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DOMENICA 3 AGOSTO 2014 A N N O X I N . 31
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Siamo tutti “nazareni” ROBERTO PIREDDA
S
iamo tutti nazareni”. Questo messaggio che giunge nel cuore dell’estate, viene a disturbarci e metterci in crisi. Nel bel mezzo di un mondo occidentale chiuso in se stesso - perciò in piena crisi, non solo economica, ma, in primo luogo, di senso - ci porta in una terra non troppo lontana dalla nostra, dove si rischia la vita per il solo fatto di essere cristiani. Proprio nei giorni in cui si registra la positiva soluzione del caso di Meriam, incarcerata in Sudan perché si rifiutava di rinnegare la sua fede cristiana, ci arrivano le notizie provenienti dall’Iraq. Una terra dove i cristiani sono presenti da quasi duemila anni (perciò prima dell'Islam) e dalla quale oggi devono scappare, dopo aver ricevuto il marchio della “N” che sta ad indicare “nazarat”, “nazareno”, seguace di Cristo. Questo marchio viene segnato nelle case dei cristiani di Mossul in modo tale da renderle immediatamente riconoscibili. Cosa accade in Iraq? I miliziani jihaidisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) hanno proclamato il Califfato islamico e da quando controllano Mossul, che è la seconda città dello stato iracheno, hanno messo i cristiani con le spalle al muro: per poter rimanere nelle loro case si devono convertire all’Islam oppure pagare la jizya, che è la tassa di protezione, altissima e quindi praticamente impossibile da versare. Le case abbandonate dai cristiani vengono requisite dai sunniti che appoggiano la linea del Califfato islamico. Le
chiese e i monasteri, un patrimonio di fede e cultura preziosissimo, vengono distrutti. Il Patriarca caldeo Louis Raphael I Sako in una lettera aperta diffusa nei giorni scorsi, ha affermato che quanto sta accadendo «offende la coesistenza con diverse religioni e diversi popoli, d'Oriente e d'Occidente, vissuta nel rispetto reciproco del credo religioso e in fraternità». È una vergogna - ricorda sempre Sako – «che ora i cristiani vengano rigettati, espulsi e limitati nella loro vita. È ovvio che questo fenomeno avrà conseguenze disastrose nel concetto stesso di coesistenza fra la maggioranza e le minoranze, e persino fra gli stessi musulmani, nel breve e nel lungo periodo. L'Iraq è sull'orlo di un disastro umanitario, culturale e storico». Il Patriarca si è rivolto poi direttamente al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Kimoon. Il Consiglio di sicurezza «non può rimanere fermo ed essere un semplice osservatore delle continue atrocità commesse contro i cristiani»; è più che mai urgente «fare pressione su tutti affinché vengano rispettati i diritti umani». Il nuovo governo, una volta insediato, «dovrebbe impegnarsi nella protezione delle minoranze e nella lotta all'estremismo». L’Occidente, spesso troppo preoccupato a oscurare qualsiasi segno e messaggio cristiano, perché giudicato “oppressivo”, dovrebbe saper guardare in faccia la realtà delle cose e ricordarsi anche dei tanti cristiani perseguitati in varie parti del mondo. Un segnale di speranza è dato negli ultimi giorni dall’elezione a presidente della Repub-
blica di Fuad Massum. Il nuovo Capo dello stato è considerato in buoni rapporti sia con gli sciiti che i sunniti: questo potrebbe creare le premesse per la formazione di un nuovo governo che dia maggiore stabilità al Paese. La Croce di Cristo continua a rappresentare ancora un segno di contraddizione e la testimonianza pacifica e fraterna delle piccole comunità cristiane sparse in terra araba non cessa d’incontrare opposizione e rifiuto. Mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare dei Caldei a Baghdad , raccontando gli avvenimenti di questi giorni, collega con forza il disagio di quel popolo a Cristo che, proprio dalla Croce, salva l’uomo: «Siamo tutti in ansia e cerchiamo di attaccarci alla speranza. Ogni giorno fronteggiamo qualcosa di impensabile il giorno prima, ma questo è il momento presente. Non sappiamo se sarà mai possibile sedersi a un tavolo e se avremo una risposta e se saranno soddisfatti di questo perché questi estremisti hanno le loro convinzioni. Ma il Signore ci aiuta. Noi urliamo sempre: Dio nostro, Dio nostro non ci abbandonare». In questo passaggio doloroso della storia possono tornare di aiuto le parole di Benedetto XVI, capaci di rendere tutta la forza del paradosso cristiano: «Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori» (24 aprile 2005). La nuova fraternità che si radica sul mistero di amore della Croce di Cristo ci spinge a essere vicini ai fratelli iracheni, perché davvero “siamo tutti nazareni”.
Il Portico va in vacanza. Le pubblicazioni riprenderanno domenica 7 settembre. Il Direttore e tutti i collaboratori augurano ad abbonati e lettori BUONE VACANZE.
SOMMARIO ECONOMIA
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Il Rapporto della Caritas sulle politiche contro la povertà in Italia GIOVANI
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Un gruppo di ragazzi partono in Africa per un viaggio missionario CAGLIARI
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Un progetto del Comune per la riqualificazione della spiaggia del Poetto PAPA FRANCESCO
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Il dialogo del Santo Padre con i sacerdoti durante la visita a Caserta LITURGIA
In Cattedrale si rinnova la festa dell’Assunta
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IL PORTICO DEL TEMPO
IL PORTICO
DOMENICA 3 AGOSTO 2014
Economia. Caritas italiana ha presentato di recente il Rapporto sulle politiche contro la povertà “Il bilancio della crisi”.
In Italia cresce ancora la povertà
MARIA CHIARA CUGUSI
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parlare del fronte relativo ai ‘servizi’, dove addirittura si è registrato un indebolimento: nell’arco di due anni (dal 2010 al 2012), la spesa dei Comuni su questo versante è calata del 6%. Per la Caritas, continua a mancare, nel nostro Paese, una misura contro la povertà assoluta; se si intende fare della lotta alla povertà una priorità politica, due sono gli scenari ipotizzati nel rapporto: la prosecuzione di un ‘welfare’ all’italiana, oppure l’avvio di un Piano nazionale contro la povertà. Nel primo caso, si punterebbe al consolidamento delle modalità d’intervento già caratterizzanti il sistema italiano di protezione sociale, attraverso lo stanziamento di signi-
A CRISI HA raddoppiato il numero dei poveri in Italia, passati dai 2,4 milioni del 2007 (il 4,1% del totale), ultimo anno di crescita del Pil, ai 4,8 milioni di italiani che vivevano in povertà assoluta nel 2012 (l’8% del totale). I dati, emersi dal primo Rapporto sulle politiche contro la povertà in Italia ‘Il bilancio della crisi’, presentato nei giorni scorsi da Caritas italiana, fotografano, dunque, una realtà critica, in cui una fetta della popolazione non è in grado di sostenere la spesa minima per abitazione, cibo e servizi necessari per standard di vita minimamente accettabili. Oltre all’aumento, si registra un allargamento del fenomeno a realtà e categorie ritenute finora ‘poco vulnerabili’: la povertà avanza, infatti, nel centro-nord, e colpisce anche famiglie con due figli, nuI FRONTE A UNA crisi sempre maggiore, si inclei con capifamiglia di età infetensifica l’azione della Caritas di Cagliari. riore a 35 anni, famiglie con com«La povertà non può essere ignorata e riponenti occupati, mentre, prima mossa dalla progettualità politica - sottolinea don del 2007, interessava soprattutto Marco Lai, direttore della Caritas diocesana -. Noanziani, abitanti del sud e famiglie nostante l’aumento della povertà, sono diminuiti numerose. gli interventi degli enti locali; invece, la politica doUno scenario difficile, a cui la poli- vrebbe investire maggiormente su misure di contica non è in grado di dare risposte: trasto alla povertà». l’organismo pastorale della Con- Esemplificativi della crisi sono i numeri forniti dalferenza Episcopale Italiana analiz- la Caritas diocesana, che assiste ogni anno circa za le politiche dei governi operan- 20mila persone, e che, come ogni anno, assicura l’ati dal 2007 al 2013, sottolineando pertura dei suoi servizi, durante l’intero periodo come l’unica misura messa in estivo. A iniziare dal Centro d’ascolto - dove nell’arcampo è stata la cosiddetta ‘Social co dei primi sei mesi del 2014 è aumentato il numecard’ (Carta Acquisti) varata dal go- ro delle richieste legate ai problemi abitativi e lavoverno Letta, a cui si è aggiunto, di rativi - e dalla Mensa, con l’introduzione self-servirecente, il bonus di 80 euro deciso ce grazie al progetto ‘Abbattiamo la fame’ (150 pasti dal premier Renzi, che ha avuto so- recuperati ogni giorno presso due ospedali cittadilo effetti di portata ridotta. Per non ni, navi della Tirrenia, mense aziendali e altre attività,
ficativi finanziamenti aggiuntivi destinati a un nuovo contributo economico, puro e semplice, non affiancato da servizi alla persona e senza il coinvolgimento di altre realtà del welfare locale. Nel secondo caso, invece, un Piano nazionale contro la povertà comporterebbe l’introduzione progressiva del REIS (Reddito di inclusione sociale), auspicato dall’Alleanza contro la povertà in Italia, alla quale Caritas italiana aderisce, attraverso un percorso quadriennale: fin dall’inizio viene definito il punto d’arrivo (le caratteristiche del REIS a regime) e sono determinate le tappe intermedie (ampliamento dell’utenza in ogni annualità): le sperimentazioni del Governo
Letta e l’eventuale decisione del Governo Renzi di estendere il bonus di 80 euro alle famiglie in povertà confluirebbe nel piano. «L’ambizione che nutriamo - ha sottolineato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana - è quella di inaugurare, a partire da quest’anno, un itinerario di analisi, approfondimento, studio e ricerca che permetta di realizzare uno strumento di riflessione a cadenza annuale, limitato negli obiettivi, ma che riteniamo potenzialmente prezioso in una fase del nostro paese segnato dalla crisi e dalla crescita esponenziale del dato di povertà assoluta, ma anche dalla consapevolezza ormai diffusa che sia quanto mai necessario inserire questo tema nell’agenda politica del paese». Intanto continua l’impegno Caritas verso un sistema di credito che valorizzi garanzie ‘collaterali’ e accompagnamento sociale: piccoli dal catering alla ristorazione), che va a rafforzare il prestiti a famiglie e micro-imprese programma di ri-organizzazione del ‘Sistema Men- vulnerabili, basati su meccanismi sa’ (composto da tre servizi sinergici e correlati: di- di fiducia, costituiscono uno strumento valido per superare la crisi. spensa, cucina e refettorio). Restano aperti, tra gli altri, lo Sportello Anti-usura Tra le misure attivate dalla Caritas, (circa 300mila euro già erogati nei primi sei mesi c’è il ‘Prestito della speranza’, prodel 2014), i Centri di accoglienza e i dormitori, l’Am- mosso dalla CEI con il concorso bulatorio, l’unità di strada, la ‘Fraternità di strada’, dell’Associazione bancaria italiadestinate entrambe ai senza fissa dimora, il Centro na (Abi), che prevede due forme di d’ascolto nel carcere di Buoncammino, gli inter- finanziamento: il credito sociale venti per gli affidati UEPE (Ufficio per l’esecuzione per le famiglie (di importo non supenale esterna), lo sportello Reti di famiglie, il Cen- periore ai 6mila euro) e il microcredito di impresa (di importo non tro d’ascolto Kepos. Nei giorni scorsi, inoltre, è stato consegnato il ‘taxi superiore a 25mila euro). Esso, sosolidale’ nell’ambito del progetto ‘Mobilità garanti- speso per valutarne a fondo i risulta’: il veicolo, un Fiat Doblò attrezzato per le perso- tati dallo scorso 31 marzo, sarà rine disabili, supporterà le attività Caritas, come l’ac- lanciato in tempi brevi, con nuovi compagnamento delle persone in strutture sanita- e più ampi criteri di selezione dei rie, dei detenuti, e il potenziamento dell’unità di beneficiari (finora costituiti da famiglie di cosiddetti ‘nuovi poveri’). strada.
Una rete di solidarietà a Cagliari
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IL PORTICO DEGLI EVENTI
Medio Oriente. Il movimento dell’Isis costringe i cristiani a fuggire dalle proprie case.
Dopo duemila anni di storia a Mossul non saranno più presenti i cristiani L’obiettivo dell’Isis è di costituire un califfato islamico. I cristiani sono vittime di massacri continui. Devastati i luoghi di culto P. FADI SOTGIU RAHI, C.Ss.R.
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OSSUL ,
LA
SECONDA
città dell'Iraq, vive la più grande persecuzione della sua storia cristiana. L’Iraq è la terra dei nostri Padri dell’Antico Testamento, Abramo, Isacco e Giacobbe. Una terra che conobbe il cristianesimo subito dopo la venuta del nostro Redentore Gesù Cristo, sta continuando a vivere un periodo buio, con massacri e persecuzioni nei confronti dei cristiani da parte degli aderenti allo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL o ISIS). Quest’ultimo non è uno stato riconosciuto ma un gruppo musulmano salafita jihadista attivo in Siria e in Iraq. Questo movimento islamista ha proclamato la nascita dello Stato Islamico il 3 gennaio 2014, con a capo il comandante Abu Bakr al-Baghdadi. Unitasi ad Al-Qaida in Iraq nel 2004, per poi separarsi, l’ISIL ha come obiettivo quello di imporre la Sharia nei territori controllati e di realizzare un grande califfato islamico sunnita, riunendo le regioni a maggioranza
Cristiani in fuga da Mossul.
sunnita di Siria e Iraq all'interno di un unico stato. I membri dell’ISIL hanno attaccato Mossul il 10 luglio di quest’anno, entrando armati in tutte le case cristiane, imponendo loro tre possibilità: convertirsi all’Islam; pagare la Jizya cioè l’imposta detta di "compensazione", che dal periodo islamico classico fino al XIX secolo ogni suddito non-musulmano versava alle autorità islamiche; abbandonare la città. I cristiani di Mossul costituiscono il gruppo più numeroso della popolazione della città dopo i musulmani sunniti che sono la
maggioranza. In Iraq sono presenti diverse comunità ecclesiali: la Chiesa Caldea Cattolica, la Chiesa Siriaca (sia Cattolica che Ortodossa), la Chiesa Assira d’Oriente, la Chiesa Greco Cattolica Melchita, la Chiesa Greco Ortodossa, e la Chiesa Maronita Cattolica. Le prime tre hanno a Mossul una presenza particolarmente significativa. Dal 10 luglio centinaia di cristiani che sono rimasti saldi nella fede, rifiutando le offerte dell’ISIL, sono stati massacrati per la loro perseveranza. Da Mossul sono emigrate più di quindicimila persone in venti giorni, e gli ulti-
Gaza, aiuti Caritas per 16.000 persone L’accorato appello lanciato per la Terra Santa ARITAS GERUSALEMME ha ripreso le attività di assistenza alla popolazione di Gaza, che si erano interrotte dopo i primi giorni di bombardamento. «Centinaia di migliaia di famiglie vivono alla giornata - afferma padre Raed, direttore di Caritas Gerusalemme - quasi 90.000 persone hanno abbandonato le loro case a seguito dei bombardamenti e non possono vivere senza aiuti esterni». La Caritas sta organizzando aiuti per 16.000 persone. In una prima fase si occuperà di fornire medicine, quasi esaurite, lenzuola e gasolio per l’elettricità per curare circa 6.000 feriti. Il numero è in costante ascesa e il supporto sanitario di Caritas andrà ai 4 ospedali pubblici di Gaza, Beit Hanoun, Kamal Edwan Al Shifa e Al Ahli, oltre che al Centro sanitario e alla clinica mobile della stessa Caritas
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Gerusalemme. Tra le tante emergenze si cercherà di dare anche sostegno psico-sociale, soprattutto ai bambini feriti, la pagina più dolorosa di questo ignobile conflitto. Successivamente è prevista la distribuzione di viveri e kit igienici secondo le necessità. Tutta l’azione avviene in coordinamento con le autorità locali, la Mezzaluna Rossa, e le Agenzie delle Nazioni Unite (WHO, WFP e UNRWA) per garantirne la massima efficacia. Per proseguire nei prossimi sei mesi gli interventi avviati occorre oltre un milione di euro. Caritas Italiana accogliendo la richiesta di aiuto rivolta alla rete internazionale, fa appello alla generosità degli offerenti. Resta in costante contatto con Caritas Gerusalemme e sostiene gli interventi in atto mettendo a disposizione 100.000 euro. «È ur-
gente che vi sia una pronta risposta solidale» – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, aggiungendo che «resta comunque priorità ineludibile quella di deporre le armi». Una nuova richiesta di cessate il fuoco è venuta ieri da S.E. Mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante la XXI sessione speciale del Consiglio per i diritti umani. «La violenza non paga mai» ha detto Mons. Tomasi evidenziando come con la violenza in quei territori si continuerà a vivere come nemici e avversari, mentre «con la pace è possibile vivere come fratelli e sorelle».
mi cristiani che sono rimasti lì, dopo l’ultimatum del 19 luglio erano solo 25, malati gravi o disabili che stavano all’ospedale. La loro fine non è stata migliore degli altri perché sono stati ugualmente massacrati. Per la prima volta nella storia l’antica terra irachena si svuota totalmente dei cristiani, e ciò a causa della strage operata dai musulmani jihadisti, appoggiati dalle nazioni che assicurano loro armi e denaro. Gli emigrati di Mossul sono stati obbligati ad andare via dalla propria città senza portare nulla con loro, né vestiti, né cibo, senza mezzi di trasporto né denaro. Tanti di loro sono scappati così come sono venuti al mondo, spogliati di tutto, sotto un controllo rigido da parte dell’ISIL che conta oggi tra le sue fila circa ventimila uomini armati. La persecuzione continua e i martiri di fede cristiana aumentano. Papa Francesco ci ha detto in uno di suoi ultimi Angelus: «Il numero di martiri cristiani degli ultimi anni ha superato di molto quello dei primi secoli del cristianesimo». La situazione attuale dei cristiani in Iraq e in Siria è veramente insopportabile e richiede un forte spirito di preghiera e sacrificio. I responsabili delle nazioni che appoggiano il terrorismo e l’ISIL devono esaminarsi in coscienza e smettere ad aiutarli. L’auspicio non può che essere poi quello che si possa ritornare a vivere in pace con tutti, nonostante la diversità di fede, rispettandosi reciprocamente. Come indicato da Papa Francesco nel maggio scorso a Betlemme, l’impegno comune deve essere dunque quello di creare le condizioni per «una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza». Per sostenere gli interventi in corso, si possono inviare offerte a Caritas Italiana, via Aurelia 796 – 00165 Roma, tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: “Terra Santa/Emergenza Gaza”. Donazioni on line su: www.caritas.it. Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119. • Banca Prossima, piazza della Libertà 13, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474. • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013. • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113.
IL PORTICO
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l’opinione LA RIFORMA DEL SENATO
Chi si ricorda ancora di Aldo Bozzi? Forse nessuno si ricorderà del deputato del Partito liberale italiano Aldo Bozzi, già membro dell’Assemblea Costituente. Eppure nel lontano 1983 ebbe un ruolo di rilievo: fu presidente della Commissione bicamerale per le riforme costituzionali. Un ruolo analogo a quello occupato nel 1992 da Ciriaco De Mita e Nilde Iotti, e nel 1997 da Massimo D’Alema. Analogo il ruolo e il risultato: nulla di fatto. Non c’è forse una parola più abusata di questa: riforme. Sembra però vittima di uno strano destino: a molti piace parlarne, a quasi nessuno realizzarle. C’è sempre qualche intoppo: bisogna vedere, studiare, capire. Passano i decenni, e si discute infinitamente senza alcun risultato. Sul merito delle riforme certamente si può e si deve discutere ed esaminare quali possano essere le soluzioni concrete migliori. Il tempo per la discussione però non può essere infinito, le forze politiche e il Parlamento non possono continuamente mandare la palla in tribuna per perdere tempo. Esiste il dovere di decidere. In questi giorni è infuocata la discussione in particolare sulla riforma del Senato. La maggioranza di governo, insieme a Forza Italia, ha fatto una proposta frutto di legittimi accordi. Il progetto dell’esecutivo è arrivato nella Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove si è discusso e si sono fatte diverse modifiche. Ora il Ddl Boschi è in discussione al Senato. Parte delle opposizioni grida al golpe e alla fine della democrazia e ha messo in atto un ostruzionismo parlamentare durissimo presentando oltre 7000 emendamenti. Non dovrebbe sfuggire a nessuno che un numero così alto di emendamenti va assolutamente oltre il merito della discussione sul testo del Ddl Boschi - materia peraltro opinabilissima – e ha come unico obiettivo quello di affossare il tentativo di fare adesso delle riforme. È verissimo che ci potevano essere altri accordi, altre proposte, altre maggioranze ecc. L’unico problema è dato dalla realtà: non ci sono. Guardiamo ai fatti, senza pensare ai colori politici delle parti. La maggioranza delle forze parlamentari ha trovato un accordo per riformare il Senato, sta seguendo tutto l’iter previsto dalla Costituzione e dai regolamenti parlamentari per presentare la sua proposta e chiede che il Parlamento si esprima. Tutto qua. Dove sta il colpo di stato di cui parlano M5Stelle, Sel, Lega e vari esponenti di altri partiti? Si può dire che è una cattiva riforma, che poteva essere fatta meglio? Certamente. Ma definirla un colpo di stato, morte della democrazia e via dicendo, appare un po’ esagerato. Invocare ancora del tempo? Un sistema sano dal punto di vista democratico discute, anche aspramente, ma poi decide. L’alternativa sarebbe tornare alla casella iniziale. Ancora una volta. Intanto, per la cronaca, Bozzi, quello della commissione del 1983, è morto nel 1987. R.I.P. Si spera non facciano la stessa fine le riforme tanto attese. (rp)
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IL PORTICO
IL PORTICO DEL TEMPIO
Il Papa. Nella visita a Caserta l’insistenza sulla legalità e l’attenzione agli ultimi.
“Mai la guerra! Fermatevi per favore! Ve lo chiedo con tutto il cuore” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre si è soffermato in primo luogo sul Vangelo domenicale che presentava una serie di parabole sul Regno di Dio. Il punto essenziale è dato dal lasciarsi afferrare da Cristo e dal suo Regno: «Chi conosce Gesù, chi lo incontra personalmente, rimane affascinato, attratto da tanta bontà, tanta verità, tanta bellezza, e tutto in una grande umiltà e semplicità. Cercare Gesù, incontrare Gesù: questo è il grande tesoro!». Attraverso l’ascolto del Vangelo è possibile aprirsi al Regno: «Quante persone, quanti santi e sante, leggendo con cuore aperto il Vangelo, sono stati talmente colpiti da Gesù, da convertirsi a Lui. Pensiamo a san Francesco di Assisi: lui era già un cristiano, ma un cristiano “all’acqua di rose”. Quando lesse il Vangelo, in un momento decisivo della sua giovinezza, incontrò Gesù e scoprì il Regno di Dio, e allora tutti i suoi sogni di gloria terrena svanirono. Il Vangelo ti fa conoscere Gesù vero». Il Papa ha poi insistito sulla possibilità di avere con sé una copia del Vangelo per farne oggetto si lettura continua. Al termine dell’Angelus Papa Francesco ha ricordato il centesimo anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, collegando questo avvenimento con i tragici
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Il Papa in visita a Caserta.
conflitti che segnano l’ultimo periodo: «Mentre ricordiamo questo tragico evento, auspico che non si ripetano gli sbagli del passato, ma si tengano presenti le lezioni della storia, facendo sempre prevalere le ragioni della pace mediante un dialogo paziente e coraggioso. In particolare, oggi il mio pensiero va a tre aree di crisi: quella mediorientale, quella irakena e quella ucraina. Vi chiedo di continuare a unirvi alla mia preghiera perché il Signore conceda alle popolazioni e alle Autorità di quelle zone la saggezza e la forza necessarie per portare avanti con determinazione il cammino della pace, affrontando ogni diatriba con la tenacia del dialogo e del negoziato e con la forza della riconciliazione. Al centro di ogni decisione non si pongano gli
L’ANGELUS
È Gesù il vero tesoro e brevi similitudini proposte dall’odierna liturgia sono la conclusione del capitolo del Vangelo di Matteo dedicato alle parabole del Regno di Dio (13,44-52). Tra queste ci sono due piccoli capolavori: le parabole del tesoro nascosto nel campo e della perla di grande valore. Esse ci dicono che la scoperta del Regno di Dio può avvenire improvvisamente come per il contadino che arando, trova il tesoro insperato; oppure dopo lunga ricerca, come per il mercante di perle, che finalmente trova la perla preziosissima da tempo sognata. Ma in un caso e nell’altro resta il dato primario che il tesoro e la perla valgono più di tutti gli altri beni, e pertanto il contadino e il mercante, quando li trovano, rinunciano a tutto il resto per poterli acquistare. Non hanno bisogno di fare ragionamenti, o di pensarci, di riflettere: si accorgono subito del valore incomparabile di ciò che hanno trovato, e sono disposti a perdere tutto pur di averlo. Così è per il Regno di Dio: chi lo trova non ha dubbi, sente che è quello che cercava, che attendeva e che ri-
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sponde alle sue aspirazioni più autentiche. Ed è veramente così: chi conosce Gesù, chi lo incontra personalmente, rimane affascinato, attratto da tanta bontà, tanta verità, tanta bellezza, e tutto in una grande umiltà e semplicità. Cercare Gesù, incontrare Gesù: questo è il grande tesoro! Quante persone, quanti santi e sante, leggendo con cuore aperto ilVangelo, sono stati talmente colpiti da Gesù, da convertirsi a Lui. Pensiamo a san Francesco di Assisi: lui era già un cristiano, ma un cristiano “all’acqua di rose”. Quando lesse il Vangelo, in un momento decisivo della sua giovinezza, incontrò Gesù e scoprì il Regno di Dio, e allora tutti i suoi sogni di gloria terrena svanirono. Il Vangelo ti fa conoscere Gesù vero, ti fa conoscere Gesù vivo; ti parla al cuore e ti cambia la vita. E allora sì, lasci tutto. Puoi cambiare effettivamente tipo di vita, oppure continuare a fare quello che facevi prima ma tu sei un altro, sei rinato: hai trovato ciò che dà senso, ciò che dà sapore, che dà luce a tutto, anche alle fatiche, anche alle sofferenze e anche alla morte.
interessi particolari, ma il bene comune e il rispetto di ogni persona. Ricordiamo che tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace». Il Santo Padre ha rivolto un appello accorato perché cessino i conflitti e prevalga il desiderio di pace: «Mai la guerra! Penso soprattutto ai bambini, ai quali si toglie la speranza di una vita degna, di un futuro: bambini morti, bambini feriti, bambini mutilati, bambini orfani, bambini che hanno come giocattoli residui bellici, bambini che non sanno sorridere. Fermatevi, per favore! Ve lo chiedo con tutto il cuore. È l’ora di fermarsi! Fermatevi, per favore!». In settimana il Pontefice si è recato in visita pastorale a Caserta in occasione della Festa di Sant’An-
Leggere il Vangelo. Leggere il Vangelo. Ne abbiamo parlato, ricordate? Ogni giorno leggere un passo del Vangelo; e anche portare un piccolo Vangelo con noi, nella tasca, nella borsa, comunque a portata di mano. E lì, leggendo un passo, troveremo Gesù. Tutto acquista senso quando lì, nel Vangelo, trovi questo tesoro, che Gesù chiama “il Regno di Dio”, cioè Dio che regna nella tua vita, nella nostra vita; Dio che è amore, pace e gioia in ogni uomo e in tutti gli uomini. Questo è ciò che Dio vuole, è ciò per cui Gesù ha donato sé stesso fino a morire su una croce, per liberarci dal potere delle tenebre e tra-
na, patrona della Città. Nell’omelia della Celebrazione Eucaristica, incentrata sul Vangelo della domenica, Papa Francesco ha sottolineato come sia Gesù stesso il “tesoro” che cerca il cuore dell’uomo: « È Lui il tesoro nascosto, è Lui la perla di grande valore. Si comprende la gioia del contadino e del mercante: hanno trovato! È la gioia di ognuno di noi quando scopriamo la vicinanza e la presenza di Gesù nella nostra vita». Chi ha trovato un tale “tesoro” deve custodirlo lasciandogli il primo posto nell’esistenza: «Non basta l’entusiasmo, la gioia della scoperta. Occorre anteporre la perla preziosa del regno ad ogni altro bene terreno; occorre mettere Dio al primo posto nella nostra vita, preferirlo a tutto». Il primato di Dio illumina anche la vita sociale. In questo senso il Papa ha richiamato all’impegno in una terra segnata da varie emergenze: «Ciò è particolarmente importante in questa vostra bella terra che richiede di essere tutelata e preservata, richiede di avere il coraggio di dire no ad ogni forma di corruzione e di illegalità – tutti sappiamo il nome di queste forme di corruzione e di illegalità – richiede a tutti di essere servitori della verità e di assumere in ogni situazione lo stile di vita evangelico, che si manifesta nel dono di sé e nell’attenzione al povero e all’escluso».
sferirci nel regno della vita, della bellezza, della bontà, della gioia. Leggere il Vangelo è trovare Gesù e avere questa gioia cristiana, che è un dono dello Spirito Santo. Cari fratelli e sorelle, la gioia di avere trovato il tesoro del Regno di Dio traspare, si vede. Il cristiano non può tenere nascosta la sua fede, perché traspare in ogni parola, in ogni gesto, anche in quelli più semplici e quotidiani: traspare l’amore che Dio ci ha donato mediante Gesù. Preghiamo, per intercessione della Vergine Maria, perché venga in noi e nel mondo intero il suo Regno di amore, di giustizia e di pace. (27 luglio 2014)
DOMENICA 3 AGOSTO 2014
pietre BANGLADESH
In 50 rapinano una chiesa Una cinquantina di rapinatori hanno assalito la chiesa cattolica di Boldipukur, nella diocesi di Dinajpur, circa 440 km a nord ovest di Dhaka. I ladri, con l'aiuto di elementi locali, hanno sequestrato sacerdoti e suore e si sono impossessati di tutti i beni di valore, come computer, laptop, denaro contante, mobili, per un valore di circa 10mila euro. Terminata la rapina, sacerdoti e suore sono stati lasciati liberi. Sacerdoti e suore vivono nella paura, dopo quanto accaduto sono spaventati. La polizia lsta cercando i responsabili, ma finora nessuno è stato arrestato. IRAQ
Mossul è stata scristianizzata Gli ultimi cristiani che hanno lasciato Mossul dopo l'ultimatum rivolto loro dai jihadisti dell'auto-proclamato Califfato Islamico sono quasi tremila. Un numero molto più alto delle stime approssimative finora circolate, secondo cui soltanto poche centinaia di battezzati erano rimasti a Mossul dopo che la seconda città irachena era stata occupata degli insorti sunniti guidati dai miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL). Lo ha confermato il medico triestino Marzio Babille, responsabile Unicef per l'Iraq. “La maggior parte di loro - riferisce Babille - si è mossa verso la tradizionale direttrice nord che da Mosul va verso i centri abitati di Tilkif, Batnaya e Alqosh. Una quarantina di famiglie si sono spostate a est, verso Qaraqosh, e una trentina sono state accolte nella provincia di Dohuk. Venti famiglie hanno raggiunto Erbil, la capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, dove è stato creato un piccolo centro di accoglienza in collaborazione con l'arcidiocesi caldea”. INDIA
Nuovamente dissacrato un antico crocifisso Per la seconda volta in sette mesi un antico crocifisso di Vile Parle è stato vandalizzato. Il fatto è avvenuto ieri: la statua di Gesù è stata rinvenuta con le braccia di Cristo spezzate di netto. Immediata la protesta della comunità cattolica locale, che accusa la polizia di non aver tenuto sotto controllo l'area e di non aver condotto indagini appropriate. Il crocifisso risale al 1880 e si trova lungo la strada principale del quartiere. Il primo episodio è avvenuto lo scorso mese di dicembre, quando 37 bambini della chiesa locale si preparavano a ricevere la Prima Comunione. Per il momento, gli agenti hanno arrestato un cattolico per la dissacrazione del crocifisso. La comunità è convinta dell'innocenza dell'uomo.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Pastorale giovanile. Un anno fa l’esperienza in Brasile per la GMG e la missione. Il ricordo di alcuni dei partecipanti.
Sentire il respiro universale della fede cristiana e portare la speranza nel cammino quotidiano Nelle parole di Monica ed Enrico rivive l’esperienza brasiliana dei giovani di Cagliari. L’incontro con il Papa e la visita in missione i momenti chiave FEDERICA BANDE
U
N ANNO FA IN questi giorni a Rio de Janeiro iniziava la GMG, in quegli stessi giorni partiva verso il Brasile la delegazione diocesana composta da ragazzi, sacerdoti e seminaristi provenienti da diverse realtà parrocchiali. La settimana di GMG accompagnata dall'esperienza di missione presso la struttura Casa Linda sita a Viana, nel Maranao, sotto la guida dei due sacerdoti sardi missionari, don Gabriele Casu e don Giuseppe Luigi Spiga, ha sicuramente lasciato un segno in coloro che hanno visitato, toccato e vissuto il Brasile in molte delle sue sfaccettature. Ad un anno di distanza dall'aver visto Papa Francesco sulla spiaggia di Copacabana parlare a migliaia e migliaia di giovani, ad un anno dall'aver conosciuto l'accoglienza ed il duro lavoro dei nostri missionari, qualcosa nel quotidiano dei giovani della delegazione sarà sicuramente cambiato. A raccontarcelo
Il gruppo di Cagliari in visita nella missione.
sono Monica Pisu, una ragazza di 29 anni, laureata in Scienze Politiche che attualmente lavora all'ufficio della Cooperazione Italiana di Nairobi, e Enrico Murgia, 24 anni, seminarista presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore. Monica ci racconta che la GMG andrebbe vissuta "perché è come immergersi nell’universalità della fede cristiana, ritrovarsi immersi in un mare di valori e speranze condivise con giovani uguali a te ma provenienti da paesi e culture diverse ed essere quindi riempiti dai diversi colori e lingue, comprendendo che è l’amore per il Signore che anima tutti a venire proprio lì quello specifico giorno." Ricorda che il momento più bello vissuto in quei giorni in Brasile è stato sulla spiaggia di
Copacabana , e più precisamente: " Il discorso del Santo Padre che parla del campo della fede, in cui bisogna allenarsi. Eravamo milioni sulla spiaggia di Copacabana, in silenzio ad ascoltare. L’allenamento e’ stato in quel caso una cosa allo stesso tempo attiva e silenziosa. Siamo giovani in cammino, nella vita tutti stiamo imparando, stiamo crescendo ed è importante non sentirsi arrivati, ma ancora allenarsi ad essere cristiani nelle nostre scelte e nella vita che stiamo costruendo. Per me che sono all’inizio della carriera lavorativa questo messaggio è stato tanto importante da averlo appeso su un muro di casa al rientro: anche quando e’ difficile trovare il tempo o non e’ proprio possibile avere una chiesa rag-
giungibile per andare a Messa la Domenica, il tempo per la preghiera e’ importante. Ci sono stati dei momenti difficili in cui, sinceramente la voglia di pregare mi era passata, non mi andava di ascoltare e non mi piaceva il silenzio. Poi qualcuno mi ha invitato a rincominciare lo stesso e così ho riscoperto il significato di quel messaggio: serve sempre allenarsi, serve non fermare il cammino, perché si diventa più forti e anche il panorama deserto più il là può essere invece verde e fiorito, bisogna solo andare avanti per arrivarci." Enrico invece ha avuto la possibilità di vivere sia l'esperienza in sud america che la venuta del Santo Padre a Cagliari lo scorso 22 settembre, e ci racconta come i messaggi che Papa Francesco ha dato ai giovani in questi posti così geograficamente lontani lo abbiano accompagnato durante quest'anno : "Tra Cagliari e Rio ho colto un denominatore comune: l'invito alla speranza! Come giovane credente, posso dire di non aver sentito parlare spesso di questa virtù che cammina pari passo con la fede. Proprio con questa, poi ripensando alla Gmg non posso dimenticare il fatto che si inserisse quasi a conclusione dell'anno della fede. Sono contento, perchè i primi a cogliere il famoso ‘bota fè’ (metti fede!) di Rio e l'altrettanto bello ‘non facciamoci rubare la speranza’ di Cagliari sono stati i nostri vescovi. Tutti gli orientamenti pastorali, anche per la nostra diocesi mi pare mirino a questo, ad alimentare e
incoraggiare la speranza particolarmente nei giovani che in modo particolare risentono della mancanza del lavoro e quindi di dignità. Anche per me, in cammino verso il sacerdozio queste sono delle bellissime linee programmatiche per la stessa preghiera che tenta di crescere affidando al Signore ciò che per noi è importante e urgente in questo momento." Inoltre Enrico come Monica ed il resto della delegazione, ricorda ancora l'emozione della partenza : "Prima di partire ricordo l'entusiasmo: lo stesso, ma rinnovato, che mi ha accompagnato anche per le altre due Gmg, per me Colonia 2005 e Madrid 2011. Per me è stato interessante, perchè ogni volta sono partito con persone e delegazioni diverse e questo mi ha sempre permesso di mettermi ulteriormente in gioco, confrontandomi e facendo emergere tutto di me, nei pregi e nei difetti anche da un punto di vista strettamente spirituale. Su questa parola "confronto", con tutto ciò che comporta... costruirei e orienterei un'eventuale riflessione e preparazione per chi intendesse partire alla volta di Cracovia 2016. Alle Gmg non partecipano i giovani bigotti, ma al contrario chi si sente dono per l'altro, chi in qualche modo intende regalare al proprio fratello e sorella un po' della sua esperienza di fede. Il Papa, non farà altro che arricchire quei giorni orientandoli ad un quotidiano che sia sempre più straordinario perchè c'è Cristo, e questo fa la differenza."
Immagini di una feconda esperienza di Chiesa
foto ALESSANDRO ORSINI
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
DOMENICA 3 AGOSTO 2014
Pastorale vocazionale. Nove giovani guidati da don Davide e don Carlo vivranno un tempo di servizio in Kenya.
Mettersi in ascolto di Dio che chiama attraverso l’esperienza della missione Don Carlo spiega che “l’obiettivo è quello di di vivere un’esperienza di volontariato e incontro con la cultura africana dentro la realtà della missione diocesana” FABIO FIGUS
È
PARTITO LO SCORSO 28 luglio
alla volta di Nanyuki in Kenya, la missione dove da oltre trent'anni opera don Franco Crabu, il gruppo formato da nove ragazzi della diocesi di Cagliari accompagnati da don Davide Curreli che fino al prossimo 28 agosto vivrà un'esperienza indimenticabile. L'iniziativa ha radici molto profonde risalenti alla seconda metà degli anni '90, quando Monsignor Miglio era pastore della diocesi di Iglesias. Fu infatti lui uno dei fondatori della missione diocesana di Campi Garba nel vicariato apostolico di Isiolo. Ogni anno nel mese di gennaio veniva organizzata una visita da parte di un gruppo di giovani laici e collaboratori per esperienze di servizio alla missione. Nominato due anni fa Arcivescovo di Cagliari, ha voluto portare avanti un discorso analogo con le nostre missioni all'estero. “Già l'anno scorso, cogliendo l'occasione della Giornata Mondiale
Il gruppo dei giovani di Cagliari in partenza per il viaggio missionario.
della Gioventù che si è tenuta in Brasile – racconta don Carlo Rotondo, che raggiungerà il gruppo appena partito, il prossimo 10 agosto – ha visitato le missioni diocesane di Viana e Matinha alla presenza di una quarantina di giovani e alcuni sacerdoti partiti da Cagliari. A febbraio di quest'anno invece, ha voluto visitare quella africana di Nanyuki. Durante il soggiorno ha proposto l'organizzazione di un gemellaggio con i giovani di Cagliari, preparando un incontro tra le due culture, a livello pastorale e di volontariato, insieme ai giovani locali”. I partecipanti, quattro alunni del liceo classico “Siotto” di Cagliari, tre ragazzi dell'equipe di pastorale vocazionale, uno di quella giovanile e
una ragazza della parrocchia Sant'Ambrogio di Monserrato, hanno iniziato la preparazione con diversi incontri tenuti dagli accompagnatori lo scorso mese di aprile. “Obiettivo dell'iniziativa – riprende don Carlo – è permettere ai giovani di Cagliari di vivere un'esperienza di volontariato e incontro con la cultura africana a contatto con la dimensione missionaria della diocesi. L'idea è anche quella di un approfondimento vocazionale: sono ragazzi neo-diplomati che si affacciano alle scelte importanti, da quella universitaria alla gestione futura della propria vita, perché la solidarietà diventi un aspetto importante, al di là delle scelte concrete dei singoli. Missionarietà intesa come
apertura alla mondialità, alla solidarietà, alle diversità culturali e religiose”. Durante il soggiorno a Nanyuki, si unirà al gruppo di Cagliari una delegazione locale che vivrà la stessa esperienza insieme ai nostri giovani. Una convivenza che vedrà la realizzazione di iniziative a carattere pastorale: il Children Festival e il Youth Festival, la giornata dei bambini e dei giovani, animata dal gruppo di Cagliari e di Nanyuki insieme. Ma i partecipanti vivranno anche l'aspetto lavorativo. Don Franco ha individuato alcuni lavori di risistemazione di ambienti della missione, con delle semplici manutenzioni e la possibilità di conoscere le realtà presenti in quel piccolo spic-
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chio di Africa. “I nostri ragazzi potranno mettersi alla prova in un ambiente completamente nuovo per loro, in cui entreranno in gioco diverse componenti come il servizio, in un mondo che non conoscono – spiega don Davide Curreli - e questa, dal punto di vista vocazionale nel senso pieno del termine, è una vera e propria occasione per scegliere. Un percorso analizzato durante l'anno scolastico sulle scelte di vita, sul loro significato profondo. Per poter scegliere bisogna sperimentare, cioè rendersi conto attraverso diverse esperienze, quali sono i valori che contano nella vita. E l'esperienza di un campo di lavoro in Africa – prosegue don Davide – può essere l'occasione per far emergere questi valori tali da consentire ai ragazzi di fare le loro scelte di vita. Il valore dell'apertura culturale, dell'ascolto, del servizio, dell'attenzione ai poveri: su questi si possono basare le scelte dell'università, del modo di vivere la propria esistenza e così via. Questa l'idea portante della proposta, ma anche l'obiettivo”. “Non si tratta dunque di turismo missionario né un discorso prettamente spirituale - conclude don Carlo Rotondo – ma un'esperienza dalle forti tinte vocazionali e umane. Un progetto pilota da ripetere di anno in anno, coinvolgendo anche altri sacerdoti diocesani con la passione per la gioventù e una maggiore apertura missionaria nella propria formazione sacerdotale”.
DOMENICA 3 AGOSTO 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Lavori pubblici. Il Comune ha presentato una serie di interventi per l’area del Poetto.
Un progetto di riqualificazione per la spiaggia dei cagliaritani Paolo Frau, assessore all’Urbanistica: “Gli interventi consentiranno alla spiaggia di fare un salto di qualità” FRANCESCO ARESU
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opo anni di attesa, polemiche infinite (si pensi al sequestro della magistratura ai chioschi), la querelle relativa alla riqualificazione della spiaggia cagliaritana del Poetto sembra essere vicina a una soluzione definitiva. È dei giorni scorsi il via libera da parte degli uffici della Regione Sardegna alla variante urbanistica proposta dal Comune di Cagliari al Piano di Utilizzo dei Litorali (PUL), lo strumento che dovrebbe permettere all'amministrazione guidata dal sindaco Massimo Zedda di iniziare i lavori che interesseranno soprattutto l'area pedonale, il cosiddetto “ecofiltro” – necessario per conservare la sabbia – e i chioschetti. L'obiettivo della giunta Zedda è quello di approvare il documento prima della pausa estiva dei lavori del Consiglio Comunale. «Il via libera della Regione è stata una bella notizia che ci consente di risolvere parecchi questioni in sospeso sul Poetto», ha spiegato
il sindaco nel corso della conferenza stampa di presentazione dei prossimi interventi. Secondo il Primo cittadino l'occasione è storica, soprattutto in relazione alla questione chioschetti, tema che ormai da anni si ripresenta all'opinione pubblica cagliaritana in corrispondenza della stagione estiva. All'orizzonte, secondo l'amministrazione comunale, si intravede una soluzione definitiva che potrà accontentare tanto i gestori dei chioschi quanto i frequentatori della “Spiaggia dei Centomila”: «Ci saranno tante nuove opportunità – ha spiegato Zedda – e finalmente potremo operare nel pie-
no rispetto delle regole attrezzando la spiaggia di servizi, nuovi e più moderni, ma soprattutto di rivedere l'intero Litorale in un quadro più organico con il resto della città. Sarà dato spazio a tutti gli sport, ai bagnanti con una specifica attenzione all'arenile che sarà tutelato nel massimo rispetto della natura. Contiamo di iniziare al più presto e di chiudere tutti i lavori, che dovranno essere organizzati in maniera omogenea tra i vari soggetti, entro il 2015». Nello specifico, la variante urbanistica definisce meglio il perimetro dell'arenile, includendo l'ecofiltro che dovrà trattenere e
proteggere la sabbia per ricostituire un sistema di dune naturali. Ancora più importanti le modifiche previste per i chioschetti: le strutture attuali saranno gradualmente sostituite da strutture fisse “pienamente legittime e non più temporanee, più grandi e confortevoli”, come recita la nota del Comune. Il lungomare, invece, sarà attrezzato con nuovi servizi igienici dotati anche di docce e fasciatoi, in aggiunta a quelli dei chioschetti. La coerenza con le leggi vigenti in materia è stato l'elemento che ha permesso alla variante urbanistica proposta dal Comune di Cagliari di superare l'esame degli uffici regionali competenti: un buon viatico per l'approvazione definitiva del Piano di Utilizzo dei Litorali, documento che servirà a proteggere e valorizzare il Poetto. Il tutto all'interno di norme certe, come sottolineato da Paolo Frau, assessore comunale all'Urbanistica. «Con la variante e la successiva approvazione del PUL risolveremo la faccenda una volta per tutte – ha commentato l'assessore –. Ci saranno dei punti di ristoro di nuova generazione che saranno costruiti in via definitiva e potranno operare nell'arco di tutto l'anno. Una situazione che abbiamo a lungo cercato e che ora trova compimento. Ma soprattutto saranno degli interventi che consentiranno all'intera spiaggia di fare un salto di qualità importante e di avere una ricaduta di interesse diffuso».
Inaugurato il self-service Si avvicina la soluzione nella Mensa Caritas per lo Stadio Sant’Elia
M. C. C.
a Mensa della Caritas diocesana di Cagliari è diventata self - service. Un risultato ottenuto grazie al progetto ‘Abbattiamo la fame’, finalizzato a ridurre gli sprechi e a migliorare la qualità del servizio offerto, con una distribuzione dei pasti più rapida e la possibilità di scelta delle pietanze. Inoltre, «il nuovo sistema permetterà un rapporto di maggiore prossimità con i volontari», ha aggiunto
L
don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana. Una conferma di una «carità che non deve essere improvvisata - ha sottolineato Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e presidente della Caritas diocesana - ma organizzata, finalizzata ad aiutare a creare una cultura e una mentalità radicate». Presenti anche il presidente della commissione politiche sociali, Fabrizio Rodin e Luigi Minerba, assessore alle politiche sociali del Comune di Cagliari.
I. P.
uando Il Portico ritornerà tra le mani dei suoi lettori, dopo la pausa di agosto, il campionato di calcio di Serie A avrà già preso avvio, ed anche il Cagliari finalmente avrà uno stadio a capienza dignitosa. La vexata quaestio che per un triennio è stata croce e non delizia dei tifosi dovrebbe essere finalmente risolta, o meglio, provvisoriamente è stata trovata una soluzione. Di fatto però il pro-
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blema sussiste, considerato la vetustà dell’impianto. L’eventuale abbattimento dello stadio ed una sua riedificazione per alcuni potrebbe cancellare la storia recente del sodalizio rossoblù. Strana teoria anche perché il Sant’Elia non è di certo il Colosseo. Nel resto del mondo sono stati demoliti interi quartieri ridando vita e dignità alla zona. Stesso discorso per il Sant’Elia, a patto che chi lo utilizza paghi regolarmente l’affitto ed assicuri la manutenzione.
IL PORTICO
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brevi CANCELLERIA
Orari di apertura ad agosto La Cancelleria della Curia Arcivescovile è aperta nel mese di agosto nei seguenti giorni: 1-5-68-12-13-19-20-22-26-27-29, dalle 9.00 alle 12.30. SOLIDARIETÀ
#18undici “Dal fango alla speranza” Presentato nei giorni scorsi, nelle Cantine Surrau di Arzachena, il dvd #18undici ‘Dal fango alla speranza’: un reportage sull’alluvione che, lo scorso 18 novembre, ha colpito l’Isola, realizzato dai 25 giornalisti del Comitato #18undici. Grazie al ricavato della vendita dei dvd, verrà finanziata un’opera di ricostruzione, individuata con il supporto di Caritas Sardegna. Tra i presenti,
anche diversi rappresentanti delle istituzioni locali, il Vescovo di Tempio-Ampurias Mons. Sebastiano Sanguinetti, il delegato regionale Caritas don Marco Lai, i direttori delle Caritas di Ales-Terralba e di Tempio-Ampurias, don Angelo Pittau e Suor Luigia Leoni. «È importante non spegnere i riflettori - ha detto don Lai -, continuare a fare rete per accompagnare le famiglie. Insieme si può ripartire». Si può acquistare il dvd #18undici direttamente sul sito ufficiale www.18undici.it (sezione donazione)
OPERAZIONE AFRICA
Container solidale per il Congo Un nuovo carico di aiuti sta per essere inviato in Africa, a conclusione dei lavori di allestimento della “Maternità” nel Congo Brazzaville iniziati nel 2010, l’associazione di volontariato “Operazione Africa Onlus” sta organizzando l’invio di un container di aiuti umanitari con letti e arredi ospedalieri donati dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, che serviranno per rendere completamente operativa la maternità entro la fine di quest’anno. Il progetto sarà dedicato alla memoria del fondatore, padre Giovanni Puggioni. In occasione di questo invio, chiunque volesse contribuire, può farlo, con la donazione di medicinali, materiale e generi alimentari per bambini, pappe, biscotti, biberon, pannolini e vestiario leggero in buone condizioni, che può consegnare direttamente nella sede di Cagliari in via Ospedale 8, non oltre il 7 agosto, il martedì e il giovedì dalle 10 alle 13 e il lunedì, il mercoledì, e il venerdì dalle 16.30 alle 19.30.
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XVIII DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)
dal Vangelo secondo Matteo
Cinque pani e due p
Mt 14, 13-21 DON ANDREA BUSIA
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l brano odierno ci presenta uno dei miracoli più famosi compiuto da Gesù, un episodio in cui sono concentrati tanti significati diversi; si potrebbe commentare quasi parola per parola ma, per ovvie ragioni di spazio, questo non è possibile, per questa ragione ci concentreremo su alcune sottolineature particolari. L’intenzione di Gesù è quella di raccogliersi da solo, questo però gli viene impedito da due elementi complementari: innanzitutto le folle che si muovono dalle città vicine verso il luogo a cui Gesù era diretto, Matteo ci indica che questi si muovono a piedi, come a sottolineare l’impegno profuso nel cercare l’incontro con il Signore. Il secondo elemento a impedire che Gesù possa ritirarsi da solo è la compassione che prova lui stesso per queste folle. Il termine “compassione”, presente nella traduzione italiana, non rende perfettamente il termine originale di Matteo, per chiarire meglio proviamo a fare l’e-
il portico della fede
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n quel tempo, avendo udito della morte di Giovanni Battista, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
sempio di un papà o una mamma che, seppur sfinito da una giornata lavorativa, incontra lo sguardo del suo bambino che chiede qualcosa e sente, anche fisicamente, l’amore per il proprio figlio tanto da mettere da parte la sua stanchezza per dedicarsi a lui e ai suoi bisogni. Così si comporta Gesù con noi, non si lamenta perché lo disturbiamo, perché gli roviniamo i “programmi”, ma per puro amore si pone al nostro servizio. Rimane il problema che Gesù, i discepoli e le folle si trovano in un luogo deserto e la grande folla ha bisogno di mangiare, i discepoli non sono importuni a interrompere Gesù per sottolineare il problema, ma Gesù ha un altro insegnamento da dare, per certi versi ancora più importante del precedente: se prima era stato Gesù a farsi carico delle necessità delle folle ora invece, con le parole “voi stessi date loro da mangiare”, invita gli stessi discepoli a farsi carico delle necessità altrui, in altre parole a prendere esempio da Gesù. C’è però una
differenza fondamentale con ciò che aveva fatto Gesù precedentemente: i discepoli sono perplessi perché guardano solo ciò che hanno portato con loro, invece di guardare a “colui” che hanno portato con loro, quel Gesù capace di rendere sufficiente per la grande folla quel poco cibo a disposizione. È importante, anzi necessario, il cibo che i discepoli mettono a disposizione, siano pure cinque pani e due pesci, perché sarà quel frutto del lavoro a essere moltiplicato e a sfamare la folla, ma ancora più importante è che quei pani e quei pesci vengano affidati al Signore perché li benedica e li renda strumento del suo stesso amore. I cristiani non sono chiamati a “quantificare” ciò che hanno da offrire, può essere poco o molto a seconda dei casi, ma soprattutto vedere se sono disposti a mettere a disposizione del Signore la loro vita perché possa farne dono per gli altri fratelli. 5000 uomini, più le donne e i bambini, si nutrono di questo dono congiunto dei di-
scepoli e del Signore; è un miracolo in cui Gesù richiede e ottiene la collaborazione dei suoi discepoli, avrebbe potuto fare tutto da solo, come è successo tante altre volte, ma non così in questo caso, aumenta la responsabilità dei discepoli, non si tratta più solamente di ascoltare Gesù, chiedergli spiegazioni, bensì di iniziare a condividere la responsabilità del Signore, responsabilità che poi diventerà della Chiesa dopo la risurrezione. Si pone quindi il quesito personale sull’impegno che ciascuno di noi mette nel collaborare alla missione del Signore nella Chiesa, non possiamo essere semplicemente recettori del messaggio ma siamo anche chiamati ad essere testimoni di fede, di speranza e di carità. E se ci viene il dubbio che a furia di spenderci per gli altri rimaniamo privi di energie per noi stessi forse dobbiamo fare lo sforzo di ricordarci che, quando i discepoli sono andati a raccogliere gli avanzi, hanno riempito dodici ceste!
LA GIOIA DI CRESCERE NELLA CONOSCENZA DI GESÙ Il mandato missionario del Signore comprende l’appello alla crescita della fede…Così appare chiaro che il primo annuncio deve dar luogo anche ad un cammino di formazione e maturazione”(160). In questi paragrafi sull’evangelizzazione che esige l’approfondimento del primo annuncio, papa Francesco, affronta il tema più che mai urgente, oggi, di una educazione della fede ricevuta che in qualche modo tenga presente ogni singola persona per farle scoprire concretamente il progetto di amore che il Signore ha su di essa. Pertanto, il papa, si sofferma spiegando che non si tratta di aprire un processo di formazione esclusivamente di tipo dottrinale, bensì di aprire il cuore a rispondere all’amore di Dio, dunque una crescita che promuova una educazione all’esercizio delle virtù cristiane, e anche a vivere e incarnare nella propria esistenza il comandamento dell’amore quale pienezza della vita cristiana nella sua integra-
lità. L’esortazione spiega che cosa è la catechesi kerigmatica e che cosa si deve intendere per catechesi mistagogica: la prima si caratterizza nell’essenzializzare l’annuncio principale che Gesù è morto ed è risorto per la salvezza degli uomini, la seconda, cioè la catechesi mistagogica, invece tende a spiegare il senso e il significato di quell’annuncio principale e primario che è entrato nella storia dell’umanità, e che ha, ancora oggi, la forza di far crescere nelle persone quella trasformazione della vita che si manifesta mostrando azioni e gesti coerenti al Vangelo ricevuto anche e attraverso la partecipazione alla vita della comunità cristiana che a sua volta educa ed è educata da quell’annuncio che costituisce il fulcro di ogni evangelizzazione. Il Papa, inoltre afferma che, per realizzare una felice sintesi tra catechesi kerigmatica e catechesi mistagogica non mancano i testi magisteriali (Catechesi Tradendae e Di-
rettorio Generale per la catechesi), ai quali i catechisti possono attingere per trovare sicuri riferimenti ai contenuti e un linguaggio adatto per valorizzare il senso di tutto ciò che si va spiegando, così da poter dare un’ “armoniosa completezza” del messaggio evangelico. Il Papa, invita coloro che svolgono il compito di catechisti di utilizzare anche la cosiddetta “via della bellezza”, cioè invita ad aprire gli occhi per saper leggere quelle forme artistiche che attraverso le sfumature cromatiche e i vari simboli, trasfigurano e irradiano la bontà e la bellezza dell’annuncio del Risorto. L’incontro con il Cristo, infatti, può avvenire anche mediante il linguaggio artistico, sia esso figurativo che letterario nelle varie e molteplici espressioni. “Dunque si rende necessario che la formazione nella via pulchritudinis sia inserita nella trasmissione della fede” (167). di Maria Grazia Pau
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ELLA FAMIGLIA
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L’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo/4
pesci...
Annunciare con fiducia il Vangelo della famiglia n buon numero di Conferenze Episcopali nota che, là dove si trasmette in profondità, l’insegnamento della Chiesa con la sua genuina bellezza, umana e cristiana è accettato con entusiasmo da larga parte dei fedeli. Quando si riesce a mostrare una visione globale del matrimonio e della famiglia secondo la fede cristiana, allora ci si accorge della loro verità, bontà e bellezza. L’insegnamento è maggiormente accettato dove c’è un reale cammino di fede da parte dei fedeli, e non solo una curiosità estemporanea intorno a cosa pensi la Chiesa sulla morale sessuale. D’altra parte, molte risposte confermano che, anche quando l’insegnamento della Chiesa intorno a matrimonio e famiglia è conosciuto, tanti cristiani manifestano difficoltà ad accettarlo integralmente. In genere, si fa menzione di elementi parziali della dottrina cristiana, sebbene rilevanti, ove si nota una resistenza, in gradi diversi, come ad esempio riguardo a controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, fedeltà, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro, ecc. Molte risposte attestano come, invece, l’insegnamento della Chiesa sulla dignità e il rispetto per la vita umana sia più largamente e facilmente accettato, almeno in via di principio. 14. A ragione, viene fatto osservare che sarebbe necessaria una maggiore integrazione tra spiritualità familiare e morale, che permetterebbe di comprendere meglio anche il Magistero della Chiesa in ambito di morale familiare. Qualche intervento constata l’importanza di valorizzare elementi delle culture locali, che possono aiutare a comprendere il valore del Vangelo; è il caso di molta cultura asiatica, centrata frequentemente sulla famiglia. In questi contesti, alcune Conferenze Episcopali affermano che non è difficile integrare gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia con i valori sociali e morali del popolo, presenti in queste culture. [...] In definitiva, dalle risposte
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hiesa di Tabga - Galilea
RISCRITTURE
LA COMPASSIONE DI CRISTO Gesù compie un gesto che fa pensare al sacramento dell’Eucaristia: “Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla (Mt 14,19). Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento della Parola di vita e del Sacramento. In questo segno prodigioso si intrecciano l’incarnazione di Dio e l’opera della redenzione. Gesù, infatti, “scende” dalla barca per incontrare gli uomini (cfr Mt 14,14). San Massimo il Confessore afferma che il Verbo di Dio “si degnò, per amore nostro, di farsi presente nella carne, derivata da noi e conforme a noi tranne che nel peccato, e
di esporci l’insegnamento con parole ed esempi a noi convenienti” (Ambiguum 33: PG 91, 1285 C). Il Signore ci offre qui un esempio eloquente della sua compassione verso la gente. Cristo è attento al bisogno materiale, ma vuole dare di più, perché l’uomo è sempre “affamato di qualcosa di più, ha bisogno di qualcosa di più” (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 311). Nel pane di Cristo è presente l’amore di Dio; nell’incontro con Lui “ci nutriamo, per così dire, dello stesso Dio vivente, mangiamo davvero il «pane dal cielo»” (ibid.). Cari amici, “nell’Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo” (Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 88). Benedetto XVI – Angelus 31 luglio 2011
e osservazioni pervenute, emerge la necessità di attivare percorsi formativi concreti e possibili, mediante i quali introdurre alle verità della fede che riguardano la famiglia, soprattutto per poterne apprezzare il profondo valore umano ed esistenziale. 15. Alcune Conferenze Episcopali rilevano che il motivo di molta resistenza agli insegnamenti della Chiesa circa la morale familiare è la mancanza di un’autentica esperienza cristiana, di un incontro personale e comunitario con Cristo, che non può essere sostituito da alcuna presentazione, sia pur corretta, di una dottrina. In questo contesto, si lamenta l’insufficienza di una pastorale preoccupata solo di amministrare i sacramenti, senza che a ciò corrisponda una vera esperienza cristiana coinvolgente. Inoltre, la stragrande maggioranza delle risposte mette in risalto il crescente contrasto tra i valori proposti dalla Chiesa su matrimonio e famiglia e la situazione sociale e culturale diversificata in tutto il pianeta. Si riscontra unanimità nelle risposte anche in relazione ai motivi di fondo delle difficoltà nell’accoglienza dell’insegnamento della Chiesa: le nuove tecnologie diffusive ed invasive; l’influenza dei mass media; la cultura edonista; il relativismo; il materialismo; l’individualismo; il crescente secolarismo; il prevalere di concezioni che hanno portato ad una eccessiva liberalizzazione dei costumi in senso egoistico; la fragilità dei rapporti interpersonali; una cultura che rifiuta scelte definitive, condizionata dalla precarietà, dalla provvisorietà, propria di una “società liquida”, dell’“usa e getta”, del “tutto e subito”; valori sostenuti dalla cosiddetta “cultura dello scarto” e del “provvisorio”, come ricorda frequentemente Papa Francesco. Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Instrumentum laboris nn. 13-15 26 giugno 2014
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IL PORTICO
IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
DOMENICA 3 AGOSTO 2014
Il Santo Padre. Alcuni passaggi del dialogo con i sacerdoti della diocesi di Caserta durante la visita del 26 luglio.
Silenzio, preghiera, lavoro, gioia, comunione lo stile del prete diocesano per Papa Francesco La spiritualità del prete diocesano, il rapporto con il vescovo e i fedeli, tra i temi toccati nel dialogo a Caserta. Emerge la sapienza pastorale del Pontefice anto Padre, come è possibile in questa società, con una Chiesa che si auspica di crescita e di sviluppo, in questa società in una evoluzione dinamica e conflittuale e molto spesso lontana dai valori del Vangelo di Cristo, noi siamo una Chiesa molto spesso in ritardo. La Sua rivoluzione linguistica, semantica, culturale, di testimonianza evangelica sta suscitando nelle coscienze certamente una crisi esistenziale per noi sacerdoti. Come Lei suggerisce a noi delle vie, fantasiose e creative, per superare o quanto meno per attutire questa crisi che noi avvertiamo? Grazie. […] Prima di tutto – e questa è la condizione se noi vogliamo essere creativi nello Spirito, cioè nello Spirito del Signore Gesù – non c’è altra strada che la preghiera. Un Vescovo che non prega, un prete che non prega ha chiuso la porta, ha chiuso la strada della creatività. E’ proprio nella preghiera, quando lo Spirito ti fa sentire una cosa, viene il diavolo e te ne fa sentire un’altra; ma nella preghiera è la condizione per andare avanti. Anche se la preghiera tante volte può sembrare noiosa. La preghiera è tanto importante. Non solo la preghiera dell’Ufficio divino, ma la liturgia della Messa, tranquilla, ben fatta con devozione, la preghiera personale con il Signore. Se noi non preghiamo, saremo forse buoni imprenditori pastorali e spirituali, ma la Chiesa senza preghiera diviene una ONG, non ha quella unctio Spiritu Sancti. La preghiera è il primo passo, perché è aprirsi al Signore per potersi aprire agli altri. […] Tante volte la creatività ti porta alla croce. Ma quando viene dalla preghiera, porta frutto. Non la creatività un po’ alla sans façon e rivoluzionaria, perché oggi è di moda fare il rivoluzionario; no questa non è dello Spirito. Ma quando la creatività viene dallo Spirito e nasce nella preghiera. ti può portare problemi. La creatività che viene dalla preghiera ha una dimensione antropologica di trascendenza, perché mediante la preghiera tu ti apri alla trascendenza, a Dio. Ma c’è anche l’altra trascendenza: aprirsi agli altri, al prossimo. Non bisogna essere una Chiesa chiusa in sé, che si guarda l’ombelico, una
S
Alcune immagini di Papa Francesco a Caserta.
Chiesa autoreferenziale, che guarda se stessa e non è capace di trascendere. È importante la trascendenza duplice: verso Dio e verso il prossimo. Uscire da sé non è un’avventura, è un cammino, è il cammino che Dio ha indicato agli uomini, al popolo fin dal primo momento quando disse ad Abramo: “Vattene dalla tua terra”. Uscire da sé. E quando io esco da me, incontro Dio e incontro gli altri. […] Ma, vicinanza significa pure dialogo; bisogna leggere nella Ecclesiam Suam, la dottrina sul dialogo, poi ripetuta dagli altri Papi. Il dialogo è tanto importante, ma per dia-
logare sono necessarie due cose: la propria identità come punto di partenza e l’empatia con gli altri. Se io non sono sicuro della mia identità e vado a dialogare, finisco per barattare la mia fede. Non si può dialogare se non partendo dalla propria identità, e l’empatia, cioè non condannare a priori. Ogni uomo, ogni donna ha qualcosa di proprio da donarci; ogni uomo, ogni donna, ha la propria storia, la propria situazione e dobbiamo ascoltarla. Poi la prudenza dello Spirito Santo ci dirà come rispondervi. Partire dalla propria identità per dialogare, ma il dialogo, non è fare l’apologetica, anche se alcune volte si deve fare, quando ci vengono poste delle domande che richiedono una spiegazione. Il dialogo è cosa umana, sono i cuori, le anime che dialogano, e questo è tanto importante! Non avere paura di dialogare con nessuno.
Carissimo Padre, la mia domanda riguarda il luogo dove noi viviamo: la Diocesi, con i nostri Vescovi, i rapporti con i nostri fratelli. E Le chiedo: questo momento storico che noi stiamo vivendo ha delle attese nei confronti di noi presbiteri, cioè di una testimonianza chiara, aperta, gioiosa – come Lei ci sta invitando – proprio alla novità dello Spirito Santo. Le chiedo: quale potrebbe essere, secondo Lei, proprio lo specifico, il fondamento di una spiritualità del prete diocesano? […] Veniamo alla spiritualità del clero diocesano. Prete contemplativo, ma non come uno che è nella Certosa, non intendo questa contemplatività. Il sacerdote deve avere una contemplatività, una capacità di contemplazione sia verso Dio sia verso gli uomini. E’ un uomo che guarda, che riempie i suoi occhi e il suo cuore di questa contemplazione: con il Vangelo davanti a Dio, e con i problemi umani davanti agli uomini. In questo senso deve essere un contemplativo. Non bisogna fare confusione: il monaco è un’altra cosa. Ma dove è il centro della spiritualità del prete diocesano? Io direi che è nella diocesanità. E’ avere la capacità di aprirsi alla diocesanità. La spiritualità di un religioso, per esempio, è la capacità di aprirsi a Dio e agli altri nella comunità: sia la più piccola, sia la più grande della congregazione. Invece, la spiritualità del sacerdote diocesano è aprirsi alla diocesanità. E voi religiosi che lavorate in parrocchia dovete fare le due cose, per questo il dicastero dei Vescovi e il dicastero della vita consacrata stanno lavorando ad una nuova versione della Mutuae relationes, perché il religioso ha le due appartenenze. Ma torniamo alla diocesanità: cosa significa? Significa avere un rapporto con il Vescovo e un rapporto con gli altri sacerdoti. Il rapporto con il Vescovo è importante, è necessario. Un sacerdote diocesano non
può essere staccato dal Vescovo. “Ma, il Vescovo non mi vuole bene, il Vescovo qui, il vescovo là…”: Il Vescovo potrà forse essere un uomo con cattivo carattere: ma è il tuo Vescovo. E tu devi trovare, anche in quell’atteggiamento non positivo, una strada per mantenere il rapporto con lui. Questa comunque è l’eccezione. Io sono prete diocesano perché ho un rapporto con il Vescovo, un rapporto necessario. È molto significativo quando nel rito dell’ordinazione si fa il voto di obbedienza al Vescovo. “Io prometto obbedienza a te e ai tuoi successori”. Diocesanità significa un rapporto con il Vescovo che si deve attuare e far crescere continuamente. Nella maggioranza dei casi non è un problema catastrofico, ma una realtà normale. In secondo luogo la diocesanità comporta un rapporto con gli altri sacerdoti, con tutto il presbiterio. Non c’è spiritualità del prete diocesano senza questi due rapporti: con il Vescovo e con il presbiterio. E sono necessari. “Io, sì, con il Vescovo vado bene, ma alle riunioni del clero non ci vado perché si dicono stupidaggini”. Ma con questo atteggiamento ti viene a mancare qualcosa: non hai quella vera spiritualità del prete diocesano. E’ tutto qui: è semplice, ma al tempo stesso non è facile. Non è facile, perché mettersi d’accordo con il Vescovo non è sempre facile, perché uno la pensa in una maniera l’altro la pensa nell’altra, ma si può discutere … e si discuta! E si può fare a voce forte? Si faccia! Quante volte un figlio con il suo papà discutono e alla fine rimangono sempre padre e figlio. Tuttavia, quando in questi due rapporti, sia con il Vescovo sia con il presbiterio, entra la diplomazia non c’è lo Spirito del Signore, perché manca lo spirito di libertà. Bisogna avere il coraggio di dire “Io non la penso così, la penso diversamente”, e anche l’umiltà di accettare una correzione. E’ molto importante. E qual è il nemico più grande di questi due rapporti? Le chiacchiere. Tante volte penso – perché anche io ho questa tentazione di chiacchierare, l’abbiamo dentro, il diavolo sa che quel seme gli dà frutti e semina bene – io penso se non sia una conseguenza di una vita ce-
libataria vissuta come sterilità, non come fecondità. Un uomo solo finisce amareggiato, non è fecondo e chiacchiera sugli altri. Questa è un’aria che non fa bene, è proprio quello che impedisce quel rapporto evangelico e spirituale e fecondo con il Vescovo e con il presbiterio. Le chiacchiere sono il nemico più forte della diocesanità, cioè della spiritualità. Ma, tu sei un uomo, quindi se hai qualcosa contro il Vescovo vai e gliela dici. Ma poi ci saranno conseguenze non buone. Porterai la croce, ma sii uomo! Se tu sei un uomo maturo e vedi qualcosa in tuo fratello sacerdote che non ti piace o che credi sia sbagliata, vai a dirglielo in faccia, oppure se vedi che quello non tollera di essere corretto, vai a dirlo al Vescovo o all’amico più intimo di quel sacerdote, affinché possa aiutarlo a correggersi. Ma non dirlo agli altri: perché ciò è sporcarsi l’un l’altro. E il diavolo è felice con quel “banchetto”, perché così attacca proprio il centro della spiritualità del clero diocesano. Per me le chiacchiere fanno tanto danno. E non sono una novità post-conciliare…. Già San Paolo dovette affrontarle, ricordate la frase: “Io sono di Paolo, io sono di Apollo ……” Le chiacchiere sono una realtà presente già all’inizio della Chiesa, perché il demonio non vuole che la Chiesa sia una madre feconda, unita, gioiosa. Qual è invece il segno che questi due rapporti, tra prete e Vescovo e tra prete e gli altri preti, vanno bene? E’ la gioia. Così come l’amarezza è il segno che non c’è una vera spiritualità diocesana, perché manca un bel rapporto con il Vescovo o con il presbiterio, la gioia è il segno che le cose funzionano. Si può discutere, ci si può arrabbiare, ma c’è la gioia al di sopra di tutto, ed è importante che essa rimanga sempre in questi due rapporti che sono essenziali per la spiritualità del sacerdote diocesano. Vorrei tornare su un altro segno, il segno dell’amarezza. Una volta mi diceva un sacerdote, qui a Roma: “Ma, io vedo che tante volte noi siamo una Chiesa di arrabbiati, sempre arrabbiati uno contro l’altro; abbiamo sempre qualcosa per arrabbiarci”. Questo porta la tristezza e l’amarezza: non c’è la gioia.
IL PORTICO DELLA DIOCESI
DOMENICA 3 AGOSTO 2014
Liturgia. Nel mese di Agosto si celebra la Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria.
L’Assunta ci ricorda che tutto il nostro essere è destinato alla pienezza di vita In Cattedrale si rinnova l’antica celebrazione della Dormitio Virginis. La festa permette di aprire lo sguardo verso l’eternità MONS. ALBERTO PALA
U
NA DELLE Celebrazioni più
belle e suggestive che si svolge nella nostra Cattedrale di Cagliari è proprio quella della Assunzione di Maria santissima al cielo. E’ certamente una festa molto diffusa in tutta la nostra isola ancor prima della definizione dogmatica, per l’influsso degli Orientali; e proprio per questo influsso ha delle caratteristiche che la rendono ancor più toccante per noi credenti. L’immagine della Madonna assunta che viene esposta al centro della Cattedrale infatti, non è la solita immagine della Vergine Maria portata in cielo dal coro degli angeli che si erge su una nuvola del cielo, ma è bensì, proprio secondo la tradizione bizantina, la raffigurazione della Madre di Dio che si addormenta a questo mondo per essere trasportata in anima e corpo presso il trono del Signore. E’ l’immagine della Dormitio Virginis, posta su una lettiga preziosamente attorniata da 11 angioletti dorati. Questo simulacro è opera di scuola siciliana del XIX secolo e venne donato alla città di Cagliari dalla futura regina Maria Cristina di Borbone, moglie di Carlo Felice di Savoia, durante il periodo di permanenza della corte sabauda a Cagliari (1799 – 1814). Ancora oggi, all’inizio della novena di preparazione alla solennità dell’Assunzione di Maria Santissima al cielo, viene rivestito con sontuosi abiti dalle rappresentanti delle stesse famiglie nobili a cui appartenevano le dame di corte di Maria Cristina a Cagliari, ovvero le
Il simulacro dell’Assunta.
famiglie Amat, Manca di Villahermosa e Sanjust, in ossequio al privilegio loro concesso dalla stessa Maria Cristina per l’adempimento del singolare compito. La statua lignea della Madonna venne donata alla Municipalità di Cagliari e per questo era conservata inizialmente nel palazzo di Città, a fianco della Cattedrale; quando, agli inizi del XX secolo, la Municipalità si trasferì nel nuovo palazzo in via Roma, il simulacro venne affidato al Capitolo Metropolitano e quindi conservato gelosamente nella sacrestia della Cattedrale. Durante tutta la novena, ogni sera, i fedeli si pongono attorno al simulacro della Dormiente, per recitare il S. Rosario, per cantare le lodi di Maria e per ripetere quella meravigliosa preghiera che Pio XII, proclamando il 1 novembre 1950, il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria, volle lui stesso recitare. “Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi. […] Noi confidiamo che le vostre pupille misericor-
diose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio. […] Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli (Ven. Pio XII). Ma quale è il significato di questa solennità così singolare? Innanzi tutto dobbiamo dire che la Chiesa maturò presto l’intuizione secondo cui il corpo di Maria, non poteva rimanere prigioniero della morte, esattamente come quello del suo Figlio Gesù. Così, la Vergine Madre di Dio è la primizia dei risorti; la “donna vestita di sole” di cui parla l’Apocalisse è colei che per prima fa esperienza della potenza della Risurrezione del suo Figlio. Per questo possiamo definire, analogicamente con la pasqua di Gesù, la solennità dell’Assunzione, la Pasqua di Maria.
I testi delle omelie orientali associano, a partire dal V secolo, la Dormizione di Maria alla sua assunzione corporea al cielo. Parecchie leggende, ricche peraltro di significato, si sono sedimentate nelle più antiche liturgie. Mentre Maria viene avvisata della sua morte da un angelo, gli apostoli, dispersi lontano da lei, le sono miracolosamente trasportati accanto. Lei li consola, li benedice, prega per la pace del mondo, e muore. Essi la seppelliscono nel Getsemani. Dopo tre giorni, Maria appare loro mentre stanno celebrando l’eucarestia, e gli apostoli trovano la sua tomba vuota. Celebrata originariamente in ricordo di una “stazione” (così si faceva la liturgia, di stazione in stazione) ubicata nei pressi di Betlemme e dove la Vergine si sarebbe riposata, l’Assunzione veniva festeggiata in Oriente come in Occidente nel mese di gennaio. La festa estesa all’impero bizantino intorno all’anno 600, giunse in Occidente quarant’anni più tardi, grazie a papa Teodoro I, il quale proveniva dal clero di Gerusalemme. Nel 1950, Pio XII proclamò per la Chiesa intera il dogma dell’Assunzione dove è detto che: “l’ Immacolata Madre di Dio, la sempre Vergine Maria, dopo aver terminato il corso della sua vita terrena, è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste”. La chiesa ortodossa, per esempio, si prepara a questa festa con un digiuno di quindici giorni, e nei testi liturgici canta così: “Ella è la Madre della vita, e colui che aveva abitato il suo seno verginale l’ha trasferita alla vita […] Ogni figlio della terra trasalga nel suo spirito e celebri con gioia la venerabile assunzione della Madre di Dio”. Per noi, oggi, guardare a Maria assunta alla gloria del cielo, significa guardare il nostro orizzonte, guardare verso la meta che ci aspetta. Oggi contemplare Maria nel mistero della sua glorificazione, equivale ad aprire una finestra sul paradiso e sul nostro futuro.
La Cattedrale di Cagliari celebra la Pasqua della Madonna 6-14 agosto NOVENA DI PREPARAZIONE Ore 18,00 Ore 18,45 Ore 19,00
S. Rosario, Litanie cantate, Preghiera alla B.V.M. Assunta Vespri S. Messa con omelia
Giovedì 14 agosto Ore 18,00
Esposizione della Sacra Spina I Vespri dell’Assunzione
Ore 21,00
Solenne Veglia mariana e S. Messa dell’Assunta presieduta da S. E. R. Mons. Arrigo Miglio
Mercoledì 6 agosto
Venerdì 15 agosto SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA B. V. MARIA Ore 9,00
S. Messa
ore 10,00 ore 10,30
Canto di Terza S. Messa presieduta da S. E. R. Mons. Arrigo Miglio
Arcivescovo Metropolita di Cagliari
Ore 11,00
Vestizione ed esposizione del simulacro della Dormiente
Ore 22,30
La Sacra Spina potrà essere venerata: Giovedì 14 dalle ore 18,00 alle 24,00; Venerdì 15 dalle 00,00 alle 22,00; Domenica 17 dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 21,00. La venerazione sarà sospesa durante le celebrazioni liturgiche.
“Notte bianca” in onore della Madonna con la recita delle 1000 Ave Maria (la Cattedrale rimarrà aperta tutta la notte per la preghiera)
Arcivescovo Metropolita di Cagliari
ore 12,00
S. Messa
ore 18,30
II Vespri dell’Assunzione
ore 19,00
S. Messa
Sabato 16 agosto Ore 20,00
Concerto d’organo del maestro Andrea Sarigu
IL PORTICO
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brevi A CUGLIERI
Le icone bibliche per la pastorale giovanile Il Centro di Spiritualità Giovani di Cuglieri ospiterà dal 27 al 30 agosto un incontro su “Icone bibliche per la Pastorale Giovanile”, tenuto da mons. Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero Bosa. L’incontro è destinato ai responsabili e agli operatori di pastorale giovanile nelle Diocesi, nelle parrocchie, nei gruppi, nei movimenti e nelle associazioni. L’appuntamento verrà trasmesso in diretta via radio da Radio Kalaritana e Radio Planargia. Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito www.csg-cuglieri.org, oppure inviare una mail a: info@csg-cuglieri.it, oppure è possibile contattare il numero 0785/39655.
DAL 22 AGOSTO A BULTEI
Incontro regionale per famiglie Sarà Casa Betania, in località “Sa Pastia”, nel comune di Bultei, ad ospitare dal 22 al 24 agosto l’incontro regionale per le famiglie, organizzato dalla commissione regionale per la Pastorale della Famiglia. Il tema scelto è “La gioia di essere famiglia oggi”. La famiglia tra Gaudium et Spes e Evangelii Gaudium”. Il programma delle giornate prevede al mattino le relazioni mentre nel pomeriggio i laboratori, la cui sintesi sarà oggetto di analisi domenica 24 agosto al termine dei lavori. Per informazioni contattare la segreteria organizzativa Tonino e Carmen Cau all’indirizzo mail: toninocau@gmail.com, oppure Tore e Loredana Marcia alla mail tore.marcia@libero.it. AD OTTOBRE
Corso di Scienze del matrimonio L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Il corso partirà ad ottobre, le iscrizioni si ricevono dal lunedì al mercoledì, dalle 17 alle 19 a partire dal 22 settembre fino all’8 ottobre 2014, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Cagliari. La durata del corso è biennale, per tre ore di corso alla settimana e un totale di 200 ore, suddivise in due semestri. Per informazioni contattare i numeri 3482603149 3337468785.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi A SAN PIETRO DI SORRES
Un’estate ricca di appuntamenti Il monastero di San Pietro di Sorres ha organizzato una serie di appuntamenti per l'estate 2014: esercizi spirituali per laici, diaconi, religiose e religiosi, settimane bibliche, l'appuntamento con Chiesa e Musica, il Corso di Iconografia, il corso per Organisti e Ora et laboratorio. Per informazioni inviare una e-mail a spsorres@tiscali.it, oppure chiamare il numero 079/824001, o ancora visitare il sito: www.sanpietrodisorres.net.
Celebrazioni. Ricorre quest’anno il 60°anniversario di fondazione della parrocchia.
SS. Redentore, la storia di una comunità al servizio del Vangelo Don Sergio Manunza: “La preparazione a questo avvenimento mette al centro la realtà della famiglia come luogo di crescita spirituale e umana”
gnor Salvatore Deiana, zio di don Paolo, aveva acquistato per essere destinato secondo i suoi desideri, all’istituzione di un oratorio estivo”. La nuova parrocchia fu inaugurata, con la celebrazione delle prime comunioni, il 28 giugno 1970. Il solenne rito di consacrazione si ebbe il 13 maggio 1979, celebrato dall'Arcivescovo Monsignor Giuseppe Bonfiglioli. “La preparazione a questo avvenimento per noi molto importante – prosegue don Sergio – dal punto di vista spirituale è già iniziata. Stiamo cercando di mettere al primo posto le famiglie facendo in modo che la parrocchia sia vissuta come luogo
dove si cresce spiritualmente e umanamente”. Non manca l'impegno della comunità, e in particolare di un gruppo di persone, che si è impegnato per ricercare fotografie, filmati, articoli di giornale e tutto quanto può essere utile per accendere il ricordo di quanti hanno contribuito alla vita parrocchiale. “Con il gruppo “media” abbiamo preparato dei filmati che ripercorrono la storia della parrocchia. La prima puntata – dettaglia don Sergio – ha riguardato gli anni che intercorrono dal 1922 al 1989; la seconda dal 1989 al 1999 e la terza dal 1999 al 2014”. Tra le priorità che caratterizzano la vita parrocchiale, oltre la vicinanza alle famiglie, la cura e il sostegno a giovani e bambini soprattutto attraverso le attività promosse durante l'anno dall'oratorio, attivo anche nei mesi estivi. E in questo senso c'è continuità tra il modus operandi adottato dai parroci che si sono succeduti alla guida della parrocchia in questi 60 anni. Anche durante il decennio (1989-1999) quando don Elvio Madeddu era alla guida del Santissimo Redentore, lavorare con i giovani rappresentava una priorità. In parrocchia si alternavano tre gruppi giovanili impegnati nello studio sistematico della Bibbia, un coro di 60 elementi, e un esercito di oltre mille bambini al catechismo.
agonia, finché il 24 dicembre 1898, lasciò questo mondo. Dopo alcuni mesi dalla morte avvennero fenomeni straordinari sulla sua tomba. Apertala, il corpo fu trovato intatto e morbido. Allora fu collocato in un’altra cassa e tumulato in una cappella, e, poiché il corpo emetteva del sudore rossastro, gli erano cambiate le vesti due volte la settimana. Nel 1927, essendo iniziato il processo di beatificazione, le spoglie mortali furono di nuovo tumulate. Nel 1950 a febbraio, monaci e fedeli videro che dal muro del sepolcro stillava un liquido viscido, e supponendo un’infiltrazione d’acqua, presente la comunità monastica fu riaperta la tomba; la bara era intatta, il corpo era ancora morbido e conservava la temperatura dei corpi
viventi. Il superiore con un amitto asciugò il sudore rossastro dal viso del beato Charbel, e il volto rimase impresso sul panno. Sempre nel 1950 ad aprile, le autorità religiose con un'apposita commissione, composta di tre medici, riaprirono la cassa, e stabilirono che il liquido emanato dal corpo era lo stesso di quello analizzato nel 1899 e nel 1927. Fuori la folla implorava con preghiere la guarigione d’infermi, ivi portati da parenti e fedeli; molte recuperi della salute istantanee avvennero in quell’occasione. Si sentiva da più parti gridare: “Miracolo! Miracolo! Miracolo!”. Fra la folla vi era chi chiedeva la grazia anche non essendo cristiano o cattolico. Il Papa Paolo VI il 5 dicembre 1965, lo beatificò davanti a tutti i Padri Conciliari durante il Concilio Ecumenico Vaticano II e canonizzato il 9 ottobre 1977. I miracoli di san Charbel hanno oltrepassato le frontiere del Libano, Le guarigioni per l’intercessione di S.Charbel, si contano a decine di migliaia. Si aggiungono quelle avvenute dappertutto nel mondo e che riguardano gente di tutte le religioni e confessioni. Alcune di queste guarigioni riguardano il corpo, ma le altre più importanti riguardano l’anima. Molti agnostici leggendo la sua biografia si sono riavvicinati a Dio colpiti dalla vita austera dell’Eremita san Charbel.
DOMENICA 17 AGOSTO
“Avvenire Cagliari Mese” sara in edicola Domenica 17 agosto, come ogni terza del mese, è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire.
È una nuova esperienza comunicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di uno strumento che, congiuntamente al settimanale “Il Portico”, contribuisce a riflettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo.Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari. IN LIBRERIA
Riflessioni su “Evangelii Gaudium” La Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia ha organizzato una Giornata di studio di Catechetica dal titolo “La Catechesi educa alla gioia evangelica”, con l’obiettivo di studiare l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, focalizzarne le prospettive catechetiche, maturando così scelte pastorali da compiere per una catechesi che educhi alla vita cristiana. Molti gli intervenuti, nomi noti della teologia, della pastorale e della catechesi che, nella diversità di linguaggi e stili, hanno permesso un originale accesso alla comprensione e ricchezza dell’Esortazione, vero e proprio programma pastorale di papa Francesco, che con questo documento ha invitato i singoli cristiani e le Chiese locali a un ri-centramento della vita cristiana attorno al Vangelo e a tutte le sue implicanze. Gli interventi della Giornata di studio sono ora raccolti nel volume curato da Giuseppe Alcamo, Docente di Catechetica.
DOMENICA 3 AGOSTO 2014
MARIA LUISA SECCHI
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A PARROCCHIA DEL Santissi-
mo Redentore a Monserrato venne istituita dall'Arcivescovo di Cagliari Monsignor Paolo Botto il 1 agosto del 1954. “Sono passati 60 anni da quando la parrocchia fu affidata a don Paolo Deiana, in quel periodo parroco di San Biagio a Dolianova – spiega l'attuale parroco, don Sergio Manunza, alla guida della parrocchia dal 1999”. L'ingresso di don Deiana avvenne nei locali dell'Asilo Monumento ai Caduti, sede provvisoria parrocchiale, alla presenza dell'Arcivescovo di Cagliari. Il 10 febbraio 1955 si ebbe la posa della prima pietra del salone di via San Lorenzo, adibito a sede provvisoria. Terminati i lavori di costruzione il 9 giugno dell'anno successivo, il Simulacro di Gesù Redentore venne portato in processione nella nuova sede. Nel 1957 si
La processione del SS. Redentore a Monserrato.
pose la prima pietra della casa parrocchiale e delle aule catechistiche. Sotto l'impulso del parroco don Paolo Deiana, nel novembre del 1957 si pose la prima pietra della parrocchia del Santissimo Redentore. I lavori del primo lotto, riguardante il rustico della costruzione, furono eseguiti dall'impresa Vincis, il secondo lotto da quella Sitzia e il terzo, riguardante le opere di finitura, dall'impresa Diliberto. I lavori furono completati alla fine del 1969. “La chiesa venne costruita per mezzo dei cantieri di lavoro istituiti dalla Regione nel terreno che precedentemente – spiega don Sergio - il canonico Monsi-
S. Charbel, testimone della fede in Libano La sua festa si è tenuta nella chiesa di S. Antonio a Cagliari. ADRIANO PILIA
L
A MEMORIA DEL SANTO libanese è stata celebrata il 24 luglio nella chiesa di sant’Antonio Abate sede dell’Arciconfraternita SS.ma Vergine d’Itria, nelle due Sante Messe delle ore 9 e 18.30, officiate dal Cappellano, Monsignor Francesco Porru. Il Santo più conosciuto in Libano è San Sciarbel Malklouf o Sciarbel Makhlouf , dell’Ordine Libanese Maronita. Libanese per nascita, orientale cattolico per appartenenza alla Chiesa Maronita. L’anacoreta nacque l’otto maggio 1828, nel villaggio di Bicaa’kafra, nel Libano del nord. Rimasto orfano del padre a tre anni, passò sotto la tutela dello zio paterno Tanios. A quattordici anni si ritirò in una grotta fuori del paese a pregare per ore e ore (oggi la grotta è chiamata “la grotta del santo”). Pur sentendo di essere chiamato alla vita monastica, egli non poté farlo prima dei ventitre anni, vista l’opposizione dello zio Tanios. Nel 1851
entrò come novizio nel Monastero d‘Annaia, dell’Ordine Libanese O.L.M. Trascorso il primo anno di noviziato, fu trasferito da Annaia al monastero di Mayfouq, per il secondo anno di studi. Emessi i voti solenni, il 1° novembre 1853, adottò il nome di Charbel, martire cristiano del II secolo. Il religioso fu poi mandato al collegio di Kfifan, dove insegnava anche Ni’matallah Kassab Al-Hardini. Nel 1859, Charbel fu ordinato sacerdote e rimandato nel monastero di Annaia, dove stette per 15 anni; dopo sua richiesta, ottenne di farsi eremita nel vicino eremo di Annaia, situato a 1400 m. sul livello del mare, dove si sottopose alle più dure mortificazioni. Il religioso mentre celebrava la Santa Messa in rito siro – maronita, il 16 dicembre 1898, al momento della elevazione dell’ostia consacrata e del calice con il vino e, mentre stava recitando la bellissima preghiera eucaristica, fu colto da un colpo apoplettico; trasportato nella sua stanza, vi passò otto giorni di sofferenza ed
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IL PORTICO DELLA CULTURA
Scoperte. Un interessante contributo d’archivio sul culto del Martire nella nostra terra.
La Sardegna e Sant’Antioco: un legame forte e antico ANTONELLO SECCI
S
ONO UN CULTORE nonché
devoto di sant’Antioco che si festeggia assieme a san Platano a Villaspeciosa, paese nel quale vivo da oltre trent’anni. Come è noto, nei testi agiografici i due santi sono citati come fratelli. Per quanto riguarda san Platano le notizie storiche più antiche conosciute risalgono alla fine del ‘500 mentre per quanto riguarda sant’Antioco, la memoria e la devozione si perdono nella notte dei tempi. Durante le mie ricerche d’archivio, nel febbraio 2010 annunciavo la scoperta di un documento che attestava la festa più antica di sant’Antioco nell’anno 1360. Questo dato anticipava di 106 anni i documenti fino ad allora conosciuti sulla festa del Santo Sulcitano che infatti in quell’anno diventò la 651a festa conosciuta, anziché la 544a come, fino alla mia scoperta, era considerata. A dire il vero non si trattava di un documento inedito giacché il riferimento era già stato pubblicato nel 1964, numero XXIX dell’Archivio Storico Sardo, dalla studiosa Maria Mercé Costa i Paretas, allora Direttrice dell’Archivio della Corona d’Aragona di Barcellona. Nel suo pregevole lavoro sugli ufficiali della Corona d’Aragona durante la conquista della Sardegna nel corso del XIV secolo, la studiosa narrava le vicissitudini di Ramon d’Empuries, feudatario piuttosto inquieto di sant’Antioco, isola che aveva ricevuto in feudo dal re catalanoaragonese Pietro il Cerimonioso nel 1355. Nel documento, datato 1360, si citava la disputa fra il vescovo di Sant’Antioco, Francisco Alegre (1359-1364) e Ramon sui diritti del vino durante la festa di sant’Antioco. Ma era destino che le sorprese non dovevano limitarsi alla scoperta del 1360. Per anni ho collaborato con il rettore della basilica sulcitana, don Demetrio Pinna, scomparso purtroppo un anno fa, che mi ha sempre incoraggiato ad approfondire le ricerche sul santo sulcitano. Durante la consultazione di documenti trecenteschi dell’Archivio della Corona d’Aragona, è venuto alla luce un documento inedito del 1358 della Real Cancillerìa di Pedro III El Cerimoniòs (IV per gli storici locali)che attestava quindi una datazione più antica rispetto al documento del 1360. Doveroso quindi il recente viaggio a Barcellona presso l’Archivio della Corona d’Aragona al fine di ottenere l’autorizzazione ad avere copia del documento originale. Il documento è consultabile nel Registro n. 1033, 45v, della Real Cancilleria della Corona d’Aragona.
Un particolare del manoscritto rinvenuto in archivio a Barcellona.
La parte che ci interessa è la seguente: “Gravem querelam nobis reverenter factam peticione humili pro parte venerabilis in Christo patris Raymundi, divina miseracione Episcopi sulcitani insul(a)e Sardini(a)e et quorundam presbiterorum suorum protestacione previa quod ad vindictam sanguinis non intendunt suscepimus, continentem quod Raymundus de Impuriis una cum aliis hominibus suis vel ei adherentibus, nuper quadam die qua celebrabatur vigilia sancti Antioci, ipso episcopo cum canonicis et presbiteris suis existente in domo sive aula sua episcopali quam habet prope ecclesiam sancti Antioci predicti, manu armata ac proposito preconceptus… et eundem eciam et clericos suous interfecissent nisi fuisset eis prohibitum per gentes que, ab devocionem dicti sancti Antioci in ecclesia sua vigilabat in moltitudine copiosa…” Il testo riporta che, a seguito di denuncia presentata da Ramon Gileti, vescovo di sant’Antioco (1349-1359), re Pietro il Cerimonioso invita il governatore del Capo di Cagliari e Gallura, Olfo de Procida, a indagare sulle azioni compiute da Ramon d’Impuriis (=Empuriis) ed eventualmente punirlo per il grave atto compiuto nei confronti del vescovo sulcitano durante la celebrazione della vigilia della festa di sant’Antioco. Durante la celebrazione della vigilia, infatti, Ramon e i suoi soldati armati erano penetrati a forza nell’aula episcopale, avevano percosso il vescovo e i presbiteri presenti e li avrebbero certamente uccisi se i
numerosi fedeli presenti durante la celebrazione del rito non fossero intervenuti a difendere il presule e gli altri religiosi. Il testo latino cita il termine “vigilia” che significa, enciclopedia Treccani on line alla mano, la notte (o l’intera giornata) antecedente a una festa. Essa è dedicata a preparativi rituali (o spirituali) per la celebrazione della festa”. In-
somma, nessun dubbio sul fatto che si trattava della vigilia della festa di sant’Antioco, con partecipazione numerosa dei fedeli alla celebrazione del rito. Ciò significa che la festa appena celebrata nel 2014 è stata la 657a (non più la 655a) e la prossima del 2015 sarà la 658a, salvo che, nel frattempo, non spunti un documento ancora più antico. Non dimentichiamo, ad esempio, come ricorda Bachisio Motzo nel suo pregevole lavoro sul San Saturno di Cagliari (1926), che la passio di san Saturno, divisa in lezioni, veniva regolarmente pronunciata dai monaci vittorini il giorno della festa del santo e all’ottava della festa stessa come recita un antico documento dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari (“Hae lectiones dicebantur ad matutinum in festo sancti Saturni et per octavam ab Ecclesia Calaritana et a monachis in eius basilica”). E’ lecito supporre che la passio di sant’Antioco, anch’essa suddivisa in lezioni, venisse anch’essa pronunciata nella basilica del santo sulcitano il giorno della sua festa e nell’ottava, almeno nel periodo in cui i vittorini furono presenti a Sulci o quantomeno dall’anno di riconsacrazione della chiesa (1102) probabilmente fino al 1118. Gli archivi vittorini di Marsiglia attendono quindi che qualche studioso faccia luce e riscopra una datazione più antica della festa.
IL PORTICO
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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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IL PORTICO DELLA MISSIONE
IL PORTICO
avviso VICARIATO di ROMA TRIBUNALE di APPELLO Piazza S. Giovanni in Laterano, 6a - 00184 Roma Prot. Causa 15922 SEZ. AMATI Kalaritana Nullità di Matrimonio: FRESU – FORTUNATO Prot. Postale 536/2014 NOTIFICA DI COSTITUZIONE DEL COLLEGIO GIUDICANTE per via editale Ignorandosi l’attuale domicilio del Sig. FORTUNATO Vincenzo, parte convenuta nella causa intestata
Africa. Padre Salvatore Coppo racconta la sua lunga e ricca esperienza missionaria.
“Mi ha mosso il desiderio di portare il dono del Vangelo nelle terre lontane” Originario di Serdiana, il missionario comboniano da oltre mezzo secolo è impegnato in Africa. Uganda, Malawi e Sudan sono state le tappe del suo servizio I. P.
NOTIFICHIAMO
a detto Signore che la causa di nullità è pervenuta d’ufficio a questo Tribunale di Appello, a norma del can. 1682, § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Collegio dei giudici è formato da: Angelo AMATI -Presidente e Istruttore Maria Teresa ROMANO - Giudice Andrea D’AURIA - Ponente Sono stati nominati Difensore del vincolo la dott.ssa Alessandra GIANNELLI e Promotore di giustizia don Emanuele ALBANESE. La parte ha la facoltà di presentare proprie osservazioni, ex can. 1682, § 2 CIC, entro il termine di 40 giorni dalla data della presente notifica. Tuttavia, si chiede alla parte non assistita di esprimere per iscritto, entro il termine sopra indicato, la propria posizione circa la causa e che la mancanza di comunicazione sarà ritenuta come remissione alla giustizia del Tribunale. In tal caso o qualora la parte abbia scelto di astenersi da qualsiasi informazione in merito, per quanto concerne le notifiche saranno applicate le norme stabilite dall’art. 134, § 2 dell’Instr. Dignitas Connubii. Tanto si notifica, per editto, a norma di legge. Roma, 27 giugno 2014 Alessandro Colella Notaio
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A MEZZO SECOLO oramai
vive in Africa. Padre Salvatore Coppo, comboniano, originario di Serdiana, ha lasciato l’Isola quando, prima ancora del Concilio Vaticano II, era forte la spinta missionaria. “Il desiderio di portare il Vangelo nelle terre lontane era nato in me nei primi anni di teologia – racconta il religioso - quando alcuni missionari sono stati in Seminario per raccontarci della loro vita. Ne sono rimasto affascinato e nonostante le ritrosie dell’allora Arcivescovo di Cagliari, monsignor Paolo Botto, alla fine ho lasciato la Sardegna e sono entrato nella famiglia comboniana”. Dopo la formazione in Toscana per padre Salvatore esisteva il problema di incardinarsi in una Diocesi, risolto grazie alla disponibilità di un vescovo del Sudan. Questi, allontanato come tutti i missionari dal sud del Paese dopo l’indipendenza raggiunta dalla maggioranza musulmana, aveva deciso di trasferirsi a nord del Sudan e di ridare vita alla diocesi di El Obeid. Così di passaggio a Firenze, il vescovo sollecitato dal padre maestro, fece incardinare padre Salvatore in Sudan. “Per poter partire in missione però – spiega ancora padre Cop-
Padre Salvatore Coppo.
po - era necessario conoscere l’inglese. Così per quattro mesi ho soggiornato a Londra per imparare i rudimenti della lingua. Il primo incarico è stato in Uganda, una terra meravigliosa, con gente accogliente. Ho trascorso nove anni ad ovest ed altri cinque nella parte est del Paese”. Il lavoro in missione ha come prassi dominante la visita ai diversi villaggi che si trovano attorno alla parrocchia. Così padre Salvatore visita i villaggi, dove è accolto con i canti e i balli tradizionali. “La gente – conferma il religioso – ha una forte propensione all’accoglienza, un po’ come accade in Sardegna, dove l’ospite è sacro. Gli spostamenti non sono semplici per cui il tempo e la viabilità tutt’altro che scorrevole, affaticano non poco. Giunto al villaggio avevo la possibilità di rinfrescarmi, di man-
LOURDES
22 – 26 AGOSTO 26 – 29 AGOSTO 29 AGOSTO – 2 SETTEMBRE
TERRA SANTA
In onda su Radio Kalaritana Voli diretti da Cagliari sull’aeroporto di Lourdes
• UNICO RAPPRESENTANTE DEI PAOLINI IN SARDEGNA •
Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30
16 – 23 OTTOBRE
Presieduto da S. Ecc. Mons Arrigo Miglio
giare qualcosa preparato dalle donne e poi, dopo il pranzo, iniziavo le catechesi e i colloqui con chi voleva sapere di più sui temi della fede. C’era una grande sete di verità da parte della gente e questo l’ho riscontrato non solo in Uganda ma anche in Malawi, dove sono stato negli anni successivi all’indipendenza. Un periodo non facile, tanto che dopo un’omelia nella quale ho ricordato la necessità per i credenti di obbedire prima a Dio e poi agli uomini, ho avuto problemi con il capo dello Stato.Sono stato costretto prima a trasferirmi in una missione lontano dalla capitale e poi, dopo un colloquio con un italiano che lavorava nei palazzi del governo, ho dovuto lasciare il Malawi, prima che venisse ritirato il passaporto”. Così inizia per padre Salvatore un periodo di attesa, che per-
mette al religioso di poter rientrare a Roma e specializzarsi in Diritto canonico. “In meno di un anno ho potuto seguire le lezioni – dice – arrivando così alla tesi di dottorato, seguita da una celebrazione conclusiva, presieduta da Giovanni Paolo II, che ho avuto così la possibilità di salutare”. Terminati gli studi padre Coppo fa rientro in Africa, in Sudan, dove viene chiamato ad insegnare nel seminario nazionale. Per 22 anni ha insegnato e, quando il seminario venne spostato al Sud per via della guerra, è rimasto a Khartoum. “Una delle difficoltà principali – afferma il religioso era legata all’arabo, la lingua più diffusa. Così mi sono trasferito a Il Cairo, in Egitto, dove ho acquisito una base per poter parlare l’arabo, anche se, per stessa ammissione della popolazione locale, non si finisce mai di impararlo”. Padre Salvatore Coppo oggi vive a Khartoum, dove al “Comboni College” continua la sua opera di formatore, in una realtà che conta migliaia di iscritti dalle scuole primarie fino ai master specialistici, questi ultimi seguiti da professionisti e esponenti di spicco della società sudanese. “Viviamo tempi non certamente facili - conclude padre Salvatore - per via della situazione che caratterizza il Sudan, specie nella zona Nord, dove si trova Khartoum. Il nostro College è punto di riferimento per tanti che vogliono formarsi in maniera adeguata. Se prima i sudanesi andavano all’estero per migliorare la qualità degli studi, oggi si rivolgono al nostro College per una formazione completa.I nostri docenti si sono formati in altri paesi e sono ritornati per offrire un servizio importante per i futuri dirigenti sudanesi”.
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Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 /12.15 Zoom Sardegna La notizia nel particolare Dal lunedì al venerdì 11.30 / 17.30
Lampada ai miei passi (4 – 10 agosto) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Elenio Abis Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 Vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00
IL PORTICO DELL’ANIMA
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Spiritualità. Una meditazione sulla figura di Maria come maestra dell’adorazione di Dio.
Imitando la Vergine Maria diventiamo adoratori del Padre in spirito e verità Maria è la prima e vera Adoratrice. Ha contemplato il Verbo fatto carne e ha accolto ogni sua Parola con fede piena ADORATRICI PERPETUE
more, Amore, sii da tutti conosciuto, adorato e ringraziato ogni momento nel Santissimo e divinissimo Sacramento» (Esort. B. M. Maddalena dell’Incarnazione) Gesù Eucaristia può essere meglio conosciuto, adorato e ringraziato solo per mezzo di Maria. Lei Tempio purissimo del divino Verbo nello Spirito, Lei Tabernacolo vivente della SS. Trinità, Lei Madre della divina e santa Umanità del Figlio di Dio. Maria è la prima e vera Adoratrice. Nel suo grembo ha contemplato il Verbo fatto carne, ha visto il Figlio di Dio crescere in sapienza, età e grazia e con Lui cresceva la sua fede, ha meditato nel suo cuore gli eventi meravigliosi del Figlio, ha accolto ogni Parola uscita dalla bocca di Dio e l’ha messa in pratica. Chi meglio di una madre può conoscere il figlio? Solo la nostra cara Madre Celeste può insegnarci a conoscere, amare e adorare Gesù nel suo mistero dell’Incarnazione, della sua infanzia, della sua rivelazione, della sua Passione, crocifissione, morte, Risurrezione e Presente realmente nell’Eucaristia, perché in Lei si è compiuto in pienezza il mistero di
A
J. van Eyck, Polittico dell’Agnello Mistico (part.), San Bavone, Gand (Belgio).
Dio fatto Uomo per la nostra salvezza. Gesù, pendente in croce affidò a Maria il discepolo amato come figlio, e a lui viene data come madre la Madre di Dio, perché solo Lei che ha vissuto l’unione intima con Dio può portare a Lui tutti i suoi figli ed insegnare ad essi a tornare a Lui. Grazie a Maria possiamo divenire veri figli di Dio e suoi Adoratori in spirito e verità. Da Maria possiamo imparare il suo silenzio adorante; possiamo
PERSONAGGI DELLA BIBBIA
La donna ideale di MICHELE ANTONIO CORONA
ei libri sapienziali si trovano tantissime figure, che vengono presentate come modelli. Abbiamo trovato nello scorso numero l’uomo che medita la parola di Dio diuturnamente veicolato dal Salmo 1 e da tutto il salterio. Ora ci soffermiamo al finale del libro dei Proverbi, in cui si elabora uno splendido epitaffio alla donna secondo le caratteristiche più eccellenti per la letteratura biblica. Un’annotazione previa riguarda la posizione del capitolo 31,10-31 dei Proverbi nella bibbia ebraica: esso precede l’intero libro di Ruth, in cui l’elogio si rende concreto e tangibile in una donna straniera,
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la giovane moabita. Ma quali sono le nervature fondamentali in questo capitolo? Essa è una donna efficiente che non si stanca di lavorare né di disporre il bene per la sua casa. L’attenzione ai domestici e alle serve, la cura nei loro confronti, anche attraverso la distribuzione mattiniera del cibo quotidiano sono le prime doti mostrate da questo canto. L’uomo, protagonista dell’intero libro e primo attore nella sequela del Dio ebraico, può stare tranquillo e confidare in una donna/moglie che sa valutare i tempi e i momenti per compiere il proprio ruolo. Al v. 16 si canta l’iniziativa della donna e la sua sapiente intraprendenza: ‘Mette
imparare la sua bellezza, non fatta di vesti sontuose, ma di umiltà e modestia, da Lei possiamo imparare il santo abbandono nelle mani di Dio, il Santo Timore (poiché Tempio dello Spirito Santo); da Lei possiamo imparare la docilità al divino Spirito; da Maria possiamo imparare i divini comandamenti di Dio e a metterli in pratica con amore e per amor Suo; da Maria possiamo imparare tutte le sante virtù che ci realizzano pienamente come uomini e donne; da Maria
l’occhio su un campo e l’acquista; col frutto delle sue mani pianta una vigna’. Niente può indurla al timore e alla disperazione, poiché ha soppesato le sue azioni e ha posto in essere qualsiasi rimedio alle peggiori vicissitudini. Neppure la neve e il freddo la intimoriscono, dal momento che persino i servi sono stati forniti di doppia veste. Il ruolo giuridico del marito all’interno della società cittadina non è adombrato dalla sua insipienza ed egli stesso ne tesse le lodi. Spesso conosciamo personaggi lodati dai lontani e disprezzati grandemente dai più vicini. Questa donna, di contro, riceve lodi da chi la conosce e si relazione intimamente con lei, mostrando la vera grandezza. Inoltre, la sua bocca riesce a non cadere in luoghi comuni e futili giudizi verso gli altri; la sua attenzione è rivolta a ciò che è più importante, più centrale, più duraturo. ‘Molte donne sono state efficien-
possiamo imparare ad essere figli, fratelli, sposi e genitori. Da Maria possiamo imparare ad accogliere Gesù in umiltà, a proteggerlo e custodirlo nel nostro cuore, ma anche a saperlo donare in tempo opportuno, cioè a saper donare la Vita, a saper donare la Gioia vera, a saper donare l’Amore e vivere nella carità con tutti specialmente con i più bisognosi di affetto. Come a Cana ella ebbe cura e premura che non venisse a mancare il vino per le nozze, così ora ha premura che non venga a mancare Dio nel nostro cuore! Maria, mistica aurora, è colei che ci conduce al Padre e fa splendere e brillare in noi la divina Luce. Maria è colei che ci ricorda di non smettere di confidare in Dio e di fidarci di Lui che è Bontà, Amore e Misericordia; di non smettere di sperare nella salvezza anche quando tutto sembra perduto, anche quando pare che attorno vi siano solo le tenebre. Lei è l’Aurora, lei ci dice che il giorno non finisce nelle tenebre, ma ricomincia con la Luce, il Sole non tarderà a sorgere, è più vicino di quanto sembra. Quando nella nostra anima vi sono le tenebre del dolore, del peccato, della tentazione, Maria ci insegna ad aver fede: “Non temere! Se il Sole non lo vedi non significa che non ci sia, ritorna in te stesso, fa chiarezza dentro di te e lo vedrai”. Dio è Amore e a chi lo cerca con tutto il cuore non si fa aspettare! Martedì 12 agosto alle 19.30 si terrà un’ora di Adorazione Eucaristica nella chiesa di San Cesello in via San Giovanni 212 a Cagliari.
ti, ma tu le sorpassi tutte quante’ (v. 29). Ci chiediamo: chi potrà stendere un elogio così grande? Chi si potrà fregiare di un così alto cantico? Ogni donna che vive saggiamente e agisce secondo il proprio dono. Gesù, nel Nuovo Testamento, parla e si relaziona con molte donne, che all’incontro col Maestro cambiano vita, si impegnano e si immergono in un amore che invia verso orizzonti nuovi. Un tale che ascoltava le parole del rabbì di Nazareth urlò: ‘Beata tua madre e beati i tuoi parenti’, legando la beatitudine ad un vantaggio di famiglia. Gesù capovolge le cose ed allarga lo sguardo includendo in quel grido ‘tutti coloro che ascoltano la Parola e la mettono in pratica’. A tutte e tutti è data l’opportunità di rientrare in quella schiera di chiamati all’amore che supera ogni limite sociale e religioso.
IL PORTICO
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detto tra noi A proposito del gioco d’azzardo di D. TORE RUGGIU
Nella rivista “Il Timone” n. 131 a pag 16 il giornalista Danilo Quinto scrive un interessante e documentato articolo sul gioco d’azzardo. I numeri sono impressionanti. Si pensi che solo in Italia il giro d’affari è di circa 71 miliardi di euro. La nostra amata nazione si colloca al primo posto in Europa e al terzo posto nel mondo. Come primati non c’è male, peccato che sia un fenomeno in crescita che distrugge la persona umana, esponendola tra l’altro al ricatto di usurai e malavitosi. Non vi è dubbio che anche questo fenomeno manifesti un degrado della società e, consentitecelo, una truffa legalizzata che fa presa tra gli imbecilli. Si tratta di video poker, slote machine, gratta e vinci, lotto, superenalotto, bingo e accidenti vari. I giocatori d’azzardo in Italia sarebbero oltre 2 milioni a rischio di dipendenza e circa 800 mila giocatori patologici. Inoltre al gioco legale, si aggiunge quello illegale con un fatturato stimato di circa 10 miliardi di euro. Questo gioco cresce al ritmo del 13% l’anno tra i minori, nonostante i divieti. Sempre il giornalista ci informa che di recente sono state introdotte nel mercato nuove macchinette le “ticket redemption”, con il danaro che di consuma non per vincere danaro, ma ticket. Più ticket si vincono e più si ha la possibilità di ottenere tablet, mp3, orologi da polso, pistole giocattolo e altro che può interessare i minori. Ovviamente le conseguenze sono devastanti e non solo dal punto di vista economico, ma anche psicologico, con conseguenze negative nel rapporti familiari e sociali. Insomma, ci si sente soli, malati dipendenti che spesso diventano collusi con la micro criminalità o la criminalità organizzata. Si tratta di gente malata che va aiutata e curata. Ma, prima ancora, è necessaria una seria e decisa prevenzione. Ma come è possibile prevenire se lo stesso Stato legalizza e persino propaganda questi giochi? Certe presunte forme di prevenzione, pertanto, sono talmente ridicole da diventare una barzelletta, che fa solo piangere. Come l scritta obbligatorie nei pacchetti di sigarette (monopolio di Stato) che si avverte il fumatore che rischia di morire. Che cosa ha prodotto? Sono forse diminuiti i fumatori? Suvvia, non siamo patetici e non pendiamoci in giro. Perché se questi sono i risultati ottenuti, forse è il caso di cambiare rotta. Dunque: sigarette, giochi d’azzardo, droga, alcool, prostituzione e cose simili…..dove ci portano? Cerchiamo di guardare in faccia il male senza cercare giustificazioni. Ed iniziamo ad usare bene il cervello, liberandolo dal prurito di provare tutto per un presunto diritto alla libertà che invece è libertinaggio che porta solo distruzione, brutalità e morte.
FONDAZIONE VATICANA JOSEPH RATZINGER
BENEDETTO XVI PER LA
TEOLOGIA
• PROMOZIONE DEGLI STUDI TEOLOGICI • ORGANIZZAZIONE DI CONVEGNI • PREMIAZIONE DI STUDIOSI
IL RISPETTO PER LA VITA, CAMMINO PER LA PACE
«In ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide… con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata» (BENEDETTO XVI)
C O N V E G N O 23/24 OTTOBRE 2014 M E D E L L Í N ( C O L O M B I A ) U N I V E R S I D A D P O N T I F I C I A B O L I VA R I A N A
Sabato 22 Novembre, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, Papa FRANCESCO consegnerà il premio “Joseph Ratzinger” 2014
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