N. 9 25 settembre 2015
il giornale
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
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Coraggio da leoni Ci sono professioni che richiedono distacco emotivo. Tra queste vi è indubbiamente quella del giornalista, che deve limitarsi a raccontare i fatti, ma anche del sindacalista che non deve diventare un operatore sociale ma limitarsi al suo campo di intervento e la lista sarebbe ancora lunga ma ci sono momenti in cui l’essere umano che siamo prende il sopravvento. Accade guardando una foto su un giornale di un bambino preda dei flutti del mare, ma anche ascoltando testimonianze in particolare delle vittime. E di vittime la nostra società ne produce in ogni ambito. Il sindacato si occupa di quelle del lavoro che non sono però solo coloro che perdono la vita in senso stretto o magari subiscono gravi incidenti, sono anche tutti quei lavoratori e lavoratrici ai quali si cerca di togliere la dignità e ultima ratio quando questi fanno resistenza a questo abuso gli si toglie il lavoro, il pane, la sussistenza per sé e per il nucleo familiare. Così pur cercando di mantenere il dovuto distacco mi sono trovata a chiacchierare con gli operai e le persone coinvolte nel caso Südpack e più parlavo con loro e più sentivo crescere sentimenti potenti, così potenti da farmi salire le lacrime agli occhi e farmi incrinare la voce in modo del tutto non professionale ma tremendamente sincero. Impossibile rimanere di pietra davanti ad un uomo che mi racconta del suo incidente di lavoro, della sofferenza fisica ma anche psicologica e del sentimento di venire gettato via come un utensile rotto da chi quella rottura l’ha causata. Dritta al cuore va anche la storia di Diego che con parole semplici e potenti mi racconta di non aver › Continua a pag.12
elezioni federali
Come votano i consiglieri eletti lo dice un sondaggio
Giornali
› Pagg. 2 e 3
Si deve lottare ancora per le condizioni di lavoro
Posta
› Pag. 6
Esternalizzazione, i conducenti dicono basta
› Pag. 9
Südpack di Bioggio
La lotta dei lavoratori
La Südpack è un’azienda specializzata in cartonaggio e imballaggio. È firmataria di un CCL aziendale concordato con i due partner sociali syndicom e OCST. Da diversi anni ha una politica molto aggressiva in ambito di gestione del personale e non è la prima volta che syndicom viene sollecitato ad intervenire. Gli ultimi licenziamenti però hanno particolarmente scosso i dipendenti in quanto vanno a toccare tra l’altro un collega molto attivo sindacalmente e molto amato tra i lavoratori. › Pagg. 12 e 13
© S YNDICOM
editoriale
Mercato e politica salariale
Alzare gli stipendi è nell’interesse dell’economia Le grandi aziende del settore della logistica e delle telecomunicazioni nel primo semestre presentano uno sviluppo molto stabile sia del fatturato che del profitto. In confronto agli anni precedenti si nota che sono riuscite a compensare lo “shock da tasso di cambio” senza grosse perdite. Con la loro buona performance esse continuano a contribuire in maniera determinante a far crescere l’economia in Svizzera, anche se a livello basso. Anche le grandi case mediatiche si sono giostrate bene in questo contesto superando bene il cambiamento strutturale in atto da anni nel loro settore. La situazione si presenta un po’ più complicata per molte ditte dell’in-
dustria grafica e per quelle del commercio librario, dove la pressione sui prezzi e sui margini è esplosa a causa della sopravvalutazione del franco. Per syndicom è chiaro che l’attuale trattativa salariale riveste una grande importanza per la stabilità economica della Svizzera. Le aziende, che realizzano il proprio fatturato soprattutto nel mercato interno, ricoprono
un importante ruolo e sulle loro spalle grava una grande responsabilità macro-economica. Questo vale in special modo per le aziende parastatali Posta e Swisscom. Soltanto se queste aumenteranno i salari reali dei propri dipendenti – soprattutto quelli medio-bassi – la domanda dei prodotti e servizi nel paese rimarrà stabile aiutando così il ristabilimento congiunturale. Grazie
al rincaro negativo e ai tassi bassi tutte le aziende continuano ad avere un margine abbastanza grande per concedere aumenti salariali. Inoltre syndicom rimane fedele alla propria strategia sindacale di rivendicare sempre l’introduzione di salari minimi equi in fase di negoziati. L’ultimo esempio è il nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL) con › Continua a pag. 9
2 | Dossier Elezioni
syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015
SEV e Syndicom: ecco i/le parlamentari che hanno votato a favore di lavoratrici e lavoratori e del servizio pubblico
Il fronte rosso-verde vicino alla politica
L’analisi delle votazioni in Consiglio nazionale evidenzia come Partito Socialista e, in misura minore, I Verdi votino secondo gli auspici dei uno studio svolto dall’agenzia di comunicazione Border Crossing AG di Berna sulla base dei risultati delle votazioni del quadriennio. Peter Moor* Chi sono i e le parlamentari più vicini/e ai sindacati e al servizio pubblico e chi sono invece quelli/e che se ne distanziano maggiormente? È la domanda che si sono posti SEV e syndicom che non hanno tuttavia voluto rifarsi su moduli soggettivi, come per esempio Smartvote, ma su dati concreti. Hanno quindi incaricato l’agenzia di comunicazione Border Crossing AG di analizzare i risultati delle votazioni del Consiglio nazionale. Dal lavoro diretto dalla specialista in scienze della comunicazione Aline Clauss è scaturito un cosiddetto “ranking”, ossia una classifica.
Aspet tative confermate I risultati confermano in gran parte quelli dell’analisi che il SEV aveva svolto in proprio per la prima volta quattro anni fa. Del resto non si tratta di risultati sorprendenti, ma di conferme di quanto si poteva presumere. In primo luogo, evidenziano come PS e Verdi (partito ecologista svizzero - PES) siano i partiti più vicini alle rivendicazioni dei due sindacati. Secondariamente, confermano l’UDC agli antipodi di questa classifica, che presenta pure posizioni intermedie ben definite: i Verdi sono seguiti dai Verdi liberali, poi dal PPD, mentre i borghesi democratici seguono in ordine sparso nel quale compaiono anche alcuni PLR; la gran parte del plotone liberale,
invece, anticipa di poco la compagine UDC in coda al gruppo. I due rappresentati evangelici sono nella prima metà del gruppo, ma distanti l’uno dall’altro, mentre i due della Lega sono in coda al PLR, ma precedono l’UDC.
Partiti: posizioni compat te o variegate? Un’altra domanda riguarda la compattezza di un partito nelle sue posizioni. In questa disciplina emerge l’UDC, mentre i Verdi liberali sono compatti tra il blocco rosso/verde e quello composto da PPD e PLR. Il PS presenta un fronte compatto in testa, che in seguito si mescola con i Verdi, che a sua volta intreccia le sue posizioni con PS da una parte e Verdi liberali dall’altra. PPD, PBD e PLR si classificano nell’ordine, anche se le posizioni dei singoli sono spesso variegate. L’orientamento dei sindacati in favore di uno Stato sociale e aperto trova un chiaro riscontro: i partiti orientati al profitto privato e alla chiusura − che spesso e volentieri si presentano come “popolari” e difensori “della nostra gente” − sono in fondo alla classifica, come viene dimostrato dai risultati delle votazioni.
La presenza conta Le divergenze in seno ai singoli partiti possono essere dimostrate, oltre che dall’analisi dei risultati delle votazioni, anche
© Z VG
Vota a favore di buoni impieghi e pensioni Cara collega, caro collega divertita osservo l’attuale circo elettorale con numerosi clown, attrici protagoniste, giocolieri di parole al vento e acrobati vari. Le vuote affermazioni di molti candidati su opuscoli e manifesti, i video elettorali superdivertenti e numerosi eventi suscitano in me, elettrice interessata, un ragionevole dubbio: ma davvero è uguale chi verrà eletto il prossimo autunno? Questa domanda se la sono posta anche i sindacati syndicom e SEV. Per questo hanno incaricato una società di analizzare il comportamento di voto dei 200 consiglieri nazionali durante l’ultima legislatura per sapere chi aveva meglio rappresentato gli interessi dei nostri iscritti e delle nostre iscritte. Chi si è impegnato a favore di un servizio pubblico vasto ma comunque flessibile, per poter reagire anche a nuove esigenze della popolazione? Chi ha fatto sì che le grandi aziende parastatali come Posta, FFS e Swisscom fruissero delle giuste condizioni quadro per poter fornire i loro servizi di alta qualità a tutti? E chi è che vuole smantellare queste aziende e privatizzarle – senza rispetto delle conseguenze per i dipendenti? Chi ha chiesto delle leggi per garantire dei salari equi, delle buone condizioni
Valore 1.000 1.000 1.000 0.958 0.958 0.955 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.917 0.909 0.909 0.909 0.900 0.895 0.875 0.875 0.875 0.875 0.875 0.867 0.867 0.864 0.833 0.833 0.833 0.833 0.792 0.792 0.792 0.792 0.792 0.792 0.789 0.750 0.750 0.750 0.750 0.750 0.750
Cognome Fridez Hardegger Ruiz Graf-Litscher Nordmann Piller Carrard Allemann Amarelle Birrer-Heimo Hadorn Heim Maire Marra Nussbaumer Schwaab Semadeni Tornare Tschäppät Tschümperlin Galladé Kiener Nellen Schneider Schüttel Masshardt Gross Bernasconi (Roth-) Chopard-Acklin Jositsch Reynard Sommaruga Mahrer Rossini Voruz Fehr Feri Jans Steiert Aebischer Badran John-Calame Naef Rytz Thorens Goumaz Graf Carobbio Guscetti Glättli Ingold Leutenegger Oberholzer Munz Schelbert
Nome Partito Pierre-Alain PS Thomas PS Rebecca Ana PS Edith PS Roger PS Valérie PS Evi PS Cesla PS Prisca PS Philipp PS Bea PS Jacques-André PS Ada PS Eric PS Jean Christophe PS Silva PS Manuel PS Alexander PS Andy PS Chantal PS Margret PS Ursula PS Nadine PS Andreas PS Maria PS Max PS Daniel PS Mathias PS Carlo PS Anne VERDI Stéphane PS Eric PS Jacqueline PS Yvonne PS Beat PS Jean-François PS Matthias PS Jacqueline PS Francine VERDI Martin PS Regula VERDI Adèle VERDI Maya VERDI Marina PS Balthasar VERDI Maja PPE Susanne PS Martina PS Louis VERDI
Cantone JU ZH VD TG VD FR BE VD LU SO SO NE VD BL VD GR GE BE SZ ZH BE FR BE ZH GE AG ZH VS GE GE VS VD ZH AG BS FR BE ZH NE ZH BE VD BL TI ZH ZH BL SH LU
Valore 0.750 0.739 0.708 0.708 0.708 0.700 0.700 0.682 0.682 0.667 0.667 0.667 0.667 0.667 0.667 0.667 0.667 0.667 0.667 0.652 0.625 0.625 0.625 0.609 0.591 0.545 0.417 0.417 0.417 0.391 0.375 0.375 0.375 0.375 0.333 0.333 0.333 0.333 0.333 0.304 0.292 0.292 0.292 0.292 0.261 0.261 0.250 0.250 0.250
Cognome Schenker Gysi Leuenberger Pardini van Singer Friedl Trede Gilli Wermuth Böhni Flach Gasser Girod Kessler Maier Moser Müller Vischer Weibel Fischer Bertschy Chevalley Grossen Schmid-Federer Streiff-Feller Bäumle Amherd Markwalder Neirynck Meier-Schatz Lohr Quadranti Riklin Vogler Barazzone Guhl Landolt Müller-Altermatt Ritter Bulliard-Marbach Candinas de Buman Germanier Lehmann Büchler Hassler Buttet Darbellay Derder
Nome Silvia Barbara Ueli Corrado Christian Claudia Aline Yvonne Cédric Thomas Beat Josias F. Bastien Margrit Thomas Tiana Angelina Geri Daniel Thomas Roland Kathrin Isabelle Jürg Barbara Marianne Martin Viola Christa Jacques Lucrezia Christian Rosmarie Kathy Karl Guillaume Bernhard Martin Stefan Markus Christine Martin Dominique Jean-René Markus Jakob Hansjörg Yannick Christophe Fathi
Partito PS PS VERDI PS VERDI PS VERDI VERDI PS PVL PVL PVL VERDI PVL PVL PVL VERDI VERDI PVL PVL PVL PVL PVL PPD PPE PVL PPD PLR PPD PPD PPD PBD PPD CPS PPD PBD PBD PPD PPD PPD PPD PPD PLR PPD PPD PBD PPD PPD PLR
Ranking parlamentare 2011-2015 di lavoro e la tutela della salute sul posto di lavoro? Chi si è preoccupato dei pensionati, affinché non vivessero in povertà? Chi si è adoperato per un mondo pluralista e indipendente della stampa? Chi ha lottato per uno stato sociale che desse ai cittadini sicurezza e protezione? Chi ha perseguito una politica sociale che non emarginasse, ma che coprisse i bisogni essenziali di tutti gli esseri umani? Il risultato della nostra inchiesta non sorprende affatto. I fatti parlano chiaro. Negli ultimi quattro anni, le richieste dei sindacati sono state sostenute dai politici degli ambienti di sinistra, dei verdi e alcune volte di centro. I politici conservatori – soprattutto quelli dell’UDC – se ne sono infischiati. Quando compili la tua scheda elettorale, pensa a questi fatti. A meno che tu non ti faccia convincere che ci siano problemi più importanti per te. Come per esempio il “caos” degli asilanti, i molti immigrati o semplicemente la “fine dell’occidente”. Anche in questi casi l’UDC fa tanto rumore ma non necessariamente possiede una soluzione al problema. Il 18 ottobre con il tuo voto potrai decidere se il tuo posto di lavoro sarà assicurato anche in futuro e se la tua pensione basterà anche in vecchiaia. A te il privilegio e la responsabilità della libera scelta. Sfruttali! Bernadette Häfliger Berger, vicepresidente syndicom
Cosa ci rivela una classifica e cosa no Mark Balsiger, titolare dell’agenzia bernese di comunicazione Border Crossing AG che ha elaborato la graduatoria dei parlamentari per Sev e syndicom, ci ha illustrato i metodi e l’efficacia del rilevamento. syndicom: perché dei 200 consiglieri nazionali in carica sulla lista ne figurano soltanto 197? Mark Balsiger : tre politici, che sono subentrati in Consiglio nazionale soltanto quest’anno, non li abbiamo considerati. Non sarebbe stato giusto nei confronti di tutti gli altri, in quanto questi ultimi hanno partecipato a molte più votazioni e dunque avrebbero potuto prendere “più decisioni sbagliate”. Questi neo-entrati nel 2015 sono Christine Häsler (VERDI, BE), Rudolf Winkler (PBD, ZH) e Jean-Pierre Graber (SVP, BE).
Quali sono i criteri che avete adottato per definire le 24 tematiche scelte per la valutazione? Nel periodo tra la sessione invernale 2011 e la sessione estiva 2015 (inclusa) sono stati filtrati, mediante una procedura di selezione in più tappe, 24 argomenti molto rilevanti tra 5’000 diverse votazioni che hanno avuto luogo in seno al Consiglio nazionale. Le tematiche affrontate riguardavano la politica sociale, la circolazione, l’energia, il servizio pubblico e le rivendicazioni sindacali.
Cantone BS SG GE BE VD SG BE SG AG TG AG GR ZH SG ZH ZH AG ZH ZH LU BE VD BE ZH BE ZH VS BE VD SG TG ZH ZH OW GE AG GL SO SG FR GR FR VS BS SG GR VS VS VD
Elezioni Dossier | 3
syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015 Procedimento
sindacati del servizio pubblico. È quanto scaturisce da Valore 0.250 0.250 0.250 0.250 0.250 0.250 0.227 0.222 0.217 0.208 0.208 0.208 0.188 0.182 0.167 0.167 0.167 0.167 0.167 0.136 0.130 0.125 0.083 0.083 0.056 0.050 0.043 0.042 0.042 0.042 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 -0.042 -0.083 -0.083 -0.083 -0.250 -0.250 -0.292 -0.333 -0.333 -0.375 -0.375 -0.417 -0.500
Cognome Feller Gmür Hiltpold Humbel Müller Romano Grunder Siegenthaler Gasche Gschwind Moret Schneider-Schneiter Perrinjaquet Fässler Bourgeois Fluri Français Glanzmann-Hunkeler Hess Lüscher Schläfli Cassis Eichenberger-Walther Huber Lustenberger Stolz Pfister Caroni Regazzi Vitali Merlini Monnard Müller Noser Schilliger Walti Schneeberger Fiala Pantani Portmann Hausammann Wasserfallen Pezzatti Müller Quadri Gössi Grin Aebi Veillon
Nome Olivier Alois Hugues Ruth Leo Marco Hans Heinz Urs Jean-Paul Isabelle Elisabeth Sylvie Daniel Jacques Kurt Olivier Ida Lorenz Christian Urs Ignazio Corina Gabi Ruedi Daniel Gerhard Andrea Fabio Albert Giovanni Pierre-André Philipp Ruedi Peter Beat Daniela Doris Roberta Hans-Peter Markus Christian Bruno Walter Lorenzo Petra Jean-Pierre Andreas Pierre-François
Partito PLR PPD PLR PPD PPD PPD PBD PBD PBD PPD PLR PPD PLR PPD PLR PLR PLR PPD PBD PLR PPD PLR PLR PLR PPD PLR PPD PLR PPD PLR PLR PLR PLR PLR PLR PLR PLR PLR Lega PLR SVP PLR PLR PLR Lega PLR SVP SVP SVP
Secondo che criteri sono stati misurati i voti espressi? Prima è stata esaminata la posizione del SEV e di syndicom nelle 24 votazioni da valutare. Successivamente abbiamo confrontato la posizione dei sindacati con il comportamento di voto di ogni singolo parlamentare. Se le posizioni corrispondevano, veniva dato +1 punto. Per una posizione contraria, veniva assegnato –1 punto. Nel caso di un’astensione o di un’assenza ingiustificata, veniva dato il valore 0. Il totale poi è stato suddiviso per il numero delle votazioni considerate, il che ha dato un valore tra -1 e +1. +1 significa totale concordanza con le posizioni dei sindacati, -1 significa nessuna corrispondenza con le posizioni di Sev e syndicom.
Che incidenza hanno le assenze sul ranking? Ad un’assenza non giustificata veniva dato il valore 0 e dunque l’assenza veniva paragonata
Cantone VD SZ GE AG LU TI BE BE BE JU VD BL NE AI FR SO VD LU BE GE SO TI AG UR LU BS ZG AR TI LU TI NE AG ZH LU ZH BL ZH TI ZH TG BE ZG SG TI SZ VD BE VD
Valore -0.500 -0.542 -0.542 -0.542 -0.583 -0.583 -0.600 -0.625 -0.636 -0.667 -0.708 -0.708 -0.708 -0.733 -0.750 -0.750 -0.750 -0.750 -0.750 -0.792 -0.792 -0.792 -0.792 -0.792 -0.818 -0.833 -0.833 -0.833 -0.833 -0.833 -0.875 -0.875 -0.875 -0.875 -0.909 -0.909 -0.917 -0.917 -0.917 -0.917 -0.917 -0.917 -0.917 -0.950 -0.958 -0.958 -1.000 -1.000 -1.000 -1.000
Cognome Walter Freysinger Parmelin Rusconi Amaudruz von Siebenthal Herzog Joder Bugnon Stamm Binder Borer de Courten Golay Clottu Giezendanner Killer Mörgeli Rime Brand Hurter Keller Müller Stahl Rösti Flückiger-Bäni Frehner Miesch Pieren Rutz Fehr Knecht Reimann Wobmann Amstutz Geissbühler Aeschi Bortoluzzi Büchel Egloff Estermann Rickli Schwander Nidegger Brunner Heer Matter Müri Reimann Schibli
ad un’astensione dal voto. Questo perché spesso i parlamentari preferiscono non partecipare ad una votazione piuttosto che dare un voto contrario al proprio partito. La cosa cambia davanti ad un’assenza giustificata: se un consigliere nazionale manca ad una votazione ma è scusato, questa votazione non ha influenzato la valutazione generale, vale a dire, la somma totalizzata alla fine è stata suddivisa per una votazione in meno. Con questa procedura sono stati valutati anche i parlamentari che erano succeduti in Parlamento durante il periodo legislativo in corso, e che non hanno potuto partecipare a tutte le 24 votazioni – e le votazioni, tenute prima della loro entrata in Parlamento, non sono state conteggiate.
A cosa bisogna prestare particolare attenzione nell’interpretare i risultati? La classifica si presenta un po’ come quella del Tour-de-Fran-
Nome Hansjörg Oskar Guy Pierre Céline Erich Verena Rudolf André Luzi Max Roland F. Thomas Roger Raymond Ulrich Hans Christoph Jean-François Heinz Thomas Peter Thomas Jürg Albert Sylvia Sebastian Christian Nadja Gregor A. Hans Hansjörg Maximilian Walter Adrian Andrea Martina Thomas Toni Roland Rino Hans Yvette Natalie Simone Pirmin Yves Toni Alfred Thomas Felix Lukas Ernst
Partito SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP MCR SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP SVP
Cantone TG VS VD TI GE BE TG BE VD AG ZH SO BL GE NE AG AG ZH FR GR SH NW SG ZH BE AG BS BL BE ZH ZH AG AG SO BE BE ZG ZH SG ZH LU ZH SZ GE SG ZH ZH LU SG ZH
ce, ma attenzione: essa considera soltanto le difficili tappe di montagna sui Pirenei. I migliori di questo ranking dunque non per forza sono i migliori parlamentari dal punto di vista sindacale – e tanto meno quelli più influenti.
In linea generale: cosa si evince da una classifica del genere e cosa no? I lettori ricevono una panoramica semplice su quali parlamentari hanno più o meno votato in linea con la posizione dei
da quella delle presenze e delle assenze. «Non è raro che un deputato o una deputata decida di non partecipare ad una votazione, piuttosto che sostenere una posizione diversa da quella del proprio partito» commenta Mark Balsiger di Border Crossing.
Coerenza Due consiglieri e una consigliera nazionale del PS hanno ottenuto un chiaro 1 (voto massimo): Pierre-Alain Fridez (JU), Thomas Hardegger (ZH) e Rebecca Ruiz (VD). Il loro risultato significa che hanno sempre votato secondo le posizioni sostenute da SEV e syndicom. Bisogna tuttavia considerare che Rebecca Ruiz è subentrata in Parlamento durante la sessione estiva del 2014, partecipando quindi solo a 12 votazioni. All’altro capo della classifica vi sono quattro deputati UDC che hanno ottenuto un voto -1 (voto peggiore), che dimostra un’oppo-
sizione completa alle posizioni dei sindacati: Thomas Matter (ZH), Felix Müri (LU), Lukas Reimann (SG) ed Ernst Schibli (ZH). Anche in questo caso vi sono subentranti: Thomas Matter ed Ernst Schibli hanno pure partecipato solo a 12 votazioni, mentre Felix Müri era scusato in due occasioni, per cui ha partecipato solo a 22 votazioni.
spiriti liberi Spiccano un deputato e una deputata che hanno deviato dalle posizioni del proprio partito in favore di quelle sindacali. Si tratta della PLR Christa Markwalder (BE) e di Markus Hausammann (UDC/TG). Il presidente dei Verdi liberali Martin Bäumle spicca invece per le sue posizioni contrarie a quelle sindacali e per questo divergenti dal suo partito.
* Peter Moor è responsabile per la comunicazione SEV.
mostra quali parlamentari hanno raggiunto, alla fine, la maggioranza in questioni inizialmente contestate attraverso le proprie abilità contrattuali e singoli colloqui. L’impatto di questi ranking sul comportamento di voto è molto discusso.
Perché fa comunque senso analizzare meglio il voto espresso dai parlamentari?
Queste classifiche sono sempre e comunque contestate, e non per nulla: negli ultimi mesi ne ho viste diverse che valutavano soltan«Una vera rivelazione sarebbe to la mera quantità sapere quanti di questi interventi di interventi. In breve: più interventi, hanno smosso qualcosa». più punti. Permettetemi di dire che queste sono baggianate. Una vera rivelazione sindacati. Nella selezione delle sarebbe sapere quanti di questi votazioni abbiamo considerato interventi sono stati trasferiti e solo quelle più rilevanti. Que- meglio ancora quanti di questi sta classifica per esempio non interventi hanno smosso qualco-
© REMO EISNER
sindacale
L’agenzia Border Crossing AG ha dapprima scremato le circa 5’000 votazioni svolte dal Consiglio nazionale dalla sessione invernale 2011 a quella estiva 2015, per considerare finalmente 24 decisioni riguardanti la politica sociale, il servizio pubblico o rivendicazioni sindacali. Non sono tuttavia state considerate le decisioni prese all’unanimità, in quanto non avrebbero avuto alcun influsso sulla graduatoria. Successivamente, Border Crossing ha confrontato il voto dei singoli deputati con la posizione dei sindacati SEV e syndicom, attribuendo la nota +1 per ogni voto corrispondente a questa posizione, la nota -1 per ogni voto contrario e la nota 0 per ogni astensione o assenza dal voto ingiustificata. Le assenze giustificate non sono per contro state considerate. La somma dei punti ottenuti è poi stata divisa per il numero delle votazioni considerate, ottenendo così una cifra compresa tra +1 e -1. Questo procedimento permette di considerare l’operato anche dei parlamentari subentrati in corso di legislatura. Solo tre deputati, subentrati nel corso del 2015, non sono stati considerati dal “ranking”, in quanto il numero di votazioni al quale hanno partecipato era troppo esiguo. (pm)
sa. Questo sarebbe un grosso lavoro e per questo non viene fatto. Ritornando alla sua domanda: per gli iscritti al suo sindacato è utile sapere come hanno votato i parlamentari in questioni rilevanti, quando devono compilare la scheda elettorale. Soprattutto in cantoni con candidature infinite – Zurigo oltre 850, Berna oltre 650 – un simile aiuto è prezioso per orientarsi megli
Intervista: Nina Scheu
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07.09.15 14:46
Politica Attualità | 5
syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015 sondaggi online
La digitalizzazione delle elezioni
Per chi devo votare? Chi rappresenta i miei valori? E come compilo correttamente la mia scheda elettorale? Smartvote e le app che aiutano a votare. Ramona Thommen* Ormai manca soltanto un mese alle elezioni federali, spuntano come funghi i volti sui manifesti, che ti sorridono, incorniciati da slogan elettorali e logo dei partiti. I video, i volantini. Il 18 ottobre gli svizzeri e le vizzere rinnovano il Parlamento. Ma questa giungla pubblicitaria e strani termini come proporzionale o maggioritario, panachage o cumulo non disorientano soltanto i giovani. Molti aventi diritto di voto infatti conoscono bene il proprio sistema di valori, ma non quello dei partiti o dei candidati. Queste persone si possono far assistere da uno strumento di aiuto online www.smartvote.ch. Il principio è molto semplice: elettore e candidato rispondono alle stesse 30 o 75 domande su delle tematiche politiche. Alla fine il sistema valuta quale candidato ha la maggiore convergenza con l’elettore. Il grafico “Smartspider” sottolinea il risultato a livello figurativo. Il sistema “Smartspider” è stato co-sviluppato dal geografo politico Michael Hermann. Per la prima volta gli elettori si sono potuti servire di questo strumento alle elezioni parlamentari del 2003. Lo Smartvote è gestito dall’associazione politicamente neutrale Polittools con il sostegno finanziario di comuni, partiti, media
e privati. Ma il sistema è molto discusso, per vari motivi. Per prima cosa per il tipo di valutazione. Infatti, se si compila una di queste schede, all’inizio sulla lista di candidati figurano soltanto nomi pressoché sconosciuti. Con queste persone c’è sì la maggiore condivisione nelle risposte, ma se le
si eleggesse per davvero, non si smuoverebbe nulla, e il proprio voto andrebbe perso. I nomi conosciuti e con più chance di vincita si posizionano soltanto nelle ultime file della valutazione. E che gli elettori decidano piuttosto a favore di questi ultimi, lo dimostra anche la ricerca “selects” del
politologo Georg Lutz. Nell’elezione dei propri candidati gli elettori puntano più su appartenenza al partito o esperienza dei candidati. Inoltre forse non vogliono per forza avere la maggiore corrispondenza percentuale con qualcuno. Preferiscono invece candidati che condividono valori simili
ma che rappresentano posizioni più estreme. Una volta Georg Lutz lo ha spiegato così: un elettore che desidera una maggiore giustizia sociale magari elegge un candidato che vuole abolire il capitalismo – nonostante questo forse non corrisponda proprio alla volontà dell’elettore. Un altro punto criticato dello Smartvote è la formulazione delle domande: essa ammette soltanto le riposte “sì” o “no”, ma tralascia i motivi che conducono a questa risposta. Così diventa difficile determinare la posizione politica. Per esempio qualcuno può essere contrario all’ingegneria genetica per motivi religiosi. Oppure per via del suo pensiero ecologico. Politici e partiti negli ultimi anni hanno sempre reclamato contro questi questionari chiedendo un diritto di partecipazione. Nel frattempo essi possono guardare le schede prima, ma Smartvote non vuole concedere loro il diritto di veto nella selezione. Per i politologi è chiaro: Smartvote può essere un aiuto nella scelta razionale del candidato perfetto. E anche questo succede, come evidenzia la ricerca elettorale “selects”: sono 375’000 le persone che utilizzano questa pagina. Ma lo strumento non deve essere sopravvalutato. Perché il pensiero politico non si può misurare. E invece i grafici e le percentuali ce lo vorrebbero far credere.
* Ramona Thommen è giornalista freelance.
giovani e politica
Conquistare le nuove generazioni con applicazioni e pullman on tour
Profughi, concetto di matrimonio o abitudini al consumo: che cosa pensano i giovani sulle attuali tematiche politiche e sociali? La SRG lo vuole scoprire con il progetto Politbox invitando i giovani adulti a far sentire la propria voce. Ramona Thommen* Il mondo è in fiamme. E persone di tutti i tipi hanno da dire la loro su qualsiasi argomento socio-politico: è giusto che la Svizzera e l’Europa accolgano i rifugiati? Le coppie gay devono avere gli stessi diritti delle coppie etero e potersi sposare? E il matrimonio, è un modello che funziona ancora? E la questione delle centrali nucleari? Nella stampa, nei commenti dei portali online, davanti a una birra dopo lo stacco dal lavoro – ovunque si discute di questo e quello. Ma cosa dicono coloro il cui futuro è in questione? I giovani, tra i 18 e i 25 anni? Lo vuole scoprire il progetto SRG “Politbox”. L’«offerta digitale sulle elezioni nazionali», come osannata da azienda radiofonica e tv, si rivolge soprattutto ai giovani. “Politbox” è un’applicazione quiz, un
format televisivo internet e interazioni sui canali social-media come Facebook, Twitter e Instagram. Per il loro contenuto sono responsabili i redattori e le redattrici multimedia della SRF, RTS, RSI, RTR e SWI. Konrad Weber, caporedattore di Politbox, ci illustra meglio di che cosa si tratta: «Il progetto vuole mostrare ai giovani che gli argomenti che li interessano sono di natura politica, eccome. E che con il loro voto possono smuovere qualcosa». Sull’applicazione relativa al quiz essi possono rispondere a delle domande. Dieci materie come militare, famiglia o mobilità con 32 domande su ogni argomento; a volte domande di conoscenza, altre volte domande sulla propria opinione riguardo a tematiche
attuali. (Ti piacerebbe un giorno lavorare/studiare nell’UE? Non so / Sì, voglio conoscere altre culture. / Sì, le esperienze all’estero sono importanti nel mondo del lavoro. / No, è più facile trovare un impiego in Svizzera. / No, a me piace lavorare dove sono cresciuto.) Inoltre i redattori dall’inizio dell’estate sono in tour per tutta la Svizzera con il loro pullman Politbox. Dai luoghi amati dai giovani trasmettono dal vivo. In tutte le lingue nazionali. Le dirette di circa due ore sono disponibili su internet. (www.srf.ch/news/wahlen-15/wahlen15-politbox). Durante le settimane della festa della musica di Winterthur ZH la redazione Politbox voleva sapere quanto fossero responsabili le nostre abitudini d’acquisto. Dove possono far festa i giovani sul
suolo pubblico, hanno chiesto a Grüsch GR. O a Lugano TI: aprire le frontiere ai profughi o limitare l’immigrazione? Attualità che non lascia indifferente nessuno al momento. E verso la quale spesso i giovani trovano un altro approccio rispetto alle generazioni più vecchie – che presentano ancora una partecipazione molto più alta al voto: degli over 65 ne vanno a votare due terzi, mentre tra i 18 e i 24enni ne va a votare uno su tre. Il motivo è un sovraffaticamento, conferma una ricerca dell’Istituto di ricerca GFS. Ma siamo proprio sicuri che i giovani si fanno attirare alle urne attraverso un quiz e delle dirette? Il caporedattore Weber sdrammatizza: «Il nostro obiettivo principale non è portare la gente alle urne». Piuttosto si tratta di mostrare ai giovani che la loro opinione è molto importante. E che in molti ambiti potrebbero dire la loro e smuovere qualcosa con il loro voto. Questa idea sembra fare centro, dice Weber: «Sui social-media riusciamo a raggiungere un pubblico più giovane del solito. È un grande successo che non siamo riusciti ad ottenere con i format tradizionali». Quan-
to la SRG paghi per questo progetto Politbox non lo vuole svelare. Ma ci tiene a sottolineare che viene gestito tutto attraverso il regolare budget elettorale della SRG. Per l’associazione Schweizer Medien non ci sono dubbi: Politbox viola le concessioni, questo il commento della direttrice del VSM Verena Vonarburg, che continua dicendo che la GameApp non è un servizio pubblico. Per questo l’associazione ha fatto una denuncia per violazione della concessione presso l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM). Infatti le direttive SRG impongono che contenuti online debbano dimostrare una relazione diretta, temporale e tematica con puntate e parti di trasmissioni redazionali. Per la SRG e il caporedattore di Politbox Weber tuttavia è chiaro che queste applicazioni sono, eccome, un servizio pubblico. «La corrispondenza politica è il nostro compito principale – ora l’abbiamo trasformata in qualcosa adatto ad un pubblico più giovane, dove non puntiamo su trasmissioni e format classici».
* Ramona Thommen è giornalista freelance.
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syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015
industria grafica
Attacco alle rotative dei giornali
Per la prima volta i grandi centri di stampa avrebbero dovuto affrontare una discussione con i presidenti delle loro commissioni aziendali e con i sindacati. Due giorni prima delle trattative concordate però, i rappresentanti delle tipografie NZZ, Ringier, Tamedia e AZ hanno disdetto l’appuntamento. Il rifiuto al colloquio di queste tipografie di giornale è un vero affronto: non solo verso le commissioni aziendali, che erano disposte a riavviare dei negoziati pressoché arenati, ma anche verso i quattro delegati presenti dell’associazione di settore Viscom, che dovevano dare maggior peso alle assurde richieste. Altrimenti alcune tipografie di giornale minacciano di uscire dall’associazione. Senza avere il coraggio però di rappresentare di persona le proprie rivendicazioni. Richieste assurde Nonostante questo atteggiamento sprezzante, i presidenti delle commissioni aziendali hanno comunque mostrato la loro buona volontà consegnando ai delegati Viscom i propri argomenti per cercare di far ragionare gli editori di giornale. Infatti questi ultimi non sono colpiti né dal franco forte – i giornali praticamente non vengono esportati e per mancanza di tempo stampati sul territorio nazionale – né dalla crisi esistenziale che invece minaccia seriamente le tipogra-
fie commerciali. Ciònonostante essi vogliono accumulare ancora più profitti a scapito dei propri dipendenti. Vogliono una settimana lavorativa standard di 42 ore e tagliare così tanto i supplementi che ai singoli lavoratori mancherebbero al mese fino a oltre 1’000 franchi. Noi abbiamo fat to qualche calcolo: • dai 500 ai 900 franchi in meno per la riduzione dei supplementi notturni dal 60% o dal 90% a soli 40% (al di sopra del supplemento legale di tempo del 10%) • dai 200 ai 300 franchi di lavoro gratuito attraverso il prolungamento della settimana lavorativa a 42 ore • fino a 300 franchi di perdita di salario per il taglio all’indennità extra per la pausa quando il posto di lavoro non può essere abbandonato • 100 e più franchi in meno per il taglio delle indennità di pranzo e alla costituzione di un fondo di risparmio • l’annullamento della garanzia dei diritti acquisiti potrebbe costare altre centinaia di
franchi. Il rifiuto al colloquio e queste sfacciate richieste sono un segno di disprezzo verso i colleghi e le colleghe che lavorano la notte. Inoltre ci fanno anche dubitare se Viscom voglia davvero un CCL o se anch’esso balla allo schiocco della frusta dei giganti del settore. Il pensionamento anticipato è ancora in ballo L’incontro tra le commissioni aziendali e le tipografie di giornale era stato il maggior risultato della seconda tornata di trattativa sul rinnovo del contratto collettivo di lavoro tra syndicom-Syna e Viscom il 26 agosto. Ciò rende questa disdetta ancora più penosa. Perché malgrado un clima meno teso che a giugno, i partner sociali anche ad agosto non si erano
molto avvicinati su altri punti. E nonostante una forte resistenza degli imprenditori, i sindacati hanno continuato a portare avanti la loro rivendicazioni principale, ovvero la lotta per un modello di prepensionamento, che non soltanto è fattibile ma anche urgentemente necessario. Tutto questo per proteggere meglio contro la disoccupazione i lavoratori più avanti con gli anni, ma anche per garantire il cambio generazionale: per far sì che i giovani dopo l’apprendistato trovino un lavoro nel settore potendoci rimanere. All’inizio delle trattative, Viscom aveva dichiarato apertamente che le richieste dei datori di lavoro avrebbero significato uno svuotamento pressoché totale del CCL. L’introduzione della settimana lavorativa normale di 42 ore e la riduzione dei supplementi per il lavoro notturno anche nelle tipografie di giornale (che noi sospettiamo essere i veri autori delle richieste parzialmente davvero assur-
de di Viscom) sarebbero invece giustificate a causa della difficile situazione nel settore. Uno smantellamento totale è fuori discussione! syndicom rifiuta con fermezza simili attacchi contro le condizioni di lavoro! I problemi del settore non possono essere risolti sulle spalle dei lavoratori. La prossima tornata di trattative CCL avrà luogo il 30 settembre. (syndicom)
Noi vogliamo aumentare la pressione e sensibilizzare il settore. Contatta uno dei nostri segretariati (indirizzi su www.syndicom.ch), organizza un incontro o un’assemblea nella tua azienda o nella tua regione. Aiutaci a mobilitare i tuoi colleghi e a reclutare nuovi membri. Segnati fin d’ora il 5 dicembre 2015, data in cui si terrà a Berna la Conferenza professionale dell’industria grafica sul CCL. Mettiamo pressione: la lotta continua!
CCL Giornalisti
Sì degli editori a trattative CCL
Qualcosa si muove all’interno dell’associazione “Schweizer Medien”: i suoi membri, per la prima volta dopo 11 anni, vogliono rinegoziare un CCL. E Ringier lascia intendere di voler firmare un CCL aziendale. Nina Scheu Nelle settimane precedenti al congresso degli editori è successo un putiferio. Con l’annuncio di una programmata joint-venture pubblicitaria tra Ringier, SRG e Swisscom la casa editrice ha mandato in bestia la presidenza dell’associazione. Alla diffamata unione pubblicitaria ribattezzata “Trio Infernal” non s’invidiano soltanto i futuri introiti. Quello che disturba è anche l’inserimento del nemico attualmente prediletto, la SRG, che da alcuni mesi è finita parecchio sotto tiro delle case mediatiche private. Soprattutto Pietro Supino di Tamedia sembra credere davvero di potersi riempire ancora di più le tasche già stracolme distruggendo l’offerta di servizio pubblico. Che errore madornale! La conseguenza di queste discussioni piuttosto animate avvenute all’interno della presidenza di “Schweizer Medien” è sta-
ta l’uscita immediata di Ringier dall’associazione degli editori svizzeri tedeschi. Di primo acchito, la seconda casa mediatica svizzera giorni dopo ha fat-
to sapere che erano in corso delle riflessioni sull’uscita anche dall’associazione romanda “Médias Suisse”. Questo sarebbe stato un segnale piuttosto fatale,
INVITO I Giornalisti si incontrano Quest’anno la Conferenza di settore Press e media elettronici e il Berner Medientag si terranno lo stesso giorno e nello stesso luogo: la conferenza dei professionisti dei media di syndicom si terrà la mattina, e la giornata bernese dei media il pomeriggio di sabato, 31 ottobre, nel PROGR a Berna. Alla conferenza dei giornalisti verranno presentate le idee per una nuova campagna CCL e sarà analizzato insieme agli ospiti del forum dei reporter il modo di lavorare di oggi nel giornalismo di ricerca. I membri di syndicom riceveranno
un invito personale prima della fine di settembre. La partecipazione è gratuita per chi si è iscritto. Il programma dettagliato della giornata bernese della stampa è consultabile sul sito web di syndicom. Sabato, 31 ottobre 2015 ore 10.15 – 13.00 Conferenza giornalisti syndicom nel foyer culturale del PROGR Berna sala 009, piano terra Speichergasse 4, Berna ore 13 - 14 spuntino ore 14 - 17 Giornata bernese dei media, aula del centro culturale PROGR, Berna
non da ultimo perché “Medias Suisse” nella Romandia è partner sociale della CCT, l’equivalente del CCL. CCL aziendale per Ringier Negli ultimi anni Ringier più volte aveva fatto trapelare di non essere felice del rifiuto dell’associazione degli editori di avviare delle trattative CCL con i sindacati per la Svizzera tedesca e per il Ticino. Ecco perché syndicom e impressum dopo lo scontro all’interno dell’associazione hanno chiesto a Ringier se ora – senza i vincoli dell’associazione – fosse possibile negoziare un CCL aziendale. E Ringier ha risposto di essere interessata ai colloqui! All’interno dell’associazione stessa gli ostacoli da superare erano più duri. All’assemblea dei membri, cominciata con un lungo battibecco tra la presidenza, il direttore del nostro sindacato
consociato Impressum e il rappresentante della WOZ, finito in una ferrea valutazione dell’editore della Jungfrau Zeitung che ha definito l’atteggiamento della presidenza dell’associazione «anti-democratico», è finita, a sorpresa, con un risultato unanime: è stato deciso che gli obiettivi annuali 2016 di “Schweizer Medien” prevedessero l’elaborazione di una bozza di contratto all’attenzione della presidenza, che sarebbe servita come base di future trattative CCL. Ci sarà presto un CCL nazionale per la stampa? Questa decisione, dopo 11 anni di vuoto contrattuale, equivale quasi ad un piccolo miracolo. È chiaro che gli oppositori CCL nella presidenza cercheranno di silurare questa decisione dell’assemblea dei membri. Ma un primo passo è stato fatto. Certo aiuterà se Ringier fisserà degli standard con un buon contratto aziendale. Il personale delle redazioni ha bisogno di condizioni di lavoro regolate e di salari minimi. C’è ancora molto da fare e da migliorare. E noi siamo felici di rimboccarci le maniche.
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syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015 CCL set toriale
I negoziatori capo di contactswiss e syndicom si esprimono su highlight e carenze del nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL) del settore dei contact-center e call center nonché sulla sua importanza per il futuro. Patrick Probst
© JENS FRIEDRICH
A cosa serve il nuovo contratto?
Daniel Münger, Giorgio Pardini, Peter Weigelt, Milo Stösser
6 domande sul CCL
Risposta contactswiss
Risposta syndicom
Com’è stata raggiunta la firma di questo CCL?
Peter Weigelt, presidente: in passato il nostro settore è finito sotto i riflettori per degli aspetti negativi. Le problematiche da una parte riguardavano il partenariato sociale e dall’altra il diritto dei consumatori. Le critiche avanzate, molte volte esagerate ma purtroppo anche spesso giustificate, hanno affossato la nostra immagine, su larga scala. Questa percezione che la gente ha di noi è inaccettabile sia per noi come operatori di alta qualità sia per i nostri clienti, ma soprattutto è inaccettabile per i nostri dipendenti. Questa cattiva reputazione la vogliamo combattere insieme, tra le altre cose con un CCL.
Giorgio Pardini, responsabile del settore: la firma di questo CCL è stata preceduta da un impegno lungo 15 anni di syndicom nel settore. Già all’inizio del 2000 eravamo riusciti a concludere due contratti aziendali. Un contratto generale più ampio a quei tempi non è stato raggiunto per via delle posizioni eterogenee dei datori di lavoro. Poi hanno cominciato ad accumularsi articoli negativi sulla stampa, sulle condizioni di lavoro nei call center, e sui conflitti sindacali, dov’era coinvolto anche syndicom. Per noi era chiaro: in questo settore, che esige una grande flessibilità e competenza dei lavoratori, servivano degli standard obbligatori. Nel Signor Weigelt e nella sua azienda abbiamo trovato degli alleati. Insieme volevamo rendere più attrattivo il settore dei call center, attraverso condizioni di lavoro regolate. Affinché la guerra della concorrenza non avvenisse più sui costi del personale, ma sull’innovazione.
Ci sono stati momenti difficili durante i negoziati?
Milo Stössel, vicepresidente: il CCL crea prevedibilità e sicurezza per i lavoratori, dal momento che ora molte disposizioni normative sono state messe nero su bianco. Ovviamente tutte queste numerose disposizioni sono state spesso precedute da intense discussioni. Ma ci tengo a sottolineare che in numerose questioni abbiamo riscontrato molto consenso e comprensione reciproca. Veri e propri scontri non ce ne sono stati, dal momento che almeno le aziende associate a contactswiss garantivano le migliori condizioni di lavoro già prima della firma del CCL.
Daniel Münger, segretario centrale: i nodi più difficili sono stati i salari minimi e i termini di disdetta. Riguardo ai salari minimi per noi era importante fissarne uno per ogni joblevel. Quello che ancora non abbiamo raggiunto è un salario minimo generalizzato di 4000 franchi dal primo anno di assunzione.
Quali sono secondo Lei i punti salienti della conclusione di questo CCL?
Peter Weigelt, presidente: a noi stava particolarmente a cuore la questione del salario minimo. Non tanto il suo ammontare, quanto il fissare una definizione regionale flessibile. L’accordo raggiunto non prevede un salario minimo valido per tutta la Svizzera, ma uno regionale differenziato. Con ciò il CCL tiene conto della struttura decentrata dei nostri rami. Inoltre noi datori di lavoro ci siamo uniti in un’associazione per poter affrontare i sindacati in maniera unitaria. Questa organizzazione, necessaria da tempo, dei “fornitori di servizi per terzi” è un effetto secondario molto gradito.
Giorgio Pardini: innanzitutto il contratto visto nel suo insieme costituisce un buon fondamento che possiamo ancora sviluppare in futuro per adeguare le condizioni di lavoro alla creazione di valore nel settore. Poi c’erano diversi parametri di base particolarmente importanti per noi. Per esempio questi: • Salari minimi sia per i neoentranti che per i lavoratori specializzati. • Obbligo dei datori di lavoro di consultare i sindacati e di negoziare piani sociali con essi nel caso di licenziamenti collettivi. • Diritto alla formazione e al perfezionamento dei dipendenti, affinché essi rimangano idonei al mercato del lavoro. • 25 giorni di ferie dal 5° anno di servizio e limitazione della durata del lavoro a 42 ore settimanali. • Trattative salariali annuali nel settore, per far sviluppare in maniera equa gli stipendi.
Dove sussistono ancora carenze secondo il Suo punto di vista?
Milo Stössel, vicepresidente: nel contratto stesso dal nostro punto di vista attualmente non esistono grosse lacune. Il deficit maggiore è che il nostro CCL non è ancora obbligatorio per tutti. Tuttavia nei prossimi mesi ci adopereremo per convincere i nostri concorrenti riguardo all’utilità di un CCL e di un linguaggio comune, al fine di promuoverne l’obbligatorietà generale.
Daniel Münger, segretario centrale: i termini di disdetta sono sicuramente ancora troppo corti, l’insicurezza del posto di lavoro troppo grande; qui secondo noi c’è ancora bisogno di intervenire. Il nostro grande obiettivo sarà colmare questo deficit in fase di rinnovo del CCL. Fino ad allora vogliamo sfruttare il tempo insieme a contactswiss per chiedere al Consiglio federale di conferire al CCL l’obbligatorietà generale per il settore.
VCome giudica il nuovo CCL in confronto ai CCL di altri settori
Peter Weigelt, presidente: siccome le prestazioni si somigliano sempre di più, i fattori come un buon servizio clienti e la totale disponibilità diventano ancora più importanti. Inoltre sono programmate altre esternalizzazioni di contact-services, dal momento che la complessità di servizi del genere richiede sempre più specialisti. Per questo sono convinto che il nostro settore continuerà a crescere e che avrà bisogno di ulteriori lavoratori ben qualificati. Una buona reputazione del settore come anche condizioni di lavoro trasparenti ed eque contribuiscono a migliorare le nostre future chance di reclutamento. In questo contesto il CCL rappresenta un segnale.
Giorgio Pardini: è un buon contratto per il settore delle prestazioni di servizio e va oltre agli accordi aziendali abituali. Questo contratto collettivo di lavoro ha un’anima sindacale: esso prevede infatti la creazione di una commissione paritaria che controlli l’applicazione delle disposizioni contrattuali.
Che importanza ha il nuovo CCL per il futuro del settore dei contact-center e call-center?
Peter Weigelt,presidente: siccome le prestazioni si somigliano sempre di più, i fattori come un buon servizio clienti e la totale disponibilità diventano ancora più importanti. Inoltre sono programmate altre esternalizzazioni di contact-services, dal momento che la complessità di servizi del genere richiede sempre più specialisti. Per questo sono convinto che il nostro settore continuerà a crescere e che avrà bisogno di ulteriori lavoratori ben qualificati. Una buona reputazione del settore come anche condizioni di lavoro trasparenti ed eque contribuiscono a migliorare le nostre future chance di reclutamento. In questo contesto il CCL rappresenta un segnale importante e soprattutto ben visibile.
Giorgio Pardini: il CCL è la piattaforma per accompagnare il cambiamento tecnologico e per adeguare continuamente ad esso le condizioni di lavoro. Il settore è soggetto a grandi trasformazioni. Ci sono sempre nuovi prodotti e servizi, soprattutto nell’ambito dell’inbound, e i canali di comunicazione si moltiplicano. Parallelamente si affila il profilo professionale, come per esempio attraverso la formazione introdotta di recente «Operatore / Operatrice per la comunicazione con la clientela». Questo profilo professionale sempre più affinato deve anche rispecchiarsi nel CCL. Per rispetto verso un lavoro impegnativo, che presuppone molta flessibilità, sia di tipo temporale che comunicativa.
Il nuovo CCL del settore dei contact-center e call center è entrato in vigore il 1° settembre 2015.
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Posta Sindacato | 9
syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015 mercato e politica salariale
Alzare gli stipendi è nell’interesse dell’economia Continua da pag.1 swisscontact, un’associazione di datori di lavoro del ramo dei call center e contact-center. Dal 1° settembre 2015 per i loro 2’000 dipendenti varranno dei salari minimi annuali che vanno dai 42’000 franchi (regione Ticino) ai 50’072 franchi (regione Zurigo).
senza un aumento dei salari si spegne il motore economico La Posta dà un importante segnale per il 2016: aumenti salariali e versamenti unici. Nel primo semestre 2015 la Posta ha aumentato ancora sia il risultato aziendale che l’utile. Dunque è giusto e opportuno far partecipare il personale al successo e all’incremento della produttività aziendale aumentando in maniera continuativa i salari dei dipendenti. Nell’ambito delle trattative sul CCL, syndicom e la Posta Svizzera già all’inizio dell’estate hanno fissato gli aumenti salariali del gruppo per il 2016. Nelle due affiliate Posta CH SA e PostFinance SA i salari verranno aumentati individualmente dello 0,6 per cento. Inoltre è stato deciso un pagamento unico di 400 franchi che verrà versato nell’aprile 2016. Nell’affiliata AutoPostale SA viene messo a disposizione lo 0,4 per cento per degli aumenti salariali individuali. Anche queste misure salariali saranno attuate nell’aprile 2016. I risultati delle trattative salariali alla Posta fanno da riferimento anche per altre aziende che offrono servizi nel mercato postale e dei pacchi.
Swisscom: richiesto l’1% di aumento salariale Le trattative presso Swisscom si terranno soltanto nella prossima primavera. Probabilmente syndicom chiederà l’1% di aumento. Considerando lo sviluppo molto solido del fatturato e del profitto di Swisscom si attende un buon esito.
Nel restante settore Telecom i salari di regola vengono fissati dopo che sono avvenuti i negoziati salariali Swisscom. Ai fini delle rivendicazioni sono determinanti i risultati d’esercizio del 3° e 4° trimestre. Ma già oggi si delinea che presso Sunrise, UPC Cablecom e Salt sia il fatturato che l’utile hanno una tendenza meno positiva di Swisscom. Proprio il settore delle telecomunicazioni reagisce molto velocemente ed è molto sensibile ai cambiamenti della domanda interna. Grandi case mediatiche: almeno 100 franchi di più Per le grandi aziende mediatiche, dove nonostante la particolare situazione di transizione del settore ci si aspetta un buon risultato annuale, syndicom chiede di far partecipare il personale al successo aziendale concedendo aumenti salariali di almeno 100 franchi. Il riferimento è in particolare alle grandi aziende come Ringier, il gruppo NZZ, Tamedia e AZ Medien. Tamedia per esempio nel primo semestre 2015 ha registrato un guadagno di oltre 70 milioni di franchi. Ma anche nelle regioni c’è margine per investire nella professionalità. Le singole richieste salariali di syndicom saranno definitive soltanto dopo l’approvazione formale da parte dei relativi organi delle divisioni del sindacato.
Alain Carrupt, presidente syndicom
sondaggio postmail lugano
FAQ proget to Move-it
Direzione disposta al dialogo Il 28 agosto syndicom ha incontrato Silvia Mozzettini, responsabile di PostMail Ticino, per discutere i risultati del sondaggio promosso dal sindacato nella RRL di Lugano (vedi edizione n. 8 di syndicom il giornale). Durante l’incontro la responsabile ha voluto rapportare i risultati del nostro sondaggio al PEU, il sondaggio interno allestito dalla Posta che valuta la soddisfazione del personale. Da questo confronto è emersa una divergenza importante nei contenuti in quanto dal PEU si evince che nella regione di Lugano la soddisfazione del personale è mediamente positiva, il nostro sondaggio invece ha denotato un grande malcontento tra i colleghi . Questa differenza non ci ha sorpreso: le domande del nostro sondaggio erano più dirette e mirate e quindi hanno permesso di far uscire più facilmente i problemi; inoltre per i dipendenti è stato senz’altro più facile esprimere il proprio malcontento al sindacato piuttosto che ai diretti superiori. Non bisogna poi dimenticare che tra i dipendenti serpeggia il dubbio che il sondaggio PEU non sia così anonimo come invece afferma la Posta. In ogni caso, nonostante i risultati molto diversi, si sono tuttavia trovate delle problematiche comuni come per esempio la mancanza di personale e alcune lacune nella pianificazione dei turni di lavoro. La responsabile Silvia Mozzettini ha preso comunque in seria considerazione il nostro sondaggio e ha acconsentito a mettere in atto le seguenti misure: • Costituzione di una commissione del personale per la RRL di Lugano • Verifica in ogni team se vi è un numero adeguato di lavoratori
conducenti automezzi pesanti posta
«STOP all’esternalizzazione!» Lo scorso fine settimana circa 80 autisti di automezzi pesanti si sono nuovamente incontrati a Olten per partecipare a un’assemblea con syndicom e hanno confermato che una netta maggioranza dei presenti si oppone ai piani di esternalizzazione annunciati dalla Posta nel settore del trasporto degli invii postali. Anche syndicom rivendica che almeno un terzo dei trasporti continui a essere effettuato in futuro dai dipendenti della Posta. Il 4 settembre, La Posta ha annunciato che a partire dalla fine del 2016 intende rinunciare alla gestione e alla manutenzione della sua flotta di veicoli con un peso complessivo superiore a 3,5 tonnellate. Gli imponenti camion gialli con la scritta La Posta non circoleranno più sulle strade svizzere. I servizi logistici nell’ambito del «trasporto degli invii postali» passeranno interamente in conto terzi. La Posta prevede di mettere a concorso queste corse e di ricorrere ai servizi di aziende esterne. Affida già il 60% delle sue corse a 250 diversi fornitori esterni. Tutto questo, a detta della Posta, per aumentare la sua competitività e risparmiare. No all’esternalizzazione Due giorni dopo, syndicom ha invitato tutti i conducenti interessati a una prima assemblea a Olten per discutere un eventuale accordo con La Posta in vista di attenuare le conseguenze › Continua a pag. 16
• Livellamento del monte ore tra i dipendenti dello stesso team • Discussione approfondita all’interno dei 4-5 team dove dal PEU sono emersi i maggiori problemi • Organizzazione di una campagna di sensibilizzazione per diminuire le pressioni. Sarà affissa in tutti gli albi dei diversi centri di recapito una comunicazione allo scopo di: • Promuovere il lavoro di gruppo e disincentivare la competizione tra colleghi. • Far presente che bisogna lavorare con il proprio ritmo nei limiti di prestazione previsti per il lavoro di recapito. Ricordare che bisogna tenere in considerazione le caratteristiche del singolo (es. età, sesso, prestanza fisica ecc.). La corretta osservanza delle procedure deve avere la priorità rispetto alla velocità d’esecuzione del lavoro. Chiaramente queste sono solo alcune misure, altre le potete proporre al sindacato oppure alla commissione del personale una volta che sarà costituita. Avere una commissione del personale all’interno di una regione grande come quella di Lugano è molto importante per permettere un maggiore controllo delle condizioni lavorative nei centri di recapito. Nelle prossime settimane saranno rese note le modalità per candidarsi. Ci aspettiamo che con queste prime misure si riesca a migliorare la situazione, ma nel caso in cui i problemi dovessero continuare, non esitate a contattarci e insieme decideremo quali altri passi intraprendere. syndicom - La forza del collettivo! (red)
Alcune delle domande più frequenti
Come verrà gestita la problematica “lavoratori veloci e lavoratori lenti”? Le capacità variano da persona a persona. È così sia negli sport di squadra che in famiglia. L’obiettivo è di far sì che il personale svolga mediamente il lavoro che corrisponde al numero di ore di lavoro previste dal contratto. Tra gli obiettivi del progetto Move-it vi è anche quello di promuovere il lavoro di gruppo. Move-it è nato per fornire sostegno al progetto di formazione di gruppi? Questi due progetti sono indipendenti l’uno dall’altro. Tuttavia, l’affermazione secondo cui Move-it sostiene la formazione di gruppi e viceversa è corretta. Con Moveit vogliamo promuovere il lavoro di gruppo. Move-it tiene conto del fatto che durante il giro di recapito ci sarà chi perde tempo e chi lavora in modo celere? Il tempo impiegato per il giro di recapito verrà rilevato tramite scanner, come nel caso dei lavori preliminari e dei lavori successivi. Vengono accreditate le ore di lavoro svolte; pertanto è possibile che ci sarà ancora chi perde tempo e chi lavora in modo celere. Cosa succede se persone con capacità di rendimento diverse eseguono lo stesso lavoro? Ogni persona è diversa dall’altra. Ciò si ripercuote ovviamente anche sul lavoro. L’obiettivo è che venga svolto il lavoro previsto dal contratto. Con Move-it intendiamo promuovere il lavoro di gruppo. Le persone più efficienti sostengono quelle meno efficienti. Le ore di lavoro svolte vengono sempre accreditate sul conto ore dei singoli dipendenti.
let tera di un let tore
Lettera ai Signori killer di impieghi Con la vostra decisione, che non è certo arrivata inattesa, la pluriennale tattica dei piccoli passi è finalmente terminata. Ora noi conduttori postali sappiamo una buona volta di che morte morire. Per anni siamo stati liquidati con frasi vuote e risposte evasive. A noi viene chiesto di comportarci in maniera corretta e consci del nostro dovere nei confronti di superiori e clienti. Beh, anche noi ci saremmo aspettati la stessa cosa da voi. Invece voi ci avete fatti dissanguare e ci avete fatto sentire non graditi. Gli argomenti vani a giustificazione del totale outsourcing sono un’offesa verso tutti i conducenti postali. Inoltre ci ritenete anche scemi. Non avete nemmeno il coraggio di dire la verità, almeno adesso. Perché la cruda verità è che per voi il primo comandamento è la massimizzazione del profitto. Vogliamo fare più soldi possibili. E per farli, facciamo di tutto. Voi conducenti ci siete solo d’intralcio. Ci costate troppo, non vi vogliamo più. Se cancelliamo i vostri posti di lavoro a fine anno ci danno un bonus maggiore. In più anche la nuova opera di lusso va finanziata in qualche maniera. Una comunicazione di questo tipo non avrebbe cambiato la situazione, ma almeno sarebbe stata più onesta. Tra l’altro nessuno di voi ha avuto il coraggio di prendere la parola durante la nostra assemblea a Olten. Con l’esternalizzazione nel ramo dei trasporti create degli impieghi precari. Il settore è in ginocchio. Qui le violazioni sono il pane quotidiano. Anche il lavoro clandestino è molto diffuso. I trasportatori, ai quali affidate gli incarichi, non fanno eccezione. E lo sapete benissimo. Con la vostra politica dell’outsourcing e dell’abbassamento dei costi mettete in conto tutto questo, accettandolo in totale consapevolezza. Voi siete corresponsabili dei metodi da Far West che regnano nel settore. Grazie alla vostra politica di minimizzazione incrementate consapevolmente la spirale verso il basso. Noi conducenti non ci faremo trattare in questo modo. Noi lotteremo duramente per i nostri posti. Dove c’è scritto Posta, ci deve essere dentro la Posta. Basta con l’esternalizzazione! Un conducente postale
10 | Ritratto Diritto
syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015
Philipp Mülhauser (63) conosce (quasi) tut ti gli stipendi svizzeri
«Devo essere sempre un passo avanti sui tempi» Qual è il guadagno minimo di un operatore di cinema o di un giocatore di pallanuoto? Quanto guadagna un cuoco nella navigazione marittima, il prete evangelico-protestante a Zurigo o i membri del comitato direttore di Unia? Il “Libro dei salari” zurighese ce lo dice. Per l’ultima edizione di questa raccolta, Philipp Mülhauser ha messo insieme 9’300 dati salariali. Praticamente in questo libro sono racchiuse tutte le professioni esercitate in Svizzera e la loro retribuzione minima ai vari livelli di carriera. Nell’era di Wikipedia già soltanto l’idea di una visione così totalizzante ha qualcosa di simpaticamente antico. Mülhauser condivide un grande ufficio con altri colleghi e colleghe nell’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro di Zurigo. Ma il libro dei salari è una sua creatura personale. «Un one-man-show», dice. E questa cosa è davvero sorprendente: dietro a quest’opera c’è un’unica persona che genera e gestisce il flusso di tutti questi dati.
Fotografia istantanea Le fonti di Mülhauser sono dati estratti dai contratti collettivi di lavoro (CCL) nonché raccomanda-
zioni salariali delle associazioni dei datori di lavoro e informazioni dei sindacati. A differenza della rilevazione della struttura salariale dell’Ufficio federale di Statistica, il libro dei salari di Mülhauser non elenca gli stipendi effettivamente pagati, ma i salari minimi obbligatori o anche solo “consigliati” per i vari settori. Questa collezione esce sempre in primavera. Il lavoro grosso comincia già nel tardo autunno, ci spiega il 63enne, quando vengono concordati i nuovi salari. È sempre una “corsa” contro il tempo. E se le trattative dei partner sociali si protraggono? «L’importante per me è essere sempre aggiornato». Tuttavia ci tiene a sottolineare che i suoi dati sono sempre una «istantanea».
Illibato Potrebbe sembrare una noiosa conta dei fagioli. Ma evidentemente a Philipp Mülhauser questo lavoro piace, d’altronde lo fa da ben 17 anni. Il tutto è cominciato nel 1998. Allora era ancora impiegato presso l’Ufficio per l’industria, arti e mestieri e lavoro del canton Argovia. Il capoufficio dell’epoca aveva bisogno di dati sui salari d’uso del luogo e del ramo per i per-
messi di soggiorno degli stranieri. Per questo ha incaricato il suo addetto Mülhauser di raccogliere questi numeri. Ecco spiegata la nascita del libro dei salari. Guardando indietro a quei tempi racconta: «Praticamente è stato come far partorire un bambino ad una vergine». Ma per lo meno come tipografo specializzato e sindacalista conosceva bene i contratti collettivi di lavoro. E nel suo incarico aveva già avuto a che fare con la legge sul lavoro. Dunque proprio “illibato” non era. La prima edizione dell’allora “Libro dei salari dell’Argovia” era poco più di una sottile rivista. Questo poi cambiò repentinamente. Anche a causa dei nuovi contratti collettivi di lavoro che erano stati firmati in seguito all’apertura del mercato del lavoro. Il volume dei dati era diventato così grande, che il cantone nel 2008 decise di abbandonare questo progetto: «Abbiamo oltrepassato il limite di carico», fu detto. Ma evidentemente non per Mülhauser. Egli seguì il “suo” progetto con destinazione Zurigo. Lì il Dipartimento di economia aveva deciso di continuare a pubblicare il libro dei salari, che nel frattempo
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Una volta all’anno appare il “Zürcher Lohnbuch“, ovvero il libro zurighese dei salari: un’opera numerica di 800 pagine. Uno strumento indispensabile per il controllo del mercato del lavoro. Ma anche un bel mattone per gli amanti delle professioni strane. Philipp Mülhauser ne è l’autore. Michael Stötzel
Philipp Mülhauser e la sua banca dati · Il compendio finito è un libro accuratamente progettato.
era diventato uno strumento indispensabile per le commissioni tripartite nei cantoni. Nei loro controlli salariali e nel fissare i salari d’uso nella regione nei rami senza copertura CCL essi facevano riferimento alle liste di Mülhauser.
Due chili di trasparenza E queste liste si allungano sempre di più, anno dopo anno. Il “Libro dei salari 2015” comprende 800 pagine e pesa quasi 2 chili. La vendita si aggira sulle 1’300 copie, dunque il libro si autofinanzia *. L’interesse si è diffuso «a macchia d’olio», ci informa l’autore. Esso viene usato non soltanto dai controllori del mercato del lavoro, dai responsabili del personale o dagli specialisti delle assicurazioni sociali. Nel frattempo anche i tribunali utilizzano il libro quando devono fissare delle multe o quando devono
calcolare il mantenimento in caso di divorzio. Dopo 17 anni di lavoro al libro dei salari le conoscenze di Mülhauser su quali siano i salari minimi dei lavoratori in Svizzera sono vastissime. Quello che i suoi numeri però non sono in grado di fare è una prognosi più precisa. Cosa porterà la prossima trattativa salariale? Egli si aspetta ancora stagnazione. E nonostante la grande trasparenza che questo libro crea sui salari, il tabù resiste ancora dopo 17 anni. Conclude Mülhauser: «In Svizzera facciamo ancora fatica a parlare dei nostri stipendi».
*Il libro sui salari 2015 può essere ordinato al prezzo di 65 franchi al sito www.awa.zh.ch/Lohnbuch. * Katrin Bärtschi è postina e autrice freelance.
punto e dirit to
Sono una grafica e sono disoccupata. Nell’ambito di una misura di reinserimento, la mia consulente URC mi ha oralmente dispensata da un colloquio di consulenza e controllo nel caso che questo precedesse un colloquio da fissare con l’istituzione preposta alla misura. Il colloquio di controllo in effetti era finalizzato a fare un bilancio di questo primo contatto e dunque doveva avvenire dopo l’intervista. Ho comunicato per mail alla mia consulente URC la relativa data, una volta fissata, dal momento che aveva effettivamente luogo dopo il nostro colloquio di controllo, e le ho domandato di spostare il nostro colloquio come concordato. Senza ricevere risposta da lei, ho saltato il colloquio di controllo e mi sono recata, senza preoccuparmi, al colloquio con l’istituto della misura. Che sorpresa poi nel vedermi addebitare 9 giorni di indennità disoccupazione con la motivazione che non mi ero presentata al colloquio con la mia consulente senza scusa valida! Cosa posso fare?». Per prima cosa, per il futuro ti consiglio di comunicare sempre via lettera (raccomandata se la busta è importante) e di richiamare o riscrivere in caso di non reazione del/la tuo/a consulente URC. In caso di dubbio, è meglio presentarsi all’appuntamento che partire dal presupposto che sia stato annullato. Nel tuo caso, tu ti sei rivolta alla tua consulente URC per mail e hai conservato il vostro scambio di mail. Inoltre, il verbale del colloquio di controllo precedente indica espressamente l’obiettivo dell’appuntamento successivo, ovvero il monitoraggio della misura rsp. il
tuo riscontro del primo colloquio con l’istituzione che ti ha ricevuto per la misura di reinserimento. Tu ti sei fatta accompagnare da un parente al precedente colloquio, il quale può confermare ciò che è stato convenuto oralmente per il colloquio successivo. Per finire, la tua domanda di rinvio è stata inviata con tre settimane di anticipo. Tutti questi elementi hanno contribuito a rendere verosimile, agli occhi del Tribunale federale che ha giudicato il tuo caso, l’accordo orale che era stato preso fra te e la tua consulente. Tuttavia, è il certificato medico che tu hai fornito, che attestava una
difficoltà a gestire il quotidiano amministrativo a causa di disturbi medici, che è stato determinante in questa faccenda vinta da syndicom davanti al Tribunale federale. Grazie all’intervento del servizio giuridico di syndicom, la sospensione di 9 giorni è stata levata e tu hai ristabilito il tuo diritto. Per il futuro, al fine di evitare qualsiasi seccatura, ti consiglio di partecipare piuttosto una volta di troppo che una volta di meno ad un colloquio di controllo fissato per il quale non hai ricevuto una conferma scritta del rinvio. Quello che ora seguirà per fortuna non ti è successo, ma bisogna sape-
re che se un/a consulente URC dà oralmente un’informazione sbagliata fuori dalla sua competenza, per esempio su come compilare i formulari IPA («Indicazioni della persona assicurata»), consigliandoti di non menzionare tutti i datori di lavoro perché comunque sarai iscritta soltanto al 50% di disoccupazione (questo consiglio è sbagliato), devi sapere che potresti essere ritenuta responsabile dell’errore commesso ed essere sanzionata! Nell’esempio appena descritto, che concerne un’altra assicurata, quest’ultima non è riuscita a ottenere la prova scritta dell’informazione sbagliata ricevuta. Siccome il
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Assicurazione contro la disoccupazione: verba volant, carta canta
Isabelle Ernst-Pauchard Lic. iur., avvocato Collaboratrice servizio giuridico
formulario IPA pone una domanda chiara («Lei ha lavorato presso uno o più datori di lavoro?»), bisogna fornire una risposta esaustiva alla domanda, anche se la persona è iscritta alla disoccupazione soltanto per il 50%, questo per far calcolare alla cassa disoccupazione il suo diritto alle prestazioni sulla base di tutti gli elementi pertinenti. Non è stato possibile invocare il principio della buona fede, perché il consulente si era pronunciato oralmente su una questione al di fuori della sua competenza e perché la formulazione della domanda posta all’assicurata non era soggetta ad interpretazione.
Attualità | 11
syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015 intervista
Casse pensioni nel mirino
Attualmente le casse pensioni sono sotto attacco su diversi fronti. Ecco perché diventa ancora più importante rappresentare bene i lavoratori nelle casse pensioni. Al fine di migliorare la rappresentanza dei lavoratori all’interno di queste casse, le associazioni dei lavoratori nel 2008 hanno creato la rete delle CP. syndicom è un componente attivo di questa rete dei lavoratori nel 2° pilastro e dunque fa anche parte del centro di competenze per i membri dei consigli di fondazione delle casse pensioni. Urban Hodel sentare bene gli interessi dei lavoratori in seno alle casse pensioni. Inoltre riveste un’enorme importanza lo scambio tra questi membri.
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Attualmente si sentono soprattutto “cattive notizie“ sul 2° pilastro. Per esempio si parla del franco forte e dei tassi negativi ad esso correlati.
Urs Eicher · Presidente rete CP ed ex presidente del sindacato kapers
syndicom: Urs Eicher, che cos’è la rete CP? Urs Eicher: In primo luogo si tratta di dare una formazione buona e indipendente ai membri dei consigli di fondazione in modo che essi possano rappre-
In effetti alcune casse pensioni sono finite sotto pressione. Bisogna però considerare la strategia a lungo termine di una cassa pensione, e non si deve dare troppo peso a degli scossoni a breve termine. Inoltre c’è da dire che le rendite delle casse pensioni negli ultimi anni sono sempre rimaste rispettabili nonostante il difficile contesto. Dietro questi allarmismi si nascondono sempre interessi concreti, e attualmente qui si sta facendo del puro allarmismo. Si sta cercando di imporre agli assicurati dei tagli massicci
unilaterali. La situazione attuale rende il nostro lavoro ancora più importante.
Dunque la rete CP s’impegna anche a livello politico? È chiaro. Con diciassette associazioni alle spalle la nostra voce diventa determinante. Diamo il nostro contributo, per esempio, nelle consultazioni nell’ambito del secondo pilastro. Soprattutto la riforma delle pensioni 2020 rappresenta una tematica centrale per la rete CP. Qui c’impegniamo per una soluzione a pacchetto, perché soltanto così facendo otteniamo delle misure di compensazione. Il livello delle pensioni non deve essere abbassato. La riforma delle pensioni 2020 figurerà anche sull’ordine del giorno in occasione della nostra conferenza autunnale del 29 ottobre a Berna. Noi discuteremo il progetto con dei Consiglieri agli Stati e rappresentanti delle associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Secondo alcuni, la base non è all’altezza di condurre il complesso mondo delle casse pensioni. Il 2° pilastro è stato istituito con il carattere di un’assicurazione sociale, e soprattutto la gestione paritetica dei soldi a risparmio ne è una dimostrazione. Questa conquista va assolutamente difesa. Proprio syndicom ne è un buon esempio. Questo sindacato è rappresentato con degli ottimi sindacalisti nei consigli di fondazione nelle più importanti casse pensioni. Molti lavoratori non godono (o non più) di una rappresentanza così rassicurante. Nel 2° pilastro non contano soltanto le formule tecnico-matematiche. La previdenza professionale vive di diverse solidarietà, come quella tra attivi e pensionati, quella tra sposati e non, e quella tra chi ha una vita lunga o breve. La previdenza professionale è più di un conto risparmio privato. Ecco perché la voce dei lavoratori nelle
casse pensioni è così importante. Al fine di sapersi destreggiare in questa complessa tematica, la rete CP e Movendo offrono ai membri dei consigli di fondazione delle possibilità di perfezionamento. Il nostro programma è sempre improntato verso le sfide attuali. Per esempio questo autunno, oltre alla nostra conferenza e al seminario sugli investimenti, abbiamo organizzato anche un corso sul franco forte.
Qual è la tua motivazione ad impegnarti per la rete CP? Come presidente del sindacato kapers (personale di cabina) ho vissuto in prima persona quanto sia importante una conduzione nel partenariato sociale del 2° pilastro. Con kapers nel 2002 dopo il Swissair Grounding siamo riusciti ad impedire la soluzione assicurativa proposta, che avrebbe fatto confluire milioni di franchi nelle casse delle assicurazioni private ma a fronte di prestazioni peggiori per gli assicurati. Esperienze del genere ti lasciano il segno. Ecco perché mi impegno anche nella rete CP. A favore di una vera parità in delle casse pensioni autonome dove tutti gli utili finiscano nelle tasche degli assicurati.
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syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015
editoriale
Coraggio da leoni Continua da pag. 1
potuto barattare la sua dignità di lavoratore e di uomo con i ricatti dei padroni. Già questa parola, pur essendo in un sindacato ho sempre scelto di sostituirla con datori di lavoro pensando che la parola padrone appartenesse ad un periodo storico di lotta proletaria. Mentre sento i racconti di queste persone, pur con una lunga esperienza sindacale improvvisamente capisco che non si tratta di un’epoca, né di politica ma di realtà perché non si può chiamare diversamente da carnefice colui che produce una vittima e non si può chiamare diversamente da padrone colui che comanda opprimendo. Consegno così ai miei lettori queste storie di persone come noi, lavoratori e lavoratrici, padri di famiglia, compagni di mogli e fidanzate e figli a loro volta di madri e padri. Loro stanno facendo la scelta coraggiosa di non stare zitti e in ginocchio e nel loro stare in piedi davanti alle manganellate della direzione della Südpack difendono la loro dignità e i loro diritti di lavoratori. Ci regalano, pagando in prima persona, la presa di coscienza di quanto valiamo. Grazie ragazzi per restituirci la dignità che ci siamo fatti scippare!
Barbara Bassi
Südpack, la lotta dei lavoratori di In primavera, dopo una estenuante trattativa causata dalla volontà dell’azienda di chiedere importanti sacrifici salariali ai lavoratori, una risicata maggioranza dei colleghi ha dato mandato alle parti sociali di siglare un accordo al ribasso con la direzione Südpack di Bioggio. Obiettivo di questo accordo, secondo quanto indicato dalla direzione, era fronteggiare la temporanea situazione di difficoltà causata dalla decisione della BNS relativa al cambio franco-euro e dare respiro all’azienda per il prossimo futuro. Le parti sociali e la minoranza dei dipendenti hanno ingoiato l’amaro boccone e accettato la misura imposta dall’alto riuscendo solo in parte
e con grandi sforzi a limitare l’importante richiesta di sacrificio. A distanza di pochi mesi, senza informare né coinvolgere le parti sociali né la commissione del personale, l’azienda ha consegnato 6 licenziamenti. Appena venuto a conoscenza di quanto accaduto durante il cambio turno delle 22 di venerdì 28 agosto syndicom ha deciso di presenziare fuori dall’azienda ed informare i colleghi di quanto accaduto. La tensione è palpabile e i lavoratori esprimono rabbia e sgomento. Le parti sociali decidono allora di convocare un incontro immediato con la direzione e lunedì 31 agosto alle ore 11 chiedono, oltre al ritiro immediato dei licenziamenti,
di aprire una discussione che veda coinvolti i sindacati con l’obiettivo di confrontarsi seriamente sul futuro dell’azienda. La risposta del direttore Gabriele Leccioli è lapidaria: non intende tornare sui suoi passi e non ritiene opportuno coinvolgere le parti sociali. Nel corso del cambio turno delle 14 i sindacati incontrano i colleghi e li informano della posizione della direzione. I colleghi decidono di darsi appuntamento il mattino seguente, martedì 1 settembre, prima dell’inizio turno delle 6 per decidere quali azioni sindacali intraprendere. Nel corso del pomeriggio i sindacati si incontrano e decidono congiuntamente di proporre ai colleghi un’assem-
blea straordinaria durante il tempo di lavoro dalle 6 alle 9 del mattino per cercare di dare un segnale forte alla direzione. La stessa mattina il personale condivide la proposta sindacale e decide di riunirsi in assemblea e di sospendere l’entrata in azienda fino a quando la direzione non è pronta a dare un segnale di apertura e di collaborazione. Dopo un difficile confronto con la direzione, che inizialmente sfida sindacati e lavoratori con varie forme di pressione, si riesce a far convocare un incontro urgente con un rappresentante della sede centrale in Germania. L’incontro viene fissato per il giorno successivo. Il personale riunito in assemblea deci-
interviste A colloquio con Marco Forte, segretario responsabile di syndicom Ticino e Moesano e responsabile del settore industria grafica, rappresentante syndicom al tavolo delle trattative con la Südpack Quali sono le opzioni che avete analizzato insieme alla direzione? In un primo tempo abbiamo chiesto di valutare se vi fossero le condizioni per introdurre il lavoro ridotto in modo da poter reintegrare gli ultimi 6 dipendenti licenziati. Cosa che è stata fatta all’incontro del 14 settembre, incontro al quale ha partecipato anche un membro del consiglio di amministrazione di Südpack. Va detto che all’inizio l’azienda respingeva totalmente l’idea, poi nel corso delle trattative vi è stata un’apertura in questo senso e si è analizzato insieme se vi fossero i numeri (n.d.r la normativa prevede che vi sia un 10% di lavoratori in esubero per poter applicare la misura di lavoro ridotto). Come mai non si può applicare il lavoro ridotto? Purtroppo il numero di 6 licenziati non raggiunge percentualmente quanto richiesto dalla normativa e pertanto non si può fare ricorso in questo caso alla misura in questione. Per noi sindacati si poteva almeno prendere in considerazione visto che l’azienda ha già annunciato che vi saranno 30 licenziamenti, però questi saranno effettivi nel corso del 2016 e pertanto non possono essere presi in conto ora. Dunque a che punto è la vertenza Südpack? Dall’ultimo incontro, nonostante le difficoltà, siamo usciti con una proposta sul tavolo. L’azienda è pronta ad impegnarsi affinché sino a fine dicembre non vi siano più licenziamenti e che da gennaio ogni licenziamento dovrà essere valutato insieme ai sindacati e alla commissione del personale con l’ottica di cercare
una soluzione congiunta, in primis l’introduzione del lavoro ridotto. Cosa si intende fare per i 6 colleghi già licenziati? Per loro, una volta escluso il reintegro andrà concordato un piano sociale che va ancora definito nel dettaglio ma che vuole indennizzare i colleghi in quanto l’azienda riconosce di aver agito in modo frettoloso. Riguardo al licenziamento antisindacale? A dipendenza di quale tipo di accordo troveremo, se lo troveremo, decideremo quali ulteriori passi intraprendere. Qual è dunque il prossimo passo? Ora convocheremo un’assemblea dove presenteremo la proposta di accordo. Per noi di syndicom, solo dopo che i lavoratori avranno accettato la proposta, si potrà dire di aver concluso un accordo. Ogni affermazione prima dell’assemblea è assolutamente prematura. I dipendenti possono infatti anche scegliere di non accogliere la proposta e di continuare con la lotta. Dovendo tirare le somme di quanto sta accadendo cosa ti senti di dire? Dopo le ultime decisioni aziendali devo dire che i dipendenti erano mortificati, anche dal modo in cui erano state imposte. Il fatto che syndicom abbia preso, con loro, la situazione in mano, sia dei licenziamenti già pronunciati che del futuro, e che ci si sia uniti per difendere i propri diritti ha dato ai dipendenti un senso di orgoglio. Vedere le persone che con molto coraggio decidono di seguire il sindacato e rifiutano di entrare sul proprio posto di lavoro come gesto di solidarietà nei confronti dei colleghi licenziati è l’immagine che più mi è rimasta impressa. L’azienda adesso sta trattando con i sindacati e la commissione del personale, questo è già un risultato che è stato raggiunto grazie alla lotta intrapresa dai colleghi. Vedremo come andrà a finire.
Diego Moret ti, 43 anni, dipendente Südpack da 12 anni Da quanto dura il malcontento alla Südpack? Nel corso degli ultimi 6 anni la Südpack ha chiesto a noi dipendenti sempre più sacrifici. Noi li abbiamo fatti. Abbiamo accettato tagli di stipendio, abbiamo rinunciato a 10 giorni e mezzo di vacanza, ma tutto questo all’azienda sembrava non bastare mai. Come siete giunti a indire delle Assemblee di protesta? Siamo arrivati a protestare, prendendo in considerazione anche un futuro sciopero, perché la direzione ha continuato a prenderci in giro. Infatti, nonostante il CCL abbia scadenza a fine 2016, a seguito dell’abbandono da parte della Banca Nazionale del cambio fisso euro franco, la direzione ci ha nuovamente convocati per informarci che la situazione era grigia e ci ha chiesto un ulteriore sforzo ossia un ulteriore taglio di stipendio del 10%, in questo modo ci ha assicurato non si sarebbero persi i posti di lavoro e avrebbero rinunciato a comperare un’azienda in Polonia. Dopo circa due mesi, nonostante fossero stati applicati i nuovi tagli, il direttore ha annunciato che era stata comperata l’azienda in Polonia e dopo 15 giorni sono cominciati i licenziamenti. La direzione accusa i dipendenti di non lavorare bene e questo per ripicca, cosa ne pensi? Una tale affermazione dimostra la malafede della direzione. Non bisogna infatti avere competenze particolari per capire che un operaio scontento non produce come un operaio contento e questo vale a tutti i livelli e gli ambiti lavorativi. Vi siete trovati molto uniti in questa lotta, secondo te perché? Da un lato ci ha uniti il logorio di questi 6 anni e dall’altro semplicemente perché la gente in azienda è stufa delle false promesse della direzione. Tu sei fra i 6 dipendenti che sono stati licenziati. Come te lo ha comunicato l’azienda? Beh mi hanno fatto lavorare tutta la settimana e poi venerdì alle ore 13 un’ora prima della fine del mio turno mi hanno chiamato e mi hanno consegnato la lettera.
Protesta Ticino | 13
syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015 il caso
La pressa gli spezza un braccio e l’azienda lo licenzia
Bioggio de dunque di sospendere l’azione di protesta e di entrare in azienda. Mercoledì 2 settembre alle ore 11 ha inizio la trattativa con un rappresentante della sede centrale. Dopo un difficile inizio di trattativa e una evidente mancanza di volontà da parte dell’azienda volta a trovare una soluzione ragionevole, alle ore 13 i sindacati sospendono l’incontro e aggiornano i lavoratori che decidono di convocare un’altra assemblea straordinaria dalle ore 14 sospendendo nuovamente l’entrata in servizio. Questa azione di forza da parte dei lavoratori costringe la direzione ad accelerare i tempi alla ricerca di una soluzione condivisa. La direzione informa che il budget
per il 2016 prevede un’importante perdita rispetto all’anno corrente e quindi ci saranno delle ripercussioni anche sul numero degli impieghi per l’anno prossimo. Verso le ore 15.30 la delegazione sindacale informa i lavoratori sulla decisione di aprire una trattativa sul fatto di coinvolgere le parti sociali relativamente al futuro dell’azienda mentre la direzione apre alla possibilità di ritirare i licenziamenti e d’introdurre la misura del lavoro ridotto per i 6 colleghi licenziati e per quelli previsti per il 2016. Il 7 settembre in un’assemblea sindacale concordata con l’azienda i lavoratori vengono informati della situazione. Il 14 settembre riprende la trattativa, la direzione informa che non ci sono i numeri al momento per l’introduzione del lavoro ridotto e quindi non può ritirare i licenziamenti.
Te lo aspettavi? In verità sì, perché in azienda girava la voce che ci sarebbero stati dei licenziamenti e io sapevo di essere in cima alla lista delle persone da fare fuori e anche perché improvvisamente nei giorni prima avevo cominciato a ricevere delle e-mail strane in cui la direzione si lamentava del mio lavoro. Avevo capito che erano i primi passi della loro strategia di licenziamento. Chi è la prima persona alla quale hai detto di essere stato licenziato? Per primo ho avvertito con un SMS il nostro segretario sindacale di syndicom Marco Forte. Poi l’ho detto ai colleghi che erano lì. E a mia sorpresa ho visto gente piangere alla notizia anche perché per loro era evidente che sono stato licenziato perché ho sempre detto la mia in difesa di noi tutti lavoratori. Quando lo hai detto in famiglia? Solo in un secondo momento l’ho detto a mia moglie. È stato uno choc per lei perché alcuni mesi prima anche lei ha avuto la notizia che l’azienda per la quale lavora chiuderà a dicembre dunque ci ritroviamo in due senza lavoro e con due figli di 9 e 11 anni da crescere. Come hanno reagito i tuoi figli? Sono anche loro preoccupati ma mi hanno visto in televisione, hanno sentito quello che dicevo e lo hanno capito e mi hanno detto di essere fieri di avermi come padre. Cosa ti aspetti dal futuro? Spero di trovare presto un altro lavoro per poter mantenere la mia famiglia ma al di là di questo non mi aspetto nulla perché nonostante la difficoltà del momento ho trovato intorno a me molto appoggio e tante manifestazioni di stima, all’interno del sindacato, da parenti e amici e dai colleghi. Mi hanno scritto anche ex colleghi ringraziandomi per aver avuto il coraggio di denunciare la situazione di degrado che c’era in ditta. In questo momento con tutte le insicurezze della situazione pensi che avete fatto la cosa giusta? Assolutamente sì. Se tutti i lavoratori e le lavoratrici ragionassero come abbiamo fatto noi, creando un’unione, i datori di lavoro non si spingerebbero a tanta sfacciataggine e sarebbero costretti a prendere atto che il lavoratore ha la sua dignità e non è giusto calpestarla.
In cambio propone un piano sociale da definire per i 6 colleghi licenziati e il coinvolgimento futuro di partner sociali e della commissione del personale nel caso ulteriori misure andassero a colpire i lavoratori. Questa proposta verrà presentata in un’assemblea, attualmente in data da definire, durante la quale i lavoratori decideranno se entrare nel merito della proposta o se continuare con la protesta.
* Nicola Morellato è segretario syndicom regione Ticino e Moesano.
nelle immagini Alcuni momenti della mobilitazione dei dipendenti della Südpack di Bioggio contro licenziamenti e politica aziendale.
Emanuele Aprile, 46 anni, sposato, padre di una ragazza di 14 anni La sua storia fa rabbia. Il 10 febbraio 2015 poteva essere un giorno come un altro di un operaio che va a lavorare in fabbrica e invece quel maledetto martedì la macchina su cui lavorava Emanuele Aprile si è bloccata. Lo aveva già fatto in passato, l’azienda lo sapeva, ma hanno fatto continuare a far lavorare gli operai su quella dannata macchina, comunque. Poi quel martedì mentre Emanuele lavora, il rullo ha cominciato ad abbassarsi in modo autonomo e il suo braccio destro non ha avuto scampo. È rimasto bloccato per circa 10 minuti sotto quel rullo di gomma ma con la struttura d’acciaio e una pressione di 15/16 bar che ha provocato la rottura dell’osso dell’avambraccio e lo schiacciamento delle terminazioni nervose e muscolari. Di regola la macchina dovrebbe suonare per avvisare che si abbassa, ma il sistema non ha funzionato. I colleghi sono subito intervenuti e hanno schiacciato il tasto dell’emergenza ma il rullo ha
continuato ad abbassarsi. Emanuele è stato portato immediatamente all’ospedale e operato d’urgenza. Ora ha una placca al titanio nell’osso con 6 viti e due dita che non funzionano più. “Mi hanno dovuto dare una forchetta speciale per mangiare e non posso tenere in mano neanche un piatto perché rischia di cadere e di rompersi”, ci racconta Emanuele. Ha provato a lavorare ma nel braccio destro ha perso l’80% della forza. Non ha potuto partecipare neanche alla protesta a causa delle terapie che segue, ma con il cuore era con i colleghi che appoggia in pieno. All’uscita dall’ospedale il direttore Leccioli ha detto a Emanuele e ai suoi familiari: “Lei non si preoccupi vada pure avanti a curarsi che il suo posto di lavoro è lì” e ora ha ricevuto il licenziamento tramite invio postale, neanche una telefonata. “È un comportamento altamente scorretto, per me è una persona alla quale non si può dare fiducia mi hanno trattato come se valessi meno di zero. Noi operai siamo come la carta che avanza da mandare al macero, questa è la realtà”.
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Jose manuel feijoo Fariña, presidente sezione Ticino e Moesano di syndicom Sei stato alla Südpack. Cosa hai percepito da persona non direttamente coinvolta? Ho deciso nei momenti di libero dal lavoro di andare a portare il mio sostegno ai colleghi della Südpack. Io non ero coinvolto in prima persona però conosco tra l’altro uno dei colleghi che è stato licenziato e ci tenevo a essere presente.Ho notato una grande solidarietà tra i presenti. Va detto che la gente comincia ad essere stufa del degrado che c’è nel mondo del lavoro e pur sapendo di mettere a rischio il proprio posto iniziano a levarsi sempre più voci di protesta. Lo spirito che animava questi lavoratori mi ha fatto piacere perché io credo nel sindacato e nella forza che noi lavoratori abbiamo, purtroppo però azioni di questo tipo se ne vedono troppo poche. Siamo in una società dove ognuno coltiva il proprio orticello. Bisogna rendersi conto però che questi orticelli si stanno seccando e bisogna unirsi e coltivarlo insieme perché da soli non si riesce a fermare la siccità. Come mai hai pensato di unirti a questi lavoratori? Come presidente di sezione mi sentivo di dare il mio sostegno, anche se si tratta di un settore che non è il mio, come presidente mi stanno a cuore le situazioni di tutti i dipendenti e le dipendenti affiliati a syndicom. Devo dire inoltre che mi immedesimo anche nella loro realtà perché in definitiva indipendentemente dalla professione che svolgiamo siamo tutti lavoratori e lavoratrici. In questi giorni ti è capitato di pensare “e se succedesse a me”? Mi è capitato spesso e penso che questi colleghi hanno un grandissimo coraggio a mettersi in gioco in questo modo per difendere dei valori a beneficio tra l’altro di tutti. Ci vuo-
le penso anche molta forza di volontà e anche sostegno in famiglia. Non è evidente anche per il compagno o la compagna dire “vai fatti valere io ti sostengo anche se poi perdi il posto di lavoro”, perché alla fine tutti abbiamo bisogno di mangiare. Come giudichi il ruolo avuto da syndicom? Secondo me in questa occasione il sindacato si è mosso molto bene. È stato diplomatico quando c’era da esserlo e fermo sulle sue posizione quando bisognava far valere i diritti dei lavoratori. È riuscito a coinvolgere la gente, elemento che non è mai dato per scontato. Tu che lettura dai alla vicenda? Non sappiamo ancora come andrà a finire ma si è poi capito che la direzione aveva previsto tutta una serie di licenziamenti e che di fatto la loro era solo una strategia per evitare gli obblighi di negoziare un piano sociale in caso di licenziamenti di massa, atteggiamento che reputo doppiamente disonesto. Credo in realtà che neanche l’azienda sappia veramente quali saranno i prossimi passi, noi non possiamo fare altro che essere pronti a reagire e sperare che dopo gli sforzi dei lavoratori fatti in questi ultimi 6 anni il lavoro possa rimanere in Ticino. Non pensi che le aziende debbano avere maggiore responsabilità sociale? Penso che oggi le leggi in generale sono molto liberali e danno molta libertà d’azione alle aziende in generale. A mio avviso andrebbe fatto un passo indietro. Quando un’azienda pur avendo degli utili e il lavoro lascia a casa il personale, dovrebbe avere degli obblighi e prendersi a carico una parte dei costi sociali che generano con il loro licenziamento. Se l’azienda dovesse accollarsi una parte di questi costi forse comincerebbe a pensare che il santo non vale la candela e avrebbe un management aziendale diverso.
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syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015
storie di confine
I Rodari di Maroggia e la Fabbrica del Duomo di Como Il Duomo di Como è tra i più belli di Lombardia, e alla sua realizzazione hanno contribuito in maniera determinante anche artisti provenienti da paesi ora ticinesi. I registri della Fabbrica dal 1463 al 1480 annotano tra i mastri, che lavoravano sotto la direzione di Luchino Scarabota da Milano: Giacomo da Bissone, Giovanni e Filippo da Mendrisio, Abondio di S. Abondio, che era un de Campestro di Lugano. Era chiamato di S. Abondio perché era anche capomastro e consulente di fiducia di quel monastero fuori le mura di Como (allora amministrato dal commendatario Gian Giacomo Castiglioni, arcivescovo di Bari), presso il quale abitava. Un atto del 1501 lo qualifica come “ingeniarius”, ossia ingegnere della Fabbrica del Duomo, quando già dal 1487 direttore dei lavori era lo scultore Tomaso Rodari: il che fa pensare che egli affiancasse il Rodari per le opere murarie, rispetto alle opere di rivestimento marmoreo e di ornamento scultoreo. L’attività professionale di Abondio gli rendeva buoni profitti, che egli investiva nell’acquisto di beni: a Bernaschina di Parè, a Gorla Maggiore, a Garzeno, a Guanzate, a Cadorago… Quando muore (ai primi del 1509) la sua attività è proseguita dal figlio Francesco e poi dal nipote Antonio. In primo piano va messo, però, Tomaso Rodari, che presso il Duomo comincia la sua attività nel 1484 come scultore (“lapicida”), ricevendo nel 1487 anche l’incarico di ingegnere della Fabbrica. Sono 14 le statue per la facciata del Duomo, scolpite tra il 1484 e il 1485, pagategli 40 lire ciascuna. Con il fratello Giacomo realizza tra il 1505 e il 1507 la “porta della rana” (perché vi è scolpita una rana), ossia la porta laterale settentrionale, considerata il “capolavoro” tra le opere di scalpello dei due fratelli, che pure hanno realizzato la porta laterale meridionale e, probabilmente, il gruppo dell’Adorazione dei Magi nella lunetta sopra la porta maggiore, oltre alle edicole sulla facciata, in cui sono poste le statue dei due Plinii; opere di un altro scultore, che si potrebbe forse ipotizzare in Tomaso Bregno “de Righetia” di Osteno, documentato a Como, con intermittenze, almeno dal 1457 al 1502. Era fratello del più famoso Andrea Bregno, attivo a Roma. Si devono a Tomaso Rodari anche le sculture, all’interno del Duomo, degli altari di S. Lucia, di S. Apollonia e della Deposizione. Egli, socio della Confraternita di S. Abondio, deve aver eseguito anche la statua, già in Cattedrale, ora nella basilica del santo vescovo patrono. Essa replica, con varianti, quella sulla facciata del Duomo, ora mutila delle mani. Meno fortunata fu la carriera di Tomaso come architetto progettista del “trilobato” delle cappelle maggiori del Duomo. Dovette rassegnarsi ad eseguire, non il suo, ma il progetto di Cristoforo Solari (peraltro – sembrerebbe pure di poter ipotizzare – ispirato a uno schizzo di Leonardo da Vinci). Sotto la sua direzione lavoravano numerosi lapicidi, tra i quali il citato fratello Giacomo, e altri due fratelli: Donato e Bernardino. Donato aveva sposato Faustina Ventretti, sorella di Francesco, altro scultore della Fabbrica. Da lei ebbe Gerolamo, egli pure divenuto “lapista”. Ma c’era anche Nicolò Marzorati, che aveva sposato Caterina, figlia di Tomaso, da cui aveva avuto Paolo. Questa, rimasta vedova, ebbe una figlia naturale dal pittore Ambrogio Ghezzi (de Ghezis), di nome Crelia, nominata erede dal nonno Tomaso, che dettò
Mario mascet ti Laureato in Lettere, è stato insegnante di scuola media e assessore alla Cultura della provincia di Como. È autore inoltre di vari volumi di storia locale.
il suo testamento il 6 giugno 1526. Avrebbe sposato anche lei un “lapista”: Andrea Marzorati di Battista. Tomaso Rodari volle essere sepolto nella cappella di S. Rocco nella chiesa di S. Provino, che era vicina alla casa, divisa nel 1507, con il fratello Giacomo. Questi era morto tre anni prima, e nel suo testamento (dettato nel 1520) aveva scelto come luogo di sepoltura la chiesa di S. Agostino. Ambedue i fratelli si erano sposati due volte. La prima moglie di Tomaso (da cui aveva avuto Crelia) era una Maddalena Della Torre di Mendrisio, fu Antonio; la seconda moglie, pure una Maddalena, vedova di un mastro Ignazio, con un figlio minorenne di nome Pietro Martire. Della prima moglie di Giacomo, da cui era nato Battista, non si è appurato il nome; la seconda moglie era un’altra Maddalena Della Torre, che gli diede due femmine e due maschi. Era figlia di Bartolomeo, venditore di calce in Como, in parrocchia di S. Fedele. Gli scultori Rodari, figli di Giovanni, provenivano da Maroggia. La casa paterna, nella divisione dei beni del 1507, toccò a Giacomo. Dallo stesso atto si apprende che Tomaso aveva beni a Trevano di Uggiate, e altri immobili a Bizzarone; mentre Giacomo aveva beni a Castel S. Pietro e teneva a livello svariati fondi a Cortelia (presso Mendrisio), a Caneggio, a Morbio Superiore, a Maroggia, a Mendrisio, a Nesso, oltre a possedere una casa su due piani a Como, nel borgo di Porta Torre, affittata al calzolaio G. Maria de Maniis da Lurago. Gli atti notarili rivelano altri rapporti nella cerchia dei lapicidi della Fabbrica del Duomo. Il 12 aprile 1509, “in domo ubi pichantur lapides”, cioè nel laboratorio dove si lavoravano le pietre, compare Petrina de la Stampa, vedova di Battista de Interlegniis, abitante a Boffalora, pieve di Balerna, che accompagna lì il figlio Pietro ad imparare l’arte “pichandi et intaliandi lapides”, ossia ad apprendere la scultura. Suo istruttore, con cui Petrina stipula il contratto, sarà Nicolò Marzorati, il (futuro?) genero di Tomaso, che con il fratello Giacomo fa da testimone. Alcuni anni dopo, Pietro de Interlegniis (che abbiamo appreso essere di Boffalora, in quel di Chiasso), figura tra i lapicidi registrati a libro paga nella Fabbrica del Duomo: aveva imparato l’arte. Spezzoni di vita di mastri e scultori “ticinesi” nei burrascosi anni di crisi dello Stato di Milano sforzesco, conteso tra Francesi e Spagnoli, quando il Mendrisiotto (dal 1516), sarebbe passato sotto il dominio dei “XII Cantoni” confederati, senza per questo interrompere gli stretti legami con Como.
Mario Mascetti
nelle immagini A centro pagina: • Le statue di Tomaso Rodari nel polittico sulla facciata del Duomo di Como Qui a sinistra: • La cosiddetta “porta della rana” di Tomaso e Giacomo Rodari. • Statua di S. Abondio da attribuire a Tomaso Rodari. Fotografie: Mario Mascetti
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syndicom | N. 9 | 25 settembre 2015 Voltapagina
cineoltre
Questo è il mondo
Assaggi di cinema spagnolo
Questo è un gioiello, un piccolo cammeo incastonato nel panorama dei libri illustrati appartenenti al settore che mette in comunicazione i libri per bambini e ragazzi con i libri per i grandi superando e abbattendo, giustamente, ogni barriera di categorizzazione. Il volume raccoglie gli estratti di alcuni dei libri dedicati alle grandi città del mondo di Miroslav Sasek, illustratore nato nel 1916 a Praga, emigrato nel 1948 a Monaco e morto nel 1980 durante un viaggio in Svizzera. I suoi libri sono stati insigniti di diversi premi. Succede spesso di viaggiare attraverso i libri, anzi qualcuno preferisce viaggiare così, e questo volume ci accompagna per mano, come una guida vivace e interessante, in questo Grand tour da New York a Washington facendoci assaporare i profumi, i colori, le atmosfere autentiche di ogni città e presentandoci numerosi spunti di approfondimento da proporre ai lettori più giovani. Attraverso le splendide illustrazioni, molto significative e ricche di senso dell’umorismo, sentiremo le navi nel porto di New York, vedremo il verde del trifoglio irlandese nel quale si nasconde qua e là qualche folletto, ci perderemo nella nebbia di Londra per poi andare a Edimburgo a scoprire le colorate trame del tartan, passeremo da Roma e Parigi per poi ritrovarci a passeggiare tra le calli di Venezia e imbarcarci verso Atene, per poi con un volo fantasioso atterrare ad Hong Kong tra i colori e i profumi del Capodanno e gli scoppi dei petardi per proseguire verso l’Australia e andare a visitare lo zoo di Sydney per terminare il viaggio sotto i ciliegi giapponesi in fiore del Tidal Basin a Washington prima di andare a visitare il monumento a Thomas Jefferson e aver letto una delle citazioni riportate sui pannelli: «Ho giurato sull’altare di Dio di oppormi con tutte le forze a qualsiasi forma di tirannia esercitata sulla mente dell’uomo». Un viaggio lungo e a tratti pindarico che termina con un invito ai piccoli lettori: «E ora è il momento di partire da soli alla scoperta del mondo… Buon viaggio!» che speriamo faranno in modo di accogliere. L’editrice inglese nella sua introduzione scrive di essere onorata di aver ripubblicato i libri di Sasek, usciti tra gli anni 1959 e 1969, e di essere deliziata di offrire per la prima volta questa raccolta, come non essere d’accordo... ed essere molto orgogliosi nel proporlo.
La rassegna autunnale dei Cineclub ticinesi propone il meglio della cinematografia di lingua spagnola degli ultimi decenni. Un programma decisamente gustoso, da Almodóvar ai cartoni animati fino ai documentari di denuncia. Lo studioso Jean-Claude Seguin lo definisce «un cinema estroverso», aperto all’esterno, verso problematiche internazionali, capace di coinvolgere anche un pubblico non esperto di cultura spagnola. Archiviata la produzione autarchica dei tempi della dittatura, superati i campanilismi locali (tra Madrid e Barcellona, tra castigliano e catalano), il cinema spagnolo è riuscito a varcare le frontiere e a farsi conoscere a livello mondiale. Registi come Amenábar, de la Iglesia o Almodóvar sono ormai delle stelle, invitati ai maggiori festival e richiesti pure a Hollywood. Per conoscere il cinema iberico (e per riconoscerne la grandezza), i Cineclub della Svizzera italiana (in collaborazione con l’associazione Los amigos de la lengua española) organizzano la rassegna Tapas de cine español. Fino a dicembre, venti film ripercorrono gli ultimi decenni della cinematografia spagnola, da Mujeres al borde de un ataque de nervios (Donne sull’orlo di una crisi di nervi, la commedia che ha fatto conoscere Almodóvar in tutto il mondo) fino a opere più recenti come La isla minima. La metafora delle “tapas” citata nel titolo della rassegna ne riassume perfettamente lo spirito. Non si sono voluti dare limiti cronologici (c’è anche un film degli Anni Sessanta), né circoscrivere a un genere o a un gruppo di autori. L’idea è quella di assaggiare qua e là, di buttarsi e provare, di scoprire nuovi sapori, proprio come quando ci si ritrova al “bar de tapas” e si passa allegramente da uno stuzzichino all’altro, da una specialità locale all’altra, proposta in piccole porzioni. Lo scopo della rassegna (info su www.cicibi.ch) è proprio quello di andare alla scoperta, passando da un film d’animazione (Arrugas, su un malato di Alzheimer) alla storia minima di un contadino basco (Ander) fino all’horror Tesis. Fra tanti gustosi assaggini, ecco tre tapas da non perdere. In rassegna c’è perfino un documentario, Mercado de Futuros (il 17 ottobre al cinema Forum di Bellinzona e il 19 novembre all’Otello di Ascona) che descrive la febbre dell’oro (che poi si è rivelato una patacca) del mercato immobiliare, con gli agenti che cercano di vendere appartamenti a Budapest ai risparmiatori spagnoli, come forma di investimento. Un altro titolo aperto al mondo, capace di incarnare tematiche globali, è También la lluvia (in programma il 30 settembre a Mendrisio e il 6 ottobre a Bellinzona) che ripercorre la “guerra dell’acqua” in Bolivia, quando la popolazione locale si ribellò alle multinazionali che volevano privatizzare un bene comune come l’acqua. Le dimostrazioni di piazza si alternano alle riprese di un film sugli orrori compiuti dai Conquistadores spagnoli: una chiara metafora su come il colonialismo non sia mai finito, ma abbia solo cambiato maschera. Infine, da non perdere Blancanieves, che riscrive la nota fiaba con un pregevole bianco e nero, molto più di un esercizio di stile, con le didascalie come in un vecchio film muto. Non imparerete lo spagnolo, ma sarà una delizia per gli occhi.
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M. Sasek, Questo è il mondo, Rizzoli
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«STOP all’esternalizzazione!» Continua da pag. 9 syndicom è il sindacato leader nei settori della Posta, della logistica, delle telecomunicazioni, delle tecnologie d’informazione e dei media e conta 37’000 iscritti/e su tutto il territorio nazionale. Noi ci impegniamo per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e per una Svizzera sociale ed aperta al mondo. Per il nostro reparto della comunicazione cerchiamo da subito o per data da concordare un/a
Redattore/redattrice del periodico per gli/le affiliati/te (40 %) Lei è responsabile per la redazione e la produzione dell’edizione in lingua italiana del periodico per i nostri affiliati «syndicom – il giornale» (uscita mensile, 3000 copie)
Corsi professionali: Wordpress-Progettare un sito web 3 ottobre e 10 ottobre (due sabati) Orario: 8.20-11.30, 13.00-16.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Alessandro Bianchi Obiettivi del corso: quali sono i principali CMS e di cosa necessitano / Come installare WordPress / La bacheca di WordPress / Creazione contenuti e gestione / Gestione aspetto e temi / Cosa sono i Plug-in / Come elaborare i temi / Laboratorio pratico: realizzare un sito web in locale con WordPress. Illustrator - avanzato lunedì 5, mercoledì 7, lunedì 12 ottobre (tre serate) Orario: 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: specialista in materia
Da Lei ci aspettiamo • esperienza e/o una formazione nell’ambito della comunicazione o giornalismo • know-how tecnico e professionale nella redazione e produzione di giornali • grande abilità e sicurezza di stile nella lingua italiana • ottima conoscenza di un’altra lingua nazionale – preferibilmente tedesco • autonomia, flessibilità, doti organizzative e capacità di lavorare in team • atteggiamento aperto nei confronti degli sviluppi attuali nei media e nella comunicazione • conoscenza del mondo sindacale e affinità con tematiche del mondo del lavoro e sociali Verrà messa a disposizione una postazione equipaggiata nel segretariato regionale di Massagno (TI). Tuttavia una parte del lavoro redazionale potrebbe anche essere svolto da casa. Offriamo un impiego impegnativo ma interessante adatto per chi ha carattere. syndicom non offre soltanto attività variegate in un ambiente lavorativo appassionante, ma anche delle ottime condizioni di lavoro. Se abbiamo suscitato interesse, allora La preghiamo di inviare la Sua candidatura completa entro il 2 ottobre 2015 a daniela.hess@syndicom.ch oppure a syndicom, Personalabteilung, Monbijoustrasse 33, 3011 Bern. La redattrice uscente Barbara Bassi, Tel. 058 817 19 63, redazione@syndicom.ch, sarà lieta di fornire ulteriori informazioni a riguardo. Vedi anche www.syndicom.ch il sudoku di syndicom
Social Media-La comunicazione digitale professionale lunedì 9, mercoledì 11, sabato 14 novembre (due serate e un sabato mattina) Orario: 19.00-21.30, orario di sabato 8.20-11.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatore: Marko Valdarnini Obiettivi del corso: Ottenere maggiore consapevolezza dei linguaggi e degli stereotipi / Acquisire le basi della comunicazione digitale / Conoscere i limiti e le potenzialità della tecnologia / Tracciare la propria identità multimediale / Costruire una rete di conoscenze / Sfruttare la rete come risorsa / Strutturare un profilo proficuo
187 dipendenti della Posta, fino ad oggi alla guida dei loro camion, vedranno scomparire i loro posti di lavoro. La Posta ha fatto sapere che si cercherà di individuare una soluzione accettabile per tutti gli interessati nell’ambito del piano sociale. Oltre al desiderio di poter continuare a lavorare nella loro funzione attuale, diversi conducenti hanno espresso la loro grande preoccupazione per le condizioni di lavoro nelle aziende subappaltatrici. Da un lato, le usuali condizioni di assunzione e di salario sono nettamente peggiori nel settore dei trasporti rispetto alla Posta. Dall’altro, La Posta dimostra che non è in grado di imporre tali standard usuali nel settore alle aziende subappaltatrici e neppure di controllarli. Sta per essere lanciata una campagna intitolata «Camion giallo Posta = conducente della Posta. STOP all’esternalizzazione!». Un comitato d’azione ha elaborato delle misure di lotta. Il seguito nella nostra prossima edizione. (syndicom)
Luigi Raveglia, Roveredo GR, deceduto in data 25.8.2015 all’età di 55 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1983. Carletto Spinedi, Giubiasco, deceduto in data 4.8.2015 all’età di 91 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1954.
In palio un buono Hotelcard. La soluzione (la cifra composta dai tre numeri derivanti dalle caselle segnate di blu indicate nell’ordine da sinistra a destra) sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 12 ottobre 2015, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del cruciverba pubblicato su syndicom - il giornale N. 8 è Arturo Tommasi di Breganzona.
Sabato 3 ottobre 2015 ore 9, Centro della protezione civile, Rivera
La crisi esistenziale dell’Ue Origini, conseguenze e strategie di uscita
Professor Sergio Rossi dell’Università di Friburgo
Il ruolo dell’Unione europea e il funzionamento del pubblico impiego
Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 | ticino@syndicom.ch
appuntament i
Nicola Nicolosi segretario nazionale CGIL
Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona
Campagna in fase di preparazione
condoglianze
Corsi per tutti: Informatica: trucchi e automazioni che semplificano la vita lunedì 19 e mercoledì 21 ottobre (due serate) Orario: 19.00-21.30 Termine d’iscrizione: contattare il segretariato Animatrice: Linda Eidenbenz Descrizione del corso: breve corso che elenca soluzioni varie per ottimizzare la produttività, dalla gestione delle e-mail all’utilizzo di varie automazioni, sia nell’ambiente Microsoft office che nell’utilizzo delle creative suite fino alle ricerche online e molto altro ancora. Il corso è indirizzato soprattutto a chi si è avvicinato al computer a carriera inoltrata e non ha molta dimestichezza con tali mezzi.
dell’esternalizzazione. Il verdetto dell’assemblea è stato molto chiaro: non c’è bisogno di un accordo con La Posta poiché questi posti di lavoro devono restare alla Posta. Gli autisti intendono battersi con syndicom contro la totale esternalizzazione del trasporto degli invii postali. syndicom esige che almeno un terzo dei trasporti interni sia affidato – anche in futuro – ai dipendenti della Posta!
L’Unione sindacale svizzera (USS) regione Ticino e Moesa è lieta di invitarvi alla conferenza dibattito sull’Unione Europea. Dopo gli interventi dei relatori Sergio Rossi, professore di macroeconomia ed economia monetaria all’Università di Friburgo e Nicola Nicolosi, segretario nazionale e rappresentante a Bruxelles del Sindacato italiano CGIL, sarà aperta la discussione con i presenti. Aperitivo offerto a seguire. Entrata libera.
Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma-gio 09.00 11.30 e 14.00 – 17.00 | me 14.00 – 17.00 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati Pagina web: http://it.pensionierte.info E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, castori.gabriele50@gmail.com