finanziò i movimenti religiosi radicali musulmani appoggiandoli con armi e soldi. L’America che alimenta la guerra tra Jihadisti e Daiish, tra i sciiti e i sunniti, decide, questa settimana, di mandare di

nuovo centomila soldati in Iraq al fine di bloccare le guerre a Baghdad tra i musulmani stessi e tra musulmani e cristiani, dopo aver visto questa carneficina e questi massacri contro in cristiani e altri. La democrazia occidentale non portò all’Iraq la pace e la vera democrazia, vedendo i risultati di oggi. La pace e la demo-

crazia in una nazione nessuno può deciderla oltre che gli abitanti della nazione stessa, perché con le armi e le guerre non arriveremo mai alla vera democrazia e alla vera pace all'interno della nazione. I cristiani che vanno quotidianamente alle chiese situate in varie zone dell’Iraq non hanno la certezza di tornare a casa, a causa dei massacri nei luoghi di culto e della loro persecuzione quotidiana da parte dei terroristi radicali musulmani. I musulmani stessi non hanno la sicurezza interna a causa della guerra per via dei conflitti tra i sciiti e i sunniti e il disaccordo tra l’Iran e l'Arabia Saudita. Alcuni dicono: vogliamo la divisione dell’Iraq in tre federazioni: una sciita, l’altra sunnita e una terza per i crisitani e i kurdi. Invece altri rifiutano la divisione del paese e preferiscono l’unione della nazione. Oggi, l’Iraq sta vivendo una nuova emigrazione verso il Canada e il Libano. Oggi, l’Iraq sta soffrendo di nuovo e sta ascoltando le voci degli Imam e capi religiosi che annunciano la guerra contro i Kaffar cioè contro i cristiani. Oggi, l’Iraq vive un conflitto sciita – sunnita per il potere nel paese. Oggi, alcuni chiedono l’aiuto e il soccorso dell’Iran sciita, altri l’appoggio degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita. Oggi, i patriarchi incoraggiano i cristiani ad accettare questa croce e di portarla per arrivare al giorno della Risurrezione, cioè al giorno della gioia e della pace. L’Iraq che sembra una piscina di sangue cristiano e musulmano, non sopporta la sua situazione attuale; il mondo intero è responsabile di quello che sta succedendo in quel territorio, in particolare i capi di stato e delle confessioni che appoggiano le guerre e i conflitti, e mandano armi, soldati e mercenari.


DOMENICA 29 GIUGNO 2014

IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PORTICO

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Giornata del Rifugiato. Il 20 giugno si ricorda la triste realtà delle persone in fuga dalla loro patria.

“Facciamoci vicini ai rifugiati, condividendo le loro paure e l’incertezza per il proprio futuro” All’Udienza generale dello scorso 19 giugno il forte appello di Papa Francesco per sostenere l’accoglienza dei rifugiati MARIA CHIARA CUGUSI

L’

MPEGNO DELLE persone e

delle istituzioni per assicurare ai rifugiati di ogni paese e religione ‘accoglienza, dignità e motivi di speranza’. Questo l’appello lanciato nei giorni scorsi da Papa Francesco alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, celebratasi lo scorso 20 giugno. Il Santo Padre ha ricordato il momento difficile attuale, in cui «milioni di famiglie, rifugiate di tanti paesi e di ogni fede religiosa vivono nelle loro storie drammi e ferite che difficilmente potranno essere sanate». Ecco allora l’invito a farci «loro vicini, condividendo le loro paure e la loro incertezza per il futuro e alleviando concretamente le loro sofferenze». «Pensiamo - ha aggiunto il Papa - che Gesù è stato un rifugiato, è dovuto fuggire per salvare la vita, con San Giuseppe e la Madonna, è dovuto andarsene in Egitto». Un invito concreto, che ribadisce l’attenzione già mostrata dal Pontefice durante la sua visita a Lam-

Lo sbarco di immigrati a Pozzallo, in Sicilia.

pedusa, un anno fa, in cui ha denunciato la ‘globalizzazione dell’indifferenza’. Appello ripreso, lo scorso settembre, durante la sua visita al Centro Astalli, a Roma, in cui ha invitato ad aprire i conventi vuoti della capitale per accogliere i rifugiati. Nel suo messaggio ‘Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore’, Papa Francesco ha ricordato che, per costruire un mondo migliore, è necessario ‘il reciproco aiuto tra Paesi’, perché nessun Paese può affrontare da solo le difficoltà connesse al fenomeno delle migrazio-

ni, che «è così ampio da interessare ormai tutti i continenti nel duplice movimento di immigrazione ed emigrazione». Le persone coinvolte in migrazioni forzate, nel mondo, sono oltre 45 milioni, di cui decine di migliaia sbarcano sulle nostre coste. Italia ed Europa stentano a sviluppare politiche di accoglienza generose e realistiche, coordinate e condivise. Una necessità evidenziata dalle Caritas del Mediterraneo che, all’indomani di Migramed (svoltosi nei giorni scorsi ad Atene), hanno lanciato un appello alla Ue, ai paesi di

origine e transito, chiedendo di attivare e facilitare canali di ingresso in Europa legali e sicuri sia per i richiedenti protezione internazionale, attraverso il rilascio di visti umanitari, sia per i lavoratori migranti; di estendere programmi di ammissione umanitaria per coloro che fuggono da conflitti armati; di impedire la restrizione delle libertà di movimento e rispettare il diritto di lasciare il proprio paese. Dal canto loro, i delegati Caritas membri del Consiglio nazionale di Caritas Italiana hanno confermato l’intenzione di proseguire nell’im-

pegno di solidarietà, che vede oggi circa 3000 migranti accolti nei Centri Caritas su tutto il territorio nazionale. Già in occasione delle scorse elezioni europee, Fondazione Migrantes, Caritas Italiana, Centro Astalli, Fondazione Missio e Focsiv hanno lanciato un appello ai candidati, chiedendo loro di appoggiare una politica europea basata su un’accoglienza dei migranti fondata sul rispetto dei diritti umani, programmi di protezione sociale e umanitaria, un piano speciale per il Mediterraneo, visto non solo come confine europeo da presidiare, ma come un’area condivisa, in cui favorire esperienze di dialogo. Anche i Vescovi della COMECE (Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità europea), in un documento reso noto in vista delle elezioni, hanno invitato a far sì che «il progetto europeo non venga messo a rischio o abbandonato» e a contribuire «in maniera costruttiva a plasmare il futuro dell’Europa», insieme e in modo condiviso.

La Chiesa in campo accanto agli stranieri Celebrata a Quartu Sant’Elena la Giornata del rifugiato M. C. C.

GIORNATA MONDIALE del rifugiato si è celebrata anche a Quartu, attraverso un’iniziativa promossa dalla Caritas diocesana di Cagliari e dall’amministrazione comunale, impegnate nel progetto di accoglienza San Fulgenzio, nell’ambito dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Obiettivo, promuovere la cultura dell’accoglienza, in una realtà che già costituisce un esempio positivo di integrazione. «Attraverso questa manifestazione - ha sottolineato don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari - vorremmo trasmettere il messaggio che esistono nei nostri territori delle situazioni virtuose in cui si riesce a far emergere il criterio della sussidiarietà, della solidarietà». «Viviamo in un momento di grave difficoltà a livello internazionale - ha

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continuato don Lai-, aggravato dalle crisi in Siria e in Iraq, e in cui mancano politiche certe ed omogenee da parte della comunità europea. Occorre interrogarsi su quale tipo di accoglienza vogliamo promuovere: esistono accoglienze di massa, ma anche quelle portate avanti dalle Caritas, che andrebbero imitate e sostenute da parte dello Stato». Una giornata apertasi con un torneo di calcio nell’impianto sportivo San Francesco, a cui hanno partecipato amministratori comunali, operatori Caritas e beneficiari dello SPRAR, poi proseguita con l’incontro nella parrocchia di Sant’Antonio, impegnata nel supportare il progetto, in collaborazione con le altre parrocchie della città, tra cui quelle di San Luca e di Sant’Elena, e conclusasi con un pranzo multi-etnico. All’iniziativa hanno partecipato anche i venti migranti accolti dalla cooperativa

Rifugiati manifestano in via Roma a Cagliari.

Il Sicomoro, in collaborazione con la Caritas diocesana, a Capoterra, nell’ambito della ‘emergenza straordinaria’, che vede coinvolta la Prefettura di Cagliari. Venti i ragazzi beneficiari del progetto San Fulgenzio, provenienti da Nigeria, Ghana, Gambia, Guinea, Somalia, Eritrea, Senegal, arrivati nell’Isola lo scorso marzo: per la maggior parte sono richiedenti asilo, quattro di loro hanno già il permesso. A loro vengono garantiti corsi di alfabetizzazione alla lingua italiana, insieme all’asso-

ciazione COSAS, assistenza legale, sanitaria, attività sportive, mediazione culturale e assistenza psicologica presso il Kepos. Una sfida raccolta pienamente dall’amministrazione comunale: «Molti di loro - ha sottolineato Mauro Contini, sindaco di Quartu - sono portatori di conoscenze e competenze che possono costituire una ricchezza per la nostra comunità». Durante l’incontro Carolina Bellantoni, viceprefetto di Cagliari, ha ricordato le difficoltà dello Stato italiano e l’impegno locale grazie al

tavolo di coordinamento regionale, che coinvolge le Prefetture sarde: «La sfida è cogliere questa opportunità e rafforzare la rete tra istituzioni e territorio». Impegno che, ha ricordato il viceprefetto, deve essere supportato da politiche europee capaci di rispondere alle aspirazioni dei migranti, che vedono l’Italia come semplice terra di passaggio, con la modifica della Convenzione di Dublino, che non consente di essere riconosciuti rifugiati nello Stato di ultima destinazione.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. Durante la visita pastorale a Cassano all’Jonio il forte appello contro le mafie.

Mettersi alla scuola dell’Eucaristia per imparare uno stile di vita cristiano ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre ha invitato a riflettere sul significato della solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo, sottolineando in particolare gli effetti della Comunione Eucaristica nella vita del credente: «Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa e ci nutriamo del Corpo di Cristo, la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo. Anzitutto la docilità alla Parola di Dio, poi la fraternità tra di noi, il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare speranza agli sfiduciati, di accogliere gli esclusi. In questo modo l’Eucaristia fa maturare uno stile di vita cristiano». Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato che il 26 giugno si celebra la Giornata delle Nazioni Unite per le vittime della tortura, e ha ribadito la «ferma condanna di ogni forma di tortura», invitando «i cristiani a collaborare per la sua abolizione» e a «sostenere le vittime e i loro familiari». Il tema dell’Eucaristia è stato approfondito dal Santo Padre anche in occasione della celebrazione romana del Corpus Domini, che si tiene di giovedì. «Nell’Eucaristia - ha affermato il Papa all’omelia - si comunica l’amore del Signore per noi: un

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amore così grande che ci nutre con Sé stesso; un amore gratuito, sempre a disposizione di ogni persona affamata e bisognosa di rigenerare le proprie forze. Vivere l’esperienza della fede significa lasciarsi nutrire dal Signore e costruire la propria esistenza non sui beni materiali, ma sulla realtà che non perisce: i doni di Dio, la sua Parola e il suo Corpo». In settimana il Papa ha ricevuto in udienza i membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Con loro ha insistito in modo particolare sull’aspetto etico del compito del magistrato: «In ogni Paese le norme giuridiche sono destinate a tutelare la libertà e l’indipendenza del magistrato, affinché possa adempiere con le necessarie garanzie il suo importante e delicato lavoro. Ciò vi pone in una posizione di particolare rilievo,

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Il vero tesoro

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ell’omelia del 16 giugno Papa Francesco, a partire dalla vicenda del re Acab che si impossessa in modo criminale della vigna di Nabot (cfr. 1 Re 21,1b-16), ha parlato della corruzione.

«Sui giornali noi leggiamo tante volte: ah, è stato portato in tribunale quel politico che si è arricchito magicamente. E’ stato in tribunale, è stato portato in tribunale quel capo di azienda che magicamente si è arricchito, cioè sfruttando i suoi operai. Si parla troppo di un prelato che si è arricchito troppo e ha lasciato il suo dovere pastorale per curare il suo potere. Così i corrotti politici, i corrotti degli affari e i corrotti ecclesiastici. Dappertutto ce ne sono. E dobbiamo dire la verità: la corruzione è proprio il peccato a portata di mano, che ha quella persona che ha autorità sugli altri, sia economica, sia politica, sia ecclesiastica. Tutti siamo tentati di corruzione. E’ un peccato a portata di mano. Perché quando uno ha autorità si sente potente, si sente quasi Dio».

«Se parliamo dei corrotti politici o dei corrotti economici, chi paga questo? Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione. Loro sono i moderni Nabot, che pagano la corruzione dei grandi. E chi paga la corruzione di un prelato? La pagano i bambini, che non sanno farsi il segno della croce, che non sanno la catechesi, che non sono curati. La pagano gli ammalati che non sono visitati, la pagano i carcerati che non hanno attenzioni spirituali. I poveri pagano. La corruzione viene pagata dai poveri: poveri materiali, poveri spirituali». Il 17 giugno il Santo Padre ha approfondito il tema della corruzione, invitando a pregare per la conversione. «Sono traditori i corrotti, ma di più. La prima cosa, la definizione del corrotto: uno che ruba, uno che uccide. La seconda cosa: cosa spetta ai corrotti? Questa è la maledizione di Dio, perché hanno

per rispondere con adeguatezza all’incarico che la società vi affida, per mantenere una imparzialità sempre inconfutabile; per discernere con obiettività e prudenza basandovi unicamente sulla giusta norma giuridica, e soprattutto per rispondere alla voce di una indefettibile coscienza che si fonda sui valori fondamentali». Il Santo Padre ha poi ricordato l’esempio di Vittorio Bachelet e Rosario Livatino: «Essi hanno offerto una testimonianza esemplare dello stile proprio del fedele laico cristiano: leale alle istituzioni, aperto al dialogo, fermo e coraggioso nel difendere la giustizia e la dignità della persona umana». All’Udienza Generale Papa Francesco ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi dedicato alla Chiesa. Nella sua prima riflessione ha mostrato le

origini del popolo di Dio nella storia della salvezza partendo dalla chiamata di Abramo. Sempre in settimana si è tenuta la visita pastorale del Santo Padre a Cassano all’Jonio. Nell’omelia della Messa il Papa ha ricordato la centralità dell’adorazione di Dio: «Noi adoriamo Dio che è amore, che in Gesù Cristo ha dato se stesso per noi, si è offerto sulla croce per espiare i nostri peccati e per la potenza di questo amore è risorto dalla morte e vive nella sua Chiesa. Noi non abbiamo altro Dio all’infuori di questo!». Se al centro non c’è più Dio ma altri idoli, si apre la strada verso il peccato e la rottura della comunione con Dio: «Quando non si adora Dio, il Signore, si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza. La vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!».

gli investimenti!'; 'Forse crolla la Borsa e tu rimani senza niente! E poi dimmi un euro in più ti fa più felice o no?'. Le ricchezze, tesoro pericoloso, pericoloso… Ma le ricchezze sono buone, servono per fare tante cose buone, per portare avanti la famiglia: questo è vero! Ma se tu le accumuli come un tesoro, ti rubano l’anima! Gesù, nel Vangelo, torna su questo argomento, sulle ricchezze, sul pericolo delle ricchezze, sul mettere le «Quando noi leggiamo sui gior- speranze nelle ricchezze». nali che questo è corrotto, che quell’altro è un corrotto, che ha «Qui è il messaggio di Gesù: 'Ma se fatto quell'atto di corruzione e che il tuo tesoro è nelle ricchezze, nella tangente va di qua e di là e an- la vanità, nel potere, nell’orgoglio, che tante cose di alcuni prelati, il tuo cuore sarà incatenato lì! Il come cristiani il nostro dovere è tuo cuore sarà schiavo delle ricchiedere perdono per loro e che il chezze, della vanità, dell’orgoglio'. Signore gli dia la grazia di pentir- E quello che Gesù vuole è che noi si, che non muoiano con il cuore abbiamo un cuore libero! Questo è il messaggio di oggi. 'Ma, per facorrotto». vore, abbiate un cuore libero!', ci Nella Messa del 20 giugno il Papa dice Gesù. Ci parla della libertà ha preso spunto per la sua rifles- del cuore. E avere un cuore libero sione dal Vangelo del giorno (Mt soltanto si può avere con i tesori 6,19-23) che invitata a riporre la del cielo: l’amore, la pazienza, il propria sicurezza soltanto in Dio. servizio agli altri, l’adorazione a Dio. Queste sono le vere ricchezze «Il primo tesoro: l’oro, i soldi, le che non vengono rubate. Le altre ricchezze… 'Ma non sei sicuro con ricchezze appesantiscono il cuore. questo perché, forse, te lo rube- Appesantiscono il cuore: lo incaranno, no?'; 'Non sono sicuro con tenato, non gli danno la libertà!».

sfruttato gli innocenti, coloro che non possono difendersi e lo hanno fatto con i guanti bianchi, da lontano, senza sporcarsi le mani. La terza cosa: ma c’è una uscita, una porta d’uscita per i corrotti? Sì! ‘Quando sentì tali parole, Acab si stracciò le vesti, indossò un sacco sul suo corpo e digiunò. Si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. Cominciò a fare penitenza».

DOMENICA 29 GIUGNO 2014

pietre IN CINA

Polizia contro cristiani che difendono la croce Centinaia di cristiani di un villaggio vicino a Wenzhou hanno lottato per ore contro la polizia che voleva togliere la croce dal tetto della chiesa. Alcuni fedeli sono stati picchiati con pugni, calci e manganelli, ma alla fine le forze dell'ordine hanno desistito. Da circa un mese il Partito comunista del Zhejiang ha lanciato la campagna "Tre revisioni e una demolizione", che mira a correggere le costruzioni edificate fuori del piano urbanistico. In realtà la campagna viene applicata in larga scala per distruggere le chiese cristiane, troppo diffuse nella provincia. COREA DEL NORD

Controlli strettissimi sui cristiani La Corea del Nord continua a usare le proprie scarse risorse per tenere sotto controllo i propri cittadini che entrano in contatto con il cristianesimo in Cina. Secondo alcune fonti il governo centrale ha inviato nuovi e più duri ordini in materia al personale del Dipartimento per la sicurezza dello Stato, all'Ufficio per la Ricognizione generale e

ai vari uffici diplomatici. Una fonte locale riferisce che il personale della sicurezza di Stato che si trova in Cina lavora in maniera continua per arrestare i visitatori nordcoreani che entrano in contatto con i cristiani. Molto attivi sono gli impiegati dei consolati, mentre giovani funzionari della Ricognizione sono stati mandati in Cina proprio per questo motivo. Girano cercando di fare arresti. INDIA

Demolite una chiesa e 30 case di cristiani Le autorità di Bhubaneswar, capitale dello Stato indiano dell'Orissa, hanno demolito ieri una chiesa e 30 case della comunità cristiana che vive nella baraccopoli Behera, nel quartiere di Nayapalli. Il comune e l'Autorità per lo sviluppo hanno giustificato la distruzione del luogo di culto, delle abitazioni e di ogni bene materiale dei proprietari con la necessità di ampliare ed estendere la strada adiacente. Non è la prima volta che la chiesa locale viene presa di mira dalle autorità. Il 2 luglio 2008 sette pastori protestanti sono stati pestati e imprigionati con false accuse di conversioni forzate. All'epoca - come oggi - al governo in Orissa c’è la formazione ultranazionalista indù che dal 16 maggio scorso è alla guida del governo centrale dell'India.


DOMENICA 29 GIUGNO 2014

IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

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Pula. La Parrocchia di S.Efisio ha vissuto la felice esperienza dell’oratorio estivo per i bambini della scuola primaria.

“W le vacanze”, per tanti ragazzi di Pula una bella occasione di crescita con la guida del Vangelo campagna che ciascuna bambino ha poi espresso in una breve sintesi – racconta don Marcello. Abbiamo inoltre visitato la centrale forestale”. La musica classica ha fatto da sfondo al momento conviviale, ogni giorno attorno ad un tavolo apparecchiato, nel quale si stava seduti in maniera ordinata allo scopo di ricreare un atmosfera familiare e di amicizia. Gli altri spazi sono stati invece accompagnati da diversi generi musicali. “E' mio desiderio che i bambini formino l'orecchio a sentire musica di un certo spessore – precisa il parroco. Devo dire che loro hanno risposto molto bene alla proposta”. Mentre per i ragazzi che hanno appena terminato la prima e la seconda media l'oratorio ha previsto un campo scuola che è in corso sino a sabato 28 giugno a Cala Sinzias. “Si tratta di un'esperienza particolare perché legata al mare – precisa don

L’iniziativa “W le vacanze” ha unito insieme momenti di preghiera, e di gioco. I più grandi vivranno l’esperienza del campo-scuola. MARIA LUISA SECCHI

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UESTO È IL GIORNO che ha

fatto il Signore. Rallegriamoci ed esultiamo” è il tema che ha contraddistinto le attività estive, rivolte ai bambini di età compresa tra i sei e gli undici anni appena concluse nell'Oratorio della parrocchia San Giovanni Battista di Pula.”Le giornate sono state caratterizzate ciascuna da un tema trasversale – ha spiegato il parroco, don Marcello Loi, alla guida della parrocchia dal Luglio del 2012, dopo l'esperienza nel Seminario Diocesano dove dal 2007 al 2011 è stato Responsabile. Abbiamo proposto ai bambini un esame sull'esperienza del mondo attorno a noi attraverso l'uso dei sensi e delle parti del corpo, colti nella loro importanza reale, relazionale, metaforica e simbolica”. Diversi gli obbiettivi alla base dell'iniziativa, tra i quali far gustare

Alcune immagini dell’oratorio estivo.

ai bambini la gioia per le vacanze pure facendo esperienza dei gesti e delle Parole di Gesù. Far scoprire il tempo del gioco come dono di Dio, valorizzando la bellezza del territorio di Pula e scoprendo le attività finalizzate alla salvaguardia della sua integrità. “La giornata tipo prevedeva ogni mattina alle 09,30 il raduno in parrocchia – prosegue don Marcello – dove ad un momento di saluto e preghiera seguiva la presentazione del tema giornaliero e

la narrazione di un brano evangelico. La relazione tra Gesù e i personaggi, all'interno dei brani scelti, si evolveva attraverso la messa in gioco di una o più parti del corpo. Non poteva mancare inoltre un momento ludico e subito dopo il pranzo stando seduti a tavola tutti assieme”. Accanto allo spazio legato allo svago quello relativo alla natura. “Abbiamo proposto l'opportunità di compiere un itinerario personale tra la montagna e la

Le attività estive a Pula

Marcello. Viene sottolineato l'aspetto della vacanza pura, godendo quindi del divertimento che si pone come parte integrante della stessa”. Il tema scelto per la settimana è quello della felicità. Ogni giorno è caratterizzato dall'incontro di un personaggio che in diverse maniere e per diversi motivi ha incrociato Gesù nel suo percorso e che in Lui ha trovato il senso e il significato della propria esistenza. “Tra questi Pietro, la Samaritana, Zaccheo – dettaglia il parroco”. Ad affiancare don Marcello in questo percorso pensato per bambini e ragazzi ci sono dieci animatori che possono contare sul corso di formazione diocesano. “Per loro è la prima esperienza, così come lo è per me. Proprio per questo abbiamo deciso di dare avvio alle attività estive del nostro Oratorio limitandoci ad esperienze di una settimana – conclude don Marcello”.


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IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

DOMENICA 29 GIUGNO 2014

SS. Crocifisso. Da cinque anni la parrocchia cagliaritana propone ai ragazzi l’esperienza del CreGrest.

Il CreGrest di Genneruxi, una squadra di adolescenti al servizio dei più piccoli Il CreGrest 2014 ha per tema “PianoTerra” ed è portato avanti dai giovanissimi animatori con il coinvolgimento anche delle famiglie FEDERICA BANDE LTOUR INIZIATO nello scorso numero alla volta delle diverse parrocchie diocesane per conoscere in cosa si stiano cimentando in nostri oratori, questa settimana ci porta a Cagliari, più precisamente nel quartiere di Genneruxi, parrocchia Santissimo Crocifisso. Questa parrocchia ha avuto la fortuna di aver avuto sin dal passato dei sacerdoti che si sono sempre preoccupati e occupati dei giovani, e da don Gabriele Farci prima e don Alberto Medda adesso, questa attenzione non si è mai arrestata ma è sempre andata in crescendo. Se gli scorsi anni le proposte estive si sviluppavano con l’apertura dell’oratorio, i campi scuola per gli adolescenti e qualche viaggio per i più grandi, da quasi cinque anni questo oratorio propone il Cre Grest per i bambini delle elementari. Grazie alla conoscenza e all’amicizia con l’Ufficio Età Evolutiva di Bergamo, si è potuta conoscere la

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Alcune immagini della visita al Koala Park di Domusnovas.

bella realtà di cosa sia un CreGrest. Le diocesi lombarde hanno infatti una grande cultura che ruota attorno alla figura dell’oratorio, e da quando la nostra diocesi ha iniziato a collaborare con questa nuova realtà, utilizza i temi ed i materiali creati dall’ODL (Oratori Diocesi Lombarde), adattandoli e proponendoli alle nostre parrocchie. Diversi oratori sardi hanno quindi iniziato questo percorso estivo nuovo e l’oratorio del Santissimo Crocifisso è uno di questi, e quest’estate lavora con i bambini delle elementari proponendo loro il quinto Cre. Il primo, nel 2010 fu Sottosopra e il tema era la terra, poi ci fu Battibaleno per il tema del tempo, a seguire ci fu Passpartù per il tema della parola, l’anno scorso

Everybody ed il tema era il corpo e quest’estate il titolo del Cre è PianoTerra e sviluppa il tema della casa e dell’abitare. Al Cre del SS. Crocifisso partecipano 74 bambini tra la seconda elementare e la prima media, gestiti da un’equipe di 20 animatori del primo anno delle scuole superiori e circa una decina di animatori più grande degli ultimi anni del liceo. Il tema è stato suddiviso in quattro sotto temi (entrare, costruire, custodire e uscire) all’interno di un unico percorso. Il Cre è iniziato lo scorso 19 giugno e si svolge tutti i pomeriggi in oratorio a partire dalle 15.30 fino alle 20.30 e seguono poi delle attività per i ragazzi e le famiglie fino alle 23.00. Il programma di questi giorni prevede delle

gite, pomeriggi in spiaggia, laboratori, attività e giochi in oratorio e per concludere quest’esperienza verrà fatta una grande festa finale. Un importante ruolo all’interno di queste giornate lo stanno ricoprendo diversi genitori, che si sono resi disponibili per preparare le merende, ripulire l’oratorio e stare al mare per aiutare gli animatori ad evitare qualsiasi pericolo. Ma per gli adulti non ci sono solamente responsabilità infatti proprio per i genitori e più in generale le famiglie, è stato creato un apposito spazio nelle serate d’animazione in oratorio, che prevedono il cimentarsi in tante e diverse prove di abilità. Non bisogna chiaramente dare per scontato i giovani animatori, grazie ai quali tutto questo è possibile. Sin

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dagli ultimi giorni di scuola 20 ragazzi del primo anno delle scuole superiori hanno iniziato un percorso formato da riunioni di progettazione guidate dal vice parroco don Alberto Pistolesi, in cui hanno sviluppato tematiche, ideato attività e laboratori e reso l’oratorio accogliente e adatto ad ospitare i bambini e il Cre. Questa grande risposta alle attività oratoriali non è altro se non il frutto di tanto impegno, un lavoro iniziato dal primo sacerdote di questa parrocchia, don Gabriele Farci, e portato avanti da tutti i parroci, viceparroci ed educatori che hanno abitato questa parrocchia. Per imparare ad essere chiesa e comunità è necessario investire sui giovani, e questa parrocchia ne è un esempio.


DOMENICA 29 GIUGNO 2014

IL PORTICO DI CAGLIARI

Famiglia. Al chiostro di S. Domenico si è svolta la giornata delle Famiglie Numerose.

“La bellezza di educare”, la famiglia in campo per il futuro dei propri figli La famiglia è chiamata ad essere sempre più lo spazio educativo per eccellenza, palestra di vita, di cura, e di relazione

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brevi POZZO DI SICHAR

Esercizi spirituali per il clero Dal 30 giugno al 4 luglio nel centro di spiritualità “Pozzo di Sichar” padre Francesco Maceri, sj, terranno gli esercizi spirituali per il clero sul tema “Chiamati alla comunione del Figlio suo”. Per informazioni contattare Emilia Cara al numero 070/650880. N.S. DEL CARMINE

S. Messa in diretta su Raiuno Domenica 29 giugno alle ore 11.00 nella Chiesa Parrocchiale di N.S. del Carmine a Cagliari, retta dai Padri Carmelitani, ci sarà la celebrazione della Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Mons. Miglio. Il rito verrà trasmesso in diretta televisiva da Raiuno.

CARLO E ALESSANDRA PISANO* ON C’È FESTA senza famiglia, non c’è famiglia senza festa. Riconoscersi nelle feste è un po' come riconoscere la propria storia, affermare la propria identità. È questo il senso più profondo che ha caratterizzato il nostro incontro di domenica 15 giugno a Cagliari nel chiostro di San Domenico. Come famiglie numerose abbiamo potuto condividere le gioie e le fatiche del nostro impegno educativo. Infatti il tema che ha caratterizzato la giornata “La bellezza di educare”, ci ha riportato al vissuto quotidiano che è orientato alla cura e alla promozione dei nostri figli, riflettendo come lo spazio educativo per eccellenza siano innanzitutto le nostre case, palestre di vita, di cura e di relazione. Come ci ha ricordato Monsignor Miglio, intervenuto nella parte centrale della giornata, il valore aggiunto delle nostre famiglie è proprio quello di essere generatrici di speranza perché, nonostante la cultura che ci circonda, sono aperte alla vita. Dopo essersi intrattenuto a conversare con i bambini e con i ragazzi, il Vescovo ci ha esortato a non avere paura di andare controcorrente e di non cedere alla tentazione di arrenderci di fronte alle difficoltà che possono sorgere, proponendo delle valide alternative alla cultura che "sembra" dominante, che possano essere allo stesso tempo avvincenti e coinvolgenti per i nostri ragazzi e per noi stessi genitori. È riaffiorato in noi il ricordo di quanto Papa Francesco aveva detto a Cagliari "non fatevi rubare la speranza". Manuela Deidda, psicoterapeuta, nel suo intervento dedicato all’educazione all’affettività, ci ha ricordato che la famiglia è la prima agenzia educativa, e per questo motivo gli apprendimenti vissuti all'interno del suo contesto dalla primissima infanzia, sono fondamentali perchè condizionano il futuro modo di agire in età adulta. In famiglia si costruisce l'autostima perché l' identità di ogni persona è percepita sempre attraverso e dentro le relazioni. Non si può dunque affrontare un discorso sull’affettività se non rispettando il contesto da cui ogni relazione trae origine. Invece gli Standard per l’educazione sessuale in Europa proposti dall’Ufficio regionale dell’OMS (2010), propongono in secondo piano il coinvolgimento diretto della fami-

IL PORTICO

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glia considerata un’agenzia educativa informale rispetto ad altre formali come la scuola. Viene proposto un percorso alla scoperta della sessualità, che parte dalla nascita per arrivare sino all’adolescenza, trasmettendo una serie di istruzioni che favorirebbero una sana e positiva gratificazione sessuale sganciata da ogni riferimento di tipo valoriale. Ignazio De Magistris, ricercatore, ha sviluppato il tema “Educare nel linguaggio” osservando che esistono due problemi di fondo: il linguaggio e la sua corruzione. Il relatore ha richiamato l'attenzione sul fatto che un certo utilizzo del linguaggio è una tipica tecnica rivoluzionaria. Quando vengono usate parole poco chiare si opera una corruzione nei costumi e nella morale, perché attraverso l'utilizzo di termini ambigui viene attuata la rivoluzione che sembrerebbe non avvenire nella realtà. L'espressione “stereotipi di genere” è una locuzione che ormai si è diffusa nella legislazione italiana ed europea; essa affonda le sue radici in due eventi: la conferenza internazionale del Cairo e quella di Pechino sulle donne. Quale sarebbe lo scopo quando si chiede ad un bambino di indicare un progetto di vita a prescindere da modelli stereotipati: pervertire una inclinazione naturale del bambino o superare delle discriminazioni che sono ingiuste? Nascere uomo o donna non è solamente un dato biologico, ma anche psicologico e bisogna ritenere la complementarietà tra uomo e donna molto più ampia di quella fisica. Maria Stella Leone, medico, ha condiviso la propria esperienza come volontaria del Movimento per laVita. Educare alla vita significa riconoscere il dato naturale che ci pone oggettivamente di fronte ad una distinzione e a dover considerare il maschile e femminile non solo biologicamente differenti ma compartecipi e corresponsabili nello svolgimento di funzioni sociali primarie quali, per esempio, la formazione di una famiglia. Per questo

motivo MPV ed il Forum delle famiglie hanno proposto quest’anno il 27° concorso scolastico europeo indirizzato a giovani studenti dal tema “Matrimonio vuoi unire la tua vita alla mia?”. Maria Stella ci ha ricordato inoltre che ai ragazzi talvolta viene sottratta la possibilità di confrontarsi con i dati scientifici più elementari dai quali è necessario partire per capire l’importanza della vita: un feto a tre mesi ha già tutti i principali organi formati ed empiricamente, osservando semplicemente la realtà, si può dire tutto tranne che è un ammasso di cellule informe (questa è la percezione che tanti hanno della vita nascente nell’utero materno!). Luigi Lissia, insegnante, ha trattato invece il tema “Educare nella scuola”, ricordando l’importanza dell’alleanza educativa e della corresponsabilità tra famiglia e scuola partendo dalle stesse richieste di senso che ci pongono le nuove generazioni. Queste troppo spesso rimangono inascoltate e se non si presidia un terreno così importante, si lascia un vuoto che può essere più facilmente riempito da altre proposte. Bisogna stare particolarmente attenti nella fascia dei bambini della scuola materna/primaria perché in questa fase evolutiva c’è una maggiore fragilità identitaria. L’invito per i genitori è quello di riappropriarsi di un ruolo più attivo negli organi democratici della scuola, magari proponendo la propria candidatura come rappresen-

tanti di classe e d’istituto e, comunque, evitando di dare deleghe in bianco (cfr in www.forumfamiglie.org Rinnovare la corresponsabilità educativa dei genitori nella scuola). Il pomeriggio è stato caratterizzato da un momento ludico che ha coinvolto bambini, ragazzi e genitori insieme. I lavori sono ripresi con una relazione sulle attività svolte nel 2014 dalle Famiglie Numerose, da parte di Eugenio e Gabriella Lao, in vista del rinnovo del consiglio direttivo nazionale dell’ Associazione che avverrà a dicembre a Roma. La giornata, ricca di contenuti e di spunti di riflessione, si è conclusa con lo spazio formativo curato da Oltre la Porta. Susanna Barsotti, docente del Dipartimento di Pedagogia dell’ Università di Cagliari, ha proposto una relazione dal titolo “Ti leggo una storia -Libri per bambini e ragazzi come medium di relazione”- dalla quale è emersa l’importanza del racconto e dei temi della narrazione per la costruzione dell’identità e come l’uso del simbolo e delle metafore permette di veicolare dei significati. Ultimo elemento, non per ordine di importanza, da rilevare: la bella collaborazione che è sorta a livello locale tra le associazioni che operano a vario titolo per promuovere la famiglia. *Coordinatori prov. CA dell’associazione Famiglie Numerose

DOMENICANI

Quarta settimana delle Famiglie Dal 1 al 5 agosto il Movimento Domenicano delle Famiglie ha organizzato la Quarta settimana domenicana delle Famiglie nei locali del Convento di Cagliari. Il tema sarà “La carne come cardine della storia della salvezza”. Il programma prevede venerdì 1 agosto alle 10.30 la relazione di sr. Therese Boillat,

op, sul tema “San Domenico e la sfida dei catari: dualismo o unità di spirito e corpo”. Sabato 2 agosto alle 18 i coniugi Ilaria Delicati e Francesco Maiorca parleranno del tema “Dall’attrazione erotica al compimento dell’eros: l’agape”. Domenica 3 agosto alle 10.30 i coniugi Sonia Cannas e Stefano Galletta proporranno il tema “Uno sposo e un padre in carne e ossa”. Lunedì 4 agosto alle 10.30 Luisa Mura e Stefano Fadda interverranno sul tema “Amare nella libertà: etica del corpo”. Infine martedì 5 agosto padre Christian Steiner proporrà il tema “Confusione dei ruoli familiari o centralità coniugale?”. Per informazioni ed iscrizioni famiglieop@gmail.com, oppure 3337468785.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

SOLENNITA’ DEI SS. PIETRO E PAOLO (ANNO A)

dal Vangelo secondo Matteo

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n quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Mt 16, 13-19 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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a domanda che Gesù pone all’inizio del vangelo riguardo l’opinione che la gente ha di lui potrebbe richiamare alla mente gli attuali “sondaggi d’opinione” che le aziende eseguono per avere un’idea di quello che la gente pensa riguardo un particolare tema. In realtà però a Gesù non importa molto quello che pensa “la gente”, il suo scopo non è quello di vincere le elezioni o vendere prodotti, a lui interessa in realtà ciò che hanno capito coloro che lo dovrebbero conoscere, cioè i suoi discepoli. Sebbene Gesù non cerchi lo gloria tra gli uomini, ciò che hanno capito di lui i suoi discepoli gli interessa molto perché loro saranno chiamati a essere i suoi testimoni, a battezzare e a insegnare ciò che hanno ricevuto da lui (Mt 28,19-20). Per qualche strana ragione Gesù ha voluto che a portare la sua testimonianza, il suo insegnamento e ad amministrare i suoi sacramenti, non fossero dei fidatissimi angeli, bensì

A te darò le chiavi del

degli uomini che fossero, sebbene sostenuti da una grazia particolare, come tutti gli altri e quindi imperfetti e limitati. Sebbene Gesù sorvoli sulla risposta dei discepoli riguardo l’opinione della gente, essa è comunque indicativa: Gesù viene indicato come un profeta, un grande profeta; quello che i discepoli riportano non è dunque un giudizio cattivo, ma è inesatto o meglio è parziale. Per capirlo dobbiamo chiederci chi sia un profeta secondo la tradizione ebraica: un profeta è una persona a cui Dio rivolge il suo messaggio affinché lui ne diventi come una cassa di risonanza, il profeta è chiamato a proclamare tra gli uomini ciò che lui, anch’egli uomo, ha ricevuto da Dio, siano esse parole di rimprovero, inviti alla speranza o ammonizioni. A Gesù questa semplice identificazione con un profeta sta stretta e quindi si rivolge nuovamente ai suoi discepoli ma stavolta non per chiedere cosa dicano altre parsone, bensì cosa dicano loro che dovrebbero co-

noscerlo meglio. Pietro, come in altre occasioni, si fa portavoce dei discepoli e risponde sicuro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Questa risposta piace a Gesù che reagisce con una beatitudine molto particolare: Gesù non si complimenta per il fatto che la risposta sia corretta ma per il fatto che Pietro ha ascoltato ciò che Dio gli ha rivelato e l’ha a sua volta proclamato. Pietro ha di fatto profetizzato proprio nel senso in cui dicevamo prima: ha ricevuto da Dio un messaggio e ne è divenuto “cassa di risonanza”. A questo punto tutta l’attenzione si concentra su Pietro, anzi su Simone, che viene chiamato da Gesù con quello che al tempo si considerava come il nome completo “Simone, figlio di Giona” cioè “proprio tu, nato da tuo padre”, un uomo come tanti altri, hai ricevuto un dono, una rivelazione da Dio Padre e stai per riceverne anche altri da me perché sei stato docile alla parola di Dio: il cambio del nome, la promessa di renderlo fondamento e

di proteggere ciò che su di lui si radicherà e le chiavi del regno dei cieli. Pietro viene definito chiaramente come il fondamento della Chiesa, cioè dell’assemblea dei fedeli, una promessa che diventerà realtà dopo la Pentecoste, dopo che saranno successe molte cose, compresa la passione con il suo rinnegamento di Gesù, ma diventerà realtà. A questa promessa si associa quella della protezione su questa assemblea riunita sotto Pietro. Se la prima promessa può forse risultare nell’ordine delle cose, più sorprendente è invece l’ultima: la promessa che il potere di Pietro si estenderà fino al regno dei cieli, le conseguenze di questa promessa sono tante e non si possono trattare qui, si può comunque sottolineare, in conformità con quanto abbiamo detto finora, come Gesù decida di affidare i frutti della sua missione a un uomo, a Pietro, e ponga in lui una fiducia praticamente incondizionata, a lui affida la sua Chiesa e a lui affida potere sul regno dei cieli.

LA GIOIA DI PROCLAMARE CHE GESÙ È IL SIGNORE Entriamo nel capitolo terzo dell’enciclica, che di fatto, costituisce il cuore di tutto l’insegnamento di papa Francesco, perché, come lui stesso afferma: “non vi può essere vera evangelizzazione senza l’esplicita proclamazione che Gesù è il Signore” (110). Ponendosi nel solco dell’insegnamento di Giovanni Paolo II, riafferma che la Chiesa cammina nella storia compiendo “il suo destino attraverso l’evangelizzazione gioiosa, paziente e progressiva di Gesù Cristo, della sua morte salvifica e della sua risurrezione”. Pertanto tutto il popolo di Dio ha come compito primario quello di evangelizzare: lo devono comprendere prima di tutto i battezzati che vivono questo “mistero”, che certamente trascende, nella quotidianità storica, ogni espressione istituzionale, organica, e gerarchica. Coloro che compiono l’opera grande dell’evangelizzazione, sono chiamati a considerare che la salvezza che annunciano è prima di tutto dono di Dio e della sua misericordia, che

ciò che compiono è “pura grazia” (112), che trasforma e rende capaci di rispondere con amore: perché la Chiesa è inviata da Gesù, quale segno visibile e concreto nella storia per offrire a tutti la salvezza che proviene dal Padre, il quale vuole fare di tutti gli uomini un'unica famiglia. Gesù è il primo evangelizzatore, per cui coloro che compiono questa azione sappiano di essere in continuità con l’opera di Cristo, pertanto con fiducia preghino perché inseriti in questa iniziativa divina, in quanto popolo di Dio, possano diventare “faro” che illumina per essere “luogo della misericordia gratuita, dove tutti possano sentirsi accolti, amati, perdonati, incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo” (114). L’enciclica fa riflettere sul fatto che l’evangelizzazione svolta nel corso dei due millenni del Cristianesimo ha arricchito questo popolo di Dio che è la Chiesa, di una multiforme varietà di culture dalle quali ha attinto sempre nuove modalità

di annuncio del vangelo mantenendosi fedele al comando di Gesù: portare a tutti i popoli l’annuncio gioioso che il Padre ci ama ed è con tutti pieno di misericordia. “L’essere umano è sempre culturalmente situato…La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve”(115). Dunque le differenze culturali non intaccano l’unità della Chiesa, bensì la adornano con i loro valori e le forme positive, attraverso cui quella cultura si esprime. Anzi, secondo l’enciclica, la ricchezza e la varietà dei diversi doni costruisce l’unità della chiesa che presenta un volto multiforme e mai può scadere nella uniformità, altrimenti il rischio è quello di esprimere una forma di fanatismo e non di autentico fervore per l’evangelizzazione. Perciò il vangelo non può identificarsi nell’una o nell’altra cultura, perché “possiede un contenuto transculturale” (117). di Maria Grazia Pau


ELLA FAMIGLIA

DOMENICA 29 GIUGNO 2014

l regno dei cieli...

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Papa Francesco interviene sui giovani e la droga

No ad ogni tipo di droga sì alla vita e al futuro ono lieto di incontrarvi al termine della International Drug Enforcement Conference. Vi ringrazio della vostra visita e vi esprimo il mio apprezzamento per l’opera che svolgete affrontando un problema tanto grave e complesso del nostro tempo. Vi auguro che queste giornate romane segnino una tappa proficua nel vostro impegno. In particolare, auspico che possiate raggiungere gli obiettivi che vi siete posti: coordinare le politiche antidroga, condividere le relative informazioni e sviluppare una strategia operativa tesa al contrasto del narcotraffico. Forse nel narcotraffico le azioni sono quelle che rendono più soldi nel mercato. E questo è tragico. Il flagello della droga continua ad imperversare in forme e dimensioni impressionanti, alimentato da un mercato turpe, che scavalca confini nazionali e continentali. In tal modo continua a crescere il pericolo per i giovani e gli adolescenti. Di fronte a tale fenomeno, sento il bisogno di manifestare il mio dolore e la mia preoccupazione. Vorrei dire con molta chiarezza: la droga non si vince con la droga! La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi. Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l’uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano ad usare droga, non risolve affatto il problema. Le legalizzazioni delle cosiddette “droghe leggere”, anche parziali, oltre ad essere quanto meno discutibili sul piano legislativo, non producono gli effetti che si erano prefisse. Le droghe sostitutive, poi, non sono una terapia sufficiente, ma un modo velato di arrendersi al fenomeno. Intendo ribadire quanto già detto in altra occasione: no ad ogni tipo di droga. Semplicemente. No ad ogni tipo di droga (cfr Udienza generale, 7 maggio 2014). Ma per dire questo no, bisogna dire sì alla vita, sì all’amore,

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RISCRITTURE

SUL FONDAMENTO DEGLI APOSTOLI La Chiesa di Roma festeggia le sue sante radici, celebrando gli Apostoli Pietro e Paolo, le cui reliquie sono custodite nelle due Basiliche ad essi dedicate e che ornano l’intera Città cara ai cristiani residenti e pellegrini. La solennità è iniziata ieri sera con la preghiera dei Primi Vespri nella Basilica Ostiense. La liturgia del giorno ripropone la professione di fede di Pietro nei confronti di Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Non è una dichiarazione frutto di ragionamento, ma una rivelazione del Padre all’umile pescatore di Galilea, come conferma Gesù stesso dicendo: «né carne né sangue te lo hanno rivelato» (Mt 16,17). Simon Pietro è talmente vicino al Signore da diventare egli stesso una roccia di fede e d’amore su cui Gesù ha edificato la sua Chiesa e «l’ha resa – come osserva san Giovanni Crisostomo - più forte del cielo stesso» (Hom. in Matthæum 54, 2: PG 58,535). Infat-

ti, il Signore conclude dicendo: «tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra saràsciolto nei cieli» (Mt 16,19). San Paolo – di cui abbiamo recentemente celebrato il bimillenario della nascita – con la Grazia divina ha diffuso il Vangelo, seminando la Parola di verità e di salvezza in mezzo ai popoli pagani. I due Santi Patroni di Roma, pur avendo ricevuto da Dio carismi diversi e missioni diverse da compiere, sono entrambi fondamenta della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, «permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica, perché inviata al mondo ad annunziare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Communionis notio, 28 maggio 1992, n. 4: AAS 85 [1993], 840). Benedetto XVI - Angelus 29 giugno 2010

sì agli altri, sì all’educazione, sì allo sport, sì al lavoro, sì a più opportunità di lavoro. Un giovane che non ha lavoro, pensiamoci. Credo che la cifra sia 75 milioni, in Europa. Credo, non sono sicuro, non voglio dire una cosa che non c’è. Ma pensiamo ad un giovane: né, né. Né studia né lavora. Entra in questa mancanza di orizzonte, di speranza, e la prima offerta sono le dipendenze, tra le quali la droga. Questo... Le opportunità di lavoro, l’educazione, lo sport, la vita sana: questa è la strada della prevenzione della droga. Se si realizzano questi “sì”, non c’è posto per la droga, non c’è posto per l’abuso di alcol e per le altre dipendenze. La Chiesa, fedele al mandato di Gesù di andare dovunque c’è un essere umano sofferente, assetato, affamato, in carcere (cfr Mt 25,3146), non ha abbandonato quanti sono caduti nella spirale della droga, ma con il suo amore creativo è andata loro incontro. Li ha presi per mano, attraverso l’opera di tanti operatori e volontari, perché potessero riscoprire la propria dignità, aiutandoli a far resuscitare quelle risorse, quei talenti personali che la droga aveva sepolto, ma che non poteva cancellare, dal momento che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio (cfr Gen 1,26). Ma questo lavoro di recupero è molto limitato, non è sufficiente. Bisogna lavorare sulla prevenzione. Questo farà molto bene. L’esempio di tanti giovani che, desiderosi di sottrarsi alla dipendenza dalla droga, si impegnano a ricostruire la loro vita, è uno stimolo a guardare in avanti con fiducia. Illustri Signori, vi incoraggio a proseguire il vostro lavoro con sempre grande speranza. Papa Francesco Discorso ai partecipanti alla 31ma edizione dell'"International Drug Enforcement Conference" 20 giugno 2014


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PORTICO

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LETTERE A IL PORTICO Il nostro Presidente del Consiglio continua a tuonare per cercare di sollecitare gli amici del suo partito a costruire un Italia diversa; vero è che ha posto delle date perché gli italiani potessero verificare l’andamento dei lavori parlamentari fatti e portati a termine…ma tali date si sono dimostrate per ora un boomerang… perché nulla si è concretizzato, solo enunciazioni e norme depositate in corso di discussione e modifica… dovute al fatto che ogni politico vuole la sua, avendo degli interessi da portare avanti per conto di corporazioni, gruppi di potere; peraltro anche per la presenza di franchi tiratori, e politici che fan melina in quanto non han interesse a cambiamenti importanti in Italia;… rimane ancora il fatidico mese di settembre, da Renzi indicato come data in cui egli …. “ Potrà…” rimetterci la faccia, se non portata a termine la nuova legge elettorale, la modifica della costituzione per trasformare il senato in organo consultivo (composto da membri nominati dalle regioni nel corso di quelle tornate elettorali); l’abolizione delle provincie; e via discorrendo. Insomma l’inizio non è dei migliori, anche a causa degli accadimenti in tema di corruzione a Milano e Venezia e poi a Napoli con una miriade di indagati anche di area PD.

Inoltre nelle more della ventilata variazione delle norme sugli appalti si è improvvisamente e inopinatamente approvata una norma che prevede annullata la responsabilità dell’appaltatore che ha inteso ricercare subappaltatori inadeguati. Inoltre è stato pure approvato un codicillo che vede ricomparire una responsabilità dei giudici nel loro espletamento delle funzioni; norma che guarda caso è stata rispolverata proprio ora che si è riusciti a scoperchiare il vaso di Pandora sulla corruzione di politici e costruttori e pubblici ufficiali; particolare momento questo dove tutti protestano e cercano di portare acqua al proprio mulino…. Sciopera la RAI che non vuole ridurre i costi di produzione e diminuire stipendi altissimi ai soliti noti del palinsesto. Anche il ministro dell’interno si da un gran daffare in un momento che vede migliaia di sbarchi in Sicilia, a Lampedusa e fin nella Sardegna di siriani, senegalesi, libici, iracheni; Notizie parlano di 800.000 transfughi nelle coste libiche e 500.000 iracheni che si dirigono nelle coste del mediterraneo… Vorremmo sapere cosa fa il ministro con l’Europa e con quei paesi che impunemente permettono questo inarrestabile trapasso di disperati, che guarda caso si ammassano e diri-

gono verso il nostro paese, unico che ancora accoglie …si , ma per poi sbatter questa umanità affamata, malata, nelle strade delle città italiane…! aspettando forse che un giorno commettano follie??? Oggi si introducono e stazionano nelle chiese.. vedi S. Maria in Roma, si ammassano nei parcheggi, e in estate nelle spiagge; dormono in 10 in pochi metri quadrati con bagni fattiscenti; quando lo stato ha moltissimi immobili abbandonati e la chiesa inutilizzati; un giorno entreranno nelle case… speriamo disabitate. E tutti tacciono perché han paura di essere chiamati razzisti, Ma non dimentichiamo che la paura e la fame spesso genera mostri….! Carlo Ponticelli

dibattito sul Senato e le posizioni intransigenti di Chiti e Mineo per esempio. La seconda difficoltà è data dal fatto che non tutte le riforme si possono fare con leggi ordinarie, ma richiedono i tempi ancora più lunghi della revisione della Costituzione,come ad esempio l’abolizione delle Province. Per quanto riguarda il problema degli immigrati, come ci ricorda spesso Papa Francesco, l’imperativo è quello dell’accoglienza. È chiaro che que-

sta non può ridursi ad uno slogan e deve essere accompagnata da soluzioni concrete sui temi della sicurezza, della giustizia e del lavoro. Sono questioni che non può risolvere certamente l’Italia da sola ma che devono essere affrontate necessariamente in ambito europeo. La Chiesa attraverso i suoi vari organismi caritativi è sempre in prima linea nell’assistenza verso i migranti, basta leggere le cronache e i dati per poterlo constatare. (rp)

Gentile lettore, le questioni che lei mette in campo sono abbastanza varie. Per quanto riguarda la necessità di mettere mano alle riforme istituzionali, il governo sta cercando di spingere con forza in questa direzione. Non è semplice realizzarle per due ragioni: l’esecutivo non dispone di una maggioranza parlamentare forte e coesa, anzi proprio il Partito Democratico, che esprime il Presidente del Consiglio, ha al suo interno una minoranza che si oppone ad alcune riforme importanti, vedi il

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

G

oethe ha scritto: “Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera”. Viviamo in una realtà come quella occidentale che non è fortemente orientata solo al consumo, ma anche al discernimento continuo di dicotomie morali come bene/male e giusto/sbagliato, e questo continuo tentativo di definirle si riversa inevitabilmente su ciò che produciamo. L'ultimo film della Disney, dietro la solita patina di favola per bambini e fantasia protetta, sembrerebbe aver preso in considerazione questa riflessione: quale miglior protagonista per renderne visivo il dubbio profondo se non la stessa antagonista di una delle principesse più famose di sempre, Malefica? Con un volto potente e che con prepotenza domina la scena come quello di Angelina Jolie c'è poco da discutere sulla recitazione, ma molto su tutto il resto. L'attrice per prima, con un volto magnetico che passa dall'angelico all'inquietante in un istante, è perfetta per lasciare che queste due forze si affrontino in un campo comune. Ma poiché, si sa, la Disney con la palla al centro non ci sa stare, e nel dubbio si schiera con i piccoli, alla fine come è ovvio il bene ha la meglio. Vedere il film con questa consapevolezza permette di non rovinarselo, aspettarsi altro porterebbe probabilmente solo alla delusione. Siamo molto lontani dalla Cappuccetto rosso sangue della Warner, o dalla Biancaneve e il cacciatore della Universal, che senza direzioni precise di marchio si potevano permettere di rileggere le storie con toni cupi, sicuramente più

Angelina Jolie interpreta il lato nascosto della cattiva nelle favole

Maleficent, la strega dal cuore buono VALERIA USALA

adatti agli adulti e di forte impatto scenico, creando spunti per la coscienza senza sentirsi in colpa. La Disney ovviamente non si sbilancia, e anche se lo spunto sarebbe ricchissimo (sia per il tema sia per la scelta di cambiare punto di vista) alla fine si ritira nel rifugio dell' happy ending che ha tuttavia qualcosa di nuovo, perchè cambia in grossa parte l'antenato animato del 1957. L'incipit ci presenta Malefica, una strega bambina, pura ed innocente come ci si aspetta da ogni piccolo umano, e colloca la nascita della 'cattiveria' in una voglia di vendetta contro l'unico amore che ha conosciuto e che decide di tradirla tagliandole le ali per diventare Re. Alla bellissima figlia Aurora quindi, accecata dal dolore, deciderà di infliggere un incantesimo che al sedicesimo compleanno la farà addormentare fino ad un bacio, quello del vero amore. Conosciuta Aurora però,

Malefica si pentirà della scelta fatta e cercherà di salvare la ragazza dal destino a cui lei stessa l'ha condannata. Già da queste poche righe per chi ha un vago ricordo del cartone, si vede che molti ponti sono saltati. Primo tra tutti il gioco di ruoli e il contatto diretto con quel bene e quel male tanto difficili da definire. I personaggi sono chiaramente schierati: Aurora è incapace di nuocere a chiunque perchè semplicemente non conosce il male; il Re diventa un antagonista in cui il male domina pensieri ed azioni, e la cui causa si rifà alla scelta iniziale tra Malefica e il Regno (amore e potere), in cui prevalse il secondo; anche il Corvo, servo fedele della strega, non ha cedimenti sulla via del bene, e da buon amico aiuterà Malefica a rivalutare la bambina in cui tanto si rivede. Non c'è dubbio né ripensamento, l'unica che sembra esi-

tare un attimo di più è proprio Malefica, che se alla fine compie forse la scelta più facile e per questo più inversoimile (un vero cattivo si pente poche volte, almeno nel cinema), in realtà compie narrrativamente un salto rispetto al solito, scegliendo una delle vie, ma dopo aver sofferto e conosciuto bene entrambe. Dovendo trovare una forza intrinseca, in un film che segue le orme di Frozen e relega i prinicpi ad ingenui tentativi di far funzionare i sentimenti con uno schiocco di dita (il vero amore può arrivare a compimento dopo un solo sguardo? Sembra di no, nemmeno nelle favole), la vera vincitrice del film è davvero la cattiva per antonomasia, quella Malefica che conosce il male, sbaglia, si pente, riesce a farsi perdonare e regala qualcosa di prezioso: una determinazione e un potere (decisamente femminili) che sanno di promessa per le giovani bambine sedute sulle poltrone. Visivamente il mondo bucolico del film è coinvolgente e non punta tanto sulla magia come incantesimo, ma su quella più reale del cambiamento che appare impossibile. Certo, magari è tutto troppo semplice, un po' troppo fuori dai canoni per chi è cresciuto in un tempo in cui i ruoli erano ben definiti e davano sicurezza, e decisamente troppo povero di contorno (i personaggi secondari sono quasi invisibili e ci si aspetta come minimo una battaglia finale, che invece non arriva mai). Ma per chi oggigiorno ha difficoltà a formarsi una coscienza, al di là della storia, questo film indica deciso il bene, indirizzando adulti e bambini lì ad ogni costo. E non è affatto una cattiva cosa.


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DOMENICA 29 GIUGNO 2014

Feste liturgiche. In Cattedrale la celebrazione in onore del Fondatore dell’Opus Dei

Cercare Cristo nella vita ordinaria seguendo l’esempio di San Josemaria Mons. Miglio: “Il cristiano non deve rassegnarsi a scelte di piccolo cabotaggio ma puntare in alto, verso la santità” RAFFAELE PONTIS NCHE QUEST’ANNO i fedeli della Prelatura dell’Opus Dei si sono ritrovati sabato 21 nella Cattedrale di Cagliari per la Messa in ricordo del proprio Fondatore San Josemarìa Escrivà. Ed anche quest’anno S.E. Mons. Arrigo Miglio non è voluto mancare all’appuntamento e ha presieduto la celebrazione eucaristica. Nell’omelia egli ha voluto esprimere il senso di gratitudine al Signore per aver donato alla Chiesa la figura e gli insegnamenti del Santo Aragonese e per il servizio offerto dalla sua Opera a Cagliari come lievito evangelico capace di far fermentare la pasta del popolo di Dio. Mons. Miglio successivamente ha parlato della chiamata universale alla Santità e del coraggio che il cristiano deve avere per rispondere alla chiamata di Cristo, senza nascondersi dietro le proprie debolezze ma accettando con generosità le grandi sfide che il Signore

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San Josemaria Escrivà insieme al prossimo Beato don Alvaro del Portillo.

pone davanti alla vita. Non rassegnarci quindi a scelte di piccolo cabotaggio ma puntare sempre alla vetta più alta che l’uomo possa raggiungere, ovvero la santità. Santità che è l’abisso del cuore di Dio, abisso o vetta che sino alla fine della vita ciascun cristiano è chiamato dal Signore a salire o sprofondare, a seconda delle prospettive, nel suo Amore e nel suo Cuore. In tal senso il lavoro di discernimento è opera preziosa per comprendere il significato della vita e di ciò che il Signore vuole da ciascuno di noi. Il Signore chiama tutti ad intraprendere la salita verso la santità. L’arcivescovo ha concluso l’omelia

ricordando il lavoro incessante di San Josemarìa nella formazione dei sacerdoti e dei laici chiamati ad essere santi nell’ordinarietà della vita di tutti i giorni. Ha infine ricordato brevemente la figura di Don Alvaro Del Portillo, primo successore di San Josemarìa e prossimo Beato. Al termine della celebrazione un gruppo di Famiglie ha voluto salutare e ringraziare Mons. Miglio e gli altri sacerdoti concelebranti. Il lavoro dell’Opus Dei a Cagliari è portato avanti da uomini e donne di diverse situazioni professionali ed età che attraverso due Onlus, l’Accademia del Castello e il Club Asibiri svolgono attività assi-

stenziali e di formazione umana e spirituale rivolte a giovani studenti, a universitari e professionisti. La chiamata alla santità nella vita ordinaria, servendo Dio nella famiglia, nel lavoro, in ogni momento e in ogni circostanza; la santificazione nel lavoro, impegnandosi a svolgerlo nel miglior modo possibile, con competenza professionale e con senso cristiano: sono alcuni aspetti del messaggio dell’Opus Dei. Come affermava San Josemarìa, la vita del cristiano non deve essere sterile ma deve lasciare traccia, illuminando la vita degli altri e la società “con la fiamma della fede e dell’amore”.

Il Corpus Domini a Cagliari

Domenica 22 giugno si è tenuta la celebrazione cittadina del Corpus Domini. Dopo la Messa in Cattedrale, presieduta da Mons. Miglio, si è svolta la processione che si è conclusa all’Ospedale SS. Trinità. Durante il percorso si è tenuta una sosta davanti al carcere di Buoncammino nella quale si è pregato per i detenuti. L’incontro con i malati e i carcerati ha sottolineato l’essenziale dimensione caritativa dell’Eucaristia.

IL PORTICO

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detto tra noi Continuano gli episodi di blasfemia di D. TORE RUGGIU

Nel dizionario italiano la parola blasfemia è definita un atto “che offende la divinità”. In generale si tratta di “atti che offendono Dio, i Santi e le cose Sacre”. Naturalmente questo significato etimologico si può estendere a tutto ciò che offende la religione, comprese le persone consacrate. Queste infatti hanno il compito fondamentale di parlare in nome di Dio e condurre gli uomini a vivere la vita secondo il Vangelo. Fanno male (e non hanno capito nulla) coloro che affermano di credere in Dio ma non nella Chiesa. E alcuni (o molti) preferirebbero ad una Chiesa madre e maestra, una matrigna o, per dirla con i profeti, “cani muti e sentinelle addormentate”. S. Paolo, tanto per fare un esempio, raccomanda a Timoteo di insistere a tempo opportuno e non opportuno...”riprendi, esorta, correggi, incoraggia....”. La Chiesa a questo impegno di fedeltà assoluta non può rinunciare a costo di dare la vita. I cosiddetti valori non negoziabili, quali la famiglia formata da un uomo e da una donna, la sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale, e così via, sono parte integrante del Vangelo, dove Gesù si definisce “via, verità e vita”. Ebbene, tutte le volte che la Chiesa tocca questi punti “caldi”, viene fatta oggetto di attacchi vigliacchi a mezzo stampa o, peggio, in sceneggiate o fotomontaggi che non esitiamo e definire “indefinibili”, perchè tali sono. È recente quanto sciaguratamente una rivista americana, per ridicolizzare le note posizioni della Chiesa sulle unioni omosessuali, ha avuto l'ardire di pubblicare un fotomontaggio con la testa del Papa emerito Benedetto e il corpo di una donna in slip, con a fianco un Cardinale, ugualmente travestito, per attaccare il pensiero di questi, tra l'altro espresso diversi anni fa (naturalmente gli interessati non hanno cambiato né possono cambiare opinione né oggi né mai). E, diciamolo francamente agli amici americani rei di codesto scempio, che la Chiesa non teme niente e nessuno. E ricordino gli autori sciagurati di simili nefandezze che Pietro rispose al sinedrio: “dobbiamo ubbidire a Dio e non agli uomini”. A nostro modesto avviso questi comportamenti ravvisano un alto tasso di imbecillità, dalla cui malattia è pressochè impossibile guarire. Piaccia o non piaccia, abbiamo seppellito tutti i persecutori della storia: imperatori, dittatori neri e rossi, ideologi dell'anticlericalismo becero e quant'altro. E non finisce qui. Quindi, se vogliono, questi poveri ominidi (meglio “quaquaraqua”) si ravvedano, prima che sia troppo tardi. Non pretendiamo che chiedano scusa (non hanno sufficiente quoziente intellettivo per arrivare a tanto), ma che chiedano perdono a Dio prima di precipitare all'inferno. Dalla nostra parte sono già perdonati: “perchè non sanno quello che fanno”. E, per piacere, non temiamo questi individui, che fatichiamo a definire uomini, perchè codardi, in quanto sanno che non avranno nessuna vendetta. Provino a farlo con i Musulmani..... riposeranno (non in pace), anzitempo.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

brevi PASTORALE FAMILIARE

Corso in Scienze del Matrimonio L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Il corso partirà ad ottobre mentre le iscrizioni inizieranno il 22 settembre nella sede dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Cagliari. la durata del corso è biennale, per tre ore di corso alla settimana e un totale di 200 ore, suddivise in due semestri. Per informazioni contattare l’Istituto di Scienze religiose il mercoledì dalle 18,25 alle 20,50. DAL 17 AL 24 AGOSTO

Campo di formazione e volontariato Dal 17 al 24 agosto per i giovani dai 16 ai 30 anni è possibile partecipare al Campo internazionale di formazione e volontariato. Un’esperienza di amicizia e fraternità con i giovani in arrivo dai diverse zone del Mediterraneo. L’iniziativa voluta dalla Caritas Diocesana pre-

vede la mattina le attività di servizio nelle opere segno della Caritas diocesana di Cagliari ed in realtà associative di inclusione sociale, nel pomeriggio momenti di formazione attraverso la conoscenza di chi si impegna a vivere la solidarietà, con visite a realtà significative della città. Maggiori informazioni sul sito www.caritascagliari.it.

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Meic. Nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica la conferenza di Carlo Cirotto.

Ripartire dalla verità sull’uomo per contrastare l’ideologia gender P. GABRIELE SEMINO

a questione del rapporto tra maschile e femminile, tra uomo e donna, è molto viva oggi. Venerdì 21 giungo scorso, nell’aula magna della Facoltà teologica di Cagliari, il professor Carlo Cirotto, invitato dal Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) cagliaritano, ha offerto un momento di riflessione e di scambio su questo ampio ambito. Cirotto è docente professore ordinario di Citologia e Istologia all'Università degli studi di Perugia, oltre a ricoprire il servizio di presidente nazionale del Meic, di cui era vicepresidente dal 2002. L’incontro, dal titolo accattivante (“Oltre l’identità sessuale? Il fascino ambiguo della teoria del gender”), ha permesso ai partecipanti un chiarimento importante. Il relatore, a partire dalle proprie competenze di biologo, ha affrontato in modo panoramico la questione del genere (maschile e femminile) e della teoria del genere (“gender theory”), nate negli Stati Uniti circa trent’anni fa. Secondo quest’ultima, il sesso costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che distinguono maschio e femmina, mentre il genere (gender) rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, e definizione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita al-

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lo status di uomo e donna. In sintesi, secondo i teorici del genere, si nasce uomini o donne, mentre si diventa maschio o femmina sulla base delle scelte psicologiche individuali, le aspettative sociali e le abitudini culturali, a prescindere dalla natura. Il processor Cirotto, dopo aver brevemente descritto lo status quaestionis che ha reso possibile la nascita della teoria del genere, ne ha anche presentato gli sviluppi più recenti. Dalle teorie del genere si è passati alle teorie multi-gender, post-gender, trans-gender: si tratta di teorie che vanno oltre la dualità maschile-femminile, ritenendo che la sessualità sia un continuum

di identità di genere ai cui estremi si collocano il maschile e il femminile, l'eterosessuale e l'omosessuale e nelle posizioni intermedie si delineano situazioni diversificate e sfumate, ritenendo anche che ogni individuo possa oscillare tra l'una e l'altra polarità in momenti diversi della propria esistenza. Cirotto si è soffermato a sviscerare il significato del sesso biologico, inteso nelle quattro accezioni di sesso cromosomico, sesso gonadico, sesso somatico, sesso cerebrale, per giungere alla conclusione (supportata dagli studi biologici), che ai vari contesti sociali vadano sicuramente attribuite le diverse modalità con cui le differen-

ze tra i sessi si esprimono, alla cui base, però, c’è una realtà biologica “dura” che è impossibile estirpare totalmente. La questione dei generi, e ancor più del femminile (che, storicamente, è risultato sempre maggiormente sacrificato), appare importante, in una visione cristiana, dal momento che la differenza tra i sessi è da riconoscere positivamente come costitutiva delle persone. Maschio e femmina non rappresentano né coppie di uguali, né realtà dotate di una indifferenza asimmetrica, né realtà dipendenti in modo passivo. Ciascuno è invece essenziale per l’altra, senza fusione, che farebbe venir meno la differenza, da mantenersi invece sino alla fine. Essere uomo o donna non è indifferente, è il polo opposto della differenza sessuale. Anche l’esperienza spirituale la si vive segnata dalla differenza sessuale, con connotati asimmetrici. Non si tratta quindi di semplice diversità, ma di differenza. Diversità richiama il divergere, due direzioni che di per sé non s’incontrano: “io sono diverso da te”. Differenza deriva dal latino “differre”, il medesimo che si sposta altrove. Ciascuno nel vedere l’altro sesso viene spostato altrove. La differenza non è solo esterna, ma interna al soggetto, l’altro ha una traccia che io stesso vedo iscritta dentro di me, dentro la coscienza del mio essere. In questo modo si potrà ragionare sulla differenza sessuale cogliendone il significato prezioso.


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DOMENICA 29 GIUGNO 2014

Eventi. Diverse parrocchie e realtà pastorali hanno ospitato la reliquia di Wojtyla.

Incontrare il Signore attraverso la vita di San Giovanni Paolo II incaricato di gestire e curare gli spostamenti della reliquia e collaborare con i sacerdoti per l'organizzazione delle celebrazioni. «L'intensità della partecipazione nelle tre settimane di presenza in Diocesi di Cagliari si intuisce dal numero delle realtà visitate», spiega ancora Aresu: «Abbiamo cercato di accontentare le varie richieste provenienti dalle parrocchie cittadine, come SS. Giorgio e Caterina e S. Avendrace, così come dall'area vasta e dal Campidano, (Quartu S. Elena, Quartucciu, S.Ambrogio e G.B. De la Salle a Monserrato, Pula, S. Pietro ad Assemini, Uta, Settimo S. Pietro, Sanluri, Sanluri Stato e Monastir), dal Parteolla con le due giornate vissute a Soleminis fino al Gerrei, grazie all'impegno del parroco di Ballao, don Andrea Piseddu, che ha curato anche le presenze nelle parrocchie vicine». Assai significative anche le occasioni di preghiera organizzate nel Seminario Regionale ed in alcune realtà legate al mondo degli ammalati, particolarmente vicino all'Unitalsi come la Rsa “Randazzo” a Cagliari e “Virgilio Angioni” a Flumini. Da ricordare, infine, la tappa della reliquia presso l'Ospedale Oncologico di Cagliari, con il ricordo del cappellano dell'Oncologico, don Ignazio Siddi, che ha fatto memoria della visita di Papa Giovanni Paolo II in quella struttura durante il suo viaggio in Sardegna nel 1985.

Numerose le comunità che si sono fermate in preghiera alla presenza della reliquia del Papa polacco. L’iniziativa è stata promossa dall’Unitalsi F.A.

U

N TOUR DELLA Sardegna

durato oltre un mese e mezzo, iniziato nella parte settentrionale dell'isola e concluso al Sud. Da Sassari a Cagliari, passando per le altre diocesi, grazie all'impegno dei suoi volontari l'Unitalsi ha portato in decine di parrocchie la reliquia di San Giovanni Paolo II. La teca con un frammento della veste portata da Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981 – giorno in cui sopravvisse al tentativo di omicidio perpetrato dal terrorista turco Ali Agca, che gli sparò due colpi di revolver mentre compieva il solito giro a bordo della Papamobile in Piazza San Pietro – è stata consegnata alla Sezione Sarda Sud lo scorso 25 maggio, in occasione dell'incontro regionale dei giovani unitalsiani. La grande devozione nei confronti di Papa Wojtyla si è tradotta in una ancor più grande partecipazione di fedeli alle ce-

La reliquia di San Giovanni Paolo II.

lebrazioni organizzate. Prima tappa del pellegrinaggio delle reliquie nella parte meridionale dell'isola (della durata di tre settimane) è stata la basilica di N.S. di Bonaria, dove Papa Wojtyla celebrò la messa nell'ottobre del 1985 davanti a migliaia di fedeli. «Quando si è deciso di portare la reliquia di San Giovanni Paolo II nel nostro territorio – afferma Tito Aresu, presidente della Sezione Sarda Sud – abbiamo pensato ad una occasione "a livello locale" di incontro, ma di tipo diverso rispetto a quelli tradizionalmente organizzati da noi. Nelle tre settimane di permanenza della reliquia abbiamo visto una partecipazione straordinaria in tutte le realtà dove la reliquia ha sosta-

to». Non solo associati, ma tantissimi fedeli spesso del tutto estranei alla realtà unitalsiana: «Ai nostri soci si è unita in ogni circostanza una quantità di fedeli che si sono trovati a pregare con noi davanti a quel piccolo segno. Come slogan del pellegrinaggio abbiamo scelto una delle frasi più celebri di Papa Wojtyla, la sua "Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!". Su questo invito le occasioni di preghiera sono state dappertutto centrate sull'adorazione eucaristica fatta, in alcuni casi, anche tutta la notte». La preghiera ha fatto da filo conduttore durante tutta la durata dell'evento, particolarmente impegnativo per un piccolo gruppo di volontari unitalsiani,

IL PORTICO

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras, Deliah Curreli. Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Usala, Maria Grazia Pau, Susanna Mocci, Fadi Sotgiu Rahi, Raffaele Pontis, Gabriele Semino, Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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IL PORTICO DELLE IDEE

IL PORTICO

brevi A VALLERMOSA

Giornata per i diaconi e i ministri istituiti Domenica 29, a partire dalle ore 9.30, nella “Casa Sacra Famiglia” a Vallermosa, si terrà la giornata conclusiva dell’anno sociale dei membri della Comunità per il diaconato permanente e i ministeri istituiti. ASSOCIAZIONE “STELLA MARIS”

La Messa per la gente di mare La Capitaneria di Porto, l’Autorità Marittima di Cagliari, il Comitato Welfare della Gente di Mare e l’Associazione “Stella Maris”, promuovono la prima celebrazione Eucaristica per la Gente di Mare. In occasione della solennità di San Pietro Apostolo Patrono dei Pescatori e della gente di mare verrà celebrata una Santa Messa, pre-

sieduta dall’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio. Domenica alle 9 presso i locali della ex stazione marittima Molo Sanità. A seguire ci sarà una degustazione di pesci fritti del golfo di Cagliari offerta dai pescatori. Per informazioni contattare l’Apostolato del Mare (CEI), al molo Sanità di Cagliari. Diacono Piero Pia tel/fax 070667689 cell. 3405392915 e mail: stellamariscagliari@gmail.com.

DOMENICA 29 GIUGNO 2014

Novità editoriali. Il libro di Marco Placentino sulla figura di Papa Giovanni Paolo I.

Servire con umiltà Cristo e la Chiesa la via della santità di Albino Luciani SUSANNA MOCCI

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ARCO PLACENTINO è cre-

sciuto. Avevamo parlato di lui quando, nell’agosto 2010, a soli 19 anni pubblicò Soleminis: racconti di guerra (ed. Grafiche del Parteolla). Ora, a distanza di qualche anno, torna di nuovo nelle librerie con Albino Luciani- Il gigante dell’umiltà (ed. Paoline, 13 euro). Un libro divulgativo che, con parole semplici ma intense, ripercorre la vita e il pontificato di Papa Giovanni Paolo I. Marco,perché un volume su Albino Luciani? La figura di Luciani mi appassiona sin da quando ero piccolo: prima ancora di conoscerne la storia, ero rimasto colpito dalla particolarità del suo brevissimo pontificato: 33 giorni. Successivamente, grazie agli studi teologici, approfondendo la virtù dell’umiltà e il suo legame con essa, ho voluto saperne di più sul suo pontificato ma senza fermarmi a quello. Sono andato a ritroso fino alla sua nascita. Credo che fermarsi ai 33 giorni sia riduttivo: non si può cogliere appieno la personalità, la statura di santità di Luciani se non si scopre come questa personalità è andata formandosi nel tempo, come ha sviluppato le virtù che aveva e come ne ha acquisito delle nuove. Possiamo prendere come esempio il linguaggio semplice con cui si rivolgeva alla gente, spesso equivocato con ignoranza. Da studente

di teologia aiutava il parroco del suo paese a redigere il bollettino parrocchiale e spesso si lasciava prendere da un linguaggio eccessivamente forbito. Allora il parroco gli disse: “tu devi pensare alla vecchietta che leggerà il bollettino!”. Così Albino Luciani iniziò a sviluppare un linguaggio semplice, accessibile a tutti. Questo tipo di linguaggio ha influenzato anche te? Davanti alla sterminata mole di libri –anche molto approfonditi- sull’argomento, il mio intento è stato quello di scrivere un libro alla portata di tutti, cercando di usare un linguaggio il più semplice possibile, in modo che chiunque si trovi sotto mano questo volume riesca a cogliere il nocciolo della santità di Giovanni Paolo I. Non volevo che fosse uno scritto distaccato. Ho lasciato parlare molto Luciani, perché un conto è dire che Luciani è stato umile; un altro è dire che lo è stato riportando un fatto che lo

provi. È stato il primo Papa a rinunciare all’incoronazione. Ha preferito incoronarsi di umiltà, dando l’esempio anche per i pontificati successivi. Si teneva sempre un passo indietro, per mettere davanti Gesù. Ho inserito anche tanti dei suoi fioretti, proprio per far parlare lui stesso. Desidero che il lettore si innamori di questa figura. Hai incontrato difficoltà in questo lavoro? Non è stato semplice riassumere la storia di un pontificato sì molto breve ma anche intenso. Ha comportato un grande lavoro di archivio, di scambio di documentazione. La parte difficile è stata riassumere la figura di Luciani da un punto di vista storico ma anche teologico, facendo andare di pari passo la biografia con la storia della salvezza, spiegando il lavoro del Signore nella sua vita. E incoraggiamenti? È stato bello ricevere l’incoraggiamento della nipote, Pia Luciani. Ho

avuto l’approvazione dal Centro Papa Luciani che ha molto apprezzato il mio lavoro e poi dal postulatore -incaricato di stendere la positio-, che lo ha letto e ne ha autorizzato la pubblicazione. Il motto di Giovanni Paolo I era Humilitas, espressione che ricorre spesso tra le pagine di questo libro e che tu hai tradotto non tanto con “umiltà” quanto con “volontà di essere umile”.Che valenza ha questa parola nel mondo di oggi? Di questi tempi – ma forse è sempre stato così- non è facile essere cristiani, andare controcorrente alla sequela di Cristo. Oggi è ancora più difficile perché le virtù dell’umiltà, del servizio, vengono messe da parte e si viene considerati come persona di poco conto. È difficile mantenere vivi questi valori ma non è impossibile: anzi, dobbiamo saper leggere i segni dei tempi e capire che siamo chiamati a vivere da cristiani in questo periodo storico come prova da trasformare in virtù. Cosa dice Luciani agli uomini e alle donne di oggi? Il suo messaggio, dal punto di vista cristiano, è quello di riscoprire l’essenzialità delVangelo. Cercare di viverlo come Cristo davvero vuole, senza troppi fronzoli. Al mondo, anche da un punto di vista laico, chiede di ricostruire l’amore al prossimo e non aver paura di dire sempre la verità , come lui stesso ha fatto. Cosa ci lascia Luciani dopo questi 33 giorni? Ci lascia Gesù Cristo e l’Amore di Cristo, quello con la A maiuscola. È Lui che dobbiamo mettere al centro della nostra vita.


IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

DOMENICA 29 GIUGNO 2014

Il Santo Padre. Alcuni passaggi dell’intervento al Convegno pastorale della diocesi di Roma

“Questa società è orfana di gratuità apriamo il cuore alla grazia di Dio”

L’

EVANGELII NUNTIANDI anche oggi è il documento pastorale più importante, che non è stato superato, del postConcilio. Dobbiamo andare sempre lì. […] E’ proprio, per me, il testamento pastorale del grande Paolo VI. E non è stata superata. E’ un cantiere di cose per la pastorale. In questo anno, visitando alcune parrocchie, ho avuto modo di incontrare tante persone, che spesso fugacemente ma con grande fiducia mi hanno espresso le loro speranze, le loro attese, insieme alle loro pene e ai loro problemi. Anche nelle tante lettere che ricevo ogni giorno leggo di uomini e donne che si sentono disorientati, perché la vita è spesso faticosa e non si riesce a trovarne il senso e il valore. È troppo accelerata! Immagino quanto sia convulsa la giornata di un papà o di una mamma, che si alzano presto, accompagnano i figli a scuola, poi vanno a lavorare, spesso in luoghi dove sono presenti tensioni e conflitti, anche in luoghi lontani. Prima di venire qui, sono andato in cucina a prendere un caffè, c’era il cuoco e gli ho detto: "Tu per andare a casa tua di quanto tempo hai bisogno?"; "Di un’ora e mezza…". Un’ora e mezza! E torna a casa, ci sono i figli, la moglie…. E devono attraversare Roma nel traffico. Spesso capita a tutti noi di sentirci soli così. Di sentirci addosso un peso che ci schiaccia, e ci domandiamo: ma questa è vita? Sorge nel nostro cuore la domanda: come facciamo perché i nostri figli, i nostri ragazzi, possano dare un senso alla loro vita? Perché anche loro avvertono che questo nostro modo di vivere a volte è disumano, e non sanno quale direzione prendere affinché la vita sia bella, e la mattina siano contenti di alzarsi.

Papa Francesco con il Card. Vallini, Vicario Generale per la Diocesi di Roma.

Quando io confesso i giovani sposi e mi parlano dei figli, faccio sempre una domanda: "E tu hai tempo per giocare con i tuoi figli?". E tante volte sento dal papà: "Ma, Padre, io quando vado a lavorare alla mattina, loro dormono, e quanto torno, alla sera, sono a letto, dormono". Questa non è vita! È una croce difficile. Non è umano. Quando ero Arcivescovo nell’altra diocesi avevo modo di parlare più frequentemente di oggi con i ragazzi e i giovani e mi ero reso conto che soffrivano di orfandad, cioè di orfanezza. I nostri bambini, i nostri ragazzi soffrono di orfanezza! Credo che lo stesso avvenga a Roma. I giovani sono orfani di una strada sicura da percorrere, di un maestro di cui fidarsi, di ideali che riscaldino il cuore, di speranze che sostengano la fatica del vivere quotidiano. Sono orfani, ma conservano vivo nel loro cuore il desiderio di tutto ciò! Questa è la società degli orfani. Pensiamo a questo, è importan-

te. Orfani, senza memoria di famiglia: perché, per esempio, i nonni sono allontanati, in casa di riposo, non hanno quella presenza, quella memoria di famiglia; orfani, senza affetto d’oggi, o un affetto troppo di fretta: papà è stanco, mamma è stanca, vanno a dormire… E loro rimangono orfani. Orfani di gratuità: quello che dicevo prima, quella gratuità del papà e della mamma che sanno perdere il tempo per giocare con i figli. Abbiamo bisogno di senso di gratuità: nelle famiglie, nelle parrocchie, nella società tutta. E quando pensiamo che il Signore si è rivelato a noi nella gratuità, cioè come Grazia, la cosa è molto più importante. Quel bisogno di gratuità umana, che è come aprire il cuore alla grazia di Dio. Tutto è gratis: Lui viene e ci dà la sua grazia. Ma se noi non abbiamo il senso della gratuità nella famiglia, nella scuola, nella parrocchia ci sarà molto difficile capire cosa è la grazia di Dio, quella grazia che

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Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 /12.15 Zoom - Dentro la notizia Dal lunedì al venerdì 11.30 / 17.30 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Ogni giorno alle 00.01 circa

L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì alle 21.10 circa Lampada ai miei passi (30 giugno – 6 luglio) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Roberto Maccioni Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 Vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00

non si vende, che non si compra, che è un regalo, un dono di Dio: è Dio stesso. E per questo sono orfani di gratuità. Gesù ci ha fatto una grande promessa: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18), perché Lui è la via da percorrere, il maestro da ascoltare, la speranza che non delude. Come non sentire ardere il cuore e dire a tutti, in particolare ai giovani: "Non sei orfano! Gesù Cristo ci ha rivelato che Dio è Padre e vuole aiutarti, perché ti ama". Ecco il senso profondo dell’iniziazione cristiana: generare alla fede vuol dire annunziare che non siamo orfani. Perché anche la società rinnega i suoi figli! Per esempio a quasi un 40% dei giovani italiani non dà lavoro. Cosa significa? "Tu non mi importi! Tu sei materiale di scarto. Mi spiace, ma la vita è così". Anche la società rende orfani i giovani. Pensate cosa significa che 75 milioni di giovani in questa civiltà Europea, giovani dai 25 anni in giù, non abbiano lavoro… Questa civiltà li lascia orfani. Noi siamo un popolo che vuole far crescere i suoi figli con questa certezza di avere un padre, di avere una famiglia, di avere una madre. La nostra società tecnologica — lo diceva già Paolo VI — moltiplica all’infinito le occasioni di piacere, di distrazione, di curiosità, ma non è capace di portare l’uomo alla vera gioia. Tante comodità, tante cose belle, ma la gioia dov’è? Per amare la vita non abbiamo bisogno di riempirla di cose, che poi diventano idoli; abbiamo bisogno che Gesù ci guardi. È il suo sguardo che ci dice: è bello che tu viva, la tua vita non è inutile, perché a te è affidato un grande compito. Questa è la vera sapienza: uno sguardo nuovo sulla vita che nasce dall’incontro con Gesù. (16 giugno 2014) 1. Continua

IL PORTICO

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brevi N. S. DI BONARIA

48a edizione della Sagra Estiva La parrocchia di Nostra Signora di Bonaria si prepara a festeggiare la 48a edizione della Sagra estiva in onore della Patrona massima della Sardegna. Il 4 luglio nel santuario alle 21 è previsto un concerto in onore della Madonna di Bonaria, al quale partecipano la Corale Parrocchiale di Siurgus Donigala e il Coro Maschile di Siurgus Donigala, diretti dal maestro Felice Cassinelli; la Corale “N. S. di Bonaria”. Al pianoforte Manuele Pinna, direttore il maestro Andrea Cossu. Dal 3 al 5 luglio è previsto il Triduo di pre-

parazione: alle 18.15 il Rosario, Litanie cantate, Funzione mariana, alle 19 santa Messa con omelia di P. Francesco Podda, O. de M., Provinciale dei Mercedari Domenica 6 luglio le sante Messe alle 7 - 8,30 - 10 - 11,30 - 18 -19 20. Alle 10, la S. Messa sarà celebrata dal P. Provinciale dei Mercedari, P. Francesco Podda, ed animata dalla Corale “N. S. di Bonaria”. Al termine saranno benedette le corone che, durante la processione, saranno lanciate in mare in memoria di tutti i Caduti. Alle 11,30 la santa Messa solenne sarà presieduta da monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari. Al termine della santa Messa la Supplica a Nostra Signora di Bonaria. In serata alle 18,30 la solenne processione con il Simulacro della Madonna, imbarco e tragitto in mare. Al rientro l’Arcivescovo rivolgerà ai presenti la sua parola e impartirà la benedizione. Parteciperà la Banda musicale “Città di Cagliari”. Nel giorno della festa si può ottenere l’Indulgenza plenaria alle solite condizioni.



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