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Poste Italiane SpA Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari

SETTIMANALE DIOCESANO

A N N O X I N .44

Sardegna

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Economia

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DI

CAGLIARI

DOMENICA

Vocazioni

6

2014

€ 1.00

L’Arcivescovo

16

30

NOVEMBRE

L’Isola ad un anno dalla terribile alluvione

Il nodo decisivo della riforma del lavoro

Alla scoperta della chiamata del Signore

Il significato delle offerte per i Sacramenti

imangono ancora aperti i problemi R della ricostruzione

l Governo Renzi con il Jobs act punta a Imodernizzare il

e iniziative proposte dalla PV L per i ragazzi delle

ons. Miglio commenta le M parole dell’omelia di

delle zone colpite

mercato del lavoro

parrocchie

Papa Francesco

EDITORIALE

Papa Francesco. L’intervento alla FAO

Realtà e ideologia di Roberto Piredda e sapessi parlare di Maria, se sapessi davvero capire la sua esistenza avrei capito esattamente la realtà, la paura la tensione la violenza. Avrei capito il capitale e la borghesia, ma la mia rabbia è che non so parlare di Maria” (Chiedo scusa se parlo di Maria, 1973). Con queste parole Giorgio Gaber prendeva di mira il vizio di calare nel reale le idee astratte fino a far scomparire del tutto la realtà e le persone concrete che la abitano. Si tratta di un pericolo sempre attuale anche nel nostro tempo. La famiglia e il lavoro sono senza dubbio due campi, dove l’ideologia oggi tenta di farla da padrona, mentre servono persone che non si fanno imbrigliare dal fumo che proviene delle redazioni dei giornali, dalle pagine di internet o dalle chiacchiere nutrite solo dal mainstream, persone che invece sanno mettersi davanti al reale, pensare, ragionare, progettare e andare avanti. Uno che ci aiuta a squarciare il velo di conformismo e ipocrisia è certamente Papa Francesco. Senza chiedere l’approvazione a Repubblica o a chi gli attribuisce un giorno sì e l’altro pure questa o quella “rivoluzione epocale”, in questo periodo il Santo Padre ha parlato di famiglia basata sulla complementarietà tra uomo e donna, e delle iniziative per il mondo del lavoro. Molti sono rimasti sorpresi dalle sue parole, ma, per chi se ne fosse dimenticato, il Papa è il Papa e non segue le logiche del consenso dei sondaggi, ma serve la verità. Intervenendo al Colloquio Internazionale promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, Papa Francesco ha ricordato come «la rivoluzione nei costumi e nella morale ha spesso sventolato la “bandiera della libertà”, ma in realtà ha portato devastazione spirituale e materiale a innumerevoli esseri umani, specialmente ai più vulnerabili». La famiglia rimane «il fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale» e i bambini «hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva». Quella che propone il Santo Padre non è un’altra ideologia, ma uno sguardo onesto sulla realtà: «La famiglia è un fatto antropologico, e conseguentemente un fatto sociale, di cultura, ecc. Noi non possiamo qualificarla con concetti di natura ideologica, che hanno forza soltanto in un momento della storia, e poi decadono. Non si può parlare oggi di famiglia conservatrice o famiglia progressista: la famiglia è famiglia!». Il Papa ci aiuta a non farci imprigionare dalla dittatura del relativismo. Lo fa anche sul delicato, e attualissimo, tema del lavoro, riportando al centro semplicemente le persone concrete. Il vero problema, ha spiegato nel suo Messaggio al Festival della Dottrina sociale della Chiesa, «non sono i soldi, ma le persone: non possiamo chiedere ai soldi quello che solo le persone possono fare o creare. I soldi da soli non creano sviluppo, per creare sviluppo occorrono persone che hanno il coraggio di prendere l'iniziativa». Solo così si possono «rinnovare le relazioni di lavoro sperimentando nuove forme di partecipazione e di responsabilità dei lavoratori, inventando nuove formule di ingresso nel mondo del lavoro, creando un rapporto solidale tra impresa e territorio». Continua a pagina 2

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I poveri chiedono dignità Il Santo Padre ha insistito con forza sul dovere da parte dei governi di lottare concretamente contro la fame e la povertà che ancora colpiscono tante persone: “Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri; forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. Mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione. Chiede dignità, non elemosina”.

n RITIRO

DEL CLERO

Giovani Lo stage formativo sui Dsa

Famiglia L’incontro delle equipe per i fidanzati

5 Cagliari

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Buoncammino chiude definitivamente

11 Educazione 13 L’iniziativa “bambini sicuri” a Villasor

Mercoledì 3 dicembre 2014, in occasione della festa di San Francesco Saverio, il ritiro mensile del clero si terrà presso la casa dei Padri Saveriani (Cagliari, via Sulcis n. 1). è necessario comunicare la propria partecipazione telefonicamente (070.290891) o per posta elettronica (cagliarisx@gmail.com). PROGRAMMA: 9.30: Saluto del Rettore della casa e ora media; 10.00: Riflessione: “Per una chiesa locale tutta missionaria” (a cura di Padre Luigi Menegazzo, superiore generale dei Saveriani); 11.00: Seconda parte della riflessione - Dibattito in assemblea; 12.00: Comunicazioni pastorali di mons. Arrigo Miglio 13.00: Pranzo in fraternità


Attualità

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domenica 30 novembre 2014

L’alluvione è una ferita ancora aperta nell’Isola Ad un anno dall’alluvione rimangono ancora sul tappeto i problemi legati ai danni subiti Il Governo garantisce i finanziamenti e lo sblocco del Patto di stabilità per i comuni trascorso oltre un anno dall'alluvione che il 18 novembre 2013 ha messo in ginocchio la Sardegna lasciando delle ferite tuttora non rimarginate. Ponti crollati e strade dissestate, 82 comuni colpiti, 19 vittime (una delle quali risulta ancora dispersa), 493 persone evacuate e 292 assistite, oltre a aziende in ginocchio e famiglie che hanno perso tutto, sotto una marea di fango. Da quel 18 novembre resta ancora molto da fare: i tempi della burocrazia sono lunghi e la scarsità di risorse stanziate frena la ricostruzione. Ad oggi sono giunti in Sardegna solo 20 dei 200 milioni di euro promessi dal Governo. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianfranco Delrio, rispondendo ad una interrogazione del deputato Mauro Pili ha ribadito che “ammontano a 579 milioni di euro, di cui 495 per interventi a danni pubblici, i fabbisogni complessivi per danni a opere pubbliche in Sardegna". Dato "in relazione ai 26 stati di emergenza dichiarati per un totale fabbisogno di oltre 2,3 miliardi di euro". A un anno dall'alluvione, secondo Delrio "non vi è alcuna discriminazione per la regione Sardegna, siamo tutti nella stessa barca". Per Delrio, i fabbisogni, stimati per la prima volta in modo preciso, "richiedono certamente uno stanziamento aggiuntivo ad hoc". Intanto nei giorni scorsi diverse le manifestazioni per ricordare quell’evento. Ad Olbia, la città più colpita, erano presenti anche il presidente della Regione Francesco Pigliaru e gli assessori all'Ambiente Donatella Spano e ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda. In quella sede è stato annunciato il provvedimento del

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governo che sbloccava 500 milioni di euro in 5 anni per il ripristino dei danni dovuti al passaggio del ciclone Cleopatra. è importantissimo, in giornate come questa, fermarsi a ragionare", ha detto il presidente Pigliaru in apertura dell'incontro. Il presidente della Regione ha poi fatto il punto sui risultati raggiunti in questi mesi. "Ciò che può essere fatto subito, lo abbiamo fatto - ha spiegato - e abbiamo dato una forte accelerazione a quanto era bloccato. Abbiamo messo al primo posto prevenzione e mitigazione del rischio, con il nuovo Centro Polifunzionale decentrato della Protezione Civile e con il Manuale delle allerte. Nello stesso tempo siamo riusciti a sbloccare fondi per l'alluvione di Villagrande del 2004 e quella di Capoterra del 2008, risorse che erano ferme". Relativamente al rapporto con lo Stato, il presidente Pigliaru ha detto di aver accolto con soddisfazione le dichiarazioni del sottosegretario Graziano Delrio sullo sblocco del vincolo di spesa all'interno del Patto di stabilità per i Comuni sul fronte del dissesto idrogeologico, sottolineando che però questo non basta. "Abbiamo bisogno di uno Stato ordinato, trasparente, e che davanti a emergenze come queste non assegni o prometta risorse sull'onda dell'emozione, ma ci sia un criterio e ci sia una valutazione del danno uguale in tutte le Regioni". L'assessore regionale dei lavori pubblici, Paolo Maninchedda ha denunciato la precarietà del sistema normativo: “Viviamo in un sistema normativo disordinato – ha affermato - che impedisce di dare risposte immediate ai cittadini. Il Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico – ha proseguito l’assessore - è fatto di

politiche attive, ossia l'azione della Protezione Civile, e politiche passive cioè i piani delle infrastrutture. Questa Giunta ci sta lavorando dal primo minuto, e per la prima volta abbiamo un Piano organizzato per metterci nelle condizioni di non dover più subire tragedie come quella dell'alluvione dello scorso anno. Si fanno tante polemiche sulle mancate ricostruzioni, polemiche inutili però, perché fino a che vivremo con un sistema normativo che impedisce la rapidità, l'assessore ai Lavori Pubblici non può fare assolutamente nulla”. Sul fronte degli interventi finora realizzati non c’è molto da raccontare se non di alcune riaperture di strade, come nella zona dell’oristanese, dalla Planargia a Mogoro, passando per Terralba, o nel nuorese con il rifacimento di tratti di strada venuti giù con la piena di alcuni torrenti, mentre a Torpè sono ancora tanti gli interventi da fare. Ad Olbia una delle urgenze, il ponte che conduce a Loiri Porto San Paolo verrà risistemato entro l’estate prossima consentendo di accorciare i tempi di percorrenza. Interventi apparentemente di piccola entità, che in alcuni casi però consentono di ovviare a disagi per chi deve spostarsi. Resta aperto tutto il capitolo relativo ai danni subiti da abitazioni e attività commerciali ed artigianali. Per ora solo la disponibilità immediata di fondi raccolti in maniera benefica è riuscita a aiutare chi ha perso tutto. Sullo sfondo però restano le indagini che le procure di Nuoro e Tempio stanno portando avanti. Tra le cinque le inchieste avviate sulla tragica alluvione una, quella che riguarda la mancata divulgazione dell'allarme comunicato dalla

protezione civile nazionale e la morte di dieci persone (tra cui due bambini), il capo della procura di Tempio, Domenico Fiordalisi, ha chiesto il rinvio a giudizio di sei persone: i sindaci di Olbia, e di Arzachena, due dirigenti comunali di Olbia, un dirigente della provincia di OlbiaTempio, e il responsabile della protezione civile del Comune di Olbia. Per quanto riguarda il caso delle tre persone morte mentre transitavano in auto sulla strada provinciale OlbiaTempio, collassata a causa del cedimento di un ponte di Monte Pino, è stato notificato l'avviso di concluse indagini a sei tra dirigenti della Provincia, progettisti e tecnici. Nei loro confronti viene ipotizzato anche il reato di sottrazione di documenti. Una terza inchiesta vede sotto accusa due operai dell'Anas che, la sera del 18 novembre nelle campagne di Olbia, restarono chiusi in auto, respingendo i solleciti di Pietro Mariano a dare una

mano per salvare Francesco Mazzoccu e il figlioletto Enrico, poi travolti dall'onda di piena. Il caso dei quattro componenti una famiglia brasiliana (padre, madre e due figli) morti in un seminterrato ad Arzachena, si è chiuso con l'avviso di concluse indagini notificato, a Biella, alla proprietaria della casa. Sono infine 18 le persone implicate nell'inchiesta, condotta dal pm Fiordalisi, che riguarda lo sviluppo urbanistico della città di Olbia in relazione al rischio idrogeologico e le modifiche al reticolo dei canali cittadini. Restano aperti altri due fascicoli uno relativo al deragliamento del treno per Sassari nel tratto Olbia-Enas e al caso del piano di assetto idrogeologico consegnato incompleto e in forte ritardo al Comune di Olbia e che, nei giorni scorsi, è stato finalmente aggiornato. I. P.

La Caritas in prima linea per aiutare chi soffre Don Marco Lai: “Il Coordinamento Regionale ha mantenuto un continuo e proficuo rapporto di accompagnamento delle zone colpite dall’alluvione del 2013” n continuo sostegno a tutte le Caritas diocesane colpite dall’alluvione del 18 novembre di un anno fa, inizialmente grazie alla realizzazione di collette e interventi di prima emergenza, con l'obiettivo a medio termine di far ripartire le iniziative locali attraverso un’azione di costante coordinamento. Da ormai un anno a questa parte Caritas Sardegna sta portando avanti un’azione di aiuto diretto a favore delle diocesi di Tempio-Ampurias, Ales-Terralba, Nuoro e Oristano messe in ginocchio dall’alluvione, cercando tuttora di non abbassare la guardia rispetto alle necessità di quei territori. «Il coor-

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n DALLA PRIMA Nonostante le difficoltà, Papa Francesco ci dice che siamo chiamati a «vivere questo tempo intensamente», scommettendo su un futuro diverso, non fermandoci a chiedere «ancora e sempre allo Stato o a qualche ente di assistenza», ma

dinamento regionale ha mantenuto un continuo e proficuo rapporto di accompagnamento verso le zone colpite – spiega don Marco Lai, delegato regionale della Caritas – offrendo un sostegno nella prima fase dell’emergenza rispondendo alle varie esigenze, con misure che proprie della nostra azione (collette e donazioni di abiti e viveri alle famiglie colpite, ndr). Abbiamo inoltre confermato la nostra presenza vigile e stabile sui territori, facilitando la ripartenza dei progetti delle diverse Caritas diocesane e promuovendo, come delegazione regionale, il documentario giornalistico “#18undici. Dal fango

alla speranza” (realizzato da 25 giornalisti sardi, ndr) e la raccolta di fondi che ne è seguita, che ha potuto finanziare un’opera di ricostruzione nei territori colpiti dall'alluvione». Particolare attenzione è stata riservata da Caritas Sardegna relativamente a progettualità volte a far ripartire agricoltura e allevamento, due tra i settori produttivi maggiormente colpiti dall’alluvione. Nella diocesi di Ales-Terralba, ad esempio, la Caritas ha effettuato interventi sul piano sociale, aiutando alcune famiglie rimaste senza casa (cui sono stati forniti nuovi mobili), sia su quello del lavoro nei confronti dei tanti arti-

giani rimasti senza occupazione a causa dell’alluvione, di cui circa 140 nella sola San Gavino Monreale. Particolarmente incisivo, inoltre, l’intervento della Caritas diocesana di Nuoro, il cui obiettivo principale è stato la creazione di interventi mirati e concertati con alcune amministrazioni comunali e associazioni di categoria, con un lavoro specifico per rilanciare fortemente il settore agropastorale. «Non soltanto l’aiuto alle famiglie nell’immediato, quanto soprattutto un progettare qualcosa di nuovo e in ottica futura», commenta ancora don Lai, rimarcando il peso sul sociale

dell’operato della Caritas nuorese. Per quanto riguarda Caritas Sardegna, unito a un’auspicata sinergia con il Consiglio regionale, l’obiettivo è quello di realizzare al più presto un coordinamento regionale per le calamità naturali, in base alle linee guida dettate da Caritas Italiana. «Tutte le diocesi sarde saranno protagoniste e maggiormente responsabilizzate in caso di nuove emergenze, pronte a intervenire se necessario grazie a una sensibilizzazione del territorio su queste tematiche, a partire dalle nostre chiese e parrocchie». Francesco Aresu

mettendoci in movimento per «creare dei nuovi processi» che «sono i risultati di un amore, che, sollecitato dalle situazioni, non è contento finché non inventa qualcosa e diventa risposta». Tutto questo diventa possibile se ai miti del dibattito e della protesta sterile e solo urlata, si sostituisce

la capacità di osservare il reale con uno sguardo libero da pregiudizi ideologici. In un tempo dove si parla «molto di diritti, dimenticando spesso i doveri», solo uno sguardo nuovo permette di vedere che «l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, chiede di

essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina» (Discorso alla Fao, 20 novembre 2014). Il Papa indica una prospettiva: spetta a chi ha responsabilità politiche ed economiche individuare le strade da percorrere

tra i “nuovi processi” e prendere delle decisioni concrete. La vera novità sarà partire da “Maria”, cioè dalle persone vere. Sono lì davanti a noi, togliamo gli occhiali che qualche predicatore d‘ideologie perdute vorrebbe metterci addosso, e andiamo a incontrarli e a lavorare con loro.


domenica 30 novembre 2014

Riformare il lavoro per far ripartire l’Italia Il Governo Renzi, pur tra mille difficoltà e condizionamenti, ha deciso di mettere finalmente mano ad un settore decisivo per lo sviluppo del Paese ine novembre si appresta a chiudersi con il passaggio definitivo alla Camera del tanto combattuto Jobs Act. Anche stavolta si è assistito al teatrino tra la Maggioranza PD da una parte e la sua parte minoritaria alleata con la CGIL. E ancora una volta Renzi si appresta a tagliare il traguardo a mani basse senza neanche utilizzare il colpo di reni dello strumento della fiducia. La minoranza PD targata CuperloFassina-Civati ha voluto battere qualche colpo per far sapere al proprio elettorato che ancora possono contare e hanno ricevuto alcuni contentini negli emendamenti al documento finale della Legge in oggetto. Anche il Sindacato, dopo lo sciopero sociale, ha riportato qualche timido aggiustamento. Ciò che conta è, che nella sostanza il Jobs Act taglia il traguardo, ed il Premier incassa un altro risultato che lo mette al riparo, per ora, dalle accusa a lui rivolte di essere l'uomo degli annunci. Ma in cosa si è concentrata la

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n ECONOMIA. Dal Santo Padre un forte messaggio di cambiamento

Non dimenticare i poveri Alcuni passaggi del discorso di Papa Francesco alla Conferenza della Fao a Roma. Al centro di tutto ci deve essere la persona concreta destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri. Ma viviamo in un’epoca in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l’amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi già è escluso. Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso. […] Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri; forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. è inoltre doloroso constatare che la lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla “priorità del mercato”, e dalla “preminenza del guadagno”, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, chiede di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina […] 3. L’interesse per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso a esso, il cambiamento climatico, il commercio agricolo devono indubbiamente ispirare le regole e le misure tecniche, ma la prima preoccupazione deve essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza. Il Santo Papa Giovanni Paolo II, nell’inaugurazione, in questa sala,

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Attualità

della Prima Conferenza sulla Nutrizione, nel 1992, mise in guardia la comunità internazionale contro il rischio del “paradosso dell’abbondanza”: c’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Questo è il paradosso! Purtroppo questo “paradosso” continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica. Questa è la prima sfida che bisogna superare. La seconda sfida che si deve affrontare è la mancanza di solidarietà. Una parola che abbiamo inconsciamente il sospetto di dover togliere dal dizionario. Le nostre società sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione; ciò finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il

provocare rivolte contro le istituzioni. Quando manca la solidarietà in un paese, ne risentono tutti. Di fatto, la solidarietà è l’atteggiamento che rende le persone capaci di andare incontro all’altro e di fondare i propri rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che va al di là delle differenze e dei limiti, e spinge a cercare insieme il bene comune […] Una fonte inesauribile d’ispirazione è la legge naturale, iscritta nel cuore umano, che parla un linguaggio che tutti possono capire: amore, giustizia, pace, elementi inseparabili tra loro. Come le persone, anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e di ascolto reciproco. In tal modo, l’obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile. 4. Ogni donna, uomo, bambino, anziano deve poter contare su queste garanzie dovunque. Ed è dovere di ogni Stato, attento al benessere dei suoi cittadini, sottoscriverle senza riserve, e preoccuparsi della loro applicazione. Ciò richiede perseveranza e sostegno. La Chiesa cattolica cerca di offrire anche in questo campo il proprio contributo, mediante un’attenzione costante alla vita dei poveri, dei bisognosi in ogni parte del pianeta.

disputa tra i due contendenti? Ovviamente sull'articolo 18 ed in particolare sulle nuove norme sui licenziamenti. Nel dettaglio si parla delle tre forme di licenziamento: licenziamento discriminatorio, licenziamento disciplinare e licenziamento economico. Cosa cambia per queste tre forme rispetto al passato? Per quanto riguarda il licenziamento discriminatorio, ovvero quel licenziamento operato per motivi sindacali, religiosi, sessuali, razziali etc, non cambia sostanzialmente niente , il datore di lavoro sarà costretto al reintegro ed al risarcimento del danno. Nel caso di licenziamento economico, ovvero nel caso in cui il datore di lavoro si trovi nella necessità di ridurre la forza lavoro all'interno della propria azienda, nel caso di accertata mancanza del presupposto della oggettiva difficoltà economica, aspetto questo sempre difficile da accertare, scattano diverse situazioni a seconda dell'anzianità del lavoratore licenziato illegittimamente. Viene introdotto qui, il principio delle tutele crescenti. L'indennizzo dovrebbe corrispondere ad una mensilità e mezzo per ogni anno di anzianità di servizio con il limite dei 36 mesi. Ma il lavoratore potrà optare per un rimborso forfettario corrispondente ad una mensilità ogni anno con il limite a 24 mesi. Per quanto riguarda infine il licenziamento disciplinare, ovvero quello dettato da inadempienze presunte tali del lavoratore, che

rappresentano la casistica maggiore, il discorso del reintegro si fa fumoso ed la definizione dell'indennizzo è lasciata aperta ad un apposito futuro decreto delegato. Si parla nel documento da presentare alla Camera, di un indennizzo inversamente proporzionale alla colpa accertata. Ovviamente sono parametri di difficile valutazione che non saranno disciplinati verosimilmente in nessun decreto, ma che verranno lasciati probabilmente alla valutazione in sede giuridica. Insomma, se da un lato il trio Fassina-Cuperlo-Civati non sbagliano sulla critica del licenziamento facile, dall'altra ci si dovrebbe chiedere del perché l’imprenditore dovrebbe licenziare così facilmente. Ci si trova di nuovo davanti alla contrapposizione ideologica del padrone e del lavoratore. Ci si dimentica spesso della fatica degli imprenditori nel trovare la forza lavoro adeguata e degli enormi investimenti degli stessi nel formare il personale all’interno delle proprie aziende. E allora la stessa CGIL si dovrebbe chiedere, perché mai un imprenditore dovrebbe vanificare i propri investimenti? E’ evidente che la contrapposizione non si gioca sulla pelle dei lavoratori ma su altri aspetti, politici e ideologici. Da questa lotta, la CISL giustamente si è defilata ed ha capito la necessità di una riforma, anche se incompleta, del mondo del lavoro. Raffaele Pontis

n IL FATTO

Dalla tanto criticata Albania una lezione per il calcio italiano

C’è chi li definisce sporchi, cattivi, ladri o con altri epiteti, soprattutto se impegnati in lavori umili che molti non vogliono fare. Tifare la propria nazionale per loro non è un problema, lo stadio si riempie così come cantano l’inno a squarcia gola. Non è un racconto di fantasia o un documentario su chi sa quale popolazione sperduta in una landa ai confini della terra. Stiamo parlando dei 15mila albanesi che, nei giorni scorsi, hanno affollato lo stadio Marassi di Genova in occasione dell’amichevole Italia - Albania, vinta poi per 1-0 dagli azzurri di Conte, gara voluta per sostenere le popolazioni liguri colpite dall’alluvione. Su 23 mila posti disponibili 15mila erano gli albanesi i restanti 8mila italiani hanno confermato la disaffezione verso gli azzurri. Del risultato importa poco, forse unico rammarico è quello espresso dal Ct italiano, che ha parlato di una realtà, quella della Nazionale, mal sopportata da un calcio, di cui lui stesso è stato protagonista fino a pochi mesi fa, quando, pagato profumatamente, guidava la Juventus. C’è poi un’aggravante che pesa sui poveri albanesi, aver cantato l’inno italiano. 15mila persone di una nazione diversa dalla nostra hanno cantato “Fratelli d’Italia”. Fantascienza!! Per noi invece non c’è partita degli azzurri nella quale i solidi idioti delle curve accompagnano con boati e fischi l’inno di Mameli ! Non c’è da stupirsi più di tanto. Nei giorni scorsi Francesco Totti, bandiera della Roma, ha candidamente ammesso di aver paura a portare i propri figli allo stadio, una conferma di come oramai lo sport più seguito dagli italiani è totalmente fuori controllo. In mano ad affaristi senza scrupoli, a dirigenti discutibili (Carlo Tavecchio, presidente della Figc, ha ricevuto una sospensione dall’Uefa per come aveva definito il povero Balotelli, un presidente che dovrebbe rappresentare il calcio italiano), a tifosi pronti a ricattare le società, a presidenti che vivono sotto scorta per le minacce ricevute. Insomma l’arrivo della finanza speculativa nel mondo del pallone nostrano non sembra aver portato grandi giovamenti, soprattutto perché i modesti risultati della Nazionale o quelli delle nostre squadre in Europa, dimostrano come senza un ritorno all’essenziale, ovvero al fatto che il calcio è pur sempre uno sport, si corre il serio rischio di un implosione del sistema. A Marassi gli albanesi sugli spalti hanno dato una vera lezione di sport, di educazione e di capacità di stare insieme in modo sano: al momento un’utopia per il calcio nostrano. I. P.


Chiesa

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domenica 30 novembre 2014

LE PIETRE

n IRAQ

All’Udienza Generale la riflessione sulla chiamata alla santità a giornata di domenica del Santo Padre è stata segnata in modo particolare dalla Canonizzazione di sei Beati: Giovanni Antonio Farina; Kuriakose Elias Chavara della Sacra Famiglia; Ludovico da Casoria; Nicola da Longobardi; Eufrasia Eluvathingal del Sacro Cuore; Amato Ronconi. Nell’omelia della celebrazione Papa Francesco ha mostrato in particolare il significato della solennità liturgica di Cristo Re e come i nuovi Santi siano riusciti ad incarnare nella loro vita la regalità del Signore: «Gesù ha realizzato il regno […] con la vicinanza e la tenerezza verso di noi […] La salvezza non comincia dalla confessione della regalità di Cristo, ma dall’imitazione delle opere di misericordia mediante le quali Lui ha realizzato il Regno. Chi le compie dimostra di avere accolto la regalità di Gesù, perché ha fatto spazio nel suo cuore alla carità di Dio. Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore, sulla prossimità e sulla tenerezza verso i fratelli […] Oggi la Chiesa ci pone dinanzi come modelli i nuovi Santi che, proprio mediante le opere di una generosa dedizione a Dio e ai fratelli, hanno servito, ognuno nel proprio ambito, il regno di Dio e ne sono diventati eredi. Ciascuno di essi ha risposto con straordinaria creatività al comandamento dell’amore di Dio e del prossimo». In settimana all’Udienza Generale il Santo Padre ha approfondito il tema dell’universale vocazione alla santità: «Siamo tentati di pensare che la santità sia riservata soltanto a coloro che hanno la possibilità di staccarsi dalle faccende ordinarie, per dedicarsi esclusivamente alla preghiera. Ma non è così! Qualcuno pensa che la santità è chiudere gli occhi e fare la faccia da

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Le case dei cristiani saccheggiate

Accogliere Cristo Re nel servizio ai fratelli “La salvezza comincia dall’imitazione delle opere di misericordia mediante le quali si realizza il Regno. Chi le compie dimostra di aver accolto la regalità di Gesù, facendo spazio alla carità di Dio” immaginetta. No! Non è questo la santità! La santità è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi. E ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova». Terminata la catechesi, Papa Francesco ha rivolto un appello per la pace in Terra Santa: «Dal profondo del cuore, rivolgo alle parti implicate un appello affinché si ponga fine alla spirale di odio e di violenza e si prendano decisioni coraggiose per la riconciliazione e la pace. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento!». Nella sua visita alla sede della Fao a Roma il Pontefice ha ricordato come il problema dell’alimentazione possa essere affrontato solo mettendo al centro la persona umana: «Gli Stati s’ispirino alla convinzione che il

diritto all’alimentazione sarà garantito solo se ci preoccupiamo del suo soggetto reale, vale a dire la persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione. Il soggetto reale!». Per il lavoro dei governi in questo ambito « Una fonte inesauribile d’ispirazione è la legge naturale, iscritta nel cuore umano, che parla un linguaggio che tutti possono capire: amore, giustizia, pace, elementi inseparabili tra loro. Come le persone, anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e di ascolto reciproco. In tal modo, l’obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile». Ricevendo in udienza i partecipanti al Congresso Mondiale della Pastorale delle Migrazioni, Papa Francesco ha mostrato come la presenza dei migranti «è un richiamo alla necessità di sradicare le ineguaglianze, le

ingiustizie e le sopraffazioni». Il tema dell’evangelizzazione è stato al centro dell’udienza del Santo Padre con i partecipanti al Congresso missionario nazionale promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana: « Una Chiesa missionaria non può che essere "in uscita", che non ha paura di incontrare, di scoprire le novità, di parlare della gioia del Vangelo. A tutti, senza distinzioni. Non per fare proseliti, ma per dire quello che noi abbiamo e vogliamo condividere senza forzare verso tutti, senza distinzione». Sempre in settimana il Papa ha incontrato i partecipanti al Congresso Mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, esortandoli a vivere sempre meglio il loro servizio nella Chiesa: «Per raggiungere la maturità ecclesiale, dunque, mantenete la freschezza del carisma, rispettate la libertà delle persone e cercate sempre la comunione. Non dimenticate però che, per raggiungere questo traguardo, la conversione deve essere missionaria: la forza di superare tentazioni e insufficienze viene dalla gioia profonda dell’annuncio del Vangelo, che è alla base di tutti i vostri carismi». Roberto Piredda

n LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Aprirsi alle sorprese di Dio Aperti a tutti gli uomini

I cristiani in apparenza

Il cieco di Gerico aveva voglia di salvezza e bussa alla porta di Gesù. Questa periferia non poteva arrivare al Signore, perché questo circolo – ma con tanta buona volontà, eh – chiudeva la porta. E questo succede con frequenza, fra noi credenti: quando abbiamo trovato il Signore, senza che noi ce ne accorgiamo, si crea questo microclima ecclesiastico. Non solo i preti, i vescovi, anche i fedeli: ‘Ma noi siamo quelli che stanno col Signore’. E da tanto guardare al Signore non guardiamo le necessità del Signore: non guardiamo al Signore che ha fame, che ha sete, che è in prigione, che è in ospedale. Quel Signore, nell'emarginato. E questo clima fa tanto male.

Io sono di questi cristiani delle apparenze? Sono vivo dentro, ho una vita spirituale? Sento lo Spirito Santo, ascolto lo Spirito Santo, vado avanti, o …? Ma, se tutto appare bene, non ho niente da rimproverarmi: ho una buona famiglia, la gente non sparla di me, ho tutto il necessario, sono sposato in chiesa … sono ‘in grazia di Dio’, sono tranquillo. Le apparenze! Cristiani di apparenza … Sono morti! Ma, cercare qualcosa di vivo dentro e con la memoria e la vigilanza, rinvigorire questo perché vada avanti. Convertirsi: dalle apparenze alla realtà. Dal tepore al fervore.

Chiediamo al Signore la grazia che tutti noi, che abbiamo la grazia di essere stati chiamati, mai, mai, mai ci allontaniamo da questa Chiesa. Mai entriamo in questo microclima dei discepoli ecclesiastici, privilegiati, che si allontanano dalla Chiesa di Dio, che soffre, che chiede salvezza, che chiede fede, che chiede la Parola di Dio. Chiediamo la grazia di essere popolo fedele di Dio, senza chiedere al Signore alcun privilegio, che ci allontani dal popolo di Dio.

Gesù bussa alla nostra porta

17 novembre 2014

18 novembre 2014

Il pianto di Gesù su Gerusalemme è il pianto sulla sua Chiesa, oggi, su di noi. Perché Gerusalemme non aveva ricevuto il Signore? Perché era tranquilla con quello che aveva, non voleva problemi. Ma anche – lo dice il Signore nel Vangelo – ‘se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che ti porta la pace. Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata’. Aveva paura di essere visitata dal Signore; aveva paura della gratuità della visita del Signore. Era sicura nelle cose che lei poteva

gestire. Noi siamo sicuri nelle cose che noi possiamo gestire… Ma la visita del Signore, le sue sorprese, noi non possiamo gestirle. E di questo aveva paura Gerusalemme: di essere salvata per la strada delle sorprese del Signore. Aveva paura del Signore, del suo Sposo, del suo Amato. E così Gesù piange. Quando il Signore visita il suo popolo, ci porta la gioia, ci porta la conversione. E tutti noi abbiamo paura non dell’allegria - no! – ma sì della gioia che porta il Signore, perché non possiamo controllarla. Abbiamo paura della conversione, perché convertirsi significa lasciare che il Signore ci conduca. Io mi domando: oggi noi cristiani, che conosciamo la fede, il catechismo, che andiamo a Messa tutte le domeniche, noi cristiani, noi pastori siamo contenti di noi? Perché abbiamo tutto sistemato e non abbiamo bisogno di nuove visite del Signore… E il Signore continua a bussare alla porta, di ognuno di noi e della sua Chiesa, dei pastori della Chiesa. 20 novembre 2014 Il vero culto O rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro.

I cristiani Piana di Ninive denunciano saccheggi compiuti nelle loro case dalle milizie curde Peshmerga, che controllano la zona occupata il 7 agosto dalle milizie jihadiste che già a giugno avevano conquistato Mosul. Davanti all'avanzata dei jihadisti, la popolazione civile, in gran maggioranza cristiana, era fuggita verso la Regione autonoma del Kurdistan iracheno, lasciando la città deserta. Dieci giorni dopo, i Peshmerga curdi con una controffensiva avevano ripreso il controllo della città. Ma è proprio da allora che i residenti, nei loro periodici ritorni in città per verificare lo stato delle rispettive abitazioni, hanno dovuto prendere atto che le porte di un numero crescente di case e negozi sono state forzate e i beni in essi contenuti saccheggiati: denaro e gioielli, attrezzature tecniche e strumenti elettronici. L'accesso alla città è controllato da squadre dell'intelligence legate al governo autonomo del Kurdistan iracheno, e gli abitanti devono mostrare i documenti d'identità se vogliono accedere alle proprie case e ritirare i propri beni.

n SIRIA

Tassa di “protezione” per i cristiani Raqqa, la città della Siria settentrionale divenuta roccaforte dei jihadisti dello Stato Islamico, risiedono soltanto 23 famiglie cristiane delle 1500 che vi abitavano prima che iniziasse il conflitto siriano. Su questo piccola comunità costituita da cristiani armeni, che non hanno potuto lasciare la città per mancanza di risorse o per motivi di età e di salute, la violenza del fanatismo islamista si abbatte anche con l'aspetto metodico delle prassi amministrativo- burocratiche: a loro sono stati recentemente comunicati i parametri della jizya, la “tassa di protezione” che dovranno pagare se non vogliono essere espulsi e espropriati delle loro case e che ammonta all'equivalente di 535 dollari. Con tutta probabilità le famiglie cristiane, impoverite dalla guerra, non troveranno modo di pagare la tassa e dovranno abbandonare le proprie case.

n VIETNAM

Attacchi e arresti in un centro cristiano

Ma perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro? Perché la redenzione è gratuita; la gratuità di Dio Lui viene a portarci, la gratuità totale dell’amore di Dio. E quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che … eh, non è tanto gratuita, la salvezza … E’ per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel Tempio. Oggi la Liturgia celebra la presentazione della Madonna al Tempio: da ragazzina … Una donna semplice, come Anna, in quel momento, entra la Madonna. Che Lei insegni a tutti noi, a tutti i parroci, a tutti quelli che hanno responsabilità pastorali, a mantenere pulito il Tempio, a ricevere con amore quelli che vengono, come se ognuno di loro fosse la Madonna. 21 settembre 2014

Uomini armati e agenti di polizia hanno compiuto un raid in un centro cristiano mennonita. Armati di spranghe e martelli, militanti e poliziotti hanno fatto irruzione nelle ore notturne, terrorizzando i cristiani che soggiornano nel centro. Nove cristiani sono stati arrestati dalla polizia, con l’accusa di non avere un permesso di soggiorno temporaneo. L’aggressione è l’ultima di una serie: nel giugno di quest’anno 76 cristiani del centro sono stati malmenati da una folla di oltre 300 persone, guidata dal capo della polizia locale. Secondo un rapporto della Chiesa mennonita teppisti e poliziotti continuano a molestare i cristiani, in ore diurne e notturne, e a interrompere i loro incontri religiosi, affermando che sono illegali.


domenica 30 novembre 2014

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Giovani

Ufficio Catechistico. Lo stage formativo sui Disturbi Specifici di Apprendimento

La carità spinge a essere vicini ad ogni ragazzo L

a Parola di Dio, Parola di salvezza, esige di essere annunciata a tutti, secondo la propria condizione, la propria situazione ed il proprio contesto in quanto essa è fedele alla persona e mira alla sua piena realizzazione e al suo continuo incontro. Tale opera di annuncio deve essere variabile rispetto «alle attitudini e necessità di fede dei singoli cristiani e al contesto di cultura e di vita in cui si trovano. […] Nell’elaborare il contenuto della catechesi, è necessaria una continua ricerca, che, lasciando intatto l’essenziale, trovi ogni volta le formulazioni più adatte alle diverse categorie di fedeli. Essa è segno di fedeltà alla Parola di Dio, inesauribile nella sua ricchezza, e al dialogo con gli uomini, le cui esigenze sono, almeno in parte, varie e mutevoli» (Il Rinnovamento della Catechesi, n. 75). Fedele a questo compito anche la nostra Arcidiocesi, attraverso l’Ufficio catechistico diocesano, ha voluto offrire a tutti i catechisti e operatori pastorali alcuni appuntamenti di formazione legati a diverse forme di difficoltà di tipo cognitivo e di apprendimento riscontrate in numerosi bambini e ragazzi presenti nelle nostre comunità parrocchiali. Così venerdì 14 e sabato 15 novembre si è tenuto, presso l’Aula Magna del Seminario Arcivescovile, il primo stage formativo in relazione ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), i quali comprendono dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. è importante che in quest’opera di annuncio ci si lasci aiutare e guidare da coloro che sono esperti in tale settore e che possono offrire delle indicazioni e degli stimoli a riguardo. La prima giornata, iniziata con l’accoglienza e un breve momento di preghiera introdotto dal Direttore dell’Ufficio catechistico

don Emanuele Mameli, è stata guidata dalla Dott.ssa Luisa Molinas, neuropsichiatra infantile. In un clima di dialogo e di condivisione, la Dottoressa Molinas ha “intervistato” i catechisti provenienti dalle diverse comunità parrocchiali dell’Arcidiocesi, su quali fossero le reali esigenze riscontrabili nei gruppi di catechismo. Da essi è emersa la difficoltà ad individuare tali disturbi nei ragazzi e bambini, a volte legata al fatto di una non accettazione da parte dei genitori, e la richiesta di comprendere quale debba essere l’approccio in tali casi. La Dott.ssa Molinas ha così messo in luce quale debba essere primariamente il compito del catechista, il quale anzitutto deve educare tutti i bambini e ragazzi del gruppo di catechismo a quelle che sono le differenze interindividuali, aiutando a far maturare in loro la consapevolezza del fatto che ciascuno presenta in sé punti di forza e punti di debolezza, i quali rendono la persona unica, autentica, irripetibile davanti agli altri. La prima giornata è proseguita, poi, con una presentazione delle cause che portano un bambino ad avere tali difficoltà, come poterle riconoscere e comprendere quali siano i reali problemi che un bambino o ragazzo con DSA possa avere, ad esempio, nella lettura o nella scrittura, ambiti più

Policoro, operare da cristiani per il lavoro n tuffo nel passato, ripercorrendo la storia del Progetto Policoro in Sardegna, proprio nei luoghi dove nel 1998 si provò la sperimentazione nell’isola di questo affascinante quanto ambizioso strumento della Chiesa italiana, programmando nello stesso tempo il nuovo anno, accogliendo i nuovi animatori e salutando chi, dopo tre anni di lavoro, termina il mandato. è quanto avvenuto nei giorni scorsi a Tempio Pausania, durante l’ultimo modulo di formazione regionale del Progetto Policoro. Da lì partì, ormai sedici anni fa, la storia del Progetto in Sardegna, grazie alla volontà del coordinamento regionale di allora e con sfumature diverse rispetto a oggi. Grazie al coordinamento del segretario regionale Simone Cabitza, che ha curato il modulo formativo, gli animatori delle diocesi della Sardegna si sono incontrati nei locali del Seminario Diocesano di Tempio Pausania, accolti dai direttori diocesani suor Luigia Leoni (Caritas) e Guido Selis (Pastorale sociale e del lavoro). Piacevole novità il ritorno della Diocesi di Ozieri all’interno del Progetto, grazie alla nomina di una nuova animatrice di comu-

U

nità a distanza di anni dall’ultima volta (al momento la Diocesi di Nuoro è l’unica “scoperta”). Ripercorrendo lo storico del Progetto dalle sue origini si è provato a trarre alcuni spunti e stimoli per strutturare insieme un percorso in crescita. All’inizio si diede più attenzione e cura all'aspetto tecnico, meno a quello pastorale, come testimoniato dai primi animatori della Diocesi di Tempio-Ampurias (tra cui l’attuale presidente di Confcooperative Sassari-Olbia, Gavino Soggia), che hanno riconosciuto nel loro percorso l'alta formazione di cui sono stati destinatari. Nel 1998 agli animatori di comunità veniva somministrata una formazione concentrata maggiormente sulle competenze tecniche sullo sviluppo di nuove imprese, per cercare di sfruttare l’era dorata dei finanziamenti a fondo perduto, misura ormai sconosciuta attualmente. Oggi, in realtà, l’equipe formativa del Progetto Policoro punta di più su temi “cristiani”, come una nuova evangelizzazione del lavoro e dell’impresa, delegando alla filiera di partner (Acli, Confcooperative, Cisl etc.) il compito di fornire agli animatori gli approfondimenti

BREVI

n AL TEATRO MASSIMO

Michele Placido è Re Lear Da mercoledì 10 a domenica 14 dicembre al Teatro Massimo di Cagliari, la Goldenart Production presenta “Re Lear” di William Shakespeare, con Michele Placido e Gigi Angelillo, Francesco Bonomo, Federica Vincenti, Francesco Biscione, regia di Michele Placido e di Francesco Manetti. Lo spettacolo rientra nell’ambito della rassegna “Giù la Maschera al Teatro Massimo”, organizzata dal Cedac.

n IN MOSTRA

“Maria Lai. Ricucire il mondo” riscontrabili all’interno di gruppi di catechismo. Tutta l’assemblea ha partecipato attivamente e con profondo interesse alla serata formativa e si è radunata nuovamente il giorno seguente per vivere un secondo momento guidata dalla Dottoressa Annarita Onnis, Psicologa e Psicoterapeuta. Il compito della Dottoressa Onnis è stato quello di portare i catechisti a comprendere quale tipo di strategie adoperare nel caso in cui nel proprio gruppo di catechismo vi fosse uno o più ragazzi con difficoltà di tal genere. Tali strategie, come ad esempio, l’utilizzo di diversi linguaggi (immagini, filmati, musica, condivisione) possono divenire efficaci per tutti i partecipanti al gruppo di catechismo, portando il bambino o ragazzo a non sentirsi isolato all’interno del gruppo e favorendo l’aspetto relazionale e una maggiore partecipazione di tutti, in modo tale che ciascuno

necessari in materia di imprenditoria e cooperazione. Dopo aver analizzato il passato cercando di cogliere gli aspetti da riproporre nel presente, si è passati alla programmazione per il 2015, tracciando le linee guida con uno sguardo rivolto al futuro. In questo frangente si è giunti alla definizione del concetto di “animazione di comunità” come sinonimo di evangelizzazione, per la quale la metodologia e le tecniche diventano strumento di aiuto e sostegno rispetto alle tematiche e alle problematiche socio lavorative. Gli obiettivi del coordinamento regionale per il 2015 fanno riferimento a quelle esigenze di concretizzazione rispetto all'attività di animazione, grazie alla conoscenza dei passaggi e della storia stessa del progetto, puntando a una continuità progettuale attraverso il coinvolgimento degli animatori. Nel rapporto che si instaura tra l'animatore e la comunità ecclesiale diocesana vengono messe in evidenza in modo particolare le caratteristiche dell'accompagnamento di cui si fa carico, a partire dall'osservazione che lo vede partecipare, coinvolgere i vari soggetti del territorio, conoscere e “animare” la domanda dei soggetti cui si rivolge. Così l'animatore delinea il soggetto (singolo imprenditore o cooperativa) da accompagnare nella fase progettuale, intervenendo come un moderatore e sostenendo il gruppo nel suo percorso. L’animatore di comunità è visto, dunque, come un facilitatore di relazioni e un mediatore delle stesse: “cammina domandando” e “conosce facendo”, per usare la terminologia usata durante la formazione. Angela Murru

possa sentirsi protagonista attivo del percorso catechistico. Si è giunti a capire l’importanza di come il messaggio cristiano per giungere efficacemente alle persone a cui è rivolto necessiti di essere agevolato attraverso strumenti che portino la persona ad accogliere più serenamente e con una più adeguata disposizione, l’annuncio di Gesù. In tale processo è necessario il dialogo con i genitori, i quali sono i primi punti di riferimento per i propri figli; con essi occorre, dunque, creare un’alleanza educativa che porti benessere ed efficacia nel ragazzo e gli faccia sperimentare la bellezza dell’essere accompagnati. Al termine della serata, in un clima di gratitudine al Signore per l’esperienza vissuta, è stato dato l’appuntamento per il prossimo stage formativo che riguarderà i deficit cognitivi: venerdì 16 e sabato 17 gennaio 2015. Davide Lai

“Ricucire il mondo” è un progetto espositivo dei Musei Civici di Cagliari e del Museo MAN di Nuoro dedicato a Maria Lai (1919-2013), una delle figure femminili più importanti e affascinanti della storia dell’arte italiana della seconda metà del Novecento. L’esposizione, realizzata grazie al contributo della Fondazione Banco di Sardegna, propone un percorso cronologico e tematico strutturato in tre diverse sedi: il Palazzo di Città di Cagliari, il Museo MAN di Nuoro, il paese di Ulassai. Con più di trecento opere provenienti da raccolte sia pubbliche sia private, oltre che dalla collezione della famiglia, Ricucire il mondo è la prima retrospettiva completa dedicata all’artista. L’esposizione è visitabile nell’ Antico Palazzo di Città, in Castello tutti i giorni dalle 10 alle 18, escluso il lunedì.


Vocazioni

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Special Guest, mettersi in ascolto dello Spirito L’equipe di Pastorale Vocazionale propone un’iniziativa rivolta ai cresimandi Il vero “Ospite speciale” della loro vita è lo Spirito Santo che illumina il cammino omenica 16 novembre ha avuto inizio la nuova avventura della Pastorale Vocazionale che porterà nelle parrocchie della diocesi di Cagliari il progetto “Special Guest”per tutti i ragazzi che stanno per ricevere il sacramento della Cresima. L’idea nasce dal voler interagire con quei giovani che vivono questa fase così importante della loro vita, per trasmettere loro la bellezza di un’ esistenza stravolta dallo Spirito Santo. Se gli Special Guest più attesi dagli adolescenti di oggi sono quelli delle prime serate di Amici e delle discoteche dell’hinterland, l’equipe PV azzardapresentando lo Spirito Santo come “Ospite Speciale” che bussa insistentemente alle loro vite; non per scattare selfie o firmare autografi ma per insinuare un notevole dubbio esistenziale: “sto vivendo al meglio la mia vita?”, “come posso investire la mia vita?”, “qual è la mia vocazione?”. Nel primo ritiro vocazionale, che si è tenuto nei locali del Seminario, hanno risposto a questa domanda

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n PASTORALE VOCAZIONALE. La proposta dei Weekend Vocazionali

Scoprire la chiamata di Dio L’attività è rivolta ai ragazzi tra i 14 e i 19 anni che vogliono approfondire in che modo il progetto di Dio si rivela nella loro storia personale Weekend Vocazionali sono un percorso fatto di esperienze di vita comune e condivisione presso il Seminario di Cagliari, rivolti ai ragazzi tra i 14 e i 19 anni. L'11 e il 12 Ottobre si è svolto il primo incontro: sette liceali hanno avuto la possibilità di iniziare un percorso per scoprire meglio la loro chiamata e come viverla. I ragazzi sono stati accompagnati dai due responsabili della Pastorale Vocazionale, don Michele Fadda e don Davide Curreli, rispettivamente rettore e vicerettore del seminario minore di Cagliari, e da due animatori dell'equipe PV Andrea e Francesco. La “due giorni”, breve ma intensa, ha impegnato i ragazzi principalmente con due incontri accompagnati entrambi da momenti di condivisione, convivialità e preghiera. Il primo incontro, guidato da don Davide Curreli, ha avuto per tema: “Abituatevi a scegliere ogni cosa”. A partire dalla testimonianza vocazionale che Papa Francesco donò ai giovani presenti circa un anno fa a Cagliari, i ragazzi hanno potuto riflettere sulla presa di coscienza di come la nostra vita non può essere vissuta con il pilota automatico. Dio infatti non compie nessuna opera senza il nostro consenso, senza coinvolgerci a partire dalle nostre semplici scelte quotidiane. La serata del sabato ha permesso ai ragazzi di vivere assieme un momento di preghiera comunitaria e successivamente di convivialità.

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Nella giornata di domenica i ragazzi hanno riflettuto aiutati da don Michele sul tema: “Fidatevi della compagnia di Gesù”. Attraverso la presentazione di tre personaggi biblici che si sono fidati della compagni di Gesù, si è riflettuto sull’opportunità di affrontare ogni scelta seguendo l’esempio del nostro fedele compagno di viaggio. Con la Parola di Dio, i segni di benevolenza e cura che passano attraverso i testimoni che incontriamo nella nostra vita, Dio ci sostiene, suggerisce al nostro cuore quale sia la parte migliore da scegliere in ogni circostanza. Il culmine della giornata di domenica è stato la Messa comunitaria. La Pastorale per le vocazioni intende offrire uno spazio di riflessione a ragazzi che desiderano scoprire in che modo il progetto di Dio possa rivelarsi nella loro storia personale. Siamo convinti infatti che il Dio della storia continui

a vocare ossia a dare nomi nuovi a coloro che vogliono assumere un ruolo importante nella loro vita. . I nostri genitori prima della nostra nascita hanno scelto un nome per noi. Anche Dio ha scelto un nome per noi, ci ha nominato, ha pensato un titolo per la nostra storia, per la nostra vita. La nostra vita è come un film, come un pezzo teatrale, dobbiamo giocarcelo, dobbiamo “Mettere in play” (come suggerisce il logo della pastorale per le vocazioni diocesana). Pertanto desideriamo affiancare i giovani nella ricerca del nome (vocazione) che Dio ha impresso nel loro cuore: basta camminare con loro, suggerir loro di puntare sempre a dare il meglio di se stessi, rendersi conto che della vita che ci è stata donata dovremo realizzare la cosa più bella che possiamo. Il prossimo Weekend Vocazionale si terrà il 13 e 14 dicembre. La nostra equipe tra le diverse iniziative che sta avviando all’inizio di quest’anno pastorale, si prepara ad accogliere nuovi ragazzi che vorranno prendere parte al prossimo Weekend. Francesco Cocco

domenica 30 novembre 2014

ai cresimandi della parrocchia di San Luca - Margine Rosso. Appena arrivati i ragazzi si sono trovati coinvolti in un ambiente inaspettato, dove la musica delle loro migliori serate faceva da cornice alla vitalità degli animatori e all’entusiasmo di don Davide Curreli. Ma a stupirli con un’entrata magistrale, dopo una pomposa presentazione, non c’era nessun attore o calciatore bensì lo Special Guest già menzionato, l’unico a cui è davvero lecito attribuire iniziali in maiuscolo. Con uno stile piacevole, spiritoso e accattivante l’equipe è riuscita a parlare ai ragazzi, incuriosirli e soprattutto stimolarli a riflettere sull’influenza che lo Spirito Santo potrà avere, a breve, sulle loro vite. Dopo una iniziale catechesi le quattro squadre si sono cimentate in un’impegnativa “Caccia al dono” che li ha visti faticare per conquistare il mitico pacco regalo; solo a fine incontro, aprendolo, hanno trovato per loro un messaggio forte, chiaro e conciso: “Anche voi date testimonianza!” (Gv 15, 27). Così come lo Spirito Santo ha bisogno di essere accolto e scoperto con totale affidamento, nonostante le imprescindibili difficoltà che s’incontrano nel percorso della vita, i ragazzi hanno dovuto mettersi pienamente in gioco per scoprire il messaggio finale e gustarsi la vittoria. Per capire a pieno come lo Special Guest può cambiare il quotidiano modo di vivere sono però state decisive le testimonianze di alcuni

componenti della squadra PV: Suor Monia, missionaria somasca ex ballerina di latino americano e di Rita e Matteo, giovani sposi con storie e passati differenti ma alla fine convergenti verso la stessa meta. In entrambi i casi aver aperto le porte all’Ospite Speciale ha concesso ai protagonisti delle testimonianze di indirizzarsi verso il sentiero della Felicità; il messaggio giunto ai cresimandi è stato chiaro: “Fate della vostra vita un capolavoro!”. Gli incontri “Special Guest” mirano quindi a far riflettere i ragazzi sulla serietà nel prendere decisioni nei momenti più forti della loro vita e, insieme all’invito alla testimonianza, sollecitano i giovani cresimandi a portare a casa un impegno su cui lavorare dopo aver ricevuto lo Spirito Santo nel sacramento della Confermazione. Quella di domenica è stata solo la prima tappa dello “Special Guest”, che continuerà sabato 29 nella parrocchia di San Giovanni Battista della Salle in Monserrato all’interno delle due Giornate Vocazionali parrocchiali. Gli organizzatori dell’iniziativa pastorale, don Michele Fadda, don Davide Curreli e l’equipe di animazione, non vedono l’ora di incontrare tutti i cresimandi della diocesi per portarli alla scoperta dell’Ospite per eccellenza in un clima di puro divertimento e di gioia nella testimonianza. Lo “Special Guest” suggerisce da ora il cammino vero da seguire, la nostra Vocazione. Sara Mingone

n NELLA CHIESA DI S. ANTONIO IN VIA MANNO

La preghiera davanti all’Eucaristia al cuore di tutta l’attività vocazionale

bello stare con te”. Questa la sintesi dell’esperienza dell’Adorazione Eucaristica Vocazionale. L’Ufficio Diocesano per la Pastorale delle Vocazioni, guidato da don Michele Fadda e don Davide Curreli insieme alla loro Equipe Giovani, tra le diverse iniziative previste quest’anno hanno dato il via al momento forse più prezioso e intenso della Pastorale Vocazionale, l’Ora di Adorazione Eucaristica Vocazionale. L’iniziativa si svolge ogni mese alle ore 19.30 dentro il cuore della città, nella chiesa di Sant’ Antonio abate in via Manno. Già al suo secondo appuntamento, l’Adorazione Vocazionale sta approfondendo alcuni tra gli episodi più significativi di incontro con Dio e con la sua chiamata presenti nella Bibbia. Nell’ Adorazione Eucaristica di domenica 2 novembre, guidati dall’incontro tra Gesù e il sordomuto invitato con forza ad aprirsi (“Effatà!”) per poter guarire ed essere testimone per altri, si è entrati ancor più nel vivo dell’esperienza di lasciarsi trovare e risanare aprendo la nostra vita alla novità di Dio. Sulla scia di questi “incontri speciali” anche i giovani presenti possono dunque portare la loro domanda, il loro “grido”, il loro desiderio di capire e aprirsi davanti a Gesù Eucaristia. Come? Accendendo una piccola luce, ricevendo un messaggio, scrivendo in un biglietto e affidando le loro preghiere e pensieri alle Monache Cappuccine che stanno accompagnando in questo modo ogni adorazione, e potendosi accostare alla confessione grazie ai sacerdoti presenti durante l’Adorazione. L’animazione musicale ed il canto, parte tanto preziosa e suggestiva dell’ Adorazione, sono affidati di volta in volta ad un coro diverso tra quelli presenti nelle parrocchie della città e nei dintorni. Il primo appuntamento è stato così accompagnato dal Coro Diocesano dei Giovani, proseguendo la volta seguente con il Gruppo Giovani della Parrocchia di S. Ambrogio a Monserrato. L’atmosfera che si crea e passa attraverso le porte aperte sulla via dello shopping sicuramente non lascia indifferenti. Anche tra i passanti, giovani e adulti, c’è stato allora chi è entrato per sostare in preghiera e chi, insieme agli amici, nel fermarsi un momento si fa un segno di Croce. Nell’Equipe Giovani della Pastorale delle Vocazioni l’esperienza che si desidera vivere durante l’Adorazione è la stessa degli altri giovani presenti: è bello stare davanti a Gesù! Non solo pensando questo momento per gli altri, ma vivendolo per scoprire per se stessi la bellezza della Vocazione. L’appuntamento è per la prossima Adorazione Eucaristica Vocazionale: lunedì 8 Dicembre, in occasione della festa dell’Immacolata, alle 19.30 a Sant’ Antonio abate in via Manno. Suor Monia Pilia

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domenica 30 novembre 2014

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Cagliari

Cagliari, un cantiere aperto verso il futuro I lavori in corso interessano le vie dello shopping. I negozianti segnalano i danni per le vendite e fanno proposte per il rilancio

lavorano veramente tanto, anche il sabato e la domenica. Gli incassi indubbiamente sono diminuiti. Gradiremmo che il sindaco accogliesse parte delle idee che abbiamo prospettato: videosorveglianza, wifi free in tutta la zona, sedili e gazebo, una strada cardioprotetta, con dei defibrillatori in alcuni negozi, e dei totem con mappe della città interattive e multilingue. Abbiamo anche chiesto i paletti elettronici a scomparsa, per evitare l’ingresso delle macchine. Anche se ci è stato detto che erano belle proposte, non ne abbiamo vista realizzata neanche una. I commercianti vogliono portare sviluppo per tutti, ma il rapporto deve essere bilaterale”. Franco Fozzi, presidente del consorzio insieme, sui pochi incassi: “La crisi non è da attribuire ai lavori, il cantiere ha influito poco o niente; Cagliari è indietro di vent’anni sul turismo, sull’accoglienza, il fatto che il porto non sia hub per le crociere”. Possibili benefici? “Nelle zone pedonalizzate, la media scontrini aumenta del 25%, perché questo tipo di strade è molto più appetibile per lo shopping. Dopo che avremo fatto i vari interventi, la strada riacquisterà vigore. Contando che questi lavori durano 365 giorni lavorativi, o questo Natale o il prossimo li avremmo avuti. Bloccandoli avremmo perso i fondi comunitari, quindi erano indispensabili”. Marco Scano

anti disagi, e quindi tanta pazienza. Questo hanno portato gli interventi del Comune nel centro cittadino. Per conoscere meglio la situazione e le conseguenze dei lavori abbiamo parlato con le persone che la strada la vivono quotidianamente; Paolo Angius, nel direttivo del consorzio “Insieme” e dirigente di Confesercenti: “Noi sette mesi fa, avevamo chiesto un incontro al Comune, perché avevamo visto che c’era questo progetto, e quindi abbiamo detto: per la prima volta i commercianti devono essere propositivi verso la città di Cagliari. Abbiamo analizzato il progetto, e attraverso un referendum all’interno della strada sono uscite tutta una serie di idee. In un incontro con il sindaco e gli assessori abbiamo sottoposto loro le nostre idee, secondo noi migliorative del progetto. è evidente che noi commercianti avremmo gradito che l’inizio dei lavori

fosse stato a febbraio, perché a febbraio e marzo lavoriamo meno; un maggior preavviso? Il commerciante fa gli acquisti almeno sei mesi prima, se io so che ho questa struttura montata davanti al negozio ed ho quindi una fruibilità ridotta, ne compro meno. Hanno detto che le date della gara d’appalto non potevano essere modificate. Il sindaco, quindici giorni prima dell’inizio dei lavori, ci ha convocati un’altra volta e ci ha fatto delle promesse: entro l’otto dicembre avrebbe smantellato il cantiere e avrebbe fatto il battuto in cemento armato in questo primo pezzo, in modo che da questa data in poi noi avremmo avuto la fruibilità totale della strada”. In cambio? “Piccoli fondi da destinare al pagamento delle luminarie natalizie e all’animazione della strada; nei prossimi giorni col Comune faremo il punto sui lavori, sono già stati posati il tubo della fognatura e il tubo delle acque bianche. Noi per esempio avremmo auspicato passerelle più larghe. Inoltre ci è stato promesso che alla fine dei lavori questa strada venga definitivamente chiusa al traffico; noi vorremmo che via Garibaldi diventasse il nuovo salotto buono della città. Devo dire che le persone in questo cantiere

n 7 DICEMBRE

n AL TEATRO LIRICO

nALLA VETRERIA

n GIOVANI

n IL 21 DICEMBRE

Domenica 7 dicembre alle 16 nei locali della Curia si terrà l'incontro tra l'Arcivescovo e i catecumeni che nella Veglia Pasquale riceveranno i Sacramenti dell'Iniziazione Cristiana. All'incontro partecipano anche i catechisti accompagnatori dei catecumeni e sono invitati anche gli adulti e i giovani che hanno intrappreso il percorso catecumenale.

“Lo schiaccianoci” di Ciajkovskij è in scena al Teatro Lirico di Cagliari fino a domenica 30, con il Balletto del Teatro Stanislavskij di Mosca, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari e il Coro di voci bianche del Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari diretti da Evgenii Perunov, la coreografia di Vasily Vainonen e le scene e i costumi di Vladimir Arefiev.

La Compagnia dei Ragazzini di Cagliari, diretta da Monica Zuncheddu, debutta domenica 30 alle 18 al Teatro La Vetreria con lo spettacolo “Shakespirata” di Elio Turno Arthemalle. L'intero ricavato dello spettacolo sostiene il progetto "Handala va a scuola" per la ricostruzione di asili e scuole per i bambini palestinesi, di Gaza.

La parrocchia Madonna della Strada ospita domenica la Rassegna Diocesana dei cori giovanili parrocchiali organizzata dal Coro Diocesano dei giovani. Un pomeriggio nel quale le diverse realtà giovanili che animanole celebrazioni in diverse parrocchie e comunità della Diocesi di ritrovano a partire nel pomeriggio nella chiesa di Mulinu Bucciu.

Come ogni terza del mese, domenica 21 dicembre è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. Congiuntamente a “Il Portico”, l’inserto contribuisce a riflettere sui temi che stanno maggiormente a cuore e per i quali vale la pena utilizzare un ulteriore canale comunicativo. Le modalità di ricezione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari.

storico carcere. La storia di “Buoncammino”, per i cagliaritani il carcere per antonomasia, è durata quasi 160 anni. Dopo appena nove anni dall’entrata in funzione del carcere, avvenuta nel 1855, il Ministero dell’Interno decise di costruirne uno nuovo. Il nuovo penitenziario, che accorpò la vecchia struttura, fu costruito nel decennio che va dal 1887 al 1897. Già un anno prima della conclusione dei lavori, nel 1896, furono trasferiti seicento detenuti provenienti dagli altri istituti di pena cittadini: da San Pancrazio, dove erano carcerati i più pericolosi, e da San Bartolomeo, dove scontavano la pena i reclusi condannati ai lavori forzati. Nel corso della sua storia il carcere di Buoncammino ha subìto un’infinità di trasformazioni: tra le tante ristrutturazioni, sono state eliminate le famose “bocche di lupo” che lasciavano scorgere dall’interno della cella solo una porzione di cielo, isolando del tutto il detenuto dal mondo esterno. Non sono poi mancate le ristrutturazioni di alcuni cameroni per dare spazio alle attività culturali e alla scuola. Ma nonostante i diversi tentativi per rendere Buoncammino meno “isolato”, le imponenti mura di cinta lo hanno reso un mondo a se stante. Come una fortezza, con le garitte ottagonali, ai quattro angoli dei lunghi camminamenti sulle mura, dove in passato le Guardie del Re, e fino al primo pomeriggio di domenica scorsa gli agenti della Polizia Penitenziaria, hanno

vigilato giorno e notte per la sicurezza del carcere. Nei giorni scorsi il direttore di Buoncammino, Gianfranco Pala, è dovuto intervenire per rispondere a chi lamentava il mancato completamento dei lavori nel nuovo complesso penitenziario di Uta: «Il carcere è praticamente finito. Resta soltanto da completare la sezione del 41 bis e, all’esterno, i parcheggi e il campo sportivo. Inoltre, così come succede a Bancali, i lavori proseguiranno anche una volta che sono stati trasferiti i detenuti da Cagliari, visto che è un settore totalmente isolato». E mentre per i trecentoquarantuno reclusi il periodo di detenzione proseguirà a venti chilometri da Cagliari, il futuro della struttura di Buoncammino sembra incerto, con il Ministero della Giustizia che vorrebbe utilizzarlo, almeno in parte, come carcere minorile, e con il Comune di Cagliari che invece cerca di entrare in possesso di uno spazio con grandi potenzialità in una posizione superpanoramica. Una scelta, quella del Ministero, in stretta relazione con la decisione di smantellare la Scuola di formazione del personale penitenziario di Monastir per far posto al Centro di soccorso e prima accoglienza e al Centro di accoglienza dei richiedenti asilo, oggi all’interno dell’aeroporto di Elmas. Intanto, per ora l’unica certezza è che da domenica scorsa Buoncammino non è più un carcere.

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Incontro per i catecumeni

In scena “Lo schiaccianoci”

Spettacolo di beneficenza

Buoncammino chiude: una svolta storica I detenuti dello storico carcere cittadino sono stati trasferiti nella struttura di Uta Rimane aperta la questione di come utilizzare l’ormai ex penitenziario on la chiusura del carcere di Buoncammino, avvenuta domenica scorsa con il trasferimento dei trecentoquarantuno detenuti nella nuova struttura penitenziaria di Uta, Cagliari ha detto addio a un pezzo della sua storia. Le operazioni di trasferimento dei detenuti, pianificate nei minimi particolari nelle settimane precedenti, con un Comitato per l’ordine e sicurezza pubblica in Prefettura e più riunioni tecniche in Questura, hanno impegnato gli agenti della polizia penitenziaria, i vari reparti della Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Municipale. Un’operazione definita dal Questore di Cagliari, Filippo Dispenza, «storica, molto complessa e delicata», iniziata all’alba e conclusa senza alcun intoppo nel primissimo pomeriggio. Quando gli agenti della Polizia Penitenziaria hanno coperto, con un drappo dello stesso colore azzurro del loro basco, la targa posta all’ingresso dello

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Rassegna diocesana dei cori

“Cagliari Avvenire Mese”

Franco Camba


Parola di Dio

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I domenica di Avvento (Anno B) di Michele Antonio Corona

’anno liturgico apre le sue porte attraverso il cammino dell’Avvento. Esso è tempo di attesa, di speranza, di trepidazione, di ascolto, di visione, di testimonianza. Ogni domenica sarà costellata da un personaggio o da un atteggiamento suggerito dalla liturgia per divenire pronti alla nascita del Figlio. Tuttavia l’avvento non può mai diventare la ‘farsa’ di un attesa ingenua: ‘Chissà se quest’anno nasce ancora?’. Non si tratta di restare meravigliati del Natale, ma l’aspettare è la tensione per il Regno che il credente deve vivere quotidianamente. Potremmo dire che l’attesa è richiesta in tutto l’anno liturgico e, forse, anche per questo lo apre, inaugurando il rinnovato cammino ecclesiale in conformità al mistero del Cristo. Il ciclo annuale che ci apprestiamo a vivere è il secondo del triennio e verremo accompagnati dal vangelo di Marco. Il secondo vangelo, per secoli ritenuto come un riassunto degli altri sinottici, è oggi il maggiormente studiato, commentato e conosciuto. I tratti vividi dei personaggi, la dinamicità delle narrazioni, la linearità del messaggio cristologico e la centralità della figura del discepolo lo rendono piuttosto avvincente anche nella catechesi dei più giovani. Il primo brano che leggiamo si trova poco prima della narrazione della fine terrena di Gesù nei suoi ultimi giorni di Gerusalemme. Il capitolo tredicesimo, innervato da una forte connotazione escatologica (istruzione sulle realtà ultime), presenta la situazione del credente davanti a persecuzioni e tribolazioni. Il discepolo non deve temere le sofferenze e le difficoltà della sequela, poiché il Maestro stesso se n’è fatto carico per primo. In questo contesto letterario e di lieto messaggio, si pone la pericope evangelica incentrata sulla vigilanza. Vigilare è l’azione tipica di coloro che rimangono svegli durante le ore notturne per un motivo qualsiasi. Ci sono molti modi di stare svegli: osservando e custodendo qualcosa, attendendo il ritorno di qualcuno, provando ad addormentarsi dopo un risveglio improvviso, avendo paura di qualche presenza, assistendo qualche persona malata o bisognosa di attenzioni. è evidente che lo scopo ed il valore di ognuna di queste finalità varia. Quale è, dunque, l’atteggiamento di vigilanza richiesto dal vangelo? è importante osservare per bene l’intera pericope con le sue ripetizioni e personaggi. La parola di Gesù è inizialmente esortativa e diretta ai suoi discepoli. I verbi alla seconda persona plurale sono tre in un’unica frase: ‘fate attenzione, vegliate, (non) sapete’. I primi due, quasi sinonimi, richiamano il valore dello stare ben svegli e rappresentano il richiamo fondamentale del brano. Vengono declinati e spiegati attraverso la similitudine di un uomo che partendo per un lungo viaggio lascia le sue cose ai servi. Il ‘potere’ di cui si parla non indica un dominio su qualcuno o su qualcosa, ma “semplicemente” la responsabilità in un qualche ambito domestico. In un certo qual modo, in questa similitudine di Marco, si ritrova l’immagine del padrone che affida ai suoi servi dei talenti (Mt 25) o delle mine (Lc 19). Ad ogni servo è affidato un compito specifico, mentre al ‘portinaio’ viene intimato di vegliare. Interessante il modo in cui si siano esortati, in primo

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Vegliate!

luogo, i discepoli (e i lettori) a vegliare, per poi individuare una figura simbolica che svolga questo ruolo in modo specifico. Il portinaio incarna l’atteggiamento che devono avere i credenti: alla porta in attesa del ritorno del padrone, senza cadere nel torpore. La sintonia col portinaio viene nuovamente ribadita con un imperativo rivolto a discepoli/lettori: ‘vegliate!’. Essi sono tirati dentro la similitudine, essendo esortati ad attendere il ritorno del padrone pur non conoscendone il preciso momento. Le quattro veglie richiamate (sera, mezzanotte, canto del gallo e aurora) non sono solamente la tradizionale divisione della notte, ma rappresentano simbolicamente le quattro fasi della notte esistenziale a cui il credente si deve preparare. Il versetto conclusivo, allarga maggiormente l’orizzonte dei destinatari del comando: ‘Ciò che dico a voi lo dico a tutti: vegliate!’. A questo punto, è utile annotare che la struttura di questo brano esortativo è riconducibile – nei verbi e nella narrazione – a ciò che avviene nel Getsemani (14,32-42). Il Maestro chiede ai tre discepoli di vegliare, ma li trova per tre volte addormentati in un torpore profondo. Prima a Pietro (14,37) chiede personalmente conto di non aver saputo vegliare! Forse che il compito di questo discepolo è riconducibile alla ‘vocazione del portinaio’?

Dal

Vangelo secondo

Marco

Mc 13, 33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».


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Vita cristiana

Dio per amore chiama l’uomo all’esistenza Nella Lettera Familiaris consortio del 1981 San Giovanni Paolo II mostra il disegno di Dio nella creazione dell’uomo e della donna e il valore del matrimonio L'uomo immagine di Dio Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen 1,26s): chiamandolo all'esistenza per amore, l'ha chiamato nello stesso tempo all'amore. Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d'amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione (cfr. «Gaudium et Spes», 12). L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano. In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l'uomo è chiamato all'amore in questa sua totalità unificata. L'amore abbraccia anche il corpo umano e il corpo è reso partecipe dell'amore spirituale. La Rivelazione cristiana conosce due modi specifici di realizzare la

vocazione della persona umana, nella sua interezza, all'amore: il Matrimonio e la Verginità. Sia l'uno che l'altra nella forma loro propria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell'uomo, del suo «essere ad immagine di Dio». Di conseguenza la sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo se è parte integrale dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte. La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente.

RISCRITTURE

Riscoprire la chiamata cristiana omincia l'anno liturgico e l'introito della Messa ci propone una riflessione intimamente connessa con l'inizio della nostra vita cristiana, una riflessione sulla vocazione che abbiamo ricevuto. Vias tuas, Domine, demonstra mihi, et semitas tuas edoce me (Sal 24, 4): Signore, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Chiediamo al Signore di guidarci, di mostrarci le sue vie, affinché possiamo raggiungere la carità, pienezza dei suoi comandamenti (cfr Mt 22, 37; Mc 12, 30; Lc 10, 27). Immagino che anche voi, come me, nel ripensare alle circostanze che hanno accompagnato la vostra decisione di impegnarvi a vivere pienamente la fede, sentiate profonda riconoscenza verso il Signore e siate sinceramente convinti — senza falsa umiltà — che non vi è stato alcun merito da parte vostra. Di solito impariamo a invocare Dio nell'infanzia, dalle labbra dei genitori cristiani; successivamente, insegnanti, amici, conoscenti, ci hanno aiutato in mille modi a non perdere di vista Gesù. Forse un giorno — non voglio generalizzare, apri il tuo cuore al Signore e raccontagli la tua storia — un amico, un comune cristiano come te, ti svelò un panorama profondo e nuovo, eppure vecchio come il Vangelo. Ti suggerì la possibilità di impegnarti seriamente a seguire Cristo, a essere apostolo di apostoli. Forse in quel momento hai perduto la tranquillità, per ritrovarla trasformata in pace, quando liberamente, perché ti andava di farlo — è questo il motivo più soprannaturale — rispondesti di sì a Dio. Sopraggiunse allora una gioia forte, incessante, che può scomparire soltanto se ti allontani da Lui. Non mi piace parlare di eletti o di privilegiati. Eppure il Signore chiama e sceglie. Sono parole della Scrittura: Elegit nos in ipso ante mundi constitutionem — dice san Paolo — ut essemus sancti (Ef 1, 4). Ci ha scelti prima della creazione del mondo perché fossimo santi. So che questo non ti riempie di orgoglio né ti fa considerare superiore agli altri. Questa scelta, radice della tua chiamata, deve essere la base della tua umiltà. Si innalza forse un monumento ai pennelli di un grande pittore? Sono serviti per dipingere dei capolavori, ma il merito è dell'artista. Noi cristiani siamo soltanto strumenti del Creatore del mondo, del Redentore di tutti gli uomini [...] alla base della vocazione c'è la consapevolezza della nostra miseria, la certezza che la luce che illumina l'anima — la fede —, l'amore con cui amiamo — la carità —, e lo slancio che ci sostiene — la speranza — sono doni gratuiti di Dio. Pertanto, se non cresciamo in umiltà, perdiamo di vista lo scopo della scelta divina: ut essemus sancti, la santità personale [...] è con questa umiltà che possiamo comprendere le meraviglie della chiamata divina. La mano di Cristo ci raccoglie dal granaio: il Seminatore stringe nella sua mano piagata il pugno di frumento; il sangue di Cristo imbeve il seme, lo impregna. Poi il Signore lo getta nel solco, perché morendo sia vita e, affondando nella terra, sia capace di moltiplicarsi in spighe dorate.

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San Josemaria Escrivà, Omelia La vocazione cristiana, in È Gesù che passa

Questa totalità, richiesta dall'amore coniugale, corrisponde anche alle esigenze di una fecondità responsabile, la quale, volta come è a generare un essere umano, supera per sua natura l'ordine puramente biologico, ed investe un insieme di valori personali, per la cui armoniosa crescita è necessario il perdurante e concorde contributo di entrambi i genitori. Il «luogo» unico, che rende possibile questa donazione secondo l'intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta cosciente e libera, con la quale l'uomo e la donna accolgono l'intima comunità di vita e d'amore, voluta da Dio stesso (cfr. «Gaudium et Spes», 48), che solo in questa luce manifesta il suo vero significato. L'istituzione matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell'autorità, ne l'imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d'amore coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice. Il matrimonio e la comunione tra Dio e gli uomini 12. La comunione d'amore tra Dio e gli uomini, contenuto fondamentale della Rivelazione e dell'esperienza di fede di Israele, trova una significativa espressione

nell'alleanza sponsale, che si instaura tra l'uomo e la donna. è per questo che la parola centrale della Rivelazione, «(Dio ama il suo popolo», viene pronunciata anche attraverso le parole vive e concrete con cui l'uomo e la donna si dicono il loro amore coniugale. Il loro vincolo di amore diventa l'immagine e il simbolo dell'Alleanza che unisce Dio e il suo popolo (cfr. ad es. Os 2,21; Ger 3,613; Is 54). E lo stesso peccato, che può ferire il

patto coniugale diventa immagine dell'infedeltà del popolo al suo Dio: l'idolatria e prostituzione (cfr. Ez 16,25), l'infedeltà è adulterio, la disobbedienza alla legge e abbandono dell'amore sponsale del Signore. Ma l'infedeltà di Israele non distrugge la fedeltà eterna del Signore e, pertanto, l'amore sempre fedele di Dio si pone come esemplare delle relazioni di amore fedele che devono esistere tra gli sposi (cfr. Os 3).

PORTICO DELLA FEDE

La gioia di essere popolo “La parola di Dio ci invita a riconoscere che siamo popolo… Per essere evangelizzatori autentici occorre anche sviluppare il gusto spirituale di rimanere vicini alla vita della gente, fino al punto di scoprire che ciò diventa fonte di una gioia superiore. La passione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo” (268). Dunque, papa Francesco ci invita a considerare che non possiamo operare una evangelizzazione in modo isolato o personale; se amiamo Lui, il Cristo, dobbiamo amare anche il suo popolo, cioè il popolo che lui ha costituito, quel popolo al quale in virtù del battesimo apparteniamo e viviamo! Se diciamo di appartenere a Cristo, apparteniamo a quel popolo che ci conferisce una nuova dignità: Gesù ci sceglie, ci prende da mezzo al suo popolo per inviarci al suo popolo e perciò ci conforma al suo amore e ci dona una identità di appartenenza. Per comprendere questo, ancora una volta papa Francesco radica il suo insegnamento alla fonte primaria del cristianesimo: il Vangelo! E ci invita a considerare l’amore di Gesù verso le persone: lo sguardo di Gesù è uno sguardo che consola, converte, cambia la vita, infatti, se guardava qualcuno, i suoi occhi erano sempre pieni di amore “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò” (Mc 10,21). Gesù, ricorda l’Evangelii Gaudium”, si avvicina al cieco lungo la strada,

mangia e beve con i peccatori, lascia che una prostituta unga i suoi piedi, riceve Nicodemo seppure di notte, così che la coerenza a questo stile di vita lo porterà fino alla croce nell’estremo dono di amore di sé! La croce, infatti, suggella questo amore estremo che ha contrassegnato quella vita, ma che deve ispirare anche l’evangelizzatore nella società di oggi, condividendo la vita con tutti: ascoltando, collaborando, rallegrandosi con chi è nella gioia, e piangendo con coloro che piangono, ma non come obbligo, bensì come manifestazione palese di quell’identità di membra vive di quel popolo che si conforma all’amore di Gesù. Papa Francesco in questi paragrafi finali che stiamo percorrendo, ci invita a non allontanarci dalle piaghe di Gesù, bensì accettare di entrare in contatto con quella miseria umana che degrada l’essere umano, perché questo riacquisti la dignità attraverso la forza della tenerezza, della consolazione che ci viene dal Padre. In questo modo siamo messi in guardia dall’usare lo zelo per la Parola di Dio, come modalità pronta a condannare o a puntare il dito come se

gli altri fossero nemici… Il Papa seguendo l’insegnamento paolino afferma che tutto deve essere fatto con dolcezza, nel rispetto di ogni situazione e sempre ricercando occasioni per gettare ponti di amicizia e di pace, senza la pretesa di considerarsi superiori, anzi considerare gli altri superiori a se stessi. “Sono indicazioni della Parola di Dio così chiare, dirette ed evidenti che non hanno bisogno di interpretazioni… viviamole sine glossa!” (271).Sono forti e decise le affermazioni del papa relativamente a queste indicazioni, così che continua e asserisce che, chi vive lontano da questo stile “cammina nelle tenebre” “rimane nella morte”, e ciò che consegue e che “non ha conosciuto Dio”, e richiamando un insegnamento del suo predecessore Benedetto XVI, dice che “chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio” (272): Perciò l’amore rimane sempre la carta vincente per avvicinarci agli altri e avvicinandoci agli altri ci è aperta la porta per riconoscere Dio e crescere nella vita spirituale che ci rende capaci di essere veri missionari e veri evangelizzatori. Maria Grazia Pau


Idee

10 n COMUNICATO CES

Il tema del lavoro in Sardegna e delle tante vertenze in atto Tutti noi, Pastori delle 10 Diocesi sarde, nella sollecitudine pastorale per le comunità ecclesiali affidate alle nostre cure, desideriamo essere vicini e solidali alle migliaia di persone e famiglie che subiscono in modo sempre più drammatico gli esiti dell’attuale crisi sociale ed economica, nella nostra Isola particolarmente acuta e diffusa. Imprese in crisi, posti di lavoro che diminuiscono, il tasso di disoccupazione e di povertà in esponenziale aumento, numerose famiglie impossibilitate ad assicurare un presente e un futuro dignitoso ai propri figli sono la punta dell’iceberg di un malessere che non può lasciarci indifferenti. Questo nostro incontro di preghiera

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Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

vuole essere un’invocazione alla luce e alla potenza dello Spirito Santo perché illumini mente e cuore di chiunque abbia ruoli di responsabilità politica, imprenditoriale e sociale nell’individuare le vie più idonee per costruire un’economia sempre più a servizio della persona e del bene comune. Ma vuole essere anche un caldo e rispettoso invito a tutti, nei diversi livelli di responsabilità, perché le vertenze in atto siano condotte in un clima di dialogo costruttivo, fatto di ascolto reciproco e di ricerca di soluzioni possibili e compatibili con i diritti di tutti e la situazione oggettiva. L’odierna nostra presenza qui a Olbia, nella piccola cappella ecumenica dell’aeroporto intitolata alla Vergine Santissima di Loreto, alla cui intercessione affidiamo la nostra

preghiera, mentre è atto di doverosa vicinanza ai circa 1600 dipendenti della Compagnia Meridiana che rischiano il licenziamento, vuole essere anche un forte rilancio dell’appello del Sommo Pontefice

Francesco, rivolto a tutti: “nessuna famiglia senza lavoro!”. Questo monito è richiamo a un diritto inalienabile della persona umana, che nel lavoro trova non solo sostentamento economico, ma realizzazione della propria piena dignità e dei propri progetti familiari. È, inoltre, richiamo a un percorso virtuoso della società, delle sue istituzioni, dell’economia e della finanza, delle forze imprenditoriali e sociali che favorisca uno sviluppo sempre attento al bene comune, avendo come base e presupposto un’attenzione primaria alla persona umana e ai suoi diritti inalienabili. Le istituzioni governative sia regionali che nazionali ed europee, assicurino la difesa del bene comune, promuovano condizioni e regole per un mercato che favorisca

Nelle sale cinematografiche la pellicola diretta dal regista David Dobkin e interpretata da Duvall e Downey jr.

n tempi di crisi di giudizio ma ancora più di giurisdizione, e in generale di istituzioni che rischiano di diventare come i famosi e biblici giganti dai piedi d’argilla, una mastodontica produzione hollywoodiana porta nei cinema The judge, una storia sui ruoli diversi di giudice e avvocato e insieme su quelli più relazionali di padre e figlio che faticano a comunicare. Hank (Robert Downey Jr.) è un avvocato famoso e cinico fino al midollo, che a Chicago ha fatto carriera con casi di delinquenti graziati in seguito al suo fascino, combinato alla sapiente e profonda conoscenza della legge. A Chicago però è scappato per incomprensioni e insofferenza nei confronti di tutti i familiari tranne la madre; è costretto così a tornare a casa dopo aver saputo che quest’ultima è deceduta. Lì ritrova il padre Joseph (Robert Duvall), giudice della piccola Carlinville, conosciuto e rispettato nonostante la sua rigidità, ma ora sotto accusa per un omicidio piuttosto sospetto. L’incidente costringerà Hank a cercare di salvare il padre dalla pena peggiore e insieme di recuperarne il rapporto. Le prove attoriali sono entrambe convincenti (tranne forse qualche piccola smagliatura che fa risaltare l’ego del protagonista spropositato, quasi come se Downey Jr. non riuscisse a smettere i panni di Iron Man), e il rapporto tra i due è reso in modo verosimile, con alti e bassi e vari momenti di apice drammatico. Sembra però che il film non osi andare oltre, e rimanga imbrigliato tra quei confini tipicamente americani di stereotipi, grandi discorsi che somigliano a sermoni domenicali e morali profonde ma fin troppo svilite da una sceneggiatura che non scava a fondo. Sembra di stare sulle montagne russe, il che non è male vista la modalità di presentare le vicende in modo non noioso né ripetitivo, ma aleggia la sensazione che la vena drammatica e quella più leggera si confondano e sovrappongano

sviluppo e lavoro. Ciò che come vescovi auspichiamo e chiediamo è che in questa come in tutte le vertenze aperte nella nostra Regione venga messo in campo ogni sforzo perché il tavolo delle trattative tra le parti veda la comune volontà di individuare soluzioni che garantiscano dignità e sicurezza ai lavoratori, ben consapevoli che solo un’azienda sana può essere volano di benessere economico e sociale. La nostra presenza qui oggi vuole essere inoltre un gesto di vicinanza a tutte le situazioni di precarietà e di mancanza di lavoro in Sardegna, specialmente a quelle meno conosciute che rischiano di essere dimenticate. Olbia, 17 novembre 2014 I Vescovi della Sardegna

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000

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Etica e giustizia in The judge di Valeria Usala continuamente, senza lasciare spazio a una risata piena né ad un’ altrettanto liberante commozione. Gli spazi sono quelli dell’America più patriottica e intimamente tradizionalista, dove le piccole cittadine sono abitate da uomini che diventano giganti all’interno delle proprie comunità, senza altro merito se non quello di svolgere il proprio lavoro onestamente. Riducendo il nucleo all’osso però si scopre la natura contraddittoria di questi uomini, spesso validi nella professione ma fragili all’interno

delle proprie mura, quelle familiari, dove anche i rapporti più stretti rischiano di saltare via per incomprensioni e divergenze mai chiarite. Il problema sembra destinato a non estinguersi, e anzi non è un caso che anche la vita di Hank sia rimasta scottata da questa difficoltà ad affrontare i problemi, quasi a dire che andare via per sperare di non tornare mai più a casa spesso non è la soluzione migliore; i conti con il passato prima o poi vanno fatti. Le sottotrame di questa storia,

molteplici e forse anche un minimo superflue (come il flirt di Hank con la giovane figlia della barista del paese, sua ex, interpretata da Vera Farmiga) fanno comunque da contorno alla vicenda principale che si interroga sul valore di una giustizia che, soprattutto oltreoceano, è strettamente legata all’etica dell’uomo e del modo in cui la si può valorizzare. Gli ingredienti ci sono insomma, quelli che sulla carta potrebbero regalare al film il biglietto di sola andata per gli Oscar del prossimo anno: una bella storia, non eccezionale ma molto vera, due attori capaci (uno veterano del cinema Usa e l’altro ultimamente rivalutato da critica e pubblico, sempre più in ascesa) e un certo tatto nel trattare temi difficili in cui il giusto è in grado di superare il facile, tanto quanto lo è l’affetto di superare il conflitto. Ma anche con tutti gli ingredienti giusti a disposizione il dolce non esce perfetto. Forse la causa è proprio questa poca ricercatezza della resa filmica, fatta di tanta scuola e poca sperimentazione, nemmeno a livello attoriale, dove due professionisti come questi forse avrebbero accettato volentieri la sfida di cercare soluzioni alternative, varianti originali alla trattazione del tema. David Dobkin, regista in precedenza di qualche commedia di discreto successo (tra cui Fred Claus e 2 Single a nozze) decide di rimanere appeso qui, a metà tra atmosfere da romanzo sentimentale e una storia talmente giusta da puntare a fare scuola. Fallito almeno in parte questo obbiettivo, rimane però da riconoscere al film il potere di rendere più di due ore di visione per niente pesanti e anzi dense, a tratti coinvolgenti e nel complesso strutturalmente compatte. Certo, si sente piuttosto forte la mancanza di storie magari non grandiose ma al contempo indelebili come quelle di film degli ultimi anni; ma dopotutto, la strada per gli Oscar è ancora lunga, possiamo aspettare.

Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese di Serrenti (Terenzio Puddu) Domenica 30 novembre ore 18.10 Lunedì 1 dicembre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 30 novembre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione A cura di Simone Bellisai Martedì 2 dicembre ore 19.10 Mercoledì 3 dicembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia L’offerta delle primizie (Dt 26, 1-11) A cura di Sabino Chialà. Monaco di Bose Mercoledì 3 dicembre 21.40 Oggi parliamo con… Don Paolo Ripa di Meana Salesiano Mercoledì 3 dicembre 19.10 Giovedì 4 dicembre ore 08.30 L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.40 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.30 Lampada ai miei passi (1 - 7 dicembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura del diacono Ignazio Boi Dal lunedì al venerdì 5.15 / 6.45 / 21.00 Sabato 5.15 / 6.45 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.15 / 6.45 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa


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Si è svolto il convegno delle equipe di preparazione al matrimonio l pomeriggio del 15 e la mattina del 16 novembre, presso il Seminario Arcivescovile di Cagliari, si è tenuto il 2° Convegno diocesano equipe di preparazione al matrimonio. Ha introdotto i lavori Don Marco Orrù, responsabile dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare, coadiuvato dalla coppia Giovanna e Claudio Congiu. Sono anche intervenuti i coniugi Antonio e Piera Adorno dell’Associazione “Oasi di Cana” di Palermo, esperti in dinamiche relazionali e familiari (Area Antropologica). Il Convegno, come il precedente, è stato pensato per rispondere all’esigenza di far incontrare coloro che nelle comunità cristiane si impegnano ad accompagnare le coppie che chiedono di celebrare il matrimonio sacramento. Tutto questo richiede non solo una accurata preparazione su quello che è lo specifico del Sacramento Nuziale, ma anche un lavoro fatto all’interno delle coppie guida che rileggono la propria esperienza matrimoniale alla luce della fede. “Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;maschio e femmina li creò.” (Gen 1,27). Uomo e donna insieme sono il primo segno che Dio ha dato di sé e continua a dare attraverso l’amore sponsale. La coppia umana continua l’opera creatrice di Dio attraverso quello che è il primo momento di fecondità: generare il noi della coppia. Generarsi come coppia significa aiutarsi a crescere come uomo e come donna e rende capaci di generare vita. “Siate fecondi” non è solo fecondità biologica, ma capacità generativa e, a

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Idee

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In cammino verso le nozze Il tempo della preparazione al matrimonio rappresenta una grande opportunità per l’intera pastorale ecclesiale

Arrivare a Dio attraverso la porta stretta del dolore Nelle librerie “Volevo dirgliene quattro”, il volume che racconta la grande testimonianza di fede di Filippo Gagliardi, giovane sposo colpito da un tumore ono venuta a conoscenza della storia di Filippo Gagliardi tramite alcuni amici nel settembre dello scorso anno. Qualche settimana dopo la sua morte, uscì un bel servizio sul settimanale Credere, a cura di Ilaria Nava. Ora quella stessa giornalista ha trasformato la sua storia in un libro, “Volevo dirgliene quattro”. Filippo è un ragazzo come tanti. Cresciuto nell’oratorio di San Vittore in Intra, frazione di Verbania, diventa educatore e animatore. è quello il luogo dove matura la sua fede ma è grazie all’incontro con le Sentinelle del mattino -un progetto di nuova evangelizzazione- che il suo cammino prende una scossa e una svolta. Come racconta il papà “compie un salto di qualità” e porta la fede rinvigorita tra i giovani dell’oratorio, ai quali si dedica con passione ed entusiasmo. Con la fidanzata storica, Anna, decide che l’incontro rinnovato con Gesù Cristo deve necessariamente entrare anche nel loro fidanzamento, che

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somiglianza con Dio, essere dotati della capacità di amare: dare la propria vita all’altro e ricevere la vita donata dall’altro, accogliendolo nella propria vita, secondo il disegno originario di Dio. Non si diventa mai compiutamente coppia così come non si diventa compiutamente genitori, occorre costruire e coltivare le relazioni in modo significativo e secondo la bontà della creazione. Solo a partire dal disegno salvifico di Dio espresso nella relazione uomodonna, possiamo cogliere la bellezza del femminile e del maschile. Uomo e donna in quanto creati a immagine di Dio sono l’eccellenza della creazione. Questo permette alla coppia di riconoscersi come realtà corporea. La corporeità vissuta e accettata come l’insieme di affettività, sessualità, razionalità, spiritualità non costituisce un ostacolo al disegno salvifico di Dio, ma lo strumento attraverso cui realizzare tale disegno. Le esperienze che vivo nel mio corpo io me le porto dentro e non posso cancellarle; il corpo mi è stato donato, ma sono io ad abitarlo e, nella relazione con l’altro, io scopro il significato della reciprocità. Infatti anche l’altro corpo è abitato da un Io. La forza che spigionano le tre parole suggerite da Papa Francesco: permesso, grazie e scusa, diventano la cartina di tornasole che deve guidare la relazione di coppia e su cui si gioca la potenzialità di una relazione da coltivare sempre: permesso, quando non prendiamo le decisioni da soli, ma insieme; grazie, quando non diamo per scontato quello che Lui/Lei fa per me, per gli altri; scusa, quando riconosciamo i nostri limiti e quando riusciamo ad essere pane spezzato e farsi mangiare, essere dono gratuito. Su questa base il gruppo ha potuto riflettere, confrontarsi, condividere esperienze e trovare spunti per la crescita personale e, in questo modo, illuminare la verità dell’uomo partendo dall’esperienza umana per poi condividerla con le giovani coppie. Teresa e Costantino Cuncu

iniziano a vivere in maniera casta. Il 15 settembre 2012 i due suggellano il loro amore con il sacramento del Matrimonio e dopo qualche mese sono già in attesa del loro primogenito, Luca. è il 15 agosto del 2013 quando, in seguito a dolori all’addome, con la moglie va al pronto soccorso e viene ricoverato per accertamenti. Subito i due intuiscono che si tratta di qualcosa di grave. I primi giorni parlano di dolore, spavento, incomprensione e rabbia. Filippo a Dio “vuole dirgliene quattro”: perché due giovani, prossimi a diventare genitori, devono affrontare una prova del genere? Poi la chiave: accettare ed accogliere. Insieme ad Anna affida al Signore le loro preoccupazioni. Qualche giorno dopo arriva la diagnosi infausta: è un tumore, del quale ancora non si conosce la natura. “Un vero enigma” come spiegano i medici, che saranno in grado di conoscere i risultati delle analisi troppo tardi: si tratta di un tumore rabdoide extrarenale, una forma rarissima che solitamente colpisce i bambini. I giorni che seguono sono un cammino attraverso una “porta che si fa sempre più stretta” e un fiorire di fede che lascia senza parole. Filippo capisce che “l’ubbidienza è fame di stare nelle mani di Dio”. L’11 settembre, dopo qualche settimana di ricovero, a soli trent’anni si spegne. Ai funerali accorrono centinaia di persone e tutti i presenti raccontano di uno straordinario clima di serenità e di speranza, tanto da portare

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n CATECHESI

Percorso formativo per animatori biblici “Prendi e leggi. La Parola di Dio per la nostra vita» è il titolo del percorso formativo per animatori biblici e catechisti promosso dal “Settore apostolato biblico” dell’Ufficio catechistico diocesano. Sabato 29, alle 16.30, nei locali del Seminario Arcivescovile, è previsto il terzo incontro sul tema “Alleanze e Alleanza. Tradizioni, lingue, culture e fede nell’Antico e nel Nuovo Testamento”, ed avrà per relatore il prof. Fabrizio Demelas.

n GIOVANI Il 7 dicembre a San Paolo primo incontro Domenica 7 dicembre è previsto nella Parrocchia San Paolo di Cagliari il primo incontro diocesano di pastorale giovanile. Sarà la grande struttura dell’oratorio salesiano ad accogliere i giovani a partire dalle 15.30, per vivere un pomeriggio di condivisione e di festa alla presenza anche di mons. Arrigo Miglio. Per partecipare alla giornata sarà necessario iscrivere i gruppi dei partecipanti con il modulo scaricabile sul portale www.chiesadicagliari.it. Per informazioni e/o potrete rivolgervi all’ufficio di pastorale giovanile all’indirizzo mail: giovani@diocesidicagliari.it.

n 11 DICEMBRE In Seminario incontro comunità diaconale Giovedì 11 dicembre, dalle 18.30 alle 20.30, nei locali del Seminario arcivescovile, è previsto il periodico incontro di formazione permanente per la comunità diaconale.

qualcuno a dire che “non sembrava nemmeno un funerale”. Si può morire da giovani? Che senso ha restare vedove a ventisette anni? è giusto che un figlio non faccia in tempo a conoscere il padre? A questi interrogativi risponde Filippo – con una fede semplice ma molto concreta- dicendo “in Lui confido, non ho timor!”, un canto di Taizè che diventerà la sua giaculatoria. Il volume racconta la sua vita e gli eventi di quelle settimane attraverso gli occhi e le testimonianze della sposa, dei genitori Alberto ed Elisabetta, della sorella Alice, degli amici, di don Fabrizio, amico e sacerdote che lo accompagna e dei numerosi ragazzi dell’oratorio, di quelli con cui è cresciuto e di quelli che ha aiutato a crescere. è la storia di un’intera comunità che vede trasformare il tremendo dolore della Croce in una Pasqua di Resurrezione. è vita che continua, fiorisce e porta frutto nella vita di Anna e del piccolo Luca Filippo -che nascerà dopo qualche settimana dalla scomparsa del padre- ma anche in tante persone che grazie alla sua testimonianza si riavvicinano alla fede. è una testimonianza che racconta che la santità è una chiamata alla quale tutti possiamo rispondere, che da una vita ordinaria, vissuta alla sequela di Cristo, può nascere qualcosa di straordinario. ( Ilaria Nava, Volevo dirgliene quattro… Storia di Filippo Gagliardi, ed. San Paolo). Susanna Mocci


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Preghiera, musica e cultura per celebrare la festa di S. Cecilia Un ricco programma di eventi di carattere religioso e culturale ha accompagnato la celebrazione in onore della Martire Mons. Miglio ha presieduto la S. Messa del 22 novembre animata dai Cori Polifonici Parrocchiali oci e Sonorità Sacre in Cattedrale». Questo è il titolo di una serie di celebrazioni in onore di S. Cecilia proposte dall’Ufficio Diocesano di Cagliari e dalla parrocchia del Duomo, intitolata alla santa patrona dei musicisti, che si sono svolte nella Chiesa Cattedrale dal 16 al 22 novembre scorsi. Le celebrazioni hanno avuto inizio domenica 16 novembre con la S. Messa presieduta dall’Arcivescovo mons. Arrigo Miglio e animata dai Cori Polifonici Parrocchiali provenienti dalla Diocesi. Di particolare profondità sono state le parole dell’Arcivescovo Miglio rivolte, durante l’omelia, ai coristi presenti. Attraverso la lettura del Vangelo della domenica (Mt 25,1430) ha ricordato ai coristi come il Signore abbia fatto loro dono del talento canto e della musica per metterlo a servizio della liturgia, come tutti gli animatori liturgici non possano essere pigri ma devono far fruttare quel talento che il Signore ha dato loro, per moltiplicarlo e quindi dare frutto. Di particolare intensità spirituale sono stati anche i Vespri celebrati prima della S. Messa e cantati da tutti i coristi e dai fedeli presenti. Venerdì 21 novembre è stata proposta una serata artisticomusicale intitolata “Arte, Musica, Poesia” dove è stata presentata una lettura liturgico-artistica, curata da don Fabio Trudu, della cappella dedicata a S. Cecilia alternata a dei canti proposti dal Coro Benedictus, diretto da don Albino Lilliu, e da letture di brani letterari che parlano della musica e dell’esperienza di cori con le voci recitanti di Serena

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Porcu e Mirella De Cortes. Nella lettura liturgico-artistica don Fabio Trudu ha descritto in maniera accurata la cappella di S. Cecilia partendo prima da una inquadratura generale, evidenziando anche le rappresentazioni di S. Cecilia presenti in tutta la Cattedrale, poi descrivendo sempre più nello specifico i vari elementi che compongono la stessa cappella come l’altare, la pala d’altare, il tabernacolo, e i molti simboli eucaristici presenti (il pellicano nella parete destra, la melagrana a fianco alla base dell’altare, etc). Per la parte musicale il coro Benedictus ha proposto quattro canti: Cantantibus organis di J. Althoffer, Jesu Rex admirabilis di G. P. da Palestrina, Exultate justi di T. L. da Viadana e Ave verum di W. A. Mozart. Per la parte letteraria i brani letti sono stati tratti dagli scritti di S. Agostino, dalle poesie di G. Pascoli e V. Colonna e dai autori J. Bor e M. Barbery oltre ad una poesia scritta e recitata per l’occasione dalla stessa Mirella De Curtis intitolata Io e lei che racconta il rapporto personale tra la poetessa e la musica. Gli eventi si sono conclusi la sera di sabato 22 novembre con la Meditazione Concerto “Le Antifone Mariane” del Trio Vox Laetitiae composto Roberta Frameglia (soprano solista nel Duomo di Milano), don Pierangelo Ruaro (chitarrista, direttore dell’Ufficio Diocesano per la Liturgia e la Musica sacra di Vicenza), Gian Vito Tannoia (organista, titolare della classe di Organo e Canto gregoriano presso il Conservatorio di musica di Matera).

Hanno offerto al pubblico presente una meditazione sulle antifone mariane articolata in modo particolare: ogni antifona è stata annunciata prima in gregoriano nella sua forma classica con l’accompagnamento composto appositamente per chitarra e soprano da don Pierangelo Ruaro, poi all’organo in versione rivisitata da autori di epoche differenti. Tra un canto e l’altro sono stati letti dei brani tratti dai Vangeli e da altri testi. Il tutto era supportato dalla proiezione, oltre ai titoli dei brani

letti, anche da delle immagini di dipinti. L’intera meditazioneconcerto è stata particolarmente suggestiva ed emozionante grazie all’intensa interpretazione e bravura del soprano Roberta Frameglia, magistralmente accompagnata dai musicisti don Pierangelo Ruaro e Gian Vito Tannoia, e ai lettori Maria Luisa Meloni e Nicola Dessì che con le loro voci hanno accompagnato le persone presenti in una intensa preghiera. Denise Scano

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n FAMIGLIA La Chiesa è vicina alle vittime di violenza

La Chiesa sarda abbraccia le vittime di maltrattamenti e violenza di genere. Lo scorso 20 novembre, una ventina tra sacerdoti, seminaristi e laici impegnati nelle parrocchie, hanno partecipato all’incontro ideato da DoMino - il Centro studi, ricerca e intervento su violenza e disagio relazionale – dal titolo “La famiglia e la violenza sui soggetti deboli: conoscere e riconoscere le conseguenze e attuare un percorso d’aiuto”. L’obiettivo dell’appuntamento era quello di aggiornare le competenze relative alle famiglie multiproblematiche, aiutare a comprendere i meccanismi del maltrattamento familiare, al fine di acquisire gli strumenti pratici – giuridici e psicologici - per fornire un sostegno adeguato alle persone in difficoltà. «Stando ai nostri studi per affrontare in modo efficace la violenza è necessario un approccio multidisciplinare, perché solo conoscendo i diversi aspetti del disagio dai si riesce intervenire in modo realmente incisivo. Ed è con questo obiettivo che nasce DoMino», ha sottolineato la presidente del Centro studi, l’avvocato Valeria Aresti. Come illustrato durante l’incontro dalla psicologa e psicoterapeuta Claudia Marras, dalle statistiche emerge che, prima di rivolgersi alle forze dell’ordine, le vittime si confidano e chiedono aiuto a una serie di figure o enti di riferimento. Tra queste, al secondo posto ci sono i parroci. Per questo il centro studi DoMino ha promosso l’incontro che si è tenuto al seminario arcivescovile e al quale hanno aderito anche il presidente del tribunale ecclesiastico don Mauro Bucciero e il responsabile diocesano per l’ufficio per la pastorale familiare don Marco Orrù.


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Educazione. A Villasor un’importante iniziativa sulla sicurezza dei bambini

Stare sempre dalla parte dei più piccoli n occasione della giornata mondiale del bambino e dell'adolescente la Società Italiana di Pediatria, ha organizzato sabato scorso nel salone parrocchiale di Villasor un'iniziativa pubblica sul tema " bambini sicuri", nata dalla collaborazione tra la Polizia di Stato e il Comune. “è la sicurezza del bambino e dell’adolescente, intesa in senso ampio – spiega Giuseppe Masnata, responsabile della Struttura di Urologia ed Urodinamica dell’Azienda Ospedaliera G. Brotzu di Cagliari e Presidente della Società Italiana Pediatria Sezione Sardegna – a porsi al centro della nostra mission. A partire dalla sicurezza in strada (gli incidenti stradali rappresentano una tra le principali cause di mortalità infantile) a quella su internet, dove gli adolescenti trascorrono sempre più tempo. Ci riferiamo inoltre alla sicurezza in ambiente domestico, al corretto uso dei farmaci in pediatria passando per la sicurezza alimentare e assistenziale, intesa come diritto del bambino alle cure adeguate”. Sono previsti numerosi eventi anche in altre regioni con il coinvolgimento non solo del mondo pediatrico, ma anche dei rappresentanti di genitori, insegnanti, studenti, istituzioni, media e di tutte le componenti della società civile che a vario titolo si occupano della salute del bambino. “ Per quanto riguarda i 9.000 infortuni mortali subiti dai minori ogni anno nell'Unione Europea, in un caso su tre viene classificato come un danno intenzionale o indeterminato – prosegue il dottor Masnata. Per i bambini vittime di maltrattamento e violenza, le conseguenze includono basso livello d'istruzione, la povertà, la malattia mentale, comportamenti violenti, tentativi di suicidio in futuro, l'obesità e abuso di sostanze. Queste conseguenze a loro volta portano a tassi aumentati

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di malattie cardiovascolari e croniche”. L’evento nazionale si è tenuto a Roma mercoledì 19 novembre. Il tema dominante è stato la prevenzione dei rischi dall’abuso di internet con una particolare attenzione al cyber bullismo. In questa occasione è stato presentato il protocollo d’intesa tra la Polizia di Stato e la Società Italiana di Pediatria volto a promuovere un uso positivo del Web attraverso azioni congiunte e alcuni consigli per navigare sicuri. “Per quanto concerne il discorso relativo al bullismo – afferma il Presidente Masnata - gli adolescenti, soprattutto maschi, sono ad alto rischio di lesioni intenzionali, da parte dei ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 anni. Ad incidere negativamente in questo senso l'utilizzo e l'abuso di sostanze etiliche. L'alcool infatti aumenta notevolmente la probabilità di divenire carnefice. In Finlandia ad esempio il 45% di tutti gli incidenti di violenza legati all'adolescenza vede coinvolto l'uso di alcolici”. Il progetto quadro “EDU.CARE”, promosso dal Consiglio dei Ministri, concentra il proprio intervento sul fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti tra gli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 18 anni e sui fattori di rischio che favoriscono l’uso potenziale di droghe da parte dei bambini in età compresa tra gli 8 e i 12 anni. Si intendono realizzare nuovi interventi che permettano di entrare in contatto con i genitori e con i bambini potenzialmente esposti a maggiori rischi comportamentali, ed adolescenti

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n IL 3 DICEMBRE Ritiro mensile del clero dai Saveriani Mercoledì 3 dicembre in occasione della giornata di spiritualità missionaria dei sacerdoti e dei religiosi nella memoria di San Francesco Saverio, il ritiro mensile del clero si terrà nella casa dei Padri Saveriani a Cagliari, in via Sulcis. è necessario comunicare la propria partecipazione telefonicamente (070.290891) o per posta elettronica (cagliarisx@gmail.com). Il programma prevede alle 9.30 il saluto del Rettore della casa e la recita dell’Ora Media. Alle 10 la riflessione sul tema “Per una chiesa locale tutta missionaria” a cura di Padre Luigi Menegazzo, superiore generale dei Saveriani. Alle 10.45 la pausa e alle 11 prosegue la riflessione, seguita dal dibattito in assemblea. Alle 12 le comunicazioni pastorali di monsignor Arrigo Miglio e alle 13 il pranzo in fraternità.

alle prime esperienze nell’uso di sostanze. L’obiettivo generale dell’intervento è il potenziamento delle abilità educative dei genitori e delle principali categorie di figure educative (insegnanti, operatori sociali, educatori ecc.) di preadolescenti e adolescenti rispetto alle problematiche connesse all’uso di droghe. Almeno 18 milioni di bambini nella regione europea subiscono maltrattamenti. Tra questi nel 90% dei casi il misfatto passa inosservato e solo il 33% delle morti è classificato come omicidio. “La percentuale di maltrattamento è più alta per quanto riguarda neonati e bambini molto piccoli dettaglia. Nello specifico il tasso di abuso che conduce alla ferita mortale per i bambini di età compresa tra zero e quattro anni è doppio rispetto a quello che si riferisce alla fascia d'età che va dai 5 ai 14. Stime globali suggeriscono inoltre che il 16% dei bambini che vivono nei Paesi ad alto reddito subisce abusi fisici, mentre il 10% soffre di trascuratezza e abuso psicologico”.

Si stima che dodici giovani su 100 (nove ragazze e tre ragazzi) siano vittime di abuso sessuale penetrativo. “Un dato compreso tra l'8 e il 31% tra la popolazione femminile e tra il 3 e il 17% tra quella maschile è esposta a qualsiasi forma di abuso sessuale. La prevalenza di tutte queste forme di maltrattamento aumenta nei Paese a basso e medio reddito - spiega”. Tra le maggiori cause di decesso, soprattutto tra gli adolescenti, figurano suicidio e autolesionismo. “Nella regione europea il suicidio è la quarta causa principale di morte in ragazzi di età compresa tra i 15 e i 19 – aggiunge. Suicidio e autolesionismo rappresentano la terza causa di morte per le ragazze. In tutto il mondo, almeno 100.000 giovani decidono di togliersi la vita ogni anno e mentre molti gruppi di età stanno vedendo un calo nei tassi di suicidio, i dati relativi all’universo giovanile riscontrano invece l’aumento più alto. Tracciando un bilancio si evidenzia che il 66% delle vittime di suicidio sono ai ragazzi”. Maria Luisa Secchi

n INIZIATIVE

A Cagliari aperto “Alzheimer Café” è operativo dal 20 novembre in via Padova, Alzheimer Café/ “Incontriamoci”, un'iniziativa per restituire volto e voce alle persone colpite da demenza, un supporto psicologico e informativo per loro e i loro familiari, attraverso incontri informali mirati alla diffusione di una “cultura della salute”. Il progetto prevede, oltre alla realizzazione dell'Alzheimer Café e la creazione di una sala multisensoriale, l'organizzazione di corsi formativi e psico educazionali e l'attivazione di un sportello d’ascolto. Sul piano terapeutico saranno messi in atto progetti di stimolazione e percorsi compensativi/riabilitativi, oltre a e iniziative legate alla pet therapy alla doll therapy, all'arte terapia e specialmente alla musicoterapia; e a specifici laboratori per imparare a “riorganizzare la quotidianità”.


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LETTURE

n PER LA CARITAS

Riso a prezzo di costo Con una donazione di quattro tonnellate di riso, la "Riso della Sardegna" di Oristano si è aggiunta alle aziende che dal 2013 hanno aderito all'operazione “Tutti con Caritas” e firmato un accordo per la vendita in esclusiva al prezzo di costo del riso a favore dell'organizzazione guidata a livello regionale da don Marco Lai. “Queste convenzioni sono fondamentali perché hanno una duplice valenzaspiega il direttore della Caritas. Ci consentono di accedere ai prodotti alimentari a prezzi di costo e, quindi, fuori mercato e permettono alle aziende di mantenere a regime la produzione, evitando, quindi, la riduzione della forza lavoro, creando così un circuito virtuoso. Non è solo assistenzialismo, ma anche la capacità di recuperare la voglia di produrre e di operare in maniera organica per un cambiamento culturale”. Al progetto “Tutti con Caritas” hanno già aderito la “As do Mar” di Olbia, che l'anno scorso ha donato 66mila scatolette di tonno, l'azienda di produzione di acqua minerale “Smeraldina” e la “Manzotin”. Il programma, nato in Sardegna ed illustrato al Consiglio nazionale delle Caritas di Roma, potrebbe essere esteso alla Penisola.

n IN FIERA

La Caritas diocesana di Cagliari insieme alla Camera di Commercio ha promosso un convegno sul tema dell’uso responsabile del denaro e della cultura della legalità. I problemi legati all’usura e dell’accesso al credito sono sempre più rilevanti anche nel nostro territorio. È importante sostenere le iniziative della “Fondazione antiusura Sant’Ignazio da Laconi” e del “Prestito della speranza”

Educare all’uso responsabile del denaro

Il Festival "Scirarindi" Sabato e domenica si svolge alla Fiera Internazionale della Sardegna la quarta edizione del Festival del benessere, del buon vivere e della sostenibilità in Sardegna promosso dall'Associazione Scirarindi. L'appuntamento con il vivere ecofriendly made in Sardinia prevede diversi appuntamenti: conferenze e presentazioni, laboratori esperienziali, trattamenti e consulenze individuali, aree espositive tematiche e ristorazione bio – vegetariana. "Scirarindi" apre alle novità agroalimentari, turistiche, di medicina olistica, bioedilizia e spiritualità, il tutto all'insegna della sostenibilità e del ritorno alla natura. Una due-giorni che vedrà protagonisti, dalle 10 alle 22, 235 espositori suddivisi tematicamente in quattro padiglioni della Fiera Campionaria e diversi ospiti nazionali e internazionali che porteranno al festival le loro esperienze e il loro punto di vista sui temi della sostenibilità e del benessere psicofisico.

ducare all’uso responsabile del denaro e alla cultura della legalità, per affrontare il problema dell’usura e dei fenomeni ad essa strettamente legati: è questa la finalità del convegno organizzato nei giorni scorsi dalla Caritas diocesana di Cagliari e dalla Camera di commercio di Cagliari. Una riflessione in un contesto di impoverimento sempre maggiore, in cui il fenomeno dell’usura è spesso strettamente legato alla criminalità organizzata: nel centro-sud Italia circa il 40% del credito passa attraverso flussi illegali, non controllati dalle banche, come ha ricordato il direttore della Caritas diocesana don Marco Lai: ‘Abbiamo bisogno di bussole - ha detto - punti di rifermento capaci di orientare la nostra azione verso nuovi stili di vita, superare lo spreco e riscoprire il criterio di sobrietà’. Un impegno che la Caritas diocesana porta avanti da anni attraverso la Fondazione antiusura Sant’Ignazio da Laconi: dal 2004, anno di avvio del servizio, la

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Fondazione ha effettuato una media di oltre 300 ascolti l’anno; dall’avvio delle attività ad oggi le pratiche istruite e andate a buon fine sono state 322, per un totale di oltre 4milioni di euro erogati. Un’azione a cui si aggiunge il Prestito della speranza (in attesa del prossimo riavvio): in questi anni sono state accolte e ascoltate non meno di mille persone; le 273 pratiche istruite durante l’intera vita del Prestito hanno rappresentato richieste di finanziamento per un totale di 1.887.500 euro. A fronte di ciò, dal 2010 all’aprile 2014 sono state ammesse a finanziamento 129 pratiche (47,3%) per un valore complessivo di 828mila euro (43,87% del valore complessivo delle richieste). Un elemento di criticità è rappresentato dal tasso di

default: il 36,43% alla data odierna. Importante puntare all’aspetto educativo, come ribadito dall’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio: ‘Per coltivare la cultura della legalità occorre ricostruire la cultura della fatica’. Inoltre, occorre ‘investire nella promozione – ha aggiunto Luigi Minerba, Assessore alle politiche sociali e salute del Comune di Cagliari – per superare una cultura che in Sardegna è incentrata solo sulla cura e riparazione’. Un problema che si può affrontare solo se ‘si supera la logica del puro mercato, considerando la categoria del dono, il capitale umano e sociale, le relazioni interpersonali che devono giocare un ruolo di primo piano anche nella scienza economica’ ha sottolineato don Andrea La Regina (Caritas Italiana). Tra gli interventi, anche quelli di Andrea Sammarco, vicesegretario generale Unioncamere nazionale, Paola Del Fabro, rappresentante ABI, Giampiero Uccheddu (Camera di Commercio di Cagliari). Una giornata di riflessione, conclusa con l’evento teatrale ‘GAP Rovinarsi è un gioco’ (realizzato dalla Compagnia Teatro del Segno), che segue alla sottoscrizione, lo scorso 19 marzo, del protocollo d’intesa tra la Camera di Commercio di Cagliari, la Caritas Diocesana e la Fondazione Antiusura Sant’Ignazio

da Laconi per attività di collaborazione attinenti lo “Sportello Legalità e antiusura della Camera di Commercio di Cagliari”. Lo sportello intende inoltre promuovere iniziative di informazione e di sensibilizzazione volte a sostenere la diffusione della cultura della legalità e della corretta gestione delle risorse economiche rivolte a cittadini ed imprese, nonché iniziative e programmi di educazione da realizzarsi presso gli Istituti scolastici del territorio. Esso riceve le imprese in difficoltà, non eroga sussidi né prestiti, ma ascolta le problematiche dell’utente, indirizzandolo verso le strutture competenti presenti nel territorio: la Prefettura, Consorzi fidi, Associazioni, Fondazioni accreditate al Ministero del Tesoro che hanno a disposizione fondi economici finalizzati a prestare garanzie alle banche - in modo da favorire l’erogazione di finanziamenti in favore di soggetti che incontrano difficoltà di accesso al credito - e altre strutture (istituzioni pubbliche, associazioni consumatori e altre associazioni). La Camera di Commercio ha inoltre recentemente costituito un fondo di garanzia per il micro-credito, che nei prossimi mesi verrà attivato, in collaborazione con la Caritas Diocesana, a sostegno del già citato “Prestito della Speranza” che già opera in aiuto dei privati cittadini in difficoltà e che, con l’intervento della Camera di Commercio, potrà rivolgersi anche agli imprenditori. Maria Chiara Cugusi


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Diocesi DETTO TRA NOI

Riapre a Cagliari la casa dei Saveriani. Il 3 dicembre la loro festa

Spese inutili o evitabili

l prossimo 3 dicembre, in occasione della memoria liturgica di San Francesco Saverio, si terrà la riapertura ufficiale della casa dei Padri Saveriani, situata in Via Sulcis nel quartiere di Is Mirrionis. Durante questa giornata, saranno presenti sia l’arcivescovo Monsignor Arrigo Miglio che il superiore generale dei Saveriani, padre Luigi Menegazzo, che guiderà la riflessione del Ritiro del Clero. Dopo un assenza di otto anni, nel 2008 infatti la direzione generale dell’ordine decise di chiudere la casa di religiosità, lasciando operativo solamente il centro di Macomer, una comunità formata da quattro religiosi (padre Gianni Zampini, padre Giuseppe Ibba, padre Giuseppe Veniero e padre Massimo Bertoli) torna ad insediarsi nel capoluogo isolano. Difficile

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Saveriani, una presenza missionaria in Città

In occasione della festa di San Francesco Saverio, il prossimo 3 dicembre, verrà riaperta ufficialmente la casa dei Missionari Saveriani. Il centro di via Sulcis si propone come luogo a disposizione di tutte le parrocchie e dei gruppi giovanili che desiderano vivere momenti di animazione missionaria parlare di coincidenze ma questo ritorno a Cagliari corrisponde al cinquantesimo anniversario di istituzione dello stesso centro di spiritualità, dedicato al fondatore dell’ordine, San Guido Maria Conforti. Proprio come spiegano a “Il Portico” padre Gianni Zampini, superiore della comunità, e padre Giuseppe Ibba, che nel 1964 assistette all’inaugurazione della casa: “Abbiamo scelto come data ufficiale il 3 dicembre, giornata liturgica di San Francesco Saverio. Noi Saveriani consideriamo questo santo come nostro patrono e ispiratore, mentre il fondatore fu San Guido Maria Conforti, il quale voleva farsi missionario, ma per la sua malattia non fu accettato in congregazione dai Gesuiti. Avendo avuto sempre questo desiderio di missione, riuscì a fondare un gruppo di persone, nella zona di Parma, disposte a seguirlo nell’ideale missionario. Il primo paese scelto per iniziare la missione fu la Cina, proprio perché Francesco Saverio non vi riuscì ad arrivare. Per

questo motivo i Saveriani vengono chiamati anche i “Missionari Cinesi”. Come nasce questa casa e come mai questo ritorno? “Noi eravamo già presenti a Macomer, come piccolo seminario e come casa apostolica. La casa di Cagliari è nata come continuità di Macomer, dal punto di vista degli studi. Mentre a Macomer si facevano i primi tre anni delle medie, a Cagliari si proseguiva con il ginnasio superiore. Inizialmente si pensava che Macomer, vista la posizione al centro della Sardegna, fosse la sede più indicata per irradiare e proporre lo scopo Saveriano in Sardegna. Oggi invece assistiamo allo spopolamento del centro dell’Isola e abbiamo deciso di puntare sul capoluogo, dove convergono le persone da tutta la Sardegna”. Quale l’obiettivo dell’ordine e come v’inserirete nella realtà diocesana? “I Saveriani hanno due scopi principali che sono l’animazione missionaria nelle parrocchie e la proposta della vocazione missionaria ai giovani e ai laici. Noi

abbiamo questi obiettivi, sennò dovremmo essere in missione. Il carisma Saveriano consiste nell’annuncio della parola del Signore laddove non è stato ancora annunciato. Una volta che noi creiamo una comunità e le strutture nelle varie missioni, consegniamo al vescovo il lavoro svolto e ci facciamo inviare in altre zone. Ovunque noi siamo proponiamo la vocazione missionaria. In Italia oggi non abbiamo vocazioni ma in paesi come Messico, Brasile, Indonesia e Africa in generale abbiamo molte chiamate. Oggi c’è il pericolo di rinchiudersi, proprio come ricorda Papa Francesco. è giusto fare l’annuncio della parola nei nostri territori, ma contemporaneamente bisogna portare il Vangelo oltre i confini. Anche gli apostoli, una volta ricevuto il comando di Gesù, non sono rimasti tutti a Gerusalemme ma hanno testimoniato la fede nel mondo. Dobbiamo riscoprire il desiderio ardente di portare la parola di Dio al prossimo”.

Come intendete utilizzare la casa, viste le sue dimensioni da scuola? “Il centro di spiritualità missionaria “San Guido Maria Conforti” sarà aperto a tutti i movimenti parrocchiali e diocesani, per ritiri e per coloro che cercano un luogo di pace e di silenzio. Tutti i gruppi che vogliono avere un momento di riflessione possono venire e ricevere, qualora sia richiesta, la nostra animazione. La casa è grande ed è in grado di ospitare numerose persone. Oggi è ancora in fase di ristrutturazione ma una volta completata sarà in grado di ospitare campi scuola e qualsiasi tipologia di attività”. Matteo Piano

n PERSONAGGI DELLA BIBBIA

Il profeta Amos ggi in cui si accentua la professionalità specifica, si moltiplicano i settori del sapere, si dividono gli ambiti scientifici con estrema parcellizzazione, può essere utile conoscere un profeta biblico molto affascinante: Amos. La sua figura è stata oggetto di notevole discussione e di molte ipotesi, soprattutto biografiche, a causa dei fugacissimi accenni sulla sua vita personale. Dalle notizie di apertura del libro sappiamo che il suo luogo d’origine è un piccolo paese del sud vicino a Gerusalemme, che lavora e guadagna col bestiame, che la sua attività profetica si svolge in un periodo di buona prosperità economica. Questi tre elementi rappresentano le chiavi di lettura dell’intero messaggio profetico di Amos. In primo luogo, Amos proviene dal regno del sud, Giuda, ma la sua predicazione si rivolge principalmente alle città floride e

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vivaci del nord: Samaria, Betel, Galgala. In esse la vita religiosa, economica, politica e sociale è abbondantemente più piacevole che nel meridione del paese, in cui si stenta a sollevare le proprie sorti. Come è noto, la ricchezza di alcuni produce anche la povertà estrema di molti altri attraverso soprusi, sfruttamento della manodopera, prestiti a tassi altissimi. Amos, definito come allevatore di pecore, non è un semplice pastore, ma un mandriano di grossi capi, forse imprenditore di bestiame (boqer). Il particolare non è di secondo piano, dal momento che afferma di non guadagnare nulla dall’attività profetica, ma il suo stesso mestiere gli consente di dedicare parte della sua vita ad annunciare la parola del Signore. Ciò determina un’opposizione netta tra il ‘chiamato da Dio’ e i ‘profeti di corte’. Amos denuncia i guadagni facili, gli imbrogli, lo sfrutta-

mento della propria posizione sociale a danno dei poveri, le ingiustizie, e l’usura. Inoltre, tra le varie denunce non manca un’accusa feroce contro il culto dei sacrifici, fonte di guadagno e di prevaricazione. Ironicamente afferma: ‘Andate pure a Betel e peccate, a Galgala e peccate ancora di più! Offrite ogni mattina i vostri sacrifici e ogni tre giorni le vostre decime. Offrite anche sacrifici di lode con pane lievitato e proclamate ad alta voce le offerte spontanee, perché così vi piace fare, o figli d’Israele’ (4,4-5). Betel e Galgala erano i santuari più noti del tempo, luoghi di pellegrinaggio, divenuti presto centro esclusivo di commercio religioso. La forza delle parole di Amos provoca gli imprenditori del sacro e i mestieranti della religione. ‘Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetiz-

zare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno’ (7,12-13). Così Amos risponde per le rime ad Amasia e con grande determinazione: ‘Non ero profeta, né sono un profeta di mestiere, ma ero mandriano e coltivatore di sicomori. Il Signore mi prese e mi chiamò mentre seguivo il gregge, dicendomi: Va’ e profetizza su Israele, mio popolo’. La parola di Dio ha invaso il profeta, che non la usa per la propria sete di affermazione e di guadagno. Michele Antonio Corona

Viviamo, a livello globale, una crisi economica che è sotto gli occhi di tutti e che non si può negare. Quando si dice che molte famiglie non arrivano a fine mese, si dice una sacrosanta verità, come quando si afferma che sono in aumento i poveri, la disoccupazione, quanti vivono di sussidi vari. Ciò premesso è giusto e doveroso provare ad analizzare le cause ed anche considerare le spese inutili o evitabili che contribuiscono ad aggravare la situazione di povertà. Una causa è senz'altro il fenomeno delle separazioni e divorzi: spese processuali, assegni di mantenimento (in genere a carico dei marito per mogli e figli, reperire un nuovo alloggio in affitto o da acquistare, o ritornare in casa dei genitori). Molti ex mariti sono costretti, anche, a rivolgersi alla Caritas e alla mensa dei poveri. Altra causa è che ormai certi mestieri non li vuole fare più nessuno, soprattutto quelli che richiedono sforzi fisici oppure turni di lavoro anche nei giorni festivi o la notte. Un'altra causa è che si fatica a lasciare il proprio paese (o la propria regione o nazione), per andare dove il lavoro si può trovare almeno con più facilità. I giovani che emigravano in continente o all'estero, con la valigia di cartone, immagini di qualche decennio fa, nell'immaginario collettivo sembrano film quasi della preistoria. Poi ci sono le spese evitabili, perfino inutili e dannose certamente dal punto di vista morale, ma anche fisico e soprattutto economico: 9 milioni di italiani vanno a prostitute, con una spesa valutata da recenti studi sui 4/5 miliardi di €; le sostanze stupefacenti che oltre il dispendio economico non quantificabile, continuano a mietere vittime e devastare gli organi vitali di chi li assume e4 ad aumentare la criminalità organizzata; il fumo (da un calcolo approssimativo, il fumatore spende circa 2.000 euro all'anno); i giochi d'azzardo e le varie scommesse tra cui i gratta e vinci, superenalotto, lotto e altri; le spese per mantenere i circa 50 milioni di animali domestici (cani, gatti, canarini, pesci etc), trattati e voluti molto spesso più dei bambini; spese per trucchi, trattamenti estetici, parrucchiere, unghie finte e altro; telefonini di ultimissima generazione (financo non ancora usciti ma già prenotati in numero superiore a quanti la fabbrica riesce a mettere sul mercato) con relativa manutenzione e consumi; per non parlare di medicine, non sempre di sicuro effetto; luoghi di divertimento; abbigliamento firmato ed infine la frequentazione di maghi e maghelle (brusce), in Italia consultati da circa 15 milioni di persone. Non parliamo infine dello spreco di pane e cibo, di cui sono pieni i cassoni dell'immondizia. Ci fermiamo qui perché l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Se ci abituassimo tutti ad avere anche un semplice quaderno dove annottare entrate e uscite, ci renderemo conto di quanto sprechiamo e di come si potrebbe arrivare più tranquillamente a fine mese, forse mettere anche qualche soldino da parte. Passi qualche piccolo sfizio una tantum (e dopo il necessario), ma ciò che è dannoso, inutile o che comunque costituisce uno spreco, non è più tollerabile. Forse, anzi senza forse, potremo iniziare a non sprecare niente e non buttare soldi in spese pazze. Don Tore Ruggiu


Papa Francesco

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domenica 30 novembre 2014

curiosità

Testimoniare la gratuità dell’amore del Signore

SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda

Papa Francesco ha richiamato con forza il dovere di tutti coloro che operano nel “tempio”, sacerdoti e laici, a gestire ogni cosa senza cadere nella tentazione dell’affarismo

Il valore della povertà e del distacco Dobbiamo essere grati a Papa Francesco per il forte richiamo che ci ha fatto con l’omelia di venerdì 21 novembre a S. Marta. Il testo qui riportato ci offre il “contesto” entro cui leggere il riferimento alle “tariffe” legate ad alcune celebrazioni liturgiche. Le parole del Papa non hanno bisogno di molti commenti, sono piuttosto l’occasione per richiamare alcune linee di comportamento già seguite dalla gran maggioranza dei sacerdoti, ormai da molti anni. Primo problema: a chi vanno le offerte dei fedeli? Al sacerdote celebrante è destinata l’offerta per l’intenzione della S. Messa, la cui entità come cifra massima che può essere indicata viene determinata dai vescovi locali (oggi normalmente 15 euro), ma con la raccomandazione di permettere a tutti, specialmente ai più poveri, di poter avere l’intenzione della S. Messa gratuitamente. Ogni sacerdote può trattenersi una sola offerta di questo tipo al giorno, anche se celebra più SS. Messe: il resto va versato per le opere diocesane ( da noi è per il Seminario). Sono molti i sacerdoti che lasciano completamente libera l’offerta per la S. Messa. Tutte le altre offerte date in occasione delle diverse celebrazioni (battesimi, cresime, matrimoni, funerali, ecc..) sono libere e destinate alla cassa parrocchiale che deve essere sempre ben distinta da quella personale del sacerdote. Secondo problema, oggi fondamentale, è quello della trasparenza. Per questo motivo ogni parrocchia, come ogni ente ecclesiastico, è tenuta ad avere il consiglio per gli affari economici ed è sempre più necessario che tutta la comunità parrocchiale sia messa in grado di conoscere il bilancio della parrocchia. Un terzo problema, non meno importante, riguarda le spese accessorie per alcune celebrazioni (fiori, addobbi, ecc.) che talora danno adito ad equivoci spiacevoli. Non si raccomanderà mai abbastanza la sobrietà, evitando sprechi ed eccessive disparità tra celebrazioni analoghe, con l’umiliazione dei meno abbienti e la tentazione di indebitarsi per sostenere spese eccessive ed inutili. + Arrigo Miglio l gesto di Gesù nel tempio» — che come scrive Luca nel suo Vangelo (19, 45-48) «si mise a scacciare quelli che vendevano» — secondo Francesco «è proprio una cerimonia di purificazione del tempio». Il popolo di Israele «conosceva queste cerimonie: tante volte ha dovuto purificare il tempio quando era stato profanato». Basti pensare, ha ricordato il Papa, «ai tempi di Neemia nella ricostruzione del tempio». C’era «sempre quello zelo per la casa di Dio, perché il tempio per loro era proprio la dimora di Dio, era il “sacro”, e quando venne dissacrato, dovette essere purificato». Dunque «Gesù, in questo momento, fa una cerimonia di purificazione» ha ribadito il Papa, confidando: «Pensavo oggi quanta differenza tra questo Gesù, zelante della gloria di Dio, frusta in mano, e quel Gesù dodicenne, che parlava con i dottori: quanto tempo è passato e come sono

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cambiate le cose!». Infatti «Gesù, mosso dallo zelo per la gloria del Padre, fa questo gesto, questa cerimonia di purificazione: il tempio era stato profanato». Ma «non solo il tempio: con il tempio, il popolo di Dio, profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo». Riferendosi sempre all’episodio evangelico, Francesco ha rimarcato che «la gente è buona, andava al tempio, non guardava queste cose: cercava Dio, pregava». Però «doveva cambiare le monete per fare le offerte, e lo faceva lì». è proprio per cercare Dio che «il popolo di Dio andava al tempio; non per quelli che vendevano». La gente «andava al tempio per Dio». E «lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo»… Pensiamo, ha proseguito il Pontefice, a «quanta gente guardava Gesù che faceva la pulizia con la frusta». Scrive Luca: «Tutto il popolo pendeva dalle

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sue labbra nell’ascoltarlo». Proprio alla luce del gesto di Gesù, «penso allo scandalo — ha affermato Francesco — che possiamo dare alla gente con il nostro atteggiamento, con le nostre abitudini non sacerdotali nel tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità». Infatti «quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi: battesimo, tanto; benedizione, tanto; intenzioni di messa, tanto...». E «il popolo si scandalizza». Il Papa ha raccontato anche una vicenda che lo ha toccato da vicino: «Una volta, appena sacerdote, ero con un gruppo di universitari e una coppia di fidanzati che voleva sposarsi. Erano andati in una parrocchia, volevano farlo con la messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: No, no: non si può — Ma perché non si può con la messa? Se il concilio raccomanda di farlo sempre con la messa? — No, non si può, perché più di venti minuti non si può — Ma perché? — Perché ci sono altri turni — Ma noi vogliamo la messa! — Ma, pagate due turni!». Così «per sposarsi con la messa hanno dovuto pagare due turni». Questo, ha rimarcato il Papa, «è peccato di scandalo». E «noi sappiamo quello che dice Gesù a quelli che sono causa di scandalo: meglio essere buttati nel mare». è un fatto: «quando quelli che sono nel tempio — siano sacerdoti, laici, segretari che hanno da gestire nel tempio la pastorale del tempio — divengono affaristi, il popolo si scandalizza». E «noi siamo responsabili di questo, anche i laici: tutti». Perché, ha spiegato Francesco, «se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco», altrimenti «la gente soffre quello scandalo». Ed «è curioso», ha aggiunto il Papa, che «il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti, quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato». Ma «ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. Non ce la fa a perdonare» lo scandalo della «casa di Dio» che diventa una «casa di affari». Proprio come è accaduto per «quel matrimonio: si affittava la chiesa» per «un turno, due turni di affitto...».

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Nel passo del Vangelo, Luca non dice che «Gesù è arrabbiato». Piuttosto Gesù «è lo zelo per la casa di Dio, qui: è più della rabbia». Ma, si è chiesto il Pontefice, «perché Gesù fa così? Lui l’aveva detto e lo ripete in un’altra maniera qui: non si possono servire due signori. O rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro». E «qui la casa del Dio vivente è una casa di affari: c’era proprio il culto al denaro». Dice invece Gesù: «Sta scritto: la mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Così «distingue chiaramente le due cose». Dunque «non si possono servire due signori: Dio è assoluto». Ma c’è anche un’altra questione: «perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro?». Perché — ha risposto Francesco — «la redenzione è gratuita: la gratuità di Dio». Gesù, infatti, «viene a portarci la gratuità totale dell’amore di Dio». Perciò «quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che non è tanto gratuita la salvezza». Ed è proprio «per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel tempio». La festa liturgica della presentazione di Maria al tempio ha suggerito al Pontefice una preghiera. Ricordando che la Vergine entra nel tempio da «donna semplice», Francesco ha auspicato che questo «insegni a tutti noi — a tutti i parroci, a tutti quelli che abbiamo responsabilità pastorali — a mantenere pulito il tempio» e «a ricevere con amore quelli che vengono, come se ognuno di loro fosse la Madonna». Sintesi dell’omelia di Papa Francesco del 21 novembre 2014

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Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi, Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Valeria Usala, Maria Grazia Pau, Michele Antonio Corona, Franco Camba, Marco Scano, Susanna Mocci, Raffaele Pontis, Davide Lai, Angela Murru, Sara Mingone, Francesco Cocco, Monia Pilia, Teresa e Costantino Cuncu, Denise Scano, Matteo Piano. Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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