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DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014 A N N O X I N . 34

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

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CAGLIARI

Mai più inutili stragi abato 13 settembre il Santo Padre ha visitato il Sacrario Militare di Redipuglia, in occasione del centenario dell’inizio della Prima Guerra Mondiale. Il ricordo della Grande Guerra, nelle parole di Papa Francesco diventa una chiave di lettura per il presente, segnato da sanguinosi conflitti in svariate parti del mondo. Tenere desta la memoria del passato è un mezzo indispensabile per non ripeterne gli errori e riuscire a perseverare nella faticosa, ma indispensabile, opera di costruzione della pace. La convinzione espressa dal Papa è che la realtà della guerra, dove l’uomo si mette contro il suo fratello, rimane oggi come allora una terribile e “inutile strage”. Pubblichiamo di seguito l’omelia della Celebrazione Eucaristica presieduta da Papa Francesco a Redipuglia. (rp).

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Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia. Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!

La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”. Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”. Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni… Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, ri-

mane fuori. Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre. Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”. E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere. Con quel “A me che importa?” che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Caino non ha pianto. Non ha potuto piangere. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni. Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.

SOMMARIO ECONOMIA

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Il Decreto “Sblocca Italia” del Governo Renzi MISSIONI

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Le tre suore italiane barbaramente uccise in Burundi GIOVANI

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L’intervista a Giovanni Melis Rettore dell’Università SCUOLA

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Attese e speranze all’inizio del nuovo anno scolastico DIOCESI

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Il 24 e 25 settembre si svolgerà in Seminario il Convegno dei Catechisti


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IL PORTICO DEL TEMPO

IL PORTICO

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

Economia. Per affrontare una difficile fase economica il Governo Renzi ha il dovere di attuare delle riforme in tempi rapidi.

Italia, un paese da sbloccare in fretta

RAFFAELE PONTIS

L’

EUROPA E L’ITALIA in particolare, sono oggi più che mai di fronte ad un bivio, investire sulla crescita e soprattutto proseguire sulla strada delle riforme strutturali. In tal senso il Governatore della BCE, il nostro “Super Mario Draghi” è stato chiaro in più di una circostanza. Al forum delle Banche Centrali a Jackson Hole, sulle Montagne Rocciose del Wyoming (Stati Uniti), il Governatore Centrale ha evidenziato come le manovre monetarie potranno contribuire alla crescita, ma dovranno essere i singoli Paesi a completare lo sforzo per la definitiva uscita dall’empasse economica. Mario Draghi ha insistito sulle riforme strutturali, attribuendo ad esse un importanza strategica. Ha evidenziato come la Riforma del Lavoro, in senso più flessibile, avesse fatto si che in Irlanda ed in Spagna dal 2012 ad oggi si fosse potuta generare una reale crescita. Per quanto riguarda gli investimenti il Governatore ha cercato di dare una strigliata all’Italia e alla Francia, consigliando a Renzi ed a Hollande di potenziare gli investimenti pubblici per poter ridare fiato alle economie nazionali. Insomma la ricetta è chiara: coniugare manovre di politica monetaria (lato BCE) con gli investimenti pubblici (governi nazionali) accompagnate da serie e concrete riforme strutturali (mercato del lavoro e spesa pubblica). Ci possiamo porre una domanda: l’Italia come si sta muovendo in relazione a queste urgenze? Come il nostro Paese cerca di dare risposte alla richiesta di modernizzazione e di crescita economica? Per quanto riguarda gli Investimenti, ben si colloca il Decreto varato qualche giorno fa, il cosiddetto Sblocca Italia, provvedimento che ha come obiettivo centrale quello di ridare

fiato e ossigeno a tutta una serie di opere che per mille ragioni sono bloccate nelle pastoie burocratiche. Inoltre il decreto prevede tutta una serie di provvedimenti capaci di ridare un po’ di ossigeno ad alcuni settori trainanti della nostra economia, come l’edilizia e l’agroalimentare. Nel dettaglio possiamo evidenziare alcuni punti importanti del decreto. Grandi Opere: La grande novità è stata fissare la data di inizio di due grossi cantieri dell’Alta velocità, la Napoli-Bari e la Palermo-Messina-Catania. Il Ministro Lupi, ha tenuto a precisare che entro la data del 1° novembre del

2015 i relativi cantieri dovranno inderogabilmente aprire. Un altro investimento importante sarà destinato al potenziamento delle infrastrutture aeroportuali attraverso lo sblocco di 4,6 miliardi per gli aeroporti di Malpensa, Fiumicino, Firenze, Genova e Salerno. Inoltre saranno destinati altri 4 miliardi di euro per mettere in cantiere altre opere strategiche a livello locale come la Linea C di Roma, il passante ferroviario di Torino e il potenziamento di altri cantieri per poter portare a termine alcune opere come il Brennero. Per quanto riguarda il settore dell’Edilizia è previsto un provvedimento che interessa un

po’ tutti i cittadini italiani intenti nella programmazione delle ristrutturazioni delle unità abitative. D’ora in poi le ristrutturazioni in casa propria potranno essere attivate attraverso una semplice comunicazione al Comune e non più attraverso un’autorizzazione edilizia. Di conseguenza ogniqualvolta che un cittadino vorrà operare frazionamenti o accorpamenti (nell’ambito delle medesime cubature) si potrà presentare solo la cosiddetta SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) con relativo risparmio di contributi relativi alla costruzione. In relazione al settore immobiliare viene data poi la possibilità ad un privato, ma anche una Coop Edilizia od una Onlus, di ottenere un bonus fiscale sull’acquisto di un immobile nuovo se successivamente lo stesso viene affittato ad un canone convenzionale. Il Bonus Irpef è riconosciuto nella misura del 20% su un massimale d’acquisto di 300 mila euro. In soldoni questo permetterà ad un contribuente di recuperare 60 mila euro e spalmarli in otto annualità, con un beneficio Irpef annuale di 7.500 euro. Non è poco. Tutti questi provvedimenti certamente daranno piccole boccate d’ossigeno, sappiamo però che la vera partita verrà giocata sulla capacità del Governo Renzi nello sconfiggere la vera burocrazia, ovvero una macchina statale che divora miliardi di EURO. Qui sarebbe opportuno dare massima importanza e sostegno al lavoro dell’uomo dei tagli, Cottarelli. Perchè gli incentivi sopra descritti a poco potranno servire se ancora Società Pubbliche, Società Partecipate dallo Stato e Società cosiddette in “House” continueranno inesorabilmente a bruciare risorse. Chiudiamo le falle e contemporaneamente diamo gli incentivi. Sarà questa una delle grandi sfide che aspettano Renzi e che gli italiani si aspettano da lui.


IL PORTICO DEGLI EVENTI

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

Burundi. Tre suore italiane, da tanti anni in Africa, sono state barbaramente uccise.

Una vita al servizio dei poveri spezzata da una violenza assurda Papa Francesco: “Il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità” SUSANNA MOCCI UELLO CHE È accaduto non è interruzione ma compimento della loro missione”. Così commentano le Suore Saveriane Missionarie di Maria a proposito del brutale assassinio delle loro consorelle in Burundi. Suor Lucia Pulici, suor Olga Raschietti e suor Bernardetta Boggian sono state ritrovate senza vita tra il 7 e l’8 settembre nella missione di Kamenge, alla periferia di Bujumbura, dove vivevano. Le modalità del massacro sono preoccupanti: le tre consorelle sono state sgozzate da un assassino che ha agito indisturbato. Il pomeriggio del 7 settembre il killer ha ucciso suor Lucia e suor Olga; è poi tornato nella notte, introducendosi nella casa delle missionarie e uccidendo suor Bernardetta. Solo una suora è scampata all’attentato. Ancora sconosciuto il movente di un delitto co-

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Le tre suore trucidate in Burundi.

sì efferato, che ha lasciato sgomenta la popolazione locale e il mondo cattolico. Le tre anziane suore da anni operavano in vari paesi dell’Africa sette anni fa erano approdate in Burundi dove erano benvolute dalla popolazione. Avevano tra i 75 e gli 83 anni e, nonostante avessero problemi di salute, avevano insistito per poter tornare in Africa e donare la loro vita fino alla fine. Prestavano il loro servizio nella pastorale e in un centro parrocchiale di formazione per ragazze e donne, aiutavano i poveri, stavano a contatto con la gente. Tre vite dedicate agli ultimi, la cui fine lascia attoniti. Il Santo Padre ha espresso la sua vicinanza con un telegramma in-

dirizzato a Suor Giordana Bertacchini, Superiora Generale delle Missionarie Saveriane nel quale ha auspicato che «il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli». “Noi cristiani siamo chiamati a portare il Vangelo dove non è conosciuto e nei luoghi più martoriati -spiega Padre Gianni, responsabile del centro saveriano di Cagliari- Siamo presenti da tanto tempo in Burundi, dove abbiamo un centro di ritrovo per giovani, che conta circa 45.000 tesserati. Lì lavoriamo per l’integrazione e la riconciliazione delle etnie Hutu e Tutzi attraverso attività come lo sport, il teatro, la musica. La presenza dei missionari è sempre sgradevole per chi vuole

fare i propri interessi - continua il sacerdote-. Quello che è successo è difficile da interpretare, ma certo è che lì la vita non vale niente ed è facile uccidere. Ci dobbiamo buttare con gli occhi della fede, certi che il martirio sia la semente dei nuovi cristiani. Quando il corteo funebre – diretto al cimitero di Panzi, nella Repubblica Democratica del Congo, dove sono sepolti altri missionari uccisi- è passato davanti alle varie comunità ci sono state tantissime manifestazioni di affetto e vicinanza da parte dei burundesi. Questo ci fa capire che la gente ci vuole bene”. Toccanti le parole del Vescovo Monsignor Enrico Solmi nella cattedrale di Parma durante la celebrazione eucaristica in memoria delle saveriane :“Siamo certi che le persecuzioni, l’angoscia, la spada non hanno prevalso perché in tutte queste cose siamo più che vincitori grazie a Colui che ci ha amati (…).Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. I missionari saveriani di Cagliari hanno organizzato un momento di preghiera aperto a tutti coloro che desiderino partecipare. Appuntamento giovedì 18 settembre alle 18.00 per la recita del Rosario e la celebrazione della Santa Messa nella casa dei Saveriani in via Sulcis 1.

La complessa questione delle servitù militari Dopo la manifestazione a Capo Frasca I. P. ONTINUA IL dibattito contro le servitù militari dopo il presidio di alcune migliaia di persone al poligono di Capo Frasca, nell’oristanese. Tra i manifestanti presenti sabato scorso anche i soliti esagitati, i quali hanno pensato bene di oltrepassare la recinzione ed entrare nella base militare. Per loro, ha giustamente detto Filippo Dispenza, Questore di Cagliari, scatteranno i provvedimenti previsti dalla legge. Ora però, archiviata la manifestazione la palla passa al tavolo Stato – Regione, con il presidente della Regione Francesco Pigliaru e il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che cercheranno un accordo in grado da un lato di sgravare l’eccessivo carico di servitù sull’Isola (oltre il 60% è localizzato in Sardegna) e dall’altro di salvaguardare le necessità della Difesa.

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Nel frattempo si sta per celebrare il processo per il disastro ambientale (su questo si incentrerà il dibattito giudiziario) per il quale la Regione si è costituita parte civile, così come i parenti di alcuni tra militari e civili vittime dell’inquinamento a Quirra. Si è giunti a giudizio, è bene ricordarlo, per la caparbietà di Domenico Fiordalisi, ex - procuratore di Lanusei ed oggi in Procura a Tempio. Negli ultimi giorni, passata la tempesta molto mediatica sulle basi, qualcuno ha iniziato a fare i conti economici di un’eventuale fuoriuscita dei militari dall’Isola. C’è chi ha parlato di almeno 10mila buste paga che verrebbero a mancare, e chi invece ha contestato questa cifra, chiedendo progetti di riconversione e di ripristino ambientale. Sarebbe interessante capire con quali fondi e chi dovrebbe pagare questi progetti. C’è chi ha chiesto “l’apertura in Sardegna di stabilimenti produttivi delle diverse in-

Manifestanti a Capo Frasca.

dustrie da cui si forniscono le Forze Armate, dai mezzi e dai sistemi di armamento (Agusta, Alenia, Oto Melara) fino alle divise”. Insomma servitù sì, ma anche attività produttive per assicurare l’attività delle basi. Altri invece hanno fatto presente che, dopo la partenza da La Maddalena degli americani e dei sommergibili nucleari, viene lamentata la mancanza di alternative. Insomma gli americani se ne sono andati ma nulla è stato creato in alternativa dal punto di vista economico. E qui sta il vero problema. Qualunque sia la strada che verrà se-

guita, riduzione o completo smantellamento delle servitù, sarà necessario assicurare a quei territori alternative economico – occupazionali. Se così tante parti dell’Isola sono finite in mano ai militari è certo che nessuno finora ha proposto possibilità di sviluppo alternativo a quello delle basi. Un po’ come nel Sulcis dove alla presenza di industria primaria energivora e ad alto impatto ambientale non si è creata un’alternativa, per cui la popolazione è in forte sofferenza. In questo la politica ha delle precise responsabilità. Sarebbe ora che se le assumesse.

IL PORTICO

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il fatto ALLA FERRARI

Il divorzio è consensuale Dopo 23 anni la Ferrari cambia presidente. Luca Cordero di Montezemolo ha lasciato a favore di Sergio Marchionne, a capo di Fiat Chrysler. Una separazione consensuale, consumatasi sotto la luce dei riflettori mediatici di tutto il mondo, in una conferenza stampa dalle caratteristiche più anglosassoni che italiane. La buonuscita è di tutto rispetto, 26 milioni di euro, è possibile anche che il brizzolato di nobile casata diventi presto il nuovo boss, di quella che un tempo era la compagnia di bandiera, l’Alitalia. La fine dell’era Montezemolo segna un cambiamento importante “Perché - come ha detto il nuovo patron Marchionne - la Ferrari non si ferma, ci sono le premesse per una ulteriore crescita”. Eppure nei quasi cinque lustri di gestione Montezemolo sono stati numerosi i risultati sul fronte Formula 1 e su quello delle vendite delle auto dai costi proibitivi.

Negli ultimi sei anni i podi delle gare di F1 non si sono distinti per il rosso Ferrari, se mai per quello di vergogna e delusione. In compenso crescono ancora le vendite di auto negli Stati Uniti, così come aumenta l’interesse per il pubblico americano sulle vicende della Formula Uno. Questi sono sintomi di un’azienda che, al di là delle scaramucce dei due top manager, è in salute. I propri dipendenti a fine anno ricevono il bonus produzione in busta paga, una rarità di questi tempi. Ora la sfida sarà rilanciare la Ferrari sia in pista (nessun titolo mondiale dal 2008), “non certamente in questa stagione”, come ha detto lo stesso Marchionne, sia nelle vendite, considerato che il numero delle persone in grado di spendere tanto per una vettura così costosa è in forte calo, e nel contempo la disponibilità finanziaria di chi è già ricco è in crescita. Quindi molte Ferrari anche se in mano a pochi, Balotelli docet. Resta alta l’attenzione anche degli investitori: il processo di aggregazione societaria di Fiat e Chrysler è alle ultime battute, ma resta lo scoglio delle richieste di rimborso da parte dei creditori per concludere il trasferimento delle sedi in Olanda e Regno Unito e la quotazione a Wall Street. Una cosa è certa. “La Ferrari è e resterà italiana. Sarebbe inconcepibile fare la Ferrari fuori da Maranello. Stiamo esagerando a descrivere gli eventi dei prossimi mesi”. Così Sergio Marchione. Gli italiani si fidano, sperando di non rimanere delusi, come già accaduto per altri loro simboli tricolore, ad esempio l’Alitalia, tanto per restare “sul pezzo”. (rc)


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. Nell’udienza con i biblisti italiani l’insistenza sul legame tra studio e spiritualità.

L’amore di Gesù sostiene gli sposi nelle prove della vita di coppia ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre si è soffermato in particolare sul significato della Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Quale motivo – si è chiesto Papa Francesco – hanno i cristiani per “esaltare” la Croce? « Possiamo rispondere che noi non esaltiamo una croce qualsiasi, o tutte le croci: esaltiamo la Croce di Gesù, perché in essa si è rivelato al massimo l’amore di Dio per l’umanità […] Perché? Perché è stata necessaria la Croce? A causa della gravità del male che ci teneva schiavi. La Croce di Gesù esprime tutt’e due le cose: tutta la forza negativa del male, e tutta la mite onnipotenza della misericordia di Dio. La Croce sembra decretare il fallimento di Gesù, ma in realtà segna la sua vittoria». La Croce del Signore Gesù è il segno più eloquente del suo amore che realizza la salvezza: « Quando volgiamo lo sguardo alla Croce dove Gesù è stato inchiodato, contempliamo il segno dell’amore, dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la radice della nostra salvezza. Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la speranza. Questo è importante: per mezzo della Croce di Cristo ci è restituita la speranza.

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La celebrazione del rito del matrimonio presieduta dal Papa.

La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa "esalta" la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza». Sono uniti in modo speciale alla Croce di Cristo, ha mostrato il Papa, quei cristiani che sperimentano la persecuzione a causa della fede: «Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove concretamente i credenti, e specialmente i cristia-

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Il cammino di Cristo Guardare a Maria

Vicino ai peccatori

ggi possiamo guardare la Madonna, piccolina, santa, senza peccato, pura, prescelta per diventare la Madre di Dio e anche guardare questa storia che è dietro, tanto lunga, di secoli e domandarci: ‘Come cammino io nella mia storia? Lascio che Dio cammini con me? Lascio che Lui cammini con me o voglio camminare da solo? Lascio che Lui mi carezzi, mi aiuti, mi perdoni, mi porti avanti per arrivare all’incontro con Gesù Cristo?’ Questo sarà il fine del nostro cammino: incontrarci col Signore. Questa domanda ci farà bene oggi. ‘Lascio che Dio abbia pazienza con me?’. E così, guardando questa storia grande e anche questo piccolo paese, possiamo lodare il Signore e chiedere umilmente che ci doni la pace, quella pace del cuore che soltanto Lui ci può dare, che soltanto ci dà quando noi lasciamo Lui camminare con noi. (8 settembre 2014)

L’amore non guarda se uno ha la faccia brutta o la faccia bella: ama! E Gesù fa lo stesso: ama e sceglie con amore. E sceglie tutti! Nella lista, non c’è nessuno importante - fra virgolette - secondo i criteri del mondo: è gente comune. C’è gente comune. Ma hanno una cosa - sì da sottolineare in tutti: sono peccatori. Gesù ha scelto i peccatori. Sceglie i peccatori. E questa è l’accusa che gli fanno i dottori della legge, gli scribi: ‘Questo va a mangiare con i peccatori, parla con le prostitute….’. Gesù chiama tutti! Ricordiamo quella parabola delle nozze del figlio: quando gli invitati non sono venuti, cosa fa il padrone di casa? Invia i suoi servi: ‘Andate e portate a casa tutti! Buoni e cattivi’, dice il Vangelo. Gesù ha scelto tutti! Non è un professore, un maestro, un mistico che si allontana dalla gente e parla dalla cattedra, lì. No! È in mezzo alla gente; si lascia toccare; lascia che la gente gli chieda. Così è Gesù: vicino alla gente. (9 settembre 2014)

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ni, incontrano limitazioni e discriminazioni». Al termine dell’Angelus Papa Francesco ha ricordato in particolare la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centroafricana e la sua visita a Redipuglia per ricordare i morti della Grande Guerra. Sempre domenica il Santo Padre ha celebrato la Santa Messa con il rito del Matrimonio per venti coppie della Diocesi di Roma. Nell’omelia il Papa ha invitato gli sposi a perseverare nella fedeltà con l’aiuto della grazia: « L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce. L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme; perché questo è il matrimonio:

Amare i nemici È proprio dare se stesso dare il cuore, proprio a quelli che ci vogliono male, che ci fanno male, ai nemici. E questa è la novità del Vangelo. Padre, io … io non me la sento di fare così!’ – ‘Ma, se non te la senti, è un problema tuo, ma il cammino cristiano è questo!’. Questo è il cammino che Gesù ci insegna. ‘E cosa devo sperare?’. Andate sulla strada di Gesù, che è la misericordia; siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso. Soltanto con un cuore misericordioso potremo fare tutto quello che il Signore ci consiglia. Fino alla fine. La vita cristiana non è una vita autoreferenziale; è una vita che esce da se stessa per darsi agli altri. E’ un dono, è amore, e l’amore non torna su se stesso, non è egoista: si dà. (11 settembre 2014) La correzione fraterna Non si può correggere una persona senza amore e senza carità.

il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo […] Non è un cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. E’ un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita! E in mezzo a questa teologia che ci dà la Parola di Dio sul popolo in cammino, anche sulle famiglie in cammino, sugli sposi in cammino, un piccolo consiglio. È normale che gli sposi litighino, è normale. Sempre si fa. Ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. Mai». In settimana il Papa ha ricevuto in udienza i membri dell’Associazione Biblica Italiana, con i quali ha messo in luce il legame tra lo studio della Scrittura e la vita spirituale personale: «La fede, per risplendere, per non essere soffocata, dev’essere nutrita costantemente dalla Parola di Dio […] È necessario naturalmente che lo stesso esegeta sappia percepire nei testi la Parola divina, e questo è possibile solo se la sua vita spirituale è fervida, ricca di dialogo con il Signore; altrimenti la ricerca esegetica resta incompleta, perde di vista il suo obiettivo principale». All’Udienza Generale, il Papa ha approfondito il tema della Chiesa madre che insegna le opere della misericordia.

Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione. Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlagli. La correzione fraterna è un atto per guarire il corpo della Chiesa. C’è un buco, lì, nel tessuto della Chiesa che bisogna ricucire. E come le mamme e le nonne, quando ricuciono, lo fanno con tanta delicatezza, così si deve fare la correzione fraterna. Se tu non sei capace di farla con amore, con carità, nella verità e con umiltà, tu farai un’offesa, una distruzione al cuore di quella persona, tu farai una chiacchiera in più, che ferisce, e tu diventerai un cieco ipocrita, come dice Gesù. ‘Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio….’. Ipocrita! Riconosci che tu sei più peccatore dell’altro, ma che tu come fratello devi aiutare a correggere l’altro. (12 settembre 2014)

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

pietre IN LAOS

Ancora detenuti i cristiani innocenti Cinque cristiani accusati dell'omicidio di una donna convertitasi al cristianesimo sono stati riconosciuti “non colpevoli”, ma non sono ancora stati rilasciati. I cinque sono detenuti senza aver commesso alcun reato e nessuna data è stata fissata per il loro rilascio. I cinque cristiani furono accusati di aver ucciso la signora Chan, una donna convertitasi al cristianesimo, deceduta dopo due anni di malattia. I cristiani conoscendo le sue gravi condizioni di salute, erano andati a visitarla nel villaggio dove viveva, per portarle conforto. Deceduta mentre i cinque erano là, ai cristiani locali è stato anche impedito di SIRIA

I cristiani aiutano gli yazidi giunti dall'Iraq È durata solo 72 ore la campagna popolare per la raccolta di cibo, medicinali e vestiti realizzata da cristiani della città di Qamishli a favore dei profughi yazidi fuggiti dall'Iraq sotto minaccia dei jihadisti del Califfato islamico per trovare rifugio in territorio siriano, presso il campo profughi di Newroz. Comitati popolari hanno montato una tenda che per tre giorni ha rappresentato il punto di raccolta di beni di prima necessità destinati all'ultima ondata di rifugiati giunti in Siria e provenienti soprattutto dall'area montuosa nord-irachena del Sinjar. Un gruppo di giovani volontari ha poi provveduto al trasporto dei beni al campo profughi, annunciando anche l'intenzione di porre in atto altre iniziative umanitarie a favore dei profughi, come il lancio di una campagna di vaccinazioni e l'istituzione di équipe di supporto psicologico per le donne e i bambini. INDIA

Preside cristiano malmenato e arrestato L’assalto immotivato ad una scuola cattolica ha generato sdegno e amarezza tra i cattolici dello stato di Chhattisgarh, in India centrosettentrionale. Nei giorni scorsi la scuola è stata bersaglio di un attacco ingiustificato da parte di teppisti violenti vicini al partito nazionalista indù, che accusavano in modo del tutto pretestuoso il preside, p. Ligo Mathew, di aver insultato e parlato in modo violento ad alcune allieve. Hanno fatto irruzione nella scuola, insultandolo e percuotendolo. Anche alcune docenti, accorse all’udire grida e rumori, sono state malmenate. La polizia ha condotto il religioso nella stazione di polizia locale, mentre una folla di estremisti di radunava e urlava slogan contro di lui. Il sacerdote è stato condotto davanti a un magistrato che l’ha condannato a 14 giorni di detenzione.


DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

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Cultura. Giovanni Melis, professore di economia aziendale, dal 2009 è Rettore Magnifico a Cagliari.

L’Università di Cagliari, una lunga tradizione di formazione al servizio dei giovani dell’Isola L’Ateneo di Cagliari conta circa 29.000 studenti che seguono 78 corsi di laurea. L’intervista al Rettore Giovanni Melis. GIAN MARIO ARESU

UNIVERSITÀ DEGLI Studi di Cagliari ha iniziato la sua attività nel 1626, dopo essere stata istituita nel 1606 da Papa Paolo V ed aver ottenuto, nel 1620, il privilegio di fondazione da Filippo III di Spagna. Il suo stemma rappresenta Maria e riporta le mitre di Papa Ilario e dei Vescovi Eusebio e Lucifero, tre sardi che la Chiesa Cattolica venera come Santi. A capo dell'Ateneo v'è, dal 2009, il 59esimo Rettore Giovanni Melis, professore ordinario di Economia Aziendale dal 1990. Quanti Corsi di Laurea saranno attivi all'Università di Cagliari nel nuovo Anno Accademico? Saranno 78 tra quelli triennali, biennali ed a ciclo unico. Il polo di Monserrato si sta espandendo e, secondo quanto è stato anticipato, le strutture della clinica pediatrica Macciotta potrebbe-

coltà che hanno soprattutto gli studenti fuorisede, sta finanziando anche con la collaborazione della Fondazione Banco di Sardegna nuove borse, aggiuntive rispetto a quelle dell'ERSU, per circa un milione di euro. Quest'anno ci sono state, tra le altre, delle manifestazioni per rivendicare un maggior numero di appelli soprattutto per la Facoltà

ro andare al polo economico-giuridico di viale Sant'Ignazio: è vero? La clinica pediatrica stava nella struttura Macciotta, che è stata liberata: tutta la pediatria e la neonatologia sono state trasferite all’Ospedale Microcitemico. I locali della clinica Macciotta saranno destinati per aule, biblioteche e servizi vari in particolare al polo economico-giuridico e ci sarà anche un incubatore di impresa. Sempre parlando degli spazi universitari, non si può non notare come esista un deficit di alloggi pubblici per gli studenti fuori sede. In tal senso dovrebbero iniziare i lavori per il campus di viale La Playa: quanti posti letto si riusciranno ad ottenere? Noi abbiamo collaborato, ma questa è un'attività dell'ERSU (Ente Regionale Studio Universitario), non dell'Ateneo. Credo che i posti letto potrebbero essere 500 in questa prima fase. Forse si possono fare degli ampliamenti successivamente. È bene dire che l'Ateneo di Cagliari, tenendo conto delle diffi-

di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, ma anche per il polo umanistico: cos'è successo? C'è una convinzione, che non è assolutamente confermata dai dati, per cui, più appelli ci sono, più facile sia superare gli esami. In realtà le Facoltà dove ci sono più appelli sono quelle dove il numero dei fuoricorso è più elevato. Probabilmente questo dipende dal fatto che ci sono troppi studenti, spesso pendolari o a tempo parziale, che non seguono le lezioni e quindi preferiscono avere tanti appelli a disposizione. Comunque abbiamo previsto, soprattutto per gli studenti fuoricorso, delle misure particolari in modo da cercare di aiutarli. Questione tasse: a Cagliari sono care? No, sono mediamente tra le più basse d'Italia. E abbiamo 5.000 studenti che sono totalmente esonerati. Su una popolazione studentesca di quanti iscritti? Circa 29.000. Intanto ci sono delle novità, tra le

L’

quali la Tessera Unica Studenti... Sì, si tratta di una delle richieste degli studenti che noi abbiamo accolto. La tessera è in fase di realizzazione e mi auguro che faciliti l'accesso a tutti i servizi. Si tratterà di una tessera per servizi solo universitari o anche extrauniversitari? Noi partiamo da quelli universitari. Poi, se avremo la collaborazione, vedremo di estenderla ai servizi dell'ERSU ed anche a quelli delle altre amministrazioni. Dal punto di vista della valutazione dell'Ateneo, i ricercatori dell'Università di Shangai hanno inserito quella di Cagliari nella lista delle prime 500 al mondo. È qualcosa di cui andare orgogliosi? Noi riteniamo sia un fatto positivo che quello di Cagliari sia fra i 21 Atenei, su più di 70 in Italia, ad essere stati inseriti tra i primi 500 al mondo. Per noi è un riconoscimento rispetto agli sforzi che abbiamo fatto per migliorare la qualità della ricerca. Parlando di internazionalizzazione, come si pone il più grande centro culturale dell'Isola, che è l’Università di Cagliari, rispetto ai

programmi di mobilità, di fronte alle nuove tecnologie ed alla necessità di conoscere le lingue straniere? Il nostro Ateneo ha accordi con oltre un centinaio di Università in tutto il mondo. E si fanno anche più accordi con lo stesso Ateneo, quindi sono molto più di 100. Noi abbiamo una mobilità importante per quanto riguarda gli studenti Erasmus: quest'anno ci sono a disposizione 800 borse. Ma nel contempo possiamo contare anche su

un buon rientro di studenti che vengono da altre Università. Relativamente alle lingue straniere, abbiamo attivato un intero corso di

Economia, indirizzo International Management, in lingua inglese. E poi c’è il Centro Linguistico d’Ateneo. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, sono tre i Corsi di Laurea online attivati per quest'anno e, in più, ci sono 33 insegnamenti, in particolare dei primi anni, tutti in rete. Abbiamo fatto una proposta ai responsabili dell'Università diffusa di Nuoro ed Oristano perché si istituiscano dei punti d'ascolto in cui gli studenti possano seguire le lezioni. È un impegno importante che pensiamo di estendere ad almeno altri tre Corsi di Laurea. Il suo mandato scade nel 2015: potrebbe fare un bilancio degli anni che ha vissuto come Rettore? Credo si possa dire che sono stati anni molto difficili per i tagli ministeriali. Primo punto: l’Università è l’unica Pubblica Amministrazione che deve guadagnarsi il finanziamento statale con i risultati della didattica e della ricerca, i fondi non sono più scontati. Secondo punto: ciò ha comportato una riorganizzazione complessiva di tutto l’Ateneo, una nuova cultura. In particolare noi abbiamo superato la cultura del numero e siamo alla cultura del merito. Tutte le risorse sono assegnate sulla base dei meriti conseguiti, sia per la didattica che per la ricerca. Abbiamo migliorato e potenziato la ricerca in termini di risorse ed anche di strumenti. La didattica è stata incrementata, in particolare sotto il profilo dell’orientamento e dei laboratori, ed è stato garantito un organico adeguato. Stiamo mettendo in campo tantissimi concorsi: nel 2014 ci saranno circa 100 assunzioni. Per quanto riguarda il progetto del nuovo ospedale universitario, abbiamo potenziato il Policlinico, superando le cliniche con strutture obsolete ed iniziando ad accorparle a Monserrato. In cantiere c’è un progetto per edificare un nuovo blocco. Stiamo costruendo anche un centro di servizi per la ricerca ed una nuova struttura per la Facoltà di Farmacia ed alcuni Dipartimenti di Scienze, in modo da trasferire e liberare il Palazzo delle Scienze.


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IL PORTICO DEI GIOVANI

IL PORTICO

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

Scuola. Il 15 settembre ha preso il via in Sardegna il nuovo anno scolastico. Le voci di chi vive ogni giorno in questa realtà.

“La buona scuola significa voler bene ai ragazzi, saperli ascoltare e valorizzare” Le attese per il nuovo anno nelle parole di Vincenzo Porrà, dirigente scolastico, don Alessandro Simula, docente di religione, e la giovane Maria Adele FRANCO CAMBA

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I SONO AUGURI,

desideri, aspettative, ma anche timori, tra i pensieri di chi, seppure con ruoli e responsabilità diverse, da dirigente scolastico, insegnante o studente, ha atteso il suono della campanella che segna l’inizio delle lezioni del nuovo anno scolastico. Vincenzo Porrà, dirigente dell’Istituto Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di Pula, alla vigilia dell’inizio delle lezioni ritiene di dover rivolgere un augurio: “Buona scuola a tutti! Questo è per la nostra società tra i migliori auguri che possano essere indirizzati a tutti. Ai ragazzi, anzitutto, perché siano e si sentano accolti come meritano, trovino un ambiente sereno e siano aiutati a comprendere l’importanza per il loro futuro di impegnarsi nel loro

Alunni all’ingresso del liceo classico “Siotto” di Cagliari.

lavoro di tutti i giorni. Buona scuola alle famiglie, perché i genitori si rendano conto dell’importanza della scuola per i loro figli e della indispensabilità di collaborare con gli operatori tutti per rendere l’ambiente della scuola consono alle necessità. Buona scuola agli operatori della scuola, perché sentendo tutta l’importanza del loro ruolo nel nostro Paese, siano motivati a svolgere ciascuno la propria parte con impegno, passione per i giovani, consapevolezza delle proprie responsabilità. Buona scuola al Governo, perché porre la scuola fra gli obiettivi centrali della propria azione è una buona partenza,

ma per arrivarci occorre comprendere quali sono davvero i problemi e affrontarli”. Tra i principali problemi il professor Porrà individua: “la perdita della consapevolezza da parte della società dell’importanza della formazione della gioventù, con la conseguente demotivazione allo studio dei ragazzi ed al lavoro degli operatori scolastici finiti al fondo dello status sociale, non solo per ragioni economiche, l’invecchiamento ormai drammatico della classe docente, la fatiscenza di parte considerevole delle strutture”. Alla domanda su cosa si aspetta dal nuovo anno scolastico, don

Alessandro Simula, da dieci anni docente al Liceo scientifico e artistico “Brotzu” di Quartu Sant’Elena, risponde: “È dura avere aspettative perché l’inizio della scuola spesso è accompagnato da annunci di tagli e di riforme, che sovente si traducono in un progressivo impoverimento delle risorse e quindi delle possibilità di fare una buona scuola. Quest’anno, appunto, il Governo parla di “buona” scuola. Al di là di cosa questo voglia dire nelle menti di chi pianifica l’istruzione, “buona scuola” per me significa anzitutto voler bene ai ragazzi. Ossia volere il loro bene. Essere capaci anzitutto di ascoltarli e farsi compagni di viaggio, nella consapevolezza che per loro siamo figure alternative ai loro amici e ai loro genitori, ma pur sempre significative se vogliamo andare al di là delle valutazioni, dei giudizi e di quanto tecnicamente comporta la professione di insegnante”. Poi, proseguendo sull’esperienza maturata tra i liceali, don Simula afferma: “Personalmente cerco di essere qualcuno che si mette a disposizione degli alunni anzitutto ascoltandoli e cercando, se loro consentono, di dare buoni consigli facendo in modo che loro stessi si accettino e si stimino: molti ragazzi e ragazze sono carenti di tutto ciò. Sono convinto che la “buona scuola” deve nascere an-

Un nuovo anno al via tra difficoltà e speranze La complessa realtà dell’istruzione in Sardegna F.C.

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L NUOVO ANNO scolastico è iniziato. E se il primo settembre è per gli insegnanti il Capodanno della scuola, caratterizzato dalla ritualità della “presa di servizio” e, di norma, dalla partecipazione al primo Collegio dei docenti, per la stragrande maggioranza degli studenti italiani lo è stato il quindici settembre. Giorno in cui, tranne poche eccezioni, il suono della campanella ha dato il via alle lezioni del nuovo anno scolastico per oltre otto milioni e mezzo di alunni. Un nuovo anno che ha preso l’avvio dopo un’estate durante la quale l’argomento scuola è stato all’ordine del giorno del dibattito pubblico, sulla carta stampata e sui social network, in attesa di una preannunciata nuova riforma, che, stando ai recenti documenti del Governo, dovrebbe portare alla “buona scuola, per far crescere il

Paese”. E mentre si percepisce che l’anno appena avviato potrebbe essere ricordato come quello di una nuova primavera per la scuola italiana, il Servizio statistico del Ministero dell’Istruzione ha reso noti i dati relativi al nuovo anno scolastico, che derivano dagli organici di fatto. Con un totale di 368.341 classi, gli alunni previsti sui banchi delle scuole statali, da quelle dell’infanzia alle secondarie di secondo grado, saranno quasi sette milioni e novecentomila. A questi si devono poi aggiungere gli oltre novecentonovantamila alunni che frequenteranno le scuole paritarie. In Sardegna il numero complessivo degli alunni delle scuole statali è di poco più di duecentododicimila, suddivisi in 10.906 classi. Di questi alunni, circa cinquemilacinquecento hanno disabilità. Poiché ancora non si conoscono i da-

Studenti all’uscita dell’Istituto “don Bosco” di Cagliari.

ti definitivi, si stima che le scuole paritarie sarde concorreranno nel sistema dell’istruzione accogliendo sui propri banchi oltre sedicimila alunni. Durante il precedente anno scolastico, oltre dodicimila bambini hanno frequentato nelle istituzioni paritarie sarde le scuole dell’infanzia, mentre gli alunni delle primarie (ex elementari) sono stati quasi duemilacinquecento, e poco più di milleseicento ragazzi hanno frequentato le scuole secondarie di primo (conosciute ancora come scuole medie) e di secondo grado, note ai più come

scuole superiori. Tra circoli didattici, istituti comprensivi e istituti principali di primo grado, in Sardegna si arriva a 201 istituzioni del ciclo primario (che si conclude con l’esame “di terza media”), mentre le istituzioni del secondo ciclo, comprese quelle educative, sono 114. Per quanto riguarda le paritarie, l’anno scorso hanno operato nell’isola 263 scuole dell’infanzia, 22 scuole primarie, 6 scuole secondarie di primo grado e 29 scuole secondarie di secondo grado. Mentre a livello nazionale si pre-

che dagli stessi ragazzi e dalle loro famiglie: occorrerebbe più fiducia verso il nostro lavoro e verso le nostre persone. A patto, s’intende, che noi stessi la sappiamo meritare, ma servirebbe un credito iniziale. Quanto si può realizzare con un ragazzo dal quale riceviamo stima e fiducia! Tutto cambia nel rapporto docente-alunno, tutto diventa più appassionante e davvero fruttuoso. Quando questo accade, la scuola diventa una vera e propria comunità educativa ed educante”. In attesa della sua prima lezione tra i banchi della prima ginnasio del Liceo classico “Siotto” di Cagliari, alla tredicenne Maria Adele Piano non mancano certo desideri e progetti: “Ho molte aspettative sul nuovo anno scolastico, come trovare professori in gamba che mi diano la formazione necessaria per affrontare le classi successive e per creare le basi per la carriera di giornalista e scrittrice che vorrei intraprendere da adulta”. Con la certezza che “studiare è più importante di quanto noi crediamo”, concludendo la sua riflessione, la giovane liceale ci tiene a precisare che è convinta che “studiare significa darsi una cultura, acquisire le conoscenze necessarie per vivere la vita di tutti i giorni, e che studiare oggi significa essere ricompensati domani”.

vede che gli alunni delle scuole statali con cittadinanza non italiana saranno settecentoquarantamila, di questi quasi cinquemila frequenteranno le scuole sarde: settecentocinquanta circa nelle scuole dell’infanzia, i restanti suddivisi tra le primarie e le secondarie di primo e secondo grado. Infine, il Ministero ha reso noto anche il numero complessivo degli insegnanti impegnati nelle scuole statali di ogni ordine e grado: saranno complessivamente più di settecentoventunomila. Di questi, quasi ventiduemila presteranno servizio in Sardegna. Sul fronte sindacale regionale, intanto, si solleva la protesta sul dimensionamento della scuola sarda che, secondo Ignazio Ganga, della segreteria regionale della Cisl, auspica che il Consiglio regionale approvi una legge che possa “restituire autorevolezza alla scuola sarda, mettendola in condizione di erodere l’emergenza educativa, che si manifesta nell’indice di dispersione scolastica pari al 25,5%”. Un dato questo che non può essere ignorato, soprattutto nel momento in cui in Italia prende avvio il dibattito sulla riforma della scuola. E il Consiglio dell’Unione europea si prepara a discutere sul ruolo dell’istruzione e della formazione nel contesto della revisione della “Strategia Europa 2020”.


IL PORTICO DI CAGLIARI

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

Fisco. Il Consiglio Comunale ha deliberato l’abbassamento delle aliquote della Tasi.

Nella rete caotica dei tributi locali un po’ meno tasse per i cagliaritani La Tasi è la tassa sui servizi indivisibili, un’imposta locale che va a finanziare strade, illuminazione, e verde pubblico FRANCESCO ARESU

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ON UNA DELIBERA approvata all'unanimità durante la seduta dello scorso 10 settembre, il Consiglio Comunale di Cagliari ha deciso di abbassare le aliquote della Tasi – Tassa sui servizi indivisibili, imposta comunale istituita dalla Legge di Stabilità 2014 – relative a una serie di immobili “secondari”. Nello specifico la manovra prevede l'azzeramento della tassa relativa alle seconde case sfitte (immobili di categoria catastale da A/1 a A/9) e uno sconto per aree fabbricabili, locali commerciali e quelli della categoria D come alberghi, banche, centri sportivi, case di cura e altri. Introdotta dall'ultima legge di stabilità, la Tasi è, insieme all'Imu e alla Tari (Tassa sui rifiuti, che sostituisce la Tares), una delle componenti della Iuc (Imposta unica comunale) e riguarda i servizi comunali rivolti alla collettività, come la manutenzione stradale, la gestione del verde pubblico o l’illuminazione comunale. Da pagare in due ra-

Una veduta della via Roma a Cagliari.

te – 16 giugno e 16 dicembre –, la base imponibile della Tasi è la stessa dell’Imu, ma la sua peculiarità è che il soggetto passivo non è soltanto il proprietario dell'immobile ma anche l'eventuale affittuario, con quest'ultimo tenuto a versare solo una parte del totale (fra il 10 e il 30 per cento, secondo quanto stabilito dal regolamento comunale della Tasi, che a Cagliari corrisponde al 15 per cento). «Meno tasse per i cittadini cagliaritani. Approvata oggi la proposta di delibera che riduce di 2,3 milioni di euro la Tasi», ha scritto soddisfatto il Sindaco Massimo Zedda

sul proprio profilo Facebook. «A Cagliari – prosegue la nota del Primo cittadino – era già tra le più basse in Italia tra le grandi città e i capoluogo di Regione, come pubblicato oggi da Repubblica. Presentiamo a fine mese la delibera per ridurre di 2 milioni di euro anche la Tari (la tassa sui rifiuti)». Secondo le stime fatte dalla Giunta, nelle casse del Comune dovrebbero entrare poco meno di due milioni e mezzo di euro in meno rispetto a quanto preventivato ad aprile scorso: a fronte dei 21 milioni e 630 mila euro previsti allora per finanziare i servizi, lo sconto ap-

provato porta la cifra a quota 19 milioni e 330 mila euro. La misura approvata dall'assemblea comunale prevede innanzitutto l'abbassamento dell'aliquota da 1,5 per mille a 1 per mille dei contributi dovuti per gli immobili di categoria catastale A/10 (“uffici e studi privati”), gli immobili di categoria C/1 (“negozi e botteghe”), C/6 (“stalle, scuderie, rimesse, autorimesse”), C/7 (“tettoie chiuse o aperte”) e C/2 (“magazzini e locali di deposito”) che non costituiscono pertinenze, immobili affittati non come abitazione principale, aree fabbricabili e tutti gli altri ai quali si applica l'aliquota Imu del 9,6 per mille. Svolta, infine, per quanto riguarda gli immobili delle categorie da A/1 a A/9 – quelli a uso abitativo – non affittati: la delibera stabilisce che l'aliquota passi dallo 0,8 per mille a 0. Su questi tipi di immobili rimarrà però da pagare l'aliquota massima dell'Imu, ovvero lo 10,6 per mille. Per immobili di categoria D – tra cui alberghi, centri sportivi, case di cura – e terreni edificabili l'aliquota scenderà di mezzo punto, dall'1,5 all'1 per mille. Stesso “sconto” per quanto riguarda garage e posti auto non considerati pertinenza dell'abitazione principale. Ai proprietari delle seconde case non affittate resterà dunque da pagare l'aliquota massima dell'Imu, prevista al 10,6 per mille, così come rimarranno invariate aliquote e detrazioni per le abitazioni principali.

Meic, un’associazione che unisce fede e cultura Maria Lucia Baire è il nuovo presidente GIANFRANCO DEL RIO A PRIMAVERA del 2014 ha segnato il rinnovo delle cariche direttive in molte associazioni cattoliche. Anche il Gruppo di Cagliari del M.E.I.C. – Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale - ha proceduto il 29 aprile allo svolgimento dell’Assemblea per eleggere la sua nuova dirigenza. Pur direttamente interessato a questa vi¬cenda perché ero il Presidente uscente, sono lieto di riferirne perché è stata una tappa certamente impor¬tante per il nostro Gruppo, che pur nello scorso ottobre aveva celebrato l’80° anniversario della fondazione del nostro Movimento avvenuta proprio a Cagliari nel 1932. In quella occasione, alla presenza del Presidente Carlo Cirotto e di altri dirigenti nazionali, sono state ricor¬date le tre grandi figure dei fondatori: l’Assistente Nazionale Mons. Gio-

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vanni Battista Montini divenuto poi Papa Paolo VI; il primo Presidente nazionale Dr. Igino Righetti, grande esempio di intellettuale cattolico; e l’allora amatissimo Arcivescovo di Cagliari Mons. Ernesto Maria Piovella, al quale il nostro Gruppo volle intitolarsi. Siamo lieti di aver perseguito anche negli ultimi anni il nostro mandato di testimonianza realizzando iniziative di studio e di preghiera a servizio della comunità cristiana di Cagliari. I tre indirizzi fondamentali della nostra attività sono stati infatti lo studio della Parola , con l’aiuto valido del nostro Assistente Mons. Mario Ledda; l’incontro degli insegnamenti del Magistero con la cultura alta del nostro tempo, con il sostegno anche della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna; e l’attenzione ai problemi della nostra società, nella dimensione della politica e dell’economia.

IL PORTICO

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brevi IL 25 OTTOBRE

Convegno ecclesiale regionale sulla crisi È stata definita la data e la sede del Convegno ecclesiale regionale sui temi della crisi sociale, economica e lavorativa, annunciato dai vescovi della Sardegna in occasione della festa dell'Assunzione, lo scorso 15 agosto. Si terrà sabato 25 ottobre 2014 a Cagliari, presso la Fiera internazionale della Sardegna. Questo il titolo ufficiale: «Convegno ecclesiale regionale. Per un cammino di speranza. La comunità cristiana in Sardegna di fronte alla crisi a un anno dalla visita di Papa Francesco». Il lavoro preliminare di studio e organizzazione è stato condotto, già da diversi mesi, dalla delegazione regionale, composta dai responsabili diocesani per la pastorale sociale e del lavoro, e presieduta dal vescovo d'Iglesias Giovanni Paolo Zedda. Martedì 2 settembre, presso la sede Caritas Oristano si è tenuto un incontro con i responsabili regionali delle aggregazioni laicali e delle organizzazioni di ispirazione cristiana affinché questo evento ecclesiale possa essere espressione corale di tutte le componenti della comunità cristiana sarda. Il convegno si propone, infatti, tre obiettivi principali: il rilancio delle tematiche della lettera pastorale dei vescovi della Sardegna consegnata lo scorso 19 marzo, il coinvolgimento delle comunità parrocchiali e delle aggregazioni laicali sulle attuali problematiche sociali, l'individuazione di alcune linee di azione dentro la realtà ecclesiale e di richiesta alle istituzioni. A partire dall'ultima decade del mese di settembre sarà possibile dare la propria adesione all'evento. Le notizie relative al Convegno ecclesiale regionale saranno rese fruibili anche attraverso il sito internet www.camminodisperanza.it.

DOMENICA

L’architetto Maria Lucia Baire, presidente Meic Cagliari.

È questa la griglia attraverso la quale in questi anni nel nostro Gruppo si sono svolti incontri, talvolta a cadenza settimanale, per favorire anche l’avvicinamento di nuovi soci. Siamo infatti un gruppo di cinquanta iscritti, che nella realtà del MEIC non sono pochi, ma in gran parte anziani. Quindi non è stato facile l’indicazione del nuovo presidente, e siamo felici perché il 29 aprile avevamo già individuato il nome sul quale concentrare la nostra fiducia: l’Architetto Ingegnere Maria Lucia Baire. Figura laicale di impegno ecclesiale da sempre, è, fra l’altro, direttore del Museo Diocesano di Cagliari, che lo ha praticamente istituito rendendolo anche sede di iniziative culturali del-

la nostra città. Le siamo molto riconoscenti quindi per aver accettato la carica e ci sentiamo impegnati tutti ad offrirle la nostra collaborazione. Ci aspettiamo da Lei proposte nuove in linea con la sua professione nella quale l’arte intreccia con la tecnica un legame virtuoso assecondandolo con l’ideale della bellezza. Guiderà anche la delegazione del nostro Gruppo all’Assemblea Nazionale, a Roma, del 19 ottobre nella quale il MEIC rinnoverà la sua dirigenza e discuterà proposte ed iniziative in questo tempo difficile ma suggestivo. Il tempo di Papa Francesco e della Chiesa che deve “uscire” e dell’Italia che deve rinnovarsi.

In edicola “Avvenire Cagliari Mese” Come ogni terza del mese, domenica è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È un’esperienza comu-

nicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di uno strumento che, congiuntamente a “Il Portico”, contribuisce a riflettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo.Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

XXV DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)

dal Vangelo secondo Matteo

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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Mt 20, 1-16

MICHELE ANTONIO CORONA

il portico della fede

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a pagina evangelica che ci viene offerta dalla liturgia domenicale presenta dei tratti notevolmente interessanti per la comprensione dei vangeli, da poter essere paradigmatica. Il testo liturgico fa precedere il racconto dall’annotazione: ‘In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola’. Senza voler entrare nella ricca e complessa economia liturgica, è doveroso far notare che tale introduzione non è presente nel testo biblico di Matteo. È aggiunta nella proclamazione celebrativa per contestualizzare la narrazione, dando una precisa chiave interpretativa, dal momento che si decide inserire il racconto sotto la categoria di parabola, sebbene si tratti di una similitudine (‘Il Regno dei cieli è simile…’). Come orientarsi davanti ad un tale snodo? La similitudine e la parabola non sono narrazioni finalizzate ad un insegnamento morale, né a presentare modelli da essere imitati tout court. Al contrario, esse rappre-

Per la sua vigna...

sentano il scintillio di un Regno e di un Padre che superano qualsiasi logica umana, qualsiasi forma di giustizia retributiva, ogni assetto sociale perfetto. Il Regno non si muove con logiche statali: non ha esercito, non batte moneta, non tassa i suoi cittadini, non ha un re che pretende. Invece, il Regno è governato da un Padre che ha manifestato il suo amore attraverso il dono del Figlio. Tenendo presente questa precisazione di fondo, ci si può addentrare nel brano evangelico presentando le apparenti insensatezze del racconto. Il padrone esce di casa all’alba decidendo di non mandare il fattore per assolvere un compito di mera organizzazione lavorativa; la prima uscita non è sufficiente a trovare operai per la sua vigna, così ripete la sua azione per ben cinque volte; gli orari delle ripetute uscite seguono divisione classica della giornata (prima, terza, sesta, nona, undicesima) evidenziando la ritmicità dell’azione; il pagamento è tutt’altro che conveniente all’eco-

nomia del padrone. Se questi ipotizzasse di uscire il giorno seguente, tra gli operai nessuno cercherebbe lavoro nelle prime ore, ma si siederebbe astutamente a fine giornata, per ottenere il massimo col minimo sforzo. Per questo, a nessun imprenditore potremmo proporre un atteggiamento simile coi suoi dipendenti, poiché ogni legge sindacale e di mercato andrebbe presto distrutta, favorendo la logica del più furbo e lavativo. Per questi e altri motivi è necessario porre la dovuta attenzione al brano evangelico e alla sua corretta lettura. Ciò che Gesù sta proclamando non è il metodo di assunzione aziendale, né un nuovo sistema economico basato sulla presunta generosità dei manager, ma è l’assurdità di un Regno che è offerto senza distinzioni, senza appartenenze, senza meritocrazia, senza il timbro risolutorio di cartellini. Agli operai scontenti il padrone rivolge una domanda retorica: ‘Sei invidioso che io sono buono?’. In essa è presente il senso com-

pleto del gesto di un padrone che non si comporta come tale, che non fa calcoli di interesse personale, che non premia i migliori perché lavorino di più e siano modelli per gli sfaticati. Il Regno dei cieli è rivoluzionario. La pretesa dei primi operai è spesso da noi giustificata, poiché hanno fatto il loro dovere fino in fondo. In altre parole sono stati giusti, si sentono giusti, vogliono essere riconosciuti giusti. Invece il padrone non si preoccupa di farli sentire giusti, ma di rendere tutti giustificati, cioè inseriti nel fiume di bontà, di giustizia illogica. La prima lettura di Isaia apre bene questo quadro di assurdità del regno scrivendo: ‘I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie’. Su questo sistema si riesce a intravvedere come ‘i primi saranno ultimi e gli ultimi i primi’. Non per semplice contrappasso, ma poiché entrare nella logica del Regno significa cambiare mentalità, sentirsi giustificati, condividere il dono della gratuità ricevuta.

ASCOLTARE IL GRIDO DEI POVERI In questa sezione della Evangelii Gaudium (nn.187192), Papa Francesco partendo dalla Parola di Dio invita i cristiani a porsi in ascolto delle necessità dei poveri per agire di conseguenza, e dunque, pone l’accento a farsi ascoltatori di quel grido per la giustizia. “Voi stessi date loro da mangiare, e ciò implica, sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà…, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo”. Perciò è urgente che coloro che si dichiarano cristiani, si impegnino prima di tutto a riconoscere che la destinazione universale dei beni precede la proprietà privata e si adoperino per custodire quei beni e condividerli liberando la cultura predominante dalla corruzione, annunciando il Vangelo di Gesù in tutte le realtà con la convinzione che la pace, di cui oggi, più che mai abbiamo

bisogno, si fonda e si realizza nel riconoscimento del rispetto dei diritti dell’uomo, ma anche dei diritti dei popoli. Non ci si deve scoraggiare se in un primo momento si pensa che il lavoro da compiere sia immenso e certamente non può essere risolto da un’azione o un gesto isolati, è importante, comunque, incominciare da ciò che cade sotto la propria esperienza diretta e quotidiana, cioè da ciò che si vede…ma è ovvio che bisogna avere gli occhi educati a intravedere le varie necessità così da analizzarle per poter operare a soddisfare e a colmare quelle esigenze: sono i piccoli gesti che messi assieme possono cambiare il volto di certe realtà. Si comincia da poco, e ci si impegna per contagio: certamente è importante prima di tutto educare alla solidarietà, alla pace e al dialogo. Questo tipo di educazione passa attraverso una coo-

perazione tra ciò che è l’ideale e ciò che deve essere condiviso operando e facendo concretamente, anche nel poco. La profonda crisi economica che oggi attraversa tutti i continenti, anche quelli più ricchi, non può rendere sordi e ciechi i cristiani, i quali, al contrario debbono rimanere vigili per aprire spazi di fraternità e di giustizia per tutti…”ascoltando il grido dei poveri”! Come si potrà fare, ci si domanderà? Papa Francesco indica varie vie tutte riconducibili alla via maestra che è l’ascolto della Parola di Dio. Da lì possiamo attingere ispirazione per il nostro agire da veri discepoli di Cristo, dunque: amore fraterno, servizio umile e generoso, promozione della giustizia, misericordia verso il povero. di Maria Grazia Pau


ELLA FAMIGLIA

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

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L’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo/7

La Santa Famiglia e l’educazione all’amore

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RISCRITTURE

LA GRAZIA DELLA CHIAMATA Gesù racconta proprio la parabola del padrone della vigna che a diverse ore del giorno chiama operai a lavorare nella sua vigna. E alla sera dà a tutti la stessa paga, un denaro, suscitando la protesta di quelli della prima ora. E’ chiaro che quel denaro rappresenta la vita eterna, dono che Dio riserva a tutti. Anzi, proprio quelli che sono considerati "ultimi", se lo accettano, diventano "primi", mentre i "primi" possono rischiare di finire "ultimi". Un primo messaggio di questa parabola sta nel fatto stesso che il padrone non tollera, per così dire, la disoccupazione: vuole che tutti siano impegnati nella sua vigna. E in realtà l’essere chiamati è già la prima ricompensa: poter lavorare nella vigna del Signore, mettersi al suo servizio, collaborare alla sua opera, costituisce di per sé un premio inestimabile, che ripaga di ogni fatica. Ma lo capisce solo chi ama il Signore e il suo Regno; chi invece lavora unicamente per

la paga non si accorgerà mai del valore di questo inestimabile tesoro. A narrare la parabola è san Matteo, apostolo ed evangelista, di cui tra l’altro ricorre proprio oggi la festa liturgica. Mi piace sottolineare che Matteo, in prima persona, ha vissuto questa esperienza (cfr Mt 9,9). Egli infatti, prima che Gesù lo chiamasse, faceva di mestiere il pubblicano e perciò era considerato pubblico peccatore, escluso dalla "vigna del Signore". Ma tutto cambia quando Gesù, passando accanto al suo banco delle imposte, lo guarda e gli dice: "Seguimi". Matteo si alzò e lo seguì. Da pubblicano diventò immediatamente discepolo di Cristo. Da "ultimo" si trovò "primo", grazie alla logica di Dio, che – per nostra fortuna! – è diversa da quella del mondo. Benedetto XVI - 21 settembre 2008

n maniera pressoché costante, viene sottolineata dalle risposte l’importanza della famiglia di Nazareth come modello ed esempio per la famiglia cristiana. Il mistero dell’Incarnazione del Verbo nel seno di una famiglia ci rivela come essa sia un luogo privilegiato per la rivelazione di Dio all’uomo. Di fatto, si riconosce come proprio la famiglia sia il luogo ordinario e quotidiano dell’incontro con Cristo. Il popolo cristiano guarda alla famiglia di Nazareth come esempio di relazione e di amore, come punto di riferimento per ogni realtà familiare e come conforto nella tribolazione. Alla famiglia di Nazareth la Chiesa si rivolge per affidare le famiglie nella loro realtà concreta di gioia, di speranza e di dolore. 37. Viene evidenziata dalle risposte pervenute l’importanza dell’amore vissuto in famiglia, definita come “segno efficace dell’esistenza dell’Amore di Dio”, “santuario dell’amore e della vita”. La prima esperienza di amore e di relazione accade in famiglia: si sottolinea la necessità che ogni bambino viva nel calore e nella cura protettiva dei genitori, in una casa dove abita la pace. I bambini devono poter percepire che Gesù è con loro e non sono mai soli. La solitudine dei bambini a causa dell’allentamento dei legami familiari è presente, in particolare, in alcune aree geografiche. Anche le correzioni devono essere finalizzate a far sì che i bambini possano crescere in un ambiente familiare dove si viva l’amore, e i genitori realizzino la loro vocazione ad essere collaboratori di Dio nello sviluppo della famiglia umana. 38. Si sottolinea con insistenza il valore formativo dell’amore vissuto in famiglia, non solo per i figli, ma per tutti i suoi membri. La famiglia è così definita “scuola di amore”, “scuola di comunione”, una “palestra di relazioni”, il luogo privilegiato dove si impara a costruire relazioni significative, che aiutino lo sviluppo della persona fino alla capacità del dono di sé. Alcune risposte sottolineano come la conoscenza del mistero e della vocazione della persona umana sia legata al riconoscimento e all’accoglienza all’interno della famiglia

dei differenti doni e capacità di ciascuno. Emerge qui l’idea della famiglia come “prima scuola di umanità”: in questo essa è considerata come insostituibile. 39. Il ruolo dei genitori, primi educatori nella fede, è considerato essenziale e vitale. Non di rado si pone l’accento sulla testimonianza della loro fedeltà e, in particolare, sulla bellezza della loro differenza; talvolta si afferma semplicemente l’importanza dei ruoli distinti di padre e madre. 40. In riferimento ancora alla differenza, viene talvolta sottolineata la ricchezza della differenza intergenerazionale che si può sperimentare in famiglia, al cui interno si vivono eventi decisivi come la nascita e la morte, i successi e le sventure, le mete raggiunte e le delusioni. Attraverso questi ed altri eventi, la famiglia diventa il luogo in cui i figli crescono nel rispetto della vita, nella formazione della loro personalità, attraversando ogni stagione dell’esistenza. 41. Si evidenzia insistentemente nelle risposte l’importanza che la fede sia condivisa e resa esplicita da parte dei genitori, a cominciare dallo stile di vita della coppia nella relazione tra loro e con i figli, ma anche attraverso la condivisione della loro conoscenza e consapevolezza di Cristo, il quale – come costantemente ribadito – deve essere al centro della famiglia. 42. È unanimemente sottolineata l’importanza della preghiera in famiglia, come Chiesa domestica (cf. LG 11), ove alimentare una vera e propria “cultura familiare di preghiera”. L’autentica conoscenza di Gesù Cristo è infatti promossa in famiglia dalla preghiera personale e, in particolare, familiare, secondo le forme specifiche e le ritualità domestiche, ritenute un modo efficace per trasmettere la fede ai bambini Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Instrumentum laboris nn. 36-42 26 giugno 2014


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI LETTORI

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

LETTERE A IL PORTICO Carissimi amici de Il Portico, il 23 settembre le comunità di Selegas e Seuni ricordano il 25° anno di sacerdozio del nostro carissimo e amato parroco, don Gigi Pisano. Egli è in mezzo a noi da tanti anni e vorremmo ricordarlo anche attraverso il giornale diocesano di Cagliari, per ringraziarlo di tutto il bene attivo e gioioso che, con gratuita, offre alla popolazione di Selegas e Seuni. Assicuriamo fervente preghiera, perché possa ancora per tanti anni essere di aiuto ai vicini e lontani, esempio di unità pastorale e sacerdotale in messo a noi. Auguriamo tante grazie e benedizioni. Con grande affetto e riconoscenza. Ad multos annos!! I parrocchiani di Selegas e Seuni. Avvicinandosi il giorno del 25° anniversario di sacerdozio desidero attraverso il settimanale diocesano esprimere il mio grazie a Dio per la vita e per avermi “nella sua immensa bontà chiamato all’intima comunione con Cristo eterno sacerdote nel servizio della Chiesa”. Grazie alla mia famiglia per l'affetto e la presenza nei momenti lieti e difficili della mia vita sacerdotale. Grazie a quanti ho avuto la gioia di in-

contra nel mio cammino: vescovi, sacerdoti, diaconi, suore , laici, amici, e i cursillisti della Diocesi di Cagliari Ringrazio la comunità di Samatzai, dove sono cresciuto, e le parrocchie dove sono stato e sono: S. Maria del Suffragio, Goni, Gergei, Selegas e Seuni. Chiedo perdono a tutte le persone a cui ho fatto del male. Vi invito a pregare per me, insieme ai cari defunti che ho conosciuto, in particolare i miei genitori. S. Messa di ringraziamento. Martedì 23 settembre ore 18, Chiesa parrocchiale, Selegas. Don Gigi Pisano Gent.mo Direttore, con queste poche righe sul giornale da Lei diretto vorrei ricordare un amico. Si tratta di monsignor Giancarlo Atzei, Cancelliere della Curia Arcivescovile, scomparso sei mesi orsono. Vorrei farlo per la stima e l’amicizia di cui ho potuto godere fino al momento della sua scomparsa, lo scorso mese di marzo. Una persona, quella di don Giancarlo, come amava farsi chiamare, che non ha mai usato l’alto livello culturale conseguito per segnare distanze o peggio

ancora per discriminare qualcuno. Anzi di lui era possibile apprezzare la capacità nel mettere a proprio agio qualunque interlocutore, dallo studioso alla casalinga che a lui si rivolgeva. Non sto qui ad elencare i meriti accademici, già proposti in altre occasioni. Come laico ho apprezzato il suo essere disponibile al confronto con chiunque gli chiedesse conto di scelte fatte all’interno della Chiesa

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

Il Campo scuola dell’Azione Cattolica

diocesana così come, da attento osservatore delle dinamiche della Santa Sede e dunque dell’agire del Papa, era capace di spiegare meglio alcune indicazioni che dal Vaticano venivano proposte ai fedeli di tutto il mondo. L’ho incontravo negli uffici della Curia. Il sorriso era il suo biglietto da visita, assieme al saluto amichevole e alla volontà di ascoltarmi, anche per delle notizie frivole. Avevamo in comune una data: la mia di nascita coincideva con quella della sua ordinazione presbiterale. Così mi piace ricordarlo. Un uomo sorridente che accoglieva gli altri, capace di vivere in pienezza il suo essere sacerdote della Chiesa di Cagliari e nel contempo essere studioso desideroso di trasmettere i suoi saperi. Grazie per l’eventuale pubblicazione. Lettera firmata

aperto le consultazioni alle quali tutti, e non solo un gruppo ristretto di esperti o delegati, possono partecipare. Infine, si è assunto l'onere di presentare lui stesso, il Presidente del Consiglio in carica, e non il Ministro di un settore o un vicario, il corposo documento. A queste condizioni ritengo che sia doveroso per quanti hanno a cuore le sorti della Scuola e delle future generazioni dare il proprio contributo di idee, il loro assenso o dissenso all'iniziativa. Basta collegarsi al sito del Ministero della Pubblica Istruzione e dare il proprio indirizzo mail. Insomma, comunque vada, e speriamo bene, la Scuola sarà nei prossimi mesi al centro delle nostre attenzioni, Adolfo Valguarnera

Qualunque cosa si possa dire o pensare su La Buona Scuola, il piano presentato da Renzi, non si può negare che abbia fatto una mossa intelligente. Ha detto subito quello che altri hanno o avrebbero detto o alla fine di lunghe dissertazioni. Ed è quello che si aspettano di vedere realizzato molte migliaia di persone e le rispettive famiglie. Ha proseguito poi sulle motivazioni e sulle modalità di possibile attuazione della proposta. Ha infine

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000

Oggi parliamo di… arte e fede Le parrocchie di Serri ed Esocolca (Terenzio Puddu) Lunedì 22 settembre ore 8.30

Il Campo scuola diocesano "Tutto da scoprire, stando al passo!" rivolto ad Educatori Acr e Giovanissimi Giovani- Giovanissimi si è svolto ad Arborea dal 4 al 7 settembre. Il tema del campo, declinato diversamente a seconda del settore di appartenenza, è stato la Sequela partendo dal brano del Vangelo di Marco "Coraggio, sono Io, Non temete!"

Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 21 settembre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Il dialogo A cura di Simone Bellisai Martedì 23 settembre ore 19.10 Mercoledì 24 settembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia La struttura della fede - 1^ parte A cura di Sabino Chialà. Monaco di Bose Mercoledì 24 settembre 21.30

Oggi parliamo con… Michele Carrus Segretario regionale CIGL Mercoledì 24 settembre 19.10 Giovedì 25 settembre ore 08.30 L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.10 circa Lampada ai miei passi (22 - 28 settembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura del diacono Ignazio Boi Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa


IL PORTICO DELLA DIOCESI

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014

Evangelizzazione. Il 24 e 25 settembre si terrà il Convegno Diocesano dei Catechisti.

Accompagnare i nostri ragazzi nel cammino dopo la Cresima “L’iniziazione cristiana oggi: il catechista con i preadolescenti” è il tema dei lavori condotti insieme alla Pastorale giovanile MARIA LUISA SECCHI

S

I RINNOVA IL 24 e 25 settembre prossimi l'annuale appuntamento con il Convegno Diocesano dei Catechisti. “L’Iniziazione Cristiana oggi: Il catechista con i preadolescenti” è il tema scelto per la due giorni. “La scelta deriva prima di tutto dalla volontà di dedicare un momento di riflessione ed educazione alla preadolescenza spiega don Emanuele Mameli, Direttore dell'Ufficio Catechistico diocesano dal 2013 e alla guida della comunità di cittadina Madonna della Strada dal 2010. Anche a livello nazionale si sta puntando molto su questa fascia d'età soprattutto in relazione all'aspetto che riguarda l'iniziazione cristiana”. In questo senso la riflessione, che verrà proposta nel corso della due giorni, si pone in continuità con il pensiero espresso nelle lettere pastorali dell’Arcivescovo sull’Iniziazione Cristiana. Con questa scelta si intende inoltre rispondere ad un’avvertita e diffusa esigenza di approfondi-

Catechisti nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile.

mento sul ruolo del catechista nella delicata e nodale fase di vita dei preadolescenti. “Una volta concluso il percorso formativo, dopo aver ricevuto il Sacramento della Cresima, c'è il tempo del servizio dedicato allo spendersi per la comunità cristiana che va valorizzata – prosegue don Emanuele. A livello diocesano mi sembra sia importante aiutarsi tra Pastorale Giovanile e Ufficio Catechistico in quelli che sono i cammini previsti per i ragazzi. Sono queste in sostanza le motivazioni che ci hanno portato alla scelta del tema”. Anche a livello nazionale, riflettendo sul tempo della “mistagogia” (il percorso fatto

di apprendimento e conoscenza nonché di testimonianza che il cristiano fa dopo avere intrapreso e ricevuto i sacramenti dell'iniziazione cristiana) l’attenzione è stata dedicata proprio ai preadolescenti. Si impone l'esigenza di capire meglio la fase di passaggio esistenziale che coinvolge anche la ricerca nella fede e i relativi cammini di discernimento spirituale. In virtù di tale constatazione si apre il ventaglio di appuntamenti proposti dall'Ufficio Catechistico Diocesano. “Tra le iniziative in programma, oltre il Convegno, la prossima è quella del 28 settembre, data nella quale è previsto l'incontro con i nuovi

catechisti parrocchiali – afferma don Mameli. Si tratta di una sorta di supporto per le parrocchie. Spesso i parroci si ritrovano a non avere catechisti, per diversi motivi, e chi decide di rispondere a questa chiamata ha bisogno quindi di incoraggiamento, di sostegno e momenti di formazione. E' necessario inoltre sentirsi parte di un ambiente diocesano nel quale poter condividere la propria esperienza. In questo senso abbiamo programmato un primo incontro ma nulla vieta ce ne siano altri nei prossimi mesi – conclude il Direttore”. Il Convegno, in sinergia con l’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile, che curerà alcuni momenti di riflessione, provocazione e progettazione, si avvale dell’esperienza del Professor Alessandro Ricci, dell’Istituto di Psicologia dell’Università Pontificia Salesiana, per ciò che concerne la conoscenza delle potenzialità e dei rischi insiti nella preadolescenza, e della Professoressa Suor Cettina Cacciato Insilla, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium per l’aspetto relativo a competenze e attenzioni del catechista con i preadolescenti. Il dibattito con i relatori, le comunicazioni sulle attività dell’Ufficio Catechistico e altri contributi sulle buone pratiche della catechesi con i preadolescenti, consegnano al Convegno il compito di rilanciare, in modo operativo e deciso, la catechesi parrocchiale in tutte le sue componenti ed espressioni.

Programma 24 settembre

L’iniziazione cristiana oggi: I catechisti con i preadolescenti

Convegno dei Catechisti 24-25 settembre 2014 Aula Magna Seminario Arcivescovile Cagliari uffcatechistico@diocesidicagliari.it. www.ufficiocatechisticocagliari.it

h. 16 introduzione al Convegno. Preghiera. h. 16.30 “Le solite scuse!” Preadolescenti in parrocchia. A cura di don Alberto Pistolesi, incaricato della Pastorale Giovanile della Diocesi di Cagliari. h. 17 L’età delle grandi migrazioni. Prof. Alessandra Ricci, Istituto di Psicologia, Facoltà di Scienze dell’Educazione – UPS. h. 18.15 Dibattito. Comunicazione sulle attività dell’Ufficio Catechistico Diocesano. h. 19.45 Conclusione.

25 settembre h. 16. Preghiera. Saluto di Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari. Consegna degli “Orientamenti per l’annuncio e la Catechesi”. h. 16.45. Il catechista: discepolo e maestro tra tradizione e innovazione. Suor Cettina Cacciato Insilla. Facoltà di Scienze dell’Educazione – Auxilium. h. 18 Dibattito h. 18.45 Oratorio e catechesi. A cura di don Alberto Pistolesi, incaricato della Pastorale Giovanile della Diocesi di Cagliari. Comunicazione sulle attività dell’Ufficio Catechistico Diocesano h. 19.45 Conclusione. È gradito il contributo di 5 euro per partecipante a sostegno delle spese del Convegno. Per informazioni. Tel. 07052843216; cell. 3661504634

IL PORTICO

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brevi A SAN PIETRO DI SORRES

Ritorna “Ora et Laboratorio” La quinta edizione di “Ora et laboratorio”: laboratorio di comunicazione a ritmo di silenzio e preghiera, si svolgerà dal 17 al 19 ottobre nel Monastero Benedettino di San Pietro di Sorres (Borutta - Sassari). “Ora et laboratorio” è un'esperienza di comunicazione perfettamente integrata nella vita del monastero. Il Labora (lavoro) che scandisce le giornate dei monaci benedettini diventa, nella nostra proposta, laboratorio di comunicazione: lezioni teorico-pratiche durante le quali i partecipanti si confronteranno con la loro capacità di ascolto e comunicazione. La tre giorni, introdotta da padre Antonio Musi, Abate di San Pietro di Sorres, sarà guidata da SeànPatrick Lovett, docente di comunicazione alla Pontificia Università Gregoriana, direttore della sezione inglese della Radio Vaticana. L’iniziativa è organizzata da Mediante Associazione di promozione sociale, in collaborazione con Libreria Paoline di Cagliari e Unisola. Per informazioni e prenotazioni Marco Biggio: 339.15.83 - Giorgio Costa: 328.43.29.128. NELLA BASILICA DI S. ELENA

Messa in ricordo della visita del Papa In occasione del primo anniversario della visita di Papa Francesco a Cagliari, il 21 settembre alle ore 19 sarà celebrata una Santa Messa nella basilica di Sant'Elena presieduta da don Andrea Secci e con la partecipazione dei giovani della Pastorale Giovanile e animata dal coro diocesano dei giovani. Sono invitati tutti i giovani della diocesi e chi vuole ricordare la visita di Papa Francesco.

AD OTTOBRE

Corso di Scienze del matrimonio L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Il corso partirà ad ottobre, le iscrizioni si ricevono dal lunedì al mercoledì, dalle 17 alle 19 a partire dal 22 settembre fino all’8 ottobre 2014, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Cagliari. La durata del corso è biennale, per tre ore di corso alla settimana e un totale di 200 ore, suddivise in due semestri. Per informazioni contattare i numeri 3482603149 - 3337468785.


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brevi MANDAS

Festival “Lawrence”. nuovo successo Con la consegna del premio Ducato d'oro 2014 al giornalista e scrittore Francesco Abate (che succede nei vincitori ad Anthony Muroni e a Marcello Veneziani, premiati nel 2013) si è conclusa con successo a Mandas l'VIII edizione del Festival Lawrence. Tre giorni densi di appuntamenti ed incontri segnati, quest'anno, dal "Viaggio nella storia". Particolarmente apprezzata e partecipata la conferenza del prof. Stefano Pira, su "Governare e viaggiare nella Sardegna del Settecento". Ma, come ogni anno, i momenti clou sono stati gli incontri con gli autori che hanno dato vita a momenti di interessante confronto e dibattito, a partire dai due romanzi storici presentati da Nicolò Migheli e Pietro Picciau. Massiccia presenza femminile per apprezzare la prima opera di Loriana Pitzalis. Successo anche per la rassegna di accostamento tra libri e prodotti locali che, sulle pagine scritte da Lawrence, ha riproposto gusti, sapori e profumi della Sardegna dei primi di Novecento. “Questo piccolo Festival” - ha spiegato Umberto Oppus, sindaco di Mandas “ è stato, come per le precedenti sette edizioni, un luogo da abitare: che si trattasse delle stanze del “Circolo di Lettura”, ritornato dopo decenni agli anti fasti, soprattutto culturali, dell’Ottocento quando fu fondato, o di quelle dell’ex convento francescano, con le sue splendide sale, le storie e i libri del Festival Lawrence , nelle intenzioni di chi lo ha organizzato, erano pagine, voci, suoni, colori da condividere, per conoscere le storie del nostro Paese.

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Devozione. Fino al 30 settembre saranno in Sardegna le reliquie del Santo di Pietrelcina.

L’esempio di San Pio è una via per imitare la carità di Cristo Parla Padre Roberto Sardu: “La presenza delle reliquie richiama alla conversione, alla vita di preghiera, ai sacramenti, e ricorda l’amore verso il prossimo”.

FABIO FIGUS

R

IMARRANNO IN Sardegna fi-

no al 30 settembre, le reliquie di San Pio da Pietrelcina. Arrivate in città venerdì scorso, l’abito, la corona del Rosario e il cingolo utilizzati dal Santo durante la sua vita, sono esposte alla venerazione e alla preghiera di tanti devoti in diverse parti dell’isola. “Questa peregrinatio organizzata dai gruppi di preghiera Padre Pio, ha anche l’obiettivo di raccogliere fondi per la costruzione nella città del Santo, di una grande Via Crucis per tutti i pellegrini che ogni giorno arrivano da ogni parte del mondo”, spiega padre Roberto Sardu, assistente regionale dei Gruppi di Preghiera S. Pio. Prima tappa del pellegrinaggio è stata il convento delle Monache Cappuccine di Cagliari e la cappella dell’ospedale “Brotzu” per un incontro con gli ammalati. “È stato scelto questo luogo in quanto è la struttura per i malati più grande della città e perché – racconta il cappuccino – il miracolo vivente

San Pio in visita alla Casa Sollievo della Sofferenza.

di padre Pio è stato la Casa Sollievo della Sofferenza, dotata di millecinquecento posti letto e centro di eccellenza scientifico. La sua idea era quella che gli ammalati uscissero da quella struttura guariti nell’anima e nel corpo”. Le reliquie sono poi state portate nel convento dei cappuccini a Pula dove, accolto con una fiaccolata, si è svolto l’incontro di preghiera. Tappe anche a Capoterra, nella parrocchia S. Efisio dove è presente un gruppo di preghiera, e a Pirri nella parrocchia San Giuseppe di cui quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della fondazione. Le reliquie potranno essere vene-

rate a Cagliari, nel convento di Sant’Ignazio fino a martedì 23 settembre, dove dal 18 al 20 si terrà il Triduo in preparazione alla festa di San Pio. Lunedì 22, è prevista anche una veglia di preghiera in Cattedrale alle 21, con la rievocazione del Transito di San Pio alla quale seguirà la fiaccolata di rientro verso la chiesa dei Frati Cappuccini. Mercoledì 24 nella parrocchia cittadina di Sant’Anna è previsto il Raduno diocesano dei gruppi di preghiera alle 9, durante il quale la reliquia sarà esposta alla venerazione dei presenti. Dal 25 settembre la peregrinatio proseguirà verso tutti i conventi

cappuccini in Sardegna. Tappe a Oristano, Mores nel Santuario S. Antonio di Padova, a Sassari, Sorso e a La Maddalena dove è presente un attivo gruppo di preghiera. Ultima tappa sarà la nuova comunità cappuccina di Olbia dove martedì 30 settembre, Mons. Sebastiano Sanguinetti presiederà la Santa Messa, prima della partenza della reliquia alla volta di Pietrelcina. “E’ una benedizione per la nostra amata isola la presenza delle reliquie di San Pio – riprende il cappuccino padre Roberto Sardu. La devozione al santo è molto diffusa in Sardegna, non si può dimenticare che Mons. Paolo Carta, vescovo di Foggia negli anni Cinquanta, amico di padre Pio, fu lui ha consacrare la chiesa Santa Maria delle Grazie di San Giovanni Rotondo, così come era presente all’inaugurazione della Casa Sollievo della Sofferenza. Anche fra Nazareno – prosegue padre Roberto – era figlio spirituale di padre Pio, ma come lui, tanti in Sardegna sono stati suoi figli spirituali ed è per questo motivo che nell’Isola si è diffusa questa devozione che non è fine a se stessa, perché chi si reca a Pietrelcina, lo fa per confessarsi, per partecipare all’Eucarestia, quindi come segno di conversione. La presenza di quest’abito nelle nostre comunità testimonia come Padre Pio sia in mezzo a noi, e ci richiama alla conversione, alla preghiera, ai sacramenti e all’amore verso il prossimo, come lui stesso fu uomo di carità”.


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Ricorrenze. La Parrocchia di N.S. delle Grazie ha celebrato la festa di San Basilio.

Fede, devozione e catechesi nella comunità di Decimoputzu La parrocchia guidata da don Gianmarco di recente ha anche acquistato un nuovo edificio per le aule catechistiche I. P.

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ESTA GRANDE a Decimoputzu per San Basilio. Anche quest’anno si è rinnovato l’appuntamento di settembre con le celebrazioni in onore del monaco orientale, al quale i putzuesi e molti fedeli provenienti dal diverse parti dell’Isola sono devoti. “In particolare - dice il parroco don Gianmarco Casti - spiccano le persone provenienti dal Sulcis - Iglesiente, che ogni anno non mancano mai. Molti poi gli emigrati che ritornano, ai quali viene dedicata una celebrazione particolare, così come agli ammalati, presenti in un buon numero alla loro messa”. La sequenza dei riti è oramai consolidata. Venerdì scorso la vestizione del Santo, il cui simulacro viene portato in processione con quello della Vergine, verso la chiesa campestre. Lì, fino a martedì, è stato un susseguirsi di celebrazioni e appuntamenti civili, con centinaia di per-

sone presenti. Domenica sera lo stesso Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, ha presieduto la messa vespertina alla presenza di tantissimi fedeli che non sono voluti mancare all’appuntamento. Per Decimoptuzu la festa di San Basilio diventa occasione certamente di condivisione ma anche per ripartire con le attività della parrocchia. Quest’anno poi una piacevole novità impegnerà particolarmente tutta la comunità. “Abbiamo acquistato un edificio nei pressi del-

la parrocchia - prosegue il parroco - da destinare alle aule catechistiche. In diverse occasioni i parroci che si sono susseguiti, hanno avuto difficoltà nell’avere delle aule per la catechesi. Oggi grazie alla disponibilità dei fondi dell’8x1000, del contributo dei parrocchiani ma soprattutto di una somma elargita dalla Fondazione Banco di Sardegna abbiamo potuto acquistare le stabile, che deve essere sistemato. Per far fronte a tutte le spese abbiamo acceso un mutuo a cinque anni, ed alcuni lavori di

piccola entità sono stati già avviati. La nuova struttura consentirà di avere delle aule a disposizione per la catechesi, oltre che per altre attività, e sarà un punto di riferimento per l’intera comunità”. La disponibilità di questi nuovi locali consentirà alla parrocchia di portare avanti meglio le proprie attività. Dall’arrivo di don Gianmarco i ragazzi ed i bambini di Decimoputzu hanno visto crescere le opportunità per avere momenti di aggregazione. “Dal Grest alle visite ad alcune realtà ecclesiali, solo per fare degli esempi- conclude don Gianmarco. Mi riferisco alle visite a strutture caritative, piuttosto che ad altre realtà importanti per la Chiesa di Cagliari. I ragazzi hanno avuto ed hanno la possibilità di vedere come la Chiesa è fatta, oltre la dimensione della parrocchia, e quindi abbiamo programmato visite e gite a luoghi e realtà della nostra Diocesi”. Grazie all’acquisto di un autobus don Gianmarco e i collaboratori della parrocchia, in primis i genitori, hanno permesso ai più piccoli di poter andare al mare nei mesi estivi, oppure di fare delle gite, molto apprezzate dai più piccoli, che insieme ai propri familiari hanno così vissuto giornate nel quale conoscere nuove realtà. La parrocchia di Nostra Signora delle Grazie si conferma dunque un punto di riferimento per tutta la comunità di Decimoptuzu.

La festa di San Basilio

Foto Elio Piras

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brevi DAL 7 OTTOBRE

Corso di Missiologia all’ISSR Il Centro Missionario Diocesano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari, organizzano un Corso di Missiologia pastorale e spiritualità missionaria. Le lezioni si svolgono ogni Martedì dal 7 Ottobre al 27 Gennaio dalle 19,15 alle 20,45, all’Istituto Superiore di Scienze Religiose via Sanjust 13 Cagliari, tel. 070 4071556. Docente sarà il professor don Gianmario Piga e i destinatari del corso sono operatori pastorali, tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della missionarietà della Chiesa. Le Iscrizioni si ricevono presso la Segreteria dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, dal lunedì al mercoledì dalle 17 alle 19, oppure presso il Centro Missionario Diocesano,martedì e giovedì dalle 10 alle 12. Al termine del corso sarà rilasciato attestato di partecipazione. SCIENZE RELIGIOSE

Al via le iscrizioni per il nuovo anno Lunedì 17 Settembre sono state aperte le iscrizioni presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose. La Segreteria, situata a Cagliari in via Sanjust 13, è aperta nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì dalle 17 alle 19. Per informazioni si può consultare il sito www.issrcagliari.it o telefonare al numero 070 4071556.

NOVITÀ EDITORIALI

Lo sport in gioco di Nicola Simonelli “Lo sport in gioco. Per giocare, educare, divertire” di Nicola Simonelli è un testo rivolto a educatori, allenatori, animatori e insegnanti, ricco di riflessioni e proposte concrete per riprogrammare le proposte sportive in chiave educativa, e coniugare in modo creativo termini come sport, gioco e divertimento. L’attività fisica può essere fonte di amicizia, di gioco e di festa, perché è esperienza ludica e liberante; essa presenta, inoltre, molteplici valenze educative, oltre che tecniche, ed è un vero e proprio tirocinio di vita. Uno strumento pratico per allenatori, educatori sportivi, animatori di oratorio, insegnanti di educazione fisica. È un testo che aiuta a riflettere e a riprogrammare le proposte sportive in chiave educativa, e che sa coniugare in modo creativo termini come sport, gioco e divertimento. I giochi di questo libro possono essere proposti anche nei centri estivi, nei campeggi, oppure nelle ore di educazione motoria nella scuola dell’infanzia, primaria e secondaria.


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IL PORTICO

segnalazioni INIZIATIVE

Pellegrinaggio notturno di San Pio La notte tra il 22 ed il 23 si vivrà (per le strade di Cagliari) il nono pellegrinaggio itinerante a piedi “San Pio da Pietrelcina”, una notte di preghiera così strutturata. Il raduno dei pellegrini è previsto alle 23 del 22 settembre all'ospedale Marino, con benedizione. Alle 23.30 i pellegrini partiranno alla volta dell'ospedale Binaghi, breve sosta di preghiera al Santuario di Bonaria per poi dirigersi verso l'ospedale San Giovanni di Dio (osp. Civile), raggiungeranno il carcere, arriveranno all'ospedale SS. Trinità.

Feste patronali. La parrocchia cagliaritana ha celebrato la ricorrenza di Sant’Eusebio.

S. Eusebio, maestro della fede e modello di evangelizzatore Il programma dei festeggiamenti ha unito i momenti liturgici agli incontri culturali e alle iniziative di sport e spettacolo MATTEO PIANO

ue settimane di festeggiamenti e celebrazioni per ricordare e celebrare la memoria di Sant’Eusebio. Dal primo al quattordici di settembre, diverse attività e manifestazioni, sia civili che religiose, sono state organizzate dalla parrocchia di Sant’Eusebio per vivere insieme la festa patronale. La Chiesa, costruita nel 1958 e riconosciuta civilmente nel 1960, è situata in Via Quintino Sella, alle pendici del colle di San Michele, nel quartiere di Is Mirrionis. Secondo la tradizione, Eusebio, fondatore della Chiesa nel Piemonte e primo vescovo di Vercelli, nacque in Sardegna tra la fine del III e l’inizio del IV secolo. Trasferitosi a Roma, in seguito alla morte del padre, intraprese gli studi ecclesiastici. Papa Giulio I, conoscendo Eusebio per le sue grandi attitudini morali e spirituali, e avendo intenzione di fondare una nuova diocesi nella città di Vercelli, volle eleggerlo primo vescovo della nuova diocesi. In Piemonte, oltre a seguire attentamente l’attività pastorale della diocesi, si occupò della formazione spirituale degli aspiranti sacerdoti. Durante il suo mandato attirò le ostilità degli Ariani e dello stesso imperatore Costanzo, che decise di mandarlo in esilio in Asia

D

Da lì i pellegrini si dirigeranno verso l'Hospice, l’Ospedale Businco (Oncologico), l’Ospedale Microcitemico e l'ospedale Brotzu, raggiungendo la meta di quest’anno: la parrocchia della Madonna della Strada”, dove verrà celebrata la Santa Messa. Lo spirito del pellegrinaggio è quello di “iniziare” da un luogo di sofferenza (portando ognuno la propria, ma pregando fiduciosamente per tutte le persone) per “arrivare” a lodare e ringraziare Dio, condividendo la “Pasqua”, vivendo insieme la Santa Messa, facendo memoria importante per tutti, del vissuto di San Pio da Pietrelcina e chiedendo a Dio Padre, il dono della stessa fede. Per informazioni 3391576025.

Momenti della festa patronale. (foto Elio Piras)

(tra la Palestina e l’Egitto). Morto l’imperatore Costanzo e visitate numerose diocesi dell’Asia, dopo aver soggiornato a Roma, ritornò a Vercelli dove morì nel 371. Mons. Miglio, durante la S. Messa patronale, ha voluto ricordare Sant’Eusebio, come modello di vita e di carità: “Il dono della carità. Questa è stata la caratteristica di Eusebio, maestro e testimone della fede. Non solo si fece carico dei problemi dei bisognosi, ma ebbè il compito di portare il Vangelo ad un'altra terra, vivendo la parola del Signore come un dono che si riceve e si comunica. Oggi siamo convinti di dover comunicare il Vangelo a terre lontane, ma la nostra isola, la Sardegna ha quotidianamente necessità della parola di Dio. Perciò dobbiamo accogliere e testimoniare nelle nostre comunità la Buona novella”. Il Vescovo ha ricordato che per seguire Cri-

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sto, ci vuole coraggio: “Sant’Eusebio dovette partire in esilio, perché rimase in minoranza, durante il periodo delle eresie. Il Nord-Italia seguiva l’Arianesimo, per il quale Cristo era considerato solo uomo e non Dio. Eusebio non ha paura di andare contro corrente e nonostante rimanga solo, non per-

de il coraggio e continua a testimoniare la propria fede. Questo è un insegnamento importantissimo per tutti noi”. Durante queste settimane di festa, tante attività vengono proposte dal Comitato per i festeggiamenti, proprio come ci spiega il parroco Don Giuseppe Cadoni: “La festa patronale viene seguita da un Comitato, che si occupa di organizzare le diverse attività che coinvolgono la comunità parrocchiale. L’obiettivo è vivere questo momento in fraternità come una comunità. Il Comitato organizza tutte le manifestazioni civili, che sono dedicate soprattutto ai giovani, come le “Eusebiadi”, che si svolgono negli ambienti dell’oratorio. Inoltre ogni sera, c’è sempre qualche attività: soprattutto musica, ma anche esibizioni di danza, tornei di diverso genere e incontri culinari. Un attenzione particolare è stata dedicata al Convegno sul diabete, tenuto dalla Dott.ssa Francesca Spanu.” Il Comitato della festa, con l’aiuto del parroco, si occupa anche degli aspetti religiosi. Particolarmente sentite dai fedeli, sono la processione del Santo, con soste lungo le vie del quartiere, e la messa celebrata dall’Arcivescovo.


IL PORTICO DELL’ANIMA

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Incontriamo Gesù/2. Il testo degli Orientamenti per la catechesi in Italia.

Il grande valore della formazione per chi annuncia il Vangelo di Cristo DON EMANUELE MAMELI

P

ROVIAMO A tracciare alcu-

ne linee di riferimento che ci possano aiutare a leggere gli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, rispettando quelle che possiamo definire le caratterizzazioni fondamentali e che, in certo qual modo, risultano essere le scelte operative dell’evangelizzazione e della pastorale. In primo luogo, il Documento ribadisce l’assoluta precedenza della catechesi e della formazione cristiana degli adulti e, all’interno di essa, del coinvolgimento delle famiglie nella catechesi dei più piccoli. Anche alla luce del nuovo scenario, sempre più distante dall’adesione al Vangelo, il Documento, rinnovando l’invito alla nuova evangelizzazione, avverte l’urgenza di promuovere la formazione permanente di giovani, adulti , e soprattutto famiglie, perché siano testimoni significativi e annunciatori credibili del Vangelo negli areopaghi del nostro tempo, capaci di raccontare la loro esperienza di fede (IG, n.24). Altra direttrice fondamentale per la Chiesa italiana, risulta essere l’ispirazione catecumenale della catechesi, con un’esplicita attenzione all’Iniziazione Cristiana degli Adulti, il Catecumenato, e intesa come processo formativo e vera scuola di fede. Il percorso e le tappe del Catecumenato, in questo senso, rappresentano il mo-

Bambini impegnati nella catechesi.

dello per l’Iniziazione Cristiana, nelle diverse e molteplici espressioni e possibilità in cui si intraprende il cammino: sia nella fanciullezza che nel risveglio della fede in età adulta. Aspetto irrinunciabile, nel rinnovamento della catechesi e nell’annuncio in una prospettiva missionaria, è certamente la formazione degli evangelizzatori e dei catechisti, intesa come processo che sviluppa le competenze dell’annuncio e dell’educazione, e coinvolge il soggetto accompagnandolo nell’attitudine all’autoformazione (IG, nn.79-86). Tale formazione riguarda non solo il

catechista ma anche, in forma curricolare e permanente, il presbiteri e i diaconi. Gli Orientamenti si soffermano, poi, sulla necessità di attenzione e di coinvolgimento ecclesiale per ciò che concerne la proposta mistagogica ai preadolescenti, adolescenti e giovani, in continuità con la catechesi per l’Iniziazione Cristiana e, in modo specifico, in riferimento ai “passaggi esistenziali”, ai “nuovi inizi” di cui è ricca l’età della crescita verso la maturità. Con ciò si intende lavorare sulla strutturazione di cammini, esperienze e opportunità di servizio che permettano a chi ha concluso

l’Iniziazione Cristiana in senso strettamente sacramentale (Battesimo, Cresima ed Eucarestia), e che quindi è “diventato cristiano”, di “vivere da cristiano”, di continuare a percorrere la strada della vita custodendo e facendo risplendere la fiamma della fede. Proprio la feconda fase esistenziale della preadolescenza costituisce l’argomento del Convegno Diocesano dei Catechisti di Settembre, evidenziando la preoccupazione della comunità ecclesiale nell’accompagnamento di chi vive la gioia e la fatica della crescita e, in essa, della scoperta e della scelta di fede.

volgono ogni complimento come estasiati dalla sua presenza. Se il Cantico presenta evidenti segni che è un poema scritto originariamente per una more reale, vero, passionale, corporale, sponsale, la tradizione ebraica e cristiana hanno riletto questi versi come il canto di Dio per la sua amata e viceversa. Un amore che fa impazzire, che coinvolge, stravolge, infuria, drammatizza. I due sposi sono protagonisti di un sentimento

che non si ferma a far caldo il cuoricino, ma che investe prepotentemente tutti gli ambiti personali. In questo senso, la passione travolgente è tutt’altro che stigmatizzata e da demonizzare, poiché suggella la dedizione totale dell’uno all’altra. Dice a lui l’amata: ‘Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono fiamme di fuoco, una fiamma divina’. I due sposi si amano e si perdono, si ritrovano e si uniscono, si rincorrono e si donano completamente. Proprio questo doppio binario di presenza ed assenza continua rende il rapporto affettivamente sano e fortemente verace, al punto che l’ultimo spasimo del canto non è nel segno della possessione che annienta, ma occasione per mostrare la ricchezza dell’amore concedendo spazi di libertà all’altro/a: ‘Fuggi, amato mio, come una gazzella o un cerbiatto sopra i monti dei balsami’.

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

I due sposi di MICHELE ANTONIO CORONA

N

ei mesi freddi molte coppie di fidanzati e di sposi scelgono di passeggiare teneramente sull’arenile facendosi rinfrescare dal vento. È curioso notare come ci si prenda per mano, ci si scambino piccoli gesti d’affetto, si raccolgano piccoli oggetti e li si mostrino all’altro. Essere spettatori di queste attenzioni aiuta a risistemare quanto siano importanti i dettagli in un rapporto d’amore e la misura in cui la distanza, la mancanza, l’assenza diventino drammi enormi. ‘L’ho cercato, ma non l’ho trovato’ è il grido che la sposa del Cantico dei Cantici lancia ripetutamente in riferimento al suo amato. È il dramma di chi ama: non trovare più il proprio partner. Non esiste dolore peggiore di non riuscire più a trovare la persona che si ama (si pen-

si anche una madre che perde un figlio). I due sposi del Cantico hanno dichiarato il loro amore, la loro decisione di sentirsi legati come un sigillo. Entrambi hanno avuto il coraggio di confessare il proprio amore ed ora sperano di non lasciarsi mai, di non vedersi mai ad oltre un metro l’uno dall’altra. Nella fase dell’innamoramento la vicinanza è elemento fondamentale per sentirsi uniti, dediti, coinvolti. I poemi di cui è composto il cantico sono delle collane di complimenti sublimi per i due: ‘gli occhi tuoi sono colombe; i tuoi denti come un gregge di pecore tosate (bianchissimi); la tua bocca è piena di fascino; i tuoi seni come due cerbiatti; il suo petto è come d’avorio; dolcezza è il suo palato; …’. Elogi tipici di due innamorati che non vedono null’altro che il/la partner e ri-

IL PORTICO

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detto tra noi Quelle tre suore massacrate in Burundi di D. TORE RUGGIU

Tutti i quotidiani di martedì 9 settembre hanno riportato la notizia dell’orrendo omicidio di tre suore in Burundi, una decapitata e 2 sgozzate forse dopo essere state violentate. Si tratta di 3 suore saveriane impegnate in missione da 7 anni. Suore tra l’altro anziane (75, 79 e 83 anni), che nulla hanno potuto per difendersi dal bruto (o bruti) che non hanno avuto nessuna pietà ma si sono accaniti come fossero assatanati. Il Papa ha fatto sentire la sua voce indignata: “il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli”. Lo stesso hanno fatto il presidente della repubblica Giorgio Napoletano e il ministro degli esteri che hanno sottolineato che l’uccisione delle suore “è un atto vile, esecrabile ed è un grande dolore per tutti”. Le stesse autorità religiose e civili del Burundi hanno espresso l’indignazione e promesso di fare luce sulla vicenda quanto prima. Il Burundi è uno dei Paesi più poveri dell’Africa che nel 2006 è uscito da oltre 10 anno di guerra civile e i conventi erano già stati presi di mira. Le suore appartenenti alla congregazione delle missionarie saveriane, sorta a Parma nel 1945 ed hanno come carisma la lotta all’analfabetismo e la diffusione della cultura e del Vangelo tra i ragazzi e i giovani, con un particolare aiuto per i bambini più poveri. Notizie di questo genere non hanno bisogno di lunghi commenti: si commentano da se. Da una parte le suore, indifese e innocenti e, dall’altra parte, uno o più delinquenti, meglio definibili bestie feroci. È il vecchio e sempre in atto contrasto tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, tra il peccato e la grazia. Gesù definisce beati “i perseguitati a causa della giustizia” e, quindi, anche le tre suore così malvagiamente uccise, con l’efferato delitto, sono annoverate tra i “beati” e, pertanto, “di loro è il regno dei cieli”. Ma, intanto, non possiamo non condannare chi non osserva il quinto comandamento “non uccidere” che insegna che la vita è sacra dal concepimento alla morte naturale e solo Dio ha il potere di darla e toglierla come e quando vuole. Già nell’antichità Eschilo aveva coniato questa espressione: “tutta l’acqua dei fiumi non riuscirà a lavare la mano insanguinata degli omicidi”. La carità ha due sorelle: la verità e la giustizia. Chi commette questo e altri delitti deve rispondere, oltre che alla giustizia divina, anche a quella umana. E se anche non si riuscisse a trovare i colpevoli, azioni di tale gravità producono il rimorso che è già una condanna inscritta nel cuore dell’uomo. Proprio nel sacrario del cuore risuona una voce inquietante ed inconfondibile che dice all’omicida: “dov’è tuo fratello e tua sorella?”. E la domanda che Dio rivolse a Caino dopo l’uccisione del fratello Abele e che si ripete ogni volta che uno commette queste e simili nefandezze. Le suore riposano in pace, godono la gioia dei beati, pregano certamente per i loro carnefici e li affidano alla misericordia divina….se si convertono.


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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO

IL PORTICO

Il Santo Padre. La catechesi sulla Chiesa Madre che ricorda le opere di misericordia.

La Chiesa insegna ai suoi figli le opere di misericordia essenziale del Vangelo è la misericordia. Dio ha inviato suo Figlio, Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darci la sua misericordia. La madre Chiesa ci insegna a dare da mangiare e da bere a chi ha fame e sete, a vestire chi è nudo. E come lo fa? Lo fa con l’esempio di tanti santi e sante che hanno fatto questo in modo esemplare; ma lo fa anche con l’esempio di tantissimi papà e mamme, che insegnano ai loro figli che ciò che avanza a noi è per chi manca del necessario. E’ importante sapere questo. Nelle famiglie cristiane più semplici è sempre stata sacra la regola dell’ospitalità: non manca mai un piatto e un letto per chi ne ha bisogno. Una volta una mamma mi raccontava - nell’altra diocesi - che voleva insegnare questo ai suoi figli e diceva loro di aiutare e dare da mangiare a chi ha fame; ne aveva tre. E un giorno a pranzo - il papà era fuori al lavoro, c’era lei con i tre figli, piccolini, 7, 5, 4 anni più o meno - e bussano alla porta: c’era un signore che chiedeva da mangiare. E la mamma gli ha detto: "Aspetta un attimo". E’ rientrata e ha detto ai figli: "C’è un signore lì che chiede da mangiare, cosa facciamo?" "Gliene diamo, mamma, gliene diamo!". Ognuno aveva sul piatto una bistecca con le patate fritte. "Benissimo – dice la mamma -, prendiamo la metà di ciascuno di voi, e gli diamo la metà della bistecca di ognuno di voi". "Ah no, mamma, così non va bene!". "E’ così, tu devi dare del tuo".

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA)

E così questa mamma ha insegnato ai figli a dare da mangiare del proprio. Questo è un bell’esempio che mi ha aiutato tanto. "Ma non mi avanza niente…". "Da’ del tuo!". Così ci insegna la madre Chiesa. E voi, tante mamme che siete qui, sapete cosa dovete fare per insegnare ai vostri figli perché condividano le loro cose con chi ha bisogno. La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è malato. Quanti santi e sante hanno servito Gesù in questo modo! E quanti semplici uomini e donne, ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o di una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata. La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è in carcere. "Ma Padre

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no, è pericoloso questo, è gente cattiva". Ma ognuno di noi è capace… Sentite bene questo: ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita. Non è più cattivo di te e di me! La misericordia supera ogni muro, ogni barriera, e ti porta a cercare sempre il volto dell’uomo, della persona. Ed è la misericordia che cambia il cuore e la vita, che può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società. La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è abbandonato e muore solo. È ciò che ha fatto la beata Teresa per le strade di Calcutta; è ciò che hanno fatto e fanno tanti cristiani che non hanno paura di

stringere la mano a chi sta per lasciare questo mondo […] Cari fratelli e sorelle, così la Chiesa è madre, insegnando ai suoi figli le opere di misericordia. Lei ha imparato da Gesù questa via, ha imparato che questo è l’essenziale per la salvezza. Non basta amare chi ci ama. Gesù dice che questo lo fanno i pagani. Non basta fare il bene a chi ci fa del bene. Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù. Quanto abbiamo pagato noi per la nostra redenzione? Niente, tutto gratuito! Fare il bene senza aspettare qualcos’altro in cambio. Così ha fatto il Padre con noi e noi dobbiamo fare lo stesso. Fa’ il bene e vai avanti! (10 settembre 2014)

Il libro sulla Visita del Papa a Cagliari Il volume che celebra l’anniversario della visita di Papa Francesco a Cagliari.

Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi, Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Emanuele Mameli, Michele Antonio Corona, Raffaele Pontis, Susanna Mocci, Gian Mario Aresu, Matteo Piano, Franco Camba, Gianfranco del Rio, Maria Grazia Pau. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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Il libro, edito da Il Portico, contiene un ricco materiale fotografico e i principali discorsi del Santo Padre, unitamente ai saluti indirizzati al Papa dai Vescovi sardi più una selezionata rassegna stampa relativa all’evento. È possibile trovare il volume nelle librerie di Cagliari: PAOLINE di via Garibaldi, SALESIANA DON BOSCO di piazza Giovanni XXIII, SANT’EUSEBIO di corso Vittorio Emanuele II, OMNIA SACRA di via Eroi D’Italia a Pirri.

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