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SETTIMANALE DIOCESANO
DI
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CAGLIARI
Uniti nella preghiera ROBERTO PIREDDA
niti nella preghiera intorno al Papa e ai padri sinodali. Questo deve essere l’atteggiamento fondamentale che ci accompagna durante il Sinodo sulla famiglia. Il Sinodo dei Vescovi, istituito da Paolo VI nel 1965, è un’assemblea dei rappresentanti dell'episcopato cattolico riunita «per prestare aiuto con il loro consiglio al Romano Pontefice nella salvaguardia e nell'incremento della fede e dei costumi, nell'osservanza e nel consolidamento della disciplina ecclesiastica e inoltre per studiare i problemi riguardanti l'attività della Chiesa nel mondo» (Codice di Diritto Canonico, can. 342). Per desiderio di Papa Francesco si svolgeranno due assemblee sul tema della famiglia, una straordinaria, quest’anno, l’altra, ordinaria, nel 2015. Un certo modo di presentare le notizie ecclesiali ha fatto perdere di vista il centro del discorso. Si è voluto ridurre tutto il dibattito, che riguarda Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, al solo tema della possibilità - per i divorziati risposati - di ricevere la Comunione. Un linguaggio tipico della (vecchia) politica ha aggiunto ulteriore confusione. Per esempio, si continua a ragionare opponendo le categorie di “destra” a quelle di “sinistra”: ma questi aggettivi non c’entrano con il Sinodo, che è cosa diversa da una riunione di direzione di un partito. Non si tratta di “costruire maggioranze” e alchimie simili, quanto, come recita la preghiera per il Sinodo, di trovare le strade per «ridestare in tut-
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ti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio». Certe semplificazioni giornalistiche ricordano quelle usate per il ConcilioVaticano II. Non a caso a tale proposito Benedetto XVI, in un memorabile discorso al Clero di Roma, parlò del “Concilio dei Padri”, quello vero e che ci interessa, e del “Concilio dei media”, assai poco fedele all’originale (14 febbraio 2013). Papa Francesco, nel discorso fatto durante la Veglia di preghiera in preparazione al Sinodo, ha indicato l’orizzonte dei lavori di queste settimane. «Anche nella cultura individualista – ha mostrato il Santo Padre - che snatura e rende effimeri i legami - in ogni nato di donna rimane vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere. La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale». Perché i padri possano realizzare il discernimento spirituale e pastorale necessario per riuscire a «percepire “l’odore” degli uomini del nostro tempo» e proporre loro «con credibilità la buona notizia sulla famiglia», Papa Francesco ha invitato la Chiesa a pregare lo Spirito Santo perché conceda ai vescovi tre doni in particolare: l’ascolto, il con-
fronto e lo sguardo. L’ascolto riguarda Dio e il popolo: «ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama». Ai padri, ha spiegato il Papa, sempre durante la Veglia, servirà poi la disponibilità al confronto «sincero, aperto e fraterno», che porti a farsi carico «con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé». Non si tratta quindi di «discutere idee belle o originali», ma di «coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo» (Omelia per la S. Messa di apertura del Sinodo, 5 ottobre 2014). Ciò che è essenziale per il Sinodo è poi il dono di mantenere lo sguardo fisso su Cristo: «Se davvero intendiamo verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto. Se assumeremo il suo modo di pensare, di vivere e di relazionarsi, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia» (Discorso alla veglia). Con il sostegno della preghiera di tutti i fedeli, la Provvidenza non mancherà di guidare i lavori del Sinodo perché aiutino la Chiesa ad annunciare con coraggio e verità il Vangelo della famiglia, «che fin dalle origini è parte integrante del disegno d’amore del Signore per l’umanità» (Omelia per la S. Messa di apertura).
in Preghiera Per iL Sinodo
Accompagniamo lo svolgimento dei lavori sinodali con la preghiera composta dal Santo Padre. Gesù, Maria e Giuseppe in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione. Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutta la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe Ascoltate, esaudite la nostra supplica. Papa Francesco
a Pagina 6 La riflessione di Mons. Miglio sul Sinodo
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IL PORTICO DEGLI EVENTI
IL PORTICO
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
Istruzione. Tra le proposte del Governo nel testo “La buona scuola” c’è anche l’alternanza scuola-lavoro.
Far incontrare la scuola con l’impresa
FRANCO CAMBA
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NTRODURRE L’OBBLIGO
dell’Alternanza Scuola-Lavoro negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali e agli altri Istituti superiori. Ma anche impresa didattica, bottega scuola, apprendistato sperimentale e laboratori all’avanguardia all’interno degli istituti scolastici. Sono questi alcuni dei punti caratterizzanti il rapporto scuola e mondo del lavoro contenuti nelle Linee guida sulla riforma del sistema scolastico, approvate dal Governo agli inizi di settembre. In coerenza con l’obiettivo sotteso a tutta la proposta di riforma: rendere la scuola come “la più efficace politica strutturale a nostra disposizione contro la disoccupazione - anzitutto giovanile - rispondendo all’urgenza e dando prospettiva allo stesso tempo”. Per raggiungere tale obiettivo il Governo ritiene che sia necessario rafforzare due meccanismi fondanti del sistema scolastico e decisamente indeboliti negli ultimi anni: da una parte si devono raccordare più strettamente scopi e metodi della scuola con il mondo del lavoro e dell’impresa; dall’altra bisogna affiancare al sapere il saper fare, partendo dai laboratori, per permettere agli studenti di sperimentare e progettare con le proprie mani. A supporto di tale linea d’intervento si fa riferimento ai dati delle più recenti ricerche secondo le quali il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dal ciclo economico. Stando agli studi più recenti, infatti, una parte di questa percentuale è collegata al disallineamento tra la domanda di competenze che il mondo esterno chiede alla scuola di sviluppare, e ciò che la scuola effettivamente offre. Non si
tratta quindi solo di un dato congiunturale dovuto alla crisi, ma di un dato strutturale legato al fatto che la scuola ha perso nel tempo la capacità di stare al passo con il mondo. Non a caso il capitolo sul rapporto scuola e lavoro si apre con i dati sulla disoccupazione giovanile, fenomeno in gran parte alimentato da una dispersione scolastica che, attestandosi al 17,6%, risulta tra le percentuali più alte d’Europa. Secondo i dati più recenti, i giovani italiani 18-24enni che hanno abbandonato prematuramente gli studi o qualsiasi altro tipo di formazione sono 758 mila: si tratta dei cosiddetti Early School Leavers (ESL), in possesso della sola licenza media e che sono fuori dal sistema di istruzione e da quello di formazione professionale. In-
sieme a loro si devono contare anche i “NEET”, acronimo inglese che indica i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni “Not (engaged) in Education, Employment or Training”, cioè che non studiano, non lavorano e non sono in formazione: in Italia arrivano a 4 milioni e 355 mila. Dati questi che la proposta di riforma del sistema scolastico pone alla base delle sue analisi per ri-costruire la scuola non come una monade ma, al contrario, capace di aggregare intorno ai progetti di formazione congiunta tutti gli attori rilevanti del territorio, con le imprese e il mondo del lavoro in testa. Questo perché “la scuola deve formare buoni cittadini che abbiano i mezzi, le conoscenze e le competenze per vivere da protagonisti il mondo del lavoro”. E per
fare in modo che “la nostra educazione renda giustizia al primo articolo della nostra Costituzione”, fondata, per davvero, sul lavoro. Per affrontare il problema del disallineamento tra la domanda di competenze del mondo del lavoro e ciò che la scuola effettivamente offre, occorre rafforzare l’apprendimento basato su esperienze concrete di lavoro. E per quanto oggi il numero di Istituti superiori che organizzano percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro sia in aumento, sono ancora meno del 9% gli studenti delle scuole superiori che hanno fatto un’esperienza in azienda. In tal senso, le linee guida del Governo prevedono che la possibilità di fare percorsi formativi in realtà lavorative aziendali sarà resa sistemica. Con interventi differenziati a seconda delle esigenze degli studenti e del tipo di imprese e istituzioni in cui si metteranno alla prova. Ma con una finalità comune: avvicinarsi alla costruzione di un sistema di istruzione e formazione che ricalchi alcune buone prassi europee e che tenga in considerazione le specificità del tessuto industriale italiano e valorizzi la migliore tradizione di formazione professionale. Un sistema insomma che non reagisca al continuo cambiamento attraverso aggiustamenti tardivi, ma costituito da un flusso di conoscenza più efficace tra il sistema economico, le proposte educative e formative a ogni livello di istruzione, e le decisioni di indirizzo prese dagli studenti e dalle famiglie. Un obiettivo questo che potrà dirsi raggiunto se in un prossimo futuro non si parlerà più di alternanza, ma di “formazione congiunta” tra la classe e il luogo di lavoro, tra la scuola e l’impresa.
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DEGLI EVENTI
IL PORTICO
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Famiglia. L’intervento di Lucio Fumagalli, docente di Organizzazione e comunicazione aziendale.
Una buona organizzazione del lavoro passa per il valore dato alla famiglia Il rapporto tra azienda e famiglia va ribaltato, le organizzazioni devono valorizzare l’apporto di un contesto familiare positivo RAFFAELE PONTIS
UNIONE GIURISTI Cattolici Italiani di Cagliari nelle score settimane ha tenuto presso l’Aula Magna della Corte d’Appello un importante convegno dal titolo "Un futuro per la famiglia", un tema più che mai attuale, vista la crisi profonda che l'istituto familiare sta attraversando e vista l'imminenza dell'apertura del Sinodo straordinario convocato da Papa Francesco, che proprio nella famiglia ha il suo tema principale. Fra i vari relatori che si sono avvicendati durante il convegno di particolare rilevanza ed interesse è stato l'intervento del Prof. Lucio Fumagalli, docente di Organizzazione e Comunicazione Aziendale e Presidente del BAICR, primaria Agenzia di Formazione Superiore. Attraverso il tema proposto " Mo-
L’
Nella foto piccola, Lucio Fumagalli.
delli di impresa e culture organizzative: la conciliazione tra vita familiare e lavoro professionale” il relatore ha voluto evidenziare quale nuovo ruolo debba e possa avere la famiglia all'interno delle organizzazioni complesse ed in particolare nelle aziende e quale impatto possa avere questo nuovo ruolo a livello macroeconomico nel sistema Italia. Il pro-
fessore ha iniziato il suo intervento analizzando i problemi strutturali italiani dal punto di vista economico-sociale evidenziando come la crisi internazionale se pur profonda ed intensa nel nostro Paese ha assunto connotati del tutto particolari dettati sia da ragioni di tipo ideologico sia sociale. Secondo Fumagalli la crisi in Italia, se pur violenta è stata attenuata da una struttura patrimoniale familiare solida detta-
ta dalla generosità delle generazioni parentali passate. In poche parole il Patrimonio costruito da genitori e nonni degli attuali quarantenni ha fatto si che un intera generazione fosse per così dire protetta dal punto di vista finanziario. Ma ciò che il Prof. Fumagalli ha voluto evidenziare è il fatto di come possa essere rivisto il ruolo della famiglia nel contesto economico delle organizzazioni. Il
rapporto tra famiglia e organizzazioni, secondo il relatore, va completamente ridisegnato, quasi ribaltato, in quanto sempre più spesso si vuole risolvere giuridicamente la necessità per il lavoratore di conciliare lavoro e famiglia. Ecco allora i distacchi parentali, la legge 104 e i tanti accorgimenti normativi che permettono al lavoratore/lavoratrice di fare i salti mortali per conciliare i due mondi. Ma ciò che è importante, afferma, è che il rapporto tra azienda e famiglia va capovolto e le organizzazioni dovrebbero iniziare ad inglobare e far proprie le necessità delle famiglie permettendo ai lavoratori di essere sereni e di costruire una famiglia serena, capace poi a sua volta di restituire ambienti positivi, stimoli positivi e potenzialità nuove ai lavoratori. Sarà compito della politica iniziare a creare politiche nuove orientate al raggiungimento di questi obiettivi. In poche parole creare famiglie serene, con mogli, mariti, genitori e figli sereni, insomma ambienti familiari all’interno dei quali virtù umane e cristiane possono trovare la loro massima espressione e dare una ricaduta a livello sociale ed economico determinante per l’uscita dalla crisi. Oggi più che mai quindi si avverte la necessità di un nuovo modello di sviluppo che abbia nella famiglia il suo centro propulsore.
Le Nazioni Unite non rimangano in silenzio L’intervento del Card. Parolin al Consiglio di sicurezza. MARCO SCANO ON FERMEZZA E nessun timore reverenziale. E’ cosi che il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, si è presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, con l’intento di far capire, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che l’unico modo per combattere efficacemente il terrorismo è la cooperazione tra gli Stati e un certo coordinamento negli interventi. Ci vuole un uso proporzionale della forza, da parte di tutti gli attori nello scenario globale, che non devono essere “apatici” di fronte ad abusi e persecuzioni verso popolazioni innocenti; è proprio di questo che viene accusato il Palazzo di Vetro: se l’Onu è stato pensato come organismo di garanzia della pace e della collaborazione tra i popoli, non può tirarsi indietro quando si tratta di passare, dai discorsi e le dichiarazioni d’intenti, ad un’azione più concre-
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ta. Perché la situazione in Medio Oriente è tra le più complicate, soprattutto visto che l’interlocutore non è uno stato, ma un’organizzazione terroristica che mira ad espandere il proprio controllo a tutto il pianeta, attraverso un “governo mondiale pseudo-religioso”; dicono di essere mossi da motivazioni religiose ma, come ha ripetuto anche Papa Francesco “nessuno pensi di potersi fare scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione e nessuno usi la religione come pretesto per azioni contro la dignità umana e contro i diritti fondamentali di ogni uomo e donna; soprattutto il diritto alla vita e il diritto di ognuno alla libertà religiosa”. Bisogna quindi utilizzare strategie innovative, come dice Parolin, per far fronte a questi problemi internazionali in cui i fattori culturali svolgono un ruolo fondamentale. Bisogna però guardarsi anche da un altro pericolo: l’obiettivo di que-
Il Cardinale Pietro Parolin durante il suo intervento all’Onu.
sta tipologia di organizzazioni è non soltanto quello di danneggiare le situazioni politico-economiche dei singoli stati, ma anche di prendere concretamente il controllo di aree negli stati stessi e imporvi le proprie “leggi”; e non parliamo delle leggi che caratterizzano le moderne democrazie, sono al contrario studiate per “imporre il dominio sulle coscienze e il controllo completo sulle persone”. In casi del genere occorre il forte so-
stegno del diritto internazionale, che benché non fosse preparato ad una sfida del genere quando fu approvata la Carta delle nazioni Unite, può comunque permettere al Consiglio di Sicurezza di intervenire nel caso di una guerra provocata da un ‘attore non statale’. L’intervento del card. Parolin è importante soprattutto perché dà voce a tutte quelle persone che, non avendo i titoli né i canali per potersi esprimere, sembra quasi che non
esistano; esistono invece, e ce ne ricordiamo solo quando al telegiornale danno i numeri sui feriti e sui morti. Per impedire che altre persone diventino solo dei numeri da aggiungere a quella lista nera, è necessario, è fondamentale, ascoltare questa voce di Speranza e di Unità che arriva dal Vaticano; assieme possiamo vincere, ma prima, sempre assieme, dobbiamo lottare. Perché in nome di Dio non si può morire, ma solo vivere.
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IL PORTICO DEL TEMPIO
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Il Papa. All’Angelus l’invito a pregare con insistenza per i lavori del Sinodo dei Vescovi.
La famiglia può crescere e camminare con la luce e la forza della Parola di Dio ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL Santo Padre ha insistito in modo particolare sull’impegno a pregare per il Sinodo sulla famiglia: «Invito tutti a sostenere i lavori del Sinodo con la preghiera, invocando la materna intercessione della Vergine Maria». Sempre all’Angelus, Papa Francesco ha ricordato l’iniziativa dei Paolini di una grande distribuzione della Bibbia in occasione del centenario della loro fondazione da parte del Beato Giacomo Alberione. La proposta di diffondere la Bibbia si lega in particolare al tema della famiglia: «La Bibbia non è per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno, sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica. Così la famiglia cresce, cammina, con la luce e la forza della Parola di Dio!». L’importanza della Parola di Dio era già stata richiamata dal Papa in settimana, durante l’Udienza con i Membri dell’Alleanza Biblica Universale, in occasione della nuova versione italiana della Bibbia interconfessionale in lingua corrente: «Vorrei tanto che tutti i cristiani potessero apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (cfr Fil 3,8) attraverso la lettura assidua della Parola di Dio, poiché il testo sacro è il nutrimento dell’anima e la sorgente pura e pe-
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renne della vita spirituale di tutti noi». All’Udienza generale Papa Francesco si è soffermato sul tema della “diversità dei carismi”: «L’esperienza più bella è scoprire di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la sua Chiesa! […]nella comunità cristiana abbiamo bisogno l’uno dell’altro, e ogni dono ricevuto si attua pienamente quando viene condiviso con i fratelli, per il bene di tutti. Questa è la Chiesa!». Ricevendo in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace il Santo Padre, rifacendosi agli insegnamenti della Caritas in veritate di Benedetto XVI, ha sottolineato il valore dello stato sociale: «lo Stato di diritto sociale non va smantellato ed in particolare il diritto fondamentale al lavoro. Questo non può essere
considerato una variabile dipendente dai mercati finanziari e monetari. Esso è un bene fondamentale rispetto alla dignità, alla formazione di una famiglia, alla realizzazione del bene comune e della pace. L’istruzione e il lavoro, l’accesso al welfare per tutti, sono elementi chiave sia per lo sviluppo e la giusta distribuzione dei beni, sia per il raggiungimento della giustizia sociale, sia per appartenere alla società e partecipare liberamente e responsabilmente alla vita politica, intesa come gestione della res publica». Nel discorso all’Udienza con i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Clero, Papa Francesco ha mostrato l’importanza per i presbiteri di coltivare nel tempo il tesoro della vocazione, orientandolo all’evangelizzazione: « Ogni vocazione è per la missione e la missione dei ministri ordinati è l’evangelizzazio-
ne, in ogni sua forma. Essa parte in primo luogo dall’ "essere", per poi tradursi in un "fare". I sacerdoti sono uniti in una fraternità sacramentale, pertanto la prima forma di evangelizzazione è la testimonianza di fraternità e di comunione tra loro e con il Vescovo. Da una simile comunione può scaturire un potente slancio missionario, che libera i ministri ordinati dalla comoda tentazione di essere più preoccupati del consenso altrui e del proprio benessere che animati dalla carità pastorale, per l’annuncio del Vangelo, sino alle più remote periferie». Incontrando i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, il Pontefice ha insistito sull’importanza di condividere «le diverse esperienze di pastorale della famiglia e di impegno politico e sociale in sostegno delle famiglie, sia quelle che vivono una vita matrimoniale ordinaria, sia quelle segnate da problemi o rotture». Insieme a questo ha ricordato il valore per le famiglie «dell’imprescindibile diritto a dare ai figli l’educazione che ritengono più idonea». Sempre in settimana Papa Francesco ha ricevuto gli Atleti disabili del Comitato Italiano Paralimpico, ricordando loro come lo sport possa essere «un’occasione preziosa per riconoscersi come fratelli e sorelle in cammino, per favorire la cultura dell’inclusione e respingere la cultura dello scarto».
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
Fidarsi del Signore La lotta contro il male
remo sconfitti. Ma il Signore ha dato questo mestiere principalatana cerca di distrugge- mente agli angeli: di lottare e vinre l’umanità. Tanti pro- cere. getti, tranne i peccati 29 settembre 2014 propri, ma tanti, tanti progetti di disumanizzazione del- Il valore della pazienza l’uomo, sono opera di lui, semplicemente perché odia l’uomo. E’ Santa Teresa di Gesù Bambino, astuto: lo dice la prima pagina del- negli ultimi mesi della sua vita, la Genesi; è astuto. Presenta le co- cercava di pensare al cielo, sentise come se fossero buone. Ma la va dentro di sé, come sua intenzione è la distruzione. E fosse una voce che dicegli angeli ci difendono. Difendono va ‘Ma non essere sciocl’uomo e difendono l’Uomo-Dio, ca, non farti fantasie. Sai l’Uomo superiore, Gesù Cristo che cosa ti aspetta? Il niente! è la perfezione dell’umanità, il più Tante volte passiamo per questa situazione, viviaperfetto. Per questo la Chiesa onora gli an- mo questa situazione. E geli, perché sono quelli che sa- tanta gente che soltanto ranno nella gloria di Dio – sono pensa di finire nel niennella gloria di Dio – perché difen- te. E lei, Santa Teresa, dono il gran mistero nascosto di pregava e chiedeva forDio, cioè che il Verbo è venuto in za per andare avanti, nel buio. Questo si chiama entrare in pacarne. La lotta è una realtà quotidiana, zienza. La nostra vita è troppo fanella vita cristiana: nel nostro cuo- cile, le nostre lamentele sono lare, nella nostra vita, nella nostra mentele da teatro. Davanti a quefamiglia, nel nostro popolo, nelle ste, a questi lamenti di tanta gennostre chiese … Se non si lotta, sa- te, di tanti fratelli e sorelle che so-
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ti: segui i suoi consigli. Io, oggi, farei la domanda: com’è il rapporto con il mio angelo custode? Lo ascolto? Gli dico buongiorno, al mattino? Gli dico: ‘Custodiscimi durante il sonno?’. Parlo con lui? Gli chiedo consiglio? E’ al mio fianco. Questa domanda possiamo risponderla oggi, ognuno di noi: com’è il rapporto con quest’angelo che il Signore ha manGli Angeli custodi dato per custodirmi e accompagnarmi nel cammino, e che vede Tutti noi, secondo la tradizione sempre la faccia del Padre che è della Chiesa, abbiamo un angelo nei cieli”. con noi, che ci custodisce, 2 ottobre 2014 ci fa sentire le cose. Quante volte abbiamo sentito: Accogliere la salvezza ‘Ma … questo … dovrei fare così, questo non va, Credo che Gesù sia il Maestro che stai attento …’: tante vol- ci insegna la salvezza, o vado dapte! E la voce di questo no- pertutto ad affittare guru che me stro compagno di viaggio. ne insegnino un’altra? Un cammiEssere sicuri che lui ci no più sicuro o mi rifugio sotto il porterà alla fine della no- tetto delle prescrizioni e dei tanti stra vita con i suoi consi- comandamenti fatti da uomini? E gli, e per questo dare così mi sento sicuro e con questa ascolto alla sua voce, non ribel- - è un po’ duro dire questo - sicularci … Perché la ribellione, la vo- rezza compro la mia salvezza, che glia di essere indipendente, è una Gesù dà gratuitamente con la gracosa che tutti noi abbiamo; è la tuità di Dio? Ci farà bene oggi farsuperbia, quella che ha avuto il ci queste domande. E l’ultima: io nostro padre Adamo nel Paradiso resisto alla salvezza di Gesù? 3 ottobre 2014 terrestre: la stessa. Non ribellarno nel buio, che hanno perso quasi la memoria, quasi la speranza – che vivono quell’esilio da se stessi, sono esiliati, anche da se stessi – niente! E Gesù ha fatto questa strada: dalla sera al Monte degli Ulivi fino all’ultima parola dalla Croce: ‘Padre, perché mi hai abbandonato!’”. 30 settembre 2014
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
pietre IN SUD SUDAN
Radio cattolica minacciata di chiusura Un’altra radio cattolica nel mirino delle autorità del Sud Sudan. Si tratta di “Voice of Hope” della diocesi di Wau. Il Vice governatore dello Stato, ha minacciato di chiudere l’emittente intimando alla redazione di limitarsi a fornire solo informazioni locali evitando di coprire gli eventi che accadono negli altri Stati del Sud Sudan, specialmente quelli relativi all’opposizione. L’esponente governativo ha definito “Voice of Hope” una “stazione dannosa”, aggiungendo che il governo avrebbero preso gli opportuni provvedimenti se l’emittente non si fosse limitata a trasmettere solo “omelia e musica Gospel”. PAKISTAN
Nuova violenza su una cristiana Quattro giovani musulmani di Sialkot hanno violentato la quindicenne cristiana Monaza Bibi, filmando lo stupro di gruppo. Il padre della vittima ha denunciato l’accaduto e due degli aguzzini sono stati fermati dalla polizia. Altri due sono ricercati. Il padre della ragazza ha detto di aver subito pressioni e minacce per impedirgli di sporgere denuncia, ma l’uomo ha coraggiosamente denunciato anche chi l’ha minacciato. La polizia ha confermato l’esistenza di un videoclip della violenza che costituirà una prova contro i colpevoli. In Pakistan, lo stupro è utilizzato dai giovani musulmani come strumento di potere sulle ragazze delle minoranze religiose, di famiglie povere ed emarginate. È una forma di violenza che vuole ribadire la sottomissione dei cristiani ai musulmani. Si stima che i casi di stupri di ragazze indù e cristiane in Pakistan siano circa mille ogni anno. EGITTO
Torna a casa la donna copta scomparsa Ha fatto ritorno alla sua famiglia e ha raccontato di essere stata vittima di un rapimento, la donna copta scomparsa ai primi di settembre. Il ritorno della donna ha smascherato come false le notizie diffuse dalle forze dell'ordine secondo cui la donna si era allontanata volontariamente con un uomo musulmano, dopo essersi convertita all'islam. Il ritorno della donna è stato festeggiato da vicini e parenti. La scomparsa della 39enne, madre di 5 figli, aveva generato scontri tra i copti e le forze di polizia, avvenuti dopo che parenti e amici della donna avevano dato vita ad una manifestazione per denunciare l'assenza di indagini sul caso. La sera stessa, per ritorsione, la polizia erano entrati nelle case di decine di famiglie copte, compiendo atti violenti di rappresaglia e arrestando decine di uomini.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
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Pastorale giovanile. Il 12 ottobre a Cagliari l’incontro con don Artime, Rettore Maggiore dei Salesiani.
Formare buoni cristiani e onesti cittadini Don Bosco parla ancora ai giovani di oggi Don Angel Fernandez Artime è il decimo successore di Don Bosco. Parteciperà all’incontro in Viale fra Ignazio. FEDERICA BANDE
UFFICIO DI Pastorale Giovanile della nostra diocesi è nuovamente a lavoro. Il prossimo appuntamento è infatti fissato per domenica nell'Istituto Salesiano Don Bosco in Viale Fra Ignazio a Cagliari alle ore 9 del mattino. Tale giornata è dedicata ai giovani animatori degli oratori delle parrocchie della diocesi, che avranno l'opportunità di incontrare e trascorrere la giornata con il decimo successore di Don Bosco, don Angel Fernandez Artime. Don Angel Fernandez Artime è stato eletto Rettore Maggiore dei Salesiani lo scorso 25 marzo, dopo una lunga esperienza in cui ha ricoperto diversi incarichi; delegato della Pastorale Giovanile, direttore della scuola Ourense, membro del Consiglio e Vicario ispettoriale e, dal 2000 al 2006, Ispettore. Nel 2009 è stato nominato Ispettore dell’Argentina Sud, incarico che ha mantenuto fino alla data
L’
Il Rettor Maggiore don Artime (a destra) in udienza da Papa Francesco insieme al suo predecessore don Chavez.
dell'elezione che oggi lo fa il decimo successore di don Bosco. L'importanza dell'opera salesiana in Italia e nel mondo è di grande rilevanza e il messaggio di San Giovanni Bosco non è invecchiato nel tempo, ma anzi è straordinariamente fresco ed attuale. Don Bosco era infatti un educatore eccezionale, e la sua semplicità unita ad una acuta intelligenza lo condussero a capire che era fortemente necessario un metodo educativo che puntasse allo sviluppo di tutta la persona, dando così ai giovani del suo tempo un luogo dove crescere e
formarsi a 360 gradi, in un ambiente dove educare non voleva dire punire ma avere cura della persona. Questo santo ci ha insegnato che il vero educatore partecipa alla vita di coloro che educa interessandosi dei problemi dei suoi ragazzi, ed essendo un amico familiare ed autorevole ma non autoritario. Giovanni Bosco plasma il suo metodo educativo e l'oratorio su una solida base formata da quattro dimensioni imprescindibili: casa che accoglie, scuola che avvia alla vita, parrocchia che evan-
gelizza e cortile per incontrarsi da amici. Questi insegnamenti fanno dell'opera salesiana una ricchezza per tutta la Chiesa, e gli operatori salesiani aiutano centinaia di ragazzi in tutto il mondo, utilizzando fedelmente il metodo di don Bosco. Come successore del Santo, don Angel oggi rappresenta la continuità fisica di un carisma forte e necessario, e da qui nasce quindi la proposta della Pastorale Giovanile rivolta a tutti i giovani animatori della diocesi. Ogni parrocchia è stata contat-
tata dall'Ufficio PG che ha invitato i sacerdoti a far partecipare quattro rappresentanti della comunità di provenienza accompagnati da un referente, per consentire a questi ragazzi di conoscere uno scorcio di quella realtà da cui l'oratorio per eccellenza ha preso vita grazie al coraggio e all'intuizione di un sacerdote che aveva a cuore i ragazzi ed il loro futuro. Partecipare a questa giornata consentirà alle giovani delegazioni di respirare un pò di oratorio salesiano, e sarà certamente occasione per comprendere il ruolo dell'oratorio come strumento di Pastorale Giovanile, ma anche possibilità per gli animatori di conoscere altre realtà, condividere le idee, confrontarsi sulle esigenze e le potenzialità dei nostri oratori per poi tornare nella propria parrocchia e motivare gli altri giovani, e chiaramente accogliere il contributo del Rettore Maggiore per riflettere sulla grande eredità pedagogica e spirituale lasciata da San Giovanni Bosco. Il meeting di questa particolare evento avrà inizio alle 9, e dopo un iniziale momento di accoglienza, la giornata sarà scandita da momenti di animazione, laboratori, lavori comunitari e la possibilità di ascoltare le parole di don Angel. Un’occasione che nessun animatore d'oratorio dovrebbe lasciarsi sfuggire.
Attività dell’Azione Cattolica
Riprendono le attività diocesane dell'Azione Cattolica. Il 28 Settembre si è svolto il primo incontro festa del Settore Giovani. I giovani (dai 15 ai 30 anni) di sette parrocchie si sono incontrati per cominciare insieme i percorsi parrocchiali partendo dall'analisi del brano del Vangelo di Marco "Coraggio, sono Io". Presentate inoltre le prossime attività diocesane rivolte agli studenti universitari. Il 27 e 28 settembre presso il Pozzo di Sicar il Settore Adulti si è riunito per un campo scuola dal titolo "Vita d'Autore".
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IL PORTICO
IL PORTICO DEL SINODO
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Famiglia. Essere fedeli all’insegnamento di Cristo e condividere le sofferenze odierne del mondo delle famiglie.
La Chiesa è chiamata a camminare insieme e a mettersi in ascolto della voce del Signore Siamo invitati a pregare per la Chiesa affinché trovi le vie per annunciare il Vangelo della famiglia nel mondo attuale
+ ARRIGO MIGLIO
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ON LA VEGLIA di preghiera di sabato 4 ottobre al Santuario di Bonaria abbiamo dato inizio ad una preghiera continua che accompagni papa Francesco e i vescovi per tutta la durata del Sinodo. La Chiesa intera è chiamata a camminare insieme (syn-odòs), a cercare la volontà del Signore, a mettersi in ascolto e a lasciarsi guidare dallo Spirito, sotto la guida di Pietro: su di lui c’è una parola speciale di Gesù, che per noi è garanzia fondamentale. Nel mese di ottobre siamo invitati in modo particolare a pregare con il Rosario. Ripercorriamo volentieri i “misteri” della gioia: sono le pagine del vangelo che ci riportano alla vita della Santa Famiglia di Nazaret. A questi “misteri” possiamo aggiungere utilmente il secondo mistero della luce, le nozze di Cana, dove Maria si è mostrata vera madre e regina della Famiglia.
loro che si trovano in una situazione di coppia che non permette loro piena partecipazione alla vita sacramentale. Più volte la Chiesa ci ha ripetuto che queste persone non sono fuori dalla Chiesa, restano nel suo grembo, anche se ferite. Questo è il punto di partenza per un percorso di speranza. Il punto d’arrivo è per tutti l’incontro finale con il Padre misericordioso, colui che solo capisce e può giudicare con verità, il Padre che tutti attende e a tutti offre una via di salvezza. Proviamo dunque a delineare un percorso che si snodi dal punto di partenza verso la meta comune. Questo non significa approvare comportamenti e scelte, ma accogliere e accompagnare resta un dovere per ogni pastore e per ogni comunità ecclesiale. La terza preghiera che propongo è per il nostro paese, l’Italia, perché tutti, ma specialmente quanti
hanno responsabilità nella politica, nella cultura, nell’informazione, nell’educazione, arrivino a comprendere che mettere sempre al primo posto la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e aperta alla vita non significa fare un favore ai cattolici o al Vaticano ma al nostro paese. Qui, se vogliamo aprire gli occhi, parlano i numeri, che riguardano il problema demografico, il contributo sociale della famiglia, la serenità dei figli, l’economia stessa. Studi e ricerche non mancano a questo proposito. Omologare la famiglia a qualsiasi tipo di convivenza, e talora creandole quasi un complesso di inferiorità nei confronti di altre scelte, danneggia anzitutto il paese e il suo futuro. Preghiamo dunque senza stancarci e chiediamo al Signore che la nostra testimonianza accompagni sempre le nostre parole.
nunciatori del vangelo ma soprattutto fedeli al vero volto di Dio, che è volto di misericordia e di speranza. Mi sembra molto importante ascoltare, meditare e pregare. Questa preghiera è anche il collante più forte perché tutta la Chiesa accolga i punti da meditare e li approfondisca; perché nella preghiera chieda la Luce al Signore che certamente la darà quando, dove e come Lui riterrà maturo il momento. Vorrei af-
fiancare anche un’altra intenzione particolare di preghiera – ha continuato- per tutta la Chiesa, soprattutto per chi nella Chiesa ha il compito del magistero e della ricerca teologica, per gli uomini e le donne che hanno il compito di approfondire e di meditare, come per esempio i contemplativi, che hanno il compito di approfondire nella contemplazione”. Due le esigenze attuali della Chiesa secondo il Vescovo di Cagliari. La prima: “un cuore più dilatato da parte di tutti per superare questa divisione tra quelli che sono rigidi nella difesa della dottrina e quelli che allargano il cuore nella misericordia ma non sono due chiese diverse, non possono essere due chiese diverse: la Dottrina viene dallo stesso Signore che ha un cuore di misericordia infinita. Se noi siamo schierati la colpa è nostra, non di Dio”. La seconda riguarda la comunicazione: “c’è bisogno anche di un linguaggio nuovo: riuscire a dire il Mistero di sempre ma con un linguaggio più comprensibile. Un linguaggio che non sia respingente ma che sia accogliente”.
Immagini della veglia a N.S. di Bonaria
La nostra preghiera è in primo luogo per tutta la Chiesa, perché il Signore le dia la grazia di saper annunciare il vangelo della famiglia con un cuore sempre più grande e aperto, senza venir meno in nulla all’insegnamento del Signore ma al tempo stesso con piena e totale condivisione di tutte le sofferenze che oggi la famiglia conosce. Con la grazia di un cuore grande, chiediamo anche quella di un linguaggio efficace per gli uomini di oggi, un linguaggio comprensibi-
le per tutti, un linguaggio accogliente, incoraggiante, capace di dare speranza. Annunciare il vangelo della famiglia significa indicare con chiarezza dove si trova la sorgente dell’amore, Dio stesso, e testimoniare che la via verso l’amore pieno passa attraverso Gesù, anche quando Gesù percorre la via della croce. Una seconda preghiera la chiedo per la nostra Chiesa diocesana, perché il Signore ci aiuti a tracciare percorsi di speranza per tutti co-
La diocesi di Cagliari in preghiera per il Sinodo Le parole dell’Arcivescovo durante la Veglia SUSANNA MOCCI
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HIEDO di pregare intensa-
mente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito». Questo l’invito di Papa Francesco a tutte le diocesi in occasione dell’apertura del III Sinodo Straordinario sulla Famiglia. Anche la Diocesi di Cagliari ha raccolto l’invito del Pontefice, organizzando un momento di preghiera. La veglia, intitolata “Accendi una luce in famiglia” si è tenuta nella serata del 4 ottobre nella Basilica di N.S. di Bonaria ed è stata presieduta dall’arcivescovo Arrigo Miglio. “Questa veglia ci unisce non solo idealmente ma attraverso i le-
gami dello Spirito di Dio con la grande assemblea di Piazza San Pietro che ha pregato con Papa Francesco, con i padri sinodali e con una rappresentanza delle Chiese che sono in Italia e in altri Paesi –ha esordito l’Arcivescovo. È importante che questa veglia sia l’inizio di un periodo intenso di preghiera per almeno tutto il periodo del sinodo. Siamo nel mese di Ottobre, un mese dedicato particolarmente alla preghiera del Rosario; cerchiamo di meditare in modo particolare i misteri legati alla Famiglia di Nazareth, in cinque misteri della gioia, ma anche il secondo mistero della luce, quello delle nozze di Cana. Misteri che ci aiutano a entrare nel Mistero dell’Amore di Dio. Il Sinodo porterà dei risultati uti-
li alla Chiesa anche in relazione alla preghiera della comunità cristiana, proprio come negli Atti degli Apostoli, per Pietro, “una preghiera incessante saliva per lui”. Intenso l’invito alla preghiera: “Preghiamo soprattutto perché la Chiesa si faccia carico dei problemi legati alla vita della famiglia e al mistero del sacramento del Matrimonio. Noi abbiamo bisogno di capire quali sono le strade giuste per essere fedeli an-
IL PORTICO DI CAGLIARI
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
Vita cittadina. Lo storico rione vive un tempo caratterizzato da profondi mutamenti.
Marina, la cultura dell’incontro segna il quartiere cagliaritano
rietà inter-familiare supplivano alle mancanze». Ora il tessuto sociale è radicalmente cambiato. Gli alloggi popolari sono stati assegnati in altre parti della città e il numero di residenti è diminuito fino a raggiungere i 2656 abitanti nel 2013. Inoltre, con i suoi 470 stranieri (in prevalenza da Bangladesh, Senegal e Pakistan) la Marina è il quartiere con la percentuale di immigrati più alta sul totale dei residenti (17,70%). Non solo la popolazione ma anche la vita nel quartiere è molto diversa: «Già all’epoca c’era frenesia - spiega
don Marco - gli asili e le scuole erano pieni di bambini e ragazzi che frequentavano anche la parrocchia. Era semplice fare gruppo, specialmente facendo leva sull’attività sportiva, che non è mai mancata nemmeno per gli adulti. L’affabilità della gente e la socializzazione spontanea producevano tante attività legate al teatro, con una grande ironia presente già allora. In quegli anni, i ragazzi che poi sono diventati i “Lapola” vivevano la parrocchia e il teatro con la stessa vena comica di oggi». Tuttavia basta farsi un giro nei vicoli della Marina per percepire il cambiamento: nonostante la parrocchia continui a essere un luogo di aggregazione, con un oratorio sempre aperto, sport e attività teatrali, il quartiere si è arricchito di numerose attività commerciali, con locali che restano aperti fino a tarda notte. Non mancano i siti d’interesse culturale come gli scavi archeologici a santa Lucia, quelli di san Sepolcro e il Museo del tesoro di sant’Eulalia. Esiste poi una particolare tradizione che cerca di tenere vive le radici identitarie del quartiere: «Alcuni ex residenti ritornano in determinati momenti religiosi forti, come la Pasqua, vestendo gli antichi abiti dei confratelli. Se la Marina è il primo passaggio per Cagliari è giusto accogliere la gente con la nostra storia e le nostre tradizioni, anche di fede. Se questo rimane radicato, Cagliari avrà sempre qualcosa da offrire. Altrimenti resteranno solo delle mura prive di alcun significato».
de coinvolti sindaco, prefetto e residenti. A giudizio dei residenti, l’unico provvedimento valido, scaduto il 30 settembre, è stata l’ordinanza del prefetto sul consumo delle bevande alcoliche fuori dai locali, ripreso dall’ordinanza sindacale con scadenza al 31 dicembre: «Per lo meno le piazze sono pulite - prosegue Marras che io sappia non è stata messa nessuna multa. Se avessi saputo
della movida forse me ne sarei andato, almeno sarei riuscito a vendere la casa». Sul punto è d’accordo don Marco Lai che però aggiunge: «Bisogna mediare: la porta di Cagliari al mondo non può essere solo un dormitorio. È bello avere un quartiere aperto che sia elemento di vivacità economica. Tuttavia lo sviluppo dovrebbe essere portato anche in altre zone: penso al Poetto, ad alcune zone di Sant’Elia, a Su Siccu, luoghi di ritrovo che permettono di mantenere una bella visione della città». INTEGRAZIONE Sembra invece procedere bene il processo d’integrazione dei residenti stranieri. La parrocchia tenta di rispondere alle nuove esigenze attualizzando le strutture. Ecco allora la scuola d’italiano, il centro di ascolto e le accoglienze per l’esercizio del culto. Resta irrisolta la questione moschea. Sul tema don Marco Lai ha le idee chiare: «Credo che ci sia lassismo. Di fatto i musulmani sono aumentati con la crisi del nord Africa. Sicuramente la situazione in strada non è decorosa, soprattutto nelle giornate piovose. Bisogna dare una risposta dignitosa e loro stessi devono interrogarsi sulla difficoltà di trovare posto nel centro storico».
Attualmente i residenti sono oltre 2600, sempre più significativa la presenza degli stranieri MATTEO MAZZUZZI
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IGLIETTO DA visita della città, porta di Cagliari al mondo, anima dello sviluppo economico e commerciale. Sono alcune definizioni che si possono dare al quartiere storico della Marina. Nessuna però sintetizza a pieno lo spirito del rione e dei suoi abitanti. Bisogna passeggiare nel quartiere per capirlo. Magari il venerdì mattina in via del Collegio. A mezzogiorno la comunità musulmana si riunisce per pregare. Lo spazio è piccolo per accogliere tutti, così, per necessità, alcuni fedeli stanno inginocchiati sulla strada, sotto lo sguardo di passanti e giovani studenti all’uscita di scuola. La ricerca di uno spazio più ampio è sempre attiva, ma nel frattempo ciò che rende possibile la convivenza è la tolleranza delle famiglie residenti. Tolleranza e accoglienza sono infatti le parole chiave per descrivere la Marina. Poco importa se gli ospiti sono lavoratori del porto, viaggiatori tra Isola e continente, poveri in cerca di una casa o stranieri in fuga dalla pro-
pria terra. L’ospitalità è il marchio di fabbrica della Marina. Oggi come 30 anni fa, anche se il quartiere è profondamente cambiato da allora: «Nella prima metà degli anni Ottanta la Marina era un quartiere popolare e popolato - ricorda don Marco Lai, attuale parroco di Sant’Eulalia e vice parroco nel 1984 - tanti erano i pescatori e le famiglie poco abbienti. Mi colpivano molto quelle vie strette che, soprattutto per le famiglie più numerose, fungevano da cortile di casa. Spesso si viveva nei sottani ma la strada e la solida-
Il fenomeno della movida e l’integrazione sociale Le sfide attuali del quartiere della Marina M. M.
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E NEGLI ANNI Ottanta le que-
stioni sociali legate al carattere popolare della Marina e all’incombente fenomeno della tossicodipendenza erano le principali preoccupazioni, oggi la vita del residente si è complicata per altri motivi. MOVIDA Dallo sviluppo commerciale è nata la cosiddetta “movida”: soprattutto nel fine settimana il rione si popola di centinaia di persone che scelgono i locali come luogo d’incontro notturno. Una socialità che diventa un problema quando non tiene conto delle esigenze dei residenti. Il problema principale è il chiasso: «Il comitato “Rumore no Grazie” raccoglie circa 240 famiglie tra Marina e Stampace - spiega il presidente Enrico Marras l’obiettivo non è la modifica degli
orari dei locali ma l’applicazione del piano di zonizzazione acustica risalente al 199 4, che pone un limite notturno di 50 decibel. Attualmente le misurazioni effettuate da un tecnico abilitato arrivano anche a 65-70 dB. Personalmente, ho i tavolini dei locale a 3 metri dalla camera da letto e insonorizzare non sarebbe utile perché il rumore è troppo vicino. Ne facciamo soprattutto una questione di salute». I residenti puntano quindi il dito sull’espansione dei locali verso la strada, ma anche sulle strategie di sviluppo per la città: «Il Comune ritiene che questo sia uno sviluppo turistico. Ma così aggravano la crisi perché la gente si concentra alla Marina e il resto dei locali resta poco frequentato». La vicenda ha avuto diversi risvolti giudiziari: numerosi sono i locali denunciati e al Tar è in corso un processo che ve-
IL PORTICO
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brevi SAN PAOLO
Una serata su San Saturnino La parrocchia di San Paolo a Cagliari ha organizzato un incontro, aperto a tutta la cittadinanza e a quanti desiderano partecipare, per il 28 ottobre che avrà per tema il Patrono della città, dal titolo: “Saturnino, cagliaritano giovane e santo. Cronaca e dibattito di storia e di fede”, guidato e illustrato da Don Giorgio Mameli. SINNAI E QUARTU
In festa per i due nuovi sacerdoti Sabato 18 ottobre monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, ordinerà due nuovi sacerdoti. Al mattino, alle 10.30, nella parrocchia di Santo Stefano Protomartire a Quartu Sant’Elena, sarà celebrata l’ordinazione sacerdotale di don Raimondo Mameli. Nel pomeriggio, alle 18.30, nella parrocchia di Santa Barbara in Sinnai, sarà celebrata l’ordinazione sacerdotale di don Michele Saddi.
Don Raimondo celebrerà la prima Santa Messa domenica 19 ottobre alle 17.00 nella parrocchia di S. Stefano Protomartire a Quartu. Don Michele invece la celebrerà, sempre domenica, ma alle 18.30, nella parrocchia di Santa Barbara in Sinnai. CHIESA S. ANTONIO ABATE
Due serate sulla figura di Paolo VI Il Meic e l’Azione Cattolica Diocesana hanno organizzato due serate su Paolo VI. Gli appuntamenti sono previsti per martedì 14 e il 15 ottobre alle 19.30, nella chiesa di Sant’Antonio, in via Manno a Cagliari. Il primo incontro, dopo i saluti del presidente del Meic di Cagliari Maria Lucia Baire, prevede la relazione di Salvatore Mancuso, presidente del Comitato Etico del Policlinico Gemelli di Roma sul tema “Attualità e validità del messaggio dell’Humanae Vitae”. Il secondo sarà invece un incontro di ascolto e preghiera, guidato da monsignor Mario Ledda assistente ecclesiastico del Meic di Cagliari, sul tema “Paolo V. Il Papa della Parola. Un insegnamento radicato nel Vangelo”.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
XXVIII DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)
dal Vangelo secondo Matteo
MICHELE ANTONIO CORONA
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l brano evangelico riunisce due tematiche: il banchetto ed il vestito. Matteo apporta novità ai due temi, rispetto alla tradizione biblica, attraverso la nuzialità del figlio del re e la veste non adatta. Se le due parabole di rifiuto precedenti (‘i due figli’ e ‘i vignaioli omicidi’) trattavano in qualche modo del lavoro nei campi, qui si accenna ad una festa ed al banchetto connesso. L’invito è, pertanto, di grande onore, dal momento che l’organizzatore è il re in persona. Tuttavia, gli invitati sollevano scuse e presentano motivazioni che appaiono paradossali. Rifiutano l’invito al banchetto di nozze dell’erede al trono per andare ‘al proprio campo e ai propri affari’. L’esagerazione iperbolica – tipica delle parabole – giunge al suo culmine con l’atteggiamento assurdo dell’uccisione dei messaggeri. Pensiamo ad uno che uccide un postino che gli recapita una lettera di invito al Quirinale! Ci troviamo di fronte alla “terza parabola del ri-
il portico della fede
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n quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Mt 22,1-14
Molti sono chiama
fiuto” ed essa amplifica significativamente il rigetto definitivo dei destinatari verso la parola di Gesù. Nel panorama giudaico coevo era consueto il richiamo ad un banchetto escatologico organizzato per i più fedeli della cerchia. Il legame tra appartenenza etnica al popolo eletto e possesso della salvezza era forte e radicato. Tuttavia, non mancavano movimenti e rabbi illuminati che sostenevano l’eliminazione delle palizzate etniche in favore dei popoli pagani. Anche Isaia (prima lettura) presenta la processione di tutti i popoli verso il monte di Sion. Gesù apre maggiormente lo sguardo spalancando l’orizzonte della grazia e della salvezza per ‘buoni e cattivi’. I primi invitati rifiutano la partecipazione alle nozze e si nascondono dietro ad atteggiamenti di falsità e violenza nei confronti dei servi inviati, proprio come i vignaioli omicidi. Gesù ci viene presentato nei vangeli come uno che banchetta frequentemente con chi lo ospita e, durante la convivialità, coglie
l’occasione per parlare del Regno e per annunciare la salvezza. I versetti che precedono il nostro testo affermano: ‘Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta’ (21,45-56). La liturgia non ci fa proclamare questo testo per evitare di relegare il messaggio di Gesù alla sola vicenda storica. La proclamazione liturgica della parabola non può farci pensare solo a chi ha osteggiato Gesù nella sua vita terrena, ma a tutti coloro che rifiutano il Maestro. Il re non rimanda la festa per il rigetto dei primi, ma invia i suoi servi nelle strade affollate (il termine greco non indica gli incroci delle strade, ma i viottoli che brulicano di vita) a ‘raccattare’ chiunque voglia gratuitamente festeggiare, sentendosi ospite gradito. Stando alla metafora precedente, si potrebbe ipotizzare che i corazzieri si rechino alla stazione Termini e conducano viaggiatori, barboni, dipen-
denti delle ferrovie e tutti i presenti sul colle presidenziale. Il v.11 introduce una seconda parabola che si innesta sulla prima. La mancanza dell’abito nuziale deve essere intesa correttamente per evitare di obiettare: ‘Come poteva avere l’abito nuziale se è stato cooptato all’improvviso dalla strada?’. Se fosse così, è logico che nessuno avesse la veste adatta. L’abito è simbolo di accoglienza dell’invito, di disponibilità a stare al banchetto per partecipare alla gioia del re, della volontà di far parte della cerchia regale. ‘Amico, come mai sei entrato qui senza abito nuziale? Quegli ammutolì’. L’uomo non si giustifica, come i primi invitati. Questi stava a mensa ma come estraneo, immune alla gioia nuziale. L’uomo, pur tra coloro che accettano l’invito, non si lascia coinvolgere dalla festa e ne rimane ai bordi, come il secondo figlio che non ha fatto seguire i fatti alle parole. Così molti sono gli invitati, ma pochi coloro che vi partecipano adeguatamente.
LA GIOIA DI IMPEGNARSI PER IL BENE COMUNE “Mi interessa unicamente fare in modo che quelli che sono schiavi di una mentalità individualista, indifferente ed egoista, possano liberarsi da quelle indegne catene e raggiungano uno stile di vita e di pensiero più umano, più nobile, più fecondo, che dia dignità al loro passaggio su questa terra” (208). Ecco che in questi paragrafi, papa Francesco invita i cristiani perché si adoperino ad un impegno nella politica quale servizio più alto al bene di tutti, e allo stesso tempo, mediante un’ accorata implorazione, prega il Signore, perché vi siano persone capaci e abili nell’ “arte” dell’economia perché si promuova una vera e autentica amministrazione della “casa comune, che è il mondo intero” (206)! Sono dei passaggi complessi dove è condensata tutta la dottrina sociale della Chiesa, comunicata con parole che chiunque può comprendere e pertanto esse so-
no più efficaci per la loro incisività. Bisogna essere proprio insensibili e impermeabili per non comprendere che questi pronunciamenti non sono semplici insegnamenti di carattere esortativo, bensì sono indicazioni ed imperativi che mirano a far sì che i cristiani operino di conseguenza. I cristiani per primi, infatti, sono investiti del compito di impegnarsi nella politica e nell’ amministrazione economica della casa comune: dunque coloro che ne hanno le competenze, e che si pongono in ascolto degli ultimi, non possono non ascoltare l’insegnamento autorevole del Pontefice che si radica profondamente nel vangelo: “Gesù, l’evangelizzatore per eccellenza... in persona si identifica specialmente con i più piccoli” (209). Dunque “É indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive…e perché non ricorrere a Dio affinchè ispiri i loro
piani?” (205). In poche parole, l’esortazione dice chiaramente che, chi pensa di vivere come se Dio non esistesse, non è in grado di assumere questi compiti, chi non è aperto alla trascendenza non è in grado di compiere questo servizio alla politica e all’amministrazione dell’economia che possa realmente far superare quelle difficoltà in cui il mondo di oggi è come travolto in un vortice di profonda sofferenza, dove i più deboli sono trattati come “scarti”, emarginati e considerati solo come argomento di temi sociali dove bastano le riunione infeconde e parole piene di critiche ai governi, e allo stesso tempo vuote di azioni concrete e creative miranti al superamento concreto delle difficoltà, a partire dalle stesse realtà locali, a partire da quelle più vicine a noi. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
DOMENICA 10 OTTOBRE 2014
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L’Instrumentum laboris del Sinodo sulla famiglia/10
ati... Sfide odierne per la famiglia lcune risposte [al questionario] rilevano come, nelle situazioni in cui la fede è debole o assente nelle realtà familiari, la parrocchia e la Chiesa nel suo insieme non siano percepite come un sostegno. Ciò avviene probabilmente per una percezione sbagliata e moralistica della vita ecclesiale, dovuta al contesto socio-culturale in cui viviamo, là dove è in crisi la stessa istituzione familiare in quanto tale. L’ideale della famiglia viene inteso come una meta irraggiungibile e frustrante, invece di essere compreso come indicazione di un cammino possibile, attraverso il quale imparare a vivere la propria vocazione e missione. Quando i fedeli avvertono questo scollamento, la crisi nella coppia, nel matrimonio o nella famiglia si trasforma spesso e gradatamente in una crisi di fede. Ci si pone pertanto la domanda su come agire pastoralmente in questi casi: come fare in modo che la Chiesa, nelle sue diverse articolazioni pastorali, si mostri in grado di prendersi cura delle coppie in difficoltà e della famiglia. 63. Molte risposte rilevano come una crisi di fede possa essere l’occasione per constatare il fallimento o un’opportunità per rinnovarsi, scoprendo ragioni più profonde a conferma dell’unione coniugale. Così che la perdita di valori, e addirittura la disgregazione della famiglia, possono trasformarsi in occasione di fortificazione del legame coniugale. Per superare la crisi può essere di aiuto il sostegno di altre famiglie disposte ad accompagnare il difficile cammino della coppia in crisi. In particolare, si sottolinea la necessità che la parrocchia si faccia prossima come una famiglia di famiglie. 64. C’è grande convergenza da parte delle risposte nel sottolineare la difficoltà di relazione e comunicazione in famiglia come uno dei nodi critici rilevanti. Si mette in luce l’insufficienza e persino l’incapacità di costruire relazioni familiari per il sopravvento di tensioni e conflitti tra i coniugi, dovuti alla mancanza di fiducia reciproca e di intimità, al dominio di un coniuge sull’altro, ma anche ai conflitti generazionali tra genitori e figli. Il dramma rilevato in queste situazioni è la progressiva scomparsa della possibilità di dialogo, di tempi e spazi di relazione: la mancanza di condivisione e comunicazione fa sì che ciascuno affronti le proprie difficoltà nella solitudine,
A
Jan Bruegel: Pranzo di Nozze
RISCRITTURE
INVITATI AL BANCHETTO DEL REGNO Gesù nel Vangelo ci parla della risposta che viene data all’invito di Dio - rappresentato da un re - a partecipare a questo suo banchetto (cfr Mt 22,1-14). Gli invitati sono molti, ma avviene qualcosa di inaspettato: si rifiutano di partecipare alla festa, hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano di disprezzare l’invito. Dio è generoso verso di noi, ci offre la sua amicizia, i suoi doni, la sua gioia, ma spesso noi non accogliamo le sue parole, mostriamo più interesse per altre cose, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi. C’è una condizione per restare a questo banchetto di nozze: indossare l’abito nuziale. Ed entrando nella sala, il re scorge qualcuno che non l’ha voluto indossare e, per questa ragione, viene escluso dalla festa. Vorrei fermarmi un momento su questo punto con una domanda: come mai questo commensale ha accettato l’invito del re, è entrato nella sala del banchetto, gli è stata aperta la porta, ma non ha messo l’abi-
to nuziale? Cos’è quest’abito nuziale? San Gregorio Magno spiega che quel commensale ha risposto all’invito di Dio a partecipare al suo banchetto, ha, in un certo modo, la fede che gli ha aperto la porta della sala, ma gli manca qualcosa di essenziale: la veste nuziale, che è la carità, l’amore. E san Gregorio aggiunge: “Ognuno di voi, dunque, che nella Chiesa ha fede in Dio ha già preso parte al banchetto di nozze, ma non può dire di avere la veste nuziale se non custodisce la grazia della Carità” (Homilia 38,9: PL 76,1287). E questa veste è intessuta simbolicamente di due legni, uno in alto e l’altro in basso: l’amore di Dio e l’amore del prossimo (cfr ibid.,10: PL 76,1288). Tutti noi siamo invitati ad essere commensali del Signore, ad entrare con la fede al suo banchetto, ma dobbiamo indossare e custodire l’abito nuziale, la carità, vivere un profondo amore a Dio e al prossimo. Benedetto XVI - Omelia 9 ottobre 2011
senza alcuna esperienza di essere amato e di amare a sua volta. In alcuni contesti sociali, poi, la mancanza di esperienza dell’amore, in particolare dell’amore paterno, è frequente, e questo rende assai difficoltosa l’esperienza dell’amore di Dio e della sua paternità. La debolezza della figura del padre in tante famiglie genera forti squilibri nel nucleo familiare e incertezza identitaria nei figli. Senza l’esperienza quotidiana di amore testimoniato, vissuto e ricevuto risulta particolarmente difficile la scoperta della persona di Cristo come Figlio di Dio e dell’amore di Dio Padre. 65. Sebbene in modi diversi, le risposte testimoniano come vi sia in molte circostanze una frammentazione e disgregazione di tante realtà familiari; il dramma che costantemente e per primo viene menzionato è quello del divorzio e della separazione all’interno della coppia, talvolta favorito dalla povertà. Tra le altre situazioni critiche si menzionano realtà familiari allargate, in cui appaiono relazioni molteplici invasive, oppure monoparentali (con madri sole o adolescenti), le unioni di fatto, ma anche le unioni e la genitorialità omosessuale (menzionata, in particolare, in Europa e Nord America). In determinati contesti culturali, si ricorda con insistenza la poligamia come uno dei fattori disgreganti il tessuto familiare. A questo si aggiunge la chiusura della famiglia alla vita. Molti episcopati sottolineano con grande preoccupazione la massiccia diffusione della pratica dell’aborto. La cultura dominante sembra per molti aspetti promuovere una cultura di morte rispetto alla vita nascente. Siamo di fronte ad una cultura dell’indifferenza di fronte alla vita. Da parte degli Stati, talvolta, non si contribuisce a un’adeguata tutela dei legami familiari, mediante legislazioni che favoriscono l’individualismo. Tutto ciò, tra la gente, crea una mentalità superficiale su temi di importanza decisiva. Non pochi interventi sottolineano come anche una mentalità contraccettiva segni di fatto negativamente le relazioni familiari. Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Instrumentum laboris nn. 62-65 26 giugno 2014
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
TESTIMONIANZE Caritas diocesana Nasce a Selargius il Centro di Ascolto Interparrocchiale I tre parroci di Selargius, SS. Vergine Assunta (don Ireneo Schirru), SS. Salvatore (don Gino Moro e ora don Antonio Ascenzo), San Giovanni Bosco (don Caudio Tuveri ), preoccupati della forte e rapida crescita delle nuove povertà e consapevoli della necessità di dare adeguate risposte ai bisogni crescenti, hanno deciso di istituire, in sintonia con i laici, operatori nel servizio della carità, un “centro d’ascolto interparrocchiale” per dare supporto in termini di attenzione, accoglienza, solidarietà ed accompagnamento alle persone in difficoltà. il centro di ascolto è uno strumento promosso dalla Caritas e non andrà a sommarsi alle già valide iniziative esistenti sul territorio a livello ecclesiale ed istituzionale, ma intende distinguersi per la sua connotazione di strumento pastorale inter-parrocchia-
le della carità, teso ad accogliere, ascoltare, orientare ed accompagnare chi si trova in difficoltà. Il centro di ascolto si propone di diffondere all’interno della comunità selargina la cultura alla attenzione e alla solidarietà, e di aiutare a vedere nel fratello il volto di dio e
di sollecitare la corresponsabilità e l’impegno di tutta la comunità nel servizio della carità. Le principali funzioni del centro sa-
ranno: l’accoglienza, l’ascolto, l’orientamento, l’aiuto ad analizzare i bisogni espressi ed inespressi, l’informazione e l’accompagnamento ai servizi disponibili sul territorio. Per il primo anno di attività il centro di ascolto avrà sede nei locali messi a disposizione dalla Parrocchia San Giovanni Bosco, (via San Giovanni Bosco n. 4 – tel. 070842605; cellulare 3311540318), e negli anni successivi dalle parrocchie SS. Salvatore e SS. Assunta. Gli ascolti si effettueranno nei giorni di mercoledì e sabato, dalle ore 9 alle 12. l’inaugurazione del centro è stata fatta giovedì 9 ottobre alle 18 con una celebrazione eucaristica presieduta dal Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio, concelebrata dai tre parroci, dal responsabile della Caritas diocesana mons. Marco Lai e dai presbiteri presenti . Carlo Pibiri diacono e Ufficio di Coordinamento CdA Selargius
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
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alla donna di ghiaccio alla donna di fuoco, dal lontano Oriente alla caput mundi: al Teatro Lirico di Cagliari la Tosca, capolavoro del maestro di Lucca Giacomo Puccini (1858-1924), riempie la sala e ghermisce il cuore del pubblico. La Fondazione del capoluogo isolano sa farsi valere ancora una volta e non vanifica le buone premesse segnate dai precedenti spettacoli (Norma, Il Flauto magico, Turandot). Il cast non è da meno dei precedenti. Sul podio è l’accurata direzione di Gianluigi Gelmetti, già direttore a Stoccarda, a Roma e oggi a Sydney; gli si rimprovera l’eccessiva forza degli ottoni. Scene e costumi recano la firma di William Orlandi, mentre le luci sono di Roberto Venturi, entrambi attivi nei più prestigiosi teatri del mondo. La regia è di Joseph Franconi Lee, che stupisce il pubblico fin dall’apertura del sipario con l’elegante maestosità della scenografia: l’atto I si svolge sotto lo sguardo della Madonna di Sant’Andrea della Valle; sull’atto II incombe la Crocifissione di San Pietro di Guido Reni, mentre le morti di Cavaradossi e Tosca avvengono sotto il minaccioso angelo di Castel Sant’Angelo. Il regista newyorkese dichiara: «È una costruzione minimalista, tutta giocata sul bianco e sul nero», che fa apparire la scena «come un film noir francese degli Anni Cinquanta»; e riprende in buona parte l’allestimento ottocentesco nato nel 1999 per Bologna con Alberto Fassini, suo maestro. Il melodramma, i cui tre atti furono composti dai librettisti Giuseppe Giacosa (1847-1906) e Luigi Illica (1857-1919), fu rappresentato per la prima volta a Roma il 14 gennaio 1900 e con-
In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Oggi parliamo di… arte e fede La parrocchia di Gesico (Terenzio Puddu) Domenica 12 ottobre ore 18.10 Lunedì 13 ottobre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 12 ottobre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione La nascita di un bambino Martedì 14 ottobre ore 19.10 Mercoledì 15 ottobre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia La struttura della fede - 2^ parte A cura di Sabino Chialà. Monaco di Bose Mercoledì 15 ottobre 21.40 Oggi parliamo con… Luigi Filippini Presidente CRS4 Mercoledì 15 ottobre 19.10 Giovedì 16 ottobre ore 08.30
Al Teatro Lirico di Cagliari Puccini conquista il pubblico
Il cuore ardente della Tosca ALESSIO FAEDDA
quistò i maggiori teatri italiani. Racconta l’amore fra la gelosa cantante Floria Tosca e il pittore Mario Cavaradossi, interrotto dai contrasti politici antinapoleonici: l’amicizia con Cesare Angelotti (Deyan Vatchkov), console della caduta Repubblica Romana, vale la condanna del pittore e il suicidio di Tosca. Fin dal primo atto, è palpabile il sentimento dei due protagonisti e la gelosia della cantante: se, all’inizio, sia Cavaradossi (Aquiles Machado, già a Cagliari per la Traviata) che Tosca (Svetla Vassileva, assidua interprete di Puccini) sembrano trattenere la voce, il duetto Mia Tosca idolatra
rivela l’intesa fra i due personaggi e coinvolge il pubblico nel loro vortice di affetti. È, tuttavia, alla scoperta del ventaglio (Un ventaglio? Dove stava?) che la Vassileva s’identifica pienamente nel suo personaggio e, seppur mancando talvolta negli acuti, comunica struggimento e gelosia. Anche il Coro del Teatro, nella sua unica apparizione in scena, riconferma la sua tradizionale competenza: le voci potenti e sostenute si fondono in armonia con i toni chiari e brillanti del Coro di voci bianche del Conservatorio di Cagliari, rendendo perfetto l’ardito incrocio fra la melodia pucciniana e il gregoriano Te Deum.
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.40 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana - Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30
Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.30
Lampada ai miei passi (13 - 19 ottobre) Commento al Vangelo quotidiano Dal lunedì al venerdì 5.15 / 6.45 / 21.00 Sabato 5.15 / 6.45 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.15 / 6.45 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa
Ottima è l’interpretazione di Claudio Sgura nel ruolo del barone Scarpia: perfidia e sadismo pervadono ogni sua azione, che egli accompagna con un timbro tondo e glaciale e con gestualità ed impulsività perfette. Tale si rivela anche nel duetto con Tosca parallelo alle torture di Cavaradossi (atto II), che culmina con la vittoria dell’angoscia nella cantante (Ah! più non posso!). Nell’atto dominano i crocifissi sul tavolo del barone e la stola rossa con cui Scarpia avvolge Tosca, segno della becera passione che il barone non smetterà finché non ne sarà sazio. Quando l’uccide, la Vassileva raggiunge il picco interpretativo, ma è l’aria Vissi d’arte che, più d’ogni altra, commuove il pubblico in sala e strappa l’unico applauso a scena aperta della serata. L’ultimo atto accelera il destino di morte. Cavaradossi, prima di esser giustiziato, chiede al carceriere (il giovane Francesco Leone, studente del Conservatorio di Cagliari) di poter abbracciare la sua donna un’ultima volta. Toccante l’esecuzione dell’aria E lucean le stelle. Tosca aveva in precedenza strappato a Scarpia la promessa di una finta esecuzione, ma i fucili non mancano il bersaglio. Il dolore e l’ira la ottenebrano; i soldati, scoperto il cadavere del barone, si preparano ad ucciderla, ma ella salta dal bastione del Castello. Il vuoto accoglie la suspence del pubblico. Bilancio finale: sei minuti di applausi e fragorose ovazioni. Notevoli il pastorello, voce fuori campo (Elena Marchi), il sagrestano (Armando Gabba), il timbro chiaro di Spoletta (Gustavo De Gennaro) e Sciarrone (Francesco Musinu). Prossimo appuntamento sarà la Traviata di Giuseppe Verdi, in scena dal 7 novembre.
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Pastorale. Tra poco al via il VII Corso di Scienze del Matrimonio e della Famiglia.
Approfondire la realtà familiare anche attraverso la via dello studio L’Istituto Superiore di Scienze Religiose propone un corso per conoscere la vita matrimoniale nei suoi vari aspetti
Visentin, sposati da 49 anni, quattro figli, hanno concluso l'ultimo corso del biennio 2012-2013. La partecipazione alle lezioni è stata un'occasione per migliorare le loro competenze, così da essere pronti per mettersi a disposizione delle coppie nella realtà parrocchiale cui appartengono. Perché una coppia, o una persona, dovrebbe frequentare un corso sul matrimonio come quello tenuto nell'Istituto di Scienze Religiose di Cagliari. Frequentando questo corso abbiamo decisamente scoperto quanto sia importante conoscere gli argomenti che vengono insegnati; perché tante cose noi le abbiamo im-
parate sulla nostra pelle, ci sono costate tante lacrime, tante fatiche, tanti scontri. Sicuramente se avessimo approfondito prima gli argomenti del corso, la nostra relazione sarebbe potuta essere più serena. Che cosa avreste voluto sapere, quando vi siete sposati, che è stato insegnato durante il corso? Ci sono tante cose che avremmo voluto sapere. Tra le tante, una è sicuramente l'importanza di guardare l'altro dimenticando un po' noi stessi. Non per vivere in simbiosi, ma perché se ti guardi dentro, amare l'altro vuol dire desiderarne la felicità, quindi quando l'altro è felice sei anche tu felice. Quale tra gli aspetti della coppia trattati dagli insegnati vi ha maggiormente colpito. Le varie discipline ci hanno aperto gli occhi su molti aspetti -prosegue Luciana-, uno su tutti è sulla pari dignità uomo donna. Non che nella nostra coppia non ci fosse; però io, soprattutto, me la sono conquistata negli anni. Alla luce della vostra esperienza matrimoniale e degli insegnamenti impartiti nel corso, c'è un messaggio del quale volete farvi portatori? Il corso lo abbiamo intrapreso perché dopo tanti anni di matrimonio ci siamo resi conto, grazie al Signore, che è possibile l'amore eterno; umanamente non è possibile, ma nel Signore sì, ed questo quello che vogliamo trasmettere.
ras, e del Gonfalone della città. Durante la celebrazione i cresimandi hanno offerto l’anfora con l’olio per la lampada votiva, realizzata dall’artista Doriana Usai, ceramista di Assemini. Mons. Miglio ha voluto ricordare l’importanza e l’attualità di San Francesco: “Oggi è impossibile immaginare un Italia senza San Francesco e Assisi. Per noi non è solamente una tradizione consolidata ma fa parte del nostro cuore ed è una realtà sempre viva. Basta pensare che ogni qualvolta bisogna scegliere un luogo simbolo della pace e del dialogo si sceglie la città del Poverello”. Durante l’omelia, il vescovo ha presentato Francesco come
uomo del nostro tempo e come figura “universale”: “Francesco durante la sua vita terrena è stato un esempio di figura universale, sotto molti profili. Pensiamo al fatto che è riuscito ad entrare nel mondo dei mussulmani, senza armi o minacce, ed è stato stimato e rispettato. Di certo i tempi di allora, nel medioevo, non erano migliori dei nostri. Eppure ancora oggi in Medio Oriente i Francescani godono del rispetto e della stima. Francesco è stato l’esempio per tutti coloro che vogliono contemplare la bellezza del creato. È riuscito con la sua semplicità a rendere la fede Cristiana alla portata di tutti. Per tutti questi motivi e altri il nostro Papa ha scelto questo nome”. Mons. Miglio ha spiegato qual è stata la ricetta di Francesco e qual è stata la via che ha percorso per incontrare Cristo: “La vita di Francesco è plasmata sul Crocifisso. Non possiamo capirlo se non guardiamo il Crocifisso. Dobbiamo avere il coraggio di guardare Gesù sulla Croce. Questo ci aiuterà a non avere paura del futuro, ad aprirci verso il prossimo, perché rimane sempre una sorgente di speranza. Allora noi cosa possiamo fare? Dobbiamo chiedere al Signore di imparare la lezione che ci ha lasciato il Santo di Assisi e capire che per riformare il paese e la nostra vita dobbiamo partire da noi stessi”.
CHRISTIAN DEIANA L MATRIMONIO, sacramento indissolubile per sua natura ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione, è uno stato di vita che siamo portati a considerare come la semplice, e immutabile, unione di due persone. Pur rimanendo sempre invariata nella sostanza, la realtà matrimoniale nel tempo ha subito dei cambiamenti, sia nei riti sia nelle dinamiche relazionali; perché la società e le persone nel tempo si evolvono. Vivere il matrimonio è certamente un primo passo che aiuta a intuire la bellezza del sacramento, ma l'approfondimento e la conoscenza, anche storica di esso, nonché l'apprendimento delle dinamiche di coppia ed educative dei figli, possono nascere solo da uno studio personale e di coppia sul matrimonio. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo sacramento, ma anche per chi sia semplicemente curioso, una risposta è offerta dal “VII corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia”, rivol-
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to a singoli, coppie di fidanzati e sposi, che si svolge nell'Istituto di Scienze Religiose di Cagliari. Nel biennio 2014-2016, si potranno approfondire numerosi temi legati al matrimonio: la sua storia, la liturgia, la psicologia, l'educazione, l'etica matrimoniale, ecc.. Il corso ha per obiettivo quello di far conoscere i documenti del magistero della Chiesa, ma anche di dare maggiore consapevolezza ai partecipanti che la bellezza del matrimonio va oltre la condivisione della stessa abitazione o di interessi in comune. Coloro che hanno frequentato il corso negli anni passati, lo hanno fatto spinti da motivazioni e desideri diversi. I coniugi Bruno e Luciana
La vita di San Francesco è plasmata dal Crocifisso La Parrocchia di via Piemonte in festa per il Patrono MATTEO PIANO OME OGNI ANNO, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, la parrocchia di San Francesco d’Assisi in Cagliari, si prepara a vivere al meglio la festa del suo Santo patrono, organizzando e proponendo diverse attività ed eventi a carattere religioso e culturale. Si parte dal 25 di settembre con la novena che precede la vera e propria festa del 4 ottobre, sentita dagli abitanti del quartiere e non solo. La novena in preparazione alla festa di S. Francesco viene animata dal coro e dai vari gruppi parrocchiali, che tengono una riflessione durante l’omelia. La riflessione presentata riguarda sempre una tematica legata alla vita del Santo patrono d’Italia, come l’amore che Francesco nutriva nell’Eucaristia o la fede nella Chiesa Cattolica. Durante la settimana precedente la festa vengono vissuti alcuni momenti culturali e
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di fraternità. Il 27 settembre, nel cortile della “Casa Famiglia Onlus” di Via Basilicata, la comunità parrocchiale ha organizzato una cena con animazione e musica. Martedì 30 settembre alle ore 17.00 nella piazzetta antistante la chiesa si è tenuta la benedizione degli animali. Sempre martedì, alle ore 20, c’è stato un incontro culturale dal tema “Santi e Beati Francescani in Sardegna”, guidato dal professore e architetto Franco Masala. Giovedì 2 ottobre, nella chiesa di Via Piemonte, il coro della parrocchia ha eseguito un concerto con canzoni della tradizione francescana. Venerdì la S. Messa del transito di S. Francesco è stata celebrata da Monsignor Antioco Piseddu, vescovo emerito di Lanusei. Sabato 4 ottobre la S. Messa delle ore 18.30 è stata presieduta dall’Arcivescovo Arrigo Miglio, con la presenza del vice sindaco di Cagliari, la dott.ssa Luisa Anna Mar-
IL PORTICO
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brevi DOMENICA 19 OTTOBRE
In edicola “Cagliari Avvenire mese” Come ogni terza del mese, domenica 19 è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È un’esperienza comunicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di uno
strumento che, congiuntamente a “Il Portico”, contribuisce a riflettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo.Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari.
SESTU
Apre il Centro d’Ascolto Caritas Sabato 11 viene inaugurato il Centro d’Ascolto ricavato nei locali di “Casa Graziella” in via Leonardo da Vinci a Sestu. Alle 17 è prevista la cerimonia di apertura mentre alle 18.30 verrà celebrata la Santa Messa in memoria di Graziella Argiolas, compianta responsabile del gruppo scout e educatrice, scomparsa nel 2011. Il Centro sarà aperto il mercoledì dalle 10 alle 12 e dalla 16 alle 18 e si affianca al servizio di distribuzione di beni di prima necessità in via Scipione 11 il martedì dalle 15 alle 17, alla assistenza alla scolarizzazione primaria, al servizio di trasporto ai disabili in caso di necessità. Tutti servizi che fanno riferimento alla parrocchia Nostra Signora delle Grazie.
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Esercizi spirituali regionali Dal 21 al 24 ottobre presso la casa delle suore Giuseppine di Donigala Fenugheddu (Oristano) si terranno gli esercizi spirituali annuali a livello regionale dei membri dell’Apostolato di preghiera. Il tema scelto è: "Il cammino del cuore". Le iscrizioni vanno fatte entro il 18 ottobre alla presidenza dell’Apostolato di Preghiera al numero 070.7279060, al mattino e a ora pasti. Ai partecipan-
ti viene chiesto di portare con sé il libro della liturgia delle ore. Il primo ritiro spirituale diocesano a Cagliari si terrà nella Chiesa San Michele, tenuta dai padri gesuiti il 16 ottobre inizio alle 9,30 e la celebrazione delle lodi.
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IL PORTICO DELLA MISSIONE
IL PORTICO
appuntamenti IL 25 OTTOBRE
Convegno regionale sui temi della crisi La Chiesa sarda si dà appuntamento sabato 25 ottobre, a Cagliari, per celebrare il convegno regionale sui temi della crisi e del lavoro. I vescovi l’avevano annunciato il 15 agosto, in occasione della festa dell’Assunzione, giorno in cui, in tutte le comunità, si è pregato per chiedere il dono di un rinnovato tempo di serenità sociale e occupazionale. L’incontro si terrà presso la Fiera internazionale della Sardegna. Questo il titolo ufficiale: «Convegno ecclesiale regionale. Per un cammino di speranza. La comunità cristiana in Sardegna di fronte alla crisi a un anno dalla visita di Papa Francesco». La giornata si aprirà con una introduzione teologica, seguita dalla presentazione della lettera pastorale dei vescovi della Sardegna e da una relazione sulla situazione socioeconomica dell’Isola. Sono inol-
tre previsti quattro gruppi tematici sul tema del lavoro in rapporto all’attività d’impresa, alle istituzioni, alla condizione giovanile e alle politiche familiari. Nel pomeriggio una tavola rotonda e la messa presso la basilica di Bonaria. Dal 25 settembre sono operative le segreterie diocesane per accogliere le iscrizioni. I vescovi invitano «ogni parroco e ogni responsabile di associazioni ad impegnarsi nell’individuare fin d’ora persone sensibili che possano partecipare attivamente al convegno e siano disponibili ad animare le comunità, in risposta creativa alle sollecitazioni della lettera pastorale e agli impegni da essa proposti». Inizia, dunque, un tempo di impegno importante per le diocesi sarde. Il convegno ecclesiale del 25 ottobre sarà solo il primo passo del cammino che la chiesa sarda sta per intraprendere. Un secondo appuntamento regionale è infatti previsto nella primavera del 2015 per verificare il percorso compiuto nelle singole comunità. I vescovi confidano che l’impegno di tutta la comunità cristiana realizzi progressivamente quella vocazione missionaria, che deve manifestarsi anche «nella penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico» alla quale siamo richiamati da papa Francesco nella Evangelii gaudium. È attivo anche il sito www.camminodisperanza.it. Segreteria regionale e diocesana ha come responsabili Umberto Usai e Alessandra Piras, presso la Curia diocesana in Via mons. G. Cogoni, 9 a Cagliari, telefono: 070.52843224, e-mail: convegno@camminodisperanza.it, con i seguenti orari dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19, il sabato dalle 9.30 alle 11.30.
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
Spiritualità. Il mese di ottobre a livello universale è dedicato alla preghiera per le missioni.
L’ansia missionaria della Chiesa si nutre dell’unione con il Signore Gli esempi di S. Teresa di Lisieux e della Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione ricordano il ruolo essenziale della preghiera che anima la missione ADORATRICI PERPETUE
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L MESE DEDICATO alle Missioni ci
fa sempre pensare alla piccola monaca di clausura Santa Teresa di Gesù Bambino, dichiarata Patrona delle Missioni. Strano accostamento … Che cosa ha in comune una monaca di clausura, sempre “chiusa” in Monastero con i missionari sparsi fino ai confini del mondo alla ricerca di anime da evangelizzare? Le nostre Costituzioni definiscono così un aspetto della nostra consacrazione claustrale: «La vocazione delle Adoratrici è una vocazione pienamente apostolica e missionaria. Le monache, lungi dal rinchiudersi grettamente in se stesse tra le mura del Monastero, mediante la loro unione con Dio, allargano il cuore e la mente secondo le dimensioni del mondo e l’opera redentrice di Cristo». È la nostra unione con Dio che ci permette di partecipare all’ansia missionaria della Chiesa, cioè al desiderio che tutte le anime conoscano Cristo e vengano a Lui condotte e unite. Era il desiderio profondo della Beata M. Maddalena dell’Incarnazione che emerge continuamente nei suoi scritti: «Gesù, mio Sommo Bene, vorrei che tutto il mondo ti amasse, anche a costo di molte mie pene e della mia vita» (Aspirazioni). Pensando ancora alla Patrona delle Missioni, famosa è la sua aspirazione, nata da un cuore assetato di
amore per Dio: «Nel Cuore della Chiesa io sarò l’Amore», parole che risuonano come eco anche nelle nostre Costituzioni: «Le contemplative sono nel cuore della Chiesa e ne alzano il livello di vita spirituale, vivificando tutto il corpo mistico col fervore della loro carità». E il cuore di questa Chiesa, di cui noi contemplative dobbiamo essere l’amore, sono innanzitutto i Sacerdoti, Missionari del Vangelo, portatori di Cristo e del Suo Amore fino agli estremi confini della terra. «Nel cuore della Chiesa io sarò l’Amore» riassume tutta la vocazione monastica, così poco capita nel mondo contemporaneo che vede soprattutto nel “fare” la realizzazione e la dignità della persona. Quello invece che testimoniano silenziosamente le monache di clausura è l’ “essere” della persona la cui grandezza non risiede in ciò che fa, ma in ciò che è, cioè creatura
Gli appuntamenti dell’ottobre missionario 15 ottobre ore 19,30 VegLia MiSSionaria nella Parrocchia di San Giuseppe a Pirri
19 ottobre
amata e chiamata ad amare con lo stesso amore. Questa è la missione claustrale: amare, e amare innanzitutto Dio per se stesso, perché è degno del nostro amore che si esprime attraverso la lode, l’adorazione, l’unione costante con Lui, riconoscendogli il primato e poi di conseguenza amare il prossimo che per noi claustrali, “chiuse” nel Monastero, sono direttamente le nostre consorelle, quella porzione di popolo di Dio che Egli ci chiede di amare prima per poi amare, attraverso di loro, ogni altro uomo, bisognoso di Dio e del Suo Amore. In ogni consorella, ogni monaca dovrebbe vedere una moltitudine di altre anime da amare in lei. È questo che costituisce per noi quell’allargare il cuore secondo le dimensioni del mondo. Così ha fatto santa Teresa di Gesù Bambino, così ha fatto la Beata M. Maddalena dell’Incarnazione e
tutte quelle anime claustrali che hanno capito e sono penetrate nel profondo della loro vocazione. Vocazione che nasce dalla Volontà di Dio, di quel Dio che ha tanto amato il mondo da dare Suo Figlio. Vocazione che nasce, quindi, dal suo piano salvifico ogni giorno rinnovato sugli altari, nella celebrazione eucaristica, memoriale perpetuo del sacrificio di Cristo per la salvezza delle anime. Le claustrali devono essere quell’Amore che anima tutte le membra della Chiesa, che tiene desto e vivo il cuore dei Sacerdoti, Missionari dell’Amore di Cristo. Come diceva san Giovanni Eudes, grande missionario: «Il Sacerdozio sacramentale è così grande, così divino, che sembra non esista qualcosa di più grande, di più divino. E tuttavia c’è un sacerdozio che “supera” quello dei Sacerdoti; è la vocazione di impegnarsi per la loro santificazione, salvando i salvatori e portando al pascolo i pastori; ottenendo luce per coloro che sono la luce del mondo e santificando coloro che sono la santificazione della Chiesa». Questo è un invito aperto a tutte quelle anime generose che sentono in se questa vocazione, ma in particolare per noi claustrali. Unite direttamente e strettamente alla ViteVera, lasciano passare la linfa vitale dell’amore dal Cuore di Dio al cuore dei Sacerdoti perché questi lo riversino sulle anime. Le claustrali sono questi canali nascosti, che offrono la loro vita, il loro piccolo o grande martirio quotidiano, unite a Cristo loro Sposo (perché solo questa unione rende feconde le loro azioni, le loro sofferenze), per chi deve portare concretamente l’amore di Dio ai fratelli . Nella chiesa di San Cesello in via San Giovanni 212 a Cagliari, martedì 14 ottobre alle 18 si terrà un’ora di Adorazione Eucaristica.
ORARI dal Martedì al Venerdì: 16,30 - 19,30 Sabato e Domenica: 10,00 - 13,00 / 16,30 - 19,30 LUNEDÌ CHIUSO
MUSEO DUOMO CAGLIARI BIGLIETTO
giornata Missionaria Mondiale
Intero: 4,00 euro Ridotto: 2,50 euro
24 ottobre ore 19 VegLia MiSSionaria nella Parrocchia di San Leonardo a Serramanna
Via Fossario 5 - Cagliari 328 2687731 www.museoduomocagliari.it info@museoduomocagliari.it
arcidiocesi di cagliari
IL PORTICO DELL’ANIMA
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
Santità. La Lettera di Papa Francesco sul Beato Alvaro, che fu Prelato dell’Opus Dei.
Il Signore cammina sempre con noi attende ogni giorno un amore nuovo Il 27 settembre a Madrid è stato beatificato Alvaro del Portillo, primo successore di San Josemaria
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MADRID EBBE luogo l'evento che segnò definitivamente l'indirizzo della vita di don Alvaro: l'incontro con san Josemaría Escrivá, dal quale imparò a innamorarsi di Cristo ogni giorno di più. Sì, innamorarsi di Cristo. Questo è il cammino di santità che deve percorrere ogni cristiano: lasciarsi amare dal Signore, aprire il cuore al suo amore e permettere che sia lui a guidare la nostra vita. Mi piace ricordare la giaculatoria che il servo di Dio era solito ripetere, specialmente nelle feste e negli anniversari personali: «grazie, perdono, aiutami di più!». Sono parole che ci avvicinano alla realtà della sua vita interiore e del suo rapporto con il Signore e che possono, inoltre, aiutarci a dare nuovo slancio alla nostra vita cristiana. Anzitutto, grazie. È la reazione immediata e spontanea che prova l'anima dinanzi alla bontà di Dio. Non può essere altrimenti. Egli ci precede sempre. Per quanto ci sforziamo, il suo amore giunge sempre prima, ci tocca e ci accarezza per primo, è primo sempre. Álvaro del Portillo era consapevole dei tanti doni che Dio gli aveva concesso e lo ringraziava per quella dimostrazione di amore paterno. Però, non si fermò lì;
Il beato Alvaro del Portillo.
il riconoscimento dell'amore del Signore risvegliò nel suo cuore desideri di seguirlo con maggiore dedizione e generosità e di vivere una vita di umile servizio agli altri. Era notorio il suo amore per la Chiesa, sposa di Cristo, che servì con un cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica. Mai un lamento o una critica, nemmeno in momenti particolarmente difficili, piuttosto, come aveva imparato da san Josemaría, rispondeva sempre con la preghiera, il perdono, la comprensione, la carità sincera. Perdono. Confessava spesso di vedersi davanti a Dio con le mani vuote, incapace di rispondere a tanta generosità. Peraltro, la confessione
della povertà umana non è frutto della disperazione, ma di un fiducioso abbandono in Dio che è Padre. È aprirsi alla sua misericordia, al suo amore capace di rigenerare la nostra vita. Un amore che non umilia, non fa sprofondare nell'abisso della colpa, ma ci abbraccia, ci solleva dalla nostra prostrazione e ci fa camminare con più decisione e allegria. Il servo di Dio Álvaro conosceva bene il bisogno che abbiamo della misericordia divina e spese molte energie per incoraggiare le persone con cui entrava in contatto ad accostarsi al sacramento della confessione, sacramento della gioia. Com'è importante sentire la tenerezza dell'amore di Dio e scoprire che c'è ancora tempo per amare. Aiutami di più. Sì, il Signore non ci abbandona mai, ci sta sempre ac-
Un servitore fedele accanto a S. Josemaria Il profilo biografico del nuovo Beato I.P. ONS. ÁLVARO del Portillo nacque a Madrid (Spagna) l'11 marzo 1914, terzo di otto fratelli, in una famiglia dalle profonde radici cristiane. Era ingegnere civile, Dottore in Lettere e in Diritto Canonico. Nel 1935 entrò a far parte dell'Opus Dei, fondato da san Josemaría Escrivá il 2 ottobre 1928. Visse con piena fedeltà la vocazione all’Opus Dei, mediante la santificazione del lavoro professionale ed il compimento dei doveri ordinari, e svolse una vastissima attività apostolica fra i compagni di studio ed i colleghi di lavoro. Molto presto san Josemaría trovò in lui il sostegno più valido: per quasi quarant’anni egli stette al suo
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fianco e ne fu il collaboratore più stretto. Il 25 giugno 1944 fu ordinato sacerdote. Da allora si prodigò in pienezza nell’adempimento del ministero pastorale, al servizio dei fedeli dell’Opus Dei e di tutte le anime. Nel 1946 stabilì la propria residenza a Roma, accanto a san Josemaría. Prestò un esemplare servizio alla Chiesa anche adoperandosi nel compimento degli incarichi affidatigli dalla Santa Sede, come Consultore di diversi Dicasteri della Curia Romana e, in particolare, mediante l’attiva partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano II. Il 15 settembre 1975 fu eletto primo successore di san Josemaría. Il 28 novembre 1982 il Santo Padre Giovanni Paolo II eresse l’Opera in Prelatura Personale e lo nominò Prelato del-
il beato Alvaro con San Josemaria.
l’Opus Dei; il 6 gennaio 1991 gli conferì l’ordinazione episcopale. Tutta l’attività dispiegata da Mons. Álvaro del Portillo nel governo fu caratterizzata dalla fedeltà al fondatore e al suo messaggio, in uno zelo pastorale instancabilmente teso all’estensione degli apostolati della Prelatura, al sevizio della Chiesa. Seguendo gli insegnamenti di san Josemaría, gettò le radici della propria dedizione al compimento della missione ricevuta in un profondo senso della filiazione divina. Il suo amore alla Chiesa si manifestava nella totale
canto, cammina con noi e ogni giorno attende da noi un amore nuovo. La sua grazia non ci verrà a mancare e con il suo aiuto possiamo portare il suo nome in tutto il mondo. Nel cuore del nuovo beato pulsava l'anelito di portare la Buona Novella a tutti i cuori. Percorse così molti Paesi dando impulso a progetti di evangelizzazione, senza preoccuparsi delle difficoltà, spronato dal suo amore a Dio e ai fratelli. Chi è profondamente immerso in Dio sa stare molto vicino agli uomini. La prima condizione per annunciare loro Cristo è amarli, perché Cristo li ama già prima. Dobbiamo uscire dai nostri egoismi e dai nostri comodi e andare incontro ai nostri fratelli. Lì ci attende il Signore. Non possiamo tenere la fede per noi stessi, è un dono che abbiamo ricevuto per donarlo e condividerlo con gli altri. Grazie, perdono, aiutami! In queste parole si esprime la tensione di una vita centrata in Dio. Di chi è stato toccato dall'Amore più grande e di quell'amore vive totalmente. Di chi, pur avendo l'esperienza delle debolezze e dei limiti umani, confida nella misericordia del Signore e vuole che tutti gli uomini, suoi fratelli, ne facciano anch'essi l'esperienza. Il beato Álvaro del Portillo ci invia un messaggio molto chiaro, ci dice di fidarci del Signore, che egli è il nostro fratello, il nostro amico che non ci defrauda mai e che sta sempre al nostro fianco. Ci incoraggia a non temere di andare controcorrente e di soffrire per l'annuncio del Vangelo. Ci insegna infine che nella semplicità e nella quotidianità della nostra vita possiamo trovare un cammino sicuro di santità.
comunione con il Papa ed i vescovi. La carità verso tutti, la sollecitudine vivissima per le sue figlie ed i suoi figli dell’Opus Dei, l’umiltà, la prudenza e la fortezza, l’allegria e la semplicità, la dimenticanza di se stesso e l’ardente anelito di conquistare anime a Cristo, rispecchiato nel motto episcopale – regnare Christum volumus! - assieme alla bontà, alla serenità e al buon umore che da lui emanavano, sono aspetti che si fondono a comporre il ritratto della sua anima. All’alba del 23 marzo 1994, poche ore dopo il ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, dove aveva seguito con intensa pietà il cammino terreno di Gesù, da Nazareth al Santo Sepolcro, il Signore chiamò a Sé questo suo servitore buono e fedele. La mattina precedente aveva celebrato l’ultima Messa a Gerusalemme, nella chiesa del Cenacolo. Lo stesso 23 marzo, il Santo Padre Giovanni Paolo II si recò a pregare dinanzi alle su spoglie mortali, che ora riposano nella cripta della chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace – viale Bruno Buozzi, 75, Roma – continuamente accompagnate dall’orazione e dall’affetto dei fedeli dell’Opus Dei e di migliaia di persone.
IL PORTICO
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brevi FRATERNITA’ FRANCESCANA
Esercizi spirituali al Pozzo di Sichar La Fraternità Francescana di Betania ha organizzato dal 24 al 26 ottobre gli esercizi spirituali tenuti da p. Andrea Valori f.f.b. Gli esercizi si terranno presso la casa di esercizi spirituali “Pozzo di Sichar” Capitana (CA) ed avranno per tema “Parole e silenzio: Betania ci comunica chi siamo”. Per le informazioni e le iscrizioni Alberto Giua Marassi (tel. cellulare 346-783.76.57) UFFICIO CATECHISTICO
Due stage per catechesi con i disabili L’Ufficio Catechistico Diocesano, Settore catechesi con i disabili, organizza due stage di formazione per catechisti sensibili all’integrazione dei disabili nella catechesi, per catechisti che hanno esperienza con le disabilità e anche per famiglie inserite, a riguardo, nella comunità parrocchiale. Guidati da esperti (medici, psicologi, pedagogisti ed educatori), oltre alle informazioni e alle conoscenze indispensabili sulla specifica disabilità, si attiverà il confronto sulle oppor-
tunità comunicative e sulle attenzioni metodologiche per coinvolgere i disabili nella proposta e accoglienza dell’annuncio, e nella catechesi. Coinvolgere e lasciarsi coinvolgere. Gli appuntamenti sono fissati per il 14 e15 Novembre dalle 16 alle 19 e il 16 e 17 Gennaio sempre dalle 16 alle 19, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. Il primo incontro avrà per tema “Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disgrafia), il secondo verterà su “la Sindrome di Down” Per motivi organizzativi è necessaria l’iscrizione ad ogni stage entro il 7 novembre, con il contributo di euro 5,00 da consegnare direttamente nella sede dello stage.
AVVISO Domenica 19 ottobre, alle 18, nei locali del Seminario Arcivescovile, si terrà l’inaugurazione dell’anno sociale della comunità per il diaconato permanente.
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IL PORTICO DELL’ANIMA
IL PORTICO
segnalazioni IN LIBRERIA
Il male secondo Anselm Grün Arriva in questi giorni nelle nostre librerie una nuova opera di Anselm Grün, è uno degli autori cristiani più letti e apprezzati in Europa, dedicata a un tema scottante: il “male”. Il male è qualcosa che incontriamo ogni giorno, non soltanto nelle terribili notizia di cronaca che riempiono giornali e televisioni, ma nel nostro ambiente, sul lavoro, nella comunità in cui viviamo, perfino nella nostra famiglia. E anche noi facciamo del male agli altri. Eppure, se cerchiamo di riflettere su che cosa sia il male e da dove venga, ben presto ci areniamo. Nel libro, “Affrontare e trasformare il male. Vie verso una relazione riconciliata”, Grün suggerisce di affrontare il male, di fronteggiarlo, di intraprendere con esso e con tutte le idee del male che gli uomini si sono fatti, un dialogo. Come sempre, all’Autore preme rispondere a domande molto concrete: come mi comporto di fronte al male che subisco? Come posso reagire quando il male mi colpisce? Come sto quando sono io a fare del male? Come reagisce la mia anima quando mi comporto male? Esiste in me una coscienza che mi avverte quando faccio qualcosa di male? Ci sono percorsi spirituali per sfuggire al male? Scopo del libro è proprio quello di offrire un aiuto spirituale. Per questo Grün mostra le soluzioni che il cristianesimo offre per superare il male. Nel libro vengono evidenziati i modi in cui poter affrontare il male nella quotidianità, superare la paura che esso incute e rafforzare il bene interiore, affinché il male non abbia potere su di noi.
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
Spiritualità. Inizia la preparazione al V centenario della nascita della Santa Carmelitana.
S. Teresa d’Avila, contemplare l’umanità di Cristo per servirlo
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Te, per Te è il mio cuore. Dimmi che vuoi da me, dimmi, Signore!” Questi versi di una poesia della nostra S. Madre Teresa di Gesù hanno guidato l’Ordine dei Carmelitani Scalzi nella riflessione spirituale durante i cinque anni di preparazione al V Centenario della nascita della Santa, avvenuta il 28 marzo 1515. Il prossimo 15 ottobre 2014 inizierà un anno dedicato a tale evento commemorativo e noi Carmelitane Scalze della Diocesi di Cagliari desideriamo invitare tutto il Popolo di Dio che appartiene a questa nostra amata Chiesa a condividere con noi la gioia per questa felice ricorrenza. Per presentare il carisma donato alla Chiesa dalla nostra Madre fondatrice, abbiamo pensato di servirci di alcune illuminanti parole rivolte alcuni anni fa dall’amato Papa Benedetto XVI al Vescovo di Avila, città natale di S. Teresa: « Innamorata del Signore, questa illustre donna non desiderò altro che compiacerLo in tutto. In effetti, un santo non è colui che compie grandi imprese basandosi sull’eccellenza delle sue qualità umane, ma chi permette con umiltà a Cristo di penetrare nella sua anima, di agire attraverso la sua persona, di essere Lui il vero protagonista di tutte le sue azioni e i suoi desideri, Colui che ispira ogni iniziativa e sostiene ogni silenzio. Lasciarsi guidare in questo modo da Cristo è possibile solo per chi ha un’intensa vita di preghiera. Questa consiste, con le parole della Santa d’Ávila, in “un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo d’essere amati” (Vita 8,5). La riforma dell’ordine carmelitano nasce dalla preghiera e tende alla preghiera. S. Teresa di Gesù voleva propiziare una forma di vita che favorisse l’incontro personale con il Signore: infatti, i suoi monasteri nascono proprio perché le sue figlie abONO NATA PER
S. Teresa di Gesù (Quadro di Sotomayor - Madrid).
biano le condizioni migliori per trovare Dio e stabilire una relazione profonda e intima con Lui. Il fine ultimo della riforma teresiana e della creazione di nuovi monasteri, in un mondo con pochi valori spirituali, era di proteggere con la preghiera l’operato apostolico; proporre uno stile di vita evangelica che fosse modello per chi cercava un cammino di perfezione, a partire dalla convinzione che ogni autentica riforma personale ed ecclesiale passa per il riprodurre sempre meglio in noi la “forma” di Cristo. Fu proprio questo l’impegno della Santa e delle sue figlie. Di fronte alla dimenticanza di Dio, la Santa, Dottore della Chiesa, incoraggia le comunità oranti, che proteggano con il loro fervore coloro che proclamano ovunque il Nome di Cristo, affinché preghino per i bisogni della Chiesa e portino al Cuore del Salvatore il clamore di tutti i po-
Il libro sulla Visita del
poli. Anche oggi, come nel XVI secolo, in questo appassionante compito, l’esempio di Teresa d’Ávila ci è di grande aiuto. Al suo tempo, la Santa evangelizzò senza mezzi termini, con ardore mai spento, con metodi lontani dall’inerzia, con espressioni aureolate di luce. Ciò conserva tutta la sua freschezza nel crocevia attuale, dove si sente l’urgenza che i battezzati rinnovino il loro cuore attraverso la preghiera personale, incentrata anche, secondo i dettami della Mistica di Ávila, sulla contemplazione della Santissima Umanità di Cristo come unico cammino per trovare la gloria di Dio (cfr. Vita 22,1; Castello interiore VI,7). Così si potranno formare famiglie autentiche, che scoprano nel Vangelo il fuoco del proprio nucleo familiare; comunità cristiane vive e unite, cementate in Cristo come loro pietra d’angolo,
che abbiano sete di una vita di servizio fraterno e generoso. È anche auspicabile che l’incessante preghiera promuova l’attenzione prioritaria per la pastorale vocazionale, sottolineando in particolare la bellezza della vita consacrata, che bisogna accompagnare debitamente come tesoro proprio della Chiesa, come torrente di grazie ». Concludendo il suo messaggio, Benedetto XVI si rivolge in particolare ai giovani, chiamati a prendere sul serio la comune vocazione alla santità: « Seguendo le orme di Teresa di Gesù, permettetemi di dire a quanti hanno il futuro dinanzi a sé: aspirate anche voi a essere totalmente di Gesù, solo di Gesù e sempre di Gesù. Non temete di dire a Nostro Signore, come fece lei: “Tua sono, per Te sono nata, che cosa vuoi fare di me?” (Poesie, 2). A Lui chiedo che sappiate anche rispondere alle Sue chiamate, illuminati dalla grazia divina con “ferma determinazione”, per offrire “quel poco” che c’è in voi, confidando nel fatto che Dio non abbandona mai quanti lasciano tutto per la sua gloria (cfr. Cammino di perfezione, 21, 2; 1, 2) ». Infine, desideriamo esprimere per la nostra Chiesa di Cagliari l’anelito espresso dal Papa: « Che Maria, Stella dell’evangelizzazione, e il suo casto sposo san Giuseppe intercedano affinché quella “stella” che il Signore ha acceso nell’universo della Chiesa con la riforma teresiana continui a irradiare il grande splendore dell’amore e della verità di Cristo a tutti gli uomini ». Il 15 Ottobre, solennità di S. Teresa di Gesù e apertura del V Centenario della sua nascita, l’Arcivescovo di Cagliari, Mons. Arrigo Miglio, presiederà alle ore 10.00 la Concelebrazione Eucaristica nel Monastero delle Carmelitane Scalze di Flumini di Quartu S. Elena. Le Carmelitane Scalze della Diocesi di Cagliari
Papa a Cagliari
Il volume che celebra l’anniversario della visita di Papa Francesco a Cagliari. Il libro, edito da Il Portico, contiene un ricco materiale fotografico e i principali discorsi del Santo Padre, unitamente ai saluti indirizzati al Papa dai Vescovi sardi più una selezionata rassegna stampa relativa all’evento. È possibile trovare il volume nelle librerie di Cagliari: PAOLINE di via Garibaldi, SALESIANA DON BOSCO di piazza Giovanni XXIII, SANT’EUSEBIO di corso Vittorio Emanuele II, OMNIA SACRA di via Eroi D’Italia a Pirri.
IL PORTICO DEI CATECHISTI
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
Incontriamo Gesù/4. Il testo degli Orientamenti per la catechesi in Italia.
Il Vangelo di Cristo non smette d’interpellare il cuore dell’uomo DON EMANUELE MAMELI OPO L’ANALISI sul contesto attuale e dopo aver rinnovato l’invito alla “conversione pastorale” in senso missionario, il testo degli Orientamenti, Incontriamo Gesù, si apre alla gratitudine per il cammino percorso dalla chiesa italiana relativamente all’annuncio e alla catechesi. Un cammino iniziato con il Concilio Vaticano II e con il Documento di Base (DB) , Il rinnovamento della catechesi del 1970; ancora oggi, a quarant’anni di distanza il DB costituisce il riferimento imprescindibile per la catechesi e anche Incontriamo Gesù altro non vuole essere che un aiuto, nel tempo della nuova evangelizzazione, per prolungare lo spirito del DB e le sue intuizioni (IG, 4). Gratitudine per tutto l’impegno profuso da sacerdoti, catechisti, esperti, famiglie e consacrati perché nelle parrocchie e nelle comunità ecclesiali, con creatività, le intuizioni conciliari e della catechesi rinnovata potessero trovare spazio e accoglienza; gratitudine anche per la faticosa ma feconda esperienza delle sperimentazioni che, dall’ultimo decennio, stanno dando un nuovo volto e rinnovato impulso all’Iniziazione Cristiana. In modo sempre più impellente, tra le fragilità del nostro tempo, si scopre la novità e la conseguente urgenza di far dono, all’uomo di
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oggi, del Vangelo di Cristo: “Ciascuna persona è abitata dal desiderio di pienezza e il suo cuore è capace di aprirsi quando sente parole forti e vere sulla sua vita e incontra autentici testimoni di carità. Il Vangelo ha la forza di aprire i cuori e le menti, di interpellare la libertà e la responsabilità, di mettere in cammino. Il Signore ci chiama a valutare questo tempo per reinterpretare e purificare alla luce della sua presenza le domande e i desideri delle persone.” (IG, 8). Il Documento si sofferma, succes-
sivamente, ad esaminare tre segni di speranza presenti nel nostro tempo a partire dai quali far risuonare la novità dell’annuncio di Cristo: la grande sensibilità per i temi legati alla libertà, alla responsabilità personale e all’interiorità (IG, 9). Soprattutto l’accresciuta esigenza di spiritualità, di senso e di significato, nasce come reazione alla diffusa concezione della vita in cui è escluso ogni riferimento al Trascendente. Facilmente, anche nell’ambito della fede, domina il soggettivismo e la tentazione di
selezionare i contenuti e le esperienze, oppure di relativizzare l’appartenenza ecclesiale e a vivere in maniera individualistica, nella sfera del privato, il richiamo spirituale. L’esigenza di un recupero dell’interiorità, con l’età giovanile e adulta, si affaccia prepotentemente nel vissuto della persona, diventando, se intercettata dalla buona notizia del Vangelo e dalla coerente testimonianza della comunità cristiana, spazio di incontro, di accoglienza e di risveglio della fede.
in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire’ (Dt 18,20). La vicenda di Anania sembra proprio esplicitare questa norma programmatica del quinto libro della Bibbia, posto sulle labbra del più grande tra i profeti: Mosé. Anania risponde alle parole di Geremia con un gesto plateale: spacca violentemente un giogo di legno, simbolicamente indossato da Geremia, mostrando come Dio in un colpo possa sollevare il peso della schiavitù dal suo popolo. Nessuno vuole stare sotto il dominio di un altro e si rallegra quando un ‘uomo di Dio’ gli annuncia l’affrancamento. Ma ‘ogni illusione si risolve immancabilmente in delusione’ e genera violenza e vendetta da parte
degli ingannati. La parola del Signore si rivolge a Geremia, dandogli la certezza che il collega abbia preteso un ruolo non concesso, né pensato da Dio. La Parola può essere servita, proclamata, utilizzata, asservita e strumentalizzata per i propri scopi e i propri successi. Questa gamma di possibilità sono a disposizione del profeta, oscillando tra il dono della vita e della morte. Anania sceglie di ‘servirsi’ della Parola per dire la propria e vendere fumo, anestetizzando per un momento i propri contemporanei, facendoli trasalire da una condizione esistenziale che chiede responsabilità, verità e disposizione personale.
PERSONAGGI DELLA BIBBIA
Anania, il falso profeta di MICHELE ANTONIO CORONA
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OME RICONOSCERE il volere
di Dio?’. È da sempre, e maggiormente oggi, uno dei tormenti più cocenti nel cuore dell’uomo aperto al mistero di Dio. Alcuni si affidano ad un libro letto in modo fondamentalista, altri in carismatici leaders, altri ancora in dinamiche di consultazione oracolare dell’aldilà. L’Israele biblico ha vissuto alcuni di questi stadi di ricerca, rimanendo spesso deluso dalla loro precarietà. Anania, il falso profeta, ci insegna a sue spese - quanto sia fondamentale uno sguardo intelligente e paziente della storia. Il capitolo 28 di geremia ne diviene un’icona splendida. Si narra l’entrata in scena di Anania, che profetizza un periodo di rinnovata prosperità per il popolo e la vita politica e liturgica di Gerusalemme. Egli predica che il vigente esilio terminerà a breve con il ritorno di oggetti e persone, com-
preso il rampollo del re (!). Il popolo, i capi, i presenti si entusiasmano per questa notizia e si fanno coinvolgere dall’entusiasmo di Anania. Il solito e noto realista (per alcuni è pessimista) profeta Geremia contesta la profezia. Avverte: ‘I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi profetizzarono guerra, fame e peste contro molti paesi e regni potenti. Il profeta invece che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà’ (vv. 8-9). Il criterio di verità profetica consiste nel vedere avverati gli oracoli di pace e prosperità. Geremia non va contro le parole del ‘collega Anania’, ma avverte gli astanti del parametro di verifica delle parole profetiche. ‘Il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà
IL PORTICO
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detto tra noi Se sei pecora il lupo ti mangia di D. TORE RUGGIU
Più che un detto popolare, è una constatazione di fatto. È noto che il pastore, tra i tanti compiti che richiede il suo lavoro, ha quello di difendere le pecore dai ladri e proteggerle dai lupi rapaci. La metafora si adatta bene anche al mondo degli uomini. Se uno è pecora, diremmo in sardo “allollonau” (un po’ ingenuo o troppo buono) il forte, il potente, il furbo e perfino l’imbecille approfitta della debolezza altrui per prevaricare. Pertanto il vero proverbio: “chi si fa pecora lupo lo mangia” è tragicamente vero. Attenti, perché anche Gesù ha messo in guardia nei confronti dei lupi rapaci che cercano di colpire il gregge, soprattutto quello incustodito, ma non ha mai detto di essere pecore, se non nella similitudine del buon pastore ove le pecore (gli uomini), sono oggetto delle sue cure, attenzioni e difesa. Invece, ha raccomandato di essere “semplici come le colombe e astuti come i serpenti”. Il serpente non si lascia prendere così facilmente, ma di fronte al pericolo scappa. Ritornando alla metafora del lupo, non possiamo negare che in molti dei nostri ambienti, i lupi proliferano. E, siccome, per fortuna esistono ancora persone buone, il lupo ne approfitta. Almeno fino a quando qualche pecora non si stanca di subire ogni tipo di vessazioni e diventa pure lei lupo, costretta dalle circostanze. Raccontava la buonanima di mio padre che quando per quasi 4 anni era militare in Somalia, c’era un uomo (gigante) che tutte le volte che incontrava un nanetto, si faceva beffe di lui, soprattutto nei bar (bettole), per fare il bullo davanti ai presenti. Un bel giorno il nano, stanco delle continue prese in giro, di essere diventato lo sberleffo di questo stupido gigante (diremmo noi mannu e tontu”), si mise un coltello bel affilato in tasca e quando il gigante, per l’ennesima volta, lo prese per il colletto e lo depose nel banco della locanda, schiaffeggiandolo e facendogli ogni tipo di stupidi scherzi, il nano (bonu bonu), estrasse dalla tasca il coltello e lo fece secco con tre pugnalate. Naturalmente fu arrestato, processato ma, con gioia di tutti, assolto per legittima difesa. Naturalmente nessuno ha il potere di difendersi fino ad uccidere. Quindi, pur non giustificando l’azione del nano, merita comprensione: davvero fu portato all’esasperazione. Per questo S. Franceso d’Assisi, che conosceva e amava i lupi, anche quelli fuori metafora, rivolgendosi a fratello lupo (perché S. Francesco chiamava tutto e tutti “fratello” e “sorella”….perfino la morte), disse: “frate lupo, meriteresti la morte, perché hai divorato bambini. Ma adesso devi fare pace con gli uomini. D’ora in poi farai una vita innocente e tutti provvederanno al tuo sostentamento”. I latini, con la loro saggezza, coniarono il famoso detto: “il lupo per l’uomo è lo stesso uomo”. Dunque, guardiamoci e difendiamoci dai lupi e cerchiamo di non diventare pecore: è pericoloso…anche ai nostri giorni.
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IL PORTICO DELLE PARROCCHIE
IL PORTICO
Eventi. Il Movimento del Messaggio di Fatima nella Parrocchia di San Pio X .
La spiritualità mariana è fonte della nuova evangelizzazione MONS. GIOVANNI LIGAS
onclusa la festa del patrono i fedeli della parrocchia di san Pio X, hanno vissuto cinque giorni di spiritualità mariana alla presenza di alcuni rappresentanti del Movimento del Messaggio di Fatima-Diocesi di Livorno”. L’iniziativa, portata avanti dal Viceparroco don Pasquale Flore con l’aiuto dei collaboratori, ha avuto inizio la sera di martedì 30 settembre quando nel sagrato della chiesa è stato accolto il simulacro della B.V. Maria di Fatima. Numerose persone sono accorse, anche da vari quartieri della città, per pregare insieme con una intenzione speciale per le famiglie. Sino a domenica è stato ininterrotto l’afflusso dei fedeli. Di mattina ci sono stati momenti dedicati alla recita del rosario e all’adorazione, di sera altri incontri di riflessione e di preghiera comunitaria e, al termine, la celebrazione della S. Messa. Il “Movimento del Messaggio di Fatima” è un’associazione eretta dalla Conferenza Episcopale Portoghese. Conta circa 116 mila associati parrocchiali, alcune migliaia di gruppi di azione parrocchiale nel Portogallo e milioni di aderenti e simpatizzanti nel mondo. Coloro che intendono aderire al Movimento assumono degli impegni precisi: fedeltà al Papa, preghiera quotidiana con recita del rosario, come richiesto dalla Madonna nelle sue appari-
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zioni, offerta di preghiere e sacrifici per la conversione dei peccatori, pratica dei primi sabati del mese e consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. In Italia il Movimento è stato approvato il 2 aprile 2012, con sede a Livorno, grazie all’interessamento del Vescovo locale Mons. Simone Giusti. La motivazione che ha spinto a realizzare questo progetto è la considerazione che il Messaggio di Fatima è patrimonio della Chiesa e dell’umanità. Lo scopo principale è di agire nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle parrocchie, promovendo la devozione alla Madonna di Fatima e la diffusione del Suo messaggio. Tra i vari sussidi proposti in questi giorni dal Movimento per aiu-
tare i credenti nel proprio cammino di fede vi è in particolare un percorso commemorativo della terza apparizione della Madonna. E’ formato da quattro tappe che fanno riferimento ai luoghi delle apparizioni ma che, spiritualmente, si possono seguire ovunque. La prima tappa è costituita dalla riflessione sui vari momenti della vita di Gesù, l’attesa del Messia e la nascita, gli incontri di Gesù con le varie categorie di persone e si completa
con la meditazione sulla pienezza dell’amore che sempre Gesù comunica, rispondendo alla domanda “Che cosa Dio desidera da me?”. La seconda tappa è dedicata al testo delle apparizioni nelle quali la Madonna dice: “Voglio che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni … per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra, perché soltanto Lei vi potrà aiutare”, con la verifica sulla propria capacità di amare gratuitamente. Nella terza tappa si riflette sui motivi per i quali oggi si è ancora disposti a fare dei sacrifici. Il Cuore Immacolato della Vergine fa comprendere la forma più radicale dell’amore di Dio, che è la sua misericordia. Nella quarta tappa si riflette su quanto la Madonna suggerisce: che il cielo è la vocazione di tutti e che consiste nella disponibilità, nella carità, nell’accoglienza, nell’offerta, nella vicinanza. Il percorso si può concludere con la celebrazione sacramentale del perdono di Dio. In questi giorni per tanti a S. Pio X si è rinnovata l’esperienza della forte attrazione che esercita la Madonna di Fatima e la percezione della potenza della sua intercessione presso Dio.
DOMENICA 12 OTTOBRE 2014
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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