Poste Italiane SpA Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari
SETTIMANALE DIOCESANO
A N N O X I N .47-48
Papa Francesco
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Attualità
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DI
CAGLIARI
Diocesi
DOMENICA
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DICEMBRE
2014
Cultura
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Il Messaggio per la Giornata della Pace
Un impegno deciso contro la corruzione
La Dedicazione della chiesa di Santa Lucia
La lingua sarda e la tradizione religiosa
l testo del Papa quest’anno ha per Ititolo “Non più
resentate dal Governo una serie di P norme per rinforzare la
ons. Miglio ha presieduto il Rito M liturgico lo scorso 13
a pietà popolare è una risorsa preziosa L per la trasmissione
schiavi, ma fratelli”
lotta al crimine
dicembre
della fede
EDITORIALE Si è fatto povero per noi di + Arrigo Miglio Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Cor 8,9). La parola povertà fa parte da sempre del vocabolario natalizio, e richiama principalmente l'attenzione sulla povertà materiale in cui si è trovata a Betlemme la santa famiglia venuta da Nazaret, quando per Maria si compirono i giorni del parto e non trovò di meglio che una mangiatoia dove adagiare il suo bambino. La tradizione natalizia si esprime con particolare dolcezza nei canti, che mettono in evidenza la tenerezza materna di Maria, la premura discreta di S. Giuseppe e soprattutto la povertà estrema in cui è avvenuta la nascita di Gesù. Non è difficile intuire quale fosse la condizione di una famiglia partita da Nazaret verso Betlemme per il censimento, poi fuggita in Egitto a motivo della ferocia di Erode, quindi nuovamente in viaggio per tornare prima in Giudea poi finalmente a Nazaret. Ma ciò che ha colpito in modo speciale la tradizione popolare è anche un altro tipo di povertà: quella di un Dio onnipotente che diventa creatura fragile e limitata. La povertà esteriore di Betlemme e di Nazaret non fa altro che sottolineare la vera povertà cui Dio ha voluto sottoporsi. Veramente la tradizione popolare natalizia ha colto nel segno, mettendo in evidenza il cuore del messaggio che ci viene dal Natale di Gesù: Dio ha voluto farsi povero. Se la povertà materiale del Bambino di Betlemme ci commuove ogni anno e ci apre il cuore a rinnovare il "miracolo di Natale" (come avviene sulla scalinata di Bonaria), l'altra povertà, quella di un Dio che diventa debole e fragile creatura, ci interpella e ci mette in crisi, proprio a motivo della strada che Dio ha deciso di seguire per venire a salvare l'uomo. La forza di Dio si manifesta nella sua debolezza! Una scelta paradossale di Dio, che di colpo mette in ridicolo tutte le nostre pretese di superiorità, di supremazia, di prestigio, di potere da esercitare sugli altri, e ci aiuta a capire come mai ogni volta che proviamo a risolvere i nostri problemi e quelli della società con un tipo di forza che schiaccia il più debole non raggiungiamo mai risultati veri e duraturi. Il messaggio di Natale è una Parola che bussa e chiede di entrare in tutta la nostra vita e in quella di ogni società che desideri essere realmente a misura d'uomo. Questa Parola ci dice che la vera forza per risollevarci si trova nella nostra disponibilità a condividere la povertà dei più deboli, mettendo loro al primo posto e misurando su di loro ogni progetto di crescita umana, culturale e sociale. Questo è il senso dell'attesa particolarmente viva nell'atmosfera natalizia. C'è attesa di bontà, che significa possibilità di essere ascoltati e compresi, di guardarsi reciprocamente con occhi diversi nonostante le tensioni, i problemi, le divisioni. Possibile che il mondo per camminare abbia sempre bisogno di minacce e di paure? A Natale si può almeno intuire che la bontà di Dio incarnata nel Bambino di Betlemme è ben più forte della ferocia di Erode. C'è anche molta attesa di solidarietà, e a Natale si scopre ancora una volta che la solidarietà più forte e più efficace è proprio quella che nasce dalla condivisione di sofferenze e povertà, ed è possibile, perché Dio per primo ha voluto essere pienamente solidale con noi.
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Natale. Il Messaggio dell’Arcivescovo
Fare spazio al Figlio di Dio
“La povertà esteriore di Betlemme e di Nazaret sottolinea la vera povertà cui Dio ha voluto sottoporsi. Il messaggio di Natale è una Parola che bussa e chiede di entrare in tutta la nostra vita e in quella di ogni società. Questa Parola ci dice che la vera forza per risollevarci si trova nella nostra disponibilità a condividere la povertà dei più deboli, mettendo loro al primo posto e misurando su di loro ogni progetto di crescita umana, culturale e sociale”
Il Direttore, la redazione e i collaboratori augurano ai lettori
Buon Natale e Felice Anno Nuovo Il Portico riprenderà le pubblicazioni domenica 4 gennaio 2015
Giovani
5 Cagliari
L’impegno di fede del matrimonio cristiano
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L’incontro del Movimento per la Vita
San Pio X
11 Parrocchie 13
La Mostra sui Miracoli Eucaristici
Il SS. Nome di Maria ha celebrato i suoi 50 anni
Attualità
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domenica 21 dicembre 2014
Vivere la fraternità per costruire la vera pace “Non più schiavi, ma fratelli” è il titolo del Messaggio di Papa Francesco per la XLVII Giornata Mondiale della Pace. Pubblichiamo alcuni passaggi del testo pontificio l tema che ho scelto per il presente messaggio richiama la Lettera di san Paolo a Filemone, nella quale l’Apostolo chiede al suo collaboratore di accogliere Onesimo, già schiavo dello stesso Filemone e ora diventato cristiano e, quindi, secondo Paolo, meritevole di essere considerato un fratello. Così scrive l’Apostolo delle genti: «E’ stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo» (Fm 15-16). Onesimo è diventato fratello di Filemone diventando cristiano. Così la conversione a Cristo, l’inizio di una vita di discepolato in Cristo, costituisce una nuova nascita (cfr 2 Cor 5,17; 1 Pt 1,3) che rigenera la fraternità quale vincolo fondante della vita familiare e basamento della vita sociale […] La fraternità esprime anche la molteplicità e la differenza che esiste tra i fratelli, pur legati per nascita e aventi la stessa natura e la stessa dignità. In quanto fratelli e sorelle, quindi, tutte le persone sono per natura in relazione con le altre, dalle quali si differenziano ma con cui condividono la stessa origine, natura e dignità. E’ in forza di ciò che la fraternità costituisce la rete di relazioni fondamentali per la costruzione della famiglia umana creata da Dio.
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I molteplici volti della schiavitù ieri e oggi 3. Oggi, a seguito di un’evoluzione positiva della coscienza dell’umanità, la schiavitù, reato di lesa umanità, è stata formalmente abolita nel mondo. Il diritto di ogni persona a non essere tenuta in stato di schiavitù o servitù è stato riconosciuto nel diritto internazionale come norma inderogabile. Eppure, malgrado la comunità internazionale abbia adottato numerosi accordi al fine di porre un termine alla schiavitù in tutte le sue forme e avviato diverse strategie per combattere questo fenomeno, ancora oggi milioni di persone – bambini, uomini e donne di ogni età – vengono private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù.
Penso a tanti lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori, a livello formale e informale, dal lavoro domestico a quello agricolo, da quello nell’industria manifatturiera a quello minerario, tanto nei Paesi in cui la legislazione del lavoro non è conforme alle norme e agli standard minimi internazionali, quanto, sia pure illegalmente, in quelli la cui legislazione tutela il lavoratore. Penso anche alle condizioni di vita di molti migranti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Penso a quelli tra di loro che, giunti a destinazione dopo un viaggio durissimo e dominato dalla paura e dall’insicurezza, sono detenuti in condizioni a volte disumane. Penso a quelli tra loro che le diverse circostanze sociali, politiche ed economiche spingono alla clandestinità, e a quelli che, per rimanere nella legalità, accettano di vivere e lavorare in condizioni indegne, specie quando le legislazioni nazionali creano o consentono una dipendenza strutturale del lavoratore migrante rispetto al datore di lavoro, ad esempio condizionando la legalità del soggiorno al contratto di lavoro… Sì, penso al "lavoro schiavo". Penso alle persone costrette a prostituirsi, tra cui ci sono molti minori, ed alle schiave e agli schiavi sessuali; alle donne forzate a sposarsi, a quelle vendute in vista del matrimonio o a quelle trasmesse in successione ad un familiare alla morte del marito senza che abbiano il diritto di dare o non dare il proprio consenso. Non posso non pensare a quanti, minori e adulti, sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione o vendita di stupefacenti, o per forme mascherate di adozione internazionale. Penso infine a tutti coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi terroristici, asserviti ai loro scopi come combattenti o, soprattutto per quanto riguarda le ragazze e le donne, come schiave sessuali. Tanti di loro spariscono, alcuni vengono
venduti più volte, seviziati, mutilati, o uccisi. Alcune cause profonde della schiavitù 4. Oggi come ieri, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto. Quando il peccato corrompe il cuore dell’uomo e lo allontana dal suo Creatore e dai suoi simili, questi ultimi non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti. La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine. Accanto a questa causa ontologica – rifiuto dell’umanità nell’altro –, altre cause concorrono a spiegare le forme contemporanee di schiavitù. Tra queste, penso anzitutto alla povertà, al sottosviluppo e all’esclusione, specialmente quando essi si combinano con il mancato accesso all’educazione o con una realtà caratterizzata da scarse, se non inesistenti, opportunità di lavoro […] Anche la corruzione di coloro che sono disposti a tutto per arricchirsi va annoverata tra le cause della schiavitù. Infatti, l’asservimento ed il traffico delle persone umane richiedono una complicità che spesso passa attraverso la corruzione degli intermediari, di alcuni membri delle forze dell’ordine o di altri attori statali o di istituzioni diverse, civili e militari […] Altre cause della schiavitù sono i conflitti armati, le violenze, la criminalità e il terrorismo. Un impegno comune per sconfiggere la schiavitù 5. Spesso, osservando il fenomeno della tratta delle persone, del traffico illegale dei migranti e di altri volti conosciuti e sconosciuti della schiavitù, si ha l’impressione che esso abbia luogo nell’indifferenza generale. Se questo è, purtroppo, in gran parte vero, vorrei ricordare l’enorme lavoro
Chiesa e Stato Italiano: uniti per il bene comune L’incontro ufficiale tra Papa Francesco e Matteo Renzi ha avuto tra i temi principali l’attuale crisi economica, l’educazione dei giovani e il quadro politico internazionale l primo incontro ufficiale tra Papa Francesco e Matteo Renzi si è svolto il 13 dicembre, in un «clima sereno e cordiale» come dichiarato dalla nota della Sala Stampa della Santa Sede. Il Premier, giunto in Vaticano insieme alla sua famiglia, era accompagnato da una delegazione formata dal Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e da Graziano Delrio, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Nel corso dell’incontro, come reso noto sempre dalla Nota della Sala Stampa, il dialogo si è sviluppato sui
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temi della giustizia sociale, soffermandosi in particolare «sull’attuale contesto segnato da persistenti difficoltà di natura economica e sociale, con conseguenze negative soprattutto per l’occupazione dei giovani. Inoltre, si è convenuto sull’importanza dell’educazione per promuovere il futuro delle nuove generazioni». Sono stati presi in esame inoltre «alcuni temi di politica internazionale e si è condivisa la grave preoccupazione specialmente per il progressivo peggioramento dei conflitti nell’area mediorientale».
Questi mesi sono stati caratterizzati dalla Presidenza italiana dell’Unione Europea, nel corso dell’incontro tra il Santo Padre e Matteo Renzi «si è ribadita l’importanza dei temi affrontati dal Santo Padre in occasione del suo recente intervento al Parlamento Europeo di Strasburgo. Essi risultano fondamentali per l’armonico sviluppo dei popoli europei». Entrambe le Parti hanno poi rinnovato «l’impegno a proseguire nella mutua cooperazione per risolvere alcune problematiche di natura bilaterale». I.P.
silenzioso che molte congregazioni religiose, specialmente femminili, portano avanti da tanti anni in favore delle vittime. […] L’azione delle congregazioni religiose si articola principalmente intorno a tre opere: il soccorso alle vittime, la loro riabilitazione sotto il profilo psicologico e formativo e la loro reintegrazione nella società di destinazione o di origine. […] Occorre anche un triplice impegno a livello istituzionale di prevenzione, di protezione delle vittime e di azione giudiziaria nei confronti dei responsabili. Inoltre, come le organizzazioni criminali utilizzano reti globali per raggiungere i loro scopi, così l’azione per sconfiggere questo fenomeno richiede uno sforzo comune e altrettanto globale da parte dei diversi attori che compongono la società. Gli Stati dovrebbero vigilare affinché le proprie legislazioni nazionali sulle migrazioni, sul lavoro, sulle adozioni, sulla delocalizzazione delle imprese e sulla commercializzazione di prodotti realizzati mediante lo sfruttamento del lavoro siano realmente rispettose della dignità della persona. […] Le organizzazioni intergovernative, conformemente al principio di sussidiarietà, sono chiamate ad attuare iniziative coordinate per combattere le reti transnazionali del crimine organizzato che gestiscono la
tratta delle persone umane ed il traffico illegale dei migranti. Le imprese, infatti, hanno il dovere di garantire ai loro impiegati condizioni di lavoro dignitose e stipendi adeguati, ma anche di vigilare affinché forme di asservimento o traffico di persone umane non abbiano luogo nelle catene di distribuzione. Alla responsabilità sociale dell’impresa si accompagna poi la responsabilità sociale del consumatore. Infatti, ciascuna persona dovrebbe avere la consapevolezza che «acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico». Le organizzazioni della società civile, dal canto loro, hanno il compito di sensibilizzare e stimolare le coscienze sui passi necessari a contrastare e sradicare la cultura dell’asservimento. Globalizzare la fraternità, non la schiavitù né l’indifferenza 6. Nella sua opera di «annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società», la Chiesa si impegna costantemente nelle azioni di carattere caritativo a partire dalla verità sull’uomo. Essa ha il compito di mostrare a tutti il cammino verso la conversione, che induca a cambiare lo sguardo verso il prossimo, a riconoscere nell’altro, chiunque sia, un fratello e una sorella in umanità, a riconoscerne la dignità intrinseca nella verità e nella libertà.
domenica 21 dicembre 2014
Norme più incisive contro la corruzione Il Governo ha dato il via libera ad un disegno di legge che ha tra i punti principali la confisca dei beni, l’inasprimento della pena e l’aumento dei tempi di prescrizione ncora una volta il Governo interviene per porre un argine al fenomeno deleterio e ciclicamente ricorrente della corruzione, che come una metastasi tende a proliferare nel sistema dei rapporti tra la pubblica amministrazione e le imprese, alterando il corretto svolgimento delle procedure per l'affidamento delle commesse pubbliche e per il rilascio delle concessioni e delle autorizzazioni. Venerdì scorso, infatti, il Consiglio dei Ministri, su proposta di quello della Giustizia Orlando, ha predisposto un pacchetto di norme destinate a essere inserite nel più generale disegno di legge di riforma della normativa penale sostanziale e processuale. In estrema sintesi, le misure predisposte dall'esecutivo prevedono innanzitutto un inasprimento delle sanzioni per il reato di corruzione: la pena minima passerebbe a 6 anni e quella massima a 10. L'incremento della pena determinerebbe automaticamente anche un prolungamento del tempo necessario al maturare della prescrizione, mentre
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n EVENTI. La Conferenza promossa a Cagliari dal Ministero per i Beni Culturali
La cultura del Mediterraneo La valorizzazione del patrimonio culturale immateriale come via per il dialogo tra i popoli e lo sviluppo sostenibile al centro dei lavori dell’incontro iversità culturale, dialogo interculturale e patrimonio culturale immateriale: sono stati questi i temi al centro della Conferenza internazionale, organizzata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che si è tenuta venerdì e sabato scorso a Cagliari nell’hotel Regina Margherita. L’evento, promosso nell’ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, ha avuto fra gli ospiti i rappresentanti istituzionali e i massimi esperti del settore provenienti dall’Europa e dagli stati del Nordafrica che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Ad aprire la conferenza è stata Francesca Barracciu, Sottosegretario di Stato, che nel suo intervento ha sottolineato:“la città di Cagliari è stata scelta come simbolico centro geografico e culturale del Mediterraneo, per una conferenza il cui scopo è richiamare l’attenzione su quante potenzialità e quali possibilità queste eredità culturali possono offrire per garantire una crescita sociale ed economica”. A seguire si sono svolte tre sessioni di lavoro, dedicate rispettivamente alla diversità culturale e al dialogo interculturale nei programmi e nelle azioni degli organismi nazionali, sovranazionali e internazionali, al patrimonio immateriale come strumento di identità, dialogo e sviluppo, e alle storie di successo nei
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Attualità
programmi di cooperazione e dialogo interculturale. Gli interventi dei relatori si sono succeduti passando dai riti sacri alla musica tradizionale, dalla dieta mediterranea all’artigianato, dal folklore ai riti del Carnevale. Tutti con un unico filo conduttore: la tutela del patrimonio culturale immateriale del Mediterraneo quale volano per il dialogo politico e lo sviluppo sostenibile. Particolarmente apprezzato è stato l’intervento del professor Aldo Natale Terrin, già docente all’Università Cattolica di Milano e all’Università di Urbino e attualmente docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Euromediterraneo” di Tempio Pausania. Nell’introdurre la sessione sul patrimonio culturale immateriale quale strumento di identità, dialogo e sviluppo, il professor Terrin, affrontando il tema sulle origini della cultura, si è soffermato sui riti e sul sacrificio rituale nelle epoche più antiche, affermando che all’origine “rito, religione e cultura si mescolano, senza alcuna distinzione, così come sembra essere stato all’inizio della cultura del Mediterraneo, con il ditirambo, il canto corale in onore del dio Dioniso”. Quale studioso delle religioni orientali, al termine del suo intervento Terrin non ha tralasciato una comparazione tra le antiche esperienze rituali dell’area mediterranea con quelle alla base della ritualità hindu. Per concludere la due giorni, sabato mattina si è tenuta a Palazzo Viceregio la sessione politica con i sottosegretari alla Cultura e i delegati ministeriali in rappresentanza degli Stati
dell’Unione europea e di Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto, per condividere e rafforzare obiettivi, strumenti e programmi per il periodo 2014-2020. Soddisfatta per la riuscita dell’evento, il Sottosegretario Francesca Barracciu ha tenuto a precisare che “nel semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, che si avvia al termine, in più occasioni si è ribadita la necessità di porre in cima all’agenda politica continentale il tema dei beni culturali e del turismo come fattori di crescita economica ed occupazionale. Il Mediterraneo, in particolare, rappresenta da millenni un crogiuolo di culture e tradizioni immateriali che possono garantire sviluppo, lavoro e dialogo per la pace tra i Paesi europei ed africani che vi si affacciano”. E, sotto questo profilo, la Sardegna, centro geografico del Mare Nostrum e, quindi, luogo simbolo ideale scelto per mettere a confronto esperienze e progettualità al fine di stimolare ed indirizzare le decisioni politiche dei prossimi anni, potrebbe giocare un ruolo importante. Franco Camba
con l'aumento della pena minima si vuole anche evitare che il processo si possa concludere, scegliendo il patteggiamento, con l'applicazione di pene ritenute troppo modeste rispetto alla gravità del reato socialmente percepita. La nuova normativa proposta dal Governo intende inoltre migliorare lo strumento della cosiddetta "confisca allargata", che ha già ottenuto significativi risultati nella lotta alla criminalità organizzata: al riguardo si prevede che il provvedimento ablatorio conservi la sua efficacia anche qualora nei successivi gradi di impugnazione sopravvenga una causa estintiva del reato oggetto di accertamento. Ancora, si prevede che l'imputato, per poter chiedere il patteggiamento o la condanna a una pena predeterminata, debba restituire l'integrale ammontare del prezzo o del profitto del reato contestatogli, venendo meno in caso contrario l'ammissibilità della richiesta di definizione anticipata del giudizio e questo allo scopo di assicurare che il profitto ricavato da questi delitti così odiosi sia sempre oggetto di recupero a fini di confisca. Non è certo la prima volta che i governi sono costretti a occuparsi del tema della corruzione, quasi sempre sulla spinta emotiva di fatti di cronaca sconcertanti, come, in questo caso, lo scandalo delle cooperative romane. È ancora fresco il ricordo del ddl anticorruzione predisposto dal governo Monti e approvato a ottobre del 2012. Il più delle volte lo strumento che si utilizza per dare una risposta immediata al clamore sociale suscitato dai reati (non solo in tema di
corruzione, sì pensi anche alle violenze private nelle varie forme possibili) è quello dell' aggravamento delle pene, che peraltro sembra rispondere più all'esigenza di placare lo sdegno popolare immediato che a quella di delineare una politica criminale equilibrata ed efficiente. E ogni volta risuona attuale il monito di Cesare Beccaria, che affermava che "la certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito colla speranza dell' impunità; perché i mali, anche minimi, quando sono certi, spaventano sempre gli animi umani". In tal senso le misure di Monti del 2012 apparivano forse più originali, più articolate (a prescindere da ogni valutazione in termini di efficacia) perché tentavano di agire anche sul versante della formazione, soprattutto del personale della pubblica amministrazione e su quello della prevenzione interna. Condivisibile appare invece il rafforzamento della misura della confisca dei proventi del reato, evitando di lasciarla in balia delle eventuali prescrizioni o di provvedimenti indulgenziali, consentendo il recupero giudiziale delle somme anche indipendentemente dal perseguimento dell' obiettivo di punizione del reo. E senza dimenticare che, al di là dello strumento della repressione penale, pur indispensabile, è l'educazione delle coscienze il primo presidio a sostegno della rettitudine dei comportamenti. Luigi Murtas
n IL FATTO
Si dimentica troppo spesso la tutela della privacy
a privacy è un valore oppure no? Ogni cittadino ha diritto a non vedersi oltraggiato sulle pagine dei giornali? Oppure questi concetti sono validi solo nei corsi di aggiornamento per addetti ai lavori? Da tempo se ne parla, soprattutto perché oggi è consuetudine ben radicata mettere gli affari propri sulla pubblica piazza (meglio se virtuale). Lo spunto per capire come l’involuzione si stia facendo sempre più marcata viene offerta dalla vicenda del piccolo Loris, il bimbo di 8 anni, il cui corpo a novembre è stato rinvenuto cadavere nelle campagne del ragusano, in Sicilia. Dal momento del ritrovamento la sovraesposizione mediatica della vicenda ha raggiunto picchi altissimi: telecamere accese giorno e notte sul piccolo centro agricolo siciliano e su uomini e mezzi delle forze dell’ordine impegnati a trovare la verità sulla morte del piccolo. Se le indagini vanno fatte nel modo più scrupoloso possibile il rilievo dato alla vicenda è spropositato: abitanti, inquirenti, avvocati e altri personaggi quotidianamente sotto il fuoco incrociato di inviati e conduttori. È dai tempi del piccolo Alfredino Rampi, (siamo nel 1981 quando il bimbo 6 anni morì dentro ad un pozzo artesiano dopo tre giorni di tentativi per riportarlo in superficie) che la tv ha colto la valenza strategica della copertura mediatica di vicende tristi e dolorose. Troppi casi eclatanti, come il delitto di Cogne o quello di via Poma a Roma, hanno riempito le giornate di molti che (bontà loro) non avevano null’altro da fare che stare incollati alla tv per seguire le spiegazioni sugli ultimi particolari del delitto, anche a suon di plastici. Gli economisti insegnano che è la domanda a creare l’offerta: se certe vicende hanno seguito è perché a qualcuno piacciono. Per evitare che i palinsesti vengano invasi da lugubri episodi di cronaca basterebbe scegliere altro. Così i conduttori avrebbero meno introiti pubblicitari derivanti dagli share, i protagonisti un po’ più di privacy e qualche migliaia di euro in meno per la loro presenza in tv (con la quale ci si può anche pagare la parcella dell’avvocato) e magari non si arriverebbe alla condanna preventiva dei presunti responsabili, come accade oggi per la giovane mamma di Loris. “Famiglia Cristiana” ha ammonito sulla pericolosità delle parole pronunciate da detenuti sulla povera madre di Loris (“Deve morire come il figlio”), quindi a loro dire già colpevole, e perciò sottoposta ad isolamento in carcere. A volte chi foraggia certe scelte comunicative distorte ne è in qualche modo anche complice. I.P.
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Chiesa
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domenica 21 dicembre 2014
LE PIETRE
Il Santo Padre ha celebrato la festa della Madonna di Guadalupe ll’Angelus il Santo Padre si è soffermato in modo particolare sul tema della gioia, che nella tradizione caratterizza la III Domenica di Avvento, detta appunto “Gaudete”. «Il cuore dell’uomo desidera la gioia – ha affermato Papa Francesco - tutti desideriamo la gioia, ogni famiglia, ogni popolo aspira alla felicità. Ma qual è la gioia che il cristiano è chiamato a vivere e a testimoniare? E’ quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Da quando Gesù è entrato nella storia, con la sua nascita a Betlemme, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre. Non si tratta di una gioia soltanto sperata o rinviata al paradiso: qui sulla terra siamo tristi ma in paradiso saremo gioiosi. No! Non è questa ma una gioia già reale e sperimentabile ora, perché Gesù stesso è la nostra gioia, e con Gesù la gioia di casa, Lui è vivo, è il Risorto, e opera in noi e tra noi specialmente con la Parola e i Sacramenti». Il Pontefice ha invitato tutti i credenti ad essere «missionari della gioia» nel proprio ambiente di vita: « Non si è mai sentito di un santo triste o di una santa con la faccia funebre. Mai si è sentito questo! Sarebbe un controsenso. Il cristiano è una persona che ha il cuore ricolmo di pace perché sa porre la sua gioia nel Signore anche quando attraversa i momenti difficili della vita. Avere fede non significa non avere momenti difficili ma avere la forza di affrontarli sapendo che non siamo soli. E questa
Accogliere il Signore per testimoniare la gioia
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In settimana è stato diffuso il Messaggio rivolto ai partecipanti al Convegno Europeo di Pastorale Giovanile e si è tenuta l’Udienza con l’Unione Italiana Ciechi e ipovedenti è la pace che Dio dona ai suoi figli». Al temine dell’Angelus Papa Francesco ha benedetto i “Bambinelli” portati, secondo la consuetudine, dai bambini del Centro Oratori Romani, e ha invitato tutti all’impegno dell’orazione donando anche uno speciale libretto di preghiere. In settimana è stato diffuso il Messaggio del Santo Padre ai partecipanti al IV Convegno Europeo di Pastorale Giovanile promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici insieme al Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. I giovani, ha mostrato Papa Francesco, «hanno bisogno di questo servizio: di adulti e coetanei maturi nella fede che li accompagnino nel loro cammino, aiutandoli a trovare la strada che conduce a Cristo. Ben più che nella promozione di una serie di attività per i giovani, questa pastorale consiste nel camminare con loro, accompagnandoli personalmente nei
contesti complessi e a volte difficili in cui sono immersi». Una dimensione essenziale da coltivare con i giovani è quella vocazionale: «La pastorale giovanile è chiamata a proporre ai giovani un cammino di discernimento vocazionale, per prepararsi a seguire Gesù sulla via della vita coniugale e familiare oppure su quella di una speciale consacrazione al servizio del Regno di Dio». In occasione della festa della Madonna di Guadalupe, Patrona dell’America Latina, il Papa ha presieduto la S. Messa nella Basilica di San Pietro, animata dai canti della “Missa Criolla”. Papa Francesco nell’omelia ha approfondito il messaggio del Magnificat: « Nelle meraviglie che il Signore ha realizzato in Maria, Ella riconosce lo stile e il modo di agire di suo Figlio nella storia della salvezza. Sconvolgendo i giudizi mondani, distruggendo gli
idoli del potere, della ricchezza, del successo a tutti i costi, denunciando l’autosufficienza, la superbia e i messianismi secolarizzati che allontanano da Dio, il cantico mariano confessa che Dio si compiace nel sovvertire le ideologie e le gerarchie mondane». Il Papa ha chiesto alla Vergine di condurre tutti «incontro al suo Figlio, Gesù Cristo, Nostro Signore, presente nella Chiesa, nella sua sacramentalità, specialmente nell’Eucaristia, presente nel tesoro della sua Parola e nei suoi insegnamenti, presente nel santo popolo fedele di Dio, presente in quelli che soffrono e negli umili di cuore». Sempre in settimana il Papa ha ricevuto in udienza il Consiglio Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, in occasione della Festa di Santa Lucia, sottolineando come tutti siamo fatti « per relazionarci, per completarci, aiutarci, accompagnarci, sostenerci a vicenda», e come «la presenza delle persone disabili provoca tutti a fare comunità, anzi, ad essere comunità, ad accoglierci a vicenda con i nostri limiti». Roberto Piredda
La gioia di uscire per cercare i fratelli e le sorelle che sono lontani: questa è la gioia della Chiesa. Lì la Chiesa diventa madre, diventa feconda: Quando la Chiesa non fa questo, quando la Chiesa si ferma in se stessa, si chiude in se stessa, forse si è ben organizzata, un organigramma perfetto, tutto a posto, tutto pulito, ma manca gioia, manca festa, manca pace, e così diventa una Chiesa sfiduciata, ansiosa, triste, una Chiesa che ha più di zitella che di madre, e questa Chiesa non serve, è una Chiesa da museo. La gioia della Chiesa è partorire; la gioia della Chiesa è uscire da se stessa per dare vita; la gioia della Chiesa è andare a cercare quelle pecore che sono smarrite; la gioia della Chiesa è
I vertici della comunità cristiana malaysiana sono in rivolta per la profanazione di centinaia di copie della Bibbia sequestrate a inizio anno e poi restituite il mese scorso -, perpetrata dalle autorità musulmane dello Stato di Selangor. Le 321 copie sono state riconsegnate ai cristiani di Sarawak con impressa una "scritta" di "avvertimento": i libri sacri contenenti la parola "Allah", al centro di una annosa controversia nel Paese asiatico, "non dovranno più tornare nello Stato di Selangor".
proprio quella tenerezza del pastore, la tenerezza della madre. Il Signore ci dia la grazia di lavorare, essere cristiani gioiosi nella fecondità della madre Chiesa e ci guardi dal cadere nell’atteggiamento di questi cristiani tristi, impazienti, sfiduciati, ansiosi, che hanno tutto perfetto nella Chiesa, ma non hanno ‘bambini’. Che il Signore ci consoli con la consolazione di una Chiesa madre che esce da se stessa e ci consoli con la consolazione della tenerezza di Gesù e la sua misericordia nel perdono dei nostri peccati.
È tanta la vicinanza che Dio si presenta qui come una mamma, come una mamma che dialoga con il suo bambino. Dio fa così. È la tenerezza di Dio. E’ tanto vicino a noi che si esprime con questa tenerezza: la tenerezza di una mamma. Dio ci ama gratuitamente come una mamma il suo bambino. Noi, tante volte, per essere sicuri, vogliamo controllare la grazia e nella storia e anche nella nostra vita abbiamo la tentazione di mercificare la grazia. E così questa verità tanto bella della vicinanza di Dio scivola in una
Nove membri della comunità indigena degli tzeltales sono stati ordinati diaconi permanenti nella comunità di Guadalupe Paxilhá, comune di Chilo. La celebrazione è stata presieduta da Mons. Arizmendi Esquivel. “La celebrazione è stata molto bella e ci ha riempito di molta speranza, perché il poter di nuovo celebrare l'ordinazione di diaconi permanenti è una benedizione per la diocesi" ha detto Mons. Arizmendi. Dopo la messa ha spiegato: "Dopo 14 anni questa è la prima volta che ordiniamo diaconi permanenti, con tutti i permessi della Santa Sede, e con questa fiducia seguiranno altre ordinazioni, non di massa, ma esaminando candidato per candidato".
n SIERRA LEONE Camilliani indiani contro l’ebola
n THAILANDIA Missionari al lavoro per i più deboli
9 dicembre 2014 La vicinanza di Dio
Ordinati 9 diaconi permanenti indigeni
Mentre il virus dell’ebola continua a seminare paura e morte, sono già tanti i volontari che hanno messo la loro vita a rischio e continuano ad essere a disposizione. Tra questi, i religiosi Camilliani che con la loro task force sono già intervenuti in Sierra Leone. Ora anche altri religiosi del team indiano sono pronti ad impegnarsi in prima linea. Quattro andranno in Sierra Leone dopo una settimana di formazione a Roma. La task force è nel Paese africano, a Makeni, dove ha aperto la strada per una maggiore e prolungata presenza nell’area.
La grazia della misericordia Io mi domando quale sia la consolazione della Chiesa. Così come quando una persona è consolata quando sente la misericordia e il perdono del Signore, la Chiesa fa festa, è felice quando esce da se stessa. Nel Vangelo, quel pastore che esce, va a cercare quella pecora smarrita, poteva fare il conto di un buon commerciante: ma, 99, se ne perde una non c’è problema; il bilancio… Guadagni, perdite… Ma va bene, possiamo andare così. No, ha cuore di pastore, esce a cercarla finché la trova e lì fa festa, è gioioso.
Profanate centinaia di Bibbie
n MESSICO
n LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
La vera consolazione
n MALESIA
contabilità spirituale: ‘No, io faccio questo perché questo mi darà 300 giorni di grazia … Io faccio quell’altro perché questo mi darà questo, e così accumulo grazia’. Ma cos’è la grazia? Una merce? E così, sembra di sì. Sembra di sì. E nella storia questa vicinanza di Dio al suo popolo è stata tradita per questo atteggiamento nostro, egoista, di voler controllare la grazia, mercificarla. San Paolo reagisce con forza contro questa spiritualità della legge. ‘Io sono giusto se faccio questo, questo, questo. Se non faccio questo non sono giusto’. Ma tu sei giusto perché Dio ti si è avvicinato, perché Dio ti
carezza, perché Dio ti dice queste cose belle con tenerezza: questa è la giustizia nostra, questa vicinanza di Dio, questa tenerezza, questo amore. Anche a rischio di sembrarci ridicolo il nostro Dio è tanto buono. Se noi avessimo il coraggio di aprire il nostro cuore a questa tenerezza di Dio, quanta libertà spirituale avremmo! Quanta! Oggi, se avete un po’ di tempo, a casa vostra, prendete la Bibbia: Isaia, capitolo 41, dal versetto 13 al 20, sette versetti. E leggetelo. Questa tenerezza di Dio, questo Dio che ci canta a ognuno di noi la ninna nanna, come una mamma. 11 dicembre 2014
Padre Adriano Pelosin, missionario del PIME da 36 anni in Thailandia, opera nella chiesa di San Marco a Pathum thani, dove vengono assistiti bambini abbandonati e delle baraccopoli, oltre agli anziani. Con l’aiuto di due suore, tre laici, e spesso con parecchi volontari, lavora in quattro baraccopoli. Sono state ricostruite o riparate 17 case rovinate dall’alluvione di due anni fa o abbandonate. Ogni mattina viene data la colazione a 163 bambini dell’asilo e delle elementari, una volta alla settimana, viene dato un pasto caldo a circa 30 anziani, soprattutto anziane.
domenica 21 dicembre 2014
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Giovani
Istituzioni. L’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Cagliari
Investire nella cultura per sostenere i giovani T raccia un bilancio, Giovanni Melis. Dell’ultimo anno e non solo. E smentisce le speculazioni sugli ultimi mesi di mandato (in scadenza a maggio) come rettore dell’Università di Cagliari: «Progetti futuri? Sulla stampa appaiono, ma non mi risultano. Vado via prima? Non mi risulta nulla di tutto questo. Anzi, sto lavorando al budget del prossimo anno». Parole decise, pronunciate nei giorni scorsi in occasione dell’inaugurazione ufficiale del nuovo anno accademico, cerimonia restaurata dopo anni di sospensione proprio dal rettore economista per informare periodicamente il territorio sullo stato dell’arte nell’ateneo cagliaritano. Che il mandato di Melis sia stato segnato da anni di crisi e riforme è cosa nota. Il Magnifico lo ribadisce: «Operiamo in uno scenario regionale e nazionale di grandissima difficoltà. Prosegue la politica dei tagli del ministero, anche se un po’ attenuata, e affrontiamo una premialità punitiva che non aiuta». Sono tre le criticità fondamentali
dell’ateneo cagliaritano: la fragilità del sistema economicoproduttivo che offre pochi margini di collaborazione; il basso livello di reddito del territorio che impone altrettanto bassi livelli di tassazione e minori risorse per l’ateneo; il deficit di preparazione degli studenti in ingresso che inficia la regolarità degli studi. Dati alla mano, il rettore si sofferma su una delle voci più dolenti, la diminuzione delle immatricolazioni, contenuta quest’anno intorno all’1% per le nuove matricole ma decisamente più sensibile sul totale degli studenti, con picchi per fuori corsi e fuori sede. Sul punto Melis rivendica gli aiuti per il diritto allo studio: «Circa il 20% degli studenti è esonerato dalle tasse per merito e reddito. Abbiamo introdotto esoneri anche per i “figli della crisi”, coloro i cui genitori hanno perso il lavoro, per i migliori diplomati. Inoltre, grazie alla stabilità economicofinanziaria del nostro ateneo abbiamo investito un milione di euro in collaborazione con la Fondazione Banco di Sardegna a favore degli idonei non beneficiari». Melis snocciola
Vivere con gioia la chiamata al matrimonio e statistiche continuano a ripeterlo: ci si sposa sempre di meno e sempre meno in chiesa. Sarà per la crisi economica, per la precarietà del lavoro o per la crescente deresponsabilizzazione di cui vengono tacciati i giovani d’oggi. Noi de Il Portico abbiamo deciso di andare controcorrente e di parlare di chi, invece, si sposa e lo fa da giovane. Come ha scritto Mons. Arrigo Miglio negli Orientamenti Pastorali per il 2014/15 “il ruolo della famiglia va rimesso in primo piano”. Per questo abbiamo raccolto le testimonianze di due giovani coppie di sposi che hanno deciso di raccontare la loro esperienza al nostro settimanale. Mattia e Valentina Olisterno sono due novelli sposi: hanno celebrato le loro nozze nello scorso settembre. Hanno 25 e 24 anni e si sono conosciuti nel 2006. “A quei tempi la Fede era praticamente assente- raccontano i due- fino a quando, nel 2008, abbiamo partecipato ad un’esperienza di evangelizzazione”. Ma la strada da percorrere era ancora lunga. “Nonostante avessimo
L
intrapreso un cammino non sapevamo che direzione far prendere al nostro rapporto- continuano- che non era proprio un fidanzamento cristiano. La vera conversione è avvenuta due anni fa e in momenti diversi”. Per Valentina questo è avvenuto durante una catechesi sui vizi e le virtù: “Era quello che il mio cuore stava aspettando. Da tempo avevo il desiderio di essere una cristiana al cento per cento e di vivere un fidanzamento casto e fondato sull’amore di Gesù. Dopo qualche mese anche Mattia è arrivato alla stessa conclusione e così, insieme, abbiamo intrapreso il cammino verso un fidanzamento cristiano, aiutati da una guida spirituale”. Dopo qualche tempo arriva il desiderio di sposarsi. “Non avevamo niente in mano: gli studi ancora da terminare e il lavoro era solo occasionale. Quella del Matrimonio era un’idea folle a livello razionale, ma ci siamo affidati alla Provvidenza. Ci siamo chiesti spesso se fosse la cosa giusta da fare. In molti ci hanno ostacolato e non ci hanno preso sul serio, pensando di
poi le note positive. Nel 2014 sono stati attivati 157 concorsi per personale docente e 15 per personale amministrativo. Procede il programma edilizio che riguarda Monserrato e la clinica Macciotta, rallentato dalla «poca elasticità della burocrazia». Sul fronte della didattica migliorano i servizi con l’attivazione di nuovi laboratori e l’ampliamento degli orari delle biblioteche. Si estendono anche le relazioni internazionali con la sempre più viva mobilità studentesca (816 studenti in uscita, 500 in arrivo) e il recente accreditamento da parte dell’Ufficio centrale per gli istituti di Confucio di Pechino per la creazione di una “Aula Confucio”, che fornirà mezzi e personale per lo studio del cinese. Motivo di vanto è anche il rientro dell’Università di Cagliari tra i primi 500 atenei del mondo nella classifica di Shangai (solo 21 le sedi italiane in graduatoria). Inaugurazione senza festa ma per il
personale amministrativo non c’è nulla da festeggiare. Poco prima dell’inizio della cerimonia d’inaugurazione, davanti a Palazzo Belgrano è montata la protesta delle diverse sigle sindacali contro la gestione Melis. “Non un fulmine a ciel sereno - spiegano - ma una posizione manifesta e diffusa da anni”. I motivi sono diversi: “Personale ridotto, salari ristretti, aggiornamento professionale quasi azzerato e un’organizzazione del lavoro penalizzante, ecco il quadro che l’amministrazione universitaria ha creato negli ultimi cinque anni”. La replica del rettore non si è fatta attendere: «Capisco il disagio del personale ma non ho bloccato io i rinnovi contrattuali e tolto spazio alla concertazione. Sono le norme che l’hanno imposto. Abbiamo evitato che la struttura venisse travolta dalle norme ministeriali. Da dipendente, ne avrei preso atto positivamente». Matteo Mazzuzzi
scoraggiarci, ma tutte queste prove hanno concorso alla grazia del sacramento”. E così è arrivato il giorno delle nozze. “Quel giorno è stato il compimento del progetto d’amore che Dio ha sempre pensato per noi. In tanti hanno contribuito in modi diversi ma soprattutto abbiamo avuto l’accompagnamento con la preghiera da parte di tante persone”. E adesso? “Un lavoro fisso non ce l’abbiamo, né una casa di nostra proprietà, ma siamo convinti – e ne rendiamo testimonianza perché lo viviamo- che Dio è Padre e provvede ad ogni nostra necessità: noi facciamo il possibile; dove noi non arriviamo interviene Lui”. Simone e Marta Farci, lui 29 anni e lei 26, genitori di due bambini, Giaele e Mattia, si sono sposati nel luglio del 2011. “La scelta di sposarci giovani è nata dal desiderio di gioia piena che entrambi avevamo nel cuore che il Signore ha benedetto indicandoci la via da seguire per realizzarlo: il Matrimonio. Ci è stato consigliato di cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia e il resto sarebbe stato un’aggiunta. Quando si fa esperienza che solo Gesù può promettere e realizzare cose grandi allora non si può far altro che vivere con Lui”. Tutto facile? Per niente. “Questo ha significato molte cose. Mettere da parte l’egoismo per amare con gratuità, consapevoli che Dio ci ama più di quanto possiamo farlo noi; così, dopo anni di fidanzamento “fai da te” abbiamo sentito la necessità di fare un cammino di fede e di accompagnamento spirituale. Abbiamo fatto entrare Gesù nella
nostra storia: quella personale, prima di tutto, per risanare le ferite, mettere pace nelle preoccupazioni e nelle ansie e fare chiarezza nelle relazioni, con la nostra famiglia, con i nostri amici. Questo ha necessitato una vera conversione e la fiducia in Dio e in chi ci accompagnava”. Come avete messo in pratica queste parole? “Per esempio decidendo di sposarci prima della laurea di Marta, prima del lavoro sicuro di Simone; scegliendo di essere aperti alla Vita senza se e senza ma e accogliere Giaele mentre Marta si laureava; affidando a Dio il desiderio di Marta di diventare una pediatra, e accogliendo Mattia dopo pochi mesi dall’inizio della scuola di specializzazione, dopo neanche un anno dalla nascita di Giaele”. E oggi? “Ogni nostra scelta è fatta alla luce del confronto con la Parola, anche se con fatica. Cerchiamo di essere aperti
BREVI
n SABATO 20 Incontro regionale sulla scuola
Sabato 20 alle 10 nella Casa di spiritualità delle Suore di San Giuseppe a Donigala Fenughedu (OR) è previsto l’Incontro regionale dei responsabili diocesani e dei rappresentanti del mondo scolastico della Sardegna d’ispirazione cristiana. L’iniziativa è della commissione regionale per l’educazione, la scuola e l’università della Conferenza Episcopale Sarda. “L’attenzione dei Vescovi della Sardegna al mondo dell’educazione, della scuola e dell’Università – scrive monsignor Antonello Mura, vescovo d’Ogliastra e delegato per il mondo della scuola per la Ces - vuole continuare ad essere incoraggiante e fecondo. Il convegno persegue le seguenti finalità: l’attualità del nostro servizio al mondo della scuola in Sardegna; la verifica delle tematiche e delle problematiche attuali e sulle quali lavorare per un coordinamento efficace e rappresentativo, anche nei confronti del mondo istituzionale. L’intento generale è di rinnovare il nostro slancio per il bene del mondo della scuola e dell’educazione, anche a nome delle nostre comunità cristiane, guardando in prospettiva il convegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015 e al tema di un nuovo umanesimo in Cristo Gesù”.
n SOLIDARIETÀ Il Miracolo di Natale Sabato 20 dalle 9 alle 21 nella scalinata di Bonaria a Cagliari si rinnova per il 18° anno “Il miracolo di Natale”. Per 12 ore chi lo vorrà di fare un regalo a chi ne ha più bisogno. Quanto raccolto verrà poi trasportato con un Tir al Centro Diocesano di Assistenza in via Po.
ai fratelli e prestare servizio per rendere ciò che abbiamo ricevuto, per questo seguiamo un gruppo di ragazzi in parrocchia. Arriviamo a fine serata stanchi morti ma ringraziamo Dio, guardando la Croce, per il dono della vita. Desideriamo una vita santa, fatta di quotidianità, ma piena di Dio. Oggi ci ritroviamo con due bambini di 21 e 5 mesi, con il lavoro e una casa: non la consideriamo un’aggiunta, ma una sovrabbondanza”. Marta conclude: “Una cosa simpatica è che poco prima di sposarci Simone aveva detto che avrebbe voluto almeno tre figli prima dei 30 anni… Siamo a quota due e mancano alcuni mesi al suo trentesimo compleanno. Attenzione a ciò che si chiede a Dio!” (ride, ndr). Alla faccia di chi dice che “bisogna aspettare tempi migliori”. Susanna Mocci
domenica 21 dicembre 2014
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Cagliari
Il Vangelo della vita è un dono per l’umanità A Cagliari si è svolto il Corso di formazione per i volontari del Movimento per la Vita. L’invito di Carlo Casini a favore della cultura dell’accoglienza l convegno del Centro di aiuto alla vita (CAV), è stato ospitato nella piccola sala conferenze dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari; ma non sono di basso rilievo gli ospiti che hanno partecipato a questa due giorni di incontri e confronti: la vita, d’altronde, non è cosa da poco. “Questo corso di formazione”, spiega la dott. ssa Maria Stella Leone, “aveva come obiettivi quello di incontrare quelli che sono già operatori di un centro di aiuto alla vita, per aggiornarli, ma anche di incontrare persone esterne, curiose di conoscere i centri di aiuto alla vita, e stanno pensando di diventarne volontari. In questo modo abbiamo ottenuto che entrambi hanno conosciuto, o rivisto, il presidente on. Carlo Casini, e i vari CAV hanno avuto modo di potersi confrontare in una tavola rotonda, esprimendo i punti di forza e di criticità dei loro centri. Dopo questa prima “infarinatura”, su cosa sono i centri di aiuto alla vita, grazie anche a Bruna Rigoni, responsabile dei CAV italiani, abbiamo capito qual è la funzione di questi, con delle esperienze concrete portate con molta empatia; la seconda giornata è stata incentrata sulla necessità di incontrare le donne nei luoghi dove si trovano, perché una donna magari non si avvicina ad un CAV, o perché non lo conosce, o perché ha dei pregiudizi; si cerca quindi di rompere questo circolo vizioso, e incontrare le donne sul web, oppure nei consultori o negli ospedali dove noi possiamo fare il vero e proprio ospedale da campo per queste persone, che abbiamo ribadito vanno approcciate con metodo. Quindi è stato spiegato come lavora l’operatore di un centro, e quali cose NON fa, perché non ci si improvvisa a parlare con una donna che sta per
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abortire, altrimenti si rischia di portare danni invece che benefici”. Una vera e propria missione, quindi, che deve essere però vissuta con molta preparazione e professionalità: in gioco, c’è la vita di una donna e di suo figlio. “Sono intervenuti anche dei giovani relatori, che rappresentano le generazioni che si stanno formando adesso, che si sono già formate e sono pronte a lavorare nel movimento per la vita e nei centri di aiuto alla vita. Abbiamo incontrato il dott. Tony Persico, responsabile dell’equipe dei giovani del movimento per la vita italiano, un’esperta di comunicazione che è la dott. ssa Giovanna Sedda, operatrice CAV anche lei; entrambi ci hanno fatto capire il valore della comunicazione, e come deve essere fatta una comunicazione efficace per non incappare in grossolani errori da parte degli operatori, soprattutto per non giudicare la donna che sta pensando di abortire. Il volontariato cav in ospedale l’ho esposto io (dott. ssa Maria Stella Leone), anche per ringraziare quelle strutture, in particolare il SS. Trinità, che si dimostrano sensibili al dialogo con la donna, perché la paziente non sia un numero, ma sia seguita nelle sue problematiche e non si senta più sola, ma veramente compresa. Ringraziamo il primario, la dott. ssa Eleonora Coccollone, che ha mandato in sua rappresentanza la dott. ssa Caterina Tronci, perché ha dimostrato davvero questa grande sensibilità nei confronti delle sue pazienti, e vuole un reparto dove la legge 194 sia applicata nelle sue parti positive, quelle che dicono che la donna andrebbe salvata, e salvare la donna significa salvare il bambino”. Come detto dalla dott. ssa Leone, presidente dell’MPV di Cagliari, tra gli interventi più significativi bisogna certamente citare quello dell’on. Carlo Casini, presidente dell’MPV italiano, che ha anche rilasciato un’intervista a questo giornale, che vi proporremo nel prossimo numero; intanto rivediamo alcuni passaggi fondamentali del suo intervento al convegno: “Ora più di prima i centri
n DONNE AL TRAGUARDO n TEATRO LIRICO Premiate le finaliste
Marilena Maccioni di Villaputzu, si è aggiudicata il primo premio del concorso Donna al Traguardo dell’anno 2014. A pari merito, la giuria ha assegnato il riconoscimento a Claudia Erriu di Cagliari. Per la sezione Raccontiamo le donne dedicata agli scrittori e alle scrittrici migliori. Premiate Nora Alba di Cagliari e Valentina Falcioni di Milano.
“Gli stivaletti” di Čajkovskij
Dal 19 al 30 dicembre in scena “Gli stivaletti” di Čajkovskij. I costumi sono Vjacheslav Okunev, la regia diYuri Alexandrov, le luci di Irina Vtornikova e la coreografia è di Nadezda Kalinina. A dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico di Cagliari sarà Donato Renzetti, il maestro preparatore del coro è Gaetano Mastroiaco.
LOURDES
O DI PUNT DEGNA R 78 UN DAL 19ENTO IN SA URALI, IM CULT RIFER I VIAGGI I RESPIRO PER GIOSI E D LE RELI SPIRITUA
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di aiuto alla vita fanno un lavoro prezioso e indispensabile per aiutare le vite umane, e in questo modo si cambia il mondo, lo si fa nuovo; rimane comunque il problema di una legge che non riconosce il diritto alla vita fin dal suo concepimento. Si vuole difendere la vita non contro la donna, ma insieme ad essa, sostenendola nelle difficoltà. C’è anche il problema della pillola del giorno dopo, che può avere effetti abortivi in alcuni casi. Bisogna invece seguire l’esempio luminoso di Chiara Corbella Petrillo che ha rinunciato a delle cure per portare avanti una gravidanza. È importante riprendere l’insegnamento dell’Evangelium vitae di Giovanni Paolo II; è assai significativa la preghiera finale di
questa enciclica. Si tratta di cooperare tutti insieme per la cultura della vita, l’aiuto per la vita non è un’associazione tra le altre ma l’espressione di un’attenzione per la vita dell’intera comunità cristiana e civile”. Un contributo importante lo ha dato anche Bruna Rigoni, responsabile dei CAV italiani: “Il primo segnale importante è amare le donne che sono in attesa dei bambini e sono in difficoltà. Serve molta discrezione e riservatezza nel trattare i vari casi. Sono da accompagnare anche le donne che hanno abortito e che portano la sofferenza per questo gesto, ne portano il peso; decidono di confidarsi e hanno bisogno di aiuto. Ormai si lavora sempre di più
anche con le donne straniere, bisogna conoscere la loro cultura per poterle aiutare. Servono quindi sempre più persone impegnate in questo settore, e i volontari devono essere preparati, non aver timore di intervenire nel territorio. Si deve valorizzare in molti casi la possibilità dell’adozione. Il CAV non sono le quattro mura, ma le persone che ci credono e che portano la cultura della bellezza della vita, ovunque si trovano. Non si deve trascurare il ruolo degli uomini, dei padri, che vanno ugualmente educati a difendere e prendersi cura della vita”. Insomma, facciamoci avanti, c’è la vita da difendere, la vita di migliaia di bambini: non possiamo ignorarli. Marco Scano
n DOMENICA
n ALLA MARINA
n 28-30 DICEMBRE
Come ogni terza del mese, domenica è prevista la pubblicazione di quattro pagine sul quotidiano Avvenire. Congiuntamente a “Il Portico”, l’inserto contribuisce a riflettere sui temi che stanno maggiormente a cuore ai lettori. Le modalità di ricezione sono disponibili sul sito www.chiesadicagliari. L’iniziativa consente di diffondere a livello regionale le notizie della Diocesi.
Fino a domenica è visitabile la Mostra "Nell'occhio di chi guarda", nei locali di via Napoli 62 a Cagliari. L’associazione Libriforas, guidata dalla direzione artistica di Evelise Obinu e Ignazio Fulghesu porta nel cuore della Marina 54 tavole di 18 illustratori Sardi. Una mostra che mira alla presentazione di una proposta che sia davvero rappresentativa delle differenti realtà dell’Illustrazione.
La Pastorale Giovanile della Diocesi di Alghero-Bosa, in collaborazione con il Centro pastorale “P.G. Frassati ” organizzano dal 28 al 30 dicembre la Lectio residenziale per giovani guidata dal Vescovo di Alghero Bosa, mons. Mauro Maria Morfino. Per adesioni e informazioni contattare il numero 079.975209, oppure 079.986131. o inviare un’e-mail a: salvatori@diocesialghero-bosa.it.
“Cagliari Avvenire Mese”
Mostra di illustratori sardi
Lectio divina per giovani
Parola di Dio
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domenica 21 dicembre 2014
IV domenica di Avvento (Anno B) di Michele Antonio Corona
’ultima domenica di Avvento presenta una delle pagine evangeliche più note: l’annunciazione a Maria. Pittori, scultori e letterati hanno fissato questa scena in una miriade di pose e di atteggiamenti: dallo stupore alla devozione, dalla paura alla familiarità, dall’accoglienza all’incredulità. Ogni artista ha posto nel proprio capolavoro un po’ di se stesso e interpretato il testo secondo la propria ottica. Forse, il compito di colui che medita una pagina biblica è proprio sentirsi parte di quella Parola e reagire di conseguenza. La presenza dell’angelo nella scena è direttamente rivolta a Maria, quale destinataria del messaggio. Alcuni padri della Chiesa, commentando questo brano, sottolineavano il sentimento di attesa – consapevole o meno – del mondo e dell’intera creazione alla risposta della giovane galilea. ‘Tutto il creato attendeva con trepidazione l’eccomi di Maria e la sua accoglienza della volontà di Dio. Alla sua risposta positiva si esultò con lodi e inni al Creatore’. In questa visione mistica si può e si deve inserire l’esultanza per ogni ‘eccomi’ dell’uomo e della donna. Entrare nel flusso del progetto di Dio non è iniziativa intima e personalistica, ma si situa in una dinamica globale. La risposta alla chiamata è sempre a servizio della comunità, della Chiesa, del mondo. Maria si rende disponibile ad un progetto che investirà tutti. La narrazione, con le sue precisazioni geografiche, sembra una sorta di videata satellitare su un luogo preciso. Dalla visione dell’intero globo l’immagine si avvicina sempre più fino a raggiungere quel piccolo villaggio della Galilea, chiamato Nazareth. L’appellativo di ‘città’ non è in ordine alla sua importanza demografica, bensì alla centralità che questo luogo avrà nella storia della salvezza. I vangeli apocrifi, che si soffermano su questa scena (Protovangelo di Giacomo, Pseudo-Matteo, armeno, Libro sulla natività di Maria, …), riportano una miriade di particolari devozionali e morali: la vergine pregava, oppure si trovava presso una fonte d’acqua, oppure filava paramenti sacerdotali. Il Vangelo di Luca è, come al solito, molto sobrio di annotazioni circostanziali, ma si dilunga a caratterizzare gli interlocutori e mostrare il loro intimo. Questa pagina del terzo vangelo fotografa in modo mirabile quale sia l’atteggiamento umano davanti alla chiamata divina. Essere turbati non significa rifiutare l’iniziativa di Dio, ma porre se stessi in un atteggiamento di apertura e verifica delle proprie disponibilità. In questo senso può essere considerata la domanda di Maria: ‘Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?’. Apparentemente essa corrisponde all’obiezione di Zaccaria: ‘Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni’. Il vecchio sacerdote replica – anche a livello grammaticale – ponendo l’evento annunciato come oggetto della propria conoscenza. Pone se stesso come soggetto della frase e come protagonista della realizzazione dell’annuncio. Zaccaria riporta un’obiezione a partire da se stesso e dalle sue impossibilità senili. Non è pieno di stupore per l’annuncio, ma annota la propria inadeguatezza. Maria, al contrario, nella sua domanda pone l’evento come soggetto della frase, esaltando l’iniziativa divina. Il suo dubbio è capire la modalità attraverso cui questa parola possa
L
Il Signore è con te
avverarsi, ma non dubita della sua realizzazione. L’angelo, infatti, le spiega, in modo misterioso, come avverrà l’esecuzione della Parola divina attraverso la formula veterotestamentaria della discesa dello spirito (come sui giudici e i profeti) e la distesa del mantello/ombra operata da Dio (sui suoi protetti). Porre sotto la propria ombra era il gesto del difensore dei deboli e dei miseri (anawim) davanti alla forza prepotente dei violenti e degli oppressori. Maria è donna, vergine e promessa sposa, perciò sublime esempio di soggetto in attesa di difesa, di garanzia, di sicurezza. L’angelo testimonia l’interesse di Dio per Maria e, con lei, per ogni persona che si mette sotto il suo manto ed accoglie la sua Parola. Scriveva Prudenzio (IV-V sec. d.C.): ‘Un fuoco mite lo genera, non la carne, non il sangue di un padre. La potenza di Dio rende sposa una vergine non toccata dal talamo, attraverso il suo grembo casto, con il suo soffio puro. Il mistero di questa nascita ordina che si creda che Cristo, nato così, sia Dio. Perché, incredulo, scuoti la tua testa? Un angelo lo ha annunciato con le sue labbra. La Vergine benedetta al messaggio del messo luminoso ha creduto e perciò, fiduciosa, ha concepito Cristo. Egli viene agli uomini di fede e il cuore che esita con fede irresoluta lo disprezza, rifiutandogli questo onore’.
Dal
Vangelo secondo
Luca
Lc 1, 26-38
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
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Vita cristiana
Toccare con mano la bontà di Dio Attraverso una catechesi di Benedetto XVI riviviamo la storia della celebrazione del Natale L’esperienza carica di stupore di San Francesco ci indica la via per incontrare il Mistero er comprendere meglio il significato del Natale del Signore vorrei fare un breve cenno all’origine storica di questa solennità. Infatti, l’Anno liturgico della Chiesa non si è sviluppato inizialmente partendo dalla nascita di Cristo, ma dalla fede nella sua risurrezione. Perciò la festa più antica della cristianità non è il Natale, ma è la Pasqua; la risurrezione di Cristo fonda la fede cristiana, è alla base dell’annuncio del Vangelo e fa nascere la Chiesa. Quindi essere cristiani significa vivere in maniera pasquale, facendoci coinvolgere nel dinamismo che è originato dal Battesimo e che porta a morire al peccato per vivere con Dio (cfr Rm 6,4). Il primo ad affermare con chiarezza che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito di Roma, nel suo commento al Libro del profeta Daniele, scritto verso il 204. Qualche esegeta nota, poi, che in quel giorno si celebrava la festa della Dedicazione del Tempio di Gerusalemme, istituita da Giuda Maccabeo nel 164 avanti Cristo. La
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coincidenza di date verrebbe allora a significare che con Gesù, apparso come luce di Dio nella notte, si realizza veramente la consacrazione del tempio, l’Avvento di Dio su questa terra. Nella cristianità la festa del Natale ha assunto una forma definita nel IV secolo, quando essa prese il posto della festa romana del “Sol invictus”, il sole invincibile; si mise così in evidenza che la nascita di Cristo è la vittoria della vera luce sulle tenebre del male e del peccato. Tuttavia, la particolare e intensa atmosfera spirituale che circonda il Natale si è sviluppata nel Medioevo, grazie a san Francesco d’Assisi, che era profondamente innamorato dell’uomo Gesù, del Dio-con-noi. Il suo primo biografo, Tommaso da Celano, nella Vita seconda racconta che san Francesco «Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato a un seno umano» (Fonti Francescane, n. 199, p. 492). Da questa particolare
RISCRITTURE
Beata tu che hai creduto ’angelo, che annunziava il mistero, volle garantirne la veridicità con una prova e annunziò alla vergine Maria la maternità di una donna vecchia e sterile, per dimostrare così che a Dio è possibile tutto ciò che vuole. Appena Maria ebbe udito ciò, si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell'annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall'intima gioia. Dove ormai, ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso l'alto? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze. Subito si fanno sentire i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore. Infatti «appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, esultò il bambino nel seno di lei, ed ella fu ricolma di Spirito Santo» (cfr. Lc 1, 41). Si deve fare attenzione alla scelta delle singole parole e al loro significato. Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia; essa udì secondo l'ordine della natura, egli esultò in virtù del mistero; essa sentì l'arrivo di Maria, egli del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino. Esse parlano delle grazie ricevute, essi nel seno delle loro madri realizzano la grazia e il mistero della misericordia a profitto delle madri stesse: e queste per un duplice miracolo profetizzano sotto l'ispirazione dei figli che portano. Del figlio si dice che esultò, della madre che fu ricolma di Spirito Santo. Non fu prima la madre a essere ricolma dello Spirito, ma fu il figlio, ripieno di Spirito Santo, a ricolmare anche la madre. Esultò Giovanni, esultò anche lo spirito di Maria. Ma mentre di Elisabetta si dice che fu ricolma di Spirito santo allorché Giovanni esultò, di Maria, che già era ricolma di Spirito santo, si dice che allora il suo spirito esultò. Colui che è incomprensibile, operava in modo incomprensibile nella madre. L'una, Elisabetta, fu ripiena di Spirito Santo dopo la concezione, Maria invece prima della concezione. «Beata — disse — tu che hai creduto» (cfr. Lc 1, 45). Ma beati anche voi che avete udito e creduto: ogni anima che crede concepisce e genera il Verbo di Dio e riconosce le sue opere. Sia in ciascuno l'anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se c'è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di Dio, purché, immacolata e immune da vizi, custodisca la castità con intemerato pudore. Ogni anima, che potrà mantenersi così, magnifica il Signore come magnificò il Signore l'anima di Maria, e il suo spirito esultò in Dio salvatore. Come avete potuto leggere anche altrove: «Magnificate il Signore con me» (cfr. Sal 33, 4), il Signore è magnificato non perché la parola umana possa aggiungere qualcosa alla grandezza del Signore, ma perché egli viene magnificato in noi. Cristo è l'immagine di Dio: perciò l'anima che compie opere giuste e pie magnifica l'immagine di Dio a somiglianza della quale è stata creata, e mentre la magnifica, partecipa in certo modo alla sua grandezza e si eleva. Dal «Commento su san Luca» di sant'Ambrogio, vescovo (2, 19. 22-23. 26-27; CCL 14, 39-42)
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devozione al mistero dell’Incarnazione ebbe origine la famosa celebrazione del Natale a Greccio. Essa, probabilmente, fu ispirata a san Francesco dal suo pellegrinaggio in Terra Santa e dal presepe di Santa Maria Maggiore in Roma. Ciò che animava il Poverello di Assisi era il desiderio di sperimentare in maniera concreta, viva e attuale l’umile grandezza dell’evento della nascita del Bambino Gesù e di comunicarne la gioia a tutti. Nella prima biografia, Tommaso da Celano parla della notte del presepe di Greccio in un modo vivo e toccante, offrendo un contributo decisivo alla diffusione della tradizione natalizia più bella, quella del presepe. La notte di Greccio, infatti, ha ridonato alla cristianità l’intensità e la bellezza della festa del Natale, e ha educato il Popolo di Dio a coglierne il messaggio più autentico, il particolare calore, e ad amare ed adorare l’umanità di Cristo. Tale particolare approccio al Natale ha offerto alla fede cristiana una nuova dimensione. La Pasqua aveva concentrato l’attenzione sulla potenza di Dio che vince la morte, inaugura la vita nuova e insegna a sperare nel mondo che verrà. Con san Francesco e il suo presepe venivano messi in evidenza l’amore inerme di Dio, la sua umiltà e la sua benignità, che nell’Incarnazione del Verbo si manifesta agli uomini per insegnare un nuovo modo di vivere e di amare. Il Celano racconta che, in quella notte di Natale, fu concessa a Francesco la grazia di una visione meravigliosa. Vide giacere immobile nella mangiatoia un piccolo
bambino, che fu risvegliato dal sonno proprio dalla vicinanza di Francesco. E aggiunge: «Né questa visione discordava dai fatti perché, a opera della sua grazia che agiva per mezzo del suo santo servo Francesco, il fanciullo Gesù fu risuscitato nel cuore di molti, che l’avevano dimenticato, e fu impresso profondamente nella loro memoria amorosa» (Vita prima, op. cit., n. 86, p. 307). Grazie a san Francesco, il popolo cristiano ha potuto percepire che a Natale Dio è davvero diventato l’“Emmanuele”, il Dio-con-noi, dal quale non ci separa alcuna barriera e alcuna lontananza. In quel Bambino, Dio è diventato così prossimo a ciascuno di noi, così vicino, che possiamo dargli del tu e intrattenere con lui un rapporto confidenziale di profondo affetto, così come facciamo con un neonato. In quel Bambino, infatti, si manifesta Dio-Amore: Dio viene senza armi, senza la forza, perché non intende conquistare, per così dire, dall’esterno, ma intende piuttosto essere accolto dall’uomo nella libertà; Dio si fa Bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo. In Gesù Dio ha assunto questa condizione povera e disarmante per vincerci con l’amore e condurci alla nostra vera identità. Non dobbiamo dimenticare che il titolo più grande di Gesù Cristo è proprio quello di “Figlio”, Figlio di
Dio; la dignità divina viene indicata con un termine, che prolunga il riferimento all’umile condizione della mangiatoia di Betlemme, pur corrispondendo in maniera unica alla sua divinità, che è la divinità del “Figlio”. La sua condizione di Bambino ci indica, inoltre, come possiamo incontrare Dio e godere della Sua presenza. E’ alla luce del Natale che possiamo comprendere le parole di Gesù: «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3). Chi non ha capito il mistero del Natale, non ha capito l’elemento decisivo dell’esistenza cristiana. Chi non accoglie Gesù con cuore di bambino, non può entrare nel regno dei cieli: questo è quanto Francesco ha voluto ricordare alla cristianità del suo tempo e di tutti tempi, fino ad oggi. Preghiamo il Padre perché conceda al nostro cuore quella semplicità che riconosce nel Bambino il Signore, proprio come fece Francesco a Greccio. Allora potrebbe succedere anche a noi quanto Tommaso da Celano – riferendosi all’esperienza dei pastori nella Notte Santa (cfr Lc 2,20) racconta a proposito di quanti furono presenti all’evento di Greccio: “ciascuno se ne tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia” (Vita prima, op. cit., n. 86, p. 479). Benedetto XVI Udienza Generale, 23 dicembre 2009
PORTICO DELLA FEDE
In cammino verso Firenze 2015 Con questo numero de Il Portico, dopo aver fatto conoscere l’esortazione “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco, in continuità con il suo magistero apriamo un altro genere di riflessione e lo facciamo a partire dai lavori in preparazione del prossimo Convegno di Firenze. Infatti, il 9 novembre 2014, in occasione della Dedicazione della basilica di San Giovanni in Laterano, è stata pubblicata da parte della Conferenza Episcopale Italiana la Traccia di lavoro in preparazione al 5° Convegno ecclesiale che si terrà a Firenze il prossimo 9-15 novembre del 2015. Ma che cosa è un Convegno Ecclesiale Nazionale? È un appuntamento importante che la Chiesa Italiana ha istituito, nel dopo Concilio, per fare il punto della situazione relativamente all’evangelizzazione nel nostro Paese, e così disporre una verifica degli Orientamenti dati nei vari documenti pubblicati per indirizzare la pastorale di un decennio: l’ultimo riguardante il decennio 2010-2020 ha come titolo: “Educare alla vita buona del vangelo” e per il quale si sta ancora lavorando. Vi sono già stati altri quattro Convegni Ecclesiali Nazionali che di volta in volta si sono svolti in diverse città italiane, scelte quale simbolo dei contenuti che progressivamente si mettevano a fuoco. Per dovere di cronaca, li percorriamo: “Evangelizzazione e promozione
Umana” svoltosi a Roma nel 1976; “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”, svoltosi a Loreto nel 1985; “Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia” svoltosi a Palermo nel 1995; “Testimoni di Gesù speranza del mondo” svoltosi a Verona nel 2006. Dunque ogni Convegno ha scadenza decennale ma si svolge dopo cinque anni dalla pubblicazione dei piani e degli orientamenti pastorali che i Vescovi dettano alle Chiese per un lavoro efficace e proficuo, certi di essere guidati dall’azione dello Spirito di Gesù Risorto. Dunque anche il prossimo Convegno ecclesiale che ha per titolo “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, si svolgerà a Firenze patria dell’umanesimo, per confrontarsi sul cammino realizzato, pertanto le varie Chiese che operano ogni giorno nel territorio nazionale per promuovere la divulgazione del Vangelo e renderlo prossimo alle persone, si incontreranno per riflettere, discutere e trarre ispirazione per il prossimo futuro, perché il vangelo di Gesù renda piena la vita e le dia nuovo significato. Tutte le Diocesi in questo anno di preparazione predisporranno lavori, elaboreranno documenti, produrranno materiali per mettere in evidenza i punti forti e i punti deboli della propria pastorale su tutti i campi di azione. Esse dovranno riflettere su quali
ambiti sono impegnate, quali i campi di intervento nei quali intendono impegnarsi, quali soggetti saranno coinvolti, quali iniziative potranno promuovere in quel territorio, quali criticità e difficoltà si incontrano per diffondere il vangelo, dunque i valori e i disvalori presenti in quel determinato territorio e quali azioni si pensa di dover attivare per contrastare ogni forma di male che compromette la realizzazione di una vita buona alla luce del Vangelo. In questa nuova rubrica percorreremo la Traccia data per poter iniziare questi lavori e lo facciamo a partire dalla stessa presentazione che ha per titolo “Il tempo della gratitudine e del discernimento”Perché la gratitudine? Perché il discernimento? Perché sin dall’ «Invito» a convenire a Firenze emanato lo scorso anno, le moltissime testimonianze, suggerimenti, e raccomandazioni sono giunte numerose e lasciano ben sperare per un cammino fecondo. Il discernimento perché c’è da vagliare, vigilare, e trattenere tutto ciò che è buono e che giunge da ogni parte, al punto che è possibile portare il proprio contributo e le proprie proposte anche attraverso la rete (www.firenze2015.it), che noi trascriviamo perché tutti possano preparare, accompagnare i lavori del Convegno, e “assaporare il gusto dell’essere Chiesa, qui e oggi, in Italia. Maria Grazia Pau
Idee
10 I risultati dell’indagine sulle malattie cardiovascolari fatta da Cittadinanzattiva e dal Tribunale per i diritti del malato
Vicini ai malati di cuore ell'ambito della campagna “Mi sta a cuore” Cittadinanzattiva e la rete del Tribunale per i Diritti del Malato ha presentato nei giorni scorsi a Cagliari i dati relativi all’indagine “Malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, accesso ai servizi ed ai percorsi di cura” effettuata dall'Associazione presso le ASL di Cagliari e Oristano e l'Azienda. Ospedaliera “G. Brotzu”. All’indagine, che rappresenta una raccolta di contributi ed esperienze locali, hanno partecipato a livello nazionale16 aziende sanitarie locali e ospedaliere. "Le malattie cardiovascolari sono tra le patologie più diffuse nei Paesi industrializzati - spiega Franca
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Pretta Sagredin, Coordinatrice regionale della Rete del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva - e costituiscono oggi la principale causa di morte nell'Unione Europea. Sono da ritenersi inoltre tra le maggiori cause di infermità di lunga durata e di abbandono del lavoro. E' tuttavia possibile prevenire e curare modificando dannosi stili di vita, correggendo condizioni patologiche che possono predisporne l’insorgenza seguendo percorsi assistenziali adeguati all’interno dei quali i vari servizi, anche di diverso livello, collaborano in rete tra loro”. All'incontro a Cagliari presso la sede dell'Associazione sono
intervenuti tra gli altri Luisa Campana, Segretaria regionale Cittadinanzattiva Sardegna; Giulia Mannella, quale rappresentante di Cittadinanzattiva nazionale e responsabile del progetto “Mi Sta a Cuore”; Carlo Lai, responsabile Cardiologia UTIC SS. Trinità Cagliari e Maurizio Melis, Direttore della S.C. Neurologia e Stroke Unit (centri di cura per l’ictus in emergenza) dell'Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari. “Anche la bozza del Piano Sanitario
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Nazionale 2011-2013 in merito alle malattie cardiovascolari – prosegue - sottolinea come si debba promuovere la prevenzione anche attraverso la sensibilizzazione della popolazione sui fattori di rischio; l’individuazione precoce dei soggetti affetti da cardiopatia per evitarne l’aggravamento e gli eventi acuti. E' inoltre essenziale identificare i pazienti a maggior rischio per sviluppare modelli di intervento".Nel mese di novembre i volontari del Tribunale dei diritti del Malato di Cittadinanzattiva sono stati impegnati in attività di informazione e sensibilizzazione dei cittadini su tutto il territorio regionale.“Le informazioni dell’indagine – dettaglia mostrano la necessità di un Piano nazionale di programmazione degli interventi socio-sanitari in quest'area per superare la frammentazione dei servizi e dei diritti per i cittadini affetti da patologie cardio e cerebrovascolari. In caso di
Lo spettacolo teatrale andato in scena nell’ex Vetreria racconta una storia d’amore ambientata nella Sardegna degli anni ‘20 nella quale ci si distacca dalla cultura della “balentia” enato Pierpaoli, bancario e Lucia Mallus, insegnante, sono sposati da 31 anni ed hanno una grande passione in comune per il teatro. Renato, negli anni '70, recitava in "Quelli dalle labbra bianche", di Francesco Masala, con la nascente Cooperativa Teatro di Sardegna, Lucia, negli anni '90, iniziava a occuparsi di Teatro Educazione, portando avanti diversi laboratori teatrali con i suoi alunni e nel 2007 ricevono “Il Sipario d'Argento” alla Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola a Serra San Quirico, nelle Marche. Frequentano anche il laboratorio teatrale della Compagnia Cajka, di Francesco Origo e nel 2005, dopo un corso con Valerio Binasco, iniziano a scrivere a quattro mani. Da questa esperienza nasce il loro primo spettacolo, ispirato a una storia vera: una storia d'amore che sa di antico ma che è capace di slegarsi dai vecchi codici della balentia per aprirsi a risvolti impensati. Questa la genesi de “Il vino più buono”, spettacolo andato in scena sabato scorso alla Vetreria di Pirri, con una buona presenza di pubblico. La messa in scena, realizzata con il contributo di Giuliano Pornasio, assistente alla regia e Giovanni Schirru alle luci, è particolare con al centro i dialoghi tra i due personaggi. “Ciò mi ha colpito, quando Lucia ha cominciato a raccontare di questa storia – afferma Renato – sono le scelte così particolari dei personaggi, che mi hanno portato a pensare come il protagonista dovesse avere delle motivazioni molto forti per decidere di lasciare il mondo nel quale viveva, in un periodo come quello nel quale è ambientata la vicenda (siamo negli anni ’20 del secolo scorso, n.d.r.). Oggi come allora siamo portati ad ascoltare e a dare voce a chi vince, ma non si conosce il dolore di chi non appare. Mi sono quindi chiesto “Soffre forse di meno costui o costei, oppure ha motivazioni meno forti?”. Ho fatto poi riferimento poi alla nostra esperienza personale e, entrando dentro le cose, mi sono reso conto
emergenze, come ad esempio per infarto o ictus, è fondamentale la capacità di effettuare una diagnosi tempestiva e condurre il paziente nella struttura più idonea”. Le segnalazioni effetuate dai cittadini al servizio di consulenza, informazione e tutela del Tribunale per i diritti del malato, mostrano che le principali problematiche nelle cure e servizi per le patologie cardio e cerebro vascolari, riguardano le lunghe liste di attesa per esami diagnostici e quelle relative alle visite specialistiche cardiologiche. Alcune aziende ospedaliere e sanitarie coinvolte nell’indagine hanno avviato protocolli condivisi sulle attività previste per il riconoscimento dei sintomi dell’ictus da parte dei medici di medicina generale, medici di continuità assistenziale, medici e infermieri ospedalieri, personale dei mezzi di soccorso. Tra le realtà intervistate al Sud solo l'Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari si è dotata di protocollo scritto. Maria Luisa Secchi
In onda su Radio Kalaritana Frequenze in FM: 95,000 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000
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Una storia di coraggio: “Il vino buono” di Roberto Comparetti che le motivazioni del protagonista sono poi di tutti. Ognuno di noi ha una sua vita, un suo percorso che spesso rimane nascosto senza essere raccontato, magari frutto di una storia molto forte, che andrà comunque a condizionare le scelte future. Mettere in evidenza questo percorso, capire cosa c’è nascosto
dietro a ciò che ognuno di noi fa, per me è diventato importante ed essenziale: è come entrare nell’anima delle persone e interrogarmi, insieme a loro, se sia proprio così la vita: è una cosa banale oppure no?”. Un testo che mette faccia a faccia i due protagonisti, in una ricerca del senso della vita, rievocando un passato forse lontano, ma che
poi ha risvolti più che mai attuali. “Lo spettacolo – afferma Lucia – nasce da una storia vera della quale sono venuta a conoscenza negli anni ’90. Ne sono rimasta affascinata ed ho scritto un testo, nel quale si narra la vita di un uomo che di fronte ad una prova dolorosa fa una scelta controcorrente, rispetto all’ambiente e al tempo nel quale il fatto si è verificato. Avevo pensato al racconto come a un testo per affabulazione teatrale, poi però lo scritto è rimasto nei cassetti per diverso tempo”. Nel 2005 un fatto spinge i coniugi a riprendere in mano il testo. “In quell’anno – riprende ancora Lucia – abbiamo frequentato il laboratorio guidato da Valerio Binasco e quell’esperienza teatrale è stata così forte che ci siamo ricoperti come coppia, sicuramente, ma anche come artisti. Il primo desiderio, una volta ritornati a casa, è stato quello di riprendere il vecchio testo, fino a quel momento solo mio, e rivederlo a quattro mani. Ciò che ha caratterizzato il lavoro di revisione è stato quello di essere l’uno per l’altra correzione reciproca, e in questa scrittura creativa abbiamo scoperto che il nostro amore poteva diventare creativo, tanto che il lavoro teatrale presentato è la sintesi del pensiero di ciascuno di noi due”. Non un testo in cui emergono delle individualità quanto un copione frutto di condivisione, nel quale le vicende del personaggio principale in fuga da una realtà che avrebbe messo a repentaglio non solo la sua vita e quella dei suoi cari ma dell’intera comunità, diventano il pretesto per raccontare i dubbi, le angosce di chi fa scelte controcorrente, spesso non comprese. La storia e la sua messa in scena evidenziano come alcune scelte siano davvero in controtendenza: il personaggio lascia tutto per dare certezze a se e alla sua famiglia, e pace alla comunità di origine, ma permette anche ai due curatori del testo di riscoprire la loro passione di attori e di coniugi. Davvero merce rara di questi tempi.
Oggi parliamo di… arte e fede Le chiese Villasor (Terenzio Puddu) Domenica 21 dicembre ore 18.10 Lunedì 22 dicembre ore 8.30 Cantantibus organis Ascolto guidato alle interpretazioni organistiche bachiane di Marie-Claire Alain (a cura di Andrea Sarigu) Domenica 21 dicembre ore 21.30 Oggi parliamo di… comunicazione Il brand del Natale A cura di Simone Bellisai Martedì 23 dicembre ore 19.10 Mercoledì 24 dicembre ore 8.30 L’ora di Nicodemo Bibbia e Liturgia Il culto del cristiano A cura di Goffredo Boselli. Monaco di Bose Mercoledì 24 dicembre 21.40 Oggi parliamo con… Don Marco Lai Direttore Caritas Mercoledì 24 dicembre 19.10 Giovedì 25 dicembre ore 08.30 Kalaritana ecclesia Informazione ecclesiale diocesana Dal lunedì al sabato 9.30 e 16.30 Zoom Sardegna La notizia nel particolare Dal lunedì al venerdì 11.30 / 17.30 Lampada ai miei passi Commento al Vangelo quotidiano (22 - 28 dicembre) a cura di don Davide Piras (29 dicembre - 4 gennaio) a cura di don Emanuele Mameli Dal lunedì al venerdì 5.15 / 6.45 / 21.00 Sabato 5.15 / 6.45 / (21.00 vangelo domenicale) Domenica 5.15 / 6.45 / 21.00 Oggi è già domani Nel cuore della notte con lo sguardo verso il nuovo giorno (A cura di don Giulio Madeddu) Al termine sarà possibile ascoltare le cantate Sacre di Bach. Ogni giorno alle 00.01 circa
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Diocesi
“La nostra meta deve essere l’Infinito” Fino al 21 dicembre a San Pio X si può visitare la Mostra sui Miracoli Eucaristici ideata dal Servo di Dio Carlo Acutis ino a domenica 21 nell’Oratorio della Parrocchia S. Pio X è esposta una mostra dal titolo “I Miracoli Eucaristici nel mondo”. Si tratta della Mostra Internazionale ideata e progettata dal Servo di Dio Carlo Acutis (nella foto). E’ composta da 72 pannelli rappresentanti 143 miracoli eucaristici avvenuti in tutto il mondo, con una rassegna fotografica e indicazioni storiche. Carlo Acutis è un adolescente della Diocesi di Milano che muore l’11 ottobre del 2006, a soli 15 anni, a causa di una leucemia fulminante. È un ragazzo speciale perché da quando ha ricevuto la Prima Comunione a 7 anni partecipa pressoché quotidianamente alla Santa Messa e non manca di sostare in preghiera davanti al Tabernacolo. Ugualmente ha una grande devozione mariana, per cui non manca di recitare ogni giorno il rosario. Colpisce in lui l’abilità nel campo dell’informatica, dimostrando una competenza pari a coloro che hanno compiuto studi universitari. Perciò si interessa alla programmazione dei computer, al montaggio dei film, alla creazione dei siti web, alla redazione di giornalini; e, inoltre, collabora nel volontariato a favore dei più bisognosi. Di lui sono note alcune affermazioni che colpiscono per la profondità spirituale, come quando dice: “La nostra Meta deve essere l’Infinito, non il finito. L’Infinito è la nostra Patria. Da sempre siamo attesi in cielo”. E anche: “Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie”, aggiungendo che per orientarsi verso questa meta e non “morire come fotocopie” la nostra bussola deve essere la Parola di Dio, con
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cui dobbiamo confrontarci costantemente. Riguardo all’Eucaristia egli si chiede come mai capita di vedere lunghe file di persone per andare a vedere un concerto rock o un film ma non si vedono le stesse file di fronte a Gesù Eucaristia. Per lui le persone non si rendono conto di quello che perdono, altrimenti le chiese sarebbero talmente piene che non vi si riuscirebbe ad entrare. Infatti, nell’Eucaristia Gesù è presente allo stesso modo di come era presente duemila anni fa ai tempi degli apostoli. Allora la gente per vederlo era obbligata a spostarsi continuamente, mentre noi siamo molto più fortunati perché lo possiamo trovare in qualsiasi chiesa vicino a casa. Dice: “Gerusalemme l’abbiamo sotto casa”. L’idea della mostra risale al 2002 quando, visitando le esposizioni del Meeting di Rimini, decide di prepararne una sui Miracoli Eucaristici riconosciuti dalla Chiesa. In questo lavoro, che si è protrae per due anni e mezzo, coinvolge anche i suoi familiari, facendosi accompagnare per visitare di persona molti luoghi in cui sono avvenuti i miracoli. Pian piano in questi anni la mostra si è diffusa in Italia e in tutto il mondo. Negli Stati Uniti è stata ospitata in migliaia di parrocchie e in oltre 100 Università. Promossa da alcune Conferenze Episcopali tra cui quella filippina, argentina, vietnamita, è giunta perfino in Cina e in Indonesia. Visitando la Mostra si possono raccogliere notizie provenienti da tante parti del mondo sui miracoli, alcuni molto conosciuti e altri meno, avvenuti in Argentina, Austria, Belgio, Colombia, Croazia, Egitto,
Francia, Germania, India, Isola della Martinica, Isola della Reunion, Italia, Messico, Olanda, Perù, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Venezuela. Alcuni pannelli sono dedicati ai Santi Mistici e l’Eucaristia, alla Madonna e l’Eucaristia e alle Comunioni prodigiose. Tra i vari miracoli sono indicati anche quelli avvenuti a Buenos Aires nella parrocchia di Santa Maria nel 1992, 1994 e 1996. Il Professor Ricardo Castanon Gomez racconta di come fu chiamato dall’allora Arcivescovo di Buenos Aires, l’attuale Papa Francesco, per analizzare il miracolo del 15 agosto
1996. Per l’Italia sono descritti i miracoli di Alatri (1240), Asti (1535), Bolsena (1264), Lanciano (750), S. Chiara d’Assisi (1240), Rimini (1227), Salzano (1517), Siena (1730), Torino (1453, 1640) e altri ancora. Un pannello è dedicato al miracolo di Mogoro del 1604, descritto dallo storico Pietro M. Cossu. È una mostra interessante perché ricca di informazioni e di immagini ma è anche singolare perché ideata da un ragazzo dei nostri tempi, di appena 15 anni, certamente ispirato, che è diventato modello di fede per giovani e adulti. Giovanni Ligas
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n IN LIBRERIA La vita consacrata secondo Papa Francesco
Nell’annunciare l’Anno dedicato alla vita consacrata e in diverse occasioni, papa Francesco ha rilevato che la radicalità è richiesta a tutti i cristiani, ma i religiosi sono chiamati a seguire il Signore in maniera speciale. «Sono uomini e donne che possano svegliare il mondo – ha sottolineato – la vita consacrata è profezia». Dio, ha detto ancora, «ci chiede di uscire dal nido che ci contiene ed essere inviati nelle frontiere del mondo, evitando la tentazione di addomesticarle. Questo è il modo più concreto di imitare il Signore». I diversi testi di Francesco proposti da G. Vigini, vogliono offrire a sacerdoti, religiose/i e persone consacrate un contributo singolare per approfondire e meditare su tanti aspetti legati alla vita consacrata e su quello che la Chiesa si attende dalle persone consacrate per una nuova testimonianza del Vangelo nella società. “La gioia di servire. Sacerdozio e vita consacrata”, di Papa Francesco, a cura di Giuliano Vigini, edizioni San Paolo
n TERRAMALA Capodanno in preghiera
Nel Monastero delle Carmelitane Scalze di Terramala a Quartu S. Elena, il 31 Dicembre si potrà vivere la chiusura dell'anno adorando, lodando e ringraziando il Signore e affidando a Lui l'inizio del nuovo. Alle 23.00 ci sarà l'Adorazione Eucaristica con il canto del Te Deum e alle 24.00 la S. Messa di Maria SS. Madre di Dio. Possono partecipare tutti coloro che lo desiderano.
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Gioia per la Dedicazione della chiesa impegno per vivere il Battesimo Il 13 dicembre, in occasione della festa patronale, si è svolto il Rito di Dedicazione della chiesa di Santa Lucia a Cagliari Per la comunità, spiega don Massimo Noli, si tratta di un punto di arrivo e di partenza, per evangelizzare il quartiere abato scorso si è svolta a Cagliari la celebrazione di dedicazione della chiesa di Santa Lucia, nel quartiere di San Benedetto, intitolata alla martire siracusana. “Insieme con il Consiglio Pastorale e il Comitato di Santa Lucia – spiega il parroco, don Massimo Noli – circa un anno fa abbiamo deciso di prepararci in maniera adeguata alla dedicazione della nostra chiesa alla Santa morta durante le persecuzioni di Diocleziano a Siracusa. L’idea è nata dalla celebrazione dei 60 anni dalla fondazione”. Nel 1933 fu Monsignor Ernesto Piovella a voler erigere in città la parrocchia di San Benedetto nell’omonima chiesetta. “Nel tempo tuttavia il quartiere è cresciuto – prosegue - come pure il numero degli abitanti e fu quindi necessario costruire una nuova chiesa più grande e più accogliente. Nel 1948 le famiglie Sanjust e Aymerich donarono il terreno per l'edificazione e nel 1957 Monsignor Botto la benedisse e la inaugurò. Fu proprio lui a volerla dedicare a Santa Lucia in quanto l’antica chiesa che si trovava nel rione della Marina venne distrutta”. Da qui l’origine dei due nomi: parrocchia di San Benedetto e chiesa di Santa Lucia. “Nel 1999 il mio predecessore, monsignor Pietro Meledina – spiega aveva provveduto a predisporre l’adeguamento del Presbiterio secondo le nuove Norme Liturgiche. Ultimamente abbiamo completato tali restauri. Si è così giunti a voler dedicare solennemente questa chiesa, in passato infatti era stato consacrato solo l’altare dove si celebra l’Eucarestia. Possiamo quindi parlare di un punto d’arrivo di una storia che era cominciata nell’ottobre del 1933, per questa nostra comunità
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parrocchiale, e di uno di partenza. Vogliamo dare una nuova immagine di parrocchia per aprirci meglio al quartiere”. Contestualmente nasce un nuovo progetto pastorale. La dedicazione della chiesa celebrata il 13 di dicembre scorso, è stata preceduta infatti dalla prima visita pastorale canonica dell’Arcivescovo, Mons. Miglio. “ Prima di tutto è nostro desiderio investire sull’Oratorio – dettaglia il parroco - che accoglie oltre 100 bambini ed è gestito direttamente dalle famiglie. La particolarità è che queste famiglie attirano altre famiglie e quindi l’oratorio è vissuto come luogo di aggregazione e conoscenza. Al momento accogliamo i giovanissimi del post cresima ma non manca l’attenzione anche verso la Pastorale della terza età”. Il rito della dedicazione della chiesa è molto suggestivo. Inizia all’esterno. Il vescovo apre lui stesso le porte della chiesa invitando i fedeli a prendere possesso del loro luogo di culto. Dopo il saluto, benedice l’acqua per aspergere il popolo in segno di penitenza e in ricordo del Battesimo. I ministri recano al vescovo, che sta in piedi, il recipiente con l’acqua. Il vescovo invita quindi alla preghiera e accompagnato dai diaconi, percorre la navata della chiesa e asperge con l’acqua benedetta il popolo. Quindi asperge l’altare. Dopo l’aspersione il vescovo ritorna alla sede e terminato il canto, stando in piedi e a mani giunte pronuncia una preghiera. Segue la Liturgia della Parola e dopo l’omelia e la professione di fede, ha luogo la lunga preghiera di dedicazione. Si procede poi con il Canto delle Litanie. A questo punto il vescovo unge con il Crisma l’altare e
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n MARINA Successo per la Minimaratona
Successo per la prima edizione della Minimaratona a Stafetta che nel pomeriggio dell’8 dicembre nel Quartiere Marina . Nelle strade dello storico rione, in cui ha operato la Beata Suor Giuseppina Nicoli, che nel periodo post bellico si prendeva cura di quei ragazzi noti come “is piccioccus de crobi” (i ragazzi della cesta), si è costruito un percorso per una manifestazione sportiva completamente dedicata alle famiglie e agli amici affinché vivessero con leggerezza un’importante occasione per muoversi a piedi e in buona compagnia. Alla Festa Sportiva hanno partecipato ben dodici “squadre amici” e tre “squadre famiglia” di cinque componenti ciascuna. L’iniziativa è stata realizzata dal Comitato Provinciale di Cagliari del Centro Sportivo Italiano, dalla Pastorale Giovani della Diocesi di Cagliari, dall’Associazione “Suor Giuseppina Nicoli” e dall’Associazione “Centro Commerciale Naturale Consorzio Cagliari - Centro Storico”, in ricordo della Beata Suor Giuseppina Nicoli.
n 20 DICEMBRE Ad Oristano XXVIII Marcia per la Pace
le croci. Subito dopo si svolge il rito dell’incensazione che sta ad indicare la preghiera di tutta la comunità che sale verso Dio. Chiude il rito della dedicazione la Liturgia Eucaristica. “Ci siamo preparati a questo evento – spiega don Massimo - con delle apposite catechesi dedicate ciascuna proprio al rito della dedicazione. Voglio evidenziare un aspetto secondo me molto importante e che va al di là del Rito, cioè che ogni fedele riscopra la propria vocazione battesimale e condivida la propria fede con tutti
coloro che vengono in questa chiesa a pregare. Con questo nuovo cammino pastorale speriamo di coinvolgere prima di tutto i giovani. Abbiamo per questo promosso delle iniziative anche a livello diocesano con la Pastorale giovanile. Tra l’altro disponiamo anche di una sala adibita a teatro e spesso organizziamo delle recite e dei momenti ricreativi e ludici. Bisogna essere capaci di dimostrare creatività e proporre delle nuove idee - conclude”. Maria Luisa Secchi
Oristano ospita sabato, a partire dalle 16, la XXVIII edizione della Marcia della Pace, organizzata dalla Diocesi di Ales - Terralba, alla quale aderisce la delegazione della Caritas Regionale, l’Ufficio Regionale della Pastorale Sociale e del Lavoro. Tema scelto ”Per i Cristiani Pace”, ed avrà come ospite padre Pierbattista Pizzaballa, custode della Terra Santa. Aderisce anche la Tavola Sarda della Pace che promuove la Marcia Gesturi-Laconi.
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Diocesi
Ricorrenze. La Parrocchia del SS. Nome di Maria ha celebrato l’anniversario di fondazione
BREVI
La Palma, una storia lunga cinquant’anni
n APPUNTAMENTI Servi e Serve dello Spirito Santo
ommossa partecipazione ai festeggiamenti del cinquantesimo anniversario della fondazione della Chiesa del Santissimo Nome di Maria svoltisi da domenica 7 a domenica 14 dicembre nella parrocchia che abbraccia i due quartieri cagliaritani, “La Palma” e “del Sole”. La Parrocchia, guidata dal parroco Padre Domenico Orlando e il viceparroco, Padre Saul Masquinto, ha dato vita ad una fitta agenda di appuntamenti sia di carattere religioso che sociale che ha richiesto un mese di organizzazione. “Sono molto contento” ha commentato durante i festeggiamenti Padre Domenico. “La soddisfazione è tanta e, tra le altre cose, abbiamo realizzato un libretto di una trentina di pagine dal titolo ‘Giubileo della Parrocchia del Santissimo Nome di Maria dal 1964 al 2014’ a cui oltre a me hanno collaborato Simona Carta e Domenico Marras (entrambi membri del Consiglio pastorale della Parrocchia) e una consacrata delle Missionarie Figlie di Santa Maria Immacolata. Questo libretto ripercorre, ha proseguito, tutto il periodo storico a partire da quando utilizzavamo la chiesetta delle Saline ad oggi. I libretti sono stati distribuiti alle famiglie della parrocchia e quelli rimasti sono a disposizione”. Risulta emblematica l’anima della forma della Chiesa. A questo proposito nel libretto si legge “La chiesa intitolata al Santissimo Nome di Maria venne finita di costruire nel 1979 e aveva già iscritta una vocazione: quella di fungere da cerniera tra le comunità dei due quartieri, popolare uno, residenziale di lusso l’altro, due quartieri che non dialogavano tra di loro e che era divisi da barriere economiche e culturali. La scelta del luogo dove erigere la chiesa è
Anche quest’anno a ridosso della festività dell’Immacolata Concezione è stata celebrata la Messa organizzata dalla Comunità Servi e Serve dello Spirito Santo (associazione pubblica di fedeli di diritto diocesano eretta dall’Arcivescovo di Cagliari con decreto del 15.09.2006). Nel corso della Messa nella Casa d’accoglienza vocazionale “Vergine dei Poveri” in via Guerrazzi, 61 a Quartu Sant’Elena si sono rinnovate le consacrazioni alla Vergine Maria con la preghiera del Montfort e la consegna della medaglia miracolosa fatta coniare dalla Santa Vergine a S. Caterina Labourè, una religiosa francese della Compagnia delle Figlie della Carità. La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è libera e aperta a tutti e rafforza il servizio alla Madonna, come suoi discepoli, per collaborare con Lei al piano di salvezza. Significa farsi suo strumento per portare l’amore di Dio nel mondo e testimoniare con la vita il Vangelo. Alla fine della celebrazione il momento dell’immersione delle mani nell’acqua di Banneux dove ancora oggi si trova una piccola sorgente che la Madonna aveva indicato nel 1933 in occasione di una sua apparizione (riconosciuta dalla Chiesa) ad una bambina in Belgio e che aveva detto fosse riservata per tutte le nazioni e per gli ammalati. A seguire un momento di agape per condividere un pasto in fraternità. Il calendario settimanale degli incontri di preghiera con le indicazioni delle parrocchie di Cagliari e provincia in cui si svolgono è scaricabile sul sito internet http://servieservedellospiritosa nto.wordpress.com. A. C.
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già una dichiarazione d’intenti: la periferia direbbe oggi papa Francesco - in mezzo alle case popolari, come volontà di costruire “ponti” a partire dai più poveri ed emarginati. Non è la chiesa dei ricchi, dunque, ma la chiesa che accoglie tutti. La sua forma ha un’anima, voluta dai progettisti Vittorio Porru e Paolo Lixi, è questa forma è la “tenda”, come presenza di Dio in mezzo al suo popolo. La chiesa-tenda vuole essere un segno leggibile della presenza cristiana nel quartiere, discreto e non invadente.” Tra i diversi fiori all’occhiello della manifestazione una mostra fotografica che consta di oltre 250 scatti che hanno immortalato la storia della parrocchia e delle sue molteplici realtà. “Le foto fanno parte dell’archivio parrocchiale e la maggior parte sono state scattate dal fotografo Mariano Marras” prosegue Padre Domenico. “Ho visto la gente commuoversi perché in quelle semplici immagini ha potuto anche riconoscere parenti che non ci sono più. Oltre alle fotografie è disponibile su offerta libera un dvd con base musicale”. Non è mancato il dialogo e il dibattito durante la conferenza “Confronto tra Cristianesimo e Islamismo” dove si sono presi in esame i punti di contatto e di divisone tra Islam e Cristianesimo. Meritano anche un cenno a parte la processione dell’8 dicembre, solennità
dell’Immacolata Concezione di Maria. “Mi piacerebbe che diventasse un appuntamento abituale dell’8 dicembre con un rosario itinerante per toccare tutte quelle vie non attraversate dalla processione che si effettua in occasione della Festa patronale. Ci tengo infine a precisare, ha concluso Padre Domenico, che ogni seconda domenica del mese alle 18 celebriamo la Messa per gli ammalati con la recita di una speciale preghiera davanti a Gesù Eucaristia e dove ognuno può portare le sue intenzioni”.
Impossibile dimenticare le diverse realtà che operano all’interno della parrocchia: le Comunità Neocatecumenali, gli Scout, il Rinnovamento dello Spirito, l’Azione Cattolica e il Movimento Giovanile, oltre ai lettori e al gruppo Ministri della Comunione. I festeggiamenti del cinquantesimo anno di fondazione della Chiesa sono stati anche l’occasione di diffusione di un libro sul venerabile Giuseppe Frassinetti, fondatore della Congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata. Alessia Corbu
Diocesi
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L’ingresso a Siliqua di don Davide Cannella La comunità ha accolto il suo nuovo parroco, che sottolinea l’importanza dell’ascolto e del lavoro con i giovani unedì 8 dicembre don Davide Cannella ha fatto l'ingresso come nuovo parroco di Siliqua, accompagnato dall'Arcivescovo Arrigo Miglio. L'evento è stato caratterizzato da una grande emozione da parte del giovane sacerdote. È infatti il suo primo incarico a guida di una comunità parrocchiale. Ordinato sacerdote l'11 settembre 2010, don Davide proviene da un'esperienza di quattro anni come vice-parroco nella comunità di San Pietro ad Assemini, affiancato a don Marco Orrù. Attualmente svolge la sua attività di insegnante di religione cattolica all'Istituto Tecnico Commerciale “Giua” nella sede di Assemini. L'esperienza nella parrocchia di San Pietro lo ha visto impegnato nelle diverse attività legate ai ragazzi e ai giovani non solo a livello oratoriale, come l'organizzazione dei grest e dei campi scuola, ma anche con le giovani famiglie e le coppie di fidanzati in preparazione al matrimonio. “L'accoglienza da parte della popolazione è stata affettuosissima, racconta don Davide. Probabilmente anche legata al diverso tempo trascorso tra la nomina da parte dell'Arcivescovo e l'ingresso, evidentemente caricati anche dalla curiosità di conoscere il nuovo parroco. Una bella dimostrazione di accoglienza, vicinanza e partecipazione è stata dimostrata anche dall'amministrazione comunale nella persona del Sindaco che da subito si è reso disponibile ad ogni necessità”. Ogni sacerdote chiamato alla guida di una comunità, all'inizio del suo ministero mette sempre dei punti fermi su ciò che ritiene urgente realizzare per farla crescere nella fede e nella comunione. “Porrò grande attenzione all'accoglienza nei riguardi di tutti rendendomi disponibile all'ascolto, assicura don Cannella. Soprattutto nel mio caso, alla prima esperienza da parroco, penso sia la modalità più giusta per interfacciarsi con la nuova realtà a me affidata. Ascoltare, accogliere e capire il percorso che ha svolto la comunità fino ad oggi per poter ripartire, fortificando ancor di più le basi del cammino di fede. Una particolare attenzione sarà
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dedicata all'aspetto giovanile, riprende il neo-parroco, a partire dai bambini, passando per i ragazzi del post-cresima, arrivando ai giovani e alle neo famiglie”. Don Davide ho completato gli studi teologici a Roma con la stesura della tesi per il baccalaureato e l'esperienza dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole. “In quel periodo ho potuto constatare come nella nostra isola ancora vengono difesi i valori della spiritualità e della religiosità popolare. Roma è un modo estremamente aperto. Capitava spesso che diversi studenti non cristiani si avvalessero della frequenza dell'ora di religione cattolica e i cristiani battezzati decidessero contrariamente”. Un aspetto che tocca in largo raggio tutti i paesi della nostra isola è quello della mancanza di lavoro. Una vera e propria piaga del nostro territorio. “Di certo non può bastare rispondere ad una problematica simile in modo forse troppo semplicistico con un “vedrai che tutto si sistemerà”, spiega don Davide Cannella. Molto spesso il rischio è quello di pensare al sacerdote come ad uno dalla risposta pronta a tutte le domande e necessità, ma nostro compito è quello di andare incontro alle esigenze non solo a livello economico, ma anche come disponibilità a livello personale. Risulterebbe inutile semplificare il tutto con una preghiera e la speranza, ma a questa si deve accostare l'azione concreta in stretta collaborazione con le istituzione preposte. È vero, il Signore guida la storia, ma a noi il compito di impegnarci a far fruttificare le nostre capacità per il bene di ognuno. Fabio Figus
domenica 21 dicembre 2014
Caritas, celebrare il Natale servendo chi ha bisogno “Il nostro desiderio, ha spiegato don Marco Lai, è quello di offrire alle persone in difficoltà un segno concreto di speranza” n dicembre ricco di eventi per vivere appieno e lo stile Caritas il Natale che si avvicina, al fianco di chi ha bisogno di aiuto esattamente come nel resto dell’anno. Come in passato, anche per le festività del 2014 la Caritas diocesana di Cagliari ha previsto una serie di appuntamenti per condividere e testimoniare il senso di aiuto, accoglienza del prossimo che si vive in città. «Il filo rosso che lega le iniziative natalizie è, come dice Papa Francesco, la centralità della persona», spiega don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana. «La Chiesa è costantemente attenta al contesto dei poveri, che si allarga ogni anno di più per colpa di una crisi che non sembra voler cessare. Il Natale, però, è un segno di speranza concreta: per questo vogliamo viverlo in una dimensione di solidarietà e dialogo continuo insieme alle tante persone che gravitano intorno alla Caritas, senza distinzione di nazionalità, religione o cultura». Con la Chiesa cagliaritana in prima linea, grazie anche alla costante attenzione dimostrata da Mons. Arrigo Miglio al tema della carità. Sarà proprio l’Arcivescovo a inaugurare le attività natalizie con la celebrazione della Santa Messa di Natale prevista per mercoledì 17 (alle ore 11) nel Centro diocesano di assistenza di via Po, in presenza dei volontari e operatori Caritas. Altro appuntamento, divenuto ormai consuetudine del periodo natalizio, è la presentazione del Dossier diocesano sulle povertà, fissata per venerdì 19 nella sede della Fondazione Banco di Sardegna a Cagliari (via San Salvatore da Horta, ore 16). Il documento, curato dalla Caritas diocesana, serve per fare il punto della situazione relativa agli interventi sul territorio nel 2014, grazie anche al buon operato delle diverse Caritas parrocchiali. Sono
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previsti gli interventi di Mons. Miglio, dello stesso don Marco Lai e del direttore dell’Area studi Caritas, prof. Francesco Manca. Sabato 20 dicembre la Caritas sarà impegnata su due fronti: in mattinata a Oristano si terrà la ventottesima edizione della “Marcia della Pace”, organizzata dalla Diocesi di Ales-Terralba, evento che tradizionalmente unisce il mondo ecclesiale (grazie al contributo di associazioni e organismi come, appunto, Caritas Sardegna) e quello del volontariato. Contemporaneamente (dalle 9 fino alle 21), sulla scalinata della Basilica di N.S. di Bonaria si svolgerà il “Miracolo di Natale”, manifestazione benefica ideata dal conduttore televisivo Gennaro Longobardi in collaborazione con la Caritas. L’annuale raccolta (soltanto generi alimentari e giocattoli, niente denaro), giunta al diciottesimo appuntamento, servirà a incrementare le riserve del Centro diocesano di assistenza di via Po. Il clou del calendario di eventi natalizi targati Caritas sarà la giornata di lunedì 22. In mattinata, nei locali del Seminario Arcivescovile di Cagliari (inizio alle ore 10), Mons. Miglio incontrerà una folta rappresentanza di immigrati provenienti da alcuni centri di assistenza Caritas. Sarà un’occasione di far conoscere il significato cristiano del Natale e delle tradizioni a esso connesse, in un clima di scambio religioso e culturale con piccoli gesti di
condivisione e augurio: l’Arcivescovo spiegherà l’importanza e la storia del Natale, alla presenza delle autorità civili cittadine (il sindaco Massimo Zedda e il Prefetto, dott. Alessio Giuffrida, oltre a un’ampia rappresentanza consolare). «Saranno presenti cittadini di oltre venti nazionalità diverse, rappresentanti di Islam e Chiesa Ortodossa e autorità. Il tutto nel segno della convivenza pacifica – spiega ancora don Marco Lai –, con la città di Cagliari che potrebbe essere un buon laboratorio di dialogo, pace e solidarietà, in piena sussidiarietà con gli uffici di Politiche Sociali dei vari enti locali». Nel pomeriggio (inizio alle 18), invece, Mons. Miglio celebrerà la Messa di Natale nel Centro Comunale di Solidarietà Giovanni Paolo II, alla presenza dei volontari e degli ospiti della struttura. Novità importanti, infine, per quanto riguarda la cena di Natale: a differenza degli altri anni, quando agli utenti della mensa di viale Sant’Ignazio erano consegnati i “cestini” con le vivande, per il Natale 2014 la Caritas vorrebbe servire un pasto caldo, in continuità con il calendario “feriale”. «Vorremmo tenere aperto per cena anche a Capodanno – spiega Andrea Nicolotti, referente del servizio Mensa - diversamente dal passato. Anche per questo, eventualmente, saremo contenti di poter contare sull’aiuto di nuovi volontari». Francesco Aresu
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Diocesi DETTO TRA NOI
Sul tema della valorizzazione della lingua sarda i Vescovi isolani sono intervenuti in occasione della riunione dello scorso 21 ottobre, richiamando la sua importanza come risorsa per la trasmissione della fede
Una cosa è la pietà popolare altra cosa è parlare di Messa in limba. Per la liturgia esistono norme precise, perchè si tratta di un patrimonio prezioso che va amministrato curando la comunione ecclesiale
Un recente convegno svoltosi ad Oristano, promosso in collaborazione col Circolo Sardo “Su Nuraghe” di Biella, ha ravvivato il dibattito sull’uso della limba nelle diverse espressioni della preghiera e della pietà popolare, e, secondo alcuni, anche nella liturgia vera e propria, chiedendo la Messa in limba. Al convegno è giunto anche un messaggio da Roma con l’augurio e l’incoraggiamento di Papa Francesco, a firma del Segretario di Stato Cardinale Parolin. Esattamente il telegramma vaticano dice: «In occasione del convegno organizzato dal Circolo Culturale “Su Nuraghe” di Biella e patrocinato da diverse realtà dell’Isola, che si tiene ad Oristano nei giorni 15 e 16 novembre, sul tema: “Pregare in sardo in Sardegna e dentro e fuori dall’Isola”, Sua Santità Papa Francesco rivolge il suo cordiale e beneaugurante saluto, esprimendo vivo apprezzamento per la lodevole iniziativa volta a riflettere sui valori tradizionali della cultura sarda ed esorta a proseguire il fruttuoso scambio di beni umani e spirituali per un sempre più incisivo impegno nella comunità ecclesiale e nella società civile. Il Santo Padre invoca su codesta Regione dalle profonde radici cristiane, la celeste protezione della Madonna di Bonaria e, mentre chiede di pregare a sostegno del suo ministero petrino, imparte di cuore a Vostra Eccellenza, al Presidente del Circolo, agli organizzatori, ai relatori e a tutti i partecipanti l’implorata benedizione apostolica, propiziatrice di fecondo cammino sulla via del bene, estendendola volentieri all’intera arcidiocesi». Già lo scorso 21 ottobre i vescovi della Conferenza Episcopale Sarda si erano espressi con parole simili, incoraggiando la ricerca e specialmente la prosecuzione delle traduzioni dei testi biblici: «L’uso della lingua sarda in alcune celebrazioni e nella pietà popolare. Ritenendola una risorsa straordinaria anche per la trasmissione della fede s’intende ridare slancio a un’azione incisiva di una sua valorizzazione, riprendendo con vigore un percorso che negli ultimi tempi aveva avuto un certo rallentamento. Si lavorerà su due versanti principali. Il primo mira a un’organica raccolta del patrimonio di canti, di testi sacri e preghiere finora in uso nelle diverse parti della Sardegna. Testi che appartengono alla ricca tradizione della pietà popolare e che ben si possono inserire nella liturgia, anche eucaristica, e nelle molteplici forme della tradizionale pietà popolare (novene, processioni…). Verranno promosse anche iniziative per la produzione di nuovi testi, canti e preghiere che accompagnino i diversi
09-1964, che ai nn. 40-43, tratta delle traduzioni dei testi liturgici. Lo stesso Consilium in data 25-01-1969 pubblicò un’altra istruzione su “La traduzione dei testi liturgici” (assai ampia: 43 numeri) per guidare nel lavoro di traduzione. Al n. 39 dice: “La traduzione provvisoria deve essere approvata dalla Commissione liturgica della Conferenza Episcopale. Infine, in data 5-6-1976 la Congregazione dei Sacramenti e per il culto divino indirizzò una lettera ai Presidenti delle Conferenze episcopali nazionali, nella quale è scritto: “Spetta alle Conferenze episcopali sia decidere di introdurre nella liturgia i dialetti e le parlate proprie ed esclusive di una località. Questa affermazione tende a limitare il numero delle lingue liturgiche particolari”. Il Concilio Plenario Sardo al n. 100 su lingua sarda nella liturgia dice: “Pertanto, nel rispetto e nell’osservanza delle attuali norme e disposizioni liturgiche, è possibile utilizzare la lingua sarda, con canti e testi opportunamente scelti, in alcuni momenti celebrativi e di preghiera, oltre che in occasioni particolari della vita delle nostre comunità. Andranno, inoltre, studiati con serietà culturali e con adeguata competenza teologica e pastorale, possibili, ulteriori ampliamenti della sua utilizzazione nella liturgia. Ciò dovrà essere fatto nello spirito di valorizzazione del patrimonio trasmessoci dalle generazioni precedenti, di ricerca di una più incarnata comunicazione della fede nella realtà quotidiana della popolazione sarda, e di sincera comunione ecclesiale”. Volutamente non si è parlato di Messa in limba, non essendo la proposta conforme alle norme in materia». Gli spazi attualmente a disposizione per l’uso della limba, nelle sue diverse espressioni, non sono pochi e riguardano i vari momenti della pietà popolare, compresi i canti che si possono utilizzare anche per la liturgia negli spazi previsti, fatto salvo il testo dell’Ordinario della Messa e dei Sacramenti. Eventuali passi ulteriori dipenderanno non solo dalle necessarie autorizzazioni della Chiesa ma anche dal progresso e dalla qualità delle traduzioni, nonché dalla cura di tutta la cultura linguistica sarda in generale. Esiste anche il problema delle nuove generazioni, che non sempre conoscono adeguatamente la limba, senza dimenticare i turisti, italiani e stranieri. Infine, fanno ancora notare Mons. Tiddia e altri vescovi, la liturgia è fatta per unire e per far crescere la comunione, pertanto sarebbe contraddittorio che diventasse occasione di diatribe o peggio di divisioni. I.P.
Lingua sarda e tradizione cristiana momenti in cui si articola la ricca liturgia della Chiesa. Il secondo versante riguarda la traduzione in lingua sarda dei testi biblici, passo indispensabile per avviare un cammino che porti a dare uno spazio maggiore alla lingua sarda nella liturgia. A tal fine saranno costituite due commissioni, che lavoreranno in stretta sinergia: la prima lavorerà sul versante più strettamente liturgico-teologico e la seconda, composta da esperti in lingua e cultura sarda, coordinerà la traduzione dei testi biblici. Vescovo delegato per questo lavoro continuerà ad essere Monsignor Antioco Piseddu, che periodicamente informerà la Conferenza Episcopale Sarda, alla quale spetta il compito di dare al lavoro la propria valutazione, prima di inoltrare la domanda alle istanze superiori». Dunque una cosa è la pietà popolare,
altra cosa è parlare di Messa in limba. Per la liturgia esistono norme precise, poiché si tratta di un patrimonio prezioso della Chiesa che va amministrato con somma cura nella piena comunione ecclesiale. A questo proposito Mons. Tiddia, arcivescovo emerito di Oristano, già presidente della CES e già segretario del Concilio Plenario Sardo, fa osservare: «La traduzione dei testi della Messa nelle lingue parlate è stata autorizzata dal Vaticano II nella Costituzione Sacrosanctum Concilium n. 36, dove è detto: “Tali decisioni (dei Vescovi) devono essere approvate ossia confermate dalla Sede apostolica. La traduzione del testo latino in lingua nazionale da usarsi nella liturgia deve essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale di cui sopra”. È stata poi pubblicata dal Consilium per la riforma liturgica l’Istruzione “Inter Oecumenici” del 26-
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Il Natale riempie tanti vuoti Se ci giriamo attorno e osserviamo attentamente la storia contemporanea, ci rendiamo conto prima di tutto che c’è tanto bene che non fa notizia. Persone oneste, tante impegnate nel volontariato, gente attaccata ai sani principi, insomma tanti aspetti positivi di cui non si occupano, se non raramente, gli organi di informazione e i programmi televisivi, che invece ci propinano ore ed ore di discussioni su fatti di cronaca nera recenti e passati. A fronte di tutti questi mali e misfatti di ogni genere, ripeto: non possiamo dimenticare il tanto bene che è nel mondo. Davvero eloquente il proverbio che recita: “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Detto questo, non possiamo tacere che il mondo è quasi avvolto da una coltre di nebbia che offusca il bene mentre mette in risalto il tanto male che affligge la nostra società. Certamente al mondo manca la pace (quanti focolai di guerra e quante spese inimmaginabili per gli armamenti!); manca l’amore (vedi il continuo aumento di separazioni, divorzi, chiusura alla vita, litigi e violenze di ogni genere); manca il perdono (quanta gente rancorosa, quanti se la legano al dito, quanti tolgono per anni il saluto a chi ha loro recato anche il più piccolo torto); manca la gioia (quanta gente inquieta e triste si incontra per strada, si chiude in se stessa, si lascia distruggere dalla tristezza); manca la speranza (l’uomo di oggi, a torto o a ragione, ha smarrito la fiducia in tutto e in tutti e troppi hanno smesso di sognare). Ebbene, nel Natale Cristo viene in questo mondo per portarci il dono della Sua presenza e perché Lui (e Lui solo!) è la pace, l’amore, il perdono, la gioia e la speranza. Tagore affermava: “guardi le spine soltanto colui che ha occhi per vedere le rose”. Il pessimista, con l’occhio e col pensiero, finisce per vedere tutto nero. Gesù viene a portare nei nostri cuori e nelle nostre case questi don i preziosi. Prepariamoci pertanto a vivere questo tempo di grazia, andando incontro con gioia al Signore che viene. Non abbiamo paura di scomodarci. Non restiamo rinchiusi nei nostri piccoli o grandi egoismi. Fidiamoci di Gesù: Lui è il Salvatore del mondo, il nostro Re, il nostro Pastore, il nostro Fratello maggiore che, in Lui, ci fa tutti figli del Padre. Buttiamo via tutto con una bella Confessione e facciamo entrare l’Amico che non ci tradisce, l’unico che ci ama come Lui solo è capace di amare: fino a dare la vita per ciascuno di noi! L’unico che riempie i tanti vuoti che ci siamo creati o che la società ci ha imposto, illudendoci. L’unico che pur essendo Dio, non si fa servire ma serve e cerca appassionatamente che tutti gli uomini siano salvi e raggiungano la conoscenza della verità. Dunque: apriamo, anzi spalanchiamo le porte a Cristo, come ci invitava a fare S. Giovanni Paolo II dando inizio al suo pontificato. Solo allora sarà vero Natale….per tutti, e i nostri vuoti interiori saranno traboccanti di gioia. Don Tore Ruggiu
Papa Francesco
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domenica 21 dicembre 2014
Fedeli alla verità vicini alle persone
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Roberto Piredda
Francesco ha commentato i lavori del Sinodo sulla Famiglia: “I documenti ufficiali sono tre, il Messaggio e la Relazione finali e il discorso del Papa” esidero ripartire proprio dall’Assemblea sinodale dello scorso mese di ottobre, che aveva questo tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione”. E’ importante ricordare come si è svolta e che cosa ha prodotto, come è andata e che cosa ha prodotto. Durante il Sinodo i media hanno fatto il loro lavoro – c’era molta attesa, molta attenzione – e li ringraziamo perché lo hanno fatto anche con abbondanza. Tante notizie, tante! Questo è stato possibile grazie alla Sala Stampa, che ogni giorno ha fatto un briefing. Ma spesso la visione dei media era un po’ nello stile delle cronache sportive, o politiche: si parlava spesso di due squadre, pro e contro, conservatori e progressisti, eccetera. Oggi vorrei raccontare quello che è stato il Sinodo. Anzitutto io ho chiesto ai Padri sinodali di parlare con franchezza e coraggio e di ascoltare con umiltà, dire con coraggio tutto quello che avevano nel cuore. Nel Sinodo non c’è stata censura previa, ma ognuno poteva - di più doveva - dire quello che aveva nel cuore, quello che pensava sinceramente. “Ma, questo farà discussione”. E’ vero, abbiamo sentito come hanno discusso gli Apostoli. Dice il testo: è uscita una forte discussione. Gli Apostoli si sgridavano fra loro, perché cercavano la volontà di Dio sui pagani, se potevano entrare in Chiesa o no. Era una cosa nuova. Sempre, quando si cerca la volontà di Dio, in un’assemblea sinodale, ci sono diversi punti di vista e c’è la discussione e questo non è una cosa brutta! Sempre che si faccia con umiltà e con animo di servizio all’assemblea dei fratelli. Sarebbe stata una cosa cattiva la censura previa. No, no, ognuno doveva dire quello che pensava. Dopo la Relazione iniziale del Card. Erdö, c’è stato un primo momento, fondamentale, nel quale tutti i Padri
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hanno potuto parlare, e tutti hanno ascoltato. Ed era edificante quell’atteggiamento di ascolto che avevano i Padri. Un momento di grande libertà, in cui ciascuno ha esposto il suo pensiero con parresia e con fiducia. Alla base degli interventi c’era lo “Strumento di lavoro”, frutto della precedente consultazione di tutta la Chiesa. E qui dobbiamo ringraziare la Segreteria del Sinodo per il grande lavoro che ha fatto sia prima che durante l’Assemblea. Davvero sono stati bravissimi. Nessun intervento ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, cioè: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e l’apertura alla vita (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48; Codice di Diritto Canonico, 1055-1056). Questo non è stato toccato. Tutti gli interventi sono stati raccolti e così si è giunti al secondo momento, cioè una bozza che si chiama Relazione dopo la discussione. Anche questa Relazione è stata svolta dal Cardinale Erdö, articolata in tre punti: l’ascolto del contesto e delle sfide della famiglia; lo sguardo fisso su Cristo e il Vangelo della famiglia; il confronto con le prospettive pastorali. Su questa prima proposta di sintesi si è svolta la discussione nei gruppi, che è stato il terzo momento. I gruppi, come sempre, erano divisi per lingue, perché è meglio così, si comunica meglio: italiano, inglese, spagnolo e francese. Ogni gruppo alla fine del suo lavoro ha presentato una relazione, e tutte le relazioni dei gruppi sono state subito pubblicate. Tutto è stato dato, per la trasparenza perché si sapesse quello che accadeva. A quel punto – è il quarto momento – una commissione ha esaminato tutti i suggerimenti emersi dai gruppi linguistici ed è stata fatta la Relazione finale, che ha mantenuto lo schema precedente – ascolto della realtà, sguardo al Vangelo e
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impegno pastorale – ma ha cercato di recepire il frutto dalle discussioni nei gruppi. Come sempre, è stato approvato anche un Messaggio finale del Sinodo, più breve e più divulgativo rispetto alla Relazione. Questo è stato lo svolgimento dell’Assemblea sinodale. Alcuni di voi possono chiedermi: “Hanno litigato i Padri?”. Ma, non so se hanno litigato, ma che hanno parlato forte, sì, davvero. E questa è la libertà, è proprio la libertà che c’è nella Chiesa. Tutto è avvenuto “cum Petro et sub Petro”, cioè con la presenza del Papa, che è garanzia per tutti di libertà e di fiducia, e garanzia dell’ortodossia. E alla fine con un mio intervento ho dato una lettura sintetica dell’esperienza sinodale. Dunque, i documenti ufficiali usciti dal Sinodo sono tre: il Messaggio finale, la Relazione finale e il discorso finale del Papa. Non ce ne sono altri. La Relazione finale, che è stata il punto di arrivo di tutta la riflessione delle Diocesi fino a quel momento, ieri è stata pubblicata e viene inviata alle Conferenze Episcopali, che la discuteranno in vista della prossima Assemblea, quella Ordinaria, nell’ottobre 2015. Dico che ieri è stata pubblicata - era già stata pubblicata -, ma ieri è stata pubblicata con le domande rivolte alle Conferenze Episcopali e così diventa proprio Lineamenta del prossimo Sinodo. Dobbiamo sapere che il Sinodo non è un parlamento, viene il rappresentante di questa Chiesa, di questa Chiesa, di questa Chiesa…
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No, non è questo. Viene il rappresentante, sì, ma la struttura non è parlamentare, è totalmente diversa. Il Sinodo è uno spazio protetto affinché lo Spirito Santo possa operare; non c’è stato scontro tra fazioni, come in parlamento dove questo è lecito, ma un confronto tra i Vescovi, che è venuto dopo un lungo lavoro di preparazione e che ora proseguirà in un altro lavoro, per il bene delle famiglie, della Chiesa e della società. E’ un processo, è il normale cammino sinodale. Ora questa Relatio torna nelle Chiese particolari e così continua in esse il lavoro di preghiera, riflessione e discussione fraterna al fine di preparare la prossima Assemblea. Questo è il Sinodo dei Vescovi. Lo affidiamo alla protezione della Vergine nostra Madre. Che Lei ci aiuti a seguire la volontà di Dio prendendo le decisioni pastorali che aiutino di più e meglio la famiglia. Vi chiedo di accompagnare questo percorso sinodale fino al prossimo Sinodo con la preghiera. Che il Signore ci illumini, ci faccia andare verso la maturità di quello che, come Sinodo, dobbiamo dire a tutte le Chiese. E su questo è importante la vostra preghiera. Udienza Generale, 10 dicembre 2014
Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Redazione: Francesco Aresu, Federica Bande, Maria Chiara Cugusi, Fabio Figus, Maria Luisa Secchi, Roberto Comparetti. Hanno collaborato a questo numero: Tore Ruggiu, Maria Grazia Pau, Michele Antonio Corona, Marco Scano, Susanna Mocci, Franco Camba, Luigi Murtas, Matteo Mazzuzzi, Giovanni Ligas, Alessia Corbu, Per l’invio di materiale scritto e fotografico e per qualsiasi comunicazione fare riferimento all’indirizzo e-mail: settimanaleilportico@gmail.com L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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