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Poste Italiane SpA Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari

SETTIMANALE DIOCESANO

A N N O X I N .41

Attualità

2

Giovani

5

DI

CAGLIARI

Diocesi

DOMENICA

12

9

NOVEMBRE

€ 1.00

2014

Tradizioni

14

Una speranza per la realtà dei precari

La Pg diocesana al servizio di tutti i giovani

Due nuovi diaconi in cammino verso il sacerdozio

I nostri paesi ricordano i Santi e i defunti

al 24 al 26 ottobre si è svolto D a Salerno il Convegno

resentato il programma degli P appuntamenti per

l giorno di S. Saturnino Mons. IMiglio ha ordinato Luigi

diversi centri rivivono antiche usanze de I“Isnleanimeddas” e

della Cei

le parrocchie

Castangia e Paolo Ena

“Is panixeddas”

EDITORIALE

Economia. I dati del rapporto sul Mezzogiorno

Le persone prima di tutto di Roberto Piredda a Leopolda e Piazza San Giovanni, Firenze, dove si sono riuniti i renziani, e Roma, che ha ospitato la manifestazione della Cgil, non sono forse mai state così distanti. Da prospettive contrapposte hanno cercato di raccontare un possibile futuro per l’Italia. Per i sostenitori del progetto di Matteo Renzi, a Firenze è andata in scena l’Italia migliore, finalmente libera dalle ideologie, che ne hanno paralizzato la vita e le possibilità di sviluppo. Da San Giovanni invece la kermesse fiorentina appariva come una vetrina di semplice propaganda per il premier e i suoi seguaci, niente di più distante dalla base, dalla gente vera, quella appunto della piazza riempita dalla Cgil. La Leopolda e San Giovanni di fatto non si parlano, se non indirettamente. In gioco, dopo gli scontri delle ultime settimane, rimane però la questione cruciale del lavoro. Senza la pretesa di dire tutto, si possono tentare delle considerazioni di carattere generale. La prima è di natura squisitamente politica. Renzi - le analisi sui flussi elettorali lo confermano – sa che la Cgil non è l’azionista di riferimento del suo Pd. Non ha più la forza di mettere dei veti né nella direzione del partito e né tanto meno nel Paese. Il premier sa poi che se vuole mantenere il Pd a “vocazione maggioritaria”, deve scrollarsi di dosso quelle che considera le ipoteche ideologiche del passato. In questo momento poi il fronte sindacale è profondamente diviso; basta vedere il comportamento di Cisl e Uil sul Jobs act rispetto alla Cgil. A Camusso e Landini, che non sono la stessa cosa, non resta che cercare - le manifestazioni di piazza ne sono un esempio di puntare sullo zoccolo duro identitario. C’è futuro su questa linea? Probabilmente no e forse lo sanno anche loro. Un secondo punto è che il mercato del lavoro può e deve essere riformato. L’Italia non è più quella del 1970. Altri paesi europei, per esempio la Germania, con coraggio sono riusciti a rendere funzionale alla realtà odierna il loro assetto normativo e ne ricavano dei benefici evidenti. In Italia una contrapposizione ideologica feroce non ha mai consentito una riflessione serena su questo campo. Non si possono dimenticare figure di illustri studiosi come Tarantelli, D’Antona e Biagi, che hanno pagato con la vita il solo tentativo di dare un apporto tecnico ai progetti di riforma. Il Governo sostiene di voler guardare all’esempio tedesco della riforma Hartz del 2003. I pilastri di quel progetto - che ha contribuito alla rinascita dell’economia tedesca negli ultimi anni - sono noti: sussidi di disoccupazione universali (se non si accettano le proposte di lavoro le indennità vengono progressivamente decurtate); mini-jobs, reddito di cittadinanza; forte flessibilità nel gestire i contratti a livello locale. Urlare sempre di no a tutto non porta molto lontano. I nostri giovani l’hanno già capito sulla loro pelle e la loro “riforma” del lavoro l’hanno già fatta: ormai guardano all’estero per i loro studi e per la ricerca di un’occupazione. Si può e si deve avere il coraggio di riformare, toccando privilegi e rendite di posizione. Questo riguarda il tema del lavoro sia nel pubblico che nel privato. Che piaccia o no, questo è compito della politica.

L

Continua a pagina 2

Il futuro dei giovani inizia ora

I dati del rapporto Svimez relativi al 2013 e al primo trimestre del 2014 mostrano come l’80 per cento delle perdite di posti di lavoro in Italia si è concentrata al sud. In Sardegna ne sono stati persi 43 mila e la disoccupazione degli under 24 è arrivata al 54 per cento. Aumenta anche la percentuale di famiglie povere che è giunta al 24,8 per cento. Nell’Isola si registra anche il crollo della natalità: solo 7,2 nascite per 1.000 abitanti. è urgente intervenire con decisione sull’occupazione giovanile. 2

Quartu S. E. 6 Cagliari L’incontro cittadino dei cresimandi

Caritas Il Report su povertà ed esclusione

7

L’impegno per la libertà di educazione

12 Diocesi

13

L’ingresso nelle comunità dei nuovi parroci


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