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DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014 A N N O X I N . 35
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
CAGLIARI
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Una Chiesa “in uscita” + ARRIGO MIGLIO
invito pressante di Papa Francesco ad essere Chiesa in uscita missionaria (cfr. Evangelii Gaudium 1920) ci rimanda direttamente al Vangelo e ai primi passi dell’evangelizzazione. È un invito ad uscire: a vincere pigrizie e paure, a non cercare scuse nella nostra poca fede, a non rimandare l’esplorazione di nuovi percorsi, a non restare sempre e solo “tra di noi”. Siamo invitati a scrutare l’orizzonte per individuare le sfide e gli obiettivi che la storia oggi ci pone davanti. È l’invito a non perdere mai di vista i poveri, antichi e nuovi, poveri del necessario per il corpo ma anche del necessario per il cuore e la mente. Ma soprattutto è l’invito a saper vedere l’azione dello Spirito e i segni della presenza e dell’azione del Signore Risorto. Sentiamoci perciò chiamati a guardare al nuovo anno pastorale come ad un tempo di cammino, di pellegrinaggio, invocando l’aiuto del Signore come si fa quando ci si accinge a uscire e partire: “Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra…” (Pregh. Euc. III) Questa preghiera che incontriamo nella celebrazione eucaristica mi sembra particolarmente adatta per l’inizio di un nuovo anno pastorale, nuova tappa del nostro pellegrinaggio attraverso la storia. Il punto d’arrivo del nostro cammino è la nuova Gerusalemme, pienezza della vita nuova, meta da tenere sempre davanti ai nostri occhi, fondamento ultimo di ogni speranza. La condizione dei cristiani in questo mondo è infatti quella della provvisorietà, ben
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sottolineata dalle parole “pellegrini”, “pellegrinaggio”. La prima Lettera di Pietro usa anche la parola “stranieri”, non nel senso di estranei alla società in cui viviamo ma per indicare la nostra condizione di provvisorietà. Questa condizione dunque non ci esime dalla piena partecipazione alla vita della società in cui ci troviamo, anzi ci chiede di farcene pienamente carico, portando all’interno della vita sociale la vita nuova di Cristo, che ha voluto assumere fino in fondo la nostra condizione umana per trasformarla, a cominciare dal cuore di ciascuno di noi. Così proseguendo il nostro cammino, di tappa in tappa, possiamo meglio capire quale chiesa oggi siamo chiamati a vivere e a costruire, docili all’azione dello Spirito Santo, per essere testimoni credibili e annunciatori gioiosi delVangelo di Gesù. Ce lo ricorda in modo efficace Papa Francesco al n. 26 dell’Esortazione Evangelii Gaudium, richiamando l’enciclica Ecclesiam Suam di Paolo VI e il decreto conciliare Unitatis Redintegratio: “La Chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa… confrontare l’immagine ideale della Chiesa quale Cristo vide, volle ed amò come sua sposa santa e immacolata, e il volto reale, quale oggi la Chiesa presenta… ne deriva perciò un bisogno generoso e quasi impaziente di rinnovamento… Ogni rinnovamento della Chiesa consiste essenzialmente in una accresciuta fedeltà alla sua vocazione… La Chiesa peregrinante verso la meta è chiamata da Cristo a questa continua riforma…”. Il pellegrinaggio della Chiesa, ed anche quello
della nostra Chiesa diocesana, è un pellegrinaggio gioioso, pur in mezzo alle prove. I motivi di gioia sono molteplici: pregustiamo la pienezza di vita e di gioia che il Signore ha promesso e preparato per ciascuno di noi; fin da ora “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Evangelii Gaudium, n. 1) e in molte occasioni sperimentiamo “la dolce e confortante gioia di evangelizzare”, (n. 10; cfr. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 80). Uno dei grandi doni dello Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo è la riscoperta della chiamata di tutti i battezzati alla santità, cioè alla piena partecipazione della vita nuova in Cristo (LG 40 e EG 119-121); di qui nasce la chiamata di tutti i battezzati ad annunciare il Vangelo, con la testimonianza della vita e con la parola, in forza del dono ricevuto con il Battesimo e con la Confermazione. Evidentemente perciò dobbiamo tutti renderci conto che abbiamo ricevuto un grande dono: così sentiamo il bisogno di ripetere ogni giorno al Signore “ti ringrazio di avermi creato e fatto cristiano”. Sperimentiamo la gioia di essere evangelizzatori quando tocchiamo con mano che la Parola del Signore sa rispondere alle grandi domande del cuore umano; quando diventiamo testimoni della forza di questa Parola che sa penetrare anche nei cuori più induriti. Questa gioia non viene meno neppure quando Gesù e la sua Parola vengono rifiutati, perché in tali momenti vediamo ripetersi e realizzarsi quanto Gesù aveva predetto e sperimentato già durante la sua vita terrena.
IN PREGHIERA PER IL SINODO
A livello universale domenica 28 settembre si terrà una Giornata di preghiera per la terza Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre sul tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. A Cagliari si svolgerà una veglia di preghiera guidata da Mons. Miglio il 4 ottobre a N.S. di Bonaria alle ore 20. Accompagniamo la preparazione dei lavori sinodali con la preghiera composta dal Santo Padre. Gesù, Maria e Giuseppe in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione. Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutta la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe Ascoltate, esaudite la nostra supplica. Papa Francesco
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IL PORTICO
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
Convegno pastorale diocesano. Don Franco Puddu presenta la Lettera di Mons. Miglio per il nuovo anno.
Camminare nella speranza
MARIA LUISA SECCHI
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APA FRANCESCO ci invita ad uscire: a vincere pigrizie e paure, a non cercare scuse nella nostra poca fede, a non rimandare l'esplorazione di nuovi percorsi, a non restare sempre e solo tra di noi”. Inizia così la Lettera contenente gli Orientamenti Pastorali suggeriti dall'Arcivescovo per l'Anno Liturgico 2014-2015, presentata nei giorni scorsi in occasione del Convegno Pastorale Diocesano a Cagliari. “L’anno pastorale 2014-2015 è la terza tappa di un percorso triennale che abbiamo iniziato con l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI – spiega Monsignor Franco Puddu, vicario episcopale per la programmazione pastorale e per il coordinamento degli uffici pastorali diocesani. Si tratta di un percorso che desideriamo continuare e completare nell’anno 2014-2015, anche in vista dell’appuntamento che vedrà presente e unita la Chiesa italiana in occasione del Convegno di Firenze, previsto per novembre 2015, sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo”. In cammino con la Chiesa Italiana; Quale cristiano, quale parrocchia; Vita ecclesiale partecipata; La famiglia; I laici; La Bibbia; Il Lavoro: sono queste le macro-aree proposte come spunto di riflessione e accrescimento nell'ambito della Lettera Pastorale. “Nella preparazione del Convegno ecclesiale nazionale siamo invitati a riflettere sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, che sarà il tema del Convegno stesso – specifica il Vicario Episcopale. Questo ci aiuta ad approfondire l’impegno che ci siamo dati per il triennio 2012-2015: comprendere sempre meglio e consolidare in tutte le nostre parrocchie il percorso dell’iniziazione cristiana”. Il cammino dell’iniziazio-
ne cristiana coinvolge tutte le principali componenti ecclesiali della comunità cristiana e per rinnovare tale cammino occorre essere attenti a saper rinnovare ogni momento di vita ecclesiale delle parrocchie. “Tenendo presenti i vari problemi pastorali legati all’impegno dell’iniziazione cristiana non possiamo però eludere una domanda fondamentale: quale cristiano vogliamo preparare oggi con il percorso dell’iniziazione cristiana? - si chiede Monsignor Puddu, riflettendo in modo partico-
lare sui giovani”. Tra gli impegni proposti dall'Arcivescovo come prioritari, nell'ambito degli Orientamenti Pastorali, tenendo presente la vita delle comunità diocesane, emerge quello relativo a “Una vita ecclesiale partecipata”. “L'impegno pastorale prioritario è quello di vivere e agire come chiesa a tutti i livelli, non come dei solisti della fede o dell’evangelizzazione – si legge nella Lettera. È un principio che ci riguarda tutti, che ha qualcosa da dire e da rimproverare a tutti (…). Nessuno è oggi immune
Radio Kalaritana trasmetterà lunedì 29 e martedì 30 settembre le relazioni presentate al convegno pastorale diocesano. Lunedì 29 settembre alle 21.15 le relazioni di don Giulio Madeddu e don Marco Orrù; martedì 30 settembre, sempre alle 21.15 le relazioni di don Emanuele Mameli , don Davide Collu e don Michele Fadda.
dall’individualismo diffuso, personale o di gruppo, che condiziona pesantemente la vita”. Famiglia, Laici e Lavoro sono gli altri tre pilastri attorno ai quali si snodano gli orientamenti suggeriti dall’Arcivescovo. “In tutta la pastorale parrocchiale e diocesana il ruolo della famiglia va rimesso in primo piano – recita la Lettera. Significa reagire all’accanimento culturale e giuridico oggi in atto contro l’istituzione famigliare, attacco insensato perché demolisce un’istituzione fondamentale per la vita di una società che voglia essere veramente democratica e plurale. Inoltre compromette quel ruolo di forte sostegno sociale- prosegue - che la famiglia sa offrire in tempo di crisi e che tutti a parole riconoscono, cadendo poi nella contraddizione di lavorare per smantellarne la fisionomia”. Oltre alla valorizzazione della famiglia, quale istituzione aperta alla vita un altro impegno prioritario per la nostra Chiesa diocesana è quello di far crescere e sostenere il ruolo dei laici nella comunità parrocchiale, affinché tutti possano percepire che la Chiesa è veramente costituita da tutti i battezzati. “Il Consiglio pastorale parrocchiale è il luogo dove poter favorire e armonizzare il prezioso contributo delle aggregazioni laicali presenti nella parrocchia – afferma Monsignor Puddu - e dove coinvolgere anche alcuni laici tra quelli che non fanno parte di alcuna aggregazione. Il pellegrinaggio della Chiesa, ed anche quello della nostra Chiesa diocesana è un pellegrinaggio gioioso, pur in mezzo alle prove, come ci ricorda la Costituzione conciliare Lumen Gentium della quale ricorre quest’anno il 50° anniversario – conclude il Vicario Episcopale, riprendendo un passo della Lettera ”.
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IL PORTICO DEGLI EVENTI
IL PORTICO
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Convegno pastorale diocesano. Famiglia e lavoro al centro degli interventi nella prima giornata.
Famiglia oggi: criticità, risorse, progetti la Chiesa in ascolto della realtà delle coppie
e meno legalista. Per cui per i pastori il punto non è cosa fare “per la famiglia” ma “con la famiglia”, riconoscendo ad essa un ruolo attivo come soggetto della pastorale. Oggi si assiste ad una rottura della trasmissione “generazionale” della fede, e la famiglia ha dei compiti verso l’esterno, per lo sviluppo della società e l'edificazione della Chiesa. Per questo bisogna ribadire la soggettività ecclesiale della famiglia”. C’è un pericolo che don Marco ha prospettato: “Bisogna però stare attenti a coinvolgere la coppia, non il singolo: in sostanza non servono persone magari molto impegnate in varie attività, ma che hanno dimenticato a casa l'anello nuziale. Per questo il corso in scienze del ma-
trimonio e la famiglia che si tiene nell'Istituto di Scienze religiose è una preziosa occasione formativa. È opportuno che la preparazione al ma-
trimonio valorizzi coppie, con tutta la ricchezza della loro esperienza personale. Nonostante le difficoltà del nostro tempo il coinvolgimento delle famiglie nella pastorale fa vedere il cammino positivo di tante famiglie e si deve avere anche il coraggio di sperimentare qualche iniziativa nuova, senza timore”. E a proposito di famiglie in parrocchia al termine della mattinata una giovane coppia Emanuele e Roberta Filippino, originari della parrocchia di San Pietro a Assemini, ha presentato la propria testimonianza di famiglia formatasi alla luce del Vangelo. “Il matrimonio – hanno affermato i giovani sposi – ci ha dato la forza di intensificare il rapporto con Dio. Se prima andavamo a messa solo la domenica dopo le nozze abbiamo compreso come fosse importante essere parte viva della parrocchia e così è iniziato il lavoro nella comunità”.
– ha ribadito don Davide – valorizzando i loro percorsi e integrandoli nella pastorale ordinaria”. L'Ufficio di Pastorale Vocazionale intende offrire occasioni formative dove i ragazzi possano interrogarsi sul tema. “In questo lavoro i parroci hanno un ruolo decisivo e insostituibile nell’accompagnamento vocazionale dei ragazzi delle loro parrocchie” – ha sottolineato don Michele Fadda, ribadendo nel contempo la centralità del ruolo delle famiglie “che hanno un compito insostituibile nella crescita dei lo-
ro figli e nella maturazione delle loro scelte di vita. Quest'anno è molto importante presentare il testo "Incontriamo Gesù", gli orientamenti per la catechesi in Italia. I criteri da seguire – prosegue - non possono essere soltanto quelli del successo e dell'efficacia, il Regno di Dio segue altre logiche, che non sono quelle umane”. “L'avanzare del secolarismo, come ci insegna Papa Francesco, ci chiede di essere propositivi, di giocare all'attacco. Puntare ad una presenza che sia davvero sale e lievito, lo possia-
mo fare con fiducia perché Gesù è il Signore, e quindi è più forte del male”: queste considerazioni di Monsignor Arrigo Miglio, hanno chiuso il Convegno Pastorale . L’Arcivescovo ha inoltre ricordato che “il tesoretto della nostra pastorale è dato dall'iniziazione cristiana, dal grande patrimonio di partecipazione e impegno che è interessato da questo cammino, dai gruppi giovanili, dalla pietà popolari, dai vari ministeri presenti nella comunità, dalle realtà parrocchiali”.
Don Giulio Madeddu della Pastorale sociale e don Marco Orrù per la Pastorale familiare, hanno guidato la riflessione sui temi del giorno I. P. L PRIMO DEI due giorni di convegno pastorale diocesano aveva come filo conduttore il tema “Famiglia oggi: criticità, risorse, progetti” a cura degli Uffici di Pastorale familiare, sociale e del lavoro. Ad introdurre i lavori monsignor Francesco Puddu, Vicario episcopale, che ha poi lasciato la parola a don Giulio Madeddu, delegato regionale dell’Ufficio di Pastorale del Lavoro, ha evidenziato come “lo scenario della crisi colpisce in particolare gli uomini e le donne che vivono in famiglia e si sperimenta una situazione paragonabile al secondo dopoguerra, con il disagio legato alla povertà e alla disoccupazione. Per questo la Chiesa vuole essere vicina alle famiglie con la sua presenza che accoglie e accompagna. Non deve essere messo da parte il ruolo pubblico della famiglia e le iniziative in campo educativo e legislativo che tendono a oscurare il suo ruolo e la sua centralità sono un rischio per l'intera società”. Nel suo intervento poi don Giulio ha sottolineato come anche le Setti-
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mane Sociali hanno ribadito la centralità della famiglia. “Con il documento finale – ha detto il sacerdote – le Settimane Sociali hanno inteso rilanciare il ruolo pubblico della famiglia, e il valore del servizio dei laici nel campo ecclesiale e socio-politico. I pastori sono così chiamati a lasciarsi ispirare dalla prospettiva della famiglia nella progettazione dell'intera pastorale”. Don Marco Orru, economo diocesano e direttore dell’Ufficio di Pastorale Familiare, ha poi offerto alcuni spunti interessanti di riflessione. “Per molti – ha affermato il sacerdote - la Chiesa è un'agenzia dedita a salvaguardare la morale. Siamo chiamati però a offrire, attraverso la relazione, un volto più umano
Ragazzi e giovani sono chiamati alla speranza Gli interventi della seconda giornata del Convegno. M.L.S.
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L SECONDO E ULTIMO giorno di lavori del Convegno Pastorale Diocesano è stato incentrato sulla relazione “Ragazzi e Giovani: chiamati alla speranza” a cura della Pastorale per la catechesi, i giovani e le vocazioni. Monsignor Puddu ha invece fornito in questo caso indicazioni relative al Convegno ecclesiale della Chiesa italiana, previsto per il 2015 a Firenze. “I giovani credono per adesione personale – ha sottolineato don Emanuele Mameli, Direttore dell’Ufficio Catechistico. Non bisogna nascondere i segnali chiari della secolarizzazione, guardare a questi però con fede e speranza. E’ fondamentale investire nella formazione degli educatori dei ragazzi e sul coinvolgimento delle famiglie considerando che la fede è sempre più una scelta personale”. Sulla stessa linea le pro-
poste di don Davide Collu, delegato per la Pastorale Giovanile. “Se i giovani vengono considerati realmente come un priorità è necessario spendere del tempo con loro, coltivare delle relazioni e dei contatti significativi – ha detto. Una grande ricchezza è data dalla presenza massiccia dei ragazzi alla catechesi, questo permette infatti di curare delle relazioni significative con loro e con le famiglie. I giovani non sono semplicemente "oggetto" di pastorale ma soggetto attivo e protagonista. Bisogna dare dei contenuti seri e studiare bene il messaggio che si vuole dare loro nelle varie attività”. La relazione prende poi in considerazione il ruolo dell’oratorio, argomento privilegiato anche dal Piano Pastorale, visto come luogo di incontro dei ragazzi. “Si deve cercare di sostenere anche le due grandi realtà che già si occupano dei ragazzi: Acr e Agesci
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. Il viaggio apostolico in Albania ha caratterizzato la settimana di Francesco.
Nessuno prenda a pretesto la religione per andare contro la dignità dei fratelli ROBERTO PIREDDA A SETTIMANA DEL Santo Padre è stata caratterizzata in modo particolare dal viaggio apostolico in Albania. Tra i temi principali toccati da Papa Francesco nei suoi diversi interventi troviamo la testimonianza missionaria e la collaborazione tra le diverse religioni. Nell’omelia della Messa a Tirana il Papa ha ricordato l’esempio fedeltà al Vangelo dei tanti martiri dell’epoca comunista: «Ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani, possiamo dire che l’Albania è stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi, fedeli laici, ministri di culto di altre religioni, hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Non sono mancate prove di grande coraggio e coerenza nella professione della fede. Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa! […]Oggi le porte dell’Albania si sono riaperte e sta maturando una stagione di nuovo protagonismo missionario per tutti i membri del popolo di Dio: ogni battezzato ha un posto e un compito da svolgere nella Chiesa e nella società. Ognuno si senta chiamato ad impegnarsi generosamente nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità; a rafforzare i legami della solidarietà per promuovere condizioni di vita più giuste e fraterne per tutti. Oggi sono venuto per ringraziarvi per la vostra testimonianza e anche per incoraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi». Nel saluto alle autorità civili il Pontefice ha richiamato la positiva espe-
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rienza di convivenza tra le religioni che si sperimenta oggi in Albania: «Mi rallegro in modo particolare per una felice caratteristica dell’Albania, che va preservata con ogni cura e attenzione: mi riferisco alla pacifica convivenza e alla collaborazione tra gli appartenenti a diverse religioni. Il clima di rispetto e fiducia reciproca tra cattolici, ortodossi e musulmani è un bene prezioso per il Paese e acquista un rilievo speciale in questo nostro tempo nel quale, da parte di gruppi estremisti, viene travisato l’autentico senso religioso e vengono distorte e strumentalizzate le differenze tra le diverse confessioni, facendone però un pericoloso fattore di scontro e di violenza, anziché occasione di dialogo aperto e rispettoso e di riflessione comune su ciò che significa credere in Dio e seguire la sua legge. Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e sopraffazione! Nessuno prenda a pretesto la religione per le proprie azioni contrarie alla dignità dell’uomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libertà religiosa di tutti!». Papa Francesco è tornato poi sullo stesso tema nell’incontro con i Leader di altre religioni e denominazioni cristiane: «Come cre-
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
La gioia del perdono Imparare dalla sofferenza
gnore visita il suo popolo. E quando noi vogliamo annunziare il Vangelo, portare avanti la Parola di Gesù, questa è la strada. L’altra strada è quella dei maestri, dei predicatori del tempo: i dottori della legge, gli scribi, i farisei … Lontani dal popolo, parlavano … bene: parlavano bene. Insegnavano la legge, bene. Ma lontani. E questa non era una visita del Signore: era un’altra cosa. Il popolo non sentiva questo come una grazia, perché mancava la vicinanza, mancava la compassione e cioè patire con il popolo. (16 settembre 2014).
oi non siamo orfani, abbiamo Madri: la Madre Maria. Ma anche la Chiesa è Madre e anche la Chiesa è unta Madre quando fa la stessa strada di Gesù e di Maria: la strada della obbedienza, la strada della sofferenza e quando ha quell’atteggiamento di imparare continuamente il cammino del Signore. Queste due donne – Maria e la Chiesa – portano avanti la speranza che è Cristo, ci danno Cristo, generano Cristo in noi. Senza Maria, non sarebbe stato Gesù Cristo; senza la Chiesa, non possiamo andare avanti. (15 settembre 2014). Riconoscere i propri peccati
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Vicini al popolo
Gesù rimprovera il fariseo con umiltà e tenerezza. La parola salVicinanza e compassione: così il Si- vezza – ‘La tua fede ti ha salvata’ – la
denti, dobbiamo essere particolarmente vigilanti affinché la religiosità e l’etica che viviamo con convinzione e che testimoniamo con passione si esprimano sempre in atteggiamenti degni di quel mistero che intendono onorare, rifiutando con decisione come non vere, perché non degne né di Dio né dell’uomo, tutte quelle forme che rappresentano un uso distorto della religione. La religione autentica è fonte di pace e non di violenza! Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano». In settimana all’Udienza generale il Santo Padre si è soffermato sul tema della cattolicità e dell’apostolicità della Chiesa: «Il Vangelo è diffuso in tutte le lingue perché la Chiesa, l’annuncio di Gesù Cristo Redentore, è in tutto il mondo. E per questo si dice la Chiesa è cattolica, perché è universale […] Far parte della Chiesa apostolica vuol dire essere consapevoli che la nostra fede è ancorata all’annuncio e alla testimonianza degli stessi Apostoli di Gesù – è ancorata là, è una lunga catena che viene di là –; e perciò sentirsi sempre inviati, sentirsi mandati, in comunione con i successori degli Apostoli, ad annun-
dice soltanto alla donna, che è una peccatrice. E lo dice perché lei è riuscita a piangere i suoi peccati, a confessare i suoi peccati, a dire ‘io sono una peccatrice’, a dirlo a se stessa. Non la dice a quella gente, che non era cattiva: loro si credevano non peccatori. I peccatori erano gli altri: i pubblicani, le prostitute… Questi erano i peccatori. Gesù dice questa parola – ‘Tu sei salvo, tu sei salva, ti sei salvata’- solamente a chi sa aprire il cuore e riconoscersi peccatore. La salvezza soltanto entra nel cuore quando noi apriamo il cuore nella verità dei nostri peccati. E per questo riconoscere i propri peccati, riconoscere la nostra miseria, riconoscere quello che noi siamo e quello che noi siamo capaci di fare o abbiamo fatto è proprio la porta che si apre alla carezza di Gesù, al perdono di Gesù, alla Parola di Gesù ‘Vai in pace, la tua fede ti salva!’, perché sei stato coraggioso, sei stata coraggiosa ad
ciare, con il cuore pieno di gioia, Cristo e il suo amore a tutta l’umanità». Ricevendo in Udienza i Vescovi nominati nel corso dell’ultimo anno, che prendevano parte al Convegno promosso dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali, il Papa ha insistito sulla fedeltà alla propria missione: «Sento il dovere di ricordare ai Pastori della Chiesa l’inscindibile legame tra la stabile presenza del Vescovo e la crescita del gregge. Ogni riforma autentica della Chiesa di Cristo comincia dalla presenza, da quella di Cristo che non manca mai, ma anche da quella del Pastore che regge in nome di Cristo. E questa non è una pia raccomandazione. Quando latita il Pastore o non è reperibile, sono in gioco la cura pastorale e la salvezza delle anime». Sempre in settimana Papa Francesco ha incontrato i partecipanti all’Incontro internazionale “Il progetto pastorale di Evangelii gaudium” organizzato dal Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Con loro ha insistito sulla necessità di dare profondità all’azione missionaria: «Non rincorriamo, per favore, la voce delle sirene che chiamano a fare della pastorale una convulsa serie di iniziative, senza riuscire a cogliere l’essenziale dell’impegno di evangelizzazione. A volte sembra che siamo più preoccupati di moltiplicare le attività piuttosto che essere attenti alle persone e al loro incontro con Dio. Una pastorale che non ha questa attenzione diventa poco alla volta sterile […] Una pastorale senza preghiera e contemplazione non potrà mai raggiungere il cuore delle persone. Si fermerà alla superficie senza consentire che il seme della Parola di Dio possa attecchire, germogliare, crescere e portare frutto».
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
pietre TAIWAN
Una nuova chiesa per S. Giovanni Paolo II La prima chiesa dedicata a S. Giovanni Paolo II nel mondo cattolico cinese è stata consacrata ed inaugurata a Laiyi, nella diocesi di Kaohsiung, a Taiwan. La chiesa ospita una reliquia tratta dal sangue del santo. Mons. Peter Chen-Chung Liu, Arcivescovo della diocesi di Kaohsiung, ha presieduto la solenne Eucaristia per la consacrazione della nuova chiesa, concelebrata da una ventina di sacerdoti, con più di 1.200 fedeli presenti. Il parroco, don Calogero Orifiamma, missionario italiano che è anche l’ideatore e l’architetto della chiesa, è venuto appositamente in Italia per prendere la reliquia del Santo. NIGERIA
2.500 i fedeli uccisi da Boko Haram Sono 2.500 i fedeli della diocesi di Maiduguri uccisi dalle violenze di di Boko Haram. Lo denuncia il Vescovo del luogo, Mons. Oliver Dashe Doeme, rifugiato nella parrocchia Santa Teresa di Yola nello Stato di Adamawa, insieme a migliaia di fedeli. La diocesi di Maiduguri comprende gli Stati di Borno, Yobe e alcune aree di quello di Adamawa, dove si concentrano le azioni di Boko Haram. Nel 2013 era stato decretato lo stato d’emergenza, che non però ha impedito alla guerriglia islamista di continuare le proprie azioni, passando di recente alla conquista di alcune località dove è stato proclamato il “califfato”. La maggior parte degli sfollati accolti nella parrocchia di Yola sono scampati per poco dall’essere uccisi dai membri di Boko Haram. Nella fuga precipitosa molte famiglie sono rimaste divise e diversi genitori ricercano i figli dispersi.
aprire il tuo cuore a Colui che soltanto può salvarti. (18 settembre 2014).
IRAQ
Credere nella Risurrezione
Le scuole di Mosul e della Piana di Ninive che portavano nomi cristiani dovranno cambiarli. E nei programmi di studio di ogni ordine e grado verrà abolito l'insegnamento della lingua e della cultura siriaca e quello dell'educazione religiosa cristiana. Sono queste alcune delle disposizioni imposte dai leader del Califfato Islamico alle istituzioni educative a Mosul e nei territori della Provincia di Ninive caduti sotto il loro controllo. La cancellazione dell'insegnamento della cultura siriaca e di elementi di dottrina cristiana fanno parte delle disposizioni imposte dai militanti del Califfato Islamico per cancellare nel sistema educativo ogni traccia del pluralismo culturale e religioso nelle zone conquistate e trasformare le scuole in strumenti di propaganda dell'ideologia jihadista tra le nuove generazioni.
La resurrezione dei cristiani è uno scandalo, non possono capirlo. E per questo Paolo fa questo ragionamento, ragiona così, tanto chiaro: ‘Se Cristo è risorto, come possono dire alcuni tra voi che non vi è resurrezione dai morti? Se Cristo è risorto, anche i morti risusciteranno’. C’è la resistenza alla trasformazione, la resistenza a che l’opera dello Spirito che abbiamo ricevuto nel Battesimo ci trasformi fino alla fine, alla Resurrezione. E quando noi parliamo di questo, il nostro linguaggio dice: ‘Ma, io voglio andare in Cielo, non voglio andare all’Inferno’, ma ci fermiamo lì. Nessuno di noi dice: ‘Io resusciterò come Cristo’: no. Anche a noi è difficile capire questo. (19 settembre 2014).
Aboliti i nomi cristiani delle scuole di Mosul
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
IL PORTICO DEL TEMPO
Verso il Sinodo sulla Famiglia. I dati sui matrimoni e le unioni di fatto nel nostro Paese.
Sempre meno matrimoni in Italia in aumento solo le nozze civili
del totale italiano (84.841). Nel 2008 la soglia era ferma al 37%. Territorialmente vi sono parecchie differenze: al nord i matrimoni con rito civile superano quelli religiosi, al centro c’è un sostanziale equilibrio, mentre al sud c’è una stragrande maggioranza di nozze celebrate in chiesa. Certamente sta cambiando l’istituto del matrimonio; basti pensare che 15 anni fa il rito civile non raggiungeva il 20% sul totale delle celebrazioni. Primi matrimoni e convivenze more uxorio. Si è passati da 392mila nel 1972 a 174.583 nel 2012; di questi, l’87,8% celebrati tra cittadini italiani. Inoltre molte coppie decidono per un
rinvio delle nozze ad età più mature; ad oggi, gli sposi al primo matrimonio hanno in media 34 anni, mentre le spose 31, sette anni in più rispetto ai dati rilevati nel 1975. La minore propensione a sancire col matrimonio la propria unione, deriva anche dalla crescente diffusione delle unioni di fatto, delle convivenze more uxorio e delle convivenze pre-matrimoniali. Omosessualità. La stima oscilla tra 889mila e un milione 220mila; la maggioranza è concentrata tra gli uomini, i giovani, nell’Italia centrale. Sulla popolazione residente quindi, il 2,4% è omosessuale. Un dato però che può essere fuorviante: i numeri raccolti derivano solo da coloro che hanno deciso di dichiararsi. Due milioni invece, se si considerano le persone che hanno dichiarato di aver avuto esperienze di varia natura con persone dello stesso sesso. Coppie omosessuali. Sono 7.513 le coppie omosessuali rilevate in occasione del censimento della popolazione: di queste, 529 hanno almeno un figlio, secondo fonti non ufficiali. Rispetto al numero delle famiglie in Italia (25.791.690), le coppie omosessuali rappresentano circa lo 0,3% del totale, considerando coloro che si dichiarano. La maggior parte è concentrata nell’Italia settentrionale ed in particolare nel nord-ovest (il 41% del totale nazionale). A scalare il nord-est, centro, sud e isole.
questa procedura è un passo obbligato sebbene doloroso”. La motivazione è illustrata da Roberto Scaramella, amministratore delegato di Meridiana: “La compagnia è rimasta troppo a lungo legata alla sua struttura industriale degli anni ‘90, invece per rimanere competitivi bisogna adeguarsi al cambiamento, anzitutto tecnologico: Meridiana punta a una riorganizzazione aziendale ed industriale in linea con i principali concorrenti europei”. La risposta dei sindacati non si è fatta attendere. E mentre la Cgil parla di «atteggiamento inaccettabile» dei vertici aziendali e annuncia una mobilitazione straordinaria di tutto il personale pretendendo da parte del
Governo la stessa attenzione dimostrata per la vertenza Alitalia, per la Cisl, «questo è l’epilogo che certifica la gestione fallimentare del management della compagnia ma anche della politica regionale sui trasporti» e si associa alla Cgil per una forte mobilitazione. Più cauta la Uil secondo la quale «sterili scioperi e posizioni troppo rigide» hanno impedito una serena trattativa con la compagnia per evitare che la situazione precipitasse. Intanto, mentre si vanno definendo le azioni di lotta dei dipendenti per la difesa dei posti di lavoro e prendono avvio le mediazioni attorno ai tavoli interministeriali per la gestione della vertenza, non si escludono imminenti novità nell’assetto societario di Meridiana con nuovi acquirenti. Infatti, la presenza ad Olbia dei dirigenti della Qatar Airways il giorno in cui la compagnia ha annunciato gli esuberi strutturali potrebbe non essere stata casuale. Tesi questa che sembrerebbe confermata da uno degli uomini di fiducia dell’emiro Al Thani in un’intervista tv. Per cui, da questa prospettiva, la “liquidazione” degli oltre milleseicento lavoratori sarebbe un modo per abbattere i costi aziendali e per consegnare ai nuovi acquirenti una compagnia più snella.
Negli ultimi vent’anni i matrimoni sono calati con una media dell’1,2% annuo, che è salito al 4,8 % tra il 2007 e il 2011 MARCO SCANO
atrimonio Cattolico. Sono abbastanza significativi i dati che ci accompagnano verso la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi che si terrà dal 5 al 19 ottobre sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Se è vero che rispetto ai dati del 2011 l’anno successivo ha visto celebrare 2.308 matrimoni in più, dal 1972 in Italia si registra un trend negativo importante; negli ultimi vent’anni in particolare le nozze sono calate con la media dell’1,2% annuo. Tra il 2007 e il 2011 l’Istat ha rilevato invece un segno negativo del 4,8% all’anno. Il dato positivo del 2012, è dovuto all’aumento dei matrimoni in cui uno o entrambi i coniugi sono di nazionalità straniera: in quell’anno sono state celebrate 4mila nozze di questo tipo in più rispetto al 2011; il picco massimo si ebbe nel 2008. Bisogna dire che sono in calo le nozze con rito cattolico; negli ul-
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timi 4 anni si è registrata una diminuzione di 33mila unità. L’Annuarium Statisticum Ecclesiae riporta però altri numeri: 140.152 matrimoni tra cattolici e 3.182 tra cattolici e non. Per un totale di 143.334 celebrazioni davanti all’Altare. In Europa l’Italia è seconda, preceduta dalla Polonia (150.889) e seguita dalla Francia (71.019). Complessivamente tra cattolici o tra cattolici e non, si sono sposate nel Vecchio Continente 648.540 coppie. Proporzionalmente, l’Italia ha un peso del 22%. Rito Civile. Negli ultimi due anni i matrimoni civili sono aumentati (+5.340), arrivando a rappresentare così il 41%
La crisi di Meridiana angoscia la Sardegna Oltre 1600 lavoratori a rischio di licenziamento FRANCO CAMBA RA POCO MENO di un mese il preannunciato esubero di oltre milleseicento lavoratori della compagnia aerea Meridiana, tra piloti, assistenti di volo e personale di terra, potrebbe diventare realtà con il licenziamento e la collocazione in mobilità. Per la maggior parte di loro si conclude il periodo di quattro anni di cassa integrazione, concordato in sede ministeriale nel febbraio 2011 tra la compagnia aerea e le organizzazioni sindacali. Tutto questo avviene mentre i consigli di amministrazione di Meridiana Fly e Meridiana Maintenance, le due società che inglobano i rami dell’azienda, decidono di accelerare sul piano della ristrutturazione aziendale, puntando ad un cambiamento tecnologico. Un’accelerazione che, sebbene la crisi fosse nell’aria, fa
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infuriare i sindacati e costringe la Regione Sardegna ad appellarsi al Governo chiedendo l’apertura immediata di un tavolo di crisi nazionale, per scongiurare il licenziamento di 1.478 dipendenti di Meridiana Fly (262 piloti, 896 assistenti di volo e 320 operatori di terra) e di 156 lavoratori di Meridiana Maintenance, specializzata nei servizi di manutenzione degli aerei. A livello locale, scendono in campo in difesa dei posti di lavoro le istituzioni della Gallura, con in testa il sindaco di Olbia, nel cui comune risiede la maggior parte dei lavoratori prossimi al licenziamento. Da parte sua la compagnia aerea fondata nel 1963 ad Olbia, con il nome di Alisarda, da Karīm al-Husaynī, meglio conosciuto come Imam Aga Khan, nel momento in cui fa scattare il procedimento per la messa in mobilità del personale in esubero strutturale, riconosce che “l’avvio di
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il fatto CONSIGLIO PERMANENTE CEI
La prolusione del Card. Bagnasco Il cardinale Angelo Bagnasco ha aperto i lavori del Consiglio Permanente della CEI. L’ha fatto con la consueta prolusione nella quale sono stati quattro i temi fondamentali: la famiglia in vista del Sinodo straordinario dei vescovi, le persecuzioni religiose, la situazione del nostro Paese ed il tema dell’educazione. Bagnasco ha ricordato le sfide attuali per i pastori: “L’educazione all’amore che non è pura emozione, la consapevolezza del sacramento del matrimonio e della sua grazia, la preparazione al matrimonio come cammino di fede, la coscienza che l’amore di coppia chiede di essere difeso, alimentato e risanato quando viene ferito, la difficile educazione dei figli, l’armonizzazione dei tempi della famiglia e quelli del lavoro, le situazioni di separazione e divorzio, le convivenze”. Un orizzonte ampio che “sarebbe gravemente fuorviante - per Bagnasco - ridurre alla prassi sacramentale dei divorziati risposati, come sembra essere indotto dalla pubblica opinione. La famiglia merita più considerazione sul piano culturale e molto più sostegno a livello sociopolitico aggiunge Bagnasco. La famiglia non è una questione privata ma pubblica, è un bene non solo per la coppia ma per tutti”. Le persecuzioni religiose. Nella prolusione c’è anche il monito contro l’intolleranza religiosa, “vergogna terribilmente attuale”. Bagnasco ricorda l’appello della Chiesa al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro il “silenzio imbarazzante» e perché i cristiani nel mondo – come le altre minoranze religiose – possano tornare nelle loro case liberi e in pace”. Dall’analisi delle tensioni e dei conflitti internazionali, e del fenomeno del terrorismo, il presidente della Cei stringe lo sguardo sul Paese. Sui troppi migranti morti nel Mediterraneo e sulla crisi e la “depressione spirituale” di un’Italia che chiede “riforme strutturali, più ampie partecipazioni imprenditoriali, investimenti, visione industriale, reti solide affinché i piccoli possano trattare con i grandi, ricerca e continua innovazione per non essere imitati e penetrare mercati nuovi”. Quanto poi ai temi educativi e alla scuola, Bagnasco afferma che essa deve “educare a pensare”. “Viviamo nella cultura dell’apparenza, in una specie di bolla virtuale piena di fantasmi e di miti che abbagliano ma che sono vuoti. Una bolla che continuamente dispensa sogni di cristallo destinati a frantumarsi sotto i colpi della vita. E quanto più i burattinai del mondo se ne accorgono, tanto più la gonfiano – questa bolla – perché continui a incantare. Ma l’uomo non può vivere sempre nel vuoto”.
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IL PORTICO
IL PORTICO DEI GIOVANI
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Pastorale giovanile. Sono numerose le attività per i ragazzi proposte dalla parrocchia cagliaritana.
Portare avanti il carisma di San Francesco per avvicinare i giovani alla fede in Cristo Tra le esperienze principali portate avanti dalla comunità in ambito giovanile il campo scuola estivo e la settimana di spiritualità ad Assisi MATTEO PIANO
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A PARROCCHIA DI San Francesco d’Assisi, situata a Cagliari in via Piemonte, e retta dai Frati Minori Conventuali, è una comunità molto attiva. Soprattutto per quanto riguarda le numerose attività e iniziative che coinvolgono i giovani. Nonostante il quartiere La Vega tenda all’invecchiamento, la realtà giovanile è più che fiorente. E non si parla della presenza di giovani coppie o di studenti fuori sede, che per la vicinanza delle facoltà, vivono nel quartiere. Si parla di gruppi di catechismo numerose, dove la maggior parte dei ragazzi vengono da territori extra-parrocchiali, di tre gruppi giovani e di studenti universitari che si dividono tra animazione e catechismo. Tutti questi dati non fanno
Il gruppo giovanile ad Assisi.
altro che confermare un trend positivo. Tante sono le esperienze a disposizione dei ragazzi, che mettendosi in gioco condividono i propri talenti e intraprendono un percorso di crescita, spirituale e personale, che responsabilizza la persona. Tutte le attività proposte ai giovani, la maggior parte di queste a sfondo francescano, sono organizzate da un team di giovani animatori (dai 18 ai 30 anni come fa-
scia d’età) coadiuvati dal parroco e da animatori più grandi con una lunga esperienza alle spalle. Due esperienze accomunano i ragazzi della parrocchia di San Francesco: il campo scuola e la settimana di spiritualità ad Assisi. Il Campo Scuola è dedicato ai cresimati ed è la prima esperienza che un giovane compie nel suo percorso di crescita. Quest’anno il campo scuola, della durata di circa una settimana, si è tenuto pres-
so Villa Tecla. Il tema scelto per riflettere e crescere insieme è stato quello della bellezza. Tema molto stimolante visto che oggi la quotidianità viene quasi data per scontata e non riusciamo più ad accorgerci di quanto possa essere stupenda la nostra vita. La bellezza che c’è in me, che è presente in Dio, nelle amicizie e nella famiglia, sono stati alcuni fra i diversi spunti su cui i ragazzi hanno riflettuto per poter vedere con occhi nuovi la loro vita. Proprio come racconta Benedetta, al suo primo campo scuola: “Il campo è un’esperienza bellissima. Fa vivere ed imparare tanto a tutti, dagli animatori a noi ragazzi. Oltre ad unirci, conoscerci meglio e collaborare, il campo scuola segna un inizio. Con la cresima, molti pensano che finisca tutto, invece è tutto il contrario. Il campo scuola ti aiuta a crescere, riflettere ma soprattutto ti fa maturare, non solo per quanto riguarda la propria fede, ma in generale, maturi proprio come persone e ti senti più completo”. L’altra attività dedicata ai giovani è la settimana di spiritualità ad Assisi. Oltre a trattarsi della prima esperienza fuori dai confini della Sardegna (visto che i campi scuola si svolgono sempre nell’isola),
la settimana permette ai ragazzi di conoscere da vicino e molto intimamente i luoghi di San Francesco, come il Sacro Convento, l’Eremo delle Carceri o San Damiano. Durante questi sette giorni, giovani provenienti da tutta Italia imparano a confrontarsi su tematiche attuali e riescono a condividere le proprie esperienze parrocchiali e regionali. Il tutto accompagnato da giochi e momenti di spiritualità. Come confermano Erica, Emma, Irene e Sara: “Durante la nostra esperienza abbiamo vissuto dei momenti di riflessione che ci hanno toccato molto. I momenti più toccanti sono stati la veglia presso la tomba, (un momento di preghiera nella cripta della basilica di San Francesco) e le confessioni, che abbiamo sentito come esperienze di fede significative, accentuate dai magici luoghi in cui ci trovavamo che hanno creato un atmosfera di raccoglimento quasi surreale. Consigliamo a qualsiasi gruppo di provare questa esperienza di fede”. Il percorso formativo dei giovani prosegue anche dopo la maggior età. Infatti a fine ottobre, si svolge il Convegno “Giovani Verso Assisi”, 5 giorni di attività dove ci s’interroga sul valore della fede e su tematiche di stretta attualità.
Il libro sulla Visita del Papa a Cagliari Il volume che celebra l’anniversario della visita di Papa Francesco a Cagliari Il libro, edito da Il Portico, contiene un ricco materiale fotografico e i principali discorsi del Santo Padre, unitamente ai saluti indirizzati al Papa dai Vescovi sardi più una selezionata rassegna stampa relativa all’evento. È possibile trovare il volume nelle librerie di Cagliari: PAOLINE di via Garibaldi, SALESIANA DON BOSCO di piazza Giovanni XXIII, SANT’EUSEBIO di corso Vittorio Emanuele II, OMNIA SACRA di via Eroi D’Italia a Pirri.
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IL PORTICO DI CAGLIARI
Cultura. L’intervista a Stefano Ledda, direttore artistico della compagnia cittadina.
Il Teatro del Segno, formare i ragazzi ai valori attraverso lo spettacolo La Compagnia teatrale di Cagliari propone uno spettacolo sul tema del gioco d’azzardo e dell’uso del denaro MATTEO MAZZUZZI
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OVINARSI È un gioco”: è questo il nome del progetto ideato dal Teatro del Segno di Cagliari per sensibilizzare i ragazzi delle scuole sui rischi del gioco d’azzardo tecnologico. È Stefano Ledda, direttore artistico della compagnia, a raccontarne i dettagli. In cosa consiste il progetto? Il nucleo è costituito da uno spettacolo intitolato “G.A.P. Gioco d’Azzardo Patologico” che racconta la storia di un giocatore d’azzardo. Al termine della rappresentazione apriamo un dibattito che coinvolge i ragazzi delle scuole, gli insegnanti, gli esperti e anche me in qualità di autore dello spettacolo. Qual è lo scopo del dibattito? Attraverso il teatro si cerca di parlare senza filtri dell’argomento e il dibattito serve per stimolare il senso critico dei ragazzi. Il successo maggiore è proprio quello di riuscire ad accendere in loro la voglia di capire se determinate cose
Stefano Ledda in scena.
sono giuste o sbagliate. Una domanda che ricorre spesso è questa: se i problemi raccontati sono veri perché c’è tutta questa pubblicità che promuove il gioco d’azzardo? Questo è già un grande passo avanti. In che senso? Da qualche anno in Italia c’è una pressione pubblicitaria enorme nei confronti dei ragazzi. Pensiamo solo a testimonial come Totti, Buffon e la Arcuri ma anche a slogan come
“ti piace vincere facile?”. Attraverso un’apertura del senso critico, queste pressioni possono essere subite in maniera meno passiva e assimilate meno. Per esempio è possibile comprendere che il gioco d’azzardo può avere un’altra faccia della medaglia, la dipendenza, che spesso è relegata alle ultime righe degli spot, detta molto in fretta, in modo tale che si senta poco e si confonda.
Quanti ragazzi siete riusciti a coinvolgere? In 7 anni, quasi 10.000 studenti hanno visto lo spettacolo. Ciò dimostra che il teatro è ancora uno strumento efficace per trasmettere un’emozione e utile per parlare della realtà che ci circonda. Quali sono gli altri progetti del Teatro del Segno? La nostra compagnia ha una poetica precisa sintetizzata dal nome: la ricerca del minimo segno emotivo che consente di raccontare una storia. Si tratta di un lavoro di composizione in cui sono eliminati parole, oggetti e scenografie inutili e l’azione scenica diventa essenziale e funzionale alla narrazione. Attori, scena e testo cercano tutti il segno di una storia e il modo più puro per comunicare un’emozione. In questo senso i nostri progetti sono spesso legati al teatro sociale: “Chi era Giacomo Serra” è un testo che, utilizzando una figura tratteggiata da Sergio Atzeni, discute di sicurezza sul lavoro, “Baroni in Laguna” usa la vicenda della rivolta dei pescatori a Cabras per parlare di diritto al lavoro e di applicazione della legge, “Il Sogno Svanito” parla invece del diritto all’acqua. Ci sono poi altri spettacolo molto belli e di successo, scritti, recitati e cantati da Rossella Faa, quali “Sighi Singin'” e “Ba-Baa!”. Il denominatore comune è però sempre uno: raccontiamo ciò che abbiamo intorno.
L’anniversario della visita di Papa Francesco
Domenica 21 settembre mons. Miglio ha presieduto a N.S. di Bonaria una celebrazione in ricordo della visita di Papa Francesco. (foto Elio Piras)
IL PORTICO
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brevi IL 12 OTTOBRE
P. Francesco Zirano sarà proclamato beato La Chiesa di Sassari si sta preparando senza riserve verso l'appuntamento di domenica 12 ottobre, quando la città ospiterà la solenne cerimonia di beatificazione di Padre Francesco Zirano, il francescano sassarese morto da martire in Algeria nel lontano 1603. La segreteria organizzativa prevede l'arrivo di migliaia di fedeli da tutta l'isola. Lo spirito con cui ci si sta muovendo è quello della condivisione ecclesiale, perché una beatificazione non può essere un evento circoscritto soltanto a una sola città o a una sola famiglia religiosa: quando si parla di eventi di questa portata occorre ragionare come Chiesa cattolica e in particolare, in questo caso, come Chiesa sarda. Francesco Zirano è infatti il primo figlio della Chiesa sarda che sale agli onori degli altari con una cerimonia che si svolge nella sua stessa terra: l'unico caso simile è quello della beatificazione di Suor Nicoli a Cagliari, ma in quel caso si trattava di una personalità sarda "di adozione". Inoltre, è la prima beatificazione in assoluto di un sassarese in 2mila anni di storia della cristianità. DOMENICA IN SEMINARIO
Incontro per i nuovi catechisti Domenica nei locali del Seminario arcivescovile, si terrà un momento di confronto e di formazione per i catechisti che, da pochissimo hanno ricevuto la chiamata per il delicato e prezioso servizio dell’annuncio e della catechesi. Un’occasione per approfondire il profilo del catechista alla luce dei recenti Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. Un’opportunità offerta a chi riceve per la prima volta il mandato, per affacciarsi, dopo il Convegno dei Catechisti, al panorama diocesano e cominciare a condividere, con altri catechisti, fatiche, speranze, iniziative e prospettive comuni. Il programma prevede alle 17 l’accoglienza e la preghiera, a seguire l’introduzione e la presentazione del tema “Il catechista oggi. Profilo del catechista alla luce degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia”, con successivo Confronto e condivisione in piccoli gruppi, al termine le Comunicazione su esperienze, attività e iniziative dell’Ufficio Catechistico Diocesano, e alle 19 la Preghiera dei vespri. Per informazioni www.ufficiocatechisticocagliari.it, Tel. 07052843216; 3661504634, uffcatechistico@diocesidicagliari.it.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
XXVI DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)
dal Vangelo secondo Matteo
MICHELE ANTONIO CORONA
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l brano evangelico che la liturgia ci offre è il primo di quattro domeniche successive che presentano una lettura quasi integrale di Matteo (eccetto i versetti 44-46). Il versetto che introduce la pericope precisa i destinatari prossimi della parola di Gesù: i principi dei sacerdoti e gli anziani del popolo. Mentre non viene esplicitato il luogo in cui – secondo la narrazione evangelica – questa parabola viene ambientata: il tempio. Due particolari che risultano centrali per la comprensione del brano e del suo messaggio di fondo. Gesù è entrato a Gerusalemme e, dopo l’accoglienza trionfale che gli è stata riservata, entra nel tempio per annunciare la buona notizia. Il lusinghiero successo ottenuto tra la folla non lo dispensa dalla sua consueta parresia improntata all’amore, la giustizia e la verità. I primi a subire il suo anelito messianico sono i venditori del tempio, emblema di un raggiro di poveri e fedeli divenuto sistema
il portico della fede
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n quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli». Mt 21, 28-32
Non vi siete nemm
consueto di corruzione. Tale forza di purificazione provoca i capi religiosi del popolo ad avvicinarsi a questo Maestro galileo per tastarne la dottrina, la religiosità, la preparazione, le intenzioni. Il loro atteggiamento si alterna tra il provocatorio e lo spocchioso, tra la propensione alla censura totale e la diffidenza, tra il sospetto e la ricerca di una cavillo per annientare questo rabbi, troppo popolare ed ingombrante. Così il Nazareno si rivolge proprio ai suoi interlocutori, che pretendono sapere da dove derivi una tale autorità. In risposta a questa domanda si pone la parabola presente nel nostro brano evangelico. L’esperienza narrata è piuttosto comune: il padre di due figli ottiene risposte opposte al proprio ordine, non seguito dall’effettivo atteggiamento. La parabola non propone un atto da imitare o una soluzione morale, ma mostra in modo paradossale quale sia l’atteggiamento dell’uomo nei confronti del Padre. Il primo figlio presenta una prontezza
invidiabile nell’accettare l’ordine del padre. Risponde prontamente ‘si’, ma non fa seguire la concretezza dell’atteggiamento, tanto che non vi si reca. Il secondo figlio, pur apparendo più istintivo e ribelle, si reca in vigna, sebbene si fosse opposto all’ordine. Il testo sottolinea che il cambio di idea/voglia nasce dal pentimento. Questo è un atteggiamento tipico di colui che riesce a rendersi conto che le proprie convinzioni possono essere modificate, che i (troppo personali!) criteri di bene possono essere revisionati dall’ascolto della voce del Padre. ‘Si pente’ chi “ha riflettuto e si è allontanato da tutte le colpe commesse” (prima lettura). La parabola è provocatoriamente attualizzata dal Maestro di Nazareth attraverso l’applicazione ad una duplice categoria di persone, totalmente invisa agli interlocutori e al popolo ebraico del tempo: i pubblicani e le prostitute. Questi sono paragonati al secondo figlio, che a parole nega la propria obbedienza, ma ha la capacità di tornare
sui propri passi, pentirsi e agire secondo l’indicazione paterna. L’ultimo versetto della pericope sottolinea, ancora una volta, che la richiesta del Maestro richiede primariamente la propensione al pentimento: “Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete neppure pentiti per credergli”. Tornando alla contestualizzazione del brano: perché evocare il tempio e i capi religiosi del popolo? Il tempio era il luogo della presenza certa di Dio, del suo culto, della sua vicinanza. Il Cristo ricorda che la presenza di Dio è suggellata, piuttosto, dall’amore, dall’ascolto, dall’obbedienza alla Parola, dalla relazione schietta e fiduciosa col Padre. I destinatari dell’invettiva sono tutti coloro che credono di essere arroccati nel bene, nella giustizia, nella relazione con Dio solamente per un ‘si’ proclamato, ma non seguito da gesti concreti di sequela. ‘Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono’ (canto al vangelo).
LA GIOIA DI STARE ACCANTO AGLI ULTIMI Non dimenticarsi dei poveri e degli scarti della società (cfr 195)! È questo il fondamento biblico che ci offre papa Francesco per vivere concretamente da cristiani credibili che non possono né debbono lasciarsi travolgere dalle grandi offerte consumistiche di una società chiusa nella durezza di cuore. Infatti, insegna l’Evangelii Gaudium la “scelta preferenziale per i poveri”, è per la Chiesa, non una semplice categoria culturale, sociologica, politica o filosofica, essa è una scelta teologica, vale a dire affonda le radici nella stessa scelta di Dio, quando incarnandosi nel seno della Vergine Maria scelse di essere povero lui stesso! Entrando nella storia dell’umanità Gesù, il Figlio di Dio, si è “fatto carne” facendo esperienza di ogni fragilità umana, eccetto il peccato. Il suo programma di vita è quello di stare accanto agli ultimi (Lc 4, 18): a chi ha fame, a chi ha sete, a chi non ha
giustizia, a chi è oppresso…; insomma in poche parole a chiunque abbia bisogno dell’amore dei fratelli, della misericordia di Dio e della carità. I cristiani, infatti, sin dai primi anni del diffondersi del Cristianesimo, sono riconosciuti per la loro carità verso i poveri in tutti gli ambiti della vita, e sono capaci, a motivo delle virtù teologali (fede, speranza, carità), di trasformare le varie realtà terrene per volgerle al bene; ma il compito non mai è concluso, c’è ancora molto da fare per realizzare un cammino di liberazione da ogni male, che affligge l’umanità. Il “povero”, dichiara papa Francesco è il paradigma della nuova evangelizzazione, anzi il povero in qualche modo ci educa ad accogliere l’azione dello Spirito, ci apre il cuore all’amore, ci apre gli orecchi a sentire il loro grido di dolore, ci apre gli occhi a vedere le realtà con lo sguardo misericordioso del Maestro, pertanto l’agire
del cristiano non sarà semplicemente frutto di attivismo, di efficacia o di competenza organizzativa, o ancora di grandi piani programmatici, ma sarà l’effetto dell’azione dello Spirito di Cristo risorto nel cuore di ciascuno, che riconoscendo nei fratelli sofferenti il volto di Cristo, porterà il suo contributo a promuovere un nuovo umanesimo, caratterizzato certamente dalla ricerca della giustizia e dalla promozione del dialogo perché vi sia, ovunque, pace e progresso per tutti. “La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze (dei poveri ndr), e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause …ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro” (198). di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
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meno pentiti...
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L’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo/8
Lo sviluppo integrale della famiglia i sottolinea, l’importanza della famiglia per uno sviluppo integrale: la famiglia risulta fondamentale per la maturazione di quei processi affettivi e cognitivi che sono decisivi per la strutturazione della persona. In quanto ambiente vitale in cui si forma la persona, la famiglia è anche la sorgente da cui attingere la consapevolezza di essere figli di Dio, chiamati per vocazione all’amore. Altri luoghi contribuiscono alla crescita della persona, come la convivenza sociale, il mondo del lavoro, la politica, la vita ecclesiale; tuttavia, si riconosce come i fondamenti umani acquisiti in famiglia permettano di accedere ad ulteriori livelli di socializzazione e strutturazione. 44. La famiglia si confronta quotidianamente con molte difficoltà e prove, come segnalano molte risposte. Essere una famiglia cristiana non garantisce automaticamente l’immunità da crisi anche profonde, attraverso le quali però la famiglia stessa si consolida, giungendo così a riconoscere la propria vocazione originaria nel disegno di Dio, con il sostegno dell’azione pastorale. La famiglia è una realtà già “data” ed assicurata da Cristo, ed insieme è da “costruire” ogni giorno con pazienza, comprensione e amore. 45. Un dato importante che emerge dalle risposte è che anche di fronte a situazioni assai difficili, molte persone, soprattutto giovani, percepiscono il valore del legame stabile e duraturo, un vero e proprio desiderio di matrimonio e famiglia, in cui realizzare un amore fedele e indissolubile, che offra serenità per la crescita umana e spirituale. Il “desiderio di famiglia” si rivela come un vero segno dei tempi, che domanda di essere colto come occasione pastorale. 46. È necessario che la Chiesa si prenda cura di famiglie che vivono in situazioni di crisi e di stress; che la famiglia sia accompagnata durante tutto il ciclo della vita. La qualità delle relazioni al suo interno deve essere una delle preoccupazioni cruciali della Chiesa. Il primo sostegno viene da una parrocchia vissuta come “famiglia di famiglie”, identificata come il centro principale di una
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RISCRITTURE
IL PERICOLO DELLA “ROUTINE” Gesù nel Vangelo racconta la parabola dei due figli che sono invitati dal padre a lavorare nella vigna. Il primo figlio rispose: “«Non ne ho voglia»; ma poi, pentitosi, ci andò” (Mt 21,29). L’altro, invece, disse al padre: “«Sì, signore», ma non andò” (Mt 21,30). Alla domanda di Gesù, chi dei due abbia compiuto la volontà del padre, gli ascoltatori giustamente rispondono: “Il primo” (Mt 21,31). Il messaggio della parabola è chiaro: non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di fede. Gesù – lo abbiamo sentito - rivolge questo messaggio ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo di Israele, cioè agli esperti di religione del suo popolo. Essi, prima, dicono “sì” alla volontà di Dio. Ma la loro religiosità diventa routine, e Dio non li inquieta più. Per questo avvertono il messaggio di Giovanni Battista e il messaggio di Gesù come un disturbo. Così, il Signore conclude la
sua parabola con parole drastiche: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli” (Mt 21,31-32). Tradotta nel linguaggio del tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede. Benedetto XVI – Omelia 25 settembre 2011
pastorale rinnovata, fatta di accoglienza e di accompagnamento, vissuto nella misericordia e nella tenerezza. Si segnala l’importanza di organizzazioni parrocchiali a supporto della famiglia. 47. In alcuni casi, inoltre, urge la necessità di accompagnare situazioni in cui i legami familiari sono minacciati dalla violenza domestica, con interventi di sostegno atti a risanare le ferite subite, e sradicare le cause che le hanno determinate. Dove dominano abuso, violenza e abbandono non può esserci né crescita né percezione alcuna del proprio valore. 48. Si sottolinea, infine, l’importanza di una stretta collaborazione tra le famiglie/case e la parrocchia, nella missione di evangelizzazione, così come la necessità del coinvolgimento attivo della famiglia nella vita parrocchiale, attraverso attività di sussidiarietà e solidarietà a favore di altre famiglie. Al riguardo, si menziona l’aiuto prezioso di comunità composte da famiglie. Anche l’appartenenza a movimenti e associazioni può risultare particolarmente significativa dal punto di vista del sostegno. 49. Si sottolinea con grande frequenza la necessità di una pastorale familiare che miri ad una formazione costante e sistematica sul valore del matrimonio come vocazione, sulla riscoperta della genitorialità (paternità e maternità) come dono. L’accompagnamento della coppia non si deve limitare alla preparazione al matrimonio, rispetto alla quale si segnala – peraltro – la necessità di rivedere i percorsi. Si mette in luce piuttosto il bisogno di una formazione più costante e articolata: biblica, teologica, spirituale, ma anche umana ed esistenziale. Si fa presente la necessità che la catechesi assuma una dimensione intergenerazionale, che coinvolga attivamente i genitori nel percorso di iniziazione cristiana dei propri figli. Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Instrumentum laboris nn. 43-49 26 giugno 2014
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
LETTERE A IL PORTICO Il ceo Jamie Dimon della J.P. Morgan Chase è un banchiere che molti amministratori finanziari italiani dovrebbero copiare; in soli sette anni ha portato la propria banca da una perdita di mezzo miliardo di dollari ad un utile di 35 miliardi di dollari . Il suo successo, nel periodo di crisi mondiale, non restringere il credito alle imprese,( dimenticandosi delle raccomandazioni ). Nel nostro paese i superman che gestiscono la finanza preferiscono investire in titoli specialmente pubblici, i loro liquidi, sul presupposto che i prestiti, (elargiti anche ad amici e conoscenti ) han prodotto perdite anti economiche!! Così che la disoccupazione, che il Presidente del consiglio tenta di arginare prima, e poi di far diminuire, diventa un boomerang per la economia italiana con un tasso di disoccupazione del 12,6% contro il tasso del 11,6% degli altri paesi; apprendiamo oggi che la Luchini è in fase di chiusura e la Maltauro deve ricapitalizzare per non fallire, queste, tra le grosse imprese italiane in difficoltà; inoltre con il risparmio privato italiano che tende ormai a comprimersi e a sparire. Un Renzi che tenta di barcamenarsi con i 511 decreti attuativi da emettere , parte dei quali reminiscenze di provenienza prima di Monti e poi di Letta. Un Renzi che non riesce a convincere la Eu-
ropa ad elargire fondi da spendere per gli immigrati, e non ha ancora capito che quei fondi li deve spendere nei paesi di origine di quei diseredati, per tentare di bloccare lo esodo , invece che proclamare la loro accoglienza, per poi sbattere nelle strade del nostro amato paese migliaia di persone, lasciate al buon cuore degli italiani. Diseredati che sbarcano nel nostro paese e solo nelle nostre spiagge, perché risaputo che l’ Italia unico paese in Europa ad accoglierli, per poi concedere loro il certificato di rifugiati politici. Mentre le centinaia di migliaia di veri profughi provenienti dalla guerra in Siria ,Iraq, Palestina, Afganistan… muoiono di fame o di stenti prima di raggiungere il mare e trovare le carrette che invece si trovano in Libia e paesi limitrofi. Mentre nuovi califfati avanzano, non ultimo quello di prossima istituzione in Turchia , con il suo vero principe Erdogan, foriero di un paese mussulmano-unico- moderno e in grande evoluzione, monito per israeliani e palestinesi che non vogliono la pace. Vero è che Draghi ha promesso di imprestare alla banche in due anni mille miliardi, perché forniscano prestiti alle imprese e famiglie, ma conosciamo bene il modus operandi dei nostri istituti finanziari per capire che si tradurrà tutto in una bolla di sapone, ovvero
in un ulteriore aiuto alle banche. Come è altrettanto vero che il nostro amato Presidente della Repubblica tuoni a chiare lettere che se l’Italia non trova il modo di occupare i giovani è indirizzata a scomparire, come potenza; invitando tutti gli italiani a fare il proprio dovere; cosa non sentita dai più, lo dimostra l’operato di un noto conduttore televisivo che ha optato per la uscita da RAI, per non vedersi incrementato il proprio appannaggio già milionario, proprio ora che tira aria di crisi in tutto il paese, anche a causa delle tasse incrementate sconsideratamente; infatti la scomparsa dell’ICI, che raccoglieva ben 9 miliardi di euro, ha portato nuove tasse per 25 miliardi di euro, e non finisce qui perché a breve la modifica del catasto produrrà una ulteriore tassazione. Con ulteriore stretta degli investimenti nelle costruzioni. Per evitare ciò si è inventato “il prestito ipotecario vitalizio” di prossima istituzione per gli over 65 . Mentre un povero cittadino ha atteso 30 anni di contenzioso per i diversi gradi di giudizio, per vedersi rimborsati 15.000 euro per indebita ritenuta, (posto che nel caso in questione non applicata la norma della lite temeraria a carico dello stato, che sempre ha contestato indebitamente il preteso rimborso). Carlo Ponticelli
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
n ragazzo e una ragazza si incontrano e si innamorano follemente. E' la storia piu' vecchia del mondo. Di mezzo c'e´ una malattia, e non una di quelle facili da superare: il cancro. Altro elemento di sicuro non originale per un film. Colpa delle stelle esce al cinema qui da noi a fine estate con una trasposizione cinematografica del best seller di John Green e, dopo aver spopolato in America, riempie le sale commuovendo tutti, giovani e non. I perche' sono tanti, e sono anche facili da analizzare: e' una storia adolescenziale ma allo stesso tempo universale, perche' le cose quotidiane come la scuola, gli amici e la prima cotta si scontrano con una realta' ben piu' profonda e dura da affrontare come la malattia, che porta con se' incertezza del domani e paura di morire senza lasciare traccia. La vera preoccupazione di tutti i giovani oggigiorno e' proprio questa: andarsene via senza lasciare traccia, sentirsi realizzati attraverso un qualunque tipo di riconoscimento. Hazel pero', diciassettenne forte e mai stanca di combattere, vive le sue giornate senza paticolare intensita' fino a quando un giorno, convinta dalla mamma, inizia a frequentare un gruppo di sostegno. Li conosce Augustus Waters, diciottenne reduce da un intervento che insieme al tumore gli ha portato via anche la gamba, ma ha mantenuto intatto il suo ottimismo e la convinzione di poter fare qualcosa di grande. I due ragazzi hanno una grossa sofferenza e consapevolezza del dolore che li accomu-
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In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo di… arte e fede La chiese di Orroli (Terenzio Puddu) Domenica 28 settembre ore 18.10 Lunedì 29 settembre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 28 settembre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione I tweet di Papa Francesco Martedì 30 settembre ore 19.10 Mercoledì 1 ottobre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia La struttura della fede - 2^ parte A cura di Sabino Chialà. Monaco di Bose Mercoledì 3 ottobre 21.30 Oggi parliamo con… Don Davide Curreli Giovani e missione Mercoledì 3 ottobre 19.10 Giovedì 4 ottobre ore 08.30
La pellicola americana tratta dal best seller di John Green
Colpa delle stelle VALERIA USALA
na, cosi si iniziano a conoscersi e molto presto, riprende il tema della malattia e quello delsi innamorano. la consapevolezza di essere destinati l'uno La vera potenza all'altra. Qui c'e' in del film sono i due aggiunta un per protagonisti, disempre che, detto ventati in pochisda due adolescenti simo tempo beniache sanno non rimini del pubblico manergli molto oltreoceano (Shaitempo da trascorrlene Woodley nelrere insieme, ha la la parte di Hazel e forza delle parole Ansel Elgort in vere per l'eternita'. quella di AuguMa il film non e' stus), attori credipotente solo per bili di un dramma questo: le musiche che anche nei tratsono fresche, misuti piu' bui mantierate e cucite intorne una delicatezza no ai due protagoche oggi e' cosi difnisti; molti cliche' ficile da trovare. degli adolescenti di C'e' tanto de 'I pasoggi vengono si dell'amore' e smantellati (pur tanto anche de 'Le creandone altri, dipagine della nostra versi anche se forvita' in questo film, se non meno banadue storie da cui si li) in un continuo
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.10 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana - Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30
Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15
Lampada ai miei passi (29 settembre - 5 ottobre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Mariano Matzeu Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa
alternarsi di strizzatine d'occhio al pubblico giovane che si riconosce nella storia, ma e' allo stesso tempo oggetto di prese in giro sottili, velate e 'generazionali'. E in piu', i genitori per la prima volta non fanno solo da contorno esasperante, ma si danno forza a vicenda e senza vergogna capiscono di poter andare avanti trovando un modo per convivere con il dolore, sentendosi meno in colpa e facendo sentire meno in colpa anche chi se ne andra' (e questa, piu' di tutto, e' una lezione da cui tante famiglie possono imparare). Tutti elementi che parrebbero identificarlo come l'ennesimo film melodrammatico escogitato per attirare pubblico dalla lacrima facile e mettere soldi nelle casse di Hollywood. Cosa sicuramente vera, almeno in parte. Se pero' prendiamo per buono l'assioma che ogni film di successo si porta dietro verita' sul pubblico, ovvero su chiunque paghi per andare in sala a vederlo, allora Colpa delle stelle potrebbe essere molto di piu' che il melodramma dell'anno. In fondo parla del nostro costante sforzo nel cercare di essere ricordati per qualcosa; parla della malattia, e quindi della sofferenza, ricordandoci che e' inevitabile ma che possiamo sempre scegliere come affrontarla, e da li dipende il valore che diamo al tempo che ci rimane. Ma sopratutto parla di un'esigenza che da sempre ci accomuna: quella di essere amati profondamente e di amare a nostra volta con altrettanta profondita', per sempre. Non saremo originali, ma siamo noi.
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Famiglia. Il 19 e 20 settembre in Corte d’Appello si è svolto il Convegno dell’Unione Giuristi Cattolici.
Nonostante la crisi la famiglia rimane la fonte della speranza per la crescita di tutta la società Il Convegno ha toccato gli aspetti giuridici, etici, psicologici, della realtà familiare odierna LUIGI MURTAS
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A FAMIGLIA E il suo futuro
è stato il tema oggetto del convegno dell’Unione Giuristi Cattolici di Cagliari, svoltosi nell’aula magna della Corte d’Appello di Cagliari gli scorsi 19 e 20 settembre.: autorevoli esperti di diverse discipline si sono avvicendati per analizzare la cause della spesso sottolineata “crisi della famiglia” e per individuare prospettive di miglioramento. La professoressa Maria Teresa Russo, antropologa, docente al Campus Biomedico di Roma, ha evidenziato come, più che di famiglia “In crisi”, sarebbe corretto parlare di “famiglia sotto assedio o sotto stress”, facendo riferimento agli ostacoli spesso frapposti dalla cultura diffusa, che non aiuta certo a realizzare una promozione della famiglia. Una cultura che presenta evidenti tratti di schizofrenia, quando da un lato esalta le capacità della fa-
miglia quale “ammortizzatore sociale” (assistenza agli anziani e ai disabili, sostengo economico ai figli ancora in situazione di precarietà lavorativa), ma dall’altro la emargina a livello politico e culturale. Ma è dalla famiglia che deriva la speranza per una crescita di tutta la società. Sono infatti le relazioni interpersonali che si vivono all’interno di essa – nuzialità, paternità-maternità, filiazione, fraternità – che permettono ai suoi membri di realizzarsi come persone e pertanto di contribuire a edificare una società più giusta e solidale
L’unicità della famiglia, intesa come stabile unione di uomo e donna aperta alla generatività, è stata al centro della relazione di Michele Belletti, costituzionalista dell’Università di Bologna, che ha tracciato un quadro riassuntivo delle vicende che hanno caratterizzato l’istituto nella nostra legislazione, nella giurisprudenza e nella prassi amministrativa. Così pure il prof. Andrea Nicolussi, dell’Università Cattolica di Milano, ha evidenziato quali beni insostituibili sono racchiusi nelle dinamiche familiari sane.
La famiglia è il contesto in cui le relazioni umane superano una dimensione puramente “contrattuale”; infatti, una società pluralista e liberale non può vivere di rapporti esclusivamente contrattuali. I contratti e le leggi sono certo il segno di una conquistata autonomia e libertà, ma è necessario che la società sia pervasa da altri fattori – fiducia, senso del bene comune, rispetto reciproco, responsabilità – che possono prodursi solo attraverso un lento processo di socializzazione che inizia nella famiglia. Come conciliare le esigenze della famiglia con quelle del lavoro? E’ possibile realizzare un’armonia tra queste dimensioni nell’attuale situazione di crisi economica? Secondo Lucio Fumagalli - dirigente d’azienda, sociologo e docente universitario - sì. Occorre ridiscutere le modalità giuridiche, organizzative e culturali che permettono di tutelare le dimensioni sociali e familiari e questo percorso dovrà portare a rendere sempre più facile integrare nel sistema lavorativo il numero più ampio e qualificato di persone. I sistemi di impresa e organizzativi in genere si fanno sempre più complessi, articolati e tra loro assai differenziati e richiedono quindi persone professionalmente competenti e psicologicamente equilibrate e serene, ca-
paci di operare con un crescente grado di autonomia e responsabilità. Il convegno è stato poi arricchito dalle relazioni di due medici, il dott. Salvatore Pisu, bioeticista, che ha dimostrato come la famiglia sia anche il luogo primario in cui realizzare un’efficace tutela e promozione della vita umana dal concepimento alla morte naturale, e il prof. Franco Poterzio, psichiatra, che ha illustrato i tratti della metamorfosi della famiglia alla luce del diffondersi della cultura del gender e del diffondersi della cosiddetta “sindrome da alienazione genitoriale”: con l’aumentare dei divorzi e delle assegnazioni separate dei figli si assiste ad un fenomeno psicopatologico di una certa gravità rilevabile nel figlio affidatario di una coppia separata. La sindrome è stata individuata in primo luogo nei tribunali dai giudici, che hanno notato nei piccoli affidatari un’animosità, un odio, un’ostilità abnormi verso il genitore non affidatario. La sindrome appare come la punta di un “iceberg” di un grave disagio che colpisce la coppia coniugale odierna. Le cause di tale situazione si possono individuare nell’individualismo emancipativo, nel relativismo con il conseguente falso spontaneismo, e nel degrado del concetto e della pratica della sessualità umana.
nei vari reparti, coinvolgendo tutti, soprattutto coloro che non possono spostarsi dal proprio reparto per motivi lavorativi e di degenza. E con i malati? È un rapporto di grazia che curiamo quotidianamente nelle visite ai reparti. Capita più spesso di quanto si pensi che il cappellano apprenda dai
malati il modo di vivere dignitosamente la propria condizione fisica. A volte ci stupiamo nel vedere quanto il malato attende la nostra visita perché portiamo Dio nell’Eucarestia, nel parlare di Gesù Cristo, come occasione di perdono nel sacramento della Riconciliazione, ma anche solo per dialogare. È tristissimo riscontrare all’interno di ospedali e case di cura quanto si vive la solitudine. Spesso i malati non hanno nessuno con cui parlare. Il dialogo tra cappellano e ammalati invece porta a una guarigione, a un risveglio, a una rinascita. Capita anche di incontrare ammalati arrabbiati con la propria malattia, o che vivono un momento di lontananza da Dio e che non ci vogliono incontrare, ma questo fa parte della libertà di ognuno. Con la nostra presenza dobbiamo dare a tutti l’opportunità di essere visitati da Dio.
Un servizio quotidiano con i malati e i medici Il 29 settembre è la festa di S. Michele patrono del Brotzu. FABIO FIGUS
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RANDE FESTA nell’ospedale cittadino “Brotzu” lunedì 29 settembre, festa dei Santi Arcangeli e in particolare del patrono San Michele. Nella cappellania, prestano la loro opera di evangelizzazione ormai da un anno i frati cappuccini padre Ivano Liguori e padre Marco Locche. Padre Ivano, quale significato nell’aver come patrono di un ospedale l’arcangelo Michele? San Michele arcangelo ci richiama al primato di Dio. Dall’ebraico “Chi è come Dio”, ci rimanda continuamente a Lui come l’unico necessario nella nostra vita. Ancora di più nel contesto della malattia, quando si è messi alla prova dalla sofferenza e dal dolore, averlo come patrono è motivo di sollievo. Ma il 29 settembre non si ricorda solo Michele, ma anche gli arcangeli Raffaele e Gabriele. Con il primo, il Signore ci chiama al-
la guarigione, prima di tutto interiore dal peccato, ma come dice la Scrittura, Raffaele diventa operatore per Dio di una guarigione fisica e dunque ci richiama alla speranza. Gabriele porta l’annuncio che con la nascita di Cristo la malattia, il peccato, il buio interiore dell’uomo, ha termine. Quali attività sono in programma per la festa? Dal 26 al 28 si svolge il triduo di preparazione con la Messa al mattino per il personale. Alla sera si inizia alle 16.50 con la recita del Rosario per gli ammalati, alle 17.30 la Messa con l’omelia incentrata sulla figura degli arcangeli, in maniera particolare di San Michele. Domenica 28 la Celebrazione Eucaristica sarà dedicata ai volontari ospedalieri, Avo, Unitalsi, Oftal e tutte quelle realtà che si impegnano nell’aiuto ai malati. Lunedì 29 al mattino Messa per gli operatori sanitari alle 7, a seguire l’adorazione eucaristica come ogni
giorno. Alla sera, ci sarà la Messa con tutti gli ammalati, durante la quale sarà amministrato il sacramento dell’Unzione degli infermi. Al termine si snoderà una processione con il simulacro di San Michele attorno all’ospedale. L’idea è quella di risvegliare la fede all’interno dell’ospedale negli ammalati, parenti e operatori sanitari. Che legame c’è con i medici, gli infermieri e i volontari? Dal nostro arrivo il primo intento è stato quello di creare un legame stretto con la direzione sanitaria e quella amministrativa. Non si può fare assistenza ai malati senza l’aiuto di coloro che ci lavorano. L’interfacciarci con il personale medico-sanitario ci dà la possibilità di dare un’assistenza anche spirituale. Grazie a questo riusciamo a celebrare la Messa anche
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brevi DAL 7 OTTOBRE
Corso di Missiologia all’ISSR Il Centro Missionario Diocesano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari, organizzano un Corso di Missiologia pastorale e spiritualità missionaria. Le lezioni si svolgono ogni Martedì dal 7 Ottobre al 27 Gennaio dalle 19,15 alle 20,45, all’Istituto Superiore di Scienze Religiose via Sanjust 13 Cagliari, tel. 070 4071556. Docente sarà il professor don Gianmario Piga e i destinatari del corso sono operatori pastorali, tutti coloro che desiderano approfondire la conoscenza della missionarietà della Chiesa. Le Iscrizioni si ricevono presso la Segreteria dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, dal lunedì al mercoledì dalle 17 alle 19, oppure presso il Centro Missionario Diocesano,martedì e giovedì dalle 10 alle 12. Al termine del corso sarà rilasciato attestato di partecipazione.
A SAN PIETRO DI SORRES
Ritorna “Ora et Laboratorio” La quinta edizione di “Ora et laboratorio”: laboratorio di comunicazione a ritmo di silenzio e preghiera, si svolgerà dal 17 al 19 ottobre nel Monastero Benedettino di San Pietro di Sorres (Borutta -
Sassari). “Ora et laboratorio” è un'esperienza di comunicazione perfettamente integrata nella vita del monastero. Il Labora (lavoro) che scandisce le giornate dei monaci benedettini diventa, nella nostra proposta, laboratorio di comunicazione: lezioni teoricopratiche durante le quali i partecipanti si confronteranno con la loro capacità di ascolto e comunicazione. La tre giorni, introdotta da padre Antonio Musi, Abate di San Pietro di Sorres, sarà guidata da SeànPatrick Lovett, docente di comunicazione alla Pontificia Università Gregoriana, direttore della sezione inglese della Radio Vaticana. L’iniziativa è organizzata da Mediante Associazione di promozione sociale, in collaborazione con Libreria Paoline di Cagliari e Unisola. Per informazioni e prenotazioni Marco Biggio: 339.15.83 Giorgio Costa: 328.43.29.128.
Famiglia. La Conferenza a Cagliari di Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita.
Difendere la famiglia è la sfida più importante del nostro tempo
8 ottobre nuovo Anno Accademico Mercoledì 8 ottobre alle 16.30 nella Chiesa di Cristo Re, monsignor Arrigo Miglio presiederà la santa messa in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico della Pontificia Facoltà Teologica e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose.
pene accessorie che hanno il sapore della rieducazione coreana e non ha mancato di denunciare il comportamento poco chiaro di numerosi partiti politici. C'è anche il mondo cattolico «che non ha percepito la gravità della posta in gioco» mentre uno dei rischi è il fatto che «sarà un giudice ad accertare il reato». Perchè di fronte ad accuse generiche o a persone che si sentono vittima in quanto omosessuali, come sarà trovato l'onere della prova? Sarà un giudice che a discrezione dovrà decidere che cosa è omofobia e che cosa no. Si tratta di un reato giurisprudenziale dove a stabilirne la natura sarà chi deve interpretare la legge: un sistema tipico dei regimi totalitari perchè in un sistema di diritto, così come è quello che abbiamo mutuato dai romani, un cittadino deve sempre sapere qual è la conseguenza del suo agire. Ci sono poi altri aspetti: l'omofobia non è riconosciuta dalla scienza e dall'Oms. «In Inghilterra viene defi-
nita omofobia tutto ciò che viene percepito come tale dalla vittima. Un escamotage che potrebbe portare, come sta succedendo oltre Manica all'arresto di migliaia di persone, come è il caso dei predicatori di strada o il caso di chiunque per qualunque motivo si opponga a questo modo di pensare che snatura dal punto di vista antropologico la nozione di uomo». Secondo Amato in Italia ci sono già i germi di questa tendenza totalitaria: «Guido Barilla è stato messo in croce e sottoposto ad una rieducazione “coreana" non perchè si è detto contrario ai matrimoni gay, anzi si era detto favorevole, ma perchè ha parlato della famiglia naturale. Perchè è questo il vero punto: «L'omofobia mira a scardinare la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna, sia esso civile che religioso. Si profila dunque una stagione che sembra simile agli attacchi squadristi fascisti ad Azione Cattolica che fecero scrivere a Pio XI il documento “Non abbiamo bisogno". In maniera più recondita, un altro risvolto della legge è legato alla fecondazione assistita che oggi rappresenta il vero business. Il passaggio è semplice: «Approvare la legge sull'omofobia e successivamente il matrimonio gay e l'adozione, grazie alla limitazione della libertà di opinione di chi non è d'accordo, porterà poi all'esplosione della Fivet per le coppie omosessuali: ed è questo il vero business. Uno scenario inquietante dove la famiglia verrà deformata e perderà tutte le sue funzioni riconosciute. Da quelle della Costituzione di alterità, gratuità e gerarchia, a quelle codificate da Giovanni Paolo II. Questi nel 1987 a Rio de Janeiro mise in guardia: «La battaglia più importante sarà quella sulla famiglia, che è la culla dove il culmine della creazione, l'uomo, cresce».
me "omofobo" chiunque sostenga una posizione diversa. Se dovesse venire approvata la proposta di legge Scalfarotto, può rischiare il carcere chi afferma che ogni bambino ha diritto di crescere in una famiglia con un padre e una madre; che il matrimonio (che ha la parola “madre” nella radice) sia solo tra un
uomo e una donna; chi si oppone alla propaganda dell’ideologia gender nelle scuole di ogni ordine e grado; chi si oppone a una modulistica scolastica che sostituisce i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”. Le Sentinelle non ritengono giusto che chi affermi pubblicamente queste cose rischi il carcere. La testimonianza delle Sentinelle è per la libertà, di tutti. È chiaro che occorre combattere ogni forma di violenza ed educare all’accoglienza di ogni persona. Ma, ora, sotto la dicitura di lotta alla discriminazione e al bullismo si vuole imporre, a tutti, a partire dalle scuole dell’infanzia, la teoria del gender e non meglio definite nuove forme di famiglia. Dopo la veglia le Sentinelle si sono spostate all’incontro con l’Avv. Gianfranco Amato, presidente dell’associazione Giuristi per la Vita, e autore del libro “Omofobia o eterofobia?”, presso il chiostro di S. Domenico.
Il giurista mostra i rischi del ddl contro l’omofobia. Esporre semplicemente un’opinione sul tema potrebbe diventare un reato da perseguire ALBERTO AGUS
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IFLETTORI PUNTATI sui rischi
della legge antiomofobia nell'incontro che si è svolto sabato 13 Settembre alle 18 presso il Chiostro di San Domenico a Cagliari, organizzato dall'Associazione Giuristi per la Vita di Cagliari in collaborazione con altre sette Associazioni tra le quali Rivoluzione Morale, Movimento per la Vita, Associazione Famiglie Numerose, Provita, e soprattutto da Sentinelle in Piedi che alle 17 aveva aperto la serata con la sua manifestazione presso i Giardini Pubblici di Cagliari. A parlarne davanti ad una platea di circa 150 persone c'era l'Avv. Gianfranco Amato, Presidente dell'Associazione Giuristi per la Vita, che sta conducendo una campagna di sensibilizzazione nell'opinione pubblica e tra i politici sulla pericolosità di quella che l'altra sera ha definito «una campagna mistificatoria». Amato ha spiegato che studi americani dimostrano come in Italia non esiste un pericolo omofobia perchè gli omosessuali sono accettati dal 74% della popolazione. «Non siamo di fronte certo alla situazione che si trovarono di fronte gli americani negli anni '60 con le leggi sul razzismo - ha spiegato Amato -. Ciononostante non si riconosce che una tutela normativa degli omosessuali è già garantita dall'articolo 3 della Costituzione», ha insistito nel giustifi-
La manifestazione delle Sentinelle in piedi ai Giardini Pubblici.
care che in Italia non vi siano categorie sociali da tutelare. Ma Amato è andato al cuore del problema denunciando che «la bolla di sapone dell'omofobia è finalizzata ad altri obiettivi». «Tutelare in modo univoco la categoria degli omosessuali significa arrivare ad una variazione della natura pedagogica della legge. Così criticare anche solo il matrimonio tra omosessuali costituirebbe un reato». Ma i rischi sono molto più profondi: perchè la legge Mancino, che recepisce le normative sulla dignità di tutte le razze, viene presa tout court ed estesa agli omosessuali. «E allora perchè non gli obesi?», si è chiesto. «Se equipariamo l'omosessualità alla razza, chiunque si dica contrario al matrimonio tra gay o alle adozioni potrebbe essere accusato di razzismo. Ma così verrebbero messi in crisi gli articoli 21 (libertà d'opinione) e 19 (libertà di culto) della Costituzione». Amato ha denunciato che sono previste pene anche di sei anni oltre le
Le Sentinelle in piedi a difesa della libertà Il 13 settembre la manifestazione ai Giardini Pubblici. EMILIO GHIANI
FACOLTÀ TEOLOGICA
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L 13 SETTEMBRE si è tenuta a Cagliari la seconda veglia delle Sentinelle in piedi presso i Giardini Pubblici. Circa 150 Sentinelle hanno vegliato per la libertà e la famiglia, contro l’imposizione dell’ideologia del gender nelle scuole e il reato d’opinione introdotto dal cosiddetto DDL Scalfarotto. Le Sentinelle sono tornate a vegliare per sensibilizzare i genitori, prima dell’apertura delle scuole, in silen-
zio, in piedi, a leggere un libro come segno di difesa e promozione della dignità della persona, della famiglia e della libertà di espressione e di educazione dei nostri figli. Anche in Sardegna infatti, come in tante parti d’Italia, stiamo assistendo a una penetrazione dell'ideologia gender nel mondo dell'educazione, senza che siano informati e consultati i primi responsabili della stessa: genitori, famiglie, insegnanti. Il tutto viene portato avanti anche mediante disegni di legge atti ad additare co-
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IL PORTICO DELLA MISSIONE
Brasile. La testimonianza di don Giuseppe Spiga, impegnato nel Maranhao.
L’anima missionaria si apre verso i giovani, i poveri e i più sofferenti DON GIUSEPPE SPIGA*
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ON IL MESE di settembre,
in Italia ricomincia l’anno pastorale, mentre qui in Brasile continua e terminerà solamente in dicembre. Tempi diversi di ferie, di stagioni e di culture, d’altra parte siamo in un altro emisfero. Sono passati tanti mesi dall’ultima volta che ho scritto. Nei mesi di aprile e maggio sono stato in Sardegna per la visita alla mia famiglia e alla diocesi di Cagliari. Un tempo intenso per riabbracciare gli amici e condividere il “lavoro” missionario in questa diocesi di Viana. Al mio ritorno, nel mese di giugno, come immaginavo, ho trovato tutte le strade, sia nei grossi centri, come anche nei piccoli villaggi dell’interno, addobbate a festa con bandierine giallo verdi in occasione dei mondiali di calcio. Per l’ennesima volta tutti erano convinti di vincere la coppa ancora prima di iniziare il torneo. Anche vedendo il gioco disordinato e fortunoso della Seleção, la convinzione continuava. Una cosa è da invidiare in questo comportamento, lo sperare contro ogni probabilità sino alla fine e che fine quella di quest’anno con un sette a uno che ha irrigato di lacrime tutto il continente. Gli ultimi due mesi sono stati di intenso lavoro per la preparazione e la realizzazione del Giubileo della parrocchia che completa 50 anni dalla fondazione. Una bella festa che ha ripercorso l’origine delle fede cristiana in questa piccola parte di mondo. Tante persone semplici che sono riuscite a portare Gesù nel cuore, a conservarlo anche quando per anni non si vedeva un prete passare e fermasi per le celebrazioni. Una festa di fede, di cultura di storia che ha segnato con emozione il cuore di tutti noi. È stata anche l’occasione per celebrare i 50 anni di vita religiosa di suor Annalisa Serra della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Genoni, una bella festa con la partecipazione di molti fedeli alla Messa presieduta dal vescovo di Viana Mons. Sebastião Lima Duarte, con la partecipazione delle consorelle italiane e di altre congregazioni presenti nel Maranhão. Negli ultimi mesi le nostre parrocchie di Viana e Matinha possono contare con la collaborazione della missionaria cagliari-
tana Rosaria Boi, che già negli anni 70 aveva vissuto una esperienza nella vicina diocesi di Pinheiro, in quel tempo legata a Cagliari per la presenza dei fidei donum diocesani nella parrocchia di Bacurì. Il mese di settembre, qui in Brasile è il mese della Bibbia. Tutti siamo invitati a fare del libro sacro un compagno di vita, lo studio della Parola di Dio si intensifica con i circoli biblici, usando il metodo della lettura orante e della lettura popolare. È questa una bella occasione per conoscere più profondamente il messaggio di Gesù e farlo nostro per poterlo non solo conoscere ma anche vivere. Purtroppo non mancano le notizie tristi e negative, soprattutto per quanto riguarda la violenza che cresce sempre più è senza limiti e confini. Succede che un giovane è ammazzato all’uscita di chiesa solo per rubare il suo cellulare. Succede che un ex marito fa irruzione, nella tarda serata di un sabato, nella casa dell’ex moglie e ammazza suoceri, cognata e due bambini di cui uno di pochi mesi buttato nel pozzo perché piangeva troppo. Succede che l’assassino è rincorso dalla folla e ammazzato in mezzo alla strada con il metodo delle giustizia fai da te. Succede che nell’ospedale molte volte non c’è il medico e chi poteva essere curato e salvato, muore tentando di raggiungere al punto sanitario più attrezzato che dista 200 chilometri di strada non tanto buona e tanto pericolosa. Succede, e il governo del Maranhão sta a guardare da anni e non fa
nulla che possa liberare questo popolo da una schiavitù atavica che sembra non finire mai. Ma come per la coppa del mondo persa, la speranza di un futuro migliore non muore e non può morire, un giorno anche questi problemi saranno superati. Come Chiesa stiamo tentando di evangelizzare il sociale, promovendo dibattiti, provocando le istituzioni, denunciando le situazioni di corruzione che sono causa del disordine e della violenza attuale. La pastorale della gioventù sta realizzando il progetto dal titolo “basta con la violenza e lo sterminio di giovani”. Questo è l’ultimo mese della campagna elettorale per l’elezione dei presidenti della repubblica e dei 27 Stati con i relativi deputati, saranno le prime elezioni dell’era multimediale e dei social network, che potrebbero riservare molte sorprese rispetto al passato. Speriamo in sorprese positive che possano far crescere questo paese e non facciano morire la speranza. L’azione sociale continua, grazie agli aiuti provenienti dall’Italia, sia a Viana con “Casa Linda”, sia a Matinha con vari progetti. Non stiamo facendo mancare l’aiuto alla “Fazenda do Amor Misericordioso” da cui sono usciti re-
cuperati dalla droga e dall’alcol, già 20 giovani. Con le scuole del ricamo, di musica, di danza stiamo cercando di educare i giovani e i bambini a stili di vita semplici, senza violenza, con una dose di sacrificio che serve a temprare la personalità di tanti che in molti casi mancano di genitori che li possano accompagnare nella crescita umana e cristiana. Casa Linda continua con la formazione e l’animazione ludica, fornendo tutti i mesi un aiuto alle famiglie dei bambini adottati a distanza e rinnovando proposte di accompagnamento non solo ai bambini ma anche ai genitori. Termino questo mio “messaggio” ringraziando tutti coloro che ci sostengono in tutti i modi, sia quelli che ho potuto incontrare negli scorsi mesi in Italia sia quelli che non ho potuto vedere e che seguono con affetto i missionari. Vi assicuro la mia vicinanza nella preghiera, pregate per tutti i missionari sopratutti per quelli che operano in situazioni difficili e di persecuzione. Per finire un pensiero e una preghiera per le tre suore Saveriane italiane uccise ieri sera in Burundi, il Signore le accolga nella sua pace. Buon anno pastorale e Deus vos abençoe. *Missionario Fidei Donum
IL PORTICO
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brevi IL 25 OTTOBRE
Convegno ecclesiale regionale sulla crisi È stata definita la data e la sede del Convegno ecclesiale regionale sui temi della crisi sociale, economica e lavorativa, annunciato dai vescovi della Sardegna in occasione della festa dell'Assunzione, lo scorso 15 agosto. Si terrà sabato 25 ottobre 2014 a Cagliari, presso la Fiera internazionale della Sardegna. Questo il titolo ufficiale: «Convegno ecclesiale regionale. Per un cammino di speranza. La comunità cristiana in Sardegna di fronte alla crisi a un anno dalla visita di Papa Francesco». Il lavoro preliminare di studio e organizzazione è stato condotto, già da diversi mesi, dalla delegazione regionale, composta dai responsabili diocesani per la pastorale sociale e del lavoro, e presieduta dal vescovo d'Iglesias Giovanni Paolo Zedda. Martedì 2 settembre, presso la sede Caritas Oristano si è tenuto un incontro con i responsabili regionali delle aggregazioni laicali e delle organizzazioni di ispirazione cristiana affinché questo evento ecclesiale possa essere espressione corale di tutte le componenti della comunità cristiana sarda. Il convegno si propone, infatti, tre obiettivi principali: il rilancio delle tematiche della lettera pastorale dei vescovi della Sardegna consegnata lo scorso 19 marzo, il coinvolgimento delle comunità parrocchiali e delle aggregazioni laicali sulle attuali problematiche sociali, l'individuazione di alcune linee di azione dentro la realtà ecclesiale e di richiesta alle istituzioni. A partire dall'ultima decade del mese di settembre sarà possibile dare la propria adesione all'evento. Le notizie relative al Convegno ecclesiale regionale saranno rese fruibili anche attraverso il sito internet www.camminodisperanza.it.
AD OTTOBRE
Corso di Scienze del matrimonio L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Il corso partirà ad ottobre, le iscrizioni si ricevono dal lunedì al mercoledì, dalle 17 alle 19 a partire dal 22 settembre fino all’8 ottobre 2014, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Cagliari. La durata del corso è biennale, per tre ore di corso alla settimana e un totale di 200 ore, suddivise in due semestri. Per informazioni contattare i numeri 3482603149 - 3337468785.
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IL PORTICO DELL’ANIMA
IL PORTICO
brevi SAN PIETRO - PIRRI
Una mostra su case e monunenti antichi I ragazzi dell'Oratorio S. Pietro di Pirri hanno realizzato durante le attività estive miniature di case, monumenti chiese della Pirri antica. Gli elaborati verranno esposti in una mostra che verrà inaugurata venerdì 26 settembre alle 18 nel campo di calcio della Parrocchia in Piazza Chiesa a Pirri. La mostra, con ingresso libero, potrà essere visitata anche sabato 27, dalle ore 17 alle 19.30, e domenica 28 dalle ore 9.20 alle 11.30. APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Esercizi spirituali regionali Dal 21 al 24 ottobre presso la casa delle suore Giuseppine di Donigala Fenugheddu (Oristano) si terranno gli esercizi spirituali annuali a livello regionale dei membri dell’Apostolato di preghiera. Il tema scelto è: "Il cammino del cuore". Le iscrizioni vanno fatte entro il 18 ottobre alla presidenza dell’Apostolato di Preghiera al numero 070.72,79.060, al mattino e a ora pasti. Ai partecipanti viene chiesto di portare con sé il libro della liturgia delle ore. Il primo ritiro spirituale diocesano a Cagliari si terrà nella Chiesa San Michele, tenuta dai padri gesuiti il 16 ottobre inizio alle 9,30 e la celebrazione delle lodi.
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
Spiritualità. Una riflessione delle Suore Adoratrici sulla presenza di Gesù nell’Eucaristia.
L’incontro con Cristo ci trasforma e fa esplodere il cuore di vera gioia Nell’affluire continuo di tanti pensieri Gesù Eucaristia propone il mezzo efficace del silenzio per vivere la comunione con Lui ADORATRICI PERPETUE
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Diletto Gesù! Eccoti per me: nascosto solitario in questo silenzioso ciborio» (Aspirazioni Amorose; B. M. Maddalena dell’Incarnazione) Nell’affluire di tanti pensieri, di tante parole, Gesù Eucaristia ci propone il silenzio come mezzo efficacissimo di intima comunione con Lui. In questo modo ha inizio l’adorazione, inginocchiati innanzi a Lui, immersi nel più profondo silenzio interiore. La realtà dell’Eucaristia è umanamente tremenda per la sua grandezza, nella sua semplicità e piccolezza: Gesù, vero Dio e vero Uomo, è realmente presente e nascosto in un piccolo pezzo di Pane. Chi mai oserebbe pensare che Dio che sta così in alto si abbassi fino a noi ogni giorno per farsi nostro prossimo? Eppure Lui c’è ed è qui per noi, per donarci la vera Vita e la Vita eterna. È realmente presente nell’Eucaristia per tutti, ma specialmente per coloro che sanno riconoscersi bisognosi, feriti, non amati, soli, abbandonati, poveri, afflitti,
peccatori. Gesù si fa tutto a tutti ribaltando la situazione iniziale tanto da trasformare il cuore di chi lo cerca e di chi lo incontra. O tu, che eri bisognoso, eccoti ricolmo di Tutto (Dio); o tu che ti vedevi ferito eccoti risanato; o tu, che non ti sentivi amato eccoti esultante di gioia per l’immenso e gratuito Amore ricevuto; o voi soli ed abbandonati, eccovi in dolce e soave Compagnia e accolti da un sì grande Amore; o tu, povero, eccoti ricco; o tu, afflitto, eccoti consolato; o tu, peccatore, eccoti perdonato! Perché “Chi cerca il Signore non manca di nulla”. «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi
crede in me non avrà più sete. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv. 6,35.51). «Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: «Chi ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Gv. 7,37-38). L’incontro con Gesù ci trasforma. Incontrare realmente il Signore fa traboccare il nostro cuore di gioia, un’indicibile e incontenibile gioia da non poterla tenere per sé. Gioia che porta a donare ciò che si ha
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ricevuto, gioia che, come il lebbroso risanato, porta a ringraziare di cuore Gesù, a servirLo, adorarLo, perché solo alla sua sequela vi è la vera gioia. Gesù nell’Eucaristia è il grazie per eccellenza. Adorarlo significa anche lasciare che Egli faccia di noi ciò che vuole, significa aver fede e credere che opererà il vero nostro bene anche in mezzo alle afflizioni. Gesù ci insegna a ringraziare sempre, in ogni momento. “Quel che attira la maggior parte delle grazie di Dio è la gratitudine. Quando lo ringraziamo per una grazia, Egli è commosso e si affretta a darcene altre dieci. Se poi noi lo ringraziamo di nuovo con la stessa sincerità, quali moltiplicazioni di grazie incalcolabili!” (S. Teresa di Gesù Bambino). «Benedici, o mio Gesù, il mio spirito, perché sia sempre fermo nella fede in questo gran mistero e di quando in quando rivolga i suoi pensieri verso di Te. Benedici il mio cuore, perché ti ami sempre con tutte le sue forze e si slanci verso di Te con dolci e frequenti atti d’amore. Benedici la mia memoria, perché conservi un continuo ricordo di così grande beneficio né mai se ne dimentichi. Benedici i miei occhi perché si posino solo su di Te. Benedici la mia lingua, perché diventi eloquente per parlare delle meraviglie che Tu operi. Benedici infine tutte le potenze della mia anima e tutti i miei sensi perché io non faccia niente che possa dispiacere ai tuoi occhi purissimi» (Direttorio 1814; B. M. Maddalena dell’Incarnazione).
IL PORTICO DELL’ANIMA
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
Incontriamo Gesù/3. La presentazione dei nuovi Orientamenti sulla Catechesi.
Le nostre comunità sono chiamate a convertirsi in senso missionario
tino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione.” (EG, nn. 25-27). Legato a questo riferimento, Incontriamo Gesù evidenzia la fatica delle comunità cristiane ad essere comunità domenicali, cioè
riunite nell’ascolto della Parola, nella frazione del Pane, nella fraternità e, evangelizzate, capaci di testimoniare, con gioia e con i tratti luminosi della Resurrezione, il Vangelo nella vita quotidiana. L’itinerario domenicale dall’ascolto alla condivisione, permette di trovare un senso nella tribolazione e nella sofferenza e, tra i volti della comunità, confortandosi e perdonandosi a vicenda, rende possibile godere pienamente della gioia (CVMC, 4). Altra criticità è data dalla diffusa fragilità della fede, sia per quanto riguarda la conoscenza dei suoi contenuti essenziali, sia relativamente all’integrazione tra fede e vita. Questa osservazione aiuta a ribadire nuovamente il compito della catechesi, nel contesto di fragilità di fede e di riferimento che, anche nelle nostre comunità cristiane, può essere facilmente riscontrabile. Un compito non nuovo ma su cui ri-orientare ogni attività, iniziativa e spiritualità: è il compito affidato dal Documento di Base, Il rinnovamento della catechesi, al numero 38. “Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede: questa è la missione fondamentale di chi fa catechesi a nome della Chiesa.”
dalla Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, con autentico fervore e fedeltà, nell'adempimento dei diversi uffici comunitari a lei affidati. Penetra sempre di più nel mistero della Chiesa e, attirata dall'amore di Cristo, sente crescere in sé la vocazione apostolica e missionaria che la spinge a trascinare tutti con sé. Il 9 giugno del 1895, nella festa della SS. Trinità, si offre vittima di olocausto all'Amore misericordioso di Dio, nel frattempo redige il primo manoscritto autobio-
grafico. Pochi mesi più tardi, il 3 aprile, durante la notte fra il giovedì ed il venerdì santo, ha una prima manifestazione della malattia che la condurrà alla morte e che lei accoglie come la misteriosa visita dello Sposo divino. Nello stesso tempo entra nella prova della fede che durerà fino alla sua morte e della quale offrirà una sconvolgente testimonianza nei suoi scritti. L'8 luglio 1897 viene trasferita in infermeria, mentre i dolori e le prove, sopportati con pazienza, si intensificano fino a culminare con la morte, nel pomeriggio del 30 settembre del 1897. Fu canonizzata da Pp Pio XI il 17 maggio 1925 e dallo stesso Papa proclamata “Patrona universale delle missioni”, insieme ad altri due santi è considerata anche patrona della Francia. San Giovanni Paolo II l'ha nominata Dottore della Chiesa: è il 33° Dottore della Chiesa e la terza donna a ricevere questo riconoscimento. La Chiesa la ricorda il 1 Ottobre.
DON EMANUELE MAMELI OME BUONA prassi, ogni Documento che intenda offrire orientamentie prospettive,non può prescindere da una dettagliata e sincera analisi del contesto di riferimento. Ci prova, in termini generali, anche Incontriamo Gesù, a partire dalle intuizione del Documento di Base, all’indomani del Concilio Vaticano II, nelle improvvise e radicali trasformazioni della società odierna (IG, nn. 2-3). Se infatti la comunità cristiana che annuncia è costantemente sollecitata e interrogata sul senso della sua missione, sia dalla secolarizzazione avanzata che dal pluralismo, dalla mutata percezione dell’impegno dei cristiani nel mondo, dalla faticosa sintesi tra fede e vita, occorre prendere atto di un significativo mutamento degli stili di vita: dalla cultura rurale con i suoi tempi, le sue dinamiche e i suoi passaggi impregnati di fede e scanditi dal riferimento parrocchiale, alle culture urbane odierne, difficilmente raggiungibili da legami pastorali, ancora troppo condizionati da tempi, esperienze e approcci validi un tempo e non oggi. È in gioco, anche per l’annuncio e la catechesi, la “conversione pastorale in senso missionario”, fortemente auspicata e sognata da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium:”Ora non ci serve una
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semplice amministrazione. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in uno stato permanente di missione. (…) Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diven-
STORIE DI SANTI
S. Teresa di Lisieux di ANDREA AGOSTINO
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eresa (per molti più nota come Santa Teresina de Lisieux) al secolo Marie Françoise Thérèse Martin,nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, cittadina della Normandia. Dopo la morte della madre, avvenuta il 28 agosto 1877, Teresa si trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux. Educata dalle Benedettine di Lisieux, riceve la prima comunione l'8 maggio 1884, dopo una intensa preparazione, coronata da una singolare esperienza della grazia dell'unione intima con Cristo. Poche settimane più tardi, il 14 giugno dello stesso anno, riceve il sacramento della cresima, con viva consapevolezza di ciò che comporta il dono dello Spirito Santo nella personale partecipazione alla grazia della Pentecoste. Desiderosa di abbracciare la vita
contemplativa, come le sue sorelle Paolina e Maria nel Carmelo di Lisieux, ma impedita per la sua giovane età, durante un pellegrinaggio in Italia, dopo aver visitato la Santa Casa di Loreto e i luoghi della Città Eterna, nell'udienza concessa dal Papa ai fedeli della diocesi di Lisieux, il 20 novembre 1887, con filiale audacia chiede a Pp Leone XIII di poter entrare nel Carmelo all'età di 15 anni. Fu così che, a poco più di quindici anni, il 9 aprile 1888, Teresa fa il suo ingresso al Carmelo di Lisieux. Il 10 gennaio dell'anno seguente riceve l'abito dell'Ordine della Vergine ed emette la sua professione religiosa l'8 settembre del 1890, festa della Natività della Vergine Maria; assume il nome di “Teresa di Gesù Bambino”.Intraprende nel Carmelo il cammino della perfezione, tracciato
IL PORTICO
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detto tra noi Doverosa chiarificazione di D. TORE RUGGIU
Papa Francesco, in diverse circostanze, ha espresso il desiderio, che poi è l'impegno primario della Chiesa, di ricuperare la comunione con tutti i battezzati e con tutti gli uomini di buona volontà. In particolare si è soffermato sull'impegno dei pastori in particolare di cercare la comunione con i coniugi divorziati e risposati e con i conviventi. Questo rientra negli insegnamenti di Gesù, trasmessi dal Vangelo, che avvicinava tutti pronto ad offrire la misericordia e il perdono a quanti riconoscevano e confessavano i propri peccati. Con una chiara ammonizione: “va e non peccare più”. L'insegnamento di Papa Francesco è di fatto già applicato nelle stragrande maggioranza delle parrocchie, dove il parroco avvicina tutti, battezza i bambini che i genitori presentano per ricevere il Sacramento a prescindere dalla loro posizione matrimoniale. Ovviamente, per i casi possibili, il parroco da buon pastore, invita i genitori a regolarizzare la loro posizione. E questo non soltanto per una questione di morale cristiana, ma anche per le implicazioni giuridiche di una coppia convivente. Il dibattito si è acceso e molti, in questo disorientati dai commenti di mass media, hanno confuso l'invito del Papa a favorire la comunione (con la “c” minuscola), con una apertura a concedere la Comunione (con la “C” maiuscola), anche ai divorziati risposati e ai conviventi. Ora il Papa non ha detto questo, anzi ai giovani radunati ad Assisi ha ricordato che il matrimonio, come la vita consacrata “non è per qualche anno, ma per tutta la vita”, concetti che ha ribadito anche nella celebrazione in S. Pietro del Sacramento del matrimonio di 20 coppie, alcune delle quali già conviventi o sposati solo civilmente. Proprio per esaminare tutti i problemi annessi e connessi a questo delicato tema, verrà celebrato un Sinodo sulla famiglia che avrà una prima fase nel mese di ottobre, e la seconda nel 2015 dove i Padri sinodali, in clima di preghiera e di ascolto di quanto lo Spirito Santo suggerisce alla Chiesa, metteranno a confronto le varie opinioni. Naturalmente non verrà modificato l'essenziale del matrimonio cattolico, ma certamente offrirà le linee pastorali adeguate al momento che viviamo, profondamente modificato in confronto a qualche decennio fa. La Chiesa cammina con l'uomo, con tutta l'umanità ed esercita il suo servizio di madre (e come tale, premurosa, amorevole e accogliente) e come maestra che, come tale, insegna con scrupolosa fedeltà al suo Signore. Il testo del documento preparatorio alla III assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi ha per titolo: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione” e si svolgerà in Vaticano dal 5 al 19 ottobre, mentre il Sinodo ordinario generale, si svolgerà nel 2015. La Chiesa non ha paura di confrontarsi (lo ha fatto già dagli albori, cioè dall'età apostolica), e la finalità è sempre la stessa: conservare il Deposito della Fede ricevuto e fedelmente trasmetterlo; adattare ai tempi i metodi e i modi dell'annuncio del Vangelo...senza adulterare o modificare l'essenziale della dottrina cattolica. I pastori, di ogni ordine e grado, non sono padroni della Parola di Dio ma sempre e soltanto servitori.
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Il Santo Padre. L’omelia della Messa celebrata a Tirana in Piazza Madre Teresa.
curiosità
Ognuno si senta chiamato ad annunciare il Vangelo l Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che, oltre ai Dodici Apostoli, Gesù chiama altri settantadue discepoli e li manda nei villaggi e nelle città per annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,1-9.17-20). Egli è venuto a portare nel mondo l’amore di Dio e vuole diffonderlo attraverso la comunione e la fraternità. Per questo forma subito una comunità di discepoli, una comunità missionaria, e li allena alla missione, ad “andare”. Il metodo missionario è chiaro e semplice: i discepoli vanno nelle case e il loro annuncio comincia con un saluto pieno di significato: «Pace a questa casa!» (v. 5). Non è solo un saluto, è anche un dono: la pace. Venendo oggi in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle di Albania, in questa piazza dedicata ad una umile e grande figlia di questa terra, la beata Madre Teresa di Calcutta, voglio ripetervi questo saluto: pace nelle vostre case, pace nei vostri cuori, pace nella vostra Nazione! Pace! Nella missione dei settantadue discepoli è rispecchiata l’esperienza missionaria della comunità cristiana di ogni tempo: il Signore risorto e vivente invia non solo i Dodici, ma la Chiesa intera, invia ogni battezzato ad annunciare il Vangelo a tutte le genti. Nel corso dei secoli, non sempre è stato accolto l’annuncio di pace portato dai messaggeri di Gesù; talvolta le porte si sono chiuse. In un recente passato, anche la porta del vostro Paese è stata chiusa,
serrata con il catenaccio delle proibizioni e prescrizioni di un sistema che negava Dio e impediva la libertà religiosa. Coloro che avevano paura della verità e della libertà facevano di tutto per bandire Dio dal cuore dell’uomo ed escludere Cristo e la Chiesa dalla storia del vostro Paese, anche se esso era stato tra i primi a ricevere la luce del Vangelo. Nella seconda Lettura, infatti, abbiamo sentito il riferimento all’Illiria, che ai tempi dell’apostolo Paolo includeva anche il territorio dell’attuale Albania. Ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime persecuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani, possiamo dire che l’Albania è stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi fedeli laici, ministri di culto di altre religioni, hanno pagato con la vita la loro fedeltà. Non sono mancate prove di gran-
INDUSTRIA GRAFICA
SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari
re i legami della solidarietà per promuovere condizioni di vita più giuste e fraterne per tutti. Oggi sono venuto per ringraziarvi per la vostra testimonianza e anche per incoraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi. Non dimenticatevi l’aquila. L’aquila non dimentica il nido, ma vola alto. Volate alto! Andate su! Sono venuto per incoraggiarvi a coinvolgere le nuove generazioni; a nutrirvi assiduamente della Parola di Dio aprendo i vostri cuori a Cristo, al Vangelo, all’incontro con Dio, all’incontro fra voi come già fate: mediante questo vostro incontrarvi voi date testimonianza a tutta l’Europa. In spirito di comunione tra vescovi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, vi incoraggio a dare slancio all’azione pastorale, che è un’azione di servizio, e a continuare la ricerca di nuove forme di presenza della Chiesa all’interno della società. In particolare, questo invito lo rivolgo ai giovani. Ce ne erano tanti sulla strada dall’aeroporto a qui! Questo è un popolo giovane! Molto giovane. E dove c’è giovinezza c’è speranza. Ascoltate Dio, adorate Dio e amatevi fra voi come popolo, come fratelli. Chiesa che vivi in questa terra di Albania, grazie per il tuo esempio di fedeltà. Non dimenticatevi del nido, della vostra storia lontana, anche delle prove; non dimenticate le piaghe, ma non vendicatevi. Andate avanti a lavorare con speranza per un futuro grande. Tanti figli e figlie dell’Albania hanno sofferto, anche fino al sacrificio della vita. La loro testimonianza sostenga i vostri passi di oggi e di domani sulla via dell’amore, sulla via della libertà, sulla via della giustizia e soprattutto sulla via della pace
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de coraggio e coerenza nella professione della fede. Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa! Mi reco spiritualmente a quel muro del cimitero di Scutari, luogo-simbolo del martirio dei cattolici dove si eseguivano le fucilazioni, e con commozione depongo il fiore della preghiera e del ricordo grato e imperituro. Il Signore è stato accanto a voi, carissimi fratelli e sorelle, per sostenervi; Egli vi ha guidato e consolato e infine vi ha sollevato su ali di aquila come un giorno fece con l’antico popolo d’Israele, come abbiamo sentito nella prima lettura. L’aquila, raffigurata nella bandiera del vostro Paese, vi richiami al senso della speranza, a riporre sempre la vostra fiducia in Dio, che non delude ma è sempre al nostro fianco, specialmente nei momenti difficili. Oggi le porte dell’Albania si sono riaperte e sta maturando una stagione di nuovo protagonismo missionario per tutti i membri del popolo di Dio: ogni battezzato ha un posto e un compito da svolgere nella Chiesa e nella società. Ognuno si senta chiamato ad impegnarsi generosamente nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità; a rafforza-
DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
21 settembre 2014
Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi, Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Michele Antonio Corona, Emilio Ghiani, Matteo Piano, Valeria Usala, Maria Grazia Pau, Marco Scano, Franco Camba, Matteo Mazzuzzi, Luigi Murtas, Alberto Agus, Giuseppe Spiga, Emanuele Mameli, Andrea Agostino. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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