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Poste Italiane SpA Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari

SETTIMANALE DIOCESANO

A N N O X I N .40

Istruzione

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Giovani

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DI

CAGLIARI

DOMENICA

Cagliari

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NOVEMBRE

Il Santo Padre

In dialogo sul progetto “La buona scuola”

A Dolianova prende il via l’oratorio

L’incontro degli studenti universitari

La Chiesa è il corpo di Cristo

lla Fiera di Cagliari gli studenti hanno A incontrato Gabriele

l 26 ottobre sono iniziate le attività Iproposte dalla

i è tenuto a Cagliari l’evento S internazionale

a catechesi di Papa Francesco L all’Udienza generale

Toccafondi del Miur

parrocchia per i ragazzi

promosso dall’Aegee

del mercoledì

EDITORIALE

€ 1.00

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Chiesa in Sardegna. Il Convegno Regionale

Scegliere l’innovazione di + Arrigo Miglio ccompagno volentieri con una parola di augurio questo numero del nostro settimanale diocesano che esce rinnovato nella sua veste editoriale. È segno non secondario di una volontà di aggiornamento e di attenzione alla realtà che cambia continuamente e chiede, specialmente agli strumenti della comunicazione, di cogliere sempre nuove opportunità e nuovi strumenti per raggiungere le persone e la realtà in cui vivono. Il nostro settimanale di cambiamenti ne ha conosciuti più di uno e con questo rinnovamento di impostazione intende consolidare il proprio impegno in più direzioni. In primo luogo verso le periferie, richiamate spesso dal Santo Padre, in senso geografico, sociale ed esistenziale. Per un settimanale diocesano questo significa avere una attenzione privilegiata per le parrocchie e i centri più lontani dal Capoluogo, dove spesso si

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incontrano ricchezze spirituali e culturali che attendono di essere condivise. “Popolare” e “parrocchiale” sono due aggettivi che appartengono alla storia e al DNA dei settimanali cattolici italiani, voci libere anche perché sostenute dai cattolici stessi di ciascuna diocesi e non da altri mecenati. Liberi quindi anche di dare spazio e voce a chi non ha voce. In secondo luogo l’impegno a fare rete, con tutti gli altri strumenti della comunicazione diocesani e parrocchiali (radio, siti, stampe) e con tutte le altre voci del mondo cattolico sardo. Inoltre, c’è l’impegno a proseguire un cammino con tutte le Chiese che sono in Italia, specialmente attraverso la collaborazione della FISC (Federazione italiana settimanali cattolici), che ringraziamo per la vicinanza dimostrataci. E il mondo “laico”? Abbiamo bisogno gli uni degli altri, per non chiuderci e per cercare insieme vie di solidarietà e di promozione sociale. A tutti dobbiamo un grazie sincero e leale, con l’impegno di stimolarci sempre a vicenda nel servizio alla verità e al bene comune.

Lavoro e dignità per tutti Ad un anno dalla visita di Papa Francesco le Diocesi sarde, riunite a Cagliari nel Convegno Ecclesiale, si sono messe in ascolto della realtà socio-economica dell’Isola, segnata da una profonda crisi che colpisce in modo particolare i giovani che non trovano lavoro e le famiglie in difficoltà. La comunità cristiana si sente profondamente legata alle vicende della società nella quale è immersa. 3

Cagliari

12 Pula

La chiesa dei Santi Giorgio e Caterina compie 50 anni

Catechesi

I bambini si divertono con i giochi dei nonni

14 Santi

Il commento agli orientamenti CEI sulla catechesi

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La storia di San Saturnino Martire


Attualità

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Vicini alle sofferenze dei fratelli perseguitati Papa Francesco, insieme ai Cardinali riuniti in Concistoro, ha posto al centro dell’attenzione il calvario dei cristiani in Medio Oriente embra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti». Sono queste alcune delle parole con le quali Papa Francesco, lunedì scorso, all’indomani della chiusura della terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, ha aperto il Concistoro dedicato ad alcune cause di canonizzazione e al Medio Oriente e, in particolare, all’attuale situazione dei cristiani di quella regione. I partecipanti all’importante incontro presieduto dal Santo Padre sono stati 86 tra cardinali e patriarchi di tutto il mondo. Nel suo intervento Papa Francesco ha affermato: «Ci accomuna il desiderio di pace e di stabilità in Medio Oriente e la volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l’impegno politico. Nello stesso tempo, vorremmo dare il maggiore aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione». Proseguendo ha poi aggiunto: «Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese, non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti. Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri

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interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti». Infine ha concluso dicendo: «Questa situazione ingiusta richiede, oltre alla nostra costante preghiera, un’adeguata risposta anche da parte della Comunità Internazionale. Sono sicuro che, con l’aiuto del Signore, dall’incontro odierno verranno fuori valide riflessioni e suggerimenti per potere aiutare i nostri fratelli che soffrono e per venire incontro anche al dramma della riduzione della presenza cristiana nella terra dove è nato e dalla quale si è diffuso il cristianesimo». Dopo l’intervento del Pontefice, il Cardinale Pietro Parolin ha presentato la relazione introduttiva elaborata secondo quanto emerso nell’incontro dei Nunzi e dei Rappresentanti diplomatici in Medio Oriente, svoltosi in Vaticano dal 2 al 4 ottobre. In uno dei passaggi più forti della sua relazione, il Cardinale Parolin ha affermato che «nel caso specifico delle violazioni e degli abusi commessi dal cosiddetto “Stato islamico” la Comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite e le strutture che si sono date per simili emergenze, dovrà agire per prevenire possibili e nuovi genocidi e per assistere i numerosi rifugiati». Successivamente sono intervenuti i Cardinali e i Patriarchi delle Chiese mediorientali i quali, in particolare, hanno descritto i problemi principali delle Chiese in Iraq, Siria, Egitto, Terra Santa, Giordania, Libano. I loro interventi si sono articolati su alcuni principi come l’esigenza della pace e della riconciliazione in Medio Oriente, la difesa della libertà religiosa, il sostegno alle comunità locali, la grande importanza dell’educazione per creare nuove

generazioni capaci di dialogare tra loro, il ruolo della comunità internazionale. Nei loro interventi i Cardinali e i Patriarchi, dopo aver sottolineato che il Medio Oriente ha un bisogno urgente di ridefinire il proprio futuro, hanno messo in risalto l’importanza di Gerusalemme come “capitale della fede” per le tre grandi religioni monoteiste, evidenziando nel contempo la necessità di arrivare ad una soluzione dei conflitti israelopalestinese e siriano. Riferendosi poi alle violenze perpetrate dall’Isis, hanno ribadito che non si può uccidere in nome di Dio. In relazione alla libertà religiosa è stato affermato che, insieme a quella di culto e di coscienza, costituisce un diritto umano fondamentale, innato ed universale, un valore per tutta l’umanità. In particolare, accanto a tale diritto, si è sottolineata anche l’esigenza che ai cristiani siano riconosciuti tutti i diritti civili degli altri cittadini, soprattutto nei Paesi in cui attualmente la religione non è separata dallo Stato. Riguardo al sostegno per le comunità locali, è stato affermato che un Medio Oriente senza cristiani sarebbe una grave perdita per tutti, poiché essi hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio della regione e per il grande impegno nel settore dell’educazione. Risulta essenziale quindi incoraggiare i cristiani affinché restino in Medio Oriente e perseverino nella loro missione, anche perché hanno sempre contribuito al benessere dei Paesi in cui vivono. In quest’ottica, una riflessione è stata fatta anche riguardo al problema della migrazione dei cristiani: essi devono

Il desiderio degli studenti è avere una buona scuola Alla Fiera di Cagliari si è tenuto l’incontro con il Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi sulla riforma scolastica proposta dal governo Renzi ell’ambito della campagna di consultazione sulle linee guida del Governo in materia d’istruzione, “La buona scuola”, si è svolto a Cagliari un incontro alla Fiera Campionaria promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna e dal Comitato Coni isolano. All’evento hanno partecipato quasi mille ragazzi provenienti dalle scuole di tutta la Regione. Per la parte governativa era attesa la presenza del Ministro Giannini che è stata sostituita dal sottosegretario Gabriele Toccafondi. La Regione Sardegna era rappresentata dall’Assessore alla Pubblica Istruzione Claudia Firino. Nel suo intervento, la Firino ha mostrato la centralità della questione della scuola all’interno della politica regionale: «La scuola è il punto di partenza per la costruzione della società. Il nostro obiettivo è investire delle risorse sulla scuola poter offrire delle opportunità di crescita agli studenti, per la loro formazione umana, culturale e sociale». «La situazione della scuola sarda – ha proseguito l’assessore Firino - è

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trovare accoglienza nelle Chiese e negli Stati in cui emigrano con l’auspicio di avere anche strutture pastorali adeguate per i diversi riti. Inoltre, è stato richiesto di proseguire l’invio di aiuti umanitari in Medio Oriente, affinché i cristiani siano incoraggiati a restare sul posto e di coltivare le diverse manifestazioni di solidarietà possibili da parte delle Chiese di altri Paesi. Quanto all’educazione, è stato fatto notare come in molti Paesi mediorientali i libri di testo scolastici non parlino in modo positivo delle religioni differenti da quella di Stato e come sia necessaria una riflessione su questo punto da parte delle istituzioni

locali. In quest’ottica, è stato auspicato il dialogo interreligioso con i musulmani, a partire dalla base comune della ragione, ed una viva cooperazione ecumenica, affinché tutte le Chiese del Medio Oriente facciano sentire un’unica voce. Alla comunità internazionale è stato richiesto di garantire ai profughi cristiani la possibilità di tornare quanto prima nelle loro case, attuando delle “zone di sicurezza”, ad esempio nella Piana di Ninive. Infine, è stato anche levato un appello per tutte le persone rapite in Medio Oriente, affinché il mondo non si dimentichi di loro. Franco Camba

complessa. La percentuale di abbandono scolastico è ancora molto alta, si lavora anche per una legge regionale sull’istruzione che si occupi del diritto allo studio, e valorizzi le peculiarità culturali che riguardano la nostra regione. Un altro aspetto sul quale si sta lavorando insieme al Governo nazionale è quello dell’edilizia scolastica». I rappresentanti del Coni, Gianfranco Fara, presidente del Comitato regionale, e Cecilia D’Angelo, Dirigente Territorio e Promozione, hanno sottolineato l’importanza del sostegno alla pratica sportiva e in particolare il progetto “Sport in classe” rivolto agli ultimi tre anni della scuola primaria. Il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Francesco Feliziani, ha sottolineato come la scuola italiana è ancora bloccata da «un sistema di norme, procedure, disposizioni, che sono anacronistiche ed è importante che il progetto del Governo intenda intervenire proprio su questo». Nell’ambito regionale, per Feliziani, sono da rilevare tra gli aspetti negativi l’abbandono della scuola, i bassi livelli di apprendimento e la dispersione della rete scolastica. Non sono assenti tuttavia degli elementi positivi e da valorizzare come «la digitalizzazione, con le LIM nelle classi e la valorizzazione di modelli didattici pensati per questi strumenti». Nelle aule la “buona scuola” esiste già, ora, ha concluso Feliziani, «tocca alla buona politica agire attraverso leggi e provvedimenti chiari ed efficaci». Nella seconda parte dei lavori sono intervenuti vari rappresentanti del

mondo della scuola che hanno posto delle questioni al sottosegretario Toccafondi. Un giovane rappresentante della Consulta provinciale degli studenti ha evidenziato come, a suo avviso, nella riforma non vengano valorizzate la governance collegiale della scuola e la rappresentanza studentesca. Un altro studente è intervenuto a nome dell’associazione “Eureka”, sottolinenando «il gravissimo problema della dispersione scolastica e come nella riforma non si parla del diritto allo studio». Un’altra importante questione sollevata dal rappresentate degli studenti è quella di unire il rinnovamento della didattica all’edilizia per la scuola, perchè non è pensabile non avere «spazi adeguati per l’attività scolastica». La delegata delle associazioni dei genitori ha evidenziato alcuni aspetti singificati per la riforma della scuola: «Il ruolo delle famiglie, le attività sportive e culturali, e la verifica attenta della qualità dell’insegnamento». Nell’ultima parte della mattinata Toccafondi ha cercato di delineare i punti chiave del progetto governativo richiamando il valore della consultazione aperta a tutti e la possibilità di incidere sui nodi burocratici e organizzativi che paralizzano l’istruzione in Italia. Di particolare importanza, nelle parole del sottosegretario, è stato il richiamo agli sforzi che si stanno facendo per l’edilizia scolastica e per creare un legame virtuoso tra la scuola e il mondo del lavoro. I.P.


domenica 2 novembre 2014

Troppi i record negativi dell’economia sarda Nel suo intervento al Convegno, l’economista Vittorio Pelligra ha proposto una riflessione sulla complessa situazione socio-economica dell’Isola Un panorama sull’attuale situazione socio-economica della Sardegna è stato tracciato da Vittorio Pelligra, economista dell’Università di Cagliari e docente all’Istituto universitario Sophia durante il suo intervento in occasione del Convegno Ecclesiale regionale. Una riflessione mirante a fornire alcuni spunti importanti per ragionare su un’economia di comunione, inclusiva, più umana, sulla linea del pensiero di Papa Francesco. Vittorio Pelligra affronta alcuni punti importanti, partendo dalla situazione economica italiana, caratterizzata da una sistematica diseguaglianza, strettamente correlata ai problemi sociali. ‘Ci troviamo di fronte a una fase di ristrutturazione del sistema economico – spiega Pelligra - : ciò ha portato a una crescita della diseguaglianza nei paesi OCSE, e in Italia è cresciuta in modo particolare. Una diseguaglianza che accentua inoltre i conflitti intergenerazionali: nel 2008

n CONVEGNO ECCLESIALE REGIONALE. Gli interventi dei relatori sui diversi ambiti.

Fare rete per il bene comune Ad un anno dalla visita di Papa Francesco la Chiesa che è in Sardegna si interroga sulla crisi economica na Chiesa sarda che continua a camminare sul solco della speranza, come indicato da Papa Francesco nella sua visita di oltre un anno fa Cagliari. È stato ribadito nel corso del Convegno Ecclesiale Regionale che si è svolto alla Fiera sul tema “Per un cammino di speranza. La comunità cristiana in Sardegna di fronte alla crisi a un anno dalla visita di Papa Francesco”. Almeno 300 persone provenienti da tutta l’Isola si sono ritrovati per riflettere sulle strade da percorrere per far uscire la Sardegna dalla crisi che la sta attanagliando. Alle relazione del prima parte della giornata sono seguiti quattro gruppi tematici. In quello relativo ad impresa e lavoro, Dimitri Pibiri, amministratore di una cooperativa sociale del Medio Campidano, ha ripreso un passaggio della relazione di Vittorio Pelligra. “Come ha detto il professore – ha commentato Pibiri – non stiamo vivendo solo un momento di crisi quanto si sta verificando un cambio nel modello di sviluppo, per cui facciamo fatica a uscire dalle difficoltà. Nel corso del nostro incontro è emerso che ad esempio la cooperazione potrebbe essere vista come modello di impresa, perché al suo interno si ritrovano i valori della solidarietà. Quindi, accanto ai valori dell’economia e della crescita imprenditoriale, si trovano anche quelli della persona, la cui importanza resta al centro dell’azione d’impresa”. Altro gruppo tecnico quello relativo al rapporto tra lavoro e politica. “Tra le tante cose dette –

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Attualità

ha affermato Tonino Loddo, che ha guidato l’incontro – anche la necessità di un serio impegno in politica dei cattolici. Se non ci siamo noi, è stato detto nei diversi interventi, altri occuperanno quelle poltrone, che porteranno avanti le loro istanze. Per i cattolici è necessario un impegno forte e competente nella cosa pubblica”. Tra i gruppi tematici più frequentati quello sul rapporto tra lavoro e condizione giovanile. Rita Boi, che ha guidato il gruppo, ha evidenziato come dal dibattito sia emerso il ruolo della comunità verso i giovani. “È necessario che la comunità accompagni i giovani, e non sia solo riferimento di valori fondamentali, ma è necessario che la comunità sia più calata nella vita quotidiana: non deve offrire opportunità di lavoro ma deve accompagnare i giovani nel vivere questa precarietà occupazionale”.

Altro tavolo molto seguito quello relativo alle problematiche familiari, guidato da Stefano Pinna. “La famiglia è il primo esempio di cooperazione gratuita ed intelligente. Occorre difenderla e soprattutto occorre rifuggire dal modello di famiglia ripiegata in se stessa, ma deve essere il più possibile aperta.” Nel corso del suo intervento conclusivo, monsignor Arrigo Miglio ha sottolineato la necessità di diffondere le buone prassi è una modalità comunicativa da perseguire. “Credo che uno dei nostri compiti – ha affermato l’Arcivescovo di Cagliari sia quello di fare informazione positiva. Esempi virtuosi di imprese e lavori che funzionano per fare una contro informazione e raccontare che qualcosa funziona e che è possibile inventare dei lavori che danno frutti. È nostro compito indicare le buona prassi e incoraggiare chi vuole impegnarsi nel fare impresa. L'obbiettivo rimane quello di essere una comunità cristiana solidale e vigilante, attenta ad incoraggiare, perché la nostra storia è cultura e dobbiamo viverla e renderla viva”. Roberto Comparetti

rispetto a dieci anni prima si sono arricchiti gli ultra 65enni, ‘impoverendo’ i giovani. Il tasso di disoccupazione è cresciuto fino al 19,5% in Sardegna (rispetto al 13% in Italia); nell’Isola il 17,9% degli uomini e il 17% delle donne sono disoccupati. Dati che si ripercuotono sulla percezione da parte dei cittadini: una grossa fetta dei sardi pensa che la situazione stia peggiorando, ed il ‘blocco’ psicologico crea quello effettivo; in Sardegna, come nel Mezzogiorno, la povertà assoluta è del 9,8% rispetto al resto dell’Italia, in cui si attesta al 6,8%; quella relativa è del 24,8%, cresciuta rapidamente nell’arco di pochi anni. Inoltre, non c’è correlazione tra il valore della ricchezza e quello del benessere: oltre una certa soglia di reddito percepita, i soldi non garantiscono la felicità, per cui quando si delineano gli interventi per il benessere, non si deve tener conto solo degli aspetti monetari. Per quanto riguarda l’aspetto relativo al ‘capitale umano’, secondo l’OCSE, la dispersione scolastica in Sardegna si attesta al 36,2%, facendo registrare una delle percentuali più alte nel paese. I dati relativi ai cosiddetti ‘NEET’ (coloro che non studiano, né lavorano o cercano lavoro) e ai laureati crescono insieme, e ciò è alla radice della diseguaglianza sociale. Le famiglie sono il luogo in cui i bambini sviluppano un capitale sociale ‘non cognitivo’, cioè il carattere: dunque, la ‘disparità’ si produce nelle famiglie

svantaggiate, prima che i bambini entrino a scuola. Per quanto riguarda gli aspetti sociali, la cultura è all’ultimo posto tra le ‘priorità’ della popolazione. Importante la fiducia istituzionale dei cittadini (aspetto che consente al sistema socio-economico di funzionare in modo efficiente): nel 2014, al primo posto c’è il volontariato (80,7%), agli ultimi posti, le banche (12,8%), il mercato azionario (8,2%), i banchieri (7,9%) e i partiti (7,6%). Allo stesso tempo, in Sardegna, si registra una forte fiducia nella famiglia (capitale sociale Bonding, che crea legami ‘forti’). Di fronte a questo scenario, si delineano nuove sfide e prospettive, tra cui ambiente e qualità della vita, economia delle relazioni, ecosistema digitale, ‘makers digitali’, cultura e accesso ai diritti, social business (imprese sociali); inoltre occorre operare sul piano della ‘cultura’, radicare nuovamente l’aspetto economico nel civile, farsi carico delle marginalità, sostenere le famiglie più giovani, essere coerenti ed esigenti verso la politica, supportare e allearsi con la società civile, porre l’attenzione sui beni comuni, contrastare la cosiddetta cultura ‘della fortuna’, rappresentata dalle ‘nuove dipendenzÈ, in primo luogo, dal gioco d’azzardo. Per una fioritura della società, occorre tener conto di quattro aspetti fondamentali: sviluppo, democrazia, sostenibilità e giustizia sociale. Maria Chiara Cugusi

n IL FATTO

Meridiana, un destino già segnato per i dipendenti in esubero

na vicenda che conferma quanto a molti è noto da tempo: la politica ha abdicato all’economia e alla finanza. La vicenda Meridiana lo ha ribadito, con l’Amministratore Delegato, Roberto Scaramella che, dopo l’ennesimo vertice a Roma di fronte al Ministro Poletti, ha confermato i 1.634 esuberi e quindi il via alle procedure di mobilità. Una risposta che forse in parte sia le organizzazioni sindacali che gli stessi operai si aspettavano. Quanto sta accadendo al vettore aereo è la riproposizione di un copione già visto, in tante, troppe vicende nel nostro Paese. Il mercato del lavoro è cambiato, alcune delle tutele previste non consentono alle aziende di poter stare più sul mercato. Questo perché invece di estendere i diritti alla maggior numero di lavoratori, qualcuno ha insegnato per anni nelle università sparse nel mondo, teorie economiche che prevedevano la riduzione dei diritti e l’estensione a tutte le categorie di meccanismi di precarietà nel lavoro. La vicenda dei lavoratori è stata anche al centro dell’udienza generale di Papa Francesco di mercoledì 22 ottobre. “Vorrei esprimere profonda vicinanza e solidarietà ai dipendenti della compagnia aerea Meridiana, che stanno vivendo ore di apprensione per il loro futuro lavorativo. Auspico vivamente che si possa trovare un’equa soluzione, che tenga conto anzitutto della dignità della persona umana e delle imprescindibili necessità di tante famiglie. “Per favore” - ha aggiunto a braccio il Papa - faccio un appello a tutti i responsabili: nessuna famiglia resti senza lavoro”. La realtà è che gli stessi lavoratori Meridiana sanno che i servizi da loro resi hanno un costo maggiore di quelli offerti dalle compagnie low-cost, tanto più che c’è chi le ha definite strategiche nello sviluppo turistico dell’Isola. Che fare allora? Per mantenersi in piedi Meridiana ha forse bisogno di riorganizzare il sistema di lavoro, con meno tratte da servire e più frequenze, servizi a bordo ridotti all’essenziale, e qualche appannaggio in meno, così come è necessario che ai vertici vengano ridotti sensibilmente i costi di gestione dell’apparato manageriale. Il management non deve continuare a giocare sporco, con spostamenti dei servizi verso altre società controllate, grazie ai quali si sottraggono impegni di lavoro e servizi della compagnia principale, in modo tale che i conti non tornino e la riduzione all’osso del lavoro per Meridiana possa portare alla scomparsa del primo vettore privato italiano. R.C.

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LE PIETRE

n IRAQ

Il Santo Padre si è soffermato sul comando di amare Dio e il prossimo ll’Angelus il Santo Padre si è soffermato sul Vangelo domenicale che ricordava come tutta la legge si riassume nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Il Pontefice ha mostrato che per comprendere il comandamento dell’amore verso Dio e il prossimo non ci si deve fermare alla sola legge: «In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti: non sono precetti e formule; ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio». «Gesù – ha spiegato Papa Francesco offre ad ogni uomo il criterio fondamentale su cui impostare la propria vita. Ma soprattutto Egli ci ha donato lo Spirito Santo, che ci permette di amare Dio e il prossimo come Lui, con cuore libero e generoso». In settimana si è svolto il Concistoro dedicato dal Papa alla situazione del Medio Oriente. Il Santo Padre, nel suo discorso, ha richiamato la difficile situazione dei cristiani che vivono in quella regione: «Ci accomuna il desiderio di pace e di stabilità in Medio Oriente e la volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l’impegno politico. Nello stesso tempo, vorremmo dare il maggiore aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione. Non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da

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Bombardata una chiesa I bombardamenti effettuati nella Piana di Ninive dalla coalizione a guida Usa contro le postazioni dello Stato Islamico hanno colpito e devastato anche la chiesa della Resurrezione, nei pressi della cittadina di Qaraqosh, abitata prevalentemente da cristiani siro cattolici prima di cadere sotto il controllo dei jihadisti dell'IS. La chiesa, collocata nell'area del cimitero, era stata consacrata nel 2009 e apparteneva alla Chiesa siro cattolica, ma veniva utilizzata anche da altre Chiese e comunità cristiane, soprattutto per la celebrazione dei funerali.

Il volto di Dio si riflette in tanti volti “Gesù offre ad ogni uomo il criterio fondamentale su cui impostare la propria vita. Egli ci ha donato lo Spirito Santo che ci permette di amare come Lui, con cuore libero e generoso” duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti. Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale». All’Udienza Generale il Papa ha proposto la catechesi sul tema della Chiesa come corpo di Cristo: «Non si tratta semplicemente di un modo di dire: ma lo siamo davvero! È il grande dono che riceviamo il giorno del nostro Battesimo! Nel sacramento del Battesimo, infatti, Cristo ci fa suoi, accogliendoci nel cuore del mistero della croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con lui, come nuove creature. Ecco: così nasce la Chiesa, e così la Chiesa si riconosce corpo di Cristo!». Ricevendo in udienza una Delegazione dell’Associazione Internazionale di

Diritto Penale, Papa Francesco ha approfondito le realtà della pena di morte e dell’uso della carcerazione preventiva: «È impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre persone. San Giovanni Paolo II ha condannato la pena di morte (cfr Lett. enc. Evangelium vitae, 56), come fa anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (N. 2267) […] Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono dunque chiamati oggi a lottare non solo per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia, e in tutte le sue forme, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà. E questo, io lo collego con l’ergastolo […] L’ergastolo è una pena di morte nascosta […] La carcerazione preventiva – quando in forma abusiva procura un anticipo

n INDONESIA

della pena, previa alla condanna, o come misura che si applica di fronte al sospetto più o meno fondato di un delitto commesso – costituisce un’altra forma contemporanea di pena illecita occulta, al di là di una patina di legalità». Nel Messaggio inviato ai partecipanti al Convegno nazionale organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana sul tema “Nella precarietà la speranza”, tenuto a Salerno, il Papa ha richiamato il valore del lavoro: «Non è solo un problema economico, è un problema di dignità. Dove non c’è lavoro, manca la dignità, l’esperienza della dignità di portare a casa il pane! E purtroppo in Italia sono tantissimi i giovani senza lavoro». Sempre in settimana, ricevendo in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio del Movimento di Schönstatt, il Pontefice si è soffermato sul tema della famiglia: «In questo momento, da un punto di vista sociologico e dal punto di vista dei valori umani, come appunto del Sacramento cattolico, del Sacramento cristiano, c’è una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita!». Roberto Piredda

n LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Cristo ci ha accomunato col “suo sangue”, “abbattendo il muro di separazione che divide. Tutti noi sappiamo che quando non siamo in pace con le persone, c’è un muro. C’è un muro che ci divide. Ma Gesù ci offre il suo servizio di abbattere questo muro, perché possiamo incontrarci. E se siamo divisi, non siamo amici: siamo nemici. E di più ha fatto, per riconciliare tutti in Dio. Ci ha riconciliato con Dio: da nemici, amici; da estranei, figli. Chi non aspetta Gesù, chiude la porta a Gesù, non lo lascia fare quest’opera di pace, di comunità, di cittadinanza, di più: di nome. Ci dà un nome. Ci fa figli di Dio. Questo è l’atteggiamento di aspettare Gesù, che è dentro la speranza cristiana. Il cristiano è un uomo o una donna di speranza. Sa che il Signore verrà. Davvero verrà, eh? Non sappiamo l’ora, come questi. Non sappiamo l’ora, ma verrà, verrà a trovarci, ma non a trovarci isolati, nemici, no. A trovarci come Lui ci ha fatto con il suo servizio: amici vicini, in pace. C’è un’altra domanda che il cristiano può porsi: come aspetto Gesù?

Io ci credo in questa speranza, che Lui verrà? Io ho il cuore aperto, per sentire il rumore, quando bussa alla porta, quando apre la porta? Il cristiano è un uomo o una donna che sa aspettare Gesù e per questo è uomo o donna di speranza. Invece il pagano – e tante volte noi cristiani ci comportiamo come i pagani – si dimentica di Gesù, pensa a se stesso, alle sue cose, non aspetta Gesù. L’egoista pagano fa come se fosse un dio: ‘Io mi arrangio da solo’. E questo finisce male, finisce senza nome, senza vicinanza, senza cittadinanza”. 21 ottobre 2014 Pietre vive Fare l’unità della Chiesa, costruire la Chiesa, questo tempio, questa unità della Chiesa: questo è il compito di ogni cristiano, di ognuno di noi. Quando si deve costruire un tempio, un palazzo si cerca un’area edificabile, preparata per questo. La prima cosa che si fa è cercare la pietra di base, la pietra angolare dice la Bibbia. E la pietra angolare dell’unità della Chiesa o meglio la pietra angolare della Chiesa è Gesù e la pietra angolare dell’unità della Chiesa è la preghiera di Gesù

nell’Ultima Cena: ‘Padre, che siano uno!’. E questa è la forza!” Umiltà, dolcezza, magnanimità: sono cose deboli, perché l’umile sembra che non serva a niente; la dolcezza, la mitezza sembrano non servire; la magnanimità, l’essere aperto a tutti, avere il cuore grande… E poi dice di più: “Sopportandovi a vicenda nell’amore”. Sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore che? Conservare l’unità. E noi diventiamo più pietre forti in questo tempio quanto più deboli ci facciamo con queste virtù dell’umiltà, della magnanimità, della dolcezza, della mitezza. Questo è lo stesso cammino che ha fatto Gesù che “si è fatto debole” fino alla Croce “e divenne forte! E così dobbiamo fare noi: L’orgoglio, la sufficienza non servono. Quando si fa una costruzione, è necessario che l’architetto faccia la piantina. E qual è la piantina dell’unità della Chiesa?: La speranza alla quale noi siamo stati chiamati: la speranza di andare verso il Signore, la speranza di vivere in una Chiesa viva, fatta con pietre vive, con la forza dello Spirito Santo. Soltanto sulla piantina della

Centinaia di bambini, educatori cattolici e sacerdoti hanno partecipato alla giornata di incontro promossa nel sotto distretto di Santa Maria Immacolata di Cisumur, appartenente alla parrocchia di San Giuseppe a Sidareja, diocesi di Purwokerto, nello Java centrale. All'insegna dell'inno "Orgoglioso di essere cattolico", la scorsa settimana si è tenuto il "raduno nazionale" dei giovani di sette parrocchie della diocesi indonesiana. Ad accogliere i partecipanti alla giornata di festa vi erano centinaia di cattolici della zona, che hanno ospitato i bambini fornendo loro il necessario. I bambini di ciascuna comunità, riuniti all'interno di un campo da calcio, hanno presentato alcuni spettacoli preparati in previsione dell'incontro; essi hanno inoltre approfittato dello spazio comune per "mescolarsi" e socializzare.

n REP. CENTR. AFR. Violenza e saccheggi sui salesiani

Il gruppo “Antibalaka” era sorto a Bangui per proteggere la popolazione dalla guerra in corso nel Paese da oltre un anno e mezzo. Ora si è rivolto contro la stessa popolazione. Saccheggi e stupri sono all’ordine del giorno così come è stata chiesa la chiusura delle scuole salesiane a Galabadja e Damala” avvertono i salesiani impegnati nella zona. Entrambe le opere avevano deciso di aprire le porte della scuola ai bambini e ai giovani, affinché non perdessero altre ore di formazione. “Andare a scuola, poi, li aiutava ad avere una routine, delle abitudini, e dimenticare la violenza in cui vivono” spiegano. “Ci sono barricate nelle strade oltre a molte armi in circolazione e la gente non lascia le proprie case per paura.”

La forza che viene da Gesù Fare unità in Cristo

Giornata a sostegno dei cattolici

n MISSIONE 100 mila cristiani morti in un anno

speranza possiamo andare avanti nell’unità della Chiesa. Siamo stati chiamati ad una speranza grande. Andiamo lì! Ma con la forza che ci dà la preghiera di Gesù per l’unità; con la docilità allo Spirito Santo, che è capace di fare da mattoni pietre vive; e con la speranza di trovare il Signore che ci ha chiamati, trovarlo quando avvenga la pienezza dei tempi”. 24 ottobre 2014

Il Centro per gli Studi del Cristianesimo Globale negli Stati Uniti stima che circa 100 mila cristiani muoiono ogni anno a causa del proprio credo religioso, ossia uno ogni cinque minuti.Inoltre molte altre minoranze religiose subiscono violenza e persecuzione. Solo per citarne qualcuno, in Irak, Siria, Nigeria, Camerun, Sudan, Pakistan, Somalia e Egitto, anziani, donne, uomini e i loro figli cristiani vivono in condizioni di totale insicurezza. Vengono cacciati dalle loro case; messi in carcere per blasfemia, e uccisi brutalmente.


domenica 2 novembre 2014

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Giovani

Dolianova. Il 26 ottobre si è tenuta l’inaugurazione delle attività giovanili

L’oratorio, porte aperte a tutti i ragazzi D omenica 26 ottobre hanno preso il via le attività dell’oratorio San Pantaleo nel paese di Dolianova. Il programma è stato ricco e articolato con tanti eventi, che hanno scandito la giornata coinvolgendo l’intera comunità, a partire dai più piccoli fino agli adulti. Tutto ha avuto infatti inizio la mattina con la Messa insieme ai bambini ed ai ragazzi, e quindi con l’inaugurazione del nuovo campetto, dell’anno catechistico e dell’oratorio. Ha fatto seguito poi una grande festa per i bambini e ragazzi del catechismo e la comunità, organizzata interamente dagli animatori della parrocchia San Pantaleo. Parliamo di una squadra composta da 25 ragazzi del triennio delle superiori, che gratuitamente investono il loro tempo mettendosi al servizio dell’oratorio e della comunità parrocchiale con l’aiuto del parroco don Francesco Frau, del viceparroco don Mario Pili, e di alcuni educatori. Durante gli ultimi mesi infatti, questa squadra si è occupata e preoccupata di organizzare, gestire e sistemare l’oratorio e le attività che riempiranno la giornata di domenica. Ma l’apertura dell’oratorio di San Pantaleo, non si è esaurita nella mattinata di domenica, perchè la festa è andata avanti anche la sera, coinvolgendo ancora ragazzi e bambini, le loro famiglie, e quindi l’intera comunità. Alcuni genitori parteciperanno concretamente occupandosi della merenda, mentre la festa è ancora, una volta, stata organizzata e programmata interamente dagli animatori. L’oratorio di San Pantaleo ha festeggiato l’apertura degli spazi esterni dei locali, dopo la ristrutturazione degli spazi interni fatta gli scorsi anni. È un’esigenza molto sentita dalla comunità, che

ora potrà avere un luogo pulito, nuovo e accogliente. Infatti, l’oratorio della parrocchia di San Pantaleo è attivo da diverso tempo, e ogni anno rinnova un progetto educativo con la trattazione di specifiche tematiche, le quali, nel corso dell’anno, divengono materiale formativo per gli animatori, seguiti da educatori adulti, che si fanno carico della crescita dei loro ragazzi. Per il nuovo anno, il progetto oratoriale dell’oratorio San Pantaleo di Dolianova, ha in programma un percorso per i ragazzi del post cresima, che potranno contare su un appuntamento settimanale con i loro animatori; questi ultimi invece, seguiranno un cammino formativospirituale tenuto dal loro viceparroco, don Mario Pili e da alcuni educatori adulti. Il tema portato avanti sarà quello dello stare “Fianco al fianco” per i giovanissimi, mentre per il gruppo giovani, verrà portato avanti il tema “Stando al passo”. Il primo avrà come obiettivo il comprendere l’importanza di intraprendere una strada assieme a delle amicizie, che vedono come comune denominatore l’essere cristiani; mentre la seconda proposta, sarà dedicata al significato del prendersi cura dei più piccoli. Questi percorsi formativi vengono supportati dall’importante presenza dell’Azione Cattolica diocesana alla quale la parrocchia fa’ riferimento

Tlc, un’occasione per conoscere il Signore rrivato alla 46° edizione anche quest’anno, a Novembre, è in partenza nella diocesi di Cagliari il Tlc È difficile spiegare un’esperienza profonda che in realtà andrebbe vissuta. Si tratta di un corso ideato in Brasile negli anni ’60 basandosi sulla tecnica dei “Cursillos di Cristianità”e sugli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Lojola. In Italia è diffuso in diverse diocesi. A Cagliari, dopo una pausa di circa dieci anni, il corso è ripartito tre anni fa. L’acronimo Tlc. sta per “treinamento de liderança Crista”, ossia “Addestramento per diventare Leader Cristiano”. In Italia usiamo una traduzione sbagliata che però rende molto bene l’idea: “testimonianza laico cristiana”. Le equipes sono formate sia da laici che da sacerdoti. Tutti portano la loro testimonianza di impegno e di lavoro all’interno delle proprie comunità. L’età dei corsisti è compresa tra i 17 e i 35 anni. Il corso, che si svolge in tre giorni e mezzo, dal giovedi pomeriggio alla domenica, ha come obiettivo quello di far riavvicinare i giovani alla Chiesa e alla parola di Dio. Attraverso la

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testimonianza dei componenti dell’equipe, tutti impegnati nelle varie parrocchie di appartenenza, si cerca di abbattere i pregiudizi che spesso i giovani di oggi hanno nei confronti della Chiesa e di chi ci lavora. Si affrontano diversi temi “forti” della fede, quali il perdono, la carità, la fratellanza, la condivisione. Le conversazioni, svolte dai membri dell’equipe, sono frutto di una preparazione che dura circa sei mesi. A garantire l’ortodossia di tutti gli insegnamenti c’è un direttore spirituale che quest’anno sarà don Davide Collu, attualmente vice parroco di Sant’Elena Imperatrice a Quartu. Il prossimo corso si terrà dal 13 al 16 Novembre nella casa salesiana di Solanas. Il Tlc si propone di far diventare leader cristiani i ragazzi, cioè il motore della società che verrà. Proprio quei ragazzi che, spesso, partono tra mille dubbi, con poca speranza, poca fiducia e a volte proprio senza credere. Sono tre giorni di convivenza dove si parla di Dio, si impara a conoscerlo e infine si impara ad amarlo. Molti giovani e molti sacerdoti della

BREVI

n CULTURA Prorogata “This is Mirrionis” Prorogata fino all’11 gennaio la mostra fotografica di Vanessa Winship e George Georgiou, dedicata ai quartieri di san Michele e Is Mirrionis. Circa centoventi fotografie, a colori e in bianco e nero, raccontano i due quartieri cagliaritani con gli occhi dei due fotografi che si sono immersi nel quotidiano della periferia urbana e hanno documentato la vita e le abitudini degli abitanti.

n SAN CARLO

Il 3-4 novembre la festa patronale

per la formazione degli animatori, grazie alle proposte e agli itinerari da spendere proprio per la crescita del team. La festa d’apertura è stata quindi occasione per mettere in gioco la vita di relazione, di accoglienza, servizio, collaborazione e reciproca stima verso i più piccoli ed i giovani, che emergono da una realtà reale e concreta, che riesce ad essere coesa grazie ad un fondamentale elemento: la fede. Ciò rende chiaramente manifesta, dinnanzi alla comunità e la diocesi, quello stile che poi l’oratorio metterà in pratica durante il corso dell’anno. Non è stata quindi una giornata fine a se stessa quella di domenica, ma piuttosto un momento dedicato ai ragazzi e alle loro famiglie, che vivono e manifestano la gioia dello stare insieme. La parrocchia dimostra come attraverso la semplicità di un momento informale

diocesi vi hanno partecipato. Il "Metodo Tlc ”cerca di facilitare l’incontro con Dio in tutte le cose, di favorire il dialogo personale con il prossimo, e di portare a sentire con la Chiesa, il Popolo di Dio. Mira a creare cristiani capaci di cercare Dio in tutto, pronti e diligenti nel dedicarsi alla missione di Cristo nel mondo di oggi, con una passione tale che gli permetta di lanciarsi sempre in grandi imprese senza mai disperarsi, abbattersi o perdere l’entusiasmo di fronte alle maggiori avversità. Insomma ciò che si propone questo corso è di formare giovani che rientrino in parrocchia e inizino a sporcarsi le mani mettendo a frutto i propri talenti. Presentando la vita cristiana come una vita felice in Cristo si spingono i ragazzi a rientrare nelle proprie comunità pronti a mettere a servizio i propri talenti con più consapevolezza e con maggior volontà e voglia di fare e, soprattutto, si formano giovani adulti non solo consapevoli delle loro predisposizioni e delle loro capacità ma anche capaci di testimoniare la loro scelta di fede nei contesti quotidiani. Per tutte queste caratteristiche si tratta di un vero e proprio progetto di pastorale giovanile. Per partecipare al prossimo Tlc è necessario iscriversi entro il 9 novembre 2014. Per chiarimenti e altre informazioni possono essere contattati i seguenti referenti: Ilaria Sanna (ilariasanna@yahoo.it); Nicola Calamia (n.calamia@tiscali.it); Don Davide Collu (dvdcll84@yahoo.it). Ilaria Sanna

come una festa, si possa comunicare l’entusiasmo di una comunità che vuole fare del proprio oratorio l’espressione che la Chiesa intende assumere relativamente alle nuove generazioni, attraverso lo sguardo di coloro che educano e accompagnano i ragazzi verso la vita adulta. La società spesso non educa a prendersi cura della propria vita, dell’essere felici e realizzati, perciò l’oratorio risponde a questa emergenza educativa, questa realtà è una ricchezza che si sta diffondendo nella nostra diocesi, grazie al lavoro dell’Ufficio di Pastorale Giovanile ed ai tantissimi parroci e viceparroci che investono e credono nelle loro comunità parrocchiali. Non resta che fare i nostri migliori auguri a questa parrocchia e ai suoi sacerdoti, grazie ai quali tutto questo è possibile. Federica Bande

La comunità cagliaritana di San Carlo Borromeo festeggia il Santo Patrono. Il 3 novembre alle 18 è prevista la processione per le vie del Quartiere (via san Carlo Borromeo, via Capula, via dei Donoratico, via dei Visconti, via dei Giudicati, via Giudice Chiano, via Capula, via Cappellino, via Mainas, via San Carlo Borromeo, Parrocchia). Al termine la Santa Messa presieduta dal parroco, don Luca Venturelli. Il 4 novembre, memoria liturgica di San Carlo alle 19 la Santa Messa presieduta da monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, che darà così avvio alla visita pastorale. Il 3 novembre è stata organizzata nel salone parrocchiale la III edizione del” Saint Karlfest”, un momento di musica, intrattenimento e food & drink, per festeggiare insieme l’apertura dell’anno pastorale. Tutti i giovani sono invitati a partecipare.


Giovani

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domenica 2 novembre 2014

Scuola di preghiera, a San Carlo un itinerario per i giovani Per il parroco don Luca l’obiettivo dell’iniziativa di spiritualità è di proporre ai ragazzi “l’ABC della Preghiera”

uanto pregano i giovani d’oggi? Vedono la preghiera come una possibilità, o come un limite? Non è semplice rispondere a certe domande, soprattutto quando sono protagoniste le nuove generazioni; gli stessi giovani si pongono interrogativi sul senso della loro vita, spesso senza trovare risposte soddisfacenti. Questo compito lo assume volentieri un giovane sacerdote che vuole, in una dozzina di incontri, insegnare cosa vuol dire pregare, e pregare bene. “Insegnare ai giovani l’Abc della preghiera”; è questo lo scopo principale della “Scuola di preghiera per giovani” promossa da don Luca Venturelli, parroco di San Carlo Borromeo. Perché il termine ‘scuola’? Perché “a scuola non si rimane a vita”. Un’attività che ripete l’esperienza vissuta nel 2003 con Mons. Mani. “È una scuola nel senso che si darà

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l’abc su come vivere un momento di preghiera e come accostarsi alla stessa, in particolare alla preghiera personale. Ci sono modi e modi di pregare e ci sono anche sbagli che si possono fare nell’impostazione. La scuola sarà ‘divisa’ in tre parti: nella prima si imparerà come prepararsi, anche fisicamente, per un momento di contemplazione; seguirà un’adorazione silenziosa, e infine la Comunione”. Dalle 20,30 ogni due settimane, un’ora di tempo a fine giornata che vale la pena di essere spesa: “Abbiamo in questa zona una casa dello studente, e anche diversi studenti universitari, quindi può essere un’occasione per conoscerli”. Un cammino che vedrà i partecipanti accostarsi ai Salmi: “Si seguiranno alcuni Salmi, ed ogni volta ne verrà ‘consegnato’ uno per approfondire la preghiera personale; seguendo anche l’esperienza degli esercizi ignaziani, si daranno di volta in volta esercizi alle persone per vivere determinati momenti di preghiera, anche durante la settimana; bisogna acquisire puntualità e metodicità nella preghiera, sono piccoli esercizi, quasi come in palestra, che poi danno quella spina dorsale che serve. Non sarà un nuovo gruppo di preghiera, ci saranno questi dodici incontri e poi ognuno continuerà per conto proprio”. Nessun target particolare? “Nessuno, riprende da varie tradizioni, soprattutto dal mese ignaziano. Come età invece più o meno dai 18 ai 30 anni”. Si avvicina anche la festa parrocchiale in onore di San Carlo Borromeo: “Ci saranno tre giorni di preparazione, dal 29 al 31 ottobre; il 3 novembre facciamo la processione per le vie

del quartiere e la sera dopo la messa delle 19, ci sarà un momento di festa con tutti i gruppi nel salone parrocchiale”. Si terrà infatti alle 20.30 la “Saint Karlfest”, replica cagliaritana dell’Oktoberfest, in cui sarà possibile festeggiare e stare tutti assieme. Il 4 invece ci sarà la visita Pastorale dell’Arcivescovo e le Cresime. Si parlerà di unità, della Comunione, alla presenza di tutti i gruppi parrocchiali. Il 6 verrà nuovamente in visita Mons. Miglio per incontrare gli ammalati della parrocchia e la sera per incontrare il consiglio degli affari economici”.

Insomma la parrocchia di Fonsarda è un buon esempio di come coniugare una buona formazione cristiana a momenti di semplice allegria: un invito a tutti quei ragazzi, dice don Luca, “attirati solo dal calcetto”; lo sport, d’altronde, è da sempre veicolo di sani valori, come un giusto spirito agonistico, il gioco di squadra, la lealtà tra compagni. Insomma, chi volesse, anche solo per curiosità, affacciarsi alla vita della parrocchia, non potrebbe davvero lamentarsi della varietà dei programmi proposti, sia per giovani che per adulti. E se

anche non ci si ritrovasse in certi programmi, è vietato scoraggiarsi: la Chiesa è nostra Madre e accoglie tutti! Ci sono cammini che durano qualche mese, altri una vita intera: sta ad ognuno di noi trovare quello che maggiormente rispecchia la nostra vocazione. Il fine ultimo da raggiungere, d’altronde, è sempre lo stesso: amare Gesù; amarlo sinceramente, con tutto il cuore, perché se proviamo a farlo entrare nella nostra vita, vorremo che rimanga sempre con noi. È una verità assoluta: provare per credere. Marco Scano


domenica 2 novembre 2014

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Cagliari

Universitari di tutto il mondo a Cagliari L’Aegee è un network di associazioni studentesche con più di 18 mila soci. Oltre 800 studenti presenti in Città

Continente. Negli ultimi anni abbiamo organizzato diversi eventi, sia a livello locale che a livello internazionale, che ci hanno dato il coraggio per presentare un anno fa la nostra candidatura per ospitare l'Agora. Penso che far parte della squadra organizzatrice di un evento come questo sia un'esperienza incredibile, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano. Ti aiuta a capire quanto sia fondamentale il lavoro di squadra ed a tirar fuori le tue qualità. Impari a fare tantissime cose che mai avresti pensato di fare. Ovviamente anche il fattore internazionale aiuta tantissimo, in particolare ti aiuta a migliorare il tuo inglese ed a relazionarti con ragazzi di diverse culture e Paesi. Tutto questo è il bello della nostra associazione. Cagliari era candidata come Capitale Europea della Cultura per il 2019, ma la competizione è stata vinta da Matera: da quanto hai notato nell'organizzazione dell'Agora, la nostra città è attenta ai giovani o, sotto questo profilo, deve migliorare? Durante l'organizzazione dell'Agora, in contemporanea con i lavori del comitato Cagliari 2019, abbiamo visto l'entusiasmo di una città che vuole essere veramente un punto di riferimento per noi giovani. Sono stati organizzati e supportati tantissimi eventi, alcuni veramente grandi ed interessanti. È un peccato che sia andata così. Nonostante questo sono molto fiducioso, sono sicuro che si continuerà con il lavoro iniziato durante l'ultimo anno. Gian Mario Aresu

i è conclusa, a Cagliari, la cinque giorni chiamata Agora, incontro dei giovani tra i 18 ed i 35 anni che fanno parte di AEGEE (Association des Etats Généreaux des Etudiants d'Europe), un network di associazioni studentesche interdisciplinari con più di 18.000 soci e 230 sedi in tutto il Vecchio Continente. AEGEE Cagliari è, nello specifico, un'associazione di volontariato fondata nel 1995 che si prefigge l'obiettivo di promuovere e sviluppare una cittadinanza europea attiva tra i giovani e facilitare la loro mobilità attraverso lo scambio culturale, l'educazione superiore, la pace e la stabilità. Per Damiano Deidda, Presidente dell'AEGEE di Cagliari "far arrivare in Sardegna l'evento più importante del nostro network è chiaramente una fonte d'orgoglio: il futuro di una delle associazioni giovanili più grandi ed importanti d'Europa è passato per la nostra città. L'Agora ha dato l'opportunità ai nostri soci di mettersi alla prova e di sentirsi perfettamente inseriti in una grande macchina organizzativa che un evento come questo richiede". Ma si tratta - secondo Deidda anche di un evento importante per

Cagliari in generale: "È stata l'occasione perfetta per respirare un'atmosfera internazionale e mostrarsi come vetrina ideale per un meeting giovanile di questa portata. Il nostro obiettivo è stato, come sempre, quello di amplificare la voce dei giovani europei e di sensibilizzare i nostri concittadini sulle tematiche comunitarie". Partiamo da un dato: Cagliari ha ospitato 800 ragazzi europei. Dove vi siete riuniti e di cosa avete parlato esattamente in questa occasione? Ci siamo riuniti per cinque giorni alla Fiera Internazionale della Sardegna. Fondamentalmente abbiamo parlato del futuro della nostra associazione, una vera e propria organizzazione non governativa. Abbiamo approvato i rapporti delle varie Commissioni ed i progetti europei, eletto i nostri rappresentanti e fatto proposte per cambiare il nostro Statuto. Ma non sono mancate le discussioni su come implementare la nostra strategia d'azione sui temi di cui ci occupiamo. Sono stati cinque giorni intensissimi: si è trattato di un'occasione per conoscere tantissimi ragazzi di diversi Paesi, fare amicizia con loro e, ovviamente, prometterci di rivederci in qualche altra città europea. Qual è, anche alla luce di questa esperienza, il bello dell'associazione di cui fai parte? Molti soci hanno avuto l'occasione di viaggiare in Europa e di partecipare a tanti eventi con centinaia di ragazzi provenienti dai quattro angoli del

n 1-2 NOVEMBRE

n SS. GIORGIO E CATERINA

n 4-9 NOVEMBRE

n CULTURA

n DAL 7 NOVEMBRE

Sabato, solennità di Tutti i Santi, alle 15.30, l'arcivescovo monsignor Arrigo Miglio presiede la Santa Messa nel cimitero di San Michele a Cagliari. Domenica invece, Commemorazione di tutti i fedeli defunti, alle 10.30, l'Arcivescovo presiede, nel sacrario militare del cimitero cittadino, la Celebrazione Eucaristica, in memoria dei caduti in tutte le guerre.

Nella parrocchia cagliaritana dei santi Giorgio e Caterina ogni lunedì alle 19.30 è prevista una catechesi dedicata al Vangelo secondo Matteo nella. Guida gli incontri monsignor Mario Ledda. Gli appuntamenti rientrano all'interno dei festeggiamenti per il 50° anniversario della fondazione della chiesa parrocchiale.

Dal 4 al 9 novembre a Cagliari si svolge la 7a edizione del Festival Scienza. Nella storica sede del Centro comunale d'arte ExMà e nel Parco di Monteclaro si terranno conferenze, dibattiti, tavole rotonde, incontri con la musica e la poesia, spettacoli, animazioni che quest'anno ruoteranno intorno all'asserzione "La scienza ci aiuta" .

Un festival cagliaritano interamente dedicato ai fumetti ed ai cartoni del Mediterraneo, Nues, giunge quest'anno alla sua quinta edizione. Fino al 13 dicembre Cagliari, Pau e Seui ospiteranno un festival che non sarà più concentrato in un unico fine settimana con iniziative che si protrarranno per quasi due mesi, con performance di diverso tipo.

La Traviata” di Giuseppe Verdi, sarà in scena a partire dal 7 novembre al Teatro Lirico di Cagliari. Il melodramma in tre atti va in scena alle 20.30, per la Stagione lirica e di balletto 2014 del Teatro cagliaritano. Maestro concertatore e direttore è Donato Renzetti, Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari, maestro del coro Marco Faelli. La regia è di KarlErnst e Ursel Herrmann.

alcuni meriti, tra cui il pieno recupero di Marco Sau alla causa rossoblù. Il bomber di Tonara sembrava essersi perso dopo l’ottima prima annata da titolare (12 reti in 30 presenze) che gli fece guadagnare la stima dell’allora ct azzurro. La scorsa stagione Pattolino non si confermò pienamente, dimezzando le segnature, chiuso spesso dai vari Pinilla e Nenè, e non riuscendo a trovare la giusta intesa con Ibarbo. Con l’arrivo di Zeman, però, Sau ha sentito su di sé la piena fiducia dello staff tecnico e dei compagni, come ai tempi del Foggia in Serie C1, quando la coppia con il napoletano Insigne produsse 39 gol in un solo campionato. Quest’anno, partiti gli altri due centravanti, a contendergli il ruolo di punta centrale nel tridente zemaniano è arrivato l’Under 21 Samuele Longo, promettente attaccante scuola Inter. Con un solo (e inesperto) concorrente, Sau è tornato ai livelli di due anni fa: 3 gol in 8 gare, in cui è sempre partito titolare e un rendimento positivo in costante crescita. Sia a Milano che Empoli ha rotto il ghiaccio, portando il Cagliari in vantaggio e avviando i clamorosi poker rifilati alle avversarie; contro la Sampdoria ha firmato il definitivo pareggio in rimonta, con uno dei suoi classici movimenti (stop spalle alla porta e girata di destro all’angolino). Il pieno recupero di Sau è solo uno degli effetti positivi prodotti dalla cura Zeman. L’impressione iniziale – impossibile dare fin da ora un giudizio esaustivo sull’operato dell’ex Roma e Foggia – dopo un precampionato indecifrabile e le

prime otto gare stagionali è che il patron rossoblù Giulini abbia scelto il tecnico adatto per aprire una nuova pagina nella storia del Cagliari Calcio. Zeman ha dalla sua un’indiscutibile esperienza e una credibilità a livello nazionale, doti che gli permettono di fare scelte anche impopolari – come lasciar fuori dai titolari i senatori Conti e Pisano – ma che, al momento, stanno pagando. La fiducia data ai vari Crisetig e Donsah in mediana va in questa direzione: il regista friulano (classe 1993) ha doti tecniche adeguate per poter sostituire il capitano in futuro, mentre il diciottenne ghanese è in possesso di una forza fisica straripante, così come di piedi educati. Il tutto a dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto in campagna acquisti dal direttore sportivo Francesco Marroccu, abile a scovare nuovi talenti da consegnare al “maestro” boemo. Conta il modo di giocare, dunque, non tanto chi scende in campo. È forse l’aspetto più rivoluzionario dell’era Giulini-Zeman, diametralmente opposto all’ultimo lustro della gestione Cellino, dominata da un crescente disinteresse (causato forse dalle note vicende giudiziarie) dell’ex patron. La riapertura della Curva Nord per la gara interna contro il Milan – previsto il tutto esaurito, con 16 mila spettatori presenti – potrebbe essere l’ultimo tassello per un campionato ricco di soddisfazioni per la nuova società e per la città, come si augurano i tifosi. Francesco Aresu

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Celebrazioni di mons. Miglio

Catechesi su Matteo

VII Festival della Scienza

Un periodo esaltante per la squadra del Cagliari La compagine rossoblù sta ben figurando in campionato nonostante le perplessità iniziali sul calcio di Zeman. Tra i giocatori più in forma Marco Sau oncretezza, cinismo e consapevolezza di sé. Sono alcune virtù che il giovane Cagliari guidato da Zdenek Zeman sembra aver acquisito negli ultimi tempi. La seconda vittoria in campionato in quel di Empoli (0-4) ha messo in mostra un’ottima squadra, padrona della gara per 90 minuti e alcuni aspetti da sottolineare. Entrambi i successi del Cagliari sono arrivati in trasferta (il primo, un memorabile 1-4 in casa dell’Inter), con ben quattro reti rifilate all’avversario realizzate tutte nel primo tempo. E una consapevolezza dei propri mezzi di rado ammirata negli ultimi anni: la resistenza dell’Empoli è stata fiaccata con la doppietta di Avelar – un altro giocatore rispetto alle due precedenti annate – addirittura in un minuto. La classifica inizia a farsi adeguata alle aspettative di società e tifoseria (una salvezza tranquilla, conquistata attraverso un calcio divertente e mai banale) e sul campo si vedono finalmente i primi frutti della gestione zemaniana. Al tecnico boemo vanno ascritti

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Festival dei fumetti e cartoni

Al Teatro lirico “La Traviata”


Parola di Dio

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domenica 2 novembre 2014

Commemorazione dei fedeli defunti (anno a) di Michele Antonio Corona

a Commemorazione dei fedeli defunti, pur ricorrendo di domenica, offre le tre possibilità proprie per la liturgia della Parola. Ci soffermiamo sul vangelo proposto dalla prima opzione per evitare di commentare i due ulteriori brani di Matteo già presentati in altre domeniche e feste. Il primo vangelo è tratto dal grande discorso di Cafarnao del capitolo sesto di Giovanni. La pericope liturgica è piuttosto breve e non segue né le logiche esegetiche né quelle narrative, al punto da espungere il v. 35 (‘Io sono il pane vivo disceso dal cielo’). Pertanto, avendo la liturgia delle regole proprie, è utile tener presente il brano proposto, cercando di far risaltare quale messaggio si sia voluto esprimere in occasione della commemorazione dei defunti. Il pensiero comune è che il 2 novembre sia il giorno del ricordo, del pianto, della commozione per la mancanza di un caro deceduto. Sebbene questo aspetto sia naturale e umano, le parole di Gesù – come al solito – sono la notizia sconvolgente dell’iniziativa di Dio, che capovolge il senso comune. ‘Colui che viene a me io non lo caccerò fuori’. All’interno di una mentalità giustizialista e imperniata sulla misurazione del merito, Gesù proclama la paterna iniziativa di Dio verso tutti. Gesù, sapendo bene che il Padre ha posto tutto nelle sue mani (13,3), si occupa che nulla vada perduto. La missione del ‘mandato’ è quella di garantire la salvezza, spalancare l’orizzonte della relazione, rafforzare la convinzione che l’uomo deve imparare ad accettare se stesso e la gratuità di Dio. La discesa del Figlio presenta il paradigma per l’uomo: accogliere la volontà del Padre, che non è mai orientata alla morte, ma che chi crede nel Figlio abbia la vita eterna. Ecco l’ingranaggio che, in genere, cigola maggiormente in questa giornata di ricordo dei defunti. Gesù ha portato la vita, ha donato la vita eterna, ha promesso la risurrezione, ma perché c’è la morte? Perché si deve ancora piangere la mancanza dei cari? Una domanda esistenziale che non può essere elusa, ancor più in un giorno come quello odierno. Per comprendere meglio i discorsi di Giovanni bisogna sempre inserirli nella fede pasquale della comunità credente, che rilegge la storia del Maestro e le sue parole alla luce della morte e risurrezione. Il discorso sulla ‘risurrezione nell’ultimo giorno’ non è una promessa utopica spostata in un domani lontano, né tantomeno è lo sbocco incerto di un insegnamento puramente dottrinale. Piuttosto, dopo la Pasqua i credenti hanno sperimentato come quella parola fosse stata feconda in Gesù, nella sua persona. Gesù non ha evitato la morte, né il buio della solitudine, ma quella porta di sofferenza e di conclusione è divenuta l’apertura della/alla vita. Il messaggio cristiano è totalmente opposto all’ideale epicureo secondo cui ‘se ci siamo noi, non c’è la morte e se c’è la morte, non ci siamo noi’. Il vangelo di Giovanni pone di fronte morte e vita, luce e tenebre evidenziando la loro differenza. Anche nella vita quotidiana, sperimentiamo che il vedere è dato dal movimento alternato delle palpebre, che ci offrono momenti di luce e di buio. ‘Vediamo’ perché possiamo chiudere gli occhi e sperimentare il buio. Gesù non elimina (né per sé né per noi) la

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Lo risusciterò nell’ultimo giorno... morte, ma la accetta come segno di valorizzazione della vita stessa. La morte non chiude un capitolo triste dell’esistenza e ne apre uno felice nell’eternità, ma diviene il passaggio dalla vita presente alla vita realizzata. Da cristiani non si può continuare a ragionare (e vivere!) con categorie totalmente estranee alla rivelazione di Gesù. In Giovanni l’escatologia (la visione delle cose ulteriori) non è spostata nel futuro, ma è già vissuta nell’esistenza di fede, di adesione al Figlio. ‘Vedere e credere nel Figlio’ sono l’esperienza della vita eterna che si realizza oggi nella relazione dialogica tra il Padre e il Figlio, tra il Figlio e il credente. Nella risposta che Gesù darà a Marta, sconvolta per la morte del fratello, dirà: ‘Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno’ (11,26). Non si tratta di una rassicurazione anestetica sulle difficoltà proprie dell’esistenza. La parola di Gesù salva e trasforma, dona e vivifica, risana e guarisce. La risurrezione di Lazzaro e, con lui, di ogni vivente è suscitata dalla parola del Maestro, che pronuncia il ‘vieni fuori!’. Non è un separarsi dalla morte o violentemente scacciarla, ma è un evidenziarsi su di essa, attraverso la chiamata alla vita. Lazzaro non fu liberato dalla morte fisica, ma visse come segno di vita, al punto che ‘molti a causa sua credevano in Gesù’ (12,10). La morte può diventare vita!

Dal

Vangelo secondo Giovanni

Gv 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».


domenica 2 novembre 2014

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Vita cristiana

A colloquio con Cristo sul principio dell’amore Nelle sue fondamentali catechesi sull’amore umano San Giovanni Paolo II ci aiuta ad entrare in profondità nel disegno divino sulla realtà del matrimonio e della famiglia ell’espressione “da principio” si è servito il Signore Gesù nel colloquio sul matrimonio, riportato nel Vangelo di San Matteo e da quello di San Marco. Vogliamo chiederci che cosa significhi questa parola: “principio”. Vogliamo inoltre chiarire perché Cristo si richiami al “principio” appunto in quella circostanza e, pertanto, ci proponiamo una più precisa analisi del relativo testo della Sacra Scrittura. 2. Due volte, durante il colloquio con i farisei, che gli ponevano il quesito sulla indissolubilità del matrimonio, Gesù Cristo si è riferito al “principio”. Il colloquio si è svolto nel modo seguente: “...gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “E lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più

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due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di mandarla via?”. Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così” (Mt 19,3ss.; cf. Mc 10,2ss.). Cristo non accetta la discussione al livello nel quale i suoi interlocutori cercano di introdurla, in certo senso non approva la dimensione che essi hanno cercato di dare al problema. Evita di impigliarsi nelle controversie giuridico-casistiche; e invece si richiama due volte al “principio”. Agendo così, fa chiaro riferimento alle relative parole del Libro della Genesi che anche i suoi interlocutori conoscono a memoria. Da quelle parole dell’antichissima rivelazione, Cristo trae la conclusione e il colloquio si chiude. 3. “Principio” significa quindi ciò di cui parla il Libro della Genesi. È dunque la Genesi 1,27 che Cristo cita, in forma riassuntiva: “Il

RISCRITTURE

Una speranza affidabile onostante la morte sia spesso un tema quasi proibito nella nostra società, e vi sia il tentativo continuo di levare dalla nostra mente il solo pensiero della morte, essa riguarda ciascuno di noi, riguarda l’uomo di ogni tempo e di ogni spazio. E davanti a questo mistero tutti, anche inconsciamente, cerchiamo qualcosa che ci inviti a sperare, un segnale che ci dia consolazione, che si apra qualche orizzonte, che offra ancora un futuro. La strada della morte, in realtà, è una via della speranza e percorrere i nostri cimiteri, come pure leggere le scritte sulle tombe è compiere un cammino segnato dalla speranza di eternità. Ma ci chiediamo: perché proviamo timore davanti alla morte? Perché l’umanità, in una sua larga parte, mai si è rassegnata a credere che al di là di essa non vi sia semplicemente il nulla? Direi che le risposte sono molteplici: abbiamo timore davanti alla morte perché abbiamo paura del nulla, di questo partire verso qualcosa che non conosciamo, che ci è ignoto. E allora c’è in noi un senso di rifiuto perché non possiamo accettare che tutto ciò che di bello e di grande è stato realizzato durante un’intera esistenza, venga improvvisamente cancellato, cada nell’abisso del nulla. Soprattutto noi sentiamo che l’amore richiama e chiede eternità e non è possibile accettare che esso venga distrutto dalla morte in un solo momento. […] Oggi il mondo è diventato, almeno apparentemente, molto più razionale, o meglio, si è diffusa la tendenza a pensare che ogni realtà debba essere affrontata con i criteri della scienza sperimentale, e che anche alla grande questione della morte si debba rispondere non tanto con la fede, ma partendo da conoscenze sperimentabili, empiriche. Non ci si rende sufficientemente conto, però, che proprio in questo modo si è finiti per cadere in forme di spiritismo, nel tentativo di avere un qualche contatto con il mondo al di là della morte, quasi immaginando che vi sia una realtà che, alla fine, è sarebbe una copia di quella presente. Cari amici, la solennità di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dicono che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può anche vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11,25-26) […] Cristo ci sostiene attraverso la notte della morte che Egli stesso ha attraversato; è il Buon Pastore, alla cui guida ci si può affidare senza alcuna paura, poiché Egli conosce bene la strada, anche attraverso l’oscurità. Ogni domenica, recitando il Credo, noi riaffermiamo questa verità. E nel recarci ai cimiteri a pregare con affetto e con amore per i nostri defunti, siamo invitati, ancora una volta, a rinnovare con coraggio e con forza la nostra fede nella vita eterna, anzi a vivere con questa grande speranza e testimoniarla al mondo: dietro il presente non c’è il nulla. E proprio la fede nella vita eterna dà al cristiano il coraggio di amare ancora più intensamente questa nostra terra e di lavorare per costruirle un futuro, per darle una vera e sicura speranza. Benedetto XVI - 2 novembre 2011

N

Creatore da principio li creò maschio e femmina”, mentre il brano originario completo suona testualmente così: “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. In seguito, il Maestro si richiama alla Genesi 2,24: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”. Citando queste parole quasi “in extenso”, per intero, Cristo dà loro un ancor più esplicito significato normativo (dato che sarebbe ipotizzabile che nel Libro della Genesi suonino come affermazioni di fatto: “abbandonerà... si unirà... saranno una sola carne”). Il significato normativo è plausibile in quanto Cristo non si limita soltanto alla citazione stessa, ma aggiunge: “Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Quel “non lo separi” è determinante. Alla luce di questa parola di Cristo, la Genesi 2,24 enuncia il principio dell’unità e indissolubilità del matrimonio come il contenuto stesso della parola di Dio, espressa nella più antica rivelazione. 4. Si potrebbe a questo punto sostenere che il problema sia esaurito, che le parole di Gesù Cristo confermino l’eterna legge formulata e istituita da Dio da “principio” come la creazione dell’uomo. Potrebbe anche sembrare che il Maestro, nel confermare questa primordiale legge del Creatore, non faccia altro che stabilire esclusivamente il suo proprio senso normativo, richiamandosi all’autorità stessa del primo Legislatore. Tuttavia, quella

espressione significativa: “da principio”, ripetuta due volte, induce chiaramente gli interlocutori a riflettere sul modo in cui nel mistero della creazione è stato plasmato l’uomo, appunto, come “maschio e femmina”, per capire correttamente il senso normativo delle parole della Genesi. E questo non è meno valido per gli interlocutori di oggi quanto non sia stato per quelli di allora. Pertanto, nel presente studio, considerando tutto ciò, dobbiamo metterci proprio

nella posizione degli odierni interlocutori di Cristo. 5. Durante le successive riflessioni del mercoledì, nelle udienze generali, cercheremo, come odierni interlocutori di Cristo, di fermarci più a lungo sulle parole di San Matteo (Mt 19,3ss.). Per rispondere all’indicazione, che Cristo ha in esse racchiuso, cercheremo di addentrarci verso quel “principio”, al quale egli si è riferito in modo tanto significativo (5 settembre 1979)

PORTICO DELLA FEDE

La gioia di diventare operatori di pace n un’epoca come la nostra, nella quale lo stesso Pontefice afferma che si sta combattendo “una terza guerra mondiale a pezzi”, le parole dell’Evangelii Gaudium, nei paragrafi che affronteremo, risultano essere un monito ed un insegnamento perenne per il cristiano che voglia realmente e concretamente diventare “operatore di pace”. «L’unità deve prevalere sul conflitto», infatti, Papa Francesco, ancora una volta fa appello alla Parola di Dio e afferma che “questo criterio evangelico ci ricorda che Cristo ha unificato tutto in Sé: cielo e terra, Dio e uomo, tempo ed eternità, carne e spirito, persona e società. Il segno distintivo di questa unità e riconciliazione di tutto in Sé è la pace. Cristo è la nostra pace” (Ef 2,14) [229]. Perciò è fondamentale che anche nei nostri contesti, anche nelle relazioni quotidiane ci si adoperi perché conflitti e tensioni possano essere esaminati per trovare soluzioni e generare nuova vita. Il conflitto può essere accettato e sopportato ma con il fine di “risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento, anzi in un processo di pace”. Gli evangelizzatori, tra i quali anche Paolo l’apostolo, seguendo gli insegnamenti di Gesù incominciavano l’annuncio del

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vangelo, sempre con il salute di pace, imparando da Lui che li salutò proprio in quel modo “pace a Voi”! Tutto questo, perché non si può diventare operatori e costruttori di pace se non a partire, prima di tutto dalla “pacificazione della propria interiorità”. “Con cuori spezzati in mille frammenti sarà difficile costruire un’autentica pace sociale” (229). Dunque, come si può notare i conflitti e le tensioni nascono nei cuori e si proiettano nelle famiglie, nelle istituzioni fino a plasmarle con le proprie confusioni e insoddisfazioni che provocano sofferenza e fratture molte volte difficili da risanare se non ci si lascia convertire da Cristo. Perché, dice ancora Papa Francesco, la pace non è semplicemente il frutto di una negoziazione o di un compromesso, bensì essa quella vera, la pace è il risultato dell’accoglienza delle diversità così che si possa trovare una sintesi e possa nascere una “diversità riconciliata”. Allo stesso modo la realtà, talvolta difficile da ricomporre è certamente più importante dell’idea che si

vuole affermare, pertanto è necessario uno sforzo per elaborare l’idea e trasformarla per leggere e comprendere la realtà. Ma perché ciò avvenga è importante, suggerisce l’Esortazione, un dialogo costante capace di accogliere ogni istanza che provenga dalla realtà e la si possa illuminare con il ragionamento (cfr.232). In sintesi potremo dire che vale tanto più l’amore per la realtà concreta, e soprattutto guardare negli occhi le persone che vivono queste realtà, più che fare discorsi teorici sostituendoli alla verità e allo stesso tempo defilandosi dalle responsabilità concrete che ciascuno, comunque, ha di fronte alle ingiustizie e alle guerre. Il cristiano, per dirla semplicemente, è chiamato a risanare e a convertire prima di tutto il proprio cuore, per portare quella pace di Cristo anche nel sociale, nei luoghi che abita oggi e questo può essere ispirato nel fare memoria dei nostri Santi che hanno saputo portare il vangelo della pace in varie terre e fra i vari popoli (cfr.233). Maria Grazia Pau


Idee

10 n COMUNICATO C.E.S.

Vescovi delle Diocesi sarde, nel Imartedì corso della riunione tenutasi 21 ottobre a Donigala, hanno affrontato un nutrito ordine del giorno. Un punto ha riguardato l’uso della lingua sarda in alcune celebrazioni e nella pietà popolare. Ritenendola una risorsa straordinaria anche per la trasmissione della fede s’intende ridare slancio a un’azione incisiva di una sua valorizzazione, riprendendo con vigore un percorso che negli ultimi tempi aveva avuto un certo rallentamento. Si lavorerà su due versanti principali. Il primo mira a un’organica raccolta di tutto il patrimonio di canti, di testi sacri e preghiere finora in uso nelle diverse parti della Sardegna. Testi che appartengono alla ricca tradizione della pietà popolare e che ben si possono inserire nella liturgia, anche eucaristica, e nelle molteplici forme

domenica 2 novembre 2014

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

della tradizionale pietà popolare (novene, processioni…). Verranno promosse anche iniziative per la produzione di nuovi testi, canti e preghiere che accompagnino i diversi momenti in cui si articola la ricca liturgia della Chiesa. Il secondo versante riguarda la traduzione in lingua sarda dei testi biblici, passo indispendabile per avviare un cammino che porti a dare uno spazio maggiore alla lingua sarda nella liturgia. A tal fine saranno costituite due commissioni, che lavoreranno in stretta sinergia: la prima lavorerà sul

versante più strettamente liturgicoteologico e la seconda, composta da esperti in lingua e cultura sarda, coordinerà la traduzione dei testi biblici. Vescovo delegato per questo lavoro continuerà ad essere Monsignor Antioco Piseddu, che periodicamente informerà la Conferenza Episcopale Sarda, alla quale spetta il compito di dare al lavoro la propria valutazione, prima di inoltrare la domanda alle istanze superiori. Nel corso della riunione sono stati affrontati anche i seguenti altri punti. Si è parlato del VI anno formativo nel Seminario Regionale per i futuri

sacerdoti, confermandone l’obbligatorietà presso lo stesso Seminario Regionale e fissando i criteri principali sui quali impostare un progetto organico sia del percorso formativo-pastorale sia di quello accademico. Progetto al quale si lavorerà nei prossimi mesi, perché il tutto possa iniziare dal prossimo anno seminaristico. Alcuni punti fermi sono: l’accesso al sesto anno avverrà solo dopo aver concluso il quinquennio con il conseguimento del bacellierato. Chi non avesse conseguito tale primo grado accademico, andrà fuori corso e non potrà ricevere l’ordine del Diaconato. Il sesto anno, inoltre, non potrà comprendere l’avvio del corso per la Licenza in Teologia. Ampio spazio è stato dato anche a un più organico e sistematico coordinamento degli ambiti pastorali

In uscita al cinema il nuovo film di John Carney, l’autore di Once, con Keira Knightley. La musica diventa l’anima delle vicende narrate sce al cinema ‘Begin Again’, nella versione italiana ‘Tutto può cambiare’, commedia musicale dell’anno diretta da John Carney (padre anche del musicaldocumentario Once) con Keira Knightley che a due anni da Anna Karenina smette i panni della principessa e indossa quelli più comodi e spensierati della dolce Greta, autrice solista di talento che segue il fidanzato Dave (l’Adam Levine dei Maroon 5 per la prima volta in un ruolo importante) a New York e si imbatte per caso nel produttore in rovina Dan (Mark Ruffalo); l’incontro aiuterà entrambi, attraverso la musica, a rimettere a posto le proprie relazioni, oltre che se stessi. L’idea che, come diceva Robbie Williams nel film August Rush, la musica sia una ‘connessione armonica fra tutte le creaturÈ è il punto di partenza perché qualunque storia riesca a ruotarle intorno con immensa facilità. Ci sono poi gli amanti del genere musical e simili, e quelli che invece preferiscono di gran lunga non mischiare le due cose; per entrambe le ali di pubblico però, questo film è un altro piccolo gioiello da custodire con cura. C’è un modo genuino di raccontare le vite a contatto con il successo, ma capaci di non lasciarvisi sopraffare, che al regista irlandese riesce con una spontaneità disarmante. Il linguaggio cinematografico si esprime con immagini, ma ancora prima con ciò che si vuole dire attraverso di esse: e allora l’amicizia è un divano offerto per la notte, la paura di perdere tutto si incarna in un quadro comprato anni prima per abbellire lo studio dal quale si viene cacciati per la troppa instabilità, il rapporto genitorefiglia si ricompone con una canzone suonata insieme, dove qualche minuto basta per vedersi e riconoscersi legati dalla stessa passione, e l’amore diventa, semplicemente, un auricolare sdoppiato appeso allo specchietto della macchina. Oggetti che compongono immagini, immagini che diventano voci, e voci che raccontano storie; sembra facile,

a livello regionale, individuandone le specifiche competenze e le modalità di una programmazione mirata ed efficace. Sulla scia del Convegno regionale sui temi sociali e del lavoro, che si tiene a Cagliari il 25 ottobre, per rilanciare i contenuti della Lettera collegiale dei Vescovi Sardi a un anno di distanza dalla visita di Papa Francesco, il prossimo anno si terrà un altro Convegno sul tema della Famiglia, riprendendo gli spunti emersi dal primo Sinodo straordinario dei Vescovi appena concluso, le cui conclusioni definitive sono affidate a quello ordinario dell’anno venturo, sullo stessa tema. Tempio Pausania, 23 ottobre 2014 +Sebastiano Sanguinetti Segretario C.E.S.

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000

E

Nella vita tutto può cambiare di Valeria Usala

ma non lo è per niente. Per di più questa volta non recitano degli sconosciuti, anzi, il trio principale è composto da due nomi più che noti nel panorama cinematografico mondiale, e il terzo è il cantante di una delle band più famose del pianeta. Il successo e la fama, perciò, gli attori protagonisti li conoscono molto bene; ma proprio per questo è ammirabile la loro capacità di lasciarselo alle spalle e presentarsi allo spettatore come persone, ancora prima che come cantanti o star. Uomini e

donne veri, o per lo meno verosimili, in un frammento delle loro vite - quel frammento in cui c’è da fare il punto della situazione. Senza svelare troppo della trama, che è davvero semplice ma semplicemente squisita, basterebbe dire che in un’ora e mezzo di durata il film ti porta continuamente dalla parte opposta a quella che avresti potuto pensare. Se in Once i protagonisti sono due anime sole che si trovano in mezzo alle strade di Dublino, qui Greta e Dave sono soli e per di più ‘spezzati’ dalla vita;

dovranno perciò aiutarsi a vicenda per ricomporsi andando in mezzo alla strada per suonare la loro musica. Ci sono vari sottili sottotemi del film profondamente attuali nel campo discografico odierno: la produzione di un disco, la difficoltà di un’artista emergente che, a meno che non abbia già sfondato nel web, rischia di non riuscire ad avere nemmeno una chance, e gli ostacoli che incontra il mercato della distribuzione. Non ultima la registrazione; ma su questo problema il film si gioca gran parte del proprio spessore: non si possono pagare gli studi insonorizzati? C’è sempre la città. E allora i bambini che giocano diventano coristi, i rumori del vicinato fanno da sottofondo urbano meglio di qualunque effetto al computer, ma soprattutto le strade, i ponti, i palazzi, le piazze, diventano essi stessi set naturali e non ricostruiti nei quali, oltre che registrare un album, si può girare un bel film. Il montaggio è intelligente, perché costruisce la storia pian piano e per gran parte alternando le due vite di Dan e Greta fino al loro incontro: relazioni difficili, lavori instabili, passione per la musica e fiducia nel cambiamento. Tutte cose che anche noi condividiamo e in cui forse dovremmo credere un pochino di più. La colonna sonora è bellissima, e segue le spinte pop melodiche di Adam Levine (che scrive gran parte dei testi) sintonizzandosi perfettamente sulle frequenze di un film che non punta più in alto di quello che può permettersi. Il cinema e i suoi addetti qui rischiano, come i loro protagonisti, perché non hanno altra scelta se non quella di lasciare che la connessione armonica non venga interrotta, e per fortuna vincono. E così come tanti altri film questo non è fuori dall’ordinario, ma riesce a rimanere eccezionale per il suo coraggio di raccontare una storia che non sovverte le regole, ed incanta proprio per questo – perché in questa eccezionalità, somiglia tantissimo alle nostre vite.

Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese di Villagreca e Pimentel (Terenzio Puddu) Domenica 2 novembre ore 18.10 Lunedì 3 novembre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 2 novembre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione A cura di Simone Bellisai Martedì 4 novembre ore 19.10 Mercoledì 3 novembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia Il Memoriale A cura di Sabino Chialà. Monaco di Bose Mercoledì 5 novembre 21.40 Oggi parliamo con… Francesco Virdis Autore del Libro “Santa Margherita di Stampace” Mercoledì 5 novembre 19.10 Giovedì 4 novembre ore 08.30 L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.40 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.30 Lampada ai miei passi (3 - 9 novembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Roberto Piredda Dal lunedì al venerdì 5.15 / 6.45 / 21.00 Sabato 5.15 / 6.45 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.15 / 6.45 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa


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guidare dallo Spirito Santo ma soprattutto il monito a chi fa i propri interessi e non quelli di Dio così come il chiaro riferimento ai cattivi pastori che caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili. Questo ci porta ad interrogarci come cattolici perché tutti abbiamo una responsabilità, non solo verso la nostra famiglia ma verso tutti quelli che incontriamo.

La famiglia Chessa ha partecipato all’apertura del Sinodo vete avuto la possibilità di partecipare alla veglia di preghiera per il Sinodo e alla celebrazione di apertura: quali parole e immagini vi hanno colpito di più di quelle giornate? Più che possibilità vorremo definirla una Grazia! Chi ci ha accompagnato tra le mura vaticane ci ha detto che Gesù i discepoli li ha prima chiamati individualmente poi ne ha fatto un corpo e gli ha affidato una missione,e questo era anche per noi e per la nostra famiglia, che il Signore ci aveva benedetti e stava continuando a farlo. Della veglia di preghiera quello che ci ha colpito oltre alla comunione tra noi partecipanti (provenienti da tutto il mondo) è stata la testimonianza di una coppia che per un lungo tempo aveva vissuto la separazione. Una testimonianza autentica nella quale dai volti (anche dei figli) e dalle voci commosse si poteva percepire che la sofferenza era stata tanta. Crediamo che questa famiglia sia un’immagine di famiglia cristiana, dove la debolezza umana si appoggia alla fede, dove non c’è perfezione ma amore,verità, perdono, generosità alla vita, gratuità a Dio per la sua fedeltà. Questa famiglia che aveva perso tutto, la sua stessa identità, ha fatto questa esperienza: che Dio non abbandona e le sofferenze nel matrimonio e nella famiglia in Cristo risorto hanno un senso. È una chiamata alla santità. È difficile vedere l’amore di Dio in tanta sofferenza, bisogna essere umili e questa famiglia ha portato questa testimonianza che nella loro sofferenza Cristo c’era. Della celebrazione sono state toccanti le parole dell’omelia, la tentazione di “impadronirsi della vigna”, che anche noi come uomini possiamo frustrare il sogno di Dio, l’invito a lasciarci

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Famiglia

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La grazia di vivere l’amore cristiano Gianni e Silvia sono sposati da 18 anni e hanno 12 figli. Raccontano la loro testimonianza di una fede che si incarna dentro le pieghe della vita quotidiana

In questi giorni si parla molto della famiglia. Cosa ha da dare al nostro mondo, che appare lontano e preso da altre questioni, la visione cristiana del matrimonio? Noi uomini siamo tutti feriti dalla nostra storia e dal peccato; questo non ci fa vedere chiaramente la verità sull’amore di Dio che ci ha redenti. La famiglia cristiana in quanto sacramento dovrebbe essere una testimonianza vivente nel mondo. Esiste la possibilità di ritrovare se stessi e questa si trova nella famiglia, perche siamo distrutti dalla soggettività. C’è una delusione affettiva che ci impedisce di amare il prossimo. Al mondo serve vedere che una famiglia cristiana è per tutti, perché Cristo è per tutti. Siamo deboli ma Cristo è la nostra forza. La famiglia cristiana è una grazia. Non si deve presentare un modello di perfezione, se non si vede la debolezza umana e l’amore di Dio le famiglie che vivono situazioni “difficili” si allontanano sentendosi non accolte. Misericordia è la parola d’ordine di questo Sinodo. La famiglia cristiana ha da dare amore, a cosa servirebbe avere avuto tanti figli, “aprirsi alla vita”, se poi si è chiusi agli altri e alla loro vita? Verità, Amore, Speranza, Cristo Risorto: è quello che la famiglia cristiana può dare al mondo, è ciò di cui tutti abbiamo bisogno.

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alla fine ha prevalso la grazia di Dio “Mi hai sedotto e mi sono lasciato sedurre”. Silvia: non so cosa potrei rispondere, posso dare la mia esperienza. Non credevo nella Chiesa ne in Dio, non avevo certo questa idea di famiglia. Nell’adolescenza ho avuto il dono di incontrare un sacerdote, Padre Erminio Passi e attraverso lui mi sono accostata alla Chiesa e ai sacramenti. Vedere un sacerdote così gioioso del suo ministero, della sua vocazione e l’amore con cui lo viveva mi ha fatto capire di avere una vocazione e desiderare di scoprire quale fosse la mia. Gianni: Anche in questo Dio è stato fedele perché la nostra famiglia è circondata da sacerdoti che sono dei buoni pastori e che nella gioia della loro vocazione sostengono la nostra famiglia con il loro esempio come Padre Giovannino Tolu parroco di N.S. di Bonaria e Padre Domenico Orlando parroco di S.S. Nome di Maria La Palma.

La vostra è una famiglia numerosa, non se vedono molte in giro. Un osservatore superficiale potrebbe chiedervi: ma chi ve l’ha fatto fare? Cosa vi sentireste di rispondergli? Nessuno ce lo ha fatto fare! Dio lascia liberi. Noi abbiamo lasciato che si compisse la volontà di Dio per noi che passa anche attraverso la famiglia numerosa. Siamo certi che non sia una nostra opera ne un nostro merito. Siamo passati e passiamo attraverso molte ribellioni e combattimenti ma

La famiglia non è solo una questione “confessionale” ma riguarda l’intera società, è davvero un bene comune da promuovere e difendere in generale. Partendo dalla vostra esperienza, secondo voi quali aspetti legati alla famiglia dovrebbe curare di più chi ci governa? Non si tratta di lamentarsi continuamente dei politici e di chi governa, dopotutto sono l’espressione della società in cui viviamo. Dovremmo pregare di più per chi ci governa perché lo faccia con amore. Prima di vedere praticamente cosa dovrebbero fare i governanti per noi si dovrebbe rivedere la decadenza morale di questa società,questo relativismo che crea continue contraddizioni. E qui ci sarebbe da rileggere sant’Agostino sulle cause della caduta dell’impero romano perché anche nel nostro tempo stiamo vivendo in una società immersa in un relativismo anche intellettuale e nell’edonismo. Dovremo vedere con chiarezza questa corruzione morale e culturale, rinunciare ai nostri istinti e rispettare l’ordine morale e sociale. È necessario pregare per i governanti delle nazioni perché non si abbandonino alla volontà di potere. I.P.

giorno andrai per la strada del tuo paese e la gente dirà: “Ma guarda quella che bella donna, che forte!…”. “Col marito che ha, si capisce!”. E anche a te: “Guarda quello, com’è!…”. “Con la moglie che ha, si capisce!”. Dunque evviva i primi appuntamenti, le lunghe sedute davanti allo specchio per truccarsi, pettinarsi e scegliere accuratamente il vestito da indossare, ma in questa preparazione all’incontro sarebbe bello anche coltivare la disposizione

del cuore: la gioia del dono dell’altro, il desiderio di un incontro profondo, la disponibilità a fare di quel momento (qualsiasi cosa poi ne venga) uno spazio autentico e prezioso… e se per una volta ti dimenticherai di dire che spesso e volentieri ti addormenti con la tv accesa, mentre scoprirai un’improvvisa passione per le scalate sul ghiaccio (nella speranza di accompagnarlo in quella avventura) ben venga! Paola Lazzarini Orrù

n UN AMORE COSÌ GRANDE

Iniziare a conoscersi uando ho provato ad immaginare la rubrica che oggi nasce su il Portico, mi è subito venuto in mente il titolo di una canzone, “Un amore così grande” (più della canzone stessa). Si tratta di un brano scritto a metà degli anni ’70, divenuto celebre grazie all’interpretazione di Claudio Villa del 1984 e poi rinato grazie ai Negramaro, che ne hanno realizzato una versione per la Nazionale italiana di calcio in vista dei mondiali del 2014. Mi sembra che descriva noi cristiani in maniera davvero puntuale: consapevoli di essere amati di “un amore così grande” da Dio, con un amore grande siamo chiamati ad amare a nostra volta. Siamo quindi dei potenziali grandi esperti in amore eppure anche per noi, per le nostre vite, l’affettività è spesso una nota dolente… vorremmo l’amore e non lo troviamo oppure lo viviamo, ma non vola alto come dovrebbe, o ancora si è infranto contro scogli che ci sono parsi troppo grandi ed è finito e il nostro cuore ci pare ormai irrimediabilmente atrofizzato e scuro. Questa piccola rubrica vorrebbe provare a raccontare, con il vostro aiuto, le sfumature dell’amore vissuto “da cristiani” quindi non da persone perfette, ma da peccatori che sanno di avere nel loro Maestro

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un maestro d’amore e che quindi vogliono mettersi alla Sua scuola. Le sfumature delicate dei sentimenti reali. Le sfumature che colorano le nostre vite a volte dipingendo paesaggi meravigliosi, quasi da sogno, a volte passaggi scuri e dolorosi, sapendo sempre che anche questi passaggi fanno parte del cammino di chi sta imparando ad amare. Quindi questa rubrica è dedicata ai single in cerca dell’amore, agli innamorati, agli sposi, ai separati, ai vedovi, insomma a tutte le persone che credono che l’amore sia importante nelle loro vite ed hanno voglia di rifletterci un po’ su, ma con un sorriso e trovando anche qualche spunto per la loro preghiera personale. Oggi vorrei cominciare davvero dall’inizio, ovvero dal primo appuntamento, quello nel quale per la prima volta lui e lei escono insieme consapevolmente, senza gli amici a fare da corona oppure (oggi sempre più potremmo dire) che si vedono senza lo schermo di un pc a frapporsi e iniziano a conoscersi. È significativo che Jimmy Fallon, il comico americano attuale conduttore del Tonight show della NBC, parlando del primo appuntamento l’abbia definito “la gara delle bugie” ovvero l’occasione nella quale, per apparire al proprio

meglio e fare buona impressione all’altro, si è pronti a nascondere ciò che realmente si è per diventare come riteniamo che l’altro ci vorrebbe. Una persona di buon senso a questo punto direbbe “ragazzo/a mio/a devi avere più stima di te e presentarti per come realmente sei, così capirai se davvero gli/le piaci!”… indubbiamente un consiglio saggio ed avveduto, ma a me personalmente non soddisfa. A dire il vero io trovo bellissimo e poetico che per il primo (i primi) appuntamenti si faccia di tutto per apparire al meglio all’altro, per indovinare i suoi desideri e corrispondervi, la cosa che mi dispiace è che a un certo punto questo finisca e ci si ritrovi a dare anche il peggio nel rapporto! Certamente non sto facendo un’apologia delle bugie, ma vorrei mettere in luce come questa disposizione del cuore a venire incontro all’altro anche rinunciando a qualcosa di sé, per apparirgli al meglio è molto bella. Ed è ancora più bello quando, con un lungo e paziente lavoro, smette di essere apparenza e diventa sostanza, come ha detto Papa Francesco ai fidanzati: Il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito.... E così, non so, penso a te che un


Diocesi

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BREVI

n PASTORALE FAMILIARE

La chiesa dei Santi Giorgio e Caterina venne costruita nel 1958 nella zona di Monte Urpinu in sostituzione dell’edificio dell’Arciconfraternita dei Genovesi originario del XVI secolo. La nuova chiesa, divenuta parrocchia nel 1964, fu consacrata da Mons. Botto nel 1967

Weekend formativo in Seminario Sabato 15 e domenica 16 novembre, nei locali del Seminario Arcivescovile, a partire dalla 16 si terrà il secondo Convegno diocesano delle équipe di preparazione al matrimonio e alla famiglia. L’appuntamento rientra nel ciclo di incontri predisposto dall’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare, nel percorso formativo previsto per le equipe che preparano le coppie al matrimonio.

n CATECHISTI

Primo incontro per animatori biblici

La grande gioia per i 50 anni della parrocchia a chiesa cittadina dedicata ai Santi Martiri Giorgio e Caterina si prepara a festeggiare il cinquantesimo anniversario dalla sua fondazione. “La ricorrenza coincide con la Visita Pastorale in parrocchia – racconta il parroco, don Francesco Matta. Il 15 e 16 novembre prossimi, in occasione dei festeggiamenti in onore di santa Caterina, da noi anticipati per motivi liturgici, l'Arcivescovo Monsignor Miglio sarà da noi per condividere due momenti di vita parrocchiale”. Sono diverse le attività promosse per prepararsi all'evento. “È in corso un ciclo di catechesi tenuto da Monsignor Mario Ledda ogni lunedì dopo la messa vespertina– spiega don Matta. Per i più giovani domenica scorsa si è svolta la seconda edizione della manifestazione Una pedalata in allegria. È in corso anche una lotteria, il cui ricavato è

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destinato ai tre missionari originari della nostra comunità e che attualmente operano in Brasile e in Africa”. La chiesa dei SS. MM. Giorgio e Caterina fu edificata nel 1958 alle pendici di Monte Urpinu in sostituzione della primitiva chiesa costruita nel XVI secolo dall’Arciconfraternita dei genovesi di Cagliari e distrutta completamente da una bomba alleata il 13 maggio del 1943. La prima sorgeva lungo l'odierna Via Manno. La nuova chiesa, già dichiarata parrocchia nel 1964, fu consacrata dall’arcivescovo Paolo Botto il 23 novembre del 1967. “Vorrei ricordare i nostri patroni – prosegue il parroco. San Giorgio, il cui sepolcro è a Lidda (Lod) presso Tel Aviv in Israele, che venne onorato dal IV secolo come martire di Cristo in ogni parte della Chiesa. San Giorgio è considerato protettore di arcieri, cavalieri,

Sabato 8 novembre, alle 16.30, nei locali del Seminario Arcivescovile prende il via il ciclo di incontri del percorso formativo per animatori biblici e catechisti, promosso dal soldati, esploratori e guide. Santa Caterina d'Alessandria martire è invece considerata protettrice degli studenti, dei filosofi e delle ragazze da marito”. I predecessori di don Francesco Matta, alla guida della parrocchia dall'agosto del 2002, sono tre. Don Arialdo Cossu dal 1964 al 1985; don Andrea Cocco dal 1985 al 1991 e don Gesuino Prost dal 1991 al 2002. “Esistono dei momenti di incontro con l'Arciconfraternita dei Genovesi, che sono strettamente liturgici – dettaglia il parroco. Sono cinque le occasioni che ci vedono uniti e più precisamente le due feste patronali e tre titoli della Madonna propri di questa Arciconfraternita”. Tra gli elementi recuperati dalla distrutta chiesa figura il tabernacolo di marmo con porticina in argento risalente al XVII secolo. Un’altra preziosa reliquia è conservata nella cappella dedicata alla Vergine di Adamo, la prima a sinistra del presbiterio. Una piccola statua in corallo raffigurante la Madonna del mare che fu curiosamente ritrovata dal capitano genovese Adami o Adamo alla quale vengono attribuiti molti miracoli. Da diverse parti della Sardegna in passato molti fedeli si recavano in pellegrinaggio a Cagliari nella chiesa intitolata ai SS. MM. Giorgio e Caterina dei Genovesi per chiedere una grazia alla Madonnina. “ Per quanto riguarda la situazione della parrocchia oggi – afferma don Matta – è caratterizzata in primis da

un calo netto di presenze. Siamo partiti da circa otto mila persone per arrivare alle attuali cinque mila. Nel quartiere è forte il fenomeno delle case sfitte o invendute, al quale si aggiunge l'ingente presenza di studi professionali quali quelli di avvocati, notai, commercialisti. È una comunità composta soprattutto da persone di età medio-alta anche se comunque non manca la presenza di un discreto numero di bambini e ragazzi che frequentano la parrocchia. Non sono tante purtroppo le attività di aggregazione da noi promosse per i più giovani a causa della mancata disponibilità di locali nei quali potrebbero essere svolte - conclude”. Maria Luisa Secchi

“Settore apostolato biblico” dell’Ufficio catechistico diocesano. Primo relatore sarà Michele Antonio Corona, che presenterà la relazione sul tema “L’Animatore Biblico. Tanti libri in una mano sola. Il servizio dell’animatore Biblico. Presentazione generale della Bibbia”.

n DAL 6 NOVEMBRE Anno formativo per catechisti

Il 6 novembre prende il via il secondo anno formativo sul tema “Catechisti della Nuova evangelizzazione”. Il corso è organizzato dall’Ufficio Catechistico Diocesano, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ha, come fine, di dare nuovo impulso alla formazione di tutti coloro che vivono, nella Chiesa, la missione evangelizzatrice, ha un durata biennale ed avrà una quantità oraria complessiva di 120 ore.


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Diocesi BREVI

Pula. Il racconto della giornata organizzata dalla Parrocchia di San Giovanni Battista

I bambini riscoprono i giochi dei nonni M i colpiscono le nonne con in braccio i loro nipotini. Quando entrano in chiesa, fanno un giro, e chissà perché, l’ho appurato, la maggior parte di loro fa una sosta più lunga da Padre Pio, forse perché ha la faccia di un nonno e i bambini ne rimangono particolarmente attratti. Mi sembra chiaro come i nonni siano i primissimi educatori alla fede. Dico primissimi, non per sottovalutare il ruolo dei genitori, anzi per esaltarlo. Mi sembra che i nonni possano svolgere e di fatto svolgano, in seno alla famiglia, chiesa domestica, il ruolo di “veri catechisti”, non solo e non primariamente sostituendo i genitori ma assumendosi naturalmente l’onere di sostenere, appoggiare, aiutare i loro figli a tutti i livelli. Il ruolo dei nonni nella famiglia è caratterizzato della fiducia e dell’amore totalmente disinteressato. L’affidare i propri figli ai nonni e, da parte loro, il prendersi cura dei propri nipoti, non è semplicemente un utile ammortizzatore del costo degli asili nido e delle scuole dell’infanzia; è piuttosto il frutto di un amore che si prolunga, si sviluppa, trova compimento. I nonni allora, sono catechisti ordinari, a titolo naturale, ricchi di esperienza e per sempre genitori. Più vanno avanti negli anni, più instaurano con i loro nipoti un feeling che nessun’altra figura educativa potrà mai raggiungere. Scriveva un insigne giornalista che «la

ruota della vita che rallenta ha ingranaggi che sembrano incastrarsi perfettamente in quelli della piccola ruota che comincia a girare». Anche Papa Francesco in un discorso agli anziani ha sottolineato che: «ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli (cfr Sal 128,6), è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l’eredità più preziosa! Beate quelle famiglie cha hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte». Sulla base di queste convinzioni ho voluto dedicare ai nonni la festa dell’inaugurazione dell’anno catechistico. Sono sicuro che la maggior parte dei bambini di Pula ha sentito parlare di Gesù per la prima volta dai nonni. Da loro hanno imparato le prime preghiere e con il loro aiuto hanno incominciato a ad affezionarsi alla Madonna riservandole gesti di tenerezza filiale. Domenica scorsa in oratorio il telefonino e il tablet hanno lasciato il posto ai vecchi giochi, gli stessi che hanno fatto divertire intere

generazioni: i nonni hanno avuto modo di trasmettere, con evidente nostalgia per i tempi che furono, quelle “competenze” che oggi i bambini sembrano aver perso, diluite nell’oceano della tecnologia. Per loro infatti non è stato del tutto facile stare alla guida dello skateboard ante litteram, a tre ruote, fai da te. Le ginocchia sbucciate, che ormai sono una rarità, hanno contribuito a dare colore alla festa. Nessun genitore è andato in ansia per la mega sudata dei bambini, anche perché i nonni presenti hanno svolto perfettamente il loro ruolo calmierando, sdrammatizzando, ironizzando. L’oratorio si propone ora di approfondire il discorso incominciato, ampliando l’esperienza e

facendo sperimentare ai bambini e ai ragazzi «la scuola dei nonni» perché possano sperimentare, divertendosi, la fatica di apprendere tra calamaio, inchiostro e macchie sul quaderno, quando il tempo non era ritmato dalla velocità di un click. Un altro spazio verrà dedicato al «lavoro dei nonni», così che i bambini possano avere un contatto con gli antichi mestieri, per apprendere l’ingegno di un fabbro, la pazienza di un agricoltore, l’arte di un falegname, la maestria di un calzolaio, quando Ikea e Amazon non c’erano. L’universo dei nonni è ricchissimo e noi approfittiamo di questa miniera naturale per attingere valori preziosi per i nostri bambini. Don Marcello Loi

L’Associazione Asgop porta avanti il progetto “Umanamente” con lo scopo di sostenere iniziative di solidarietà su vari fronti. Tra le ultime attività il musical “Forza venite gente” , lo spettaccolo dei Divadlo, i concerti dei Black Soul Gospel Choir e dello Studium Canticum

Musica e teatro si aprono alla solidarietà na rassegna di spettacoli per raccogliere fondi a favore dell’ASGOP (Associazione Sarda Genitori Oncoematologia Pediatrica). Questo il progetto denominato UMANAMENTE, diretto e coordinato dall’Associazione Culturale Ricreativa “Sette Note… e più” che vede, dall’11 ottobre all’8 novembre, alternarsi in scena numerose associazioni. L’associazione “Sette Note… e più” nasce tre anni fa, con lo scopo di organizzare manifestazioni il cui ricavato viene destinato a specifiche

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cause individuate di volta in volta. “Siamo partiti che eravamo sette soci spiega il Vicepresidente Alessandro Passera- c’era chi sapeva suonare, cantare, dipingere… volevamo mettere questi talenti a disposizione di chi avesse bisogno. Ora siamo già in quarantacinque. In questi anni, per esempio, abbiamo comprato un macchinario per la terapia del dolore per una missione di Lima e aiutato famiglie in difficoltà. Alcuni mesi fa siamo stati contattati dall’Asgop, i cui soci si prodigano per dare una mano al

reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Microcitemico e rendere la vita dei bambini ospedalizzati più dignitosa. Ci hanno chiesto di organizzare uno spettacolo per sostenere il loro progetto “Prendersi cura del bambino malato” che mira ad integrare le cure del personale medico introducendo un aiuto esterno. Quando abbiamo iniziato a preparare il nostro musical “Forza Venite Gente” si sono aggiunte altre associazioni desiderose di aderire al nostro progetto. Così abbiamo ideato una rassegna”. Gli spettacoli sono davvero numerosi. “Musical show”, un medley dei musical più famosi a cura dell’associazione Divadlo; un concerto dei Black Soul Gospel Choir; “Sunrise Mass”, un concerto di archi e voci di Studium Canticum diretti dal Maestro Sonia Pineider; uno spettacolo di marionette a cura di Teatro Tages. Tutte le associazioni si sono prestate volontariamente. “Nonostante questo sia un periodo di forte crisi economica –continua Passera- le gente ha risposto molto bene. Molti spettacoli hanno registrato il tutto esaurito. La cosa che più è piaciuta a noi e

all’Asgop è stata quella di creare una rete di associazioni locali che si sono unite per creare una maggiore sensibilità nei confronti di un problema che tocca tanti genitori”. Infatti, alla fine di ogni spettacolo, i genitori dell’Asgop salgono sul palco e raccontano la loro esperienza; questo ha coinvolto molto il pubblico e fatto capire che nell’acquisto di quel biglietto c’è più che una semplice occasione per divertirsi. Prossimi appuntamenti, presso il Teatro Salesiani di Selargius: il 1° novembre alle ore 20,30 musical “Chiara di Dio” ( sulla vita di Santa Chiara d’Assisi) a cura dell’Associazione corale e strumentale “San Pietro Pascasio Città di Quartucciu”; venerdì 7 novembre ore 20,30 - Spettacolo “Brutti, Squallidi e in Malafede” a cura di “Brutti e Squallidi”; sabato 8 novembre ore 17.00 - “Manovella Circus”, spettacolo per bambini a cura di Teatro Tages (Salone parrocchiale di via Crespellani 1, Cagliari) e alle 20,30 Galà di Danza a cura di Centro Studi DanzArte, Uta. Ingresso 5 euro. Susanna Mocci

n CRISTO RE Incontri biblici con Padre Teani Continuano, per il decimo anno consecutivo, ogni primo lunedì del mese da novembre a maggio alle 19,45, gli incontri biblici nella Chiesa di Cristo Re in Via Scano a Cagliari. Una scuola della Parola che, grazie alla disponibilità delle suore Figlie di Cristo Re, nel tempo si è radicata in città diventando un importante appuntamento per chi vuol diventare adulto nella fede, partendo dalla Scrittura. Anche quest’anno gli incontri, che inizieranno lunedì 3 novembre, saranno tenuti da padre Maurizo Teani, gesuita, biblista e Preside della Facoltà Teologica della Sardegna. “L'importanza di uno studio serio e perseverante» della Bibbia – afferma il preside - che permetta di «alimentarsi della Parola di Dio» in modo non episodico, è stato recentemente ribadito da papa Francesco nell'Esortazione Evangelii Gaudium (nn. 174-175).” Dopo aver riflettuto sul libro della Genesi e sul libro dei Salmi, quest'anno gli incontri riguarderanno Il profetismo come lettura del senso della storia. “Vedremo – continua padre Teani come ciò che emerge dagli scritti dei profeti è che Dio parla attraverso la vita, i fatti quotidiani, le persone che ci circondano, gli avvenimenti. È nella parola dell'uomo e delle cose, nella parola della storia e dei popoli, che il profeta scopre la Parola di Dio. La lettura che il profeta opera della realtà, si caratterizza per il coraggio di vedere quello che gli altri non vedono o non vogliono

vedere. È una lettura nuova, che ha la forza di far emergere un senso che rimane velato ai più. Questo determinante aspetto dell'azione profetica interpella fortemente anche noi oggi e rende la lettura dei loro scritti di una bruciante attualità.” Papa Francesco nella Evangelii Gaudium, al termine del terzo capitolo che ha come tema “L’annuncio del Vangelo”, al numero 175, ricorda come “l’evangelizzazione richiede la familiarità con la Parola di Dio” e per questo auspica che “le diocesi, le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e comunitaria”. L’appuntamento della lectio divina nella Chiesa di Cristo Re consolida ulteriormente la consapevolezza, impegnativa e bella, che l’ascolto delle Scritture costituisce la trama della vita spirituale del singolo e della comunità, la radice di ogni spiritualità. Una spiritualità cristiana non basata sulla Scrittura non può sopravvivere in un mondo complesso come quello moderno, in un mondo difficile, acculturato, frantumato, disorientato. Senza la familiarità con la Parola ascoltatapregata-vissuta, il cristiano avrà sempre una fede infantile, scollata dalla vita. Oggi più che mai, non possiamo diventare adulti nella fede, capaci cioè di rispondere alle esigenze del mondo contemporaneo, se non reimpariamo a farci umili e sapienti ascoltatori delle Scritture. Alessandro Porcheddu


Catechisti

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INCONTRI D’ARTE

n 14-15 NOVEMBRE Incontro sulla catechesi con i disabili Il 14 e 15 novembre dalle 16 alle 19 nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile, primo incontro su “I disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disgrafia…)”, nell’ambito degli stage di formazione per catechisti sensibili all’integrazione dei disabili nella catechesi, per catechisti che hanno esperienza con le disabilità e anche per famiglie inserite, a riguardo, nella comunità parrocchiale. I due appuntamenti sono organizzati dall’Ufficio Catechistico Diocesano.

L’obiettivo dell’annuncio e della catechesi è la conversione e l’assunzione del pensiero di Cristo. L’azione catechistica si deve integrare con l’esperienza celebrativa e con quella caritativa

n CSI Torneo amatoriale di volley Il Centro Sportivo Italiano Sardegna, organizza a Cagliari un torneo amatoriale di pallavolo, categoria Open Misto. Il torneo è improntato sul divertimento e sullo svago, e principalmente vuol essere punto d’incontro per coloro che manifestano interesse, piacere e passione nel gioco amatoriale della pallavolo. Il regolamento è disponibile sul sito www.csi-sardegna.it. Per maggiori informazioni contattare i numeri 3938889472 3281011466 - info@csisardegna.it.

Formarsi al pensiero di Cristo

n FAMIGLIA

La certezza che accompagna la Chiesa in questi ultimi decenni è che il contesto in cui è chiamata a svolgere la sua missione chiede sempre più, e senza improvvisazioni, un rinnovato impegno di evangelizzazione e di annuncio. Per dirla con l’espressione apostolica, ripresa più volte dai recenti documenti, ai cristiani di oggi è chiesto di “rendere ragione della propria fede”. In questa direzione si è mossa l’opera di rinnovamento della catechesi che, a partire dal Documento di Base, si propone come aiuto prezioso e sostegno insostituibile perché nel corso dell’esperienza cristiana ogni battezzato e la comunità intera possa sapere Gesù: “formare in noi una fede vissuta conforme al modo di pensare e di agire di Gesù” (IG, 13). L’obiettivo dell’annuncio e della catechesi è, infatti, la conversione e la formazione e l’assunzione del pensiero di Cristo: «Pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose» (San Massimo il Confessore). Per questo l’azione catechistica necessita di legami integranti con l’esperienza

Seminario per genitori in separazione “Separarsi non è una guerra – Le soluzioni possibili”. È il tema di un seminario organizzato dall’associazione “Genitori separati insieme per i figli Onlus” con l’obbiettivo di accrescere la cultura della separazione non conflittuale. Il primo incontro è previsto per l’8 novembre alle 9 a Cagliari, nella sala Search al sotto-piano del Palazzo Civico di via Roma. Due le principali direttrici del percorso. La prima affronterà i temi della separazione e dell’affidamento dei figli minori sotto il profilo legale, con un occhio di riguardo per le nuove normative in vigore sulla mediazione e la negoziazione assistita. La seconda illustrerà, sotto il profilo psicologico, i problemi derivanti dalle dipendenze affettive e le possibili soluzioni..

celebrativa e con quella caritativa, nonché della valorizzazione di particolari momenti per un cammino di relazione e di incontro con la famiglia, in una prospettiva pastorale attenta a mantenere il carattere popolare dell’esperienza ecclesiale. ùIl Documento si sofferma su una bella e sintetica espressione sull’obiettivo della catechesi, ossia formazione alla sapienza della fede. La sapienza della fede – alla cui formazione punta la catechesi – è molto più della fede pensata in modo critico, che è compito proprio del pensiero teologico. Essa è insieme un sápere e un sapére, un gustare e un comprendere, un sentire e un intendere; ci aiuta a superare una dimensione religiosa spontaneista, emozionale, separata dalla pratica della vita cristiana della carità e della dedizione fraterna. Nella sapienza della fede vi sono, infatti, molti elementi: gli affetti, le sensazioni, le buone abitudini, le verità trasmesse e accolte, la memoria grata, i gesti ricevuti e le scoperte fatte, le proposte educative e le conquiste personali,

l’ambiente di crescita e le esperienze della vita... La teologia, pur necessaria per il ministero dell’annuncio, rimane insufficiente per sviluppare una fede vissuta nella vita della Chiesa.” (IG, 13). Dentro questo orizzonte di riferimento, si muove tutta l’opera educativa della comunità cristiana, del catechista e dell’evangelizzatore chiamato, in prima persona, a testimoniare, nella propria vita, la scelta della fede.

In tal senso il Documento richiama una triplice esigenza nella “pedagogia della fede” affinché, nel delicato processo della trasmissione, l’annuncio cristiano sia significativo e possa essere accolto come dono di salvezza: favorire l’incontro tra Dio e l’uomo in Gesù; valorizzare il contenuto integrale del messaggio cristiano; porre attenzione al destinatario, alle sue domande e alle sue attese. Don Emanuele Mameli

Rendere ragione della fede Radicata nell’esperienza cristiana, l’esigenza di rendere ragione della propria fede ha assunto negli ultimi decenni i tratti di una sfida decisiva: la cultura odierna ci provoca continuamente a “dire le ragioni” della nostra fede. La Chiesa del nostro tempo ha affinato gli strumenti grazie ai quali trasmettere la fede: il Catechismo della Chiesa Cattolica, il suo Compendio, il Direttorio Generale per la Catechesi, i Catechismi […] La sapienza della fede – alla cui formazione punta la catechesi – è molto più della fede pensata in modo critico, che è compito proprio del pensiero teologico. Essa è insieme un sápere e un sapére, un gustare e un comprendere, un sentire e un intendere; ci aiuta a superare una dimensione religiosa spontaneista, emozionale, separata dalla pratica della vita cristiana della carità e della dedizione fraterna. Nella sapienza della fede vi sono, infatti, molti elementi: gli affetti, le sensazioni, le buone abitudini, le verità trasmesse e accolte, la memoria grata, i gesti ricevuti e le scoperte fatte, le proposte educative e le conquiste personali, l’ambiente di crescita e le esperienze della vita... La teologia, pur necessaria per il ministero dell’annuncio, rimane insufficiente per sviluppare una fede vissuta nella vita della Chiesa. Il bagaglio di competenze e di strumenti per motivare la fede, sintetizzato con il concetto di «pedagogia della fede» è dunque assunto come principio di orientamento di tutti i nostri criteri di trasmissione, secondo una triplice esigenza: favorire l’incontro tra Dio e l’uomo in Gesù; valorizzare il contenuto integrale del messaggio cristiano; porre attenzione al destinatario, alle sue domande e attese, affinché il messaggio sia «significativo per la persona». CEI, Incontriamo Gesù, n. 13


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Spiritualità DETTO TRA NOI

Una sintesi della conferenza tenuta dall’Arcivescovo in occasione del Convegno sul Santo svolto a Cagliari nella basilica a lui dedicata il 23 ottobre scorso

l nome di San Saturnino, martire cagliaritano, si trova scritto in più modi: in italiano Saturno, Saturnino; in sardo Sadurru, o Sadorru. Negli Atti di donazione del monastero di Cagliari ai Vittorini (1089), si parla di “chiesa di San Saturno”, e di “monastero del Beato Saturno martire”. Altri atti di conferme successive di tali donazioni(1112-1141) riportano più volte, solo il nome di San Saturno. Le Bolle pontificie di Callisto II, Eugenio III, Innocenzo II, rispettivamente del 1120,1135, 1150, relative a quel monastero, lo chiamano sempre San Saturno. Nei Cartulari o documenti di beni, sono citati il “monastero di S. Saturnino e S. Antioco”; e il “priorato di S. Saturnino de Calharis”. Nella vita di San Fulgenzio si trova che il vescovo di Ruspe al ritorno da Cartagine, dove era stato richiamato dal re vandalo Trasamondo per questioni dottrinali, chiese al presule di Carales un terreno iuxta basilicam Sancti Saturnini longe a strepitu civitatis per fondarvi un cenobio. Nel coperchio di un reliquiario in pietra calcarea pertinente alla chiesa ormai scomparsa di S. Pietro/S: Saturnino di Solanas (Sinnai), si legge: + Sa(ncti) Saturnini. Secondo le fonti, Saturno ebbe i suoi natali a Cagliari, città capoluogo della Sardegna (Calaris, metropolitana Sardorum urbs), nella seconda metà del secolo terzo, da genitori cristiani (nobilibus et Christianis parentibus natus et in fide Christi diligenter educatus). Il 17 settembre 284 divenne imperatore Diocleziano che, per governare l’impero romano costituì una tetrarchia, infatti, nel 286 nominò come augusto Massimiano Erculeo e nel 292 creò due cesari Galerio e Costanzo Cloro. Dopo un periodo di pace, Diocleziano, istigato da Galerio, decretò il 23 febbraio del 303 una persecuzione in tutto l’impero contro i cristiani. Durante la persecuzione di Diocleziano, si ricordano in Sardegna quattro governatori diversi: Giulsio dal 302 al gennaio 303; Flaviano da gennaio a dicembre del 303; Delasio o Delfio da dicembre 303 a settembre/ottobre 304; Barbaro da settembre/ottobre 304 a maggio del 305. Barbarus, praeses Sardiniae et Corsicae, durante il ventesimo anno di regno di Diocleziano e Massimiano, divulgò i decreti

La statua di San Saturnino presente nella cripta della Cattedrale di Cagliari

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San Saturnino martire cagliaritano di + Arrigo Miglio imperiali di persecuzione contro i cristiani per omnem Sardiniam. Pubblicati tali decreti, anche a Cagliari, i cristiani venivano spinti a sacrificare agli dei sotto pena di morte. La multitudo paganorum di Cagliari si affrettava in quel tempo al sacrificio degli animali a Iuppiter nel capitolium, localizzato vicinum litori mari set portae Kalaritanae (Da intendere Porto). Intanto si muoveva una processione di fedeli exultantes che scortava i tauri lauro coronati, destinati al sacrificio, per sacram viam, quae dicebatur Apollinis procedendo ad locum qui dicebatur locus Novis Fontis. Nel corso di tale festa pagana il nobilissimus el sanctissimus juvenis nomine Saturnus passava iuxta praenominatum Capitolium. Uno dei

partecipanti ai riti riconobbe il cristiano Saturnus; i pagani allora si mossero all’inseguimento, del giovane raggiungendolo prope dictum fontem Apollinis. Interrogato dalla turba, Saturnus, confermò la sua adesione al cristianesimo e mostrò di non avere alcuna intenzione di sacrificare a dei di pietra e di bronzo, ragione per cui fu condannato alla decapitazione. La sentenza fu eseguita nel tertio calendarum novembris (30 ottobre), e subito dopo i fratelli di fede portarono via il corpo dal luogo del martirio per dargli adeguata sepoltura. Durante la notte, però alcuni cristiani prelevarono il corpo del martire dall’originario sepolcro e lo traslarono fuori della città, dove lo seppellirono in

una piccola cripta. Il fulcro di irradiamento del culto di San Saturnino fu certamente la basilica suburbana di Cagliari. Attorno ad essa, per la presenza delle spoglie del martire, si generò quel fenomeno di proliferazione di deposizioni attorno al sarcofago situato sulla corda dell’abside del santuario più antico. La deposizione di membri del clero cagliaritano, in particolare degli episcopi, rivelano senz’altro la profonda devozione per il martire. La pratica delle sepolture ad sanctum presso il martyrium che, probabilmente già esisteva nel IV secolo, sembra conoscere una particolare intensificazione in età vandalica e protobizantina; oltre ai già citati vescovi e a numerosi personaggi comuni, sono presenti nell’area altri membri della gerarchia ecclesiastica di Carales e personaggi di alto prestigio sociale, che confermano ancora l’elezione dell’area a coemeterium privilegiato: Deusdedit defensor ecclesiae caralitanae, Stefanus archipresbiter, Zonisius clericus e la moglie Dulcitia, Menas notarìus subregionarius et rector, Bonifatius o Betius religiosus, scelsero il cimitero presso la basilica Sancti Martyris Saturni come luogo per la loro sepoltura. La presenza del Martyrium dovette influenzare anche la ripresa dell’attività edilizia nell’area, come attesta la notizia sul monastero costruito da Fulgenzio di Ruspe. I monaci, oltre ad aver costituito un importante centro culturale, dovettero garantire la cura del luogo di culto martiriale, che dobbiamo immaginare ormai meta di pellegrinaggi in continuo aumento. A testimoniare l’importanza ormai assunta dal culto sta la monumentale riedificazione della basilica; questa era ad impianto quadrifido, con corpo centrale cupolato e accesso presumibilmente a Sud. Di tale impianto rimangono in piedi solo il corpo centrale e il braccio Est, mentre i bracci Nord (col sarcofago inglobato nella corda absidale) e Sud sono stati individuati dalle indagini archeologiche. La nuova chiesa cruciforme può attribuirsi alla piena età giustinianea (550-5 65). Un forte segno del culto verso il martire cagliaritano, si nota poi nella grande devozione sparsa in tutta la Sardegna.

n PERSONAGGI DELLA BIBBIA

L’innocente Susanna el libro di Daniele è presente alla fine un’appendice di aggiunte, non proveniente dal canone ebraico, ma da quello greco. Tra essi si trova la storia di Susanna (cap. 13), che ha tanto affascinato pittori e artisti, a causa della vivacità del racconto di cui è protagonista. La storia è ambientata durante l’esilio babilonese e coinvolge la vedova ebrea di Ioakim. Il racconto è costruito su un’intelaiatura di valutazione sul comportamento disumano di due anziani, preposti come giudici del popolo, e l’integrità morale di Susanna. Inoltre, il narratore intende provocare i lettori sul modo di giudicare e dare attendibilità alle persone: l’anzianità non è sempre sinonimo di saggezza e, di contro, la giovinezza può essere ricca di equilibrio e maturità.

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I due anziani rappresentano il punto di riferimento per il popolo e svolgono il ruolo di giudici, amministrando la giustizia e divenendo depositari della verità. Tuttavia, il ruolo a cui sono chiamati si scontra con la loro indole traviata e l’ormai patologica perversione. Recandosi quotidianamente in casa di Ioakim, iniziarono a desiderare la bellissima Susanna e cercarono di trovare l’occasione propizia per poterla vedere. All’ora di pranzo, la donna era solita passeggiare nel giardino, in modo da non essere vista e non contrariare le rigide usanze della vedovanza. I due anziani approfittarono della calma di quel momento e si nascosero nel giardino per sorprendere Susanna. Dopo che le ancelle uscirono dal giardino, lasciando la donna so-

la, i due balzarono dal nascondiglio e si presentarono davanti alla bella signora con una proposta indecente: ‘Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancellÈ. Il progetto dei due è profondamente iniquo e scellerato; l’anzianità non è in essi il frutto della meditazione quotidiana della Parola, ma è lo sbocco di una perversione cronica. Il piano è talmente scellerato da coprire la loro colpa e addossare la responsabilità su una innocente (sembra di ricordare l’episodio di Giuseppe d’Egitto in Gn 39). Susanna risponde con fermezza e non accetta alcuna pressione, né te-

me la malvagità dei due. Si contrappongono le due figure evidenziando il ruolo che avrà il giovane profeta Daniele, mosso da Dio a protezione del povero innocente. Durante il processo, ben costruito dai due, contro Susanna, interviene Daniele, che si offre come ‘avvocato’ della verità. Chiede la separazione dei due accusatori e, con un semplice espediente, mette alla berlina il loro progetto: ‘Sotto quale albero li hai sorpresi insieme?’. L’uno rispose: ‘sotto un lentisco’, l’altro: ‘sotto un leccio’. La posizione differente tra i due evidenziò l’innocenza di Susanna e la malvagità degli anziani. Un racconto semplice, ma che traccia una profonda visione della vita e la necessità di dismettere paradigmi prestabiliti davanti alle persone. Michele Antonio Corona

Il giusto rispetto per il luogo sacro Un quotidiano locale, ma anche La Stampa di Torino, si sono interessati ad un cartello affisso al portone della Chiesa in Gesico, dove il parroco ha scritto: “La gonna deve arrivare a toccare il ginocchio, non costringete il parroco a cacciarvi. Questo è un luogo sacro: rispetto”. Ora, al di là delle espressioni, per le quali non è necessario o utile fare l'esegesi, le persone di buon senso capiscono il messaggio: la Chiesa non è la piazza, non è il bar, men che meno la spiaggia. Pertanto, anche il decoro nell'abbigliamento ha la sua importanza, come lo ha per tutte le religioni. Quindi il parroco ha ragione da vendere. Anche perchè in molte Chiese della nostra diocesi e non solo, i parroci sono stati costretti ad affiggere cartelli invitando i fedeli ad usare un abbigliamento consono al luogo sacro, a spegnere i telefonini e a non masticare gomme. Quindi, dove sta la meraviglia? Se poi andiamo a Roma o in altre città dove ci sono gli addetti alla vigilanza delle chiese, questi non consentono l'ingresso nel luogo sacro a uomini o donne

che si presentino in abiti da passeggio. A parte il fatto che anche le mode, non in quanto tali devono essere seguite e le persone giustificate. Basti pensare all'ultima “trovata” di questa estate che invita ad esibire gambe, con pantaloncini così corti che sembrano piuttosto costumi da spiaggia. Ma, per favore! Dove si vuole arrivare? Non è poi tollerabile che molti genitori siano addirittura fieri di passeggiare con le loro figlie “svestite” in quella maniera, sia sa poi che, poiché quel capo di abbigliamento è di moda, il costo è maggiore di un pantalone o di una gonna normali. Sbaglia chi definisce la Chiesa o anche i dirigenti scolastici o responsabili di pubblici uffici che abbiano un po' di senso del dovere e il rispetto dell'istituzione che rappresentano, persone arretrate che scatenano crociate nei confronti di queste mode. Diciamolo una volta per tutte che le mode, che hanno scopo di lucro, per questo fine giustificano e pretendono dagli altri sempre e solo un giudizio positivo anche su modi di vestire che offendono il pudore. Una piccola postilla: ho verificato personalmente che il manifesto tanto pubblicizzato è affisso nel portone di chiesa da ben 16 anni consecutivi e che il parroco non lo ha mai tolto. C'è voluto così tanto tempo per accorgersene? Vorrei concludere con una ultima osservazione: perchè nessuno fa problemi sulle regole prescritte dalle altre religioni? In Russia, per esempio, nelle chiese ortodosse, all'ingresso di sono grandi cesti contenenti scialli e gonne lunghe sino alla caviglia, per tutte le donne che vogliono entrarvi: visto con i miei occhi! (pensate che non ho riconosciuto mia sorella così conciata!). Infine è lecito domandarsi se era il caso di occuparsi di un cartello affisso in una chiesa da parte degli organi di stampa, anche a livello nazionale. Don Tore Ruggiu


Papa Francesco

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domenica 2 novembre 2014

La catechesi del Santo Padre all’Udienza generale

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari

n che senso la Chiesa forma un corpo? E perché viene definita «corpo di Cristo»? Nel Libro di Ezechiele viene descritta una visione un po’ particolare, impressionante, ma capace di infondere fiducia e speranza nei nostri cuori. Dio mostra al profeta una distesa di ossa, distaccate l’una dall’altra e inaridite. Uno scenario desolante… Immaginatevi tutta una pianura piena di ossa. Dio gli chiede, allora, di invocare su di loro lo Spirito. A quel punto, le ossa si muovono, cominciano ad avvicinarsi e ad unirsi, su di loro crescono prima i nervi e poi la carne e si forma così un corpo, completo e pieno di vita (cfr Ez 37,1-14). Ecco, questa è la Chiesa! La Chiesa, però, non è solamente un corpo edificato nello Spirito: la Chiesa è il corpo di Cristo! E non si tratta

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La Chiesa è il corpo di Cristo

“Nel sacramento del Battesimo Cristo ci fa suoi accogliendoci nel cuore del mistero della Croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con Lui, come nuove creauture. Così nasce la Chiesa, il Battesimo costituisce una vera rinascita che ci rigenera in Cristo” semplicemente di un modo di dire: ma lo siamo davvero! È il grande dono che riceviamo il giorno del nostro Battesimo! Nel sacramento del Battesimo, infatti, Cristo ci fa suoi, accogliendoci nel cuore del mistero della croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con lui, come nuove creature. Ecco: così nasce la Chiesa, e così la Chiesa si riconosce corpo di Cristo! Il Battesimo costituisce una vera rinascita, che ci rigenera in Cristo, ci rende parte di lui, e ci unisce intimamente tra di noi, come membra dello stesso corpo, di cui lui è il capo (cfr Rm 12,5; 1 Cor 12,12-13). Quella che ne scaturisce, allora, è una profonda comunione d’amore. In questo senso, è illuminante come Paolo, esortando i mariti ad «amare le mogli come il proprio corpo», affermi: «Come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo» (Ef 5,28-30). Che bello se ci

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ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù: siamo il suo corpo, quel corpo che niente e nessuno può più strappare da lui e che egli ricopre di tutta la sua passione e di tutto il suo amore, proprio come uno sposo con la sua sposa. Questo pensiero, però, deve fare sorgere in noi il desiderio di corrispondere al Signore Gesù e di condividere il suo amore tra di noi, come membra vive del suo stesso corpo. Al tempo di Paolo, la comunità di Corinto trovava molte difficoltà in tal senso, vivendo, come spesso anche noi, l’esperienza delle divisioni, delle invidie, delle incomprensioni e dell’emarginazione. Tutte queste cose non vanno bene, perché, invece che edificare e far crescere la Chiesa come corpo di Cristo, la frantumano in tante parti, la smembrano. E questo succede anche ai nostri giorni. Pensiamo nelle comunità cristiane, in alcune

parrocchie, pensiamo nei nostri quartieri quante divisioni, quante invidie, come si sparla, quanta incomprensione ed emarginazione. E questo cosa comporta? Ci smembra fra di noi. È l’inizio della guerra. La guerra non incomincia nel campo di battaglia: la guerra, le guerre incominciano nel cuore, con incomprensioni, divisioni, invidie, con questa lotta con gli altri. La comunità di Corinto era così, erano campioni in questo! L’Apostolo Paolo ha dato ai Corinti alcuni consigli concreti che valgono anche per noi: non essere gelosi, ma apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità dei nostri fratelli. Le gelosie: “Quello ha comprato una macchina”, e io sento qui una gelosia; “Questo ha vinto il lotto”, e un’altra gelosia; “E quest’altro sta andando bene bene in questo”, e un’altra gelosia. Tutto ciò smembra, fa male, non si deve fare! Perché così le gelosie crescono e riempiono il cuore. E

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un cuore geloso è un cuore acido, un cuore che invece del sangue sembra avere l’aceto; è un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità. Ma cosa devo fare allora? Apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità degli altri, dei nostri fratelli. E quando mi viene la gelosia perché viene a tutti, tutti siamo peccatori -, devo dire al Signore: “Grazie, Signore, perché hai dato questo a quella persona”. Apprezzare le qualità, farsi vicini e partecipare alla sofferenza degli ultimi e dei più bisognosi; esprimere la propria gratitudine a tutti. Il cuore che sa dire grazie è un cuore buono, è un cuore nobile, è un cuore che è contento. Vi domando: tutti noi sappiamo dire grazie, sempre? Non sempre perché l’invidia, la gelosia ci frena un po’. E, in ultimo, il consiglio che l’apostolo Paolo dà ai Corinzi e anche noi dobbiamo darci l’un l’altro: non reputare nessuno superiore agli altri. Quanta gente si sente superiore agli altri! Anche noi, tante volte diciamo come quel fariseo della parabola: “Ti ringrazio Signore perché non sono come quello, sono superiore”. Ma questo è brutto, non bisogna mai farlo! 22 ottobre 2014

Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi, Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Valeria Usala, Maria Grazia Pau, Michele Antonio Corona, Franco Camba, Marco Scano, Susanna Mocci, Emanuele Mameli, Ilaria Sanna, Gian Mario Aresu, Paola Lazzarini Orrù, Marcello Loi, Alessandro Porcheddu. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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