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DOMENICA 19 OTTOBRE 2014 A N N O X I N . 38

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

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CAGLIARI

Cristiani e mariani omenica 19 ottobre durante la Santa Messa a conclusione del Sinodo straordinario sulla famiglia, Papa Francesco beatificherà Paolo VI, suo predecessore sul soglio di Pietro dal 1963 al 1978. In occasione del trentesimo anniversario dalla morte di Papa Montini, Benedetto XVI ricordò la sua figura con queste parole: «Quale supremo Pastore della Chiesa, Paolo VI guidò il popolo di Dio alla contemplazione del volto di Cristo, Redentore dell’uomo e Signore della storia. E proprio l’amorevole orientamento della mente e del cuore verso Cristo fu uno dei cardini del Concilio Vaticano II, un atteggiamento fondamentale che il venerato mio predecessore Giovanni Paolo II ereditò e rilanciò nel grande Giubileo del 2000. Al centro di tutto, sempre Cristo: al centro delle Sacre Scritture e della Tradizione, nel cuore della Chiesa, del mondo e dell’intero universo […] Potremmo veramente dire, con l’apostolo Paolo, che la grazia di Dio in lui “non è stata vana” (cfr 1 Cor 15,10): ha valorizzato le sue spiccate doti di intelligenza e il suo amore appassionato alla Chiesa ed all’uomo. Mentre rendiamo grazie a Dio per il dono di questo grande Papa, ci impegniamo a far tesoro dei suoi insegnamenti» (Angelus, 3 agosto 2008). Pensando al mese di Ottobre, tradizionalmente legato alla preghiera mariana del Rosario, vogliamo ricordare Paolo VI con alcuni passaggi dell’omelia che pronunciò durante la S. Messa celebrata a Cagliari, nel sagrato di N.S. di Bonaria, il 24 aprile del 1970. Parole diventate celebri per la loro capacità di indicare il valore della devozione alla Vergine Maria (rp).

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«Fratelli tutti e Figli carissimi, eccoci davanti a Maria per il secondo e principale incontro, che ci ha chiamati oggi a questo Santuario della Madonna di Bonaria. Dobbiamo non solo riconfermare il culto, che per sei secoli ha fatto di questo Santuario un punto, anzi un ponte, di spirituale contatto delle Genti Sarde e degli Uomini del Mare con la benedetta fra tutte le creature, Maria Santissima, Madre di Cristo secondo la carne, e Madre nostra spiritualmente. Dobbiamo soprattutto, a Noi pare, cercare di comprendere nuovamente le ragioni della nostra venerazione e della nostra fiducia verso la Madonna […]. Come nella statua della Madonna di Bonaria, Cristo ci appare nelle braccia di Maria; è da Lei che noi lo abbiamo, nella sua primissima relazione con noi; Egli è uomo come noi, è nostro fratello per il ministero materno di Maria. Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce. Una duplice vita: quella dell’esempio e quella dell’intercessione. Vogliamo essere cristiani, cioè imitatori di Cristo? Guardiamo a Maria; ella è la figura più perfetta della somiglianza a Cristo. Ella è il “tipo”. Ella è l’immagine che meglio d’ogni altra rispecchia il Signore; è, come dice il Concilio, «l’eccellentissimo modello nella fede e nella carità» (Lumen gentium, 53, 65, etc.). Com’è dolce come è consolante avere Maria, la sua immagine, il suo ricordo, la sua

dolcezza, la sua umiltà e la sua purezza, la sua grandezza davanti a noi, che vogliamo camminare dietro i passi del Signore; com’è vicino a noi il Vangelo nella virtù che Maria personifica e irradia con umano e sovrumano splendore. E come scompare, se di ciò vi fosse bisogno, da noi il timore che dando alla nostra spiritualità questa impronta di devozione mariana, la nostra religiosità, la nostra visione della vita, la nostra energia morale debbano diventare molli, femminee e quasi infantili, quando appressandoci a Lei, poetessa e profetessa della redenzione, ascoltiamo dalle sue labbra angeliche l’inno più forte e innovatore che sia mai stato pronunciato, il Magnificat; è Lei che rivela il disegno trasformatore dell’economia cristiana, il risultato storico e sociale, che tuttora trae dal cristianesimo la sua origine e la sua forza: Dio, Ella canta, «ha disperso coloro che insuperbivano nei loro pensieri ..., ha rovesciato dal loro trono i superbi ed ha esaltato gli umili» (Luca 1, 51-52). E qui la seconda via Ella, la Madonna, ci apre per arrivare alla nostra salvezza in Cristo Signore: la sua protezione. Ella è la nostra alleata, la nostra avvocata. Ella è la fiducia dei poveri, degli umili, dei sofferenti. Ella è perfino il «rifugio dei peccatori». Ella ha una missione di pietà, di bontà, d’intercessione per tutti. Ella è la consolatrice d’ogni nostro dolore. Ella insegna ad essere buoni, ad essere forti, ad essere pietosi per tutti. Ella è la regina della pace. Ella è la madre della Chiesa».

IN PREGHIERA PER IL SINODO

Accompagniamo i lavori sinodali con la preghiera composta dal Santo Padre. Gesù, Maria e Giuseppe in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato conosca presto consolazione e guarigione. Santa Famiglia di Nazareth, il prossimo Sinodo dei Vescovi possa ridestare in tutta la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe Ascoltate, esaudite la nostra supplica. Papa Francesco


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IL PORTICO DEL TEMPO

IL PORTICO

DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

Economia. Il Governo ha ottenuto in Senato la fiducia sulla Delega per il lavoro. Sempre critica la posizione della Cgil.

Il cantiere della riforma del lavoro

L’incontro a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati.

RAFFAELE PONTIS L SÌ AL JOBS ACT è giunto nel pieno della notte dopo settimane di lotte concentrate sul Totem dell’art. 18. Alla fine della fiera il temibile ostacolo è stato superato attraverso un braccio di ferro tra Renzi e la sua minoranza. Da un lato il Premier ha voluto blindare il suo lavoro con la richiesta di fiducia e dall’altro la minoranza (sempre più corposa numericamente, ma sempre più debole nel confronto con il Governo) ha richiesto la non menzione dell’art.18 per poter avere garantito ancora il sostegno elettorale della Camusso. In questo i sindacati, in primis il loro Segretario, sono stati messi spalle al muro e sbugiardati come casta dal Premier, il quale non ha esitato a ricordare al Paese come i sindacati, a partire dalla CGIL, fossero i primi a non applicare la norma all’interno delle loro organizzazioni. Apriti cielo, ferita nell’orgoglio la Camusso ha mosso i suoi eserciti, però ormai disarmati dall’oratoria pungente del giovane avversario. La Legge Delega, incassato il si al Senato, dovrà ora passare alla prova del bicameralismo, tanto combattuto da Renzi, e dovrà quindi cercare di passare alla Camera senza stravolgimenti consistenti, il tutto entro metà dicembre. Come sappiamo in una realtà ormai molto fluida, i rapporti di forza cambiano continuamente, ma presumibilmente sempre nel verso di un rafforzamento del Premier e di un indebolimento dei sindacati, ormai entrati nel mirino della rottamazione renziana. In questo c’è da ricordare l’abilità del Premier nel cercare l’appoggio delle forze esterne alla sua maggioranza, pronte a far valere l’antico detto “il nemi-

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co del mio nemico è il mio migliore amico”. Figuriamoci se le forze vicine all’ex Cavaliere faranno mancare il loro appoggio contro i sindacati. Come detto nel testo è saltato il riferimento esplicito all’art.18, si accenna invece alle varie tipologie di licenziamenti

discriminatori (per orientamenti sessuali e religiosi) e si rinvia alla delega per determinare le tipologie di licenziamenti discriminatori di natura disciplinare. Ma ciò che nella sostanza si è richiesto al Jobs Act è stato la riduzione del precariato e la maggiore flessibilità del lavoro. Si è

introdotto il sistema dell’assunzione a tempo indeterminato a tutele crescenti. Contratto di lavoro a tempo indeterminato che permetterà al lavoratore di non vivere nel dramma della scadenza del lavoro, ma che avrà delle tutele che si rafforzeranno con il passare del tempo in particolare nell’arco del triennio. All’interno di questo triennio però non è ancora chiara l’applicazione del licenziamento discriminatorio. A proposito di Art. 18 e contratti a tempo determinato e indeterminato in Italia, ci sarebbe da fare un’analisi sulla situazione di fatto e sui flussi. Se fotografiamo la situazione ad oggi si potrà notare come su 22 milioni e mezzo di occupati, 17 milioni circa sono lavoratori dipendenti e 5 milioni e mezzo indipendenti. Di questi 17 milioni e mezzo, 14 e mezzo sono a tempo indeterminato. Si direbbe un quadro perfetto anche per l’art. 18. Ma se andiamo a vedere i flussi, solo relativi al secondo semestre 2014 (non ancora concluso), sono stati avviati 2.651.648 rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato. Di questi solo 403.036 a tempo indeterminato, circa il 15%. Il resto l’85% sono contratti temporanei (anche di un giorno). Va da se che nel lungo periodo se non cambieranno le cose il problema dell’art. 18 sarà superato, in altre parole si estinguerà! L’aspetto più importante è poter incentivare le aziende affinché esse possano passare da contratti atipici (co.co.co/pro) a contratti a tempo indeterminato attraverso l’incentivo fiscale. Ma ciò che potrà veramente permettere la stabilizzazione delle nuove assunzioni sarà dettata dalla ripresa economica che dovrà essa stessa essere agevolata da benefici fiscali pesanti e non invisibili come adesso!


DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Famiglia. Infuria l’opposizione verso chi manifesta contro il Ddl “Scalfarotto”.

Le Sentinelle in piedi a difesa della libertà di espressione Il 5 ottobre si sono tenute in tutta Italia varie manifestazioni delle Sentinelle in piedi. Numerose le critiche e le contestazioni MARCO SCANO DIFFICILE GUARDARE un video delle loro veglie, e non restarne immediatamente colpiti: uomini, donne, bambini, adolescenti, ma anche persone di altre religioni e di diversi orientamenti sessuali; una moltitudine variegata che si unisce sotto un’unica bandiera, quella della libertà di espressione. Ed è per questo che fa male vedere altri, i democratici, quelli con la cosiddetta “mentalità aperta”, che nel migliore dei casi li intonano contro stornelli e insulti vari, altrimenti decidono di passare direttamente alle vie di fatto; perché quel silenzio è assordante. Loro invece, che non riescono a starci in silenzio, vogliono vomitare tutta la loro rabbia perché non gli vengono riconosciuti presunti “diritti”. Alla libertà (e al diritto, questo sì) di un bambino di avere un papà e una mamma invece non ci pensano. Altri si, e sono parecchi: sono quelle persone

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Le Sentinelle in piedi.

in piedi, che leggono e non disturbano nessuno, che oppongono la cultura ai cori e alle botte, come si faceva ai tempi delle dittature, tempi che forse sono più vicini di quanto pensassimo. E manifestano anche per avere la libertà di educare i propri figli come meglio credono, senza decisioni “calate” dall’alto, con progetti tanto strani quanto inspiegabili; inspiegabile infatti come si sia arrivati, in alcune scuole italiane, a far mettere il rossetto a dei maschietti, o a farli giocare con le bambole, tutto per indurli a riflettere sulla loro sessualità (alle elementari): un qualcosa di assolutamente grottesco che va fermato il prima

possibile. Ma d’altronde quando arrivano dal Parlamento certi segnali, è chiaro che poi chi al legislatore guarda come esempio, non può che adeguarsi; e ci si è adeguati niente meno che al ddl Scalfarotto, che definisce la libertà di espressione omofobia e vieta praticamente a chiunque di proferire parola in merito (a meno che non sia d’accordo). Come spiega una delle sentinelle di Cagliari, Emilio Ghiani, “il testo (del ddl, ndr) viene presentato come necessario per tutelare da violenza e aggressioni le persone con tendenze omosessuali, ma il nostro ordinamento giuridico attualmente prevede già sanzioni per chi si renda

protagonista di violenze, e nel caso c’è anche l’aggravante per motivi abbietti. (…) Affermare per esempio che un bambino per crescere ha bisogno di una mamma e un papà per qualcuno potrebbe essere discriminazione, potrebbe essere denunciato chi lo ha detto, e scatterebbero le pene previste: fino a un anno e mezzo di carcere”. Ma è proprio qui che le sentinelle smascherano le bugie di chi li etichetta come bigotti, omofobi ecc. Perché alle veglie ci sono anche musulmani, atei, e ci sono anche persone dichiaratamente omosessuali che però, al contrario di altri, si differenziano per il rispetto che portano verso il prossimo; perché dicono che la differenza va accettata e poi insultano? Che il diverso va accolto e poi lo picchiano? E allora ci chiediamo, ed è una domanda che dovrebbero farsi tutti: ma non sarà mica che le sedicenti vittime sono in realtà i carnefici? Come si può essere democratici con la violenza? E siccome qualcuno sembra non volerlo capire: sì, anche l’insulto è violenza; una persona ha il diritto, tutelato dalla Costituzione italiana, di girare per strada senza essere diffamata e oltraggiata, in nessun caso, in nessun modo. Perché, conclude Ghiani, “riteniamo che ognuno debba essere libero di partecipare al pubblico dibattito senza che le due opinioni vengano considerate reato”.

Il giusto chiarimento del ministro Alfano I “matrimoni gay” non possono essere trascritti in Italia. LUIGI MURTAS A “CIRCOLARE ALFANO” del 7 ottobre scorso sui matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all'estero puntualizza lo stato attuale della legislazione italiana e corregge un evidente travisamento da parte di alcuni Comuni. Il sistema italiano di pubblicità matrimoniale e il riparto delle competenze derivano dal testo unico 267/2000 (ordinamento delle autonomie locali) il cui articolo 54 stabilisce che al Sindaco spettano anche alcune funzioni di competenza statale: in particolare “Il sindaco, quale ufficiale di governo, sovraintende alla tenuta dei registri di stato civile”. Non esistono potestà autonome dei Comuni, non potendosi ammettere situazioni differenziate tra una località e l’altra: lo stato civile è una funzione statale che per praticità viene attribuita al sindaco, che deve solo “sovraintendere” alla tenuta dei registri, senza margini di discrezionalità.

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Nella tenuta dei registri il sindaco deve applicare le disposizioni nazionali, quelle del DPR 396/2000 (ordinamento dello stato civile), ma ancor prima il codice civile, che tra i requisiti del matrimonio richiede la diversità di sesso dei coniugi: l’articolo 107 prevede che l’ufficiale di stato civile riceva dalle parti la dichiarazione di volersi rispettivamente prendere come “marito e moglie” , espressioni la cui radice riporta al maschio (mas-maris) e alla femmina (mulier-mulìeris). La circolare affronta il caso del matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato nei paesi che riconoscono tale possibilità: poiché – così hanno ragionato alcuni sindaci – la legge prevede la trascrizione nei registri italiani dei matrimoni celebrati all’estero (art. 63 comma 1 lettera c) DPR 396/2000), da ciò deriverebbe la possibilità di registrare anche questo genere di sodalizi. La circolare chiarisce che tale interpretazione è fuorviante perché non tiene conto

Il Ministro degli Interni, Angelino Alfano.

che la trascrizione degli atti di matrimonio, secondo le norme di diritto internazionale privato vigenti in Italia (art. 27 della legge 218 del 1995 e articolo 115 del codice civile) è subordinata alla valutazione della capacità di contrarre matrimonio, che è regolata dalla legge nazionale e richiede necessariamente l’alterità dei sessi. Non è corretto pertanto affermare che i sindaci possono trascrivere qualunque matrimonio estero, ma solo quelli che potrebbero essere regolarmente trascritti se celebrati in Italia. Che i matrimoni tra persone dello stesso sesso non siano trascrivibili in Italia era stato affermato anche dalla Corte di Cassazione nella

sentenza 4184/2012, mentre il requisito dell’alterità dei sessi è stato confermato dalla Corte Costituzionale nella sentenza 138/2010, che ha chiarito il significato dell’art. 29 della Costituzione, il quale, quando parla di “matrimonio” si riferisce esclusivamente alle unioni formate da un uomo e una donna, mentre altri tipi di unione sono da ricondurre all’articolo 2 della Costituzione, che parla di “formazioni sociali”. Nessuna invasione di campo, dunque, può essere rimproverata al ministro, ma, anzi, per restare nella metafora calcistica, Alfano ha dovuto fischiare un fuorigioco nettissimo di alcuni sindaci.

IL PORTICO

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il fatto ALLUVIONE A GENOVA

Quando la burocrazia blocca la prevenzione Piove governo ladro, recita l’adagio popolare. Nel caso dell’ultima alluvione a Genova l’Esecutivo sembra non avere grandi responsabilità, quanto invece ne ha la burocrazia e l’inestricabile giungla giuridica. Andiamo con ordine. Partiamo da un dato: Genova è costruita su colline, argillose per la maggior parte, e che da sempre le alluvioni sono una costante degli autunni liguri. A questo si aggiunga il fatto che molte delle attuali zone colpite dalla furia delle acque non dovrebbero ospitare unità abitative o commerciali, poiché si trovano a ridosso di corsi d’acqua. Quanto accaduto è anche frutto di scellerate scelte degli anni di urbanizzazione selvaggia (basti pensare al parcheggio antistante lo stadio Marassi, ricavato sul letto del torrente, che quindi forma un tappo). Nel caso però dell’alluvione degli ultimi giorni ci sono precise responsabilità nell’aggiudicazione dei lavori di messa in sicurezza di alcuni torrenti, come il Bisagno. Tre anni fa, anno 2011, l’ennesima alluvione colpì il capoluogo ligure, con morti e devastazioni. L’allora esecutivo nazionale stanziò la bellezza di 35 milioni di euro per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua genovesi. Assegnati i lavori le aziende rimaste escluse presentarono un ricorso al Tar, chiedendo l’annullamento della gara ritenendo inaffidabili i tecnici chiamati a giudicare le offerte. Così i lavori non partirono e si è innescò il procedimento che ha portato alla aggiudicazione dei lavori solo nello scorso luglio, i cantieri si sarebbero dovuti aprire a giorni. Ma, come al solito, l’acqua è arrivata prima e, inesorabilmente come tre anni fa, Genova è nuovamente piegata da un mare di fango, vittima anche delle prassi burocratiche che bloccano qualsiasi volontà di agire con tempi certi nei lavori pubblici. C’è chi invoca accelerazioni e maggiori assegnazioni dirette, nel caso di lavori urgenti come quelli post calamità. Quanto accaduto a L’Aquila, nel post terremoto, dovrebbe ricordare a tanti che la prudenza non è mai troppa. Nel mezzo però ci sono i tanti, troppi, genovesi che hanno subito i danni: a loro non servono proclami populisti o promesse da marinai, quanto concretezza e interventi rapidi, come ha già fatto la Conferenza Episcopale Italiana, mettendo sul piatto a distanza di poche ore un milione di euro, attraverso il cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova. Per i soliti tromboni anticlericali la Chiesa è soprattutto questo: soccorrere i bisognosi. (rc)


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PORTICO

Il Papa. All’Angelus il ricordo di Padre Francesco Zirano, beatificato a Sassari.

La bontà del Signore non ha confini dobbiamo aprirci a tutte le periferie ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL SANTO Padre si è soffermato in maniera particolare sul Vangelo domenicale che presentava la parabola degli invitati al banchetto di nozze (cfr. Mt 22,1-14). L’invito fatto dal re ha tre caratteristiche, spiega Papa Francesco, «la gratuità, la larghezza e l’università». La bontà offerta da Dio Padre «non ha confini e non discrimina nessuno: per questo il banchetto dei doni del Signore è universale, per tutti. A tutti è data la possibilità di rispondere al suo invito, alla sua chiamata; nessuno ha il diritto di sentirsi privilegiato o di rivendicare un’esclusiva. Tutto questo ci induce a vincere l’abitudine di collocarci comodamente al centro, come facevano i capi dei sacerdoti e i farisei. Questo non si deve fare; noi dobbiamo aprirci alle periferie, riconoscendo che anche chi sta ai margini, addirittura colui che è rigettato e disprezzato dalla società è oggetto della generosità di Dio. Tutti siamo chiamati a non ridurre il Regno di Dio nei confini della "chiesetta" – la nostra "chiesetta piccoletta" – ma a dilatare la Chiesa alle dimensioni del Regno di Dio. Soltanto c’è una condizione: indossare l’abito nuziale cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo». Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato la beatificazione, svoltasi a Sassari, di Francesco Zirano, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali: «Egli preferì essere ucciso piuttosto che rinnegare la fede. Rendiamo gra-

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zie a Dio per questo sacerdote e martire, eroico testimone del Vangelo. La sua coraggiosa fedeltà a Cristo è un atto di grande eloquenza, specialmente nell’attuale contesto di spietate persecuzioni contro i cristiani». Sempre al termine della preghiera domenicale, Papa Francesco ha espresso la sua solidarietà agli abitanti di Genova colpiti dall’alluvione, affidando la situazione alla protezione della Madonna della Guardia. Prima dell’Angelus il Santo Padre aveva presieduto nella Basilica di San Pietro la S. Messa di ringraziamento per la Canonizzazione equipollente dei Santi canadesi Francesco de Laval, Vescovo (1623-1708) e Maria dell’Incarnazione Guyart Martin, Religiosa, Fondatrice della Congregazione delle Orsoline dell’Unione Canadese (1599-1672).

LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Lo Spirito insegna a pregare Fare memoria del cammino

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aolo dice: “Io sono stato un persecutore, io sono stato cattivo!”. “Paolo fa memoria del suo cammino, e così incomincia a fare memoria dall’inizio. Questa abitudine di fare memoria della nostra vita non è molto comune tra di noi. Dimentichiamo le cose, viviamo nel momento e poi dimentichiamo la storia. E ognuno di noi ha una storia: una storia di grazia, una storia di peccato, una storia di cammino, tante cose… E fa bene pregare con la nostra storia. Uno lo fa Paolo, che racconta un pezzo della sua storia ma in genere dice: ‘Lui mi ha scelto! Lui mi ha chiamato! Lui mi ha salvato! Lui è stato il mio compagno di cammino. 7 ottobre 2014

sappiamo - ma essere generoso e dare di più e di più. Abbiamo chiesto: ‘E aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare’. Noi forse nella preghiera chiediamo questo e questo e Lui ci dà di più sempre! Sempre, sempre di più”. La preghiera si fa con l’amico, che è il compagno di cammino della vita, si fa col Padre e si fa nello Spirito Santo. L’amico è Gesù.

È lo Spirito Santo che ci accompagna e ci insegna a pregare. E la nostra preghiera deve essere così, trinitaria. Tante volte: ‘Ma lei crede?’: ‘Sì! Si!’; ‘In che crede?’; ‘In Dio!’; ‘Ma cosa è Dio per lei?’; ‘Dio, Dio!’. Ma Dio non esiste: non scanIl Maestro interiore dalizzatevi! Dio così non esiste! Esiste il Padre, il Figlio e lo Spirito SanÈ proprio della misericordia di Dio to: sono persone, non sono un’idea non solo perdonare - quello tutti lo nell’aria… Questo Dio spray non

Nell’omelia della celebrazione, prendendo spunto dalla vita dei Santi canadesi, Papa Francesco ha approfondito il valore della vocazione missionaria. Coloro che si consacrano interamente per la missione «sono usciti a chiamare tutti, agli incroci del mondo; e così hanno fatto tanto bene alla Chiesa, perché se la Chiesa si ferma e si chiude si ammala, si può corrompere, sia con i peccati sia con la falsa scienza separata da Dio, che è il secolarismo mondano». «I missionari – ha proseguito il Pontefice - hanno rivolto lo sguardo a Cristo crocifisso, hanno accolto la sua grazia e non l’hanno tenuta per sé. Come san Paolo, si sono fatti tutto a tutti; hanno saputo vivere nella povertà e nell’abbondanza, nella sazietà e nella fame; tutto potevano in Colui che dava loro la forza (cfr Fil

esiste! Esistono persone! Gesù è il compagno di cammino che ci dà quello che chiediamo; il Padre che ha cura di noi e ci ama; e lo Spirito Santo che è il dono, è quel di più che dà il Padre, quello che la nostra coscienza non osa sperare. 9 ottobre 2014 L’esame di coscienza Dopo le tentazioni, nel deserto, quando Gesù fu tentato dal diavolo, nella versione di Luca, si dice che il demonio lo lasciò per un tempo ma durante la vita di Gesù tornava e tornava: quando lo mettevano alla prova, quando gli tendevano delle trappole, nella Passione, fino alla Croce. ‘Ma se Tu sei il Figlio di Dio, ma vieni, vieni da noi, così noi possiamo credere’. E tutti noi sappiamo che questa parola tocca il cuore: ‘Ma tu sei capace? Fammelo vedere! No, non sei capace’. Come il diavolo fino alla fine a Gesù. E così con noi.

4,12-13). Con questa forza di Dio hanno avuto il coraggio di "uscire" per le strade del mondo con la fiducia nel Signore che chiama. Così è la vita di un missionario e di una missionaria… per finire poi lontano da casa, dalla propria patria; tante volte uccisi, assassinati! Come è accaduto in questi giorni per tanti fratelli e sorelle nostri». In settimana, nella catechesi all’Udienza Generale, Papa Francesco ha approfondito il tema dei cristiani appartenenti ad altre confessioni e tradizioni: «Le divisioni tra i cristiani, mentre feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi provochiamo una ferita a Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo. Sappiamo bene quanto stesse a cuore a Gesù che i suoi discepoli rimanessero uniti nel suo amore […] non deve mancare la preghiera, in continuità e in comunione con quella di Gesù, la preghiera per l’unità dei cristiani». In apertura dei lavori del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia il Santo Padre ha invitato i padri alla parresia e all’ascolto: « bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire: senza rispetto umano, senza pavidità. E, al tempo stesso, si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli. Con questi due atteggiamenti si esercita la sinodalità». Inoltre ha ricordato l’aspetto essenziale dell’unione con il Successore di Pietro: «Il Sinodo si svolge sempre cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti e custodia della fede».

Gesù dice un’altra cosa che sembra un po’ strana: ‘Chi non raccoglie con me, disperde’. Usa la parola ‘raccogliere’. Avere un cuore raccolto, un cuore sul quale noi sappiamo cosa succede, e qui e là si può fare la pratica tanto antica della Chiesa, ma buona: l’esame di coscienza. Chi di noi, la sera, prima di finire la giornata, rimane da solo, da sola, e si fa la domanda: cosa è accaduto oggi nel mio cuore? Cosa è successo? Che cose sono passate attraverso il mio cuore? Se non lo facciamo, davvero non sappiamo vigilare bene né custodire bene. Per custodire, per vigilare, perché non entrino i demoni, bisogna saper raccogliersi, cioè stare in silenzio davanti a se stessi e davanti a Dio, e alla fine della giornata domandarsi: ‘Cosa è accaduto oggi nel mio cuore? E’ entrato qualcuno che non conosco? La chiave è a posto?’. E questo ci aiuterà a difenderci da tante cattiverie, anche da quelle che noi possiamo fare, se entrano questi demoni, che sono furbissimi, e alla fine ci truffano tutti”. 10 ottobre 2014

DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

pietre NIGERIA

185 chiese distrutte e migliaia di civili in fuga Sono 185 le chiese incendiate, oltre 190.000 le persone costrette alla fuga. È il bilancio delle violenze perpetrate da Boko Haram negli ultimi due mesi nella diocesi di Maiduguri. Negli ultimi due mesi 11 città comprese nel territorio della diocesi sono cadute nelle mani della setta islamista che ora controlla in tutto 25 città nel nord della Nigeria. Secondo fonti locali trenta giorni fa, le comunità cattoliche di Gulak, Shuwa, Michika, Bazza ed altre, sono state saccheggiate da attacchi dei terroristi di Boko Haram”. Sono terribili le condizioni nelle quali sono costretti a vivere gli sfollati, accolti nelle abitazioni di parenti e amici (anche 60-70 persone alla volta), oppure in strutture improvvisate in diverse città.

IN SIRIA

Parroco e fedeli rapiti dai jihadisti Padre Hanna Jallouf dei frati minori e altri suoi parrocchiani sono ancora nella mani dei rapitori. Il religioso è forse finito nel mirino degli estremisti dopo una sua recente visita al Tribunale islamico, dove si era recato per denunciare vessazioni e soprusi subiti nelle ultime settimane dal convento da parte delle brigate di islamisti che spadroneggiano nell'area sottratta al controllo del governo di Damasco. Lo rivelano fonti della comunità cristiana locale. Il parroco francescano è stato sequestrato nel villaggio cristiano di Knayeh insieme a alcuni suoi parrocchiani da un gruppo di militanti jihadisti. Negli ultimi tre anni p. Hanna era riuscito a guidare e a custodire la comunità cattolica locale anche quando il territorio era caduto sotto il controllo dei ribelli anti-Assad. COLOMBIA

Ancora un sacerdote ucciso Nuova morte violenta per un religioso in Colombia. Nei giorni scorsi padre Andrés Duque Echeverry, è morto a Medellin. Padre Andrés era stato ordinato sacerdote il 25 novembre 1995, e svolgeva il suo ministero da 4 anni nella parrocchia di San Buenaventura, situata nel comune di Bello. Un primo rapporto della polizia riferisce che padre Andrés è stato vittima di una rapita finita male, accoltellato all’uscita della metro. Il suo corpo era stato portato all’obitorio e la sua identificazione è avvenuta in ritardo in quanto era stato derubato di tutto, compresi i documenti ed altri effetti personali.


DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

IL PORTICO DEL SINODO

IL PORTICO

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Famiglia. Alcuni passaggi della Relatio post disceptationem tenuta dal Relatore generale il Card. Erdö.

Proporre con coraggio al mondo di oggi la bellezza del matrimonio e della famiglia Il testo della Relatio raccoglie le riflessioni e i dialoghi dei Padri Sinodali relative alla prima settimana dei lavori

A CHIESA AVVERTE la necessità di dire una parola di speranza e di senso. Occorre muovere dalla convinzione che l’uomo viene da Dio e che, pertanto, una riflessione capace di riproporre le grandi domande sul significato dell’essere uomini, possa trovare un terreno fertile nelle attese più profonde dell’umanità. I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un tempo segnato dall’individualismo e dall’edonismo. Occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche di chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate. Questo esige che la dottrina della fede, da far conoscere sempre di più nei suoi contenuti fondamentali, vada proposta insieme alla misericordia.

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Lo sguardo su Gesù e la gradualità nella storia della salvezza 13. Dal momento che l’ordine della creazione è determinato dall’orientamento a Cristo, occorre distinguere senza separare i diversi gradi mediante i quali Dio comunica all’umanità la grazia dell’alleanza. In ragione della legge della gradualità (cf. Familiaris Consortio, 34), propria della pedagogia divina, si tratta di leggere in termini di continuità e novità l’alleanza nuziale, nell’ordine della creazione e in quello della redenzione. 14. Gesù stesso, riferendosi al disegno primigenio sulla coppia umana, riafferma l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna, pur comprendendo che «per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così» (Mt 19,8). In tal modo, Egli mostra come la condiscendenza divina accompagni sempre il cammino umano, orientandolo verso il suo principio, non senza passare attraverso la croce. Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio 34. La complessa realtà sociale e le sfide che la famiglia oggi è chiamata ad affrontare richiedono un impegno maggiore di tutta la comunità cristiana per la preparazione dei nubendi al matrimonio. Riguardo a questa necessità i Padri

sinodali sono stati concordi nel sottolineare l’esigenza di un maggiore coinvolgimento dell’intera comunità privilegiando la testimonianza delle stesse famiglie, oltre che un radicamento della preparazione al matrimonio nel cammino di iniziazione cristiana, sottolineando il nesso del matrimonio con gli altri sacramenti. Si è parimenti evidenziata la necessità di programmi specifici per la preparazione prossima al matrimonio che siano vera esperienza di partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i diversi aspetti della vita familiare. Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati) 40. Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose. Riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo della famiglia, i Padri sinodali, hanno avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, riconoscendo che esse, il più delle volte, sono più “subite” che scelte in piena libertà. Si tratta di situazioni diverse per fattori sia personali che culturali e socio-economici. Non è saggio pensare a soluzioni uniche o ispirate alla logica del “tutto o niente”. Il dialogo e il confronto vissuti nel Sinodo dovranno continuare nelle Chiese locali, coinvolgendo le loro diverse componenti, in maniera che le prospettive che si sono delineate possano trovare la loro piena maturazione nel lavoro della prossima Assemblea Generale Ordinaria. La guida dello Spirito, costantemente invocato, permetterà a tutto il popolo di Dio di vivere la fedeltà alVangelo della famiglia come misericordioso prendersi cura di tutte le situazioni di fragilità. 41. Ogni famiglia ferita va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore facendosi compagni di cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono in

maniera particolare per queste situazioni le parole di Papa Francesco: «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana» (Evangelii Gaudium, 169). 42. Un tale discernimento è indispensabile per i separati e i divorziati.Va rispettata soprattutto la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione e il divorzio. Il perdono per l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Parimenti va sempre sottolineato che è indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli: essi non pos-

processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria. Secondo proposte autorevoli, andrebbe poi considerata la possibilità di dare rilevanza alla fede dei nubendi in ordine alla validità del sacramento del matrimonio. Va ribadito che in tutti questi casi si tratta dell’accertamento della verità sulla validità del vincolo. 44. Circa le cause matrimoniali lo snellimento della procedura, richiesto da molti, oltre alla preparazione di sufficienti operatori, chierici e laici con dedizione prioritaria, esige di incrementare la responsabilità del vescovo diocesano, il quale nella sua diocesi potrebbe incaricare un sacerdote debitamente preparato che possa gratuitamente consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio. 45. Le persone divorziate ma non risposate vanno invitate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i pastori devono accompagnare queste persone con solleci-

sono diventare un “oggetto” da contendersi e vanno cercate le forme migliori perché possano superare il trauma della scissione familiare e crescere in maniera il più possibile serena. 43. Diversi Padri hanno sottolineato la necessità di rendere più accessibili ed agili le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità. Tra le proposte sono stati indicati il superamento della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del vescovo diocesano; un

tudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà. 46. Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento carico di rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza dell’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità. 47. Riguardo alla possibilità di ac-

cedere ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, alcuni hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico, altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze. Per alcuni l’eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale – sotto la responsabilità dal vescovo diocesano –, e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti. 48. Suggerire di limitarsi alla sola “comunione spirituale” per non pochi Padri sinodali pone alcuni interrogativi: se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella sacramentale? È stato perciò sollecitato un maggiore approfondimento teologico a partire dai legami tra sacramento del matrimonio e Eucaristia in rapporto alla Chiesasacramento. Parimenti va approfondita la dimensione morale della problematica, ascoltando e illuminando la coscienza dei coniugi. La trasmissione della vita e la sfida della denatalità 54. Probabilmente anche in questo ambito occorre un linguaggio realista, che sappia partire dall’ascolto delle persone e sappia dar ragione della bellezza e della verità di una apertura incondizionata alla vita come ciò di cui l’amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza. È su questa base che può poggiare un adeguato insegnamento circa i metodi naturali, che consenta di vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunicazione tra i coniugi, in tutte le sue dimensioni, insieme alla responsabilità generativa. In questa luce va riscoperto il messaggio dell’Enciclica HumanaeVitaedi Paolo VI, che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità. La sfida dell’educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione 56. La sfida fondamentale di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è sicuramente quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà culturale dell’oggi. Vanno tenute in debito conto le esigenze e le attese di famiglie capaci di testimonianza nella vita quotidiana, luoghi di crescita, di concreta ed essenziale trasmissione delle virtù che danno forma all’esistenza.


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IL PORTICO

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

Pastorale giovanile. Il 12 ottobre si è tenuto il Meeting con don Fernandez, Rettor Maggiore dei Salesiani.

Essere segno vivente della carità di Cristo in mezzo ai giovani del nostro tempo Gli animatori degli oratori della diocesi hanno vissuto una giornata di preghiera e riflessione guidata da don Angel Fernandez FEDERICA BANDE

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OMENICA 12 ottobre alle 8.45 in attesa di fronte ai cancelli dell’Istituto Salesiano di Viale Fra Ignazio, c’erano già diverse delegazioni, pronte per farsi strada ed iniziare a vivere la giornata dedicata all’incontro con don Angel Artime Fernandez, decimo successore di don Bosco. Alle 9.30 ben 26 delegazioni oratoriali, provenienti da tutta la diocesi, e giunte a Cagliari da tutto il territorio diocesano, occupavano gran parte del cortile salesiano impegnate tra giochi di benvenuto e attività. Tutto questo è accaduto in funzione di una giornata organizzata dall’Ufficio di Pastorale Giovanile in occasione della venuta a Cagliari di don Angel, il quale, durante la settimana, ha incontrato i movimenti e gruppi salesiani. Attorno alle 9.30 di questa soleggiata domenica, il teatro salesiano ha ospitato ben 150 ragazzi, tutti giovani animatori rappresentanti

della loro parrocchia di provenienza, e per l’occasione accompagnati da un adulto referente. Le parole ed il benvenuto del direttore dell’ufficio PG, don Alberto Pistolesi, hanno accolto la platea e a seguire c’è stato poi l’intervento di don Angel. Il decimo successore di Don Bosco ha usato parole semplici ma estremamente chiare e precise; la sua testimonianza è iniziata facendo riferimento innanzitutto alla bellezza dell’essere e dello stare li con i giovani e per i giovani. Ha proseguito sostenendo che la Chiesa si può costruire solo laddove vi sia una presenza che dia testimonianza vivente della comunità cristiana. Il discorso si è poi focaliz-

zato sulla vita dei giovani presenti nel teatro, e don Fernandez ha spiegato che la scuola viene frequentata da tutti non perchè questi decidano spontaneamente di farlo, ma perchè, almeno fino ad una certa età, si è costretti dalla legge. L’oratorio non funziona in questo modo, perchè i ragazzi scelgono di andarci e investire il loro tempo libero. Lavorare in oratorio significa infatti cominciare sempre qualcosa di nuovo, perchè ogni anno ci saranno dei bambini che vivranno l’ambiente oratoriale e le attività per la prima volta; l’oratorio è dunque un qualcosa in continua evoluzione. Don Angel ha parlato poi della pedagogia di don Bosco, spiegando

ai giovani animatori presenti, i quattro fondamentali strumenti con cui l’oratorio ed il metodo educativo salesiano si sviluppano: casa, cortile, scuola e chiesa. L’oratorio infatti deve essere casa che accoglie, cortile dove sia possibile fare esperienza di amicizia, scuola capace di preparare e formare per la vita ed infine parrocchia, intesa come luogo dove sia possibile incontrare Gesù. Altro tema importante affrontato da don Angel è stato quello riguardante i pregiudizi, argomento che sta molto a cuore a tantissimi giovani, che spesso devono superare situazioni di estrema ignoranza da parte dei loro coetanei, i quali, pur scegliendo consapevol-

mente di non mettersi in gioco, o più semplicemente, a disposizione del prossimo, trovano però il tempo ed il coraggio di giudicare negativamente il lavoro di persone più coraggiose di loro, che investono il loro tempo per prendersi cura dei più piccoli. Per questa problematica la risposta di don Fernandez è eccezionale e disarmante allo stesso tempo a causa della sua concretezza e semplicità; dice infatti, che si stancheranno prima coloro che spendono fiato per parlare male dell’oratorio, piuttosto che gli animatori ed i giovani di impegnarsi per lavorare bene. La giornata è poi proseguita con la riunione di diversi gruppi di lavoro, che guidati dagli animatori del team della pastorale, hanno lavorato con le delegazioni per capire quali fossero i punti di forza ed i limiti dei nostri oratori. Si è poi celebrata la Messa, presieduta da don Angel e nel primo pomeriggio gli animatori si sono ritrovati nuovamente nel teatro per rileggere quello che si è detto e fatto nel corso dei vari momenti, e quindi concludere il meeting. Importantissima e speciale è stata la testimonianza di don Angel, che ha donato le sue parole con semplicità e concretezza. Possiamo infine considerare che la massiccia partecipazione all’evento è chiaro sintomo che dopo anni di lavoro si vedono dei frutti, e l’attenzione per le realtà oratoriali cresce sempre più.

Una giornata “salesiana” ORARI dal Martedì al Venerdì: 16,30 - 19,30 Sabato e Domenica: 10,00 - 13,00 / 16,30 - 19,30 LUNEDÌ CHIUSO

MUSEO DUOMO CAGLIARI BIGLIETTO Intero: 4,00 euro Ridotto: 2,50 euro

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arcidiocesi di cagliari


DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

IL PORTICO DI CAGLIARI

Formazione. Antonio Funedda, docente di geologia, è il Presidente dell’ERSU di Cagliari.

“Contiamo di migliorare i servizi e valorizzare il diritto allo studio” L’Ersu eroga borse di studio, gestisce cinque alloggi per studenti fuorisede e varie mense GIAN MARIO ARESU

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EL NUMERO 34 del 21 settembre scorso Il Portico ha pubblicato un’intervista al Rettore dell’Università di Cagliari, il quale ha citato più di una volta l’ERSU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario): si tratta di un’amministrazione, istituita con Legge Regionale nel 1987 a Cagliari ed a Sassari, che sostituisce le precedenti Opere Universitarie. Perché i nostri lettori abbiano un’informazione completa, l’attuale Presidente dell’Ente cagliaritano, Antonio Funedda (geologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Cagliari), ha accettato di rispondere alle nostre domande. Presidente, che finalità ha l’ERSU? La finalità principale dell'ERSU di Cagliari è quella di offrire servizi agli studenti del sistema universitario cagliaritano, che comprende anche le sedi di Nuoro ed Oristano. Fa parte di quell'insieme di enti che cerca di rispondere ai dettami costituzionali che prevedono di offrire a tutti i cittadini pari opportunità ed in particolare di garantire a tutti gli studenti la possibilità di accedere alla formazione universitaria: l’ERSU se ne occupa con risorse e linee di indirizzo che gli vengono date anno per anno dalla Regione Sardegna. Oltre alla sede amministrativa del Corso Vittorio Emanuele II (Cagliari) ed al centro culturale Mensana di Sa Duchessa (Cagliari), l’ERSU gestisce cinque alloggi per studenti fuorisede e sette mense (di cui cinque a Cagliari, una ad Oristano ed una a Nuoro): come si accede a questi servizi? L’ERSU offre un servizio alla generalità degli studenti ma anche, per concorso, alle categorie particolari che devono essere tutelate in base ai dettami costituzionali. Il nostro Ente, appunto, eroga borse di studio e gestisce alloggi per studenti e mense. Alle mense possono accedere tutti gli studenti, i quali pagano a seconda della fascia di reddito familiare ISEE cui appartengono. L'ERSU si trova a gestire cinque strutture residenziali con risorse purtroppo limitate, anche dal punto di vista umano, nel senso che lavoriamo col 30% di personale in meno rispetto a quello che servirebbe. Gli alloggi vengono concessi agli studenti fuorisede che abbiano determinati requisiti: le matri-

IL PORTICO

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brevi APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

Esercizi spirituali regionali Dal 21 al 24 ottobre nella casa delle suore Giuseppine di Donigala Fenugheddu (Oristano) si terranno gli esercizi spirituali annuali a livello regionale dei membri dell’Apostolato di preghiera. Il tema scelto è: "Il cammino del cuore". Le iscrizioni vanno fatte entro il 18 ottobre alla presidenza dell’Apostolato di Preghiera al numero 070.7279060, al mattino e a ora pasti. Ai partecipanti viene chiesto di portare con sé il libro della liturgia delle ore.

DOMENICA

In edicola “Cagliari Avvenire mese”

Come ogni terza del mese, domenica 19 è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. È un’esperienza comunicativa che la Diocesi di Cagliari ha intrapreso per dotarsi di uno strumento che, congiuntamente a “Il Portico”, contribuisce a ri-

La Casa dello Studente di via Trentino. Sotto: Antonio Funedda.

cole accedono in base al reddito, mentre per gli anni successivi la persistenza nel beneficio si ha solo se si consegue un certo numero di crediti formativi. Dovrebbe sorgere il Campus universitario di viale La Playa, ma ora non mancano critiche sull’insufficienza degli alloggi: non tutti gli idonei sono anche beneficiari. Partiamo da un concetto base: tutto è insufficiente. Abbiamo 5.131 idonei che per legge dovrebbero aver diritto a questa tutela: noi quanti ne soddisfiamo? Eroghiamo borse di studio al 48,37% di essi, di cui il 28% sono matricole ed il 72% circa studenti degli anni successivi al primo. Quest’anno mettiamo a disposizione 725 posti letto: una delle cinque case, quella di via Roma (palazzo Vivanet), è ora chiusa per riparazioni ma contiamo di poterla riaprire almeno in parte il prossimo semestre. Oltre ai posti letto già disponibili, contiamo di averne entro dicembre altri 68 nella casa di via Montesanto, ora parzialmente chiusa per ristrutturazioni. A fronte di circa 1.200 domande di fuorisede per avere questi posti letto, noi ne offriamo per ora 725, quindi più del 50%. Si tratta di un numero insufficiente e si potrebbe comunque fare un discorso più generale sul sistema universitario: dovremmo anzitutto sanare il problema degli idonei non beneficiari ma anche offrire alloggi, in questo caso a prezzi non agevolati, a coloro che non rientrano in questi schemi. Solo così il sistema universitario cresce. Le mense, invece, sono adeguate al numero di studenti che vi si recano?

Sì. E sono adeguate anche l’igiene e la qualità. Prima che io diventassi Presidente è stata riaperta la mensa di via Trentino. Se devo individuare un punto di debolezza nel sistema delle mense, esso è a Monserrato: lì abbiamo un locale datoci dall’Università le cui dimensioni non sono adeguate ed in cui non si può cucinare (gli alimenti vengono portati dalla mensa di via Premuda). Ad Oristano e Nuoro, invece, non è l’ERSU a gestire le mense ma abbiamo delle convenzioni con servizi di ristorazione. Come sono i rapporti con l’Università e con la Regione? Sono buoni. Con l’Università non possiamo che collaborare, non avrebbe senso l’ERSU se non collaborasse con l’Ateneo. So che l’Università spesso accusa il nostro Ente di essere causa della diminuzione delle iscrizioni, però l’ERSU lavora in base all’indirizzo e alle risorse che ha a disposizione. E, se queste risorse ogni anno diminuiscono, il nostro lavoro diventa difficile. Quest’anno, grazie al fatto di esserci attivati ma anche grazie ad un incontro di volontà, stiamo invertendo questo trend. Ho detto che, per le borse di studio, abbiamo il 48% di idonei beneficiari ma, se contiamo l’ulteriore intervento dell’Università, che per la prima volta ha preso sue risorse e le ha impiegate in borse di studio per le matricole dei primi anni, la percentuale di beneficiari è del 56%. Con l’attuale amministrazione regionale – sia con l’Assessore della Pubblica Istruzione Firino che con la Giunta presieduta da Pigliaru, ma anche con tutte le altre forze politiche – c’è

collaborazione. Certo, non mancano le criticità e noi non abbiamo mancato di farle notare recentemente anche con degli interventi, ma la Regione ha risposto con la volontà di aumentare i fondi per le borse di studio. I Governi devono sapere che la crescita di una Regione come la Sardegna può avvenire solo se c’è una crescita dell’alta formazione in tutti i sensi. Il suo mandato è appena iniziato: cosa spera di riuscire a fare nei prossimi anni? Noi contiamo di migliorare i servizi e di riuscire a sensibilizzare chi ha ruolo e competenze per incrementare le risorse per il diritto allo studio. Abbiamo delle grosse partite in corso che si sono stratificate negli anni: un esempio è il Campus di viale La Playa e noi abbiamo l’onere e l’onore di portare a compimento quello che altri hanno già iniziato. Se non agiamo, perderemo anche 100 milioni di investimenti che sono stati fatti. Vogliamo rendere gli studenti ancora più partecipi nelle attività dell’ERSU: la responsabilità politica è del Consiglio d’Amministrazione e noi ce la assumiamo in toto, però dopo aver discusso con altre categorie ed in particolare con quella degli studenti. Continueremo nel miglioramento delle strutture residenziali, alcune delle quali sono in condizioni ai limiti dell’accettabilità, e limiteremo i problemi della mensa di Monserrato. In realtà ci sono tanti obiettivi da porsi, ma dubito che io nei miei tre anni di mandato li potrò raggiungere tutti: bisogna puntare a completare quelli già posti e, magari, aggiungerne qualcuno di nuovo.

flettere più approfonditamente sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo.Le modalità di ricezione della pubblicazione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari.

IN SEMINARIO

Incontro per formatori di catecumeni Il Settore Catecumenato dell’Ufficio Catechistico Diocesano ha organizzato incontro formativo per “accompagnatori” dei catecumeni e i catechisti impegnati nel completamento dell’IC dei giovani e degli adulti, guidato da don Paolo Sartor, nuovo Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale e per anni incaricato del Settore Catecumenato nel medesimo ufficio. L’incontro si terrà Domenica, 9 novembre dalle 16.30 alle 18.30 a Cagliari, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. In quell’occasione s’inizierà ad illustrare il documento, in preparazione, con le Indicazioni diocesane relative a: Catecumenato; Completamento dell’Iniziazione Cristiana per adulti e giovani; Iniziazione Cristiana dei fanciulli e ragazzi 7-14 anni. Per motivi organizzativi è necessario comunicare la propria adesione all’incontro entro il 4 novembre. Per iscrizioni e informazioni, tel. 07052843216; cell. 3661504634, www.ufficiocatechisticocagliari.it, uffcatechistico@diocesidicagliari.it.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

XXVIII DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)

dal Vangelo secondo Matteo

Mt 22,15-21 MICHELE ANTONIO CORONA

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l vangelo rappresenta una delle pagine più note e più travisate del Nuovo Testamento. La famosa sentenza ‘Date a Cesare…’ ha fatto sgorgare le più varie – spesso opposte – interpretazioni e attualizzazioni nella storia dell’esegesi, della religiosità e, anche, della politica. Ad esempio, la teoria ‘Libera Chiesa in libero stato’ sosteneva la divisione inconciliabile di competenze e ambiti di azione. Di contro, alcuni pontefici assunseronel corso della storia anche l’autorità temporale e politica, sentendosi rappresentanti di Dio e di Cesare, al contempo. Ma questo brano ha una finalità di questo genere? L’intenzione di Gesù e dello scritto evangelico è indirizzato a fornire una strutturazione politico-amministrativa del mondo? È bene ricordare che il vangelo – tutto il vangelo! – è ‘buona notizia’, cioè è annuncio dell’amore di Dio per l’uomo, che dona suo Figlio per sancire definitivamente la possibilità di relazione intima e perpetua con la

il portico della fede

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n quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Rendete a Cesare quello che è di Cesare

creatura. Con un tale presupposto, ci immergiamo nel contesto del brano. Gesù ha proposto le tre parabole del rifiuto per rispondere ai malfidati ‘sacerdoti e capi del popolo’, i quali sentendosi destinatari dei racconti, decidono di trovare un pretesto per condannare Gesù. Nel nostro brano sono menzionate altre due corporazioni giudaiche: farisei ed erodiani. I primi erano assertori di una religiosità assoluta, che si opponeva al regime romano e non accettava il pagamento dei tributi. Gli erodiani erano collaborazionisti, dal momento che facevano affari con e per mezzo degli occupanti. Farisei ed erodiani hanno idee diverse e sono nemici tra loro. Tuttavia, ‘ogni volta che due nemici riescono ad avere un nemico in comune stabiliscono alleanze solide’. Così, propongono al Maestro una questione scottante: la liceità del tributo al potere romano. Le iniziali parole, estremamente ossequiose, sono il primo autosmacco, poiché rivelano ciò che Gesù è ve-

ramente: autentico, maestro di verità, sincero e amante della schiettezza. Poi, chiedono: ‘Di’ a noi il tuo parere’. Ecco il secondo passo falso nella loro strategia. Pongono una questione teorica, ammantata di un alto significato religioso. Infatti, per i farisei era illecito pagare il tributo, in quanto esso veicolava la sottomissione idolatrica all’imperatore romano, che si dichiarava dio. Pertanto, la domanda è impostata secondo un raffinato schema teologico. Gesù sposta l’attenzione dalla trattazione teorica e la indirizza provocatoriamente ai suoi tentatori, appellandoli da ‘ipocriti’. Il termine, etimologicamente, richiamava colui che sul palco si poneva una maschera per recitare. Farisei ed erodiani stanno effettivamente recitando la parte di scrupolosi ricercatori della volontà di Dio; si mostrano quali attenti discepoli della Legge. Gesù, che conosce i loro cuori, toglie loro la maschera e chiede una moneta. Nel dare la moneta svelano la loro ipocrisia: era proi-

bito, infatti, introdurre nel tempio monete romane con l’effige di Cesare. Essi cercano di mostrarsi osservanti scrupolosi della Legge, eppure trasgrediscono la più elementare delle regole del tempio. La domanda successiva di Gesù sulla immagine sottolinea l’ipocrisia di farisei ed erodiani, ma il loro intento di condanna è talmente forte da non farli desistere. ‘Di Cesare’ rispondono. La ‘buona notizia’ di Gesù non si impantana in una teoria, ma si rivolge ai suoi interlocutori, all’uomo che ha davanti attraverso un ‘Rendete’. L’uomo che ha in tasca una moneta ha accettato di essere in un sistema che funziona in quel modo: se c’è un Cesare, c’è anche un tributo da pagare. Con la venuta del Messia non esiste la logica del suddito, ma quella dell’invitato alle nozze. Il Maestro non è l’antagonista del Cesare, né vuole ribaltare la dinamica dello schema statale. Lui cerca l’uomo, l’uomo che gli sta davanti e che non vuole barricarsi su teorie, ma che accoglie la sua parola.

LA GIOIA DI SERVIRE I POVERI Gesù l’evangelizzatore per eccellenza…, si identifica specialmente con i più piccoli…”(209-210), nei quali i cristiani sono chiamati a riconoscere Cristo sofferente. In questi paragrafi, Papa Francesco richiama i cristiani perché si facciano vicini a tutte quelle nuove forma di povertà e di fragilità che li circondano, perché veramente ascoltino il grido dei poveri, e perché a loro volta non siano complici di morte, in quelle situazioni di degrado morale e materiale che passano inosservate se chiudono il cuore all’amore di Dio. L’esortazione elenca una serie di contesti o circostanze di cui, comunque, anche i mass media, quotidianamente riferiscono ma che il più delle volte ci lasciano indifferenti, sordi e ciechi. Il Papa li enumera uno a uno, dando un nome alle varie categorie a cui appartengono coloro che la società di oggi emargina ed isola; sono i senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, gli anziani sempre più soli, la rete di prostituzione,

i bambini utilizzati per l’accattonaggio, la fabbrica clandestina e l’operaio che lavora in nero perché non regolarizzato, le donne maltrattate e violentate, i bambini e i ragazzi abusati…., l’esclusione dalla vita dei bambini nascituri, senza che vi siano legislazioni che lo impediscano…. La lista di papa Francesco è ben documentata, e a pensarci bene fa orrore….eppure Egli, da Buon Pastore, non fa mancare le sue parole di conforto e di consolazione, ma allo stesso tempo, richiama i cristiani perché si prendano cura di queste fragilità, perché la Chiesa, che è Madre, deve mostrare al mondo il volto misericordioso del Padre, e lo può fare solo se i cristiani si impegnano ogni giorno a prediligere i più piccoli e a dare voce a tutti coloro che voce non hanno. Il Papa, afferma che “ogni violazione della dignità personale dell’essere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo” (213). Sono parole molto dure, ma intendono svegliare le co-

scienze sopite di molti cristiani, perché non cadano a loro volta vittime di interessi economici o di un uso indiscriminato delle risorse del Creato, che invece devono essere messe a disposizione di tutti; perché, continua Papa Francesco, non diventiamo meri beneficiari della creazione, senza adoperarci per la custodia e la salvaguardia di ciò che ci è donato, anche in vista della promozione della salute….perchè la desertificazione della terra, e le ferite che le sono inferte con l’inquinamento e le contaminazioni provocano malattie e limitazioni per molti. Non si può restare indifferenti a tutto questo, pertanto benché “piccoli”, siamo forti dell’amore di Dio, così i cristiani sono chiamati a imitare San Francesco di Assisi, e dunque a prendersi cura delle fragilità del popolo e del mondo in cui vivono, diffondendo l’amore di Dio e la pace che prima di ogni cosa deve abitare nel cuore di ciascuno. di Maria Grazia Pau


ELLA FAMIGLIA

DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

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L’Instrumentum laboris del Sinodo sulla famiglia/11

e... Gli attacchi contro la famiglia unanime e trasversale nelle risposte è anche il riferimento alla violenza psicologica, fisica e sessuale, e agli abusi commessi in famiglia ai danni in particolare delle donne e dei bambini, un fenomeno purtroppo non occasionale, né sporadico, particolarmente in certi contesti. Si ricorda anche il terribile fenomeno del femminicidio, spesso legato a profondi disturbi relazionali e affettivi, e conseguenza di una falsa cultura del possesso. Si tratta di un dato davvero inquietante, che interroga tutta la società e la pastorale familiare della Chiesa. La promiscuità sessuale in famiglia e l’incesto sono ricordati esplicitamente in certe aree geografiche (Africa, Asia e Oceania), così come la pedofilia e l’abuso sui bambini. A questo proposito si fa menzione anche dell’autoritarismo da parte dei genitori, che trova espressione nella mancanza di cura e di attenzione per i figli. La mancanza di considerazione per i bambini si unisce all’abbandono dei figli e alla carenza ripetutamente sottolineata del senso di una genitorialità responsabile, che rifiuta non solo di prendersi cura, ma anche di educare i figli, abbandonati totalmente a se stessi. 67. Più episcopati segnalano il dramma del commercio e dello sfruttamento di bambini. A questo proposito, si afferma la necessità di rivolgere un’attenzione particolare alla piaga del “turismo sessuale” e alla prostituzione che sfrutta i minori specialmente nei Paesi in via di sviluppo, creando squilibri all’interno delle famiglie. Si sottolinea come tanto la violenza domestica, nei suoi diversi aspetti, quanto l’abbandono e la disgregazione familiare, nelle sue varie forme, abbiano un impatto significativo sulla vita psicologica della persona e conseguentemente sulla vita di fede, dal momento che il trauma psicologico intacca in maniera negativa la visione, la percezione e l’esperienza di Dio e del suo amore. Dipendenze, media e social network 68. Tra le diverse situazioni critiche interne alla famiglia vengono menzionate costantemente le dipendenze da alcool e droghe, ma anche dalla pornografia, talvolta usa-

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RISCRITTURE

LA SOVRANITÀ DI DIO Alla questione del tributo Gesù risponde con un sorprendente realismo politico, collegato con il teocentrismo della tradizione profetica. Il tributo a Cesare va pagato, perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma l’uomo, ogni uomo, porta in sé un’altra immagine, quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza. I Padri della Chiesa, prendendo spunto dal fatto che Gesù fa riferimento all’immagine dell’Imperatore impressa sulla moneta del tributo, hanno interpretato questo passo alla luce del concetto fondamentale di uomo immagine di Dio, contenuto nel primo capitolo del Libro della Genesi. Un Autore anonimo scrive: “L’immagine di Dio non è impressa sull’oro, ma sul genere umano. La moneta di Cesare è oro, quella di Dio è l’umanità … Pertanto da’ la tua ricchezza materiale a Cesare, ma serba

per Dio l’innocenza unica della tua coscienza, dove Dio è contemplato … Cesare, infatti, ha richiesto la sua immagine su ogni moneta, ma Dio ha scelto l’uomo, che egli ha creato, per riflettere la sua gloria”. Questa parola di Gesù è ricca di contenuto antropologico, e non la si può ridurre al solo ambito politico. La Chiesa, pertanto, non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello religioso. La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita. Benedetto XVI - Omelia 16 ottobre 2011

ta e condivisa in famiglia, così come dal gioco d’azzardo e da videogiochi, internet e social network. Quanto ai media, da una parte, si sottolinea a più riprese l’impatto negativo di essi sulla famiglia, dovuto in particolare all’immagine di famiglia veicolata e all’offerta di anti-modelli, che trasmettono valori errati e fuorvianti. Dall’altra, si insiste sui problemi relazionali che i media, unitamente ai social network e internet, creano all’interno della famiglia. Di fatto, televisione, smartphone e computer possono essere un reale impedimento al dialogo tra i membri della famiglia, alimentando relazioni frammentate e alienazione: anche in famiglia si tende sempre più a comunicare attraverso la tecnologia. Si finisce così per vivere rapporti virtuali tra i membri della famiglia, dove i mezzi di comunicazione e l’accesso a internet si sostituiscono sempre di più alle relazioni. A questo proposito, si fa presente non solo il rischio della disgregazione e della disunione familiare, ma anche la possibilità che il mondo virtuale diventi una vera e propria realtà sostitutiva (in particolare in Europa, America del Nord e Asia). È ricorrente nelle risposte la sottolineatura di come anche il tempo libero per la famiglia sia catturato da questi strumenti. 69. Si sottolinea, inoltre, il fenomeno crescente nell’era di internet dell’overload informativo (information overloading): l’aumento esponenziale dell’informazione ricevuta, cui spesso non corrisponde un aumento della sua qualità, unitamente all’impossibilità di verificare sempre l’attendibilità delle informazioni disponibili on-line. Il progresso tecnologico è una sfida globale per la famiglia, al cui interno causa rapidi cambiamenti di vita riguardo ai valori, alle relazioni e agli equilibri interni. Le criticità emergono, perciò, con più evidenza laddove manca in famiglia un’educazione adeguata all’uso dei media e delle nuove tecnologie. Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Istrumentum laboris nn. 66-69 26 giugno 2014


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IL PORTICO

IL PORTICO DELLA DIOCESI

DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

Ricorrenze. Dal 16 al 19 ottobre le celebrazioni in onore della suora dei “piccioccus de crobi”.

Suor Nicoli, compassione per chi soffre e impegno instancabile per vivere la carità MARIANO SIMONI CCO LA NOTIZIA. Le Figlie della Carità della Sardegna si apprestano a chiedere l’apertura del processo di canonizzazione di Suor Giuseppina Nicoli. “Le premesse ci sono, le testimonianze anche”, dice con gioia e convinzione suor Rina Bua - visitatrice regionale, superiora, delle discepole di San Vincenzo de Paoli mentre si appresta a coordinare la quarta festa cittadina in onore della suora dei “piccioccus de crobi” in programma dal 16 al 19 ottobre. Sono trascorsi 6 anni dalla beatificazione, il 3 febbraio 2008, di suor Giuseppina Nicoli. Quel giorno a Cagliari, in piazza dei Centomila, convennero migliaia di fedeli da tutta l’isola, soprattutto appartenenti alla grande “famiglia vincenziana”. Questa suorina “continentale”, che aveva scelto la Sardegna per conquistare la gloria degli altari, era poco conosciuta nella nostra isola. Solamente Sassari, ma soprattutto Cagliari, l’avevano vista all’opera. Oggi la suora dei “marianelli” si fa sentire anche oltre Tirreno. Nella casa provinciale delle Figlie della Carità arrivano lettere e testimonianze di incontri provvidenziali con la beata . Uno dei più straordinari è capitato l’anno scorso a un tassista di Salsomaggiore. La sua auto si ferma all’improvviso in un incrocio extraurbano mentre sta per arrivare un’autocisterna. Il motore si è spento, inutili i tentativi di riavviarlo, segnalazioni del grande automezzo per liberare la sede stradale. Il taxi è inchiodato. Quando l’impatto devastante sembra inevi-

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La beatificazione di Suor Nicoli in piazza dei Centomila.

tabile l’auto, col motore spento, comincia a muoversi lentamente. La morte gira al largo dal tassista, che dopo qualche chilometro parcheggia l’auto, ripensa allo scampato pericolo. “ La mia attenzione – scrive l’autista in una lettera inviata alle Figlie della Carità - mi indirizzò a guardare nei documenti che tengo sopra il cruscotto della macchina. Sopra tutti i documenti tengo l’immagine della beata Suor Giuseppina Nicoli. La guardai per un attimo e mi misi a leggere la sua biografia, con grande mio stupore notai che la data di nascita della Beata Suor Giuseppina Nicoli era il 18 di novembre, allora

ho collegato il giorno della nascita della Suora con il 18 novembre di quest’anno 2013”. Suor Rina Bua è terminale e motore delle nuove attenzioni verso suor Giuseppina Nicoli. “ In occasione del 150° della nascita di Suor Nicoli, il 18 novembre del 2013, abbiamo promosso – dice suor Rina - un pellegrinaggio delle reliquie della Beata , in giro per la Sardegna che si concluderà il prossimo 18 novembre. Abbiamo fortemente voluto questo “viaggio” per far conoscere ai nostri conterranei l’esemplare figura di colei che per l’ avvenire cristiano della nostra terra

ha speso sé stessa in ogni istante della sua vita. In questo viaggio né è stata delineata la figura di giovane ragazza alla scoperta della propria vocazione di vita, di insegnante ed educatrice, di consacrata al Signore, di serva dei poveri. Nelle parrocchie e diocesi dove le sue reliquie hanno sostato, suor Giuseppina ha lasciato un segno, una scia luminosa che solitamente laciano i Santi di Dio”. Una suora vincenziana il cui stile conserva tratti di grande attualità: «Forse si può parlare di attualità quando si pensa a suor Nicoli, tipicamente vincenziana, come colei che è stata una vera “animatrice di carità. Ha coinvolto sempre “altri” nel servizio da lei individuato come emergente e necessario. Penso alle sue alunne, che l’accompagnavano nella visita a domicilio, educate alla carità con l’incontro formativo delle Piccole Damine Ai “Marianelli”- “Is Piccioccus de Crobi” -i ragazzi tolti dalla strada per autopromuoverli e coinvolti nella preparazione delle “Mense dei poveri”. Con i poveri ha salvato tanti altri poveri . Alle sue stesse suore: L’Asilo della Marina viene chiamata una “centrale della carità”. Oggi in diverse diocesi sarde, la Chiesa ci invita ad essere “Animatrici e organizzatrici di Carità” come lo è stata Suor Nicoli per Cagliari e Sassari, In cammino con la Chiesa, la nostra Provincia religiosa, là dov’è possibile, tenta di rispondere con audacia ai nuovi appelli; lo testimonia l’invio di alcune nostre sorelle a Nuovo, dove il Vescovo ha voluto le Figlie della Carità, per formare e guidare nell’animazione della Carità laici già im-

pegnati nelle Caritas parrocchiali. Un altro impegno, voluto da tutte le Figlie della Carità della Sardegna e dai Superiori Generali, è quello di rafforzare la nostra presenza presso l’Asilo della Marina. Mons. Arrigo Miglio ha definito la cappella dove è sepolta suor Nicoli uno dei “Santuari” di Cagliari e ha invitato a sentire quella chiesetta il “luogo dell’incontro e della preghiera”. Per questo, a partire dal mese di novembre, verranno proposti ai giovani che frequentano in qualche modo i nostri ambienti e la cappella stessa, momenti di preghiera guidata”. Qusto “santuario” si trova nel quartiere “Marina”, che ha perso le caratteristiche avuto al tempo di suor Nicoli»: “È nostro desiderio far pulsare nuovamente quel cuore di Carità, in un quartiere dove il sevizio e la prossimità con gli immigrati possono diventare, - come dice Papa Francesco - un “entrare nelle piaghe di Gesù”. Sentiamo attuale e salvifico l’invito del Papa: “dobbiamo toccare le piaghe di Gesù, dobbiamo carezzare le piaghe di Gesù, dobbiamo curare le piaghe di Gesù con tenerezza, dobbiamo baciare le piaghe di Gesù, e questo letteralmente”, sentiamo attuale anche l’invito di Suor Nicoli: “Siamo Figlie della Carità ed abbiamo la missione di sollevare tutte le miserie umane: dobbiamo sentir compassione per tutti quelli che soffrono, per tutti gli infelici di qualunque condizione, di qualunque paese siano… Ai piedi della Croce, meditando l’agonia di Gesù, a questo divino contatto il nostro cuore si riscalderà di divina carità per tutti i dolori, tutte le debolezze, tutte le disgrazie.”

vi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui. A dispetto del titolo dell’esortazione, spesso il Vangelo è visto come una serie di divieti e obblighi. La gioia di cui parla Papa Francesco è quella di chi, incontrando il Cristo, è stato introdotto in una nuova comprensione di un Dio che ci ama senza condizioni, ci accompagna in ogni circostanza, ci sostiene senza sosta. È qui, sottolinea Bergoglio, che si trova “il cuore del Vangelo”.

Conseguentemente, l’annuncio non deve essere mai ridotto a “un insieme disarticolato di dottrine”, né si deve porre al suo centro ciò che è “periferico”. Ma non si può correre il rischio di ridurre tutto a un incontro personale con Cristo, al di fuori di una visione comunitaria? Individualmente ognuno deve fare esperienza personale della misericordia di Dio, che ti è offerta rivelata in Gesù, ed elaborare una riflessione più sistematica. Questo è il punto centrale, il resto è contorno: mai il moralismo deve prendere il sopravvento, come avveniva in passato, con tanti ripetuti no. Il kerygma, di cui parla il Papa nel quarto capitolo, è centrato sul fatto che Dio, prima di tutto, ti offre il suo grande amore senza condizioni. Dopo si capisce meglio anche tutto il resto. E chi ha sperimentato il Vangelo della Misericordia, impara da subito un inconfondibile stile evangelizzatore. Il Papa spiega bene come prima di partecipare alla Messa domenicale della comunità, occorra davvero spingere le persone a fare quest’esperienza.

Donare ad ogni uomo la gioia del Vangelo Padre Teani guida gli incontri sull’Evangelii gaudium ALESSANDRO PORCHEDDU

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OLO IL TITOLO, “La

Gioia del Vangelo”, è già il manifesto programmatico della Chiesa voluta da Papa Francesco. Sarà padre Maurizio Teani, gesuita, il preside della Facoltà Teologica, giovedì 23 alle 19,45 a Cagliari nella chiesa di Cristo Re a commentare l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. In cinque capitoli Papa Bergoglio, con un linguaggio alla portata di tutti, immaginifico e coinvolgente, con lo stesso stile di comunicare che usa nelle omelie a Santa Marta o quando incontra la gente, parla senza bisogno di troppe spiegazioni. Già nelle prime righe scrive: “In questa

Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni”. Padre Teani, entusiasticamente individua alcuni punti chiave dell’Evangelii gaudium: “Un punto sta particolarmente a cuore al Papa: evidenziare come alla base di ogni azione evangelizzatrice ci sia l’esperienza dell’incontro personale con Cristo, l’avere cioè avvertito su di sé l’abbraccio della Misericordia”. Perché il Papa ricorre di continuo a molti esempi che rendono più chiari i concetti che vuol esprimere? Quando nel primo capitolo parla della desertificazione spirituale e del

Padre Maurizio Teani S.J.

deserto di senso esemplifica in “persone anfore che danno da bere agli altri”. E’ un’immagine suggestiva che uno ricorda facilmente. Papa Francesco scrive ancora: “Il cristiano che non vive con gioia la fede, vive sempre in una quaresima senza Pasqua”. Il Papa ricorda che “ogni cristiano è soggetto attivo di evangelizzazione”, ma solo “nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio rivelato in Gesù Cristo”. Si spiega così l’invito pressante rivolto a “ogni cristiano, in qualsiasi luogo o situazioni si tro-


DOMENICA 19 OTTOBRE 2014

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Pastorale sociale. Il 25 ottobre alla Fiera di Cagliari il Convegno Ecclesiale sul lavoro.

Iniziare un cammino di speranza per la difficile realtà del lavoro

nalizzato al raggiungimento di tre obiettivi principali – dettaglia don Madeddu. Il primo consiste nel rilanciare le tematiche della lettera pastorale che i vescovi della Sardegna ci hanno consegnato il 19 marzo scorso in occasione della festa di San Giuseppe. Il secondo nel coinvolgere tutte le comunità parrocchiali e le aggregazioni laicali sulle problematiche sociali, avendo come punto di riferimento la dottrina sociale della chiesa con particolare riguardo al magistero di papa Francesco. Infine, attraverso il convegno, si intende individuare alcune linee di azione concrete all’interno della realtà ecclesiale e formulare degli stimoli da proporre ai rappresentanti delle istituzioni civili, ammini-

strative e politiche”. Il convegno ecclesiale del 25 sarà solo il primo passo del cammino che la chiesa sarda sta per intraprendere. Un secondo appuntamento regionale è infatti previsto nella primavera del prossimo anno per verificare il percorso compiuto nelle singole comunità. “Sono tanti i cristiani che hanno responsabilità nel servizio per il Bene Comune e alla luce di questa “missione” devono farsi carico di proposte e percorsi che restituiscano dignità e giustizia agli uomini e donne della nostra isola – prosegue il Direttore. Nell’ambito della vita ecclesiale è invece possibile promuovere dei cammini orientati all'acquisizione di nuovi stili di vita che siano maggiormente ispirati ai valori evangelici, alla solidarietà, alla condivisione, alla ricerca di un benessere a beneficio di tutti e non solo per pochi”. I vescovi confidano che l’impegno di tutta la comunità cristiana realizzi progressivamente quella vocazione missionaria, che deve manifestarsi anche “nella penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico” alla quale siamo richiamati da papa Francesco nella Evangelii gaudium. “Aiutaci ad aiutarci fra noi”, questo passaggio della preghiera che il Santo Padre ha improvvisato alla fine dell'incontro con il mondo del lavoro, il 22 settembre dello scorso anno a Cagliari – conclude don Giulio – rappresenta il filo rosso del Convegno regionale in programma alla Fiera”.

to il nuovo Beato dicendo: “La Beatificazione di padre Francesco Zirano, dell'ordine dei frati minori conventuali, preferì essere ucciso piuttosto che rinnegare la fede. Rendiamo grazie a Dio per questo sacerdote e martire, eroico testimone del Vangelo. La sua coraggiosa fedeltà a Cristo è un atto di grande eloquenza, specialmente nell’attuale contesto di spietate persecuzioni contro i cristiani ”. Il Beato Francesco Zirano va ad aggiungersi agli altri figli di San Francesco che la Sardegna onora devotamente: San Ignazio da Laconi, fu beatificato da Papa Pio XII il 16 giugno 1940 e proclamato santo dallo stesso pontefice il 21 ottobre 1951 e fra Nicola da Gesturi, beatificato il 3 ottobre del 1999.

Quella di Francesco Zirano è la seconda cerimonia di Beatificazione che si tiene nella nostra Isola. Il primo caso fu quello della Beata Giuseppina Nicoli nel 2008 a Cagliari. "Padre Zirano ha imitato perfettamente Gesù Cristo, il suo martirio rimasto a lungo nel silenzio è finalmente celebrato come testimonianza dell'incrollabile forza di identità cristiana e della generosità straordinaria di chi ha donato la vita per la fede e per il prossimo", nelle parole dell'arcivescovo di Sassari, Paolo Atzei, è riassunto il senso della grande festa della chiesa che nella II Domenica di Ottobre si è ritrovata con i 25 Vescovi e 250 Sacerdoti per celebrare questo grande evento di fede che ha coinvolto tutta l'isola.

La comunità cristiana si interroga sul suo essere e il suo operare dentro l’attuale crisi sociale MARIA LUISA SECCHI

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ONVEGNO ECCLESIALE regionale. Per un cammino di speranza. La comunità cristiana in Sardegna di fronte alla crisi a un anno dalla visita di Papa Francesco”: questo il titolo ufficiale dell’incontro previsto per sabato 25 ottobre alla Fiera internazionale della Sardegna per celebrare il convegno regionale sui temi della crisi e del lavoro. I vescovi l’avevano annunciato il 15 agosto scorso, in occasione della festa dell’Assunzione, quando la Chiesa Sarda ha pregato invocando un rinnovato tempo di serenità sociale e occupazionale. “Quello di sabato 25 ottobre rappresenta una tappa all’interno di un percorso aperto circa un anno fa, e che i vescovi sardi hanno rilanciato con la lettera pastorale pubblicata lo scorso 19 marzo, definendo questo itinerario un “cammino di speranza” – spiega don Giulio Madeddu, Direttore diocesano e regionale dell’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro. Ci prepariamo a vivere un “evento ecclesiale”, un’oc-

casione propizia in cui la comunità cristiana isolana viene chiamata a cogliere e interpretare il suo essere e il suo operare nel contesto dell’attuale crisi sociale, economica e lavorativa”. La giornata, che prevede un fitto programma per la mattina e il pomeriggio, si aprirà con una introduzione teologica seguita dalla presentazione della lettera pastorale dei vescovi della Sardegna e da una relazione sulla situazione socio-economica dell’Isola. Sono inoltre previsti quattro gruppi tematici sul tema del lavoro in rapporto all’attività d’impresa, alle istituzioni, alla condizione giovanile e alle politiche familiari. Nel pomeriggio una tavola rotonda e la messa presso la basilica di Bonaria. “L’incontro è fi-

“Desidero morire cristiano e religioso” A Sassari la Beatificazione di Francesco Zirano ANDREA AGOSTINO

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ADRE FRANCESCO si sottopose al supplizio, come un mite agnello, invocando il nome di Gesù, della Madonna e recitando i Salmi. Secondo la narrazione di testi oculari, il nostro martire morì sfinito dalla tortura, gridando al Signore di accogliere il suo spirito. La sua pelle, imbottita di paglia, fu esposta alla pubblica profanazione presso una porta della città. Ancora oggi è questo l'atteggiamento dei cristiani di fronte alla persecuzione e al martirio che quotidianamente si abbatte, anche in questo nostro ventunesimo secolo, sulla Chiesa e sui cristiani. Il Beato Francesco ci aiuti a pregare e a perdonare, ma non a dimenticare. Non si devono più ripetere tali eventi disumani”. Sono state queste le parole del Cardinal Angelo Amato (Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi), che

ha rivolto per la Beatificazione del frate Conventuale Francesco Zirano. “Lascia la tranquillità del convento e, autorizzato da Papa Clemente VIII, percorre tutta la Sardegna raccogliendo le offerte per il pagamento del riscatto: parte dunque per l’Algeria nel tentativo di liberare il cugino e altri cristiani. Arrestato, viene condannato a morte senza alcun processo. Rifiuta decisamente la proposta dell'abiura, esortando anzi i suoi compagni di prigionia a rimanere saldi nella fede in Cristo. Ai suoi persecutori risponde: “Sono cristiano e religioso del mio padre San Francesco e come tale desidero morire. E supplico Dio che vi illumini affinché lo conosciate”. Chiede di essere confessato prima di morire, ma gli è negato. L'esecuzione avvenne il 25 Gennaio del 1603 e la Chiesa lo ricorderà proprio in tale data del suo Dies Natalis“. Papa Francesco dopo l'Angelus del 12 Ottobre ha ricorda-

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brevi UFFICIO CATECHISTICO

Formazione animatori biblici e catechisti Prendi e leggi. La Parola di Dio per la nostra vita» è il titolo del percorso formativo per animatori biblici e catechisti promosso dal “Settore apostolato biblico” dell’Ufficio catechistico diocesano.

È necessaria l’iscrizione entro il 25 ottobre e comprende la quota di euro 5 a sostegno delle spese per l’iniziativa. Per iscrizioni e informazioni tel. 07052843216; cell. 3661504634, www.ufficiocatechisticocagliari.it, uffcatechistico@diocesidicagliari.it.

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Minimaratona nel Quartiere Marina Domenica, in occasione del 150° della nascita della Beata Suor Giuseppina Nicoli, si terrà una minimaratona cittadina nel Quartiere Marina di Cagliari, dalle 8.30 alle 12. L’iniziativa, organizzata dal CSI e dalla Pastorale Giovani della Diocesi di Cagliari, prevede un percorso a staffetta da svolgersi per le vie del Quartiere Marina. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti in forma di gruppo familiare e/o di amici, per un numero massimo di cinque persone. Adulti, ragazzi e bambini di ogni età...passeggini compresi. Il circuito è di 750 metri e ciascuno dei partecipanti percorrerà una o più tappe per una lunghezza che sarà commisurata in base alla fascia d’età. Vincerà il gruppo che terminerà la mini‐maratona a staffetta nel tempo più breve. Percorso prevede la partenza da piazza San Sepolcro per passare in via Baylle, via Sardegna, via del Collegio e l’arrivo in Piazza San Sepolcro. Il programma prevede alle 08:45 la celebrazione messa presso la Chiesa monumentale di Sant’Agostino, alle 09:45 in piazza San Sepolcro la consegna delle petroliere. Alle 10 fischio d’inizio e alle 12 la cerimonia di premiazione. Per informazioni consultare il sito www.csicagliari.it nella sezione Iniziative Minimaratona, compilare il form e inviarlo via mail all’indirizzo: csicagliari@gmail.com.


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IL PORTICO

brevi OPERAZIONE AFRICA

In viaggio il container per il Congo Brazzaville Dopo il lancio della campagna, svoltasi nel mese di luglio, per la preparazione di un container destinato al nuovo centro di Maternità nel Congo Brazzaville, le attività di raccolta, selezione e stoccaggio si sono concluse ai primi di settembre. Il 28 settembre scorso il container ha iniziato il suo lungo viaggio che da Salerno, lo condurrà a fine ottobre a Pointe Noire nella Repubblica del Congo, e da qui proseguirà con il trasferimento nella sede della Maternità, che sarà finalmente attrezzata con tutto il materiale raccolto. La pronta e generosa risposta ottenuta, in tutta la Sardegna, da Sassari, Macomer, e, ovviamente, Cagliari, ha lasciato senza parole i volontari addetti al confezionamento. In poco più di un mese sono state raccolte circa 4 tonnellate di materiale di vario genere: attrezzatura sanitaria, indumenti, giocattoli, e viveri di primaria necessità. Un particolare ringraziamento va all’azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari per il materiale dismesso, messo a disposizione, e all’Associazione Love Bridges di Iglesias, che ha offerto buona parte del materiale sanitario, supportando con una fattiva collaborazione nelle attività di carico del container. Operazione Africa onlus desidera ringraziare anche tutti i volontari che (in pieno agosto!) in diversi modi hanno prestato il loro servizio per la riuscita dell’intera iniziativa. Infine un grazie sentito a tutti i benefattori che con le loro piccole donazioni hanno permesso di inviare oltre all’indispensabile materiale sanitario, anche vestiario e giocattoli da destinare ai bambini, futuri fruitori della Maternità del quartiere di Salongo. (m. l.)

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Vita ecclesiale. Al Ritiro del Clero è intervenuto don Gentili, dell’Ufficio Famiglia della Cei.

“Dio ha posto nella famiglia una gioia che dobbiamo annunciare al mondo” Don Paolo Gentili: “La società deve investire sulla famiglia che è un bene comune, non solo per i cattolici, ma per le tutte le persone sagge” ROBERTO COMPARETTI

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PAOLO GENTILI, originario del grossetano, è direttore dell’Ufficio Nazionale di Pastorale Familiare, e a Cagliari ha tenuto il ritiro mensile del clero. Un Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia, con il quale si vuole ribadire la centralità del nucleo familiare. Quale il senso di questo momento così importante? Il Santo Padre recentemente in un’intervista si è rammaricato che alcuni anche tra gli uomini di Chiesa abbiano ridotto l’assise sinodale ad una discussione sulla comunione ai divorziati risposati, perché il rischio è che oggi si giunga a vivere la vita sponsale senza vivere il matrimonio, si facciano figli senza aver fatto famiglia. Occorre invece un nuovo annuncio che mostri come il sacramento del matrimonio sia la guarigione dell’incapacità di amare: è come se Dio rendesse il desiderio più profondo che ogni uomo e ogni donna porta in sé. Questo fatto è troppo bello, è una grande felicità, non possiamo ON

Don Paolo Gentili

tenerla nascosta e dobbiamo tornare ad annunciarla. Spesso le parrocchie preparano al sacramento del matrimonio lasciando le coppie sole dopo le nozze. Come accompagnare i giovani sposi nella vita matrimoniale? Credo che occorra passare dai corsi ai percorsi di preparazione al matrimonio. Bisogna intrecciare relazioni umane, per cui un’equipe formata da sacerdoti, da coppie di sposi, da esperti, che accompagnano per tutto il percorso, con cui si crea una relazione feconda, fatta di volti, di amicizia, di fraternità. Allora è possibile che ci sia al termine del percorso nel cuore dei nubendi il desiderio di continuare dopo il matrimonio. Purtroppo è anche vero che spesso i giovani sposi trovano una comunità ripiegata su di sé e poco aperta all’accoglienza delle nuove famiglie, per cui occorrerebbe una riflessione

nei consigli pastorali parrocchiali e in quello diocesano, su come diventare una famiglia di famiglie, cioè su come accogliere coloro che si sposano per sostenerli. C’è spesso una grande solitudine in coloro che si separano, forse se riuscissimo a creare gli intrecci, attraverso anche le competenze, ma soprattutto le relazioni significative intorno alle coppie di sposi ci sarebbero meno separazioni. L’impegno è dunque della comunità nel seguire le giovani famiglie? C’è un documento che per noi sta aprendo la strada è quello sugli “Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e la famiglia”. Credo sia un documento fondamentale perché sottolinea come il soggetto della preparazione al matrimonio sia la comunità cristiana e quindi non può essere legata solo a qualcuno che se ne occupa, ma occorre un cambio di volto della co-

munità. Occorre creare iniziative come la Festa di San Valentino, la benedizione dei fidanzati, le feste per chi sta per sposarsi e per chi celebra l’anniversario di matrimonio, tutti appuntamenti nei quali si sottolinea la bellezza dell’essere famiglia, la bellezza di aver detto un sì per sempre di fronte a Cristo Gesù. La famiglia è il fattore di felicità per le giovani generazioni. Il nostro è un Paese non a misura di famiglia, come invece accade in altre nazioni, penso alla Francia ad esempio.La Chiesa è l’unico soggetto continua ad insistere sulla tutela della famiglia. Bisogna dire con franchezza che i governi che negli ultimi anni si sono succeduti, con colori politici diversi, non sono stati incisivi sulle politiche familiari, lasciando qualche volta alla buona volontà di alcune amministrazioni locali, che però poco possono fare, qualche timido tentativo di ridurre la pressione fiscale sulle famiglie. Il fatto è che non si è mai vissuto il fattore famiglia, e quindi non si è compreso che sostenere la famiglia è un bene per tutti. Occorre abbassare i costi per le famiglie, specie quelle numerose, per investire sul futuro del nostro Paese. Investire sulla famiglia significa anche alleggerire i costi dei servizi sociali, i cui interventi sono sul singolo, mentre se si sostiene la famiglia i costi possono ridursi. Sarà fondamentale capire che una scelta del genere non è da cattolici ma di persone sagge che credono nel valore sociale della famiglia.


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Nuovi sacerdoti. Il 18 ottobre l’Ordinazione di don Raimondo Mameli e don Michele Saddi.

Incontrare la Bellezza nella musica Servire il Signore nella sua Chiesa Don Raimondo: “Nel mio cuore c’era un desiderio di felicità che ha trovato riposo soltanto nel sì alla chiamata del Signore” R. C.

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ON RAIMONDO Mameli sarà ordinato sacerdote sabato 18 alle 10 nella chiesa di santo Stefano a Quartu Sant’Elena. Siamo al capitolo finale di un lungo percorso di preparazione. Quali le sensazioni alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale? Il percorso di preparazione a Cagliari abbraccia cinque anni trascorsi nei nostri seminarî arcivescovile e regionale, ed è continuato nel ministero diaconale vissuto in parrocchia a S. Stefano a Quartu S. Elena. La sensazione è di grande gioia e gratitudine al Signore per un dono così grande. Sto affrontando queste ultime settimane con molta serenità, intensità di preghiera, e grande libertà interiore da aspetti pure importanti, ma secondari. Una cosiddetta “vocazione adulta” la tua. Quanto importante è stato il bagaglio culturale e di vita che ti porti dietro nel periodo di formazione. Quale influenza hanno avuto gli studi e la vita prima della vocazione?

Don Raimondo Mameli.

Sì, sono entrato in seminario a 30 anni e con un cammino di discernimento previo sotto la guida di un padre spirituale. Dopo la maturità classica, ho completato gli studî di canto lirico al Conservatorio. Il bagaglio culturale e umano che scaturisce da un’esperienza decennale con colleghi, alunni, formazioni corali si è riverberato in quei talenti che ho messo al servizio del seminario, ed è stato anche un aiuto nel percorrere un cammino formativo calibrato per ragazzi più piccoli. Amo la musica, amavo insegnarla, ma nel mio cuore c’era un desiderio di felicità che ha trovato riposo soltanto nel sì alla chiamata del Signore. Verrai ordinato in una comunità guidata ancora dal parroco fon-

datore. Quale ruolo ha avuto la parrocchia nella scelta vocazionale? La parrocchia ha avuto un ruolo fondamentale di conferma di quanto già sentivo nel cuore. È stata ed è una grande “palestra di comunione” ecclesiale in cui ho percepito una presenza costante e premurosa dei miei comparrocchiani attraverso la preghiera. Il Signore ha benedetto queste preghiere col dono di quattro sacerdoti diocesani e due religiosi nell’arco di dieci anni. Quella di S. Stefano è una realtà grande e variegata, non immune da quelle debolezze che sussistono in qualsiasi realtà parrocchiale, ma veramente ci sentiamo “un cuore solo ed un’anima sola”, come scrive san Luca negli Atti.

Tra le tue competenze ci sono quelle musicali. Che ruolo ha avuto la musica nella scelta del presbiterato? La musica, ne sono consapevole, è uno di quei canali di cui il Signore si è servito per chiamarmi. La musica sacra, sin dagli anni del ginnasio, è stata per me una via pulchritudinis, un accesso alla Bellezza, che è Dio stesso. Ho sentito in maniera molto forte la chiamata durante i corsi di canto gregoriano con l’amico prof. Nino Albarosa; il gregoriano è davvero, per parafrasare Giacomo Baroffio, “l’icona sonora attraverso Dio parla alla sua Chiesa” ed è stato per me uno strumento privilegiato di incontro col Signore, che “ha rapito il mio cuore con uno solo dei suoi sguardi” (Ct 4,9). C’è un nesso inscindibile nella mia vita tra musica e preghiera, tra musica e vita sacramentale, tra musica e vocazione. Come la tua famiglia ed i tuoi amici hanno accolto e stanno vivendo questa tua scelta? La decisione iniziale è stata accolta con grande rispetto da tutti, sia parenti che amici. Son tutti felicissimi. In casa c’è la consapevolezza di essere voluti particolarmente bene dal Signore, che fa loro dono di un figlio sacerdote. Gli amici mi sostengono con gioia e trepidazione. Arrivano da settimane innumerevoli attestati di stima, di affetto, gesti concreti di vicinanza che commuovono, non solo qui in città ma anche dal resto della penisola. Profitto dell’occasione per ringraziare tutti assicurando un ricordo costante nella preghiera.

Accanto ad ogni uomo per donare il Signore Il cammino di Don Michele verso il sacerdozio R. C.

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ON MICHELE Saddi sarà invece ordinato presbitero sabato 18 alle 18.30 nella parrocchia di Santa Barbara a Sinnai. Con l’ordinazione si chiude il percorso di preparazione. Quali le sensazioni alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale? Sicuramente molta emozione davanti ad un dono Così grande come il Sacerdozio. Sarò prete per S. Luca evangelista, guarda caso due brani del vangelo di Luca sono stati fondamentali in tutto il mio percorso di formazione. il Padre misericordioso e il Buon Samaritano. L’abbraccio benedicente di un padre che ha un cuore ferito d'amore per il proprio figlio minore che ritorna a casa pentito. In due Para-

bole la sintesi di tutta una storia vocazionale dove ho imparato non solo a riconoscermi come figlio minore e figlio maggiore, ma anche un Padre che offre tutta la sua vita per le anime che ti sono affidate. L’ordinazione avverrà nella chiesa parrocchiale di Sinnai. Quale ruolo ha avuto la comunità sinnaese nella scelta vocazionale. Dopo la cresima non ho mai lasciato la parrocchia. sono entrato a far parte di un Coro parrocchiale e quando ormai ero già adulto è nata la mia vocazione. Sinnai mi ha sempre sostenuto e lo sta facendo alla grande in questo tempo che manca all'ordinazione. Come famiglia ed amici hanno accolto e stanno vivendo la scelta di diventare sacerdote? Sia la famiglia che gli amici e molti sinnaesi hanno sempre appog-

IL PORTICO

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brevi FRATERNITA’ FRANCESCANA

Esercizi spirituali al Pozzo di Sichar La Fraternità Francescana di Betania ha organizzato dal 24 al 26 ottobre gli esercizi spirituali tenuti da p. Andrea Valori f.f.b. Gli esercizi si terranno presso la casa di esercizi spirituali “Pozzo di Sichar” Capitana (CA) ed avranno per tema “Parole e silenzio: Betania ci comunica chi siamo”. Per le informazioni e le iscrizioni Alberto Giua Marassi (tel. cellulare 346-783.76.57) UFFICIO CATECHISTICO

Due stage per catechesi con i disabili L’Ufficio Catechistico Diocesano, Settore catechesi con i disabili, organizza due stage di formazione per catechisti sensibili all’integrazione dei disabili nella catechesi, per catechisti che hanno esperienza con le disabilità e anche per famiglie inserite, a riguardo, nella comunità parrocchiale. Guidati da esperti (medici, psicologi, pedagogisti ed educatori), oltre alle informazioni e alle conoscenze indispensabili sulla specifica disabilità, si attiverà il confronto sulle opportunità comunicative e sulle attenzioni metodologiche per coinvolgere i disabili nella proposta e accoglienza dell’annuncio, e nella catechesi. Coinvolgere e lasciarsi coinvolgere. Gli appuntamenti sono fissati per il 14 e15 Novembre dalle 16 alle 19 e il 16 e 17 Gennaio sempre dalle 16 alle 19, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. Il primo incontro avrà per tema “Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disgrafia), il secondo verterà su “la Sindrome di Down” Per motivi organizzativi è necessaria l’iscrizione ad ogni stage entro il 7 novembre, con il contributo di euro 5,00 da consegnare direttamente nella sede dello stage.

PASTORALE DEL LAVORO

Aperte le iscrizioni al convegno regionale Don Michele Saddi.

giato la mia vocazione. Felicissimi di avere un figlio e un amico sacerdote. Sin da quando ho detto loro che entravo in seminario hanno aspettato con trepidazione il giorno dell' ordinazione. Ora che sta per arrivare ci sarà tanta gente in prima fila per seguire tutto il rito. C’è qualche persona alla quale è legata in maniera particolare la scelta vocazionale? Don Andrea Lanero, è lui che mi ha guidato nel discernimento vocazionale. in Quel periodo era viceparroco qui a S. Barbara. C'è un

buon rapporto di fiducia. Da lui ho imparato molte cose. Papa Francesco ha chiesto a tutti, laici e presbiteri, di uscire verso le periferie del mondo. Come vivere la vocazione seguendo l’invito del Santo Padre? Ci sono per le strade del mondo tante persone che attendono un Padre che corra loro incontro. È questo che deve essere il prete. andare verso la gente ma al tempo stesso essere mediatore tra loro e il Divino, un ponte tra la famiglia del cielo e quella sulla terra.

Sono aperte le iscrizioni al Convegno ecclesiale regionale «Per un cammino di speranza. La comunità cristiana in Sardegna di fronte alla crisi a un anno dalla visita di Papa Francesco». È attivo anche il sitowww.camminodisperanza.it. E’ in funzione anche la segreteria regionale e diocesana, responsabili: Umberto Usai e Alessandra Piras, Indirizzo: c/o Curia diocesana – Via mons. G. Cogoni, 9 – Cagliari. Telefono: 070.52843224, Email: convegno@camminodisperanza.it Orari: dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 – sabato dalle 9.30 alle 11.30


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

segnalazioni IN LIBRERIA

Valerio Albisetti e l’amore per la vita Torna Valerio Albisetti con un testo in cui riprende argomenti a lui tanto cari e che hanno caratterizzato la sua vita di scrittore: l’amore per se stessi e per gli altri, la benevolenza, l’amicizia. Nella prima parte del libro l’Autore evidenzia che in tutti noi si nasconde un bambino desideroso di essere coccolato. Come soddisfare le sue esigenze senza venir meno alle responsabilità di adulti? È necessario un delicato equilibrio interiore, che ci impegna costantemente nella ricerca del significato della nostra esistenza.

Cultura. L’ 8 ottobre si è svolta l’Inaugurazione dell’Anno Accademico della Facoltà di Teologia.

Leggere la realtà da cristiani per testimoniare la solidarietà Mons Miglio, Gran Cancelliere della Facoltà: “La Chiesa annuncia il Vangelo e porta il suo contributo al bene comune” FRANCO CAMBA

del nuovo Anno accademico, che si è tenuta mercoledì scorso, le attività della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna possono dirsi avviate a pieno ritmo. All’inaugurazione, che ha avuto inizio nella chiesa di Cristo Re con la Concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e Gran Cancelliere della Facoltà Teologica, hanno partecipato insieme ai docenti, agli studenti e agli “amici” della Facoltà, numerose autorità civili e militari in rappresentanza delle istituzioni regionali e cittadine. Successivamente la cerimonia inaugurale è proseguita con la prolusione del Preside padre Maurizio Teani, con la consegna dei diplomi accademici e con la proclamazione ufficiale dell’apertura dell’anno accademico, nell’Aula Magna della Facoltà in via Sanjust, dove poco più di un anno fa era stato accolto Papa Francesco in occasione della sua visita a Cagliari. E proprio per ricordare la visita del Pontefice, nell’Aula Magna è stata posta una targa ricordo. “Nel discorso pronunciato in questa sede, - ha ricordato padre Teani – il Papa rilevava come un’istituzione di carattere universitario debba essere un luogo in cui si opera una lettura critica della realtà e in

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Nella seconda parte, viene invece trattata l’importanza dell’educazione, come ca¬pacità da parte dei genitori di recuperare l’energia primigenia dell’infanzia e utilizzarla per capire più a fondo i propri figli e farli crescere maturi, responsabili e liberi, circondandoli di amore e di comprensione. Scrive Albisetti: “Questo libro vuole aiutare a diventare eroi della propria giornata. Eroi dal cuore aperto, pieni di energia vitale come i bambini, sempre creativi, che non aggirano l’anima e il corpo per arrivare allo Spirito, ma li attraversano […]. Le parole di questo libro aiutano a tornare a essere responsabili di se stessi, protagonisti della propria storia, a ritrovare suoni e colori nuovi e antichi per praticare l’amore per la vita”.

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ON L’INAUGURAZIONE

Due momenti dell’inaugurazione dell’Anno Accademico. (foto Elio Piras)

cui si elabora una cultura del dialogo e della solidarietà”. Istituita da Papa Pio XI nel 1927 a Cuglieri, in provincia di Oristano, principalmente per la formazione dei seminaristi sardi, la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, oggi è frequentata non solo da quanti si preparano a ricevere gli ordini sacri e da numerosi religiosi, ma come avvenuto già dal 1971, in concomitanza con il suo trasferimento a Cagliari, anche da laici, uomini e donne, che avvertono l’esigenza di una maggiore consapevolezza della propria fede sia attraverso l’approfondimento rigoroso e metodico del sapere teologico, sia nel confronto tra il pensiero cristiano e la composita realtà culturale e religiosa attuale. La Facoltà Teologica si pone, pertanto, nel contesto socio-culturale dell’intera Sardegna, come centro accademico di formazione, di approfondimento e di ricerca del sapere umano e teologico in partico-

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lare, in dialogo e in collaborazione con le Università sarde e con le altre Istituzioni culturali dell’isola. Una finalità questa ribadita dallo stesso Gran Cancelliere monsignor Arrigo Miglio che ha ricordato: “La Chiesa è chiamata a potare il suo contribu-

to, nel rispetto di tutti, per la ricerca del bene comune. L’annuncio del Vangelo non può essere ridotto a livello individualista e spiritualista”. In tal senso l’Accordo di Cooperazione tra l’Università degli Studi di Cagliari e la Facoltà Teologica della Sardegna, siglato nel 1993, è l’espressione e il frutto di un cammino contrassegnato dal dialogo e dalla ricerca del confronto, nel rispetto dell’autonomia propria ad ognuna delle due Istituzioni e, soprattutto, dal reciproco riconoscimento dell’importanza del sapere e dei valori di cui le due realtà accademiche sono portatrici. In base a tale accordo è consentito in regime di reciprocità, agli studenti universitari di conseguire crediti seguendo corsi a titolo gratuito, a libera scelta dello studente, e superando i relativi esami presso la Facoltà Teologica. Pertanto, insegnamenti impartiti presso la Facoltà Teologica potranno essere inseriti all’interno di specifici percorsi curriculari presso i Dipartimenti dell’Ateneo, così come insegnamenti attivati presso l’Università Statale potranno essere inseriti all’interno di specifici percorsi curriculari presso la Facoltà Teologica.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Vita religiosa. Padre Gianfranco Matarazzo è il nuovo provinciale dei Gesuiti italiani.

“Mettiamo il carisma di S.Ignazio a servizio dell’intera Chiesa”

siamo occuparci solo dei credenti, i quali sono anche dei cittadini e dunque hanno necessità di aiuto nell’essere consapevole dei loro doveri e dei loro diritti. Devono essere buoni cittadini e devono dedicarsi con le migliori energie a quel bene comune che appartiene alla tradizione più propriamente cattolica. L’esperienza a cui accennava è un’esperienza ecclesiale al servizio della Chiesa, che porta a focalizzare l’attenzione ultima verso il bene comune. Spesso questo bene comune viene trattato parzialmente, perché ci sono tante agenzie che svolgono un ottimo lavoro anche se, secondo me, l’insegnamento della Chiesa permette una sintesi unitaria. Grazie ai carismi ecclesiali, che sono tantis-

simi, tra cui anche quello gesuitico, la Chiesa può svolgere un ruolo importante. La centralità della persona è una dei temi cari ai Gesuiti, come sottolinea il Papa. È così ma anche in questo caso si tratta di un insegnamento cristiano. È una costante, e sempre di più si sta cogliendo la ricchezza dell’insegnamento cristiano che attinge a partire da tanti carismi, attraverso i quali la Chiesa si esprime. In questo momento una particolare attenzione viene riservata al carisma ignaziano, grazie anche a Papa Francesco. Il carisma ignaziano lo vedrei in continuità con il servizio degli ultimi Pontefici, messo a disposizione della Chiesa, naturalmente con la visibilità che Francesco riesce a dargli. È un carisma ignaziano che nasce al servizio della Chiesa e ritorna al servizio di essa. A proposito di Papa Francesco, come vive la Compagnia di Gesù il fatto che il Santo Padre sia un Gesuita? È oramai acquisito che non era nelle nostre attese che ci fosse un Papa Gesuita, però è arrivato. Ci sono due tratti, a mio parere, che vanno sottolineati. Il primo è la continuità che da subito Papa Bergoglio ha posto rispetto ai Pontefici che l’hanno preceduto, fermo restando la sua originalità e il suo contributo specifico. Il secondo è il servizio che fondamentalmente è ecclesiale: il Santo Padre vuole mettere il suo servizio a disposizione della Chiesa intera, e credo che stia facendo diversi sforzi per riuscirci.

clamare in ogni circostanza il vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare contro corrente” “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo e fate della vostra vita un capolavoro”. In queste poche parole c’è tutta la vita del Papa, che, illuminato dallo Spirito Santo e con la forza della croce, ha avuto la forza di trasformare le sane ed umane paure in coraggio soprattutto quando, stremato e provato dalla malattia, ha continuato, spinto dal “non abbiate paura di aver coraggio”, a portare avanti il suo ministero petrino. Giovedì mattina la reliquia è stata portata anche nelle caserme della

città di Cagliari, trovando accoglienza e devozione presso tutti i militari presenti e guidati dal loro Cappellano militare don Gianmario Piga. Inoltre veniva proiettato durante tutto il giorno, in uno spazio ricavato in Chiesa, un filmato, inedito, che riassumeva la vita del Santo. Domenica, alla Santa Messa vespertina, con una solenne celebrazione presieduta dal Parroco don Massimo Noli, si è conclusa la permanenza della reliquia a Santa Lucia e lunedì mattina è stata riportata,dallo stesso Parroco, al Vicariato di Roma e consegnata al postulatore Slawomir Oder.

Padre Matarazzo: “A Cagliari i Gesuiti portano avanti un lavoro prezioso in campo pastorale e accademico” R. C.

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LASSE 1963, nativo di Teano, in provincia di Caserta, padre Gianfranco Matarazzo è stato nominato di recente provinciale dei Gesuiti d’Italia. A Cagliari per la sua prima visita ad una realtà della Compagnia di Gesù ha presenziato all’inaugurazione dell’Anno Accademico della Pontifica Facoltà Teologica della Sardegna, retta proprio dai gesuiti. Come mai la sua prima visita alla comunità di Cagliari? In Italia noi abbiamo 45 realtà tra comunità, opere e istituzioni. Ho scelto di cominciare con Cagliari per dare anche un segnale all’intera comunità dell’attenzione alle periferie. Per cui mi è sembrato doveroso prestare attenzione ad una realtà bella che svolge un lavoro prezioso, non sempre al centro dell’attenzione. La mia è stata perciò una scelta in termini di priorità alle periferie. Qui ho trovato una bella realtà che porta avanti il proprio servizio con tante fatiche, nel lavoro pastorale di ogni giorno, in quello accademico, in una regione provata da una crisi

La celebrazione di inizio Anno Accademico; sotto padre Gianfranco Matarazzo.

socio-politica che ben conosciamo. La Facoltà sta attraversando con molta dignità e con molta forza un momento di riformulazione e di ricollocazione. Per me questa è una ragione di grande speranza nel poter continuare in questo servizio. Lei proviene dalla Sicilia e da quella comunità dove hanno operato gesuiti come padre Ennio Pintacuda e padre Bartolomeo Sorge. Si tratta di due figure che hanno aiutato a formare generazioni di amministratori pubblici, nell’ottica del bene comune. È vero si tratta di due persone che hanno dato un grande contributo, partendo però da un patrimonio che appartiene alla comunità cristiana, e questo ci porta a dire che non pos-

Uniti nella preghiera con S. Giovanni Paolo II A Santa Lucia le reliquie di Papa Wojtyla M. A. DE MIRANDA

È

GIUNTA, A Cagliari il 6 ottobre 2014 alle ore 20, nella Chiesa di Santa Lucia (Parrocchia San Benedetto – Chiesa Santa Lucia), la reliquia di San Giovanni Paolo II accolta da una folla di fedeli guidati all’evento dal Parroco Don Massimo Noli che ha promosso l’iniziativa in preparazione alla Dedicazione della Chiesa di Santa Lucia per il prossimo 13 dicembre ed anche all’inaugurazione del nuovo anno pastorale. Le reliquie, esposte nella Chiesa di Santa Lucia sull’altare, mentre nel presbiterio troneggiava una gigantografia del Santo, sono rimaste sino al 12 c.m. con il seguente orario: dalle ore 7,00 alle 13,30 e dalle ore 16,00 alle ore 20,30. Questo per permettere l’accoglienza dei numerosi fedeli e grup-

pi di preghiera che si sono avvicendati per rendere omaggio e pregare e porgere suppliche a San Giovanni Paolo II. Ogni sera alle ore 18,00 c’è stato un incontro di preghiera, la recita del Santo Rosario, i Vespri, la Santa Messa e meditazioni del parroco sugli scritti del Santo richiamando la frase di Giovanni Paolo II “ Non abbiate paura!” a cui hanno risposto in tanti. Non abbiate paura, non è una semplice frase, ma un invito ad abbandonarsi a Gesù e a sua madre la Madonna Santissima di cui il Santo polacco era molto devoto ed alla quale ha affidato il suo Pontificato. Quella frase racchiude in se tanti significati, ma il Santo Padre non lascia spazio a divagazioni; infatti continua descrivendo quella che dovrebbe essere la vita di ogni cristiano : “non abbiate paura di pro-

IL PORTICO

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detto tra noi Attenti ai giornalisti faziosi e bugiardi di D. TORE RUGGIU

È davvero pericoloso, in occasione del sinodo dei Vescovi sul matrimonio e sulla famiglia, che si sta celebrando in Vaticano dal 5 al 19 ottobre, cercare di informarsi presso gli organi di stampa. Pericoloso perchè, non sempre in buona fede, si danno informazioni totalmente false. Per esempio, un quotidiano nazionale ha scritto che il Papa blinderebbe le relazioni dei Padri sinodali, a tale compito chiamati, con il fine secondo il giornalista- di far prevalere una certa linea, oscurando o omettendo le altre. Questo è totalmente falso perchè la sala stampa Vaticana rende note in tempo reale tutte le relazioni. Chi le ha in mano, può testimoniare la verità di quanto appena affermato. Non so quanti di questi giornalisti, che si avventurano in campi che non conoscono o con un approccio fazioso, abbiano letto il documento preparatorio al sinodo: “le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione”, e non so quanti abbiano letto almeno le sintesi delle relazioni, pubblicate in diverse lingue. E, comunque, non basta leggere, perchè bisogna capire quello che si legge e avere almeno i requisiti indispensabili su argomenti che non hanno solo implicazioni sociali ma fondamenti teologici, giuridici e pastorali che richiedono un minimo di preparazione culturale in quel settore. Insomma, non può scrivere di calcio chi non ha mai visto una partita e che non conosce almeno le regole generali di questo sport popolare. Mi si potrebbe obiettare: ma l'ha scritto il vaticanista di quel giornale! Allora, se è così, se l'ha scritto uno informato e preparato, l'ha fatto in mala fede e merita, quindi, almeno una ammonizione (cartellino giallo, come nel calcio). Davvero è curioso il fenomeno che sempre, ma da un po' di tempo a questa parte si sta sviluppando e sta dilagando e, cioè, quello di considerare il sinodo alla stregua di un parlamento con fazioni, correnti e quant'altro. Ed è curioso far dire al Papa quello che non ha mai neppure lontanamente pensato. Ora l'argomento in questione è delicatissimo e ricco di problematiche nuove in confronto a qualche decennio fa. La Chiesa, attraverso l'organismo del sinodo, presente il Papa, non fa altro che pregare ed interrogarsi come porsi di fronte ai nuovi problemi che sono sotto gli occhi di tutti. E la Chiesa, con il Papa in prima fila, prima di pronunciarsi si pone in religioso ascolto dello Spirito, perchè le suggerisca quanto è più conveniente per il bene delle anime, senza stravolgere l'essenziale della dottrina che deriva dalla volontà esplicita del Suo Signore. Pertanto, cari giornalisti, recuperate un poco della deontologia professionale. Davvero non se ne può più, talvolta anche a livello locale capita di leggere articoli soprattutto dei corrispondenti di zona su argomenti ecclesiali, che dimostrano di essere male o per nulla informati, astiosi contro tutto ciò che riguarda la religione e vergognosamente ignoranti in materia.


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IL PORTICO DELL’ANIMA

IL PORTICO

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Santità. Sono passati quindici anni dalla Beatificazione del Frate Cappuccino.

Fra Nicola è maestro di santità attraverso il servizio e il silenzio ANDREA AGOSTINO DISTANZA DI cinquantasei anni fa dalla sua morte, quindici anni dalla beatificazione, il ricordo del fraticello umile e silenzioso di Gesturi è più vivo che mai, soprattutto nei tanti fedeli sardi che lo hanno visto percorrere le strade di Cagliari e non solo. Il 3 Ottobre del 1999 San Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro lo elevò agli onori degli altari con la Solenne Beatificazione. Esistono dei momenti salienti che hanno portato Fra Nicola agli onori degli altari, il Fraticello di Gesturi mori' l'8 Giugno del 1858 e sei anni dopo – come stabiliscono le norme del diritto canonico - si pote' procedere per far si che Fra Nicola potesse arrivare alla Beatificazione. Un percorso caratterizzato da tante tappe durato trent'anni; il 10 ottobre 1966 Mons. Paolo Botto, arcivescovo di Cagliari, iniziò il Processo Informativo sulla fama di santità, vita e virtù di Fra Nicola da Gesturi. Il 29 dicembre 1967 a Roma iniziò il Processo Rogatoriale, il processo si chiuderà il 27 aprile 1968. Il 20 dicembre 1971 alla presenza dell’arcivescovo Card. Sebastiano Baggio si chiuderà a Cagliari il Processo Ordinario Informativo. Le carte del processo saranno poi inviate a Roma, e il 12 gennaio 1972 e ne verrà decretata l’apertura dei Processi. L'11 febbraio 1977 dopo la discussione da parte della sacra Congregazione per le Cause dei

A

Santi il 18 giugno 1976, Paolo VI decreta il Nihil Obstare, affinché l’ordinario di Cagliari introduca la causa di canonizzazione del Servo di Dio; e il 15 luglio 1977 l’arcivescovo di Cagliari, Mons. Bonfiglioli, dopo l’approvazione del Papa del precedente Processo Informativo e il “Nulla Osta” della Congregazione per le Cause dei Santi, istitui' il Processo Cognizionale e il relativo tribunale, la cui prima udienza si terrà il 22 febbraio1978. Altra tappa fondamentale sarà l' 8 giugno 1982 quando si chiuderà il Processo Cognizionale. Il 22 marzo 1989 Mons. Alberti, allora arcivescovo di Cagliari, introdurrà il Processo

sul miracolo chiudendosi poi il 6 luglio 1989 nella chiesa Cattedrale. Il 25 giugno 1996, Papa Giovanni Paolo II, dichiara il fraticello “Venerabile”, e il 30 giugno 1999 la Segreteria di Stato ne annunzierà la Beatificazione, disposta dal Santo Padre per il 3 ottobre 1999. Oggi chi si occupa della causa della Canonizzazione del Beato è il Cappuccino Padre Ignazio Melis, che con tanta attenzione, profondo interesse ed entusiasmo ne sta seguendo tutto l'iter verso la successiva tappa della Canonizzazione. Nel Santuario di Sant'Ignazio, il cinque Ottobre è stata una giornata di forte fede e devozione, un

giorno tutto dedicato al 15° anniversario della Beatificazione del Beato. Immancabile anche questa volta l'affetto che i pellegrini hanno avuto nei confronti del fraticello di Gesturi. La giornata di fede è stata scandita da una serie di momenti iniziati con la Messa tenuta dal vice postulatore della causa di Canonizzazione con la benedizione del pane, successivamente nella mattinata il Ministro Provinciale dei Cappuccini di Sardegna e Corsica Padre Giovanni Atzori ne ha celebrato la messa solenne. La sera è stata presentata la ristampa (la terza edizione) degli scritti di Padre Clemente Pilloni sulla vita del Beato, in una conferenza tenuta da Mons.Cabizzosu. Dopo la messa delle 19,00 tenuta dal Vice Postulatore della causa dei Santi -venuto da Roma per l'occasione- alle ore 20,00 la giornata si è conclusa con il concerto strumentale e vocale tenuto dal Conservatorio “Pier Luigi da Palestrina“ di Cagliari. La preghiera a Dio per la Canonizzazione del Beato però continua con il consueto ultimo venerdi del mese – sempre nella Chiesa di Sant'Ignazio- dove in una Messa Solenne si chiede al Signore il dono della Canonizzazione di Frate Silenzio. Oltre all'appuntamento appena citato, si può visitare il Museo di Fra Nicola dove si ripercorrono i momenti salienti della vita del Beato, allo stesso tempo vi sono presenti numerosi oggetti appartenuti al fraticello.

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras, Alessandro Orsini Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi, Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Raffaele Pontis, Maria Grazia Pau, Michele Antonio Corona, Marco Scano, Luigi Murtas, Gian Mario Aresu, Mariano Simoni, Alessandro Porcheddu, Andrea Agostino, Franco Camba, Maria Antonietta De Miranda. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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