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DOMENICA 5 OTTOBRE 2014 A N N O X I N . 36
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
CAGLIARI
€ 1.00
La bellezza della famiglia + ARRIGO MIGLIO
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rendersi cura, farsi carico: sono le due parole che possono guidarci lungo il mese di ottobre che si presenta intenso come appuntamenti e problemi per i quali siamo chiamati a pregare, non per una forma sottile di delega ma per imparare a condividerli con tutta la Chiesa. Sabato 4 ottobre dal Santuario di Bonaria ci uniamo alla preghiera di tutta la Chiesa per il Sinodo dedicato alla famiglia che si apre domenica 5. Vogliamo prenderci cura della famiglia: delle tante famiglie che sono vera Chiesa domestica e che vivono negli anni la loro fedeltà al progetto di Dio, pur nelle difficoltà e nella fatica, ma sanno offrire una testimonianza quotidiana di cosa significa credere nell’amore e nel valore della vita. Queste molte famiglie sono anche le medesime che formano il tessuto più solido per offrire sostegno sociale ad un Paese che spesso sembra fare di tutto per ignorarle o penalizzarle, specialmente se sono famiglie numerose.
Ma vogliamo farci carico e prenderci cura di tutte le famiglie ferite e di quelle sulle quali pesa il fallimento di qualche esperienza precedente: farsene carico significa accompagnarle ed offrire percorsi che siano veri cammini di speranza. Ugualmente siamo chiamati a farci carico di tutti coloro che sono in ricerca di amore autentico, anche quando lo stanno cercando percorrendo vicoli ciechi o vivendo esperienze destinate a lasciare vuoto e deserto. Dalla famiglia al lavoro! Sabato 25 ottobre le Chiese che sono in Sardegna sono chiamate a convegno, per cercare insieme vie di aiuto concreto alle troppe famiglie che non possono più attendere. Quella della disoccupazione è una vera e propria emergenza, che non ci permette di parlare di famiglia prescindendo dal problema lavoro, specialmente quello che manca per colpa nostra, quello che ci sarebbe se…, quello che potrebbe decollare subito se… A chi tocca? A tutti noi. La preghiera del mese di ottobre è in modo particolare quella del Rosario, da vi-
vere in famiglia, oltre che in parrocchia. È la preghiera che dilata i nostri orizzonti a quelli che ci vengono offerti dall’Ottobre Missionario, che ci chiede di condividere i problemi di tutti i continenti, problemi di fame e di persecuzioni, desiderio anzitutto di giustizia e di buona testimonianza che si attendono dai paesi che si dicono cristiani. Più che mai attuale la corona variopinta del Rosario, con i colori dei cinque continenti, lanciata molti anni fa da quel grande predicatore televisivo che fu il servo di Dio mons. Fulton Sheen. E nella preghiera di famiglia, che idealmente ci vedrà riuniti ogni sera di un ottobre così impegnativo, avrà uno spazio particolare il ricordo per i sacerdoti, in primo luogo per i nostri diaconi e seminaristi che si preparano ad essere ordinati in questo mese. Le ferite dolorosissime degli scandali venuti alla ribalta e che sembrano non finire mai non devono essere causa di scoraggiamento ma invito pressante ad essere umili e metterci tutti in cammino di conversione, ringraziando il Signore che anche attraverso qualche gogna mediatica ci chiede di essere a tutti i livelli Chiesa trasparente e fondata unicamente sulla misericordia del Signore.
Giovedì 9 ottobre si terrà il Ritiro mensile del clero. Alle 9 è previsto l’inizio e l’Adorazione eucaristica, alle 9.30 la recita dell’Ora Media e a seguire al meditazione dettata da don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia. La conclusione alle 13 con il buffet.
IN PREGHIERA PER IL SINODO
Papa Francesco presiederà un momento di preghiera per il Sinodo sulla famiglia, sabato 4 ottobre in piazza San Pietro a Roma. In comunione con il Santo Padre, a Cagliari, nello stesso giorno, si svolgerà una veglia di preghiera guidata da Mons. Miglio a N.S. di Bonaria, alle ore 20. Accompagniamo la preparazione dei lavori sinodali con la preghiera composta dal Santo Padre. Gesù, Maria e Giuseppe in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione. Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutta la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe Ascoltate, esaudite la nostra supplica. Papa Francesco
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IL PORTICO DEL TEMPO
IL PORTICO
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
Economia. Il Governo Renzi intende varare rapidamente la riforma del lavoro. Critici la minoranza Pd e i sindacati.
Jobs act, una svolta per l’Italia
FRANCO CAMBA
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TRUMENTI DI SOSTEGNO a chi perde il lavoro, incentivi per l’occupazione, semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese, un contratto unico con tutele crescenti. Ma anche revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, cioè della norma che, date certe condizioni, prevede il reintegro del lavoratore al proprio posto, in caso di licenziamento senza giusta causa nelle imprese con più di quindici dipendenti. Sono questi i contenuti più rilevanti del “Jobs act”, il piano del lavoro proposto dal Governo, il cui testo base, approvato poco meno di due settimane fa dalla Commissione Lavoro del Senato, ha iniziato l’iter parlamentare. L’obiettivo del Governo è arrivare ad un’approvazione della legge delega entro la fine di ottobre, per poi poter iniziare a scrivere i “decreti delegati” che completeranno la riforma. Un testo, però, quello approvato, che crea non pochi malumori e dissensi. Non solo tra le opposizioni in Parlamento e i sindacati, ma anche nella minoranza interna al Partito Democratico. Pomo della discordia è la riscrittura dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, già oggetto di una modifica poco più di due anni fa. Per questo, il percorso del provvedimento, che a detta del Governo contiene “misure e interventi intesi a realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico, in grado di contribuire alla creazione di occupazione, in quantità e qualità, alla crescita sociale ed economica e alla riduzione permanente del tasso di disoccupazione”, si mostra complicato soprattutto dal fatto che le maggiori frizioni sono all’interno del partito del Presidente
del Consiglio. Che incassa, però, il pieno sostegno di Forza Italia, unico partito d’opposizione che si dice pronto a votare il provvedimento proposto dal Governo. E se per un verso il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, riferendosi all’articolo 18, afferma che verrà presa una decisione quando saranno approvati i decreti delegati, Maurizio Sacconi, senatore del Nuovo Centrodestra, relatore del provvedimento e presidente della Commissione Lavoro del Senato, invece precisa che «con la delega c’è la revisione delle tutele nel contratto a tempo indeterminato» per cui si prevedono tutele
crescenti, ma senza il reintegro previsto dall’articolo 18. Ipotesi questa che alimenta le opposizioni al provvedimento. Di conseguenza il testo viene giudicato piuttosto ambiguo e criticato non solo dalle opposizioni (Sel e M5S) e dai sindacati, con in testa la Cgil che minaccia di indire uno sciopero generale, ma anche, come detto, dalla minoranza del Partito Democratico, la cui posizione si può riassumere con le parole di Pierluigi Bersani: “il Governo deve chiarire quali sono i contenuti precisi, perché l’emendamento che è stato presentato, sulla carta, lascia aperta qualsiasi interpre-
tazione”. Intanto, mentre un eventuale ritardo nell’iter parlamentare del provvedimento, come ipotizzato, potrebbe indurre il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ad una anticipazione con l’approvazione di un decreto legge, nel dibattito è intervenuto anche il Presidente della Repubblica. Parlando alla cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico al Quirinale, senza mezzi termini Giorgio Napolitano ha affermato: «In questo paese che amiamo, non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie». Sulla stessa linea, a sostegno della proposta del Governo, anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, per il quale l’articolo 18 «è un mantra da smontare». Nei giorni scorsi, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, parlando del dibattito sul superamento dell’articolo 18 a margine di un incontro su tema del lavoro con i sindacati confederali del capoluogo ligure, ha affermato: “Non ci sono dogmi di fede e non ci sono dogmi di nessun genere per quel che riguarda le prassi sociali. Anche questo nodo deve essere affrontato con un solo obiettivo: bisogna valutare questa questione in chiave propositiva perché qualunque decisione, qualunque modo di affrontare l’articolo 18 deve mirare a creare posti di lavoro o altrimenti non serve a niente”. Poi proseguendo Bagnasco ha aggiunto: “L’articolo 18 è una questione che deve essere affrontata con libertà intellettuale e con onestà. Qualunque soluzione si prenda deve essere fatta non per affermare un’ideologia ma unicamente per favorire posti di lavoro e occupazione”. Un desiderio ed una speranza soprattutto di quanti sono alla ricerca di un posto di lavoro.
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
Verso il Sinodo sulla famiglia. L’intervista a Michele Belletti, docente di diritto costituzionale.
La famiglia fondata sul matrimonio è un bene comune dell’intera società La realtà familiare non è una qualsiasi formazione sociale, la Costituzione ne riconosce il ruolo e il valore peculiare LUIGI MURTAS MARGINE DEL convegno promosso dai giuristi cattolici sul tema “un futuro per la famiglia”, svoltosi a Cagliari nei giorni 19 e 20 settembre, abbiamo rivolto alcune domande a uno dei relatori, il professor Michele Belletti, docente di diritto costituzionale all’Università di Bologna. Professor Belletti, cosa dice la Costituzione italiana su matrimonio e famiglia? Esiste un quadro di riferimento valoriale? Non vi è dubbio che nel Testo costituzionale esista con riferimento alla famiglia un quadro valoriale, del quale, tra l’altro, ha preso atto la Corte costituzionale. Come è noto, la Costituzione, all’art. 29, parla della famiglia come di una “società naturale fondata sul matrimonio”, proprio in apertura del Titolo II della Parte I dedicata ai rapporti etico-sociali, facendo poi immediatamente seguire una serie di disposizioni riguardanti il diritto-dovere dei genitori di educare e istruire la prole, art. 30, e il dovere della Repubblica di intervenire con provvidenze a favore della famiglia. Bastano queste considerazioni per rendersi conto che secondo la Costituzione, la famiglia non è una qualsiasi “formazione sociale” meritevole di tutela costituzionale in ragione dell’art. 2 Cost., ma si tratta di una “formazione sociale” per la quale è contemplata una particolare disciplina di favore, in ragione del ruolo che prioritariamente svolge, quello di luogo privilegiato per la filiazione. Anche la Corte Costituzionale ha avuto modo di esprimersi sugli elementi costitutivi del matrimonio. In che termini? La Corte costituzionale è infatti stata chiara a marcare la differenza tra famiglia e “formazioni sociali” di cui all’art. 2 Cost. In un’importante sentenza del 2010, la n. 138, di fronte alla richiesta di una coppia omosessuale di dichiarare l’incostituzionalità della disciplina che contempla il matrimonio nel nostro ordinamento come l’unione di due persone di sesso diverso, la Consulta ha risposto che le unioni di persone dello stesso sesso godono di una salvaguardia costituzionale in forza dell’art. 2 Cost., e quindi il legislatore dovrà disciplinare la relativa fattispecie. Tuttavia, è stata altrettanto chiara nel rilevare che quelle unioni non possono essere considerate famiglia, ai sensi dell’art. 29 Cost., e dunque, lo stesso legislatore dovrà disciplinarle mantenendo comunque chiara la di-
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stinzione tra unioni di persone dello stesso sesso e famiglia. Questa giurisprudenza non è comunque stata smentita dalla recente sentenza n. 170/2014, con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità del “divorzio imposto” nel caso di rettificazione del sesso di uno dei due coniugi. Infatti, in questo caso, la Corte si è soprattutto preoccupata di salvaguardare quel rapporto che si protraeva comunque da anni, precisando tuttavia, ancora una volta, che sarà il legislatore a disciplinare quel rapporto e rapporti analoghi. Si sente spesso dire che l’Italia “deve adeguarsi all’Europa” nella sua legislazione matrimoniale e, ad esempio, equiparare al matrimonio altre forme di convivenza, in particolare quelle tra persone dello stesso sesso. In che termini le norme e gli altri documenti provenienti dall’Unione Europea, oltre alla giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, incidono sulla legislazione italiana su matrimonio e famiglia? Chi chiama in causa con riferimento a tematiche del genere l’Europa o la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dunque la Corte di Strasburgo, o lo fa in mala fede, oppure commettendo un grossolano errore. La corte EDU ha infatti sempre chiarito che con riguardo a tematiche del genere vale il margine di apprezzamento da parte dei singoli Stati. In sostanza, gli Stati possono adottare la legislazione che meglio risponde alle evoluzioni della società. Tra l’altro, giova ricordare che l’art. 12 della CE-
Michele Belletti.
DU tutela il diritto di formare una famiglia “secondo le leggi nazionali che regolano l’esercizio di tale diritto”, richiamando dunque la legislazione dei singoli Stati. Inoltre, in un caso che viene il più delle volte citato a sproposito, il caso “Shalk e Kopf contro Austria”, la Corte EDU ha chiarito che le coppie di persone dello stesso sesso meritano salvaguardia in quanto troverebbero tutela nell’art. 8 CEDU, che tutela la “vita familiare”, più simile al nostro “domicilio”, di cui all’art. 14 Cost., piuttosto che nell’art. 12, dedicato alla famiglia. Anche in questo caso, dunque le coppie omosessuali troverebbero tutela in forza di discipline diverse rispetto a quella della famiglia. Recenti pronunce giurisprudenziali in tema di adozione hanno destato perplessità in alcuni osservatori, che vi hanno visto un’invasione della sfera di competenze riservata al legislatore, col pretesto del “vuoto normativo”. Lo stesso discorso può essere esteso ad alcuni atti amministrativi adottati da diversi Comuni, come le registrazioni di matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso. Qual è il suo giudizio al riguardo? Bisogna essere chiari su questo punto; tutte queste fughe in avanti sono contrarie a quanto ha detto la Corte costituzionale nelle due sentenze sopra citate del 2010 e del 2014, per cui deve essere il legislatore statale, nell’esercizio della sua discrezionalità, ad individuare la disciplina di tali unioni. In alcuni casi la giurisprudenza comune offre risposte a que-
stioni concrete, cosicché, solo erroneamente i mezzi di comunicazione hanno parlato di adozioni o affidamenti a coppie di persone dello stesso sesso. In altri casi, l’affidamento a coppie omosessuali di un minore è stato effettuato proprio per riequilibrare l’incapacità del minore di rapportarsi con persone di uno dei due sessi. Il giudice comune, invece, sbaglia radicalmente quando obbliga l’ufficiale di stato civile al riconoscimento di matrimoni omosessuali contratti all’estero, poiché quelle unioni, fino a quando non interverrà il legislatore restano prive di disciplina. Per la stessa ragione sono in contrasto con quella giurisprudenza costituzionale, e dunque con la Costituzione, i registri delle unioni tra persone dello stesso sesso istituiti in alcuni Comuni. Quali caratteristiche essenziali dovrebbe avere una buona legislazione che voglia tutelare e promuovere l’istituto familiare? Sicuramente la giurisprudenza costituzionale e della Corte EDU sopra citate chiariscono che il legislatore nel disciplinare le unioni di persone dello stesso sesso dovrà mantenere una differenziazione qualitativa con la famiglia. Non v’è dubbio che quella stessa legislazione potrà essere sottoposta a giudizio di legittimità costituzionale sotto il profilo della sua eventuale irragionevolezza, tuttavia, non pare esservi dubbio che gli istituti attinenti alla filiazione, adozione e fecondazione assistita, rimangano uno dei contenuti esclusivi della famiglia o delle unioni eterosessuali. In questo senso vi è il rischio che la recente apertura della Corte costituzionale sulla fecondazione eterologa apra ad una nuova concezione della genitorialità e dunque all’estensione dell’eterologa anche a coppie omosessuali, travolgendo i limiti soggettivi di applicabilità della stessa legge 40, che parla di soggetti di sesso diverso. È per tale ragione che una legislazione a tutela della famiglia dovrebbe affermare l’esclusività dei citati istituti connessi alla filiazione in capo alla sola famiglia, così da potere dare attuazione all’art. 31 Cost., con il riconoscimento di particolari provvidenze e misure economiche a favore delle famiglie, proprio in ragione della presenza, “naturale”, dei figli.
IL PORTICO
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il fatto PASTORI SARDI
In piazza sì, ma bisogna saper stare sul mercato Dopo la protesta un incontro positivo. Il presidente della Giunta Pigliaru e gli Assessori regionali Falchi e Arru sabato scorso hanno incontrato i rappresentanti del Movimento Pastori Sardi, dopo la manifestazione del 23 settembre a Cagliari. Secondo il leader dei pastori Felice Floris la Giunta era inadempiente per ciò che riguarda il problema della blu tongue e delle vaccinazioni. Sempre secondo Floris i risarcimenti si erano trasformati in reintegrazioni economiche risibili. Inoltre, nell’elaborazione della nuova riforma della Politica Agricola Comune (PAC), non sarebbero state tenute nel dovuto conto le esigenze dei pastori, così come gli allevatori avrebbero chiesto di essere presenti alla discussione del nuovo Piano di Sviluppo Rurale (PSR), senza ricevere alcuna risposta. Sabato scorso invece, dopo il colloquio in Regione, il tono delle dichiarazioni è decisamente cambiato, forse perché Pigliaru e i suoi assessori hanno dimostrato dati alla mano che le presunte mancanze della politica in realtà tali non erano. Anzi. Il lavoro portato avanti era tutt’altro che trascurabile, “Abbiamo riscontrato un atteggiamento positivo della Regione”, queste le parole di Floris. Insomma “Molto rumore per nulla”. Il 23 settembre a Cagliari erano previste 10mila persone, con trattori e animali, ne sono giunti nel capoluogo in mille, tra uomini e donne. Quello del comparto ovi –caprino sardo non è l’unico a vivere stagioni difficili. Le vacche magre di questi tempi però non permettono più esborsi di denaro pubblico a favore dei comparti produttivi. Le risorse vanno destinate all’infrastrutturazione dell’Isola, ad esempio favorendo la realizzazione di impianti di produzione energetica alternativa nelle aziende ovi –caprine, per abbattere i costi. È necessario pensare forse a conferire il latte a produttori lontani dal mercato sardo, visto i prezzi bassi che vengono praticati, o ancora produrre meno per poter innalzare il prezzo. Ciò che però deve passare è l’idea che le casse pubbliche non possono continuare ad alimentare settori incapaci di stare sul mercato. Quello ovi-caprino conta in Sardegna oltre 5 milioni di pecore e 250 mila capre, ovvero il 70% del latte ovino ed il 50% di quello caprino in Italia. Numeri importanti che rischiano però di precipitare se si continua a chiedere l’aiuto pubblico. La palla non è solo in mano alla politica: la triste vicenda dell’incapacità di sradicare la peste suina lo dimostra. Le cronache continuano a registrare l’impiego delle forze dell’ordine per scortare i veterinari in visita agli allevamenti. In alcuni casi gli animali sono lasciati allo stato brado insieme a quelli selvatici, con il rischio contagio. La Regione e la politica faranno la loro parte se anche gli allevatori faranno la loro. (rc)
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
Il Papa. All’Udienza Generale il ricordo del recente viaggio apostolico in Albania.
Il Signore è sempre al nostro fianco e ci incoraggia a vivere il Vangelo ROBERTO PIREDDA A DOMENICA del Santo Padre è stata segnata in modo speciale dall’incontro con gli anziani in Piazza San Pietro, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Nel discorso durante l’incontro iniziale, al quale ha preso parte anche il Papa emerito Benedetto XVI, il Pontefice ha ricordato la sfida di costruire una società capace di accogliere e valorizzare anche gli anziani: «Noi cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio "passo" proprio su queste persone». Nell’omelia della S. Messa Papa Francesco ha sottolineato il valore dell’incontro tra le diverse generazioni: «Non c’è futuro per il popolo senza questo incontro tra le generazioni, senza che i figli ricevano con riconoscenza il testimone della vita dalle mani dei genitori. E dentro questa riconoscenza per chi ti ha trasmesso la vita, c’è anche la riconoscenza per il Padre che è nei cieli». All’Angelus il Papa ha poi invitato tutti alla preghiera per il prossimo Sinodo che ha affidato in modo speciale all’intercessione di Maria Sa-
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Il saluto tra Papa Francesco e Benedetto XVI.
lus Populi Romani. In settimana, all’Udienza Generale Papa Francesco ha ripreso l’esperienza del viaggio in Albania, ricordando in particolare la persecuzione subita dalla Chiesa durante il comunismo: «Grazie alla presenza di alcuni anziani, che hanno vissuto sulla loro carne le terribili persecuzioni, è riecheggiata la fede di tanti eroici testimoni del passato, i quali hanno seguito Cristo fino alle estreme conseguenze. È proprio dall’unione intima con Gesù, dal rapporto d’amore con Lui che è scaturita per questi martiri – come per ogni martire – la forza di affrontare gli avvenimenti dolorosi che li hanno condotti al martirio. Anche oggi, come ieri, la forza della Chiesa non è data tanto dalle capacità organizzative o dalle strutture, che pure sono necessarie: la sua forza la Chiesa
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
L’umiltà del cristiano Vivere secondo la Parola di Dio a Gesù continuava a parlare alla gente e amava la gente e amava la folla, a tal punto che dice ‘questi che mi seguono, quella folla immensa, sono la mia madre e i miei fratelli, sono questi’. E spiega: 'coloro che ascoltano la Parola di Dio, la mettono in pratica’. Queste sono le due condizioni per seguire Gesù: ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica. Questa è la vita cristiana, niente di più. Semplice, semplice. Forse noi l’abbiamo fatta un po’ difficile, con tante spiegazioni che nessuno capisce, ma la vita cristiana è così: ascoltare la Parola di Dio e praticarla”.
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Ogni volta che noi facciamo questo – apriamo il Vangelo e leggiamo un passo e ci domandiamo: ‘Con questo Dio mi parla, dice qualcosa a me? E se dice qualcosa, cosa mi dice?’ – questo è ascoltare la Parola di Dio, ascoltarla con le orecchie e ascoltarla con il cuore. Aprire il cuore alla Parola di Dio. I nemici di Gesù ascoltavano la Parola di
Gesù, ma gli erano vicini per cercare di trovare uno sbaglio, per farlo scivolare, e che perdesse autorità. Ma mai si domandavano: ‘Cosa dice Dio per me in questa Parola?’ E Dio non parla solo a tutti: sì, parla a tutti, ma parla ad ognuno di noi. Il Vangelo è stato scritto per ognuno di noi”. 23 settembre 2014 La tentazione della vanità Quando si aiutano i poveri: non far suonare la tromba, fallo di nascosto. Il Padre lo vede, è sufficiente. Ma il vanitoso: ‘Ma guarda, io do questo assegno per le opere della Chiesa’ e fa vedere l’assegno; poi truffa dall’altra parte la Chiesa. Ma fa questo il vanitoso: vive per apparire. ‘Quando tu digiuni - dice il Signore a questi – per favore non fare il malinconico lì, il triste, perché tutti se ne accorgano, che tu stai digiunando; no, digiuna con gioia; fa' penitenza con gioia, che nessuno si accorga’. E la vanità è così: è vivere per apparire, vivere per farsi vedere”.
non la trova lì. La nostra forza è l’amore di Cristo! Una forza che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che ispira l’odierna azione apostolica per offrire a tutti bontà e perdono, testimoniando così la misericordia di Dio». Ricevendo in Udienza i partecipanti all’Assemblea generale del Movimento dei Focolari il Santo Padre ha mostrato come «fedele al carisma da cui è nato e a cui si alimenta, esso si trova oggi di fronte allo stesso compito che attende tutta la Chiesa: offrire, con responsabilità e creatività, il suo peculiare contributo a questa nuova stagione dell’evangelizzazione». Nei giorni scorsi è stata pubblicata la lettera che il Papa ha scritto a Mons. Echevarria, Prelato dell’Opus Dei, in occasione della Beatificazione di Alvaro del Portillo, pri-
Quanti cristiani vivono per apparire. La vita loro sembra una bolla di sapone. E’ bella la bolla di sapone! Tutti i colori ha! Ma dura un secondo e poi che? Anche quando guardiamo alcuni monumenti funebri, pensiamo che è vanità, perché la verità è tornare alla terra nuda, come diceva il Servo di Dio Paolo VI. Ci aspetta la terra nuda, questa è la nostra verità finale. Nel frattempo, mi vanto o faccio qualcosa? Faccio del bene? Cerco Dio? Prego? Le cose consistenti. E la vanità è bugiarda, è fantasiosa, inganna se stessa, inganna il vanitoso, perché prima fa finta di essere, ma alla fine crede di essere quello, crede. Ci crede. Poveretto! I Padri egiziani del deserto dicevano che la vanità è una tentazione contro la quale dobbiamo lottare tutta la vita, perché sempre ritorna per toglierci la verità. E per far capire questo dicevano: è come la cipolla, tu la prendi e cominci a sfogliare - la cipolla – e sfogli la vanità oggi, un po’ di vanità domani e tutta la vita sfogliando la vanità per vincerla. E alla fine stai contento: ho tolto la vanità, ho sfogliato la cipolla, ma ti rimane l’odore in mano. Chiediamo al Signore la grazia di non essere vanitosi, di essere veri, con la verità della realtà e del Vangelo. 25 settembre 2014
mo successore di San Josemaria Escrivà alla guida dell’Opera. Il Pontefice ha evidenziato come la figura del nuovo Beato «ci invia un messaggio molto chiaro, ci dice di fidarci del Signore, che egli è il nostro fratello, il nostro amico che non ci defrauda mai e che sta sempre al nostro fianco. Ci incoraggia a non temere di andare controcorrente e di soffrire per l'annuncio del Vangelo. Ci insegna infine che nella semplicità e nella quotidianità della nostra vita possiamo trovare un cammino sicuro di santità». Nel corso della celebrazione della Liturgia di ringraziamento per i duecento anni della ricostituzione della Compagnia di Gesù, Papa Francesco ha mostrato l’impegno dei gesuiti nella vita della Chiesa del nostro tempo: «La nave della Compagnia è stata sballottata dalle onde e non c’è da meravigliarsi di questo. Anche la barca di Pietro lo può essere oggi. La notte e il potere delle tenebre sono sempre vicini. Costa fatica remare. I gesuiti devono essere “rematori esperti e valorosi” (Pio VII, Sollecitudo omnium ecclesiarum): remate dunque! Remate, siate forti, anche col vento contrario! Remiamo a servizio della Chiesa. Remiamo insieme!» Sempre in settimana è stato diffuso il Messaggio per la prossima Giornata del Migrante e del Rifugiato, che avrà per tema “Chiesa senza frontiere: madre di tutti”.
Gesù ci salva attraverso la Croce È tanto l’amore di Dio, è tanto brutto il peccato, che Lui ci salva così: con questa identità nella Croce. Non si può capire Gesù Cristo Redentore senza la Croce: non si può capire! Possiamo arrivare fino a pensare che è un gran profeta, fa cose buone, è un santo. Ma il Cristo Redentore senza la Croce non lo si può capire. Ma i cuori dei discepoli, i cuori della gente non erano preparati per capirlo. Non avevano capito le Profezie, non avevano capito che Lui era proprio l’Agnello per il sacrificio. Non era preparata. Gesù ci prepara ad essere dei cirenei per aiutarlo a portare la Croce. E la nostra vita cristiana senza questo non è cristiana. E’ una vita spirituale, buona… ‘Gesù è il grande profeta, anche ci ha salvato. Ma Lui e io no…’. Tu con Lui! Facendo la stessa strada. Anche la nostra identità di cristiani deve essere custodita e non credere che essere cristiani è un merito, è un cammino spirituale di perfezione. Non è un merito, è pura grazia. 26 settembre 2014
pietre IRAQ
Distrutta la chiesa verde di Tikrit Continua l’offensiva degli estremisti dell’autoproclamato Stato Islamico dell’Iraq e del Levante ha distrutto completamente la chiesa verde di Tikrit in Iraq. Si tratta di uno dei più antichi monumenti cristiani in Medio Oriente. I jihadisti hanno piazzato l'esplosivo all'interno, e poi fatto brillare le cariche che hanno distrutto la chiesa verde, assira orientale, risalente al 700 e che si trova nel complesso presidenziale in centro città. IN MESSICO
Sacerdote trovato morto in un fiume Il Procuratore Generale dello stato di Guerrero, in Messico, ha aperto un'indagine sulla morte del parroco di Arcelia, padre José Acuña Asención Osorio, il cui corpo è stato trovato nelle acque del fiume Balsas. Il sacerdote non si era presentato per la celebrazione della Messa lasciando meravigliati i fedeli che lo aspettavano. Il corpo del sacerdote è stato ritrovato, grazie ad una segnalazione anonima, molto vicino al paesino di Santa Cruz de Las Tinajas, nel comune di San Miguel Totolapan, lontano dalla sua residenza. La polizia locale, arrivata sul posto, ha tolto dall’acqua il corpo dal sacerdote e lo ha trasportato all'obitorio di zona, per gli accertamenti necroscopici. Secondo quanto si è appreso, la causa della morte è stata una asfissia da annegamento. La Procura sta indagando per determinare le esatte circostanze della morte, essendoci sospetti fondati che si tratti di omicidio. Nella zona infatti non è il primo caso che si verifica, in quanto la tecnica di tenere la testa delle persone sott’acqua fino all’asfissia è usata dalla criminalità a scopo di estorsione. PAKISTAN
Cristiano ucciso in carcere Un cristiano, in prigione da due anni con l’accusa di blasfemia, è stato ucciso da un poliziotto nel carcere di Rawalpindi. L’agente ha ucciso l’uomo, in attesa di processo, e ferito un altro condannato a morte con la stessa accusa. La vittima era sotto processo dopo che un leader islamico lo ha accusato nel 2012 di inviare messaggi SMS offesivi verso la madre del profeta Maometto. Secondo la famiglia e i suoi avvocati, qualcuno ha cercato di incastrarlo, usando il suo telefono. Nelle ultime settimane Bhatti aveva ricevuto minacce di morte in carcere da detenuti e guardie e aveva avvisato le autorità carcerarie.
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Solidarietà. Il Gruppo di educazione alla mondialità propone un’iniziativa per gli studenti delle scuole.
La costruzione di un mondo migliore incomincia già tra i banchi di scuola L’obiettivo del progetto è di promuovere tra i giovani i valori dell’accoglienza e del servizio MARIA CHIARA CUGUSI L VIA IL PROGETTO ‘Per un mondo migliore, è compito nostro!’ organizzato dal Gruppo diocesano di educazione alla mondialità (GDEM) della Caritas diocesana di Cagliari e rivolto agli studenti delle scuole superiori della città. Esso propone una riflessione sui temi attuali strettamente legati alla campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” - versione italiana dell’omonima mobilitazione mondiale lanciata, nei mesi scorsi, da Caritas Internationalis e dalla Focsiv “One Human Family. Food for all”. Obiettivo del progetto, «aiutare i giovani ad aprirsi al dialogo interculturale e interreligioso - spiega don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari -, a stemperare fenomeni di resistenza rispetto alla diversità, favorendo l’accettazione dell’altro, nello spirito della Chiesa cattolica». Esso inoltre, prevede un efficace lavoro di rete, continua il direttore, grazie al coinvolgimento di «partner ecclesiali e associazioni con cui presentiamo questa proposta formativa, ancora più importante di fronte all’attuale globalizzazione». Il progetto «si pone in continuità con gli anni scorsi - sottolinea Giada Me-
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lis, responsabile GDEM - e mostra un’ulteriore crescita della rete partner, testimoniando il desiderio di lavorare insieme per coinvolgere i giovani su queste tematiche». Ciò rende possibile «ampliare ulteriormente i temi, tra cui l’immigrazione, il commercio equosolidale, la cooperazione allo sviluppo, un’analisi dell’attuale sistema politico-economico alla luce dei valori della Dottrina sociale della Chiesa; inoltre, ci saranno diverse testimonianze». Un progetto promosso grazie alla collaborazione con l’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica, Centro Missionario Diocesano, Centro Missionario Saveriano, AIFO, Cooperativa Sociale Il Sicomoro Onlus, Operazione Africa Onlus, Comunità Missionaria di Villaregia, As-
sociazione La Rosa Roja, Associazione Oscar Romero, Centro Giovanile Domenicano, Associazione Beata Suor Giuseppina Nicoli. «L’iniziativa - spiega don Roberto Piredda, direttore dell’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica (Irc) - si colloca nel quadro di una collaborazione tra Caritas e Ufficio Irc che va avanti da diversi anni. La formazione si nutre non solo dell’attività ‘in classe’, ma anche di varie esperienze che possono arricchire il cammino dei giovani». In particolare, «fare in modo che gli alunni possano incontrare la realtà del volontariato e della solidarietà rappresenta un’opportunità preziosa per l’Irc, che approfondisce questi contenuti dal punto di vista del cristianesimo; l’Ufficio cerca di diffon-
MESSAGGIO PER L’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO
Imparare la libertà + ARRIGO MIGLIO
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ll’inizio del nuovo anno scolastico voglio rivolgere un augurio particolare a nome di tutta la comunità diocesana agli studenti che hanno ripreso il loro percorso di studi e in modo particolare a quelli che ne hanno iniziato uno nuovo, ai diversi livelli di scuola. Anche quest’anno sono emersi in primo luogo i problemi logistici e organizzativi: il primo augurio è dunque perché istituzioni e società civile tutta mettano la scuola al primo posto, con le risorse necessarie e soprattutto con la consapevolezza che
senza una buona scuola non abbiamo futuro. Possano studenti ed educatori sentirsi al centro dell’attenzione di tutto il Paese, che affida loro i suoi figli e lo fa offrendo fiducia, condizione necessaria perché anche gli educatori possano rispondere donando il meglio di sé. Un secondo augurio è per gli studenti, perché nonostante tutte le difficoltà, anzi , maggiormente stimolati da queste, possiate crescere e sviluppare tutte le vostre potenzialità. Auguro in particolare che possiate sviluppare e coltivare un grande senso cri-
tico, per evitare qualsiasi rischio di plagio, spesso subdolo e indiretto ma non per questo meno dannoso. Senso critico di fronte alla montagna di informazioni che spesso non informano o disinformano, senso critico di fronte a chi vorrebbe pensare e decidere al vostro posto, magari con il pretesto di rendere più facile la vostra strada. E infine un grande augurio di libertà, parola tutta da scoprire e mai posseduta una volta per tutte: una libertà che vi renda vaccinati da ogni tipo di schiavitù o dipendenza, da ogni rassegnazione e scetticismo, e vi renda capaci di cercare, di costruire, di donare e di amare.
dere tra i docenti queste attenzioni favorendo la partecipazione delle scuole a queste iniziative».
All’interno del progetto, infatti, sono previste anche alcune proposte di impegno di volontariato extrascolastico nel quadro delle ‘opere-segno’ e dei servizi della Caritas diocesana, in continuità con il campo estivo internazionale di volontariato recentemente concluso. Inoltre, i ragazzi potranno partecipare al concorso ‘Giovani solidali’, per realizzare nuove soluzioni sostenibili a favore di situazioni di povertà ed emarginazione presenti nel territorio diocesano o in quello delle missioni, grazie al contatto con i volontari che vi operano. Infine, sarà possibile sostenere un microprogetto per lo sviluppo umano e sociale dei paesi del terzo mondo, in collaborazione con Caritas Sardegna, Caritas Italiana, Caritas Tunisia, Caritas Algeria, Caritas Haiti, attraverso iniziative spontanee, come raccolte fondi e momenti di animazione. Per avere informazioni è possibile contattare Giada Melis, 3407530558; caritasanimazione.ca@tiscali.it e consultare il sito della Caritas diocesana www.caritascagliari.it.
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IL PORTICO DELLA CATECHESI
IL PORTICO
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
Evangelizzazione. Il 24 e 25 settembre si è svolto in seminario il Convegno dei catechisti della nostra diocesi.
Annunciare la gioia del Vangelo ai preadolescenti senza timore per le difficoltà che si incontrano Gli interventi di Alessandro Ricci, suor Cettina Cacciato e don Alberto Pistolesi, hanno guidato la riflessione dei catechisti parrocchiali DAVIDE LAI RANDE FOLLA nei giorni scosi per l’annuale Convegno dei Catechisti dell’Arcidiocesi di Cagliari, che ha visto un’Aula magna del Seminario Arcivescovile gremita di catechisti, molti dei quali accompagnati dai rispettivi parroci, operatori pastorali, educatori di Associazioni e Movimenti, tutti accomunati da un unico obiettivo: fermarsi a riflettere sul proprio servizio, sulla propria figura educativa, aperti alla ricerca di nuovi metodi, nuovi linguaggi, capaci di parlare ai ragazzi della società odierna. L’Ufficio Catechistico Diocesano, guidato dal suo Direttore, Don Emanuele Mameli, ha accolto i numerosi partecipanti riuniti nei due giorni di Convegno desiderosi di vivere un momento di formazione e di confronto. Il tema scelto per questo nuovo anno, “L’Iniziazione cristiana oggi: il catechista con i preadolescenti”, ha invitato subito a prendere coscienza di due grandi realtà: la prima, entrare nell’ottica di un percorso di Iniziazione cristiana, come affermato più volte dall’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio negli Orientamenti pastorali dell’Arcidiocesi di Cagliari, dove i Sacramenti scandiscono questo itinerario di crescita e invitano a ripartire e a ridonare agli altri il dono ricevuto; seconda realtà, la difficoltà, a volte, di entrare in sintonia con i ra-
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Il tavolo della presidenza della prima giornata.
gazzi di oggi, in particolar modo con la fascia di età preadolescenziale, proponendo loro un percorso valido che sappia coinvolgerli. Il mondo dei ragazzi è sempre in continuo mutamento e, vi è, dunque, da parte degli educatori e di tutti coloro che sono al servizio della loro crescita, l’esigenza di fermarsi per mettersi in ascolto dei nuovi bisogni che da esso emergono e che interpellano il mondo degli adulti. Proprio per questo motivo, si è sentita l’urgenza di vivere, anche a livello diocesano, uno scambio e un aiuto reciproco tra i diversi Uffici; così si è creata la collaborazione tra l’Ufficio Catechistico e l’Ufficio di Pastorale Giovanile, guidato dal suo Responsabile, Don Alberto Pistolesi. Al Convegno, inoltre, hanno preso parte e animato i momenti di preghiera i ragazzi dell’Azione Cattolica e il Movimento Scout. Presente il Vicario Episcopale per la Pastorale, Mons. Franco Puddu che ha introdotto il Convegno, Don Emanuele ha aperto una breve riflessione sulla scelta della fascia preadolescenziale che rappresenta uno dei periodi più delicati della vita dei ra-
gazzi e che, dunque, richiede delicatezza da parte degli educatori e include anche la fatica nelle esperienze che si possono vivere. La relazione del primo giorno, “L’età delle grandi migrazioni”, è stata affidata al Prof. Andrea Ricci, docente presso l’Istituto di Psicologia della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’UPS. Il Prof. Ricci, mettendo in luce le diverse caratteristiche del periodo così delicato della preadolescenza, ha insistito sull’importanza di riconoscere in ciascun ragazzo l’unicità e l’irripetibilità che lo contraddistingue dagli altri; per poter educare i preadolescenti occorre, dunque, trovare stimoli diversi e non fare scelte “standard” che annienterebbero il valore della particolarità di ciascuno. È indispensabile che i ragazzi vengano coinvolti in un clima relazionale accogliente che sappia puntare al positivo e far emergere e crescere in ciascuno un profondo senso di autostima e fiducia in se stessi. La seconda giornata di Convegno si è aperta con il momento di preghiera durante il quale l’Arcivescovo Mons. Miglio, ha consegnato gli
“Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia” recentemente promulgati dalla Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Suor Cettina Cacciato Insilla, docente presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Auxilium, ha tenuto la relazione dal titolo “Il Catechista: discepolo e maestro tra tradizione e innovazione”. Suor Cettina ha puntualizzato il fondamento dell’essere persone che devono saper trasmettere ad altri un dono ricevuto; «noi siamo anelli di congiunzione […]. Dobbiamo iniziare altri alla fede»: un compito molto importante e delicato, soprattutto quando si parla di ragazzi, in particolare appartenenti ad una fascia di età come quella della preadolescenza. L’innovazione del catechista sta nelle competenze che egli deve acquisire affinché il messaggio trasmesso possa realmente far incontrare il ragazzo con Gesù. Questo implica il fatto di doversi decentrare: il catechista è un discepolo chiamato ad annunciare… non se stesso, ma Gesù e lo fa a nome di tutta la Chiesa, non a titolo individuale. Nei due giorni di Convegno Don Alberto Pistolesi è stato invitato ad offrire uno spaccato della situazione dei preadolescenti nelle comunità parrocchiali della’ Arcidiocesi e sugli Oratori. Don Pistolesi ha messo in
La relatrice della seconda giornata, suor Cettina Cacciato Insilla.
Impegnarsi con gioia al servizio della fede Le voci dei partecipanti al Convegno I. P.
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ISI SORRIDENTI E voglia di condivisione. Gli oltre 400 catechisti della Diocesi escono così dall’Aula Magna dopo l’annuale convegno, incentrato quest’anno sulla catechesi in età pre-adolescenziale. Periodo problematico e più che mai delicato, specie se si tratta di trasmettere i temi della fede. “ Per me – afferma Ornella, catechista quartese - questo convegno è stato più che mai positivo perché
rientra nel percorso di formazione che ho intrapreso. Ho deciso di prendere una pausa dall’essere impegnata settimanalmente nella scuola di catechesi ai ragazzi proprio per accrescere le mie competenze, e così sto frequentando corsi di aggiornamento. Il convegno è stato molto utile soprattutto per quanto i relatori ci hanno detto: puntare sul rapporto personale ancor prima di “fare lezione”. Questa è una necessità di ciascun catechista e il convegno da questo punto di vista è sta-
L’affollata Aula Magna durante il Convegno Catechistico Diocesano.
to più che mai chiaro”. Sulla stessa linea anche Betty, parrocchia Madonna della Strada di Cagliari. “Partecipo ogni anno al convegno e quest’anno è stata evi-
evidenza come a volte, nelle parrocchie non vi sia la percezione di un cristianesimo gioioso, ma pevalga la stanchezza e la rassegnazione; tale aspetto non può, certamente, giocare a favore dei ragazzi. Occorre, dunque, «ripartire essendo noi stessi testimoni convinti e gioiosi». E oltretutto occorre vivere l’emergenza della “fuga” dei ragazzi dalle comunità parrocchiali, «non come battitori liberi, ma come comunità». L’Oratorio, poi, non deve essere confuso con altre strutture: esso è, non soltanto luogo di gioco, ma di crescita, e per far questo occorre che la comunità parrocchiale intera vi sia impegnata e non avvenga che l’Oratorio diventi un luogo isolato dalla parrocchia e proceda in maniera autonoma, slegato dalla vita comunitaria. L’Ufficio Catechistico ha proposto, inoltre, alcune comunicazioni legate alle proposte che durante l’anno pastorale verranno offerte per la formazione e la qualificazione dei catechisti. L’esperienza del Convegno risulta essere sempre molto importante affinché tra catechisti e operatori pastorali possa esserci uno scambio reciproco, una condivisione delle difficoltà che in questo servizio vi si possono incontrare e un confronto vicendevole sulle esperienze delle diverse comunità parrocchiali.
denziata la necessità di interrogarci su come migliorare il nostro lavoro. Porsi delle domande per una verifica sul metodo e sui risultati credo sia una buona cosa, e
penso che le relazioni di questo convegno ci abbiano interrogato su questi aspetti”. Per Tonino della parrocchia San Giovanni Evangelista di Quartu “le due relazioni hanno centrato la problematica della catechesi preadolescenziale, in particolare la consapevolezza che ad ogni cambio di ciclo se i ragazzi sono diversi anche noi catechisti lo siamo. È importante però puntare sulla relazione, sul rapporto personale con bambini e ragazzi, stando al passo con loro. Non è pensabile continuare a rapportarci come 40 anni fa, quando ho iniziato ma occorre un approccio diverso, da adattare a seconda di chi ti trovi di fronte, comprese le famiglie, con le quali è necessario un dialogo. Non è facile, perché spesso i genitori ti “scaricano” i figli, ma dobbiamo lavorare assieme per il bene dei bambini e dei ragazzi che frequentano il catechismo”.
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Solidarietà. Si è svolto l’open day organizzato dall’associazione Ai.Bi. Amici dei bambini.
“L’adozione è una cosa meravigliosa” l’Ai.Bi. accanto ai bambini in difficoltà Alessandro Cuboni: “La nostra missione è tentare di dare ad ogni bambino abbandonato una famiglia” MARIA LUISA SECCHI
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ADOZIONE È una cosa meravigliosa” è il titolo scelto per l’Open Day organizzato la scorsa settimana dall’associazione Ai.Bi, Amici dei Bambini, nelle proprie sedi dislocate in tutta Italia e Cagliari è una di queste. “Si tratta di un’occasione per parlare con gli esperti del settore – spiega Alessandro Cuboni, referente Ai.Bi Sardegna. L’obbiettivo era quello di far luce sull’iter e le pratiche da compiere in vista di una possibile adozione o affido. E’ stato inoltre possibile ascoltare le testimonianze delle coppie che hanno già vissuto questa esperienza”. Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini è un’organizzazione non governativa costituita da un movimento di famiglie adottive e affidatarie. Dal 1986 lavora ogni giorno al fianco dei bambini ospiti negli istituti di tutto il mondo per combattere l’emergenza abbandono, opera in Italia con una sede nazionale ed uffici e punti informativi in tutte le
regioni. Ai.Bi. nel mondo è presente in 24 paesi, con sedi operative in Europa dell’Est, Americhe, Africa e Asia. Al fianco di Amici dei Bambini operano altri due Enti, l’Associazione di Fedeli La Pietra Scartata e la Fondazione Ai.Bi., che perseguono con un diverso mandato, secondo gli stessi principi e valori, la missione di promuovere e realizzare il diritto di essere figlio. “L’abbandono minorile è la quarta emergenza umanitaria del XXI secolo – prosegue Cuboni. Amici dei Bambini lotta ogni giorno per combattere l’emergenza abbandono intervenendo laddove si manifesta maggiormente: negli orfanotrofi, nei centri di assistenza, nelle stra-
de, nelle famiglie. Gli obiettivi della nostra lotta consistono nel prevenire l’abbandono, che spesso riguarda i bambini appartenenti a famiglie disagiate e in difficoltà. In questo senso Ai.Bi. sostiene le famiglie di origine con progetti di cooperazione internazionale”. L’Associaizone aderisce attivamente al Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC) un network composto da 89 soggetti del Terzo Settore che da tempo si occupa attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il gruppo CRC verifica il rispetto della Convenzione delle Nazioni Uni-
te sui diritti dell’Infanzia da parte dello Stato italiano. “La nostra missione è tentare di dare ad ogni bambino abbandonato una famiglia, per garantire il suo diritto di essere figlio – dettaglia Cuboni. Quando si verifica un abbandono occorre garantire al minore il mantenimento di una relazione famigliare con interventi di affido. L’accoglienza definitiva in una famiglia deve essere la soluzione per ogni minore abbandonato e in alcuni casi è possibile, attraverso progetti di cooperazione internazionale, il reinserimento nella stessa famiglia d’origine. Ma laddove questa non esiste – prosegue – o il reinserimento non è praticabile, occorre accompagnare il minore verso una nuova famiglia tramite l’adozione nazionale e l’adozione internazionale”. L’Affido è una soluzione temporanea per garantire al minore affetto e protezione in attesa di essere di nuovo accolto come figlio. Attraverso interventi di prevenzione, accompagnamento, sospensione e superamento dello stato di abbandono, insieme alla promozione della cultura dell’accoglienza, Ai.Bi. garantisce ai minori abbandonati un progetto di vita personalizzato e un futuro ai giovani in uscita dal sistema di protezione e tutela. “La nostra Associazione organizza incontri informativi e corsi di preparazione per le famiglie che desiderano compiere questo gesto d’amore – conclude Cuboni”.
Sostenere con amore le ragazze sofferenti I ACCENDE UNA nuova speranza per le ragazze affette dalla sindrome di Rett, una patologia rara e progressiva dello sviluppo neurologico che colpisce quasi esclusivamente le bambine. Nei giorni scorsi è partito il primo progetto riabilitativo di osteopatia e musicoterapia per la Sardegna sulla malattia che prende il nome dal medico austriaco che fu il primo a diagnosticarla, AndreasRett. L’iniziativa è promossa dall'AIRETT onlus in collaborazione con il Centro di Coordinamento Regionale per le Malattie Rare del Microcitemico di Cagliari. A finanziare il progetto la Fondazione Banco di Sardegna su volontà di Enrico Deplano, coordinatore regionale dell’associazione per la Sardegna e padre di Aurora, malata di Rett, che è riuscito a mettere insieme i tasselli per aiutare non solo sua figlia ma an-
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che altre ragazze sarde affette da questo terribile male. Deplano dopo aver appreso della malattia di sua figlia, non si è arreso ed è diventato il referente sardo della principale associazione nazionale per far conoscere il più possibile la patologia. “Le nostre ragazze hanno delle evidenti difficoltà di inserimento sociale, afferma Deplano, la conoscenza dei loro problemi può aiutare ad essere meno diffidenti e a capire che tutti possono dare un contributo utile. Adesso le persone non hanno più paura di Aurora, sanno che ha delle difficoltà ma che possono aiutarla anziché ignorarla. In Sardegna, prosegue, le strutture sanitarie hanno poche risorse e spesso difficoltà a formare rete e la riabilitazione, molto costosa, è rimessa alle disponibilità delle famiglie, che spesso non hanno i mezzi”. Ecco allora l’idea. “Un amico mi ha informato che la Fondazione Banco di Sardegna ogni anno destina dei
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brevi APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Esercizi spirituali regionali Dal 21 al 24 ottobre presso la casa delle suore Giuseppine di Donigala Fenugheddu (Oristano) si terranno gli esercizi spirituali annuali a livello regionale dei membri dell’Apostolato di preghiera. Il tema scelto è: "Il cammino del cuore". Le iscrizioni vanno fatte entro il 18 ottobre alla presidenza dell’Apostolato di Preghiera al numero 070.7279060, al mattino e a ora pasti. Ai partecipanti viene chiesto di portare con sé il libro della liturgia delle ore. Il primo ritiro spirituale diocesano a Cagliari si terrà nella Chiesa San Michele, tenuta dai padri gesuiti il 16 ottobre inizio alle 9,30 e la celebrazione delle lodi. CAPPUCCINI
Festa per il Beato Nicola Domenica 5 ottobre ricorre il XV anniversario della beatificazione di Fra Nicola da Gesturi. Dalle 7 alle 12 nel santuario di Sant’Ignazio a Cagliari è prevista una messa ogni ora. Alle 7 la celebrazione verrà presieduta dal vicepostulatore della causa ed è prevista anche la benedizione dei pani. Alle 10 sarà il Ministro provinciale padre Giovanni Atzori a presiedere il rito. Alle 16.30 invece monsignor Tonino Cabizzosu terrà una conferenza sul Beato, con la presentazione della II edizione del libro di padre Clemente su Fra Nicola. Alle 19 la solenne concelebrazione presieduta dal postulatore generale della Causa dei Santi, padre Carlo Calloni. Alle 20.15 è in programma un concerto vocale strumentale. CENTRO MISSIONARIO
Il 15 ottobre la Veglia a S. Giuseppe
Le iniziative per chi è affetto dalla Sindrome di Rett ALESSIA CORBU
IL PORTICO
La musicoterapia è utile nella Sindrome di Rett.
fondi per le associazioni, così ho partecipato al bando per un progetto di osteopatia e di musicoterapia, visti i problemi ossei e di postura. L’esito è stato favorevole e l'Ospedale Pediatrico Microcitemico ha accolto l'iniziativa, continua Deplano, è un importante passo avanti sia per le nostre ragazze che per l'Associazione. Oggi, con i tagli alla sanità conclude, realizzare un percorso riabilitativo autofinanziato costituisce un importante risultato per la presa in carico delle pazienti”. L’associazione sarda non è nuova a queste iniziative. Negli ultimi anni ha organizzato videoconferenze dal capoluogo isolano in collegamento col Convegno Nazio-
nale e ha promosso il progetto didattico "Bambola Aurora" realizzato ed ideato da Alessandra Piroddi, mamma di Aurora. “La risposta è stata molto positiva, ha concluso, negli ultimi anni in questo modo anche la Sardegna ha dato un consistente contributo alla ricerca di cure e riabilitazioni, ogni apporto è essenziale, dobbiamo cercare di fare gruppo”. Le terapie si svolgeranno ogni mercoledì pomeriggio. Per partecipare al progetto bisogna essere iscritti all'associazione, al momento ci sono già un paio di adesioni, per ricevere informazioni si può scrivere all’indirizzo di posta elettronica: sardegna@airett.it.
In occasione dell’Ottobre Missionario, il mese che la Chiesa dedica alla sensibilizzazione alle problematiche della missione, mercoledì 15 ottobre alle 19.30, nella parrocchia di S. Giuseppe in Pirri, si terrà la Veglia missionaria.L’invito è rivolto a tutti non solo a coloro i quali sono sensibili ai temi della missione ma a tutti i fedeli.
Nomine nel Clero
Monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, comunica le seguenti nomine: Don Ottavio Angioni è nominato parroco di Sant’Isidoro, in Sinnai Don Walter Onano è nominato parroco di San Tarcisio, nella forania di Pirri, e direttore della testata giornalistica di Radio Kalaritana
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
XXVII DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)
dal Vangelo secondo Matteo
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n quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Vi piantò una vigna
Mt 21,33-43 MICHELE ANTONIO CORONA
il portico della fede
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e letture ci invitano ad ascoltare e meditare la notissima metafora della vigna piantata e scelta da Dio. Nel mondo antico ‘piantare una vigna’ era sinonimo di ‘farsi casa’, quindi ‘mettere su famiglia’ e affermarsi nel contesto sociale. Inoltre, possedere un terreno da dedicare alla viticoltura evidenziava lo stato di benessere dell’individuo e della sua famiglia. La prima lettura, tratta da Isaia, e la pagina evangelica utilizzano questa immagine agricola (e produttiva) per indicare l’atteggiamento di Dio verso Israele. La parabola che Gesù racconta ai capi dei sacerdoti e agli anziani è la seconda ‘parabola del rifiuto’. Il motivo centrale è sottolineare come si operi contro l’accoglienza del regno, l’accettazione dell’opera di Dio, l’iirreversibilità di millantati diritti di prelazione. Gesù riprende in modo forte il cantico della vigna di Isaia, operando le opportune variazioni tematiche e applicative. La prima differenza è data dal particolare
della ‘siepe’. Essa equivale ad una recinzione che protegge la vigna da invasioni di animali e delimita il possesso: i filari sono ben distinti dai terreni circostanti. Quindi, si mostra con maggiore evidenza quale cura estrema abbia il padrone nel tirar su questa piantagione. Inoltre, si precisa la presenza del torchio, dando maggiore autonomia produttiva al vigneto. Non sarà necessario, durante la vendemmia, trasportare i grappoli altrove per ottenere il vino, rischiando di rovinarli e perdendo parte del succo, ma potranno essere delicatamente ed agevolmente inseriti nella pressa per ottenere il vino migliore. Una volta allestito nel migliore dei modi il tutto, l’uomo affida la sua vigna a dei contadini e parte lontano. Come già evidente in altri racconti, Gesù privilegia il dato dell’apparente assenza e disinteresse del padrone. L’AT era ricco di episodi in cui Israele soffre e si lamenta della lontananza di Dio, dell’abbandono in mani nemiche. Sentendo il loro grido, si ri-
corda e interviene a salvezza del suo popolo. Nella presente parabola, l’iniziativa dell’uomo non è provocata da richieste esterne, ma dall’arrivo del kairos, cioè del tempo propizio, del momento favorevole, dell'ora della salvezza. I vv. 34-36 mostrano in modo evidente il rifiuto del padrone e del suo interesse per la vigna. I contadini hanno modificato totalmente il rapporto che si era instaurato al contratto d’affitto: essi si sentono e si vogliono padroni della vigna, a causa della bramosia dell’eredità. Ecco giungere il colpo di scena inaspettato, tipico di una parabola: l’uomo, pur constatando esagerata violenza dei fattori, decide di inviare il proprio figlio. Umanamente il gesto è assurdo e sconsiderato da parte del padre, poiché si mostra utopico e poco calcolato sul vortice di violenza che si è scatenato. Tuttavia, proprio questo atteggiamento assurdo è la chiave di volta della parabola: l’uomo (Padre) è talmente innamorato della vigna da provare ogni
strada. L’obiettivo non è far diventare buoni i contadini, bensì trarre frutto dalla piantagione. Gesù termina il racconto con il solito interrogativo che provoca gli uditori a prendere posizione. Essi, sentenziano la morte per i contadini infedeli appellandoli con l’epiteto: ‘Quei malvagi’. La parola di Gesù ottiene l’effetto sperato: i capi e i dottori, a cui è indirizzato il monito, hanno deviato l’applicazione dell’insegnamento sentendosi ‘padroni della vigna’ e non ‘contadini malvagi’. Essi hanno modificato il proprio ruolo da guide del popolo a padroni, proprio come era stato indicato dal Maestro. Così Gesù può additarli con uno schietto: ‘a voi sarà tolto il regno di Dio (la vigna)’. L’appello diretto ai capi del popolo, si trasferisce ai lettori, ai credenti, ai discepoli sul crocevia del rifiuto o dell’accoglienza dell’attenzione di Dio, del suo amore, del suo ruolo di ‘unico padrone’ della vigna. Oggi, noi, ci sentiamo padroni del regno o fattori?
LA GIOIA DI DONARE LA PAROLA DI DIO AI POVERI “Dal momento che questa Esortazione è rivolta ai membri della Chiesa Cattolica, desidero affermare… che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria”(200). Papa Francesco ci avverte che bisogna aprire gli occhi e il cuore per comprendere che cosa è realmente la povertà di cui si intende parlare. I poveri, secondo l’orizzonte biblico non sono, semplicemente, coloro che si trovano sprovvisti dei beni materiali, bensì coloro che,
nonostante siano afflitti da prove della vita, conservano la fede sincera in Dio. Dunque sono coloro che sono schiacciati e oppressi da pesi difficili da portare e pertanto vivono una condizione di inferiorità rispetto agli altri, e di conseguenza si sentono privati dell’aiuto degli altri. Ed ecco che l’esortazione dice chiaramente che i cristiani hanno il compito primario di annunciare la gioia che il Vangelo ha in sé, attraverso l’impegno per la giustizia perché nessuna persona, donna, uomo, bambino si senta esclusa dall’amore di Dio. Per questo è importante adoperarsi e cooperare perché “ogni attività umana sia trasformata dal Vangelo”. Dunque i cristiani hanno il dovere di cercare soluzioni a “risolvere le cause strutturali della povertà”, per guarire una società malata di opulenza e di consumismo, di arroganza e di indifferenza e che creano emarginazione. I cristiani non possono esimersi dal partecipare a one-
ste soluzioni per difendere e proclamare la dignità della persona, attraverso un dibattito sull’etica, e in questo caso sull’etica che riguardi anche la solidarietà in termini mondiali, nonché favorire l’equa distribuzione dei beni della terra, la difesa e la custodia del creato, contro le “forze cieche” delle leggi di un mercato globale che svuota di ogni significato il senso vero e autentico dell’esistenza umana. In questa ottica, anche il piccolo o il grande imprenditore, si dovrà lasciare interrogare nella coscienza dalla voce di Dio, perché la propria impresa pur riducendo la redditività, sia in grado di aumentare i posti di lavoro e muoversi nell’ottica dell’inclusività, al fine di permettere a molti esclusi di partecipare alla vita economica e poter esercitare il diritto ad una vita piena e dignitosa. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
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L’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo/8
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L’impegno pastorale per la famiglia ell’impegno pastorale per la famiglia si vede all’opera una interessante reciprocità tra la responsabilità dei pastori e i diversi carismi e ministeri nella comunità ecclesiale. Le esperienze più positive si hanno proprio quando avviene questa sinergia. Contemplando l’impegno di tanti fratelli e sorelle per la pastorale della famiglia, si possono immaginare forme nuove di presenza effettiva della Chiesa, che ha il coraggio di “uscire” da sé perché animata dallo Spirito. Per rappresentare questa ricchezza ci concentriamo su alcuni temi e passiamo in rassegna le diverse iniziative e gli stili di cui troviamo ampia traccia nelle risposte pervenute. 51. Vi sono risposte molto simili tra i diversi Continenti a proposito della preparazione al matrimonio. Troviamo frequentemente in atto corsi nelle parrocchie, seminari e ritiri di preghiera per coppie, che coinvolgono come animatori, oltre ai sacerdoti, anche coppie sposate di consolidata esperienza familiare. In questi corsi, gli obiettivi sono: la promozione della relazione di coppia, con la consapevolezza e libertà della scelta; la conoscenza degli impegni umani, civili, cristiani; la ripresa della catechesi dell’iniziazione, con l’approfondimento del sacramento del matrimonio; l’incoraggiamento alla partecipazione della coppia alla vita comunitaria e sociale. 52. Alcune risposte fanno notare la poca attenzione dei nubendi, in molti casi, ai corsi prematrimoniali. Si tende per questo in molti contesti a promuovere catechesi differenziate: per i giovani anche prima del fidanzamento; per i genitori dei fidanzati; per le coppie già sposate; per le persone separate; per la preparazione al battesimo; per la conoscenza dei documenti pastorali dei Vescovi e del Magistero della Chiesa. In qualche Paese si segnalano vere e proprie scuole di preparazione alla vita matrimoniale, indirizzate soprattutto all’istruzione e promozione della donna. Il discorso si differenzia in particolare nelle zone in cui vi è una forte secolarizzazione, ove si constata una crescente distanza culturale delle coppie nei confronti dell’insegnamento della Chiesa. I corsi particolarmente prolungati non sempre sono ben accolti. In quelli prematrimoniali, normalmente, si propone ai nubendi la conoscenza dei metodi naturali di regolazione della fertilità. Tale proposta viene offerta dalla
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RISCRITTURE
DIO È L’UNICO SIGNORE La pagina evangelica interpella il nostro modo di pensare e di agire. Interpella, in modo speciale, i popoli che hanno ricevuto l’annuncio del Vangelo. Se guardiamo la storia, siamo costretti a registrare non di rado la freddezza e la ribellione di cristiani incoerenti. Nazioni un tempo ricche di fede e di vocazioni ora vanno smarrendo la propria identità, sotto l’influenza deleteria e distruttiva di una certa cultura moderna. Vi è chi, avendo deciso che "Dio è morto", dichiara "dio" se stesso, ritenendosi l’unico artefice del proprio destino, il proprietario assoluto del mondo. Sbarazzandosi di Dio e non attendendo da Lui la salvezza, l’uomo crede di poter fare ciò che gli piace e di potersi porre come sola misura di se stesso e del proprio agire. Ma quando l’uomo elimina Dio dal proprio orizzonte, dichiara Dio "morto", è veramente più felice? Diventa veramente più libero? Quando gli uomini si proclamano proprietari assoluti di se stessi e unici padroni del creato,
possono veramente costruire una società dove regnino la libertà, la giustizia e la pace? Non avviene piuttosto - come la cronaca quotidiana dimostra ampiamente – che si estendano l’arbitrio del potere, gli interessi egoistici, l’ingiustizia e lo sfruttamento, la violenza in ogni sua espressione? Il punto d’arrivo, alla fine, è che l’uomo si ritrova più solo e la società più divisa e confusa. Ma nelle parole di Gesù vi è una promessa: la vigna non sarà distrutta. Mentre abbandona al loro destino i vignaioli infedeli, il padrone non si distacca dalla sua vigna e l’affida ad altri suoi servi fedeli. Questo indica che, se in alcune regioni la fede si affievolisce sino ad estinguersi, vi saranno sempre altri popoli pronti ad accoglierla. Il consolante messaggio che raccogliamo da questi testi biblici è la certezza che il male e la morte non hanno l’ultima parola, ma a vincere alla fine è Cristo. Sempre! Benedetto XVI – Omelia 5 ottobre 2008
testimonianza di “coppie guida”. 53. Alcune Conferenze Episcopali lamentano che le coppie si presentano spesso all’ultimo momento, avendo già fissato la data del matrimonio, anche quando la coppia presenta aspetti che necessiterebbero di particolare cura, come nel caso della disparità di culto (tra un battezzato e un non battezzato) o di un scarsa formazione cristiana. Altre Conferenze ricordano come gli itinerari alla preparazione al sacramento del matrimonio siano migliorati negli ultimi decenni, cercando sempre più di trasformare i “corsi” in “percorsi”, coinvolgendo insieme sacerdoti e sposi. Si rileva che in questi ultimi anni i contenuti dei programmi hanno subito un sostanziale cambiamento: da un servizio orientato al solo sacramento, si è passati ad un primo annuncio della fede. 54. In molte parti del mondo ci sono lodevoli iniziative di preparazione al matrimonio: “nuove comunità” che promuovono ritiri, incontri personali, gruppi di preghiera, di riflessione e di condivisione, pellegrinaggi, festival, congressi nazionali e internazionali della famiglia. Si rileva tuttavia che questi percorsi, spesso, sono percepiti più come una proposta obbligata che una possibilità di crescita a cui aderire liberamente. Altro momento importante è certamente il colloquio di preparazione al matrimonio con il parroco o con il suo incaricato; si tratta di un momento necessario per tutte le coppie di fidanzati; spesso le risposte lamentano che non venga sufficientemente utilizzato come un’opportunità per una discussione più approfondita, restando invece in un contesto piuttosto formale. 55. Molte risposte raccontano che nei corsi proposti si cerca di introdurre nuovi temi quali la capacità di ascoltare il coniuge, la vita sessuale coniugale, la soluzione dei conflitti. In alcuni contesti, segnati da tradizioni culturali piuttosto maschiliste, si fa notare la carenza di rispetto nei confronti della donna, da cui deriva un esercizio della coniugalità non conforme alla reciprocità tra soggetti di pari dignità. Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Instrumentum laboris nn. 50-55 26 giugno 2014
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
TESTIMONIANZE L’Arciconfraternita SS.ma Vergine d’Itria sabato 27 settembre alle ore 18,30, ha festeggiato la Beata Vergine della Salute, con una solenne celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Francesco Porru. La devozione e il culto alla Beata Vergine della Salute, nasce nell’Ospedale sant’Antonio Abate in Cagliari, adiacente alla chiesa omonima, per lo zelo e impulso del pio religioso Padre Francesco Demelas di Lodine (1774-1851) dell’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio=Fatebenefratelli, nell’anno 1827. Nel 1827 il padre Demelas, per infervorire i fedeli all’amore di Maria Santissima, collocò nel portico adiacente alla chiesa di Sant’Antonio, un antico quadro della SS. Vergine ed il popolo, non conoscendone il titolo, la invocava come “Nostra Signora del Portico”. Conosciutone il titolo da un padre gesuita, il buon padre Demelas, commissionò un nuovo quadro dipinto ad olio su tela, dal pittore lucchese Vincenzo Comastri e lo sostituì al vecchio, che venne collocato nell’ospedale. La devozione del padre Demelas, avvicinò i devoti cagliaritani al culto di Maria Santissima della Salute, che elargì grazie attirando lo sguardo dei suoi figli. A tal punto che, in breve, il portico divenne luogo di comune venerazione e, crescendo l’affluenza dei devoti, il padre Demelas pensò di collocare il prodigioso quadro nella chiesa di Sant’Antonio. Pertanto, nel 1831 in una cappella di
essa, rimosso il quadro di Santa Rosalia, vi fu riposto quello della Beata Vergine della Salute. La cappella venne Abbellita con eleganza: venne costruito l’altare di marmo e collocata la balaustra, anch’essa di marmo e nel 1844 fu adornata di vetrate dipinte dal pittore Antonio Caboni. Venne stabilito che Il giorno 29 settembre di ciascun anno venisse festeggiata la Santissima Vergine della Salute. Il Demelas fece realizzare, a proprie spese, per distribuirle al popolo di Cagliari ed alle località contermini, dai 30 alle 40 mila immagini della SS. Ma Vergine assieme ad altrettanti rosarietti. Con le offerte libere dei devoti, dei fedeli e i risparmi religiosi stabilì la Festa della SS.ma Vergine della Salute preceduta da una pia pratica delle dodici Domeniche antecedenti la festa, come ben descritto nel «Breve Ristretto della virtuosa vita del fu M.R. Padre Francesco Demelas sacerdote dell’Ordine di San Giovanni di Dio, scritto dal M.R. Padre Salvatore Collu sacerdote dell’istesso ordine. Cagliari Tip.Timon» ristampa 2014 a cura di Adriano Pilia, p. 19ss). Attualmente nella provincia di Cagliari si festeggia la Beata Vergine della Salute nelle seguenti località: Cagliari, chiesa sant’Antonio abate via Manno, Gonnosfanadiga, Silius, Masainas, Sisini e Villanovafranca. Per i cultori bibliofili si segnala la bibliografia presente in alcune biblioteche sarde da ricercarsi col sistema Opac/Sebina:
ife is Sweet”. La vita è dolce e anche bella per Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzé. I tre cantautori romani hanno dato origine ad un lavoro, “Il padrone della festa” che rappresenta quasi un’eccezione nel panorama musicale italiano degli ultimi anni. Un album a tre mani che non è intanto un’operazione discografica fatta per vendere, dal momento che le carriere dei tre procedono (e procederanno) con buoni riscontri di vendita e dal momento che le dodici canzoni presenti nell’album sono inedite e non rivisitazioni (come spesso accade) di successi passati. Un lavoro fatto perciò per il piacere di suonare assieme e per amicizia, quella che lega i tre da diversi anni: praticamente coetanei, romani, sin dagli anni ’90, quando muovono i primi passi nella scena musicale italiana, nasce l’idea di collaborare assieme. E se nel 1998 la hit “Vento d’estate” di Gazzè e Fabi scala le classifiche, solo successivamente si avranno altre piccole collaborazioni. L’idea di un album a sei mani si concretizza però a seguito di un viaggio che i tre fanno nel sud del Sudan nell’ottobre dello scorso anno su proposta di Niccolò, da anni impegnato in progetti di sviluppo e ricostruzione nel Sudan assieme all’organizzazione non governativa “Cuamm – Medici con l’Africa”. E infatti il primo singolo che ha anticipato l’album, per l’appunto “Life Is Sweet”, parla proprio dell’esperienza comune africana con immagini tratte dal viaggio comune e incentrate sulla difficoltà di rimettere in moto un camion impantanato. Ma tutto ciò col sorriso sulle labbra e senza scoraggiarsi, perché c’è tempo per aspettare chi è rimasto indietro “Da qui passeranno tutti, o non passerà
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Relazione del teologo Ignazio Serra, canonico parroco della cattedrale di Nuoro, sugli altari in marmo dedicati alla SS.Vergine sotto il titolo della salute ed all’angelico S. Luigi Gonzaga nella stessa cattedrale. Sassari: Tip. G. Dessi, 1877, 16 p.; 22 cm. Dodici domeniche in onore della santissimaVergine della Salute: corrispondenti ai dodici privilegi, che la santissima Trinità ha conceduto alla medesima, nelle quali si possono meditare, e praticare le sue dodici principali virtù qui esposte. Cagliari: stamp. Arcivescovile, 1832, 52 p.; 13 cm. Orazioni stampate, e dedicate alla Vergine della Salute: la cui immagine si venera con somma divozione in Cagliari nella chiesa, e nel portico di sant’Antonio Abate. Cagliari: tipografia Arcivescovile, 1833, 12 p.; 13 cm. Regolamento della Pia associazione per onorare la SS.Verginesotto il titolo della Salute a Nuoro. Sassari: Tip. Dessi, 1876, 8 p.; 28 cm. Sacra immagine della BeataVergine Maria madre di Diointerceditrice per la salute del genere umano e per l’allontanamento de’ morbi e di tutti i mali: una delle più antiche che si conoscono / Celestino Cavedoni. Modena: Tip. di C.Vincenzi, 1855, 20 p., [1] c. di tav.: ill.; 16 cm. Sagra Beata Vergine della Salute: Pozzomaggiore, 28-29 settembre 1954. [S.l.: s.n., stampa 1954 (Sassari: Tip. Bennati. Adriano Pilia
In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo di… arte e fede La chiese di Nurri e Villanovatulo (Terenzio Puddu) Domenica 5 ottobre ore 18.10 Lunedì 6 ottobre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 5 ottobre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Papa Francesco è su tweeter e non su Facebook Martedì 7 ottobre ore 19.10 Mercoledì 8 ottobre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia Interpretazione e celebrazione della fede - prima parte A cura di Sabino Chialà. Monaco di Bose Mercoledì 8 ottobre 21.30 Oggi parliamo con… Alessandro Ricci - Psicologo Mercoledì 3 ottobre 19.10 Giovedì 4 ottobre ore 08.30
Il nuovo album di Max Gazzé, Daniele Silvestri e Niccolò Fabi
Il padrone della festa ALESSANDRO ORSINI
nessuno, perché l’ultimo che passa vale più del primo”. E nello stesso testo ci ricordano l’importanza di costruire dei ponti per entrare in relazione con gli altri, perché “Un ponte lascia passare le persone, un ponte collega i modi di pensare”. L’uscita dell’album, avvenuta il 16 settembre, è poi accompagnata dal secondo singolo “L’amore non esiste”, cantata come il primo a tre voci: testo ricercato per stabilire un concetto tanto banale quanto rivoluzionario: l’amore non esiste, ma esistiamo io e te. Con il nostro amore non incasellabile, non schematizzabile e non raccontabile. Quando poi si scopre il resto dell’album, si capisce che il lavoro fatto dai tre è di livello altissimo e che pur partendo in alcuni casi da
canzoni o bozzetti probabilmente nel cassetto di uno dei tre, l’aver messo in comune stili, idee e sensibilità diverse, hanno dato origine a dei brani musicalmente molto interessanti, nonostante già dalla prima traccia (“Alzo le mani”) i tre mettano le mani avanti, anzi, le alzano proprio perché pur dando il loro meglio, non potranno mai raggiungere i suoni melodiosi della vita: il silenzio della neve, il respiro lieve di un bambino, il telefono che squilla quando lo aspetti, la serratura al tuo ritorno. E si presentano come (al massimo) intrattenitori capaci di far tornare il buonumore o, in alcuni casi, commuovere. Scorrendo le tracce ci sono le storie raccontate da
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.10 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana - Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30
Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.15
Lampada ai miei passi (6 - 12 ottobre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Giulio Madeddu Dal lunedì al venerdì 5.00 / 6.48 / 21.00 Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa
Niccolò (Canzone di Anna e Giovanni sulla terra) che ci presenta due figure di persone di tutti i giorni: Giovanni, per esempio, si chiede “che prezzo avrà rimanere se stesso” e non si scoraggia se “la cima appare sempre un po' più in su” perché “il sole brucia chi sta fermo, di più”. Nel brano che racconta la storia di Anna, in perenne conflitto con se stessa, arriva poi il contributo alla tromba di Paolo Fresu, uno dei fiori all’occhiello di questo album che vede anche il contributo di musicisti di notevole levatura. In “Come mi pare” ci ricordano invece che nessuno si può inventare nulla perché “Chi vuole scrivere impari prima a leggere, chi vuol suonare prime deve imparare ad ascoltare, chi vuole ridere impari prima a piangere, chi vuol capire prima deve riuscire a domandare”. Un altro gioiellino dell’album è “Il Dio delle piccole cose”: un Dio che vede, osserva, raccoglie e mette da parte - perché nulla sia sprecato - le cose e i momenti che nessuno osserva e rileva come i passi di danza sbagliati, le foto in cui finisci per caso, i respiri sui vetri dei treni in partenza, le preghiere e i fantasmi dei bambini. Ci sono insomma canzoni che ti conquistano subito (quelle già citate) e quelle che invece ti arrivano dopo (interessante, per esempio, il gioco in “L’avversario” in cui si assiste ad un batti e ribatti dei tre artisti che si accusano a vicenda: “tu usi dei paroloni che nemmeno hai scritto tu” “tu giochi da solo, io canto in un coro”). Un disco da scoprire, assaporare, fare proprio: parafrasando una vecchia canzone di Niccolò Fabi, un disco con “Parole che fanno bene” e che, ancora una volta, non sono messe mai lì per caso. Difficile pensare che non possa essere considerato uno dei lavori migliori di quest’anno.
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Cultura. L’8 ottobre l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Facoltà Teologica.
Studiare la teologia per far entrare la fede nella cultura del nostro tempo Parla Padre Teani: “Il compito della Facoltà è quello di aiutare a pensare la fede in vista della testimonianza” FABIO FIGUS ARÀ INAUGURATO mercoledì 8 ottobre il nuovo Anno accademico 2014/2015 della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. In programma alle 16,30 nella Chiesa di Cristo Re a Cagliari la Celebrazione eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo Arrigo Miglio, Gran Cancelliere della Facoltà. A seguire, nell’aula magna di via Sanjust, il Preside Maurizio Teani terrà la sua prolusione con la consegna dei diplomi accademici e verrà proclamata ufficialmente l’apertura dell’anno. Padre Teani,quanti sono gli iscritti? Possiamo parlare dei dati riferiti allo scorso anno, in quanto sono ancora aperte le iscrizioni per il 20142015 e dunque non possediamo i dati definitivi. In tutto abbiamo avuto 180 iscritti, di cui 31 tra presbiteri e diaconi, 49 seminaristi, 19 tra religiosi e religiose e 81 laici. Da notare il calo del numero dei seminaristi negli ultimi 34 anni, rispetto a quando si è arrivati anche a 90 iscritti. Quale contributo offre oggi la Facoltà Teologica alla vita culturale e accademica di Cagliari e della Sardegna? Il compito della Facoltà Teologica nel panorama culturale e accademico è quello di aiutare a pensare la fede dentro il proprio tempo in vista di una testimonianza qualificata della fede stessa. Oggi la fede deve essere critica perché l’unica in gra-
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IL PORTICO
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brevi IL 7 OTTOBRE
Al via il “Corso di Missiologia” Il Centro Missionario Diocesano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari, organizzano un Corso di Missiologia pastorale e spiritualità missionaria. Le lezioni si svolgono ogni martedì dalle 19,15 alle 20,45, all’Istituto Superiore di Scienze Religiose via Sanjust 13 Cagliari, tel. 070 4071556. Docente sarà il professor don Gianmario Piga. Le Iscrizioni si ricevono presso la Segreteria dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, dal lunedì al mercoledì dalle 17 alle 19, oppure presso il Centro Missionario Diocesano,martedì e giovedì dalle 10 alle 12. Al termine del corso sarà rilasciato attestato di partecipazione. IL 5 OTTOBRE
Manifestazione delle Sentinelle L’ingresso della Facoltà Teologica; sotto padre Maurizio Teani.
do di fare i conti con i problemi posti dall’attuale situazione culturale. L’alternativa è quella di cadere nel ritualismo cercando sicurezza e identità moltiplicando i riti e le devozioni. Un esempio pratico, contributo alla vita culturale e accademica è stata la collaborazione con l’Università di Cagliari nell’organizzare l’XI Convegno Nazionale di Archeologia Cristiana, tenutosi in città dal 23 al 27 settembre e concluso proprio nell’aula magna della nostra Facoltà. Quali sono quindi le sfide più importanti per la Facoltà Teologica? Scrive Papa Francesco nella Evangelii Gaudium al numero 64, parlando dell’attuale situazione di dati e informazioni che riceviamo nella società della comunicazione, che dice “Porta a una grande superficialità. Di conseguenza si rende necessaria una educazione che inse-
gni a pensare criticamente e offra un percorso di maturazione nei valori”. Questo mi sembra un punto importante che non riguarda solo la Chiesa, ma tutti i problemi della società. La Facoltà deve aiutare ad approfondire, andando al di là degli slogan, la fede e le questioni fondamentali della vita. Quale rapporto intercorre tra la Facoltà Teologica e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose? In Sardegna sono tre gli istituti di Scienze Religiose che dipendono dalla Facoltà Teologica. A Sassari, a Tempio Pausania e a Cagliari. Con l’Istituto di Cagliari intercorrono rapporti più immediati, infatti molti professori della Facoltà insegnano all’istituto. La Facoltà Teologica ha la responsabilità accademica del lavoro svolto dall’Istituto di Scienze Religiose e le impostazioni fondamentali. L’Istituto ha naturalmente una auto-
nomia propria, il moderatore infatti è il Vescovo del luogo, ed ha un suo direttore, a Cagliari professor Mario Farci. In città sono molto frequenti le collaborazioni tra Facoltà ed Istituto, come per esempio l’organizzazione del seminario sulla “Teoria del gender” del prossimo 14-15 novembre. Perché in Città la presenza di una Facoltà Teologica e dell’Istituto di Scienze Religiose,che differenza esiste tra le due? Visti gli accordi e le richieste fatte dallo Stato italiano, è stata pensata la differenziazione perché c’era l’urgenza di dare una formazione quinquennale ai futuri docenti di religione cattolica nelle scuole. Si cercò dunque di individuare un itinerario che avesse basi di teologia comprendendo altre materie e approfondimenti legati all’insegnamento e alla pedagogia. Fu pensato un percorso più adatto ai laici, da qui l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, e conservando il percorso accademico più specializzato nelle varie discipline teologiche.
Tra le cento piazze scelte dalle «Sentinelle in Piedi» per una manifestazione nazionale a favore della libertà di pensiero e delle famiglia naturale, ci sarà anche Cagliari. L'appuntamento è per domenica 5 ottobre, alle ore 11.30, al Parco della Musica. DOLIANOVA
“Casa Serena”, festeggia i dieci anni Martedì 7 ottobre saranno festeggiati i dieci anni di vita di Casa Serena, una struttura diocesana che a Dolianova nei locali dell'ex seminario ospita tanti anziani e in particolare i sacerdoti anziani. Affidata alle Suore Compassioniste Serve di Maria, sorge di fronte alla Cattedrale di San Pantaleo dove alle 17 sara celebrata una Santa Messa, presieduta dall'Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, alla presenza della Madre Generale, sr. Eleonora Simonelli. Seguirà un momento di fraternità.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi IL 25 OTTOBRE A CAGLIARI
Convegno ecclesiale regionale sulla crisi È stata definita la data e la sede del Convegno ecclesiale regionale sui temi della crisi sociale, economica e lavorativa, annunciato dai vescovi della Sardegna in occasione della festa dell'Assunzione, lo scorso 15 agosto. Si terrà sabato 25 ottobre 2014 a Cagliari, presso la Fiera internazionale della Sardegna. Questo il titolo ufficiale: «Convegno ecclesiale regionale. Per un cammino di speranza. La comunità cristiana in Sardegna di fronte alla crisi a un anno dalla visita di Papa Francesco». Il lavoro preliminare di studio e organizzazione è stato condotto, già da diversi mesi, dalla delegazione regionale, composta dai responsabili diocesani per la pastorale sociale e del lavoro, e presieduta dal vescovo d'Iglesias Giovanni Paolo Zedda. Il programma prevede la presentazione della Lettera dei Vescovi sardi da parte di monsignor Giovanni Paolo Zedda in Fiera. A seguire verranno sviluppate alcune tavole rotonde e nel tardo pomeriggio in processione i partecipanti raggiungeranno la Basilica di Bonaria dove verrà celebrata la Santa Messa. Le notizie relative al Convegno ecclesiale regionale sono disponibili sul sito internet www.camminodisperanza.it.
SCIENZE RELIGIOSE
Al via le iscrizioni per il nuovo anno Sono aperte le iscrizioni presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose. La Segreteria, situata a Cagliari in via Sanjust 13, è aperta nei giorni di lunedì, martedì e mercoledì dalle 17 alle 19. Per informazioni si può consultare il sito www.issrcagliari.it o telefonare al numero 070 4071556.
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
Ricorrenze. La parrocchia di via Della Pineta ha festeggiato il suo Santo Patrono.
San Pio X, maestro di catechesi e vero pastore del popolo di Dio Quest’anno ricorre il centenario della morte di Papa Sarto e il 60° anniversario della sua canonizzazione. La sua figura rimane sempre attuale MONS. GIOVANNI LIGAS
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scorsa nella parrocchia di S. Pio X si sono svolti i festeggiamenti in onore del Santo Patrono. Questo è un anno speciale perché ricorre il centenario della morte del Santo (20.08.1914) e il 60° anniversario della canonizzazione, avvenuta il 29.05.1954. Ci si è preparati alla festa con alcuni giorni di preghiera e di riflessione, aiutati dalla presenza di alcuni sacerdoti: don Costantino Tamiozzo, che nei primi anni del suo arrivo in diocesi è stato collaboratore a S. Pio X, e don Riccardo Pinna, viceparroco dal 2007 al 2012 e attualmente animatore al Seminario Regionale Sardo. Sabato sera alle 18 ha avuto inizio la processione per le vie del quartiere e alle 19 la celebrazione della S. Messa, presieduta dal Cappuccino Padre Fabrizio Congiu che, nell’omelia, partendo dalla Parola di Dio della domenica, si è soffermato sul tema della santità. Dopo la celebrazione, parrocchiani e ospiti si sono intrattenuti per una serata di convivialità, organizzata con la collaborazione dei gruppi parrocchiali. I festeggiamenti sono proseguiti doABATO E DOMENICA
menica con la celebrazione delle Messe e l’adorazione eucaristica. Di mattina ha celebrato don Davide Meloni, viceparroco della parrocchia “Madonna della strada” ma originario della parrocchia di S. Pio X. La festa che si celebra annualmente costituisce un momento importante per il cammino spirituale della comunità parrocchiale, all’avvio dell’anno pastorale, ma è anche l’occasione per approfondire la conoscenza della vita e delle opere del santo patrono. Colpisce, in particolare, l’interessamento di Pio X per la catechesi e la formazione cristiana dei fedeli, come pure la sua attenzione ai poveri. Sono numerose le testimonianze, risalenti al periodo in cui era parroco, di come aiutava le persone bisognose, spesso utilizzando le proprie risorse. S. Pio X è una figura che ulti-
mamente gli storici stanno contribuendo a conoscere in una nuova luce, andando al di là del solito cliché dell’antimodernismo. In tal senso sono da citare gli studi di Gianpaolo Romanato, Professore di storia contemporanea all’Università di Padova e membro dal 2007 del Pontificio Comitato di Studi Storici, che lo scorso aprile ha pubblicato un nuovo libro: “Pio X. Alle origini del cattolicesimo contemporaneo”. Un’altra pubblicazione, dal titolo “Avemaria per un vecchio prete. Intermezzi aneddotici lungo la vita di san Pio X”, è apparsa nel 2013 presso le Edizioni “Messaggero di Padova”. Riporta numerose lettere e testimonianze raccolte da Nello Vian, padre dell’attuale Direttore dell’Osservatore Romano, che, avendo lavorato nella Biblioteca Vaticana dal 1934 al 1976, iniziò ad occuparsi in modo particolare della fi-
gura di Pio X all’inizio degli anni cinquanta, in concomitanza con la beatificazione (1951) e poi con la canonizzazione (1954). Questo testo, attraverso la descrizione delle attività del santo, rivolte al catechismo, alla vita eucaristica, alla formazione del clero, alla codificazione del diritto canonico, alla musica sacra, alla curia romana, fa emergere soprattutto l’umanità di Giuseppe Sarto, prima come studente nel seminario di Padova e poi, da sacerdote, come cappellano di Tombolo e parroco di Salzano, come curiale a Treviso e, infine, come Vescovo di Mantova, Patriarca di Venezia e Romano Pontefice. Come esempio della sua grande umanità, e anche della sensibilità verso i fedeli, vi è la testimonianza di Camille Bellaigue, cattolico parigino, grande intenditore di musica e amante dell’Italia che agli inizi del pontificato fu presentato al Papa da don Lorenzo Perosi, maestro della Sistina. Pio X gli parlò dell’ideale e della pratica del canto sacro, e dei cambiamenti fatti a Venezia per sua iniziativa, e disse: “Voglio che il mio popolo preghi in bellezza”, nel senso che questa bellezza la voleva prima di tutto “conforme, o, meglio, sottoposta alla preghiera”. Riporta poi un aneddoto che rivela la grande passione di san Pio per il canto sacro, quando disse: “Sa che cosa una volta, a Mantova, quando vi eravamo vescovo, hanno osato suonare … durante la messa … nel momento della consacrazione?”. E si mise a canticchiare “Mira, o Norma, ai tuoi ginocchi …”. Poi, interrompendosi, con bonomia: “Almeno, non vada a raccontare d’aver sentito il papa cantare un’aria d’opera!”.
La festa patronale a San Pio X
PASTORALE FAMILIARE
Corso di Scienze del Matrimonio L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Le iscrizioni si ricevono dal lunedì al mercoledì, dalle 17 alle 19 fino all’8 ottobre, presso
l’Istituto Superiore di Scienze Religiose a Cagliari. La durata del corso è biennale, per tre ore di corso alla settimana e un totale di 200 ore, suddivise in due semestri. Per informazioni contattare i numeri 3482603149 - 3337468785.
Foto Elio Piras
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
Festeggiamenti. L’apertura dell’attività scolastica e la festa di S. Margherita.
Siliqua, cultura e tradizione popolare segnano il cammino della comunità L’inaugurazione del nuovo anno scolastico si è tenuta nella chiesa di Sant’Anna appena restaurata I. P. ER ALCUNI GIORNI Siliqua è stata teatro di una serie di appuntamenti che hanno coinvolto l’intera comunità. Nei giorni scorsi infatti l’inaugurazione dell’anno scolastico è stata fatta non in palestra, come ogni anno, ma nella chiesa di Sant’Anna appena restaurata, ed in concomitanza dei festeggiamenti in onore di Santa Margherita. “L’inaugurazione dell’anno scolastico – afferma il parroco don Giuseppe Orrù, che, dopo nove anni, tra qualche settimana lascerà il piccolo paese alla volta della comunità di Settimo San Pietro – è oramai una consuetudine. Gli stessi responsabili dell’Istituto comprensivo mi hanno contattato per chiedere che quest’anno venisse fatta nella chiesa di Sant’Anna che siamo riusciti a restaurare completamente”. Il piccolo edificio, a pochi minuti dalla chiesa dedicata a San Giorgio, è stata la prima parrocchia di Siliqua, centro che conta numerose altre piccoli templi, tutti restaurati e riportati agli antichi splendori negli ultimi anni. I siliquesi sono molto affezionati alla chiesa e la possibilità di poterla
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L’altare della chiesa di Sant’Anna a Siliqua; sotto il simulacro di S. Margherita.
avere nuovamente fruibile ha fatto felici molti, specie tra chi è avanti negli anni. Nel corso della cerimonia di inaugurazione sono state ricordate due figure legate alla scuola di Siliqua: il professor Erriu, docente della scuola media, recentemente scomparso, e Bruno uno dei collaboratori scolastici. Alunni, insieme alla dirigente, ai docenti, al personale scolastico e
ai genitori erano presenti alla cerimonia. “La scuola – ha detto loro il parroco - è palestra di vita per i ragazzi, le famiglie sono chiamate a collaborare con responsabilità . Si tratta sempre di un servizio verso i ragazzi”. Una cerimonia semplice ma di grande significato, che a Siliqua è una tradizione in altri centri. L’avvio del nuovo anno scolastico è coinciso con il periodo dei fe-
steggiamenti per Santa Margherita, venerata a Siliqua e la cui chiesa sorge alla periferia del paese sulla strada che porta al Castello di Acquafredda, simbolo del piccolo centro. “La particolarità della festa – ha detto don Giuseppe - è che il comitato è formato da 50 giovani del paese, motivati e impegnati nel realizzare gli appuntamenti di carattere civile, particolarmente graditi dalla gente. Si tratta di forze giovani ma anche di una sfida alle modalità con le quali sono state realizzate le cose nel passato. Sono stati giorni intensi, preceduti dal lavoro faticoso, ma ricchi di generosità e di collaborazione da parte di tutta la comunità, che ha vissuto la festa nella condivisione come famiglia di famiglie, proprio nei giorni del convegno Pastorale Diocesano che ci invitava a riflettere su questo aspetto”. Protagonisti della festa i carri, le traccas, la banda musicale, i cavalieri, i gruppi folk di Siliqua, Cagliari, Gonnosfanadiga, Assemini, Villanova: tutti hanno sfilato in processione, mentre il coro parrocchiale ha assicurato l’animazione liturgica. Il servizio d’ordine è stato assicurato dall’associazione Pan di Siliqua, insieme a Vigili Urbani e Carabinieri. Un’intera comunità che ha così celebrato la festa per Santa Margherita ed in qualche modo ha voluto anche salutare e ringraziare il suo parroco che a breve lascerà Siliqua. “Mi spiace andar via – conclude don Orrù - ma come ho detto a tanti debbo obbedienza all’Arcivescovo”.
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segnalazioni IN LIBRERIA
Il Vangelo della famiglia di Primo Gironi “Il Vangelo della famiglia” è un libro in cui l’autore ci mostra un’istantanea sulla famiglia nell’Antico e Nuovo Testamento, più attuale che mai. Il libro si compone di 4 parti. La prima dedicata alla Famiglia ebraica, fatta di preghiera, casa e lavoro; lavoro che è sacro per gli ebrei. Principi e tradizioni che trovano compimento nella Famiglia di Nazareth,a cui è dedicata la 2^ parte del libro: Maria , silenziosa e forte, come tutte le donne ebraiche che medita, conserva e obbedisce a Dio; Giuseppe, uomo giusto, fedele a Dio, che affronta le sfide stando accanto a sua moglie, ed insegna un mestiere a suo Figlio. E’ la vita di tutti i giorni quella che il Vangelo ci racconta. Dobbiamo avere il coraggio andare oltre la grotta di Betlemme e camminare per riconoscere Gesù come Amico che ci insegna a vivere, come ci mostra la 3° parte che ci fa incontrare Gesù modello del vero educatore che ci insegna a vivere attraverso le parabole. Don Primo Gironi, con un commento semplice ma incisivo, aiuta a coglierne il significato più profondo e attualizzarlo per le famiglie di oggi. La famiglia è un progetto, dice l’autore, una scelta di vita. Lo era per la famiglia ebraica e per la famiglia di Nazareth, lo è per noi oggi, nel 2014 E’ un progetto di amore e di educazione in cui non dobbiamo vergognarci di avere Gesù come Maestro, che chiama la Famiglia ad essere “Piccola Chiesa Domestica”, ,come dice il Concilio, tema a cui è dedicata la 4° parte.
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IL PORTICO DELL’ANIMA
IL PORTICO
detto tra noi C'è un segreto per essere felici? di D. TORE RUGGIU
Essere felici è un obiettivo che ogni persona si prefigge nel corso della vita. E la felicità è il contrario della tristezza e della rassegnazione. Senz'altro potremmo affermare che la felicità è amare e nient'altro: chi può amare è felice. Ancora è “il dare e non l'avere che rende l'uomo felice” (Clemente Alessandrino). Purtroppo è vero quanto scriveva Giovenale: “L'uomo felice è più raro del corvo bianco”. Come affermava anche Seneca: “La vera felicità si trova nelle virtù”. Ecco perchè, a nostro modesto parere, ha ragione quel prete che, di recente, durante un'omelia ha affermato: “Hanno detto che per essere felici bisognava gettare alle ortiche tutta la morale tradizionale: liberalizzazione del sesso, le droghe, l'aborto e quant'altro di simile. Proprio oggi che tutte queste cose si sono realizzate, tutta questa felicità io non la vedo”. E ci credo! Perchè l'uomo cerca la felicità dove non la può trovare, perchè si lascia abbindolare come un bambino poco intelligente o capriccioso e perchè al mondo non interessa che l'uomo sia felice, che che possa illudersi di trovare la felicità offrendogli un assortito campionario di tutto, con il solo scopo di far cassa. E chi se ne frega, poi, se come conseguenza di queste scelte sbagliate entra nel cuore dell'uomo la tristezza e l'angoscia. Questo è il vero dramma degli uomini, che cercano la felicità dove non c'è e non ci può essere. Un Santo, come il curato d'Ars ha giustamente detto: “la sola felicità che possediamo è quella di amare Dio e sapere che Lui ci ama”. Il contrario della felicità è la tristezza. Il famoso scrittore francese Georges Bernanos, nella sua famosa opera “Il curato di campagna”, scrive: “con satana, la tristezza è entrata nel mondo”. Pertanto, tutto quello che è peccato porta inesorabilmente nel cuore dell'uomo tristezza, angoscia e morte. Anche S. Francesco d'Assisi disse che “ la tristezza viene dal diavolo”. Per questa ragione, lo stesso curato d'Ars dava un saggio consiglio: “Se io fossi triste, andrei subito a confessarmi”. E quanto consigliava lo stesso don Bosco ai suoi giovani: “Il segreto per essere felici è la Confessione e la Comunione”. Ora potremmo continuare a lungo a dimostrare quello che è evidente: la felicità non ce la può dare il mondo, ma è dono di Dio. Pertanto è sbagliato ed ingannevole quello che molti ripetono in giro: “la vira è una sola e bisogna godersela”, intendendo per godimento non solo le cose buone e lecite, ma anche e soprattutto le trasgressioni in tutti i campi e, quindi, il libertinaggio che porta a vivere la vita senza limiti e senza regole di nessun genere. Vogliamo fare una prova? Osserviamo attentamente le persone che conosciamo o incontriamo per strada: proviamo a contare quelle che sembrano felici....sono una minoranza. Non quelle persone che si mettono la maschera della felicità, perchè di queste sono piene le nostre case e le nostre strade, ma quelle senza maschera....forse qualcuno si sorprenderà! Io no.
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
Santità. Il 12 ottobre verrà beatificato a Sassari il frate minore ucciso ad Algeri.
Padre Zirano, martire pieno di carità totalmente affidato alle mani di Dio ANDREA AGOSTINO
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I TRATTA DEL primo martire sardo dell’epoca moderna a essere elevato dalla Chiesa alla gloria degli altari, in un tempo come il nostro nel quale il martirio torna drammaticamente d’attualità e molti cristiani si trovano a pagare con il massimo dei sacrifici la loro appartenenza al Cristo”. Dalle parole espresse in una circolare da Padre Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, ci fa capire l'importanza di avere oggi nella nostra società un nuovo modello di fede “martire” come Francesco Zirano. Il Servo di Dio sarà Beatificato a Sassari il 12 Ottobre alle ore 10,30 nel piazzale Segni con la presenza di Sua Eminenza Card. Angelo Amato (Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi). Padre Francesco Zirano nacque a Sassari nel 1564 da Gianuario Zirano e da Margherita Serra. Figlio di modesti agricoltori, ricevette da essi una buona educazione cristiana. Una prima formazione scolastica e religiosa la ricevette soprattutto presso il convento di S. Maria di Betlem della sua città, dove i Frati Minori Conventuali accoglievano i ragazzi. A 14-15 anni entrò nel noviziato presso lo stesso convento, lì Francesco iniziò gli studi umanistici e teologici, proseguì il suo cammino di formazione e a venti anni divenne diacono, mentre il 31 maggio 1586 fu ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Alfonso De
Lorca e nei successivi diciassette anni esercitò il ministero sacerdotale nella chiesa di Santa Maria. La sua partenza da Sassari per Algeri fu finalizzata al compimento di un’opera altamente umanitaria: il riscatto dalla schiavitù del cugino fra Francesco Serra. Mentre suo cugino si trovava in viaggio, venne catturato dai corsari turchi di Algeri sbarcati in Sardegna, che lo condussero schiavo. Padre Zirano pregò, pensando a come agire per liberare il cugino.
IL MESSAGGIO DEI VESCOVI IN VISTA DEL SINODO
Il tesoro della famiglia ell’imminenza dell’appuntamento sinodale – che fin dalla vigilia, la sera del 4 ottobre, ci vedrà in preghiera con il Santo Padre – intendiamo dar voce a una realtà che ha attraversato puntualmente i lavori del Consiglio Episcopale Permanente. È la famiglia, comunione di vita che un uomo e una donna fondano sul vincolo pubblico del matrimonio, aperta all’accoglienza della vita. Per noi cristiani assume la dignità di sacramento; per essa non ci stanchiamo di investire persone ed energie. Nel prendere la parola vogliamo farlo con l’indispensabile chiarezza e serenità, pur nella preoccupazione che circonda questo fronte decisivo dell’esperienza umana. Parliamo perché ci sta a cuore l’uomo e la società, convinti come siamo che la famiglia è un bene di ciascuno e di tutti, del Paese nel suo insieme.
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Parliamo, innanzitutto, per esprimere gratitudine a quanti quotidianamente – e spesso in mezzo a sfide e difficoltà indicibili – testimoniano la libertà e la dignità che scaturiscono da quell’intima comunità di vita e d’amore che è il matrimonio. Grazie, dunque, a ogni uomo e a ogni donna che, anche in questo tempo complesso, abbracciano con fiducia un progetto di vita coniugale e costruiscono una famiglia aperta alla generazione e, quindi, al domani. Grazie per l’investimento educativo con cui mamme e papà sfidano, con la fionda di Davide, una cultura che produce a buon mercato banalità e omologazione, appartenenza debole e disaffezione al bene comune. Grazie per la dignità e la pazienza ostinata con cui affrontano la grave e perdurante crisi: quanti genitori resistono in prima fila, provati dalla mancanza di lavoro, dal problema della casa, dai costi legati alle pro-
Questuando reperì la somma di 200 scudi necessari per il riscatto parti’ attraverso la Spagna per l’Africa. Travestito da mercante, decise di recarsi ad Algeri con un compagno che avrebbe fatto da interprete. Subì varie traversie ed infine venne incarcerato. Il carcere divenne per lui un luogo dove poter consolare i prigionieri. Scambiato per fra Matteo de Aguirre, ambasciatore in Africa di Filippo III, venne isolato totalmente.
prie scelte educative. La famiglia si conferma il presidio della tenuta non solo affettiva ed emotiva delle persone, ma anche di quella sociale ed economica. La stima e la riconoscenza per la famiglia ci impongono di fare anche un passo successivo. Ci portano a riaffermare con Papa Francesco che “questo primo e principale costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo merita di essere fattivamente sostenuto”. Non lo fa chi, al di là delle promesse, si rivela sordo sia nel promuovere interventi fiscali di sostegno alla famiglia sia nel realizzare una politica globale di armonizzazione tra le esigenze del lavoro e quelle della vita familiare, a partire dal rispetto per la domenica. E non lo fa neppure chi non esita a dare via preferenziale a richieste come il riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto o, addirittura, l’accesso al matrimonio per coppie formate da persone dello stesso sesso. Del resto, che aspettarsi per la famiglia se la preoccupazione principale rimane quella di abbreviare il più possibile i tempi del divorzio, enfatizzando così una concezione privatistica del matrimonio?
Per il suo riscatto si chiese la somma di 3.000 ducati d’oro. Solo il cugino frate sfidò il bando pur di rivederlo e comunicargli che sarebbe stato arso vivo il giorno dopo. Dopo altre drammatiche vicissitudini gli fu cambiata la sentenza in atrocità peggiori e la scortificazione da vivo. “Francesco Zirano – prosegue la lettera del ministro provinciale– muore come Cristo, affidandosi totalmente nelle mani di Dio, e custodisce nel cuore quella carità che gli impedisce ogni animosità verso chi fa strazio del suo corpo. Così come la sua fede resta salda di fronte alla richiesta di rinnegarla: “Io sono cristiano e religioso del mio padre san Francesco e come tale voglio morire. Francesco Zirano morirà ad Algeri il 24 gennaio del 1603. Chi portò avanti il processo di Beatificazione sono stati: P. Devilla dal 1926 al 1962 lavorò intensamente nella ricerca e nella raccolta dei documenti sulla tragica fine del servo di Dio. A lui si deve anche la prima biografia di p. Zirano. P. Umberto Zucca ha condotto faticose ricerche in importanti archivi e biblioteche della Spagna, del Vaticano e dell’Italia; p. Ambrogio Sanna ha saputo organizzare sapientemente i documenti nella Positio super martirio necnon de fama martirii, in modo da evidenziare con estrema chiarezza le prove storiche e teologiche del martirio e risolvere eventuali difficoltà. Il 7 febbraio 2014, Papa Francesco ne ha concesso il decreto per la Beatificazione.
Quanti sono in buona fede sanno che la nostra posizione parte dalla conoscenza della complessità di questo tempo e non se ne scandalizza. Soprattutto, non chiude la porta ad alcuno: lo stile e la prassi di cordiale e totale accoglienza espressa dalle nostre parrocchie, ne è la prova più immediata. Questa disponibilità di fondo ci spinge ad alzare la voce a tutela e promozione della famiglia e a rilanciare la disponibilità a spenderci con tutte le nostre forze a servizio del nostro popolo. Sappiamo di non essere soli in questo cammino, ma di incrociare l’intelligenza e la generosa volontà di quanti – pur partendo a volte da presupposti culturali diversi – avvertono il peso della posta in gioco. Insieme condividiamo la convinzione che alla stabilità della famiglia è legata la stessa qualità della condizione umana: per questo non ci stanchiamo di impegnarci contro ogni attentato alla vita, alla libertà educativa, al diritto all’istruzione e al lavoro, autentiche condizioni di giustizia e di pace. Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI Roma, 24 settembre 2014
IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
DOMENICA 5 OTTOBRE 2014
IL PORTICO
Il Santo Padre. Il discorso tenuto in occasione dell’incontro con gli anziani.
La fede delle persone anziane non smette di portare frutto I RINGRAZIO di essere venuti così numerosi! E grazie della festosa accoglienza: oggi è la vostra festa, la nostra festa! Ringrazio Mons. Paglia e tutti quelli che l’hanno preparata. Ringrazio specialmente il Papa Emerito Benedetto XVI per la sua la presenza. Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie! Ho ascoltato le testimonianze di alcuni di voi, che presentano esperienze comuni a tanti anziani e nonni. Ma una era diversa: quella dei fratelli venuti da Qaraqosh, scappati da una violenta persecuzione. A loro tutti insieme diciamo un “grazie” speciale! E’ molto bello che siate venuti qui oggi: è un dono per la Chiesa. E noi vi offriamo la nostra vicinanza, la nostra preghiera e l’aiuto concreto. La violenza sugli anziani è disumana, come quella sui bambini. Ma Dio non vi abbandona, è con voi! Con il suo aiuto voi siete e continuerete ad essere memoria per il vostro popolo; e anche per noi, per la grande famiglia della Chiesa. Grazie!
trovare un anziano, e diventano gioiosi! Però esiste anche la realtà dell’abbandono degli anziani: quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia nascosta! E’ l’effetto di quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Si scartano i bambini, si scartano i giovani, perché non hanno lavoro, e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico “equilibrato”, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro. Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto! Noi cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone.
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Questi fratelli ci testimoniano che anche nelle prove più difficili, gli anziani che hanno fede sono come alberi che continuano a portare frutto. E questo vale anche nelle situazioni più ordinarie, dove però ci possono essere altre tentazioni, e altre forme di discriminazione. Ne abbiamo sentite
alcune dalle altre testimonianze. La vecchiaia, in modo particolare, è un tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata: ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno… Gli anziani, i nonni hanno una capacità di capire le situazioni più difficili: una grande capacità! E quando pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente! Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli (cfr Sal 128,6), è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l’eredità più preziosa! Beate quelle famiglie cha hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la non-
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na è madre due volte. In quei Paesi dove la persecuzione religiosa è stata crudele, penso, per esempio, all’Albania, dove mi sono recato domenica scorsa, in quei Paesi sono stati i nonni a portare i bambini a essere battezzati di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede in quei Paesi! Ma non sempre l’anziano, il nonno, la nonna, ha una famiglia che può accoglierlo. E allora ben vengano le case per gli anziani… purché siano veramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani, e non per gli interessi di qualcuno altro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivono dimenticati, come nascosti, trascurati. Mi sento vicino ai tanti anziani che vivono in questi Istituti, e penso con gratitudine a quanti li vanno a visitare e si prendono cura di loro. Le case per anziani dovrebbero essere dei “polmoni” di umanità in un paese, in un quartiere, in una parrocchia; dovrebbero essere dei “santuari” di umanità dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore. Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a
Come cristiani e come cittadini, siamo chiamati a immaginare, con fantasia e sapienza, le strade per affrontare questa sfida. Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro! Perché non ha futuro? Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici. Ma attenzione: voi avete la responsabilità di tenere vive queste radici in voi stessi! Con la preghiera, la lettura del Vangelo, le opere di misericordia. Così rimaniamo come alberi vivi, che anche nella vecchiaia non smettono di portare frutto. Una delle cose più belle della vita di famiglia, della nostra vita umana di famiglia, è accarezzare un bambino e lasciarsi accarezzare da un nonno e da una nonna. Grazie! 28 settembre 2014
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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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