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DOMENICA 27 LUGLIO 2014 A N N O X I N . 30
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
CAGLIARI
€ 1.00
La pace prima di tutto ROBERTO PIREDDA
on rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità, di fronte alle nostre coscienze e di fronte ai nostri popoli. Abbiamo sentito una chiamata, e dobbiamo rispondere: la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: “fratello”. Ma per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un solo Padre». Con queste parole, pronunciate in occasione dell’Incontro di preghiera per la pace in Terra Santa dello scorso 8 giugno, Papa Francesco esortava Israele e Palestina a portare avanti ogni sforzo necessario per la riconciliazione. Gli avvenimenti degli ultimi giorni vanno in una direzione tragicamente contraria. Mentre esce questo numero del nostro settimanale è in corso l’offensiva di terra contro Hamas nella Striscia di Gaza da parte degli israeliani e si parla ormai di centinaia di morti. I tentativi di ottenere una tregua, messi in atto attraverso l’azione diplomatica degli organismi internazionali e di singoli Paesi, sono andati fino a questo momento a vuoto. Le posizioni in campo non sono certamente di facile composizione. Il governo guidato da Netanyahu sostanzialmente non riconosce ad Hamas alcuna legittimità politica, considerandolo semplicemente un’organizzazione terroristica, e d’altro canto il movimento islamista ha come fine indicato nel
N
suo statuto la cancellazione dello Stato d’Israele. Difficilmente si potrebbe trovare una situazione più intricata. Tra i due protagonisti del conflitto di questi giorni troviamo il movimento palestinese di Al Fatah, fondato da Arafat, e guidato oggi da Abu Mazen, che è anche il presidente dell’Autorità Palestinese. Nel 2006 Hamas vinse le elezioni palestinesi interrompendo il lungo dominio di Al Fatah, ormai visto come un movimento troppo moderato. A quel successo elettorale fece seguito una guerra civile tra le due fazioni palestinesi che, tra l’altro, portò alla presa di controllo della Striscia di Gaza da parte di Hamas. Sia Israele che l’Occidente in generale, non hanno mai riconosciuto l’autorità di Hamas sulla Striscia di Gaza. Questo ha portato i leader di Hamas a legarsi agli aiuti di Iran e Siria. Negli ultimi anni sono stati diversi gli interventi militari israeliani nella Striscia: basti ricordare le operazioni “Piombo fuso” del 2008 e “Colonna di nuvola” del 2012. Le difficili condizioni di vita degli abitanti della Striscia di Gaza hanno consentito lo sviluppo di altri movimenti di natura jihadista e quaedista, ancora più estremisti rispetto ad Hamas. A seguito delle cosiddette “primavere arabe” Hamas ha rotto i rapporti con la Siria e l’Iran avvicinandosi all’Egitto, allora guidato da Morsi, esponente dei Fratelli musulmani, e al Qatar. Nel 2011 Hamas ha anche firmato un accordo con il tradizionale rivale interno Al Fatah. Il crollo di Morsi in Egitto e la pre-
sa del potere da parte di Al-Sisi, totalmente contrario ai movimenti islamisti, hanno notevolmente indebolito Hamas, rendendo ancora peggiori le condizioni di vita a Gaza e spingendo verso il patto con Abu Mazen per un governo di unità nazionale. Israele si è mostrato fin dall’inizio decisamente contrario all’accordo dello scorso aprile tra Hamas e Al Fatah rifiutandosi di partecipare a nuovi colloqui di pace. Oggi gli attacchi di Israele indeboliscono certamente Hamas, ma allo stesso tempo il radicalizzarsi dello scontro fa avanzare i gruppi islamici più estremisti. Il conflitto non fa altro poi che ridurre i già scarsi margini di manovra di Abu Mazen, che poteva essere l’unico in grado di “moderare” Hamas. Venire fuori da questo groviglio non è semplice. L’unica strada possibile rimane quella indicata da Papa Francesco nel corso della sua recente visita in Terra Santa: «Rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. La “soluzione di due Stati” diventi realtà e non rimanga un sogno» (25 maggio 2014). Se è vero che «la violenza non si vince con la violenza» (Angelus, 20 luglio 2014), solo il realismo della pace, che va costruita con pazienza e ragionevolezza, permetterà di uscire dalla crisi.
Solidarietà del Papa ai cristiani vittime di persecuzioni in Iraq Ho appreso con preoccupazione le notizie che giungono dalle Comunità cristiane a Mossul (Iraq) e in altre parti del Medio Oriente, dove esse, sin dall’inizio del cristianesimo, hanno vissuto con i loro concittadini offrendo un significativo contributo al bene della società. Oggi sono perseguitate; i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro. A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera. Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male! E a voi, qui in piazza e a quanti ci seguono per mezzo della televisione, rivolgo l’invito a ricordare nella preghiera queste comunità cristiane. Papa Francesco Angelus 20 luglio 2014