N. 2 26 febbraio 2016
il giornale
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna
commercio librario
L’8 marzo non è una pizza Quando qualcuno mi dice che l’Otto Marzo è la festa della donna, mi inalbero: è la giornata internazionale della donna. Purtroppo l’idea della “festa” è stata sdoganata a più livelli. Basti pensare la fine che ha fatto l’Otto Marzo, ridotto a un mero evento commerciale: distribuzione di buoni di 20 franchi per un trucco o per un peeling alle mani, autolavaggio gratuito, aperitivi offerti, spogliarelli maschili. A partire dai primi anni del 2000, sull’Otto Marzo è sceso un pietoso silenzio. Innanzitutto da parte delle donne, stanche di prenotare tavoli in pizzerie sovraffollate; stanche di ricevere mimose che appassiscono in poche ore nei vasi domestici; stanche di festeggiare in chiassose comitive mono-genere una ricorrenza di cui nessuno ricordava più l’origine; stanche dell’ennesima data sul calendario. L’Otto Marzo ha ben poco a che fare con le pizze o gli gnocchi in piazza. L’Otto Marzo è un giorno che dovrebbe richiamare la resistenza contro le ingiustizie, le oppressioni, le discriminazioni. Che sono esattamente al centro delle lotte che hanno dato vita, all’inizio del Novecento, all’Otto Marzo. E che negli anni Settanta era considerato un giorno di lotta rivoluzionaria. Perché il Movimento di liberazione della donna questo ha fatto: ha avviato una vera rivoluzione nelle relazioni e nel paradigma sociale culturale. Ha sovvertito i ruoli, contestato i destini segnati (figlia, sorella o moglie, mai libere di scegliere, mai cittadine autonome), sconvolto la vita reale delle persone, cambiato le abitudini più profonde, creando una nuova cultura, nuovi valori, nuovo senso comune. Con grande investimento di energia, sforzi e tante resistenze. Mai veramente sopite fino in fondo. A tal punto che al di là di alcune › Continua a pag. 16
La conferenza di settore dei librai rifiuta la settimana lavorativa di 41 ore › Pag. 6
donne
argentina
Quando la maternità fa paura ai datori di lavoro: storie di ordinaria discriminazione ›Pag. 11
Il nuovo presidente Macri sta smantellando anni di conquiste sociali › Pag. 12
telecomunicazioni
Swisscom, grandi manovre Con l’etichetta di Excellence 2016+, Swisscom ha annunciato un nuovo piano aziendale che prevede di cancellare o trasferire in altra sede centinaia di posti di lavoro. syndicom chiede che l’eccellenza venga applicata anche e soprattutto nei confronti dei lavoratori. Pagina 4
©S WISSCOM
editoriale
press e media elet tronici
©RSI/L .DAULTE
Primi tagli alla RSI, va in onda un pessimo show “all’americana” Una volta, quando si andava in pensione dopo trent’anni di attività nella stessa azienda, ti regalavano il classico orologio e i colleghi organizzavano una festa. Alla RSI, a fine gennaio, il copione è stato ben diverso, come racconta il servizio di Gehrard Lob alle pagine 6 e 7. Giornalisti richiamati al lavoro con una scusa e licenziati senza preavviso, accompagnati (scortati?) all’uscita da personale di sicurezza, badge e perfi-
no accessi al posteggio disattivati. Cose “all’americana”, che non ci si sarebbe aspettate dalla RSI, “parte del nostro mondo”, per lo più diretta da un giornalista come Maurizio Canetta. Quest’ultimo si è successivamente scusato e ha fatto pubblica ammenda. In ogni caso, e sin dall’inizio, syndicom ha denunciato che quanto accaduto alla RSI rimane un fatto grave che non può e non deve più ripetersi.
Le modalità con cui sono stati effettuati i licenziamenti calpesta i diritti e la dignità professionale dei lavoratori e causa inaccettabili strumentalizzazioni da parte di chi vuole indebolire il servizio pubblico. Allo stesso modo e con la stessa forza, syndicom critica le misure adottate finora: chiede pertanto di annullarle e di riaprire il tavolo delle trattative con i partner sociali in un confronto corretto e trasparente che
porti a trovare misure di risparmio alternative a quelle adottate finora e più socialmente sostenibili. I licenziamenti non sono la soluzione. Una riduzione dell’organico ha inevitabili e irreversibili ripercussioni negative sulla qualità del servizio dell’informazione e del servizio di pubblica utilità che contribuisce allo sviluppo culturale del Paese e incoraggia la libera opinione. Con una perdita per tutti. (gv)
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L’8 marzo non è una pizza Quando qualcuno mi dice che l’Otto Marzo è la festa della donna, mi inalbero: è la giornata internazionale della donna. Purtroppo l’idea della “festa” è stata sdoganata a più livelli. Basti pensare la fine che ha fatto l’Otto Marzo, ridotto a un mero evento commerciale: distribuzione di buoni di 20 franchi per un trucco o per un peeling alle mani, autolavaggio gratuito, aperitivi offerti, spogliarelli maschili. A partire dai primi anni del 2000, sull’Otto Marzo è sceso un pietoso silenzio. Innanzitutto da parte delle donne, stanche di prenotare tavoli in pizzerie sovraffollate; stanche di ricevere mimose che appassiscono in poche ore nei vasi domestici; stanche di festeggiare in chiassose comitive mono-genere una ricorrenza di cui nessuno ricordava più l’origine; stanche dell’ennesima data sul calendario. L’Otto Marzo ha ben poco a che fare con le pizze o gli gnocchi in piazza. L’Otto Marzo è un giorno che dovrebbe richiamare la resistenza contro le ingiustizie, le oppressioni, le discriminazioni. Che sono esattamente al centro delle lotte che hanno dato vita, all’inizio del Novecento, all’Otto Marzo. E che negli anni Settanta era considerato un giorno di lotta rivoluzionaria. Perché il Movimento di liberazione della donna questo ha fatto: ha avviato una vera rivoluzione nelle relazioni e nel paradigma sociale culturale. Ha sovvertito i ruoli, contestato i destini segnati (figlia, sorella o moglie, mai libere di scegliere, mai cittadine autonome), sconvolto la vita reale delle persone, cambiato le abitudini più profonde, creando una nuova cultura, nuovi valori, nuovo senso comune. Con grande investimento di energia, sforzi e tante resistenze. Mai veramente sopite fino in fondo. A tal punto che al di là di alcune › Continua a pag. 16
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Swisscom, grandi manovre Con l’etichetta di Excellence 2016+, Swisscom ha annunciato un nuovo piano aziendale che prevede di cancellare o trasferire in altra sede centinaia di posti di lavoro. syndicom chiede che l’eccellenza venga applicata anche e soprattutto nei confronti dei lavoratori. Pagina 4
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Primi tagli alla RSI, va in onda un pessimo show “all’americana” Una volta, quando si andava in pensione dopo trent’anni di attività nella stessa azienda, ti regalavano il classico orologio e i colleghi organizzavano una festa. Alla RSI, a fine gennaio, il copione è stato ben diverso, come racconta il servizio di Gehrard Lob alle pagine 6 e 7. Giornalisti richiamati al lavoro con una scusa e licenziati senza preavviso, accompagnati (scortati?) all’uscita da personale di sicurezza, badge e perfi-
no accessi al posteggio disattivati. Cose “all’americana”, che non ci si sarebbe aspettate dalla RSI, “parte del nostro mondo”, per lo più diretta da un giornalista come Maurizio Canetta. Quest’ultimo si è successivamente scusato e ha fatto pubblica ammenda. In ogni caso, e sin dall’inizio, syndicom ha denunciato che quanto accaduto alla RSI rimane un fatto grave che non può e non deve più ripetersi.
Le modalità con cui sono stati effettuati i licenziamenti calpesta i diritti e la dignità professionale dei lavoratori e causa inaccettabili strumentalizzazioni da parte di chi vuole indebolire il servizio pubblico. Allo stesso modo e con la stessa forza, syndicom critica le misure adottate finora: chiede pertanto di annullarle e di riaprire il tavolo delle trattative con i partner sociali in un confronto corretto e trasparente che
porti a trovare misure di risparmio alternative a quelle adottate finora e più socialmente sostenibili. I licenziamenti non sono la soluzione. Una riduzione dell’organico ha inevitabili e irreversibili ripercussioni negative sulla qualità del servizio dell’informazione e del servizio di pubblica utilità che contribuisce allo sviluppo culturale del Paese e incoraggia la libera opinione. Con una perdita per tutti. (gv)
2 | Dossier
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
RIVOLUZIONE DIGITALE
Il nuovo precariato online
Internet e i suoi portali alla moda reinventano il mondo del lavoro, e la creazione di valore, e avanzano verso una “macchina degli impieghi”. Il risultato: un nuovo precariato dei servizi, che non sa nemmeno più cosa significhi avere una vita privata. Eike Wenzel*
Cultura postmoderna del servizio: fine della vita privata Quando il primo manifesto Cluetrain si aggirava in rete, noi consumatori e utenti internet avevamo la speranza che sui mercati si potesse scambiare qualcosa di più che mere transazioni. Da quando sappiamo come funziona il furto di dati in stile NSA, Amazon, Google e Facebook, constatiamo che succede l’esatto contrario: i dialoghi rappresentano dei mercati – di dati, media e pubblicitari, ricercati dai portali monopolisti. Gli iniziatori del primo manifesto Cluetrain rimangono ottimisti e nel gennaio del 2015 hanno presentato una seconda edizione, (vedi New Clues) in cui esigono con forza una protezione più ampia dei dati e una maggiore trasparenza internet. Un dato di fatto c’è: internet nei prossimi tempi non assurgerà a florido mercato del lavoro. Infatti se non stiamo attenti, in rete crescerà una cultura del servizio di schiavi postmoderni, che rinunciano alla propria vita
PHOTO SETH WENIG / KEYSTONE
«Non siamo dei focus group o utenti finali o consumatori. Siamo esseri umani – e la nostra influenza si sottrae al vostro potere. Prendetene atto», ecco cosa veniva proclamato nella visione di democrazia diretta dei pionieri di internet 1999 nel cosiddetto Cluetrain Manifesto (vedi glossario) per la nascente cultura Internet. Quanto ci siamo allontanati da questa idea originaria! Nel mondo del lavoro rischiamo sempre di più l’esatto opposto: pseudoindividualismo, pseudoautonomia, pseudosovranità. Ora risponde la rete: noi, i grandi portali internet, non siamo una struttura sovversiva decentrata, non siamo un mercato del lavoro personalizzante, ma un distributore di servizi a buon mercato. Prendetene atto!
privata per racimolare il proprio sostentamento nel presunto Mondo-Sharing sociale prestando 18 ore di lavoro al giorno in impieghi a due soldi.
Zero tempo libero, ma non serve una qualifica C’è da dire però che il nostro futuro mondo del lavoro è toccato in maniera ancora più profonda da diverse tendenze attorno all’argomento “Sharing”. Negli Stati Uniti circola già il termine “uberizzazione del mondo del lavoro” (all’argomento abbiamo dedicato un dossier tematico nell’edizione 12/2015). Con ciò s’intende la seguente cosa: Uber, in cui Google ha investito nel 2013 250 milioni di dollari, e AirBnB, che attraverso il loro Sharing-Business praticano una sorta di economia sommersa digitale, creano McJobs altamente precari. Queste aziende e ditte simili potrebbero compromettere il nostro mondo del lavoro nei prossimi anni: per raccattare due soldi, ognuno nel giro di poche ore può “inven-
tarsi” tassista Uber, iscrivere il proprio appartamento a AirBnB e incassare anche qui miseri compensi. Il boss di Uber, Travis Kalanick, l’anno scorso alla Conferenza Digital Life Design di Monaco ha promesso la creazione di 50mila posti di lavoro. Non serve essere pignoli per capire al volo che quello che Kalanick promette, quanto a possibili posti di lavoro, si basa su una stima molto vaga e producendo solo McJobs. Una ricerca di Alan Krueger, docente alla Princeton University, induce a pensare che Uber negli USA abbia creato un piccolo miracolo lavorativo: alla fine del 2014 Uber impiegava complessivamente 160 000 conducenti, e di questi ben 40 000 si sono aggiunti soltanto nel mese di dicembre 2014, guadagnando in media qualcosa in più dei classici tassisti. Tuttavia la statistica non tiene conto del fatto che i tassisti Uber mettono a disposizione il proprio veicolo, inclusa l’assistenza e la manutenzione, che pagano di tasca propria.
Flessibilizzazione alla Uber Ma qual è la cosa più grave in tutto questo? A me disturba meno l’atteggiamento provocatorio nei confronti della legislazione convenzionale che non la bugia esistenziale di una cultura io-SpA, New Economy, Share-Economy o in qualunque modo la si voglia chiamare. Girare 14 ore al giorno nella rotellina di una nuova economia Low-Budget-Service come Taskrabbit sottopagato non ha niente a che fare con l’imprenditorialità autonoma e consapevole del proprio valore. L’uberizzazione del nostro mondo del lavoro produce salari bassissimi, nuove dipendenze e distrugge la qualità della vita. Uber da molto tempo si considera una piattaforma logistica, che fino al 2030 non trasporterà soltanto persone, ma che vorrebbe dominare il nostro stile di vita con “applicazioni” tipo e-commerce, consegna di cibo a domicilio e servizi
di mobilità di ogni tipo. Quando fra dieci anni circoleranno davvero le macchine autoguidate, il mercato potrebbe essere dominato da
Glossario Cluetrain Manifesto È una raccolta di 95 tesi del 1999 sul rapporto tra le aziende e i loro clienti nell’era di Internet con le nuove forme economiche correlate alla rete. Secondo il Manifesto, le nuove tecnologie avranno un’influenza sempre crescente sulla comunicazione e chi ne farà le spese sarà il marketing convenzionale. In futuro, i mercati non saranno più
unilaterali, ma si baseranno sulle relazioni tra le persone. Il Manifesto è stato pubblicato da Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger e firmato da numerosi esperti. http://cluetrain. com/auf-deutsch.html New Clues Aggiornamento del Cluetrain Manifesto. Gli autori, Doc Sears e David
Weinberger, descrivono l’Internet pubblico come sempre più a rischio e avvertono: noi esseri umani, che comunichiamo in rete, siamo Internet! Gli autori affrontano una questione delicatissima: ma a chi appartiene la rete? Nella loro opera ricordano che né Facebook, Google o Amazon, né governi e organizzazioni economiche, hanno il diritto di rivendicare internet per sé.
http://newclues.cluetrain.com Sharing Economy Ovvero, la condivisione di beni e servizi. Originariamente lodato come un modello economico sostenibile, attraverso il quale dovevano nascere nuove relazioni a beneficio della comunità. L’altro lato della medaglia: diverse aziende, talvolta estremamente orientate al profitto,
Dossier | 3
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 COMMENTO
Una volta la chiamavamo la nostra vita Nel modello di creazione di valore propagato da Uber e altre aziende, non si tratta della trascendenza tra lavoro e tempo libero, ma della completa commercializzazione del tempo della vita. Anche questo in linea generale non sarebbe poi gravissimo se contemporaneamente non nascesse un trend socio-economico allettante soprattutto
per gli strati sociali maggiormente a rischio povertà per mancanza di alternative. Il “New York Times” nel 2014 lo mostrò bene con il ritratto di una giovane donna che vive nel mondo precario dei servizi di Uber. Le sue giornate lavorative cominciano alle 4 del mattino. Prima di svegliare i suoi tre bambini e preparare loro la colazione, con la sua macchina porta già due persone all’aeroporto. Per una corsa riceve 28 dollari, la benzina se la deve pagare da sola. La donna lavora come tassista per Uber, Lyft e Sidecar. Inoltre su richiesta dei clienti monta i mobili presso Taskrabbit e cura i giardini. Lei e il suo compagno dipendono da queste entrate extra. E si capisce chiaramente che queste forze lavoro vivono la quotidianità lavorativa come “guadagnatori minimi” e hanno giornate di lavoro che a prima vista sembrano il paradiso della deregulation: ognuno può guidare un taxi, ognuno è libero di scegliersi il proprio lavoro jolly mal retribuito. A uno sguardo più attento, tuttavia, questi lavori non offrono nessuna continuità e sicurezza. Questo nuovo e bel mondo dei servizi dell’economia App già da tempo si è trasformato in un precaria-
«Bisogna stare attenti affinché l’automazione non lasci a piedi nessuno» © Z VG
Uber e non da Daimler o Google. E fino ad allora c’è anche da temere che Uber trasformerà importanti settori dell’economia in un paesaggio intercollegato di McJob, dove i posti di lavoro qualificati praticamente non avranno più nessun senso. E qui la flessibilità fa da esca. Ma questa ci era già stata promessa dall’era del computer e dal collegamento in rete del mondo del lavoro. E infatti è vero che noi abbiamo un urgente bisogno di flessibilità nel mondo del lavoro – ma a tutt’altro livello: il 93 per cento degli impieghi flessibili in Germania vengono svolti da donne, e solo il 7 per cento dagli uomini. Ecco da dove dobbiamo cominciare nei prossimi anni.
Il consigliere nazionale vodese Jean Christophe Schwaab è favorevole all’innovazione, ma allo stesso tempo elenca una serie di misure da prendere a favore dei lavoratori L’automazione e la robotizzazione dell’economia suscitano legittime inquietudini: infatti sono a rischio milioni d’impieghi, inclusi quelli molto qualificati. I lavoratori si domandano: che ne sarà di me se le mie competenze così duramente acquisite verranno rese superflue da un robot più affidabile di me? Queste paure non sono nuove: agli inizi della Rivoluzione industriale, alcuni operai (detti “luddisti”, da Ned Ludd, il nome di un operaio che aveva distrutto un telaio in segno di protesta) accusavano le macchine di rubare loro il lavoro. Diciamocelo in tutta sincerità: non riusciremo mai a fermare il progresso tecnologico. E soprattutto non dobbiamo fermarlo. Il nostro paese ha troppo bisogno d’innovazione. Il nostro successo è dovuto soprattutto alle aziende che ogni giorno si posizionano in cima al progresso, a costo di reinventarsi di continuo. Se l’economia elvetica non si farà sfuggire il treno della robotizzazione, essa creerà dei nuovi impieghi. In effetti, finora, tutti i passi verso una maggiore automazione hanno portato sempre a un saldo positivo dei posti di lavoro. Ma questo stravolgimento non deve piantare in asso i lavoratori. Non si può lasciare il loro destino in balia delle perdite e dei profitti, con il pretesto che non si vuole fermare il progresso e che gli impieghi distrutti verranno ricreati più avanti, perché molti tra questi lavoratori non ritroveranno più un lavoro. Il Parlamento ha timidamente affrontato la questione accogliendo un postulato del mio collega vallesano Mathias Reynard (pubblicato sul numero 12/2015 del giornale syndicom) che chiede un’analisi delle ripercussioni dell’automazione sull’impiego.
to moderno. La privacy è a rischio estinzione, dal momento che la quotidianità di questi prestatori precari di servizi si compone di una serie di sharing-jobs, piccoli
hanno fatto di questa condivisione un affare lucrativo, seguendo principi commerciali scorretti. Uberizzazione del mondo del lavoro Aziende come Uber (servizio taxi), Airbnb (camere in affitto), Taskrabbit e Clickworker (minijobs) consentono ai privati piccoli guadagni attraverso
piattaforme online. È vero che si guadagnano piccole somme extra, ma i rischi (infortunio, malattia, assicurazioni ecc.) sono tutti a carico del lavoratore (vedi Alan Krueger and Jonathan Hall 2015. An Analysis of the Labor Market for Uber’s Driver-Partners in the United States). Vedi anche il dossier tematico pubblicato sul n. 12/2015.
McJobs Termine provocatorio che indica gli impieghi in miniatura, nei quali i “crowdworker” svolgono piccoli compiti svincolati da un preciso luogo geografico e a un prezzo forfettario via internet. Ad esempio, per la descrizione di un prodotto o il clic su un sito, ricevono un piccolo importo (spesso pochi centesimi).
Ecco le risposte che bisogna fornire, a mio avviso, affinché questa evoluzione non lasci a piedi nessuno. Innanzitutto serve un vero diritto al perfezionamento per tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro età e livello di formazione. Il datore di lavoro deve accordare tempo a sufficienza a chi desidera formarsi per rimanere aggiornato. Ci vuole anche un vero e proprio obbligo a preparare i propri dipendenti agli sviluppi tecnologici. Gli sforzi dei settori più coinvolti devono essere supportati dalla collettività. Inoltre ci vuole un’assicurazione disoccupazione che formi e ricicli anziché esigere dai disoccupati che accettino il primo lavoro “decente”, nonostante questo a lungo termine riduca le loro chance di rimanere sul mercato del lavoro. Ogni persona iscritta alla disoccupazione dovrebbe dunque poter cominciare una nuova formazione, anche se la durata oltrepassa il suo diritto alle indennità giornaliere. Peraltro è indispensabile rafforzare i diritti di partecipazione dei dipendenti: il loro datore di lavoro deve informarli sugli sviluppi tecnologici affinché essi propongano le misure che secondo loro gli permetterebbe di adeguarsi. Inoltre va anche aumentata la protezione contro il licenziamento dei lavoratori più anziani. E infine bisogna colmare le lacune della rete sociale per i disoccupati in avanti con l’età, instaurando in tutto il paese le “rendite-ponte” che hanno dato buona prova di sé nel canton Vaud. Jean Christophe Schwaab, consigliere nazionale (PS/VD) Apparso sul giornale 24Heures del 18 gennaio 2016
lavoretti su richiesta, mal pagati, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Uno scenario pessimista, ma non sarcastico e tanto meno irrealistico. Ora bisogna creare dei sistemi di preallarme sempre migliori che possano contrastare questa trasformazione ad alta velocità, che
Digital Life Design (DLD): Piattaforma d’innovazione internazionale, che si tiene ogni anno in Germania. Accanto a quella parigina “LeWeb”, la DLD è considerata la conferenza europea più importante per investitori e aziende internet. TaskRabbit Piattaforma per piccoli servizi
contraddistingue la digitalizzazione, con dei modelli di adeguamento socialmente sostenibili.
* Dr. Eike Wenzel è alla testa, nonché fondatore, dell’istituto di ricerca ITZ GmbH di Heidelberg.
online (McJobs). I committenti possono accedere a un pool globale di volonterosi “taskrabbit” (letteralmente, coniglietti da lavoro) per piccoli lavori online. Fondata nel 2008 a Boston, Taskrabbit ha un valore di mercato stimato a 37,5 milioni di dollari. L’azienda ne approfitta enormemente, i lavoratori pressoché zero.
4 | Dalle professioni
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 Fornitori di servizi postali privati
SWISSCOM
Eccellente anche con i lavoratori?
Un po’ d’ordine in un
Alla conferenza stampa sul bilancio 2015, Swisscom ha annunciato che saranno cancellati o trasferiti in altra sede centinaia di posti di lavoro. syndicom chiede ad alta voce che Swisscom continui a occupare i lavoratori interessati nei settori in costruzione e ad applicare in maniera generosa il piano sociale.
Il colosso giallo, con i suoi subfornitori, rivede ulteriormente le condizioni di lavoro sul mercato postale. Il presidente dell’associazione dei prestatori dei servizi postali privati dichiara invece di voler evitare in futuro la concorrenza generata dal dumping sociale. Michael Stötzel
e i suoi lavoratori di lunga data, la futura forma aziendale dovrà mantenere il più grande numero di impieghi in forma duratura. Inoltre, un’applicazione generosa del piano sociale per i dipendenti di lunga data dovrà anche garantire un passaggio dignitoso verso il pensionamento senza perdite finanziarie.
il lavoro su più spalle Questa ristrutturazione e i tagli al personale hanno anche un impatto sulla società nel suo complesso: ovunque si guardi, cresce la pressione sul posto di lavoro, viene intensificato permanentemente il ritmo di lavoro e spariscono i confini tra vita professionale e vita privata. La digitalizzazione del mondo del lavoro inasprisce ancora di più la situazione. All’interno di questa rivoluzione (come testimoniano gli articoli pubblicati su questo giornale da alcuni mesi), syndicom è presente e osserva da vicino, e sviluppa, sulla base di ricerche svolte, insieme agli iscritti, soluzioni e idee per un mondo del lavoro più umano e su come distribuire il lavoro su più spalle. (syndicom)
© KEYS TONE/S TEFFEN SCHMIDT
Il progetto “Excellence 2016+”, annunciato da Swisscom per il 2016 e gli anni a venire (come indica il segno + nel nome), costituisce un duro colpo per centinaia di dipendenti Swisscom. I più colpiti dalle misure di ristrutturazione e dai tagli sono i dipendenti dei contact- e call center. syndicom esige che Swisscom sia davvero eccellente, anche nei confronti dei suoi dipendenti. Concretamente, il sindacato invita Swisscom a riqualificare i lavoratori dei settori interessati ai tagli e a trovare per loro un’occupazione all’interno dell’azienda nei settori in espansione. Il sindacato syndicom assiste i lavoratori coinvolti con le parole e con i fatti. Questo vale soprattutto per chi lavora in uno dei contact- e call center di Basilea, Berna, Ginevra, Lucerna, Rapperswil e Zurigo che verranno chiusi. Per i dipendenti che, nonostante le misure di riqualificazione e di aggiornamento, non potranno essere impiegati in futuro, syndicom chiede un’applicazione generosa del piano sociale, che è parte integrante del contratto collettivo di lavoro. Per il servizio informazioni 1811 (ex 111)
Due notizie recenti che mostrano lo stato delle cose: la Posta ha testato il recapito di ordini online pure la domenica. E l’associazione dei prestatori dei servizi postali privati ha concordato con syndicom e l’associazione per il personale Transfer un contratto collettivo di lavoro, che entrerà in vigore il 1° luglio per tremila occupati. Il quasi monopolista statale sfrutta quindi la liberalizzazione del mercato per abbattere ulteriormente la protezione del lavoro. Da ottobre, recapito di domenica a Zurigo, Ginevra e Losanna per merci ordinate entro mezzogiorno del sabato precedente su
Coop@ home o Nespresso. Però non tramite postine e postini, che sono tutelati grazie al divieto ai sensi di legge di lavorare la domenica. Ma a opera di tassisti che vengono impiegati come subfornitori. Poiché possono lavorare e consegnare merci anche di domenica, laddove trasportino principalmente persone. I bassi guadagni dei tassisti sono noti. È evidente che la Posta non viola le norme della legge sul lavoro e dell’ordinanza per gli autisti, ma va contro lo spirito della normativa in materia di protezione del lavoro. Appare piuttosto dubbio se guadagna denaro operando così. In ogni caso occupa un possibile
spazio commerciale nel commercio online, che sta registrando un’espansione straordinaria. Blocca gli offerenti privati e accresce la pressione sui suoi stessi corrieri. Peter Sutterlüti, presidente di Kep&Mail, l’associazione dei prestatori dei servizi postali privati, commenta il nuovo servizio del grande concorrente: «Se le sue affiliate e i suoi subfornitori fossero assoggettati al nostro nuovo Contratto Collettivo di Lavoro, occorrerebbe verificare le condizioni di lavoro. E sussisterebbero meno possibilità di aggirare le regole». Si coglie appieno l’orgoglio per il suo progetto di CCL.
COMMENTO
© THOMAS CUNZ
Verso una ristrutturazione esagerata e senza fine L’annuncio di Swisscom di un vasto piano di ristrutturazione con 700 impieghi cancellati nel 2016, della soppressione di 6 dei 14 call-center e di un piano di risparmio di 300 milioni di franchi da qui al 2020, è stato un boccone molto amaro da mandar giù per i lavoratori e per syndicom. È vero che l’azienda si deve adeguare a un contesto che cambia. I prezzi sono in caduta libera a causa della forte concorrenza, soprattutto per l’abbassamento aggressivo delle tariffe di Salt e per i servizi gratuiti come Whatsapp. Peraltro, Swisscom deve gestire parallelamente tre tecnologie di telefonia mobile, preparare l’arrivo del 5G, mettere in
opera la fibra ottica e investire nel Big Data. L’elencazione di tutte queste minacce serve sicuramente a giustificare l’annunciato taglio dei posti, e una lettura dei conti 2015 indicherebbe la stessa direzione con un leggero ribasso (-0,2%) della cifra d’affari e dell’utile netto (-20,2%). Tuttavia si potrebbe fare anche una considerazione più ottimista. A volume costante, dopo la correzione soprattutto degli effetti di cambio, la cifra d’affari è in rialzo (+0,7%). Stessa cosa vale per l’utile prima degli ammortamenti (+2,3%). Quello che appesantisce l’esercizio 2015 sono due provvigioni, una di 186 milioni di franchi legata a una multa contestata per concorrenza, e l’altra di
70 milioni per il piano sociale. L’utile netto ammonta comunque ancora a 1,36 miliardi di franchi e il margine Ebitda tocca il 35,1% ! Sono poche le aziende svizzere che possono dire altrettanto. Swisscom assicura di voler arginare i danni. «Faremo di tutto per limitare il numero dei licenziamenti» ha promesso Urs Schaeppi, direttore di Swisscom, senza dare cifre. Swisscom annuncia la creazione sicura di 500 posti quest’anno nei settori in crescita (TV, mobilità, energia, memorizzazione dei dati…). Tuttavia un centinaio di persone rischia di restare a piedi, nonostante le misure di riconversione e perfezionamento previste e chieste da syndicom. Nasconde
ancora molte incognite la maniera con cui Swisscom intenderà ridurre le sue spese di 300 milioni da qui al 2020 e quello che ne seguirà in termini di perdita d’impieghi nei prossimi anni. Se è vero che dei cambiamenti sono necessari per far restare competitiva l’azienda, l’ampiezza di queste interminabili ristrutturazioni pagate dai lavoratori del gigante blu, ridotti a semplici variabili di aggiustamento, è smisurata, e alla fine sembra servire soltanto agli azionisti, che da cinque anni riscuotono un dividendo di 22 franchi. Ivi inclusa la Confederazione che, allo stesso tempo, ha intenzione di abbassare le imposte per le imprese. Yves Sancey
Dalle professioni | 5
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
PostParc
mercato selvaggio Uno standard usuale per il settore
In questo senso Sutterlüti ha assolutamente ragione. Poiché la sua associazione riunisce, con condizioni di lavoro e disposizioni salariali ormai comuni, 23 aziende che forniscono servizi di corriere e/o espressi e il trasporto di pacchi e/o lettere. Che quindi hanno a che fare con mercati parziali assolutamente diversi e con disposizioni di legge a volte differenti. Un ulteriore problema è rappresentato dalla diversa comprensione, che in parte è anche un’incomprensione, della partnership sociale. Poiché dell’associazione fanno parte filiali elvetiche di gruppi internazionali come DHL (Deutsche Post), DPD (La Poste, Francia), FedEx (USA) o TNT (Paesi Bassi, ceduta di recente a FedEx). Anche UPS (USA) è associata. Dapprima è stato necessario convincere proprio le aziende statunitensi che un CCL non equivale ancora alla presa di potere del comunismo... Queste aziende rientrano assolutamente tra i giganti del settore. Con circa 5000 occupati, trasportano annualmente, secondo i loro stessi dati, 50 milioni di pacchi e 60 milioni di lettere. Il loro fatturato: 1 miliardo di franchi, pur rappresentando solo una piccola minoranza delle 149 aziende complessivamente presenti sul mercato postale (dati all’1.2.2016, v. riquadro). Ciononostante, l’influenza dell’associazione va ben oltre le aziende associate.
Nel settembre 2007 l’associazione ha deciso le condizioni di lavoro e i salari che non sono vincolanti solo per i membri e i rispettivi subfornitori, ma
di San Gallo, l’unica azienda privata che recapita lettere. Per la distribuzione due volte a settimana di corrispondenza, riviste o cataloghi, ha creato appena 55 posti a tempo pieno contro 2015 posti di lavoro part-time con un
«L’orario di lavoro: 42 ore a settimana. Chi ha meno di 50 anni di età ha diritto a 20 giorni di vacanza, i più anziani a 25» che oggi rappresentano di fatto anche uno standard consueto del settore. Presso Kep&Mail si deve corrispondere un salario minimo di almeno 42’000 franchi all’anno. L’orario di lavoro: 42 ore a settimana. Chi ha meno di 50 anni di età ha diritto a 20 giorni di vacanza, i più anziani a 25. Le aziende, a detta di Sütterlin, si sono conformate a queste direttive: «L’ho verificato diverse volte». Comunque, il salario si riferisce a posti di lavoro a tempo pieno, che nel comparto sono rari. Un esempio in tal senso: Quickmail
carico di lavoro medio del 20 per cento (dati al 1° luglio 2015). A detta dell’associazione, si tratta quindi di «possibilità di guadagno alternative particolarmente buone».
Un primo passo per la regolamentazione Pertanto, al posto di tale regolamento, a partire dal 1° luglio di quest’anno subentrerà il CCL. Si deve ipotizzare che il contratto, per quanto riguarda salari e orari di lavoro, corrisponderà alle disposizioni correnti dell’asso-
ciazione KEP. Ma i particolari verranno resi noti solo nei prossimi mesi. Nel frattempo, a detta del presidente Sutterlüti, tutte le sue aziende hanno accettato il contratto. Nell’attuale “fase di implementazione” gli occupati vengono informati e i loro contratti di lavoro adeguati di conseguenza. Daniel Münger, responsabile del settore logistica presso syndicom, in occasione della sottoscrizione del contratto si attendeva il «primo grande passo per la regolamentazione delle condizioni di lavoro in un settore molto eterogeneo». Su questa base, le nuove parti sociali mirano a un contratto che abbia obbligatorietà generale, a cui assoggettare sia i privati che la Posta Svizzera e le sue affiliate. Una speranza illusoria? Sutterlüti è convinto che soltanto un contratto vincolante a livello generale per il settore nel suo complesso porterà a un certo aggiustamento del mercato: «Poiché non sussisterà più una concorrenza tramite il dumping sociale».
L’autorità di regolamentazione statale Postcom Tutte le aziende sul mercato postale devono registrarsi presso l’autorità di regolamentazione Postcom. Chi consegue un fatturato annuo maggiore di 500’000 franchi è soggetto all’obbligo di notifica ordinario. A inizio febbraio di quest’anno, 38 società di grandi dimensioni hanno proceduto a questa registrazione (tra cui 14 membri di Kep&Mail). L’“obbligo di notifica semplice” per le aziende con meno di mezzo milione di fatturato annuo è stato rispettato da 111 aziende. Sono tenute alla registrazione semplice anche i subfornitori, se conseguono più della metà del rispettivo fatturato con i servizi postali. Adrien de Werra, vicerappresentante del segretariato specializzato e membro dell’esecutivo di Postcom, sottolinea che le aziende di grandi dimensioni devono presentare annualmente l’elenco attuale dei rispettivi subfornitori. Sulla carta, il mercato postale è quindi protetto da un imbarbarimento delle condizioni di lavoro e dal crollo dei salari. Le aziende sono tenute “solo” a rispettare il proprio obbligo di notifica e rendicontazione fornendo un’esposizione veritiera. Poiché, secondo la legge sulla posta, tutte le imprese di grandi dimensioni sono tenute alle “condizioni di lavoro abituali nel ramo” e a trattative per il CCL. In questo senso Postcom, secondo De Werra, attende uno studio sui salari, attualmente in fase di realizzazione a opera di Yves Flückiger dell’Università di Ginevra. Fondamentalmente, il prossimo anno, vuole stabilire degli “standard minimi”. Si deve ipotizzare che essi corrisponderanno più o meno alle disposizioni di cui al CCL Kep&Mail . (mst)
© DIE SCHWEIZERISCHE POS T
Aziende di diverso tipo, mercato variegato
Inaugurazione del più grande ufficio postale della Svizzera
Dopo oltre cinque anni, l’ufficio postale torna alla stazione centrale di Berna. Il 22 febbraio nel PostParc di Berna è stato inaugurato il più grande ufficio postale della Svizzera con ben 18 sportelli. L’offerta del PostParc comprende anche un postshop, un banco filatelico, uno sportello specializzato e dedicato alla clientela aziendale nonché un’area con 1445 caselle postali. L’ufficio postale sarà aperto nei giorni feriali dalle 7.30 alle 21.00, il sabato dalle 8.00 alle 17.00 e anche la domenica dalle 16.00 alle 21.00. Proprio accanto all’edificio del PostParc sorge anche la filiale di PostFinance. Inoltre a partire dal 10 febbraio scorso, nel PostParc è entrato in funzione uno degli “sportelli automatici My Post 24” più grandi della Svizzera e accessibile 24 ore su 24. Già oggi è chiaro: l’inaugurazione del PostParc di dimensioni quasi sproporzionate non mancherà di avere ripercussioni sulla rete degli uffici postali e sui dipendenti della Posta. Come vivranno le lavoratrici e i lavoratori questi orari di apertura prolungati? Quale sarà il destino dei più piccoli uffici postali vicini al PostParc? È già stata decisa in via definitiva la chiusura del frequentato ufficio postale presso l’Inselspital nonché dell’ufficio postale sulla Bärenplatz nel centro di Berna. La Posta ha previsto delle soluzioni per i dipendenti di questi uffici postali? syndicom non abbassa la guardia! Sul prossimo numero del giornale pubblicheremo un importante contributo sull’argomento. (red)
syndicom il sindacato syndicom, le–syndicat de tatuo branche : del settore: Inscris-toi aujourd’hui ! aderisci adesso! Inscris-toi sur www.syndicom.ch. Adesioni su www.syndicom.ch. Tu peux aussi recevoir des bulletins d'adhésion à ton il secrétariat régional oppure contatta segretariato regionale
6 | Dalle professioni press e media elettronici
INDUSTRIA GRAFICA
Tamedia deve rispondere
© KL AUS RÓZSA/PHOTOSCENE. CH
Nella precedente edizione del giornale, avevamo riferito dell’uscita di Tamedia dall’associazione padronale viscom. Dopo il nostro incontro con la direzione nello scorso gennaio, ancora nessuna risposta.
Tamedia è il gruppo editoriale più importante del nostro paese. Giornali, settimanali, riviste, portali internet e altro ancora. Circa 3’700 dipendenti sparsi un po’ in tutta la Svizzera. E questa imponenza la mette bene in mostra il suo palazzo, situato in Werdstrasse 21 a Zurigo, a poche centinaia di metri dalla stazione, rinnovato dall’architetto giapponese Shigeru Ban. Legno, vetro, luce, spazi: Tamedia è Tamedia, insomma. Con tutti i suoi prodotti cartacei, non può che essere pure leader anche nella stampa con i suoi tre centri situati a Zurigo, Berna e Bussigny dove sono impiegate oltre 350 persone. Tre centri dove si lavora a pieno regime e non solo da oggi. Dove confluiscono – in modo preoccupante per quell’aspetto monopolistico – altri quotidiani come ad esempio la NZZ che stampa a Zurigo o La Liberté che stampa a Berna. Come pure parte dei giornali di Coop e Migros. Con un volume di lavoro così imponente, ecco che i ritmi di lavoro sono sempre più intensi, con tutto quello che ne consegue in materia di ore straordinarie, pause non sempre effettuate, lavoro interinale e altro ancora.
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Linea rossa Tamedia è una vera e propria macchina da soldi, che produce sempre più ricchezza che va però a finire nelle tasche degli azionisti. È una macchina che viene quindi costantemente revisionata. E ora è il turno dei centri per la stampa. O, meglio, delle loro condizioni di lavoro. Ma lo ribadiamo ancora una volta: l’uscita dall’associazione padronale viscom non potrà rappresentare un’uscita dal Contratto Collettivo di Lavoro dell’industria grafica. E questo è stato ribadito anche dalle tre commissioni del personale che a fine gennaio hanno inviato una lettera alla loro direzione. “Il CCL e l’accordo aggiuntivo per il centro stampa di Bussigny sono una linea rossa che non può essere superata”. Per il momento non abbiamo ricevuto risposta. E quindi non molliamo la presa poiché per noi dubbi non ce ne sono perché lo dice il Tribunale Federale. Il CCL va applicato nella sua globalità anche nelle aziende che hanno lasciato la propria associazione padronale. Tamedia non può fare quindi eccezione e ora deve dire se accetta o meno questa sentenza.
* Angelo Zanetti, segretario centrale industria grafica e imballaggio
Battute finali
Avanza il processo per il decreto d’obbligatorietà generale del CCL Siamo proprio alle battute finali per quel che riguarda l’allestimento della documentazione per inoltrare la domanda per decretare l’obbligatorietà generale del CCL per l’industria grafica. Lo scorso 10 febbraio vi è stato ancora un incontro con viscom nell’ambito dell’Ufficio professionale per l’industria grafica, durante il quale sono stati discussi i vari aspetti del dossier che deve contenere la domanda, il budget e i vari quorum. Un lavoro burocratico importante anche perché è evidentemente la prima volta che affrontiamo questo percorso e quindi non tutto è subito chiaro e immediato. Un importante lavoro di preparazione che abbiamo forse sottovalutato ma, come detto, la mancanza d’esperienza ha giocato certamente il suo ruolo. Quello che però è certo è che questo decreto lo vogliamo, sindacati e viscom congiuntamente, e vogliamo che entri in vigore il primo gennaio 2017. Entro la fine di questo mese, inizio marzo al massimo, la SECO riceverà quindi la nostra richiesta. (A.Z.)
RSI, licenziamenti In seguito al programma di risparmio SRG, la Radiotelevisione della Svizzera italiana ha letteralmente “mandato a casa” i primi dipendenti. syndicom denuncia il metodo utilizzato per comunicare al personale la cessazione del rapporto di lavoro, che non tutela la dignità professionale e la personalità dei lavoratori. Gerhard Lob* L’aria che si respirava alla Radiotelevisione della Svizzera italiana non era delle migliori già da tempo. Lo aveva denunciato l’inchiesta realizzata nel giugno 2014 da syndicom, ATG-impressum e Sindacato Svizzero dei Mass media (SSM), nel quale il 74% degli intervistati dichiarava che il clima lavorativo alla RSI era peggiorato. Ora la situazione non sembra essere migliore. Anzi. La SRG deve risparmiare 40 milioni di franchi l’anno, dal momento che ha perso delle entrate a causa della decisione sull’IVA e alla nuova legge sulla radiotelevisione, che prevede un maggior contributo a carico degli offerenti privati. La conseguenza è uno smantellamento di 250 impieghi, di cui 49 alla RSI. Fino-
COMMERCIO LIBRARIO
NO al prolungamento della durata Lo scorso 7 febbraio, la conferenza di settore delle libraie e dei librai di syndicom si è pronunciata con un rifiuto unanime del prolungamento della durata del lavoro a 41 ore settimanali. L’assemblea si è invece pronunciata positivamente in merito all’avvio dei colloqui relativi al CCL poiché le libraie e i librai tengono molto al miglioramento delle loro condizioni di impiego. Roland Kreuzer* Le libraie e i librai hanno discusso in modo animato e acceso al Volkshaus di Zurigo in merito all’intenzione dell’Associazione svizzera dei librai e degli editori (SBVV) di aumentare per il 2016 la durata del lavoro nel commercio librario da 40 a 41 ore settimanali. Una partecipante dell’assemblea ha definito come «immorale» il fatto che la SBVV si aspetti da loro un’accettazione del lavoro supplementare addirittura senza alcuna compensazione salariale. L’aumento del salario iniziale dopo l’apprendistato a 4000 franchi, un aumento che era stato promesso da anni, non è stato neppure lontanamente considerato da nessuno come compensazione del lavoro supplementare. Il carico di lavoro nel commercio librario è enorme e in costante aumento, lo ha dimostrato molto chiaramente il dibattito e la relativa decisione unanime di mantenere la settimana a 40 ore. Troppo grande era il timore che un temporaneo prolungamento della durata del lavoro fino alla fine del 2016 potesse diventare permanente e causare dei tagli di posti di lavoro presso le grandi catene del settore.
Consapevolezza e audacia I colleghi e le colleghe di Orell Füssli Thalia, ai quali nel 2015 è stata prolungata la durata netta del lavoro (senza pause) di un’ora e mezza, arrivando dunque a 40 ore settimanali, hanno sottolineato che nel loro caso il limite massimo della durata settimanale del lavoro è stato raggiunto e che un ulteriore aumento delle ore a 41 è fuori discussione. Le proposte alternative presentate all’assemblea per la valutazione e la decisione (compensazione dell’aumento dell’orario di lavoro settimanale con 5 giorni di ferie supplementari oppure con il 2,5% di aumento salariale) hanno riscontrato ben poche simpatie. Il clima in sala era caratterizzato da una grande consapevolezza e audacia: le libraie e i librai sono ben consapevoli dei problemi che vigono all’interno del commercio librario, ma rifiutano che la “soluzione” debba ricadere sulle loro spalle. Con la “lettera aperta” di tre rappresentanti del comitato esecutivo della SBVV in cui si esortavano le libraie e i librai a partecipare alla conferenza di settore syndicom per impegnarsi con un sì a favore del prolungamento dell’orario di lavoro «per il
futuro del commercio librario», la SBVV aveva evidentemente superato ogni limite. Salari bassi, carico di lavoro elevato e grande flessibilità: evidentemente la considerazione delle libraie e dei librai che ogni giorno si impegnano con il loro lavoro per il futuro del settore, non è ancora sufficientemente diffusa presso tutti i datori di lavoro.
Verso un tracollo del CCL? A soli due giorni dalla trasmissione delle decisioni della conferenza di syndicom, la SBVV ha scritto nella sua newsletter: «Con la decisione presa è chiaro che quest’anno i salari minimi del CCL non cambieranno rispetto al 2015». La seconda parte delle decisioni della conferenza di settore syndicom non viene evidentemente presa in considerazione dalla SBVV: syndicom aveva raggiunto un accordo con la SBVV, in base al quale – nonostante il contratto collettivo di lavoro in vigore (CCL) – sarebbe stato possibile avviare dei colloqui per una revisione del CCL qualora il salario minimo dopo l’apprendistato venisse portato a 4000 franchi a partire dal 2016. In caso di revisione del CCL, la principale preoccupazione delle libra-
Dalle professioni | 7
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molto discutibili ra sembra siano stati pronunciati 18 licenziamenti; ma la RSI rifiuta di comunicare il numero esatto. Una cosa importante è anche non perdere di vista le proporzioni: secondo i suoi propri dati, la RSI conta 1100 impieghi a tempo pieno, distribuiti su 1236 dipendenti (2014/2015). Quindi, dopo l’amministrazione cantonale essa è il più grande datore di lavoro in Ticino. Nel 2016 la RSI dovrà risparmiare 6 milioni di franchi, come affermato su richiesta. E questo in presenza di un budget di 247 milioni.
in presenza di consulenti esterni, sono stati invitati a sgomberare subito le loro scrivanie, e sono stati bloccati, con effetto immediato, gli account e-mail e addirittura i permessi per il parcheggio. Una dipendente, che voleva fini-
esterne, ma anche a tensioni interne. Molti sarebbero indignati, “ma zitti altrimenti si rischia l’espulsione!”, ha scritto su facebook la signora del meteo Sabrina Balestrieri. Questo fa intuire che aria tiri all’interno dell’azienda.
«Il modo di procedere nei licenziamenti non ha dato adito soltanto a reazioni esterne, ma anche a tensioni interne. Molti sarebbero indignati, “ma zitti altrimenti si rischia l’espulsione!”, ha scritto su facebook la signora del meteo Sabrina Balestrieri»
©RSI/L .DAULTE
Zitti zitti Che ci sarebbero stati dei licenziamenti si sapeva da tempo; insieme al sindacato della casa madre, l’SSM, il personale aveva già negoziato un piano sociale. Quello che ora desta scalpore sono le modalità. Alcuni lavoratori, tra cui anche diversi di lunga data, durante l’orario di lavoro sono stati fatti chiamare dal proprio superiore che ha comunicato loro il licenziamento, senza alcun preavviso. Poi,
re il suo lavoro, è stata sollecitata ad abbandonare subito l’edificio. Altrimenti l’avrebbero dovuta «accompagnare» fuori. Per paura di reazioni impreviste dei licenziati, erano stati convocati degli agenti privati della sicurezza, che in emergenza avrebbero dovuto gestire la situazione. Il modo di procedere nei licenziamenti non ha dato adito soltanto a reazioni
Sotto la spada di Damocle In considerazione di questi sviluppi, la direzione della RSI si è vista costretta a reagire. Il direttore Maurizio Canetta ha pubblicato un video di cinque minuti sulla homepage della RSI nel quale ha respinto le durissime critiche parlando di falsa rappresentazione della realtà. Però, un giorno dopo, alla radio, ha ammesso
di aver fatto degli errori, anche riguardo alla comunicazione. L’ammissione di colpa è stata ripetuta anche quando il direttore generale Roger De Weck, qualche giorno dopo i licenziamenti, ha incontrato i dipendenti riuniti in un’assemblea del personale. Contemporaneamente, sono state respinte con forza le rivendicazioni sindacali riguardo a un ritiro dei licenziamenti. E su queste discussioni ora pende, come una vera spada di Damocle, l’iniziativa No-Billag che chiede l’abolizione del canone obbligatorio. Effettivamente, l’approvazione di questa iniziativa potrebbe significare la fine della RSI nella sua forma attuale. E nulla cambia il fatto che la RSI, in confronto alle altre unità aziendali della SRG, metta in piedi, con relativamente pochi soldi, un notevole programma per radio, televisione e internet.
* Gerhard Lob è giornalista freelance.
PRESS E MEDIA ELET TRONICI
del lavoro
ie e dei librai sarebbe certamente quella di migliorare le proprie condizioni lavoro, come ha dimostrato la seconda parte dell’assemblea. Tutti i salari minimi dovrebbero essere aumentati e il mancato sviluppo salariale nel settore può essere garantito solo attraverso un aumento graduale dei salari minimi fino ad almeno il 10° anno professionale. Sul fronte delle vacanze, è assolutamente imperativo recuperare terreno: al momento il settore gode di almeno una settimana di vacanze in meno rispetto a quanto generalmente stabilito dalla normativa per il commercio al dettaglio. Il congedo maternità in un settore che occupa un’elevata percentuale di donne deve essere portato ad almeno 16 settimane, mentre quello di paternità dovrebbe oggi essere una cosa scontata. Ma il prolungamento dell’orario di lavoro non rientra evidentemente tra i desideri delle libraie e dei librai, poiché la settimana di 40 ore è un argomento in base al quale il commercio librario vanta ancora una posizione di vantaggio rispetto al commercio al dettaglio. La discussione sulle condizioni di lavoro viene portata avanti e se la SBVV dovesse rescindere il CCL, le libraie e i librai formuleranno le loro rivendicazioni in occasione di una prossima conferenza di settore.
* Roland Kreuzer è responsabile settore Media.
La fine dell’era glaciale
Undici anni fa l’associazione degli editori aveva disdetto il contratto collettivo di lavoro della stampa nella Svizzera tedesca e italiana. Ma l’ultimo congresso di “Stampa svizzera” ha chiesto all’unanimità che nel 2016 fosse elaborata una bozza per un nuovo CCL. Anche se con grandissimo ritardo, è stato comunque un piccolo miracolo. Nel settembre scorso, durante l’ultimo congresso degli editori, all’unanimità i membri hanno deciso d’inserire negli obiettivi annuali di “Stampa svizzera” la ripresa dei colloqui per un nuovo contratto collettivo di lavoro. Questa decisione era stata preceduta da un battibecco tra presidenza e aula, seguito da un’interruzione della conferenza, durante il quale il comitato dell’associazione degli editori si deve essere reso conto che forse non era proprio il massimo della diplomazia ignorare pubblicamente la voce dei propri membri e la votazione nel plenum con un risultato assolutamente chiaro (syndicom a suo tempo ha informato al riguardo).
Un anno di tempo Se il comitato di “Stampa svizzera” dunque prende sul serio i propri iscritti e le loro rivendicazioni, allora – dopo undici anni di rifiuto totale, discredito e politica di ostruzionismo – deve anche negoziare una bozza con le rappresentanze dei lavoratori, dunque con syndicom e impressum, che può essere presentata e discussa al più tardi al prossimo congresso dei media. Ovviamente, sia syndicom che l’associazione dei giornalisti Impressum accettano l’offerta dei datori
di lavoro di rinegoziare nel 2016, in qualità di partner sociali, il CCL scaduto dai secoli dei secoli al punto da poterlo presentare come bozza alla presidenza di “Stampa svizzera” per il prossimo congresso degli editori.
Noi siamo pronti È dal lontano 2004 che chiediamo la ripresa delle trattative CCL per la Svizzera tedesca e per il Ticino (nella Romandia è invece in vigore un CCL autonomo che non era stato disdetto), e ora anche gli editori sembrano aver capito che un contratto collettivo di lavoro per i media avrebbe parecchio senso. Alla vigilia di questi negoziati, syndicom e impressum ci tengono a coinvolgere anche i professionisti dei media nella Svizzera tedesca e in Ticino. Quali sono per loro le disposizioni più importanti? Dove, in par-
ticolare, i sindacati e le associazioni devono difendere con unghie e denti i loro interessi? Cosa va sancito nella bozza in relazione alla durata del lavoro, salari minimi, ferie e protezione contro il licenziamento? Come sindacato, è necessario conoscere le richieste dei nostri iscritti per poterle rappresentare bene. A questo si aggiunge che molti fotografi e giornalisti giovani, che non hanno mai goduto di una tutela di un CCL, vanno informati sui contenuti e sulla storia del CCL della stampa. Per questo motivo, impressum e syndicom ora hanno creato un sito web in comune dove si trovano (in italiano da marzo) tutte le informazioni sui precedenti contratti collettivi di lavoro, un calendario con gli eventi e col tempo anche comunicati sull’andamento delle trattative – se nel frattempo saranno state avviate.
Il sito web MedienGAV.ch sarà soprattutto un luogo d’informazione che verrà continuamente integrato con documenti, articoli sui negoziati e annunci di eventi. Ovviamente, gli operatori dei media devono poter partecipare il più intensamente possibile alla discussione quando si tratta delle trattative e dei contenuti della bozza del contratto collettivo di lavoro. A questo scopo utilizzeremo le possibilità di commentare e discutere insieme su Twitter e Facebook: twitter.com/ MedienGAV e Facebook.com/MedienGAV. Parallelamente, daremo il via a un sondaggio che potrà essere compilato online e su richiesta invieremo regolarmente una newsletter con gli aggiornamenti delle trattative. Visitateci su MedienGAV.ch, saremo lieti di ricevere i vostri commenti! (nis)
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8 | Attualità
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
SYNDICOM
Un anno di sfide per il sindacato
Il 20 febbraio i membri del comitato centrale di syndicom hanno eletto la nuova responsabile per l’uguaglianza e il nuovo responsabile comunicazione. Inoltre hanno discusso degli obiettivi annuali per il 2016 e hanno fissato la scadenza per il prossimo congresso. nemmeno l’impegno quotidiano per i nostri iscritti nei casi di licenziamento o giuridici, nella politica dei settori, nel coinvolgimento dei gruppi di interesse o nelle trattative per i CCL in corso.
Campagne di acquisizione Anche in questo caso, non mancano le sfide: per far fronte alla diminuzione degli iscritti mettiamo in campo campagne di acquisizione di nuovi iscritti nei vari settori. Esse possono essere coordinate con azioni per un miglioramento delle condizioni di lavoro, orari di lavoro regolamentati e migliorie contrattuali. Sono stati motivo di accese discussioni anche due recenti articoli della stampa svizzero-tedesca che avevano accen-
© NINA SCHEU
Il 2016 si prospetta ricco di sfide per il nostro sindacato: a livello nazionale sarà ancora impegnato, fino alla domenica elettorale, contro l’iniziativa per l’attuazione – e il comitato centrale ha varato una risoluzione a questo proposito (vedi www.syndicom.ch/news). In estate si voterà per l’iniziativa dal titolo fuorviante «Pro» Servizio Pubblico, mentre in autunno richiederanno il nostro impegno il referendum contro la nuova legge sul servizio informazioni e l’iniziativa dell’USS per una migliore AVS (“AVS plus”). Proseguiranno anche gli attacchi dei fautori delle liberalizzazioni agli orari di apertura dei negozi e a Swisscom (leggi: privatizzazione). Naturalmente non potrà mancare
responsabili uguaglianza e comunicazione ∙ Christian Capacoel e Patrizia Mordini
nato a problemi interni al sindacato. Sebbene contenessero alcune mezze verità e delle cose comprese male, è chiaro che syndicom deve prendere sul serio i problemi e risolverli. Ma è altrettanto chiaro che qualcosa si sta muovendo
fotografia
Prendersi il tempo necessario Il comitato centrale ha deciso di respingere una proposta vol-
COMMENTO
Bischof, dall’arte all’impegno
© WERNER BISCHOF/MAGNUM PHOTOS
A un secolo dalla nascita, il Musée de l’Elysée a Losanna dedica due mostre al fotografo zurighese Werner Bischof (1916-1954), un esteta diventato reporter. L’esposizione permette di seguire e di comprendere questa mutazione.
Breast with grid, Zurich, Switzerland, 1941
Affascinanti provini e stampe d’epoca. Forme geo-simmetriche bianche su fondo nero. Giochi di luce, riflessi multipli in una bolla di sapone, fiori così piacevolmente evidenziati che si direbbero delle stampe. Tutto protende verso la perfezione formale, astratta. Fino ai ritrat-
in questo senso e che il comitato centrale riconosce questi sforzi di miglioramento.
ta ad anticipare la data del prossimo congresso, non da ultimo per destinare ai progetti avviati (“task force” per concentrarsi sulla politica dei settori, semplificazione degli iter amministrativi ecc.) il tempo sufficiente per l’implementazione e la verifica. Ciò permette di avere il tempo necessario per verificare le strutture e i profili delle mansioni, affinché si possa cercare una nuova presidenza con la dovuta cura. Come primo passo per il futuro, il comitato centrale ha scelto due fra le persone più giovani per le posizioni direttive vacanti: Patrizia Mordini entra da subito a far parte del comitato direttivo come nuova responsabile per l’uguaglianza, mentre Christian Capacoel subentra nella direzione comunicazione. Per Alain Carrupt, che si dimette dalla sua carica, è stata l’ultima seduta del comitato centrale in qualità di presidente. Il suo congedo avverrà in un secondo momento. (nis)
ti femminili. Fotografo puro, Werner Bischof «scrive con la luce», come affermava il suo maestro. Affascinato dal surrealismo, e in particolare da Man Ray, Bishof fotografa un ventre striato di motivi reticolari (come nella foto). La dimensione grafica del suo lavoro è importan-
te e traspare nelle numerose immagini composte con molta cura. Bischof apre uno studio e diventa un nome nei campi della moda e della pubblicità. Poi arriva la seconda Guerra Mondiale. Dopo questo periodo sedentario, interamente proteso verso la ricerca delle forme e dell’assoluto attraverso il bianco e il nero, la luce e l’ombra, Bischof diventa un avventuriero che ama il rischio, un esploratore. Un esploratore anche di coscienze. È tra i primi a unirsi alla celebre agenzia Magnum, a fianco di Robert Capa e di Henri Cartier-Bresson. I reportage per la Magnum sono al centro della seconda mostra, intitolata Point de vue. Bischof intravede la guerra intorno alla Svizzera, diventa giornalista e fotoreporter, percorre l’Europa in rovina del dopoguerra. Le sue immagini diventano famose per l’empatia che trasmettono, il senso acuto della composizione e l’uso delicato della luce. Con il reportage sulla carestia nello Stato del Bihar, nell’India nord-orientale, apparso sulla rivista Life nel 1951, Bischof raggiunge la notorietà internazionale. L’eleganza, la fluidità delle sue foto, l’immensa abilità tecnica, non gli impediscono di osservare la tragedia della vita. Lo stesso destino che lo porterà via, a soli 38 anni, al culmine della sua arte, a causa di un incidente automobilistico durante un reportage in America Latina. (YS)
Tanta politica per coprire un fondo di austerity A fine gennaio, ancora nel periodo autorizzato per presentare i suoi auguri, il Consiglio federale ha adottato e reso pubblica la sua agenda politica per la legislatura fino al 2019. Più che di un vero programma si è trattato piuttosto di un catalogo di intenzioni. Checché se ne dica: sulle 60 misure elencate, 45 cominciano con “adottare il messaggio sul…” e cinque con “adottare il rapporto…”. Solo dieci misure cominciano con “mettere in atto…”. Dunque l’attività principale del governo sarà quella di fabbricare delle idee da sottoporre al Parlamento. Ma bisognerà ripassare in un secondo momento per conoscere il contenuto di queste idee, perché il catalogo non esplicita nulla sui dettagli. Tuttavia ce le possiamo immaginare. Prima di tutto basta guardare la composizione socio-economica del collegio governativo e le sue proposte degli anni passati. Il secondo aiutino ce lo dà uno sguardo alle priorità riservate. Non sorprende affatto la misura numero 1: “Adottare il messaggio riguardo al programma di stabilizzazione 2017-2019” delle finanze federali. Esso prevede nientepopodimeno che risparmiare un miliardo di franchi l’anno su un budget di circa 60. Al numero 12 si trova l’idea di sottomettere al Parlamento il famigerato accordo TISA (accordo multilaterale sul commercio dei servizi) dove il contenuto dei negoziati è tenuto segretissimo, ma di cui si sa che si vuole aprire alla concorrenza tutte le prestazioni essenziali per la popolazione, come la sanità o l’educazione. E al numero 16 si apprezzerà l’audacia del governo che proclama di voler “trovare una soluzione con l ‘Unione Europea riguardo all’accordo di libera circolazione delle persone” mentre l’iniziativa contro l’immigrazione di massa dovrà essere messa in pratica prima del febbraio 2017… Questa la facciata. Infatti, il vero progetto politico del governo si nasconde nell’ultima parte della sua agenda, quella che tratta del piano finanziario dal 2017 al 2019, dove svaniscono le eventuali illusioni e le promesse. Perché bisognerà tirare la cinghia, anticipa il governo. Malgrado una prima riduzione delle spese di due miliardi già iscritta a bilancio nel 2015 e 2016 e l’abbassamento di un miliardo supplementare atteso dal programma di stabilizzazione dal 2017, sono previsti “deficit strutturali crescenti”, che necessitano “di evitare carichi supplementari”. Ma c’è di più: “Il Consiglio federale intende esaminare le possibilità di alleggerire in maniera duratura le finanze federali, ivi compreso l’ambito dei costi legati [alle leggi, ndr]. Esso dunque ha incaricato il Dipartimento delle finanze di sottomettergli delle proposte da qui alla primavera del 2017”. Eppure, una “ripresa timida” è attesa per il 2016 e 2017 e l’economia dovrebbe tornare a crescere a partire dal 2018, queste le previsioni del governo. Ma il margine di manovra finanziaria che ne uscirà sarà utilizzato “per risollevare il tetto dei costi dell’esercito a 5 miliardi da qui al 2020 e finanziare la riforma delle imposizioni delle coppie sposate dal 2022”. Ecco qua. Sessanta misure di “schiuma” politica per abbellire l’agenda, un’austerità finanziaria che non figura negli obiettivi annunciati e infine nuove priorità scelte “fuori catalogo”. E con le dita di Ueli Maurer sulla calcolatrice, c’è solo da preoccuparsi. Ma forse anche da coalizzare una bella resistenza… Michel Schweri
Ritratto Diritto | 9
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 t ipografia
Curare i dettagli, in ogni pagina della vita
Figura di spicco prima in comedia e poi a syndicom, Roger Chatelain è uno dei fondatori delle “Journées romandes de la typographie”. Egli è anche uno degli autori della “Guide du typographe”. Prima che in Francia scoppiasse la polemica sulla riforma dell’ortografia, che vuole semplificare il francese e sopprimere l’accento circonflesso, il quotidiano 24Heures aveva già pubblicato questo interessante ritratto. Gregory Wicky *
Un amore per le cose ben fatte Quest’uomo vigile e accogliente, vestito di nero, il viso pulito con occhiali alla moda, trasmette una passione per le cose ben fatte. Una vita passata a riflettere sulla tipografia – oppure l’arte di dare forma al pensiero – lascia profonde tracce. Roger Chatelain evoca il suo percorso con un bell’accento del Giura. «Alla fine della scuola, mia mamma, vedendo che avevo sempre la testa nella stampa, mi ha suggerito di buttarmi nella tipo-
grafia. Mio padre, orologiaio come molti a Courtételle, pensò che fosse una buona idea. E mi disse: «I giornali escono tutti i giorni, non rischierai mai la disoccupazione!». Il giovane uomo dunque si farà i muscoli componendo linee di piombo alla stamperia del Démocrate. Allora i tipografi erano una vera corporazione. «Ci dicevano che eravamo gli intellettuali dei manovali, l’aristocrazia della classe operaia. Con una sindacalizzazione molto forte… ci sono stati scioperi importanti».
La forma e la sostanza Nel 1969, forte di un’esperienza più vasta – soprattutto con le formazioni di linotipista e correttore – egli conduce la sua piccola famiglia a Losanna per andare a insegnare all’Ecole romande de typographie. Col tempo diventerà un vero riferimento nell’ambiente, partecipando alla redazione di numerose pubblicazioni, e ricevendo, nel 1990, un’onorificenza da parte dell’Ordre européen des chevaliers de Gutenberg. Ma la sua attrazione per la forma si coniuga anche con un amore per la sostanza. La difesa della lingua francese di fronte all’inglesizzazione ad oltranza o al linguaggio sms, lo porta in Québec, in Vallonia, in Val d’Aosta, dove farà amicizia con sostenitori e militanti della lingua di Molière.
©VANESSA C ARDOSO
Si scrive Émile o Emile? Moyen Âge o Moyen Age? La maiuscola, voi la scrivete con o senza accento? Se la questione vi pare innocua, per altri è primordiale. Da decenni il dibattito imperversa nel mondo dell’editoria svizzera. Oggi, per la prima volta nella sua lunga storia, la Guide du typographe, settima edizione, caldeggia la prima opzione. Rivoluzione! Infatti l’opera destinata ai professionisti – di cui la versione precedente ha venduto 10’000 copie in Svizzera e all’estero, senza promozione alcuna – fa da riferimento in questo ambito. Dietro alla bella nuova copertina verde c’è Roger Chatelain, coordinatore della commissione di redazione. Il tipografo in pensione ci riceve nella sua bella casa nel quartiere des Planches, a Mont-sur-Lausanne.
Una causa che abbraccia un’altra grande passione della sua vita: il Giura! «Per la foto, potrei far finta di lanciare questo, no?» chiede come uno scugnizzo malizioso, sventolando in mano un pavé di carta con i colori del Giura. Gli rispondiamo che l’idea combacia piuttosto male con il concetto della foto sulla pagina. Piccola delusione.
Futura sulla Luna Ad oggi, Roger Chatelain è sceso a qualche compromesso, infatti può dire «mail» invece che «posta elettronica» senza battere ciglio. Egli si concentra soprattutto sulla
tipografia. Conversando con lui, sfogliamo la sua ultima opera, la sesta da quando è in pensione dal 2003, con un’impaginazione molto accurata ma anche molto creativa, ascoltando i suoi aneddoti enciclopedici. «Sapevate che la lastra lasciata sulla Luna nel 1969 dagli astronauti porta il carattere Futura?». È stato emozionante sentirlo ricordare la sua complicità con Adrian Frutiger, re dei tipografi, recentemente scomparso. O ancora raccontare la guerra grafica tra i classicisti della scuola francese e i modernisti tedeschi, svizzeri tedeschi in testa… e comprendere l’importanza che
può rivestire la forma per conquistare il mondo: «Se leggo un libro di storia, mi piace un carattere classico, come il Garamond. Per un dizionario invece, o un’opera di consultazione, si addice meglio un carattere lineare come il Frutiger». Dalla giovinezza di Roger Chatelain, il mondo è cambiato assai. Sono arrivati i computer, modificando radicalmente il modo di produrre e consumare lo scritto. Ma l’uomo non sembra nutrire dei rimpianti eccessivi. «Per tutto ciò che concerne l’illustrazione, le comunicazioni, l’informatica è uno strumento magnifico. Certo, quando vado al Museo dell’inchiostro e del piombo, a Chavannes, guardo sempre con una certa nostalgia le casse e i caratteri di piombo… Quando si stampava a pressione c’era un rilievo che si formava sul retro. Io adoro toccarlo, è una sensazione molto piacevole». Se a questo si mescola anche la sensualità, si capisce ancora meglio come la tipografia diventa una vera passione, la ricerca di una vita. «Ma sa, quando si guarda un libro, si pensa sempre che c’erano cose, piccoli dettagli, sciocchezze, da poter fare meglio.» La ricerca continua.
*Pubblicato da 24Heures il 23 novembre 2015.
punto e dirit to
Risultare beneficiari dipende dal regolamento previdenziale
Dal momento che non siete sposati, non avreste diritto ad alcuna rendita per vedovo o vedova associata al primo pilastro in virtù della legislazione AVS/AI/IPG. Nell’ambito del secondo pilastro della previdenza professionale, la legge LPP (legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità) prevede, da una parte, che i coniugi ancora in vita, i/le partner registrati(e), oltre che gli orfani abbiano diritto a una rendita, e che, dall’altra, anche altri beneficiari possano ottenere prestazioni per i superstiti. Queste ultime sono regolamentate in un elenco di beneficiari di cui all’art. 20a della LPP. Si tratta di persone che sono state assistite in modo consistente dall’assicurato o di persone che hanno convissuto ininterrottamente con l’assicurato stesso
negli ultimi cinque anni fino al suo decesso, o che hanno dovuto provvedere al mantenimento di almeno un figlio comune (cpv. 1 lett. a), persone quindi che subiscono un danno previdenziale. Laddove non sussistesse una persona di questo tipo, gli ulteriori beneficiari saranno i figli della persona deceduta che non hanno più diritto a una rendita per orfani o genitori o fratelli o sorelle del defunto (cpv. 1 lett. b). L’elenco dei beneficiari è vincolante nell’ambito della previdenza professionale obbligatoria. Tale elenco ha validità anche per la previdenza professionale sovraobbligatoria o integrativa, ma deve essere inserito nel regolamento dell’istituto previdenziale; inoltre il tutto dev’essere conforme alla giurisprudenza. Così, ad esempio, in un regolamento non si può saltare
una voce di cui all’art. 20a LPP, ma l’omissione di un elenco successivo (come da cpv. 1 lett. c) o l’esclusione di una categoria di beneficiari in un elenco, come i genitori e i fratelli e sorelle ai sensi del cpv. 1 lett. b, è legittimo. I regolamenti previdenziali possono altresì prevedere che avvenga una comunicazione scritta dei beneficiari o che venga presentato un eventuale contratto per l’assistenza. Secondo la giurisprudenza, per il primo elenco (cpv. 1 lett. a) non viene riconosciuta un’assistenza in misura considerevole del/della partner se essa rappresentava meno del 20% del fabbisogno complessivo della persona assistita. Inoltre è necessario che l’assistenza in misura considerevole, prima del decesso della persona assistita, fosse durata almeno due anni. Non si deve altresì presupporre
necessariamente una convivenza ininterrotta e il fatto di vivere in un’unione domestica, all’opposto di una convivenza, non implica obbligatoriamente una residenza comune come un concubinato. Nel vostro caso si pone la domanda di come la clausola per i beneficiari sia stata configurata nell’ambito del regolamento previdenziale determinante e se dovete intraprendere degli iter formali per vedervi eventualmente riconosciuto il diritto a presentare delle rivendicazioni quali superstiti. Il regolamento previdenziale, per l’ambito LPP sovraobbligatorio, dovrebbe prevedere per coloro che vivono in concubinato una durata fino a cinque anni. Voi non rispettate (ancora) questa condizione. Nel caso in cui un partner sostenesse l’altro finanziariamente o laddove ciò potesse diventare
© Z VG
Siamo una coppia di mezza età con un diverso grado di occupazione. Non abbiamo figli in comune e conviviamo da più di due anni. Laddove uno dei due morisse avremmo diritto, quali superstiti, alla cassa pensione dell’altro?»
Ruth Wenger lic. iur., collaboratrice servizio giuridico
necessario in futuro, un’eventuale rivendicazione di prestazioni per i superstiti si rifà alla giurisprudenza citata. Pertanto occorre leggere dapprima i regolamenti previdenziali delle vostre casse pensione. Naturalmente, in qualità di iscritto di syndicom, possono esserti di aiuto i segretari e le segretarie regionali competenti a livello locale ai fini di un chiarimento per le tue rivendicazioni. Puoi contattarli senz’altro per questo motivo.
10 | Donne
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
Meno salario, stessa età di pensionamento? «Questa giornata internazionale della donna è stata la manifestazione più importante per il suffragio femminile che la storia possa ricordare!», scrisse la socialista tedesca Clara Zetkin sulla prima Giornata internazionale della donna, il 19 marzo 1911. In Germania, Danimarca, Austria, Svizzera e Stati Uniti, milioni di donne parteciparono alle marce di protesta. Le loro maggiori rivendicazioni erano il diritto di voto e l’eleggibilità, l’introduzione delle otto ore lavorative, una sufficiente tutela della madre e del bambino, la determinazione di salari minimi e lo stesso salario per lo stesso lavoro. Nel 1912 aderirono alla protesta anche le donne di Francia, Olanda e Svezia, nel 1913 quelle russe, e più avanti la Giornata internazionale della donna verrà fissata per l’8 marzo. In Svizzera il diritto di voto ed eleggibilità è stato introdotto nel 1971 a livello federale, soltanto nel 1981 l’uguaglianza tra uomo e donna nella Costituzione federale. Da soli vent’anni, dal 1996, la legge federale sulla parità dei sessi sancisce il diritto alla parità salariale. Dunque le donne hanno raggiunto finalmente il loro obiettivo di uguaglianza, dopo questa lunga strada? La Giornata internazionale della donna è un relitto obsoleto dei tempi passati? La risposta è: «Magari!».
© SUSANNE ÖHLER
L’8 marzo si tiene la Giornata internazionale della donna. La vecchia rivendicazione dello “stesso salario per lo stesso lavoro” rimane ancora oggi irrealizzata. E ora le donne rischiano un’ulteriore batosta nella previdenza per la vecchiaia. Patrick Probst
giornata inernazionale della donna ∙ Nel 2015 circa 12mila persone hanno manifestato sulla Piazza federale per la parità salariale.
Discriminazione salariale La parità salariale, fissata dalla legge, rimane irrealizzata anche nel 2016. Secondo l’attuale rilevazione della struttura dei salari dell’Ufficio federale di statistica del 2014, nell’economia privata le donne guadagnano il 15,1 per cento in meno degli uomini (RSS 2012: 18,9%). Esse devono lavorare dal 1° gennaio 2015 fino al 24 febbraio 2016 per ricevere il salario che gli uomini hanno in tasca già il 31 dicembre 2015. In questo cosiddetto Equal Pay Day vengono sempre organizzate delle azioni sulla parità salariale. Nel 2012, quasi la metà della differenza salariale non si spiegava con ragioni obiettive come la
funzione, ma solo per via del sesso. Questa quota di discriminazione corrispondeva, in media, all’ammontare di 678 franchi al mese. La complessa analisi sulla quota spiegabile e non spiegabile dell’attuale differenza di stipendio del 15,1 per cento è ancora in atto. Presumibilmente, la Confederazione pubblicherà la quota attuale di discriminazione in autunno. La parità salariale rappresenterà il tema della campagna dell’USS e syndicom in occasione della giornata d’azione nazionale del 14 giugno 2016.
Oltre la beffa, il danno E mentre i salari dei due sessi divergono sempre più, il Consi-
glio federale e la maggioranza parlamentare di destra intendono innalzare l’età di pensionamento delle donne adeguandola a quella degli uomini. Il cinismo è sbalorditivo: «Avete voluto la parità, ora ce l’avete andando in pensione a 65 anni», ecco il trattamento riservato alle nostre donne. Ma il fatto che gli stipendi delle donne in tutta la loro vita lavorativa fossero discriminatori e bassi e con essi anche i contributi previdenziali, nessuno lo dice. Oppure che le donne devono subire interruzioni lavorative molto più lunghe potendo lavorare quasi sempre solo part-time, per assistere figli e
parenti. La logica è perfida: «Se le donne già hanno guadagnato meno, almeno vadano in pensione alla stessa età degli uomini». Se l’età del pensionamento delle donne sale da 64 a 65 anni, le donne perdono non meno di 1,22 miliardi di franchi previdenziali. Una somma notevole. Allo stesso tempo, il progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 non prevede nessun aumento delle rendite per le pensionate di oggi. E questo nonostante molte tra esse percepiscano troppa poca pensione dal primo e dal secondo pilastro, per avere «l’adeguata continuazione del tenore di vita abituale», come prescrive la Costituzione federale. Come risposta al progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 l’Unione sindacale svizzera, di cui fa parte anche syndicom, ha lanciato l’iniziativa popolare AVSplus, che arriverà alle urne nel settembre 2016 e che chiede un aumento del 10 per cento delle pensioni. L’anno scorso, alla Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, sono state dodicimila le persone che hanno manifestato in Piazza federale a favore della parità di salario. Quest’anno questa protesta diventa ancora più urgente, dal momento che non si tratta più “solo” della questione salariale, ma anche di quella previdenziale.
WORK & CARE
Da regole zero a modelli esemplari, le risposte del mercato Quando i lavoratori si occupano dei loro familiari bisognosi, i datori di lavoro rispondono con misure diverse. Ad esempio, al quotidiano Tages-Anzeiger (di proprietà Tamedia) non è regolamentata l’assistenza, mentre Swisscom offre il modello flessibile “work & care”, che assicura congedi pagati e consulenza sociale a chi ne ha bisogno. Rita Torcasso Secondo quanto affermato dalla presidentessa della Cope (commissione del personale) del quotidiano Tages-Anzeiger, Andrea Fischer, la cura di familiari non è regolata da parte dell’editore Tamedia. «Tutto dipende dal superiore e dall’azienda», sottolinea. Per quanto riguarda altre possibilità, come per esempio lavorare da casa se c’è un familiare da curare, così commenta Andrea Fischer: «Per diverse funzioni, in effetti, non esiste un obbligo di presenza, ma ci sono circostanze, quasi sempre tecniche, che rendono necessaria una presenza in ufficio». È vero che al Tages-Anzeiger vale la settimana di 40 ore. Ma nel 2014 syndicom ha denunciato l’editore perché
non rispettava gli orari di lavoro fissati dalla legge. Chi ha bisogno di sostegno in un improvviso caso di assistenza, al Tages-Anzeiger ha solo la possibilità di attingere al servizio sociale esterno. «Questo è poco conosciuto e praticamente per nulla pubblicizzato da Tamedia, e così al Tages-Anzeiger questa funzione viene ricoperta dalla Cope», conclude la Fischer.
Compensare e ridurre Rispetto ad altre aziende, la cura dei propri cari bisognosi è ben regolata nel modello “work & care” della Swisscom. Alla base di questo modello c’è stato un sondaggio al quale hanno partecipato 2500 dipendenti. La ricer-
ca ha messo in evidenza che il 12 per cento di essi stava affrontando una situazione di assistenza e che il 16 per cento l’avrebbe dovuta affrontare in un prossimo futuro. “work & care” offre due possibilità che si possono combinare tra loro: per un periodo di assistenza di breve termine si può sforare il conto dell’orario flessibile fino a 100 ore; per una cura a lungo termine si può fare domanda per una riduzione dell’orario di lavoro. “In un anno il modello work & care è stato utilizzato da 15 lavoratori, di cui quattro attraverso l’orario flessibile, e 11 attraverso una riduzione del lavoro”, spiega Florian Rotzetter del reparto Human Resources. Da notare,
che 10 di queste 15 persone erano uomini, segno che la cura dei propri cari non è (più) soltanto una prerogativa femminile.
Una gestione di comune accordo Secondo Florian Rotzetter, il lasso di tempo del lavoro ridotto non ha una scadenza. «Questo viene concordato direttamente con il superiore e deve essere sostenibile per ambo le parti». Rotzetter fa due esempi concreti: un uomo di 39 anni per sei mesi ha ridotto il suo orario a tempo pieno del 20 per cento, un altro dipendente ha fatto uso delle 100 possibili ore negative flessibili per assistere un proprio familiare. Di queste, in un perio-
do successivo ne ha compensate 50 con ore supplementari, e 50 ore gli sono state distribuite su vari mesi e detratte dal salario. «Ogni lavoratore che si annuncia per il modello work & care viene consigliato e sostenuto dalla consulenza sociale interna Health & Employability – anche per difenderlo da un sovraccarico», spiega Rotzetter. «In casi critici con cure molto costose o con una perdita significativa di salario, può essere concesso un aiuto attraverso il Fondo». Alla domanda se il modello “work & care” poteva essere inserito nel nuovo CCL dal 2017, il responsabile HR ha risposto: «Se ne può sicuramente parlare, il modello è ben consolidato in azienda».
Donne | 11
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 giornata internazionale della donna
Quando la maternità fa paura
Quando tornano al lavoro dopo il congedo maternità, le donne trovano spesso alcune “sorprese”: percentuali di impiego minori, luoghi di lavoro cambiati, orari inconciliabili con la vita familiare. I cambiamenti di mansione e i casi di mobbing sono ancora troppi. Ecco due storie positive, che dimostrano che le donne in generale e le mamme in particolare hanno molto da offrire. Priscilla De Lima In alcuni casi però, non tutto il male viene per nuocere: Ilaria e Monica hanno trovato qualcun altro che si è reso conto del loro valore, tant’è vero che era disposto a pagarle di più e a offrire loro condizioni migliori. Nel caso di Monica il risultato è stato eclatante: il suo contributo ha fatto aumentare i risultati della nuova azienda di oltre il 50%.
Equilibrio di genere
posizione subordinata ∙ Simbolicamente, le donne sono a terra, come nella manifestazione di COMUNDO dello scorso anno a Lucerna.
ri flessibili e possibilità di formazione continua. Anche Monica è un’apprezzata professionista nel settore dell’informazione e ha un ruolo di responsabilità. Durante la gravidanza lavora ai ritmi di sempre, nonostante la fatica, finché la ginecologa non la obbliga a fermarsi. Manca poco al parto, Monica è tranquilla e fiduciosa, anche se il suo datore di lavoro non è mai stato molto chiaro a proposito del suo rientro. Ha fatto male a fidarsi: senza nemmeno prendersi la briga di avvertirla, viene sostituita da una persona con cui i rapporti si sono guastati già prima della maternità. Sanno benissimo che per loro due non
sarà possibile collaborare. Questo atteggiamento fa capire a Monica che non è più benvoluta, quindi si licenzia. E in un battibaleno la concorrenza la cerca, offrendole condizioni migliori, flessibilità e fiducia.
Ingiustizie e autostima Settori diversi, regioni diverse, ma una cosa in comune: la maternità fa paura ai datori di lavoro. Non importa se l’azienda abbia 4 o 40 dipendenti: bisogna essere pronti a gestire situazioni del genere. In Ticino i casi di demansionamento o mobbing sono ancora troppi: ogni anno al consultorio giuridico Donna lavoro arrivano 400 segnalazioni, ci conferma l’avvocata Mi-
gruppo donne uss
marie heim-vögtlin un modello per le donne
Congedo parentale: un progetto da far crescere Lunedì 7 marzo, auditorium dell’USI, Lugano, ore 20. Per l’Otto marzo, giornata internazionale della donna, il Gruppo Donne USS Ticino e Moesa organizza una serata sul congedo parentale. L’evento gode del patrocinio dell’Ufficio legislazione e pari opportunità del Canton Ticino. La serata, aperta al pubblico, sarà moderata dalla giornalista Francesca Mandelli.
caela Antonini Luvini: «Di questi circa un centinaio sono situazioni di vera e propria discriminazione, che potrebbero essere portati di fronte all’Ufficio di conciliazione o alla Pretura per un indennizzo o delle sanzioni all’azienda. Sono pochissime purtroppo le donne che decidono di farsi valere». Spesso infatti questo tipo di ingiustizia può avere conseguenze importanti sull’equilibrio familiare: la neomamma, già alle prese con la scoperta di un nuovo ruolo tanto impegnativo quanto entusiasmante, si vede rimessa in discussione anche come professionista, la sua autostima può uscirne minata, le energie sono già ridotte... quindi rinuncia allo scontro.
Questo a dimostrazione che le donne in generale e le mamme in particolare hanno parecchio da offrire sul mercato del lavoro. È risaputo infatti che l’equilibrio di genere porta a «maggiore diversità, creatività e innovazione in un’azienda, il che spesso si traduce in una migliore performance, non solo economica ma anche in termini di valore aggiunto», come ci conferma Gini Dupasquier, fondatrice di Donnalab, citando una recentissima ricerca pubblicata dal Financial Times. Quanto alle sostituzioni, si calcola che a una piccola-media impresa costino circa un salario all’anno. Senza pensare a quanto si era investito nella formazione e nella motivazione della dipendente: le donne che rientrano al lavoro dopo il congedo maternità sono spesso fortemente determinate nel mettere a frutto le loro conoscenze professionali. Licenziandole, discriminandole, facendole scappare, a rimetterci è spesso solo il datore di lavoro.
La discussione sarà preceduta dalla proiezione di un documentario di Francesca Luvini (passato a Falò) sul congedo parentale. Hanno annunciato la loro partecipazione Francesca Luvini, Daniel Bilenko e Oscar Matti. Introdurrà la serata Linda Cortesi, presidente del Gruppo Donne USS. Le pari opportunità sono spesso molto
legate alle possibilità di conciliare famiglia e lavoro, alla ridistribuzione dei compiti all’interno della coppia, al tempo parziale qualificato per donne e per uomini. Anche il congedo parentale assume, in questo contesto, un’importanza sempre maggiore, tanto dall’essere al centro del dibattito politico cantonale e nazionale.
In occasione del centesimo anniversario della morte di Marie Heim-Vögtlin, la prima donna svizzera a conseguire un dottorato in medicina all’università di Zurigo, la Posta emette un francobollo speciale con la sua effige. Nata nel 1845 a Bözen (AG), figlia del locale pastore, Marie Heim-Vögtlin ebbe il privilegio di una formazione scolastica. Proseguì poi la sua formazione a Lipsia e Dresda, diventando la prima europea a specializzarsi in ostetricia e ginecologia. Il padre intervenne affinché potesse poi aprire uno studio di ginecologia. Oltre a dedicarsi alla sua professione Marie Heim-Vögtlin si impegnò attivamente a favore dell’educazione femminile e del diritto di voto delle donne. Fu tra le fondatrici della scuola per infermiere di Zurigo. Morì nel 1916 di tubercolosi. Il francobollo sarà disponibile negli uffici di filatelia dal 25 febbraio e dal 3 marzo alla Posta. Il grafico bernese Daniel Steffen come modello ha utilizzato un ritratto storico di Marie Heim-Vögtlin.
© DIE POS T
Ilaria è una professionista nel settore della sanità. Ama il suo lavoro e con gli anni ha accumulato una certa esperienza. Il suo capo e i suo colleghi la apprezzano. Ecco perché, quando resta incinta del primo figlio, assieme cercano una persona che possa sostituirla per qualche mese. Durante il congedo maternità, però, il direttore si “dimentica” degli accordi presi: la sua sostituta – più giovane e quindi meno costosa – resta al suo posto, mentre a Ilaria vengono proposte delle alternative. Alcune sono illegali (prevedevano il rientro al lavoro a pochissime settimane dal parto), altre poco realizzabili concretamente. Alla fine però, si trova una soluzione: Ilaria cambia settore. Coglie la sfida, impara molto dai nuovi colleghi, è felice. Quando arriva il secondo bebè, le cose sembrano più sicure della prima volta: ha in mano un accordo con cui il datore di lavoro le garantisce un posto alla stessa percentuale. Ancora una volta però, le promesse non vengono mantenute: la nuova proposta ha orari che difficilmente si conciliano con la vita familiare, la percentuale è minore, il luogo di lavoro cambia. Ilaria rientra ugualmente, ma si sente demansionata e messa da parte. Le prospettive di miglioramento sono nulle. Esasperata, decide di licenziarsi. E in pochissimo tempo trova un altro lavoro, altrettanto appassionante ma meglio retribuito, con ora-
12 | Attualità Internazionale
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
ARGENTINA
Svolta neoliberista e repressiva
Con l’arrivo al potere di Mauricio Macri, l’Argentina sta vivendo una virata a 180 gradi. In appena due mesi il nuovo presidente liberale ha smantellato dodici anni di conquiste sociali. Intervista a Victorio Paulón, membro di uno dei sindacati più importanti del paese, la Centrale dei lavoratori argentini (CTA). Sergio Ferrari *
© AP/NATACHA PISARENKO
Più che un cambio di governo, qui si tratta di un vero terremoto politico. Dal 10 dicembre 2015 l’Argentina è governata dal liberale Mauricio Macri. In nemmeno due mesi i cambiamenti in materia economica, sociale, di politica internazionale e nei media sono notevoli se rapportati ai dodici anni di governo della coppia Kirchner. Victorio Paulón, responsabile dei diritti umani alla Centrale dei lavoratori argentini (CTA), una delle maggiori organizzazioni sindacali di questo paese latino-americano (oltre 1,4 milioni di iscritti), analizza questa svolta.
Può descriverci i primi due mesi di governo di Mauricio Macri ? Victorio Paulón: qui siamo di
Quali, in particolare? Due fanno luce sul carattere di classe del presidente Macri. Egli ha ridotto le imposte sulle esportazioni, il che favorisce direttamente il settore agro-esportatore, uno dei più potenti del paese. E allo stesso tempo ha deprezza-
Buenos Aires, 27 gennaio 2016 ∙ Manifestanti esigono «Libertà per Milagro Sala», attivista indigena e prima prigioniera politica del nuovo regime di Mauricio Macri.
to la valuta. Un piano machiavellico: l’inflazione repentina prodotta dal nuovo governo alla fine del 2015 ha toccato il 40% rispetto al dollaro. Contemporaneamente, il governo ha fissato un limite ai negoziati salariali paritetici di circa il 25% nel 2016. La svalutazione del peso infligge una sanzione diretta al potere d’acquisto dei lavoratori e una sanzione altrettanto diretta per i pensionati.
dei media e ha licenziato Víctor Hugo Morales, il giornalista critico contro i grandi trust mediatici come Clarín. Proprio questo gruppo multimediale rappresenta uno dei pilastri a sostegno del presidente. Per di più, approfittando della fine della legislatura parlamentare ordinaria, Macri governa per decreto ordinario o di necessità e urgenza (DNU), il che gli evita di consultare il legislativo dove egli è minoritario.
E il secondo provvedimento?
E le prospettive?
È in corso un attacco contro la legge sulla comunicazione audiovisiva elaborata nel 2009 che tentava di democratizzare i media. Macri ha dissolto le autorità che applicavano le leggi, ha ammorbidito per decreto presidenziale la legge anti-monopolio
La nostra storia dimostra che ogni governo di destra è caratterizzato da una durezza crescente nell’applicazione delle politiche anti-sociali. Penso che la strada dalla criminalizzazione dei movimenti sociali ai primi morti sarà molto breve. Le pri-
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me risposte ufficiali alle manifestazioni contro i licenziamenti, le riforme a favore dei grandi gruppi di stampa, la censura e l’innalzamento delle tariffe dei servizi pubblici sono state di una violenza insolita, ivi compreso l’utilizzo di proiettili di gomma. Un ulteriore passo è stato fatto con la detenzione della prima prigioniera politica: la dirigente popolare Milagro Sala che aveva cominciato a costruire degli alloggi e a mettere in piedi un sistema di cooperative in una regione povera. Il segretario generale dell’associazione dei lavoratori dello Stato del Río Negro, Rodolfo Aguia, è anch’egli detenuto.
Ci sono spiragli di speranza, anche in una situazione difficile come questa? Se osserviamo dei cicli storici più lunghi, constatiamo che questi governi anti-popolari non sono mai riusciti a piegare i lavoratori. Ragion per cui la nostra visione di sindacalismo combattivo è molto preoccupata per la situazione attuale, ma comunque ottimista a lungo termine. Durante questi primi mesi ci sono state numerose mobilitazioni in tutto il paese e di ogni tipo… Una prova del fatto che la gente non accetterà tutto a qualunque costo.
E il vostro lavoro specifico sui diritti umani nella vostra centrale sindacale… Dobbiamo intensificarlo, perché le sfide dei prossimi anni saranno enormi. Insieme ad altre organizzazioni di difesa dei diritti umani, come le Madri e Nonne
© CL AUDIA RODRIGUEZ
fronte a una politica chiaramente antipopolare e antisindacale. Ne subiscono le conseguenze i lavoratori di tutti i settori, ma soprattutto quelli della funzione pubblica. Da inizio anno sono stati annunciati oltre 40mila licenziamenti con diversi pretesti. Si percepisce che è iniziata una nuova era. Le prime misure del governo attuale, formato principalmente da quadri attivi o pensionati provenienti dalle grandi aziende private (nazionali o multinazionali come Shell, General Motors, Telefónica, HSBC o IBM), fanno pensare al neoliberismo puro.
Victorio Paulón è militante sindacale combattente dagli Anni Settanta. Tra il 1975 e il 1981 fu fatto prigioniero politico per aver co-diretto lo sciopero emblematico degli operai metallurgici a Villa Constitución (a sud della provincia di Santa Fe).
di Plaza de Mayo, ci coordiniamo per preservare la costruzione della memoria storica, che è stato uno dei grandi successi di questi ultimi dodici anni. Ricordiamo che prima delle elezioni era stata formata una commissione bicamerale per indagare sulla complicità delle aziende con l’ultima dittatura militare (1976-1983). Un rapporto di oltre 1’500 pagine dimostra la complicità flagrante delle 25 maggiori aziende del paese nella sparizione fisica di militanti sindacali, di cui la maggioranza lavorava in aziende come Acindar, Techint, Mercedes Benz, Ford ecc. Noi siamo decisi a continuare la lotta contro l’impunità, di ieri e di oggi.
* Sergio Ferrari è giornalista freelance e membro comitato centrale Press di syndicom.
Pensionati | 13
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 SOLIDARIETÀ
Lavorare alla (re)integrazione Laureata in storia del cristianesimo all’università “La Sapienza” di Roma, Chiara Orelli Vassere si è occupata di ricerche sull’emigrazione di mestiere dalla Svizzera verso le città italiane in epoca moderna. Già responsabile dell’edizione italiana del Dizionario storico della Svizzera, per dodici anni ha fatto parte del Gran Consiglio ticinese. Dal 2010 dirige l’associazione no profit SOS Ticino. «Quella di Soccorso Operaio – spiega – è forse una denominazione un po’ fuorviante, perché più che di operai ci occupiamo oggi di disoccupati e migranti. Il nome deriva dalla nostra storia, per-
re vita alle cose, attraverso il riciclo, ma soprattutto alle persone. Si tratta di Ri-cicletta, con la valorizzazione di biciclette usate, come quelle leopardate del festival di Locarno, di Ri-sostegno (con vendita mobili), di Ri-taglio (stiro e lavanderia) e di Ri-creativo, incentrato sulla creazione di piccoli oggetti.
Poi c’è l’attività nel settore migrazione: quanto è importante per voi, anche numericamente? Il numero dei richiedenti asilo e dei rifugiati che si sono rivolti a noi è in costante aumento. Anche in questo caso, operia-
«Quella di Soccorso Operaio è forse una denominazione un po’ fuorviante, perché più che di operai ci occupiamo oggi di disoccupati e migranti» ché l’associazione nasce nell’ambito dei socialisti svizzeri con la Guerra civile spagnola del 1936, all’interno del movimento operaio. Oggi SOS non si discosta dallo spirito delle origini: resta un’organizzazione solidaristica con il desiderio di portare un aiuto concreto alle vittime di crisi, a chi vive situazioni di marginalità. In generale, lavoriamo su due assi: lavoro e integrazione, con misure e azioni per persone in situazioni di difficoltà».
In particolare, come intervenite a sostegno dei disoccupati? Chiara Orelli: su mandato dell’Ufficio Misure Attive del Cantone, ci occupiamo di programmi di occupazione e sostegno al collocamento, svolti in atelier, per favorire il ritorno alla vita attiva e il reinserimento nel mondo del lavoro. Abbiamo 4 atelier che si basano sul concetto, anche metaforico, del recupero, per rida-
se di origine) e infine di chi ha ricevuto risposta positiva e ha quindi ottenuto lo statuto di rifugiato. SOS Ticino si occupa di tutti loro dal profilo sociale, operando per l’integrazione nella nostra società. Nel concreto, ci occupiamo di questioni che riguardano esigenze vitali (alloggio, sostentamento, inserimento scolastico dei figli…) fino alla formazione (con il servizio In-Lav, integrazione-lavoro) e all’accesso ai prestatori di cura nei casi di malattia. Vi sono poi una serie di servizi e progetti specifici. Ad esempio, un consultorio giuridico per questioni di diritto per migranti e stranieri, l’agenzia DERMAN di interpretariato e mediazione interculturale, o ancora May Day, il centro di informazione e consulenza per persone a statuto precario…
Si tratta quindi di persone e di situazioni molto eterogenee…
mo su mandato del Cantone e ci occupiamo di richiedenti l’asilo in procedura, oppure con ammissione provvisoria (che non possono essere rinviati nel pae-
I pensionati dei media Mercoledì 18 maggio 2016 a Bulle avrà luogo il «5° Incontro dei Pensionati» del settore dei Media. Tutti gli iscritti di questo settore hanno già ricevuto un invito personale. Iscrizioni entro e non oltre il 1° marzo sono da inviare a: Ernesto Fenner, via Pedevilla 2, 6512 Giubiasco, e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, telefono 091 857 30 88 dove è possibile ottenere eventuali informazioni supplementari. Il comitato organizzatore si è impegnato per allestire un bel programma e con piacere attende le vostre adesioni. (ef)
Negli ultimi anni, la crisi economica ha moltiplicato le situazioni di disagio. La disoccupazione nasconde spesso una realtà complicata, anche emotivamente, in un contesto esterno difficile. Ma il disoccupato non viene stigmatizzato, cosa che invece avviene con la migrazione. Qui ci scontriamo con la difficoltà oggettiva della relazione con il contesto locale, spesso fortemente ostile… Forse bisogna ricordare al sindacato della comunicazione che talvolta si sente la mancanza di una corretta informazione: cosa si fa per i richiedenti l’asilo? Quali sono gli stereotipi dominanti? È vero che ci rubano i posti di lavoro? Perché hanno il telefonino e chi glielo paga?
Domande a cui ne aggiungo una: cosa e come possono operare i pensionati in questo contesto? SOS Ticino ha una cinquantina di dipendenti per un totale di 44 posti a tempo pieno. I mandati cantonali rappresentano l’80% del nostro budget. Abbiamo
©SOS-T IC INO
Chiara Orelli Vassere, direttrice di Soccorso Operaio Svizzero, è l’ospite dell’assemblea annuale del Gruppo Pensionati di syndicom. Durante l’assemblea annuale del 9 marzo parlerà delle attività promosse da SOS Ticino a favore di disoccupati e migranti e dell’importante ruolo dei pensionati nel loro sostegno. Giovanni Valerio
Ospite d’onore ∙ Chiara Orelli Vassere
insomma pochi mezzi per fare un lavoro difficile e ad ampio raggio. I flussi incontrollabili e imprevedibili dei migranti rendono difficile adeguare rapidamente alle nuove situazioni una struttura come la nostra. Per questo l’apporto di volontari è importante. E molti di loro sono proprio persone che hanno terminato l’attività lavorativa e hanno quindi tempo ed energie per collaborare. Una quarantina aiutano giovani ad apprendere l’italiano o altre materie. O, ancora, alcune donne partecipano a progetti specifici come “Estate insieme”, in cui si apprendono consigli utili per la gestione della famiglia o sui figli… Ecco: chi avesse voglia può prendere contatto con noi. Credo che proprio i pensionati, possano valorizzare la dimensione umana al di là delle connotazioni del lavoro. Proprio loro possono dimostrare che la perdita di una componente vitale pure importante come quella lavorativa non sminuisce il valore e il talento che tutti noi abbiamo e possiamo esprimere!
appuntamenti 2016
Guardando insieme, generazioni diverse al cinema Per il terzo anno consecutivo, ATTE e Pro Senectute Ticino e Moesano promuovono la rassegna cinematografica “Guardando insieme”. L’evento costituisce un’occasione per riunire un pubblico di ogni età ed estrazione con l’intento di incoraggiare, grazie alla proiezione di una decina di film opportunamente selezionati e alla partecipazione di ospiti qualificati, la riflessione sulle diverse implicazioni dell’invecchiamento demografico sulla convivenza tra le generazioni. Una convivenza faticosa in una società dove i giovani sono diventati una minoranza, con un’economia in affanno, senza sicurezze professionali. Una società che non garantisce più a chi è attivo una vecchiaia tranquilla. Una società che esige dalle generazioni “sandwich” di occuparsi contemporaneamente dei figli e dei genitori, ormai anziani. In questo contesto foriero di
tensioni risulta quindi importante creare occasioni di dialogo per favorire la reciproca conoscenza dei bisogni e delle aspirazioni tra le diverse generazioni. Per discutere e confrontarsi, dal 7 al 10 marzo la rassegna propone al cinema Forum di Bellinzona (e anche al Cinema Teatro Blenio di Acquarossa) titoli noti come Whiplash (vincitore di tre premi Oscar nel 2015), Mia madre di Nanni Moretti, il canadese Mommy (sul rapporto genitori-figli), il classico Harold and Maude, Welcome (sui rifugiati), alla presenza di esperti e di critici cinematografici. Apre la rassegna Vergiss mein nicht (documentario sull’Alzheimer, vincitore della Settimana della Critica al Festival di Locarno del 2012), lunedì 7 marzo alle 20.15 al cinema Forum di Bellinzona. Ingresso CHF 10.- / studenti CHF 3.- / AVS e membri Cineclub CHF 5.-
Mercoledì 9 marzo, ore 15.30
Assemblea annuale pensionati al Centro Diurno Monteceneri a Rivera
ordine del giorno • Saluto del presidente • Approvazione verbale del 24.3.2015 • Rapporto attività 2015 e programma 2016 • Presentazione dei conti 2015 • Modifiche Regolamento Gruppo d’interesse Pensionati syndicom • Nomine • Eventuali Seguirà l’incontro con Chiara Orelli Vassere, Direttrice dell’Associazione Soccorso Operaio Svizzero Ticino (SOS Ticino) e rinfresco. Iscrizione facoltativa ma gradita entro il 1° marzo 2016 telefonando allo 058 817 19 61 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail ticino@syndicom.ch. L’assemblea è aperta anche ai famigliari.
14 | Ticino Cultura
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
let teratura
lo scaffale
© FELTRINELLI
Per sei mesi, lo scrittore Angelo Ferracuti ha seguito il lavoro quotidiano di alcuni portalettere in diversi luoghi d’Italia. Da queste osservazioni è nato il libro Andare Camminare Lavorare, ritratto di un paese attraverso la lente di osservazione del mondo del lavoro. Un lavoro particolare come quello dei postini. Vito Calabretta*
Per un lungo periodo della propria vita, lo scrittore Angelo Ferracuti è stato portalettere. Non a caso, il suo ultimo libro s’intitola “Andare Camminare Lavorare – L’Italia raccontata dai portalettere” (Feltrinelli, 352 pagine, 18 euro). Ha viaggiato, per scrivere questo libro, durante sei mesi, incontrando, in molti luoghi d’Italia, una o un portalettere, affiancandola/o nel suo lavoro e cercando di utilizzare il filtro che si costruiva per conoscere il luogo dove si era recato. Il risultato è una raccolta di vedute che non sono né geografiche, né umane, né sentimentali, né storiche o sociologiche, ma sono un racconto che spesso utilizza come metro narrativo e come cartina di tornasole l’evocazione di uno scrittore che ha vissuto o raccontato quel luogo: Biamonti per Ventimiglia, Bianciardi per Milano, Mastronardi per Vigevano, Milani per Trepalle, Alvaro per San Luca, e così via. Ferracuti utilizza anche la macchina fotografica inserendo nel testo fotografie sbiadite e difficilmente leggibili, un po’ come aveva fatto André Breton per risparmiarsi la descrizione testuale dei luoghi. Il suo obiettivo è di utilizzare l’esperienza del lavoro (il lavoro di portalettere) per raccontare una realtà: i luoghi prescelti.
Partirei dal titolo Andare Camminare Lavorare e dalla citazione da Piero Ciampi con l’iterazione del “lavorare” e poi la dedica alla postina morta sul lavoro. Perché? Angelo Ferracuti: il titolo funzionava da un punto di vista onomatopeico, musicale, ritmico. È anche il passo del reporter oltre che quello del portalettere, un modo di raccontare ad altezza d’uomo e da flâneur, senza l’ossessione di spiegare. Per Ciampi era
un nonsense per sbeffeggiare l’Italia dell’austerity, invece, un refrain sarcastico, un po’ fatto di humor nero come lui. La dedica l’ho pensata perché la morte di quella ragazza mi ha colpito molto. Morire lavorando è una bestemmia, ma anche perché ho raccontato tanto il mondo del lavoro e i morti sul lavoro, di cui l’Italia detiene il primato europeo, storie che m’indignano sempre parecchio.
Come ha individuato i postini e i luoghi? Diciamo che la divisione Poste Comunicazione e Logistica, quella che organizza il recapito, mi ha supportato moltissimo in tutte le regioni, dove sono stato accolto dai colleghi sempre con molto affetto. L’azienda mi ha messo a disposizione risorse, mezzi e, soprattutto, capitale umano. Diciamo che io proponevo dei luoghi, loro ne aggiungevano altri, e alla fine si faceva una sintesi. È ovvio che ho cercato di andare dove l’immaginario dell’Italia era più forte, dove ero magari già stato o dove non ero mai stato e credevo di trovare storie più adatte per raccontare un’idea del Paese nelle sue tipicità, eccentricità, anche storture. Perché il libro apparentemente può sembrare ingenuo, ma ha tanti piani narrativi che concorrono sommandosi a creare un insieme complesso.
Alla fine lei dice che alcune esperienze non sono confluite in un racconto e quindi nel testo del libro. Perché? Quali elementi sono necessari per costruire un racconto? Mi sembra che in un caso lei dica che il suo informatore aveva una personalità ingombrante e che non voleva che prendesse troppo spazio? Qual è il ruolo del postino nel suo libro? Il portalettere è un gancio, un traghettatore e una memoria, già di per sé una storia. Quando le sue capacità narrative, di immaginazione e umanità sono forti si può dire che la base del racconto c’è. Non deve prevalere però sul contesto, deve stare dentro il tessuto, perché il libro racconta l’Italia oggi, o le tante Italie, e non è
un libro sulla vita dei portalettere, che pure marginalmente traspare. Alcuni di loro erano timidi, e questo si è verificato un problema, altri erano loquaci ma i luoghi poco significativi. Nei reportage l’elemento umano, il rapporto di empatia, sono sempre fondamentali, perché è la narrazione più soggettiva in assoluto, dove molti elementi concorrono miracolosamente. Questo è il suo fascino ma anche la sua dannazione. Con un po’ di mestiere avrei potuto raccontare anche le storie più ostiche, ma il tempo a disposizione, poco più di cinque mesi, è stato davvero avaro, e poi il risultato sarebbe stato notevolmente più basso.
Qual è il ruolo della fotografia nel libro? Da sempre, sono molto attratto dalla fotografia e dai fotografi. Poi vengo da Fermo, una città fotocentrica, dove è vissuto e ho conosciuto Luigi Crocenzi, l’impaginatore del Politecnico e l’illustratore di “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini. Nei miei libri spesso ci sono inserti fotografici e ho collaborato per anni con Mario Dondero, che mi ha trasmesso la passione per il reportage. Quelle che stanno nel libro sono però foto mie, quelle di un dilettante. Credo che le foto diano al testo qualcosa di ulteriore a livello di immaginario, sono una leva che aumenta l’effetto di realtà. Come a dire, ecco, lì ci sono stato, è vero. Non documento didascalico, quindi, ma linguaggio nel linguaggio.
Il mestiere di portalettere è cambiato, secondo lei? Ha una funzione sociale diversa? Il mestiere è cambiato come è cambiata l’Italia, oggi il portalettere reca con sé anche strumenti tecnologici come il palmare, a volte è un lavoratore precario, oppure è un ricorsista che vive lontano da casa, un part-time, ma quello che sorprende è che la sua figura, nonostante tutto, non ha perso valore sociale. La gente lo aspetta, è un punto di riferimento che scandisce il tempo della quotidianità. Si può anche considerare uno degli ultimi lavoratori della società comunitaria, l’ultimo “Grande fratello” naturale, il massimo conoscitore corporale dei luoghi in un mondo che sempre di più è artificiale. E poi si adatta antropologicamente ai luoghi, s’inventa una lingua per comunicare, è dentro la realtà. Questa per me è stata una scoperta sorprendente.
* Vito Calabretta è giornalista freelance.
Dignità senza confini il Messico di Cacucci Storia di una brigata internazionale Quello per il Messico, afferma Pino Cacucci in una recente intervista alla RSI, è un grande amore, una magnifica ossessione. Anche se negli ultimi anni, spiega lo scrittore italiano, “il Messico fa male, continuo ad andarci per le genti messicane che resistono alla barbarie”. La barbarie della criminalità dei narcotrafficanti, della voracità delle multinazionali che “si comportano come ai tempi di Hernan Cortés”, della violenza di un governo militarizzato contro le realtà indigene. Il Messico, un paese dal quale Cacucci trae sempre ispirazione, che nella sua tragicità porta storie da raccontare. Quelli del San Patricio è una di queste, un pezzetto di storia dimenticato, quella di un gruppo di immigrati irlandesi (ma non solo) arruolati nell’esercito degli Stati Uniti, che durante la guerra d’invasione del 1846-48 contro l’allora giovane Messico libero e indipendente (dal colonialismo spagnolo), decidono di passare dall’altra parte, di andare a combattere con i “fratelli” messicani. “Il battaglione San Patricio è composto da patrioti d’Irlanda, da noi che abbiamo provato nella nostra carne, sulla nostra terra, il brutale sopruso e il vergognoso saccheggio di chi abusa della propria forza. (…) Ho visto donne e bambini unirsi agli uomini nella resistenza, ed è stato questo coraggio, questo valore, a convincere noi irlandesi, ricordandoci le angherie degli occupanti inglesi. Il fervore, la fede di questa gente, ci hanno uniti, in questa infame guerra di conquista che resterà per sempre come una stimmata nella storia degli Stati Uniti d’America”. Sentimenti, idee che accendono nei protagonisti la fame di giustizia, il sogno di una patria gentile, il calore dell’amicizia e della lealtà. Valori sconosciuti all’allora società nordamericana e al suo governo, una risma prevaricatrice e razzista, che non aveva esitato nel muovere una guerra infame d’espansione contro i propri vicini del sud e che perpetrava il disprezzo contro tutti coloro essi ritenessero per qualsiasi motivo, diversi. “Quegli uomini venuti dalle regioni più povere d’Europa non vagheggiavano una rivoluzione, sebbene tra loro vi fossero ribelli irriducibili, specie tra gli irlandesi, e sicuramente li univa il desiderio di vendetta per le umiliazioni patite da immigrati tenuti ai margini e trattati come reietti”. Dopo oltre un secolo e mezzo, cambiano le zone o gli obiettivi delle angherie, ma la condizione e le relazioni tra molti popoli, no. Questo
Petra Demarchi
Questa rubrica viene riproposta anche quest’anno con appuntamenti regolari. Partendo da una tipologia di scrittori “militanti” l’intento è quello di approfondire contesti e tematiche sensibili, la cui attualità chiede di non restare indifferenti. Storie vere o inventate, romanzi o fumetti, letture impegnate o più leggere... in ogni caso spunti da non perdere!
quelli del san patricio di Pino Cacucci, Narrativa Feltrinelli, Milano 2015
© PAOLO TERZI
La realtà vista dai postini
Pino Cacucci è nato nel 1955 ad Alessandria, cresciuto a Chiavari (Ge), e trasferitosi a Bologna nel 1975 per frequentare il Dams. All’inizio degli anni Ottanta ha trascorso lunghi periodi a Parigi e a Barcellona, a cui sono seguiti i primi viaggi in Messico e in Centroamerica, dove ha poi risieduto per alcuni anni. All’attività narrativa affianca un intenso lavoro di traduttore. Fra le sue opere ricordiamo Outland rock (Feltrinelli, 2007), Puerto Escondido (Interno Giallo, 1990; Feltrinelli, 2015), da cui Gabriele Salvatores ha tratto il film omonimo, La polvere del Messico (Feltrinelli,1996; 2004), Nessuno può portarti un fiore (2012, Premio Chiara), Mahahual (2014).
libro racconta una storia di confini e di sangue, ma anche dell’esistenza di una parte nobile, fra gli esseri umani. Quella in cui oggi vogliamo credere e se esisterà ancora un Messico, e un altrove, che varrà la pena di conoscere, lo dobbiamo a lei.
Territorio Ticino | 15
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 TERRITORIO
Tra bosco, montagna e storia Dazio Grande e Dazio Vecchio
nella locanda, una funzione che si vuole conservare nel cuore dell’alta Leventina. Dal Dazio Grande, con una breve gita, si può raggiungere il Monte Piottino, incontrando i ruderi del Dazio Vecchio, un edificio abbandonato alla metà del XVI secolo, dopo la costruzione della strada. Anche qui, come al Dazio Grande, vi era una piccola locanda che offriva vitto e alloggio ai mercanti e ai viaggiatori, rendendolo un punto strategico per il commercio del passato e un luogo d’interesse per il presente.
Una gita al Tremorgio Domenica 24 luglio 2016 si terrà la 17esima edizione della corsa in salita Rodi-Tremorgio, una gara che
©ES
Il Dazio Grande sorge a Rodi-Fiesso, al confine della gola del Piottino, il penultimo scalino per chi sale verso il San Gottardo. Già in passato luogo d’incontro per scrittori, pittori, artisti e regnanti, il Dazio Grande copre tutt’oggi un ruolo di crocevia culturale, grazie al suo museo, al ristorante e alle sale espositive. Si tratta di una costruzione massiccia che ha avuto, dal 1561 fino all’apertura della Ferrovia del Gottardo nel 1882, l’importante funzione di dogana per le merci. Collocato lungo la strada, era nel contempo anche luogo di sosta, sia per i cavalli, sia per le persone. Viandanti che trovavano riposo e sostentamento
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La casa polivalente dei Sindacati USS Ticino a Rodi, in alta Leventina, è situata in una posizione ideale per passeggiate nella natura, gite in compagnia, escursioni a tema, alla scoperta della storia locale e della divulgazione scientifica. Ecco qualche interessante proposta. Elia Stampanoni*
La casa polivalente
porta i podisti dai 940 metri d’altitudine di Rodi ai 1850 del Lago Tremorgio. Una salita di soli 5 chilometri e mezzo che, senza scopi sportivi o competitivi, è lo spunto ideale per una gita verso le alture dell’alta Valle Leventina. Il percorso permette di superare 910 metri di dislivello e, in vetta, apre le porte a uno scenario tutto da gustare. Una passeggiata è senz’altro d’obbligo, considerando che per raggiungere il Tremorgio ci si può anche affidare alla funivia. Di proprietà dell’AET (Azienda Elettrica Ticinese), l’impianto è entrato in
servizio nel 1966 e, rinnovato nel 1999, oggi è composto di due cabine con una portata di otto persone l’una. A pochi metri dal laghetto troviamo pure la capanna Tremorgio, un valido punto d’appoggio per scoprire il territorio. La regione si trova a sud del massiccio del Campo Tencia, nella regione del Campolungo, e il passaggio in cresta porta direttamente in Val Maggia, a ridosso degli alpeggi di Fusio.
sante scampagnata a Faido, alla scoperta dei segreti del bosco. A due passi dalla cascata della Piumogna, presso la vecchia segheria di Faido, nel 2012 è infatti stata inaugurata l’Aula nel Bosco, un’iniziativa del Patriziato di Faido che permette di avvicinarsi alle meraviglie naturali. Immersa nella natura, l’esposizione è un valido strumento per conoscere l’ambiente e i suoi abitanti. Nell’aula risplende una collezione d’insetti, licheni, muschi e altre forme di vita. Tutto è commentato con immagini, grafici, didascalie e altre piccole informazioni che risvegliano l’attenzione e la curiosità del visitatore, adulto o bambino. Parallelamente all’aula è possibile riscoprire il bosco percorrendo il sentiero didattico di circa due chilometri. Oltrepassando la cascata della Piumogna e valicando l’antico ponte medioevale, lungo il tragitto si scoprono una trentina di differenti alberi tipici della regione, come il ciliegio, la betulla, il corniolo, il gelso, il sorbo o il castagno. Il percorso si può visitare in qualsiasi momento, mentre per l’aula del bosco, che è attrezzata pure per ospitare conferenze o seminari (40 posti a sedere), è necessario contattare il Patriziato di Faido (www.patriziatofaido.ch).
La didattica nel bosco di Faido Per delle giornate più tranquille ci si può invece concedere una rilas-
* Elia Stampanoni è giornalista freelance RP.
colonie dei sindacati
Le Colonie dei Sindacati sono attive dal 1923 e offrono ai bambini e ai ragazzi la possibilità di vivere una vacanza residenziale in montagna o al mare. La colonia è un momento educativo unico, che permette al giovane di vivere l’esperienza comunitaria, di esercitare la responsabilità e di stare a contatto con la natura e l’ambiente. Una microsocietà, dove si può crescere e imparare, diventare più autonomi e socializzare con i coetanei e i ragazzi più piccoli o grandi. La colonia residenziale permette infatti un distacco dall’ambiente familiare e scolastico, unico per le sue peculiarità e caratteristiche. Una vacanza - che permette di divertirsi e riposarsi - che consente però al bambino e al ragazzo una crescita e uno sviluppo sociale e affettivo. In colonia i partecipanti sono suddivisi in gruppi omogenei di età e sesso per quanto riguarda le camere. Ogni gruppo ha un monitore o una monitrice di riferimento per tutta la vacanza. Durante la giornata invece i gruppi vengono formati in base alle attività svolte. In questo modo i partecipanti hanno la possibilità di conoscere anche gli altri ragazzi e monitori, tessendo rapporti di amicizia che spesso vanno anche oltre il turno di colonia stesso. Le attività svolte durante la giornata sono molteplici, vi sono quelle di gioco all’aperto e nella natura, quelle sportive, quelle
creative con atelier e botteghe, quelle espressive con teatro, canto e danze e le immancabili gite. Dallo scorso anno - in parallelo con i due turni di colonia montana - vengono anche organizzati due turni di campo per adolescenti. In questo contesto i giovani - affiancati dal personale educativo - creano il loro programma e gestiscono la loro vacanza in modo collegiale. Le attività svolte dagli adolescenti sono spesso all’esterno della colonia, con gite in tenda o in capanna e spostamenti in diverse zone del cantone.
La casa polivalente dei Sindacati USS Ticino a Rodi, in alta Leventina, è adatta a diverse attività durante tutto l’anno. All’esterno, nell’enorme parco, trovano spazio campi da basket, da calcio e da pallavolo e una zona di giochi per i più piccoli. Inoltre, sul retro è presente una griglia a disposizione dei gruppi. La casa è facilmente raggiungibile dall’autostrada e dalla strada cantonale e si trova in prossimità della fermata dei servizi pubblici. Dispone di un proprio parcheggio privato e di un furgone da 9 posti noleggiabile separatamente.
un’estate al mare... o in montagna 1. Colonia montana: RODI: ragazzi/e da 6 (2010) a 12 anni (2004) 1° turno: mercoledì 29 giugno - mercoledì 13 luglio, 2° turno: sabato 16 luglio - sabato 30 luglio RETTE: sindacalizzati fr. 340.-/non sindacalizzati fr. 440.2. Campo per adolescenti: RODI: ragazzi/e da 13 (2003) a 15 anni (2001) 1° turno: mercoledì 29 giugno - mercoledì 13 luglio 2° turno: sabato 16 luglio - sabato 30 luglio RETTE: sindacalizzati fr. 440.-/non sindacalizzati fr. 540.- 3. Colonia marina: MISANO ADRIATICA (Riccione): ragazzi/e da 6 (2010) a 13 anni (2003) domenica 19 giugno - sabato 2 luglio RETTA: fr. 500. Informazioni: Colonie dei Sindacati, casella postale 1211 - 6501 Bellinzona Telefono: 091 826 35 77 E-mail: info@coloniedeisindacati.ch Internet: www.coloniedeisindacati.ch
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Una microsocietà dove imparare e crescere
Aula del bosco
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Giovanni Valerio, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336,
3001 Berna Tel. 058 8,17 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 24 marzo 2016. La chiusura di redazione è fissata a lunedì 7 marzo.
16 | In chiusura
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
visual project
AGENDA
EDITORIALE
Siriani in transito 1a- 1Lugano 5 marzo l u n - s a b
Giornata del design e della comunicazione visiva “Communico” 16 aprile 2016 14.00-18.30 aperitivo/buffet 18.30-21.00 Aula Magna SUPSI, Trevano Relatori internazionali di prim’ordine presentano il loro lavoro stuzzicando gli ospiti. Iscrizioni su: www.communico.info
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L’8 Marzo non è una pizza ore
1 0 - 17
centro in santransito” giuseppeè -un lugano via cantonale “Siriani progetto fotografi-2a sito” vuol raccontare una storia collettiva co di informazione e denuncia volto a diffon- che possa far nascere una nuova riflessioTra visione ne sui processi di accoglienza e di inclusiodere le storie dei siriani che fuggono in Euroe progetto pa. Le immagini, raccolte da tre mediatrici ne in Europa. agenda interculturali italiane, faranno tappa per Per capire che cosa stia veramente succedue settimane a Lugano, al Centro Pastorale dendo nel Medio Oriente, particolarmenconferenza aziendale swisscom group Workshop Formazione Workshop Eventi e laboratori e laboratori con grandi Diocesano San Giuseppe (via Cantonale 2 A), te in Siria, e perché il caos è grande e le venerdì 26 febbraio 2016, ore 10.15 continua e corsi di rappresentanti aggiornamento del settore dal 1° al 15 marzo, da lunedì a sabato, dalle 10 ombre sono tante, durante l’inaugurazione Hotel Bern, Berna alle 17 (ingresso libero). Il progetto vuol dar della mostra, martedì 1° marzo alle 19, sarà conferenza aziendale straordinaria, voce ai siriani in fuga dalla guerra attraver- mons. Armando Bortolaso a cercare di darnella quale si discuterà di cablex e della so uno strumento semplice, efficace e facil- ne una chiave di lettura realistica in occasioriorganizzazione Swisscom. ne dell’inaugurazione della mostra fotogramente divulgabile: la fotografia. Informazioni: cagla.sahin@syndicom.ch Le persone incontrate hanno raccontato il fica “Siriani in transito”. GRATUITO* loro viaggio in un’intervista aperta e sono Parallelamente alla mostra fotografica, sono conferenza aziendale swisscomGRATUITO* group state scattate loro delleGRATUITO* fotografie che potes- previsti due appuntamenti di incontro e di venerdì 18 marzo 2016, ore 14.15 GRATUITO* sero rappresentare simbolicamente la loro approfondimento sul tema delle migrazioHotel Bern, Berna situazione a quel punto del percorso. Per ni: venerdì 11 marzo con la proiezione del conferenza aziendale straordinaria, proteggere l’identità delle persone incon- film Io sto con la sposa e martedì 15 marzo, nella quale si discuterà delle strutture trate, non c’è corrispondenza diretta tra conferenza “Donne migranti” con Paola Soldei comitati aziendali Swisscom e della i frammenti di storie scelti e le fotografie cà della SUPSI. riorganizzazione Swisscom. che le accompagnano, e tutti i siriani restaInformazioni: cagla.sahin@syndicom.ch no anonimi. Alcune delle persone fotogra- www.sirianintransito.com fate hanno chiesto di non essere riconosci- Dal 1° al 15 marzo, Centro Pastorale Diocesano Assemblea generale ordinaria sezione bili nelle immagini, e hanno quindi il volto San Giuseppe, dalle 10.00 alle 17.00, ingresso Ticino e Moesano parzialmente coperto. Intrecciando raccon- libero, via Cantonale 2 A, Lugano ti e immagini, il progetto “Siriani in tran- Inaugurazione martedì 1° marzo alle 19.00 SABATO 2 APRILE 2016, Divisione della comunicazione visiva syndicom Il sindacato che coltiva e promuove le qualità dei suoi iscritti.
per essere sempre aggiornati
per una crescita professionale costante
per stimolare la creatività
per prendere esempio solo dai migliori
Visual Project-Syndicom organizza giornate dedicate alla comunicazione virtuale.
Syndicom offre agli iscritti possibilità di formazione attraverso il programma www.helias.ch e l’ente di formazione ECAP Ticino. Sono organizzati anche dei corsi per aiutare i freelance a gestire la parte burocratica del lavoro.
Visual Project-Syndicom organizza giornate dedicate alla comunicazione visiva.
L’evento principale organizzato da Visual Project - syndicom è la prestigiosa “Giornata del design e della comunicazione visiva Communico”. Relatori internazionali di prim’ordine presentano il loro lavoro stuzzicando gli ospiti.
Prossimo appuntamento Game Development con Alan Marghitola e Antonio Daniele Mu Un primo approccio nel mondo del game design 7 novembre 2015 09.00-16.30 SUPSI Trevano Max. 20 partecipanti
Un corso che non vuole perdersi unicamente in nozioni teoriche, ma che permetterà anche ai profani di mettere le “mani in pasta” nella creazione di un progetto reale e completo nelle sue macro-funzionalità.
Prossimo corso Mettersi in proprio: informazioni giuridiche e consigli pratici per comunicatori visivi e grafici indipendenti Sabato 21 novembre 2015 09.00-12.15 Centro Professionale Trevano (CPT) Max. 18 partecipanti
Prossimo appuntamento L’infografica con Francesco Franchi Semplificare l’informazione in chiave visiva 12 dicembre 2015 09.30-16.30 SUPSI Trevano Max. 30 partecipanti
L’infografica incrocia la visualizzazione dei dati con la loro re-interpretazione critica. Nel contesto odierno, caratterizzato da importanti trasformazioni nel mondo dell’informazione - che hanno disorientato e messo in crisi i media tradizionali - l’infografica diventa una grande opportunità.
Prossima edizione Communico 2016 Giornata del design e della comunicazione visiva 16 aprile 2016 14.00-18.30 aperitivo/buffet 18.30-21.00 Aula Magna SUPSI, Trevano www.communico.info
Informazioni e iscrizioni: Nicola Morellato syndicom, via Genzana 2 CH–6900 Massagno Tel. 058 817 19 64 nicola.morellato@syndicom.ch
*Iscrizione gratuita per i soci syndicom
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il cruciverba di syndicom
innegabili conquiste, da qualche parte non solo il tempo si è fermato, ma le lancette dell’orologio stanno tornando indietro. Si torna alla “donna oggetto”, si rimette in discussione l’autodeterminazione della maternità, il diritto all’aborto. Molte donne ricominciano a sognare il Principe azzurro, a cui affidare il proprio destino e delegare la propria autonomia. La lenta ma continua erosione della dignità femminile, pubblica e privata, si sta consumando quasi nell’indifferenza e nell’assuefazione di un certo tipo di comunicazione che macina in continuazione, che non contempla soste. Forse tra le nuove generazioni c’è chi dà per scontate libertà e civiltà conquistate attraverso le lotte di madri e nonne. Ma assopirsi è davvero la sventura delle sventure: mai dare nulla per scontato. Perché il tempo, come diceva la grande scrittrice francese Marguerite Yourcenar, è un “grande scultore”. E nel tempo la memoria storica rischia di svanire. Allora alle vetero femministe, quale sono anche io, rimane l’arduo ed essenziale compito di essere partigiane della memoria. Di fare vivere l’Otto Marzo attraverso i contenuti. Ci sono voluti secoli per conquistare una vera libertà, che per molte donne nel mondo è ancora lontana. Non lasciamo che consumismo, integralismi e nuove forme di autoritarismo condizionino il cammino delle donne. Sono ancora molti i sogni delle donne, tante le speranze da trasformare in progetti, immensa la voglia di allegria, persistente il bisogno di libertà.
Françoise Gehring, giornalista e sindacalista condoglianze Sergio Alliata, Viganello, deceduto in data 4.7.2015 all’età di 79 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano dal 1958. Ermanno Morganti, Coglio, deceduto in data 10.10.2015 all’età di 88 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano dal 1947.
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per capirne di più sulle relazioni Svizzera-Europa Il 2016 sarà un anno cruciale per le relazioni Svizzera-Europa. Molto spesso quanto avviene in Svizzera e nella Svizzera italiana è strettamente connesso a quanto avviene in Europa e alle relazioni che la Confederazione ha con l’Unione Europea. L’Associazione dei Corsi di giornalismo della Svizzera italiana organizza una serie di 4 incontri su temi che riguardano le relazioni della Svizzera con l’Europa e che ci occuperanno nel nostro lavoro quotidiano. Il primo incontro, in programma il 26 febbraio, alle ore 10.00 allo Studio 2 della RSI a Lugano-Besso riguarda le trattative in corso a Bruxelles fra Svizzera e Unione Europea. A che punto siamo, quali i punti critici, chi sono gli attori principali delle trattative, quali canali possono servirci per avere informazioni. A queste e ad altre domande risponderanno l’ex ambasciatore svizzero presso l’Unione Europea Alexis Lautenberg e, in collegamento da Bruxelles, il corrispondente RSI Tomas Miglierina.
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In palio un buono Reka da 50 franchi. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando nome, cognome e indirizzo, entro il 10 marzo 2016 a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 1 è Claude Reichenbach di Vacallo
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2 | Dossier
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
rivoluzione digitale
Il nuovo precariato online
Internet e i suoi portali alla moda reinventano il mondo del lavoro, e la creazione di valore, e avanzano verso una “macchina degli impieghi”. Il risultato: un nuovo precariato dei servizi, che non sa nemmeno più cosa significhi avere una vita privata. Eike Wenzel*
cultura postmoderna del servizio: fine della vita privata Quando il primo manifesto Cluetrain si aggirava in rete, noi consumatori e utenti internet avevamo la speranza che sui mercati si potesse scambiare qualcosa di più che mere transazioni. Da quando sappiamo come funziona il furto di dati in stile NSA, Amazon, Google e Facebook, constatiamo che succede l’esatto contrario: i dialoghi rappresentano dei mercati – di dati, media e pubblicitari, ricercati dai portali monopolisti. Gli iniziatori del primo manifesto Cluetrain rimangono ottimisti e nel gennaio del 2015 hanno presentato una seconda edizione, (vedi New Clues) in cui esigono con forza una protezione più ampia dei dati e una maggiore trasparenza internet. Un dato di fatto c’è: internet nei prossimi tempi non assurgerà a florido mercato del lavoro. Infatti se non stiamo attenti, in rete crescerà una cultura del servizio di schiavi postmoderni, che rinunciano alla propria vita
PHOTO SETH WENIG / KEYSTONE
«Non siamo dei focus group o utenti finali o consumatori. Siamo esseri umani – e la nostra influenza si sottrae al vostro potere. Prendetene atto», ecco cosa veniva proclamato nella visione di democrazia diretta dei pionieri di internet 1999 nel cosiddetto Cluetrain Manifesto (vedi glossario) per la nascente cultura Internet. Quanto ci siamo allontanati da questa idea originaria! Nel mondo del lavoro rischiamo sempre di più l’esatto opposto: pseudoindividualismo, pseudoautonomia, pseudosovranità. Ora risponde la rete: noi, i grandi portali internet, non siamo una struttura sovversiva decentrata, non siamo un mercato del lavoro personalizzante, ma un distributore di servizi a buon mercato. Prendetene atto!
privata per racimolare il proprio sostentamento nel presunto Mondo-Sharing sociale prestando 18 ore di lavoro al giorno in impieghi a due soldi.
zero tempo libero, ma non serve una qualifica C’è da dire però che il nostro futuro mondo del lavoro è toccato in maniera ancora più profonda da diverse tendenze attorno all’argomento “Sharing”. Negli Stati Uniti circola già il termine “uberizzazione del mondo del lavoro” (all’argomento abbiamo dedicato un dossier tematico nell’edizione 12/2015). Con ciò s’intende la seguente cosa: Uber, in cui Google ha investito nel 2013 250 milioni di dollari, e AirBnB, che attraverso il loro Sharing-Business praticano una sorta di economia sommersa digitale, creano McJobs altamente precari. Queste aziende e ditte simili potrebbero compromettere il nostro mondo del lavoro nei prossimi anni: per raccattare due soldi, ognuno nel giro di poche ore può “inven-
tarsi” tassista Uber, iscrivere il proprio appartamento a AirBnB e incassare anche qui miseri compensi. Il boss di Uber, Travis Kalanick, l’anno scorso alla Conferenza Digital Life Design di Monaco ha promesso la creazione di 50mila posti di lavoro. Non serve essere pignoli per capire al volo che quello che Kalanick promette, quanto a possibili posti di lavoro, si basa su una stima molto vaga e producendo solo McJobs. Una ricerca di Alan Krueger, docente alla Princeton University, induce a pensare che Uber negli USA abbia creato un piccolo miracolo lavorativo: alla fine del 2014 Uber impiegava complessivamente 160 000 conducenti, e di questi ben 40 000 si sono aggiunti soltanto nel mese di dicembre 2014, guadagnando in media qualcosa in più dei classici tassisti. Tuttavia la statistica non tiene conto del fatto che i tassisti Uber mettono a disposizione il proprio veicolo, inclusa l’assistenza e la manutenzione, che pagano di tasca propria.
flessibilizzazione alla uber Ma qual è la cosa più grave in tutto questo? A me disturba meno l’atteggiamento provocatorio nei confronti della legislazione convenzionale che non la bugia esistenziale di una cultura io-SpA, New Economy, Share-Economy o in qualunque modo la si voglia chiamare. Girare 14 ore al giorno nella rotellina di una nuova economia Low-Budget-Service come Taskrabbit sot-topagato non ha niente a che fare con l’imprenditorialità autonoma e consapevole del proprio valore. L’uberizzazione del nostro mondo del lavoro produce salari bassissimi, nuove dipendenze e distrugge la qualità della vita. Uber da molto tempo si considera una piattaforma logistica, che fino al 2030 non trasporterà soltanto persone, ma che vorrebbe dominare il nostro stile di vita con “applicazioni” tipo e-commerce, consegna di cibo a domicilio e servizi
di mobilità di ogni tipo. Quando fra dieci anni circoleranno davvero le macchine autoguidate, il mercato potrebbe essere dominato da
glossario cluetrain manifesto È una raccolta di 95 tesi del 1999 sul rapporto tra le aziende e i loro clienti nell’era di Internet con le nuove forme economiche correlate alla rete. Secondo il Manifesto, le nuove tecnologie avranno un’influenza sempre crescente sulla comunicazione e chi ne farà le spese sarà il marketing convenzionale. In futuro, i mercati non saranno più
unilaterali, ma si baseranno sulle relazioni tra le persone. Il Manifesto è stato pubblicato da Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger e firmato da numerosi esperti. http://cluetrain. com/auf-deutsch.html new clues Aggiornamento del Cluetrain Manifesto. Gli autori, Doc Sears e David
Weinberger, descrivono l’Internet pubblico come sempre più a rischio e avvertono: noi esseri umani, che comunichiamo in rete, siamo Internet! Gli autori affrontano una questione delicatissima: ma a chi appartiene la rete? Nella loro opera ricordano che né Facebook, Google o Amazon, né governi e organizzazioni economiche, hanno il diritto di rivendicare internet per sé.
http://newclues.cluetrain.com sharing economy Ovvero, la condivisione di beni e servizi. Originariamente lodato come un modello economico sostenibile, attraverso il quale dovevano nascere nuove relazioni a beneficio della comunità. L’altro lato della medaglia: diverse aziende, talvolta estremamente orientate al profitto,
Dossier | 3
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 commento
una volta la chiamavamo la nostra vita Nel modello di creazione di valore propagato da Uber e altre aziende, non si tratta della trascendenza tra lavoro e tempo libero, ma della completa commercializzazione del tempo della vita. Anche questo in linea generale non sarebbe poi gravissimo se contemporaneamente non nascesse un trend socio-economico allettante soprattutto
per gli strati sociali maggiormente a rischio povertà per mancanza di alternative. Il “New York Times” nel 2014 lo mostrò bene con il ritratto di una giovane donna che vive nel mondo precario dei servizi di Uber. Le sue giornate lavorative cominciano alle 4 del mattino. Prima di svegliare i suoi tre bambini e preparare loro la colazione, con la sua macchina porta già due persone all’aeroporto. Per una corsa riceve 28 dollari, la benzina se la deve pagare da sola. La donna lavora come tassista per Uber, Lyft e Sidecar. Inoltre su richiesta dei clienti monta i mobili presso Taskrabbit e cura i giardini. Lei e il suo compagno dipendono da queste entrate extra. E si capisce chiaramente che queste forze lavoro vivono la quotidianità lavorativa come “guadagnatori minimi” e hanno giornate di lavoro che a prima vista sembrano il paradiso della deregulation: ognuno può guidare un taxi, ognuno è libero di scegliersi il proprio lavoro jolly mal retribuito. A uno sguardo più attento, tuttavia, questi lavori non offrono nessuna continuità e sicurezza. Questo nuovo e bel mondo dei servizi dell’economia App già da tempo si è trasformato in un precaria-
«Bisogna stare attenti affinché l’automazione non lasci a piedi nessuno» © Z VG
Uber e non da Daimler o Google. E fino ad allora c’è anche da temere che Uber trasformerà importanti settori dell’economia in un paesaggio intercollegato di McJob, dove i posti di lavoro qualificati praticamente non avranno più nessun senso. E qui la flessibilità fa da esca. Ma questa ci era già stata promessa dall’era del computer e dal collegamento in rete del mondo del lavoro. E infatti è vero che noi abbiamo un urgente bisogno di flessibilità nel mondo del lavoro – ma a tutt’altro livello: il 93 per cento degli impieghi flessibili in Germania vengono svolti da donne, e solo il 7 per cento dagli uomini. Ecco da dove dobbiamo cominciare nei prossimi anni.
Il consigliere nazionale vodese Jean Christophe Schwaab è favorevole all’innovazione, ma allo stesso tempo elenca una serie di misure da prendere a favore dei lavoratori L’automazione e la robotizzazione dell’economia suscitano legittime inquietudini: infatti sono a rischio milioni d’impieghi, inclusi quelli molto qualificati. I lavoratori si domandano: che ne sarà di me se le mie competenze così duramente acquisite verranno rese superflue da un robot più affidabile di me? Queste paure non sono nuove: agli inizi della Rivoluzione industriale, alcuni operai (detti “luddisti”, da Ned Ludd, il nome di un operaio che aveva distrutto un telaio in segno di protesta) accusavano le macchine di rubare loro il lavoro. Diciamocelo in tutta sincerità: non riusciremo mai a fermare il progresso tecnologico. E soprattutto non dobbiamo fermarlo. Il nostro paese ha troppo bisogno d’innovazione. Il nostro successo è dovuto soprattutto alle aziende che ogni giorno si posizionano in cima al progresso, a costo di reinventarsi di continuo. Se l’economia elvetica non si farà sfuggire il treno della robotizzazione, essa creerà dei nuovi impieghi. In effetti, finora, tutti i passi verso una maggiore automazione hanno portato sempre a un saldo positivo dei posti di lavoro. Ma questo stravolgimento non deve piantare in asso i lavoratori. Non si può lasciare il loro destino in balia delle perdite e dei profitti, con il pretesto che non si vuole fermare il progresso e che gli impieghi distrutti verranno ricreati più avanti, perché molti tra questi lavoratori non ritroveranno più un lavoro. Il Parlamento ha timidamente affrontato la questione accogliendo un postulato del mio collega vallesano Mathias Reynard (pubblicato sul numero 12/2015 del giornale syndicom) che chiede un’analisi delle ripercussioni dell’automazione sull’impiego.
to moderno. La privacy estinzio è a rischio estinzione, dal momento che la quotidianità di questi prestatori precari di servizi si compone di una serie di sharing-jobs, piccoli
hanno fatto di questa condivisione un affare lucrativo, seguendo principi commerciali scorretti. uberizzazione del mondo del lavoro Aziende come Uber (servizio taxi), Airbnb (camere in affitto), Taskrabbit e Clickworker (minijobs) consentono ai privati piccoli guadagni attraverso
piattaforme online. È vero che si guadagnano piccole somme extra, ma i rischi (infortunio, malattia, assicurazioni ecc.) sono tutti a carico del lavoratore (vedi Alan Krueger and Jonathan Hall 2015. An Analysis of the Labor Market for Uber’s Driver-Partners in the United States). Vedi anche il dossier tematico pubblicato sul n. 12/2015.
mcjobs Termine provocatorio che indica gli impieghi in miniatura, nei quali i “crowdworker” svolgono piccoli compiti svincolati da un preciso luogo geografico e a un prezzo forfettario via internet. Ad esempio, per la descrizione di un prodotto o il clic su un sito, ricevono un piccolo importo (spesso pochi centesimi).
Ecco le risposte che bisogna fornire, a mio avviso, affinché questa evoluzione non lasci a piedi nessuno. Innanzitutto serve un vero diritto al perfezionamento per tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro età e livello di formazione. Il datore di lavoro deve accordare tempo a sufficienza a chi desidera formarsi per rimanere aggiornato. Ci vuole anche un vero e proprio obbligo a preparare i propri dipendenti agli sviluppi tecnologici. Gli sforzi dei settori più coinvolti devono essere supportati dalla collettività. Inoltre ci vuole un’assicurazione disoccupazione che formi e ricicli anziché esigere dai disoccupati che accettino il primo lavoro “decente”, nonostante questo a lungo termine riduca le loro chance di rimanere sul mercato del lavoro. Ogni persona iscritta alla disoccupazione dovrebbe dunque poter cominciare una nuova formazione, anche se la durata oltrepassa il suo diritto alle indennità giornaliere. Peraltro è indispensabile rafforzare i diritti di partecipazione dei dipendenti: il loro datore di lavoro deve informarli sugli sviluppi tecnologici affinché essi propongano le misure che secondo loro gli permetterebbe di adeguarsi. Inoltre va anche aumentata la protezione contro il licenziamento dei lavoratori più anziani. E infine bisogna colmare le lacune della rete sociale per i disoccupati in avanti con l’età, instaurando in tutto il paese le “rendite-ponte” che hanno dato buona prova di sé nel canton Vaud. Jean Christophe Schwaab, consigliere nazionale (PS/VD) Apparso sul giornale 24Heures del 18 gennaio 2016
lavoretti su richiesta, mal pagati, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Uno scenario pessimista, ma non sarcastico e tanto meno irrealistico. Ora bisogna creare dei sistemi di preallarme sempre migliori che possano contrastare questa trasformazione ad alta velocità, che
digital life design (dld): Piattaforma d’innovazione internazionale, che si tiene ogni anno in Germania. Accanto a quella parigina “LeWeb”, la DLD è considerata la conferenza europea più importante per investitori e aziende internet. taskrabbit Piattaforma per piccoli servizi
contraddistingue la digitalizzazione, con dei modelli di adeguamento socialmente sostenibili.
* Dr. Eike Wenzel è alla testa, nonché fondatore, dell’istituto di ricerca ITZ GmbH di Heidelberg.
online (McJobs). I committenti possono accedere a un pool globale di volonterosi “taskrabbit” (letteralmente, coniglietti da lavoro) per piccoli lavori online. Fondata nel 2008 a Boston, Taskrabbit ha un valore di mercato stimato a 37,5 milioni di dollari. L’azienda ne approfitta enormemente, i lavoratori pressoché zero.
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syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 fornitori di servizi postali privati
swisscom
Eccellente anche con i lavoratori?
Un po’ d’ordine in un
Alla conferenza stampa sul bilancio 2015, Swisscom ha annunciato che saranno cancellati o trasferiti in altra sede centinaia di posti di lavoro. syndicom chiede ad alta voce che Swisscom continui a occupare i lavoratori interessati nei settori in costruzione e ad applicare in maniera generosa il piano sociale.
Il colosso giallo, con i suoi subfornitori, rivede ulteriormente le condizioni di lavoro sul mercato postale. Il presidente dell’associazione dei prestatori dei servizi postali privati dichiara invece di voler evitare in futuro la concorrenza generata dal dumping sociale. Michael Stötzel
e i suoi lavoratori di lunga data, la futura forma aziendale dovrà mantenere il più grande numero di impieghi in forma duratura. Inoltre, un’applicazione generosa del piano sociale per i dipendenti di lunga data dovrà anche garantire un passaggio dignitoso verso il pensionamento senza perdite finanziarie.
il lavoro su più spalle Questa ristrutturazione e i tagli al personale hanno anche un impatto sulla società nel suo complesso: ovunque si guardi, cresce la pressione sul posto di lavoro, viene intensificato permanentemente il ritmo di lavoro e spariscono i confini tra vita professionale e vita privata. La digitalizzazione del mondo del lavoro inasprisce ancora di più la situazione. All’interno di questa rivoluzione (come testimoniano gli articoli pubblicati su questo giornale da alcuni mesi), syndicom è presente e osserva da vicino, e sviluppa, sulla base di ricerche svolte, insieme agli iscritti, soluzioni e idee per un mondo del lavoro più umano e su come distribuire il lavoro su più spalle. (syndicom)
© KEYS TONE/S TEFFEN SCHMIDT
Il progetto “Excellence 2016+”, annunciato da Swisscom per il 2016 e gli anni a venire (come indica il segno + nel nome), costituisce un duro colpo per centinaia di dipendenti Swisscom. I più colpiti dalle misure di ristrutturazione e dai tagli sono i dipendenti dei contact- e call center. syndicom esige che Swisscom sia davvero eccellente, anche nei confronti dei suoi dipendenti. Concretamente, il sindacato invita Swisscom a riqualificare i lavoratori dei settori interessati ai tagli e a trovare per loro un’occupazione all’interno dell’azienda nei settori in espansione. Il sindacato syndicom assiste i lavoratori coinvolti con le parole e con i fatti. Questo vale soprattutto per chi lavora in uno dei contact- e call center di Basilea, Berna, Ginevra, Lucerna, Rapperswil e Zurigo che verranno chiusi. Per i dipendenti che, nonostante le misure di riqualificazione e di aggiornamento, non potranno essere impiegati in futuro, syndicom chiede un’applicazione generosa del piano sociale, che è parte integrante del contratto collettivo di lavoro. Per il servizio informazioni 1811 (ex 111)
Due notizie recenti che mostrano lo stato delle cose: la Posta ha testato il recapito di ordini online pure la domenica. E l’associazione dei prestatori dei servizi postali privati ha concordato con syndicom e l’associazione per il personale Transfer un contratto collettivo di lavoro, che entrerà in vigore il 1° luglio per tremila occupati. Il quasi monopolista statale sfrutta quindi la liberalizzazione del mercato per abbattere ulteriormente la protezione del lavoro. Da ottobre, recapito di domenica a Zurigo, Ginevra e Losanna per merci ordinate entro mezzogiorno del sabato precedente su
Coop@ home o Nespresso. Però non tramite postine e postini, che sono tutelati grazie al divieto ai sensi di legge di lavorare la domenica. Ma a opera di tassisti che vengono impiegati come subfornitori. Poiché possono lavorare e consegnare merci anche di domenica, laddove trasportino principalmente persone. I bassi guadagni dei tassisti sono noti. È evidente che la Posta non viola le norme della legge sul lavoro e dell’ordinanza per gli autisti, ma va contro lo spirito della normativa in materia di protezione del lavoro. Appare piuttosto dubbio se guadagna denaro operando così. In ogni caso occupa un possibile
spazio commerciale nel commercio online, che sta registrando un’espansione straordinaria. Blocca gli offerenti privati e accresce la pressione sui suoi stessi corrieri. Peter Sutterlüti, presidente di Kep&Mail, l’associazione dei prestatori dei servizi postali privati, commenta il nuovo servizio del grande concorrente: «Se le sue affiliate e i suoi subfornitori fossero assoggettati al nostro nuovo Contratto Collettivo di Lavoro, occorrerebbe verificare le condizioni di lavoro. E sussisterebbero meno possibilità di aggirare le regole». Si coglie appieno l’orgoglio per il suo progetto di CCL.
commento
© THOMAS CUNZ
Verso una ristrutturazione esagerata e senza fine L’annuncio di Swisscom di un vasto piano di ristrutturazione con 700 impieghi cancellati nel 2016, della soppressione di 6 dei 14 call-center e di un piano di risparmio di 300 milioni di franchi da qui al 2020, è stato un boccone molto amaro da mandar giù per i lavoratori e per syndicom. È vero che l’azienda si deve adeguare a un contesto che cambia. I prezzi sono in caduta libera a causa della forte concorrenza, soprattutto per l’abbassamento aggressivo delle tariffe di Salt e per i servizi gratuiti come Whatsapp. Peraltro, Swisscom deve gestire parallelamente tre tecnologie di telefonia mobile, preparare l’arrivo del 5G, mettere in
opera la fibra ottica e investire nel Big Data. L’elencazione di tutte queste minacce serve sicuramente a giustificare l’annunciato taglio dei posti, e una lettura dei conti 2015 indicherebbe la stessa direzione con un leggero ribasso (-0,2%) della cifra d’affari e dell’utile netto (-20,2%). Tuttavia si potrebbe fare anche una considerazione più ottimista. A volume costante, dopo la correzione soprattutto degli effetti di cambio, la cifra d’affari è in rialzo (+0,7%). Stessa cosa vale per l’utile prima degli ammortamenti (+2,3%). Quello che appesantisce l’esercizio 2015 sono due provvigioni, una di 186 milioni di franchi legata a una multa contestata per concorrenza, e l’altra di
70 milioni per il piano sociale. L’utile netto ammonta comunque ancora a 1,36 miliardi di franchi e il margine Ebitda tocca il 35,1% ! Sono poche le aziende svizzere che possono dire altrettanto. Swisscom assicura di voler arginare i danni. «Faremo di tutto per limitare il numero dei licenziamenti» ha promesso Urs Schaeppi, direttore di Swisscom, senza dare cifre. Swisscom annuncia la creazione sicura di 500 posti quest’anno nei settori in crescita (TV, mobilità, energia, memorizzazione dei dati…). Tuttavia un centinaio di persone rischia di restare a piedi, nonostante le misure di riconversione e perfezionamento previste e chieste da syndicom. Nasconde
ancora molte incognite la maniera con cui Swisscom intenderà ridurre le sue spese di 300 milioni da qui al 2020 e quello che ne seguirà in termini di perdita d’impieghi nei prossimi anni. Se è vero che dei cambiamenti sono necessari per far restare competitiva l’azienda, l’ampiezza di queste interminabili ristrutturazioni pagate dai lavoratori del gigante blu, ridotti a semplici variabili di aggiustamento, è smisurata, e alla fine sembra servire soltanto agli azionisti, che da cinque anni riscuotono un dividendo di 22 franchi. Ivi inclusa la Confederazione che, allo stesso tempo, ha intenzione di abbassare le imposte per le imprese. Yves Sancey
Dalle professioni | 5
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
postparc
mercato selvaggio uno standard usuale per il set tore
In questo senso Sutterlüti ha assolutamente ragione. Poiché la sua associazione riunisce, con condizioni di lavoro e disposizioni salariali ormai comuni, 23 aziende che forniscono servizi di corriere e/o espressi e il trasporto di pacchi e/o lettere. Che quindi hanno a che fare con mercati parziali assolutamente diversi e con disposizioni di legge a volte differenti. Un ulteriore problema è rappresentato dalla diversa comprensione, che in parte è anche un’incomprensione, della partnership sociale. Poiché dell’associazione fanno parte filiali elvetiche di gruppi internazionali come DHL (Deutsche Post), DPD (La Poste, Francia), FedEx (USA) o TNT (Paesi Bassi, ceduta di recente a FedEx). Anche UPS (USA) è associata. Dapprima è stato necessario convincere proprio le aziende statunitensi che un CCL non equivale ancora alla presa di potere del comunismo... Queste aziende rientrano assolutamente tra i giganti del settore. Con circa 5000 occupati, trasportano annualmente, secondo i loro stessi dati, 50 milioni di pacchi e 60 milioni di lettere. Il loro fatturato: 1 miliardo di franchi, pur rappresentando solo una piccola minoranza delle 149 aziende complessivamente presenti sul mercato postale (dati all’1.2.2016, v. riquadro). Ciononostante, l’influenza dell’associazione va ben oltre le aziende associate.
Nel settembre 2007 l’associazione ha deciso le condizioni di lavoro e i salari che non sono vincolanti solo per i membri e i rispettivi subfornitori, ma
di San Gallo, l’unica azienda privata che recapita lettere. Per la distribuzione due volte a settimana di corrispondenza, riviste o cataloghi, ha creato appena 55 posti a tempo pieno contro 2015 posti di lavoro part-time con un
«L’orario di lavoro: 42 ore a settimana. Chi ha meno di 50 anni di età ha diritto a 20 giorni di vacanza, i più anziani a 25» che oggi rappresentano di fatto anche uno standard consueto del settore. Presso Kep&Mail si deve corrispondere un salario minimo di almeno 42’000 franchi all’anno. L’orario di lavoro: 42 ore a settimana. Chi ha meno di 50 anni di età ha diritto a 20 giorni di vacanza, i più anziani a 25. Le aziende, a detta di Sütterlin, si sono conformate a queste direttive: «L’ho verificato diverse volte». Comunque, il salario si riferisce a posti di lavoro a tempo pieno, che nel comparto sono rari. Un esempio in tal senso: Quickmail
carico di lavoro medio del 20 per cento (dati al 1° luglio 2015). A detta dell’associazione, si tratta quindi di «possibilità di guadagno alternative particolarmente buone».
un primo passo per la regolamentazione Pertanto, al posto di tale regolamento, a partire dal 1° luglio di quest’anno subentrerà il CCL. Si deve ipotizzare che il contratto, per quanto riguarda salari e orari di lavoro, corrisponderà alle disposizioni correnti dell’asso-
ciazione KEP. Ma i particolari verranno resi noti solo nei prossimi mesi. Nel frattempo, a detta del presidente Sutterlüti, tutte le sue aziende hanno accettato il contratto. Nell’attuale “fase di implementazione” gli occupati vengono informati e i loro contratti di lavoro adeguati di conseguenza. Daniel Münger, responsabile del settore logistica presso syndicom, in occasione della sottoscrizione del contratto si attendeva il «primo grande passo per la regolamentazione delle condizioni di lavoro in un settore molto eterogeneo». Su questa base, le nuove parti sociali mirano a un contratto che abbia obbligatorietà generale, a cui assoggettare sia i privati che la Posta Svizzera e le sue affiliate. Una speranza illusoria? Sutterlüti è convinto che soltanto un contratto vincolante a livello generale per il settore nel suo complesso porterà a un certo aggiustamento del mercato: «Poiché non sussisterà più una concorrenza tramite il dumping sociale».
l’autorità di regolamentazione statale postcom Tutte le aziende sul mercato postale devono registrarsi presso l’autorità di regolamentazione Postcom. Chi consegue un fatturato annuo maggiore di 500’000 franchi è soggetto all’obbligo di notifica ordinario. A inizio febbraio di quest’anno, 38 società di grandi dimensioni hanno proceduto a questa registrazione (tra cui 14 membri di Kep&Mail). L’“obbligo di notifica semplice” per le aziende con meno di mezzo milione di fatturato annuo è stato rispettato da 111 aziende. Sono tenute alla registrazione semplice anche i subfornitori, se conseguono più della metà del rispettivo fatturato con i servizi postali. Adrien de Werra, vicerappresentante del segretariato specializzato e membro dell’esecutivo di Postcom, sottolinea che le aziende di grandi dimensioni devono presentare annualmente l’elenco attuale dei rispettivi subfornitori. Sulla carta, il mercato postale è quindi protetto da un imbarbarimento delle condizioni di lavoro e dal crollo dei salari. Le aziende sono tenute “solo” a rispettare il proprio obbligo di notifica e rendicontazione fornendo un’esposizione veritiera. Poiché, secondo la legge sulla posta, tutte le imprese di grandi dimensioni sono tenute alle “condizioni di lavoro abituali nel ramo” e a trattative per il CCL. In questo senso Postcom, secondo De Werra, attende uno studio sui salari, attualmente in fase di realizzazione a opera di Yves Flückiger dell’Università di Ginevra. Fondamentalmente, il prossimo anno, vuole stabilire degli “standard minimi”. Si deve ipotizzare che essi corrisponderanno più o meno alle disposizioni di cui al CCL Kep&Mail . (mst)
© DIE SCHWEIZERISCHE POS T
aziende di diverso tipo, mercato variegato
Inaugurazione del più grande ufficio postale della Svizzera
Dopo oltre cinque anni, l’ufficio postale torna alla stazione centrale di Berna. Il 22 febbraio nel PostParc di Berna è stato inaugurato il più grande ufficio postale della Svizzera con ben 18 sportelli. L’offerta del PostParc comprende anche un postshop, un banco filatelico, uno sportello specializzato e dedicato alla clientela aziendale nonché un’area con 1445 caselle postali. L’ufficio postale sarà aperto nei giorni feriali dalle 7.30 alle 21.00, il sabato dalle 8.00 alle 17.00 e anche la domenica dalle 16.00 alle 21.00. Proprio accanto all’edificio del PostParc sorge anche la filiale di PostFinance. Inoltre a partire dal 10 febbraio scorso, nel PostParc è entrato in funzione uno degli “sportelli automatici My Post 24” più grandi della Svizzera e accessibile 24 ore su 24. Già oggi è chiaro: l’inaugurazione del PostParc di dimensioni quasi sproporzionate non mancherà di avere ripercussioni sulla rete degli uffici postali e sui dipendenti della Posta. Come vivranno le lavoratrici e i lavoratori questi orari di apertura prolungati? Quale sarà il destino dei più piccoli uffici postali vicini al PostParc? È già stata decisa in via definitiva la chiusura del frequentato ufficio postale presso l’Inselspital nonché dell’ufficio postale sulla Bärenplatz nel centro di Berna. La Posta ha previsto delle soluzioni per i dipendenti di questi uffici postali? syndicom non abbassa la guardia! Sul prossimo numero del giornale pubblicheremo un importante contributo sull’argomento. (red)
syndicom il sindacato syndicom, le–syndicat de tatuo branche : del settore: Inscris-toi aujourd’hui ! aderisci adesso! Inscris-toi sur www.syndicom.ch. Adesioni su www.syndicom.ch. Tu peux aussi recevoir des bulletins d'adhésion à ton il secrétariat régional oppure contatta segretariato regionale
6 | Dalle professioni press e media elet tronici
industria grafica
Tamedia deve rispondere
© KL AUS RÓZSA/PHOTOSCENE. CH
Nella precedente edizione del giornale, avevamo riferito dell’uscita di Tamedia dall’associazione padronale viscom. Dopo il nostro incontro con la direzione nello scorso gennaio, ancora nessuna risposta.
Tamedia è il gruppo editoriale più importante del nostro paese. Giornali, settimanali, riviste, portali internet e altro ancora. Circa 3’700 dipendenti sparsi un po’ in tutta la Svizzera. E questa imponenza la mette bene in mostra il suo palazzo, situato in Werdstrasse 21 a Zurigo, a poche centinaia di metri dalla stazione, rinnovato dall’architetto giapponese Shigeru Ban. Legno, vetro, luce, spazi: Tamedia è Tamedia, insomma. Con tutti i suoi prodotti cartacei, non può che essere pure leader anche nella stampa con i suoi tre centri situati a Zurigo, Berna e Bussigny dove sono impiegate oltre 350 persone. Tre centri dove si lavora a pieno regime e non solo da oggi. Dove confluiscono – in modo preoccupante per quell’aspetto monopolistico – altri quotidiani come ad esempio la NZZ che stampa a Zurigo o La Liberté che stampa a Berna. Come pure parte dei giornali di Coop e Migros. Con un volume di lavoro così imponente, ecco che i ritmi di lavoro sono sempre più intensi, con tutto quello che ne consegue in materia di ore straordinarie, pause non sempre effettuate, lavoro interinale e altro ancora.
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linea rossa Tamedia è una vera e propria macchina da soldi, che produce sempre più ricchezza che va però a finire nelle tasche degli azionisti. È una macchina che viene quindi costantemente revisionata. E ora è il turno dei centri per la stampa. O, meglio, delle loro condizioni di lavoro. Ma lo ribadiamo ancora una volta: l’uscita dall’associazione padronale viscom non potrà rappresentare un’uscita dal Contratto Collettivo di Lavoro dell’industria grafica. E questo è stato ribadito anche dalle tre commissioni del personale che a fine gennaio hanno inviato una lettera alla loro direzione. “Il CCL e l’accordo aggiuntivo per il centro stampa di Bussigny sono una linea rossa che non può essere superata”. Per il momento non abbiamo ricevuto risposta. E quindi non molliamo la presa poiché per noi dubbi non ce ne sono perché lo dice il Tribunale Federale. Il CCL va applicato nella sua globalità anche nelle aziende che hanno lasciato la propria associazione padronale. Tamedia non può fare quindi eccezione e ora deve dire se accetta o meno questa sentenza.
* Angelo Zanetti, segretario centrale industria grafica e imballaggio
bat tute finali
Avanza il processo per il decreto d’obbligatorietà generale del CCL Siamo proprio alle battute finali per quel che riguarda l’allestimento della documentazione per inoltrare la domanda per decretare l’obbligatorietà generale del CCL per l’industria grafica. Lo scorso 10 febbraio vi è stato ancora un incontro con viscom nell’ambito dell’Ufficio professionale per l’industria grafica, durante il quale sono stati discussi i vari aspetti del dossier che deve contenere la domanda, il budget e i vari quorum. Un lavoro burocratico importante anche perché è evidentemente la prima volta che affrontiamo questo percorso e quindi non tutto è subito chiaro e immediato. Un importante lavoro di preparazione che abbiamo forse sottovalutato ma, come detto, la mancanza d’esperienza ha giocato certamente il suo ruolo. Quello che però è certo è che questo decreto lo vogliamo, sindacati e viscom congiuntamente, e vogliamo che entri in vigore il primo gennaio 2017. Entro la fine di questo mese, inizio marzo al massimo, la SECO riceverà quindi la nostra richiesta. (A.Z.)
RSI, licenziamenti In seguito al programma di risparmio SRG, la Radiotelevisione della Svizzera italiana ha letteralmente “mandato a casa” i primi dipendenti. syndicom denuncia il metodo utilizzato per comunicare al personale la cessazione del rapporto di lavoro, che non tutela la dignità professionale e la personalità dei lavoratori. Gerhard Lob* L’aria che si respirava alla Radiotelevisione della Svizzera italiana non era delle migliori già da tempo. Lo aveva denunciato l’inchiesta realizzata nel giugno 2014 da syndicom, ATG-impressum e Sindacato Svizzero dei Mass media (SSM), nel quale il 74% degli intervistati dichiarava che il clima lavorativo alla RSI era peggiorato. Ora la situazione non sembra essere migliore. Anzi. La SRG deve risparmiare 40 milioni di franchi l’anno, dal momento che ha perso delle entrate a causa della decisione sull’IVA e alla nuova legge sulla radiotelevisione, che prevede un maggior contributo a carico degli offerenti privati. La conseguenza è uno smantellamento di 250 impieghi, di cui 49 alla RSI. Fino-
commercio librario
NO al prolungamento della durata Lo scorso 7 febbraio, la conferenza di settore delle libraie e dei librai di syndicom si è pronunciata con un rifiuto unanime del prolungamento della durata del lavoro a 41 ore settimanali. L’assemblea si è invece pronunciata positivamente in merito all’avvio dei colloqui relativi al CCL poiché le libraie e i librai tengono molto al miglioramento delle loro condizioni di impiego. Roland Kreuzer* Le libraie e i librai hanno discusso in modo animato e acceso al Volkshaus di Zurigo in merito all’intenzione dell’Associazione svizzera dei librai e degli editori (SBVV) di aumentare per il 2016 la durata del lavoro nel commercio librario da 40 a 41 ore settimanali. Una partecipante dell’assemblea ha definito come «immorale» il fatto che la SBVV si aspetti da loro un’accettazione del lavoro supplementare addirittura senza alcuna compensazione salariale. L’aumento del salario iniziale dopo l’apprendistato a 4000 franchi, un aumento che era stato promesso da anni, non è stato neppure lontanamente considerato da nessuno come compensazione del lavoro supplementare. Il carico di lavoro nel commercio librario è enorme e in costante aumento, lo ha dimostrato molto chiaramente il dibattito e la relativa decisione unanime di mantenere la settimana a 40 ore. Troppo grande era il timore che un temporaneo prolungamento della durata del lavoro fino alla fine del 2016 potesse diventare permanente e causare dei tagli di posti di lavoro presso le grandi catene del settore.
consapevolezza e audacia I colleghi e le colleghe di Orell Füssli Thalia, ai quali nel 2015 è stata prolungata la durata netta del lavoro (senza pause) di un’ora e mezza, arrivando dunque a 40 ore settimanali, hanno sottolineato che nel loro caso il limite massimo della durata settimanale del lavoro è stato raggiunto e che un ulteriore aumento delle ore a 41 è fuori discussione. Le proposte alternative presentate all’assemblea per la valutazione e la decisione (compensazione dell’aumento dell’orario di lavoro settimanale con 5 giorni di ferie supplementari oppure con il 2,5% di aumento salariale) hanno riscontrato ben poche simpatie. Il clima in sala era caratterizzato da una grande consapevolezza e audacia: le libraie e i librai sono ben consapevoli dei problemi che vigono all’interno del commercio librario, ma rifiutano che la “soluzione” debba ricadere sulle loro spalle. Con la “lettera aperta” di tre rappresentanti del comitato esecutivo della SBVV in cui si esortavano le libraie e i librai a partecipare alla conferenza di settore syndicom per impegnarsi con un sì a favore del prolungamento dell’orario di lavoro «per il
futuro del commercio librario», la SBVV aveva evidentemente superato ogni limite. Salari bassi, carico di lavoro elevato e grande flessibilità: evidentemente la considerazione delle libraie e dei librai che ogni giorno si impegnano con il loro lavoro per il futuro del settore, non è ancora sufficientemente diffusa presso tutti i datori di lavoro.
verso un tracollo del ccl? A soli due giorni dalla trasmissione delle decisioni della conferenza di syndicom, la SBVV ha scritto nella sua newsletter: «Con la decisione presa è chiaro che quest’anno i salari minimi del CCL non cambieranno rispetto al 2015». La seconda parte delle decisioni della conferenza di settore syndicom non viene evidentemente presa in considerazione dalla SBVV: syndicom aveva raggiunto un accordo con la SBVV, in base al quale – nonostante il contratto collettivo di lavoro in vigore (CCL) – sarebbe stato possibile avviare dei colloqui per una revisione del CCL qualora il salario minimo dopo l’apprendistato venisse portato a 4000 franchi a partire dal 2016. In caso di revisione del CCL, la principale preoccupazione delle libra-
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molto discutibili ra sembra siano stati pronunciati 18 licenziamenti; ma la RSI rifiuta di comunicare il numero esatto. Una cosa importante è anche non perdere di vista le proporzioni: secondo i suoi propri dati, la RSI conta 1100 impieghi a tempo pieno, distribuiti su 1236 dipendenti (2014/2015). Quindi, dopo l’amministrazione cantonale essa è il più grande datore di lavoro in Ticino. Nel 2016 la RSI dovrà risparmiare 6 milioni di franchi, come affermato su richiesta. E questo in presenza di un budget di 247 milioni.
in presenza di consulenti esterni, sono stati invitati a sgomberare subito le loro scrivanie, e sono stati bloccati, con effetto immediato, gli account e-mail e addirittura i permessi per il parcheggio. Una dipendente, che voleva fini-
esterne, ma anche a tensioni interne. Molti sarebbero indignati, “ma zitti altrimenti si rischia l’espulsione!”, ha scritto su facebook la signora del meteo Sabrina Balestrieri. Questo fa intuire che aria tiri all’interno dell’azienda.
«Il modo di procedere nei licenziamenti non ha dato adito soltanto a reazioni esterne, ma anche a tensioni interne. Molti sarebbero indignati, “ma zitti altrimenti si rischia l’espulsione!”, ha scritto su facebook la signora del meteo Sabrina Balestrieri»
©RSI/L .DAULTE
zit ti zit ti Che ci sarebbero stati dei licenziamenti si sapeva da tempo; insieme al sindacato della casa madre, l’SSM, il personale aveva già negoziato un piano sociale. Quello che ora desta scalpore sono le modalità. Alcuni lavoratori, tra cui anche diversi di lunga data, durante l’orario di lavoro sono stati fatti chiamare dal proprio superiore che ha comunicato loro il licenziamento, senza alcun preavviso. Poi,
re il suo lavoro, è stata sollecitata ad abbandonare subito l’edificio. Altrimenti l’avrebbero dovuta «accompagnare» fuori. Per paura di reazioni impreviste dei licenziati, erano stati convocati degli agenti privati della sicurezza, che in emergenza avrebbero dovuto gestire la situazione. Il modo di procedere nei licenziamenti non ha dato adito soltanto a reazioni
sot to la spada di damocle In considerazione di questi sviluppi, la direzione della RSI si è vista costretta a reagire. Il direttore Maurizio Canetta ha pubblicato un video di cinque minuti sulla homepage della RSI nel quale ha respinto le durissime critiche parlando di falsa rappresentazione della realtà. Però, un giorno dopo, alla radio, ha ammesso
di aver fatto degli errori, anche riguardo alla comunicazione. L’ammissione di colpa è stata ripetuta anche quando il direttore generale Roger De Weck, qualche giorno dopo i licenziamenti, ha incontrato i dipendenti riuniti in un’assemblea del personale. Contemporaneamente, sono state respinte con forza le rivendicazioni sindacali riguardo a un ritiro dei licenziamenti. E su queste discussioni ora pende, come una vera spada di Damocle, l’iniziativa No-Billag che chiede l’abolizione del canone obbligatorio. Effettivamente, l’approvazione di questa iniziativa potrebbe significare la fine della RSI nella sua forma attuale. E nulla cambia il fatto che la RSI, in confronto alle altre unità aziendali della SRG, metta in piedi, con relativamente pochi soldi, un notevole programma per radio, televisione e internet.
* Gerhard Lob è giornalista freelance.
press e media elet tronici
del lavoro
ie e dei librai sarebbe certamente quella di migliorare le proprie condizioni lavoro, come ha dimostrato la seconda parte dell’assemblea. Tutti i salari minimi dovrebbero essere aumentati e il mancato sviluppo salariale nel settore può essere garantito solo attraverso un aumento graduale dei salari minimi fino ad almeno il 10° anno professionale. Sul fronte delle vacanze, è assolutamente imperativo recuperare terreno: al momento il settore gode di almeno una settimana di vacanze in meno rispetto a quanto generalmente stabilito dalla normativa per il commercio al dettaglio. Il congedo maternità in un settore che occupa un’elevata percentuale di donne deve essere portato ad almeno 16 settimane, mentre quello di paternità dovrebbe oggi essere una cosa scontata. Ma il prolungamento dell’orario di lavoro non rientra evidentemente tra i desideri delle libraie e dei librai, poiché la settimana di 40 ore è un argomento in base al quale il commercio librario vanta ancora una posizione di vantaggio rispetto al commercio al dettaglio. La discussione sulle condizioni di lavoro viene portata avanti e se la SBVV dovesse rescindere il CCL, le libraie e i librai formuleranno le loro rivendicazioni in occasione di una prossima conferenza di settore.
* Roland Kreuzer è responsabile settore Media.
La fine dell’era glaciale
Undici anni fa l’associazione degli editori aveva disdetto il contratto collettivo di lavoro della stampa nella Svizzera tedesca e italiana. Ma l’ultimo congresso di “Stampa svizzera” ha chiesto all’unanimità che nel 2016 fosse elaborata una bozza per un nuovo CCL. Anche se con grandissimo ritardo, è stato comunque un piccolo miracolo. Nel settembre scorso, durante l’ultimo congresso degli editori, all’unanimità i membri hanno deciso d’inserire negli obiettivi annuali di “Stampa svizzera” la ripresa dei colloqui per un nuovo contratto collettivo di lavoro. Questa decisione era stata preceduta da un battibecco tra presidenza e aula, seguito da un’interruzione della conferenza, durante il quale il comitato dell’associazione degli editori si deve essere reso conto che forse non era proprio il massimo della diplomazia ignorare pubblicamente la voce dei propri membri e la votazione nel plenum con un risultato assolutamente chiaro (syndicom a suo tempo ha informato al riguardo).
un anno di tempo Se il comitato di “Stampa svizzera” dunque prende sul serio i propri iscritti e le loro rivendicazioni, allora – dopo undici anni di rifiuto totale, discredito e politica di ostruzionismo – deve anche negoziare una bozza con le rappresentanze dei lavoratori, dunque con syndicom e impressum, che può essere presentata e discussa al più tardi al prossimo congresso dei media. Ovviamente, sia syndicom che l’associazione dei giornalisti Impressum accettano l’offerta dei datori
di lavoro di rinegoziare nel 2016, in qualità di partner sociali, il CCL scaduto dai secoli dei secoli al punto da poterlo presentare come bozza alla presidenza di “Stampa svizzera” per il prossimo congresso degli editori.
noi siamo pronti È dal lontano 2004 che chiediamo la ripresa delle trattative CCL per la Svizzera tedesca e per il Ticino (nella Romandia è invece in vigore un CCL autonomo che non era stato disdetto), e ora anche gli editori sembrano aver capito che un contratto collettivo di lavoro per i media avrebbe parecchio senso. Alla vigilia di questi negoziati, syndicom e impressum ci tengono a coinvolgere anche i professionisti dei media nella Svizzera tedesca e in Ticino. Quali sono per loro le disposizioni più importanti? Dove, in par-
ticolare, i sindacati e le associazioni devono difendere con unghie e denti i loro interessi? Cosa va sancito nella bozza in relazione alla durata del lavoro, salari minimi, ferie e protezione contro il licenziamento? Come sindacato, è necessario conoscere le richieste dei nostri iscritti per poterle rappresentare bene. A questo si aggiunge che molti fotografi e giornalisti giovani, che non hanno mai goduto di una tutela di un CCL, vanno informati sui contenuti e sulla storia del CCL della stampa. Per questo motivo, impressum e syndicom ora hanno creato un sito web in comune dove si trovano (in italiano da marzo) tutte le informazioni sui precedenti contratti collettivi di lavoro, un calendario con gli eventi e col tempo anche comunicati sull’andamento delle trattative – se nel frattempo saranno state avviate.
Il sito web MedienGAV.ch sarà soprattutto un luogo d’informazione che verrà continuamente integrato con documenti, articoli sui negoziati e annunci di eventi. Ovviamente, gli operatori dei media devono poter partecipare il più intensamente possibile alla discussione quando si tratta delle trattative e dei contenuti della bozza del contratto collettivo di lavoro. A questo scopo utilizzeremo le possibilità di commentare e discutere insieme su Twitter e Facebook: twitter.com/ MedienGAV e Facebook.com/MedienGAV. Parallelamente, daremo il via a un sondaggio che potrà essere compilato online e su richiesta invieremo regolarmente una newsletter con gli aggiornamenti delle trattative. Visitateci su MedienGAV.ch, saremo lieti di ricevere i vostri commenti! (nis)
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8 | Attualità
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
syndicom
Un anno di sfide per il sindacato
Il 20 febbraio i membri del comitato centrale di syndicom hanno eletto la nuova responsabile per l’uguaglianza e il nuovo responsabile comunicazione. Inoltre hanno discusso degli obiettivi annuali per il 2016 e hanno fissato la scadenza per il prossimo congresso. nemmeno l’impegno quotidiano per i nostri iscritti nei casi di licenziamento o giuridici, nella politica dei settori, nel coinvolgimento dei gruppi di interesse o nelle trattative per i CCL in corso.
campagne di acquisizione Anche in questo caso, non mancano le sfide: per far fronte alla diminuzione degli iscritti mettiamo in campo campagne di acquisizione di nuovi iscritti nei vari settori. Esse possono essere coordinate con azioni per un miglioramento delle condizioni di lavoro, orari di lavoro regolamentati e migliorie contrattuali. Sono stati motivo di accese discussioni anche due recenti articoli della stampa svizzero-tedesca che avevano accen-
© NINA SCHEU
Il 2016 si prospetta ricco di sfide per il nostro sindacato: a livello nazionale sarà ancora impegnato, fino alla domenica elettorale, contro l’iniziativa per l’attuazione – e il comitato centrale ha varato una risoluzione a questo proposito (vedi www.syndicom.ch/news). In estate si voterà per l’iniziativa dal titolo fuorviante «Pro» Servizio Pubblico, mentre in autunno richiederanno il nostro impegno il referendum contro la nuova legge sul servizio informazioni e l’iniziativa dell’USS per una migliore AVS (“AVS plus”). Proseguiranno anche gli attacchi dei fautori delle liberalizzazioni agli orari di apertura dei negozi e a Swisscom (leggi: privatizzazione). Naturalmente non potrà mancare
responsabili uguaglianza e comunicazione ∙ Christian Capacoel e Patrizia Mordini
nato a problemi interni al sindacato. Sebbene contenessero alcune mezze verità e delle cose comprese male, è chiaro che syndicom deve prendere sul serio i problemi e risolverli. Ma è altrettanto chiaro che qualcosa si sta muovendo
fotografia
prendersi il tempo necessario Il comitato centrale ha deciso di respingere una proposta vol-
commento
Bischof, dall’arte all’impegno
© WERNER BISCHOF/MAGNUM PHOTOS
A un secolo dalla nascita, il Musée de l’Elysée a Losanna dedica due mostre al fotografo zurighese Werner Bischof (1916-1954), un esteta diventato reporter. L’esposizione permette di seguire e di comprendere questa mutazione.
Breast with grid, Zurich, Switzerland, 1941
Affascinanti provini e stampe d’epoca. Forme geo-simmetriche bianche su fondo nero. Giochi di luce, riflessi multipli in una bolla di sapone, fiori così piacevolmente evidenziati che si direbbero delle stampe. Tutto protende verso la perfezione formale, astratta. Fino ai ritrat-
in questo senso e che il comitato centrale riconosce questi sforzi di miglioramento.
ta ad anticipare la data del prossimo congresso, non da ultimo per destinare ai progetti avviati (“task force” per concentrarsi sulla politica dei settori, semplificazione degli iter amministrativi ecc.) il tempo sufficiente per l’implementazione e la verifica. Ciò permette di avere il tempo necessario per verificare le strutture e i profili delle mansioni, affinché si possa cercare una nuova presidenza con la dovuta cura. Come primo passo per il futuro, il comitato centrale ha scelto due fra le persone più giovani per le posizioni direttive vacanti: Patrizia Mordini entra da subito a far parte del comitato direttivo come nuova responsabile per l’uguaglianza, mentre Christian Capacoel subentra nella direzione comunicazione. Per Alain Carrupt, che si dimette dalla sua carica, è stata l’ultima seduta del comitato centrale in qualità di presidente. Il suo congedo avverrà in un secondo momento. (nis)
ti femminili. Fotografo puro, Werner Bischof «scrive con la luce», come affermava il suo maestro. Affascinato dal surrealismo, e in particolare da Man Ray, Bishof fotografa un ventre striato di motivi reticolari (come nella foto). La dimensione grafica del suo lavoro è importan-
te e traspare nelle numerose immagini composte con molta cura. Bischof apre uno studio e diventa un nome nei campi della moda e della pubblicità. Poi arriva la seconda Guerra Mondiale. Dopo questo periodo sedentario, interamente proteso verso la ricerca delle forme e dell’assoluto attraverso il bianco e il nero, la luce e l’ombra, Bischof diventa un avventuriero che ama il rischio, un esploratore. Un esploratore anche di coscienze. È tra i primi a unirsi alla celebre agenzia Magnum, a fianco di Robert Capa e di Henri Cartier-Bresson. I reportage per la Magnum sono al centro della seconda mostra, intitolata Point de vue. Bischof intravede la guerra intorno alla Svizzera, diventa giornalista e fotoreporter, percorre l’Europa in rovina del dopoguerra. Le sue immagini diventano famose per l’empatia che trasmettono, il senso acuto della composizione e l’uso delicato della luce. Con il reportage sulla carestia nello Stato del Bihar, nell’India nord-orientale, apparso sulla rivista Life nel 1951, Bischof raggiunge la notorietà internazionale. L’eleganza, la fluidità delle sue foto, l’immensa abilità tecnica, non gli impediscono di osservare la tragedia della vita. Lo stesso destino che lo porterà via, a soli 38 anni, al culmine della sua arte, a causa di un incidente automobilistico durante un reportage in America Latina. (YS)
Tanta politica per coprire un fondo di austerity A fine gennaio, ancora nel periodo autorizzato per presentare i suoi auguri, il Consiglio federale ha adottato e reso pubblica la sua agenda politica per la legislatura fino al 2019. Più che di un vero programma si è trattato piuttosto di un catalogo di intenzioni. Checché se ne dica: sulle 60 misure elencate, 45 cominciano con “adottare il messaggio sul…” e cinque con “adottare il rapporto…”. Solo dieci misure cominciano con “mettere in atto…”. Dunque l’attività principale del governo sarà quella di fabbricare delle idee da sottoporre al Parlamento. Ma bisognerà ripassare in un secondo momento per conoscere il contenuto di queste idee, perché il catalogo non esplicita nulla sui dettagli. Tuttavia ce le possiamo immaginare. Prima di tutto basta guardare la composizione socio-economica del collegio governativo e le sue proposte degli anni passati. Il secondo aiutino ce lo dà uno sguardo alle priorità riservate. Non sorprende affatto la misura numero 1: “Adottare il messaggio riguardo al programma di stabilizzazione 2017-2019” delle finanze federali. Esso prevede nientepopodimeno che risparmiare un miliardo di franchi l’anno su un budget di circa 60. Al numero 12 si trova l’idea di sottomettere al Parlamento il famigerato accordo TISA (accordo multilaterale sul commercio dei servizi) dove il contenuto dei negoziati è tenuto segretissimo, ma di cui si sa che si vuole aprire alla concorrenza tutte le prestazioni essenziali per la popolazione, come la sanità o l’educazione. E al numero 16 si apprezzerà l’audacia del governo che proclama di voler “trovare una soluzione con l ‘Unione Europea riguardo all’accordo di libera circolazione delle persone” mentre l’iniziativa contro l’immigrazione di massa dovrà essere messa in pratica prima del febbraio 2017… Questa la facciata. Infatti, il vero progetto politico del governo si nasconde nell’ultima parte della sua agenda, quella che tratta del piano finanziario dal 2017 al 2019, dove svaniscono le eventuali illusioni e le promesse. Perché bisognerà tirare la cinghia, anticipa il governo. Malgrado una prima riduzione delle spese di due miliardi già iscritta a bilancio nel 2015 e 2016 e l’abbassamento di un miliardo supplementare atteso dal programma di stabilizzazione dal 2017, sono previsti “deficit strutturali crescenti”, che necessitano “di evitare carichi supplementari”. Ma c’è di più: “Il Consiglio federale intende esaminare le possibilità di alleggerire in maniera duratura le finanze federali, ivi compreso l’ambito dei costi legati [alle leggi, ndr]. Esso dunque ha incaricato il Dipartimento delle finanze di sottomettergli delle proposte da qui alla primavera del 2017”. Eppure, una “ripresa timida” è attesa per il 2016 e 2017 e l’economia dovrebbe tornare a crescere a partire dal 2018, queste le previsioni del governo. Ma il margine di manovra finanziaria che ne uscirà sarà utilizzato “per risollevare il tetto dei costi dell’esercito a 5 miliardi da qui al 2020 e finanziare la riforma delle imposizioni delle coppie sposate dal 2022”. Ecco qua. Sessanta misure di “schiuma” politica per abbellire l’agenda, un’austerità finanziaria che non figura negli obiettivi annunciati e infine nuove priorità scelte “fuori catalogo”. E con le dita di Ueli Maurer sulla calcolatrice, c’è solo da preoccuparsi. Ma forse anche da coalizzare una bella resistenza… Michel Schweri
Ritratto Diritto | 9
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 t ipografia
Curare i dettagli, in ogni pagina della vita
Figura di spicco prima in comedia e poi a syndicom, Roger Chatelain è uno dei fondatori delle “Journées romandes de la typographie”. Egli è anche uno degli autori della “Guide du typographe”. Prima che in Francia scoppiasse la polemica sulla riforma dell’ortografia, che vuole semplificare il francese e sopprimere l’accento circonflesso, il quotidiano 24Heures aveva già pubblicato questo interessante ritratto. Gregory Wicky *
un amore per le cose ben fatte Quest’uomo vigile e accogliente, vestito di nero, il viso pulito con occhiali alla moda, trasmette una passione per le cose ben fatte. Una vita passata a riflettere sulla tipografia – oppure l’arte di dare forma al pensiero – lascia profonde tracce. Roger Chatelain evoca il suo percorso con un bell’accento del Giura. «Alla fine della scuola, mia mamma, vedendo che avevo sempre la testa nella stampa, mi ha suggerito di buttarmi nella tipo-
grafia. Mio padre, orologiaio come molti a Courtételle, pensò che fosse una buona idea. E mi disse: «I giornali escono tutti i giorni, non rischierai mai la disoccupazione!». Il giovane uomo dunque si farà i muscoli componendo linee di piombo alla stamperia del Démocrate. Allora i tipografi erano una vera corporazione. «Ci dicevano che eravamo gli intellettuali dei manovali, l’aristocrazia della classe operaia. Con una sindacalizzazione molto forte… ci sono stati scioperi importanti».
la forma e la sostanza Nel 1969, forte di un’esperienza più vasta – soprattutto con le formazioni di linotipista e correttore – egli conduce la sua piccola famiglia a Losanna per andare a insegnare all’Ecole romande de typographie. Col tempo diventerà un vero riferimento nell’ambiente, partecipando alla redazione di numerose pubblicazioni, e ricevendo, nel 1990, un’onorificenza da parte dell’Ordre européen des chevaliers de Gutenberg. Ma la sua attrazione per la forma si coniuga anche con un amore per la sostanza. La difesa della lingua francese di fronte all’inglesizzazione ad oltranza o al linguaggio sms, lo porta in Québec, in Vallonia, in Val d’Aosta, dove farà amicizia con sostenitori e militanti della lingua di Molière.
©VANESSA C ARDOSO
Si scrive Émile o Emile? Moyen Âge o Moyen Age? La maiuscola, voi la scrivete con o senza accento? Se la questione vi pare innocua, per altri è primordiale. Da decenni il dibattito imperversa nel mondo dell’editoria svizzera. Oggi, per la prima volta nella sua lunga storia, la Guide du typographe, settima edizione, caldeggia la prima opzione. Rivoluzione! Infatti l’opera destinata ai professionisti – di cui la versione precedente ha venduto 10’000 copie in Svizzera e all’estero, senza promozione alcuna – fa da riferimento in questo ambito. Dietro alla bella nuova copertina verde c’è Roger Chatelain, coordinatore della commissione di redazione. Il tipografo in pensione ci riceve nella sua bella casa nel quartiere des Planches, a Mont-sur-Lausanne.
Una causa che abbraccia un’altra grande passione della sua vita: il Giura! «Per la foto, potrei far finta di lanciare questo, no?» chiede come uno scugnizzo malizioso, sventolando in mano un pavé di carta con i colori del Giura. Gli rispondiamo che l’idea combacia piuttosto male con il concetto della foto sulla pagina. Piccola delusione.
futura sulla luna Ad oggi, Roger Chatelain è sceso a qualche compromesso, infatti può dire «mail» invece che «posta elettronica» senza battere ciglio. Egli si concentra soprattutto sulla
tipografia. Conversando con lui, sfogliamo la sua ultima opera, la sesta da quando è in pensione dal 2003, con un’impaginazione molto accurata ma anche molto creativa, ascoltando i suoi aneddoti enciclopedici. «Sapevate che la lastra lasciata sulla Luna nel 1969 dagli astronauti porta il carattere Futura?». È stato emozionante sentirlo ricordare la sua complicità con Adrian Frutiger, re dei tipografi, recentemente scomparso. O ancora raccontare la guerra grafica tra i classicisti della scuola francese e i modernisti tedeschi, svizzeri tedeschi in testa… e comprendere l’importanza che
può rivestire la forma per conquistare il mondo: «Se leggo un libro di storia, mi piace un carattere classico, come il Garamond. Per un dizionario invece, o un’opera di consultazione, si addice meglio un carattere lineare come il Frutiger». Dalla giovinezza di Roger Chatelain, il mondo è cambiato assai. Sono arrivati i computer, modificando radicalmente il modo di produrre e consumare lo scritto. Ma l’uomo non sembra nutrire dei rimpianti eccessivi. «Per tutto ciò che concerne l’illustrazione, le comunicazioni, l’informatica è uno strumento magnifico. Certo, quando vado al Museo dell’inchiostro e del piombo, a Chavannes, guardo sempre con una certa nostalgia le casse e i caratteri di piombo… Quando si stampava a pressione c’era un rilievo che si formava sul retro. Io adoro toccarlo, è una sensazione molto piacevole». Se a questo si mescola anche la sensualità, si capisce ancora meglio come la tipografia diventa una vera passione, la ricerca di una vita. «Ma sa, quando si guarda un libro, si pensa sempre che c’erano cose, piccoli dettagli, sciocchezze, da poter fare meglio.» La ricerca continua.
*Pubblicato da 24Heures il 23 novembre 2015.
punto e dirit to
Risultare beneficiari dipende dal regolamento previdenziale
Dal momento che non siete sposati, non avreste diritto ad alcuna rendita per vedovo o vedova associata al primo pilastro in virtù della legislazione AVS/AI/IPG. Nell’ambito del secondo pilastro della previdenza professionale, la legge LPP (legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità) prevede, da una parte, che i coniugi ancora in vita, i/le partner registrati(e), oltre che gli orfani abbiano diritto a una rendita, e che, dall’altra, anche altri beneficiari possano ottenere prestazioni per i superstiti. Queste ultime sono regolamentate in un elenco di beneficiari di cui all’art. 20a della LPP. Si tratta di persone che sono state assistite in modo consistente dall’assicurato o di persone che hanno convissuto ininterrottamente con l’assicurato stesso
negli ultimi cinque anni fino al suo decesso, o che hanno dovuto provvedere al mantenimento di almeno un figlio comune (cpv. 1 lett. a), persone quindi che subiscono un danno previdenziale. Laddove non sussistesse una persona di questo tipo, gli ulteriori beneficiari saranno i figli della persona deceduta che non hanno più diritto a una rendita per orfani o genitori o fratelli o sorelle del defunto (cpv. 1 lett. b). L’elenco dei beneficiari è vincolante nell’ambito della previdenza professionale obbligatoria. Tale elenco ha validità anche per la previdenza professionale sovraobbligatoria o integrativa, ma deve essere inserito nel regolamento dell’istituto previdenziale; inoltre il tutto dev’essere conforme alla giurisprudenza. Così, ad esempio, in un regolamento non si può saltare
una voce di cui all’art. 20a LPP, ma l’omissione di un elenco successivo (come da cpv. 1 lett. c) o l’esclusione di una categoria di beneficiari in un elenco, come i genitori e i fratelli e sorelle ai sensi del cpv. 1 lett. b, è legittimo. I regolamenti previdenziali possono altresì prevedere che avvenga una comunicazione scritta dei beneficiari o che venga presentato un eventuale contratto per l’assistenza. Secondo la giurisprudenza, per il primo elenco (cpv. 1 lett. a) non viene riconosciuta un’assistenza in misura considerevole del/della partner se essa rappresentava meno del 20% del fabbisogno complessivo della persona assistita. Inoltre è necessario che l’assistenza in misura considerevole, prima del decesso della persona assistita, fosse durata almeno due anni. Non si deve altresì presupporre
necessariamente una convivenza ininterrotta e il fatto di vivere in un’unione domestica, all’opposto di una convivenza, non implica obbligatoriamente una residenza comune come un concubinato. Nel vostro caso si pone la domanda di come la clausola per i beneficiari sia stata configurata nell’ambito del regolamento previdenziale determinante e se dovete intraprendere degli iter formali per vedervi eventualmente riconosciuto il diritto a presentare delle rivendicazioni quali superstiti. Il regolamento previdenziale, per l’ambito LPP sovraobbligatorio, dovrebbe prevedere per coloro che vivono in concubinato una durata fino a cinque anni. Voi non rispettate (ancora) questa condizione. Nel caso in cui un partner sostenesse l’altro finanziariamente o laddove ciò potesse diventare
© Z VG
Siamo una coppia di mezza età con un diverso grado di occupazione. Non abbiamo figli in comune e conviviamo da più di due anni. Laddove uno dei due morisse avremmo diritto, quali superstiti, alla cassa pensione dell’altro?»
Ruth Wenger lic. iur., collaboratrice servizio giuridico
necessario in futuro, un’eventuale rivendicazione di prestazioni per i superstiti si rifà alla giurisprudenza citata. Pertanto occorre leggere dapprima i regolamenti previdenziali delle vostre casse pensione. Naturalmente, in qualità di iscritto di syndicom, possono esserti di aiuto i segretari e le segretarie regionali competenti a livello locale ai fini di un chiarimento per le tue rivendicazioni. Puoi contattarli senz’altro per questo motivo.
10 | Donne
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
giornata internazionale della donna
Meno salario, stessa età di pensionamento? «Questa giornata internazionale della donna è stata la manifestazione più importante per il suffragio femminile che la storia possa ricordare!», scrisse la socialista tedesca Clara Zetkin sulla prima Giornata internazionale della donna, il 19 marzo 1911. In Germania, Danimarca, Austria, Svizzera e Stati Uniti, milioni di donne parteciparono alle marce di protesta. Le loro maggiori rivendicazioni erano il diritto di voto e l’eleggibilità, l’introduzione delle otto ore lavorative, una sufficiente tutela della madre e del bambino, la determinazione di salari minimi e lo stesso salario per lo stesso lavoro. Nel 1912 aderirono alla protesta anche le donne di Francia, Olanda e Svezia, nel 1913 quelle russe, e più avanti la Giornata internazionale della donna verrà fissata per l’8 marzo. In Svizzera il diritto di voto ed eleggibilità è stato introdotto nel 1971 a livello federale, soltanto nel 1981 l’uguaglianza tra uomo e donna nella Costituzione federale. Da soli vent’anni, dal 1996, la legge federale sulla parità dei sessi sancisce il diritto alla parità salariale. Dunque le donne hanno raggiunto finalmente il loro obiettivo di uguaglianza, dopo questa lunga strada? La Giornata internazionale della donna è un relitto obsoleto dei tempi passati? La risposta è: «Magari!».
© SUSANNE ÖHLER
L’8 marzo si tiene la Giornata internazionale della donna. La vecchia rivendicazione dello “stesso salario per lo stesso lavoro” rimane ancora oggi irrealizzata. E ora le donne rischiano un’ulteriore batosta nella previdenza per la vecchiaia. Patrick Probst
giornata inernazionale della donna ∙ Nel 2015 circa 12mila persone hanno manifestato sulla Piazza federale per la parità salariale.
discriminazione salariale La parità salariale, fissata dalla legge, rimane irrealizzata anche nel 2016. Secondo l’attuale rilevazione della struttura dei salari dell’Ufficio federale di statistica del 2014, nell’economia privata le donne guadagnano il 15,1 per cento in meno degli uomini (RSS 2012: 18,9%). Esse devono lavorare dal 1° gennaio 2015 fino al 24 febbraio 2016 per ricevere il salario che gli uomini hanno in tasca già il 31 dicembre 2015. In questo cosiddetto Equal Pay Day vengono sempre organizzate delle azioni sulla parità salariale. Nel 2012, quasi la metà della differenza salariale non si spiegava con ragioni obiettive come la
funzione, ma solo per via del sesso. Questa quota di discriminazione corrispondeva, in media, all’ammontare di 678 franchi al mese. La complessa analisi sulla quota spiegabile e non spiegabile dell’attuale differenza di stipendio del 15,1 per cento è ancora in atto. Presumibilmente, la Confederazione pubblicherà la quota attuale di discriminazione in autunno. La parità salariale rappresenterà il tema della campagna dell’USS e syndicom in occasione della giornata d’azione nazionale del 14 giugno 2016.
oltre la beffa, il danno E mentre i salari dei due sessi divergono sempre più, il Consi-
glio federale e la maggioranza parlamentare di destra intendono innalzare l’età di pensionamento delle donne adeguandola a quella degli uomini. Il cinismo è sbalorditivo: «Avete voluto la parità, ora ce l’avete andando in pensione a 65 anni», ecco il trattamento riservato alle nostre donne. Ma il fatto che gli stipendi delle donne in tutta la loro vita lavorativa fossero discriminatori e bassi e con essi anche i contributi previdenziali, nessuno lo dice. Oppure che le donne devono subire interruzioni lavorative molto più lunghe potendo lavorare quasi sempre solo part-time, per assistere figli e
parenti. La logica è perfida: «Se le donne già hanno guadagnato meno, almeno vadano in pensione alla stessa età degli uomini». Se l’età del pensionamento delle donne sale da 64 a 65 anni, le donne perdono non meno di 1,22 miliardi di franchi previdenziali. Una somma notevole. Allo stesso tempo, il progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 non prevede nessun aumento delle rendite per le pensionate di oggi. E questo nonostante molte tra esse percepiscano troppa poca pensione dal primo e dal secondo pilastro, per avere «l’adeguata continuazione del tenore di vita abituale», come prescrive la Costituzione federale. Come risposta al progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 l’Unione sindacale svizzera, di cui fa parte anche syndicom, ha lanciato l’iniziativa popolare AVSplus, che arriverà alle urne nel settembre 2016 e che chiede un aumento del 10 per cento delle pensioni. L’anno scorso, alla Giornata internazionale della donna dell’8 marzo, sono state dodicimila le persone che hanno manifestato in Piazza federale a favore della parità di salario. Quest’anno questa protesta diventa ancora più urgente, dal momento che non si tratta più “solo” della questione salariale, ma anche di quella previdenziale.
work & care
Da regole zero a modelli esemplari, le risposte del mercato Quando i lavoratori si occupano dei loro familiari bisognosi, i datori di lavoro rispondono con misure diverse. Ad esempio, al quotidiano Tages-Anzeiger (di proprietà Tamedia) non è regolamentata l’assistenza, mentre Swisscom offre il modello flessibile “work & care”, che assicura congedi pagati e consulenza sociale a chi ne ha bisogno. Rita Torcasso Secondo quanto affermato dalla presidentessa della Cope (commissione del personale) del quotidiano Tages-Anzeiger, Andrea Fischer, la cura di familiari non è regolata da parte dell’editore Tamedia. «Tutto dipende dal superiore e dall’azienda», sottolinea. Per quanto riguarda altre possibilità, come per esempio lavorare da casa se c’è un familiare da curare, così commenta Andrea Fischer: «Per diverse funzioni, in effetti, non esiste un obbligo di presenza, ma ci sono circostanze, quasi sempre tecniche, che rendono necessaria una presenza in ufficio». È vero che al Tages-Anzeiger vale la settimana di 40 ore. Ma nel 2014 syndicom ha denunciato l’editore perché
non rispettava gli orari di lavoro fissati dalla legge. Chi ha bisogno di sostegno in un improvviso caso di assistenza, al Tages-Anzeiger ha solo la possibilità di attingere al servizio sociale esterno. «Questo è poco conosciuto e praticamente per nulla pubblicizzato da Tamedia, e così al Tages-Anzeiger questa funzione viene ricoperta dalla Cope», conclude la Fischer.
compensare e ridurre Rispetto ad altre aziende, la cura dei propri cari bisognosi è ben regolata nel modello “work & care” della Swisscom. Alla base di questo modello c’è stato un sondaggio al quale hanno partecipato 2500 dipendenti. La ricer-
ca ha messo in evidenza che il 12 per cento di essi stava affrontando una situazione di assistenza e che il 16 per cento l’avrebbe dovuta affrontare in un prossimo futuro. “work & care” offre due possibilità che si possono combinare tra loro: per un periodo di assistenza di breve termine si può sforare il conto dell’orario flessibile fino a 100 ore; per una cura a lungo termine si può fare domanda per una riduzione dell’orario di lavoro. “In un anno il modello work & care è stato utilizzato da 15 lavoratori, di cui quattro attraverso l’orario flessibile, e 11 attraverso una riduzione del lavoro”, spiega Florian Rotzetter del reparto Human Resources. Da notare,
che 10 di queste 15 persone erano uomini, segno che la cura dei propri cari non è (più) soltanto una prerogativa femminile.
una gestione di comune accordo Secondo Florian Rotzetter, il lasso di tempo del lavoro ridotto non ha una scadenza. «Questo viene concordato direttamente con il superiore e deve essere sostenibile per ambo le parti». Rotzetter fa due esempi concreti: un uomo di 39 anni per sei mesi ha ridotto il suo orario a tempo pieno del 20 per cento, un altro dipendente ha fatto uso delle 100 possibili ore negative flessibili per assistere un proprio familiare. Di queste, in un perio-
do successivo ne ha compensate 50 con ore supplementari, e 50 ore gli sono state distribuite su vari mesi e detratte dal salario. «Ogni lavoratore che si annuncia per il modello work & care viene consigliato e sostenuto dalla consulenza sociale interna Health & Employability – anche per difenderlo da un sovraccarico», spiega Rotzetter. «In casi critici con cure molto costose o con una perdita significativa di salario, può essere concesso un aiuto attraverso il Fondo». Alla domanda se il modello “work & care” poteva essere inserito nel nuovo CCL dal 2017, il responsabile HR ha risposto: «Se ne può sicuramente parlare, il modello è ben consolidato in azienda».
Donne | 11
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 giornata internazionale della donna
Quando la maternità fa paura
Quando tornano al lavoro dopo il congedo maternità, le donne trovano spesso alcune “sorprese”: percentuali di impiego minori, luoghi di lavoro cambiati, orari inconciliabili con la vita familiare. I cambiamenti di mansione e i casi di mobbing sono ancora troppi. Ecco due storie positive, che dimostrano che le donne in generale e le mamme in particolare hanno molto da offrire. Priscilla De Lima In alcuni casi però, non tutto il male viene per nuocere: Ilaria e Monica hanno trovato qualcun altro che si è reso conto del loro valore, tant’è vero che era disposto a pagarle di più e a offrire loro condizioni migliori. Nel caso di Monica il risultato è stato eclatante: il suo contributo ha fatto aumentare i risultati della nuova azienda di oltre il 50%.
equilibrio di genere
posizione subordinata ∙ Simbolicamente, le donne sono a terra, come nella manifestazione di COMUNDO dello scorso anno a Lucerna.
ri flessibili e possibilità di formazione continua. Anche Monica è un’apprezzata professionista nel settore dell’informazione e ha un ruolo di responsabilità. Durante la gravidanza lavora ai ritmi di sempre, nonostante la fatica, finché la ginecologa non la obbliga a fermarsi. Manca poco al parto, Monica è tranquilla e fiduciosa, anche se il suo datore di lavoro non è mai stato molto chiaro a proposito del suo rientro. Ha fatto male a fidarsi: senza nemmeno prendersi la briga di avvertirla, viene sostituita da una persona con cui i rapporti si sono guastati già prima della maternità. Sanno benissimo che per loro due non
sarà possibile collaborare. Questo atteggiamento fa capire a Monica che non è più benvoluta, quindi si licenzia. E in un battibaleno la concorrenza la cerca, offrendole condizioni migliori, flessibilità e fiducia.
ingiustizie e autostima Settori diversi, regioni diverse, ma una cosa in comune: la maternità fa paura ai datori di lavoro. Non importa se l’azienda abbia 4 o 40 dipendenti: bisogna essere pronti a gestire situazioni del genere. In Ticino i casi di demansionamento o mobbing sono ancora troppi: ogni anno al consultorio giuridico Donna lavoro arrivano 400 segnalazioni, ci conferma l’avvocata Mi-
gruppo donne uss
marie heim-vögtlin un modello per le donne
Congedo parentale: un progetto da far crescere Lunedì 7 marzo, auditorium dell’USI, Lugano, ore 20. Per l’Otto marzo, giornata internazionale della donna, il Gruppo Donne USS Ticino e Moesa organizza una serata sul congedo parentale. L’evento gode del patrocinio dell’Ufficio legislazione e pari opportunità del Canton Ticino. La serata, aperta al pubblico, sarà moderata dalla giornalista Francesca Mandelli.
caela Antonini Luvini: «Di questi circa un centinaio sono situazioni di vera e propria discriminazione, che potrebbero essere portati di fronte all’Ufficio di conciliazione o alla Pretura per un indennizzo o delle sanzioni all’azienda. Sono pochissime purtroppo le donne che decidono di farsi valere». Spesso infatti questo tipo di ingiustizia può avere conseguenze importanti sull’equilibrio familiare: la neomamma, già alle prese con la scoperta di un nuovo ruolo tanto impegnativo quanto entusiasmante, si vede rimessa in discussione anche come professionista, la sua autostima può uscirne minata, le energie sono già ridotte... quindi rinuncia allo scontro.
Questo a dimostrazione che le donne in generale e le mamme in particolare hanno parecchio da offrire sul mercato del lavoro. È risaputo infatti che l’equilibrio di genere porta a «maggiore diversità, creatività e innovazione in un’azienda, il che spesso si traduce in una migliore performance, non solo economica ma anche in termini di valore aggiunto», come ci conferma Gini Dupasquier, fondatrice di Donnalab, citando una recentissima ricerca pubblicata dal Financial Times. Quanto alle sostituzioni, si calcola che a una piccola-media impresa costino circa un salario all’anno. Senza pensare a quanto si era investito nella formazione e nella motivazione della dipendente: le donne che rientrano al lavoro dopo il congedo maternità sono spesso fortemente determinate nel mettere a frutto le loro conoscenze professionali. Licenziandole, discriminandole, facendole scappare, a rimetterci è spesso solo il datore di lavoro.
La discussione sarà preceduta dalla proiezione di un documentario di Francesca Luvini (passato a Falò) sul congedo parentale. Hanno annunciato la loro partecipazione Francesca Luvini, Daniel Bilenko e Oscar Matti. Introdurrà la serata Linda Cortesi, presidente del Gruppo Donne USS. Le pari opportunità sono spesso molto
legate alle possibilità di conciliare famiglia e lavoro, alla ridistribuzione dei compiti all’interno della coppia, al tempo parziale qualificato per donne e per uomini. Anche il congedo parentale assume, in questo contesto, un’importanza sempre maggiore, tanto dall’essere al centro del dibattito politico cantonale e nazionale.
In occasione del centesimo anniversario della morte di Marie Heim-Vögtlin, la prima donna svizzera a conseguire un dottorato in medicina all’università di Zurigo, la Posta emette un francobollo speciale con la sua effige. Nata nel 1845 a Bözen (AG), figlia del locale pastore, Marie Heim-Vögtlin ebbe il privilegio di una formazione scolastica. Proseguì poi la sua formazione a Lipsia e Dresda, diventando la prima europea a specializzarsi in ostetricia e ginecologia. Il padre intervenne affinché potesse poi aprire uno studio di ginecologia. Oltre a dedicarsi alla sua professione Marie Heim-Vögtlin si impegnò attivamente a favore dell’educazione femminile e del diritto di voto delle donne. Fu tra le fondatrici della scuola per infermiere di Zurigo. Morì nel 1916 di tubercolosi. Il francobollo sarà disponibile negli uffici di filatelia dal 25 febbraio e dal 3 marzo alla Posta. Il grafico bernese Daniel Steffen come modello ha utilizzato un ritratto storico di Marie Heim-Vögtlin.
© DIE POS T
Ilaria è una professionista nel settore della sanità. Ama il suo lavoro e con gli anni ha accumulato una certa esperienza. Il suo capo e i suo colleghi la apprezzano. Ecco perché, quando resta incinta del primo figlio, assieme cercano una persona che possa sostituirla per qualche mese. Durante il congedo maternità, però, il direttore si “dimentica” degli accordi presi: la sua sostituta – più giovane e quindi meno costosa – resta al suo posto, mentre a Ilaria vengono proposte delle alternative. Alcune sono illegali (prevedevano il rientro al lavoro a pochissime settimane dal parto), altre poco realizzabili concretamente. Alla fine però, si trova una soluzione: Ilaria cambia settore. Coglie la sfida, impara molto dai nuovi colleghi, è felice. Quando arriva il secondo bebè, le cose sembrano più sicure della prima volta: ha in mano un accordo con cui il datore di lavoro le garantisce un posto alla stessa percentuale. Ancora una volta però, le promesse non vengono mantenute: la nuova proposta ha orari che difficilmente si conciliano con la vita familiare, la percentuale è minore, il luogo di lavoro cambia. Ilaria rientra ugualmente, ma si sente demansionata e messa da parte. Le prospettive di miglioramento sono nulle. Esasperata, decide di licenziarsi. E in pochissimo tempo trova un altro lavoro, altrettanto appassionante ma meglio retribuito, con ora-
12 | Attualità Internazionale
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
argentina
Svolta neoliberista e repressiva
Con l’arrivo al potere di Mauricio Macri, l’Argentina sta vivendo una virata a 180 gradi. In appena due mesi il nuovo presidente liberale ha smantellato dodici anni di conquiste sociali. Intervista a Victorio Paulón, membro di uno dei sindacati più importanti del paese, la Centrale dei lavoratori argentini (CTA). Sergio Ferrari *
© AP/NATACHA PISARENKO
Più che un cambio di governo, qui si tratta di un vero terremoto politico. Dal 10 dicembre 2015 l’Argentina è governata dal liberale Mauricio Macri. In nemmeno due mesi i cambiamenti in materia economica, sociale, di politica internazionale e nei media sono notevoli se rapportati ai dodici anni di governo della coppia Kirchner. Victorio Paulón, responsabile dei diritti umani alla Centrale dei lavoratori argentini (CTA), una delle maggiori organizzazioni sindacali di questo paese latino-americano (oltre 1,4 milioni di iscritti), analizza questa svolta.
Può descriverci i primi due mesi di governo di Mauricio Macri ? victorio paulón: qui siamo di
Quali, in particolare? Due fanno luce sul carattere di classe del presidente Macri. Egli ha ridotto le imposte sulle esportazioni, il che favorisce direttamente il settore agro-esportatore, uno dei più potenti del paese. E allo stesso tempo ha deprezza-
buenos aires, 27 gennaio 2016 ∙ Manifestanti esigono «Libertà per Milagro Sala», attivista indigena e prima prigioniera politica del nuovo regime di Mauricio Macri.
to la valuta. Un piano machiavellico: l’inflazione repentina prodotta dal nuovo governo alla fine del 2015 ha toccato il 40% rispetto al dollaro. Contemporaneamente, il governo ha fissato un limite ai negoziati salariali paritetici di circa il 25% nel 2016. La svalutazione del peso infligge una sanzione diretta al potere d’acquisto dei lavoratori e una sanzione altrettanto diretta per i pensionati.
dei media e ha licenziato Víctor Hugo Morales, il giornalista critico contro i grandi trust mediatici come Clarín. Proprio questo gruppo multimediale rappresenta uno dei pilastri a sostegno del presidente. Per di più, approfittando della fine della legislatura parlamentare ordinaria, Macri governa per decreto ordinario o di necessità e urgenza (DNU), il che gli evita di consultare il legislativo dove egli è minoritario.
E il secondo provvedimento?
E le prospettive?
È in corso un attacco contro la legge sulla comunicazione audiovisiva elaborata nel 2009 che tentava di democratizzare i media. Macri ha dissolto le autorità che applicavano le leggi, ha ammorbidito per decreto presidenziale la legge anti-monopolio
La nostra storia dimostra che ogni governo di destra è caratterizzato da una durezza crescente nell’applicazione delle politiche anti-sociali. Penso che la strada dalla criminalizzazione dei movimenti sociali ai primi morti sarà molto breve. Le pri-
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me risposte ufficiali alle manifestazioni contro i licenziamenti, le riforme a favore dei grandi gruppi di stampa, la censura e l’innalzamento delle tariffe dei servizi pubblici sono state di una violenza insolita, ivi compreso l’utilizzo di proiettili di gomma. Un ulteriore passo è stato fatto con la detenzione della prima prigioniera politica: la dirigente popolare Milagro Sala che aveva cominciato a costruire degli alloggi e a mettere in piedi un sistema di cooperative in una regione povera. Il segretario generale dell’associazione dei lavoratori dello Stato del Río Negro, Rodolfo Aguia, è anch’egli detenuto.
Ci sono spiragli di speranza, anche in una situazione difficile come questa? Se osserviamo dei cicli storici più lunghi, constatiamo che questi governi anti-popolari non sono mai riusciti a piegare i lavoratori. Ragion per cui la nostra visione di sindacalismo combattivo è molto preoccupata per la situazione attuale, ma comunque ottimista a lungo termine. Durante questi primi mesi ci sono state numerose mobilitazioni in tutto il paese e di ogni tipo… Una prova del fatto che la gente non accetterà tutto a qualunque costo.
E il vostro lavoro specifico sui diritti umani nella vostra centrale sindacale… Dobbiamo intensificarlo, perché le sfide dei prossimi anni saranno enormi. Insieme ad altre organizzazioni di difesa dei diritti umani, come le Madri e Nonne
© CL AUDIA RODRIGUEZ
fronte a una politica chiaramente antipopolare e antisindacale. Ne subiscono le conseguenze i lavoratori di tutti i settori, ma soprattutto quelli della funzione pubblica. Da inizio anno sono stati annunciati oltre 40mila licenziamenti con diversi pretesti. Si percepisce che è iniziata una nuova era. Le prime misure del governo attuale, formato principalmente da quadri attivi o pensionati provenienti dalle grandi aziende private (nazionali o multinazionali come Shell, General Motors, Telefónica, HSBC o IBM), fanno pensare al neoliberismo puro.
victorio paulón è militante sindacale combattente dagli Anni Settanta. Tra il 1975 e il 1981 fu fatto prigioniero politico per aver co-diretto lo sciopero emblematico degli operai metallurgici a Villa Constitución (a sud della provincia di Santa Fe).
di Plaza de Mayo, ci coordiniamo per preservare la costruzione della memoria storica, che è stato uno dei grandi successi di questi ultimi dodici anni. Ricordiamo che prima delle elezioni era stata formata una commissione bicamerale per indagare sulla complicità delle aziende con l’ultima dittatura militare (1976-1983). Un rapporto di oltre 1’500 pagine dimostra la complicità flagrante delle 25 maggiori aziende del paese nella sparizione fisica di militanti sindacali, di cui la maggioranza lavorava in aziende come Acindar, Techint, Mercedes Benz, Ford ecc. Noi siamo decisi a continuare la lotta contro l’impunità, di ieri e di oggi.
* Sergio Ferrari è giornalista freelance e membro comitato centrale Press di syndicom.
Pensionati | 13
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 solidarietà
Lavorare alla (re)integrazione Laureata in storia del cristianesimo all’università “La Sapienza” di Roma, Chiara Orelli Vassere si è occupata di ricerche sull’emigrazione di mestiere dalla Svizzera verso le città italiane in epoca moderna. Già responsabile dell’edizione italiana del Dizionario storico della Svizzera, per dodici anni ha fatto parte del Gran Consiglio ticinese. Dal 2010 dirige l’associazione no profit SOS Ticino. «Quella di Soccorso Operaio – spiega – è forse una denominazione un po’ fuorviante, perché più che di operai ci occupiamo oggi di disoccupati e migranti. Il nome deriva dalla nostra storia, per-
re vita alle cose, attraverso il riciclo, ma soprattutto alle persone. Si tratta di Ri-cicletta, con la valorizzazione di biciclette usate, come quelle leopardate del festival di Locarno, di Ri-sostegno (con vendita mobili), di Ri-taglio (stiro e lavanderia) e di Ri-creativo, incentrato sulla creazione di piccoli oggetti.
Poi c’è l’attività nel settore migrazione: quanto è importante per voi, anche numericamente? Il numero dei richiedenti asilo e dei rifugiati che si sono rivolti a noi è in costante aumento. Anche in questo caso, operia-
«Quella di Soccorso Operaio è forse una denominazione un po’ fuorviante, perché più che di operai ci occupiamo oggi di disoccupati e migranti» ché l’associazione nasce nell’ambito dei socialisti svizzeri con la Guerra civile spagnola del 1936, all’interno del movimento operaio. Oggi SOS non si discosta dallo spirito delle origini: resta un’organizzazione solidaristica con il desiderio di portare un aiuto concreto alle vittime di crisi, a chi vive situazioni di marginalità. In generale, lavoriamo su due assi: lavoro e integrazione, con misure e azioni per persone in situazioni di difficoltà».
In particolare, come intervenite a sostegno dei disoccupati? chiara orelli: su mandato dell’Ufficio Misure Attive del Cantone, ci occupiamo di programmi di occupazione e sostegno al collocamento, svolti in atelier, per favorire il ritorno alla vita attiva e il reinserimento nel mondo del lavoro. Abbiamo 4 atelier che si basano sul concetto, anche metaforico, del recupero, per rida-
se di origine) e infine di chi ha ricevuto risposta positiva e ha quindi ottenuto lo statuto di rifugiato. SOS Ticino si occupa di tutti loro dal profilo sociale, operando per l’integrazione nella nostra società. Nel concreto, ci occupiamo di questioni che riguardano esigenze vitali (alloggio, sostentamento, inserimento scolastico dei figli…) fino alla formazione (con il servizio In-Lav, integrazione-lavoro) e all’accesso ai prestatori di cura nei casi di malattia. Vi sono poi una serie di servizi e progetti specifici. Ad esempio, un consultorio giuridico per questioni di diritto per migranti e stranieri, l’agenzia DERMAN di interpretariato e mediazione interculturale, o ancora May Day, il centro di informazione e consulenza per persone a statuto precario…
Si tratta quindi di persone e di situazioni molto eterogenee…
mo su mandato del Cantone e ci occupiamo di richiedenti l’asilo in procedura, oppure con ammissione provvisoria (che non possono essere rinviati nel pae-
i pensionati dei media Mercoledì 18 maggio 2016 a Bulle avrà luogo il «5° Incontro dei Pensionati» del settore dei Media. Tutti gli iscritti di questo settore hanno già ricevuto un invito personale. Iscrizioni entro e non oltre il 1° marzo sono da inviare a: Ernesto Fenner, via Pedevilla 2, 6512 Giubiasco, e-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, telefono 091 857 30 88 dove è possibile ottenere eventuali informazioni supplementari. Il comitato organizzatore si è impegnato per allestire un bel programma e con piacere attende le vostre adesioni. (ef)
Negli ultimi anni, la crisi economica ha moltiplicato le situazioni di disagio. La disoccupazione nasconde spesso una realtà complicata, anche emotivamente, in un contesto esterno difficile. Ma il disoccupato non viene stigmatizzato, cosa che invece avviene con la migrazione. Qui ci scontriamo con la difficoltà oggettiva della relazione con il contesto locale, spesso fortemente ostile… Forse bisogna ricordare al sindacato della comunicazione che talvolta si sente la mancanza di una corretta informazione: cosa si fa per i richiedenti l’asilo? Quali sono gli stereotipi dominanti? È vero che ci rubano i posti di lavoro? Perché hanno il telefonino e chi glielo paga?
Domande a cui ne aggiungo una: cosa e come possono operare i pensionati in questo contesto? SOS Ticino ha una cinquantina di dipendenti per un totale di 44 posti a tempo pieno. I mandati cantonali rappresentano l’80% del nostro budget. Abbiamo
©SOS-T IC INO
Chiara Orelli Vassere, direttrice di Soccorso Operaio Svizzero, è l’ospite dell’assemblea annuale del Gruppo Pensionati di syndicom. Durante l’assemblea annuale del 9 marzo parlerà delle attività promosse da SOS Ticino a favore di disoccupati e migranti e dell’importante ruolo dei pensionati nel loro sostegno. Giovanni Valerio
ospite d’onore ∙ Chiara Orelli Vassere
insomma pochi mezzi per fare un lavoro difficile e ad ampio raggio. I flussi incontrollabili e imprevedibili dei migranti rendono difficile adeguare rapidamente alle nuove situazioni una struttura come la nostra. Per questo l’apporto di volontari è importante. E molti di loro sono proprio persone che hanno terminato l’attività lavorativa e hanno quindi tempo ed energie per collaborare. Una quarantina aiutano giovani ad apprendere l’italiano o altre materie. O, ancora, alcune donne partecipano a progetti specifici come “Estate insieme”, in cui si apprendono consigli utili per la gestione della famiglia o sui figli… Ecco: chi avesse voglia può prendere contatto con noi. Credo che proprio i pensionati, possano valorizzare la dimensione umana al di là delle connotazioni del lavoro. Proprio loro possono dimostrare che la perdita di una componente vitale pure importante come quella lavorativa non sminuisce il valore e il talento che tutti noi abbiamo e possiamo esprimere!
appuntamenti 2016
Guardando insieme, generazioni diverse al cinema Per il terzo anno consecutivo, ATTE e Pro Senectute Ticino e Moesano promuovono la rassegna cinematografica “Guardando insieme”. L’evento costituisce un’occasione per riunire un pubblico di ogni età ed estrazione con l’intento di incoraggiare, grazie alla proiezione di una decina di film opportunamente selezionati e alla partecipazione di ospiti qualificati, la riflessione sulle diverse implicazioni dell’invecchiamento demografico sulla convivenza tra le generazioni. Una convivenza faticosa in una società dove i giovani sono diventati una minoranza, con un’economia in affanno, senza sicurezze professionali. Una società che non garantisce più a chi è attivo una vecchiaia tranquilla. Una società che esige dalle generazioni “sandwich” di occuparsi contemporaneamente dei figli e dei genitori, ormai anziani. In questo contesto foriero di
tensioni risulta quindi importante creare occasioni di dialogo per favorire la reciproca conoscenza dei bisogni e delle aspirazioni tra le diverse generazioni. Per discutere e confrontarsi, dal 7 al 10 marzo la rassegna propone al cinema Forum di Bellinzona (e anche al Cinema Teatro Blenio di Acquarossa) titoli noti come Whiplash (vincitore di tre premi Oscar nel 2015), Mia madre di Nanni Moretti, il canadese Mommy (sul rapporto genitori-figli), il classico Harold and Maude, Welcome (sui rifugiati), alla presenza di esperti e di critici cinematografici. Apre la rassegna Vergiss mein nicht (documentario sull’Alzheimer, vincitore della Settimana della Critica al Festival di Locarno del 2012), lunedì 7 marzo alle 20.15 al cinema Forum di Bellinzona. Ingresso CHF 10.- / studenti CHF 3.- / AVS e membri Cineclub CHF 5.-
mercoledì 9 marzo, ore 15.30
Assemblea annuale pensionati al Centro Diurno Monteceneri a Rivera
ordine del giorno • Saluto del presidente • Approvazione verbale del 24.3.2015 • Rapporto attività 2015 e programma 2016 • Presentazione dei conti 2015 • Modifiche Regolamento Gruppo d’interesse Pensionati syndicom • Nomine • Eventuali Seguirà l’incontro con Chiara Orelli Vassere, Direttrice dell’Associazione Soccorso Operaio Svizzero Ticino (SOS Ticino) e rinfresco. Iscrizione facoltativa ma gradita entro il 1° marzo 2016 telefonando allo 058 817 19 61 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail ticino@syndicom.ch. L’assemblea è aperta anche ai famigliari.
14 | Ticino Cultura
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
let teratura
lo scaffale
© FELTRINELLI
Per sei mesi, lo scrittore Angelo Ferracuti ha seguito il lavoro quotidiano di alcuni portalettere in diversi luoghi d’Italia. Da queste osservazioni è nato il libro Andare Camminare Lavorare, ritratto di un paese attraverso la lente di osservazione del mondo del lavoro. Un lavoro particolare come quello dei postini. Vito Calabretta*
Per un lungo periodo della propria vita, lo scrittore Angelo Ferracuti è stato portalettere. Non a caso, il suo ultimo libro s’intitola “Andare Camminare Lavorare – L’Italia raccontata dai portalettere” (Feltrinelli, 352 pagine, 18 euro). Ha viaggiato, per scrivere questo libro, durante sei mesi, incontrando, in molti luoghi d’Italia, una o un portalettere, affiancandola/o nel suo lavoro e cercando di utilizzare il filtro che si costruiva per conoscere il luogo dove si era recato. Il risultato è una raccolta di vedute che non sono né geografiche, né umane, né sentimentali, né storiche o sociologiche, ma sono un racconto che spesso utilizza come metro narrativo e come cartina di tornasole l’evocazione di uno scrittore che ha vissuto o raccontato quel luogo: Biamonti per Ventimiglia, Bianciardi per Milano, Mastronardi per Vigevano, Milani per Trepalle, Alvaro per San Luca, e così via. Ferracuti utilizza anche la macchina fotografica inserendo nel testo fotografie sbiadite e difficilmente leggibili, un po’ come aveva fatto André Breton per risparmiarsi la descrizione testuale dei luoghi. Il suo obiettivo è di utilizzare l’esperienza del lavoro (il lavoro di portalettere) per raccontare una realtà: i luoghi prescelti.
Partirei dal titolo Andare Camminare Lavorare e dalla citazione da Piero Ciampi con l’iterazione del “lavorare” e poi la dedica alla postina morta sul lavoro. Perché? angelo ferracuti: il titolo funzionava da un punto di vista onomatopeico, musicale, ritmico. È anche il passo del reporter oltre che quello del portalettere, un modo di raccontare ad altezza d’uomo e da flâneur, senza l’ossessione di spiegare. Per Ciampi era
un nonsense per sbeffeggiare l’Italia dell’austerity, invece, un refrain sarcastico, un po’ fatto di humor nero come lui. La dedica l’ho pensata perché la morte di quella ragazza mi ha colpito molto. Morire lavorando è una bestemmia, ma anche perché ho raccontato tanto il mondo del lavoro e i morti sul lavoro, di cui l’Italia detiene il primato europeo, storie che m’indignano sempre parecchio.
Come ha individuato i postini e i luoghi? Diciamo che la divisione Poste Comunicazione e Logistica, quella che organizza il recapito, mi ha supportato moltissimo in tutte le regioni, dove sono stato accolto dai colleghi sempre con molto affetto. L’azienda mi ha messo a disposizione risorse, mezzi e, soprattutto, capitale umano. Diciamo che io proponevo dei luoghi, loro ne aggiungevano altri, e alla fine si faceva una sintesi. È ovvio che ho cercato di andare dove l’immaginario dell’Italia era più forte, dove ero magari già stato o dove non ero mai stato e credevo di trovare storie più adatte per raccontare un’idea del Paese nelle sue tipicità, eccentricità, anche storture. Perché il libro apparentemente può sembrare ingenuo, ma ha tanti piani narrativi che concorrono sommandosi a creare un insieme complesso.
Alla fine lei dice che alcune esperienze non sono confluite in un racconto e quindi nel testo del libro. Perché? Quali elementi sono necessari per costruire un racconto? Mi sembra che in un caso lei dica che il suo informatore aveva una personalità ingombrante e che non voleva che prendesse troppo spazio? Qual è il ruolo del postino nel suo libro? Il portalettere è un gancio, un traghettatore e una memoria, già di per sé una storia. Quando le sue capacità narrative, di immaginazione e umanità sono forti si può dire che la base del racconto c’è. Non deve prevalere però sul contesto, deve stare dentro il tessuto, perché il libro racconta l’Italia oggi, o le tante Italie, e non è
un libro sulla vita dei portalettere, che pure marginalmente traspare. Alcuni di loro erano timidi, e questo si è verificato un problema, altri erano loquaci ma i luoghi poco significativi. Nei reportage l’elemento umano, il rapporto di empatia, sono sempre fondamentali, perché è la narrazione più soggettiva in assoluto, dove molti elementi concorrono miracolosamente. Questo è il suo fascino ma anche la sua dannazione. Con un po’ di mestiere avrei potuto raccontare anche le storie più ostiche, ma il tempo a disposizione, poco più di cinque mesi, è stato davvero avaro, e poi il risultato sarebbe stato notevolmente più basso.
Qual è il ruolo della fotografia nel libro? Da sempre, sono molto attratto dalla fotografia e dai fotografi. Poi vengo da Fermo, una città fotocentrica, dove è vissuto e ho conosciuto Luigi Crocenzi, l’impaginatore del Politecnico e l’illustratore di “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini. Nei miei libri spesso ci sono inserti fotografici e ho collaborato per anni con Mario Dondero, che mi ha trasmesso la passione per il reportage. Quelle che stanno nel libro sono però foto mie, quelle di un dilettante. Credo che le foto diano al testo qualcosa di ulteriore a livello di immaginario, sono una leva che aumenta l’effetto di realtà. Come a dire, ecco, lì ci sono stato, è vero. Non documento didascalico, quindi, ma linguaggio nel linguaggio.
Il mestiere di portalettere è cambiato, secondo lei? Ha una funzione sociale diversa? Il mestiere è cambiato come è cambiata l’Italia, oggi il portalettere reca con sé anche strumenti tecnologici come il palmare, a volte è un lavoratore precario, oppure è un ricorsista che vive lontano da casa, un part-time, ma quello che sorprende è che la sua figura, nonostante tutto, non ha perso valore sociale. La gente lo aspetta, è un punto di riferimento che scandisce il tempo della quotidianità. Si può anche considerare uno degli ultimi lavoratori della società comunitaria, l’ultimo “Grande fratello” naturale, il massimo conoscitore corporale dei luoghi in un mondo che sempre di più è artificiale. E poi si adatta antropologicamente ai luoghi, s’inventa una lingua per comunicare, è dentro la realtà. Questa per me è stata una scoperta sorprendente.
* Vito Calabretta è giornalista freelance.
Dignità senza confini il Messico di Cacucci Storia di una brigata internazionale Quello per il Messico, afferma Pino Cacucci in una recente intervista alla RSI, è un grande amore, una magnifica ossessione. Anche se negli ultimi anni, spiega lo scrittore italiano, “il Messico fa male, continuo ad andarci per le genti messicane che resistono alla barbarie”. La barbarie della criminalità dei narcotrafficanti, della voracità delle multinazionali che “si comportano come ai tempi di Hernan Cortés”, della violenza di un governo militarizzato contro le realtà indigene. Il Messico, un paese dal quale Cacucci trae sempre ispirazione, che nella sua tragicità porta storie da raccontare. Quelli del San Patricio è una di queste, un pezzetto di storia dimenticato, quella di un gruppo di immigrati irlandesi (ma non solo) arruolati nell’esercito degli Stati Uniti, che durante la guerra d’invasione del 1846-48 contro l’allora giovane Messico libero e indipendente (dal colonialismo spagnolo), decidono di passare dall’altra parte, di andare a combattere con i “fratelli” messicani. “Il battaglione San Patricio è composto da patrioti d’Irlanda, da noi che abbiamo provato nella nostra carne, sulla nostra terra, il brutale sopruso e il vergognoso saccheggio di chi abusa della propria forza. (…) Ho visto donne e bambini unirsi agli uomini nella resistenza, ed è stato questo coraggio, questo valore, a convincere noi irlandesi, ricordandoci le angherie degli occupanti inglesi. Il fervore, la fede di questa gente, ci hanno uniti, in questa infame guerra di conquista che resterà per sempre come una stimmata nella storia degli Stati Uniti d’America”. Sentimenti, idee che accendono nei protagonisti la fame di giustizia, il sogno di una patria gentile, il calore dell’amicizia e della lealtà. Valori sconosciuti all’allora società nordamericana e al suo governo, una risma prevaricatrice e razzista, che non aveva esitato nel muovere una guerra infame d’espansione contro i propri vicini del sud e che perpetrava il disprezzo contro tutti coloro essi ritenessero per qualsiasi motivo, diversi. “Quegli uomini venuti dalle regioni più povere d’Europa non vagheggiavano una rivoluzione, sebbene tra loro vi fossero ribelli irriducibili, specie tra gli irlandesi, e sicuramente li univa il desiderio di vendetta per le umiliazioni patite da immigrati tenuti ai margini e trattati come reietti”. Dopo oltre un secolo e mezzo, cambiano le zone o gli obiettivi delle angherie, ma la condizione e le relazioni tra molti popoli, no. Questo
Petra Demarchi
Questa rubrica viene riproposta anche quest’anno con appuntamenti regolari. Partendo da una tipologia di scrittori “militanti” l’intento è quello di approfondire contesti e tematiche sensibili, la cui attualità chiede di non restare indifferenti. Storie vere o inventate, romanzi o fumetti, letture impegnate o più leggere... in ogni caso spunti da non perdere!
quelli del san patricio di Pino Cacucci, Narrativa Feltrinelli, Milano 2015
© PAOLO TERZI
La realtà vista dai postini
Pino Cacucci è nato nel 1955 ad Alessandria, cresciuto a Chiavari (Ge), e trasferitosi a Bologna nel 1975 per frequentare il Dams. All’inizio degli anni Ottanta ha trascorso lunghi periodi a Parigi e a Barcellona, a cui sono seguiti i primi viaggi in Messico e in Centroamerica, dove ha poi risieduto per alcuni anni. All’attività narrativa affianca un intenso lavoro di traduttore. Fra le sue opere ricordiamo Outland rock (Feltrinelli, 2007), Puerto Escondido (Interno Giallo, 1990; Feltrinelli, 2015), da cui Gabriele Salvatores ha tratto il film omonimo, La polvere del Messico (Feltrinelli,1996; 2004), Nessuno può portarti un fiore (2012, Premio Chiara), Mahahual (2014).
libro racconta una storia di confini e di sangue, ma anche dell’esistenza di una parte nobile, fra gli esseri umani. Quella in cui oggi vogliamo credere e se esisterà ancora un Messico, e un altrove, che varrà la pena di conoscere, lo dobbiamo a lei.
Territorio Ticino | 15
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016 territorio
Tra bosco, montagna e storia dazio grande e dazio vecchio
nella locanda, una funzione che si vuole conservare nel cuore dell’alta Leventina. Dal Dazio Grande, con una breve gita, si può raggiungere il Monte Piottino, incontrando i ruderi del Dazio Vecchio, un edificio abbandonato alla metà del XVI secolo, dopo la costruzione della strada. Anche qui, come al Dazio Grande, vi era una piccola locanda che offriva vitto e alloggio ai mercanti e ai viaggiatori, rendendolo un punto strategico per il commercio del passato e un luogo d’interesse per il presente.
una gita al tremorgio Domenica 24 luglio 2016 si terrà la 17esima edizione della corsa in salita Rodi-Tremorgio, una gara che
©ES
Il Dazio Grande sorge a Rodi-Fiesso, al confine della gola del Piottino, il penultimo scalino per chi sale verso il San Gottardo. Già in passato luogo d’incontro per scrittori, pittori, artisti e regnanti, il Dazio Grande copre tutt’oggi un ruolo di crocevia culturale, grazie al suo museo, al ristorante e alle sale espositive. Si tratta di una costruzione massiccia che ha avuto, dal 1561 fino all’apertura della Ferrovia del Gottardo nel 1882, l’importante funzione di dogana per le merci. Collocato lungo la strada, era nel contempo anche luogo di sosta, sia per i cavalli, sia per le persone. Viandanti che trovavano riposo e sostentamento
©ES
La casa polivalente dei Sindacati USS Ticino a Rodi, in alta Leventina, è situata in una posizione ideale per passeggiate nella natura, gite in compagnia, escursioni a tema, alla scoperta della storia locale e della divulgazione scientifica. Ecco qualche interessante proposta. Elia Stampanoni*
La casa polivalente
porta i podisti dai 940 metri d’altitudine di Rodi ai 1850 del Lago Tremorgio. Una salita di soli 5 chilometri e mezzo che, senza scopi sportivi o competitivi, è lo spunto ideale per una gita verso le alture dell’alta Valle Leventina. Il percorso permette di superare 910 metri di dislivello e, in vetta, apre le porte a uno scenario tutto da gustare. Una passeggiata è senz’altro d’obbligo, considerando che per raggiungere il Tremorgio ci si può anche affidare alla funivia. Di proprietà dell’AET (Azienda Elettrica Ticinese), l’impianto è entrato in
servizio nel 1966 e, rinnovato nel 1999, oggi è composto di due cabine con una portata di otto persone l’una. A pochi metri dal laghetto troviamo pure la capanna Tremorgio, un valido punto d’appoggio per scoprire il territorio. La regione si trova a sud del massiccio del Campo Tencia, nella regione del Campolungo, e il passaggio in cresta porta direttamente in Val Maggia, a ridosso degli alpeggi di Fusio.
sante scampagnata a Faido, alla scoperta dei segreti del bosco. A due passi dalla cascata della Piumogna, presso la vecchia segheria di Faido, nel 2012 è infatti stata inaugurata l’Aula nel Bosco, un’iniziativa del Patriziato di Faido che permette di avvicinarsi alle meraviglie naturali. Immersa nella natura, l’esposizione è un valido strumento per conoscere l’ambiente e i suoi abitanti. Nell’aula risplende una collezione d’insetti, licheni, muschi e altre forme di vita. Tutto è commentato con immagini, grafici, didascalie e altre piccole informazioni che risvegliano l’attenzione e la curiosità del visitatore, adulto o bambino. Parallelamente all’aula è possibile riscoprire il bosco percorrendo il sentiero didattico di circa due chilometri. Oltrepassando la cascata della Piumogna e valicando l’antico ponte medioevale, lungo il tragitto si scoprono una trentina di differenti alberi tipici della regione, come il ciliegio, la betulla, il corniolo, il gelso, il sorbo o il castagno. Il percorso si può visitare in qualsiasi momento, mentre per l’aula del bosco, che è attrezzata pure per ospitare conferenze o seminari (40 posti a sedere), è necessario contattare il Patriziato di Faido (www.patriziatofaido.ch).
la didattica nel bosco di faido Per delle giornate più tranquille ci si può invece concedere una rilas-
* Elia Stampanoni è giornalista freelance RP.
colonie dei sindacati
Le Colonie dei Sindacati sono attive dal 1923 e offrono ai bambini e ai ragazzi la possibilità di vivere una vacanza residenziale in montagna o al mare. La colonia è un momento educativo unico, che permette al giovane di vivere l’esperienza comunitaria, di esercitare la responsabilità e di stare a contatto con la natura e l’ambiente. Una microsocietà, dove si può crescere e imparare, diventare più autonomi e socializzare con i coetanei e i ragazzi più piccoli o grandi. La colonia residenziale permette infatti un distacco dall’ambiente familiare e scolastico, unico per le sue peculiarità e caratteristiche. Una vacanza - che permette di divertirsi e riposarsi - che consente però al bambino e al ragazzo una crescita e uno sviluppo sociale e affettivo. In colonia i partecipanti sono suddivisi in gruppi omogenei di età e sesso per quanto riguarda le camere. Ogni gruppo ha un monitore o una monitrice di riferimento per tutta la vacanza. Durante la giornata invece i gruppi vengono formati in base alle attività svolte. In questo modo i partecipanti hanno la possibilità di conoscere anche gli altri ragazzi e monitori, tessendo rapporti di amicizia che spesso vanno anche oltre il turno di colonia stesso. Le attività svolte durante la giornata sono molteplici, vi sono quelle di gioco all’aperto e nella natura, quelle sportive, quelle
creative con atelier e botteghe, quelle espressive con teatro, canto e danze e le immancabili gite. Dallo scorso anno - in parallelo con i due turni di colonia montana - vengono anche organizzati due turni di campo per adolescenti. In questo contesto i giovani - affiancati dal personale educativo - creano il loro programma e gestiscono la loro vacanza in modo collegiale. Le attività svolte dagli adolescenti sono spesso all’esterno della colonia, con gite in tenda o in capanna e spostamenti in diverse zone del cantone.
La casa polivalente dei Sindacati USS Ticino a Rodi, in alta Leventina, è adatta a diverse attività durante tutto l’anno. All’esterno, nell’enorme parco, trovano spazio campi da basket, da calcio e da pallavolo e una zona di giochi per i più piccoli. Inoltre, sul retro è presente una griglia a disposizione dei gruppi. La casa è facilmente raggiungibile dall’autostrada e dalla strada cantonale e si trova in prossimità della fermata dei servizi pubblici. Dispone di un proprio parcheggio privato e di un furgone da 9 posti noleggiabile separatamente.
un’estate al mare... o in montagna 1. Colonia montana: RODI: ragazzi/e da 6 (2010) a 12 anni (2004) 1° turno: mercoledì 29 giugno - mercoledì 13 luglio, 2° turno: sabato 16 luglio - sabato 30 luglio RETTE: sindacalizzati fr. 340.-/non sindacalizzati fr. 440.2. Campo per adolescenti: RODI: ragazzi/e da 13 (2003) a 15 anni (2001) 1° turno: mercoledì 29 giugno - mercoledì 13 luglio 2° turno: sabato 16 luglio - sabato 30 luglio RETTE: sindacalizzati fr. 440.-/non sindacalizzati fr. 540.3. Colonia marina: MISANO ADRIATICA (Riccione): ragazzi/e da 6 (2010) a 13 anni (2003) domenica 19 giugno - sabato 2 luglio RETTA: fr. 500.Informazioni: Colonie dei Sindacati, casella postale 1211 - 6501 Bellinzona Telefono: 091 826 35 77 E-mail: info@coloniedeisindacati.ch Internet: www.coloniedeisindacati.ch
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Una microsocietà dove imparare e crescere
Aula del bosco
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Giovanni Valerio, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) correttrice Petra Demarchi (i) notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336,
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16 | In chiusura
syndicom | N. 2 | 26 febbraio 2016
visual project
agenda
editoriale
Siriani in transito 1a- 1Lugano 5 marzo l u n - s a b
giornata del design e della comunicazione visiva “communico” 16 aprile 2016 14.00-18.30 aperitivo/buffet 18.30-21.00 aula magna supsi, trevano Relatori internazionali di prim’ordine presentano il loro lavoro stuzzicando gli ospiti. Iscrizioni su: www.communico.info
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L’8 Marzo non è una pizza ore
1 0 - 17
centro in santransito” giuseppeè -un lugano via cantonale “Siriani progetto fotografi-2a sito” vuol raccontare una storia collettiva co di informazione e denuncia volto a diffon- che possa far nascere una nuova riflessioTra visione ne sui processi di accoglienza e di inclusiodere le storie dei siriani che fuggono in Euroe progetto pa. Le immagini, raccolte da tre mediatrici ne in Europa. agenda interculturali italiane, faranno tappa per Per capire che cosa stia veramente succedue settimane a Lugano, al Centro Pastorale dendo nel Medio Oriente, particolarmenconferenza aziendale swisscom group Workshop Formazione Workshop Eventi e laboratori e laboratori con grandi Diocesano San Giuseppe (via Cantonale 2 A), te in Siria, e perché il caos è grande e le venerdì 26 febbraio 2016, ore 10.15 continua e corsi di rappresentanti aggiornamento del settore dal 1° al 15 marzo, da lunedì a sabato, dalle 10 ombre sono tante, durante l’inaugurazione Hotel Bern, Berna alle 17 (ingresso libero). Il progetto vuol dar della mostra, martedì 1° marzo alle 19, sarà conferenza aziendale straordinaria, voce ai siriani in fuga dalla guerra attraver- mons. Armando Bortolaso a cercare di darnella quale si discuterà di cablex e della so uno strumento semplice, efficace e facil- ne una chiave di lettura realistica in occasioriorganizzazione Swisscom. ne dell’inaugurazione della mostra fotogramente divulgabile: la fotografia. Informazioni: cagla.sahin@syndicom.ch Le persone incontrate hanno raccontato il fica “Siriani in transito”. GRATUITO* loro viaggio in un’intervista aperta e sono Parallelamente alla mostra fotografica, sono conferenza aziendale swisscomGRATUITO* group state scattate loro delleGRATUITO* fotografie che potes- previsti due appuntamenti di incontro e di venerdì 18 marzo 2016, ore 14.15 GRATUITO* sero rappresentare simbolicamente la loro approfondimento sul tema delle migrazioHotel Bern, Berna situazione a quel punto del percorso. Per ni: venerdì 11 marzo con la proiezione del conferenza aziendale straordinaria, proteggere l’identità delle persone incon- film Io sto con la sposa e martedì 15 marzo, nella quale si discuterà delle strutture trate, non c’è corrispondenza diretta tra conferenza “Donne migranti” con Paola Soldei comitati aziendali Swisscom e della i frammenti di storie scelti e le fotografie cà della SUPSI. riorganizzazione Swisscom. che le accompagnano, e tutti i siriani restaInformazioni: cagla.sahin@syndicom.ch no anonimi. Alcune delle persone fotogra- www.sirianintransito.com fate hanno chiesto di non essere riconosci- Dal 1° al 15 marzo, Centro Pastorale Diocesano assemblea generale ordinaria sezione bili nelle immagini, e hanno quindi il volto San Giuseppe, dalle 10.00 alle 17.00, ingresso ticino e moesano parzialmente coperto. Intrecciando raccon- libero, via Cantonale 2 A, Lugano ti e immagini, il progetto “Siriani in tran- Inaugurazione martedì 1° marzo alle 19.00 SABATO 2 APRILE 2016, Divisione della comunicazione visiva syndicom Il sindacato che coltiva e promuove le qualità dei suoi iscritti.
per essere sempre aggiornati
per una crescita professionale costante
per stimolare la creatività
per prendere esempio solo dai migliori
Visual Project-Syndicom organizza giornate dedicate alla comunicazione virtuale.
Syndicom offre agli iscritti possibilità di formazione attraverso il programma www.helias.ch e l’ente di formazione ECAP Ticino. Sono organizzati anche dei corsi per aiutare i freelance a gestire la parte burocratica del lavoro.
Visual Project-Syndicom organizza giornate dedicate alla comunicazione visiva.
L’evento principale organizzato da Visual Project - syndicom è la prestigiosa “Giornata del design e della comunicazione visiva Communico”. Relatori internazionali di prim’ordine presentano il loro lavoro stuzzicando gli ospiti.
Prossimo appuntamento Game Development con Alan Marghitola e Antonio Daniele Mu Un primo approccio nel mondo del game design 7 novembre 2015 09.00-16.30 SUPSI Trevano Max. 20 partecipanti
Un corso che non vuole perdersi unicamente in nozioni teoriche, ma che permetterà anche ai profani di mettere le “mani in pasta” nella creazione di un progetto reale e completo nelle sue macro-funzionalità.
Prossimo corso Mettersi in proprio: informazioni giuridiche e consigli pratici per comunicatori visivi e grafici indipendenti Sabato 21 novembre 2015 09.00-12.15 Centro Professionale Trevano (CPT) Max. 18 partecipanti
Prossimo appuntamento L’infografica con Francesco Franchi Semplificare l’informazione in chiave visiva 12 dicembre 2015 09.30-16.30 SUPSI Trevano Max. 30 partecipanti
L’infografica incrocia la visualizzazione dei dati con la loro re-interpretazione critica. Nel contesto odierno, caratterizzato da importanti trasformazioni nel mondo dell’informazione - che hanno disorientato e messo in crisi i media tradizionali - l’infografica diventa una grande opportunità.
Prossima edizione Communico 2016 Giornata del design e della comunicazione visiva 16 aprile 2016 14.00-18.30 aperitivo/buffet 18.30-21.00 Aula Magna SUPSI, Trevano www.communico.info
Informazioni e iscrizioni: Nicola Morellato syndicom, via Genzana 2 CH–6900 Massagno Tel. 058 817 19 64 nicola.morellato@syndicom.ch
*Iscrizione gratuita per i soci syndicom
DALLE ORE 15.00 Ristorante Albergo “I Grappoli”, Sessa Le benemerenze verranno consegnate durante la cena. Per informazioni e iscrizioni contattare il segretariato. Ore 18.00 conferenza “Le privatizzazioni” con Graziano Pestoni, presidente USS Ticino. Ore 18.30 aperitivo, a seguire cena. Prenotazioni e informazioni: tel. 058 817 19 61, mail ticino@syndicom.ch
il cruciverba di syndicom
innegabili conquiste, da qualche parte non solo il tempo si è fermato, ma le lancette dell’orologio stanno tornando indietro. Si torna alla “donna oggetto”, si rimette in discussione l’autodeterminazione della maternità, il diritto all’aborto. Molte donne ricominciano a sognare il Principe azzurro, a cui affidare il proprio destino e delegare la propria autonomia. La lenta ma continua erosione della dignità femminile, pubblica e privata, si sta consumando quasi nell’indifferenza e nell’assuefazione di un certo tipo di comunicazione che macina in continuazione, che non contempla soste. Forse tra le nuove generazioni c’è chi dà per scontate libertà e civiltà conquistate attraverso le lotte di madri e nonne. Ma assopirsi è davvero la sventura delle sventure: mai dare nulla per scontato. Perché il tempo, come diceva la grande scrittrice francese Marguerite Yourcenar, è un “grande scultore”. E nel tempo la memoria storica rischia di svanire. Allora alle vetero femministe, quale sono anche io, rimane l’arduo ed essenziale compito di essere partigiane della memoria. Di fare vivere l’Otto Marzo attraverso i contenuti. Ci sono voluti secoli per conquistare una vera libertà, che per molte donne nel mondo è ancora lontana. Non lasciamo che consumismo, integralismi e nuove forme di autoritarismo condizionino il cammino delle donne. Sono ancora molti i sogni delle donne, tante le speranze da trasformare in progetti, immensa la voglia di allegria, persistente il bisogno di libertà.
Françoise Gehring, giornalista e sindacalista condoglianze Sergio Alliata, Viganello, deceduto in data 4.7.2015 all’età di 79 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano dal 1958. Ermanno Morganti, Coglio, deceduto in data 10.10.2015 all’età di 88 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano dal 1947.
corsi di giornalismo
indirizzi segretariato centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch
per capirne di più sulle relazioni svizzera-europa Il 2016 sarà un anno cruciale per le relazioni Svizzera-Europa. Molto spesso quanto avviene in Svizzera e nella Svizzera italiana è strettamente connesso a quanto avviene in Europa e alle relazioni che la Confederazione ha con l’Unione Europea. L’Associazione dei Corsi di giornalismo della Svizzera italiana organizza una serie di 4 incontri su temi che riguardano le relazioni della Svizzera con l’Europa e che ci occuperanno nel nostro lavoro quotidiano. Il primo incontro, in programma il 26 febbraio, alle ore 10.00 allo Studio 2 della RSI a Lugano-Besso riguarda le trattative in corso a Bruxelles fra Svizzera e Unione Europea. A che punto siamo, quali i punti critici, chi sono gli attori principali delle trattative, quali canali possono servirci per avere informazioni. A queste e ad altre domande risponderanno l’ex ambasciatore svizzero presso l’Unione Europea Alexis Lautenberg e, in collegamento da Bruxelles, il corrispondente RSI Tomas Miglierina.
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21.12.15 14:16
segretariato regionale massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A , cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch
In palio un buono Reka da 50 franchi. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando nome, cognome e indirizzo, entro il 10 marzo 2016 a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 1 è Claude Reichenbach di Vacallo
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma 09.00 - 11.30 e 14.00 – 16.30 | me 14.00 – 16.30 |gio 09.00 - 11.30 e 14.00 – 16.30 | Ve 09.00 - 11.30 Gruppo pensionati http://www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/ gruppo-regionale E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, castori.gabriele50@gmail.com