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DOMENICA 26 OTTOBRE 2014 A N N O X I N . 39
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
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CAGLIARI
Vicini alla famiglia ubblichiamo il testo del Messaggio della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione (5-19 ottobre 2014).
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Noi Padri Sinodali riuniti a Roma intorno a Papa Francesco nell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, ci rivolgiamo a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita. Manifestiamo la nostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana che offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, speranza, e amore. Anche noi, pastori della Chiesa, siamo nati e cresciuti in una famiglia con le più diverse storie e vicende. Da sacerdoti e vescovi abbiamo incontrato e siamo vissuti accanto a famiglie che ci hanno narrato a parole e ci hanno mostrato in atti una lunga serie di splendori ma anche di fatiche. La stessa preparazione di questa assemblea sinodale, a partire dalle risposte al questionario inviato alle Chiese di tutto il mondo, ci ha consentito di ascoltare la voce di tante esperienze familiari. Il nostro dialogo nei giorni del Sinodo ci ha poi reciprocamente arricchito, aiutandoci a guardare tutta la realtà viva e complessa in cui le famiglie vivono. A voi presentiamo le parole di Cristo: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui e
cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). Come usava fare durante i suoi percorsi lungo le strade della Terra Santa, entrando nelle case dei villaggi, Gesù continua a passare anche oggi per le vie delle nostre città. Nelle vostre case si sperimentano luci ed ombre, sfide esaltanti, ma talora anche prove drammatiche. L’oscurità si fa ancora più fitta fino a diventare tenebra, quando si insinua nel cuore stesso della famiglia il male e il peccato. C’è, innanzitutto, la grande sfida della fedeltà nell’amore coniugale. Indebolimento della fede e dei valori, individualismo, impoverimento delle relazioni, stress di una frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare. Si assiste, così, a non poche crisi matrimoniali, affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio. I fallimenti danno, così, origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la scelta cristiana. Tra queste sfide vogliamo evocare anche la fatica della stessa esistenza. Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio diversamente abile, in una malattia grave, nel degrado neurologico della vecchiaia, nella morte di una persona cara. È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio, fede e amore, considerandole non come qualcosa che viene strappato o inflitto, ma come qualco-
sa che è a loro donato e che esse donano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni malate. Pensiamo alle difficoltà economiche causate da sistemi perversi, dal «feticismo del denaro e dalla dittatura di un’economia senza volto e senza scopo veramente umano» (Evangelii gaudium, 55), che umilia la dignità delle persone. Pensiamo al padre o alla madre disoccupati, impotenti di fronte alle necessità anche primarie della loro famiglia, e ai giovani che si trovano davanti a giornate vuote e senza attesa, e che possono diventare preda delle deviazioni nella droga o nella criminalità. Pensiamo, pure, alla folla delle famiglie povere, a quelle che s’aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza, alle famiglie profughe che senza speranza migrano nei deserti, a quelle perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valori spirituali e umani, a quelle colpite dalla brutalità delle guerre e delle oppressioni. Pensiamo anche alle donne che subiscono violenza e vengono sottoposte allo sfruttamento, alla tratta delle persone, ai bambini e ragazzi vittime di abusi persino da parte di coloro che dovevano custodirli e farli crescere nella fiducia e ai membri di tante famiglie umiliate e in difficoltà. «La cultura del benessere ci anestetizza e […] tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci urba in alcun modo» (Evangelii gaudium, 54). (Segue a pagina 2)
SOLENNITÀ DI SAN SATURNINO
Il 29 e il 30 ottobre si terranno le celebrazioni in occasione della festa di San Saturnino martire, patrono della città di Cagliari. Mercoledì 29 ottobre 2014 Ore 17.30 Cattedrale Primi vespri solenni Giovedì 30 ottobre 2014 Ore 10.30 Chiesa di S. Lucifero Canto dell’ora media Ore 11.00 Chiesa di S. Saturnino Messa pontificale presieduta dall’Arcivescovo Arrigo Miglio e concelebrata dai Parroci della Città Ore 18.30 Cattedrale Ordinazione diaconale di Luigi Castangia e Paolo Ena presieduta dall’Arcivescovo Arrigo Miglio
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IL PORTICO
IL PORTICO DEL TEMPO
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
Legge di stabilità 2015. Il rilancio dei consumi e l’alleggerimento delle tasse tra gli obiettivi prioritari del Governo.
Una scossa per l’economia italiana FRANCO CAMBA
ENO TASSE per 18 miliardi, gli 80 euro diventano una misura definitiva, zero contributi per i contratti a tempo indeterminato, riduzione del 70% del patto di stabilità per i Comuni, libertà per i lavoratori dipendenti di avere il Tfr in busta paga. Ma anche investimenti nei settori chiave come scuola, lavoro e giustizia, e più risorse per la ricerca e l’innovazione. Con un taglio alla spesa pubblica per 15 miliardi di euro e il recupero e il contrasto dell’evasione per 3,8 miliardi e 1 miliardo dalle slot machines. Sono questi i punti principali della manovra finanziaria, che varrà 36 miliardi di euro, contenuta nel disegno di legge sulle disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri. Si tratta del primo passo verso l’approvazione, dopo l’iter parlamentare, della Legge di Stabilità 2015. Le novità contenute nei 47 articoli del disegno di legge governativo sono davvero tante. Si va dal fondo per la realizzazione del Piano “La buona scuola” alle misure per l’efficienza del sistema giudiziario, dagli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato al contrasto delle ludopatie, dalla stabilizzazione del bonus di 80
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(Segue da pagina 1) acciamo appello ai governi e alle organizzazioni internazionali di promuovere i diritti della famiglia per il bene comune. Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie. C’è, però, anche la luce che a sera splende dietro le finestre nelle case delle città, nelle modeste residenze di periferia o nei villaggi e persino nelle capanne: essa brilla e riscalda corpi e anime. Questa luce, nella vicenda nuziale dei coniugi, si accende con l’incontro: è un dono, una grazia che si esprime – come dice la Genesi (2,18) – quando i due volti sono l’uno "di fronte" all’altro, in un "aiuto corrispondente", cioè pari e reciproco. L’amore dell’uomo e della donna ci insegna che ognuno dei due ha bisogno dell’altro per essere se stesso, pur rimanendo diverso dall’altro nella sua identità, che si apre e si rivela nel dono vicendevole. È ciò che esprime in modo suggestivo la donna del Cantico dei Cantici: «Il mio amato è mio e io sono
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Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il Ministro dell’Economia Giancarlo Padoan.
euro alle detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni e all’ecobonus. Così, insieme alle norme per la crescita del Paese, le misure per l’occupazione, la famiglia e il sociale, per la valorizzazione del patrimonio immobiliare e immobiliare, c’è anche il primo pacchetto di modifiche all’esame di maturità già a partire dall’anno scolastico in corso. Secondo tale proposta di legge le commissioni d’esame dovranno essere composte esclusi-
sua… io sono del mio amato e mio amato e mio», (Ct 2,16; 6,3). L’itinerario, perché questo incontro sia autentico, inizia col fidanzamento, tempo dell’attesa e della preparazione. Si attua in pienezza nel sacramento ove Dio pone il suo suggello, la sua presenza e la sua grazia. Questo cammino conosce anche la sessualità, la tenerezza, la bellezza, che perdurano anche oltre la vigoria e la freschezza giovanile. L’amore tende per sua natura ad essere per sempre, fino a dare la vita per la persona che si ama (cf. Gv 15,13). In questa luce l’amore coniugale, unico e indissolubile, persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano; è uno dei miracoli più belli, benché sia anche il più comune. Questo amore si diffonde attraverso la fecondità e la generatività, che non è solo procreazione, ma anche dono della vita divina nel battesimo, educazione e catechesi dei figli. È pure capacità di offrire vita, affetto, valori, un’esperienza possibile anche a chi non ha potuto generare. Le famiglie che vivono questa avventura luminosa diventano una testimonianza per tutti, in particolare per i giovani. Durante questo cammino, che è talora un sentiero d’altura, con fatiche e cadute, si ha sempre la presenza e l’accompagnamento di Dio. La famiglia lo sperimenta nel-
vamente da professori interni, con unica eccezione del presidente che dovrà essere esterno. Una modifica questa che comporterà un risparmio di 147 milioni di euro per le casse dello Stato. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo aver anticipato su Twitter che “la differenza tra la finanziaria 2014 e quella del 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno”, illustrando il provvedimento varato dal Governo ha af-
l’affetto e nel dialogo tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle. Poi lo vive nell’ascoltare insieme la Parola di Dio e nella preghiera comune, una piccola oasi dello spirito da creare per qualche momento ogni giorno. C’è quindi l’impegno quotidiano dell’educazione alla fede e alla vita buona e bella del Vangelo, alla santità. Questo compito è spesso condiviso ed esercitato con grande affetto e dedizione anche dai nonni e dalle nonne. Così la famiglia si presenta quale autentica Chiesa domestica, che si allarga alla famiglia delle famiglie che è la comunità ecclesiale. I coniugi cristiani sono poi chiamati a diventare maestri nella fede e nell’amore anche per le giovani coppie.
fermato: “Diciotto miliardi di tasse in meno. La più grande riduzione mai fatta da un Governo in un anno». Poi, riferendosi al vaglio che dovrà effettuare l’Unione europea, ha proseguito spiegando che “nella lettera alla Commissione noi pensiamo che per l’Italia valgano la duplice categoria delle circostanze straordinarie: riforme strutturali e situazione economica. La situazione è evidente, abbiamo inserito un aggiustamento strutturale ma siamo comunque disposti a dialogare con la Commissione di oggi e domani». Poi ha assicurato: «Noi siamo dentro il rispetto delle regole europee per come l’Unione europea le ha spiegate». Però, nonostante tale rassicurazione, secondo il Wall Street Journal la manovra del Governo «potrebbe portare l’Italia, assieme alla Francia, in rotta di collisione con i vertici dell’Unione europea». E sul fronte nazionale, a poche ore dall’approvazione del provvedimento si è levata la voce dei Governatori delle Regioni. “La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria”, denuncia Sergio Chiamparino, Presidente della Conferenza delle Regioni al termine della riunione nella quale i Governatori hanno sollevato forti critiche alla spending review da 4 miliardi a loro carico prevista dal disegno di legge, con tagli giudicati eccessivi, tanto da mettere a rischio i servizi fondamentali. Una
denuncia quella di Chiamparino che dà voce ad un dissenso bipartisan. Per il governatore del Lazio Nicola Zingaretti (Pd) è «troppo semplice abbassare le tasse con i soldi degli altri». Mentre il presidente della Lombardia Roberto Maroni (Lega) parla di «tagli, soprattutto nella sanità, che sono insostenibili». Alle loro critiche ha risposto il premier Renzi scrivendo su Twitter: “Le Regioni comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse”. E ancora: “Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre spese e pretese”. Differenti invece le posizioni dei sindacati. Mentre la Cgil, con il segretario generale Susanna Camusso, parla di manovra “che non risponde alla vera emergenza del Paese, la leader della Cisl Annamaria Furlan apprezza invece la conferma del bonus Irpef, che vorrebbe esteso ai pensionati, e il taglio Irap ma lamenta la mancanza di risorse per rinnovo dei contratti pubblici. Intanto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo ad una trasmissione radiofonica, ha difeso il disegno di legge del Governo affermando che la legge di stabilità “creerà più lavoro”. Proseguendo ha poi aggiunto: “Ci sono risorse per i redditi più bassi e per le partite Iva con un’espansione dell’operazione di sostegno ai redditi”. Operazione avviata nei mesi scorsi con il bonus di 80 euro che ora si avvia a consolidarsi.
C’è, poi, un’altra espressione della comunione fraterna ed è quella della carità, del dono, della vicinanza agli ultimi, agli emarginati, ai poveri, alle persone sole, malate, straniere, alle altre famiglie in crisi, consapevoli della parola del Signore: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35). È un dono di beni, di compagnia, di amore e di misericordia, e anche una testimonianza di verità, di luce, di senso della vita. Il vertice che raccoglie e riassume tutti i fili della comunione con Dio e col prossimo è l’Eucaristia domenicale, quando con tutta la Chiesa la famiglia si siede alla mensa col Signore. Egli si dona a tutti noi, pellegrini nella storia verso la meta dell’incontro ultimo
quando «Cristo sarà tutto in tutti» (Col 3,11). Per questo, nella prima tappa del nostro cammino sinodale, abbiamo riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati. Noi Padri Sinodali vi chiediamo di camminare con noi verso il prossimo sinodo. Su di voi aleggia la presenza della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe nella loro modesta casa. Anche noi, unendoci alla Famiglia di Nazaret, eleviamo al Padre di tutti la nostra invocazione per le famiglie della terra: Padre, dona a tutte le famiglie la presenza di sposi forti e saggi, che siano sorgente di una famiglia libera e unita. Padre, dona ai genitori di avere una casa dove vivere in pace con la loro famiglia. Padre, dona ai figli di essere segno di fiducia e di speranza e ai giovani il coraggio dell’impegno stabile e fedele. Padre, dona a tutti di poter guadagnare il pane con le loro mani, di gustare la serenità dello spirito e di tener viva la fiaccola della fede anche nel tempo dell’oscurità. Padre, dona a noi tutti di veder fiorire una Chiesa sempre più fedele e credibile, una città giusta e umana, un mondo che ami la verità, la giustizia e la misericordia.
IL PORTICO DEGLI EVENTI
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
Cultura. In Facoltà Teologica l’incontro con il giornalista e blogger Mario Adinolfi.
“Voglio la mamma”, la ragione contro i falsi miti del progresso
persone sono cose, siamo tutti a rischio, perché viviamo tutti il momento del deterioramento”; quest’ultimo concetto è stato ripreso più volte: “vogliono trasformare le persone in cose, in prodotti”. Per questo un utero si può affittare, il seme si può affidare ad apposite banche, ed ecco che da persone diventiamo esclusivamente pezzi di ricambio; ingranaggi di un meccanismo perverso che elimina gli elementi difettosi, quelli poco produttivi. Per questo è economicamente vantaggioso eliminare, invece che curare. Se si può addirittura impedire una nascita perché non rientrante nei pa-
rametri di perfezione desiderati, chiedere l’eutanasia per un malditesta, allora davvero “si entra all’inferno”. Adinolfi parla di “decine di migliaia di casi l’anno” di bambini venduti e dell’India come di un vero “discount di questa operazione”; neonati malati che vengono scartati come se niente fosse. Come accadeva millenni fa, prima che arrivasse Gesù a cambiare tutto, per sempre. E a coloro che sentano il suo stesso dovere, che si riconoscono in queste Verità, Adinolfi non addolcisce la pillola: “Bisogna innanzitutto essere consapevoli rispetto ai temi che trattiamo; la nostra non deve essere una battaglia ideologica, ma analitica, perché solo così possiamo pensare di far prevalere la sensatezza al capovolgimento della realtà. Perché le persone non vengano trattate come cose, e viceversa. A gennaio 2015 partirà una nuova iniziativa editoriale, che si chiamerà “La Croce”, nome deciso in una riunione-fiume, in cui alla fine l’ha spuntata uno che solitamente non parlava mai. Altro strumento con il quale combattere un certo tipo di informazione che pubblica solo quello che le fa comodo: insomma un giornalismo pratico e sincero. Serve una mobilitazione popolare in questo senso, magari una federazione di tutti i movimenti: Voglio la mamma, Manif pour tous e Movimento per la Vita; ed avere magari un giorno la forza di fare diventare legge la Verità”.
versa, come testimonia l'avverbio "rispettivamente" utilizzato nell' art. 107 del codice civile, senza possibilità di ammettere due mariti o due mogli. Ed è questo il quadro che avevano presenti i costituenti italiani quando hanno redatto l'articolo 29 della Costituzione relativo al matrimonio, che pertanto è quello che in quel periodo storico nessuno aveva minimamente pensato di mettere in discussione. Così ha confermato anche la Corte Costituzionale nella celebre sentenza n.138 del 2010, nella quale si legge che la nostra Carta costituzionale riconosce esclusivamente come matrimoni quelli formati da persone di sesso diverso e riserva all'unione tra uomo e donna le
tutele previste per la famiglia. Altri tipi di "formazione sociale" potranno aspirare a trovare tutela legale solo ai sensi dell' articolo 2 della Costituzione. Gli stessi concetti vengono ribaditi dalla Corte di Cassazione nel 2012 e nuovamente dalla Consulta nel 2014, mentre un'ordinanza del Tribunale di Grosseto del 2014, che ordinava una trascrizione simile a quella fatta a Roma, e' stata di recente annullata dalla Corte d'Appello di Firenze. La recente circolare del ministro dell'Interno ha ribadito questi tratti essenziali del nostro sistema e ci si aspetta nelle prossime ore l'annullamento d'ufficio (gia' preannunciato) delle trascrizioni romane da parte del Prefetto della Capitale.
Parla Adinolfi: “Bisogna dire con forza che le persone non sono mai delle cose o dei prodotti” MARCO SCANO PROBABILMENTE UNO dei personaggi più discussi dell’ultimo anno; soprattutto sui social network, dove il dibattito è sempre vivo, vivace, troppo spesso feroce. Ha tra l’altro contribuito a fondare nel 2007 il principale partito della sinistra italiana; ma proprio per questo vuole dimostrare che esistono battaglie senza colore politico. Politica, che lui chiama, con marcato accento romano, la sua “passionaccia”. Parliamo naturalmente di Mario Adinolfi, l’autore del libro “Voglio la mamma”. Una personalità forte che ha scritto un libro altrettanto forte, libro che sembra scritto giorno per giorno, tra le mura domestiche; e nel quale lo stesso autore non trascura di raccontare anche dettagli della propria vita familiare: “Ma quando stanno male, quando la febbre sale e magari non è solo quella del termometro, quando la fame dell’infante quasi inconsapevole si fa pianto, quando l’adolescente ha pe-
È
Mario Adinolfi.
na magari d’amore, dicendolo a parole o con un vagito le mie figlie hanno sempre fatto capire il concetto decisivo: “voglio la mamma”; ed è anche per le sue due figlie Livia e Clara, che ha scritto questo libro, nell’era in cui ai giovani puoi chiedere al massimo di leggere un tweet. Sono tre le verità essenziali di cui Adinolfi vuole occuparsi: la nascita, l’amore e la morte. Quello della difesa dei più deboli, per i quali si è sempre battuto da trent’anni a questa parte, (a partire dalla battaglia contro l’aborto) è un tema da non guardare con distacco perché, come dice Adinolfi, “se le
Contro la legge non si va da nessuna parte Solo ideologia nella scelta di Marino sui “matrimoni gay” LUIGI MURTAS A NOTA DELL' UFFICIO Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana intitolata "il matrimonio in cui crediamo" esprime netto disappunto per la decisione del Sindaco di Roma Ignazio Marino di procedere alla trascrizione di sedici unioni di persone dello stesso sesso nei registri di stato civile del Comune di Roma, sul presupposto della precedente celebrazione come matrimoni in altri Stati che ne prevedono la possibilità. Si tratta di parole del tutto condivisibili non solo sul piano pastorale e antropologico, ma anche su quello giuridico. Il comportamento del primo cittadino della Capitale «suggerisce – afferma la nota dell’Ufficio Comunicazioni della CEI - una equivalenza tra il matrimonio ed altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate. Una tale arbitraria presunzione, messa in scena proprio a
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Roma in questi giorni, non è accettabile. L’augurio è che il rispetto delle persone individuali sia sempre salvaguardato nelle loro legittime attese e nei loro bisogni, senza mai prevaricare il dato della famiglia. La sua originalità non può essere diluita, se ci sta veramente a cuore il “bene comune” che è la differenza, dei generi e delle generazioni. In una parola, se ci preme la famiglia». La nota afferma in particolare che la cerimonia compiuta platealmente da Marino "non è in linea con il nostro sistema giuridico" e non si vede davvero come si possa ritenere diversamente. Il codice civile italiano, disciplinando il matrimonio, ne parla in termini di patto tra un "marito" e una "moglie", termini che non lasciano dubbi sul fatto che davanti all' ufficiale di stato civile debbano presentarsi un maschio e una femmina. Si tratta oltretutto di concetti correlativi: esiste un marito perché c'è una moglie e vice-
IL PORTICO
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il fatto CAGLIARI CAPITALE
Né del Mediterraneo né europea Alla fine ha vinto Matera. Tra Cagliari, Perugia-Assisi, Siena, Lecce, Ravenna l’ha spuntata proprio il capoluogo lucano e nel 2019 sarà la capitale Europea della Cultura. Nonostante l’impegno profuso Cagliari non ce l’ha fatta, e a detta delle opposizioni la Giunta Zedda “Questi due anni sono trascorsi inutilmente a redigere un compito fuori tema”. Un’affermazione fatta da chi per anni ha sbandierato la città come “Capitale del Mediterraneo”, senza che poi il titolo venisse ratificato, suona decisamente strana! Tuttavia la realtà è che i competitor erano decisamente superiori a Cagliari. Chi ha vinto, solo per fare un esempio, vanta nel suo palmares, oltre ai celebri “Sassi”, la location di due film entrati memoria collettiva: “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini e “The Passion” di Mel Gibson. Non che gli altri centri avessero meno titoli. Perugia e Assisi, raccontano la storia del Medioevo italiano, Ravenna quella dell’epoca bizantina in Italia, Lecce l’ellenicità ed il barocco italiano e Siena la storia del rinascimento e quella dei comuni. Cagliari aveva dalla sua l’ambiente e la sua storia di centro nelle vicende dell’unità d’Italia, ma a ben vedere nient’altro. I “Sassi di Matera” godono di grande notorietà internazionale. La necropoli punica di Tuvixeddu è forse maggiormente nota per le beghe giudiziarie. Qualche dubbio dovrebbe cominciare a sorgere in chi continua a predicare il verbo “con la cultura non si mangia”. Il titolo, oltre che a Matera, è stato assegnato anche a Plovdiv, città bulgara. Magra consolazione per i cinque centri italiani esclusi, quindi anche per Cagliari, che saranno capitali della cultura per 20152016. Il sindaco Zedda e l’assessore alla Cultura Puggioni incassata la sconfitta, si sono dichiarati pronti a proseguire nell’operazione di marketing della città in Europa, in tutte le occasioni che si presenteranno. Prima però è necessario rendere fruibile dal punto di vista culturale tutto ciò che si trova in città: residenti e sardi potrebbero prendere maggior consapevolezza di ciò che si possiede. Ad esempio l’Anfiteatro Romano, in cui fanno ancora “bella” mostra di sé le strutture in legno, le “famigerate” tribune utilizzate per i concerti estivi. Il monumento al momento resta clamorosamente chiuso: i tanti turisti che vorrebbero visitarlo si appoggiano alle sbarre di recinzione, dalle quali si intravedono porzioni dell’Anfiteatro. Con quelle piccole vedute di un monumento così importante non si diventa Capitale Europea della Cultura. (rc)
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. Il 19 ottobre la grande gioia per la beatificazione di Giovanni Battista Montini.
Paolo VI ha guidato la barca di Pietro con una fiducia totale nel Signore ROBERTO PIREDDA A DOMENICA DEL Santo Padre è stata segnata in maniera speciale dalla celebrazione della Beatificazione di Paolo VI, posta a chiusura del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia. Nell’omelia della S. Messa Papa Francesco ha richiamato la «testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa» del Beato Paolo VI. Papa Montini « mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore». Nel corso della sua esistenza Paolo VI, come ha mostrato Papa Francesco, «ha saputo davvero dare a Dio quello che è di Dio dedicando tutta la propria vita all’”impegno sacro, solenne e gravissimo: quello di continuare nel tempo e di dilatare sulla terra la missione di Cristo” (Omelia nel Rito di Incoronazione: Insegnamenti I, 1963, p. 26), amando la Chiesa e guidando la Chiesa perché fosse “nello stesso tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza” (Lett. enc. Ecclesiam Suam, Prologo). Nell’omelia della Messa il Papa ha ricordato anche l’importanza dei lavori del Sinodo appena concluso: «Pastori e laici di ogni parte del mondo hanno portato qui a Roma
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Il saluto tra Papa Francesco e Benedetto XVI.
la voce delle loro Chiese particolari per aiutare le famiglie di oggi a camminare sulla via del Vangelo, con lo sguardo fisso su Gesù. È stata una grande esperienza nella quale abbiamo vissuto la sinodalità e la collegialità, e abbiamo sentito la forza dello Spirito Santo che guida e rinnova sempre la Chiesa chiamata, senza indugio, a prendersi cura delle ferite che sanguinano e a riaccendere la speranza per tanta gente senza speranza». All’Angelus il Pontefice ha sottolineato la figura di Papa Montini in collegamento con la Giornata Missionaria Mondiale: «Egli è stato uno strenuo sostenitore della missione ad gentes; ne è testimonianza soprattutto l’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi con la quale ha inteso risvegliare lo slancio e l’impegno per la missione della Chiesa. Questa Esortazione è an-
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
Aprirsi alla novità di Dio I segni dei tempi erché questi dottori della legge non capivano i segni del tempo e chiedevano un segno straordinario (Gesù gliel’ha dato dopo), perché non capivano? Prima di tutto, perché erano chiusi. Erano chiusi nel loro sistema, avevano sistemato la legge benissimo, un capolavoro. Tutti gli ebrei sapevano che cosa si poteva fare, che cosa non si poteva fare, fino a dove si poteva andare. Era tutto sistemato. E loro erano sicuri lì.
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Loro non capivano che Dio è il Dio delle sorprese, che Dio è sempre nuovo; mai rinnega se stesso, mai dice che quello che aveva detto era sbagliato, mai, ma ci sorprende sempre. E loro non capivano e si chiudevano in quel sistema fatto con tanta buona volontà e chiedevano a Gesù: ‘Ma, fai un segno!’. E non capivano i tanti segni che faceva Gesù e che indicavano che il tempo era maturo. Chiusura! Secondo, avevano dimenticato che loro erano un
popolo in cammino. In cammino! E quando ci si incammina, quando uno è in cammino, sempre trova cose nuove, cose che non conosceva. E questo deve farci pensare: io sono attaccato alle mie cose, alle mie idee, chiuso? O sono aperto al Dio delle sorprese? Sono una persona ferma o una persona che cammina? Io credo in Gesù Cristo - in Gesù, quello che ha fatto: è morto, risorto e finita la storia – credo che il cammino vada avanti verso la maturità, verso la manifestazione di gloria del Signore? Io sono capace di capire i segni dei tempi ed essere fedele alla voce del Signore che si manifesta in essi? 13 ottobre 2014 Una fede concreta Gesù condanna questa spiritualità della cosmetica, apparire buoni, belli, ma la verità di dentro è un’altra cosa! Gesù condanna le persone di buone maniere ma di cattive abitudini, quelle abitudini che non si vedono ma si fanno di nascosto. Ma l’apparenza è giusta: questa gente alla quale piaceva passeggiare nelle
cora attuale, conserva tutta la sua attualità». Il giorno prima, nel discorso a conclusione dei lavori sinodali, Papa Francesco aveva richiamato l’impegno di coniugare l’annuncio della verità del matrimonio e della famiglia con l’attenzione pastorale da rivolgere anche alle situazioni più distanti dall’insegnamento della Chiesa. Non si devono mai mettere «in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l'indissolubilità, l'unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l'apertura alla vita». La Chiesa, spiega sempre Papa Francesco, «ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a
piazze, farsi vedere pregando, ‘truccarsi’ con un po’ di debolezza quando digiunava… Perché il Signore è così? Vedete che sono due gli aggettivi che usa qui, ma collegati: avidità e cattiveria. Quello che vale è la fede. Quale fede? Quella che si ‘rende operosa per mezzo della carità […]Gesù ci consiglia questo: ‘Non suonare la tromba’. Il secondo consiglio: ‘Non dare soltanto quello che avanza’. E ci parla di quella vecchietta che ha dato tutto quello che aveva per vivere. E loda quella donna per aver fatto questo. 14 ottobre 2014 La preghiera di lode Noi sappiamo pregare benissimo quanto chiediamo cose, anche quando ringraziamo il Signore, ma la preghiera di lode è un po’ più difficile per noi: non è tanto abituale lodare il Signore. E questo lo possiamo sentire meglio quando noi facciamo memoria delle cose che il Signore ha fatto nella nostra vita: ‘In Lui - in Cristo - ci ha scelti prima della creazione del mondo’. Benedetto sei Signore, perché tu mi ha scelto! E’ la gioia di una vicinanza paterna e tenera. 15 ottobre 2014
incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste». In settimana, all’Udienza generale, il Santo Padre si è soffermato sulla speranza cristiana nel destino finale: «La speranza cristiana non è semplicemente un desiderio, un auspicio, non è ottimismo: per un cristiano, la speranza è attesa, attesa fervente, appassionata del compimento ultimo e definitivo di un mistero, il mistero dell’amore di Dio, nel quale siamo rinati e già viviamo. Ed è attesa di qualcuno che sta per arrivare: è il Cristo Signore che si fa sempre più vicino a noi, giorno dopo giorno, e che viene a introdurci finalmente nella pienezza della sua comunione e della sua pace». Durante la settimana è stato diffuso il Messaggio di Papa Francesco alla Federazione Universitari Cattolici Italiani, riuniti in un Congresso straordinario in occasione della Beatificazione di Paolo VI. A loro ha consegnato tre parole chiave: studium, ricerca e frontiera, esortandoli ad essere «terreno fertile in cammino con l'umanità, siate rinnovamento nella cultura, nella società e nella Chiesa». Nei giorni scorsi è stato diffuso anche il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale dell’alimentazione che avrà per tema Agricoltura familiare: “Nutrire il mondo, preservare il pianeta”.
Il dono dello Spirito “La nostra identità è proprio questo sigillo, questa forza dello Spirito Santo, che tutti noi abbiamo ricevuto nel Battesimo. E lo Spirito Santo ha sigillato il nostro cuore e, di più, cammina con noi. Questo Spirito, che era stato promesso – Gesù lo aveva promesso – questo Spirito non solo ci dà l’identità, ma, anche, è caparra della nostra eredità. Con Lui il Cielo incomincia. Noi stiamo proprio vivendo questo Cielo, questa eternità, perché siamo stati sigillati dallo Spirito Santo, che proprio è l’inizio del Cielo: era la caparra; l’abbiamo in mano. Noi abbiamo il Cielo in mano con questo sigillo”. 17 ottobre 2014
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
pietre EMIRATI ARABI
Centro parrocchiale a Abu Dhabi Un nuovo Centro parrocchiale della parrocchia di San Giuseppe, a Abu Dhabi è stato inaugurato nei giorni scorsi, alla presenza del Consigliere per le questioni religiose del Ministero degli affari presidenziali. Nel saluto rivolto agli ospiti, il Vescovo Paul Hinder, OFM Cap, Vicario apostolico dell'Arabia del Sud, ha espresso gratitudine al governo per aver concesso i permessi richiesti e aver avallato il completamento dell'opera al servizio della comunità cattolica locale, formata da immigrati provenienti da vari Paesi IN CAMERUN
Solo la Chiesa assiste gli sfollati Nel nord del Camerun è in corso una guerra silenziosa o poco conosciuta che però ha pesanti conseguenze sul piano umanitario. Fabio Mussi, missionario del Pime, alla guida della Caritas di Yagoua, che opera nell’estremo nord del Camerun, al confine con la Nigeria e il Ciad, racconta come si verificano continue incursioni del gruppo nigeriano Boko Haram. Solo nella zona dell’estremo nord del Camerun ci sono 40.000 tra sfollati interni camerunesi e rifugiati nigeriani. Più a sud questa cifra va raddoppiata” spiega il missionario. La Chiesa è l’unica istituzione rimasta ad offrire aiuto umanitario a profughi e rifugiati. Le organizzazioni internazionali si sono ritirate per questioni di sicurezza. La Chiesa in Camerun sta inviando alimenti e si prepara a scavare pozzi nelle aree dove le autorità decideranno di costruire i campi di accoglienza. INDIA
I Gesuiti a favore delle minoranze Un forte appello al governo centrale e ai governi dei diversi stati indiani perché adottino “misure urgenti per porre fine alla campagna orchestrata e motivata da odio e violenza contro le minoranze religiose, che ha un impatto negativo sull’armonia sociale in molte città e villaggi, in numerose aree del paese” è quanto chiedono i gesuiti indiani. Nel testo dell’appello si ricorda come “il sostegno palese da parte dei leader politici a gruppi radicali ed estremisti indù ha innescato la violenza in molti luoghi. I mass-media hanno registrato oltre 600 casi di violenza contro le minoranze tra maggio e settembre del 2014 mentre i colpevoli restano impuniti. L’impunità incoraggia ulteriormente gli estremisti che agiscono al di fuori della legge, mentre la società civile chiede da tempo alle massime autorità politiche di fermare quanti creano disarmonia e polarizzano la società.
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DEL SINODO
IL PORTICO
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Sinodo dei Vescovi/1. Alcuni passaggi della “Relatio Synodi” a conclusione dei lavori sulla realtà familiare.
Il Sinodo dei Padri è davvero vicino alle gioie e alle sofferenze delle famiglie del mondo Il testo costituisce uno strumento di lavoro per le Chiese locali in vista del Sinodo ordinario dell’ottobre 2015 l Sinodo dei Vescovi riunito intorno al Papa rivolge il suo pensiero a tutte le famiglie del mondo con le loro gioie, le loro fatiche, le loro speranze. In particolare sente il dovere di ringraziare il Signore per la generosa fedeltà con cui tante famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione. Lo fanno con gioia e con fede anche quando il cammino familiare le pone dinanzi a ostacoli, incomprensioni e sofferenze. A queste famiglie va l’apprezzamento, il ringraziamento e l’incoraggiamento di tutta la Chiesa e di questo Sinodo.
glia si riscopra come soggetto imprescindibile per l’evangelizzazione. Il pensiero va alla testimonianza missionaria di tante famiglie.
2. Grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite, la famiglia è veramente "scuola di umanità" (cf. Gaudium et Spes, 52), di cui si avverte fortemente il bisogno. Nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei vari contesti del "villaggio globale", il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda il "Vangelo della famiglia" che le è stato affidato con la rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo e ininterrottamente insegnato dai Padri, dai Maestri della spiritualità e dal Magistero della Chiesa. La famiglia assume per la Chiesa un’importanza del tutto particolare e nel momento in cui tutti i credenti sono invitati a uscire da se stessi è necessario che la fami-
L’ascolto: il contesto e le sfide sulla famiglia Il contesto socio-culturale 5. Fedeli all’insegnamento di Cristo guardiamo alla realtà della famiglia oggi in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre. Pensiamo ai genitori, ai nonni, ai fratelli e alle sorelle, ai parenti prossimi e lontani, e al legame tra due famiglie che tesse ogni matrimonio. Il cambiamento antropologico-culturale influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato. Vanno sottolineati prima di tutto gli aspetti positivi: la più grande libertà di espressione e il migliore riconoscimento dei diritti della donna e dei bambini, almeno in alcune regioni. Ma, d’altra parte, bisogna egualmente considerare il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami fami-
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liari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un'isola, facendo prevalere, in certi casi, l'idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto. A ciò si aggiunge anche la crisi della fede che ha toccato tanti cattolici e che spesso è all’origine delle crisi del matrimonio e della famiglia. La rilevanza della vita affettiva 10. Nel mondo attuale non mancano tendenze culturali che sembrano imporre una affettività senza limiti di cui si vogliono esplorare tutti i versanti, anche quelli più complessi. Di fatto, la questione della fragilità affettiva è di grande attualità: una affettività narcisistica, instabile e mutevole che non aiuta sempre i soggetti a raggiungere una maggiore maturità. Preoccupa una certa diffusione della pornografia e della commercializzazione del corpo, favorita anche da un uso distorto di internet e va denunciata la situazione di quelle persone che sono obbligate a praticare la prostituzione. In questo contesto, le coppie sono talvolta incerte, esitanti e faticano a trovare i modi per crescere. Molti sono quelli che tendono a restare negli stadi primari della vita emozionale e sessuale. La crisi della coppia destabilizza la famiglia e può arrivare attraverso le separazioni e i divorzi a produrre serie conseguenze sugli adulti, i figli e la società, indebolendo l’individuo e i legami sociali. Anche il calo demografico, dovuto ad una mentalità antinatalista e promosso dalle politiche mondiali di salute riproduttiva, non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire. Lo sviluppo delle biotecnologie
ha avuto anch’esso un forte impatto sulla natalità. Lo sguardo su Cristo: il Vangelo della famiglia Lo sguardo su Gesù e la pedagogia divina nella storia della salvezza 12. Al fine di «verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto [...]. Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate» (Papa Francesco, Discorso del 4 ottobre 2014). Gesù ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e tenerezza, accompagnando i loro passi con verità, pazienza e misericordia, nell’annunciare le esigenze del Regno di Dio. 16. Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cf. Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (cf. Ef 5,2132), restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. L'alleanza sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia della salvezza, riceve la piena rivelazione del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia necessaria per testimoniare l'amore di Dio e vivere la vita di comunione. Il Vangelo della famiglia attraversa la storia del mondo sin dalla creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1, 26-27) fino al compimento del mistero dell’Alleanza in Cristo alla fine dei secoli con le nozze dell’Agnello (cf. Ap 19,9; Giovanni Paolo II, Catechesi sull'amore umano).
L’indissolubilità del matrimonio e la gioia del vivere insieme 21. Il dono reciproco costitutivo del matrimonio sacramentale è radicato nella grazia del battesimo che stabilisce l’alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento. Dio consacra l’amore degli sposi e ne conferma l’indissolubilità, offrendo loro l’aiuto per vivere la fedeltà, l’integrazione reciproca e l’apertura alla vita. Pertanto, lo sguardo della Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera che volge anch’essa lo sguardo verso Gesù. Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili 23. Con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre […] Il Vangelo della famiglia, nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inariditi e necessitano di non essere trascurati. 25. In ordine ad un approccio pastorale verso le persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati, o che semplicemente convivono, compete alla Chiesa rivelare loro la divina pedagogia della grazia nelle loro vite e aiutarle a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro. Seguendo lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cf. Gv 1,9; Gaudium et Spes, 22) la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi cura con amore l’uno dell’altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano. 27. In tal senso, una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze. (segue a pagina 6)
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IL PORTICO
IL PORTICO DEL SINODO
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
Sinodo dei Vescovi/2. Alcuni passaggi della “Relatio Synodi” a conclusione dei lavori sulla realtà familiare.
La Chiesa si apre alla conversione missionaria per annunciare a tutti il Vangelo della famiglia
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mote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).
uando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è onnotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Molto spesso invece la convivenza si stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza alcuna intenzione di stabilire un rapporto istituzionale. Il confronto: prospettive pastorali Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti 31. Decisivo sarà porre in risalto il primato della grazia, e quindi le possibilità che lo Spirito dona nel sacramento. Si tratta di far sperimentare che il Vangelo della famiglia è gioia che «riempie il cuore e la vita intera», perché in Cristo siamo «liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento» (Evangelii Gaudium, 1). Alla luce della parabola del seminatore (cf. Mt 13,3), il nostro compito è di cooperare nella semina: il resto è opera di Dio. Non bisogna neppure dimenticare che la Chiesa che predica sulla famiglia è segno di contraddizione. 32. Per questo si richiede a tutta la Chiesa una conversione missionaria: è necessario non fermarsi ad un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone. Non va mai dimenticato che la crisi della fede ha comportato una crisi del matrimonio e della famiglia e, come conseguenza, si è interrotta spesso la trasmissione della stessa fede dai genitori ai figli. Dinanzi ad una fede forte l’imposizione di alcune prospettive culturali che indeboliscono la famiglia e il matrimonio non ha incidenza.
Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio 39. La complessa realtà sociale e le sfide che la famiglia oggi è chiamata ad affrontare richiedono un impegno maggiore di tutta la comunità cristiana per la preparazione dei nubendi al matrimonio. È necessario ricordare l’importanza delle virtù. Tra esse la castità risulta condizione preziosa per la crescita genuina dell’amore interpersonale. Riguardo a questa necessità i Padri sinodali sono stati concordi nel sottolineare l’esigenza di un maggiore coinvolgimento dell’intera comunità privilegiando la testimonianza delle stesse famiglie, oltre che di un radicamento della preparazione al matrimonio nel cammino di iniziazione cristiana, sottolineando il nesso del matrimonio con il battesimo e gli altri sacramenti. Si è
parimenti evidenziata la necessità di programmi specifici per la preparazione prossima al matrimonio che siano vera esperienza di partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i diversi aspetti della vita familiare. Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze 41. Mentre continua ad annunciare e promuovere il matrimonio cristiano, il Sinodo incoraggia anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà. È importante entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza. I pastori devono identificare elementi che possono favorire l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale. Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze. Occorre che nella proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso. Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali) 47. Un particolare discernimento è indispensabile per accompagnare pastoralmente i separati, i divorziati, gli abbandonati. Va accolta e valorizzata soprattutto la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione, il divorzio o l’abbandono, oppure sono stati costretti dai maltrattamenti del co-
niuge a rompere la convivenza. Il perdono per l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Di qui la necessità di una pastorale della riconciliazione e della mediazione attraverso anche centri di ascolto specializzati da stabilire nelle diocesi. Parimenti va sempre sottolineato che è indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso vittime innocenti della situazione. Essi non possono essere un "oggetto" da contendersi e vanno cercate le forme migliori perché possano superare il trauma della scissione familiare e crescere in maniera il più possibile serena. In ogni caso la Chiesa dovrà sempre mettere in rilievo l’ingiustizia che deriva molto spesso dalla situazione di divorzio. Speciale attenzione va data all’accompagnamento delle famiglie monoparentali, in maniera particolare vanno aiutate le donne che devono portare da sole la responsabilità della casa e l’educazione dei figli. L’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale 55. Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure re-
La trasmissione della vita e la sfida della denatalità 57. Non è difficile constatare il diffondersi di una mentalità che riduce la generazione della vita a una variabile della progettazione individuale o di coppia. I fattori di ordine economico esercitano un peso talvolta determinante contribuendo al forte calo della natalità che indebolisce il tessuto sociale, compromette il rapporto tra le generazioni e rende più incerto lo sguardo sul futuro. L’apertura alla vita è esigenza intrinseca dell'amore coniugale. In questa luce, la Chiesa sostiene le famiglie che accolgono, educano e circondano del loro affetto i figli diversamente abili. La sfida dell'educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione 60. Una delle sfide fondamentali di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è sicuramente quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà culturale attuale e della grande influenza dei media. Vanno tenute in debito conto le esigenze e le attese di famiglie capaci di essere nella vita quotidiana, luoghi di crescita, di concreta ed essenziale trasmissione delle virtù che danno forma all'esistenza. Ciò indica che i genitori possano scegliere liberalmente il tipo dell’educazione da dare ai figli secondo le loro convinzioni.
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Luoghi urbani. Il vivace dibattito sul futuro dello storico carcere del capoluogo sardo.
Buoncammino, uno spazio prezioso da restituire ai cittadini cagliaritani Voci bipartisan si sono levate contro l’ipotesi di trasferire da Quartucciu il carcere minorile FRANCESCO ARESU L CARCERE MINORILE a Buoncammino? No, grazie. La voce si è sparsa in fretta in città, provocando ipotesi e polemiche, tanto a livello istituzionale quanto nei discorsi dei cittadini. Cosa fare del vecchio carcere? Le idee non mancano. C’è chi lo immagina come area museale, altri come residenza turistica o studentato, fino alla possibilità di destinarne una parte all’housing sociale, tema molto dibattuto in Consiglio comunale. Ma tutti, o quasi, vogliono che sia uno spazio donato dallo Stato alla città di Cagliari. Con il prossimo trasferimento dei detenuti nella nuova struttura carceraria di Uta (previsto a novembre), in città è di stretta attualità il problema della nuova “destinazione d’uso di Buoncammino. Con il timore che parte dell’edificio sia utilizzata dallo Stato come carcere minorile, dato che l’attuale struttura di Quartucciu – in ballottaggio con la Scuola di Polizia Penitenziaria di Monastir – potrebbe
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essere scelta come nuovo Centro di primo soccorso e accoglienza e per richiedenti asilo (Cpsa-Cara) al posto di Elmas, prossimo alla chiusura. Nel 2015 l’area militare dove sono ospitate circa 300 persone passerà alla Sogaer, con il conseguente spostamento dei migranti. Il tutto unito all’ipotesi che sul colle siano trasferiti gli uffici del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, attualmente siti (in affitto) in via Tuveri. Immediata la levata di scudi bipartisan da parte della politica. Così Massimo Zedda, sindaco di Cagliari: «Non sono d'accordo con il trasferimento del carcere minorile
a Buoncammino. È una scusa – scrive il Primo cittadino sulla propria pagina Facebook – per trasferire lì uffici pubblici e altri uffici dello Stato. Nel carcere minorile di Quartucciu ci sono meno di 10 detenuti che potrebbero essere ospitati in una comunità di recupero». Per Zedda la struttura «dovrà essere a disposizione della città e delle esigenze dei cittadini e della popolazione studentesca». Un utilizzo drasticamente opposto a quello per cui l’edificio è stato progettato, non più sede di restrizione ma di cultura, specie grazie al legame con l’Università. «La struttura ha una funzione baricentrica rispetto a
La rassegna teatrale “Famiglie d’arte” La proposta della compagnia di Gianluca Medas MATTEO MAZZUZZI
compie vent’anni. E festeggia sfogliando l’album dei ricordi per proporre una rilettura di alcuni classici dell’opera lirica, della letteratura romantica e del teatro di tradizione. Si rinnova cosi la rassegna più longeva della compagnia Figli d’Arte Medas, intitolata quest’anno “Re-Opera”. L’orizzonte poetico è infatti quello della trasformazione e della riscrittura che collega autori, testi e musiche molto eterogenei tra loro: «Leggere le opere e rivisitarle è un esercizio di possesso - spiega Gianluca Medas, direttore artistico della compagnia - e aiuta a non subirle passivamente». L’obiettivo è chiaro: non frammentare la cultura popolare tra opere relegate a un passato sacro, im-
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AMIGLIE
D’ARTE
mobile e lontano e opere appartenenti a un presente instabile e infermo. Il programma. Il cartellone di Famiglie d’Arte 2014 presenta sei spettacoli per un totale di undici appuntamenti che si terranno tra il Teatro Fratelli Medas di Piazza Municipio 1 a Guasila e il Teatro Sant’Eulalia di vico del Collegio 2 a Cagliari. Giovedì 23 ottobre a Guasila la rilettura dark del “Rigoletto” di Francesco Maria Piave e Giuseppe Verdi, adattato in versione audiodramma da Gianluca Medas. Replica il giorno dopo a Cagliari. Doppio appuntamento anche per la rivisitazione rock del fumetto “The Crow” di James O’Barr, Lo spettacolo, intitolato “Fuoco e Fiamme”, andrà in scena giovedì 30 e venerdì 31 ottobre rispettivamente a Guasila e a Cagliari. Giovedì 6 novembre sarà
Gianluca Medas e Andrea Congia.
invece “Soundwall”, la performance audio/video live dell’Associazione Spaziomusica, ad animare la serata guasilese. Quarto appuntamento “Dracula”, opera rock tratta dal testo di Bram Stoker. Due gli appuntamenti in programma: giovedì 13 novembre a Guasila e venerdì 14 novembre 2014 a Cagliari. Il cartellone della manifestazione proseguirà giovedì 20 novembre a Guasila e venerdì 21 novembre a Cagliari con la seconda rilettura di un’opera lirica: in scena ci sarà infatti l’a-
molte sedi dell'Ateneo di Cagliari e in questo senso potrebbe svolgere una funzione importante anche per l'Università. Siamo pronti – ha concluso Zedda – a coinvolgere direttamente il presidente del Consiglio Renzi». Fermamente contrario anche l’ex Presidente della Regione Ugo Cappellacci: «Tutta la politica sarda deve opporsi al trasferimento del carcere minorile a Buoncammino, il colle deve essere restituito alla città. La storia di Buoncammino come struttura detentiva – ha affermato il consigliere regionale di Forza Italia – si deve considerare conclusa e la struttura deve essere resa fruibile per la cittadinanza. Lo Stato centrale non può giocare a Monopoli sul nostro territorio, pensando di disporne a suo piacimento e senza consultare Comune e Regione». Per Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori, il carcere di Buoncammino deve diventare proprietà della Regione: «Lo Statuto sardo parla chiaro: l’articolo 14 impone che la Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e demaniali. I beni restano di competenza statale finché vengono utilizzati per quella finalità. Chiuso il carcere – le parole del consigliere regionale – l’edificio deve necessariamente passare alla Regione. A quel punto potrà finalmente essere donato a Cagliari e a tutta la Sardegna».
dattamento di Gianluca e Noemi Medas de “La Traviata” di Francesco Maria Piave e Giuseppe Verdi, presentato al pubblico in versione spettacolo di narrazione con canti e musiche. La rassegna si concluderà poi con “Ziu Paddori”, adattamento di Gianluca Medas del lavoro di Efisio Vincenzo Melis. Anche qui, doppio appuntamento: giovedì 27 novembre al Teatro Fratelli Medas di Guasila e venerdì 28 novembre al Teatro Sant’Eulalia di Cagliari. Gli artisti. Il cast artistico presenta nomi di prim’ordine del panorama regionale. Oltre all’attore Gianluca Medas e ad Andrea Congia, chitarrista, compositore e ideatore dei progetti musicali, saranno infatti presenti Noemi Medas, attrice e figlia d’arte, la violista Chiara Moccia e Marco Ferrazza e Roberto Zanata, compositori di musica elettronica. Previsto anche l’apporto di alcune formazioni musicali quali Death Electronics, progetto musicale elettroacustico le band rock progressive Skull Cowboys e Hellequin, e la Grande Madre Band, compagine musicale che coniuga l’assetto di impronta occidentale con gli strumenti tradizionali sardi.
IL PORTICO
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brevi DAL 13 NOVEMBRE
46a edizione del TLC diocesano Inizia giovedì 13 novembre, per concludersi domenica 16 novembre, la 46esima edizione del TLC Spirituale, organizzata quest'anno a Solanas nella casa San Domenico Savio dei Salesiani. L’appuntamento offre ai giovani l’opportunità di vivere un’esperienza di condivisione e di approfondimento di fede e di competenze. IL 9 NOVEMBRE
Incontro per formatori di catecumeni Il Settore Catecumenato dell’Ufficio Catechistico Diocesano ha organizzato incontro formativo per “accompagnatori” dei catecumeni e i catechisti impegnati nel completamento dell’IC dei giovani e degli adulti, guidato da don Paolo Sartor, nuovo Direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale e per anni incaricato del Settore Catecumenato nel medesimo ufficio. L’incontro si terrà domenica, 9 novembre dalle 16.30 alle 18.30 a Cagliari, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. In quell’occasione s’inizierà ad illustrare il documento, in preparazione, con le Indicazioni diocesane relative a: Catecumenato; Completamento dell’Iniziazione Cristiana per adulti e giovani; Iniziazione Cristiana dei fanciulli e ragazzi 7-14 anni. Per motivi organizzativi è necessario comunicare la propria adesione all’incontro entro il 4 novembre. Per iscrizioni e informazioni, tel. 07052843216; cell. 3661504634, www.ufficiocatechisticocagliari.it, uffcatechistico@diocesidicagliari.it. UFFICIO CATECHISTICO
Formazione animatori biblici e catechisti Prendi e leggi. La Parola di Dio per la nostra vita» è il titolo del percorso formativo per animatori biblici e catechisti promosso dal “Settore apostolato biblico” dell’Ufficio catechistico diocesano.
È necessaria l’iscrizione entro il 25 ottobre e comprende la quota di euro 5 a sostegno delle spese per l’iniziativa. Per iscrizioni e informazioni tel. 07052843216; cell. 3661504634, www.ufficiocatechisticocagliari.it, uffcatechistico@diocesidicagliari.it.
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IL PORTICO DE
IL PORTICO
XXX DOMENICA DEL T. O. (ANNO A)
dal Vangelo secondo Matteo
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n quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Amerai il tuo pros
Mt 22,34-40 MICHELE ANTONIO CORONA
il portico della fede
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questi due precetti è appesa tutta la Scrittura”, in questo modo potremmo plasticamente tradurre l’ultimo versetto del vangelo domenicale. ‘Appesi’ proprio come dei panni alla fune attraverso le mollette. Senza queste ultime nulla potrebbe stare in verticale. Tutto cade senza un elemento che leghi. Gesù offre la chiave di lettura per intravedere il sentiero maestro nella foresta della Legge mosaica. Il brano del vangelo è la seconda delle questioni poste a Gesù dai farisei per farlo cadere in trappola. In mezzo ad esse – taciuto dalla liturgia domenicale – troviamo la polemica maliziosa dei sadducei sulla risurrezione. Matteo evidenzia come Gesù non possa essere catalogato con nessuno dei gruppi giudaici e che le rispettive posizioni siano fiondate su presupposti parziali e faziosi. I farisei, hanno intenzione di porre a Gesù una delle questioni più spinose del giudaismo e del successivo rabbinismo. In una giungla di 365
divieti (come i giorni dell’anno) e 248 precetti (come le parti del corpo secondo la loro anatomia) il desiderio è trovare un principio che li unifichi, li riassuma, li vivifichi e li racchiuda. I vari maestri di Israele si trovarono davanti a questa problematica e fornirono risposte bibliche, non in contrasto con il responso di Gesù (ad esempio: rabbi Hillel con Tb 4,15; rabbi Shammai con Pr 3,6). Il fariseo chiede al Maestro di Galileo un solo comandamento fondamentale che desidera canonizzare come unico paradigma della Legge. È insita nell’uomo la tentazione di semplicizzare, di uniformare, di schematizzare fino a ridurre tutto all’uno. La normativa ebraica si era eccessivamente spezzettata fino ai già citati 613 precetti. Gesù mostra di non subire seduzione da questa uniformità spersonalizzante, ma unisce abilmente e sapientemente due precetti attraverso il ‘minimo comune multiplo’ dell’amore: Dt 6,4-5 e Lv 19,18. Il primo è la notissima preghiera quotidiana dello Shemaʿ, recitata
personalmente da ogni ebreo almeno una volta al giorno e immancabile perno della preghiera comunitaria nel sabato. Amare Dio totalmente e in tutti gli ambiti della propria vita è il più grande dei precetti. Non è solo un amore mentale o solo sentimentale o solo pragmatico. Questi ambiti devono essere conciliati (non uniformati!) nella vita personale e vissuti a livello concreto-esistenziale. Non si menziona la preghiera sabbatica, la pia pratica, la meditazione costante della Legge, ma è l’amore ad essere pennellato. Paolo gli farà eco affermando che “pieno compimento della Legge è l’amore” (Rm 13,10). Nella risposta Gesù fa un’ulteriore sintesi del passo di Deuteronomio distillando – come una buona grappa – l’amore dall’ascolto, dal servizio, dalla scrittura, dal legamento e dal camminare. L’amore verso Dio è il gancio con cui si innesta ogni altro ambito di vita. Senza questo trait d’union esistenziale tutto il resto risulta compulsività auto-appagante. Ma a questo
grande precetto, Gesù ne ‘appende’ un secondo che diventa l’altro pilastro della grande costruzione della Legge vissuta dalla persona. Il Maestro presenta un vero binario come pista di vita per evitare che la ‘locomotiva esistenziale’ si inclini troppo su un lato, perdendo il gusto di una vita equilibrata con lo sguardo che si muova tra Dio e i fratelli. Anche del secondo passo veterotestamentario Gesù ne trae solo un frammento e lo filtra abilmente “ama il prossimo tuo come te stesso”. Il verbo greco è al futuro, forse per tradurre la forma ebraica che non vuole, tuttavia, indicare il tempo del verbo ma la modalità (“puoi, devi, vuoi amare”). Alla persona è affidato il compito, la vocazione, la responsabilità di amare. È possibile ordinare a qualcuno di amare? L’amore vero può nascere dalla costrizione? Gesù mostra come il modo di comandare di Dio sia singolare: parte e si incentra sull’ambito meno obbligatorio dell’esistenza. Dio invita ad amare, ad amarlo, ad amarci.
LA GIOIA DI PROMUOVERE IL BENE COMUNE “Abbiamo parlato molto della gioia e dell’amore, ma la Parola di Dio menziona anche il frutto della pace (Gal 5,22)…La pace sociale non può essere intesa come irenismo o come mera assenza della violenza ottenuta mediante l’imposizione di una parte sopra le altre” (218). Ma tutto questo non si può costruire teoricamente “a tavolino”, bensì è l’effetto di un impegno concreto nel sociale: i cristiani sono chiamati in prima persona ad occuparsene, pertanto non possono mai stare tranquilli ogni qualvolta viene calpestata la dignità della persona umana o vengono violati i diritti umani. Nell’Esortazione si ricorda che “l’essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è un’obbligazione morale”! Pertanto non vi può essere cristiano che possa dire, io non c’entro niente: esercito i miei diritti e eseguo i miei doveri! Papa Francesco afferma che il cristiano non può non co-
noscere le linee fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa che costituisce “il primo e fondamentale parametro di riferimento per l’interpretazione e la valutazione dei fenomeni sociali” alla luce del Vangelo. Dunque noi, che dichiariamo di essere cristiani, non abbiamo da inventarci niente, se non in modo creativo e dinamico lasciarci guidare dagli insegnamenti autorevoli della Chiesa, madre e “maestra di umanità”, che nel corso dei secoli ha ricolmato l’umanità dei suoi servizi imparando ogni giorno “a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia” (220). È scontato che tutto ciò non si ottiene solo con il pensiero, è necessario e urgente un laborioso, faticoso e non agevole cammino perché l’ideale, o per dirla con Papa Francesco, “la pienezza” non venga offuscata dal fatto che per ottenerla sia necessario “il tempo” nel senso ampio del termine; dunque non il volere tutto e subito, ma passo dopo passo, con pazienza, una pazienza che è “tensione” verso la luce
del futuro che apre alla speranza e fa “camminare”. Perché dice papa Francesco, “il tempo è superiore allo spazio”: da questo scaturisce “il principio di lavorare a lunga scadenza”, assumendo l’impegno di iniziare “i processi più che possedere gli spazi” e certamente sarà importante, verificare di volta in volta fin dove siano arrivati i processi e quale coinvolgimento personale ha comportato per dare, così, senso anche alla propria esistenza ed al proprio operato nel contingente storico che ci è dato di vivere. Questo criterio utile all’evangelizzazione viene in qualche modo paragonato alla logica della parabola del grano e della zizzania: essi crescono insieme, ma “la bontà del grano che si manifesta con il tempo”, vince sul male provocato dalla zizzania. I cristiani, dunque si impegnino perché il loro agire sia dinamico e capace di fruttificare “in importanti avvenimenti storici”. di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
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L’Instrumentum laboris del Sinodo sulla famiglia/12
simo...
Problemi attuali delle famiglie
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RISCRITTURE
LASCIARSI TOCCARE DAL SIGNORE L’Evangelista Matteo racconta che i farisei, dopo che Gesù ebbe risposto ai sadducei chiudendo loro la bocca, si riunirono per metterlo alla prova (cfr 22,34-35). Uno di questi interlocutori, un dottore della legge, gli chiese: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?” (v. 36). Alla domanda, volutamente insidiosa, Gesù risponde con assoluta semplicità: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento» (vv. 37-38). In effetti, l’esigenza principale per ognuno di noi è che Dio sia presente nella nostra vita. Egli deve, come dice la Scrittura, penetrare tutti gli strati del nostro essere e riempirli completamente: il cuore deve sapere di Lui e lasciarsi toccare da Lui; e così an-
che l’anima, le energie del nostro volere e decidere, come pure l’intelligenza e il pensiero. E’ un poter dire come san Paolo: “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Subito dopo, Gesù aggiunge qualcosa che, in verità, non era stato richiesto dal dottore della legge: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (v. 39). Dichiarando che il secondo comandamento è simile al primo, Gesù lascia intendere che la carità verso il prossimo è importante quanto l’amore a Dio. Infatti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo l’amore di Dio è l’amore dei fratelli. Benedetto XVI - Omelia 23 ottobre 2011
elle risposte al questionario è unanime il riferimento all’impatto dell’attività lavorativa sugli equilibri familiari. In primo luogo, si registra la difficoltà di organizzare la vita familiare comune nel contesto di una incidenza dominante del lavoro, che esige dalla famiglia sempre più flessibilità. I ritmi di lavoro sono intensi e in certi casi estenuanti; gli orari spesso troppo lunghi, talvolta si estendono anche alla domenica: tutto questo ostacola la possibilità di stare insieme. A causa di una vita sempre più convulsa, i momenti di pace ed intimità familiare diventano rari. In alcune aree geografiche, viene evidenziato il prezzo pagato dalla famiglia alla crescita e allo sviluppo economico, cui si aggiunge la ripercussione ben più vasta degli effetti prodotti dalla crisi economica e dall’instabilità del mercato del lavoro. La crescente precarietà lavorativa, unitamente alla crescita della disoccupazione e alla conseguente necessità di spostamenti sempre più lunghi per lavorare, hanno ricadute pesanti sulla vita familiare, producendo tra l’altro un allentamento delle relazioni, un progressivo isolamento delle persone con conseguente crescita di ansia. 71. In dialogo con lo Stato e gli enti pubblici preposti, ci si aspetta da parte della Chiesa un’azione di concreto sostegno per un dignitoso impiego, per giusti salari, per una politica fiscale a favore della famiglia, così come l’attivazione di un aiuto per le famiglie e per i figli. Si segnala, in proposito, la frequente mancanza di leggi che tutelino la famiglia nell’ambito del lavoro e, in particolare, la donna-madre lavoratrice. Si constata inoltre che l’area del sostegno e dell’impegno civile a favore delle famiglie è un ambito in cui l’azione comune, così come la creazione di reti con organizzazioni che perseguono simili obiettivi, è consigliabile e fruttuosa. 72. In relazione all’ambito lavorativo, viene sottolineata anche l’incidenza che la migrazione produce sul tessuto familiare: per far fronte ai problemi di sussistenza, padri e, in misura crescente, madri si vedono costretti ad abbandonare la famiglia per motivi lavorativi. La lontananza di un genitore ha conseguenze gravi sia sugli equilibri familiari che sul-
l’educazione dei figli. 73. Nelle risposte e nelle osservazioni, ricorrente e diffuso è il riferimento alle ristrettezze economiche che attanagliano le famiglie, così come alla mancanza di mezzi materiali, alla povertà e alla lotta per la sussistenza. Si tratta di un fenomeno esteso, che non coinvolge solo i Paesi in via di sviluppo, ma è menzionato con insistenza anche in Europa e in America del Nord. Si constata come nei casi di povertà estrema e crescente, la famiglia si trovi a lottare per la sussistenza, nella quale concentra la maggior parte delle sue energie. Alcune osservazioni chiedono una forte parola profetica della Chiesa in relazione alla povertà, che mette duramente alla prova la vita familiare. Una Chiesa “povera e per i poveri”, si afferma, non dovrebbe mancare di far sentire alta la sua voce in questo ambito. 74. Tra le varie pressioni culturali sulla famiglia si menzionano, in maniera costante, anche il consumismo, che ricade pesantemente sulla qualità delle relazioni familiari, centrate sempre di più sull’avere anziché sull’essere. La mentalità consumistica è menzionata, in particolare in Europa, anche in riferimento al “figlio ad ogni costo” ed ai conseguenti metodi di procreazione artificiale. Inoltre, si richiamano il carrierismo e la competitività come situazioni critiche che influenzano la vita familiare. Si sottolinea, soprattutto in Occidente, una privatizzazione della vita, della fede e dell’etica: alla coscienza e alla libertà individuale si conferisce il ruolo di istanza valoriale assoluta, che determina il bene e il male. Inoltre, si ricorda l’influsso di una cultura “sensoriale” e dell’effimero. A questo proposito, si ricordano le espressioni di Papa Francesco sulla cultura del provvisorio e dello scarto, che incide fortemente sulla fragile perseveranza delle relazioni affettive ed è spesso causa di profondo disagio e di precarietà della vita familiare. Sinodo dei Vescovi Le sfide pastorali della famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione Istrumentum laboris nn. 70-74 26 giugno 2014
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
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Cinema. L’ultimo film del regista francese Luc Besson interpretato da Scarlett Johansson e Morgan Freeman.
Lucy, l’eterno desiderio dell’uomo di andare oltre il suo limite e la deriva dell’onnipotenza VALERIA USALA ONO GLI ANNI dei supereroi, delle esperienze straordinarie e dei poteri inimmaginabili. I film che rendono speciali delle vite normali vanno molto di moda, forse perché ci piace pensare che tutto quello che vediamo, magari, potrebbe succedere a noi. Lucy, l’ultimo film del parigino Luc Besson (autore del bellissimo Leon, girato esattamente vent’anni fa) è una storia contemporanea e insieme futuristica che ha come protagonista un personaggio femminile, cui presta il volto Scarlett Johannson (in prinicipio era stata pensata Angelina Jolie al suo posto) e che si concentra su uno dei temi che è sempre stato al centro delle discussioni più illuminanti del genere umano: l’evoluzione. Vediamo Lucy all’uscita di un hotel di lusso in quel di Taiwan, mentre discute con l’ultimo degli uomini poco raccomandabili incontrato la notte prima, che la incastra per svolgere un importante compito al suo posto: consegnare una valigetta ad un certo Mr.Jang. La consegna si trasformerà presto in un sequestro, nel quale Lucy verrà a contatto con un tipo di droga sintetica non ancora studiata ma solo creata in quantità limitate, e che una volta assunta, la cambierà per sempre. In una sorta di parallelo che abbraccia la genesi del mondo fino ai giorni nostri con salti di spazio e d’immagine, il dispiegarsi dell’evoluzione si dilata e comprime a seconda dei momenti centrali dell’esistenza: nascita, crescita, caccia, lotta per la sopravvivenza, supremazia. Nel pensiero co-
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mune siamo ormai giunti alla conclusione che l’uomo ha superato le altre creature viventi, ed è senza ombra di dubbio in cima alla piramide. In realtà questo punto si rivela sia principio che conclusione di tutta la storia. Cosa succederebbe infatti, se le capacità che crediamo di avere fossero solo una piccola percentuale di ciò che può fare il nostro cervello?
Il regista va a scrivere e dirigere un’opera che sulla carta ha tantissimi spunti interessanti, e altrettante vie per affrontare l’argomento. Ma cosa ancora più importante, scegliere di raccontare una storia come questa equivale anche ad esprimere velatamente un parere a riguardo. Una volta fatta la domanda, il film risponde in un modo ben preciso, e
la ricezione in termini di analisi può essere fatta a due livelli, entrambi validi. Seguendo il primo, si può dire che il film, e in particolare un po’ tutto il cinema di Besson, si rifà a protagonisti che sono in realtà umani tristi e insoddisfatti, abbastanza in difficoltà da permetterci di empatizzare e tifare per loro, mai abbastanza insignificanti da diventare noiosi. Con Lucy si scardinano tutti i punti di riferimento strettamente umani (in termini di amore, destino e capacità fisiche) ampliando il raggio d’azione verso gli altri, sotto forma di trasmissione della conoscenza. Questa è una prima risposta alla domanda centrale del film: se avessimo davvero il massimo del potere per conoscere, capire e vivere tutto ciò che ci circonda, il fine ultimo non può essere altro che tentare di trasmetterlo a chi verrà dopo. Potremmo rischiare di calpestare il terreno dei supereroi, per quel che riguarda la parte veramente ‘d’azione’ del film, ed è esattamente ciò che succede: lettura del pensiero, conoscenza di tutte le lingue del mondo e memoria quasi illimitata, oltre che controllo di campo elettrico e magnetico. L’elemento che però rende Lucy una parente lontanissima di Spider-man & company è il pensare che tutto ciò è creato dall’uomo, da un’evoluzione della scienza che non sembra né lon-
tana né inverosimile. Ed ecco che arriva il secondo livello, che porta con sé la seconda risposta alla domanda centrale: se avessimo davvero questo potere, e riuscissimo a trasmetterlo, la deriva dell’onnipotenza sarebbe davvero dietro l’angolo. Abbattuti i limiti del corpo, che contenevano Lucy in una forma umana e riconoscibile, cosa resterebbe di lei una volta raggiunto il 100% ? Niente, ma allo stesso tempo tutto. E questo sembra aprire le porte ad un’umanità divina che, andando più in profondità, lascia fuori qualunque discorso di fede e riduce l’evoluzione ad un semplice raggiungimento del massimo, quasi senza sacrificio né difficoltà. Abbastanza semplicistico forse, ma cinematograficamente efficace. Condividendo o meno le risposte che il film dà su un destino che ci riguarda tutti, rimane comunque un’opera visivamente molto potente e sapientemente recitata, con qualche trascurabile scivolata nel mondo simil Marvel, ma che in realtà aspira a dire molto di più. Una volta finito il film però, anche supponendo di poter arrivare un giorno a questi poteri ‘super’, sembra che la cosa più giusta sia ringraziare quella nostra percentuale incompleta ma splendidamente umana di capacità cerebrali. Perché in fondo, senza limiti, non saremmo in grado di migliorare.
In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
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MUSEO DUOMO CAGLIARI BIGLIETTO Intero: 4,00 euro Ridotto: 2,50 euro
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arcidiocesi di cagliari
Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese di Samatzai (Terenzio Puddu) Domenica 26 ottobre ore 18.10 Lunedì 27 ottobre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 26 ottobre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione L’autenticità Martedì 28 ottobre ore 19.10 Mercoledì 29 ottobre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia La Pasqua - 2^ parte A cura di Sabino Chialà. Monaco di Bose Mercoledì 29 ottobre 21.40 Oggi parliamo con… Suor Maria Elena Portas Missionaria in Perù Mercoledì 29 ottobre 19.10 Giovedì 30 ottobre ore 08.30
L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.40 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana - Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30
Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.30
Lampada ai miei passi (27 ottobre - 4 novembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di suor Rita Lai Dal lunedì al venerdì 5.15 / 6.45 / 21.00 Sabato 5.15 / 6.45 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.15 / 6.45 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
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Evangelizzazione. La celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale.
Il desiderio di annunciare il Vangelo porta verso le periferie del mondo Don Ennio Matta, direttore dell’Ufficio Missionario: “Tutti i battezzati devono sentire la gioia di testimoniare Cristo” MARIA LUISA SECCHI ERIFERIE, CUORE DELLA missione”: questo lo slogan scelto da Missio, Organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana per la 88esima Giornata missionaria mondiale che si è celebrata il 19 ottobre scorso. Al centro della riflessione del Papa la gioia del donarsi anche con una vocazione consacrata o laicale. La “grande urgenza” della missione ad gentes sollecita oggi la Chiesa a riscoprire la gioia dell’annuncio per diventare “una casa per molti, una madre per tutti i popoli”. Lo ha scritto Papa Francesco nel Suo messaggio ribadendo che “la Chiesa è per sua natura missionaria perché è nata “in uscita”. “Il rischio dell’umanità contemporanea è quello di abbandonarsi a una tristezza individualista – sottolinea don Ennio Matta, Direttore dell'Ufficio Missionario diocesano riprendendo il pensiero del Pontefice. Da qui la necessità di attingere alla salvezza portata da Cristo attraverso
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l’opera di missionari chiamati ad alimentare la gioia dell’evangelizzazione”. I discepoli sono coloro che si lasciano afferrare sempre più dall'amore di Gesù e marcare dal fuoco della passione per il Regno di Dio rendendosi portatori della gioia del Vangelo. Tutti sono chiamati ad alimentare la gioia dell'evangelizzazione. I vescovi, come primi responsabili dell'annuncio, hanno il compito di favorire l'unità della Chiesa locale nell'impegno missionario, tenendo conto che la gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella preoccupazione di annunciarlo nei luoghi più lontani, quanto in una costante
uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è più gente povera in attesa. “Francesco invita tutti i cristiani a una costante uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è più gente povera in attesa - prosegue don Ennio. Questi capisaldi indicati dal Papa nel Suo Messaggio fanno da cornice alle nostre attività”. La gioia del Vangelo scaturisce dall'incontro con Cristo e dalla condivisione con i poveri. Il Papa incoraggia le comunità parrocchiali, le associazioni e i gruppi a vivere un'intensa vita fraterna, fondata sull'amore a Gesù e attenta ai bisogni dei più disagiati, sottolineando che allora sorgono
vocazioni genuine. Tra queste non vanno dimenticate le vocazioni laicali alla missione. Ormai è cresciuta la coscienza dell'identità e della missione dei fedeli laici nella Chiesa, come pure la consapevolezza che essi sono chiamati ad assumere un ruolo sempre più rilevante nella diffusione del Vangelo. Per questo è importante una loro adeguata formazione, in vista di un'efficace azione apostolica. “La gioia del Vangelo, in realtà, scaturisce dall’incontro con Cristo e dalla condivisione con i poveri. Una prospettiva questa indicata anche dal Papa – spiega don Matta. La consegna è quella di imitare Gesù, il quale va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli invalidi che incrocia lungo il cammino; ma con il primo che incontra si ferma, diventando presenza che soccorre. In questa prospettiva vogliamo seguire le linee guida indicate da Papa Francesco, che rivolgendosi alle chiese locali invita ad immergersi nella gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in grado di illuminare la nostra vocazione e missione” - conclude. “A Maria, modello di evangelizzazione umile e gioiosa, rivolgiamo la nostra preghiera, perché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un nuovo mondo” - questa l'invocazione con la quale si chiude il Messaggio del Papa per la Giornata.
La Veglia missionaria diocesana a S. Giuseppe
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brevi UFFICIO CATECHISTICO
Due stage per catechesi con i disabili L’Ufficio Catechistico Diocesano, Settore catechesi con i disabili, organizza due stage di formazione per catechisti sensibili all’integrazione dei disabili nella catechesi, per catechisti che hanno esperienza con le disabilità e anche per famiglie inserite, a riguardo, nella comunità parrocchiale. Guidati da esperti (medici, psicologi, pedagogisti ed educatori), oltre alle informazioni e alle conoscenze indispensabili sulla specifica disabilità, si attiverà il confronto sulle opportunità comunicative e sulle attenzioni metodologiche per coinvolgere i disabili nella proposta e accoglienza dell’annuncio, e nella catechesi. Coinvolgere e lasciarsi coinvolgere. Gli appuntamenti sono fissati per il 14 e15 Novembre dalle 16 alle 19 e il 16 e 17 Gennaio sempre dalle 16 alle 19, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. Il primo incontro avrà per tema “Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disgrafia), il secondo verterà su “la Sindrome di Down” Per motivi organizzativi è necessaria l’iscrizione ad ogni stage entro il 7 novembre, con il contributo di euro 5,00 da consegnare direttamente nella sede dello stage.
A SANTA CATERINA
Catechesi per i 50 anni di fondazione È in corso di svolgimento il ciclo di catechesi dedicate al Vangelo secondo Matteo nella parrocchia cagliaritana dei santi Giorgio e Caterina. Guida gli incontri monsignor Mario Ledda. Gli appuntamenti, ogni lunedì alle 19.30 rientrano all'interno dei festeggiamenti per il 50 anniversario della fondazione della chiesa parrocchiale. BROTZU
Incontri di catechesi e SS. Messe nei reparti
Foto Elio Piras
Dal 28 al 30 ottobre alle 20, nella cappella dell'ospedale Brotzu di Cagliari, sono previsti tre incontri sul tema “Magia, occultismo e halloween: quale risposta cristiana?” curati da padre Ivano Liguori. Mercoledì 29 invece alle 16 riprendono le celebrazioni delle Messe nei reparti dell'ospedale Brotzu insieme ai ammalati e al personale. La prima celebrazione eucaristica è prevista nel reparto di Cardiologia al 4°piano.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi IN LIBRERIA
Nelle periferie esistenziali con il Papa “Nelle periferie esistenziali con papa Francesco” di Nandino Capovilla e Betta Tusset è un libro che raccoglie storie di dolore, abbandono e privazione, ma anche di speranze mai sopite da quelle “periferie esistenziali” a cui Papa Francesco invita costantemente a rivolgere l’attenzione. , che di periferie esistenziali si occupano nella loro quotidianità e si sono occupati nei loro libri (in particolare di quella “periferia” tartassata da un conflitto senza fine che è il Medio Oriente), ci raccontano ora nel libro “Esclusi” le storie di alcuni protagonisti di queste periferie. Storie raccontate in prima persona e raccolte da Gaetano, personaggio frutto di fantasia ma stereotipo del “cristiano da salotto”, che fatica ad accogliere l’invito del pontefice ed è imprigionato in un modo sterile di vivere la propria fede. Scrive a tal proposito Cécile Kyenge nell’introduzione al libro: “Chi sta al centro (perché abita nel quartiere benestante della città, perché vive in uno dei Paesi più ricchi del globo o perché è membro della maggio¬ranza) raramente si accorge di esserne prigioniero. Crede di essere libero, ma in realtà è impaurito e ignaro di tutta la vita che si svolge al margine. Il centro è il suo recinto. Esplorare i margini e incontrare gli ultimi non è dunque solo un modo per esercitare la solidarietà: è un modo per liberare se stessi, aprendosi a un inesauribile arricchimento”. PADRI DOMENICANI
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Pastorale Sociale. Il 25 ottobre, alla Fiera di Cagliari, il Convegno Ecclesiale Regionale.
Chiamati a lavorare tutti insieme per il bene comune dell’intera Isola Il programma prevede di accostare il tema del lavoro a impresa, famiglia, istituzioni e realtà giovanile ROBERTO COMPARETTI N APPUNTAMENTO ATTESO. Il convegno ecclesiale regionale sui temi del lavoro e della crisi, organizzato dall’Ufficio Regionale della Pastorale Sociale e del Lavoro, si svolge sabato in Fiera a Cagliari. I vescovi l’avevano annunciato il 15 agosto, quando in occasione della festa dell’Assunta, in tutte le comunità si era pregato per chiedere il dono di un rinnovato tempo di serenità sociale e occupazionale. Il programma della giornata prevede un’introduzione teologica, a cura di don Roberto Caria, docente di morale sociale presso la Facoltà Teologica della Sardegna, seguita dalla presentazione della lettera pastorale dei vescovi della Sardegna, curata da monsignor Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias e delegato della Conferenza Episcopale Sarda per la pastorale sociale e del lavoro. Centrale nella mattinata è la relazione “Ripartire dal lavoro. La situazione socio-economica in Sardegna:
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limiti e prospettive”, a cura del professor Vittorio Pelligra, docente di economia presso l’Università di Cagliari. Al termine prenderanno il via i gruppi tematici. Il primo è sul tema “Lavoro e impresa”, il cui moderatore è l’imprenditore del Medio Campidano, Dimitri Pibiri. Nella presentazione del tema si legge: “Il lavoro è strumento di affrancamento dell’individuo e fonte di libertà e di dignità dell’uomo. Il lavoro rende l’individuo cittadino e quindi parte di una comunità. L’attuale profonda crisi che stiamo attraversando, non è solo di carattere economico, ma ha radici più profonde: è innanzitutto una crisi di valori e per questo più difficile da superare”. Il secondo gruppo tematico, moderato da Tonino Loddo, politico, giornalista e scrittore ogliastrino, è su “Lavoro e Istituzioni”. Nel testo di presentazione del gruppo viene evi-
denziata una parte del documento dei vescovi sardi. In particolare il passo nel quale i presuli isolani sottolineano come “È indispensabile che chi è stato chiamato ad amministrare la Sardegna vi si dedichi con vero spirito di servizio e si lasci guidare dai principi della solidarietà… privilegiando la ricerca del bene comune, a partire dall’attenzione a chi soffre maggiormente. Per questo sarà necessario che diano priorità a risolvere i problemi del lavoro e della lotta alla povertà e sappiano essere costantemente vicini alla gente”. Il terzo gruppo, moderato da Rita Boi, già responsabile regionale degli Scout, è su “Lavoro e condizione giovanile”. Nel testo di presentazione del tema si legge tra l’altro “Il lavoro crea apprendimenti di ogni tipo: culturale e materiale, sociale e relazionale, scolastico e artistico, personale e morale, di dialogo e di ascolto,
di cittadinanza e di partecipazione, ecc. E’ chiaro, infatti, che l’attività lavorativa guida alla conoscenza di noi stessi, dei nostri limiti e delle nostre abilità, e che, nel contesto lavorativo, ciascuno di noi ha la possibilità di crescere e perfezionarsi come risultato di una identità che si struttura o come di un io che diviene consapevole di ciò che gli è proprio oppure di ciò che è necessario garantirsi per esserlo”. Infine il quarto ed ultimo gruppo, moderato dall’ex consigliere regionale Stefano Pinna, è “Lavoro e politiche familiari”. Anche qui il testo di presentazione sottolinea come sia necessario “(ri)partire dalla famiglia: è guardandone non solo le difficoltà, ma anche le risorse, che possono essere cercate soluzioni rispetto alla crisi… e questo, nel contempo e come necessaria conseguenza, interpella le istituzioni e le comunità cristiane. Di fatto, la famiglia ha reagito e sta reagendo alla crisi”. Dopo il pranzo intorno alle 15 è prevista la tavola rotonda con i relatori del convegno e i moderatori dei gruppi tematici, coordinata dal giornalista della Sede Regionale Rai, Paolo Sanna Farina. Al termine le conclusioni affidate a monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, mentre alle 17 dalla Fiera è previsto che i partecipanti si avviino in corteo verso la Basilica di Bonaria, per la concelebrazione eucaristica che conclude la Giornata.
Uno spazio di confronto per i preti della Sardegna
Sabato 25 cena a favore del Guatemala Sabato 25 ottobre a Selargius in Via del Lavoro 15 presso il Centro Giovanile Domenicano, è prevista una cena di beneficenza. L’iniziativa è dell’associazione “Passi per il mondo”, il progetto di portare un aiuto al Guatemala in particolare a Dolores che continua e poco alla volta con la collaborazione di tanti a piccoli passi, sta assumendo proporzioni di degno rilievo. Un ulteriore modo per sostenere il progetto è quello di dedicare il 5 x 1000 alla Onlus sottoscrivendo e indicando il seguente codice: 92172160928. Sempre sabato 25 ottobre, oltre alla cena e alla presentazione di nuove foto sul Guatemala verrà organizzato un mercatino con i “tipicos”. Le prenotazioni si possono effettuare telefonando ai seguenti numeri : 3385996460 e 338 8928686 o via mail scrivendo a: fpittoni@tiscali.it o lupoalberto152@gmail.com.
Insediata la Commissione Presbiterale Regionale. R. C. NA PRIMA RIUNIONE per gettare le basi della rinata Commissione Presbiterale Regionale. Si è svolto nei giorni scorsi ad Oristano l’incontro con il quale l’organismo ha ripreso vita, sotto la guida di monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero – Bosa. Presenti la quasi totalità dei rappresentanti delle dieci diocesi sarde. Monsignor Morfino nel corso del suo intervento d’apertura ha definito identità e compiti della Commissione, dando lettura commentata di un estratto dal Regolamento approvato dal Consiglio Permanente della C.E.I. nel 1991, nonché dei 16 Artt. Costituenti il medesimo Regolamento. Particolare risalto è stato dato alla valenza istituzionale e spirituale dell’Istituto. Il vescovo di Alghero – Bosa ha evidenziato l’opportunità che l’organismo ecclesiale si riunisca non in maniera episodica, così da sviluppare organicamente e
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continuativamente gli argomenti a tema. Quanto all’attività dell’organismo monsignor Morfino ha ribadito che deve svolgersi sulla base di una spiritualità di comunione: è per la sua insufficienza, infatti, che sovente si assiste alla distonia con cui non solo fra diocesi ma anche fra parrocchie della stessa diocesi si tenta di dare soluzione alle medesime problematiche. Nel dibattito che ne è seguito sono emersi diversi pareri. È necessario che sia dia luogo ad un dialogo vivace fra la Commissione e la Conferenza Episcopale Sarda, come anche fra diverse Commissioni. Ancora che si discuta di temi e quesiti realmente e, talvolta, faticosamente vissuti dal clero, come l’obbedienza al vescovo e la vita del Seminario Regionale o i rapporti fra confratelli. Bisogna, a detta di alcuni dei presenti, che si metta mano alla creazione di una reale sinergia fra le diverse e valide forze presenti all’interno della Chie-
La riunione della Commissione Presbiterale Regionale.
sa Sarda, senza eccettuare ma valorizzando la disparità di vedute, come già accaduto in passato. Altro punto messo in evidenza è che nella soluzione dei problemi siano tenute presenti le istanze avanzate dai diversi organi ecclesiali. Una richiesta specifica è stata poi fatta a monsignor Morfino affinché la sua parola agisca da snodo e incisivamente fra la Commissione e l’insieme Presuli sardi, in modo da dare luogo ad una dinamica analoga a quella osservabile fra parroco e parrocchiani. Al termine si è proceduto all’assegnazione degli incarichi, in seno alla Commissione Presbiterale Regionale. Oltre al Vescovo Presidente sono stati eletti altri tre membri della Commissione che, assieme a monsignor Morfino, formino il Consiglio Direttivo della Commissione. Come Se-
gretario è stato eletto don Paolo Secchi, della diocesi di Alghero-Bosa, con 12 voti. Come Consiglieri sono stati eletti don Giulio Madeddu, della diocesi di Cagliari, con 9 voti, e don Luca Collu, della diocesi di Sassari, con 8 voti, cui è stato attribuito l’incarico di tesoriere. Si è poi passati alla votazione dei due membri che faranno parte della Commissione Presbiterale Italiana. Dalla tornata elettorale sono emersi i nomi di don Nico Massa, della diocesi di Ales-Terralba, con 11 voti, e di don Paolo Sanna, della diocesi di Cagliari, con 6 voti. Prima di chiudere è stato fissato il calendario delle successive 3 riunioni della Commissione: il 9 dicembre prossimo, il 9 febbraio e il 4 maggio 2015, a Donigala Fenugheddu (OR), a partire dalle 10.
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
IL PORTICO DELLE VOCAZIONI
Vocazioni. La gioia di Quartu e Sinnai per le ordinazioni di don Raimondo e don Michele.
La grazia di due nuovi sacerdoti al servizio della diocesi di Cagliari Le parrocchie di Santo Stefano e Santa Barbara hanno ospitato i riti di ordinazione presieduti da mons. Miglio SUSANNA MOCCI NA GIORNATA DI grande gioia per l’intera Chiesa di Cagliari. Sabato 18 ottobre, nel giorno della festa di San Luca Evangelista, la Diocesi ha visto la consacrazione di due nuovi sacerdoti: don Raimondo Mameli e Don Michele Saddi. Le ordinazioni sono state celebrate nelle rispettive parrocchie dei due novelli presbiteri. Una possibilità che le due parrocchie hanno accolto con grande entusiasmo. Due “vocazioni adulte” come sono state definite: infatti sia Don Raimondo che Don Michele sono diventati sacerdoti all’età di 36 anni. Nella mattina si è assistito all’ordinazione di Don Raimondo Mameli, nella parrocchia di Santo Stefano Protomartire in Quartu Sant’Elena. “Non ci poteva essere gioia più grande e consolante- ha commentato il parroco fondatore Don Tonio Tagliaferri- siamo ammirati e grati per il dono del sacerdozio nella nostra parrocchia”. Alla celebrazione, presieduta da
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Don Raimondo Mameli.
Don Michele Saddi.
Monsignor Miglio, erano presenti numerosi sacerdoti della Diocesi. Intensa l’omelia dell’Arcivescovo, che ha parlato di come la vita donata di Cristo si perpetui per mezzo di Don Raimondo: “L’Eucaristia non è un rito, è la vita donata di Cristo. Il culmine di questo dono – la Sua morte in croce- è avvenuto fuori da ogni rituale, addirittura fuori dalla città. Il Sacerdozio è consegna non di un cerimoniale ma di un sacramento. Certo, circondato da segni liturgici che sono una cornice per mettere in evidenza l’opera d’arte che Cristo ha creato. Questa dimensione di do-
no totale della vita viene sottolineata dalle parole della preghiera di consacrazione; parole che non hanno nessun collegamento con il rituale. Si chiede che il Padre dia a questo nuovo presbitero lo Spirito di santità per un cammino di conversione nel profondo del cuore del popolo di Dio, per cambiare la vita dell’umanità. Gesù è venuto a trasformare la nostra vita portando lo Spirito di Dio. Il dono della nostra vita si rinnova nel dono che Gesù fa di sé. Così potremmo essere una “Chiesa in uscita”, non cristiani piegati su noi stessi”. Nel pomeriggio si è tenuta invece
l’ordinazione di don Michele Saddi, nella parrocchia di Santa Barbara in Sinnai, sempre per il tramite dell’imposizione delle mani di Monsignor Miglio. “Dio quando chiama non delude mai nessuno”. Queste le parole del Vescovo che ha incentrato la sua omelia sulla vocazione. “La vocazione è personale. Dio ci chiama per nome, ci conosce intimamente uno per uno. È chiamata che diventa storia. Se la chiamata è personale la missione che ne deriva, però, è missione ecclesiale. Nella lettera di San Paolo (cfr. 2 Tm 4, 10-17) appaiono molte persone: non si va mai da soli, ma sempre accompagnati da una comunità di collaboratori. L’importanza della comunità ecclesiale è sottolineata dal fatto che, durante l’Ordinazione, è il presbiterio a imporre le mani dopo il vescovo. Il presbitero è l’uomo dell’Eucaristia e della Riconciliazione, non solo nella Confessione, ma in tutta l’opera della Chiesa che è un’opera quotidiana. Gesù ha infatti inviato i discepoli a portare la pace , lo Shalom, per vivere in armonia con i fratelli. Ci sono rapporti che devono essere cuciti ogni giorno. Un prete in più serve solo se porta frutto, se contribuisce a far crescere il livello della carità. In un tempo in cui c’è scoraggiamento ai preti è chiesto di testimoniare che una vita piena è legata alla natura della missione e il Signore non farà mai mancare la parola da spezzare ai fratelli”.
La festa a Quartu e a Sinnai
IL PORTICO
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brevi SAN PAOLO
Incontro sulla figura di San Saturnino Martedì 28 ottobre alle 18 nella Sala Convegni della Parrocchia san Paolo di Piazza Giovanni XXIII a Cagliari è previsto un incontro sul tema: San Saturnino - Patrono della Città di Cagliari. Un Cagliaritano giovane e Santo. Cronaca e dibattito di storia e di fede”, guidata e illustrata da Don Giorgio Mameli. IL 26 NOVEMBRE
Scade il concorso “Donne al traguardo” L’Associazione Donne al Traguardo Onlus ripropone anche quest’anno il premio “Donna al Traguardo dell’Anno” e il “Premio Sorellanza”. Il termine ultimo per l’invio degli elaborati è fissato per il 29 Novembre. Entro questa data tutti coloro che hanno da raccontare storie di donne esemplari per umanità e capa-
cità di resistenza dovranno inviarle alla giuria del Premio. L’evento è abbinato alla V Edizione del Premio Sorellanza, un modo per ringraziare le donne che hanno speso inventiva, tempo, energia e opere a favore del mondo femminile isolano. In questo caso è sufficiente segnalare i nominativi corredati di motivazioni. Per il Premio Donna al Traguardo dell’Anno, gli elaborati non dovranno superare la lunghezza di tre pagine dattiloscritte e potranno essere inviati per posta semplice all’indirizzo dell’Associazione “Donne al Traguardo” (via Monsignor Piovella 26 09121 Cagliari), mediante posta elettronica (donnealtraguardo@hotmail.com) o a mano nella medesima sede. La giuria selezionerà le storie più significative premiando le protagoniste, gli scrittori o le scrittrici migliori. Il bando completo del Concorso Donna al Traguardo dell’Anno e del Premio Sorellanza è disponibile nella sede di via Monsignor Piovella 26 a Cagliari, sul sito e sul profilo face book Donne al Traguardo.
Foto Furio Casini
Il Direttore, i redattori e i collaboratori de Il Portico si uniscono alla gioia di Fabio Figus e Stefania Carta per la nascita del piccolo Emanuele.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
IL PORTICO
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras, Furio Casini Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Valeria Usala, Maria Grazia Pau, Michele Antonio Corona, Franco Camba, Marco Scano, Luigi Murtas, Matteo Mazzuzzi, Susanna Mocci, Emanuele Mameli, Andrea Agostino. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
Sestu. Inaugurato il Centro di ascolto della Caritas nella parrocchia di N.S. delle Grazie.
Un nuovo spazio per accogliere i poveri nelle loro reali necessità Mons. Franco Puddu, parroco della comunità: “I servizi svolti dalla Caritas sono il luogo dove i fedeli vengono educati a esercitare e a testimoniare la carità” R. C.
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si pone al servizio della comunità. Il Centro d’ascolto della parrocchia Nostra Signora delle Grazie a Sestu, ricavato nella “Casa Graziella”, ha iniziato ad operare ormai da qualche settimana. “Il servizio nel centro – afferma il parroco monsignor Franco Puddu – nasce dopo un periodo di studio e di approfondimento da parte di alcuni volontari seguiti dai colleghi della Caritas Diocesana. In questo modo la nostra Caritas parrocchiale ha due importanti servizi: quello di distribuzione dei beni di prima necessità e ora anche quello d’ascolto”. Finora nella comunità sestese il termine Caritas parrocchiale era associato al solo servizio di distribuzione dei beni di prima necessità. Ma le sfide che oggi interrogano le parrocchie richiedono ulteriori impegni e nuove energie per i bisogni sempre più crescenti di tante persone. In questo il Centro d’ascolto svolge un ruolo importante nel recepire le necessità, per tentare NA REALTÀ CHE
una risposta di dare alle complessità di elementi che caratterizza la vita di molta gente. Il centro è realizzato nella “Casa Graziella”, in memoria di Graziella Argiolas, compianta responsabile del gruppo scout ed educatrice, che tanto ha fatto nella parrocchia di Sestu. Il nuovo servizio del Centro è operativo il mercoledì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 e si affianca a quello di distribuzione dei beni di prima necessità in via Scipione 11 operativo il martedì dalle 15 alle 17, all’assistenza nella scolarizzazione primaria, al servizio di trasporto disabili in caso di necessità Una parrocchia quella di Nostra Signora delle Grazie di Sestu che ha tra le sue corde il servizio ai più bisognosi, proprio come chiede continuamente Papa
Francesco a ciascun credente. “I servizi che la Caritas eroga in parrocchia – dice ancora il parroco – sono il luogo dove i fedeli
vengono educati all’esercizio e alla testimonianza della carità. Questo può produrre, oltre che l’impegno del singolo, anche l’avvio di alcuni servizi proprio come il Centro d’ascolto. In un prossimo futuro verificheremo la possibilità che altre tipologie di servizi possano essere avviate in questo filone di attenzione ai più deboli, presenti nella nostra comunità parrocchiale”. Per un paese cresciuto nel numero di residenti in poco tempo la presenza del Centro d’ascolto e degli altri servizi caritativi della parrocchia Nostra Signora delle Grazie garantisce un presidio importante di attenzione verso i più poveri. Una conferma dell’impegno in prima linea della Chiesa nel contrastare le difficoltà che segnano la vita di tante persone, in una fase di grossa crisi, non solo economica, che sta interessando la nostra Isola.
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IL PORTICO DEI CATECHISTI
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
Incontriamo Gesù/5. Gli orientamenti della CEI per la catechesi in Italia.
Formare dei battezzati capaci di rendere ragione della loro fede DON EMANUELE MAMELI A FEDE DI ciascun battezzato è il più grande tesoro delle nostre comunità” (IG, 12). Un’espressione che ci porta al cuore pulsante del senso, del motivo e della vocazione stessa della Chiesa: essere madre nella fede, custodire la fede accolta dall’annuncio dagli apostoli e testimoniare la fede. L’ assillante e accorato interrogativo di Gesù risuona ancora oggi per accompagnare la comunità cristiana impegnata nella faticosa missione dell’evangelizzazione: “«Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» (Lc 18, 8). Per questo motivo il documento Incontriamo Gesù nei numeri 11 e 12, dedica alcune importanti riflessioni alla comunità cristiana e all’impegno di “far sorgere e vivere comunità cristiane che facciano della loro esperienza del Dio trinitario il centro del proprio esistere” (IG, 11). Comunità in cui esperienza celebrativa, disponibilità nell’accoglienza dei poveri e attenzione per i passaggi di vita delle persone, sanno fondono , con creatività e in modo vitale, con la comunicazione della fede. Comunità nutrite e trasformate dall’incontro con il Signore Risorto e per questo, senza inventare altri stratagemmi, “il miglior luogo per comunicare la fede” (IG, 12). Il testo, valorizzando lo stile comunitario nel vivere, annunciare e testimoniare la fede, in aperto
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contrasto con le tentazioni della spiritualità fai-da-te, dell’individualismo e dell’intimismo, abbastanza diffuse anche tra i credenti di questo tempo, elenca alcuni scelte fondamentali che possono, o meglio devono, accompagnare ogni iniziativa ecclesiale di evangelizzazione. Direttamente dal testo: “ l’attitudine al dialogo e all’ascolto delle persone nelle diverse situazioni di vita; la capacità di saper motivare in modo argomentato le proprie scelte e i propri valori; il desiderio di professare in modo pubblico la propria fede, senza
paure e inutili pudori; la ricerca attiva di momenti di comunione vissuta, nella celebrazione, nella preghiera e nello scambio fraterno; la disponibilità – come adulti – ad iniziare piccoli e grandi alla fede e ad accompagnarne la crescita nelle giovani generazioni; la predilezione per i poveri e gli esclusi.” (IG, 12). Viene così tracciato il paradigma di riferimento con cui ogni azione ecclesiale di annuncio e di testimonianza è chiamata a confrontarsi. Viene ribadita, certamente, la necessità di cristiani capaci di rendere ragione della propria fe-
de e di farsi carico dell’educazione alla fede nella concreta storia di ogni persona; allo stesso tempo emerge, prorompente, il richiamo per il segno della carità e per la testimonianza della fraternità. Sembra che il testo, accompagnando il sogno di nuove comunità cristiane impegnate nell’annuncio e nell’evangelizzazione, dando voce all’accorato appello di papa Francesco per il primato dei poveri e per una chiesa unita e “in uscita”, voglia far risuonare le incalzanti e riassuntive parole di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.” (Gv 13, 35).
del Tempio di Salomone da parte di Tito il cui trionfo e ricordato dal famoso Arco di Tito a Roma. Il vangelo di Marco dice a proposito di Gesù: “Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone?”(Mc 6,3). Il Simone di questa citazione non è l’apostolo Simone il Cananeo, ma è identificato con Simone di Gerusalemme, secondo vescovo di Gerusalemme dopo Giacomo il Giusto. Isidoro di Siviglia registrò tutti gli aneddoti su san Simone nel De Vita et Morte, ma l’intera collezione di leggende è presentato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Si crede che l’Apostolo Simone sia sepolto a Komani (Georgia). Simone è stato
spesso associato con Giuda Taddeo nella venerazione, infatti insieme vengono festeggiati il 28 ottobre. La tradizione più famosa, riportata dalla Legenda Aurea, ricorda che l’apostolo Simone, dopo aver evangelizzato l’Egitto, seguì Giuda in Persia e Armenia, dove furono entrambi martirizzati. Alcuni dicono che visitò il medio Oriente e l’Africa; altri, condizionati dall’appellativo “lo Zelota”, hanno ipotizzato che sia stato coinvolto nella rivolta dei giudei del 66/70 contro l’Impero romano; altri sostengono che abbia visitato la Britania e sia stato martirizzato nel Lincolnshire. A S. Pietro in Vaticano le reliquie di Simone e Giuda Taddeo sono venerate dal 27 ottobre 1605 all'altare centrale del transetto sinistro o tribuna dei Ss. Apostoli Simone e Giuda, che dal 1963 è stato dedicato a S. Giuseppe Patrono della Chiesa Universale. I resti erano precedentemente posti ad un altare a loro dedicato nell'antica basilica, che fu trasformato in cappella da Paolo III. Il capo di S. Simone si trova nel Museo del Duomo di Pienza.
STORIE DI SANTI
San Simone di ANDREA AGOSTINO
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l 28 di ottobre la Chiesa commemora la festa liturgica degli Apostoli. Simone e Giuda, i cui nomi sono accoppiati nel canone della messa, sono ricordati con un'unica festa. A differenza di Matteo che era pubblicano e proveniva da un’ attività malvista dalla religione ebraica, l’apostolo Simone il Cananeo apparteneva a una condizione incline alla religiosità di allora. Simone il Cananeo era religiosamente impegnato e attivo detto lo “Zelota” nel vangelo di Luca e il Cananeo nei vangeli di Marco e Matteo, egli è uno degli apostoli di Gesù meno conosciuti In ogni caso il nome di Simone appare in tutte le liste di apostoli dei Vangeli sinottici e degli Atti degli Apostoli, senza però altri dettagli. Per distinguerlo da Simon Pietro, fu chiamato il Cananeo o lo Zelota. Entrambi i nomi derivano dalla parola ebraica “qana”, che indica il
movimento degli Zeloti e che in seguito fu erroneamente inteso come ‘proveniente da Cana o anche da Canaan. Simone è l’unico apostolo che, prima di incontrare Gesù, può essere associato con certezza al ribellismo zelota (fondato da Giuda il Galileo) e che costituì per i romani del tempo un grave problema politico e militare. Il legame di Gesù e di tutto il suo movimento con i ribelli è invece tutto da dimostrare. Sicuramente sappiamo che in seguito alla conquista della Palestina si creò un contrasto insanabile di ribellione ne che mischiava ragioni religiose fondamentalistiche e rivendicazioni dinastiche. Le frange estremistiche riuscirono ad organizzare insurrezioni più o meno generalizzate fino a quando non si arrivò alla prima guerra giudaica. La questione ebraica venne sostanzialmente risolta nel 70 d.C. con la distruzione
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detto tra noi Scherzi pericolosi e violenti di D. TORE RUGGIU
Recentemente tutti i quotidiani e i TG hanno denunciato un fatto di una gravità e stupidità inaudite. Tre ragazzi napoletani (tutti di 24 anni), hanno preso in giro un quattordicenne perchè grasso. Naturalmente non si solo limitati alla derisione verbale, ma sono passati ai fatti: gli hanno abbassato i pantaloni e soffiando con la pistola a d aria compressa, usata in un autolavaggio, gli hanno procurato gravi lacerazioni intestinali costringendolo al ricovero in ospedale dove, mentre scriviamo, è in prognosi riservata con lesioni al colon. Uno dei signorini è stato arrestato per tentato omicidio; i suoi complici denunciati per lo stesso motivo. Uno dei due avrebbe addirittura filmato con il cellulare la parte iniziale della scena. Si fa notare, da parte dei mass media, che i tre giovani hanno precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio. Ma, a prescindere dai precedenti, il solo episodio è indice di inciviltà, cattiveria e perfino stupidità che non ha alcuna giustificazione. I tre giovanotti, pertanto, meriterebbero una bella lezione da ricordare per tutta la vita. Non sarà così, purtroppo, perchè seppure condannati secondo le leggi dello Stato, probabilmente non sconteranno la pena inflitta. Paradossalmente, come si dice comunemente, vanno più in galera i ladri di polli che non o veri criminali. Come scriveva già nel 1800 Cesare Beccaria (nonno di Alessandro Manzoni), ciò che è efficace è la certezza della pena, cioè che la pena sia interamente scontata. Che cosa sconcerta maggiormente? Certamente il fatto descritto, ma soprattutto il fatto che alcune mamme in tv abbiano difeso e giustificato i figli, affermando che tutto sommato si è trattato solo di uno scherzo fra ragazzi. Scherzo? Ma si rendono conto questi e simili genitori che stanno allevando non figli ma bestie feroci? E se lo stesso scherzo qualcuno lo facesse a queste signore che così parlando hanno dimostrato a tutti gli italiani di non avere cervello? Qualcuno ha scritto: “pare che certa gente abbia fatto la fila tre volte, quando il buon Dio ha distribuito nel mondo la stupidità”. È pure vero che gli stupidi impressionano sempre, non fosse altro che per il loro numero. Purtroppo l'uomo è un animale intelligente, che spesso si comporta da cretino. Un antico proverbio recita che: “la stupidità non si prende neppure un minuto di ferie”....guardarsi attorno. Che fare davanti a queste stupide bravate? Tolleranza zero per chi commette questi reati, ma anche denuncia per chi li difende, soprattutto se genitori, per istigazione e favoreggiamento. Sarei curioso di sapere che fine farebbero questi idioti se facessero gli stessi scherzi in alcune zone della nostra Sardegna. Ebbene, si, perchè chi la cerca, prima o poi la trova. E siamo certi che senza scomodare la giustizia non lo farebbero mai più.
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IL PORTICO
IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
DOMENICA 26 OTTOBRE 2014
Il Santo Padre. Il discorso tenuto in occasione della conclusione dei lavori del Sinodo sulla famiglia.
Superare con slancio ogni tentazione per camminare nella volontà di Dio
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otrei dire serenamente che - con uno spirito di collegialità e di sinodalità - abbiamo vissuto davvero un'esperienza di "Sinodo", un percorso solidale, un "cammino insieme". Ed essendo stato "un cammino" - e come ogni cammino ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri (cf. Gv 10 e Cann. 375, 386, 387) che portano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli. Momenti di consolazione e grazia e di conforto ascoltando e testimonianze delle famiglie che hanno partecipato al Sinodo e hanno condiviso con noi la bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale. Un cammino dove il più forte si è sentito in dovere di aiutare il meno forte, dove il più esperto si è prestato a servire gli altri, anche attraverso i confronti. E poiché essendo un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità: - una: la tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti - oggi - "tradizionalisti" e anche degli intellettualisti. - La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei "buonisti", dei timorosi e anche dei cosiddetti "progressisti e liberalisti". - La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente(cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cf.Gv 8,7) cioè di trasformarlo in "fardelli insopportabili" (Lc 10, 27). - La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio. - La tentazione di trascurare il "depositum fidei", considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chia-
La celebrazione di chiusura del Sinodo con la beatificazione di Paolo VI.
mavano "bizantinismi", credo, queste cose... Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare né sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato - e addirittura chiamato Beelzebul (cf. Mt 12, 24) - i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore. Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant'Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati d'accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato con gioia e riconoscenza - discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la "suprema lex", la "salus animarum" (cf. Can. 1752). E questo sempre - lo abbiamo detto qui, in Aula - senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l'indissolubilità, l'unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l'apertura alla vita (cf. Cann. 1055, 1056 e Gaudium et Spes, 48). E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Mae-
stra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10, 25-37); che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste. Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso sop rannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita, e questo non deve essere visto come motivo di confusione e di disagio.
Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l'altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell'unità e dell'armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori. E, come ho osato di dirvi all'inizio, era necessario vivere tutto questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti. Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi... Dunque, il compito del Papa è quello di garantire l’unità della Chiesa; è quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge - nutrire il gregge - che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere - con paternità e misericordia e senza false paure - le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle. Il suo compito è di ricordare a tutti che l'autorità nella Chiesa è servizio (cf. Mc 9, 33-35) come ha spiegato con chiarezza Papa Benedetto XVI, con parole che cito testualmente: «La Chiesa è chiamata e si impegna ad esercitare questo tipo di autorità che è servizio, e la esercita non a titolo proprio, ma nel nome di Gesù Cristo ... attraverso i Pastori della Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: è Lui che lo guida, lo protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo delle nostre anime, ha voluto che il Collegio Apostolico, oggi i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro ... partecipassero a questa
sua missione di prendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede, orientando, animando e sostenendo la comunità cristiana, o, come dice il Concilio, "curando, soprattutto che i singoli fedeli siano guidati nello Spirito Santo a vivere secondo il Vangelo la loro propria vocazione, a praticare una carità sincera ed operosa e ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati"(Presbyterorum Ordinis, 6) ... è attraverso di noi - continua Papa Benedetto che il Signore raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida. Sant'Agostino, nel suo Commento al Vangelo di San Giovanni, dice: "Sia dunque impegno d'amore pascere il gregge del Signore" (123,5); questa è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani (cf. S. Agostino, Discorso 340, 1; Discorso 46, 15), delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare l'infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cf. Id., Lettera 95, 1)» (Benedetto XVI, Udienza Generale, Mercoledì, 26 maggio 2010). Quindi, la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore - il "servus servorum Dei"; il garante dell'ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo per volontà di Cristo stesso - il "Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli" (Can. 749) e pur godendo "della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa" (cf. Cann. 331-334). Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie. Un anno per lavorare sulla "Relatio synodi" che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali come "Lineamenta". Il Signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria del Suo nome con l'intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe! E per favore non dimenticate di pregare per me! (18 ottobre 2014)