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Poste Italiane SpA Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari

SETTIMANALE DIOCESANO

A N N O X I N .46

Sardegna

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Vocazioni

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DI

CAGLIARI

Cultura

DOMENICA

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2014

DICEMBRE

Missione

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La Regione non dimentichi le famiglie

Il Seminario in festa per l’Immacolata

Sant’Efisio patrimonio dell’umanità

Una Chiesa chiamata ad “uscire”

l 17 dicembre si terrà l’evento Ipromosso dalle

a comunità seminaristica l’8 L dicembre ha ricordato

o Scioglimento del Voto attende il L riconoscimento

’intervista a Padre Menegazzo, L Superiore Generale

Famiglie Numerose

la sua Patrona

dell’Unesco

dei Saveriani

EDITORIALE

€ 1.00

Giovani. L’8 dicembre si è svolto l’Incontro Diocesano

Nessuna sorpresa di Roberto Piredda n fulmine a ciel sereno? Certamente non si può dire questo a proposito dell’inchiesta romana “Mafia Capitale”, che vede indagati l’ex sindaco di centro destra Alemanno, esponenti della sua area politica e anche di altri schieramenti, compreso il Partito Democratico locale, insieme a dirigenti e funzionari dell’amministrazione capitolina. Non si deve parlare però di sorpresa. Non sarebbe né onesto, né serio farlo. La corruzione e il malaffare in molti casi non sono una “zona grigia”, ma il “sistema”. Clientele, tangenti per “oliare gli ingranaggi”, “favori”, non sono l’eccezione, ma la normalità. A Roma come altrove. Altro che “grigio”! È invece purtroppo molto chiaro come venga gestito il denaro pubblico da parte di chi amministra assessorati, municipalizzate ed enti di varia natura. Anche in tempi di spending review circolano comunque molti soldi: è mai possibile che i bilanci siano sempre in perdita e i servizi, a essere generosi, inefficienti? Che interi quartieri siano abbandonati, senza servizi, affogati nel degrado più assoluto? Che per ottenere quanto spetta di diritto si debba ricorrere all’aiutino di qualche conoscenza benevola o interessata? Che incarichi delicati vengano affidati a personaggi notoriamente improponibili? Solo qualche settimana fa c’era anche chi si lamentava del taglio dei trasferimenti dallo stato centrale agli enti locali, sostenendo che in questo modo si sarebbero dovuti ridurre i servizi ai cittadini. Il Governo nazionale fece presente che a livello locale c’era molto da tagliare tra sprechi e privilegi vari senza dover toccare il welfare. Non è difficile capire chi avesse ragione in quella polemica. L’elenco degli esempi piccoli e grandi – il caso di Roma non sarà l’ultimo – è lungo ed è necessario mettere da parte la grande ipocrisia di chi riduce sempre tutto a delle eccezioni che facilmente passano nel dimenticatoio. La rabbia è tanta e il rischio di cadere nella lamentela sterile e nella tentazione dell’antipolitica è dietro l’angolo. Un’espressione del poeta francese Charles Peguy, ripresa dal filosofo Emmanuel Mounier, può illuminare la riflessione su questo tempo: «La rivoluzione o sarà morale o non sarà». O il rinnovamento parte dalla persona, dalla sua coscienza e dai valori etici, o rischia di rimanere semplicemente un insieme di aspirazioni e buoni propositi, cioè un’illusione, qualcosa di buono insomma per farci sopra un convegno, ma non per far ripartire un paese. Il “sistema” della corruzione e dell’illegalità non nasce dal nulla, prospera anche grazie a tante coscienze sopite: di chi magari attende lui pure di poter arrivare a gestire una fetta o qualche briciola di potere; di chi si accontenta della “conoscenza” per sistemare una cosa; di chi sa come trovare i “finanziamenti” per la sua attività; di chi vota questo o quello, perché è un “amico”; di chi pensa che chi “ci sa fare” con ogni mezzo sia furbo e abile e chi rimane onesto e fermo nel proprio dovere sia un esagerato o un povero fesso, da guardare con antipatia o commiserazione. Per leggere questo tempo si può riprendere un testo sempre attuale della Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla legalità, del 1991. Continua a pagina 2

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La gioia dell’amicizia con Gesù “Era una scena tutta vita, tutta moto, tutta allegria. Chi correva, chi saltava,chi faceva saltare. Io ero incantato a questo spettacolo”. Nella Parrocchia di San Paolo una folla di giovani provenienti da tutta la diocesi ha vissuto di nuovo l’esperienza del “cortile”, come luogo di incontro e accoglienza, raccontata da San Giovanni Bosco. Mons. Miglio nell’omelia della Messa ha invitato i ragazzi ad accogliere con coraggio la presenza di Gesù nella loro vita 5

Scuola

6 Diocesi

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Mons. Miglio La testimonianza in visita pastorale di Maurizio Serra docente di religione al SS. Crocifisso

Pula Parola, arte e musica per vivere l’Avvento

14 Il Papa Il Messaggio al Festival della famiglia

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Attualità

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domenica 14 dicembre 2014

Il grido dei poveri chiede risposte vere e concrete Papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri della Focsiv in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato. L’appello per la pace e la lotta contro la povertà a lotta contro le cause strutturali della povertà, l’impegno verso la pace e la solidarietà, la testimonianza del valore della gratuità, perché i poveri non possono diventare un’occasione di guadagno’. Un appello ampio quello fatto da Papa Francesco nell’udienza, in Aula Paolo VI, alla Focsiv, la Federazione degli Organismi di Volontariato di ispirazione cristiana, in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato. All’inizio del suo discorso, il Pontefice ha sottolineato il ruolo fondamentale della Focsiv nel mondo, impegnata a portare avanti progetti di sviluppo finalizzati a ‘dare risposte concrete agli scandali della fame e delle guerre’, a testimonianza di ‘un annuncio vivo della tenerezza di Cristo, che cammina con l’umanità di ogni tempo’. Siate “una Chiesa che si cinge il grembiule e si china a servire i fratelli in difficoltà”. Muove da un’immagine cara a Don Tonino Bello il discorso di Papa Francesco che, alla Focsiv, chiede di essere al servizio dei poveri “sullo stile del Buon Samaritano e in coerenza con i valori evangelici” a partire dalla “identità cristiana”. Il Papa ha esortato a proseguire sulla “strada dell’impegno volontario e

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disinteressato”: “C’è tanto bisogno di testimoniare il valore della gratuità: i poveri non possono diventare un’occasione di guadagno! Le povertà oggi cambiano volto - ci sono le nuove povertà! - ed anche alcuni tra i poveri maturano aspettative diverse: aspirano ad essere protagonisti, si organizzano, e soprattutto praticano quella solidarietà che esiste tra quanti soffrono, tra gli ultimi’. Ecco allora la necessità di impegnarsi a ‘cogliere questi segni dei tempi e a diventare uno strumento al servizio del protagonismo dei poveri. (…) La solidarietà è un modo di fare la storia con i poveri, rifuggendo da presunte opere altruistiche che riducono l’altro alla passività”. Una solidarietà profonda, reale, che deve portare la comunità a lottare contro le cause della povertà, come ha ricordato il Santo Padre: la disuguaglianza, la mancanza di un lavoro e di una casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. Alla base di tutto ciò, c’è un sistema economico che saccheggia la natura, contro cui occorre riaffermare i valori della salvaguardia del creato, che ‘non è una proprietà di cui possiamo disporre a nostro piacere, e ancor meno è una proprietà solo di pochi. Il creato è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato

perché ce ne prendiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti. Vi incoraggio pertanto a continuare nel vostro impegno perché il creato rimanga un patrimonio di tutti, da consegnare in tutta la sua bellezza alle generazioni future’. Per il Santo Padre, l’impegno verso la pace è strettamente legato al dovere dell’accoglienza dei migranti, che fuggono dagli orrori della guerra, e alla capacità di costruire ‘ponti’ tra culture e religioni diverse. Inevitabile, dunque, il pensiero alla gente costretta a vivere nei campi profughi: “Quanta gente nel mondo fugge dagli orrori della guerra! Quante persone sono perseguitate a motivo della loro fede, costrette ad abbandonare le loro case, i loro luoghi di culto, le loro terre, i loro affetti! Quante vite spezzate! Quanta sofferenza, quanta distruzione! Di fronte a tutto ciò, il discepolo di Cristo non si tira indietro, non volta la faccia dall’altra parte, ma cerca di farsi carico di questa umanità dolorante, con prossimità e accoglienza evangelica”. E ancora, le parole di vicinanza per i “migranti" e i "rifugiati, i quali cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta”. È necessaria, ha detto il Pontefice, la collaborazione di tutti,

istituzioni, ONG e comunità ecclesiali, per promuovere percorsi di convivenza armonica tra persone e culture diverse: “I movimenti migratori sollecitano adeguate modalità di accoglienza che non lascino i migranti in balia del mare e di bande di trafficanti senza scrupoli. Al tempo stesso, è necessaria una fattiva collaborazione fra gli Stati, per regolare e gestire efficacemente tali fenomeni”. Siate “testimoni di carità, operatori di pace, artefici di giustizia e di solidarietà”, ha esortato Francesco che ha concluso il suo discorso alla Focsiv incoraggiando i volontari “a proseguire con gioia su questa strada di fedeltà all’uomo e a Dio, ponendo sempre più al centro la persona di Gesù”. Proprio la Focsiv, alla vigilia della Giornata mondiale del volontariato indetta dalle Nazioni Unite il 5

dicembre, ha scelto il giorno dell’incontro con il Papa per la proclamazione del "Premio del volontariato internazionale", che la federazione di Ong ha consegnato, subito dopo l’udienza, a Maria Luisa Cortinovis Beretta. Sposata con due figli, originaria di Bergamo ma che da 40 anni vive a La Troncal, in Ecuador, dove porta avanti il “Colegio San Gabriel”, un progetto formativo per ragazzi. Attualmente è volontaria Accri, Associazione di cooperazione cristiana internazionale per un a cultura di solidarietà tra i popoli (socio Focsiv), con cui ha iniziato a cooperare fin dalla sua fondazione nel 1987. Il suo nome è stato scelto fra quelli di quattro finalisti di un’iniziativa che ha raccolto candidati fra tutte le realtà italiane impegnate nella solidarietà internazionale fino al 30 giugno 2014. Maria Chiara Cugusi

anche 2 mila euro al giorno. Eppure, secondo le stime del Ministero dell’Economia, la misura produrrebbe un’entrata “certa” di 500 milioni nelle casse erariali, da unire ai circa 300 provenienti dalle multe comminate a chi usa terminali non collegati alla rete dei Monopoli di Stato. Tutto ciò nonostante le tante critiche al sistema che premia chi promuove le slot, invece di penalizzarlo. Luigino Bruni, tra i promotori di SlotMob, ha parlato di “lobby del gioco d’azzardo”. «Siamo stati capaci di compiere l’assurdità più grande – la sua amara riflessione pubblicata da Avvenire – ovvero consegnare la gestione di un ambito di forte fragilità a imprese “profit”, che sono tanto più felici quanto più aumenta la dipendenza dei “clienti”, essendo il malato patologico d’azzardo il cliente perfetto, fonte di profitti sicuri e crescenti. Se questa è la logica, c’è da chiedersi quando affideremo alle imprese del narcotraffico la gestione delle comunità di recupero di tossicodipendenti».

Agire contro la lobby del gioco d’azzardo Il comitato promotore di SlotMob ha presentato un appello alla Camera dei Deputati contro la sostanziale “sanatoria” per il gioco d’azzardo contenuta nella Legge di stabilità n appello per sbloccare lo stallo del Testo unico sulla prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da gioco d’azzardo patologico (relatrice la deputata Paola Binetti, Scelta Civica) già approvato all’unanimità dalla Commissione Affari Sociali della Camera ma fermo da settimane in Commissione Bilancio, a causa della mancata copertura economica per sostenere la misura. È quanto portato avanti nei giorni scorsi dal comitato promotore di SlotMob (tra cui anche l’economista cagliaritano Vittorio Pelligra), iniziativa nazionale nata poco più di un anno fa per combattere il dilagare del gioco d’azzardo, creatore di nuova povertà grazie all’illusoria possibilità di vincita (al SuperEnalotto la possibilità è una su oltre 600 milioni). I firmatari dell’appello, in larga parte esponenti della cosiddetta

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n DALLA PRIMA Nel documento si legge che «proprio perché l’autentica legalità trova la sua motivazione radicale nella moralità dell’uomo, la condizione primaria per uno sviluppo del senso della legalità è la presenza di un vivo senso dell’etica come dimensione fondamentale e irrinunciabile della persona» (n. 3)

“economia civile”, hanno voluto schierarsi contro l’impasse vissuta dal progetto di legge presentato dalla Binetti, in prima linea contro la deregulation di cui da alcuni anni gode il settore del gioco d’azzardo, con la fioritura su tutto il territorio nazionale di agenzie di scommesse. Con la paura di una possibile sanatoria da parte del Governo Renzi per i centri scommesse illegali, per consentire allo Stato di recuperare altri 500 milioni di euro di entrate. «Concedere il condono ai 6500 centri illegittimi sarebbe come conferire la laurea honoris causa a uno Stato sempre più biscazziere», ha dichiarato la stessa Binetti, augurandosi la smentita del Governo a riguardo. A creare lo stallo del Testo unico è stata la nota dei Monopoli di Stato, nella quale «si paventa, se la proposta di legge venisse approvata, una perdita di 12 miliardi per l’erario», recita

l’appello di SlotMob. Dovuta, secondo la suddetta nota, al fermo triennale dei vari apparecchi slot per permettere le varie modifiche tecniche imposte dalla legge (come il riconoscimento dei giocatori tramite la tessera sanitaria), che porterebbe un mancato incasso di 4 miliardi all’anno. Un’ipotesi definita assurda dal comitato di SlotMob, secondo cui è difficile da credere che «un’industria tecnologicamente avanzata necessiti di tre anni di tempo per introdurre nei propri macchinari una modifica così semplice», con l’ulteriore possibilità di inserire nel testo «una disposizione transitoria che preveda tre anni di tempo per la sostituzione degli apparecchi. I costi per l’erario derivanti dall’introduzione della normativa scenderebbero immediatamente a zero». Senza considerare la ricaduta sociale di questa legge: quanto speso dagli italiani nel gioco d’azzardo «si

trasformerebbe per il 90 per cento in consumi, i quali produrrebbero per lo Stato maggiori introiti da imposte indirette». Una situazione che potrebbe ulteriormente aggravarsi con la suddetta sanatoria del settore inserita nel Patto di Stabilità, che permetterebbe ai centri scommesse collegati a un bookmaker estero senza concessione in Italia di regolarizzare la propria situazione versando 10 mila euro entro il 31 gennaio, ottenendo la licenza ad operare sino al 2016. Una bazzecola, per chi può guadagnare

Solo partendo dalla persona e dalla sua formazione è possibile costruire su solide fondamenta una vera cultura della legalità. L’Italia non è soltanto quella che esce dall’inchiesta romana, è soprattutto il paese di gente come Falcone, Borsellino, Ambrosoli, solo per citarne alcuni, e di tanti, meno noti, che ogni giorno servono con rettitudine il bene comune. Da parte di chi amministra alcune

decisioni possono essere prese con rapidità, come, ad esempio, fare leggi chiare da interpretare e applicare, ridurre i centri di spesa, rendere più trasparente e facile da verificare l’uso dei fondi pubblici, semplificare al massimo le procedure amministrative, risolvere una volta per tutte la questione del finanziamento ai partiti. Varie riforme che sono in discussione ora in Parlamento vanno in questa direzione: l’unico modo per evitare

che prevalga solo la rabbia o che, passata la tempesta, tutto ritorni, in stile gattopardesco, nella “palude”, è andare avanti senza curarsi troppo di chi fa resistenza per interesse o amore per la conservazione. La politica deve riprendersi il suo primato, che significa vivere con rigore la sua chiamata a servire concretamente il bene comune. Una cosa però deve essere chiara: non c’è tempo da perdere.

Francesco Aresu


domenica 14 dicembre 2014

La Sardegna non trascuri il valore della famiglia L’Associazione Famiglie Numerose della Sardegna propone per il 17 dicembre una manifestazione davanti al Consiglio Regionale per sostenere le politiche familiari 'Associazione Famiglie Numerose della Sardegna ha organizzato per il pomeriggio del 17 dicembre, in via Roma, a Cagliari, di fronte al palazzo del Consiglio Regionale, una manifestazione il cui scopo è quello di sollecitare la Regione a porre in essere interventi a favore delle famiglie dell'Isola. In un comunicato stampa si sottolinea che la natalità è crollata, le famiglie sono sempre più povere e la Regione ha tagliato tre milioni di euro destinati a quelle numerose: si trattava di "una misura estremamente semplice ed efficace, riservata ai nuclei con quattro o più figli a carico fino a venticinque anni d'età e con un ISEE fino a 30.000 euro. Il contributo, destinato principalmente al benessere dei figli minori, variava da un minimo di 1.000 euro per le famiglie con quattro figli ad un massimo di 5.000 per quelle con otto figli e oltre, raggiungendo una platea estremamente significativa delle famiglie numerose sarde (oltre tremila). Per la prima volta, inoltre, si basava su una logica non solo assistenziale ma, grazie al limite ISEE elevato, anche promozionale". Un'indagine dell'Osservatorio Politico

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n SOCIETÀ.Presentato il 48° Rapporto del Censis sulla situazione italiana

Il Paese fatica a ripartire Nell’analisi emerge il profilo di un’Italia che fatica ad uscire dalla crisi, segnata dall’incertezza sul futuro e dalla difficoltà di sfruttare le proprie potenzialità n’Italia “ripiegata”, con una tendenza che rivela come si vada imponendo un approccio attendista alla vita. Infatti, per quanto il momento più buio della crisi sia, probabilmente, alle spalle, tra le famiglie italiane domina l’incertezza, alimentata dalla paura per il futuro. Tra i timori, quelli di una malattia o della perdita del lavoro o della povertà. Ma anche un capitale umano che vorrebbe essere energia lavorativa, che però rimane al palo. E un patrimonio culturale ingente, che non produce valore perché è mal gestito o non è gestito affatto. È questa l’immagine dell’Italia rivelata dal 48esimo Rapporto annuale del Censis, uno strumento di analisi e di interpretazione dei fenomeni, dei processi, delle tensioni e dei bisogni sociali emergenti, presentato nei giorni scorsi a Roma. In particolare, dai numeri del Rapporto emerge che il 47% degli italiani, è convinto che il picco negativo della crisi sia ormai superato. Ma, nonostante ciò, pur essendo diminuite le risorse finanziarie delle famiglie, la disponibilità di contanti e depositi è aumentata in termini reali del 4,9%, andando a costituire “un cash di tutela” per la copertura da possibili imprevisti. Nelle Considerazioni generali, che introducono il Rapporto, si sottolinea come l’Italia viva una profonda crisi della cultura sistemica: «Siamo una società liquida che rende liquefatto il

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Attualità

sistema. Senza ordine sistemico, i singoli soggetti sono a disagio, si sentono abbandonati a se stessi, in una obbligata solitudine: vale per il singolo imprenditore come per la singola famiglia». Il Rapporto prosegue poi affermando che «la profonda crisi della cultura sistemica induce a una ulteriore propensione della nostra società a vivere in orizzontale» e che «non comunicando in verticale, restano mondi che vivono in se stessi e di se stessi». L’attuale realtà italiana viene definita dal Censis come una «società delle sette giare», cioè i contenitori caratterizzati da una ricca potenza interna, «mondi in cui le dinamiche più significative

avvengono all’interno del loro parallelo sobollire, ma senza processi esterni di scambio e di dialettica». Le sette giare per il Censis sono i poteri sovranazionali, la politica nazionale, le sedi istituzionali, le minoranze vitali, la gente del quotidiano, il sommerso, il mondo della comunicazione. Da connettere tramite una crescita della politica come funzione di rispecchiamento e orientamento della società, come arte di guida e non coazione di comando, riprendendo la sua funzione di promotore dell’interesse collettivo, se si vuole evitare che «la dinamica tutta interna alle sette giare porti a una perdita di energia collettiva, a una inerte accettazione dell’esistente, al consolidamento della deflazione che stiamo attraversando». Nella seconda parte del Rapporto, dal titolo “La società italiana al 2014”, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno, descrivendo una società satura dal capitale inagito, la solitudine dei soggetti, i punti di forza e di debolezza dell’Italia fuori dall’Italia. Nella terza e quarta parte si presentano invece le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza. Durante la presentazione del Rapporto, riferendosi al problema del capitale inagito del Paese, il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita, ha richiamato le parole del frate francescano Bernardino da Feltre: «Moneta potest esse considerata vel rei vel, si movimentata est, capitale», per dire che se le risorse liquide non si movimentano, restano sterili e sono solo cose. Franco Camba

dell'Associazione Famiglie Numerose ha evidenziato che, considerando tutte le spese (alimentazione, vestiario, istruzione obbligatoria e tempo libero), per un figlio si spendono 9.000 euro ogni anno. Una famiglia con 1.200 euro di reddito mensile netto (poniamo il caso che si tratti dello stipendio di un operaio o di un impiegato) non è quindi economicamente in grado di mantenere un figlio. Come, del resto, non può avere dieci figli chi guadagna 5.000 euro netti al mese. Ma la nostra Costituzione cosa stabilisce per questi casi? L'articolo 53 recita: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Chi conosce un minimo di diritto tributario sa che si ritengono non tassabili i redditi necessari al sostentamento proprio e della propria famiglia. Ma accade realmente così? Se non bastasse l'art. 53, il primo comma dell'art. 29 stabilisce che "la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" ed il primo comma dell'art. 31 aggiunge che "la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose". L'art. 16 della Carta Sociale Europea (rubricato, cioè intitolato, "Diritto della famiglia ad una tutela sociale giuridica ed economica") sancisce inoltre che "per realizzare le condizioni di vita, indispensabili al pieno sviluppo della famiglia, cellula fondamentale della società, le Parti (vale a dire gli Stati che vi hanno

aderito, ndr) s'impegnano a promuovere la tutela economica, giuridica e sociale della vita di famiglia, in particolare per mezzo di prestazioni sociali e familiari, di disposizioni fiscali e d'incentivazione alla costruzione di abitazioni adattate ai fabbisogni delle famiglie, di aiuto alle coppie di giovani sposi, o di ogni altra misura appropriata". Queste norme, per tornare al nostro interrogativo, hanno una concreta attuazione? Ne dubita il coordinatore dell'associazione organizzatrice, Eugenio Lao: "Manifesteremo - ci dice per dire basta. Lo faremo per riprenderci una rappresentanza che la politica ha tradito e per prendere coscienza che, se non saremo capaci di rappresentare le nostre ragioni, nessuno lo farà per noi. È in gioco il futuro dei nostri figli. Di fronte alla spietata eloquenza delle statistiche - prosegue Lao - che dicono come la Sardegna si avvii ad un inarrestabile declino e ad una vera e propria corsa verso il baratro dell'inverno demografico, in un'area in cui le famiglie con tre e più figli sono spinte oltre la soglia di povertà, in una terra che vanta il triste primato della minore natalità a livello nazionale, la Regione trova il coraggio di scippare alle famiglie sarde il Bonus Famiglie Numerose". L'appello è chiaro: "Chiediamo al Presidente Pigliaru ed all'Assessore Arru - conclude Eugenio Lao - l'immediato ripristino dei tre milioni del bonus e l'avvio di politiche familiari adeguate, a partire dall'approvazione della Legge Regionale sulla famiglia: le proposte giacciono da anni nei cassetti del Consiglio Regionale". Gian Mario Aresu

n IL FATTO

Corruzione: dopo i fatti di Roma c’è bisogno di una nuova mentalità

’è del marcio in Danimarca”, scrive Shakespeare nell’Amleto. A leggere le cronache quotidiane però in Danimarca la cultura dell’illegalità è pressoché assente, a differenza del nostro Paese che, come ha di recente segnalato il rapporto sulla percezione della corruzione nel mondo stilato da “Transparency 2014”, detiene la più elevata corruzione percepita. Un anno fa Bulgaria e Grecia stavano dietro, ora non più. Non meraviglia più di tanto quindi se anche l’Osservatore Romano, solitamente molto prudente sui fatti italiani, si sia pronunciato in termini tutt’altro che lusinghieri, dopo l’operazione di polizia con cui è stata scoperta una vera e propria organizzazione criminale che lucrava sul fenomeno migratorio nella capitale. Da anni, sicuramente troppi, personaggi di dubbio gusto sembra facessero loschi traffici, con la complicità di alcuni esponenti politici capitolini perché, come risulta da un’intercettazione dei Carabinieri di Roma, “gli immigrati rendono più della droga”. In realtà sul fenomeno migratorio così come su altri la criminalità organizzata è presente da tempo. Eppure nell’immaginario collettivo solo alcune regioni del Sud, come Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, dovrebbero essere i luoghi nei quali le organizzazioni criminali sono di casa. Di recente si è invece scoperto che all’Expo’ di Milano gli appalti erano controllati e gestiti da personaggi tutt’altro che immacolati, così com’è noto che il controllo del mercato della droga, in molte parti del Centro - Nord Italia, è appannaggio della malavita organizzata. Quotidianamente si scopre inoltre che corruzione e concussione sono normali prassi operative nei rapporti tra pubblica amministrazione ed impresa. Il quadro potrebbe sembrare eccessivamente pessimistico, ma in realtà è solo realistico. Quello che emerge è la punta di un iceberg, con giudici e inquirenti impegnati in lunghe indagini, al termine delle quali spesso gli strumenti a disposizione dei magistrati non sempre sono efficaci. Per capire le ragioni di questo fenomeno sarebbe sufficiente visionare i film del neo realismo italiano (quelli di Dino Risi o Mario Monicelli) che alcuni decenni fa denunciavano prassi ancora radicate nel DNA di tanti. In troppi continuano a predicare che l’onesta non paga. Fino a quando questa filosofia verrà propagandata non ci si deve meravigliare se i traffici messi in luce dall’operazione “Mondo di mezzo” vengono scoperti, provocando scandalo in tanti. Roberto Comparetti

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Chiesa

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domenica 14 dicembre 2014

LE PIETRE

n SIRIA

L’8 dicembre il tradizionale omaggio all’Immacolata ll’Angelus della Solennità dell’Immacolata Concezione il Santo Padre ha insistito sul tema della gratuità del dono della salvezza: «Di fronte all’amore, di fronte alla misericordia, alla grazia divina riversata nei nostri cuori, la conseguenza che s’impone è una sola: la gratuità. Nessuno di noi può comperare la salvezza! La salvezza è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi. Maria, subito dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo, va a condividere il dono della fecondità con la parente Elisabetta. Perché, se tutto ci è stato donato, tutto dev’essere ridonato. In che modo? Lasciando che lo Spirito Santo faccia di noi un dono per gli altri. Lo Spirito è dono per noi e noi, con la forza dello Spirito, dobbiamo essere dono per gli altri e lasciare che lo Spirito Santo ci faccia diventare strumenti di accoglienza, strumenti di riconciliazione, strumenti di perdono. Se la nostra esistenza si lascia trasformare dalla grazia del Signore, perché la grazia del Signore ci trasforma, non potremo trattenere per noi la luce che viene dal suo volto, ma la lasceremo passare perché illumini gli altri». Nel pomeriggio dell’8 dicembre Papa Francesco si è recato secondo consuetudine in Piazza di Spagna per l’Atto di Venerazione alla Madonna in occasione dell’Immacolata. In tale circostanza il Pontefice ha pronunciato una preghiera, con la quale ha chiesto in particolare alla Vergine «in questo tempo che ci conduce alla festa del Natale di Gesù», di «insegnarci ad andare controcorrente: a spogliarci, ad abbassarci, a donarci, ad ascoltare, a fare silenzio, a decentrarci da noi stessi, per lasciare spazio alla

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Giovani cristiani aiutano i bisognosi

La salvezza è un dono gratuito In settimana il Santo Padre ha ricevuto in udienza i membri della Commissione Teologica Internazionale e ha inviato un Videomessaggio ai cristiani di Mosul profughi ad Erbil bellezza di Dio, fonte della vera gioia». Nella II Domenica di Avvento, all’Angelus, il Papa si è soffermato in particolare sull’invito alla consolazione contenuto nella prima lettura della liturgia del giorno, tratta dal Profeta Isaia (cfr. 40,1): «Non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se noi non sperimentiamo per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui. Questo avviene specialmente quando ascoltiamo la sua Parola, il Vangelo, che dobbiamo portare in tasca […] quando rimaniamo in preghiera silenziosa alla sua presenza, quando lo incontriamo nell’Eucaristia o nel sacramento del Perdono». «Oggi c’è bisogno – ha mostrato il Santo Padre - di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza. Lui accende il fuoco della speranza! Non noi. Tante situazioni richiedono

la nostra testimonianza consolatrice. Penso a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del potere, del successo, della mondanità». Bisogna vincere il timore di essere consolati, che a volte prevale: «Tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi, ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! È Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi». In settimana è stato diffuso il Videomessaggio di Papa Francesco ai cristiani di Mosul profughi ad Erbil. Il Pontefice ha ricordato la sofferenza dei cristiani e l’impegno per la promozione della pace: «Sembra che lì non vogliano che ci siano i cristiani, ma voi date testimonianza di Cristo. Penso alle

piaghe, ai dolori delle mamme con i loro bambini, degli anziani e degli sfollati, alle ferite di chi è vittima di ogni tipo di violenza […] intere comunità, specialmente - ma non solo - i cristiani e i yazidi, hanno patito, e tutt’ora soffrono, violenze disumane a causa della loro identità etnica religiosa […] chiedo con forza, come già ho fatto in Turchia, una maggiore convergenza internazionale volta a risolvere i conflitti che insanguinano le vostre terre di origine». Ricevendo in udienza i membri della Commissione Teologica Internazionale, il Santo Padre ha insistito in modo particolare sull’importanza di aprirsi ai «segni dei tempi», sull’apporto positivo che può venire dalla presenza femminile nella teologia per rilevare «aspetti inesplorati dell’insondabile mistero di Cristo», e sull’unità dei teologi cattolici che «nasce dal loro comune riferimento ad una sola fede in Cristo e si nutre della diversità dei doni dello Spirito Santo». All’Udienza Generale il Santo Padre ha ripercorso il suo recente viaggio in Turchia, sottolineando in particolare l’impegno comune di cristiani e musulmani per la pace e la giustizia. Roberto Piredda

n LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA

Santi nella vita quotidiana Conoscere il Padre Gesù ci fa conoscere il Padre, ci fa conoscere questa vita interiore che Lui ha. E a chi rivela questo il Padre? A chi dà questa grazia? ‘Ti rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli’. Soltanto quelli che hanno il cuore come i piccoli, che sono capaci di ricevere questa rivelazione, il cuore umile, mite, che sente il bisogno di pregare, di aprirsi a Dio, si sente povero; soltanto quello che va avanti con la prima Beatitudine: i poveri di spirito.

giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse’. Lui è un germoglio: è umile, è mite, ed è venuto per gli umili, per i miti, a portare la salvezza agli ammalati, ai poveri, agli oppressi. Chiediamo al Signore, in questo tempo di Avvento, di avvicinarci più, più, più al suo mistero e di farlo sulla strada che Lui vuole che noi facciamo: la strada dell’umiltà, la strada della mitezza, la strada della povertà, la strada del sentirci peccatori. Così Lui viene a salvarci, a liberarci. Che il Signore ci dia questa grazia. 2 dicembre 2014

Tanti possono conoscere la scienza, la teologia pure, tanti! Ma se non fanno questa teologia in ginocchio, cioè umilmente, come piccoli, non capiranno nulla. Ci diranno tante cose, ma non capiranno nulla. Soltanto questa povertà è capace di ricevere la Rivelazione che il Padre dà tramite Gesù, attraverso Gesù. E Gesù viene, non come un capitano, un generale di esercito, un governante potente, no, no. Viene come un germoglio. Così abbiamo sentito nella Prima Lettura: ‘In quel

Costruire sulla roccia Tanti cristiani delle apparenze crollano alle prime tentazioni perché non c’è sostanza lì, hanno costruito sulla sabbia. Invece, ci sono tanti santi nel popolo di Dio - non necessariamente canonizzati, ma santi – tanti uomini e donne che mettono in pratica l’amore di Gesù. Hanno costruito la casa sulla roccia, che è Cristo. Pensiamo ai più piccoli, eh? Agli

ammalati che offrono le loro sofferenze per la Chiesa, per gli altri. Pensiamo a tanti anziani soli, che pregano e offrono. Pensiamo a tante mamme e padri di famiglia che portano avanti con tanta fatica la loro famiglia, l’educazione dei figli, il lavoro quotidiano, i problemi, ma sempre con la speranza in Gesù, che non si pavoneggiano, ma fanno quello che possono. Sono i santi della vita quotidiana!

n IRAQ

Chiese usate come prigioni Alcune chiese di Mosul sono state trasformate in luoghi di detenzione dai jihadisti dello Stato Islamico (ISIS), che dettano legge nella città nordirachena dallo scorso 9 giugno. In particolare negli ultimi giorni alcuni detenuti bendati e ammanettati sarebbero stati trasferiti presso l'antica chiesa caldea dell'Immacolata, nella parte orientale della città, dopo che è stato fatto esplodere il carcere di Badush. Fonti locali riferiscono che anche il monastero di San Giorgio, appartenente all'Ordine antoniano di sant'Ormisda dei caldei, è stato trasformato in luogo di detenzione femminile. E c'è chi teme che nei locali del monastero le donne vengano costrette a subire rapporti sessuali.

n SUDAN Incursione della polizia in chiesa

Pensiamo a tanti preti che non si fanno vedere ma che lavorano nelle loro parrocchie con tanto amore: la catechesi ai bambini, la cura degli anziani, degli ammalati, la preparazione ai novelli sposi… E tutti giorni lo stesso, lo stesso, lo stesso. Non si annoiano perché nel loro fondamento c’è la roccia. E’ Gesù, è questo che dà santità alla Chiesa, è questo che dà speranza! In questo tempo di preparazione al Natale chiediamo al Signore di essere fondati saldi nella roccia che è Lui, la nostra speranza è Lui. Noi siamo tutti peccatori, siamo deboli ma se mettiamo la speranza in Lui potremo andare avanti. E questa è la gioia di un cristiano: sapere che in

Giovani volontari, cristiani ma non solo, che si dedicano agli altri "con un vero senso di fede"; "decine di ragazzi e ragazze" della comunità che "vedono nell'altro il Cristo, e che decidono di servirlo" per ricostruire negli stessi luoghi in cui la guerra ha seminato divisioni e devastazione. È quanto racconta il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, che in una realtà di conflitto e violenza scorge esempi e testimonianze di rinnovata speranza. Per il prelato questi giovani "hanno compiuto uno scatto in avanti", perché la loro opera non è solo "semplice aiuto umanitario", ma racchiude un significato più profondo che deriva proprio dalla fede cristiana. E sono molte le attività che svolgono per una comunità, quella di Aleppo, martoriata da tre anni di guerra: ragazzi e ragazze, ogni giorno, dedicano parte del loro tempo nel "sostegno ai più bisognosi", partecipano alla "distribuzione di aiuti", hanno ideato programmi e iniziative per i bambini, aiutandoli "a sopportare una situazione sempre più difficile, insegnano loro le materie scolastiche".

Lui c’è la speranza, c’è il perdono, c’è la pace, c’è la gioia. E non mettere la nostra speranza in cose che oggi sono e domani non saranno. 4 dicembre 2014

Le forze della polizia hanno fatto un’incursione in una chiesa a Khartoum Nord e hanno iniziato a demolire l’edificio. Altri hanno arrestato 37 giovani che erano riuniti in preghiera all’interno. La polizia è arrivata con nove autoveicoli, accompagnati da bulldozer e hanno iniziato a demolire le mura esterne. I giovani arrestati sono stati divisi in tre gruppi e sono stati tutti multati da diversi tribunali per “turbamento dell’ordine pubblico”. Già lo scorso mese, a Khartoum Nord, forze speciali della polizia avevano confiscato e demolito la casa di un anziano pastore, mostrando l’ordine del tribunale di abbandonare i locali.


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Giovani

Pastorale Giovanile. Il 7 dicembre a San Paolo si è svolto il primo Incontro Diocesano

Un “cortile” pieno di giovani amici del Signore ra una scena tutta vita, tutta moto, tutta allegria. Chi correva, chi saltava,chi faceva saltare. Io ero incantato a questo spettacolo”. A 200 anni di distanza, quello stesso spettacolo, che sa di normalità e miracolo, ancora va in scena, con attori sempre più numerosi, fa soldout, scende in piazza, colora e conquista i cortili di una Diocesi che è in festa. Perchè quando mille cuori giovani si radunano gioiosi, spinti da un invito senza tempo, mai stanco di ripetere “Voi siete miei amici”, quanto il dubbio insinuato da chi dice “non credere all'amore, cerca altre strade troverai felicità” si tramuta con impeto e stupore nella certezza che canta a gran voce “sentirsi amati è tutto quel che ho”, è già meraviglia, è motivo per far festa grande. E' sinonimo d'incanto, che di nuovo avrà rapito l'attenzione di Don Bosco, posata dall'Alto, Domenica 7 Dicembre, sulla nostra Cagliari, alla vigilia del giorno che ricorda quel suo primo incontro con Bartolomeo Garelli, incontro che è la chiave e l'inizio: “Questo è l'inizio del nostro Oratorio...che crebbe come non avrei mai immaginato”. È l'Oratorio Salesiano S.Paolo, con sede in Piazza Giovanni XXIII ad accogliere il Primo Incontro Diocesano proposto dalla Pastorale Giovanile, a farsi cortile, campo d'alleanza tra Dio e la gioventù, ponte d'eccellenza che nell'immediatezza del gioco e dello stare insieme in allegria e “ricreazione, appiana i divari, spiana la strada di chi cresce e la indirizza a Gesù. Un cortile tanto straripante di entusiasmo giovane da allargare i suoi confini, fino ad invadere intorno: la passeggiata coperta di Piazza Giovanni si trasforma in un divertente percorso animato dal CSI; il Parco della Musica cittadino si popola di palloncini numerati che

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danno il benvenuto ad oltre 400 13enni delle scuole medie, i quali, provvisti di mappa, si avventurano alla scoperta di parole cardine della tematica cortile, ciascuna accompagnata da un'attività o un laboratorio ludico ad hoc. Snodandosi tra Central Park e Versailles, Boboli e Hyde Park, disegnano a tante mani e tante teste il loro cortile ideale, si conoscono e salutano in tante lingue, si misurano con l'importanza dell'ascolto, dell'intesa, della fiducia, di uno sguardo sempre attento e vigile, guidati dalla PV e dai Cress, gruppo del SS.Crocifisso in servizio speciale per l'Incontro, preludio di una fruttuosa collaborazione-eventi della Pg con gli Oratori della Diocesi, sempre più presenti, sempre più preziosi. Intanto, nel Cortile S.Paolo, la segreteria Pg continua instancabile a registrare gli ospiti: caramelle, chiacchiere, selfie, abbracci gratis, parlano già d'accoglienza. Anche per le superiori, rimaste in Oratorio, c'è spazio per il gioco, organizzato e gestito con dedizione e passione dagli animatori locali e dal CSI, in attesa del lancio, che non tarda ad arrivare. Il Salone in breve si riempie. Pullula di occhi curiosi che osservano le felpe gialle, schierate sul palco, pronte a dare il proprio benvenuto. “Quelle riunioni solevamo chiamarle Società dell'Allegria”, diceva Don

La comunità del Seminario in festa nche quest'anno l'8 dicembre si è festeggiata l'Immacolata Concezione di Maria Vergine patrona del Seminario Arcivescovile. Un'occasione per tutta la diocesi di volgere lo sguardo verso una così importante istituzione, luogo in cui vengono formate, custodite e accompagnate le vocazioni. La giornata è cominciata al mattino con un incontro tra i superiori del Seminario e i genitori dei ragazzi, seguito dalla la Santa Messa presieduta dall'Arcivescovo e il momento conviviale del pranzo comunitario. “Il Seminario è il luogo dove con tanta fatica si cerca di lavorare per ricercare quei germogli di speranza che il Signore anche oggi, come in ogni tempo ci sta offrendo, spiega don Davide Curreli, animatore del Seminario Minore. Per questo motivo è bello poter richiamare alla gioia tutti coloro, che sul campo e con la loro vita testimoniano la bellezza di mettere la propria vita a servizio di Dio”. Quest'anno la struttura del Seminario Arcivescovile ospita sette

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ragazzi che frequentano le scuole superiori in diversi istituti cittadini. Luca Stocchino, Michele Mudu e Leonardo Piras sono di Monserrato, il primo della parrocchia SS. Redentore, gli altri due di Sant'Ambrogio. Sono di Quartu Samuele Mulliri, parrocchia Sant'Elena, e Antonio Perra di San Luca Evangelista. Nicola Zedda è della parrocchia Santa Giusta di Gesico e Tommaso Congiu di San Michele Arcangelo in Villasalto. La vita in Seminario prevede diverse attività: momenti di animazione, preghiera, vita comunitaria e incontri con figure esterne, oltre alla normale attività scolastica che impegna i ragazzi la mattina e nel primo pomeriggio per lo studio. Colonne portanti della vita spirituale, l'accompagnamento nella preghiera curata da Suor Bernardette nell'Adorazione Eucaristica e l'introduzione alla preghiera con la Parola di Dio curata da don Andrea Secci, guida spirituale dei giovani seminaristi, con incontri di Lectio Divina. Don Michele Fadda è il rettore e don Davide Curreli l’animatore dei ragazzi.

Bosco. E in allegria si parte, con un breve e divertente sketch che, in attinenza al tema, mostra, comicizzandole, le modalità meno indicate per accogliere in un gruppo un nuovo arrivato. Il Cortile, però, è anche luogo primario d'educazione e l'educazione è questione d'ascolto. L'intervento del Direttore Pg è anticipato dalla scritta “Se ascolto, capisco. Se capisco, rifletto”. E c'è attenzione mentre le parole si fondono con le immagini proiettate: Falcone, che lascia poi spazio a chi ha con lui un tragico destino comune, Padre Pino Puglisi, maestro dell'incontro e del sorriso mai perso, regalato persino al suo assassino.“Metti l'amore e avrai ciò che inferno non è”. E Marta della Pg lo testimonia emozionata, tramite la sua storia, ringraziando chi, un giorno, sulla scia di Giovanni

Battista, le ha spianato la strada verso Cristo. Il Battista è un'altra delle figure straordinarie protagoniste della giornata, fulcro di riflessione per i ragazzi, i quali, divisi in foranie, hanno individuato i propri “Giovanni” e le loro qualità, scoprendo spesso, dietro “peli di cammello”, l'immagine di un animatore. Se il Cortile è il luogo dell'incontro, è allora anche tempio: e la palestra di S.Paolo, Domenica, si è fatta Chiesa meravigliosa, viva, festosa. Chiesa di mille giovani seduti a terra, in semplicità e “povertà” come ha sottolineato l'Arcivescovo durante l'Omelia, la stessa con la quale Gesù si è mostrato al mondo, la nostra povertà, che ha fatto Sua, che ci ha chiesto d'accogliere e condividere quale punto di partenza per costruire Cieli e Terra nuova. Valentina Dessì

“La vita in Seminario viene portata avanti semplicemente come una famiglia numerosa, con una cura particolare alla crescita dei ragazzi che vivono un'esperienza di comunità, riprende don Davide. Il seminario minore va dunque inteso come luogo di formazione di prediscernimento. La base di tutto il programma educativo, è l'acquisizione da parte dei ragazzi di quegli elementi che consentono di porre in atto un discernimento, rimandato agli anni del Seminario Maggiore. I ragazzi, sottolinea ancora don Curreli, vivono questi anni come esperienza comunitaria di crescita in amicizia tra di loro, in ascolto della Parola di Dio, vivendo quelle dinamiche evangeliche che lo stesso Gesù ha lasciato e trasmesso a tutti. Dall'altra parte grazie a questo sistema educativo potranno essere pronti a mettere in atto il vero e proprio discernimento. Il Seminario minore è per questo una comunità dagli orizzonti ampi: ne è prova la presenza di ragazzi con varie provvenienze. L'interesse principale infatti è quello di formare ragazzi che siano in grado di mettersi al servizio e sappiano vivere un'amicizia vera con Gesù”. Il Seminario, è dunque una comunità viva e opera in stretta sinergia con le parrocchie verso le quali tra l'altro si mette a disposizione. Interfaccia di questo servizio è proprio l'Equipe di pastorale vocazione. Essa propone incontri di animazione e testimonianza nelle scuole e nelle diverse parrocchie che lo richiedono, con momenti di spiritualità

vocazionali per ragazzi e giovani, promuovendo le giornate vocazionali, l'annuale giornata dei ministranti, l'adorazione mensile presso la chiesa delle Monache Cappuccine di Cagliari e attività di orientamento nel Seminario diocesano. Lo stesso monsignor Miglio, nella Messa presieduta nella cappella del Seminario, ha voluto richiamare i presenti a rivolgere lo sguardo a Maria come modello di umanità. “Avere Maria Immacolata come patrona del Seminario significa avere davanti a sé un’icona tutta particolare: Maria preservata dal peccato, donataci da Dio nella pienezza della sua umanità. Lei è l’immagine del progetto di Dio non guastata dal peccato. Lei è il progetto

BREVI

n BRIGATA SASSARI

Premio Salvatore Mannironi È stato attribuito alla Brigata Sassari il premio “Salvatore Mannironi”, giunto alla 30a edizione e destinato ogni anno a un soggetto o una persona “che abbia tenuto alto il nome, la dignità e l'onore della Sardegna, contribuendo alla sua valorizzazione". Il premio ricorda la figura di un antifascista, deputato democristiano alla Costituente e poi per diverse legislature. Il riconoscimento quest'anno è andato alla Brigata Sassari nel centenario della Grande Guerra, a memoria di un servizio per l'Italia e di una storia che rinnova valori e doveri istituzionali che sopravvivono nelle stagioni delle missioni all'estero nelle aree scosse da guerre e terrorismo. La bandiera dei sardi e il carattere della Brigata alimentano ancora - dice una nota degli organizzatori valori di convivenza e solidarietà e anche d’impegno civile di cui tracce importanti sono nella letteratura e nella storia viva della Sardegna.

n CENTESIMUS ANNUS Presentato il libro sulla Dottrina sociale I locali del seminario Arcivescovile hanno ospitato, nei giorni scorsi, la presentazione del libro di Adriano Picciau e Claudio Marras dal titolo “Incontri di dottrina sociale della Chiesa in Sardegna”. L’appuntamento, organizzato dalla Fondazione “Centesimus Annus Pro Pontifice”, è stata l’occasione per una riflessione sul cammino percorso dalla Chiesa Sarda nel campo della Dottrina Sociale e di come questa si sia sviluppata nel corso degli ultimi anni.

di creatura umana così come Dio l’ha pensata. E questo per la vita di un Seminario è un messaggio importante perché è il luogo dove la formazione umana ha bisogno di svilupparsi e di crescere in pienezza, come luogo di orientamento vocazionale, che nei diversi stadi della vita diventa un luogo di preparazione al ministero sacerdotale. Un cammino di fede non potrà mai essere autentico se non è vissuto ogni giorno come piena realizzazione della propria persona. Maria era una donna concreta, ha concluso Miglio, un modello di vita per il cammino di un Seminario e di tutti coloro che vogliono essere pronti ad accogliere la chiamata del Signore”. Fabio Figus


Giovani

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L’Irc, una risorsa preziosa per tutti gli studenti La testimonianza di Maurizio Serra, docente di religione cattolica, da diversi anni vice preside all’Istituto “Einaudi” di Senorbì. L’Irc è un’opportunità per approfondire il cristianesimo Ormai hai una lunga esperienza come docente di religione cattolica. Si tratta davvero di un modo bello e importante di vivere la missione educativa. In base all'esperienza che fai ogni giorno in classe, cosa può dare l'IRC ai ragazzi che frequentano oggi la scuola? I ragazzi nell’IRC trovano dialogo e confronto, per loro necessario, che il più delle volte non riescono a trovare all'interno della scuola. Questo insegnamento da una lettura e interpretazione della storia dell’uomo che è capace di dare speranza. Aiuta a conoscere in maniera sempre più profonda e critica la figura e l’opera di Gesù di Nazareth e il cristianesimo e la portata rivoluzionaria del suo insegnamento per l’uomo di ogni tempo. I ragazzi oggi sono visti come superficiali e troppo distratti dalle attrazioni che la società offre, stando con loro invece si capisce che hanno ancora la capacità di ricercare e di porsi domande di senso, hanno voglia e desiderio di essere protagonisti della loro vita così spesso l’IRC è per loro è quasi l’unica occasione di conoscere e confrontarsi con una determinata visione dell’uomo e del mondo capace di dare delle risposte. Una critica che il mondo laico fa spesso all'Irc è quella della "dipendenza" dai vescovi e dalla curia, quasi che si tratti di un'ingerenza della Chiesa nel mondo della scuola a proposito di pro-grammi didattici, nomine degli insegnanti ecc. Come stanno davvero le cose? L’Insegnamento della Religione Cattolica attualmente in Italia è il frutto dell’Accordo di revisione dei Patti Lateranesi che ci fu nel 1984 tra lo Stato Italiano e la Santa Sede e delle successive Intese tra Ministero dell’Istruzione e Conferenza Episcopale Italiana. Si trattò allora di aggiornare quella parte dei Patti Lateranensi del 1929 e recepiti dalla Costituzione Italiana all’art. 7 (spesso di questo ci si

dimentica) che stabiliva l’obbligatorietà dell’ora religione cattolica nelle scuole italiane. I contraenti misero anche per iscritto i motivi per cui lo Stato garantisce questo insegnamento: “La Repubblica Italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa ... e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado.”( L. 121/1985, art. 9). Rispetto poi alla precedente normativa c’è la possibilità di avvalersi o meno di questa disciplina. Non vi è quindi alcuna ingerenza della Chiesa nel mondo della scuola, è lo Stato che riconosce l’importanza di questo insegnamento nel processo educativo che si compie nella scuola. Per quanto riguarda i programmi scolastici, purtroppo dall’esterno abbastanza superficialmente si equipara l’IRC alla catechesi, e questo non è assolutamente vero perchè pur coincidendo in certi contenuti, la natura e la finalità differiscono. L’insegnante di Religione non deve formare dei cristiani o educarli alla vita della fede, ma deve aiutare i ragazzi a sviluppare la loro personalità nella dimensione religiosa, deve offrire contenuti e strumenti specifici per una lettura della realtà storico-culturale in cui essi vivono, aiutarli nella formazione della coscienza morale e offrire e elementi per cui possano fare delle scelte consapevoli di fronte al problema religioso. Da non dimenticare ancora che i programmi in passato e le Indicazioni Nazionali oggi non sono unilaterali (volute solo dalla Chiesa) ma sono sempre il frutto di un’Intesa tra CEI e Ministero e pubblicate attraverso un Decreto del Presidente della Repubblica. Infine per quanto riguarda gli Insegnanti di Religione,

oltre ad essere dei dipendenti statali che sono stati assunti dopo aver superato un concorso pubblico oppure assunti a tempo determinato, devono essere in possesso dell’idoneità rilasciata dall’Ordinario diocesano. È vero a molti nel mondo laico ciò sembra un controllo esercitato dai vescovi nei confronti degli Insegnanti di Religione, ma altro non è che una forma di “garanzia” nei confronti dello Stato, dei genitori e degli alunni. Si tratta infatti di insegnamento della “religione cattolica” come previsto dalle norme e quindi si tratta di garantire che i docenti insegnino la “religione cattolica” e non altro, questa garanzia vale a maggior ragione perchè a monte dell’insegnamento c’è una scelta di avvalersi di tale insegnamento da parte dei genitori e degli alunni e quindi occorre rispettare e non tradire questa scelta. L’idoneità, poi, non è un semplice pezzo di carta, è l’attestazione che l’IdR è un cristiano che vive in comunione con la Chiesa e che da essa ha ricevuto un “mandato” che svolge da professio-nista all’interno della scuola. L’insegnante di Religione nel momento in cui inizia questa sua “missione – professione” è consapevole di ciò e non può dimenticarsene. Sa bene che anche le sue successive nomine avvengono tramite un’intesa tra l’USR e l’Ordinario Diocesano che, oltre a tutelare i suoi diritti come per tutti i lavoratori, deve tener conto di ciò che è la situazione contingente di ogni scuola e soprattutto tende a tutelare il bene degli alunni. Tanti parlano dei "giovani" spesso senza incontrarli o parlarci. Tu hai la possibilità invece di fare questo ogni giorno. Come vedi questi ragazzi? Come reagiscono rispetto al discorso cristiano? I ragazzi e i giovani oggi sono molto diversi da quelli che ho incontrato quando ho iniziato a insegnare. Ciò che hanno in comune è la genuinità,

la voglia di cambiare il mondo, di essere protagonisti della loro vita. Purtroppo sempre più frequentemente hanno un’idea distorta di ciò che è cristiano identificandolo con quello che è stata la loro formazione avvenuta durante il catechismo oppure lasciandosi influenzare moltissimo da ciò che passano i mass media. Identificano così il discorso cristiano come divieti, proibizioni, norme che non riescono ad accettare. Solo quando riescono a comprendere la carica positiva e rivoluzionaria del cristianesimo si fanno più aperti e disponibili. L'IRC è inserito a pieno titolo nel mondo della scuola. È appena terminata la consultazione governativa su questo ambito attraverso le linee guida "La buona scuola". Come vedi il tentativo di riforma e che apporto può darvi l'IRC? Nel documento non appaiono mai le parole “religione” “spirituale” o “spiritualità”, ciò non toglie, a mio parere, l’importanza di questo tentativo di rinnovare la scuola adeguandola a quelle che sono le esigenze della nostra società e alle direttive della Comunità Europea. Una Riforma che poi, almeno nelle intenzioni, non piove dall’alto ma che ha voluto in prima linea i protagonisti della scuola quali gli studenti, famiglie, docenti, Ata,

Il libro sulla Visita del Papa a Cagliari Il volume che celebra l’anniversario della visita di Papa Francesco a Cagliari Il libro, edito da Il Portico, contiene un ricco materiale fotografico e i principali discorsi del Santo Padre, unitamente ai saluti indirizzati al Papa dai Vescovi sardi più una selezionata rassegna stampa relativa all’evento. È possibile trovare il volume nelle librerie di Cagliari: PAOLINE di via Garibaldi, SALESIANA DON BOSCO di piazza Giovanni XXIII, SANT’EUSEBIO di corso Vittorio Emanuele II, OMNIA SACRA di via Eroi D’Italia a Pirri.

invitati a dare il loro apporto. Purtroppo da parte di molti questa opportunità non è stata colta, anche da parte del mondo sindacale, ne sono prova le assemblee sindacali indette per discutere del documento solo allo scadere della consultazione. Forse è stata un’occasione persa per dare la propria opinione e il proprio contributo. L’IRC sicuramente può dare un apporto importante perchè al primo posto c’è l’alunno, la sua educazione e formazione. In particolare nel punto quarto del documento, quando si prospetta di incentivare alcune discipline quali storia dell’arte, l’apporto dell’IRC può essere fondamentale se si pensa che il patrimonio artistico italiano nasce dal cristianesimo. Anche nell’utilizzo dei nuovi strumenti digitali in cui tutto il mondo diventa in pochi secondi alla portata di tutti è fondamentale un’educazione al loro utilizzo e anche qui l’IRC può dare il suo apporto. Per quanto riguarda la formazione dei docenti, con un certo orgoglio, si può affermare che gli insegnati di religione non sono secondi a nessuno, anzi in molte occasioni la loro formazione è stata precorritrice di tanti temi si pensi, ad esempio, a tutto il discorso sui bisogni, sulle competenze o all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. I.P.


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Cagliari

La bellezza di Cagliari in “The City of the Sun” Parla Cristiano Abis, autore del video di successo su YouTube. Il giovane per realizzarsi nel lavoro ha dovuto però lasciare l’Isola per andare a Londra l Poetto, Castello, il Colle di San Michele, l'Anfiteatro, il Bastione, Via Roma, Bonaria, Su Siccu e lo stadio: c'è questo e tanto altro nei quattro minuti e ventisette secondi del video "Cagliari - The City of the Sun". L'autore, Cristiano Abis, ci racconta che "le riprese sono state fatte ad inizio settembre. Il mio amico Luca Melis, appassionato come me di video-produzioni, si era appena comprato un drone". I frammenti del video, che sta spopolando su YouTube, sono stati realizzati "in zone non trafficate in cui, per ragioni di sicurezza, fosse possibile fare qualche volo, ognuno dei quali non è durato più di una decina di minuti". Con un monitor a terra per ottenere immagini perfette ed una telecamera per fare qualche altra ripresa, i due hanno prodotto materiale più che sufficiente per un video di successo: "In realtà non avevo l'idea di realizzarlo, ma rivedendo le immagini ho pensato che un piccolo tributo a Cagliari potesse essere una cosa carina". E così è nato un breve ma grande omaggio per il capoluogo sardo:

accompagnati dalle note della musica "Life" di Ludovico Einaudi, i navigatori del Web possono ammirare i monumenti della nostra Città e gli spettacolari colori del cielo visto dal Colle di San Michele, la laguna di Santa Gilla ed il sole che cala su Cagliari come un globo infuocato, la vegetazione e le imbarcazioni ormeggiate in uno dei tanti porticcioli locali. Insieme a Cristiano, però, abbiamo parlato anche della sua storia di giovane che ha lasciato il Paese d'origine: da circa nove anni abita a Londra, "una città che non si ferma mai e che può risultare abbastanza stressante. La qualità della vita è più alta a Cagliari, ma nella Capitale inglese ci sono tantissime possibilità occupazionali". Quando viveva in Sardegna, Cristiano - dopo aver fatto lo chef - lavorava per alcune emittenti locali e nazionali. Ha lasciato la "Città del Sole" per una ragazza poi divenuta sua moglie, ma anche per "fare il mio lavoro ad un livello sempre più alto". Ci spiega che "prima di trovare lavoro in TV mi sono dovuto arrangiare a fare un po' di tutto per circa un anno e mezzo, perché a Londra, nella maggior parte dei casi, non si prende molto in considerazione quanta esperienza lavorativa si sia fatta nel proprio Paese d'origine, ma si guarda più che altro a ciò che è stato fatto nel Regno Unito". Nonostante tutto, Cristiano

n SOLIDARIETÀ

n DIOCESI

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Torna “Telethon”

È in corso la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi della Fondazione Telethon, per finanziare e sviluppare la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare. Sabato e domenica sarà possibile, donando minima di 10 euro, ricevere un maxi cuore di cioccolato e sostenere la ricerca Telethon. Informazioni su www.telethon.it.

Nomina nel clero In data 28 novembre 2014 l’arcivescovo Arrigo Miglio ha nominato vicario della forania di Dolianova il sacerdote don Mario Cugusi. La forania comprende le parrocchie dei seguenti comuni: Burcei, Dolianova, Donori, Maracalagonis, Serdiana, Settimo San Pietro, Sinnai, Soleminis

ha continuato a voler operare nell'ambito della televisione: "Mandavo il mio curriculum ad una decina di compagnie di videoproduzioni ogni giorno. Talvolta ricevevo delle risposte e facevo dei colloqui in cui spesso non si andava oltre al 'le faremo sapere'. Il fatto è che stavo cercando un tipo di lavoro (video-editor) in una Città dove la competizione ed il livello tecnico-creativo sono tra i più alti al mondo". Com'è riuscito a cavarsela ed a dimostrare il suo valore? "La mia chiave nel riuscire a trovare un'occupazione è stata quella di portare avanti tanti progetti video in proprio, che mi hanno dato la possibilità di migliorare la mia qualità come video-editor, cameraman e regista, ottenendo così un portfolio personale da presentare alle compagnie. Una volta trovato lavoro in uno dei più grandi gruppi televisivi, ho conosciuto un ambiente molto professionale e tante persone disposte ad aiutarmi". Cristiano Abis mantiene un forte legame con la Sardegna, dove torna spesso per le vacanze. Solo così riesce a non provare troppa nostalgia: "Amo Cagliari e tutta la Sardegna, però devo ammettere che l'idea di tornarci definitivamente mi spaventerebbe molto, soprattutto dal punto di vista lavorativo e burocratico". Gian Mario Aresu

nIL 21 DICEMBRE

“Cagliari Avvenire Mese” Come ogni terza del mese, domenica 21 dicembre è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. Congiuntamente a “Il Portico”, l’inserto contribuisce a riflettere sui temi che stanno maggiormente a cuore ai lettori. Le modalità di ricezione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari. L’iniziativa consente di diffondere a livello regionale le notizie della Diocesi.

Il fascino antico della commedia in sardo Nei giorni scorsi si è chiusa la rassegna teatrale “Famiglie d’Arte”promossa dalla compagnia “Figli d’Arte Medas”. Tra gli spettacoli proposti la commedia “Ziu Paddori” tornato Ziu Paddori. Rimesso a nuovo, rivisitato, in sintonia con lo spirito di Famiglie d’Arte Re-Opera, la rassegna teatrale di cui “Paddori “è spettacolo di chiusura. Nei giorni scorsi, al Teatro Fratelli Medas di Guasila e al Teatro Sant’Eulalia di Cagliari, Gianluca Medas ha vestito i panni che furono del padre Mario e dello zio Antonino per riportare in scena le vicende del popolare pastore della Trexenta alle prese con un figlio contaminato dalla modernità. Uno spaccato di vita - recita il programma di sala - segno dello scorrere del tempo, che non rinuncia alla genuinità e alla freschezza dell’antica commedia. L’intreccio è quello noto: in piccolo paese della Sardegna, Paddori attende il ritorno del figlio Fiebeddu dopo i tre anni di servizio militare in Sicilia. Un figlio ormai proteso verso la modernità e un padre ancorato alle certezze della sua terra. “Paddori pensa che il progresso, come lo chiamano i continentali, non è cosa per tutti”, dice a voce

È

n SAN CARLO

n IL 20 DICEMBRE

Lunedì 15 dicembre a partire dalle 20.30 nei locali della parrocchia San Carlo Borromeo si rinnova la “Scuola id preghiera per giovani”, guidati dal parroco don Luca Venturelli. L’iniziativa è destinata ai ragazzi e alle ragazze che desiderano vivere un momento di condivisione con altri giovani. Per informazioni www.parrocchiasancarlo.it.

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamenti con il “Miracolo di Natale”, l’iniziativa organizzata dal presentatore tv Gennaro Longobardi. Appuntamento sabato 20 Dicembre sulla Scalinata di N. S. di Bonaria, dalle 9 alle 21 vi aspetto per una raccolta di generi alimentari e giocattoli. Quanto raccolto verrà consegnato al centro di assistenza diocesano.

Scuola di preghiera

alta Medas. Ed è forse questo il tema centrale, che si esplica soprattutto nel contrasto linguistico tra padre e figlio: Paddori, perfettamente identificato con la lingua sarda, la cui parola è “fueddu sentenziau”, e Fiebeddu, che si esprime con un informe ibrido tra sardo e italiano. Il racconto raggiunge anche effetti di umorismo giocando proprio sul linguaggio, la mentalità e le abitudini di pastori e contadini dei piccoli centri isolani. Tra la commedia di Efisio Vincenzo Melis e il racconto di Medas la distanza è grande. In mezzo stanno le tante versioni dello spettacolo maggiormente replicato nella storia del teatro sardo del Novecento, compresa quella dei Fratelli Medas, di cui Gianluca ha raccolto il testimone. Paddori però è sempre lo stesso. Medas ne propone una rilettura antropologica caricando di significati il personaggio trexentese e innalzandolo a vera e propria maschera. Il testo originale è stato trasformato in uno spettacolo di narrazione con canti e musiche in cui le canzoni care alla tradizione sono state reinterpretate e arrangiate in chiave contemporanea, con toni spesso scherzosi e originali, dalla Grande Madre Band, ensemble guidato da Andrea Congia (chitarra classica), che si avvale dei contributi di Carolina Casula e Fabrizio Rosas (strumenti tradizionali sardi), Marco Loddo (basso elettrico) e Roberto Matzuzzi (batteria/percussioni). Con “Paddori” si è come conclusa,

XVIII Miracolo di Natale

come detto, Famiglie d’Arte 2014, ventesima edizione della rassegna teatrale più longeva dei Figli d’Arte Medas. Interamente incentrata sul tema della trasformazione, della riscrittura e della reinvenzione, la manifestazione ha collegato autori, testi e musiche molto diversi tra loro, ma tutti di notevole rilevanza nel condiviso patrimonio di ieri e di oggi. Giuseppe Verdi, Francesco Maria Piave, Bram Stoker, James O’Barr, fino a giungere a Efisio Vincenzo Melis, si sono avvicendati, appuntamento dopo appuntamento, nello svolgimento della rassegna e, all’interno di ogni apparato drammaturgico, le azioni sceniche sono state condotte da elementi simbolici musicali, convertiti e tramutati per prender parte al costante gioco di alternanze tra parola e musica. L’obiettivo, riuscito, di Famiglie d’Arte è stato quello unire in un’unica cultura popolare i testi del passato, ritenuti lontani e intoccabili e le opere attuali considerate sfuggenti e instabili. Ma se il 2014 è appena terminato la compagnia guasilese è già al lavoro per il programma 2015. La ventunesima edizione di Famiglie d’Arte si aggancerà idealmente a quella appena terminata con lo spettacolo “Paddori” grazie al tema principale: maschere e mascheramenti. Il 2015 targato Medas è alle porte. Matteo Mazzuzzi


Parola di Dio

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III domenica di Avvento (Anno B) di Michele Antonio Corona

a terza domenica d’avvento presenta la figura di Giovanni Battista secondo lo spettro del quarto vangelo. Nella domenica passata ci è stata mostrata la sua figura secondo la visione del vangelo di Marco, attraverso una prospettiva legata principalmente alla descrizione dell’uomo di Dio, del battezzatore, del preparatore di strade spianate. La pericope odierna punta lo sguardo su una caratteristica peculiare: la testimonianza. Questo uomo è, in primo luogo, ‘mandato da Dio’. La sua vocazione divina lo annette con forza alla schiera dei profeti, ai quali ‘porrò in bocca le mie parole – dice il Signore – e diranno quanto io ho detto loro’ (Dt 18,18). Il compito del profeta è pertanto quello di confessare ciò che ha udito da Dio e ciò che questi ha suscitato in lui. Se, da una parte, il testimoniare rappresenta il segno forte del Battista, dall’altra, la proclamazione confidente è il suo tratto specifico. Durante un processo il testimone ha la funzione di avvalorare o distruggere l’alibi dell’imputato. Spesso sulla parola di un testimone attendibile si costruisce una sentenza. Giovanni è il ‘testimone chiave’ della confessione su ‘colui che viene dopo’. Il brano evangelico – soprattutto nella ‘parte più narrativa’ (vv. 19-28) – sembra proporre una scena forense con caratteristiche tipiche di ‘incidente probatorio’. Sacerdoti e leviti sono stati mandati dai giudei, in opposizione a Giovanni, che è stato mandato da Dio. Due mittenti, due destinatari, due intermediari diversi che si fronteggiano. I sacerdoti e i leviti pressano con domande sull’identità di Giovanni: ‘Tu, chi sei?’; ‘Chi sei dunque? Sei Elia?’; ‘Sei tu il profeta?’; ‘Chi sei?’. Gli interlocutori cercano da Giovanni una risposta netta, dimenticando che si riconosce l’identità altrui solo nel confronto, nel dialogo, nella frequentazione assidua, nell’apertura al suo dono. Invece, i mandanti pretendono di conoscerlo attraverso delle informazioni, estorte come dichiarazioni personali. È evocativo del sondaggio richiesto da Gesù ai suoi discepoli circa la domanda: ‘Chi dice la gente che io sia?’ (Mc 8,27). La conoscenza teorica e intellettuale è solo una minima parte del processo di relazione. Si può avere in mano la carta d’identità di una persona, lo stato di famiglia e, nel caso, anche la sua dichiarazione dei redditi, ma non si può dire di conoscerla, di fidarsi della sua parola, di intessere un rapporto. Giovanni Battista nelle sue risposte mostra, di contro, la relazione con il Cristo, basata sull’essere inviato da Dio a testimoniare la luce. Questa luce che gli permette di vedere, di distinguere e di distinguersi da chi gli sta di fronte. Chi si trova nella luce può scoprire la propria identità e dichiarare con limpidezza di non essere l’altro, poiché contorni e differenze gli sono chiari. ‘Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui’ (Gv 11,9-10). In questo processo di rivelazione tra conoscere e nonconoscere il Cristo, Giovanni diviene esplicito nei confronti dei ‘mandati dai farisei’, dichiarando: ‘In mezzo a voi sta uno che non conoscete’. L’indicazione non è solamente legata all’ambito dello spazio (Gesù si trova tra quella gente), ma indica con un’immagine

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Venne un uomo mandato da Dio

vivida quanto il Messia atteso sia tra il suo popolo. Essi cercano segni, grandiosità, rivelazioni dall’alto, mentre la luce non ha bisogno di abbagliare, di accecare per essere tale. La luce deve essere equilibrata e armonica per permettere a chiunque di agire bene. L’affermazione finale di Giovanni sulla sua ‘indegnità’ a slegare il laccio dei sandali non è nell’ordine dell’umiltà e della sottomissione. ‘Slegare il sandalo’ era il gesto che veniva richiesto a colui che lasciava ad un altro il diritto di sposare una vedova, parente prossima, che non aveva avuto dei figli da suo marito (cfr. Rt 4). Giovanni testimonia che il ‘vero sposo’ è il Messia e sarà lui a esercitare il diritto di levirato sul popolo e sulla comunità. Non a caso il primo dei segni compiuti da Gesù si situa proprio durante una festa di nozze a Cana. L’immagine sponsale è tra le più note e diffuse, fin dall’Antico Testamento, per indicare la dedizione di Dio per il suo popolo. Infine, il vangelo offre una indizione geografica molto suggestiva: ‘Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando’. La zona è situata intorno a Betania, da non confondere con località vicina a Gerusalemme, patria dell’amico Lazzaro, bensì un paesino omonimo ai confini del territorio canonico di Israele, nella transgiordania.

Dal

Vangelo secondo

Giovanni

Gv 1, 6-8. 19-28

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando


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Vita cristiana

Le generazioni in dialogo dentro la vita familiare Nella Familiaris Consortio di San Giovanni Paolo II troviamo la riflessione sul prezioso dono dei figli, sulla famiglia come comunione di persone e sul legame tra Matrimonio e verginità econdo il disegno di Dio, il matrimonio è il fondamento della più ampia comunità della famiglia, poiché l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione ed educazione della prole, in cui trovano il loro coronamento (cfr. «Gaudium et Spes», 50). Nella sua realtà più profonda, l'amore è essenzialmente dono e l'amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca «conoscenza» che li fa «una carne sola» (cfr. Gen 2,24), non si esaurisce all'interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente della unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre. Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una

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nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a divenire per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» (Ef 3,15). Non si deve, tuttavia, dimenticare che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi di altri servizi importanti alla vita della persona umana, quali ad esempio l'adozione, le varie forme di opere educative, l'aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati. La famiglia, comunione di persone 15. Nel matrimonio e nella famiglia si costituisce un complesso di relazioni interpersonali - nuzialità, paternità-maternità, filiazione, fraternità -, mediante le quali ogni persona umana è introdotta nella «famiglia umana» e nella «famiglia di Dio», che è la Chiesa. Il matrimonio e la famiglia cristiani edificano la Chiesa: nella famiglia, infatti, la persona umana non solo viene generata e progressivamente

RISCRITTURE

L’esempio di Giovanni Battista iovanni è la voce. Del Signore invece si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c'è senso intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore.Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te, cerco in qual modo posso fare entrare in te quella parola, che si trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a te. Il suono della voce ti reca il contenuto intellettuale della parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro essersi allontanata dal mio. Non ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola ti dica: «Egli deve crescere e io invece diminuire»? (Gv 3, 30). Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell'intelligenza, e poi se n'è andato quasi dicendo: «Questa mia gioia si è compiuta» (Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la parola concepita nel cuore. Vuoi constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il battesimo di Gesù continua ad essere amministrato. Tutti crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle significare la voce. E siccome è difficile distinguere la parola dalla voce, lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la Parola; ma la voce si riconobbe tale per non recare danno alla Parola. «Non sono io, disse, il Cristo, né Elia, né il profeta». Gli fu risposto: «Ma tu allora chi sei?» «Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore» (cfr. Gv 1, 20-21). «Voce di chi grida nel deserto, voce di chi rompe il silenzio». «Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre lui nel cuore, ma lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via. Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l'errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell'umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia. Dai «Discorsi» di Sant'Agostino, vescovo. (Disc. 293, 3; Pl 1328-1329)

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introdotta, mediante l'educazione, nella comunità umana, ma mediante la rigenerazione del battesimo e l'educazione alla fede, essa viene introdotta anche nella famiglia di Dio, che è la Chiesa. La famiglia umana, disgregata dal peccato, è ricostituita nella sua unità dalla forza redentrice della morte e risurrezione di Cristo (cfr. «Gaudium et Spes», 78). Il matrimonio cristiano, partecipe dell'efficacia salvifica di questo avvenimento, costituisce il luogo naturale nel quale si compie l'inserimento della persona umana nella grande famiglia della Chiesa. Il mandato di crescere e moltiplicarsi, rivolto in principio all'uomo e alla donna, raggiunge in questo modo la sua intera verità e la sua piena realizzazione. La Chiesa trova così nella famiglia, nata dal sacramento, la sua culla e il luogo nel quale essa può attuare il proprio inserimento nelle generazioni umane, e queste, reciprocamente, nella Chiesa. Matrimonio e verginità 16. La verginità e il celibato per il Regno di Dio non solo non contraddicono alla dignità del matrimonio, ma la presuppongono e la confermano. Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico Mistero dell'Alleanza di Dio con il suo popolo. Quando non si ha stima del matrimonio, non può esistere neppure la verginità consacrata; quando la sessualità umana non è ritenuta un grande valore donato dal Creatore, perde significato il rinunciarvi per il Regno dei Cieli. Dice infatti assai giustamente san

Giovanni Crisostomo: «Chi condanna il matrimonio priva anche la verginità della gloria: chi invece lo loda, rende la verginità più ammirabile, e splendente. Ciò che appare un bene soltanto a paragone di un male, non è poi un grande bene; ma ciò che è ancora migliore di beni universalmente riconosciuti tali, è certamente un bene al massimo grado» (San Giovanni Crisostomo, «La Verginità», X: PG 48,540). Nella verginità l'uomo è in attesa, anche corporalmente, delle nozze escatologiche di Cristo con la

Chiesa, donandosi integralmente alla Chiesa nella speranza che Cristo si doni a questa nella piena verità della vita eterna. La persona vergine anticipa così nella sua carne il mondo nuovo della risurrezione futura (cfr. Mt 22,30). In forza di questa testimonianza, la verginità tiene viva nella Chiesa la coscienza del mistero del matrimonio e lo difende da ogni riduzione e da ogni impoverimento. Esortazione Apostolica Familiaris consortio, 1981 nn. 14-16

PORTICO DELLA FEDE

La gioia del popolo insieme a Maria Eccoci giunti al termine delle riflessioni attraverso la lettura dell’Evangelii Gaudium, l’esortazione apostolica sull’annuncio del vangelo nel mondo attuale, indirizzata al popolo di Dio, segnata e caratterizzata dall’ invito a gioire sempre, anche tra le varie difficoltà della vita, certi che il Signore Risorto è sempre accanto a chi dispone il proprio cuore all’accoglienza e all’amore, all’impegno per la ricerca della giustizia e per la difesa dei poveri e degli emarginati, a chi non cessa di annunciare la misericordia di Dio, la lieta novella che abbiamo un Padre che ci ama e che non si stanca mai di perdonare, nonostante le nostre infedeltà. Oggi percorriamo l’ultima tappa del cammino, in cui l’esortazione ci addita Maria, la Madre dell’evangelizzazione e Stella della nuova evangelizzazione, Colei che “radunava i discepoli” e che parlando di LUI, “ha reso possibile l’esplosione missionaria a Pentecoste” (285). Papa Francesco come sua consuetudine, propone il suo insegnamento radicandolo nella Scrittura e mostra come Maria sia realmente e concretamente la Madre della chiesa che evangelizza; infatti Ella è presente ai piedi della croce e riceve il mandato proprio dal Figlio quando rivolgendosi “all’amico amato” disse: “Ecco tua Madre”. È Cristo stesso che mostra come alla

Madre affida il compito di guidare i figli verso il Figlio perché la Chiesa non cammini senza una Madre, così che il popolo possa leggere tutti i misteri dei Vangeli grazie alla premura e alla cura materna di Colei che accompagna: Madre di Cristo, figlia e sorella, vergine e madre feconda, diviene in questo modo il modello di ogni anima fedele. “Maria è colei che sa trasformare una grotta di animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Lei è la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. È colei che con il cuore trafitto dalla spada comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio” (286) I santuari a lei dedicati sono come fari per l’evangelizzazione, perché si

può osservare come tanti fedeli e tanti pellegrini vi si recano per ritrovare se stessi, per fermarsi lungo il loro pellegrinare, trovare “la forza per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita”, convertire il proprio cuore e generare ancora nuovi figli per Dio. Maria è realmente, afferma il Pontefice, la Stella della nuova evangelizzazione, infatti, come Lei si è lasciata guidare dalla forza dello Spirito Santo, anche il nuovo popolo di Dio potrà essere fecondo se si lascerà trasformare dall’energia dello Spirito di Cristo Risorto per generare nuovi “discepoli e operosi evangelizzatori”. “Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione”(288). L’esortazione conclude il profondo e ampio insegnamento con un’intensa preghiera alla Vergine Maria, di cui riportiamo le parole iniziali: «Vergine e Madre Maria tu che mossa dallo Spirito hai accolto il Verbo della vita, nella profondità della tua umile fede aiutaci a dire il nostro “sì” nell’urgenza, più imperiosa che mai di far risuonare la Buona Notizia di Gesù». Maria Grazia Pau


Idee

10 n LETTERE

L’Italia si appresta ad iniziare il 2015 con una fosca visione del futuro: non solo con una disoccupazione che continua ad aumentare chè chè ne dica il governo ( imprese che chiudono in continuazione perché i consumi non aumentano per cui la domanda sempre più scarsa, determina minori ricavi che non consentono di coprire le perdite); ma anche con un territorio sempre più disastrato che ha prodotto 500 mila siti inquinati causa la incuria del governo ed il mancato controllo sulle industrie; ferito dalle intemperie autunnali, a causa delle ingenti piogge , che avrebbe richiesto continui interventi (troppo spesso le somme stanziate spese per altri scopi) le esondazioni e frane; interventi mai proposti nonostante gli accadimenti degli ultimi anni, che han portato morti,

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Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@gmail.com, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

distruzione e danni anche alla agricoltura. Una agricoltura già tartassata, a causa di piani regolatori che han portato la cementificazione attorno alle citta e paesi (tramutati 5 milioni di ettari da terreni agricoli in aree fabbricabili); un paese che non riesce a dotarsi di una legislazione che consenta di colpire il malaffare , le ruberie e la mafia che si incunea in ogni parte (vedasi l’ impossibilità di approvare lo allungamento della prescrizione del reato e la abolizione in alcuni casi del patteggiamento, il che determina oltre che la mancata applicazione della sanzione sul reato commesso, di non dover rispondere dei danni economici prodotti (da citare: previsionali e sequestri a risarcimento dei danni, stabiliti in un grado di giudizio, poi annullati a causa della intervenuta

prescrizione …( processo eternit di non lunga memoria…!!! troppi processi e troppo lunghi) per non parlare di opere inutili costate milioni di euro a causa di “consulenze e mazzette” e quando poste in funzione ormai inservibili. In Sardegna perché non citare i tentativi dei politici di stanziare fondi a favore di società minerarie (miniere ormai obsolete e fuori mercato, clientelismo puro), quando meglio avrebbero fatto a costituire un fondo per mandare in pensione quei lavoratori, invece che far intravvedere loro un lavoro, che mai vi sarà e con possibilità di un intervento di Bruxelles per aiuti di stato indebiti e quindi da sanzionare; con un ente forestale che vuole assumere 1.183 persone ed aumentare stipendi e prerogative, nonostante il blocco

imposto dal governo, e la improvvida decisione di rimandare lo annullamento dei vitalizzi con la speranza che tutto passi nel dimenticatoio. Infine un aumento di tasse applicato in sordina, una prima ipotesi di patrimoniale (se la si deve applicare per salvare il paese lo si dica chiaramente invece che far digerire il provvedimento a strati, piano e …. indolore…); ci si riferisce alla scomparsa esenzione per i terreni agricoli in 1578 comuni, dando interpretazioni strane sulla altitudine; così favorendo il latifondo a scapito dei piccoli coltivatori (orti irrigui). Alla intervenuta tassazione di macchinari assimilati ad immobili; all’ intervenuta tassazione dei fabbricati di impresa, come se tali fabbricati fosse una colpa farli lavorare; all’ imu resa irretroattiva,

Una riflessione a partire dalla domanda rivolta da Pilato a Gesù “Che cos’è la verità?”. Ogni uomo è chiamato a fare i conti con questo interrogativo decisivo on è mia intenzione fare una articolata riflessione filosofica sulla verità, mi lascio invece provocare dalla domanda di Pilato: «Che cos’è la verità?» È questa una domanda che rimane e deve rimanere sempre aperta, e davanti alla quale nessuno deve mai fuggire! Il Vangelo secondo Giovanni pone l’interrogativo sulle labbra di Pilato, che si sente provocato da una affermazione di Gesù. Di fronte alla confessione di scetticismo di Pilato nel dialogo con Gesù: “Che cos’è la verità?” (Vangelo secondo Giovanni 18,38) Gesù tace: non ha più nulla da dire a chi ha già deciso che la verità è una parola vuota. Questo scetticismo nei confronti della “Verità” quindi, non è nuovo, non è di oggi. Secondo molti non c’è “la verità”, ma ci sono tante verità quante sono le culture, i caratteri, gli uomini, gli interessi di ciascuno. Certo è che noi abbiamo bisogno della verità. Ogni persona e ogni generazione sono chiamati ad affrontare la questione della verità e il proprio rapporto con essa per dare senso, consistenza e speranza alla vita. La fede non ci permette di rassegnarci all’idea che la verità sia semplicemente un sogno, perché se per l’uomo non esiste una verità, egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male, brancola nel buio, non sa da dove viene e dove va. Che cos’è, dunque, la verità? Il termine verità indica il disegno di Dio sull’uomo, tutto quel complesso di valori che costituiscono il contenuto dell’annuncio evangelico. Quando Gesù afferma di essere venuto per dare testimonianza alla verità, vuol dire che è venuto per mettere in risalto Dio e la sua volontà di fronte agli interessi del mondo. La verità, quindi, non è un’idea, un concetto astratto: è una persona da amare e da seguire; la verità è Gesù, che rivela pienamente il volto accogliente e misericordioso di Dio, che rivela l’uomo a se stesso e ne guida il cammino di crescita nella libertà. Gesù è la Verità, cioè la piena rivelazione di Dio, quella rivelazione che ci permette di «vederlo» giacché Dio è invisibile. Noi, quindi, abbiamo bisogno della verità per dare senso, consistenza e

ma non per tutti ; vedi alcuni immobili e attività di associazioni no profit. E infine con la tasi... che si è scoperchiato il barile …che ha colpito nuovamente le prime case. Una maggioranza silenziosa che ha perduto il coraggio di un tempo e che tutto ormai recepisce, perché non ha più la voglia di combattere e ribattere, ( i figli disoccupati perché le università sfornano laureati che mai troveranno lavoro , nonostante il mercato cerchi professioni introvabili come accompagnatori turistici, falegnami, elettricisti, stuccatori, ingegneri in software, analisti programmatori, cantanti lirici scenotecnici etc); vedasi le amministrative ultime ove in una regione sono stati registrati appena il 37% dei votanti. Carlo Ponticelli

In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000

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Il desiderio della verità si compie in Cristo di Rossana Caocci speranza alla nostra vita, che diversamente si riduce a un vagare senza meta. E siamo convinti che solo la Verità, che non è una “cosa”, un «ideale», ma una Persona, che si chiama Gesù, può essere la risposta. Avvertiamo dentro di noi una sete, un profondo desiderio di verità che ci rende cercatori inquieti, non di “cose” ma di Qualcuno. Benedetto XVI era convinto che oggi la crisi di verità è radicata in una crisi di fede, della fede adulta, che Paolo nella lettera agli Efesini descrive prima in negativo con l’espressione «non saremo più fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore» e

poi in positivo con l’espressione «agendo secondo verità nella carità». Mi ha conquistato e fatto riflettere il motto dello stemma episcopale di Benedetto XVI Cooperatores veritatis (collaboratori della verità)e sono giunta alla conclusione che la verità chiede collaboratori che si pongano alla ricerca della verità con coraggio. Bisogna quindi cercare Gesù - Verità, non la nostra verità. Gli ingredienti necessari per cercare la verità sono onestà intellettuale, correttezza, libertà interiore. La ricerca della verità non si può mai coniugare con la dipendenza dai pregiudizi, con la volontà di prevalere battendo qualunque strada, con la volontà di fare del male al prossimo .

La ricerca della verità esige il silenzio. La verità “parla” e per ascoltarla bisogna tacere. I “rumori”, fuori e dentro di noi, sono veramente tanti e talvolta anche assordanti. Per cercare e trovare la verità, bisogna creare un clima di silenzio. Ma “c’è silenzio e silenzio”. Il silenzio dei pavidi, dei traditori, degli opportunisti,degli indifferenti non è certamente utile a cercare la verità. Il silenzio è prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo. Bisogna emanciparsi da un modo di vivere, da un tipo di cultura nel quale non conta la verità ma l’apparenza, non si cerca la verità ma l’effetto, la sensazione, e, anche se apparentemente si vuol far apparire tutta la verità si cerca di distruggere gli altri uomini creando solo se stessi come vincitori con spirito di calunnia e distruzione. Bisogna dire che cercare la verità è un cammino difficile e faticoso. È difficile, perché verità e menzogna nella vita sono tra loro così strettamente intrecciate che separarle non è una operazione semplice: Verità ed opinione errata, verità e menzogna nel mondo sono continuamente mescolate in modo quasi inestricabile. La verità in tutta la sua grandezza e purezza non appare. Contro questa cultura, in cui la menzogna si presenta nella veste della verità e dell’informazione il Signore ha promesso “lo Spirito della verità” per guidarci a “tutta la verità”. Cercare la verità è faticoso, non solo perché non ci si può mai fermare, ma anche perché comporta il rifiuto di certi modi di vivere, che apparentemente sembrano appaganti e gratificanti. Ecco perché la Verità non sempre è amata e può suscitare odio e emarginazione. Ce lo dice bene Sant’Agostino nelle Confessioni «Tutti desiderano verità e felicità; tuttavia alcuni odiano la verità a causa di ciò che amano al posto della verità. L’amano quando splende, la odiano quando rimprovera. Poiché non vogliono essere ingannati e vogliono ingannare, la amano quando essa si rivela e la odiano quando accusa loro stessi».

Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese Serramanna (Terenzio Puddu) Domenica 14 dicembre ore 18.10 Lunedì 15 dicembre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 14 dicembre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Comunicazione e memoria A cura di Simone Bellisai Martedì 16 dicembre ore 19.10 Mercoledì 17 dicembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia Il culto in spirito e verità A cura di Goffredo Boselli. Monaco di Bose Mercoledì 17 dicembre 21.40 Oggi parliamo con… Paolo Curtaz scrittore e teologo Mercoledì 17 dicembre 19.10 Giovedì 18 dicembre ore 08.30 L’udienza La catechesi di Papa Francesco Il giovedì ore 21.40 circa Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Radiogiornale regionale Dal lunedì al venerdì 10.30 / 12.30 Lampada ai miei passi (15 - 21 novembre) Commento al Vangelo quotidiano a cura di don Walter Onano Dal lunedì al venerdì 5.15 / 6.45 / 21.00 Sabato 5.15 / 6.45 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.15 / 6.45 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa


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Diocesi

Sant’Efisio, patrimonio dell’umanità Il Rito dello scioglimento del Voto è candidato al prestigioso ricoscimento che viene concesso dall’Unesco e a Cagliari, e generalmente in Sardegna, dici primo maggio, la mente non può che correre ad un’immagine: Sant’Efisio, che omaggiato da fiori coloratissimi e musiche antiche, esce dalla piccola chiesa di Stampace a lui dedicata, e si dirige, senza fretta, verso il luogo del suo martirio; ognuno ha un proprio ricordo particolare della festa del patrono dell’isola, momenti, profumi, sensazioni. Ed è proprio per tutelare questo variegato e multiforme patrimonio che il comune di Cagliari, “in stretta collaborazione con l’Arcidiocesi, la Confraternita, e i comuni di Pula, Villa San Pietro, Capoterra e Sarroch”, ha avviato la procedura di iscrizione del Rito dello scioglimento del Voto e della Festa di Sant’Efisio come patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco: un riconoscimento che fa certamente piacere, ma non solo. Questa è la prova che nel mondo di oggi, così preso dalla frenesia e spesso dall’insensibilità verso le cose più semplici, c’è ancora chi sa riconoscere l’autenticità, la forza di una tradizione plurisecolare. La straordinaria modernità di Sant’Efisio sta proprio in questo: nel saper coinvolgere, anzi, abbracciare persone di ceti, culture e religioni diverse; furono addirittura presenti, alcuni anni fa, membri di una famiglia aristocratica inglese piuttosto vicina alla corona, e non ricordiamo l’Inghilterra tra le nazioni d’Europa più cattoliche. Ma evidentemente il sacrificio di Efisio, che coraggiosamente scelse di non rinnegare la propria Fede, non è stato vano; la sua rettitudine è d’esempio per molti, sardi e non, che oggi sono tormentati da mali diversi: la malattia, la povertà, la solitudine. Per ciascuno di loro esiste una parola di conforto e un monito ad andare

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avanti, a sperare in una Sardegna migliore. È per tutti questi motivi che dobbiamo essere ancor più incoraggiati a fare nostra la festa di Sant’Efisio e a ricordarlo il primo maggio; il comune cagliaritano, che sta istruendo la richiesta all’Unesco, chiede a tutti i cittadini di dare il loro contributo attivo e “di sostenere la candidatura del Rito dello scioglimento del Voto e della Festa di Sant’Efisio alla Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, mediante tutte le azioni di trasmissione e di salvaguardia che riterrete opportune”; a tal proposito è stata anche creata la pagina Facebook ufficiale della Festa, dove si può accedere a foto, notizie, storia e curiosità: Sant’Efisio è più che mai nel terzo millennio! La bellezza del vedere arrivare persone da tutto il mondo e anche il profitto che si può giustamente ricavare dal turismo, non devono però mai farci dimenticare qual è il primo significato di questa Festa: ringraziare il nostro Patrono. Se ce ne dimenticassimo staremmo rinnegando la nostra identità e le nostre radici, e allora sarebbe anche inutile il festeggiamento stesso; è quindi giusto che in un giorno come questo ci si prenda un momento per dire il nostro personale “grazie” ad Efisio; lui ce ne sarà grato e anche noi ci sentiremo maggiormente partecipi. Questa festa, cosi speciale per la Sardegna, assume un significato particolare per la città di Cagliari: la storia di questa devozione è intrinseca a quella del capoluogo, ne è parte significativa e sostanziale; Cagliari, senza il santo di Stampace, sarebbe un’altra cosa; Sant’Efisio, senza Cagliari, sarebbe un altro santo. Se infatti questa devozione è arrivata intatta fino ai giorni nostri, lo si deve anche alla

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n MANDAS Mostra permanente di icone

“Mostrare la fede”. E’ questo il titolo della Mostra permanente di icone contemporanee che sarà inaugurata sabato 13 alle ore 17 a Mandas ed esporrà le opere dell’iconografo e teologo Michele Antonio Ziccheddu. Durante l’inaugurazione della mostra, che avrà carattere permanente e sarà allestita nei locali dell’ex palazzo Municipale di Mandas, saranno presentate le attività dell'Accademia Santu Jacu e sarà possibile visitare il laboratorio dove il maestro iconografo realizza le sue opere. Domenica 14 alle 16.30, sempre nei locali dell’ex palazzo Municipale, è prevista una breve conferenza su “Origini e significato dell’Iconografia Cristiana”. La mostra di icone contemporanee sarà visitabile tutto l’anno il venerdì e il sabato (la domenica e nei giorni feriali previo appuntamento) con possibilità di visite guidate per scolaresche e associazioni. caparbietà dei cagliaritani, che pure tra mille difficoltà, non mancarono mai di sciogliere il voto il primo maggio; si pensi alla città devastata dal fuoco alleato: i cittadini devoti posero la statua del santo su una macchina e lo portarono in processione, in mezzo alle macerie. Difficile non trovare un nesso tra questa storia di coraggio e la velocissima ricostruzione di cui Cagliari fu protagonista: anche allora il nostro santo fu vicino, e si ricordò della loro fedeltà nel momento più difficile. Insomma tutta la storia della città e quella di Sant’Efisio si intrecciano, sono inseparabili. L’invito di questa iniziativa dobbiamo quindi farlo nostro, cercando di contribuire attraverso la nostra esperienza concreta, pensando a come abbiamo vissuto la festa nel corso degli anni; probabilmente ci si accorgerà di essere cambiati, di aver

cambiato anche il nostro modo di pregare, ma questo è naturale e fisiologico. Il nostro intento deve essere quello di portare avanti la nostra devozione di pari passo con la nostra vita quotidiana, non avendo paura di chiedere aiuto a Sant’Efisio, che per noi sardi ha una predilezione, ma cercando di vedere in lui un concittadino, un concittadino molto coraggioso; sicuramente qualcuno da cui prendere esempio. Diventando poi patrimonio dell’umanità, il nostro santo amplierà i propri orizzonti, proiettandosi, e proiettando di riflesso anche noi, sul panorama internazionale; ma non dobbiamo essere gelosi di questo, perché il nostro rapporto personale con Lui non verrà intaccato, ma ne trarrà beneficio per lo straordinario miracolo che è la Comunione dei Santi. Marco Scano

n FRANCESCANI Pubblicato un libro su padre Zirano

Padre Umberto Zucca, postulatore della causa di beatificazione di Padre Francesco Zirano, ha pubblicato un libro che ripercorre la vita del religioso, morte martire nel XVII secolo, in Algeria. Alle stampe anche il nuovo volume della Biblioteca Francescana Sarda, un testo che raccoglie contributi diversi autori e che oramai è giunta al tredicesimo anno di pubblicazione. Una miscellanea di interventi che rendono prezioso il lavoro di raccolta fatto.


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Una Chiesa in uscita sull’esempio di San Francesco Saverio Padre Luigi Menegazzo, Superiore Generale dei Saveriani, era a Cagliari per il Ritiro del Clero e la riapertura della Casa La Congregazione è impegnata a seguire con la ricchezza del suo carisma l’invito di Papa Francesco all’evangelizzazione adre Luigi Menegazzo, è il superiore generale dell'ordine Saveriani, e nei giorni scorsi è stato a Cagliari per la riapertura della casa di Via Sulcis. Nato nel 1952 a Cittadella, in provincia di Padova, padre Menegazzo ha studiato con i Saveriani sin dalla scuola media. Dopo essere stato ordinato sacerdote e aver conseguito una licenza in missiologia all’Università Gregoriana, ha vissuto in Giappone per 15 anni impegnandosi nella pastorale e approfondendo gli studi sullo scintoismo. Prima di assumere a Roma l’incarico di vicario generale della congregazione, 12 anni fa, ha insegnato Storia e fenomenologia delle religioni presso l’Istituto teologico saveriano di Parma. “Siamo felici di ritornare qui dopo alcuni anni – dice - e soprattutto di aver avuto come ospiti i sacerdoti e i religiosi della Diocesi che, insieme al vescovo, hanno voluto tenere il loro ritiro qui, un segno importante di attenzione della Chiesa di Cagliari e di quella sarda. È una grande soddisfazione per me sapere che il vescovo è voluto venire qui: è un segno della bontà divina. Ritorniamo a Cagliari dopo alcuni anni, con tanti che ci hanno chiesto di farlo e stiamo lavorando perché la casa continui ad essere luogo di accoglienza per tutti quelli che vi faranno visita”.

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Papa Francesco chiede a tutti di uscire dalle sacrestie. Che valore ha questo invito per voi saveriani? Abbiamo preso in seria considerazione l’invito del Papa, in particolare alcune indicazioni come

quella delle periferie: esistenziali, umane e delle grandi città. Su questo tema stiamo riflettendo e vogliamo che la nostra scelta non cada su questo o quel campo periferico o quale altra regione del mondo, ma vogliamo che la scelta sia fatta nella capacità di leggere il territorio dove la nostra comunità si trova. Anche qui a Cagliari i nostri religiosi si interesseranno e daranno il loro appoggio a chi cerca aiuto. L’uscita che il Papa ci chiede è verso un riammodernamento delle nostre pratiche di vita cristiana: ci viene chiesto di rivedere il modo con il quale testimoniamo la nostra fede. Non solo anche i nostri stili di vita e le nostre scelte devono essere profondamente rivisitate, alla luce di quanto il Santo Padre ci chiede. Su questo siamo impegnati a “ristrutturarci”, un tema affrontato nel recente capitolo generale. Una ristrutturazione da realizzare non solo per il calo delle vocazioni o per l’invecchiamento di tanti di noi, quanto per le nuove esigenze che la missione richiede. Per fare questo occorre ricentrarci sul carisma, riscegliendo alcune Chiese del mondo dove c’è più bisogno: questa è la vera ristrutturazione. Lei è stato per tanti anni in Giappone. Che tipo di atteggiamento ha riscontrato in quel Paese così diverso dl nostro? In Giappone sono stato bene per tanti motivi, non perché si stia bene come vita quotidiana, quanto perché è un campo missionario tipico, dove la Chiesa è completamente è povera, in termini numerici, con comunità cristiane piccole che soffrono per mantenersi in vita. L’atteggiamento

principale da adottare è quello che Papa Francesco chiamerebbe della misericordia, che in questo caso non significa perdonare ma semplicemente essere compartecipi verso una popolazione la quale necessita di punti di riferimento. La missione dei saveriani ha tentato in vari modi di dare punti di riferimento attraverso una chiara testimonianza della fede. Credo che tutti i saveriani abbiano lavorato in Giappone serenamente e continuino a farlo, anche se non si vedono

grandi risultati in termini magari di battesimi o conversioni. Si nota però un risultato forse sotterraneo, testimoniato dal fatto che la persona di Cristo attira, interroga e quindi lascia un segno. Anche se può sembrare poca cosa noi continuiamo a lavorare in Giappone, così come in tutto il mondo, per portare Cristo a tutti e ad annunciare il suo Vangelo. Posso affermare che il Giappone è una delle nostre zone missionarie più caratteristiche. I.P.

LETTURE

n IN LIBRERIA Nuovo Testamento e vita consacrata

Ricardo Volo Perez nel libro “Attirati da Gesù. Nuovo Testamento e vita consacrata”, edito da San Paolo, affronta il rapporto tra vita consacrata e Sacra Scrittura, in particolare il Nuovo Testamento. L’origine carismatica e lo sviluppo storico della vita consacrata non si spiegano senza una relazione profonda e permanente con la lettura orante delle pagine sacre. Essa, infatti, non potrebbe capirsi senza un riferimento intimo e costante alla figura di Gesù, così come questa è testimoniata in modo speciale dalla Sacra Scrittura. Le donne e gli uomini che nel corso dei secoli hanno via via fondato e stabilito nuove forme di vita consacrata nella Chiesa aprendo strade carismatiche di esistenza evangelica hanno avvertito, senza eccezioni, la voce di Dio che parlava loro attraverso le Scritture, e si sono sentiti spinti proprio dalla «parola di Dio in quanto consegnata per iscritto dello Spirito divino» (Dei Verbum, n. 9). Quegli uomini e quelle donne incontrarono Gesù e furono da lui trasformati in modo particolarmente originale, grazie alla lettura del Vangelo cui si abbandonarono. La vita religiosa, nella sua ricca e multiforme varietà, promana carismaticamente dalla Bibbia letta, meditata, pregata e vissuta. In occasione dell’Anno della Vita Consacrata, Edizioni San Paolo una serie in dodici volumetti realizzata in collaborazione con l’Istituto di teologia della vita consacrata Claretianum.


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Visita pastorale. Mons. Miglio presente nella Parrocchia del SS. Crocifisso

Educare alla fede è il primo obiettivo ’inizio del tempo di Avvento ha portato in una delle parrocchie della nostra diocesi anche la visita pastorale, svoltasi la scorsa settimana presso la parrocchia del Santissimo Crocifisso, nel quartiere cagliaritano di Genneruxi. Monsignor Arrigo Miglio nei giorni dedicati alla sua visita ha voluto conoscere più nello specifico lo svolgersi delle attività parrocchiali ed oratoriali, incontrare la comunità di persona, conoscere le famiglie e i catechisti e vivere uno scorcio di oratorio la domenica mattina dopo la celebrazione della Santa Messa delle 9.30 dedicata ai bambini e ragazzi del catechismo. Tappa significativa della visita pastorale è stato proprio l’incontro con i genitori ed il parroco, che hanno mostrato la vivacità della comunità del Santissimo Crocifisso mediante la proiezione di un breve video dedicato alle attività estive e al lavoro dei numerosi animatori dell’oratorio; una storia di servizio in cui i più grandi si prendono cura gratuitamente dei più piccoli. Non è poi mancato anche un momento di condivisione, nel quale alcuni genitori hanno raccontato al vescovo la loro esperienza all’interno della comunità, seguito poi dalle parole del parroco, don Alberto Medda. La serata si è poi conclusa con un sincero momento di dialogo tra Monsignor Miglio e le famiglie presenti, dedicato allo scoprire quali fossero le curiosità e le domande poste più frequentemente dai bambini ai loro genitori rispetto alla fede. Lasciamo quindi raccontare quanto accaduto direttamente da chi ha vissuto personalmente questo incontro, la dottoressa Pitzalis, parrocchiana, catechista e madre di uno dei tanti bambini che vivono la parrocchia e l’oratorio di Genneruxi. “Nel giorno della sua visita pastorale presso la nostra Parrocchia del SS. Crocifisso, il Vescovo Mons. Arrigo Miglio ha voluto incontrare anche le

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famiglie dei bambini e dei ragazzi che la frequentano al fine di conoscere come è strutturata la nostra realtà parrocchiale, con riferimento alle attività del Catechismo e dell'Oratorio. Un incontro per noi molto cordiale, ma molto importante che ci ha consentito di portare alla sua attenzione con quale piacere ed entusiasmo la Comunità le sostiene, grazie anche al fatto che le due attività seguono un percorso che le lega direttamente e saldamente fra loro. Gli incontri di Catechismo infatti si svolgono tutti in modo vivace e diversificato con la collaborazione tra catechisti e animatori dell'Oratorio. Il cammino di fede proposto tende a conoscere Gesù e far vivere a pieno il Vangelo e i suoi insegnamenti vengono sempre posti in parallelo con l'esperienza diretta della realtà quotidiana dei bambini e dei ragazzi. Questo fatto oltre ad essere molto apprezzato, consente loro di porsi sempre nuove domande, in un continuo confronto, alla ricerca di risposte adeguate alla loro giovane età, sul significato di questo loro cammino di fede. Ma non solo: il CRE estivo, i campi scuola, le feste, i momenti di aggregazione, i ritiri spirituali dell'Avvento e della Quaresima, l'animazione della Santa Messa della Domenica sono occasioni nelle quali tutto ciò trova concreta realizzazione. Quello che rende questi momenti veramente belli e importanti sono la gioia e l'entusiasmo con cui non solo

bambini e ragazzi, ma l'intera Comunità sempre più numerosa, vi partecipa. Nella nostra Comunità, a tutti, bambini, ragazzi, giovani, catechisti e genitori è data la possibilità di vivere in queste occasioni momenti di condivisione e di servizio gioioso sperimentando e testimoniando la bellezza della vita cristiana. Lo stesso Mons. Miglio accompagnato dal nostro parroco Don Alberto ha potuto vivere personalmente, per qualche momento, l'esperienza della domenica mattina in Oratorio come fanno i nostri ragazzi dopo la Santa Messa delle 9.30. Giochi di squadra, individuali, a tema, musica, laboratori, la merenda, il tutto in sala, in giardino e al campetto sportivo. Tutto a disposizione di tutti, con gli animatori sempre presenti in gran numero con grande impegno e dedizione, i più grandi al servizio dei più piccoli. Il Vescovo stesso con grande piacere ha apprezzato, si è intrattenuto con i

ragazzi, informandosi un po' su tutto, esortandoli soprattutto a non disperdere, ma anzi a rinvigorire, ogni giorno sempre più questa preziosa realtà. E su questo aspetto, quello cioè dell' Iniziazione cristiana di bambini, ragazzi e giovani, Mons. Miglio ci ha lasciato un messaggio importante sul quale riflettere. Gli adulti laici, presenti in numero decisamente maggiore rispetto a preti e sacerdoti, come famiglie, catechisti, Comunità, sono chiamati ad una grande responsabilità per la crescita e l'educazione dei giovani alla fede e all'Amore di Dio. Per diventare e vivere da buoni Cristiani, aperti e sempre disponibili verso il loro prossimo, così come insegnava Gesù, devono innanzi tutto loro stessi sentirsi accolti ed amati. Un invito quindi ed un grande sostegno per tutti noi, in questi tempi davvero difficili, a proseguire con forza e coraggio in questa missione.” Federica Bande-M. Cristina Pitzalis

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n APPUNTAMENTI Formazione liturgica per le parrocchie

L’Ufficio Liturgico Diocesano organizza tre giorni di formazione liturgica per i collaboratori parrocchiali (catechisti, lettori, accoliti, ministranti adulti, coristi e strumentisti, animatori liturgici, membri dei consigli pastorali, religiosi e religiose, altri collaboratori parrocchiali, gruppi e associazioni) e per chiunque desideri parteciparvi. Per facilitare la partecipazione dalle diverse zone della Diocesi, gli incontri si svolgeranno a Cagliari nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile in due turni e presso la parrocchia di Senorbì. Tema del percorso formativo sarà “L’Eucaristia: celebrazione, spiritualità, animazione.” Il calendario per Senorbi prevede gli appuntamenti per mercoledì 21, giovedì 22, venerdì 23 gennaio 2015 nella parrocchia di S. Barbara, in sessione unica dalle 17.30 alle 19.30. Per Cagliari il calendario prevede gli appuntamenti martedì 27, mercoledì 28, giovedì 29 gennaio 2015 nell’aula magna del Seminario arcivescovile. Si può scegliere tra due sessioni: quella pomeridiana dalle 16 alle18, oppure quella serale dalle 19 alle 21. Per le iscrizioni occorre compilare la scheda di iscrizione e spedirla entro il 16 gennaio 2015 all’indirizzo mail liturgia@diocesidicagliari.it o tramite posta ordinaria. L’iscrizione potrà essere presentata dal parroco o rettore della chiesa o un delegato, oppure direttamente da chi desidera partecipare previo accordo col parroco/rettore. Per ciascun partecipante è necessario indicare il nominativo, recapito telefonico ed eventuale email, la parrocchia o chiesa di appartenenza, la sede e la sessione prescelta.


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Uno studio sulla figura del Canonico Spano

La via della bellezza per andare incontro a Cristo L’intervista a don Marcello Loi parroco di S.G. Battista a Pula sulla manifestazione di inizio Avvento che ha messo insieme l’ascolto della Parola, l’arte e la musica

Al Museo Diocesano si è svolta la presentazione del volume di Paolo Bullitta dedicato all’ecclesiastico sardo i sono uomini che lasciano un’impronta profonda, oltre il loro tempo, uomini abili nel tracciare un segno capace di scrivere la storia e diffondere le radici e le ragioni culturali di un popolo. Il Canonico Giovanni Spano (Ploaghe 1803 – Cagliari 1878) è uno di questi uomini, un’illustre figura di teologo, linguista, filologo, antropologo, scrittore e padre dell’archeologia in Sardegna. Di lui ha delineato un ritratto Paolo Bullitta nel suo nuovo libro "Il Canonico Giovanni Spano" presentato al pubblico al Museo Diocesano il 25 Novembre, alla presenza di un nutrito numero di ascoltatori, di un pubblico colto interessato e attento. Nato dall’intento di ricordare e celebrare questo insigne studioso sardo ottocentesco, il volume ha un carattere divulgativo per poter far conoscere ai più questa figura emblematica della storia della cultura della "nazione" sarda. A raccontare il libro e soprattutto la biografia dello Spano durante la serata organizzata dal gruppo del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, sono intervenuti Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, Maria Lucia Baire, direttore del Museo del Duomo, Don Gianfranco Saba, rettore del Seminario Regionale Sardo, Marinella Ferrai Cocco Ortu, già direttore dell’Archivio di Stato, e lo stesso autore Paolo Bullitta. Per ricordare l’uomo e il prete Giovanni Spano, Mons. Miglio ha citato il discorso del Santo Padre al Parlamento Europeo sottolineando come sia la dignità e l’importanza dei diritti umani a formare

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la coscienza di ogni persona che, nel caso del Canonico sardo, diventa consapevolezza culturale tanto forte da scrivere le pagine della storia della regione Sardegna. E chiunque ami la storia, l’arte e la città di Cagliari ha sicuramente letto quei libri che lo Spano ha scritto con tanta minuzia di dettagli, la "Guida della città e dei dintorni di Cagliari" e la "Guida del Duomo di Cagliari". Testi imprescindibili per chiunque voglia approcciare i monumenti del capoluogo sardo e ricordati da Maria Lucia Baire durante il suo intervento dove ha descritto il Canonico di Ploaghe come un personaggio capace di spaziare in ogni ambito dello scibile umanistico e soprattutto abile nel divulgare e trasmettere le sue conoscenze. Anche le parole di don Gianfranco Saba e di Marinella Ferrai Cocco Ortu, appositamente invitati, hanno sottolineato l’importanza e la poliedricità di Giovanni Spano come figura chiave dell’ambiente intellettuale sardo ottocentesco. Ma allo Spano, di cui tanto c’è ancora da scoprire e raccontare, spesso non si riconosce il giusto valore correndo così il rischio di far cadere nell’oblio il nome di uno dei più grandi studiosi, le cui "gesta" sono oggetto di interesse da parte di tutto il mondo accademico e non, che a lui ha dedicato una serie di convegni di studio e approfondimenti come quello organizzato a Milano nel 2004 in occasione del bicentenario della sua nascita. Tanto ci sarebbe ancora da dire di quell’uomo che, nominato Senatore del Regno, per lealtà verso il Papa e la Chiesa non prese mai parte alle sedute del Senato per rispettare il non expedit. Il libro di Bullitta ha il merito di aver aperto una strada e un invito ad ulteriori approfondimenti. Roberta Sonedda

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L'anno liturgico costituisce il grande cammino spirituale di tutta la comunità cristiana. Da quali esigenze ha preso le mosse l'iniziativa per l’Avvento? Credo che il cuore dell’uomo esiga, soprattutto oggi, stimoli semplici ma efficaci che risveglino il desiderio di vivere in pienezza anche nelle difficoltà. Un bagno nella bellezza comunicata attraverso il linguaggio della parola, dell’arte e della musica, credo sia la via più immediata per far giungere molti ad accogliere la Bellezza con la B maiuscola, il Cristo, Luce del mondo. Come si è svolta la manifestazione d'inizio Avvento? Quali sono stati gli elementi principali? L’iniziativa parte dalla consapevolezza che un qualsiasi messaggio giunge più efficacemente all’interlocutore, gli tocca il cuore e lo incuriosisce intellettualmente se veicolato da più linguaggi contemporaneamente che lo coinvolgano a tutti i livelli. Per questo abbiamo proposto un percorso che parte dall’ascolto della Parola del Vangelo proclamata da un lettore capace di trasmettere significati e suscitare emozioni trascinando gli ascoltatori dentro la scena evangelica. Le musiche proposte dall’organista, interpretando il senso dell’attesa, ci hanno proiettati verso la contemplazione di opere d’arte classiche e moderne, in tema con la Parola proclamata, magistralmente descritte da una storica dell’arte. Il dialogo Parola, arte e Musica si è dimostrato utile anche nel favorire la preghiera. Quali sono stati i brani bibblici, quali le opere d’arte e i brani musicali? Il titolo della serata culturale e spirituale, “la bellezza dell’attesa e l’attesa della Bellezza” indica il tema dell’attesa come

atteggiamento del tempo di avvento. Attendere un evento gioioso è già gioia in se, per questo i brani proclamati sono stati quello dell’annunciazione e della visitazione del vangelo di Luca, che culminano nel canto Magnificat. Sono state poi commentate due opere d’arte: un affresco di Piero della Francesca, La Madonna del parto e una tela di Chagall, Donna incinta. Il brano musicale eseguito, suddiviso in 5 movimenti tutti ispirati ad inni gregoriani del tempo d'Avvento. è di Pietro Alessandro Yon, dal titolo: Advent First religious suite for organ. Nel nostro tempo fede e cultura seguono sentieri diversi. È possibile farli incontrare? Penso che fede e cultura possano incontrarsi nel desiderio umano di trovare risposta alla domanda di senso. Un sentiero culturale che non si spinga all’infinito e che già all’origine preveda con pregiudizio un limite, non corrisponda alla vera natura dell’uomo, fatto per superare se stesso. Non è una novità, ma credo che come ieri, ancora oggi, arte e musica mantengano intatta la loro forza di rappresentare uno dei luoghi privilegiati nei quali far risuonare la Parola che suscita la fede. Come è possibile far incontrare fede e cultura nel cammino concreto di una comunità parrocchiale? Credo che sia necessario creare concrete opportunità di collaborazione fra la parrocchia e le diverse realtà culturali della comunità, favorire luoghi di incontro,

spazi nei quali sia possibile interagire a favore di un obbiettivo condiviso, a partire dallo specifico di ciascuno. Per quanto riguarda la nostra esperienza d’avvento, la collaborazione nel rispetto delle competenze, delle sensibilità e anche della fede di ciascuno sono stati il punto di partenza per raggiungere un obbiettivo: comunicare e incoraggiare a vivere l’atteggiamento dell’attesa che descrive il cristiano pellegrino sulla terra. Un aspetto che colpisce dell'iniziativa sull'Avvento è la partecipazione di persone di diverse età? È possibile metterle insieme allora? Si tratta di linguaggi senza tempo, capaci di coinvolgere veramente tutti. È sempre molto difficile coinvolgere e interessare i più giovani, però un’esperienza come questa può rappresentare un bel tentativo per avvicinare alla parola di Dio, persone di diversa età, estrazione culturale o anche chi fosse solo interessato all’aspetto estetico e artistico. Erano presenti persone che hanno pensato di partecipare solo perchè attratte dal “trittico” Parola, arte, musica. Altre perché hanno letto dell’iniziativa sul programma del natale Pulese, altre perché incuriosite dalla locandina graficamente curata nei particolari; questo per dire che anche le modalità di comunicazione contribuiscono ad avvicinare persone a momenti parrocchiali che altrimenti passerebbero inosservati. I.P.


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Catechisti DETTO TRA NOI

Negli Orientamenti della CEI sulla catechesi emerge chiara l’importanza della formazione degli adulti. Il cristiano ha sempre bisogno di accostare la Parola di Dio e di essere sostenuto nella quotidiana testimonianza di fede in mezzo alle sfide del nostro tempo

Voi non trovate lavoro?

Il grande valore della catechesi con gli adulti fronte di un variegato e strutturato impegno nei percorsi di Iniziazione Cristiana dedicati ai bambini e ai ragazzi, le nostre comunità parrocchiali fanno fatica a coinvolgere gli adulti nelle iniziative di catechesi e approfondimento della fede preparate per loro. Al di là dei cammini proposti da gruppi e associazioni ecclesiali, le parrocchie, oltre ai momenti celebrativi, oltre alla ricchezza offerta dalla pietà popolare e oltre ad estemporanei incontri nella preparazione prossima ai sacramenti, non sempre riescono a proporre, in modo strutturato e condiviso, percorsi di formazione permanente per l’ approfondimento della Parola di Dio e dei contenuti della fede a chi, adulto, ha già maturato una scelta di fede. Eppure la catechesi per e con gli adulti è stata definita fondamentale e non più rimandabile: una priorità, accanto ai percorsi di primo annuncio e di risveglio della fede. In tutte le età, il cristiano ha bisogno di nutrirsi adeguatamente della Parola di Dio e di essere sostenuto nella quotidiana testimonianza di fede, tra le molteplici e impellenti sfide del nostro tempo. Anzi,

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così come proposto dal Rinnovamento della Catechesi (n.124) gli adulti sono in senso più pieno i destinatari del messaggio cristiano, perché essi possono conoscere meglio la ricchezza della fede, rimasta implicita o non approfondita nell’insegnamento anteriore. Essi, poi, sono gli educatori e i catechisti delle nuove generazioni cristiane. Nel mondo contemporaneo, la Chiesa può dare ragione della sua speranza in proporzione alla maturità di fede degli adulti. In tal senso Incontriamo Gesù, al numero 24, riscontra nella formazione permanente degli adulti alcune importanti finalità. Anzitutto nutrire e guidare la mentalità di fede e aiutare il cristiano a saper sviluppare uno sguardo e un continuo ascolto delle istanze, domande e bisogni del mondo che lo circonda, alla luce del Vangelo. Iniziative costanti e ben preparate di catechesi con gli adulti permettono, poi, di sostenere la personale e comunitaria fedeltà alla chiamata di Dio e alla responsabilità con cui la comunità ecclesiale esprime la sua presenza tra gli uomini contemporanei. Inoltre, valorizzando l’esperienza degli adulti stessi, la catechesi

ha il compito di educare ad esprimere, con la vita e la parola, ciò che si è ricevuto: saper, cioè, narrare e testimoniare, nella verità e nella carità, il dono dell’amore di Dio, conosciuto, incontrato e sperimentato. Ecco la grande potenzialità che la catechesi con e per gli adulti riveste nelle nostre comunità: essere ambito di formazione permanente per giovani, adulti, soprattutto famiglie, perché possano essere testimoni significativi e annunciatori credibili del Vangelo negli “areopaghi” del nostro tempo. La sottolineatura sulla famiglia è di significativa importanza: oggi più che mai,

Fondamentale e non più rimandabile è l’avvio nelle comunità e nei vari contesti ecclesiali di una formazione permanente di approfondimento della Parola di Dio e sui contenuti della fede. Questa formazione punta a una quadruplice finalità: - Nutrire e guidare la mentalità di fede: «Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo». - Sviluppare uno sguardo e un ascolto continuo verso le istanze, le domande i bisogni del tempo e delle persone, in forza del «pensiero di Cristo», con il conforto di un discernimento comunitario, sotto la guida dei pastori, nel continuo riferimento alla Parola. - Sostenere la fedeltà a Dio e all’uomo: «non si tratta di due preoccupazioni diverse, bensì di un unico atteggiamento spirituale, che porta la Chiesa a scegliere le vie più adatte, per esercitare la sua mediazione tra Dio e gli uomini. - Educare a esprimere con la vita e la parola ciò che si è ricevuto (redditio). Il cristiano è un testimone che, per rendere ragione della sua fede, impara a narrare ciò che Dio ha fatto nella sua vita, suscitando così negli altri la speranza e il desiderio di Gesù. Questo avviene attraverso una circolarità virtuosa, un richiamo costante tra conoscenza ed esperienza, in cui la fede illumina la vita e le opere di carità illuminano la fede: nel proporla evangelizzano. Cei, Incontriamo Gesù, n. 24

Il dono dell’indulgenza della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e per un congruo lasso di tempo si applicheranno in pie considerazioni, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di fede in qualsiasi forma legittimamente approvata e pie invocazioni alla Vergine Maria; b) nella nostra diocesi, ogni volta che, nei giorni diocesani dedicati alla vita consacrata e nelle celebrazioni diocesane indette per l’Anno della vita consacrata, piamente visiteranno la cattedrale o una chiesa conventuale o l’oratorio di un Monastero di clausura e ivi reciteranno pubblicamente la Liturgia delle Ore o per un congruo lasso di tempo si applicheranno in pie considerazioni, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di fede in

Emanuele Mameli

Nutrire la mentalità di fede

n L’ANNO DELLA VITA CONSACRATA

Domenica 30 novembre è cominciato l’Anno della Vita Consacrata. Per questo speciale evento di grazia la Chiesa concede l’Indulgenza Plenaria alle consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) a tutti i singoli membri degli istituti di vita consacrata e agli altri fedeli veramente pentiti e mossi da spirito di carità, da lucrarsi dalla prima Domenica di Avvento del corrente anno fino al 2 febbraio 2016, giorno in cui l’Anno della vita consacrata solennemente si chiude, da potersi applicare a mo’ di suffragio anche per le anime del Purgatorio: a) A Roma, ogni volta che parteciperanno ad Incontri internazionali e celebrazioni determinate nell’apposito calendario

nella delicata fase di vita della coppia che vive la sua sponsalità e si apre alla genitorialità, la comunità cristiana non può pensarsi assente ed estranea. È proprio nei delicati passaggi esistenziali, e l’inizio della famiglia è uno di questi, che ogni cristiano deve poter ritrovare nella propria parrocchia spazi di incontro e di condivisione che, a partire dalla proposta e dalla riflessione sul Vangelo e sui contenuti della fede, diventano sostegno, punto di riferimento e occasione di fraterna condivisione.

qualsiasi forma legittimamente approvata e pie invocazioni alla Beatissima Vergine Maria. I membri degli Istituti di vita consacrata che, per malattia o altra grave causa siano impossibilitati a visitare quei luoghi sacri, potranno ugualmente conseguire l’Indulgenza plenaria se, col completo distacco da qualsiasi peccato e con l’intenzione di poter adempiere quanto prima le tre consuete condizioni, compiano la visita spirituale con desiderio profondo ed offrano le malattie e i fastidi della propria vita a Dio misericordioso attraverso Maria, con l’aggiunta delle preghiere come sopra. Cagliari 30 novembre 2014 + Arrigo Miglio Arcivescovo di Cagliari Mons. Ottavio Utzeri Cancelliere Arcivescovile

Un curioso ed interessante cartello è stato esposto in un bar di Ponticelli, quartiere napoletano. I titolari hanno scritto: “Voi non trovate lavoro, noi non troviamo personale”. Se questo è vero, e non abbiamo motivi per dubitare, viene a galla un fenomeno di cui si sente parlare ogni tanto e, cioè, che molti (o pochi?) giovani non vogliono lavorare o, meglio, non vogliono fare certi lavori che richiedono impegno, fatica e soprattutto turni. Si sa che in Italia la disoccupazione è quasi al 13 % e quella giovanile raggiunge quasi il 40%.Quindi il fenomeno è reale, osservando una faccia della medaglia: circa 3 milioni di italiani non hanno lavoro. E, si sa, che il lavoro nobilita l'uomo, gli da dignità, lo impegna per guadagnarsi il sostentamento e una vita dignitosa, ma con il sudore della fronte. Però, se guardiamo l'altra faccia della medaglia, scopriamo, ahinoi, che c'è gente che non vuole lavorare. Capitava anche ai tempi di S. Paolo (e credo capiti in ogni tempo), tanto che l'Apostolo delle genti scrive: “diamo quest'ordine: chi non vuole lavorare, neppure mangi”. Parole dure ma chiare! Ora, si potrebbe pensare che il cartello di cui sopra, sia un fatto isolato. Ebbene, no! Ho sentito personalmente un pastore disperato, che avendo bisogno per una ventina di giorni di un operaio per potersi curare, ha fatto la triste esperienza di non trovare nessuno, pur offrendo una remunerazione di 100 euro al giorno. Conosco alcune famiglie che possiedono grandi vigne dietro casa, completamente abbandonate. Eppure i baldi giovanotti che si avviano all'età matura (40 anni) preferiscono ubriacarsi con vino o birra acquistati al bar piuttosto che ubriacarsi con il vino frutto del loro lavoro....fermo restando che ubriacarsi non è una virtù e, tra l'altro, fa male alla salute. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di episodietti insignificanti. No: udite udite.... in alcune agenzie di Cagliari preposte ad offrire lavoro, anche se part-time o lavori come nei call center, le impiegate trascorrono intere giornate al telefono, senza trovare un lavoratore o una lavoratrice. Le condizioni che pretendono molti bamboccioni e bamboccione sono: no il sabato e la domenica e i giorni festivi, no la turnazione, che prevede anche il lavoro notturno, no lavori pesanti, no lavori più distanti di 100 metri da casa di papy e mammy, no....per altri motivi. Ma allora, perchè lamentarsi che non c'è lavoro? Sarà pure precario il lavoro offerto, ma i lavori non faticosi e che non richiedono rinunce e responsabilità, non li hanno ancora inventati. O i bamboccioni e bamboccione alle prime armi pretendono di fare i dirigenti, senza arte né parte? E non si illudano i giovincelli di essere mantenuti eternamente dai genitori. Molto opportunamente una canzone degli anni '70 recitava: “la gioventù tramonta, la mamma e il papà muoiono....resta la fregatura del primo amore”. Mi viene in mente un pensiero, o un dubbio; non è che si sia diffusa la contagiosa sindrome della “mandronia” (pigrizia irreversibile, per chi non conosce l'inglese). Don Tore Ruggiu


Papa Francesco

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domenica 14 dicembre 2014

Il Messaggio del Santo Padre al Festival della Famiglia

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Roberto Piredda Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari

Cari fratelli e sorelle, in occasione del Festival della famiglia, in programma a Riva del Garda, sul tema "L’ecosistema vita e lavoro. Occupazione femminile e natalità, benessere e crescita economica", desidero salutare ed esprimere il mio apprezzamento agli organizzatori, ai relatori e a tutti i partecipanti per l’impegno in favore della famiglia. Come cittadini, come cristiani, come famiglie e associazioni familiari, provenienti da professioni e ambienti diversi, in questi giorni voi mettete in comune esperienze, preoccupazioni e progetti. Vi auguro un proficuo incontro! Il tema affrontato, che riprende e completa una serie di riflessioni che avete già iniziato su altri aspetti nelle scorse edizioni, è molto

Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Alessandro Orsini

Il futuro dell’umanità passa per la famiglia

“Per l’impegno e la responsabilità che richiedono la messa al mondo e l’educazione dei figli, le famiglie necessitano di un aiuto appropriato da parte delle agenzie pubbliche e delle aziende. Il preoccupante andamento demografico richiede una straordinaria strategia in favore delle famiglie” importante. Voi vi proponete di offrire spunti di riflessione e piste operative affinché la famiglia sia sempre più protagonista nel contesto sociale, culturale e politico del Paese. In effetti, voi siete ben consapevoli della posizione insostituibile e fondamentale che la famiglia occupa, sia nella società civile sia nella comunità ecclesiale. Il futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia, e pertanto bisogna permetterle di giocare il ruolo che le compete. Ma non è sufficiente ribadire l’importanza della famiglia e affermare i suoi diritti: occorre considerare concretamente come possono articolarsi i compiti della famiglia e quelli della società,in particolare, per quanto riguarda i rapporti tra vita professionale e vita familiare. La famiglia ha una missione che le è

propria, al servizio dei suoi membri, del proprio sviluppo, della vita; ha dei diritti e dunque ha bisogno di sostegni e garanzie per poterli esercitare. D’altra parte, la famiglia ha anche dei doveri verso la società, deve cioè offrire la sua collaborazione al servizio della comunità. E’ questo un ambito privilegiato in cui praticare armonicamente la solidarietà e la sussidiarietà, vale a dire una sinergia tra pubblico e privato, tra imprese e famiglie.Proprio per l’impegno e la responsabilità che richiedono la messa al mondo e l’educazione dei figli, le famiglie necessitano di un aiuto appropriato da parte delle agenzie pubbliche e delle aziende, in un’ottica di mutua collaborazione.Il preoccupante andamento demografico richiede,da parte di tutti i soggetti interessati, una

straordinaria e coraggiosa strategia in favore delle famiglie. Da qui può iniziare anche un rilancio economico per il Paese. E in questa prospettiva va riconsiderato e risolto anche il dramma della disoccupazione soprattutto giovanile. La mancanza di lavoro avvilisce la persona, che si sente inutile ai suoi stessi occhi, e impoverisce la società, che viene privata dell’apporto di forze valide e volenterose. Penso all’elaborazione delle politiche familiari, a tutto ciò che concerne lo statuto giuridico e sociale delle famiglie in generale e l’aiuto che dev’essere offerto a quelle che sono svantaggiate sul piano materiale e morale. In particolare, occorre porre attenzione all’occupazione femminile. Molte donne avvertono il bisogno di essere meglio riconosciute nei loro diritti,

nel valore dei compiti che esse svolgono abitualmente nei diversi settori della vita sociale e professionale, nelle loro aspirazioni in seno alla famiglia e alla società. Alcune di loro sono affaticate e quasi schiacciate dalla mole degli impegni e dei compiti, senza trovare sufficiente comprensione e aiuto. Bisogna fare in modo che la donna non sia, per esigenze economiche, costretta a un lavoro troppo duro e a un orario troppo pesante, che si aggiungono a tutte le sue responsabilità di conduttrice della casa e di educatrice dei figli. Ma soprattutto bisogna considerare che gli impegni della donna, a tutti i livelli della vita familiare, costituiscono anche un contributo impareggiabile alla vita e all’avvenire della società. Cari amici, auspico che il Festival della Famiglia porti i frutti sperati e, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera, volentieri invio la Benedizione Apostolica, a sostegno di ogni proposito e progetto di bene in favore dell’istituto familiare, che è sempre stato e rimane la cellula vitale della società. 2 dicembre 2014

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