N. 8 28 agosto 2015
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Stampa Svizzera
Editori allo sbando
Risale a qualche giorno fa l’annuncio di Ringier, Swisscom e della RadioTelevisione (SSR) di aver unito le forze per quel che riguarda il mercato pubblicitario. Il carattere pubblico-privato di questo accordo non implica alcuna procedura da parte della Comco ma le reazioni del mondo dei media non si sono fatte attendere e ovviamente neanche quelle di syndicom. Il fatto che le aziende mediatiche svizzere si debbano muovere sempre più verso piattaforme globali ed elettroniche a causa del crescente spostamento della pubblicità, è comprensibile e noto da tempo. La domanda che sorge, tuttavia, è se con questa joint venture si riesca davvero a fermare il deflusso attuale di denaro della pubblicità verso motori di ricerca e social network. Sussiste inoltre il pericolo che attraverso questa unione gli altri media, sia print sia online, facciano ancora più fatica a generare il denaro promozionale per il finanziamento delle proprie prestazione pubblicistiche. Con ciò la pluralità della stampa finisce ancor più sotto pressione, dal momento che la torta della pubblicità da spartire difficilmente aumenterà di volume. Dall’altro lato i partner di questa coalizione devono fin da ora prevedere di reinvestire gli introiti per rafforzare la qualità del prodotto giornalistico e la pluralità dell’informazione senza dimenticare la qualità delle condizioni di lavoro. Sia in Parlamento che nelle commissioni preposte si dovrebbe cominciare a pensare a come applicare una tassa su questi introiti pubblicitari delle aziende mediatiche e dei distributori come Google. O ad altri tipi di imposte che permettano poi di sostenere il settore. In ogni caso la notizia di questa unione proprio non è andata giù agli altri editori di Schweizer Medien, e in particolare al gruppo Tamedia, che si sono ritrovati già l’indomani per un incontro ai vertici. Il risultato però sono state le dimissioni immediate di Ringier dall’associazione mantello. Si tratta di un colpo clamoroso che di fatto rende l’associazione degli editori decisamente poco rappresentativa. Il presidente dell’associazione, l’ormai vetusto seppur inossidabile Hanspeter Lebrument descrive la situazione come grave. L’assenza di Ringier si noterà anche all’annuale congresso degli editori previsto a settembre, dove l’anno scorso Lebrument con la sua solita tracotanza aveva offeso e attaccato il partenariato sociale. (syndicom /bb)
Industria Grafica
La Svizzera romanda perde definitivamente le IRL+
Mass media
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Il multimedia è un investimento sul futuro professionale
Ticino
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È cambiato lo staff del segretariato di Massagno
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dossier
La fabbrica della storia
Non si tratta solo di passato. La storia è una posta in gioco politica e un’arma ampiamente usata nelle controversie strategiche che poggiano su valori e visioni del mondo. Dunque non sorprende che nel contesto delle elezioni federali di questo autunno le forze politiche reazionarie – che monopolizzano oltraggiosamente la narrazione nazionale – infilino nella storia svizzera i miti e le leggende che giustificano la loro visione ristretta. Le commemorazioni di Morgarten (1315), Marignano (1515) e del Congresso di Vienna (1815) cascano giusto a fagiolo per incoraggiare la chiusura e l’isolamento della Svizzera. Ovvero come mi fabbrico una storia su misura. Yves Sancey
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Postmail Lugano: c’è molto da migliorare
Dopo aver accolto svariate lamentele da parte di persone impiegate al servizio postale a Lugano (RRL Lugano) syndicom Ticino ha effettuato tra la fine di giugno e l’inizio di luglio 2015 un sondaggio. I risultati sono da considerarsi buoni dal punto di vista della partecipazione ma preoccupanti in quanto confermano in grandi linee le problematiche che erano state segnalate. Ora sarà necessario incontrare i vertici della Posta per confrontare i risultati con un sondaggio svolto al loro interno.
Come spiegato nella lettera di accompagnamento al questionario inviato a casa a tutti gli associati syndicom attivi presso la RRL di Lugano, l’idea di fare un sondaggio è nata dopo che diversi dipendenti si sono lamentati del modo di relazionarsi da parte della loro direzione. Inoltre nello stesso periodo
sono giunte al sindacato, soprattutto dalla regione di Lugano, sempre più lamentele dovute alle continue richieste di velocizzare i tempi di lavoro. Allo scopo quindi di verificare se si trattasse di pochi casi isolati oppure di una situazione di disagio generale, syndicom Ticino e Moesano ha promosso
questo sondaggio nel periodo tra la fine di giugno e l’inizio di luglio 2015. È stato deciso di porre solo due domande chiare che permettessero di far emergere gli eventuali problemi e in aggiunta è stato lasciato uno spazio affinché ognuno vi potesse › Continua a pag. 13
2 | Dossier Storia
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015
La battaglia sulle versioni della storia svizzera
Marignano tra miti e giudici stranieri
In Svizzera tedesca si è accesa una vera e propria diatriba sulla realtà storica che ha dato nascita all’attuale Confederazione. A essere onesti fu infatti merito del direttorio francese e di Napoleone se si riconobbero i diritti dei cittadini romandi e ticinesi. Sandro Guzzi-Heeb* Molti sostengono che la storiografia della Svizzera abbia bisogno di un vento di modernità che riscriva alcune pagine di storia cambiando la prospettiva. Non più dunque vista dall’occhio dei Signori della Svizzera tedesca bensì da quella dei sudditi e in generale delle donne. Nel conflitto scaturito di recente dallo storico Thomas Maissen sui cosiddetti miti svizzeri, si osserva che il dibattito viene condotto quasi esclusivamente da uomini della Svizzera tedesca e che esso considera solo i miti della Svizzera tedesca. Nonostante gli storici combattano questi miti, essi paradossalmente rimangono comunque incastrati in una prospettiva unilaterale puramente svizzero-tedesca.
gli storici e la trappola di blocher Che i racconti sugli eroi “svizzeri” fossero soltanto leggende, l’aveva suggerito già Max Frisch con il suo Guglielmo Tell per la scuola (1971). In questo senso, Thomas Maissen ha solo riassunto in maniera accurata quello che a livello scientifico era già stato comprovato da molto tempo. Ma questo purtroppo non lo tutela. Anzi: il suo attacco all’interpretazione della storia dell’UDC, nel carosello mediatico rafforza la rilevanza e l’importanza della
mitologia – come ribadisce anche Christoph Blocher nell’ultima edizione della Schweizer Illustrierten. Così continuiamo a tormentarci con una storia nazionale politica, superata da tempo a livello storiografico, ma ancora mantenuta in vita dai media. Infatti un aspetto essenziale di questa eterna rivisitazione della narrazione “nazionale” è che essa ci riconduce sempre ad una storia raccontata dagli svizzero-tedeschi, come se questa fosse la storia universale della Svizzera. La maggior parte delle argomentazioni addotte da entrambe le parti nell’attuale dibattito su Marignano nel migliore dei casi vale per gli otto e più tardi tredici luoghi – quasi esclusivamente di lingua tedesca – che formavano la Confederazione elvetica fino al 1798. La stessa cosa vale per i delicati concetti come neutralità, indipendenza, libertà e democrazia, che vengono sempre ridiscussi in maniera animata come se fossero delle caratteristiche meramente svizzere. Marignano invece ricade proprio nell’epoca che queste località germaniche conquistavano con violenza i paesi di lingua italiana e francese assoggettandoli definitivamente al proprio dominio. Quello che spesso si dimentica è che fino al 1798 gli antenati degli odierni romandi e ticinesi non erano cittadini svizzeri, ma sudditi senza alcun diritto.
La cricca degli storici dell’UDC interpreta la storia a suo modo. Secondo le sue tesi, Marignano rappresenta il punto di partenza della neutralità svizzera. Motivo per cui gli Accordi bilaterali sarebbero un’opera del diavolo. Gli avversari dell’UDC la pensano diversamente: nel XVI secolo la nozione di neutralità non esisteva ancora. Sono state le truppe di Napoleone a liberare il territorio di Vaud e null’altro; al Congresso di Vienna (18141815) i reazionari di allora hanno tracciato i confini attuali senza chiedere il parere agli svizzeri irrimediabilmente offesi; e la nascita della Svizzera democratica risale al 1848. Naturalmente la ragione sta dalla parte degli avversari dell’UDC. Ma non afferrano il nocciolo della questione, poiché ci sono molte lezioni da trarre da Marignano. In primo luogo: la storia della Svizzera, come ha sottolineato il socialista bernese Robert Grimm (18811958), è una storia di lotta di classi. Il denaro dei benestanti zampillava da tre fonti. Hanno venduto un milione di figli delle Alpi come mercenari ai monarchi stranieri, all’Imperatore e al Papa. Hanno brutalmente spremuto i loro contadini. I paesi in
Inutile versare tante lacrime sulla questione. I contadini bernesi o zurighesi non è che avessero molti più diritti. Dalla prospettiva dell’allora Svizzera latina comunque è fuori luogo bisticciare su neutralità, indipendenza e libertà. Questi piuttosto erano i tempi dove dei “giudici stranieri”, per usare un termine politico molto amato in Svizzera, venivano inviati a sud del Gottardo, in Valtellina e poi nel Vaud: giudici provenienti dalla Svizzera tedesca, per intenderci – e questo accadeva fino ai tempi della Rivoluzione francese. Tutto questo finisce nel dimenticatoio quando ci approcciamo ai miti “svizzeri”. “I tentativi dall’alto di creare uno Stato sono sempre falliti a causa della resistenza della popolazione rurale”, scrive lo storico Oliver Zimmer nella NZZ. “Quando le città di Berna e Lucerna (1653) tentarono di intensificare il proprio dominio sul paese, i sudditi si sono ribellati”. Peccato che l’autore dimentichi che gli abitanti dell’Emmental e di Entlebuch rimasero sudditi nonostante la ribellione. E che il loro tentativo di riformare la Confederazione è stato represso nel sangue, come innumerevoli altre agitazioni sociali, come per esempio il movimento di protesta della Leventina nel 1755, timbrato dal governo urano come una “rivolta”. A nessuno piace ammettere che da sola la popolazione rurale non
Rappresentazione contemporanea della battaglia di Marignano.
ce l’avrebbe mai fatta a rovesciare i “Signori feudali” dell’Ancien Régime. Se gli uomini di lingua francese e italiana della Svizzera sono diventati dei confederati di pari diritto, essi lo devono al Direttorio francese e a Napoleone. Non certo ai Signori di Berna e Zurigo e nemmeno ai governi di Uri e Svitto, i quali hanno fatto resistenza a lungo. Non per questo ora dobbiamo osan-
nare i francesi. Ma continuare a considerarli il male peggiore per “la Svizzera” significa che l’anima dei signori feudali è ancora in circolazione.
Il vero messaggio Se si legge tra le righe, Zimmer in fondo dice che gli Svizzeri sono stati più saggi degli altri. “Senza le proteste rurali menzionate, probabilmente la Svizzera sarebbe divenuta un
Centenario della Conferenza di Zimmerwald
La cronaca di Peter Bodenmann Le lezioni di Marignano Giovedì, 7 maggio 2015 - 05:58
Marignano – la svolta?
oggetto, in particolare il territorio di Vaud e il Ticino, sono stati saccheggiati. In secondo luogo: i ricchi di allora non erano solo degli eccellenti difensori della loro classe di benestanti, ma erano anche opportunisti e realisti. Per arricchirsi ancor di più hanno stretto alleanze con tutti coloro che avevano maggior potere e denaro in Europa. A Marignano 10.000 mercenari svizzeri mal equipaggiati sono caduti sotto il fuoco delle truppe francesi. Fedele al papa, l’alto vallesano Mathieu Schiner li aveva spinti al macello e come ringraziamento divenne cardinale e poi quasi papa. Dopo Marignano, per più di duecentocinquanta anni, i ricchi svizzeri hanno venduto i loro mercenari ai re di Francia su una base contrattuale. Questi trafficanti di carne da macello incassavano la metà del saldo. In pratica, fino alla Rivoluzione francese, la Svizzera fu, grazie a degli accordi bilaterali, la fornitrice di mercenari di Versailles. In segno di ringraziamento, i ricchi della Svizzera centrale ottennero il diritto di saccheggiare il Ticino nel corso dei secoli. E gli imperialisti bernesi sono riusciti impunemente a incorporare il territorio di Vaud. Su tutto il territorio, i contadini insorti sono stati impiccati, annegati, squartati.
Un evento che ha pesato nella scissione della sinistra
Robert Grimm contro Lenin. Uno s’imporrà, l’altro si eclisserà. La Storia con la S maiuscola si nutre di questi avvenimenti, della conferenza che si è tenuta nel paesino bernese di Zimmerwald dove dei rappresentanti dell’opposizione socialista si riunirono in segreto per opporsi alla guerra e rilanciare la lotta di classe. A inizio settembre di quest’anno se ne festeggerà il centenario. Ewald Ackermann Uno dei principali obiettivi della II Internazionale socialista creata nel 1889 era la comprensione tra i popoli su base pacifica. Già in occasione del Congresso di Basilea dell’autunno 1912, i partiti socialisti ivi raggruppati avevano detto no alla guerra e avevano fatto appello alla solidarietà internazionale del proletariato. Il nemico – era questo il pensiero comune di allora – non era il lavoratore oltre frontiera, ma il padrone, vicino, quello che sedeva “in alto”. Ma quando scoppiò la Prima Guerra mondiale, nell’estate del 1914, questa solidarietà svanì. Adottando un punto di vista strettamente nazionale, la grande maggioranza dei partiti socialisti degli Stati in guerra accettò la guerra, come misura difensiva, votando a favore. Anche in Svizzera s’impose la
tregua politica. Robert Grimm, uno dei capi nelle fila del partito socialista, fu uno dei primi a capire piuttosto velocemente che sarebbe stata la classe operaia a pagare il conto di questo nuovo assetto. A quei tempi è leader di un gruppo minoritario del partito socialista, che prova a sostituire, in tutt’Europa, la solidarietà di classe all’identità nazionale. Ecco perché vuole riunire tutte le correnti di minoranza dei partiti socialisti nazionali contrari alla guerra. Il suo obiettivo è darsi una linea antiguerra. Tuttavia egli non riuscirà a convincere il Partito socialista svizzero dei suoi buoni propositi. Predominava la paura di far arrabbiare i compagni tedeschi. Ciò nonostante, la direzione del partito gli dette carta bianca per tentare egli stesso di fare qualcosa.
Incontro segreto contro la guerra e la lotta di classe E lui lo farà. Grimm e il suo piccolo gruppo, sostenuti da dei compagni italiani, invitano oltre 40 rappresentanti di diversi correnti di sinistra dei partiti socialisti ad una conferenza che si terrà dal 5 all’8 settembre 1915 nel comune agricolo di Zimmerwald, a sud di Berna. La riunione è segreta, perché tra i partecipanti c’è chi proviene dagli Stati in guerra e va protetto da azioni di vendetta e dal rimprovero di essere traditori della patria. Per questo essi si fanno passare per degli ornitologhi. E fino alle prime pubblicazioni sulla stampa, nessuno saprà chi partecipa alla conferenza di Zimmerwald.
Storia Dossier | 3
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015
Libri di storia controcorrente normalissimo paese europeo. Invece valori come autonomia comunale, partecipazione democratica diretta, divergenza confessionale sono sopravvissuti fino ai giorni nostri”.
la popolazione è costituita da sudditi – in tutte le parti del paese tra l’altro – in fondo non si può nemmeno parlare di una democrazia. Se ci vogliamo davvero liberare dalla vecchia narrazione nazionale, allora dobbiamo utilizzare altre parole e altre immagini e tematizzare altre parti in causa. Io penso che una storia moderna della Svizzera dovrebbe finalmente far riposare in pace i signori e che dovrebbe invece piuttosto partire dalla maggioranza della popolazione, ovvero dai sudditi e dalle donne. Per fare questo però servono dei media che si prestino e non dei media che aspettano con ansia la prossima “vittima” nella trappola di Blocher.
Dibattito sulla storia nazionale
Vale a dire: gli svizzero-tedeschi sono sempre stati i migliori democratici – perché certo non si includono anche i romandi o i ticinesi in quanto ex-sudditi. L’intervento di Zimmer è già stato criticato dallo storico zurighese Philipp Sarasin. Ma stranamente anche quest’ultimo cade nella trappola di Blocher, almeno con un piede, quando osserva che: non è sempre stata «“democrazia diretta” né nella vecchia né nella nuova Svizzera dopo il 1848 – tanto meno per tutti». Certo. Se la grande maggioranza del-
Lenin minoritario I nomi dei partecipanti a questa conferenza diventeranno celebri successivamente perché si ritroveranno poi alla guida di partiti socialisti o comunisti. Questo vale soprattutto per Lenin, in esilio nel nostro paese. Lui e i suoi partigiani volevano approfittare della guerra per prendere il potere e sollevare una violenta sommossa. Invece, i “centristi di sinistra” riuniti attorno a Grimm, volevano mettere fine alla guerra. Ma se la loro parola d’ordine era la lotta di classe, essi si rifiutavano di rovesciare i governi con la forza. Lenin non riuscì a imporsi a Zimmerwald, e nemmeno un anno più tardi, in occasione della conferenza che seguì a Kiental, ma nel 1917, su terreno russo, sì. E, alla terza conferenza del movimento di Zimmerwald, che si tenne a Stoccolma nel settembre del 1917, ci fu una rottura tra la sinistra e il centro. I bolscevichi vittoriosi in Russia convocarono rapidamente la III Internazionale, ora comunista.
Inizio della scissione a sinistra Questi furono, riassunti brevemente, i fatti. La conferenza di Zimmerwald rappresenta un avvenimento importante per quanto riguarda la “diver-
Nel 1515 i Confederati hanno subito una dura sconfitta su un campo di battaglia in Lombardia. 500 anni dopo, la “Battaglia dei giganti” suscita ancora discussioni animate. La sconfitta segna l’inizio della neutralità svizzera o Marignano è solo un falso mito, che viene strumentalizzato a livello politico? “Una storia moderna della Svizzera dovrebbe finalmente far riposare in pace i signori e dovrebbe invece piuttosto partire dalla maggioranza della popolazione, ovvero dai sudditi e dalle donne”, scrive lo storico Sandro Guzzi-Heeb. Ancora una volta ci troviamo di fronte alla “disputa” attorno alle varie interpretazioni della storia svizzera e al ruolo della storiografia accademica e “in uso”. Una “collocazione da una certa distanza” da parte dello storico Remo Grolimund.
sificazione” del socialismo, semplificando, in tre blocchi: riformista, favorevole alla lotta di classe e rivoluzionario. Dal punto di vista sovietico, questa conferenza rappresenta l’inizio di una tattica difesa pubblicamente, il cui obiettivo è far cadere il regime zarista al potere e mettere in atto il comunismo dei consigli. Per questo non sorprenderà che per dei decenni, “Zimmerwald” è stata percepita dai cittadini sovietici consapevoli della propria storia come un momento che ha preceduto la nascita di un’identità storica. Dal punto di vista dei socialisti (svizzeri), “Zimmerwald” è stata ed è ancora la prova che la Storia si può fare anche nel nostro paese. Allora “Zimmerwald” è sinonimo di lotta coraggiosa contro la guerra, per la solidarietà internazionale del proletariato e contro le visioni strettamente nazionaliste. E alla fine, “Zimmerwald” evidenzia anche tutto il talento di Robert Grimm, come anche l’inizio di un orientamento militante del movimento operaio svizzero, che, tre anni dopo soltanto, culminerà nello sciopero generale. Resta il paesino di Zimmerwald, agricolo e artigianale, che, volente o nolente, acquisisce una celebrità di cui non sapeva che farsene. Così, nei decenni successi-
«La discussione sulla storia svizzera diventa un po’ negligente», commenta Philipp Sarasin, Professore di Storia moderna. «Coloro che vogliono ridurre la storia nazionale ad una mera leggenda, non sono molto innovativi. Inoltre la loro interpretazione è unidirezionale», ecco le parole dello storico Oliver Zimmer. «Anche se il racconto di Marignano non è la narrazione di azioni eroiche dei nostri antenati, è comunque importante raccontarla», commenta lo scienziato letterato Peter Schnyder. «Il racconto di Marignano mira ad una spaccatura politica della società», questa la critica del drammaturgo Guy Krneta. «Gli storici non devono evitare Marignano, ma utilizzare questa battaglia per trasmettere conoscenze storiche», aggiunge la storica Erika Hebeisen. «Marignano ci dimostra che la Svizzera può avere successo solo se strettamente legata all’estero», scrive la Consigliera agli Stati PS Anita Fetz. «La battaglia di Marignano ci insegna che le relazioni con l’estero della Svizzera già allora non potevano essere ridotte all’alternativa indipendenza o auto-annullamento», commenta lo storico Simon Teuscher. Schweizer Heldengeschichten – und was dahintersteckt. È questo il titolo di un nuovo libro dello storico Thomas Maissen, appena pubblicato e che ha già dato adito ad un animato dibattito. Una recensione di Francisca Loetz.
* Sandro Guzzi-Heeb insegna storia moderna all’Università di Losanna. Originario del Ticino oggi vive nel canton Berna.
vi, questo piccolo villaggio fece molti sforzi per non far sapere che la storia mondiale della sinistra aveva soggiornato, per tre giorni nell’autunno del 1915, proprio sul suo territorio.
Festa del centenario: una ricca gamma di attività Tanta materia dunque, e molta passione, una passione che non si è ancora spenta, nemmeno 100 anni dopo. Ma siccome non esiste più l’URSS, questo è anche un anniversario fortemente sdrammatizzato. Il comune di Zimmerwald ne farà parte. Da due mesi, la Conferenza di Zimmerwald è oggetto di una mostra (in tedesco) al Museo regionale Schwarzwasser di Schwarzenburg. Essa è aperta ogni domenica dalle ore 14 alle ore 17, fino al 22 novembre 2015, e ne vale davvero la pena visitarla. La società Robert Grimm, sostenuta da diverse istituzioni, ha anche organizzato una conferenza che si terrà il 4 e 5 settembre, con dei partecipanti di alto livello, svizzeri e stranieri. Il 5 settembre a Zimmerwald ci sarà anche una cerimonia commemorativa.
Informazioni sulla mostra: www.regionalmuseum.info/ausstellung-2015
Da Grimm a Max Frisch La disputa attorno alla storia svizzera è vecchia quasi quanto lei. La storia è una faccenda altamente politica. Chi è al potere vuole rappresentare il passato in modo che legittimi questo potere politico. Ecco perché la Svizzera ufficiale ha sempre reagito bruscamente alle pubblicazioni che riportavano invece una contro-storiografia dal basso e da sinistra. Hans Ulrich Jost 1760 L’autorità di Altdorf (UR) fece bruciare un libretto che smascherava la storia di Guglielmo Tell definendola una leggenda. 1835 Lo storico di Lucerna fu oggetto della critica della destra borghese perché aveva assegnato la storia di Guglielmo Tell nel regno delle leggende. 1920 Apparve la Geschichte der Schweiz in ihren Klassenkämpfen. L’autore era Robert Grimm, leader dell’allora Partito socialdemocratico. Nel Dipartimento politico (oggi: Dipartimento federale degli affari esteri, DFAE) questo libro suscitò poche gioie. Secondo il Dipartimento questa pubblicazione mirava a “dimostrare la legittimità e necessità di una rivoluzione attraverso una interpretazione appropriata e tendenziosa del passato del popolo svizzero”. 1946 Quando il professore di storia Edgar Bonjour presentò la prima versione della sua Geschichte der schweizerischen Neutralität, il Dipartimento politico avanzò la critica secondo cui la versione non cominciava nel Quattrocento con Niklaus von Flüe. Ma quest’ultimo, santificato nel 1947, non c’entrava assolutamente nulla con la neutralità. 1952 Nel Consiglio nazionale la pubblicazione della dissertazione di Heinz Egger sulla nascita del Partito comunista e dell’associazione giovanile comunista in Svizzera fece grosso scalpore. Le cerchie della destra borghese chiesero l’applicazione di misure contro il libro e il suo autore. 1953 Il Dipartimento politico intervenne presso il governo US a Washington per vietare l’accesso agli archivi americani a uno studente dell’università di Berna. Si voleva evitare che il giovane ricercatore facesse scoperte imbarazzanti sul Consiglio federale nella Seconda Guerra mondiale. 1971 Apparse un libretto dal titolo Guglielmo Tell per la scuola, redatto dall’autore famoso in tutto il mondo Max Frisch. Egli ha raccontato la saga dal punto di vista del balivo asburghese. Le reazioni sono state molto dure: fu detto che il Tell di Frisch “avrebbe dato spunto a molti animi immaturi a scherzare sulla Svizzera in maniera apparentemente brillante ma in realtà poco costruttiva”. 1983 Il Consigliere federale liberale Georges-André Chevallaz lanciò un’odiosa polemica contro la Geschichte der Schweiz und der Schweizer. Il suo rimprovero era che si trattasse di una storiografia “di sinistra”. Altri fecero la critica che Guglielmo Tell veniva menzionato solo di striscio. 1990 Anni Novanta: in quei tempi la Commissione Bergier indagò sulla reale posizione della Svizzera durante la Seconda Guerra mondiale. La destra nazionalista procedette con l’artiglieria pesante contro il rapporto Bergier. 2015 L’UDC celebra l’anno della battaglia (Marignano). Questa cosa irrita addirittura anche lo storico borghese Thomas Maissen. Con il suo libro Heldengeschichten – und was dahinter steckt corregge l’immagine della Svizzera a livello storico.
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Sciopero delle Poste tedesche
Compromesso… modesto Lo sciopero alle Poste tedesche, considerato un successo dal sindacato ver.di, lascia un retrogusto piuttosto amaro in bocca, e non soltanto per gli affiliati. Udo Theiss *
La base era più combat tiva Una grossa parte della base è rimasta profondamente delusa dal risultato di questa agitazione. Siccome ver.di prima dello sciopero aveva cambiato lo Statuto, la direzione sindacale ha potuto proclamare l’inizio – e poi la fine – dello sciopero senza consultare la base. «Per ottenere
Dirit to di sciopero Lo sciopero in Germania è tutt’ora vietato ai funzionari. Lo sciopero è legale solo se concerne le condizioni di lavoro definite nelle convenzioni d’azienda o di settore. Qualsiasi sciopero “politico” o di “solidarietà” è illegale. Si può scioperare unicamente nel quadro di rinegoziati delle convenzioni d’azienda o di settore tra organizzazioni sindacali e padronali e solo dopo una prima tornata di trattative infruttuose. All’astensione dal lavoro può partecipare solo una parte del personale e per una durata molto limitata. Non stupisce quindi che la Germania faccia parte dei paesi dove il numero di giornate di sciopero all’anno è dei più bassi (ma maggiore che in Svizzera), anche se in forte aumento da 4 anni a questa parte, in particolare nei servizi. Yves Sancey
quello che abbiamo ottenuto non c’era bisogno di scioperare quattro settimane. Questo risultato lo avremmo ottenuto già dopo la seconda o terza tornata di trattative», ecco la critica di una giovane donna picchetto degli scioperanti. Anche ai 140.000 dipendenti fissi della Posta lo sciopero non ha portato un granché, nonostante la Posta attualmente sia enormemente redditizia. Malgrado la dura concorrenza tra cinque offerenti, essa domina il 43 per cento del mercato dei pacchi. E al contrario di quanto avviene negli altri paesi europei, qui continua a fruttare anche la consegna delle lettere. - Invece dell’aumento salariale richiesto del 5,5 per cento, i dipendenti riceveranno per due anni consecutivi l’1,7 per cento in più di salario, il che, considerata l’inflazione, corrisponde a una riduzione del salario reale. Inoltre a ottobre ci sarà un versamento una tantum di 400 euro. - L’orario di lavoro non viene ridotto ma rimane a 38,5 ore. A confronto appaiono piuttosto scarsi i veri successi di questi negoziati, ovvero il prolungamento della protezione contro i licenziamenti per esigenze aziendali fino al 2019 e l’assunzione fissa dei lavoratori a tempo determinato che hanno lavorato oltre due anni senza interruzione presso la Posta SA. E appunto, queste nuove normative non valgono per gli attuali 6.500 dipendenti delle società fornitrici. Il loro numero aumenterà in maniera rapidissima e dal 2018 – dunque poco prima della fine della tutela contro il licenziamento appena negoziata – anche le aziende affiliate parzialmente autonome potranno consegnare la corrispondenza.
Crescente precarizzazione «Piegandosi, ver.di ha perso tantissima influenza», si lamenta un dirigente sindacale molto deluso del Baden Württemberg. «Già Amazon ci ha rimesso nuovamente in ginocchio. Ma anche là non abbiamo una forte base perché sono quasi tutti lavoratori a tempo determinato. Quelli sono difficili da organizzare. Ma che la Posta possa mandarci così allo sbaraglio... Dopo la scadenza delle regole fissate fino
Impiegati e impiegate delle Poste tedesche in sciopero manifestano a Bonn il 18 luglio contro Frank Appel, loro CEO dal 2008.
al 2019 non avremo più nessun potere per difenderci contro la crescente precarizzazione. Infatti poi ci sarà una concorrenza interna tra i dipendenti della stessa casa madre». La Posta tedesca rappresenta contemporaneamente un caso speciale e un modello. Attraverso la privatizzazione e la riunificazione, il gruppo nel corso degli ultimi 20 anni ha smantellato 200.000 (!) posti di lavoro. Rimangono 140.000 dipendenti fissi con condizioni di lavoro meno morbide, ma evidentemente ancora sostenibili. Questo numero calerà ancora entro il 2019 se si considerano pensionamenti e licenziamenti individuali. Questa capacità ridotta verrà compensata in un baleno dalle 49 affiliate che sosterranno costi per il personale molto più bassi (vedi anche riquadro). «Mi ha sorpreso quanto fosse già debole il partenariato sociale tra la Posta e il sindacato», commenta Bernd Rixinger, capo del partito di sinistra ed ex dirigente ver. di a Stoccarda. «ver.di ha fatto un grosso errore strategico, comune a molti sindacati. Ha protetto i dipendenti contribuenti e ha trascurato i rapporti di lavoro precari esterni». «Negli ultimi venti anni il numero dei rapporti di lavoro precari in Germania è aumentato del 75 per cento», informa Rixinger. «L’occupazione è alta come non mai. Ma sempre più persone faticano ad arrivare a fine mese con il proprio lavoro. I profitti vengono distribuiti tra gli azionisti e la popolazione attiva deve vivere con sempre meno». Un destino che a medio termine sembra attanagliare anche i postini tedeschi.
* Udo Theiss è giornalista (per tageswoche.ch), disegnatore e pittore. FOTO JÜRGEN SEIDEL
Per Sigrun Schmid, portavoce del sindacato tedesco del terziario ver.di, lo sciopero delle Poste tedesche di quattro settimane, interrotto il 5 luglio, è stato un successo. «Siamo riusciti a negoziare un ampio pacchetto di protezione per i 140.000 dipendenti assoggettati al contratto. Dopo una trattativa di 40 ore la direzione del sindacato ha proclamato la fine dello sciopero». L’obiettivo iniziale dello sciopero era costringere la Posta SA a ritirare la sua decisione di istituire 49 società DHL-Delivery. Per questa società i lavoratori prestano lo stesso lavoro dei dipendenti DHL assunti direttamente presso la Posta SA, ma guadagnando fino al 20 per cento in meno e con condizioni di lavoro peggiori. «La Costituzione tedesca vieta lo sciopero ‘dissuasivo’ contro la costituzione di un’azienda», spiega Sigrun Schmid. Ecco perché in questo senso non c’è stato nulla da fare.
commento
Stronchiamo questi sviluppi sul nascere! Venti anni fa, mediante la riforma postale I e II, in Germania sono state gettate le basi per la precarietà nella Deutsche Post. Nell’articolo accanto viene messo bene in evidenza dove condurrà la strada di una Deutsche Post totalmente privatizzata. Anche in futuro – grazie al sindacato ver.di – ci sarà una tutela per i 140.000 impiegati postali tedeschi, questo è fuori discussione. Ma per ottenere questo, è stata inghiottita una pillola molto amara: l’istituzione – con relativo outsourcing delle consegne – di 49 (!) imprese controllate dalla DHL con condizioni di lavoro notevolmente peggiori. Non sta a noi criticare la strategia di ver.di, qui dalla Svizzera. Siamo troppo lontani da questa faccenda. Ma la domanda che sorge comunque spontanea è: sarà questo il futuro dei mercati postali liberalizzati? E continuando: possiamo noi qui evitare un’evoluzione del genere? Dal mio punto di vista, la risposta è due volte affermativa. Sì, il futuro dei mercati postali in Europa sembra proprio essere questo. E sì, noi qui in Svizzera abbiamo ancora la possibilità di impedire tutto questo! Nel lavoro politico sulla legislazione postale siamo riusciti ad evitare la creazione di imprese affiliate non controllabili e la conseguente esternalizzazione del servizio universale. La Posta Svizzera SA è mandataria della missione del servizio pubblico e l’affiliata Posta CH SA esegue questo mandato. La questione è regolata in maniera chiara e vincolante. Contemporaneamente syndicom non fa errori strategici e cerca di regolare i rami precari dei mercati postali attraverso la firma di contratti collettivi di lavoro. Come esempio qui possiamo apportare il CCL settoriale CEP&Mail, che entrerà in vigore nel corso del 2016. Ma sarebbe del tutto sbagliato e fatale adagiarci sugli allori. Dobbiamo fare di tutto per regolare le condizioni d’impiego nelle consegne mattutine e nei recapiti di prodotti stampati e per migliorarle, anche a piccoli passi. Soltanto così eviteremo in Svizzera gli stessi sviluppi conosciuti ora in Germania. Ancora questo anno (settembre) uscirà il rapporto di valutazione del DATEC sul mercato postale. Esso rappresenterà la base per i futuri dibattiti in Svizzera. Di lì si vedrà dove la politica vuole condurre i mercati postali. Allo stesso tempo per noi sindacati sarà una prova del nove: saremo abbastanza forti da evitare sviluppi sbagliati come in Germania? Io sono convintissimo che ce la faremo. E per questo ribadisco, in tutta chiarezza: interveniamo fin d’ora, e non stiamo lì a guardare. Fritz Gurtner, responsabile settore Logistica
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syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015 Industria grafica
La Fondazione Sandoz non salverà le IRL+ Dopo l’annuncio a inizio luglio della chiusura delle ex stamperie riunite di Losanna, il personale si è rassegnato ad accettare la propria sorte, non senza amarezza. Si chiude un capitolo dell’industria grafica romanda. Mario Togni * La rassegnazione ha raggiunto i dipendenti delle ex tipografie riunite di Losanna (diventate IRL+), a Renens, di cui il 6 luglio era stata annunciata la chiusura. Le prime lettere di licenziamento ai 44 dipendenti sono partite quando il personale aveva già rinunciato a chiedere un prolungamento del termine di consultazione, fissato per il 17 luglio. A quattordici di loro verrà offerto un impiego sostitutivo in un’altra unità del gruppo SFF Arts Graphiques, tipografia centrale della Fondazione Sandoz. Alla fine, la lotta per mantenere i posti di lavoro non c’è stata. «La gente è indignata ma rassegnata. Vuole metterci una pietra sopra il prima possibile e voltare pagina», constata Jean-Marc Dewarrat, presidente della commissione del personale. Nel corso del mese, il personale ha anche abbandonato l’idea di rinegoziare un piano sociale, come richiesto soprattutto da syndicom.
Tut to è successo molto velocemente In seno all’azienda, nata nel 1907, fiore all’occhiello della stampa romanda, l’amarezza è grande. Gli eventi sono precipitati in maniera inattesa. Lo scorso marzo, IRL+ ha annunciato un primo piano di ristrutturazione, con nove licenziamenti e il trasferimento di altri dieci dipendenti in altre due aziende del gruppo. In questo contesto è stato lungamente negoziato un piano sociale, con la mediazione del Canton Vaud e della città di Renens, già coinvolta nel salvataggio dell’azienda nel 2012. Il 3 giugno, il testo è stato finalmente fir-
i due eventi. Verso la fine dei negoziati, stavano per essere imposte delle decisioni, ad un livello superiore al mio». Secondo nostre informazioni, egli stesso si è dimesso dal suo incarico di direttore generale del gruppo per divergenze strategiche.
mato, appena un mese prima del colpo d’ascia finale. Secondo la direzione, il primo semestre 2015, rovinato dalla perdita di grossi clienti e dal franco forte, ha fortemente inciso sulle cifre d’affari.
Sindacati arrabbiati «Questo modo di procedere è disonesto!», esclama Alexis Patiño, segretario sindacale di syndicom. «Il piano sociale non è stato concluso in vista della chiusura della fabbrica. Anzi, è stato negoziato in maniera piuttosto morbida con l’intento di permettere la sopravvivenza alla società. Ci sentiamo presi in giro». La rapidità degli eventi in effetti ha sorpreso tutti, nonostante molti nutrissero dei dubbi sulla durata dell’azienda a lungo termine. Per esporre queste rimostranze, ha ancora avuto luogo un ultimo incontro tra i partner sociali, il canton Vaud e la città di Renens. La Fondazione Sandoz, invece, non ha risposto all’invito. La partita è bell’e finita. «A questo punto, abbiamo le mani legate», riconosce Marianne Huguenin, sindaco di Renens. Stessa eco arriva dallo Stato: «Tutto è stato tentato per salvare l’azienda, ma il mercato è peggiorato sempre di più», aggiunge Roger Piccand, capo del servizio all’impiego. Michel Berney, direttore di IRL+, e fino a poco tempo fa direttore generale del gruppo SFF Arts Graphiques, comprende lo sgomento dei dipendenti. Ciò malgrado, secondo lui, il piano sociale non è stato negoziato con dei secondi fini. «Quando abbiamo cominciato a discutere a marzo, non si parlava di chiusura. Non sussiste nessun legame tra
Nessun’altra soluzione Una volta che la Fondazione Sandoz ha deciso di chiudere il rubinetto, non è stata valutata nessun’altra soluzione diversa dalla chiusura dell’azienda. Anche il personale ha abbandonato la volontà di riaprire i negoziati sul piano sociale. «I dipendenti hanno preferito andarsene con quello che avevano anziché rischiare di perdere tutto», sottlinea Jean-Marc Dewarrat. Il 30 luglio, in occasione di una riunione di conciliazione, sono stati appianati gli ultimi disaccordi sull’interpretazione del piano sociale. Il personale ha ottenuto che almeno tutti i dipendenti con oltre venti anni di servizio nell’azienda ricevessero un termine di disdetta di sei mesi, anziché tre, quando la direzione voleva riservare questo diritto soltanto agli over 60, come riferisce syndicom. Per il resto, le rotative di IRL+ gireranno ancora qualche tempo, ma probabilmente non oltre la fine dell’anno. «Finché ci saranno dei dipendenti e delle macchine, si continua», riassume Michel Berney. Il sipario potrebbe calare anche prima, soprattutto se vengono vendute le macchine. «Ci sono già dei colloqui in corso», conclude il direttore.
*Apparso in Le Courrier (31.7.15) La rilegatura che si trovava qui è già stata spostata a Yvonand.
FOTO YVES SANCEY
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La caffetteria sarà stata testimone di assemblee generali cariche di emozioni.
commento
Una lotta difficile e soprattutto necessaria! La battaglia dei lavoratori delle IRL+ non è iniziata a marzo di questo anno, quando si trattava di conquistare un piano sociale corretto. Questi lavoratori stanno lottando dal luglio del 2012, ovvero dal ritiro di swissprinters (Ringier), occasione in cui avevano accettato di diminuire i propri salari con la speranza di salvare una parte degli impieghi e dare un contributo alla creazione delle IRL+. Dopo è seguita una lotta di tre anni per mantenere i clienti in società e per far sì che la qualità del lavoro restasse allo stesso livello malgrado la situazione estremamente difficile. Anche quando hanno avuto luogo i primi licenziamenti/ trasferimenti, questi lavoratori hanno continuato a impegnarsi e a lavorare senza sosta. syndicom chiederà d’incontrare la direzione del gruppo SFFAG (Sandoz) per trovare delle risposte alle proprie domande. Inoltre avvierà delle discussioni sull’avvenire delle aziende del gruppo. Infatti, le persone trasferite dalle IRL+ a M+S Reliure, hanno subito questo spostamento in vista del passaggio dei lavori di rilegatura verso quest’azienda, e dunque ora syndicom sosterrà i colleghi insicuri riguardo al proprio futuro. Le concessioni fatte in occasione della creazione delle IRL+ - tagli ai salari ecc. - e una vera mobilitazione negli ultimi negoziati (sciopero o altro, senza che una parte del personale vi rinunciasse) non avrebbero impedito all’azienda di chiudere… Ma la mobilitazione durante le assemblee generali ha avuto comunque un punto di successo: vale la pena lottare per le proprie conquiste e anche per ottenere, in questo caso, un migliore piano sociale. Senza il lavoro instancabile della commissione del personale, aiutata da syndicom, e dei membri sindacalizzati e senza la mobilitazione di tutto il personale, non sarebbe stato possibile ottenere questo piano sociale. È indispensabile che i colleghi nelle aziende si rendano conto che senza di essi, tipografi, rilegatori, grafici, della pre-stampa, fornitori ecc. nulla è possibile. Con dei lavoratori organizzati e mobilitati, si prospetterebbe un altro mondo del lavoro… e sarebbe assolutamente necessario in un ramo in piena rivoluzione come quello dell’industria grafica. Per questo abbiamo bisogno di organizzarci meglio, di convincere i nostri colleghi nelle aziende ad affiliarsi e a partecipare, in diverse forme, ai negoziati CCL. Informate i vostri colleghi che le loro condizioni di lavoro sono attualmente oggetto di trattative e che queste trattative riguardano anche i non iscritti al sindacato, in quanto il risultato varrà per tutta la categoria. La lotta per delle buone condizioni di lavoro è difficile ma soprattutto necessaria! Essere solidali, organizzati, insieme; firmare, applicare e difendere il nostro CCL! Facciamo un po’ di pressione! Alex Patiño, segretario regionale dell’Industria grafica
Reka, per avere di più.
03.08.15 12:06
6 | Dalle professioni ????? sicurezza aerea
Swisscom
Trattative CCL skyguide
servizio informazioni 1818
Nella prossima tappa verranno affrontati il nuovo sistema salariale e il piano sociale, che saranno ormai parte integrante del CCL. Il nuovo sistema salariale sarà elaborato congiuntamente dai partner sociali con la società Towers & Watson entro uno o due anni. Il sistema salariale attuale resterà in vigore senza cambiamenti fino all’inizio del 2017. L’adozione del nuovo sistema salariale sarà portata avanti a tappe sino alla sua effettiva entrata in vigore nel 2018. In futuro saranno previste delle trattative salariali annuali tra partner sociali.
Renato Zanello, presidente del comitato di settore Sicurezza aerea
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“Claire “ non arreca solo gioia A inizio estate syndicom ha condotto un sondaggio sulla nuova “job architecture” di Swisscom. Hanno partecipato 1.979 dipendenti Swisscom di tutte le affiliate, per cui l’inchiesta può essere tranquillamente considerata come rappresentativa. I risultati non sono univoci ma evidenziano la necessità d’intervenire. È vero che la maggioranza dei dipendenti Swisscom è parzialmente o molto soddisfatta della nuova “architettura del lavoro”, del processo d’introduzione e del proprio inquadramento. A questa maggioranza tuttavia si contrappone una forte minoranza che è parzialmente o totalmente insoddisfatta. syndicom attualmente sta valutando i risultati nel dettaglio, al fine di discuterli poi con Swisscom. A settembre syndicom discuterà i risultati prima nel comitato aziendale e poi alla conferenza aziendale Swisscom Group. In seguito syndicom presenterà i risultati nelle 21 sedi maggiori di Swisscom (vedi riquadro). I partecipanti possono segnare mezz’ora come orario di lavoro. (SF)
Conferenza aziendale Swisscom Group: 18 settembre, ore 10.15, Hotel/Rest. Jardin, Berna 28.09. Basel Wallstrasse 11.30 – 12.30 28.09. Zürich Müllerstrasse 16.00 – 17.00 06.10. Zürich Pfingstweid 11.30 – 12.30 06.10. Biel-Bienne Aarbergergasse 16.00 – 17.00 20.10. Worblaufen 11.30 – 12.30 20.10. Ittigen 16.00 – 17.00 26.10. Ittigen 11.30 – 12.30 26.10. Thun Gewerbestrasse 16.00 – 17.00 28.10. Olten Swisscomgasse 11.30 – 12.30 28.10. Luzern Weinbergli 16.00 – 17.00 03.11. Bern Liebefeld 11.30 – 12.30 03.11. Sion 16.00 – 17.00 04.11. Bellinzona Business Center 11.30 – 12.30 10.11. Lausanne Bergières 12.00 – 13.00 10.11. Lausanne St. François 16.00 – 17.00 11.11. Fribourg Arsenaux 11.30 – 12.30 11.11. Ostermundigen SBC 16.00 – 17.00 17.11. Bern Genfergasse 11.30 – 12.30 17.11. Rapperswil 16.00 – 17.00 24.11. Chur Ringstrasse 11.00 – 12.00 24.11. St. Gallen Dürrenmattstr. 16.00 – 17.00 25.11. Zürich Binz 16.00 – 17.00 * salvo modifiche; per favore osservare indicazioni su www.syndicom.ch/claire.
tavola rotonda CABLEX
Piano sociale Accordo trovato per i dipendenti Nella prima settimana di luglio la A fine maggio la direzione aziendale di Conduit Europe 1818 ha deciso di integrare il call center di Bienne nei propri call center in Marocco e Austria. Questa esternalizzazione colpisce 60 lavoratori della sede di Bienne. Sono state elaborate soluzioni ragionevoli per questi dipendenti in stretta collaborazione con il sindacato syndicom e con le autorità comunali e cantonali. Il piano sociale negoziato con syndicom, tra le altre cose, contiene diverse misure a sostegno del reinserimento, del riposizionamento e del riorientamento professionale. Inoltre sono previste delle indennità di buonuscita una tantum e regole per i casi di emergenza. Il trasferimento della sede di Bienne è attualmente in corso e durerà diversi mesi. (syndicom)
Eventi informativi sul sondaggio Claire:
conferenza aziendale Cablex ha nominato una delegazione che insieme al CEO Daniel Binzegger cercherà di trovare delle soluzioni rapide e durature per migliorare le condizioni di lavoro in seno all’azienda. Una settimana dopo, il 16 luglio, è stato intrattenuto il primo colloquio. Accanto a syndicom erano presenti la commissione del personale*, il CEO Daniel Binzegger, la responsabiMembri della delegazione : Pascal Wicht (presidente comitato aziendale), Fribourg; Danilo Ravelli (vice-presidente comitato aziendale), Ticino; Patrick Soltermann (membro del comitato aziendale) Svizzera orientale/Grigioni; Benjamin Kraus, Olten; Heinz Kressebuch, Zurigo; Eduardo Sanchez, Berna; Fabien Aubert, Arco giurassiano; Erich Hauri, Svizzera centrale .
le HR Korinna Meylan e Daniel Pelizzoni, capo delle Operations. Sono stati discussi tutti gli argomenti sollevati alla conferenza aziendale del 3 luglio: • Problematica dell’orario di lavoro (superamento del limite massimo settimanale di lavoro, retribuzione degli straordinari, manipolazione dei conti dell’orario flessibile, arretrati dei servizi di picchetto) • Rimborso spese • Abbigliamento da lavoro • Piani di lavoro mal coordinati • Diritti sindacali • Modo di fare dei superiori Il signor Binzegger si è reso disponibile ad affrontare tutti gli argomenti elencati. Sono anche già state prese delle decisioni: verranno corrisposti con effetto retroattivo i “picchetti speciali“ per gli anni 2013 e 2014 sino alla fine di settembre 2015. Su richiesta possono essere pagati anche i saldi attivi delle ore sup-
FOTO JENS FRIEDRICH
Il 6 maggio 2015 sono cominciate le trattative per il nuovo ccl 2016 che sono durate tre giorni. Da allora si sono svolte altre sei tornate di incontri. I lavori preparatori del comitato di settore effettuati in vista dell’apertura delle trattative si sono rivelati fruttuosi. La struttura del Contratto collettivo di lavoro (CCL) è stata rivista al fine di renderla più chiara. Le disposizioni normative e contrattuali saranno ormai separate. Il nuovo CCL terrà conto delle evoluzioni tecnologiche intervenute e della nuova organizzazione di skyguide. La formazione e il perfezionamento dei/delle dipendenti costituiranno la parte centrale del nuovo contratto collettivo di lavoro.
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plementari. Altre tematiche come le indennità tunnel, la verifica della descrizione dei profili e l’inquadramento nelle nuove fasce salariali saranno sottoposte ad un’analisi più ampia. Nell’ambito delle trattative salariali 2015/2016 quest’anno verranno valutate anche le spese forfettarie degli apprendisti. syndicom ringrazia tutti i presenti al colloquio per il dialogo costruttivo. Siamo fiduciosi che con questo incontro chiarificatore sia stato creato un nuovo clima di fiducia.
Prossimo appuntamento cablex: Alla prossima conferenza aziendale i rappresentanti del personale informeranno riguardo alle misure prese ed attuate al fine di migliorare le condizioni di lavoro. 30 ottobre 2015, ore 10.15, Berna
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Internazionale Attualità | 7
politica globale
TISA: abolizione della democrazia? Dal 2012, un gruppo di paesi, soprattutto paesi industrializzati del nord di cui fa parte anche la Svizzera, negozia a Ginevra un accordo sulla liberalizzazione dei mercati dei servizi (Trade in Services Agreement=TISA). L’obiettivo annunciato è di liberalizzare e deregolamentare il mercato di tutti i servizi tra cui tutti i servizi pubblici, dall’educazione fino alle carceri, dalla sanità all’elettricità, dalle reti idriche ai servizi sociali, dagli EMS alla cultura. Accordo sullo scambio di servizi
Venduto una volta, venduto per sempre Stefan Giger, Segretario generale VPOD e referente principale per la conferenza sul TISA del 9 settembre, riassume i punti principali del dibattito. Intervista: Nina Scheu A che punto sono i negoziati Tisa, ovvero cosa ne sappiamo, e quali minacce incombono?
ne potrà servire dal momento che la legge sulla protezione dei dati non potrà essere applicata all’estero. La SECO, responsabile, da parte svizzera, per trattare il TISA, tenta di calmarci: ogni paese ha la possibilità di stabilire una lista di settori dove il TISA non si applicherà, ed è vero che nell’offerta iniziale della Svizzera (pubblicata sullo stesso sito della SECO) essa esclude l’applicazione della clausola di standstill da numerosi settori. Rimangono tuttavia due problemi: innanzitutto appare poco probabile che gli altri paesi accettino che la Svizzera escluda la clausola di standstill da qualsiasi settore. Poi: la lista delle eccezioni vale soltanto per il testo centrale. Nell’ambito del TISA, i partner negoziano anche sugli “allegati”. Attraverso WikiLeaks, una ventina di testi sono stati resi pubblici nonostante le trattative si svolgano in un quadro strettamente confidenziale. Se si leggono questi testi, bisogna constatare che tutti questi allegati si applicano direttamente ad ogni paese, anche nel caso che quest’ultimo abbia messo il settore «L’obiettivo della Legge Koller è in questione sulla sua lista di limitare l’acquisto di terreni e immobili eccezioni. da parte di stranieri non residenti Dunque è vero che la Svizzera ha messo l’intero settoin Svizzera col fine di porre un freno re energetico sulla sua lista alla speculazione fondiaria e di d’eccezioni. Ma sul sito della SECO si legge che i partfermare l’esplosione degli affitti». ner negoziano un allegato nazionale”, la clausola di “standstill” viene sull’energia – e questo annesso si appliapplicata. Standstill significa che il livello cherà direttamente anche alla Svizzera, e di regolamentazione esistente al momen- per il contenuto di questo allegato, la clauto dell’entrata in vigore dell’accordo TISA sola di standstill verrà applicata anche se non potrà mai più essere aumentato. Con la Svizzera ne aveva escluso l’applicazione, lo standstill, nella Legge Koller non si potrà per il settore dell’energia, nella sua offerpiù regolamentare oltre, si potrà soltanto ta iniziale. Stesso discorso per tutti gli altri ridurre la regolamentazione. Dunque una argomenti regolati in un allegato, come revisione della Legge Koller non potrà mai per esempio per i servizi postali, e probabilmente anche per i servizi transfrontaliepiù colmare le lacune di questa legge. Stesse conseguenze per l’iniziativa sulle ri di sanità e molti altri. abitazioni secondarie – questa iniziativa L’SSP – d’intesa con attac suisse, la Coalicostituisce anch’essa una restrizione del zione svizzera per la diversità culturale e i trattamento nazionale. Altra conseguenza: sindacati SEV, syndicom, SSM, APC come se la Confederazione decide di salvaguar- anche l’USS – ha preso l’iniziativa di orgadare i suoi dati elettronici in una “cloud” nizzare una conferenza nazionale sul TISA esterna, essa non potrà più esigere che la il 9 settembre a Berna (con traduzione centralina fisica si trovi in Svizzera, per- simultanea), vedi riquadro a fianco. L’iscriché anche questo sarebbe una restrizio- zione a questa conferenza può essere effetne al trattamento nazionale. Dunque alla tuata sul nostro sito dove troverete anche fine i nostri dati sensibili saranno archi- delle informazioni più ampie sul TISA: viati in un server in Irlanda dove la NSA se www.tisa-vpod.ch. Che conseguenze avrà l’accordo TISA? Un piccolo esempio: a inizio giugno di quest’anno, la nostra consigliera federale, Simonetta Sommaruga, ha annunciato di voler proporre una revisione della “Legge Koller” per colmare delle lacune in questa legge. Se il trattato TISA fosse già in vigore, questa modifica legislativa non sarebbe più possibile. Perché? L’obiettivo della Legge Koller è limitare l’acquisto di terreni e immobili da parte di stranieri non residenti in Svizzera col fine di porre un freno alla speculazione fondiaria e di fermare l’esplosione degli affitti. I 24 paesi che negoziano l’accordo TISA hanno pubblicato un documento intitolato “Esempi di restrizioni relativi al trattamento nazionale”, che si trova sul sito ufficiale della SECO. In questa lista, la limitazione d’acquisto dei terreni per gli stranieri non residenti è definita come “restrizione del trattamento nazionale”. Su questo stesso sito, la SECO dimostra che per quel che riguarda il “trattamento
Le fonti ufficiali continuano a informarci davvero poco su questi negoziati, ma dopo che WikiLeaks ha pubblicato i testi sulle appendici dell’accordo TISA (i cosiddetti “annexes”), almeno abbiamo sottoposto questi testi alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), che conduce queste trattative. I testi sembrano essere autentici, e la nostra interpretazione sugli annessi in questione non è stata smentita: se riguardo ad un certo argomento viene stipulato un allegato, quest’ultimo si applica a tutti gli Stati, anche se un paese aveva posto quello specifico ambito sulla sua lista d’eccezioni. La Svizzera per esempio nella sua offerta iniziale ha messo l’intero settore energetico su questa lista; se ora però verrà concluso un accordo aggiuntivo sui servizi energetici, esso varrà anche per la Svizzera – e si presume che le clausole di “standstill” e “ratchet” siano applicabili anche a questi allegati. Le clausole fanno sì che in futuro in relazione al cosiddetto “national treatment” possa essere soltanto deregolamento, e mai più regolato. Dopo che queste appendici erano venute a galla una ad una tramite WikiLeaks, la SECO sul suo sito web ha pubblicato una lista di circa 20 argomenti sui quali vengono negoziati accordi supplementari. Tra questi figurano appunto la questione energetica, ma anche la Posta, le commesse pubbliche, il commercio elettronico, diversi tipi di trasporto, e i servizi finanziari. Sul sito della SECO si trova altresì una lista di misure che secondo il TISA costituiscono una violazione del “national treatment”, come per esempio la limitazione dell’acquisto di immobili e terreni da parte di ditte o persone straniere che non risiedono in Svizzera. La vigente Lex Koller, che mira ad arginare la speculazione di investitori esteri nell’ambito del suolo e degli immobili dunque secondo il TISA violerebbe il principio del “national treatment”. Questo significa anche che dopo la firma del TISA vale lo “standstill”, e la Lex Koller potrà essere soltanto ammorbidita e mai più inasprita. Con il TISA naufragherebbe anche il piano della Consigliera federale Sommaruga di colmare le lacune nella Lex Koller. Nel frattempo attraverso WikiLeaks sono emersi anche i singoli articoli della parte centrale dell’accordo TISA. Noi li abbiamo pubblicati sul nostro sito web http:// tisa-vpod.ch. Da questi documenti inoltre si evidenzia che non c’è ancora stata trattativa sui meccanismi di risoluzione delle controversie. Forse verrà anche affrontato l’argomento della “protezione degli inve-
Stefan Giger
stimenti” (dunque le possibilità delle multinazionali di far causa agli Stati).
Perché i sindacati s’impegnano così tanto contro il Tisa? L’accordo TISA mira alla deregolamentazione dell’intero settore dei servizi. Il TISA non contiene elementi orientati ai servizi di base o ai diritti fondamentali, infatti mancano termini come accesso collettivo ai servizi universali o al servizio pubblico. Per contro il TISA contiene nuovi strumenti attraverso cui ogni passo verso la privatizzazione diventa irreversibile: lo “stand still” vieta di imporre nuove regolamentazioni che non esistevano alla conclusione dell’accordo. Il “ratchet” rende irreversibile ogni altro passo verso la “deregulation”. Con il TISA viene creato un nuovo colonialismo globale: se un dittatore o un altro capo di governo corrotto apre un ambito alla deregolamentazione, con il TISA nessun altro governo successivo democraticamente eletto potrà fare marcia indietro. Venduto una volta, venduto per sempre. Questo varrà sia per l’approvvigionamento idrico, sia per la formazione, per la sanità o per le assicurazioni sociali. Con il TISA si vuole mettere in mano a pochi gruppi privati l’intero settore dei servizi di tutto il mondo. Tutto il potere alle multinazionali? Noi sindacati possiamo solo dire NO GRAZIE.
Qual è l’obiettivo della conferenza? Con la conferenza vogliamo aprire un dibattito pubblico sul TISA. Non possiamo certo ammettere che una delegazione della SECO conduca delle trattative dove si dice che nell’ambito del servizio pubblico si rinuncia al diritto di emanare delle leggi o di correggere degli errori fatti, e che nessuno parli di questo accordo. Vorremmo lanciare una larga discussione, al fine che la politica ma anche gli aventi diritto di voto e la popolazione intera vengano sensibilizzati – anche perché secondo ogni previsione su questo trattato ci sarà un referendum.
8 | Dalle professioni
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015 CCL 2016 per l’industria grafica
Mondo dell’informazione
I salari nei media sotto esame della Seco In assenza di un CCL nella Svizzera tedesca e in Ticino la retribuzione dei professionisti dei media sta peggiorando sensibilmente. Da anni vige il sospetto di dumping salariale. All’inizio dell’estate la Seco si è nuovamente informata presso syndicom sulla situazione dei salari nel settore dei media. Nina Scheu La Commissione tripartita della Confederazione (CT Confederazione) osserva il mercato del lavoro a livello nazionale. Per acquisire conoscenze approfondite stabilisce ogni anno dei settori “osservati speciali” da controllare più intensamente degli altri. Quattro anni fa, a giugno del 2011, la CT della Confederazione ha per la prima volta esaminato in maniera approfondita il settore giornalistico. Quest’analisi viene periodicamente integrata e aggiornata. Se il partenariato sociale funziona, la CT della Confederazione darà priorità al dialogo. Nell’estate del 2013, in seguito ad alcuni segnali di ripensamento da parte degli editori, la Commissione ha rinunciato all’analisi approfondita. Quest’estate la Seco ha chiesto nuovamente alle organizzazioni professionali dei giornalisti e delle giornaliste in Svizzera informazioni sullo stato di eventuali CCL. syndicom e impressum prendono posizione sull’argomento e riferiscono alla CT della Confederazione in merito al netto e persistente rifiuto delle associazioni degli editori della Svizzera tedesca e del Ticino anche di solo discutere di un contratto collettivo di lavoro. L’esempio più recente: il 24 aprile la ministra delle comunicazioni, Doris Leuthard, ha dichiarato in un’intervista, tra cui alla Südostschweiz, che il CCL della stampa della Svizzera romanda si ripercuote «in modo percettibilmente positivo sul livello di qualità» e si «augura fortemente che gli editori si mostrino più aperti al dialogo e possano coalizzarsi con i sindacati». A quest’affermazione il presidente degli editori, Hanspeter Lebrument, ha risposto nel suo giornale: «Dal 2004 non c’è più stato il benché minimo serio tentativo di introdurre un nuovo CCL», e nessuno avrebbe finora espresso nei suoi confronti il desiderio di un CCL. Questa affermazione ha scatenato diverse centinaia di
e-mail da parte di giornaliste e giornalisti che hanno confermato a Lebrument il loro forte desiderio di avere un CCL. Lo stesso Hanspeter Lebrument aveva dichiarato a gennaio che il partenariato sociale era una questione aziendale. Perciò syndicom e impressum avevano invitato le case editrici a partecipare a delle trattative per un accordo aziendale. Ma nessun singolo membro dell’associazione degli editori intendeva negoziare un CCL aziendale, tutti puntavano a trattative per il CCL condotte a livello di associazione. Anche all’inizio di luglio, ovvero poco dopo l’intervento della consigliera federale Doris Leuthard, lo stesso Hanspeter Lebrument aveva risposto a un’ulteriore lettera delle organizzazioni professionali sostenendo che non vedeva alcuna fretta di dare avvio alle trattative per il CCL poiché i membri della sua associazione avevano assunto le loro giornaliste e i loro giornalisti a condizioni decorose. Nel frattempo la situazione è divenuta nota a tutti: nelle redazioni lo stress e l’insoddisfazione sono fortemente aumentati, mentre gli stipendi e gli onorari sono in parte drasticamente diminuiti negli ultimi dieci anni. E anche gli ispettorati del lavoro hanno constatato già lo scorso anno, secondo quanto riferito da syndicom e impressum, che la protezione della salute non viene garantita in diverse redazioni. Soprattutto la registrazione delle ore di lavoro. Anche per questo syndicom e impressum hanno esortato diverse volte l’associazione degli editori e il suo presidente ad avviare delle trattative per un CCL. Dal momento che i giornalisti continuano a essere trascurati e tenuti sulla corda, syndicom e impressum esortano, assieme alla CT, che quest’anno sia posto sotto esame il settore giornalistico – e che vengano prese adeguate misure correttive.
La lunga strada
Vi avevamo già informato, nel giornale di syndicom, sulla dis ciazione di settore Viscom e dell’inizio delle trattative a giu generalmente ai colleghi che lavorano di notte. Il 26 agosto ( presuppone che su incarico delle tipografie di giornale Viscom * Roland Kreuzer Noi non neghiamo l’esistenza di problemi che assillano una parte delle tipografie da molti anni, e non neghiamo nemmeno che la decisione della Banca Nazionale Svizzera (BNS) di abolire la soglia minima di cambio tra franco ed euro abbia ancora inasprito queste problematiche per alcune di esse. Ma non accetteremo che sotto le spoglie di questa “atmosfera di crisi” fatta in casa venga saccheggiato il portafoglio dei lavoratori e delle lavoratrici dell’industria grafica. Questi problemi non li abbiamo causati noi, la problematica del corso del cambio si può risolvere solo a livello politico, e le “soluzioni settoriali”
re il franco svizzero. Sta di fatto che ci sono sempre più associazioni di settore che davanti a dei calcoli concreti si stanno convincendo sempre di più di questa necessità d’intervento. È comunque scandaloso che proprio le tipografie di giornale vogliano sfruttare l’insicurezza dei dipendenti nell’industria grafica per imporre un prolungamento degli orari di lavoro e per costringere i colleghi che lavorano la notte a prestare lavoro gratuito e ad accettare la riduzione delle indennità notturne e dei buoni pasto fino ad un taglio concreto del salario dai 500 ai 1000 franchi. Ad oggi il mercato svizzero della stam-
«Non accetteremo che sotto le spoglie di questa “atmosfera di crisi” fatta in casa venga saccheggiato il portafoglio dei lavoratori e delle lavoratrici dell’industria grafica». non esistono. Per questo davvero non si capisce perché Viscom non sia disposta ad aumentare, insieme, la pressione politica al fine di portare la BNS a svaluta-
pa dei giornali viene controllato da sei aziende con nove centri stampa (Tamedia con tre sedi, Ringier, NZZ/St. Galler Tagblatt, AZ Medien, Centro Stampa,
Quella rivoluzione difficile da accet tare
Multimedia – un investimento nel futuro
Il futuro del giornalismo è multimediale. Finché non verrà chiarita la questione del guadagno in rete, le case editrici continueranno a essere prudenti. Ma questo non deve trattenere i giornalisti dall’investire nel loro futuro multimediale. Anzi. Alexandra Stark *
Cosa fa un’azienda, quando vuole sviluppare qualcosa di nuovo? Esatto! Investe e fa sperimentare il reparto di ricerca e sviluppo. Quando la nuova idea raggiunge gli standard di qualità richiesti, viene immessa sul mercato. Funziona così, ovunque. Tranne per i media. Nelle case mediatiche – almeno in quelle svizzere – non esistono pressoché reparti di ricerca. I singoli giornalisti ovviamente sono liberi di provare cose nuove, ma solo dopo aver consegnato il lavoro regolare, e il risultato deve corrispondere alle più alte esigenze già dopo
il primo tentativo. «Non abbiamo né risorse, né soldi, né tempo», ecco cosa mi sento dire spesso. E quasi come scusa poi viene addotto: «In fondo i nostri soldi ce li guadagniamo ancora con la carta stampata». Vero! Per ora sì, ancora. Io sono convinta che un atteggiamento del genere costituisce l’inizio della fine. Perché in questa visione narcisista focalizzata soltanto sulle condizioni produttive s’ignora la forse maggiore trasformazione del mondo mediatico degli ultimi anni:
il pubblico consuma sempre più media online e ci misura unicamente dalle uscite. Ma su quali risorse si basi l’output, non interessa l’utente – ed è giusto che sia così. Se il consumatore non è più contento della nostra offerta copia-incolla taroccata, svanisce. E per cambiare la situazione non bastano i pochi lavori pionieristici come per esempio il “Platzspitz”-Dossier del Tages-Anzeiger o le nuove forme come Live-Ticker e animated Gif. Infatti di alternative ce ne sono a bizzeffe – grazie a internet e soprattutto ai social media.
Ecco perché il giornalismo ha solo una chance: trovare il suo pubblico. E l’offerta deve essere migliore di quella che la gente trova gratis su internet, altrimenti non ci si faranno mai dei soldi. Affinché il giornalismo possa trovare il suo pubblico, esso deve essere venduto sul giusto canale. I giornalisti nel corso del tempo hanno sviluppato delle forme che hanno dato buona prova di sé. Per i canali digitali in fortissima crescita esistono solo pochi formati, come per esempio i Live-Ticker o le serie di foto (bildstrecken). Ancora oggi una
grossa parte del contenuto viene importato da un altro canale, e ritoccato, semmai, proprio minimamente. E rieccoci all’argomento iniziale di questo articolo, ovvero la “mancanza di risorse”. Questo circolo vizioso non verrà interrotto finché le case mediatiche continueranno a considerare il multimedia come un continuo costo anziché un investimento nel futuro. Ma non sono solo gli editori ovvero le rispettive redazioni ad essere in difficoltà. Personalmente continuo a meravigliarmi di come i
Dalle professioni | 9
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verso un nuovo CCL
sdetta del contratto collettivo di lavoro (CCL) dell’industria grafica da parte dell’assougno: l’attacco programmato all’orario settimanale di lavoro, alle indennità notturne e (dopo la chiusura redazionale di questo giornale) i negoziati CCL sono andati avanti. Si m cercherà di perfezionare il suo pacchetto di tagli assurdi e immotivati entro novembre.
Zehnder Print e Somedia). I restanti piccoli stampatori di giornali finiscono sempre più sotto la pressione delle grandi aziende che praticano la politica del basso costo. Le grandi tipografie di giornale si fanno concorrenza tra loro, qui non c’entrano né la concorrenza dall’estero né il cambio euro-franco. Con l’obbligatorietà generale anche le due tipografie Somedia e Zehnder, attualmente ancora fuori dalle regole CCL, verranno costrette a rispettare gli standard minimi. Viceversa un ribasso del lavoro notturno condurrebbe a delle perdite insostenibili di svariate centinaia di franchi per i lavoratori notturni, a dei tagli del personale presso i grandi centri stampa e ad ulteriori chiusure di piccole tipografie di giornale che non vogliono sfruttare in maniera scrupolosa “il vantaggio del discount notturno” come invece le gran-
di aziende. Le aziende mediatiche, proprietarie di questi centri stampa, continuano a godere di ottima salute, come dimostrano i bilanci annuali e presto i risultati del primo semestre 2015. Tamedia nel 2014 ha portato a casa un risultato maggiorato di 40 milioni. Andando
esponenti imprenditoriali, contrapponiamo un secco no. Noi i problemi li vogliamo risolvere, non inasprire: pressione politica per far reintrodurre la soglia minima di cambio per l’euro, prepensionamento invece di licenziamenti, obbligatorietà generale del CCL, pubblicizzare l’industria grafica svizzera presso i Cantoni, la Confederazione e presso le aziende che essa controlla (FFS, Swisscom, Posta, Ruag), nel-
«La domanda sorge spontanea: i datori di lavoro leader dell’industria grafica sostengono ancora il CCL? A parole sì, a livello materiale e sostanziale sussistono dei grossi dubbi». a 160 milioni, la NZZ è risultata in negativo soltanto “grazie” ai costi di chiusura della tipografia a Schlieren… E questi buoni risultati dipendono comunque ancora per buona parte dai prodotti stampati, malgrado il calo delle edizioni e la crisi del mercato pubblicitario stampato! Alle soluzioni prive di senso ai problemi dell’industria grafica, come propagandate da alcuni
le grandi aziende come Migros, Coop, Swiss, banche ecc. Proprio nell’ultimo ramo Viscom ha fatto un ottimo lavoro con la sua campagna “Printed in Switzerland”. Ma l’associazione padronale stessa rischia di annullarne gli effetti se continua a propagandare la sua visione di un CCL al ribasso, che priverebbe questa campagna dei suoi buoni argomenti (le tipografie aventi un contratto collet-
tivo in Germania, Austria e Francia per es. lavorano 35 e non 42 ore a settimana!). La domanda sorge spontanea: i datori di lavoro leader dell’industria grafica sostengono ancora il CCL? A parole sì, a livello materiale e sostanziale sussistono dei grossi dubbi. Gira la voce secondo cui Tamedia (ed eventualmente altre aziende regine del settore) abbia intenzione di abbandonare Viscom e il CCL per la fine del 2015 preannunciando il proprio ritorno solo davanti a un CCL più consono al suo immaginario. Noi di certo non ci faremo ricattare.
Nonostante la strada per un nuovo CCL si preannunci in salita, noi l’affronteremo in maniera decisa e unita: perché noi il CCL lo sosteniamo davvero! E per raggiungere l’obiettivo CCL serve il “Coraggio di stampa!” di chi è coinvolto, il sostegno di syndicom e dell’intero movimento sindacale, perché tutti insieme dobbiamo impedire che dei datori di lavoro accecati dal neoliberismo guadagnino vento in poppa per le navigate future.
* Roland Kreuzer è responsabile settore Media.
Concorso per borsa di studio nelle arti grafiche La Fondazione Leins Ballinari, a Bellinzona, apre il concorso per l’assegnazione di una borsa di studio nel settore delle arti grafiche. Il concorso è aperto a cittadini svizzeri o stranieri domiciliati nel Cantone Ticino che intendono frequentare, nel settore delle arti grafiche, in Svizzera o all’estero, una scuola universitaria professionale, una scuola specializzata superiore, un corso di preparazione a esami professionali o esami professionali superiori, altre scuole o corsi riconosciuti dalla Fondazione. Le professioni che rientrano nel bando di concorso sono: poligrafo AFC, tecnologo di imballaggio AFC, tecnologo di stampa AFC, operatore postpress AFC, grafico AFC e tecnologo di stampa (serigrafia) AFC e le successive formazioni a livello superiore. Le domande di partecipazione al concorso devono essere presentate alla Fondazione Leins Ballinari, c/o Divisione della formazione professionale, CP 367, 6932 Breganzona, entro il 16 ottobre 2015. Ulteriori informazioni sulle modalità di partecipazione possono essere chieste alla Divisione della formazione professionale, Breganzona, sig.ra Jasmin Ognissanti-Rossi, tel. 091 815 31 34.
sempre meno giornalisti: una crisi globale! Ma questi critici davvero credono che fra cinque anni saranno ancora lì a scrivere lunghi articoli per la carta stampata? Il futuro del giornalismo è multimediale. Un buon giornalismo multimediale non cade dal cielo. Va inventato. Da «Il futuro del giornalismo noi. Se non lo facciamo è multimediale. Un buon noi, non lo farà nessuno. giornalismo multimediale non È chiaro che si può copiare dagli altri. Ma il copia-incade dal cielo. Va inventato». colla anche per i formati vano a fare qualcosa di nuovo, funzionano raramente, in quansentendosi dire: non c’era nes- to devono essere adeguati al prosun tornaconto tra investimen- prio marchio e al proprio pubto e risultato nel primo repor- blico. tage multimedia! Il primo video Il multimedia non è fine a sé stesnon soddisfa le (giustamente!) so, ma un mezzo per raggiungealtissime esigenze! La strategia re un obiettivo. Non solo per i online-first non ha funzionato! media, che raggiungono meglio Quello che mi chiedo è: ma non il proprio pubblico. Ma anche per è normale? O c’è chi con la sua le giornaliste e per i giornalisti, prima opera ha forse vinto il pre- che grazie al multimedia avranmio zurighese del giornalismo? no lavoro anche in futuro. giornalisti e le giornaliste, che dovrebbero costituire la lobby del buon giornalismo, fanno propria questa argomentazione. E sono sconcertata di quanta perfidia incontrino i colleghi che pro-
Alexandra Stark (www. alexandrastark.ch, @alexandrastark) lavora a Zurigo come giornalista freelance e offre la sua consulenza alle redazioni. Inoltre è attiva anche come responsabile dello studio alla MAZ.
Continua a diminuire il numero di giornalisti attivi sia in Svizzera che nel mondo. Basti guardare alla vicina Italia. Se è vero che in Italia si leggono sempre meno quotidiani e l’occupazione inevitabilmente è in calo è ancor più sorpendente quello che sta accadendo in America. La crisi della stampa è infatti una problematica globale ma fa scalpore la situazione che si sta concretizzando oltreoceano: nel 2014 si è perso il 10,4% della forza lavoro e si contano solo 32.900 giornalisti attivi, il livello più basso di sempre da quando nel 1978 si iniziò a tenere il conto dei reporter in attività. Nel 2013 i reporter al lavoro erano 36.700.
Questi sono i risultati dell’ultima analisi della “American Society of News Editors” da cui emerge, però, anche una controtendenza nelle grandi testate e in quelle più piccole: i quotidiani tra 250.000 e 500.000 copie hanno assunto più giornalisti con un incremento del 13,98%, mentre quelli con meno di 5.000 copie hanno registrato un aumento del 15,9%. Dove va malissimo è nei quotidiani tra 100.000 e 250.000 copie: qui il crollo dell’occupazione in redazione è stato del 21,58%. Sono ben lontani i tempi d’oro dell’occupazione giornalistica negli Usa quando, nel 1990, si registrò il picco di giornalisti attivi con 56.900 reporter.
10 | Diario di viaggio La via della stampa COSA MANGIARE
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015
due giovani all’avventura
Il bazar delle mille e una stoffa © ET
Il viaggio a caccia di calligrafi e stampatori procede. Nella stupenda città di Isfahan, nell’Iran centrale, soggiorniamo nei pressi dell’incantevole piazza di Naqsh-e jahān: qui, al bazar dell’artigianato, uno stampatore di tessuti ci accoglie nel suo atelier. Andrea Ventola* La dieta iraniana è principalmente carnivora: che si tratti di pollo, cammello, manzo o agnello, la carne è onnipresente sotto forma di spiedini alla griglia o kebab, ed è spesso accompagnata dal delicato riso allo zafferano, oppure da olive e pomodori. In Iran ci arriviamo dopo una settimana di Kirghizistan. Con Isfahan è subito amore a prima vista: la bellezza della città è tale da mozzare il fiato, la sua gente è incredibilmente cordiale, al punto da invitarci nelle rispettive abitazioni rifocillandoci e accompagnandoci ovunque. Respiriamo un calore umano profondo, ci sentiamo amati nonostante le differenze culturali e religiose. Nell’immensa piazza di Naqsh-e jahān, una delle più grandi al mondo, vi è il fecondo bazar dell’artigianato, un immenso mercato di stoffe pregiate, tappeti, oggetti in metallo cesellato, dipinti, oli, spezie, profumi... Le volte del bazar sono riccamente decorate, il vociferare pacato delle trattative commerciali è una litania costante che accompagna la nostra ricerca. Begrouz, commerciante e stampatore di tessuti, ha il negozio numero 5 vicino alla Moschea del Venerdì. Qui, circondati da centinaia di stoffe, in un clima da mille e una notte, gli rivolgiamo le nostre domande.
Ci puoi dire qualcosa sulle origini
© ET
Dove andarE
La città di Isfahan è l’essenza dell’Iran: magnifici edifici islamici e chiese armene, parchi vivaci perfettamente curati, uomini dagli occhi turchese e donne affascinanti avvolte in veli colorati, la città è un mix perfetto di bellezza e solidarietà. Qui vi sentirete a casa.
mano in Isfahan. Quest’azione ha migliorato la situazione proteggendo sia gli artigiani che i compratori. Chi visita la Persia vuole ammirare le grandiose opere artistiche e godere di un artigianato di alta qualità. I visitatori inizialmente non sono molto competenti, ma ascoltano e si appassionano facilmente. Abbiamo clienti dall’Italia, dalla Francia, che apprezzano il nostro lavoro.
Abbiamo incontrato altri stampatori di stoffe in Asia, ognuno adotta un procedimento differente, qual è il vostro?
persiane di queste stoffe, Begrouz? «Il procedimento di stampa a mano con blocchi di legno su cotone prende il nome di qalamkari. È una tecnica antica che dall’Iran, da Isfahan in particolare, si è espansa in Pakistan, India e Cina tramite le carovane che attraversavano la via della seta. I blocchi riprendono i motivi degli affreschi delle moschee e dei palazzi.
In Asia abbiamo notato che, in risposta al devastante Made in Chi-
na, vi è una rinascita dell’artigianato grazie alla consapevolezza dell’unicità dei prodotti locali. Qual è la situazione in Iran? In Iran l’artigianato soffre molto. Al momento ci troviamo nel mezzo del boom dei prodotti in serie e a basso costo, la crisi che ci sta colpendo non favorisce l’artigianato, ci vogliono ancora anni prima che cominci la ripresa. Inizialmente al bazar c’erano venti negozi come il nostro, oggi soltanto tre. La situazione è peggiorata, molti negozianti hanno venduto e si sono messi a produrre in serie, abbandonando
definitivamente l’artigianato.
C’è però un incremento del turismo. L’industria artigianale non ne beneficia? Certo. Il turismo è una manna, i visitatori vogliono conoscere la storia del processo che ha portato alla nascita del prodotto e acquistano con maggiore consapevolezza. Ma è il governo che deve proteggere gli artigiani. Ad esempio tre anni fa è stato emesso un divieto, valido solo per questa piazza, di vendere prodotti che non siano completamente fatti a
Innanzitutto i vestiti sono in semplice cotone. Togliamo parte dell’ordito e ne ricaviamo delle frange. Laviamo il cotone e lo tagliamo nella dimensione definitiva, mentre per le lavorazioni più elaborate ci affidiamo ad alcune sarte esterne. Stiriamo i tessuti e stampiamo in primis col colore nero, che è la base del disegno. Poi stampiamo gli altri due o tre colori partendo dal più chiaro. Il processo è tutto in positivo, non utilizziamo cera coprente e non immergiamo i tessuti nel colore. Dopo la stampa spediamo i tessuti in un laboratorio dove fissano i colori con il vapore. Venite, vi faccio vedere». Begrouz ci accompagna al laboratorio fuori città e ci mostra il procedimento. In una stanza quattro uomini si occupano della stampa: gli artigiani siedono a terra, le gambe infilate in un buco sotto il tavolo per non soffrire la postura, usano la riga della stoffa per il disegno, tracciano un cerchio con un compasso rudimentale, poi stampano sulla traccia del cerchio. Il più esperto prepara le basi in nero e gli altri stampano i colori successivi. La produzione giornaliera è di 10-20 pezzi. Begrouz ci mostra infine le vasche. «Qui è dove si ottiene il colore rosso, solo il rosa può cambiare di tonalità, se lo facciamo bollire nella vasca di rame si ossida e diventa rosso scuro. Questa invece è dove si ottiene il beige, attraverso la polvere di melograno, e quest’altra è per la fissazione dei colori attraverso il vapore». Terminata la visita ringraziamo Begrouz e, dopo aver acquistato i nostri souvenir ci dirigiamo alla volta del negozio di miniature, nell’atmosfera magica del bazar di Isfahan.
* Andrea Ventola è giornalista indipendente, ha collaborato per Ticino Passion e per la Rivista di Lugano. In alto: Begrouz, commerciante e stampatore di tessuti, ha il negozio numero 5 vicino alla Moschea del Venerdì. Immagini qui a fianco: Il procedimento di stampa a mano con blocchi di legno su cotone prende il nome di qalamkari. Foto: Elena Turienzo
Ritratto Diritto | 11
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015 “aumenti salariaLI E INDENNITÀ SONO IL FRUTTO DELLA LOTTA UNITARIA DI PERSONALE E SINDACATI ”
Anche nei rapporti umani è cambiato molto «Dei sindacati forti servono soprattutto nelle grandi aziende, per tutelare gli interessi dei lavoratori. A chi si lamentava di continuo in azienda ho sempre detto: iscriviti al sindacato, vieni alle riunioni ed esprimi le tue critiche! Ma ci sono persone che vogliono soltanto reclamare, e che non sono disposte ad impegnarsi per qualcosa. Ma come ho detto spesso, senza l’appoggio del personale, i sindacati non sono in grado di lottare. Ma chi dobbiamo ringraziare – se non loro – per i nostri aumenti salariali e per le nostre indennità?». Edi è cresciuto nel Vallese. Dopo la scuola dell’obbligo ha lavorato un anno come corriere postale per la fabbrica di alluminio Alusuisse. E siccome questo lavoro gli è piaciuto, nella primavera 1967 ha fatto richiesta alla Schanzenpost di Berna come postino. Sei mesi dopo ha iniziato il suo apprendistato presso le spedizioni postali come impiegato in uniforme. Sono seguiti quattro mesi nel centro lettere e nel recapito e poi il periodo presso l’ufficio poste ferrovie, impiego portato avanti anche dopo l’apprendistato, interrotto soltanto dal servizio militare e da sporadici impieghi come sostituto postino. «Gli anni alla posta ferroviaria
sono stati i più belli! Abbiamo girato tutta la Svizzera, e sulle nostre spalle gravava una grossa responsabilità», ricorda il veterano postale. Tra i lavoratori – e le poche lavoratrici – della posta ferroviaria regnava una bellissima amicizia. Tutti sapevano che il lavoro di smistamento doveva essere finito per un certo orario e che serviva l’aiuto di tutti. «A Losanna, o Zurigo o San Gallo, dove a volte avevamo una sosta di mezz’ora o addirittura di due ore, capitava che s’andava a bere qualcosa al bar». Ma l’intensificazione degli orari delle FFS poi ha accelerato il ritmo lavorativo degli impiegati delle ferrovie postali: «Le pause sono diventate sempre più corte. Nel 2004 poi la posta ferroviaria è stata abolita». Dopo vari aggiornamenti interni Edi Zengaffinen nel 1988 è diventato istruttore/assistente per gli apprendisti presso la direzione postale KPD di Berna. In questa funzione ha elaborato dei corsi introduttivi, ha insegnato durante le ore di scuola settimanali e ha impartito corsi di formazione e lezioni specialistiche. Nella sua sfera di competenza all’epoca venivano formati duecento apprendisti all’anno. Nel 1998 la professione dell’im-
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Dall’estate scorsa, Edelbert Zengaffinen, detto Edi, è in pensione. La sua attività come impiegato postale l’aveva già abbandonata un anno prima, mantenendo però il suo incarico come insegnante di logistica presso il centro di formazione professionale e di perfezionamento BWZ di Lyss fino agli esami finali di tirocinio 2014. Come maestro è entrato nella storia: sì, perché in fondo ha formato intere generazioni di postine e postini. Edi è iscritto al sindacato dal 1968. Prima presso la PTT-Union, poi al Sindacato della Comunicazione, e ora è membro di syndicom. Katrin Bärtschi*
«Il lato umano oggi ha poca importanza» · Edi Zengaffinen non deve più affrettarsi lungo il percorso di consegne.
piegato postale in divisa è stata riconosciuta dall’UFIAML, ovvero dall’Ufficio federale dell’industria, delle arti e mestieri (oggi Ufficio federale dello sviluppo economico e del lavoro, UFSEL). In seguito gli apprendisti della Posta sono passati dalla formazione aziendale alle scuole professionali cantonali. «Io ho avuto la fortuna di essere assunto come
formatore e insegnante specializzato della Posta», riferisce Edi Zengaffinen «il che mi ha portato ad avere due assunzioni part-time: la Posta e il Cantone». Così è stato finché Edi si è fatto pensionare alla Posta, nel 2013. Poi nell’estate 2014 ha lasciato anche il suo incarico come insegnante. «Se guardo indietro, vedo dei bei tempi. Negli ultimi ventitré anni ho potuto for-
mare molti giovani e metterli sulla retta via per la loro vita. E la Posta per me è sempre stata un buon datore di lavoro». Dai tempi quando Edi faceva il postino sono cambiate tante cose: «A livello professionale è tutto diverso. Ci sono formulari nuovi, processi nuovi, altri servizi. E anche a livello interpersonale è cambiato molto. Ora al centro non c’è più l’essere umano. Il rapporto con la clientela si è fortemente alienato. In fondo il postino va tra la gente, e dunque dovrebbe poter scambiare due parole qua e là». La trasformazione della Posta è stata caratterizzata anche dalla privatizzazione e dalla globalizzazione. «Sono coinvolti tutti», afferma Edi riflessivo. «Sia i piani alti come anche i tirocinanti. E anche nella formazione è cambiato molto». La professione ha subìto numerosi cambi di nome. «Chi delle persone più anziane potrebbe mai pensare che oggi la professione si chiama addetto alla logistica?». Ciò nonostante, Edi è sicuro di una cosa: «Tutto sommato la maggioranza della popolazione è ancora fedele alla nostra Posta».
* Katrin Bärtschi è postina e autrice freelance.
punto e dirit to
Ho 59 anni. La nostra azienda occupa molti lavoratori un po’ avanti con l’età e siamo continuamente esposti a ristrutturazioni e modernizzazioni. A volte ho paura che potrebbero licenziarmi, perché stare a questi ritmi è diventato davvero impegnativo. Non sarei in grado di ammortizzare le conseguenze finanziarie di un licenziamento e inoltre non penso che troverei un nuovo impiego. Esiste una tutela contro il licenziamento alla mia età?». Ci sono disposizioni del Codice delle obbligazioni (CO) e dei contratti collettivi di lavoro (CCL) come anche la prassi giudiziaria che fanno desumere che i dipendenti dal 55esimo anno di età, in qualità di “collaboratori più anziani”, abbiano bisogno, a livello di diritto del lavoro, di una protezione maggiore contro il licenziamento. La perdita del posto di lavoro è un duro colpo per le persone in questa fascia di età (umiliazione dopo un’assunzione di lunga data, disoccupazione di lunga durata, danni alla salute, privazione delle prestazioni assicurative) e un nuovo orientamento professionale è molto difficile se non addirittura impossibile. La tutela può consistere in un prolungamento del termine di disdetta, in una garan-
zia dell’assunzione, in una nuova occupazione nella stessa azienda ma ricoprendo una funzione più adeguata, in un diritto prolungato alle indennità giornaliere dell’assicurazione contro la disoccupazione, nel diritto agli assegni per il periodo di introduzione in base alla Legge sull’assicurazione contro la disoccupazione, nel prepensionamento, nell’applicazione di un piano sociale che tenga conto del licenziamento (inevitabile) e delle sue ripercussioni su dipendenti più avanti con l’età, in un’indennità di buonuscita, ma soprattutto anche nel fatto che un licenziamento pronunciato può essere abusivo in base all’art. 336 CO e portare con sé una sanzione per il datore di lavoro fino ad un massimo di sei mensilità. Secondo la recente giurispruden-
za, quando un datore di lavoro licenzia un dipendente anziano assunto da diverso tempo (4A_384/2014; dipendente di 59 anni con 11 anni di servizio) regolarmente sorge la domanda se in base all’art. 336 cpv. lett. a) si tratti di un licenziamento (abusivo) discriminatorio a causa dell’età, anche davanti ad una capacità produttiva oggettivamente ridotta, in quanto il datore di lavoro avrebbe violato un suo obbligo più alto di assistenza, che avrebbe dovuto manifestarsi proprio nelle modalità della disdetta. Il maggiore obbligo di assistenza del datore di lavoro consiste nel fare il possibile per mantenere integrato nel processo lavorativo il dipendente in età avanzata. Se un licenziamento appare inevitabile, il datore di lavoro deve
innanzitutto ottemperare a tre doveri, ovvero all’obbligo di informare sull’intenzione del licenziamento, all’obbligo di ascoltare il dipendente e di cercare una soluzione riguardo ad un’occupazione alternativa in azienda o – anche nel caso di una prestazione insufficiente e comportamento insoddisfacente – nel concedere un’ulteriore chance a rimanere assunto, perché altrimenti corre il rischio che una disdetta impugnata per iscritto (CO 336b) venga giudicata dal tribunale come discriminatoria a causa dell’età, ovvero abusiva. Attualmente la protezione legale contro il licenziamento per i lavoratori più anziani a partire dal 55esimo anno di età viene considerata insufficiente. Per questo il Consiglio federale in
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Protezione contro il licenziamento di dipendenti più anziani
Ruth Wenger, lic. iur. collaboratrice servizio giuridico
data 27.4.2015 ha deciso di adottare delle misure per migliorare questa tutela. Tirando le somme, possiamo dire che i dipendenti più anziani costituiscono la maggioranza della popolazione lavorativamente attiva. La protezione contro il licenziamento soprattutto dai 59 anni con un’appartenenza all’azienda da circa 10 anni è stata rafforzata di recente dalla giurisprudenza, ma servono degli adeguamenti legali e adeguamenti anche nei CCL. In caso di bisogno fatti consigliare in tempo dal segretariato regionale competente di syndicom.
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Segretariato
Cambiano i venti, cambiano i volti Passaggio di testimone. Dopo 16 anni, la segretaria sindacale Barbara Bassi lascia il suo incarico della sezione Press al collega Nicola Morellato. Giovanni Valerio so in particolare a coloro che mi hanno sostenuto nei primi passi, ai vari membri di comitato, ai diversi presidenti e presidentesse. Tra i tanti iscritti poi vi sono indubbiamente quelli con i quali si crea un maggior legame, vuoi per simpatia, vuoi per condivisione di pensiero.
45 anni, divorziata, Barbara Bassi vive in Ticino con suo figlio Pascal (10 anni) e il compagno Giuseppe. Scuola dell’obbligo alla scuola svizzera di Milano, studi a Zurigo, alla scuola cantonale di commercio a Bellinzona e infine si laurea in legge all’università di Friborgo. Oltre a piccoli lavori per mantenersi agli studi, è stata giornalista, consulente all’antenna profughi di Chiasso e, per oltre 16 anni, segretaria sindacale sia per il settore dei media che per le pari opportunità. Da 5 anni dirige al contempo la testata sindacale syndicom-il giornale. Dal 2013 siede, unica donna e sola rappresentante della Svizzera italiana, nella Commissione federale dei media (cofem).
Da giugno ti occupi del giornale e non più del segretariato, come mai? Lasciare il mio impiego al 30% come segretaria sindacale non è stata una decisione facile. Ci sono più motivi che mi hanno fatto maturare questa scelta: dal progressivo peggioramento del mondo del lavoro (diventato sempre più aggressivo) all’attitudine di alcuni iscritti che vivono il sindacato ormai solo come un’assicurazione e a volte addirittura come un avversario; da certe dinamiche interne alla decisione di decurtamento del salario. Insomma, una serie
Può sembrare banale ma in cima alla lista metto il “grazie” degli iscritti. In 16 anni ci sono stati diversi traguardi importanti, dalla trattativa del CCL 2000 per giornalisti a qualche piano sociale per tutelare al meglio i dipendenti colpiti dai tagli aziendali. Poi l’aver contribuito allo sviluppo dei Corsi di giornalismo. Ma la lista sarebbe troppo lunga se dovesse essere esaustiva.
Cosa è cambiato da allora, nella tua occupazione e nel mondo del lavoro in generale? Beh, nella mia occupazione purtroppo la percentuale di lavoro è andata sempre diminuendo, cosa che non si può dire del carico di lavoro. Nel mondo del lavoro, invece, devo dire che ho assistito a un progressivo imbarbarimento e a uno smantellamento sia della condizione del partenariato sociale sia delle tutele lavorative, per non parlare poi del triste assottigliarsi di effettivi nelle redazioni. Cose che un tempo erano scontate come il riconoscimento degli scatti salariali o il diritto a una formazione, ma anche compensi perlomeno dignitosi per i freelance, oggi non hanno più alcun valore.
Quali sfide attendono i sindacati nei prossimi anni?
Sopravvivere a questa ondata di egoismo e individualismo dove sempre più persone sono pronte a barattare onestà e dignità per salvaguardare i propri interessi anche se «Ho conosciuto tante persone e significa vendere la propria madre al mercato. con alcune posso dire che è nata Nel mio settore specifico un’amicizia. Penso in particolare a vincere, si spera insieme coloro che mi hanno sostenuto nei primi agli editori, la sfida della digitalizzazione per passi, ai vari membri di comitato, ai avere un futuro mediadiversi presidenti e presidentesse». tico pluralista, indipendente, professionale e di segnali che mi ha indicato che forse rispettoso dei diritti dei giornalisti e di avevo fatto il mio tempo e che era ora tutte le figure professionali che lo comdi lasciare il posto a qualcuno che arri- pongono. vasse fresco, pieno di energie e di nuove idee. Ho anche pensato che, se vole- E quali consigli dai al collega Nicola che ti vo fare nuove esperienze professionali, sostituirà? visto che ho compiuto 45 anni, dovevo Di non dimenticare mai che il nostro stifarlo ora. Nel cassetto custodisco infat- pendio lo pagano i colleghi e le colleghe ti fin da bambina il sogno di fare l’inse- che hanno scelto di sostenere con le quognante e da alcuni mesi mi sto adoperan- te il sindacato e di conseguenza va fatto do per realizzarlo. il meglio che possiamo fare per tutelarli. E di non smettere mai di credere in Hai lavorato prima a comedia poi a syndi- quello che fa.
com per 16 anni: cosa resta, anche a livello di contatti umani, di un tempo così lungo passato nel sindacato? I contatti umani sono sicuramenti quelli che hanno reso la scelta così difficile e dolorosa. Un po’ come un divorzio. Ho conosciuto tante persone e con alcune posso dire che è nata un’amicizia. Pen-
Quale domanda vorresti porre a Nicola? Voglio in verità fargli i miei auguri per questa nuova avventura. Gli passo con fiducia il testimone e spero che possa superare con il sostegno di Marco e Adria (colleghi di ufficio) gli ostacoli che si troverà sul cammino.
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Quali le maggiori soddisfazioni?
39 anni, di Carona, convivente e padre di 2 bambine piccole, Nicola Morellato ha una formazione commerciale. Dopo aver lavorato per tre anni nella produzione e nella pianificazione di campagne pubblicitarie presso un’agenzia di comunicazione, ha operato come tecnico-commerciale presso un’engineering parafarmaceutica. «Qui – ricorda Nicola – ho iniziato a interessarmi delle questioni sindacali, parlando con i colleghi, dialogando con i datori di lavoro. Pur non essendo delegato sindacale, ho capi-
cali. Ma sono convinto che il sindacato sia la più elevata espressione democratica che possa concretamente contrastare gli abusi e imporre il rispetto dei diritti dei lavoratori. syndicom sta attraversando un’importante fase di trasformazione e rinnovamento, con presupposti fondamentali che mi permettono di affrontare con entusiasmo e determinazione le sfide e i cambiamenti del prossimo futuro. Stiamo lavorando per ricostruire un sindacato efficiente che sappia dare risposte concrete ai lavoratori.
Quale ambiente hai trovato, all’interno del sindacato e nel mondo del lavoro?
L’ambiente di lavoro è ottimo e il nuovo team affiatato. In questo primo anno di attività, il responsabile cantonale Marco Forte mi ha impressionato per concretezza, lungimiranza e capacità di negoziazione. Il mondo del lavoro sta vivendo una fase molto complicata che mette in discussione l’efficacia del sindacato e il ruolo stesso che esso si prefigge. È fondamentale convincere i lavoratori sull’importanza di «Magari in passato il sindacato tornare a fare sindacato in puntava troppo sulle idee, sugli azienda, magari trovando nuove forme di comuniideali, perdendo però il contatto cazione e trasformando la con la realtà. Per questo bisogna nostra capacità di rappreriprendere in mano i problemi sentanza. Per questo, con Marco (che è a syndicom reali. Il sindacato deve inoltre dal maggio 2014) abbiamo modernizzarsi e trovare nuove fatto una mappatura delle diverse aziende e cerchiaforme di partecipazione». mo di andare regolarmente a far visita ai lavoratoto che era questa l’attività che mi inte- ri. Ora, in momenti di crisi economica, ressava di più. Nel settore privato, dove di sfiducia nel sindacato, la nostra precontano sempre più il business, l’utile, il senza sui luoghi di lavoro è più che profitto, ho messo in discussione il mio mai necessaria, come ci ha rimproveralavoro. Considerato il mio spirito “sin- to qualcuno… Magari in passato il sindacale”, ho deciso di candidarmi pres- dacato puntava troppo sulle idee, sugli so alcune federazioni USS con l’obietti- ideali, perdendo però il contatto con la vo di entrare concretamente nel settore. realtà. Per questo bisogna riprendere in Con un concorso, sono stato assunto dal mano i problemi reali. Il sindacato deve sindacato svizzero del servizio pubblico inoltre modernizzarsi e trovare nuove VPOD, prima all’amministrazione (per forme di parnmtecipazione. Per farlo, un anno), per poi diventare funzionario deve concentrarsi esclusivamente sulle sindacale. Per tre anni mi sono occupato tematiche sindacali, ascoltare e cercare in particolare della gestione di casi indi- di capire maggiormente i reali problemi viduali nel settore socio-sanitario, dove dei lavoratori cercando di non imporre vigono i contratti collettivi, negoziati la propria visione che a volte può appacon le controparti, che sono per lo più rire ideologica. cantonali. Dal dicembre 2014 syndicom mi ha permesso di dare inizio a questa Sostituisci Barbara, che ha lavorato qui per nuova sfida professionale che ho accetta- ben 16 anni: quali consigli vorresti chieto con entusiasmo. Attualmente, oltre al derle? settore Stampa e media elettronici, sono Sostituire Barbara non sarà semplice; segretario regionale per i settori Teleco- acquisire le conoscenze settoriali necesmunicazioni e Comunicazione Visiva». sarie è una sfida che ho già iniziato ad affrontare. Senz’altro il fascino che susciDa alcuni mesi lavori già a syndicom, quin- ta questo settore professionale mi darà di hai imparato a conoscere la realtà di l’entusiasmo e la forza per dare il masquesto sindacato. Come credi che possa simo e fare del mio meglio. Fortunataessere incisivo in un momento così deli- mente, Barbara è ancora attiva come redattrice del giornale sindacale e resta cato? Rispetto al mio precedente incarico alla dunque un’importante fonte di informaVPOD, la differenza è sostanziale in zioni alla quale posso attingere in caso di quanto parte dell’attività sindacale vie- necessità. Posso inoltre contare sull’apne coordinata a livello nazionale. Questo poggio di un comitato attivo e comperichiede più tempo nonché una gestio- tente che sono convinto mi darà il sostene più organizzata delle attività sinda- gno necessario.
Attualità Ticino | 13
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015 mondo del lavoro
Sondaggio RRL Postmail Lugano Continua da pag. 1
INTerVISTA A Marco Forte supporre che vi sia un certo timore nell’esprimere il proprio pensiero. Il 90% degli intervistati è addetto al recapito mentre solo il 5% delle risposte al questionario proviene da Team Leader o Vice Team Leader. Le risposte dei TL e VTL sono state inserite nel computo delle risposte generali. Coloro che non hanno messo un’indicazione sono il 5% degli intervistati.
© BB
Sei soddisfatto della gestione e del modo di relazionarsi da parte della direzione PostMail RRL Lugano?
inserire le proprie osservazioni o i propri commenti. Su un totale di 135 invii ha risposto il 56% degli interpellati, vi è stato quindi un riscontro molto positivo. Addirittura la metà di coloro che hanno risposto ha inserito dei commenti. Questi dati dimostrano una grande volontà di partecipare e di esprimere la propria opinione su temi molto sentiti. In totale ha risposto il 30% di tutti i lavoratori impiegati presso PostMail RRL di Lugano, quindi si può senz’altro affermare che il sondaggio è rappresentativo. Come potrete constatare dai grafici, il quadro della situazione lavorativa nella regione è molto negativo. Sebbene fossimo coscienti che esistesse un malcontento, non pensavamo che il problema fosse di così grandi dimensioni. I molti commenti che sono stati inseriti a complemento delle risposte consentono di capire più nel dettaglio i motivi di questo malcontento e forniscono gli elementi necessari per permettere di intervenire in maniera mirata. Questa esperienza si è rivelata senz’altro positiva e sarà sicuramente riproposta anche in futuro. A differenza dei sondaggi che effettua la Posta in materia di soddisfazione del personale, il nostro contiene domande più dirette e mirate che permettono di far emergere i problemi in modo più immediato. I dipendenti si sentono più liberi di esprimere il proprio malcontento quando il loro interlocutore è il proprio sindacato piuttosto che i propri superiori. Inoltre, benché la Posta affermi che il suo sondaggio sia anonimo, parlando con diversi di voi è emerso che molti ne dubitano fortemente. Un dubbio che, indipendentemente dal fatto che sia giustificato o meno, rischia di limitare la libertà di espressione. Ci teniamo comunque a sottolineare che questo nostro sondaggio non vuole mettere in discussione i risultati di quello condotto dalla Posta, ma vuole dare degli elementi in più per comprendere meglio le reali condizioni di lavoro dei dipendenti. La Posta concorda con il sindacato che è di fondamentale importanza avere un personale motivato come pure afferma di tenere molto alla salute e alla sicurezza dei propri dipendenti. Se ciò è vero, lo deve dimostrare definendo insieme a syndicom delle misure concrete atte a migliorare sensibilmente la situazione presso la RRL di Lugano.
RISULTATI DEL SONDAGGIO Il 70% degli intervistati si è avvalso della facoltà di non mettere il proprio nome sul questionario nonostante fosse stato garantito l’anonimato. Questo dato lascia pre-
I lavoratori che non si ritengono per niente soddisfatti dalla gestione e dal modo di relazionarsi da parte della propria direzione sono la maggioranza, addirittura raggiungono il 41%. Se si considera anche coloro che lo sono poco (38%), risulta che vi è un’insoddisfazione generale per il 79% degli intervistati. Un risultato senz’altro negativo che deve far riflettere. Grazie ai molti commenti che sono stati inseriti nel questionario, è possibile anche capire le ragioni di questa insoddisfazione. Molti lamentano mancanza di personale e chiedono una migliore pianificazione del lavoro. Altri hanno evidenziato il problema della percentuale lavorativa che non corrisponde alle ore effettivamente lavorate. Ritengono inoltre che vi sia poca considerazione nei loro confronti e denotano un’incapacità nel relazionarsi da parte della direzione per esempio nel modo di fare le osservazioni. Il 13% afferma di essere abbastanza soddisfatto e solo il 5% si ritiene invece molto soddisfatto. Il 3% degli intervistati non ha messo nessuna indicazione.
Ritieni più in generale di subire pressioni volte a velocizzare il tuo ritmo di lavoro che ti generano stress e agitazione? Dalle risposte a questo quesito emerge in maniera chiara un problema legato alle pressioni per velocizzare i tempi di lavoro. Infatti il 44% degli intervistati ritiene di sentire molto stress e agitazione a causa delle pressioni che vengono esercitate. Il 43% degli intervistati ritiene che le pressioni generino in loro abbastanza stress e agitazione. Anche in questo caso, grazie ai numerosi commenti è possibile capire i motivi di queste risposte. Molti affermano che viene richiesto loro continuamente di aumentare il ritmo di lavoro per raggiungere gli obiettivi e che si sentono sempre sotto pressione. Atri aggiungono che non si tiene conto dell’età avanzata e delle conseguenti limitazioni fisiche. Secondo molti conta solo la quantità e non la qualità, si continua a chiedere di più e in meno tempo. Altri spiegano che all’interno del gruppo non ci si sente più colleghi bensì rivali, si chiede di essere più veloci del collega e paragonano il lavoro a una forma di competizione. Molti si sentono sotto controllo e chiedono che sia tolto lo scanner. Altri hanno evidenziato un rischio per la sicurezza in quanto la pressione potrebbe portare a incidenti. Il 9% ritiene di sentire poco la pressione. Alcuni affermano che la pressione dipende anche dai Team Leader e dal loro modo di filtrare la pressione che viene dall’alto. Il 4% ritiene di non subire affatto la pressione. Marco Forte
Sei soddisfat to della gestione e del modo di relazionarsi da parte della direzione PostMail RRL Lugano? Molto
Abbastanza
Poco
Per niente
Senza indicazione
3% 5% 13%
Risultati a sorpresa A seguito del sondaggio RRL Posta Lugano abbiamo fatto alcune domande a Marco Forte, segretario responsabile del settore Posta in Ticino.
Ti aspettavi un risultato così negativo? Sapevamo ci fossero dei problemi non pensavamo fossero di così grandi dimensioni.
Cosa ti ha sorpreso maggiormente di questo sondaggio? Ci ha sorpreso in maniera positiva la partecipazione che è stata superiore alle aspettative. Ha infatti risposto il 56% delle persone interpellate. In totale abbiamo il riscontro del 30% del totale dei lavoratori. Una percentuale che va ben oltre i minimi previsti per la fondatezza dei dati in ambito di sondaggi. Un altro dato che ci ha colpiti è il numero di coloro che non si sono limitati ad apporre crocette ma hanno sentito la necessità di argomentare le risposte. Da una parte quindi è positiva la voglia di partecipare e di esprimersi delle lavoratrici e dei lavoratori, dall’altra è veramente preoccupante il quadro della situazione lavorativa che è emerso dal sondaggio.
syndicom come intende utilizzare i dati raccolti? A fine mese abbiamo in programma un incontro con la signora Silvia Mozzettini, responsabile regionale di Postmail, alla quale abbiamo già inviato i risultati del sondaggio. Questi verranno confrontati con i dati che a sua volta la Posta ha raccolto nei suoi sondaggi. Indipendentemente dai risultati che emergeranno dalla loro valutazione noi ci aspettiamo che vengano attuate tutte le misure necessarie affinché si proceda ad un miglioramento nel più breve tempo possibile della situazione lavorativa dei/delle dipendenti.
Prevedi delle azioni concrete? In base a come andrà questo incontro decideremo insieme ai lavoratori quali passi ulteriori intraprendere. Oggi è evidente che il problema esiste e non lo si può più ignorare. Si tratta dunque solo di capire con che modalità procedere. Questo sarà fatto comunque sempre ponendo coinvolgendo tutti/e coloro che rappresentiamo.
Cosa ti fa credere che la Posta sia disposta a cercare delle soluzioni?
41%
La Posta ha delle responsabilità sociali verso i propri dipendenti e continua a ripetere che ci tiene alla salute e alle condizioni di lavoro dei propri dipendenti. Ci aspettiamo dunque che a queste parole seguano dei fatti. Da parte nostra terremo sempre informati i/le dipendenti sui passi intrapresi.
38%
Ritieni più in generale di subire pressioni volte a velocizzare il tuo ritmo di lavoro che ti generano stress e agitazione? Molto
Abbastanza
Poco
Per niente
4% 9%
44%
43%
Questo sondaggio è stato fatto alla sede di Lugano. Vi immaginate di farlo anche in altre sedi? Sicuramente dopo questa esperienza che ha avuto un riscontro positivo stiamo ragionando sull’opportunità di procedere con altri sondaggi in quei settori della Posta dove ci sono già state segnalate delle problematiche. Grazie a questo strumento abbiamo in mano dei dati concreti e quindi possiamo richiedere con maggiore forza dei miglioramenti delle condizioni di lavoro.
Cosa ti senti di dire ai/alle lavoratori/trici della Posta? Noi lavoriamo per i nostri iscritti è dunque fondamentale che loro continuino a segnalarci i loro eventuali disagi e difficoltà sul posto di lavoro affinché possiamo avere sempre un quadro aggiornato delle condizioni di lavoro ed evitare così che la situazione precipiti.
Intervista di Barbara Bassi
14 | Ticino Cultura cineoltre
Specchio del mondo
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015 territorio
Il Castello di Taverne
Nelle Terre della Carvina i resti di una fortificazione risalente al 1500. Elia Stampanoni*
Qual è il confine tra un film di fiction (cioè con storia e personaggi inventati) e un documentario? Negli ultimi anni, questa linea sottile si è fatta più labile, perché la realtà entra nelle storie e viceversa. Basta osservare, per esempio, due film presentati all’ultima edizione del Festival di Locarno. Lo svizzero Heimatland presenta una trama fantascientifica (una nube minacciosa ricopre il nostro paese, provocando il panico nella popolazione) eppure utilizza immagini di veri tifosi di calcio, proprio per dare un senso di realtà alla vicenda. All’opposto, l’italiano Romeo e Giulietta segue due ragazzi di un campo nomadi della periferia romana che mettono in scena il famoso dramma di Shakespeare, eppure la loro diventa una storia d’amore (quanto vera?). Insomma, realtà e finzione si intersecano sempre più e il confine è più sfocato. L’importante è che si raccontino storie, possibilmente belle storie. Ed è quanto fa una delle sezioni più interessanti del Festival di Locarno, la Settimana della Critica. Ogni anno presenta sette documentari, frutto di una selezione da parte del comitato di esperti dell’Associazione Svizzera dei Giornalisti Cinematografici (ASGC, www.filmjournalist.ch), in modo assolutamente autonomo rispetto al Festival stesso. Le proiezioni della Settimana della Critica, seguite da accesi dibattiti, sono sempre affollatissime, segno di un successo crescente nel tempo. Quest’anno la parte del leone l’hanno fatta i documentari polacchi, con ben tre film, tra cui il notevole Bracia (Fratelli), che ripercorre la vita di due anziani fratelli in un percorso che attraversa la storia del paese, quella con la “S” maiuscola. Bambini, i due vengono deportati con la famiglia in Siberia. Cresciuti, vivono in diversi luoghi dell’allora Unione Sovietica e soltanto negli Anni Novanta riescono a tornare nel loro paese, in Polonia. Dalla storia si passa all’attualità con Lampedusa in Winter, uno dei documentari più interessanti della selezione di quest’anno. Lunga 11 chilometri e larga tre, Lampedusa è un puntino in mezzo al Mediterraneo, fra Sicilia e Tunisia, diventata tristemente famosa per gli sbarchi di immigrati. Il regista, l’austriaco Jakob Brossmann, va oltre il dramma dei migranti per raccontare invece la quotidianità degli abitanti dell’isola, senza servizi né strutture, che si battono per avere migliori collegamenti con la terraferma, che si mobilitano per documentare le tragedie in mare, attraverso un museo che raccoglie ciò che resta dei naufragi, dai documenti alle foto ai giubbotti salvagente. Senza alzare la voce (come a volte fanno i documentari prodotti dalle tv), il documentario segue, nel corso di un inverno isolano, le storie parallele della squadretta di calcio, le battaglie politiche della sindachessa, le giornate in mare dei pescatori (anche di cadaveri), la routine della guardia costiera. Magari tradizionale ma non gridato, non ansiolitico. Sono questi i documentari che ci piacerebbe vedere, anche in televisione.
Si trovano pochi resti, molti sassi, sufficienti però per intravedere le tracce di una torre, della cinta muraria, di una cisterna e, meno facilmente, anche di altre strutture. Siamo sul Dosso di Taverne, immersi nel frastuono dell’autostrada che dagli anni 70 ha bucato anche la collina. Seguendo un breve sentiero dalla strada che collega Taverne a Mezzovico, si arriva quassù in circa dieci minuti e, con molta immaginazione e qualche nozione introduttiva, si può comprendere un importante tassello del nostro passato. Le rovine, infatti, indicano che qui, fino a circa cinquecento anni fa (1517), esisteva un castello. Era una fortificazione di cui si hanno poche notizie, ma che è citata in un documento del 1354 e la cui nascita si fa quindi risalire tra il 1300 e il 1400, probabilmente per mano dei Rusca (o Rusconi), una famiglia originaria di Como che possedeva diverse proprietà nella regione. L’intera collina, anche Monte Bario, è invasa dal bosco che ha preso il sopravvento, ma i recenti lavori di ripristino e la costruzione del percorso pedestre d’accesso hanno in parte riaperto la zona. Una via inaugurata nell’estate del 2014 dall’Associazione Castrum Tabernarum, costituita proprio con lo scopo di ricordare, recuperare e valorizzare i resti del maniero. L’intento del sodalizio è anche di sensibilizzare la popolazione sull’esistenza di questo bene culturale, di cui pochi sono a conoscenza. Si auspica anche di proseguire il progetto con degli studi archeologici e, magari, pure di restaurarne delle parti. Dalle testimonianze e dalle documentazioni recuperate si presume che il castello dominava un tempo la valle, occupando una superficie di circa 1’400 metri quadri, a cui si aggiungevano gli scoscesi pendii circostanti che contribuivano a dare un senso di sicurezza. La struttura era collegata ad
© ES
© WWW.HEIMATL AND-FILM. CH
I documentari proposti dalla Settimana della Critica presentano ogni anno al Festival di Locarno un ventaglio di storie da tutto il pianeta. Dalla Nuova Zelanda alla Polonia, dal Mediterraneo al Giappone, dai migranti al comunismo, sono queste le storie che ci piacerebbe vedere più spesso. Anche in televisione.
Giovanni Valerio
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altre opere di fortificazione presenti nelle Terre della Carvina (l’Alto Vedeggio), come per esempio le roccaforti di Bironico e Mezzovico. Del Medioevo si hanno poche tracce e la storia del castello è ormai molto lontana, ma il sentiero che sale in vetta (437 metri di altitudine) fornisce chiari indizi di altre attività che si sono susseguite sul Dosso fino a pochi decenni fa. I cartelli didattici che accompagnano la breve gita segnalano per esempio il terrapieno del vecchio stand di tiro (fuori uso dal 1970 con la realizzazione dell’autostrada), i fortini edificati durante la Seconda Guerra mondiale, oppure il “Pian da la Scursa”, uno spiazzo dove, secondo alcune attestazioni, i bambini si radunavano a correre e a giocare. Il toponimo dialettale (e locale) scursa, significa di fatto corsa e si presume che il comparto, oggi in parte invaso dal bosco, sia stato una palestra all’aria aperta per molti ragazzi dell’epoca rurale. Non mancano tracce di una selva castanile, situata su un pianoro che molti anni prima (nel 1500) si presume potesse fungere da punto di raccolta e di pascolo per i cavalli a chi accedeva al castello sovrastante. Il declino del Castello di Taverne risale al 1517, quando gli svizzeri, in un contesto politico assai instabile, cominciarono a smantellare diverse opere di difesa per timore che cadessero nelle mani di eserciti invasori. In questa campagna rientrò anche la demolizione del Castrum Tabernarum che, formato da torri quadrate, era ormai vetusto e superato dal punto di vista difensivo. Del Medioevo rimangono quindi solo pochi sassi, mentre del passato recente, ricordi o testimonianze rimandano al mondo rurale ricco di fatiche e di spazi aperti.
* Elia Stampanoni è giornalista RP freelance.
Pensieri Attività | 15
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015
conferenza della gioventÛ 26-27 SeT tembRE, BieNNE
Gioventù – Politica – Graffiti
È con immenso dolore che diamo l’ultimo addio a
Silvia Luckner
nata il 4 aprile 1957 | deceduta il 6 agosto 2015 Purtroppo la malattia non ti ha lasciato nemmeno sei mesi di tempo prima di portarti via con sé. Tu per noi sei stata una cara collega, una sindacalista battagliera e tenace. Eri una convinta umanista con un occhio fotografico incorruttibile. Per anni ti sei impegnata per i giornalisti e i fotografi del nostro sindacato – e dalla fine del 2013 anche con l’incarico di co-presidente del comitato di divisione Stampa e Media elettronici. Ci manchi. Ma il tuo ricordo ci infonde coraggio. syndicom – il sindacato dei media e della comunicazione Sina Bühler, co-presidente Divisione Stampa/Media elettronici Stephanie Vonarburg, segretaria centrale divisione Stampa/Media elettronici Roland Kreuzer, responsabile settore Media Alain Carrupt, presidente di syndicom
addio, cara silvia
Sabine Arnold* Silvia è il motivo per cui mi impegno nel comitato di settore. Partecipavo volentieri alle riunioni proprio perché c’era lei. Col passare del tempo ho imparato ad apprezzare anche gli altri colleghi. Ma sin dall’inizio sapevo che se c’era Sile, tutto sarebbe andato per il meglio. Ci siamo conosciute più di dieci anni fa al Tages-Anzeiger. Lei era una fotografa e io una giornalista di vent’anni più giovane. Una differenza di età presto dimenticata. Talvolta, con quel suo fare burbero tutto particolare, rimproverava noi redattrici: per incarichi fotografici non potevamo mai utilizzare le parole «va subito a fare le foto». Ci ha insegnato il rispetto dell’immagine. In cambio scattava spesso fotografie a noi scribacchine, erano dei ricordi personali pensati per noi. Spesso io e Silvia ci recavamo alle interviste con la sua Fiat Panda gialla traballante. Salutava con disinvoltura gli autisti degli autopostali, in fin dei conti un tempo la sua auto veniva usata per recapitare lettere. Il suo umorismo era disarmante. La sua precedente esperienza come operatrice psichiatrica mi ha permesso più di una volta di avvicinare un’interlocutrice, ad esempio una donna centenaria priva di memoria a breve termine. Silvia si avvicinava alle persone con curiosità. Grande era il suo interesse per ciò che non co-
nosceva e per le culture straniere. I suoi viaggi l’hanno portata tra l’altro in India, Giappone o Mali. Alla Biennale fotografica di Bamako selezionò immagini di giovani fotografi per poi esporle in una mostra a Berna. Nel suo ruolo di curatrice era avvantaggiata dal fatto di non prendersi troppo sul serio. Anche il cancro lo ha affrontato con autoironia. Alla prima chemioterapia mi ha inviato un selfie con un sorriso da un orecchio all’altro e un casco speciale che doveva evitare la caduta dei capelli. Ma avevamo già previsto l’acquisto di una parrucca. Era assolutamente coerente nello stile. La sua collezione di scarpe ne conta, secondo fonti ben informate, ben 150 paia. I suoi vestiti neri, gli occhiali vistosi, il suo trucco – tutto era sempre squisito. Tuttavia la sua vanità non le impediva di sfilare al corteo del primo maggio con un cappellino. La ammiravo come personaggio politico e donna indipendente. Si è battuta fermamente per migliori condizioni di lavoro nelle redazioni e ha rappresentato i professionisti dei media nel comitato centrale del sindacato risultante dalla fusione. Si compiaceva del fatto che facessimo fronte comune con tipografi, postini e non solo. Se c’erano lotte di potere in atto si infastidiva parecchio. Le piaceva andare sempre al cuore dei problemi. Trovava amici ovunque perché si avvicinava alle persone con il cuore aperto. Quanto grande fosse la sua cerchia di amici, lo capivo in occasione delle sue vivaci feste, come pure alla sua ultima e chiassosa festa di addio. Silvia non voleva che fossimo tristi. © Z VG
Silvia Luckner, sindacalista e fotografa, si è spenta in breve tempo il 6 agosto all’età di 58 anni a seguito di grave malattia. Un necrologio a un’amica...
* Sabine Arnold, giornalista freelance, nel comitato del settore Stampa e media elettronici
Il 26 e 27 settembre tutti i membri di syndicom under 31 sono invitati alla conferenza annuale della gioventù syndicom. L’organo più alto del GI Giovani anche quest’anno si riunirà in una conferenza di due giorni, dove non solo verrà eletta la commissione giovani per il prossimo anno ma dove sarà stilato anche un programma politico appassionante. Quest’anno ci incontreremo direttamente a Bienne, all’albergo della gioventù Lago Lodge che si trova sul lago di questa cittadina. Oltre ad un programma politico avvincente anche quest’anno non mancheranno divertimento e attività nel tempo libero. Con il tema “Futuro Svizzera – cosa ci attende?“ discuteremo ed elaboreremo delle posizioni sindacali e ci chiederemo quali ripercussioni avranno sul nostro futuro la situazione in Europa, la crisi greca, il franco forte o la politica di isolamento dell’UDC. In una tavola rotonda i due sindacalisti Serge Gnos di Unia e Manuel Avallone del SEV discuteranno sui vari approcci da adottare sindacalmente per reagire alle sfide concrete. Nella discussione aperta successiva potranno essere poste e discusse tutte le domande che vi interessano. Nella seconda parte ci divideremo nelle nostre relative divisioni, professioni o aziende e discuteremo le posizioni del GI Giovani per il prossimo anno. Questa è l’occasione ideale per comunicare le tue idee, i tuoi desideri o richieste su quello che andrebbe fatto nella tua divisione o in generale. Il risultato dei lavori in gruppo farà da linea guida alla commissione giovani il prossimo anno. La commissione giovani tra l’altro è il gruppo dei giovani membri syndicom che s’incontra
regolarmente anche durante l’anno e che rappresenta la politica giovanile di syndicom. Come in un parlamento, la domenica eleggeremo i 15 membri tra i presenti. Se in questo weekend ti verrà voglia di fare di più, puoi anche riflettere se far parte del nostro gruppo motivato il prossimo anno. Accanto a tutta questa politica però ci teniamo anche a dare spazio al gioco e al divertimento. La sera ci rilasseremo in occasione di dibattiti liberi, giochi o davanti a una birra del vicino birrificio. E poi c’è il lago di Bienne proprio davanti alle nostre porte che può essere usato per rinfrescarsi. La domenica poi ci aspetta un vero “piatto forte”: un workshop sui graffiti. Perfetto per chi ha sempre avuto voglia di esprimersi in questa arte di strada. O su tela o su muro, sotto la guida di veri professionisti ed artisti ciò rappresenterà una bellissima chiusura di questo weekend giovanile. Se hai meno di 31 anni e se abbiamo risvegliato la tua curiosità, saremo lieti di darti il benvenuto a Bienne quest’anno. L’evento è gratuito per gli iscritti a syndicom, e vengono pagati anche il pernottamento, il vitto e il biglietto ferroviario. Michael Moser, responsabile Giovani
Programma: Sabato, 26 settembre 2015 10:00 Arrivo al Lago Lodge 10:30 – 12:00 Retrospettiva sull’anno passato. Parte statutaria 12:00 – 13:30 Pranzo / Caffè / Lago 13:30 – 15:00 Tavola rotonda con Serge Gnos e Manuel Avallone 15:30 – 17:00 Workshop delle divisioni 17:00 – Open End Cena / Lago / Gioco e divertimento Domenica, 27 settembre 2015 9:00 – 10:00 Colazione / Check Out 10:00 – 10:30 Chiusura / Elezione della commissione giovani 2015 11:00 – 14:00 Workshop sui graffiti Iscrizione e domande: jugend@syndicom.ch oppure per telefono allo 058 817 18 09. Il termine d’iscrizione è il 10 settembre 2015. impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana: syndicom, il giornale Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33,
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16 | In chiusura Perfezionamento: www.helias.ch
syndicom | N. 8 | 28 agosto 2015 Regione Ticino e Moesano
Gita annuale Bernina Express
Corsi professionali: Wordpress-Progettare un sito web 26 settembre e 3 ottobre (due sabati) DATA DI OTTOBRE ANCORA DA CONFERMARE, pf contattare il segretariato. Orario: 8.20-11.30, 13.00-16.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Alessandro Bianchi Obiettivi del corso: quali sono i principali CMS e di cosa necessitano / Come installare WordPress / La bacheca di WordPress / Creazione contenuti e gestione / Gestione aspetto e temi / Cosa sono i Plug-in / Come elaborare i temi / Laboratorio pratico: realizzare un sito web in locale con WordPress. La stampa a dati variabili con Indesign e Microsoft Office lunedì 28 e mercoledì 30 settembre (due serate) Orario: 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Diego Uccellani Obiettivi del corso: introduzione a excel per la gestione di dati forniti / Come esportare i dati e importarli in Indesign / Impaginare e stampare dati variabili / Panoramica su altre soluzioni.
La gita è al completo. Da ricordare che le partenze sono: • Locarno FFS 06.30 • Bellinzona FFS 06.45 • Lugano Cornaredo (lato fiume) 07.00 Itinerario e programma Ticino-Tirano in bus turistico via Gandria. Breve pausa a Gondo. Arrivo a Tirano alle 10.30. Possibilità di acquistare prodotti della Valtellina • 11.30 Pranzo • 14.03 Partenza con il treno Bernina Express per Pontresina • Arrivo ore 16.00 • 16.30 Rientro in Ticino via Julier e San Bernardino (breve pausa sullo Julier) • Arrivo in Ticino 19.30 / 20.00 circa • Prezzo per persona Fr. 60.- comprendente il pranzo e le bibite • Non dimenticate il vostro documento d’identità ed eventuali abbonamenti FFS se ne siete in possesso.
Comunicato:
Pensionati: appuntamento sul Monte Lema
Il giornale syndicom e le prossime elezioni
Castagne e stelle!
Il 18 ottobre viene rinnovato il Parlamento svizzero. Il comitato direttivo ha fissato delle regole su come, in questa fase precedente alle elezioni, si può essere informati e fare pubblicità sul giornale di syndicom. Nell’edizione del 25 settembre pubblicheremo una valutazione, dal punto di vista di syndicom, del lavoro parlamentare svolto nella legislatura passata. Nella stessa edizione è possibile pubblicare degli inserti pubblicitari per candidati regionali. Il sindacato syndicom accetterà soltanto gli inserti che sono stati coordinati e prodotti dalle associazioni sindacali cantonali. Non verrà presa in considerazione la pubblicità di nessuno singolo partito o candidato/a. syndicom metterà in conto alle associazioni sindacali cantonali soltanto i costi dell’allegare l’inserto al giornale. Eventuali inserti pubblicitari vanno annunciati a sarah.egger@syndicom.ch entro il 7 settembre. Al massimo il 17.9.2015 questi inserti dovranno trovarsi in tipografia.
condoglianze Pierino Laffranchi, Contone, deceduto in data 4.7.2015 all’età di 77 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1956. Fausto Longoni, Lugano, deceduto in data 3.7.2015 all’età di 83 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1965.
il cruciverba di syndicom
Illustrator - avanzato lunedì 5, mercoledì 7, lunedì 12 ottobre (tre serate) Orario: 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: specialista in materia
Il 18 ottobre 2015 si terrà in uno scenario speciale la castagnata annuale: andremo infatti sul Monte Lema dove potremo visitare l’Osservatorio astronomico. Il ritrovo è fissato a Miglieglia (717 m.s.m.), località da raggiungere con mezzi propri, per le ore 13.30. Poi con la moderna funivia in soli 10 minuti supereremo il dislivello di 849 metri per ritrovarci alla stazione d’arrivo sul Monte Lema. Il programma prevede la visita all’Osservatorio con l’accompagnamento di una guida. In seguito ci ritroveremo al Ristorante-Ostello Vetta Monte Lema per la castagnata accompagnata da un aperitivo. La partecipazione è aperta anche ai familiari. Rientro: l’arrivo alla stazione di Miglieglia è previsto per le ore 18.15 circa. Costi: soci syndicom fr. 15.- (prezzo della funivia). Aperitivo e castagnata sono offerti. Familiari non soci fr. 20.- tutto compreso. Numero max. di partecipanti 45. Iscrizioni entro il 18 settembre (fa stato l’iscrizione in ordine cronologico) presso il Segretariato di syndicom telefonando allo 058 817 19 61 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail ticino@ syndicom.ch. visita all’ esposizione di fermodellismo
Trenini… che passione! Se è vero che nel nostro immaginario collettivo i treni hanno un ruolo simbolico importante allora la visita all’esposizione di fermodellismo alla Galleria Baumgartner a Mendrisio può rappresentare un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. L’esposizione offre la possibilità di ammirare ferromodelli, plastici ferroviari in tutte le scale, modellismo navale e automobilistico di varie epoche. L’appuntamento è in calendario per martedì 22 settembre 2015 dalle ore 15.00. Il programma prevede il ritrovo ore 14.30 sul piazzale FFS di Mendrisio (da raggiungere con mezzi propri, posteggi disponibili di fronte alla Galleria). La visita durerà circa un’ora e 30 minuti e sarà accompagnata da una guida. La partecipazione è gratuita e aperta anche ai familiari (max. complessivo 40 persone). Iscrizione obbligatoria entro il 4 settembre telefonando al segretariato al numero 058 817 19 61 oppure tramite e-mail a: ticino@ syndicom.ch.
Corsi per tutti: Leggere il ritratto – dagli egizi Fayoum ai multipli di Andy Warhol 14, 16, 21, 23 settembre (quattro serate) Orario: 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatrice: Isabella Steiger Descrizione del corso: il corso offre un’analisi sullo sviluppo del ritratto nei secoli, dal punto di vista della fruizione e della lettura dell’immagine, coinvolgendo sia un lavoro di comunicazione, che di comunicazione visiva. Informatica: trucchi e automazioni che semplificano la vita lunedì 19 e mercoledì 21 ottobre (due serate) Orario: 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatrice: Linda Eidenbenz Descrizione del corso: breve corso che elenca soluzioni varie per ottimizzare la produttività, dalla gestione delle e-mail all’utilizzo di varie automazioni, sia nell’ambiente Microsoft office che nell’utilizzo delle creative suite fino alle ricerche online e molto altro ancora. Il corso è indirizzato soprattutto a chi si è avvicinato al computer a carriera inoltrata e non ha molta dimestichezza con tali mezzi.
Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona
Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 | ticino@syndicom.ch
In palio un buono Reka del valore di 50 franchi. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome
e l’indirizzo, entro il 14 settembre 2015, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. La vincitrice del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 7 è la signora Giovanna Kyburz di Coldrerio.
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma-gio 09.00 11.30 e 14.00 – 17.00 | me 14.00 – 17.00 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, castori.gabriele50@gmail.com