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DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014 A N N O X I N . 32
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Ogni vita è un dono MARIA STELLA LEONE
urtroppo, anche molti cristiani ci cascano. Sul sito di un centro che pratica procreazione medicalmente assistita viene detto in modo suadente che ogni coppia ha diritto a generare un figlio e che, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato una norma della Legge 40 del 2004, il centro attuerà le procedure di fecondazione eterologa. Per fecondazione eterologa s’intende una tecnica di procreazione medicalmente assistita che mira a ottenere embrioni con gameti maschili o femminili forniti da una terza persona, per cui nella coppia, se si otterrà un figlio, egli sarà biologicamente figlio solo di uno dei genitori. Se guardiamo altri siti internet, dove gli utenti possono dialogare, è facile leggere discussioni di donne che, con gergo da professioniste delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, parlano con disinvoltura di questi argomenti, sfogano frustrazione e si incoraggiano a vicenda a continuare, citando distrattamente e saltuariamente i loro uomini. Non demordono, anche se ognuna di loro stila un elenco di embrioni (cioè di figli) già prodotti e poi morti, o congelati. In fondo, in queste storie di testarda sofferenza, non si è disposti a perdere di vista l’obiettivo, il figlio che si salverà, quello che è la realizzazione del “sogno”, del presunto diritto (a questo proposito è utile considerare i dati ministeriali reali sulle percentuali di gravidanze ottenute, e confrontarli con il numero di bambini nati).
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Che male c’è se questo figlio perde il diritto delle proprie origini e viene generato con uno o entrambi i gameti di un estraneo? Si è già deciso che questo bambino non soffrirà , o che non gli verrà detto nulla. Eppure, uno dei problemi evidenziati negli Stati che da tempo consentono tale tecnica è proprio la necessità dei figli, a volte anche per motivi di salute, di ottenere le generalità del cosiddetto “donatore”. Oltre a vari pasticci inevitabili: rischio vendita di gameti, possibilità di errori nella selezione sanitaria dei donatori, selezione dei donatori in base a standard di bellezza e di presunto quoziente intellettivo! La Chiesa ha una parola di conforto che molte coppie ignorano: i fidanzati e le coppie di sposi dovrebbero conoscere il documento Donum vitae, pubblicato nel 1987 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. «Ogni essere umano – ricorda il testo - va accolto sempre come un dono e una benedizione di Dio. Tuttavia dal punto di vista morale una procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro deve essere il frutto del matrimonio. La procreazione umana possiede infatti delle caratteristiche specifiche in virtù della dignità dei genitori e dei figli: la procreazione di una nuova persona, mediante la quale l'uomo e la donna collaborano con la potenza del Creatore, dovrà essere il frutto e il segno della mutua donazione personale degli sposi, del loro amore e della loro fedeltà». Nel dibattito sulla fecondazione eterologa si dimentica con troppa facilità il bene del bambino. La Donum vitae ci ricorda invece come
«il figlio ha diritto ad essere concepito, portato in grembo, messo al mondo ed educato nel matrimonio: è attraverso il riferimento sicuro e riconosciuto ai propri genitori che egli può scoprire la propria identità e maturare la propria formazione umana» (Parte II A.1). Non si tratta di temi che riguardano solo il “privato” delle coppie di sposi, poiché possiedono una rilevanza sociale. In forza della vocazione – si legge sempre nella Donum vitae - e delle responsabilità sociali della persona, il bene dei figli e dei genitori contribuisce al bene della società civile; la vitalità e l'equilibrio della società richiedono che i figli vengano al mondo in seno a una famiglia e che questa sia stabilmente fondata sul matrimonio. La tradizione della Chiesa e la riflessione antropologica riconoscono nel matrimonio e nella sua unità indissolubile il solo luogo degno di una procreazione veramente responsabile» (ibidem). Quando si affronta il discorso sulle coppie che non possono avere dei figli spesso si dimentica il valore dell’adozione: «Adottare dei bambini – ebbe a dire San Giovanni Paolo II sentendoli e trattandoli come veri figli, significa riconoscere che il rapporto tra genitori e figli non si misura solo sui parametri genetici. L’amore che genera è innanzitutto dono di sé. C’è una "generazione" che avviene attraverso l’accoglienza, la premura, la dedizione» (Discorso, 5 settembre 2000). Solo il mettere al centro il vero valore della persona umana potrà aiutare a orientare in modo giusto le decisioni a livello giuridico ed etico nel campo della procreazione umana.
SOMMARIO ESTERI
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Il tragico calvario della minoranza cristiana in Iraq GIOVANI
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L’esperienza degli Scout sardi alla Route nazionale Agesci MISSIONE
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Una delegazione di giovani della Diocesi per un mese in Kenya SOCIETÀ
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Mons. Toso e Pezzotta parlano dell’attualità della dottrina sociale IN MEMORIA
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Il ricordo di Mons. Giovanni Cadeddu scomparso in agosto
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IL PORTICO
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014
Iraq. I cristiani sono vittime di violenze sistematiche e feroci da parte dei miliziani sostenitori del califfato islamico.
Il calvario dei cristiani in Iraq
P. FADI SOTGIU RAHI C.SS.R.
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e notizie dei telegiornali, della stampa e di internet a livello internazionale, ultimamente, sono quelle che riguardano le azioni inumane, immorali e non religiose dello Stato Islamico della Grande Siria e dell’Iraq (Isis). Da più di tre mesi il massacro, la persecuzione, la deportazione e i rapimenti dei cristiani siriani e iracheni sono le priorità dei sunniti jihadisti estremisti islamici, che stanno dominando alcune zone del Levante, annunciando la nascita di un nuovo califfato islamico. Davanti al torrente di sangue che scorre in Iraq, nel panorama delle città più antiche del cristianesimo ormai svuotate, davanti alle migliaia di profughi che quotidianamente fuggono dalle loro terre, davanti alle foto di bambini e anziani abbandonati, davanti al bombardamento delle chiese e delle moschee più antiche e davanti al numero illimitato di martiri cristiani durante questi ultimi mesi, la maggior parte delle nazioni del mondo è rimasta in silenzio totale guardando ciò che succede in Medio Oriente lasciando soltanto qualche breve commento nei notiziari. La cosa è molto spiacevole. Il nuovo califfato dello stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi è seguito pubblicamente da più di ventimila musulmani sunniti presenti in Siria ed Iraq, mentre in Libano ancora segretamente. I membri dell'ISIS aumentano e continuano le loro azioni senza alcuna misericordia, convertendo con la forza tutti all’Islam, al grido di “Allahu Akbar” (Dio è Grande), e considerando i non musulmani “Cuffar” (miscredenti). Lo scenario di persecuzione dei cristiani, secondo l'Isis, non è soltanto il Levante. Essi considerano tutto l’Occidente un mondo cristiano;
perciò non hanno differenza tra Oriente e Occidente; già alcuni di loro cominciavano ad annunciare la conversione all’Islam in alcune nazioni Occidentali. Il 20 agosto di quest’anno in Iraq è avvenuta la decapitazione del giornalista statunitense James Foley, 40 anni, rapito alla fine del 2012 in Siria. Nel frattempo, la posizione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna verso l’Isis è cambiata, ed entrambe hanno annunciato lo stato di massima allerta nei loro stati avendo paura di subire un attentato nel loro territorio. Il presidente Obama ha ordinato di bombardare le postazioni dei salafiti jihadisti in Iraq, senza mandare soldati sul territorio. Il bombardamento attuato dagli Stati Uniti non è altro che una risposta contro di ciò che i membri dell'Isis hanno fatto al giornalista loro connazionale e non certo a difesa dei cristiani e dei loro ultimi territori liberi. Ad agosto, i membri dell’Isis e i suoi “simpatizzanti” in varie nazioni, hanno comin-
ciato ad apparire pubblicamente in Europa e altrove, manifestando e portando la bandiera nera del nuovo stato autoproclamatosi indipendente. In Olanda (Aia), più di 500 persone hanno manifestato liberamente, senza nessuna reazione dello Stato, che si è limitato a considerare la cosa come libertà di espressione, in appoggio lo stato islamico in Levante. Invece in Germania (Colonia), una settantina di musulmani hanno manifestato con lo stesso scopo, però dopo un conflitto con la polizia sono stati quasi tutti arrestati. Due settimane fa, a Londra, centinaia di musulmani bloccavano il traffico e giravano per le strade della città con la bandiera dell'Isis e la foto del Califfo. Queste manifestazioni pubbliche di persone che appoggiano quello stato, e la scoperta di tanti europei in Siria e in Iraq che stanno combattendo lì con i terroristi, sono state l’occasione per rendersi conto del pericolo dell'Isis per alcuni responsabili civili in Europa. Perciò il primo ministro dell’Olanda,
ha preso la decisione il 25 agosto di togliere la cittadinanza olandese a tutti quelli che stanno combattendo in Iraq e in Siria e a chi appartiene a questi movimenti terroristi. La stessa decisione è stata presa da parte del presidente dell’Argentina. L’Isis già sta provando a sviluppare la sua presenza in altre nazioni arabe, provando a entrare in Libano. I soldati libanesi hanno però difeso bene le loro frontiere. In modo particolare hanno superato lo scontro con più di di 6000 terroristi, che hanno provato a entrare dalle montagne siriane per dominare il paese libanese di Erssal nel nord della Bekaa. Quello che sta succedendo in Medio Oriente è peggio di quello che abbiamo visto durante le guerre mondiali. In questo senso Papa Francesco, pensando ai tanti conflitti in atto in varie parti del mondo, ha ragione dicendo che la “terza guerra mondiale” è già cominciata. La visita di quattro Patriarchi di varie Chiese Cattoliche insieme, ad Arbil nel nord dell’Iraq ha confermato l’unità della Chiese intorno ai cristiani perseguitati, vedendo in loro Gesù che soffre sul Calvario. La crisi è enorme, le forze sono deboli e le grandi nazioni sono disinteressate ai popoli che soffrono. La stessa Europa sottovaluta spesso il pericolo che proviene dai movimenti islamisti radicali. Il mondo guarda oziosamente. Bisogna assolutamente svegliarsi e andare contro il radicalismo, qualunque esso sia. Non si può solo aspettare un attentato per rendersene conto. Il grido dei cristiani che vivono in oriente è forte: vogliamo vivere con dignità umana! Abbiamo il diritto di rimanere nella nostra terra! Siamo nati in questa terra e moriamo qui! Confessiamo il cristianesimo e l’amore a Gesù, e moriamo per Lui!
DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Iraq. I miliziani dell’Isis sono autori di terribili violenze contro le minoranze religiose.
La religione usata come pretesto per una lunga serie di crimini
popoli, ha inviato un aiuto economico ai capi Yazidi, incontrati per l’occasione presso il tempio Lalish dopo aver fatto visita alla comunità di rifugiati di Amadya, Zakho e Duhok. Tra le diverse minoranze in questione ci sono la minoranza dei mandei, appartenenti all'unica comunità religiosa di origine gnostica tuttora esistente che vive principalmente nell'Iraq meridionale e nella provincia iraniana del Khūzestān e che per il califfato non gode di alcun diritto di cittadinanza, la minoranza degli shabak che hanno sofferto in quanto già perseguitati dal regime di Saddam Hussein ed ora messi in fuga dallo Stato Islamico, cosi come i turcomanni ed i cristiani che sono costretti a fuggire
dalle loro abitazioni per scampare alle milizie del califfato. Gli uomini di Abu Bakr al Baghdadi dal mese di luglio hanno infatti iniziato a segnare le porte delle abitazioni con delle lettere, in base alla religione e l’etnia della minoranza. La violazione dei più basilari diritti umani come il diritto alla vita, vengono continuamente violati senza scrupolo alcuno e senza alcuna distinzione tra donne, bambini ed anziani. Ciò che di più grave accade è il vestire una guerra con il nome della religione, smuovendo dal torpore uomini che nella vita hanno conosciuto solo povertà miseria ed ignoranza, e che nel califfato probabilmente vedono il solo modo per dare senso ad una esistenza altrimenti vuota. Ciò che il califfato e Abu Bakr al Baghdadi sta facendo, è fare leva sull’ignoranza e la disperazione delle persone, strumentalizzando la religione ma ancora peggio, togliendo la vita a migliaia di innocenti. La storia ci insegna che sin dai tempi di Cesare, Carlo Magno e Costantino la tolleranza religiosa si presentava come un traguardo necessario da raggiungere, e l’orrore che il califfato oggi mostra al mondo, ci riporta indietro di millenni di storia e cultura. Non possiamo quindi che affidarci al giudizio e alle manovre degli organi internazionali, decisi a non essere inermi spettatori di un massacro, ma anzi, essere capaci ad un intervento risanatore come medici alle prese con un oscuro male
possono non risvegliare le coscienze di tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad azioni concrete di solidarietà, per proteggere quanti sono colpiti o minacciati dalla violenza e per assicurare l'assistenza necessaria e urgente alle tante persone sfollate, come anche il loro ritorno sicuro alle loro città e alle loro case. Le tragiche esperienze del ventesimo secolo, e la più elementare comprensione della dignità umana, costringe la comunità internazionale, in parti-
colare attraverso le norme ed i meccanismi del diritto internazionale, a fare tutto ciò che le è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose. Fiducioso che il mio appello, che unisco a quelli dei Patriarchi Orientali e degli altri leader religiosi, incontrerà una risposta positiva, colgo l'occasione per rinnovare a Vostra Eccellenza i sensi della mia più alta considerazione. 9 agosto 2014
FEDERICA BANDE IÒ CHE IN QUESTI mesi è in corso in Medio Oriente è una vera e propria pulizia etnicoreligiosa. I fondamentalisti dello Stato Islamico sono decisi più che mai a non tollerare in alcun modo altre religioni diverse dalla loro, sia che si parli di cristianesimo, yazidismo, turcomanni, shabak o mandee. Ogni ora le agenzie non fanno altro che trasmettere notizie relative a stupri, saccheggi, rapimenti e profanazioni di luoghi sacri. Responsabile di questo orrore è il neonato califfato dello stato islamico e i fondamentalisti jihadisti, che sotto la dittatura del califfo Abu Bakr al Baghdadi stanno portando una vera e propria ondata di violenza e terrore in tutto il territorio medio orientale. Le povere minoranze religiose sono quindi inermi e costrette ad ingoiare e subire questa ondata di folle intolleranza, avendo come uniche alternative il doversi convertire all’islam, pagare la jizia (tassa di protezione), o nella peggiore delle ipotesi affrontare una morte cruenta. Questa triste situazione sta sconvolgendo il mondo intero oltre ad aver distrutto un clima di tolleranza che in queste terre durava da secoli, e la vecchia Europa, l’America e tutto il resto del pianeta non possono certamente fare da spettatori alla terribile situazione che non accenna a placarsi, ma anzi, minaccia di espandersi. Nell’oc-
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chio del ciclone della furia del califfato ci sono anzitutto le minoranze. Quella degli yazidi è finita nel mirino dei fondamentalisti jihadisti dopo la conquista della città di Sinjar, che ha costretto alla fuga moltissime persone e mosso il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, il quale ha prontamente inviato delle truppe speciali con lo scopo di aprire un canale umanitario e prestare soccorso agli assediati. Intanto centinaia di ragazze della medesima minoranza, sarebbero state fatte prigioniere dai miliziani dello stato islamico e rese schiave. Il Santo Padre dinnanzi a questa insostenibile situazione, attraverso il cardinale Francesco Filoni, prefetto per la congregazione per l’evangelizzazione dei
Mettere subito fine alla tragedia umanitaria Il Messaggio di Papa Francesco a Ban Ki-moon CON IL CUORE carico e angosciato che ho seguito i drammatici eventi di questi ultimi giorni nel nord Iraq, dove i cristiani e le altre minoranze religiose sono stati costretti a fuggire dalle loro case e assistere alla distruzione dei loro luoghi di culto e del patrimonio religioso. Commosso dalla loro situazione, ho chiesto a Sua Eminenza il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che ha servito come Rappresentante dei miei predecessori, Papa San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, presso il popolo in Iraq, di manifestare la mia vicinanza spirituale e di esprimere la mia preoccupazione, e quella di tutta la Chiesa cattolica, per la sofferenza intollerabile di coloro che desiderano solo
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vivere in pace, armonia e libertà nella terra dei loro antenati. Con lo stesso spirito, scrivo a Lei, Signor Segretario Generale, e metto davanti a lei le lacrime, le sofferenze e le grida accorate di disperazione dei Cristiani e di altre minoranze religiose dell’amata terra dell'Iraq. Nel rinnovare il mio appello urgente alla comunità internazionale ad intervenire per porre fine alla tragedia umanitaria in corso, incoraggio tutti gli organi competenti delle Nazioni Unite, in particolare quelli responsabili per la sicurezza, la pace, il diritto umanitario e l'assistenza ai rifugiati, a continuare i loro sforzi in conformità con il Preambolo e gli Articoli pertinenti della Carta delle Nazioni Unite. Gli attacchi violenti che stanno dilagando lungo il nord dell'Iraq non
IL PORTICO
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il fatto VICENDA ALCOA
Troppe fughe dalle responsabilità È bastato l’annuncio ufficiale della multinazionale americana Alcoa sulla chiusura dello stabilimento di Portovesme, per vedere le caselle di posta elettronica dei media regionali, stampa, radio tv, siti web “invase” da un quantitativo spropositato di comunicati e dichiarazioni rilasciati dagli esponenti regionali di ogni colore politico. Una strana coincidenza. Al momento della conferma di un fatto oramai assodato, quella della dismissione dell’impianto sulcitano, qualcuno ha pensato bene di dire la sua, come per mettere le mani avanti. Alcoa così come altre realtà produttive industriali della Sardegna hanno chiuso, chiudono e purtroppo chiuderanno, perché la politica negli ultimi cinque lustri ha lavorato per incassare subito in termini di voti l’impegno pubblico e non invece per programmare a medio – lungo termine. Un amico economista mi ha spiegato che il deserto industriale, sotto gli occhi di tutti, è dovuto ad una mancata programmazione che da decenni penalizza l’Isola, viste le carenze dal punto di vista infrastrutturale. Mi ha spiegato anche che le banane non si fanno al Polo Nord così come i ghiaccioli non si fanno ai Tropici e quindi le industrie energivore, come Alcoa e altre, vanno impiantate in zone dove i costi dell’elettricità sono bassi. O meglio ancora, per lasciare quegli impianti sull’Isola, bisognerebbe avere energia a costi inferiori di quelli attuali. Una scelta del genere viene fatta se si ha la consapevolezza che prima del proprio tornaconto politico immediato viene un valore oramai smarrito: il bene comune. Chi ha la responsabilità di guidare una regione o una nazione deve programmare non per incassare subito la fiducia ma per realizzare progetti, che anche a lunga scadenza, vanno a vantaggio dei cittadini. Così non è stato, anche in questi anni di crisi. Dal 2009 la vertenza Alcoa è sulle pagine dei giornali senza che qualcuno sia intervenuto sul porto di Portovesme che è ancora carente nel pescaggio, quindi niente navi di grossa stazza, o sulle rotaie perché le più vicine sono a Carbonia, una ventina di chilometri dagli stabilimenti, mentre l’energia elettrica continua ad essere prodotta e fornita alle aziende a costi che le mettono fuori mercato. La soluzione di questi e altri problemi di infrastrutturazione è e resta nelle mani di chi governa la cosa pubblica. La misura della difficoltà con la quale sono stati vissuti questi anni di de-industrializzazione la da il giro di poltrone all’assessorato regionale dell’Industria: un incarico che difficilmente è rimasto in mano alla stessa persona per più di 18 mesi a consiliatura. Nell’intervista fatta a Savino Pezzotta in questo numero de Il Portico si legge di una mancanza della Sardegna tra le preoccupazioni nazionali. Sarebbe interessante chiederne il motivo a chi in questi anni l’ha rappresentata. (r.c.)
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IL PORTICO
IL PORTICO DEL TEMPIO
Il Papa. L’esortazione a non conformarsi alla mentalità corrente lontana dal Vangelo.
Chiamati a essere sale della terra non dei cristiani “annacquati” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre ha sottolineato in primo luogo il passaggio del Vangelo domenicale nel quale il Signore rimprovera Pietro perché non accetta la via della passione e della croce, dicendogli che non pensa “secondo Dio” ma “secondo gli uomini” (cfr. Mt 16,23). Il rischio sempre attuale del “pensare secondo gli uomini” viene richiamato da Papa Francesco anche in riferimento alla seconda lettura della liturgia domenicale dove San Paolo esorta i cristiani di Roma a non farsi trascinare dalle idee del momento: «Non conformatevi a questo mondo - non entrare negli schemi di questo mondo - ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio» (Rm 12,2). «Noi cristiani – spiega il Papa - viviamo nel mondo, pienamente inseriti nella realtà sociale e culturale del nostro tempo, ed è giusto così; ma questo comporta il rischio che diventiamo "mondani", il rischio che "il sale perda il sapore", come direbbe Gesù (cfr Mt 5,13), cioè che il cristiano si "annacqui", perda la carica di novità che gli viene dal Signore e dallo Spirito Santo. Invece dovrebbe essere il contrario: quando nei cristiani rimane viva la forza del Vangelo, essa può trasformare “i criteri di giudizio, i va-
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lori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita” (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 19)». Ogni cristiano deve rimanere vigilante per non cadere nel rischio di una fede evanescente e senza effetto sulla vita di ogni giorno: «È triste trovare cristiani "annacquati", che sembrano il vino allungato, e non si sa se sono cristiani o mondani, come il vino allungato non si sa se è vino o acqua! E’ triste, questo. E’ triste trovare cristiani che non sono più il sale della terra, e sappiamo che quando il sale perde il suo sapore, non serve più a niente. Il loro sale ha perso il sapore perché si sono consegnati allo spirito del mondo, cioè sono diventati mondani».
L’UDIENZA GENERALE
Unità e santità della Chiesa
I
l primo conforto ci viene dal fatto che Gesù ha pregato tanto per l’unità dei discepoli. È la preghiera dell’Ultima Cena, Gesù ha chiesto tanto: «Padre, che siano una cosa sola». Ha pregato per l’unità, e lo ha fatto proprio nell’imminenza della Passione, quando stava per offrire tutta la sua vita per noi. È quello che siamo invitati continuamente a rileggere e meditare, in una delle pagine più intense e commoventi del Vangelo di Giovanni, il capitolo diciassette (cfr vv. 11.21-23). Com’è bello sapere che il Signore, appena prima di morire, non si è preoccupato di sé stesso, ma ha pensato a noi! E nel suo dialogo accorato col Padre, ha pregato proprio perché possiamo essere una cosa sola con Lui e tra di noi. Ecco: con queste parole, Gesù si è fatto nostro intercessore presso il Padre, perché possiamo entrare anche noi nella piena comunione d’amore con Lui; allo stesso tempo, le affida a noi come suo testamento spirituale, perché l’unità possa diventare sempre di più
la nota distintiva delle nostre comunità cristiane e la risposta più bella a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi, (cfr 1 Pt 3,15). 2. «Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). La Chiesa ha cercato fin dall’inizio di realizzare questo proposito che sta tanto a cuore a Gesù. Gli Atti degli Apostoli ci ricordano che i primi cristiani si distinguevano per il fatto di avere «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32); l’apostolo Paolo, poi, esortava le sue comunità a non dimenticare che sono «un solo corpo» (1 Cor 12,13). L’esperienza, però, ci dice che sono tanti i peccati contro l’unità. E non pensiamo solo agli scismi, pensiamo a mancanze molto comuni nelle nostre comunità, a peccati "parrocchiali", a quei peccati nelle parrocchie. A volte, infatti, le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente se-
Per vincere il pericolo di essere dei cristiani “annacquati” bisogna attingere la linfa dal Vangelo. In questa prospettiva Papa Francesco ha ricordato i mezzi dell’ascolto della Parola, dell’Eucaristia e della preghiera personale: «Come si può fare questo in pratica? Anzitutto proprio leggendo e meditando il Vangelo ogni giorno, così che la parola di Gesù sia sempre presente nella nostra vita. Ricordatevi: vi aiuterà portare sempre il Vangelo con voi: un piccolo Vangelo, in tasca, nella borsa, e leggerne durante il giorno un passo. Ma sempre con il Vangelo, perché è portare la Parola di Gesù, e poterla leggere. Inoltre partecipando alla Messa domenicale, dove incontriamo il Signore nella comunità, ascoltiamo la sua Parola e riceviamo l’Eucaristia che ci
gnate da invidie, gelosie, antipatie… E le chiacchiere sono alla portata di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie! Questo non è buono. Ad esempio quando uno viene eletto presidente di quella associazione, si chiacchiera contro di lui. E se quell’altra viene eletta presidente della catechesi, le altre chiacchierano contro di lei. Ma, questa non è la Chiesa. Questo non si deve fare, non dobbiamo farlo! Bisogna chiedere al Signore la grazia di non farlo. Questo è umano, sì, ma non è cristiano! Questo succede quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna… Una volta, nell’altra Diocesi che avevo prima, ho sentito un commento interessante e bello. Si parlava di un’anziana che per tutta la vita aveva lavorato in parrocchia, e una persona che la conosceva bene, ha detto: «Questa donna non ha mai sparlato, mai ha chiacchierato, sempre era un sorriso».
unisce a Lui e tra noi; e poi sono molto importanti per il rinnovamento spirituale le giornate di ritiro e di esercizi spirituali. Vangelo, Eucaristia e preghiera. Non dimenticare: Vangelo, Eucaristia, preghiera. Grazie a questi doni del Signore possiamo conformarci non al mondo, ma a Cristo, e seguirlo sulla sua via, la via del "perdere la propria vita" per ritrovarla». Al termine dell’Angelus il Santo Padre ha ricordato la celebrazione, il 1 di settembre, della Giornata per la Custodia del Creato promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana. In settimana, all’Udienza Generale, il Papa ha proseguito il ciclo di catechesi dedicato alla Chiesa soffermandosi sul suo essere “una” e “santa”: «Ogni volta che rinnoviamo la nostra professione di fede recitando il "Credo", noi affermiamo che la Chiesa è «una» e «santa». È una, perché ha la sua origine in Dio Trinità, mistero di unità e di comunione piena. La Chiesa poi è santa, in quanto è fondata su Gesù Cristo, animata dal suo Santo Spirito, ricolmata del suo amore e della sua salvezza. Allo stesso tempo, però, è santa e composta di peccatori, tutti noi, peccatori, che facciamo esperienza ogni giorno delle nostre fragilità e delle nostre miserie. Allora, questa fede che professiamo ci spinge alla conversione, ad avere il coraggio di vivere quotidianamente l’unità e la santità».
Una donna così può essere canonizzata domani! Questo è un bell’esempio […] 3. Di fronte a tutto questo, dobbiamo fare seriamente un esame di coscienza. In una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, perché la rende segno non dell’opera di Dio, ma dell’opera del diavolo, il quale è per definizione colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi… La divisione in una comunità cristiana, sia essa una scuola, una parrocchia, o un’associazione, è un peccato gravissimo, perché è opera del Diavolo. Dio, invece, vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci e di volerci bene, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore. In questo sta la santità della Chiesa: nel riconoscersi ad immagine di Dio, ricolmata della sua misericordia e della sua grazia.
DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014
pietre SIERRA LEONE
Missionari al lavoro nonostante l’ebola Nei giorni scorsi è morta la religiosa suor Pascaline Chantal. Sorella Chantal dell’Immacolata Concezione, di nazionalità congolese, contagiata del virus ebola si trovava all'ospedale San Giuseppe di Monrovia (capitale della Liberia), dove lavorava come infermiera. Sono sempre di grande preoccupazione lo stato di salute di un'altra religiosa, Sour Paciencia Melgar (dalla Guinea). Secondo una nota, una ONG spagnola che lavora affianco l'Ordine Ospedaliero, sta preparando un team di professionisti della salute da inviare al più presto possibile.
IRAQ
Tutelare il diritto delle minoranze Condanna delle violenze e della massiccia migrazione dei cristiani iracheni; appello alla comunità internazionale per garantire sicurezza a tutte le minoranze religiose in Iraq: è quanto chiedono leader cristiani pakistani riunitisi a Lahore nei giorni scorsi in un incontro interconfessionale dedicato, in modo speciale, alla drammatica situazione dell’Iraq.. Tutti i leader cristiani di diverse confessioni presenti hanno concordato nel ricordare che i cristiani sono in Iraq fina sono dal primo secolo dopo Cristo e che lì gli apostoli Tommaso e Taddeo hanno predicato la fede in Cristo: dunque essi hanno il diritto di abitare quella terra quanto tutti gli altri, musulmani o di altre religioni. IN INDIA
Continue violenze sui cristiani Proseguono gli episodi di violenza, più o meno gravi, perpetrati da estremisti indù a danno dei cristiani. Alcuni estremisti hanno ostacolato e boicottato una donna indiana vedova che vuole seguire Cristo: per questo l’hanno percossa, impedendole di attingere l’acqua da un pozzo pubblico, solo a causa della sua fede. Gruppi estremisti indù del gruppo etnico yadav hanno più volte minacciato i cristiani della stessa etnia, intimando loro di convertirsi all'induismo e accusando ingiustamente un Pastore cristiano di conversioni forzate. Le comunità cristiane in Uttar Pradesh, infine, continuano a subire abusi e violenze da estremisti indù: nelle scorse settimane i militanti hanno fatto irruzione in una riunione di culto cristiano nei pressi di Agra, insultando e percuotendo i presenti.
DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014
IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Scout. Dal 1 al 10 agosto si è svolta la Route nazionale dell’Agesci. A San Rossore l’incontro conclusivo.
Papa Francesco all’Agesci: “Il coraggio è una virtù, un atteggiamento dei giovani” Il messaggio di oltre trentamila scout venuti da tutta Italia è sintetizzato nel testo della “Carta del Coraggio” FRANCESCO PILUDU
S
TRADE DI CORAGGIO! È sta-
to questo il tema della Route nazionale AGESCI (l’Associazione nazionale delle guide e degli scout cattolici italiani) che si è conclusa il 10 agosto e alla quale hanno partecipato trentamila ragazzi tra i 16 e i 21 anni. Iniziata l’1 agosto ha visto i ragazzi percorrere chilometri di “strada” in Clan di formazione (gemellaggi di ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia e dall'estero) attraverso 456 percorsi e sentieri, camminando a piedi, zaino in spalla, per poi ritrovarsi a San Rossore, un Parco naturale nel Comune di Pisa. “Coraggio”, un argomento divenuto caldo nella cultura e nel linguaggio sociale, politico e religioso di questi ultimi mesi, elemento che caratterizza il metodo scout da oltre cento anni. Lo scoutismo, infatti, fonda tutta la sua coraggiosa attività educativa sul protagonismo e l’impegno
dei giovani nella loro crescita e nella crescita e sviluppo della società. Durante la Route, sia nella parte mobile che nel campo fisso ma anche nei mesi precedenti, si è lavorato alla redazione della Carta del Coraggio, l’impegno dei Rover e delle Scolte a servizio del futuro del nostro Paese per “lasciarlo migliore di come lo hanno trovato”. Il dialogo, alla pari, tra i ragazzi e rappresentanti della società civile e politica, testimoni attuali di scelte e azioni significative ha portato, tramite tavole rotonde e laboratori, all’elaborazione di un documento, la Carta del Coraggio, analizzato e sviscerato nei
suoi vari e diversi significati: coraggio di amare, di farsi ultimi, di essere chiesa, di liberare il futuro, di essere cittadini, Carta che ha posto l’accento su ambiti di impegno quali il territorio, l’ambiente, la legalità, la cittadinanza. Ora i ragazzi dell’AGESCI dovranno passare dall’ascolto dei giorni di San Rossore al dialogo con Istituzioni e Chiesa, che, con la loro presenza, hanno accettato la sfida: momento culminante e ricco di significati la consegna della “Carta” al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Presidente della C.E.I. Card. Angelo Bagnasco. Anche la Zona di Cagliari ha dato il suo contributo con la parteci-
pazione di centinaia di ragazzi a tutte le fasi della Route, come spiega il Responsabile zonale Raffaele Masili:“la Route Nazionale e la creazione della Carta del Coraggio sono stati dei momenti importanti per la nostra Associazione. L’AGESCI è riuscita a dar voce a più di 30.000 ragazzi, lasciando che fossero loro gli unici protagonisti del grande evento. Ora abbiamo una grossa responsabilità: continuare ad accompagnare questi giovani, che sono il nostro presente – come ha affermato il Presidente del Consiglio dei Ministri durante la Cerimonia di chiusura –, verso la loro affermazione e far si che i loro sogni e i loro progetti si realizzino contribuendo al Bene Comune e all’edificazione di Buoni Cittadini e Buoni Cristiani.”.
Nella celebrazione conclusiva è intervenuto, telefonicamente, anche Papa Francesco che ha esortato i ragazzi a non farsi rubare la speranza: “Il coraggio è una virtù, un atteggiamento dei giovani. Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non timorosi; di giovani che si muovono sulla strada, che non siano fermi; con i giovani fermi non andiamo avanti. Giovani che abbiano sempre un orizzonte dove andare e non giovani che vanno in pensione: è triste guardare un giovane in pensione. I giovani devono andare avanti su queste “strade di coraggio”: avanti.”. Tante e specifiche richieste a istituzioni e associazioni ma, soprattutto, resta l’imperativo e la volontà di impegnarsi “diritti al futuro”.
ro di noi giovani; faccio e farò mia con l'impegno ogni sua parte” spiega Maria Teresa; “ci siamo sfi-
niti, abbiamo donato tutti noi stessi, ci siamo messi a servizio delle nostre città, della nostra Italia per pensarla in modo nuovo” le fa eco Alessandro. E se per Alessia “aver partecipato a questa Route ci ha permesso di portare nelle nostre città il coraggio”, per Tonio “è stato bellissimo conoscere ogni parte d'Italia semplicemente attraverso le persone”. Sembra bello chiudere con il pensiero di Caterina che pare riassuma una sensazione ed un emozione collettiva: “dire che è stata un esperienza unica credo sia banale e riduttivo, ogni mia aspettativa è stata superata. A fine route ci è voluto coraggio per tornare alla normalità. Mente e cuore infatti ci hanno impiegato più tempo”.
“Ora inizia il cammino il vero cambiamento è vivere con coraggio” Le voci di alcuni dei giovani scout sardi che hanno partecipato alla Route nazionale F. P. CCO, DA CHI ha vissuto in prima persona, rover e scolte della Zona di Cagliari, il racconto della Route nazionale, tenutasi dall'1 al 10 agosto a San Rossore. “È giunta l’ora, è giunto il momento - di essere protagonisti del nostro tempo - la strada è la stessa anche se siamo lontani - servire è la sfida, il futuro è domani: affrontiamo con coraggio ogni salita - diritti al futuro, sulle strade… della nostra vita.”: questa è, se-
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condo Stefano, la migliore eredità che la Route nazionale lascia ai ragazzi che vi hanno partecipato, traendo il suo pensiero dalla canzone ufficiale del campo. Nicola ci dice che “partendo per la route non sapevo a cosa sarei andato incontro, ma, arrivato là, tutto sembrava andare da solo come una cosa già vissuta, una cosa che era fatta per me”. Questo invece il pensiero di Benedetta: “è stato proprio durante i laboratori che mi sono resa conto che niente era finito, anzi che tutto doveva ancora iniziare, che la vera azione di cambiamento è quella di essere sempre testimoni di coraggio, anche senza fazzolettone al collo. Vederci lì tutti insieme nella piazza del futuro cantare a voce alta la voglia di realizzare un sogno comune è stato bellissimo, particolarmente emozionante, tutto mi è sembrato possibile se "insieme si fa". Ho lasciato
San Rossore davvero con la Speranza nel cuore, spero in me, in tutti noi, e spero che i più coraggiosi riescano a coinvolgere e a travolgere gli altri”. Per Francesca è stato“semplicemente indimenticabile, il tempo é volato via, passato troppo velocemente ma sicuramente ha cambiato un po’ tutti. Siamo stati una sola famiglia; tanti luoghi fantastici, incontri, amicizie, diversità, confronto, un esperienza che ha lasciato un bel ricordo a tutti”, si unisce al coro Marco. “La carta del coraggio è uno strumento che può migliorare il futu-
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IL PORTICO
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014
Missione. Durante l’estate si è svolta l’esperienza di servizio in Africa proposta dalla Pastorale vocazionale.
“Con i piccoli gesti sono stato evangelizzato” Fare esperienza di Cristo in terra d’Africa Una delegazione di giovani della diocesi guidata da don Davide Curreli e don Carlo Rotondo ha vissuto un tempo di servizio nella missione di Nanyuki FEDERICA BANDE
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ER VENIRE INCONTRO alla comunità cristiana africana di Nanyuki (città sita nella provincia della valle di Rift in Kenya, fondata nel 1907 da coloni inglesi), il nostro arcivescovo, Monsignor Arrigo Miglio, ha portato avanti un progetto che ha coinvolto una piccola delegazione di giovani che lo scorso mese di agosto sono partiti alla volta del continente africano. Nella città di Nanyuki infatti, vive don Franco Crabu, missionario sardo che da 28 anni lavora attivamente nella missione della città keniota, e che a partire dal 28 luglio ha accolto la delegazione sarda composta da membri della squadra della Pastorale Vocazionale diocesana, una rappresentanza del team della Pastorale Giovanile della diocesi, una rappresentante dell’oratorio Sant’Ambrogio di Monserrato e alcune studentesse del liceo ginnasio “Siotto Pintor” di Cagliari, accompagnati da don Davie Curreli
e don Carlo Rotondo. Sistematisi negli alloggi della missione messi a disposizione da don Crabu, la giovane delegazione ha potuto effettivamente iniziare quella che è stata probabilmente una delle esperienze più significative della loro esistenza da svariati punti di vista religiosi e non. L’esperienza keniota ha visto come prima tappa alcuni giorni dedicati alla conoscenza tra i ragazzi italiani e una decina di ragazzi africani, gemellaggio che ha portato alla formazione di un unico grande gruppo dal nome “e state giovani” utilizzato per rievocare le parole di Papa Francesco e il periodo estivo in corso. Superata la fase iniziale di conoscenza sono quindi cominciate le
attività principali della vita di missione. Il programma ha racchiuso al suo interno tre giorni nella città di Naibor dedicati alla restaurazione di una struttura che diventerà una chiesa, dove non è mancato il calore e l‘accoglienza dei bambini; a seguire, la preparazione del “rally dei giovani” un raduno dedicato ai giovani della missione strutturato come se fosse una giornata di oratorio scandita tra balli, scenette e tante attività. Nei giorni seguenti il gruppo “e state giovani” ha visitato il villaggio Nganiniro, un villaggio molto grande ma povero perché isolato dagli altri, nel quale grazie a don Franco è in corso un progetto per la costruzione di una Chiesa, ed infatti proprio sulle fondamenta di questa, la delegazione e don
Franco hanno celebrato la Messa; il gruppo si è poi recato presso l’ospedale dove hanno prestato servizio accudendo i pazienti, curando la pulizia delle stanze ed aiutando in cucina nella preparazione dei pasti. Nella stessa settimana c’è stata anche la visita alla prigione, dove è stata celebrata la santa messa insieme ai detenuti. Nei giorni successivi la delegazione si è poi divisa a causa della partenza di alcuni dei ragazzi, ma il resto del gruppo ha continuato il servizio all’ospedale, le visite ai villaggi e alle comunità, i ritiri con i ministranti e la visita ad alcune donne ultracentenarie per portar loro l’Eucarestia. Vivere un’esperienza così forte ed importante è sicuramente qualcosa di difficile da raccontare, ma le parole di chi ha vissuto direttamente questi giorni riescono a portare chi le ascolta in Africa per qualche istante. Emanuele Dessì, rappresentante della squadra PG ci racconta che : “Ti accorgi della fede di questo popolo quando vedi intere famiglie rinunciare ad un giorno di lavoro per ascoltare il vangelo, o quando vedi un bambino convincere una decina di amici a vivere con lui la Santa Messa. Ovunque si vada i sorrisi non mancano, la voglia di conoscere e farsi conoscere ti pervade. Un attimo può cambiare la giornata, un’esperienza può prendere senso grazie ad un gesto all’apparenza insignificante come un abbraccio. Questa esperienza mi è servita per capire che quando si lavora per un obiettivo
Le immagini dal Kenya
comune non importano le differenze di razza, di cultura e di lingua, conta solo la voglia di mettersi in gioco e al servizio del prossimo”. Michele Deiana, uno de rappresentanti della Pastorale Vocazionale, ricorda invece che : “L’esperienza più forte per me è stata l’entrare nella prigione.. è stata la prima volta per me e lo stare a contatto con i detenuti non è proprio una cosa da niente. Penso che la libertà dopo la vita sia una delle cose più importanti, quindi lo stare li mi dava proprio un senso di fastidio; il vivere la messa in mezzo ai detenuti è stato forte ma bello e la predica di don Franco è stata molto bella e concreta”. Infine anche don Davide Curreli, responsabile della Pastorale Vocazionale diocesana e accompagnatore della delegazione sarda in Africa insieme a don Carlo Rotondo, ricorda le parole dell’omelia di don Franco Crabu della santa messa svolta sulle fondamenta della Chiesa in costruzione : “ Le parole che più mi hanno colpito di quell’omelia è che la Chiesa si costruisce a partire dalle pietre piccole. Le prime pietre di ogni costruzione sono piccole ma fondamentali. Anche noi abbiamo investito ed investiamo sui piccoli per investire su una chiesa grande. È stato bello vedere lo stupore negli altri mentre mi guardavano lavorare in modo semplice come loro, ma in fin dei conti quello ad essere stupito ero io, perché con i piccoli gesti sono loro ad aver evangelizzato me”.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
Flumini di Quartu. Successo per le iniziative estive del gruppo cresimandi.
Tra svago e preghiera, un’estate ricca di emozioni, divertimento e amicizia Iniziata con la chiusura dell’anno pastorale e la tappa celebrativa della Testimonianza, l’estate è proseguita con i campi scuola e l’oratorio festivo FABIO FIGUS N’ESTATE all’insegna dell’amicizia e della condivisione quella vissuta da diciotto ragazzi della parrocchia Santa Maria degli Angeli di Flumini di Quartu, giunti all’ultimo anno del cammino di iniziazione cristiana che culminerà con il sacramento della Cresima nel prossimo anno pastorale ormai alle porte. Accompagnati dall’equipe di animatori della parrocchia, composto dai rispettivi catechisti e da altri quattro giovani, i ragazzi sono stati impegnati nelle diverse attività iniziate con la tappa celebrativa a chiusura dell’anno catechistico lo scorso 7 giugno, solennità di Pentecoste, dove tutti coloro che frequentavano il settimo anno del cammino, circa sessantacinque ragazzi, hanno ricevuto il mandato della “Testimonianza”. La festa dei cresimandi, ha visto coinvolte anche le famiglie dei ragazzi che con grande generosità hanno messo a disposizione la loro fantasia e le singole capacità per organizzare la fiera del dolce,
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il cui ricavato è servito in parte alla sovvenzione del campo scuola e in parte devoluto alla Conferenza Vincenziana parrocchiale a favore dei poveri, oltre alla raccolta di beni di prima necessità in cui è stata coinvolta anche il resto della comunità. Tutti i ragazzi sono stati poi invitati ad incontrarsi ogni sabato con i loro animatori per vivere la Celebrazione Eucaristica domenicale, e al termine, riunirsi nel salone parrocchiale dove tra giochi, chiacchiere, scherzi, musica e balli, hanno approfondito la loro amicizia. Momento centrale dell’estate, l’esperienza del campo scuola CreGrEst 2014, il primo dopo quasi quindici anni di assenza, organizzato dai catechisti parrocchiali per
i propri ragazzi, vissuto dal 18 al 20 luglio nella Casa Salesiana di Solanas, dove sedici cresimandi hanno ancor più fortificato i loro legami di amicizia, attraverso le attività al mare, i tanti giochi e i momenti di svago, e dove, guidati dagli stessi animatori, hanno riflettuto sul tema proposto dal ufficio diocesano di pastorale giovanile dal titolo “Piano Terra - e venne ad abitare in mezzo a noi”. Un breve e concentrato cammino sulle quattro tappe dell’entrare, custodire, costruire ed uscire, dove i ragazzi hanno avuto la possibilità di prendere coscienza di essere parte attiva nel loro ambiente tutto da vivere e da abitare, riconoscendovi la presenza, oltre che degli altri, anche quella di Dio, che ha
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AL 18 AL 27Luglio si è svolta la 44esima edizione del Giffoni Film Festival nell’omonimo centro in provincia di Salerno. Quest’anno, tra le migliaia di giovani, era presente anche il C.G.S. Sardegna, sezione regionale dell'associazione salesiana Cinecircoli Giovanili Socioculturali, che ha avuto il piacere di prendervi parte e ha offerto anche un piccolo contributo agli abitanti del paese del festival. I nove ragazzi del C.G.S., animatori e aiuto-animatori, nell'ambito del progetto "Giffoni For Family" promosso in collaborazione con la locale Parrocchia e con l'ANSPI, hanno organizzato dei laboratori creativi per i bambini della scuola materna e elementare di Giffoni: ogni mattina si svolgevano tre ore di attività comprendenti il laboratorio di tea-
gazzi non solo si sono divertiti ma hanno anche conosciuto tanti loro coetanei e hanno vissuto un incredibile evento, unico nel suo genere. Il Giffoni non è un semplice festival del cinema: è un’occasione imperdibile per tutti i ragazzi che hanno una passione per il grande schermo, per il teatro, per la musica o per qualsiasi altra arte; è un evento nel quale i ragazzi sono i protagonisti: i film sono indirizzati a loro e gli ospiti sono là solo per i giovanissimi. Ogni ragazzo è indispensabile per il festival, tutti possono partecipare attivamente ponendo domande a registi o attori dei film appena visti o esprimendo considerazioni, compli-
brevi IL 28 SETTEMBRE
Incontro diocesano dei nuovi catechisti
voluto farsi uomo per abitarlo insieme agli uomini. Il tutto, aiutati dall’analisi di quattro pagine evangeliche: l’incontro di Zaccheo con Gesù, la parabola dei talenti, quella della casa sulla roccia e il mandato ai discepoli di evangelizzare e battezzare fino ai confini della Terra. Il campo CreGrEst 2014, è culminato nella celebrazione eucaristica presieduta dal parroco don Gianni Paderi che ha voluto vivere con i ragazzi tutta la mattinata di Domenica 20 luglio. Come ogni campo scuola che si rispetti, ha creato grande entusiasmo nei ragazzi tanto da voler continuare ad incontrarsi per tutto il resto della stagione ogni sabato, oltre alle diverse iniziative proposte dagli animatori quali giornate al mare e pizzate. Già lo sguardo di catechisti e animatori è rivolto al nuovo anno pastorale perché per i cresimandi possa essere un anno tutto particolare, dove oltre agli incontri di catechesi, siano loro stessi protagonisti delle diverse attività parrocchiali. Per gli altri ragazzi della parrocchia, tutti i giorni, l’oratorio parrocchiale ha offerto i suoi spazi per tante attività di gioco e svago, dalla piscina alle attività manuali, guidate da diversi animatori. Vi ha preso parte quotidianamente dal lunedì al venerdì una trentina di ragazzi. Tema conduttore il Viaggio, durante il quale i ragazzi hanno “girato” la Cina, il Brasile, gli Stati Uniti d’America ed il Regno Unito.
menti e anche qualche critica: sono loro a decidere. Quello di Giffoni è un festival che, nonostante stia riscuotendo sempre maggiore successo, riesce a rimanere un evento in cui tutti si sentono a casa: i partecipanti aumentano di anno in anno e le richieste per entrare nella giuria si moltiplicano, ma il clima è sempre più bello. È un’esperienza che arricchisce la formazione dei ragazzi grazie ai film e agli ospiti; i film offrono tanti spunti e mostrano realtà di ogni Paese del mondo, le grandi personalità dello spettacolo appaiono qua come non si sono mai visti: i celebri attori e registri si mostrano ai ragazzi nel loro
lato più umano, sono disponibili e danno tantissimi consigli ai giovani che sognano di intraprendere quella carriera e ciò è probabilmente dovuto al fatto che non vengono intervistati da grandi giornalisti ma da adolescenti curiosi e amanti del cinema. I ragazzi escono dal festival di Giffoni con una marcia in più, perché hanno ricevuto tante motivazioni che portano loro a volersi impegnare di più, a dare il massimo per riuscire a realizzare il loro sogno e diventare esattamente le persone che vogliono, ambizione che prima appariva loro un’utopia. Giusto per citare una di queste motivazioni, Alan Rickman, attore che interpreta Severus Piton nella saga di ‘Harry Potter’, nell’incontro coi giurati ha detto che tutto è possibile se si vuole veramente, addirittura lui ha iniziato a studiare per diventare attore abbastanza tardi (a 25 anni) e ha incoraggiato i duemila spettatori presenti nella Sala Truffaut dicendo: “Questa sala è piena di possibilità e spero che voi siate gli artefici delle vostre possibilità.” La ‘Giffoni Experience’ dovrebbe essere vissuta da tutti gli uomini del domani e non solo per creare dei futuri grandi attori ma soprattutto per forgiare delle grandi e al tempo stesso umili personalità.
I ragazzi del C.G.S. presenti alla rassegna cinematografica tro, quello di ballo e il cosiddetto “Art Attack”. I bambini hanno imparato ad improvvisare e recitare usando la loro fantasia, hanno fatto attività fisica imparando alcuni balli e hanno creato tanti ‘lavoretti’ artistici. Le giornate di animazione si sono concluse con il ‘Grande Gioco’, nel quale i quaranta bambini, divisi in squadre, hanno dovuto superare una serie di tappe sfruttando ciò che avevano imparato nei giorni precedenti; al termine del gioco c’è stata la premiazione finale. Mentre durante la mattinata i ragazzi del C.G.S. erano impegnati nell’animazione, di pomeriggio e di sera vivevano il festival: incontravano gli ospiti sul Blue Carpet e guardavano film e cortometraggi in concorso e alcune anteprime. Questa è stata certamente un’esperienza emozionante, educativa e ricca di condivisione, nella quale i ra-
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Un momento di confronto e di formazione per i catechisti che, da pochissimo hanno ricevuto la chiamata per il delicato e prezioso servizio dell’annuncio e della catechesi. È l’incontro diocesano per nuovi catechisti, previsto il 28 settembre nei locali del Seminario Arcivescovile, che avranno così un’occasione per approfondire il profilo del catechista alla luce dei recenti Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. Un’opportunità offerta a chi riceve per la prima volta il mandato, per affacciarsi, dopo il Convegno dei Catechisti, al panorama diocesano e cominciare a condividere, con altri catechisti, fatiche, speranze, iniziative e prospettive comuni. Il programma prevede alle 17 l’accoglienza e la preghiera, a seguire l’introduzione e la presentazione del tema “Il catechista oggi. Profilo del catechista alla luce degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia”. Al termine il confronto e la condivisione in piccoli gruppi e poi la comunicazione su esperienze, attività e iniziative dell’Ufficio Catechistico Diocesano. Concluderà l’incontro alle 19 la Preghiera dei Vespri. Per motivi organizzativi è importante fornire l’adesione all’incontro entro il 25 settembre. Per informazioni www.ufficiocatechisticocagliari.it, tel. 07052843216; 3661504634, e-mail uffcatechistico@diocesidicagliari.it.
La bellezza del confronto al Giffoni Film Festival MARIA LETIZIA MURATORE
IL PORTICO
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
XXIII DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)
Io sono
dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18, 15-20 MICHELE ANTONIO CORONA
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l brano del Vangelo proposto in questa domenica è tratto dal capitolo 18 dello scritto di Matteo, noto come la sezione discorsiva sulla vita della comunità. I legami presenti all’interno della ekklesia rischiano di lacerarsi nello confronto comune e nella fraternità. Già il Primo Testamento, soprattutto la Genesi, ha narrato storie di fratelli che si uccidono (Caino e Abele), si imbrogliano e si odiano (Esaù e Giacobbe), si vendono (I fratelli di Giuseppe). La pericope si apre col sostantivo ‘fratello’, rafforzato dall’aggettivo possessivo ‘tuo’. Non si tratta di considerare il comportamento di uno sconosciuto, di un qualsiasi adepto, ma di ‘tuo fratello’. La specificazione è notevolmente importante per comprendere meglio i passaggi che vengono suggeriti per redimere chi ha compiuto la colpa. È indicativo il fatto che il brano che leggiamo sia posizionato subito dopo la famosa parabola della pecorel-
il portico della fede
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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
la smarrita. Quel fratello che ha peccato è simile alla pecorella che si è persa e si trova fuori dall’ovile (comunità): il pastore deve attivarsi personalmente per cercarla, trovarla e riportarla indietro con il massimo della cura. A differenza della parabola in cui è il padrone delle pecore a doversi curare della dispersa, nella comunità ogni membro deve curare il fratello, il proprio fratello, che pecca. Il passaggio dal responsabile unico ad una comunità che cammina insieme indica una particolare delicatezza. Il correttore non è solo colui che ha ricevuto il potere esclusivo del comando e della guida della comunità, ma ad imitazione del Maestro ogni discepolo si fa ‘buon pastore’ del proprio fratello. Il verbo dominante dell’intera sezione della ‘correzione fraterna’ è ascoltare. È l’ascolto che determina il ritornare nella comunità, all’interno dell’assemblea dei discepoli. Il salmo responsoriale proclama: ‘Se ascoltaste oggi la sua voce!’, per indi-
care quanto l’ascolto divenga l’elemento portante per un dialogo, per un cammino insieme, per una comprensione che vada oltre le parole. Il rapporto tra colui che ammonisce e l’ammonito non è formale, ma diviene veramente fraterno, dal momento che si tratta di un rapporto personale, diretto, delicato. Non si vuole suggerire un rapporto intimistico all’interno della comunità, ma si favorisce l’attenzione alla persona, al singolo, al fratello senza che questi si senta giudicato come nei tribunali pagani, dirà Paolo. Colui che corregge non è scevro dal commettere delle colpe, poiché egli stesso potrebbe essere corretto dal proprio fratello. Tale coscienza di poter essere debole e di potersi trovare nella condizione del ‘non ascolto’ deve aiutare ad usare il massimo della sensibilità fraterna. Tuttavia se questo passaggio non fosse sufficiente per far rinsavire il fratello, è bene che il dialogo e l’attenzione si allarghi cercando altri fratelli
della comunità che condividano il peso della correzione e della ricerca fino a ricorrere all’intera assemblea. Se il brano lo si legge sotto l’ottica del corretto, ci sembra solo una prassi di denuncia pubblica e di ‘scomunica’; se invece si prova a fare attenzione alla cura che devono avere i correttori per il ‘sordo’, si nota quanto il brano ci faccia penetrare in una dimensione fraterna ma non esclusivistica, comunitaria e non elitaria, educativa per l’intera assemblea. L’ordine di ‘legare e sciogliere’ coinvolge tutta la comunità. Il detto sulla preghiera comune (‘due di voi’) si connette al primo passaggio della correzione fraterna: ‘fra te e lui solo’. Ciò che sembra impossibile alla prassi comunitaria per redimere un fratello, può essere ottenuto con la preghiera comune, con l’affidamento vicendevole al Padre che concederà qualsiasi cosa, soprattutto il dono dell’ascolto per reintegrare ciascuno nell’assemblea.
LA GIOIA DI FARSI COMPAGNI DI STRADA PER L’EVANGELIZZAZIONE “La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro. Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana” (EV, n.169). In questi paragrafi l’esortazione pone in evidenza quanto sia importante nell’evangelizzazione che tutti gli operatori pastorali imparino ad ascoltare; si tratta di un ascolto che si pone in essere grazie all’esercizio della prudenza, della capacità di comprensione, anche mediante l’arte di aspettare al fine di trovare la modalità più rispondente alle esigenze dell’altro per seguirne il passo e con sana pedagogia introdurlo sempre più alla conoscenza del Signore. Essendo l’evangelizzazione un processo di crescita è necessario che, chi si adopera in questo servizio disponga il
proprio animo prima di ogni altra cosa alla propria formazione interiore non trascurando di andare verso gli altri, dunque, uscire dalle proprie certezze e dalle proprie sicurezze per correggere e aiutare a crescere nella conoscenza del vangelo, cioè nella conoscenza di Gesù. Papa Francesco, è solito, a questo proposito fornire i dati scritturistici a cui possiamo ispirarci per avviare un autentico accompagnamento che si realizza con la pazienza per risvegliare la fiducia nei confronti della persona che accompagna, e allo stesso tempo disponga l’altro alla crescita. Infatti, la citazione biblica presenta la relazione di Paolo con Timoteo e Tito i quali sono formati per l’azione apostolica ascoltando e mettendo in pratica gli insegnamenti dell’apostolo che “dà loro criteri per la vita personale e per l’azione pastorale” (173). Pertanto vi è uno scambio vicendevole tra gli stessi discepoli missionari.
In questi paragrafi, che appunto, parlano dell’accompagnamento papa Francesco, non trascura di affermare che tutta l’evangelizzazione si fonda sulla Parola di Dio, che alimenta l’azione missionaria dei discepoli. Quando affermiamo che dobbiamo porci in ascolto della Parola non significa semplicemente sentire con l’organo uditivo, significa lasciarsi penetrare dalla Parola, lasciarsi trasformare da quell’ascolto che, se autentico, è capace di trasformare la vita e di renderci pronti a decisioni libere e responsabili. Infine al n.175 il Pontefice suggerisce che nelle Diocesi e nelle parrocchie si promuova uno studio serio e perseverante della Bibbia così che questa concretamente fecondi la catechesi e un’autentica trasmissione della fede. Il Papa non cessa di invitare i cristiani ad avere sempre con sé il vangelo per leggerne almeno una volta al giorno una pagina per conoscere e fare vera esperienza di Gesù. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
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o in mezzo a loro ...
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L’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo/5
Saper trasmettere il Vangelo della famiglia olte risposte hanno messo a tema la necessità di trovare nuovi modi per trasmettere gli insegnamenti della Chiesa su matrimonio e famiglia. Molto dipende dalla maturità della Chiesa particolare, dalla sua tradizione in merito e dalle effettive risorse disponibili sul territorio. Soprattutto, si riconosce la necessità di formare operatori pastorali in grado di mediare il messaggio cristiano in modo culturalmente adeguato. Ad ogni modo, quasi la totalità delle risposte afferma che, a livello nazionale, esiste una Commissione per la Pastorale della Famiglia e il Direttorio della Pastorale Familiare. Generalmente, le Conferenze Episcopali propongono l’insegnamento della Chiesa attraverso documenti, simposi ed un’animazione capillare; come pure, a livello diocesano, si opera mediante vari organismi e commissioni. Certamente non mancano anche risposte che rivelano una situazione pesante per l’organizzazione ecclesiale, in cui mancano risorse economiche ed umane, per poter organizzare in modo continuativo una catechesi sulla famiglia. 18. Molti ricordano come sia decisivo stabilire rapporti con centri accademici adeguati e preparati su tematiche familiari, a livello dottrinale, spirituale e pastorale. In alcune risposte, si raccontano proficui collegamenti a livello internazionale tra centri universitari e diocesi, anche in zone periferiche della Chiesa, per promuovere momenti formativi qualificati su matrimonio e famiglia. Un esempio, più volte citato dalle risposte, è la collaborazione con il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli
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RISCRITTURE
LA CORREZIONE FRATERNA Il testo del Vangelo, tratto dal capitolo 18° di Matteo, dedicato alla vita della comunità cristiana, ci dice che l’amore fraterno comporta anche un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, facendogli presente che ciò che ha detto o fatto non è buono. Questo modo di agire si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello. Commenta Sant’Agostino: “Colui che ti ha offeso, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita di un tuo fratello? ... Tu devi dimenticare l’offesa che hai ricevuto, non la ferita di un tuo fratello” (Discorsi 82, 7). E se il fratello non mi ascolta? Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi
conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa. Tutto questo indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio. Un altro frutto della carità nella comunità è la preghiera concorde. La preghiera personale è certamente importante, anzi, indispensabile, ma il Signore assicura la sua presenza alla comunità che – pur se molto piccola – è unita e unanime, perché essa riflette la realtà stessa di Dio Uno e Trino, perfetta comunione d’amore. Benedetto XVI - Angelus 4 settembre 2011
studi su matrimonio e famiglia di Roma, con diverse sedi in tutto il mondo. Al riguardo, diverse Conferenze Episcopali richiamano l’importanza di sviluppare le intuizioni di San Giovanni Paolo II sulla teologia del corpo, nelle quali si propone un accostamento fecondo alle tematiche della famiglia, con sensibilità esistenziale e antropologica, aperto alle nuove istanze emergenti nel nostro tempo. 19. Infine, è rilievo comune che la catechesi su matrimonio e famiglia non possa essere oggi solo limitata alla preparazione della coppia al matrimonio; occorre una dinamica di accompagnamento di carattere esperienziale che, attraverso testimoni, mostri la bellezza di quanto il Vangelo e i documenti del Magistero della Chiesa sulla famiglia ci trasmettono. Molto prima che si presentino per il matrimonio, i giovani hanno bisogno di essere aiutati a conoscere ciò che la Chiesa insegna e perché lo insegna. Molte risposte mettono in rilievo il ruolo dei genitori nella catechesi specifica sulla famiglia. Essi hanno un ruolo insostituibile da svolgere nella formazione cristiana dei figli in relazione al Vangelo della famiglia. Questo compito chiede una profonda comprensione della loro vocazione alla luce della dottrina della Chiesa. La loro testimonianza è già una catechesi vivente, non solo nella Chiesa, ma anche nella società. Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Instrumentum laboris nn. 17-19 26 giugno 2014
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
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Cinema. Un viaggio nella carriera del popolare attore americano, premio Oscar, scomparso durante il periodo estivo.
Una vita piena di successi e travagli per una grande icona del cinema di oggi Da “Mork e Mindy” a “L’attimo fuggente”, da “Risvegli” a “Patch Adams”, i tanti ruoli di un attore capace di stupire sempre il pubblico VALERIA USALA
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OBIN WILLIAMS era e rimarrà per sempre un’icona. È interessante il doppio significato della parola perché contiene in sé qualcosa di molto terreno, realistico, e contemporaneamente qualcos’altro, di più spirituale, quasi religioso. È stato un’ icona per tutte le generazioni cresciute tra gli anni ’80 e ’90, che iniziavano la giornata con la sigla di Mork & Mindy e cantavano ‘Na-no na-no la tua mano’ intingendo i biscotti nel latte. Ma anche chi non ha avuto la fortuna di seguirlo da così presto, non può non averlo visto in almeno uno dei tantissimi film che hanno fatto la storia del cinema degli ultimi trent’anni, e che l’hanno portato alla vetta di quella piramide dorata dello star system americano così ambita ma talmente scoscesa da diventare pericolosa. È stato lo speaker americano Adrian Cronauer in ‘Good morning Vietnam’ che al tempo della guerra portò leggerezza e ottimismo nelle orecchie e nei cuori dei soldati in missione; è stato l’insegnante, quello con la I maiuscola ne ‘L’attimo fuggente’, che invece di indottrinare mostra, e che al posto di dissuadere incoraggia, apre gli occhi, divaga, approfondisce, e infine regala una speranza di fu-
L’attore Robin Williams
turo ai giovani; è stato per due volte un medico, prima Oliver Sacks in ‘Risvegli’ (1990) poi Hunter Adams in ‘Patch Adams’ (1998), e il denominatore comune era sempre quello di curare i pazienti, ancora prima delle malattie da cui erano afflitti, come qualunque medico dovrebbe fare; è stato il bambino per eccellenza in ‘Hook’, quello che c’è in ognuno di noi e che si è dimenticato di essere stato Peter Pan una volta, leader dei bambini sperduti in un’isola che, anche se non c’è, in realtà si può ritrovare grazie alla fantasia; è stato un padre che si traveste da tata pur di continuare a stare con i propri figli in ‘Mrs. Doubtfire’; è stato Alan Parrish, il bambino che in mezzo ad una vita non proprio felice ha realizzato un sogno che tutti abbiamo avuto, anche se non lo vogliamo ammettere, ovvero scoprire un gioco da tavolo che prende vita e che ha un nome che rimane scolpito nel cuore come ‘Ju-
manji’; è stato uno scienziato geniale ma con la testa tra le nuvole in ‘Flubber’, che accidentalmente crea un essere piccolo, molliccioso e verde più umano degli uomini; è stato lo psicologo-mentore di un Matt Damon agli inizi della carriera nel bellissimo ‘Will Hunting – Genio ribelle’, guida paziente e testimone di una sofferenza elaborata che diventa forza da trasmettere al prossimo; è tornato a fare l’alieno in versione robotico-umanizzata a distanza di quasi vent’anni dal suo primo ruolo importante ne ‘L’uomo bicentenario’, mostrando che la scienza e il progresso non possono non tenere conto dell’umano che ci portiamo dietro malgrado le manipolazioni, in tempi ancora quasi non sospetti; è stato Tom Dobbs ne ‘L’uomo dell’anno’, prototipo di un nuovo tipo di politica, divenuta familiare solo da poco, quella che nasce sotto i riflettori dei talk show dove la parola di-
venta arma in grado di smuovere masse di telespettatori che senza accorgersene diventano elettori quasi inconsapevoli. Se ne potrebbero citare tantissimi altri, dalle commedie di medio livello come ‘Licenza di matrimonio’ e ‘Vita da camper’ ai film per ragazzi come ‘Una notte al museo’ e ‘Daddy sitter’; dalle parti più impegnate in thriller come ‘One hour photo’ e ‘Insomnia’ ai più sentimentali e romantici come ‘August Rush’ e ‘Al di là dei sogni’. Sono tutti titoli, che richiamano storie, che richiamano personaggi, che hanno lo stesso volto, il suo. Robin Williams era tutto questo, ma anche molto di più. Lo schermo non è la vita, e ciò che si pensa di sapere della vita di una persona non può limitarsi a ciò che si sente dire su di essa. Su questo punto credo sia doveroso fare la riflessione più profonda, e altrettanto profondamente lasciare che il giudizio sulle sue scelte di vita e
morte rimanga inespresso. Di cose incerte ce ne sono tante e tante ne rimarranno, dato che lo star system funziona così. Il polverone prima o poi si abbasserà perché la fame non si placa e quel calderone che è la rete non aspetta altro che nuove informazioni da condividere. Due cose però, in tutto questo mare di notizie, rimarranno incastonate come verità, proprie di qualsiasi icona: lui era una vera stella del cinema, un genio inafferrabile capace di regalare bellezza al mondo, di quella bellezza facile da sentire sotto la pelle ma difficilissima da trattenere a lungo; e nonostante ciò era un uomo come tutti noi, con sofferenze, gioie, talenti e debolezze preziosissimi ma pesanti da sostenere. Robin Williams è e resterà per sempre un’icona, rappresentazione fedele di uno stare al mondo il cui passaggio ha lasciato un segno indelebile.
DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Cultura. Una preziosa occasione formativa per un gruppo di giovani musicisti.
Il Conservatorio guarda al futuro con l’Accademia della Musica Ventidue docenti di fama internazionale hanno guidato l’iniziativa rivolta a oltre duecento allievi sardi e stranieri MARIA LUISA SECCHI
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I È CONCLUSA la
quattordicesima edizione dell’Accademia internazionale di musica di Cagliari. Sono stati oltre 200 i giovani musicisti sardi e stranieri che si sono dati appuntamento nel capoluogo sardo. Guidati da 22 docenti di fama internazionale hanno seguito un percorso di alta formazione in un contesto culturalmente stimolante. L’Accademia internazionale di musica 2014 è stata realizzata con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune e della Provincia di Cagliari e in co-produzione con la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari e con il Conservatorio di musica “G.P. Da Palestrina”. “Eventi importanti come questo dovrebbero generare un positivo circolo virtuoso - afferma l’assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, Claudia Firino. E' la strada giusta per trasmettere ai giovani delle speranze e l’idea che con l’impegno e la perseveranza si arriva a dei risultati”. Ad aver creduto
nelle potenzialità di Cagliari e della Sardegna come luoghi di feconde sinergie è soprattutto il presidente dell’Accademia Gianluca Marcìa. “L’Accademia é nata con la convinzione che per i giovani allievi, il confronto con maestri di livello internazionale avrebbe costituito una preziosa occasione di stimolo per migliorarsi ed affrontare la difficile strada della carriera concertistica – sostiene. Per gli oltre 200 giovani musicisti provenienti dall’Europa, dal Giappone, dalla Corea, dalla Cina e da altri Paesi, l’Accademia rap-
presenta una felice occasione per conoscere le risorse della nostra terra e la nostra cultura – prosegue. Come è successo già per la città di Perugia, anche Cagliari potrebbe trovare una nuova fortuna puntando anche sul turismo musicale”. Sulla stessa linea del Presidente Marcìa anche la direttrice del Conservatorio di musica di Cagliari, Elis a b e t t a Porrà, che identifica la manifestazione quale “importante momento di educazione della persona, di collaborazione e confronto culturale con impulsi che partono dalla
Don Marcello Lanero a S. Ambrogio
Il 3 agosto don Marcello Lanero, per diversi anni economo diocesano, ha fatto il suo ingresso come Parroco di Sant’Ambrogio a Monserrato. (foto Elio Piras)
musica ma si aprono poi a tutto il panorama intellettuale della città di Cagliari e della regione Sardegna”. All’interno del programma di formazione sono state assegnate 30 borse di studio dal Conservatorio di musica e dall’Accademia internazionale a 30 allievi talentuosi del conservatorio cagliaritano, selezionati da un’apposita commissione. Il Parco della Musica, “polo musicale e sociale della città”, ha fatto da cornice alla manifestazione, inserendosi così a pieno titolo tra le tappe importanti del percorso di candidatura di Cagliari capitale europea della cultura 2019. Gli appuntamenti che hanno animato l'evento sono stati gli “Incontri musicali al T-hotel” ,una rassegna di concerti attraverso i quali gli studenti hanno dato prova del loro talento; i “Concerti del conservatorio” ed infine le lezioni delle masterclass. Accanto alle attività didattiche dell’Accademia ad arricchire il palinsesto è stato il festival “Le notti musicali”, realizzato con la collaborazione del Teatro lirico di Cagliari, durante il quale i docenti delle masterclass si sono esibiti in una serie di concerti. L’Accademia e il festival si impongono da anni nel circuito Internazionale della musica. Questo successo é dovuto in gran parte alle collaborazioni con il Conservatorio G.Pierluigi da Palestrina e il Teatro Lirico di Cagliari. Il Direttore Artistico Cristian Marcìa e il Presidente Gianluca Marcìa sono riusciti a creare un atmosfera propizia al lavoro e allo scambio artistico.
IL PORTICO
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brevi 24 - 25 SETTEMBRE
Convegno diocesano per i catechisti Si terrà il 24 ed il 25 settembre 2014 il consueto Convegno Diocesano dei Catechisti. Il tema di quest’anno “L’Iniziazione Cristiana oggi: Il catechista con i preadolescenti” è in continuità con la riflessione diocesana, proposta nelle lettere pastorali dell’Arcivescovo, sull’Iniziazione Cristiana e desidera rispondere ad un’avvertita e diffusa esigenza di approfondimento sul ruolo del catechista nella delicata e nodale fase di vita dei preadolescenti. Anche a livello nazionale, riflettendo sul tempo della “mistagogia”, l’attenzione è stata dedicata proprio ai preadolescenti: capirne meglio la fase di passaggio esistenziale che coinvolge anche la ricerca nella fede e i relativi cammini di fede. Il Convegno, in sinergia con l’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile che curerà alcuni momenti di riflessione, provocazione e progettazione, si avvale dell’esperienza del Prof. Alessandro Ricci, dell’Istituto di Psicologia dell’Università Pontificia Salesiana, per ciò che concerne la conoscenza delle potenzialità e dei rischi insiti nella preadolescenza, e della Prof.ssa Suor Cettina Cacciato Insilla, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium per l’aspetto relativo a competenze e attenzioni del catechista con i preadolescenti. Il dibattito con i relatori, le comunicazioni sulle attività dell’Ufficio Catechistico e altri contributi sulle buone pratiche della catechesi con i preadolescenti, consegnano al Convegno il compito di ri-lanciare, in modo operativo e deciso, la catechesi parrocchiale in tutte le sue componenti ed espressioni. Per informazioni: 07052843216, 3661504634; www.ufficiocatechisticocagliari.it uffcatechistico@diocesidicagliari.it
Don Paolo Sanna a S. Pietro
Don Paolo Sanna, finora Rettore del Seminario Arcivescovile, dal 31 agosto è il nuovo Parroco di San Pietro ad Assemini. (foto Elio Piras)
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IL PORTICO DEL SOCIALE
IL PORTICO
cronaca L’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO
“Grazie, dono e lavoro” tre parole di mons. Miglio Grazie, dono e lavoro sono le parole “presentate” da monsignor Miglio ai partecipanti alla Summer School in Dottrina Sociale, l’iniziativa formativa svoltasi ad agosto a Solanas. “Dico grazie – ha esordito l’Arcivescovo - per aver pensato a questa iniziativa, quindi alla comunità salesiana, alla Fondazione "Centesimus Annus – Pro Pontifice", e ai relatori chiamati per l’occasione, primo tra tutti monsignor Mario Toso. La seconda parola è dono. L’iniziativa e la vostra presenza sono un dono per la nostra terra, che prolunga di fatto quanto ricevuto dalla visita di Papa Francesco lo scorso anno. Dobbiamo registrare una grande attenzione dei Papi per la Sardegna: da Paolo VI, che ha visitato la città e le periferie, penso al borgo Sant’Elia, a Giovanni Paolo II che ha fatto tappa in diverse città, anche se resta memorabile la sua discesa nella miniere del Sulcis. Da Benedetto XVI che a Cagliari ha auspicato una nuova generazione di giovani impegnati in ambito politico, fino a Papa Francesco che, dopo la visita del 22 settembre 2013, non manca ad ogni occasione di incontro di domandare informazioni sulla si-
tuazione in Sardegna”. La terza parola che l’Arcivescovo ha donato ai presenti è stata lavoro. “Una parola – ha affermato monsignor Miglio – che deve stimolare delle riflessioni mirate, che vadano al di là dei dati e della crisi che investe il mondo del lavoro non solo in Sardegna ma in tutto il nostro Paese. Per questo abbiamo sì bisogno di posti di lavoro e di investimenti ma abbiamo anche e soprattutto necessità di cultura del lavoro, che ci aiuti a promuovere occasioni di impiego, sconfiggendo burocrazia e promuovendo forme nuove di impresa e di cooperazione”. Nel suo intervento l’Arcivescovo ha poi preso in considerazione il decennale dalla pubblicazione del compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. “Un testo – ha concluso il presule – che a distanza di dieci anni non ha perso nulla della sua attualità come ci ricorda Papa Francesco al capitolo quarto dell’Evangelii Gaudium. Quel documento mostra come il Vangelo abbia intrinseca la vocazione sociale. Da qui nasce forse l’interrogativo sul perché la Dottrina sociale della Chiesa non sia diventata ancora patrimonio comune di tutti i cristiani”. La Summer School dunque è stata occasione per far crescere questa consapevolezza. (r.c.)
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Summer School. Si è tenuto a Solanas il corso formativo sulla Dottrina Sociale della Chiesa.
Toso: “È necessario mettersi in rete per andare incontro ai poveri” Il presule salesiano, importante studioso di morale sociale, è segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ROBERTO COMPARETTI
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ONSIGNOR MARIO TOSO,
è segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, organismo della Santa Sede per la promozione della giustizia e della pace, secondo il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. In Sardegna ospite della Summer School di Dottrina Sociale ribadisce l’importanza di questo complesso di principi, insegnamenti e direttive della Chiesa cattolica. “Credo che sia importante riappropriarci della Dottrina Sociale – afferma il presule - perché la viviamo già, se pure alle volte parzialmente, specie in questo momento particolare della nostra storia italiana ma anche mondiale, per poter avere una visione politica oltre che economica insieme ad una nuova progettualità ed una nuova azione dal punto di vista sociale”. Lei parla di formazione alla luce della Dottrina Sociale? È necessaria una grande formazione, insieme ad una grande mo-
Monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
bilitazioni di associazioni e movimenti perché di fronte ad una grande crisi che ancora perdura non si può fare molto da soli. Bisogna mettersi in rete in operatività sistematica, per sovvenire ai bisogni dei più poveri che non possono più attendere: ne va di mezzo della loro dignità e della loro vita. Benedetto XVI e Francesco hanno dato chiari riferimenti su que-
sto tema con la Caritas in Veritate e l’Evangelii Gaudium? Certo. In particolare la Caritas in Veritate ha dato un quadro importantissimo e ha indicato la via di una possibile riforma: partire da una nuova evangelizzazione del sociale, che deve portare ad una conversione morale, spirituale e prassica. Quel documento ha indicato una progettualità con riferimento all’economia che è
particolarmente stimolante. Viene infatti tratteggiata un’economia della biodiversità, cioè ha una imprenditorialità polivalente che, grazie ad una commistione positiva fa arrivare forme di aziende dove leggi giuste e logica del dono, portano ad un approccio positivo e sano dell’agire economico, incidendo nella realizzazione del bene comune e di un’economia inclusiva. Di recente Papa Francesco ha incontrato studiosi di economia partecipativa. Una conferma dell’attenzione che la Chiesa ha per questa nuova prassi? Certamente è una conferma di come nella Chiesa c’è sempre stato particolare riguardo per queste tematiche, ma anche dell’attenzione che essa riserva alla novità rispetto ad una visione dell’economia che oggi è imperante. In sostanza viene emarginato il lavoro ed è considerato non più fondamentale per la ricchezza della nazione, anzi è una variabile dipendente dai meccanismi finanziari e monetari. Lei ha parlato della necessità di riappropriarsi della politica. Che significa? Che dobbiamo recuperare sulla lontananza che si è creata tra l’élite dei rappresentanti e la gente comune. Alcune riforme proposte, anche importanti come la legge elettorale o quella del Senato, anziché accorciare le distanze le allunghino. Per questo è necessario che ci siano delle riforme e che siano per i cittadini.
Pezzotta: “Èurgente l’impegno dei cattolici” Parla l’ex Segretario Generale della CISL R. C.
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REDO CHE SIA più che mai opportuno approfondire i temi della Dottrina Sociale della Chiesa”. Per Savino Pezzotta, storico leader della Cisl, e deputato centrista della Repubblica fino al marzo 2013, approfondire temi legati alla politica, all’economia e al sociale è buona prassi. “È un po’ di tempo che stiamo lavorando su questo tema – afferma - perché è necessario evidenziare i valori e le proposte sottese dalla Dottrina Sociale. I cristiani hanno un patrimonio, ed in particolare i cattolici hanno sedimentato una storia di pensiero e di azione che vale la pena riapprofondire nel tempo che viviamo. A Cagliari Papa Benedetto XVI ha auspicato la nascita di una nuova generazione di giovani impegna-
ti in politica. Una sollecitazione importante. Credo che quella di Papa Ratzinger sia stata un invito importante non solo per i sardi o gli italiani, ma per tutti. Nel nostro Paese quella che è stata la storia del movimento cattolico è finita: non lo dico con disprezzo ma con convinzione perché ha fatto il suo percorso ed è terminato. Oggi c’è la necessità di una nuova presenza dei cattolici in politica: quando il Papa di una nuova generazione parla di giovani quindi quelli come me hanno fatto il passato, posso dare una mano ma non sono il futuro. Credo che questa scuola vada nella direzione giusta, ovvero quella di formare giovani sardi e non ai temi della Dottrina Sociale. l’intento è quello di costruire una nuova generazione di giovani impe-
Savino Pezzotta.
gnati nel campo politico e sociale. Una nuova generazione per risollevare le sorti dell’Isola? La vostra è una terra martoriata, un vero disastro. C’è un problema che credo sia alla base della attuale condizione della Sardegna: non è pensata. Si spieghi meglio. Non è una definizione dispregiativa, assolutamente. Quando io dico Mezzogiorno, non includo la Sardegna, per cui anche per le scel-
te politiche si agisce senza tenerne conto. Se vogliamo che questa terra riprenda vigore bisogna superare questa dimenticanza. Tocca alla dimensione nazionale fare questo passa perché la vostra Isola è una regione importante, ma anche ai sardi che devono essere più presenti nei luoghi decisionali. Bisogna agire in fretta in particolare nel alimentare le preziose risorse che la Sardegna possiede e può mettere a disposizione.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
Carità. In agosto si è svolto il Campo internazionale di volontariato giovanile.
Affrontare i problemi sociali attraverso l’incontro con l’altro Varie realtà impegnate nella carità hanno portato avanti le attività con oltre settanta giovani MARIA CHIARA CUGUSI
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ONCLUSA, nei giorni scorsi,
la seconda edizione del campo di volontariato internazionale promosso dal Gruppo diocesano di educazione alla mondialità (GDEM) della Caritas di Cagliari, dedicato quest’anno al tema della fraternità: 17 nazionalità presenti, oltre 70 i partecipanti, tra i 16 e i 30 anni, provenienti, oltre che dalla Diocesi di Cagliari, dalle Caritas di Algeria, Tunisia, Padova, Mondovì, Oristano e da altre diocesi della Sardegna, senza dimenticare i giovani richiedenti asilo e rifugiati accolti dalla Caritas diocesana, in collaborazione con altre realtà. Un’iniziativa «che conferma il nostro impegno nel settore giovanile e nell’educazione alla mondialità - spiega don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana -, grazie anche alle iniziative nelle scuole e all’accoglienza degli immigrati correlata all’operazione Mare Nostrum. L’obiettivo è far crescere la dimensione ecumenica, il dialogo intercul-
turale e interreligioso, favorire l’inclusione e l’incontro con i giovani che fanno parte delle nostre accoglienze, superando i pregiudizi». Inoltre, aggiunge il direttore, «È importante aver coinvolto numerose risorse associative interessate a far rete per educare alla mondialità e affrontare i problemi in modo globale». Un’esperienza iniziata con l’incontro dei giovani partecipanti con l’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Arrigo Miglio. «Ci sono due modi diversi di conoscere i problemi del mondo - ha detto Mons. Miglio ai giovani - : uno attraverso i numeri, le statistiche, le conferenze; l’altro attraverso gli incontri concreti: so-
no questi ultimi che riescono a cambiarci il cuore, a renderci più attenti alle persone che incontriamo». E ancora, il richiamo fatto dall’Arcivescovo al significato del volontariato, e l’auspicio che «possiamo crescere nella capacità di scegliere e rafforzare la propria volontà». A dare ospitalità all’iniziativa, la Comunità Missionaria di Villaregia di Quartu, impegnata nella costruzione di legami internazionali, grazie alle diverse missioni portate avanti in America Latina e in Africa. «Si tratta di un’iniziativa mirante a favorire l’educazione alla mondialità - spiega Padre Olivier Nelle, responsabile della Comunità -, a pro-
muovere un impegno concreto in favore di chi vive situazioni di precarietà, far crescere accoglienza reciproca tra culture diverse. E abbiamo avuto la possibilità di collaborare con la Diocesi, con cui ci piacerebbe costruire anche eventuali percorsi successivi». Una settimana trascorsa nell’attività di volontariato presso i servizi della Caritas diocesana e di altre realtà associative, tra cui la Comunità Papa Giovanni XXIII, il Centro Don Orione, le Suore Vincenziane, l’Opera Buon Pastore, la Cooperativa PocoPoco; e momenti formativi promossi in collaborazione con le altre associazioni e gruppi ecclesiali, tra cui l’Ufficio missionario, la Cooperativa Il Sicomoro, l’Associazione Beata Suor Giuseppina Nicoli, l’Associazione Pro.Me.Sa (Promozione del Mediterraneo e della Sardegna), l’Associazione Oscar Romero, Operazione Africa Onlus, la Cooperativa Comunità di Sestu, la Polisportiva Olimpia Onlus, il CSV Sardegna Solidale, il Comitato Abbattiamolafame, l’Associazione La Rosa Roja, i Missionari Comboniani, Domenicani e Saveriani. «Ci sono dei giovani in ricerca - spiega Padre Gianni Zampini, responsabile dei Padri Saveriani di Cagliari , desiderosi di mettere in gioco la propria vita, rendendosi utili agli altri; perciò dobbiamo accompagnarli, insegnare loro che vale la pena donarsi, concepire la propria vita come missione, impegno, per sentirsi persone realizzate».
Condividere le esperienze e servire i poveri
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OLONTARI PER una settimana presso i servizi della Caritas diocesana e di altre associazioni, in cui si concentrano le fragilità del territorio locale; poi, la sera, momenti di incontro, condivisione e formazione sui temi della mondialità, del dialogo interculturale e interreligioso. I giovani arrivati a Cagliari per partecipare al campo della Caritas diocesana provengono da realtà diverse. Hayet, 26 anni, algerina, si occupa dell’impaginazione della rivista Hayat (Vita), all’interno di un progetto più ampio portato avanti dalla Caritas Algeria, finalizzato alla promozione femminile: «Ho scelto di partecipare a questo campo - racconta - per far conoscere la mia Caritas e per attivare nuovi legami». Durante il campo ha prestato servizio nel Deposito di Elmas Gili Acquas,
affidato alla Caritas diocesana durante l’emergenza alluvione dello scorso novembre, in cui ha smistato indumenti da distribuire in base alle situazioni di necessità. «Anche nella Caritas Algeria facciamo un servizio analogo - spiega -: la specificità della Caritas è dovunque la stessa, quella di essere al servizio dell’umanità, al di là delle differenze culturali e religiose». Anche Mariam, 19 anni, origini marocchine, nata in Sardegna, ha prestato servizio nello stesso Deposito: «Era da un po’ che desideravo fare volontariato: ho conosciuto la realtà Caritas tramite un’amica: da ora in poi mi piacerebbe iniziare a collaborare con essa. Questo campo mi ha stupito per la sua ricchezza di diversità culturali e religiose e per l’attenzione agli altri. Quando rientri a casa, dopo aver aiutato chi ha bisogno, ti senti meglio, è un’esperienza che ti apre la mente». Henriette, originaria della Costa d’A-
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brevi POZZO DI SICHAR
Corso di esercizi spirituali L’Opera Esercizi Spirituali di Cagliari organizza da venerdì 12 settembre a venerdì 19 un corso di Esercizi spirituali su: "L'uomo creato da Dio è un essere visitato - mai più solo!" tenuto da Marina Stremfelj del Centro “Aletti” di Roma. Gli esercizi si terranno al “Pozzo di Sichar” a Capitana in via dei Ginepri sul litorale di Quartu S. Elena. Per informazioni e adesioni contattare il numero 070 650880. IL 21 SETTEMBRE
In edicola “Avvenire Cagliari Mese” Domenica 21 settembre, come ogni terza del mese, è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È un’esperienza comunicativa che la
Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di uno strumento che, congiuntamente a “Il Portico”, contribuisce a riflettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo.Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari. IL 17 E 18 SETTEMBRE
Convegno pastorale diocesano
Le voci dei partecipanti al campo internazionale M. C. C.
IL PORTICO
vorio, è arrivata a Cagliari da Tunisi, dove studia: «Conoscevo già la realtà Caritas, perché, in passato, ho fatto volontariato nella Caritas di Abidjan». Qui a Cagliari, è stata impegnata nella Casa per anziani Don Orione: «La cosa più bella è vedere gli ospiti sorridere, mi piacerebbe continuare a fare qualcosa di analogo con la Caritas Tunisia». Tra i presenti, anche i ragazzi appartenenti al gruppo del MEG (Movimento Eucaristico giovanile) nato nella Parrocchia Sant’Eulalia in seguito al campo estivo 2013, e impegnati nel volontariato anche durante l’anno. Francesco, 23 anni, ha prestato servizio nel Centro diurno Don Orione, che accoglie le persone malate di Alzheimer. «Hanno bisogno di essere ascoltate; il contatto diretto permette loro di non pensare alla
malattia. È stata un’esperienza che mi ha segnato profondamente, suscitando in me un’attenzione maggiore verso la vita, in ogni suo aspetto». E c’è anche chi ha prestato servizio accanto alle famiglie rom: «Abbiamo smistato ferro vecchio - racconta Filippo, 19 anni - : quest’esperienza mi ha fatto capire che sono persone come noi; forse una comunità un po’ chiusa, ma che ha voglia di farsi conoscere. Grazie a loro ho imparato un nuovo mestiere». Anche Betta ha partecipato alla scorsa edizione del campo: «Da allora ho continuato ad aiutare nei magazzini Caritas, per lo smistamento dei viveri racconta -: stare accanto a chi sta male, mi aiuta a vivere meglio, ad apprezzare quello che ho e ad andare avanti con maggiore serenità, nonostante i problemi».
Mercoledì 17 e giovedì 18 settembre è previsto, nell’Aula magna del Seminario arcivescovile di Cagliari, l’annuale convegno pastorale diocesano. E’ l’occasione per presentare il piano pastorale predisposto per il 2014-2015 dal vescovo e dai competenti uffici della Curia arcivescovile. L’iniziativa si suddivide in due sessioni uguali e parallele previste nell’arco della due giorni di lavori. Sarà presente il vescovo Arrigo Miglio e i direttori degli uffici diocesani, che illustreranno ai presenti una relazione che prende piede dagli orientamenti emersi nel convegno diocesano del clero che si è svolto nel mese di giugno. L’appuntamento è pensato in modo particolare per i parroci, i sacerdoti, i religiosi e i diaconi. Ma sono invitati a partecipare anche tutti i laici che collaborano nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni, o fanno parte dei consigli pastorali.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi MONSERRATO
In festa per la Beata Vergine Maria Dieci giorni di festa per solennizzare la Beata Vergine a Monserrato. Fino al 10 settembre tra appuntamenti religiosi e festeggiamenti civili ogni sera la parrocchia di Sant’Ambrogio sarà al centro dell’attenzione di monserratini e non ,che ogni anno a settembre si ritrovano per solennizzare la festa più sentita dalla popolosa cittadina dell’hinterland cagliaritano. Sarà anche la prima volta per don Marcello Lanero che dallo scorso 3 agosto è alla guida della storica comunità.
DA OTTOBRE
Corso di Scienze del matrimonio L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Il corso partirà ad ottobre, le iscrizioni si ricevono dal lunedì al mercoledì, dalle 17 alle 19 a partire dal 22 settembre fino all’8 ottobre 2014, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Cagliari. La durata del corso è biennale, per tre ore di corso alla settimana e un totale di 200 ore, suddivise in due semestri. Per informazioni contattare i numeri 3482603149 - 3337468785.
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Ambiente. Il primo settembre si è svolta la giornata proposta dalla Conferenza Episcopale.
Educare alla custodia del creato per la salute dell’intera società Il messaggio CEI: “La fedeltà a Dio garantisce la reciproca fraternità e si fa ancora più dolce la bellezza del creato, in luminosa armonia con i viventi” FRANCO CAMBA
custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città”. È questo il tema della Giornata per la custodia del creato, che la Chiesa italiana, come ormai avviene da nove anni, ha celebrato il primo settembre. Un’occasione per testimoniare l’importanza che la Chiesa attribuisce al dono della creazione e per ricordare ai cristiani e a tutti gli uomini il compito che Dio ha affidato all’umanità: custodire e coltivare la terra come un giardino. Il messaggio per la Giornata del creato, a firma congiunta dei Vescovi della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, si apre con una citazione del profeta Osea: “Si spergiura, si dice il falso, si uccide, si ruba, si commette adulterio, tutto questo dilaga e si versa sangue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue, insieme con gli ani-
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DUCARE ALLA
mali selvatici e con gli uccelli del cielo; persino i pesci del mare periscono” (Os 4,2-3). Poi i Vescovi proseguono così: “Sembra scritta per i nostri tempi questa tremenda pagina di Osea. Raccoglie tante nostre dolorose analisi e ben descrive lo smarrimento che vivono molti territori inquinati in Italia e nel mondo. Se infatti viene spezzata l’armonia creata dall’alleanza con Dio, si spezza anche l’armonia con la terra che langue, si diventa nemici versando sangue su sangue e il nostro cuore si chiude in paura reciproca, con falsità e violenza”. Più avanti il messaggio sottolinea che “l’alleanza resta la cate-
goria fondamentale della fede, come insegna tutto il cammino della Bibbia: la fedeltà a Dio garantisce la reciproca fraternità e si fa ancora più dolce la bellezza del creato, in luminosa armonia con tutti gli esseri viventi”. Indirizzato alle comunità locali, il documento, con un apposito sussidio, fornisce anche la risposta a quesiti come: quali forme dovrà prendere un’educazione alla custodia del creato, che sappia tutelare vita e salute negli ambiti di vita? In quali direzioni siamo chiamati ad affinare il nostro impegno? Attraverso le schede di approfondimento si indicano quat-
tro prospettive per articolare quanto disegnato dal messaggio per la Giornata del creato. Da un lato viene esplorata la forza della parola biblica alleanza, nel suo rapporto con la pace (shalom), anche alla luce del Magistero recente. Dall’altro vengono indicate alcune aree concrete nelle quali occorrono pratiche rinnovate di custodia del creato, quasi ad articolare la dimensione ambientale del bene comune. In questo modo quindi l’attenzione si volge alle città, luoghi critici per la costruzione di un vissuto nel segno della salute e della sostenibilità. Particolare rilievo viene dato anche al tema della legalità, presidio essenziale per tutelare l’ambiente e la vita delle persone. Nell’approssimarsi dell’EXPO, infine, il sussidio propone un intervento sulla sicurezza alimentare, nel duplice senso di cibo sicuro in quanto di qualità, ma anche di cibo assicurato all’intera famiglia umana, un’area problematica in cui si intrecciano i temi della custodia del creato e della giustizia. Il sussidio viene completato dai materiali per l’approfondimento bibliografico, così come per la celebrazione liturgica di questo tempo del creato. Una varietà di strumenti - tutti reperibili nel sito internet www.chiesacattolica.it/lavoro - da valorizzare nel corso dell’anno perché esso sia davvero occasione di una formazione pluridimensionale per comunità credenti, sempre più chiamate ad assumere in prima persona il ruolo di custodi del creato.
DOMENICA 27 LUGLIO 2014
IL PORTICO DELL’ANIMA
IL PORTICO
In memoria. Il ricordo di Mons. Giovanni Cadeddu recentemente scomparso.
Don Cadeddu, un vero testimone della misericordia del Padre Apostolo del confessionale, appassionato della cultura sarda, un umile e sincero uomo di Dio DON MARCELLO LOI
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RA SOLITO invitarci a cena, quando stava bene e il peso degli anni ancora non gli impediva di cucinare, apparecchiare e trascorrere con alcuni sacerdoti delle bellissime serate. Stava molto bene con i preti giovani, i quali nutrivano per lui una grande venerazione. Don Cadeddu è stato un uomo gioviale, amante della compagnia, capace di rallegrare con ricordi e battute tutti quei momenti nei quali ci si incontrava per chiacchierare e stare insieme. È stato viceparroco a Pula dal 52 al 59, dove , lo posso dire, è ricordato con grande affetto e molto amato; viceparroco a Villasor fino al 1960 e parroco a Ortacesus fino al 1968. Dal 1971 ha vissuto a Sinnai per motivi di salute. Ha celebrato con fedeltà tutti i giorni la S. Messa delle 8.30 e la Messa dei bambini, la domenica, fino a circa un anno fa. Da chierichetto mi piaceva servire la sua Messa, durante le vacanze estive. Era necessario aiutarlo perché, ogni vol-
Monsignor Giovanni Cadeddu.
ta, per salire e scendere il gradino della sacristia aveva bisogno di poggiarsi sul braccio. Facevamo a gara per prestare il braccio a don Cadeddu. È stato un Sinnaese doc, amante della cultura sinnaese, amatissimo dai sinnaesi per il suo tratto elegante e paterno. Anche nel sorriso lasciava trasparire la bellezza della misericordia di Dio. Per questo la fila al suo confessionale è stata una costante per tutti gli anni in cui ha esercitato il suo ministero, qui in parrocchia. Non esito a dire che a Sinnai la gente si confessa, perché ha goduto per più di trent’anni della presenza di un confessore instancabile. Anche
quando si è ritirato nella casa di riposo, ha continuato ad accogliere tutti, soprattutto per le confessioni. Dignitosissimo, sempre ordinato nel vestire, non si faceva mai mancare due cose: un candido fazzoletto profumato con qualche goccia di colonia, che tirava fuori dalla tasca e usava, fermato dal cingolo, solo ed esclusivamente per la celebrazione della Messa; metteva in bocca una mentina prima di recarsi al confessionale perché, mi diceva: “noi sacerdoti dobbiamo parlare con tanta gente e dobbiamo presentarci sempre apposto”. Era appassionatissimo della cultura sarda e in modo particola-
re dell’idioma sardo. Ci teneva tantissimo, a sostenere che il sardo non è un dialetto ma una lingua neolatina. Molti autori in lingua sarda facevano riferimento a lui prima di pubblicare le loro opere. Parlava un sardo forbito, elegante, ricercato nella terminologia. Le sue omelie in lingua sarda le ricordiamo tutti con grande affetto. Ho avuto la gioia di poterlo incontrare, per anni, almeno una volta la settimana. Ho sempre trovato in lui un esempio autentico di vita sacerdotale e di amore a Gesù Cristo e alla Chiesa. Aveva una grande devozione per la Madonna e per il Sacratissimo Cuore di Gesù. A lui ho potuto raccontare le mie pene e le mie gioie. A lui ho confessato i miei peccati. Da lui ho ricevuto grande consolazione e sprone per camminare senza stancarmi nella vocazione. Ho ascoltato le sue confessioni, inizialmente con un po’ di imbarazzo. Ricordo che la prima volta che mi chiese di confessarlo, ero prete da un giorno. Non comprendevo che per me sarebbe stata una grande grazia. Come hanno titolato i giornali. “Se n’è andato un pezzo di Sinnai”. Aggiungo: è tornato in paradiso un prete buono che ha donato se stesso per la Chiesa, a tempo pieno. Ha ascoltato l’ultima confessione del suo ultimo penitente, qualche ora prima che tornasse al Padre, per godere in eterno della sua infinita misericordia.
La Pasqua della Madonna in Cattedrale
Foto Elio Piras
Alcuni momenti della Solennità dell’Assunta in Cattedrale: la celebrazione della Veglia, la venerazione del simulacro e della Sacra Spina.
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detto tra noi Doveroso plauso a Maria Bonaria Floris di D. TORE RUGGIU
Domenica 24 agosto, a Villanovatuolo, presenti le autorità civili e religiose e un numeroso gruppo di villanovesi, la professoressa M. Bonaria Floris, originaria da parte materna di Villanovatuolo, ha presentato la sua ultima pubblicazione che ha per oggetto uno degli antichi libri dei morti della parrocchia di Villanovatuolo e, precisamente, quello che si riferisce al periodo 1643-1675, quando il paese contava appena 300 abitanti. Gente povera, ha sottolineato l'autrice, ma “tosta” che non si arrendeva davanti alle malattie, alla miseria causata anche dalle tasse e balzelli che imposti di governanti dell'epoca e ai prevedibili problemi le-
gati all'isolamento. All'inizio il parroco, Don Angelo Cardia, ha rivolto ai presenti un cordiale saluto, seguito dal Sindaco Dott. Pino Loddo che ha evidenziato l'orgoglio di tutto il paese per i suoi paesani che, nei diversi campi, mostrano di avere talento. Ha, quindi, incoraggiato la professoressa a continuare la sua ricerca e il suo lavoro certosino. M. Bonaria, con un brillante intervento, ha presentato con gioia e orgoglio il frutto del suo lavoro, sottolineando come premessa, l'importanza della storia, soprattutto quella delle origini di un paese. Ha poi rivelato che, sorprendentemente, ha trovato nei registri dei defunti una grande quantità e varietà di notizie che i Curati pazientemente annotavano: causa della morte, disposizioni per i funerali, i lasciti per la Chiesa con tanto di citazione del notaio e tantissimi altri particolari che hanno consentito di mettere in luce uno scorcio di storia di un tempo lontano, ma utile anche per capire il presente. I villanovesi non hanno potuto non apprezzare la serietà dello studio archivistico, la fatica di mettere in luce uno spazio di tempo “per esprimere tangibilmente il profondo legame che mi unisce ad un luogo e ad una comunità che mi appartengono geneticamente”. Ha concluso Mons. Ruggiu, nativo di Villanovatulo che, oltre a ringraziare l'amica M. Bonaria, il sindaco, il parroco e tutti i presenti, ha voluto lasciare un pensiero sull'importanza della memoria storica, citando tre proverbi: “la memoria è un diario che uno porta sempre con se; la memoria è il salvadanaio dello spirito; la memoria è il setaccio: il piccolo cade e il grosso resta”. Grazie, mia carissima amica M. Bonaria, è stato per tutti noi un momento anche di grande commozione. Aspettiamo la prossima pubblicazione, orgogliosi del nostro paese, guardando al passato e al presente per contribuire a un futuro migliore.
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Il Santo Padre. Il discorso tenuto in Corea con i leader dell’apostolato dei laici.
Essere lievito del Vangelo dentro la vita di ogni giorno ggi, come sempre, la Chiesa ha bisogno di una testimonianza credibile dei laici alla verità salvifica del Vangelo, al suo potere di purificare e trasformare il cuore umano, e alla sua fecondità nell’edificare la famiglia umana in unità, giustizia e pace. Sappiamo che vi è un’unica missione della Chiesa di Dio, e che ogni cristiano battezzato ha un ruolo vitale in questa missione. I vostri doni di laici, uomini e donne, sono molteplici e vario è il vostro apostolato, e tutto ciò che fate è destinato alla promozione della missione della Chiesa, assicurando che l’ordine temporale sia permeato e perfezionato dallo Spirito di Cristo e ordinato alla venuta del suo Regno. In modo particolare, desidero riconoscere l’opera delle molte associazioni direttamente coinvolte nell’andare incontro ai poveri e ai bisognosi. Come dimostra l’esempio dei primi cristiani coreani, la fecondità della fede si esprime in solidarietà concreta nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, senza alcun riguardo alla loro cultura e allo stato sociale, perché in Cristo «non c’è greco o giudeo» (Gal 3,28). Sono profondamente grato a quanti di voi, con il lavoro e con la testimonianza, portano la consolante presenza del Signore alla gente che vive nelle periferie della nostra società. Questa attività non si esaurisce con l’assistenza caritativa, ma deve estendersi anche ad un impegno per la crescita umana. Non solo l’assistenza, ma anche
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lo sviluppo della persona. Assistere i poveri è cosa buona e necessaria, ma non è sufficiente. Vi incoraggio a moltiplicare i vostri sforzi nell’ambito della promozione umana, cosicché ogni uomo e ogni donna possa conoscere la gioia che deriva dalla dignità di guadagnare il pane quotidiano, sostenendo così le proprie famiglie. Ecco, questa dignità, in questo momento, è minacciata da questa cultura del denaro, che lascia senza lavoro tante persone… Noi possiamo dire: “Padre, noi diamo loro da mangiare”. Ma non è sufficiente! Colui e colei che sono senza lavoro devono sentire nel loro cuore la dignità di portare il pane a casa, di guadagnarsi il pane! Affido questo impegno a voi. Desidero inoltre riconoscere il prezioso contributo offerto dalle donne cattoliche coreane alla vita e alla missione della Chiesa in questo Paese, come madri di famiglia, catechiste e insegnanti e in altri svariati modi. Allo stesso modo, non
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posso non sottolineare l’importanza della testimonianza data dalle famiglie cristiane. In un’epoca di crisi della vita familiare - lo sappiamo tutti - le nostre comunità cristiane sono chiamate a sostenere le coppie sposate e le famiglie nell’adempiere la loro missione nella vita della Chiesa e della società. La famiglia rimane l’unità basilare della società e la prima scuola nella quale i bambini im-
parano i valori umani, spirituali e morali che li rendono capaci di essere dei fari di bontà, di integrità e di giustizia nelle nostre comunità. Cari amici, qualunque sia il contributo particolare che date alla missione della Chiesa, vi chiedo di continuare a promuovere nelle vostre comunità una formazione più completa dei fedeli laici, mediante una catechesi permanente e la direzione spirituale. In tutto ciò che fate, vi chiedo di agire in completa armonia di mente e di cuore con i vostri pastori, cercando di porre le vostre intuizioni, i talenti e i carismi al servizio della crescita della Chiesa nell’unità e nello spirito missionario. Il vostro contributo è essenziale, poiché il futuro della Chiesa in Corea, come in tutta l’Asia, dipenderà in larga parte dallo sviluppo di una visione ecclesiologica fondata su una spiritualità di comunione, di partecipazione e di condivisione dei doni (cfr Ecclesia in Asia, 45). 16 agosto 2014
In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo di… arte e fede La parrocchia di Maracalgonis (Terenzio Puddu) Domenica 7 settembre ore 18.10 Lunedì 8 settembre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 7 settembre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione La comunicazione virale Martedì 9 settembre ore 19.10 Mercoledì 10 settembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia Mercoledì 10 settembre 21.30 Oggi parliamo con… Don Emanuele Mameli Direttore Ufficio Catechistico Mercoledì 10 settembre 19.10 Giovedì 11 settembre ore 08.30
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.10 circa Lampada ai miei passi (15 - 21 settembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Giuseppe Tilocca Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa
Nomine nel Clero
Monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, comunica le seguenti nomine: Don Elenio Abis riprende gli studi a Roma in vista del servizio presso la Santa Sede; gli succederà, quale parroco di S. Pietro Ap. in Settimo San Pietro, don Giuseppe Orrù, attualmente parroco di Siliqua. Don Simone Scalas è nominato vicario parrocchiale della parrocchia S. Antonio Abate in Decimomannu a partire dal 1 settembre 2014. Don Eugenio Cocco è nominato parroco di N.S. di Monserrato in Samassi
DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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