N. 1 29 gennaio 2016
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
il giornale
AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna
telecomunicazioni
Su la testa
Il 12 gennaio, il tribunale di Amiens, in Francia, ha condannato 8 ex dipendenti Goodyear a 24 mesi di carcere, di cui 9 da scontare, per “sequestro di persona”. Erano “colpevoli” di aver “sequestrato” per 30 ore, tra il 6 e il 7 gennaio 2014, il capo del personale e il responsabile della produzione, per protestare contro la chiusura della fabbrica, che sarebbe poi avvenuta qualche giorno più tardi. Al processo, gli accusati (7 dei quali membri della CGT, il maggiore sindacato francese) avevano detto di aver agito per uno scatto di rabbia di fronte alla direzione che non dava risposte al dramma nel quale si trovavano gli oltre mille dipendenti della fabbrica. Secondo la CGT, la condanna ha l’obiettivo di intimorire i sindacati affinché smettano di lottare. In Spagna, si apre il 9 febbraio il processo contro 8 dipendenti Airbus, per i quali sono stati chiesti non meno di 8 anni (!) di prigione per aver tenuto un picchetto durante lo sciopero generale del 29 settembre 2010. Insomma, tira brutta aria, per chi cerca di alzare la testa. Cosa dovrebbero fare i sindacati, i lavoratori, la gente, quando le cose non vanno, quando il dialogo non esiste più, quando i diritti vengono calpestati? Fanno i picchetti fuori dai cancelli delle fabbriche, vanno in piazza, protestano. Fanno sentire la loro voce. E la alzano, se necessario. Ma quando non ti lasciano neppure parlare, allora potrebbe esplodere la rabbia. E potrebbe essere peggio, come ammonisce il giornalista del Courrier Benito Perez : «Non c’è nulla di più pericoloso di un fuoco che cova».
Yves Sancey e Giovanni Valerio
industria grafica
Firmato a dicembre il primo contratto collettivo per l’infrastruttura di rete › Pag. 4
referendum
Il divorzio fra tamedia e viscom non deve mettere in dubbio il recente CCL › Pag. 6
Raddoppio del Gottardo, ma non solo. Ecco i temi del voto del 28 febbraio › Pag. 10
Media
Nel vortice del digitale Che si tratti di innovazione tecnologica, soprattutto nella pubblicità, o della distribuzione dei contenuti, anche lo sviluppo del settore mediatico svizzero è dominato da giganti come Google, Apple e Facebook. Non si può non tener conto della potenza delle aziende digitali globali. Ma rimane comunque un certo margine per le soluzioni indipendenti. Pagine 2-3
© RINGIER
editoriale
Nell’occhio del ciclone ∙ Il settore svizzero dei media è da tempo ostaggio della digitalizzazione.
intervista
Proteggere i salari, migliorare le pensioni e niente tagli
Il consigliere agli Stati sangallese Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione Sindacale Svizzera, indica le principali battaglie per il 2016 e commenta le iniziative popolari che verranno messe al voto con i referendum di febbraio.
©Z VG
syndicom: Dopo le elezioni federali, il PLR e l’UDC detengono la maggioranza al Consiglio nazionale. La pressione esercitata dalla destra, che vuole condurre una politica molto antisociale e globalmente contraria agli interessi dei lavoratori, si è accentuata. Quali saranno dunque le tre maggiori sfide che l’USS dovrà affrontare nel 2016 ? Paul Rechsteiner (PR): La prima sfida sarà quella di riuscire a stabilizzare le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea (UE). Noi vogliamo sempre garantire gli impieghi e pro-
teggere i salari. Il secondo obiettivo sarà di migliorare l’AVS. Ci batteremo per la nostra iniziativa popolare AVSplus che arriverà alle urne nel 2016. Riguardo alla “Previdenza vecchiaia 2020”, il contesto si è fatto più difficile in seguito alle ultime elezioni. Una cosa è certa: noi lotteremo contro ogni progetto che prevede una riduzione delle prestazioni e che dunque non avrebbe nessuna chance davanti al popolo. A questo riguardo, la vittoria conseguita dai lavoratori edili sul prepensionamento a 60 anni è un buon segnale. Da una parte, questa
vittoria conferma che delle pensioni decenti sono necessarie e che non si accetterà nessun peggioramento. Dall’altra, un aumento dei contributi non costituisce più un tabù se serve più denaro. A parte la questione delle pensioni, nel 2016 dovremo sicuramente affrontare attacchi più brutali alle conquiste sociali presenti nella legge sul lavoro come anche programmi di austerità. Ma noi siamo armati. Se tenteranno di toccare delle leggi, noi possiamo adire il referendum per opporci a questi peggioramenti. › Continua a pag. 11
N. 1 29 gennaio 2016
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Su la testa
Il 12 gennaio, il tribunale di Amiens, in Francia, ha condannato 8 ex dipendenti Goodyear a 24 mesi di carcere, di cui 9 da scontare, per “sequestro di persona”. Erano “colpevoli” di aver “sequestrato” per 30 ore, tra il 6 e il 7 gennaio 2014, il capo del personale e il responsabile della produzione, per protestare contro la chiusura della fabbrica, che sarebbe poi avvenuta qualche giorno più tardi. Al processo, gli accusati (7 dei quali membri della CGT, il maggiore sindacato francese) avevano detto di aver agito per uno scatto di rabbia di fronte alla direzione che non dava risposte al dramma nel quale si trovavano gli oltre mille dipendenti della fabbrica. Secondo la CGT, la condanna ha l’obiettivo di intimorire i sindacati affinché smettano di lottare. In Spagna, si apre il 9 febbraio il processo contro 8 dipendenti Airbus, per i quali sono stati chiesti non meno di 8 anni (!) di prigione per aver tenuto un picchetto durante lo sciopero generale del 29 settembre 2010. Insomma, tira brutta aria, per chi cerca di alzare la testa. Cosa dovrebbero fare i sindacati, i lavoratori, la gente, quando le cose non vanno, quando il dialogo non esiste più, quando i diritti vengono calpestati? Fanno i picchetti fuori dai cancelli delle fabbriche, vanno in piazza, protestano. Fanno sentire la loro voce. E la alzano, se necessario. Ma quando non ti lasciano neppure parlare, allora potrebbe esplodere la rabbia. E potrebbe essere peggio, come ammonisce il giornalista del Courrier Benito Perez : «Non c’è nulla di più pericoloso di un fuoco che cova».
Yves Sancey e Giovanni Valerio
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Il divorzio fra tamedia e viscom non deve mettere in dubbio il recente CCL › Pag. 6
Raddoppio del Gottardo, ma non solo. Ecco i temi del voto del 28 febbraio › Pag. 10
media
Nel vortice del digitale Che si tratti di innovazione tecnologica, soprattutto nella pubblicità, o della distribuzione dei contenuti, anche lo sviluppo del settore mediatico svizzero è dominato da giganti come Google, Apple e Facebook. Non si può non tener conto della potenza delle aziende digitali globali. Ma rimane comunque un certo margine per le soluzioni indipendenti. Pagine 2-3
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intervista
Proteggere i salari, migliorare le pensioni e niente tagli
Il consigliere agli Stati sangallese Paul Rechsteiner, presidente dell’Unione Sindacale Svizzera, indica le principali battaglie per il 2016 e commenta le iniziative popolari che verranno messe al voto con i referendum di febbraio.
©Z VG
syndicom: Dopo le elezioni federali, il PLR e l’UDC detengono la maggioranza al Consiglio nazionale. La pressione esercitata dalla destra, che vuole condurre una politica molto antisociale e globalmente contraria agli interessi dei lavoratori, si è accentuata. Quali saranno dunque le tre maggiori sfide che l’USS dovrà affrontare nel 2016 ? paul rechsteiner (pr): La prima sfida sarà quella di riuscire a stabilizzare le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea (UE). Noi vogliamo sempre garantire gli impieghi e pro-
teggere i salari. Il secondo obiettivo sarà di migliorare l’AVS. Ci batteremo per la nostra iniziativa popolare AVSplus che arriverà alle urne nel 2016. Riguardo alla “Previdenza vecchiaia 2020”, il contesto si è fatto più difficile in seguito alle ultime elezioni. Una cosa è certa: noi lotteremo contro ogni progetto che prevede una riduzione delle prestazioni e che dunque non avrebbe nessuna chance davanti al popolo. A questo riguardo, la vittoria conseguita dai lavoratori edili sul prepensionamento a 60 anni è un buon segnale. Da una parte, questa
vittoria conferma che delle pensioni decenti sono necessarie e che non si accetterà nessun peggioramento. Dall’altra, un aumento dei contributi non costituisce più un tabù se serve più denaro. A parte la questione delle pensioni, nel 2016 dovremo sicuramente affrontare attacchi più brutali alle conquiste sociali presenti nella legge sul lavoro come anche programmi di austerità. Ma noi siamo armati. Se tenteranno di toccare delle leggi, noi possiamo adire il referendum per opporci a questi peggioramenti. › Continua a pag. 11
2 | Dossier
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
media
«Il nostro mestiere si apre e permette
Magali Philip Giornalista RP, alla RTS dal 1999. Ha vinto il premio reportage delle Radio francofone pubbliche nel 2010. Caduta nel calderone delle reti sociali (RS) con l’hashtag #sidibouzid. E poi infettata. Cronista di Sonar, due anni di immersione nel web. Nel frattempo specialista “social network” per la RTS e cronista nella trasmissione Vertigo. Gestisce il gruppo Facebook «Etre journaliste au 21ème siècle». Formatrice in reti sociali (CFJM) dal 2012.
syndicom: Qual è il tuo ruolo alla RTS? Magali Philip: Lavoro su progetti che avranno degli sviluppi sulle reti sociali, come la creazione di
trasmissioni oppure programmi speciali. Sono a disposizione di tutti i miei colleghi in caso di domande relative all’utilizzo di queste piattaforme (pubblicare un video o un’immagine in maniera efficace, come rispondere ai fan o ai diffamatori di una pagina). Questo gruppo di lavoro (di cui fa parte anche Camilla Contarini alla RSI) può anche essere alla base di idee e progetti per trasmissioni che vogliono raggiungere un nuovo pubblico su Twitter, Facebook, Instagram o Snapchat.
appariva “soltanto” in onda, dove ci veniva richiesto un servizio di 30 secondi mentre invece magari eravamo stati due ore a seguire una manifestazione, il che è un po’ frustrante. Con questo nuovo canale di diffusione dei social media, si può esercitare il mestiere in una maniera più completa: fare una foto, un video, un audio per la radio, un live tweet, interagire con le persone, trovare dei contatti attraverso questo canale. Il nostro mestiere all’improvviso si apre e questo l’arricchisce.
Quali sono gli effetti concreti nelle redazioni con tutti questi cambiamenti tecnologici?
Qual è la tua ultima esperienza positiva con questi strumenti?
Certi giornalisti si pensano ancora soltanto come giornalisti della stampa, radio o televisivi. Ma soltanto per il momento. Hanno basato tutta la loro formazione su questi valori. E questo ha ancora sicuramente un senso, certo. Ma quando si pensa ai social media, a quello che stanno cambiando, tutt’a un tratto possono avere, attraverso queste piattaforme, un contatto diretto con i loro lettori, ascoltatori e telespettatori e promuovere i propri argomenti. Sulle reti sociali, per esempio, c’è più margine di manovra di quando si
Il progetto Exils, per cui il gruppo di lavoro social network reti della RTS è stato coinvolto sin dall’inizio. Si trattava di riflettere su come il giornalista Nicolae Schiau poteva raccontare, in maniera giornalistica e originale, sulle piattaforme sociali, il suo viaggio a fianco dei rifugiati siriani, dalla frontiera con la Turchia fino a Calais. Siamo serviti da supporto e consiglieri durante questo tragitto che è durato venti giorni e durante il quale Nicolae ha documentato su Twitter, Instagram , Periscope e Soundcloud con immagini e video. Sono molto fiera del risultato: un repor-
tage arricchito, che è rimasto un vero lavoro giornalistico ma con un’aggiunta innegabile in materia di utilizzo di queste reti. Nicolae ha fatto quasi tutto da solo e soltanto con il suo smartphone!
Non ci sono anche lati meno positivi legati a queste nuove tecnologie, come è stato denunciato, per esempio, dall’ultimo rapporto Fög sulla qualità dei media? Il più grande pericolo sarebbe quello di non accompagnare e aiutare i nostri colleghi. Perché è un mondo duro dove si possono prendere delle belle “mazzate”, anche se in Svizzera, rispetto a Stati Uniti o Francia, ancora va. Bisogna imparare i codici. Io sono più dalla parte di chi vede il lato positivo, ma forse fra due anni mi ricrederò. Il pericolo forse è il “tutto e subito”. Sempre riflettere prima di postare. Una volta postata, una schermata può essere fatale, anche solo per tre secondi. Il giornalista rappresenta il suo media, non può dire quello che gli pare.
Perché bisogna essere in rete? Credo che oggi non essere su queste piattaforme, anche solo per vigilare (non si è obbligati a essere attivi) sia una grave mancanza
© KL AUS RÓZSA/PHOTOSCENE. CH
© Z VG
La professione di giornalista sta vivendo profondi cambiamenti: ne parla Magali Philip, da settembre specialista delle reti sociali alla RTS all’interno di una piccola cellula strategica per i social network nell’azienda di Stato e presente in rete con un gruppo Facebook sull’argomento. Intervista: Yves Sancey
di curiosità per un giornalista, perché molte cose succedono e vengono da là. Ed è lì che si trova il pubblico che sfugge sempre di più ai media tradizionali: gli under 25. È molto utile anche per trovare dei contatti, per vedere chi reagisce, per evitare di avere a che fare sempre con gli stessi esperti. Bisogna essere attivi per poter entrare in contatto.
media
Nel vortice del digitale Continua da pagina 1 Un cartone marrone compatto, ripiegato più volte, che si apre a formare una scatola simile agli occhiali da sub. All’interno c’è lo spazio per metterci lo smartphone, il cui display viene orientato verso l’oculare: è il Cardboard, il primo passo verso la realtà virtuale proposto in autunno dal quotidiano statunitense New York Times. Grazie a un’applicazione, gli abbonati al giornale possono accedere a una serie di servizi giornalistici, da vedere in 3D. Se osserviamo il cartoncino marrone del primitivo Cardboard, oggi il futuro ci sembra tutt’altro che spettacolare, se pensiamo ad altre innovazioni tecnologiche. Eppure, anche il primo web-browser di Tim Berners-Lee nel 1993 aveva emozionato poche persone, perché all’epoca nessuno poteva immaginare che il world wide web sarebbe diventato un bene comune. Forse tra vent’anni ci si ricorderà un po’ stupiti e un po’ divertiti degli occhialoni di cartone per la realtà virtuale, riconoscendo probabilmente una tappa fondamentale verso il futuro mediatico. Da quando il New York Times ha invia-
to il Cardboard ai suoi abbonati, questa rivoluzione sembra più realistica. La rivi-sta Wired ha chiamato questa distribuzione “VR’s big mainstream moment”, per indicare l’utilizzo di una nuova tecnologia come la realtà virtuale (VR, Virtual Reality) che si diffonde presso il grande pubblico. Non siamo ancora a questo punto. Ma è prevedibile che grazie all’innovazione tecnologica possano essere presentati servizi e reportage giornalistici in una forma del tutto nuova. Chissà, forse il giornalismo si potrà sperimentare in realtà virtuale, per diventare vivo.
Dietro la triade Allo stesso tempo, tutto questo suscita domande riguardo lo storytelling, il consolidato modo di raccontare storie da parte dei mass media attuali. Oggi sembrerebbe che i giganti dell’attuale e ultima generazione dell’economia del settore dei media diano il “la” anche in questo settore. Facebook, Walt Disney e Sony: ecco il nome degli animali alfa, quelli che conducono il “branco” delle nuove tecnologie all’assalto del mercato. Nel mondo della stampa digitale dominano aziende ancora giovani, fon-
date nell’era di internet. Questo fenomeno salta all’occhio soprattutto nella pubblicità. Una volta essa apportava ai giornali un afflusso teoricamente infinito di denaro. Oggi gli editori si fanno la guerra nell’arena digitale spendendo molti soldi ed effettuando costose acquisizioni. Ma Google rimane irraggiungibile. Oggi, un franco su due di pubblicità confluisce verso il colosso mediatico californiano. Mentre le case editrici rimanevano ancorate agli affari (allora lucrativi) dei giornali, i futuri giganti hanno sviluppato i loro modelli aziendali per le piattaforme digitali. Quando poi le case mediatiche si sono aperte alla pubblicità
in rete, è seguita subito un’altra rivoluzione con la diffusione dello smartphone. E anche qui dominano i gruppi come Facebook, Google e Apple. Essi producono gli apparecchi (Apple) controllano il sistema operativo (Google) e dispongono della più grande piattaforma mediatica mondiale (Facebook).
Davide contro Golia Dunque non sorprende il fatto che le aziende mediatiche debbano considerare i loro passi innovativi sempre alla luce delle attività dei tre giganti: la triade oscura tutto il resto. Che si tratti di pubblicità, distribuzione dei contenuti, storytelling, il tutto avviene
considerando le condizioni attuali del mercato. Anche nel dibattito mediatico-politico sono presenti Apple, Google, Facebook, capaci di causare sviluppi che quasi sempre sono una reazione indiretta a un atto compiuto da uno dei tre dominatori. L’annunciata alleanza pubblicitaria fra SSR (televisione), Swisscom (telecomunicazioni) e Ringier (editoria) sta proprio all’insegna di riflessioni del genere. A livello di argomentazioni, le tre aziende puntano sull’argomento “Davide contro Golia”: i piccoli media svizzeri devono stare uniti e cercare di sopravvivere contro Google & Co. almeno nel mercato domestico. Non tutti sono d’ac-
i giganti di internet in cifre - 2014 Società
Cifra d’affari (in miliardi di franchi)*
Utile (in miliardi di franchi)*
Margine di guadagno EBITDA (in %)
Apple
183,6
39,5
39,90 %
66,0
14,4
30,33 %
12,5
2,9
Env. 40 %
Swisscom
8,6
1,7
41,40 %
SSR / SRG
1,7
-
-
Tamedia
1,1
0,2
20,70 %
* Per Apple, Google e Facebook, i dati in realtà sarebbero in dollari, ma il loro corso attualmente è uguale a quello del franco svizzero. Cifre raccolte dalla redazione.
Dossier | 3
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
di fare più cose»
Invece a te quali codici sembrano più adatti? Per esempio, in un reportage sulle manifestazioni ai margini della recente conferenza sull’ambiente COP 21 a Parigi, una giornalista si è filmata con un selfiestick durante una manifestazione. Lei è lì,sul posto, racconta quello che vede, direttamente, e tu t’immergi dentro. Questo media si chiama AJ+ e
cordo con questo punto di vista. Soprattutto tamedia lotta contro quest’alleanza e ritiene la presunta solidarietà un semplice pretesto.
Non basta un affiancamento critico: la società è in balia della digitalizzazione Di recente un giornalista si è lamentato, sull’account Twitter del nostro sindacato (@syndicomTweets), che syndicom ha un po’ dormito riguardo alle ripercussioni della digitalizzazione sui media. Non sono riuscita a convincerlo del contrario, nemmeno indicandogli la nostra serie di “dossier” dedicata all’argomento su questo giornale e nemmeno elencandogli tutti gli eventi da noi organizzati con relativo invito sempre sul nostro giornale, sul nostro sito web e sui social media. «A causa della digitalizzazione, già centinaia di giornalisti hanno perso il posto», ha recriminato, e alla nostra domanda su come syndicom dovrebbe reagire alla progressiva digitalizzazione del mondo del lavoro, egli infine ha risposto: «Il sindacato dovrebbe accompagnare questa evoluzione in maniera critica». Ma con i nostri sbandieramenti e articoli non riusciremo a fermare la trasformazione tecnologica, anzi nemmeno a rallentarla. Cosa fare dunque rispetto alla «rivoluzione digitale», che nel frattempo mette in crisi anche i neoliberali più convinti riguardo al futuro? In fin dei conti, qui non viene ribaltato solo il mondo della stampa, ma tutto il mondo del lavoro, anzi, direi tutta la società. Ed è vero che noi tutti ci dovremmo interrogare su cosa potremmo fare per contribuire a rendere un po’ più umano questo futuro così incerto. Come operatore dei media bisogna ricordarsi
sempre che il giornalismo non è mai dipeso dal fatto che si fosse in grado o meno di usare la macchina da scrivere. Per il futuro di questa professione non è determinante il mezzo, non la forma digitale o analogica, ma la domanda sul valore che la società attribuisce al lavoro di noi giornalisti. Un buon giornalismo fornisce informazioni, fa delle ricerche e rende comprensibile ciò che interessa i lettori e quello che essi reputano importante. Un buon giornalismo gratta sotto la superficie e aiuta a formarsi un’opinione in una società democratica. Dei buoni giornalisti hanno qualcosa da raccontare. E i buoni media sono quelli che diffondono queste storie tra la gente. Nessuno sa come questi media verranno finanziati in futuro. Non si sa nemmeno se le attuali grandi case editrici vorranno proseguire la propria attività attraverso redazioni retribuite. Tuttavia nei social media si stanno aprendo anche spazi per reti sociali alternative, per nuove forme imprenditoriali e per idee innovative. Noi come sindacato continueremo a lottare a favore di condizioni di lavoro dignitose. Per farlo, abbiamo bisogno di iscritti che testimoniano e rendono pubblici i tagli al personale, il dumping salariale e le misure di risparmio. E per far questo dobbiamo sfruttare tutti i media a nostra disposizione. Nina Scheu, caporedattrice
appartiene alla rete Al Jazeera. Questo è senza dubbio quanto attualmente si può fare di meglio a livello delle reti sociali. L’idea era di raggiungere un pubblico più giovane. Al Jazeera ha impiegato dei giovani senza esperienze televisive. Non c’è nessun sito. Questo esiste solo sulle reti sociali e funziona alla grande, molti dei loro video raggiungono oltre un milione di visualizzazioni.
E hanno codici molto specifici. Si entra direttamente nell’argomento, con una parola forte su un’immagine forte. Non esiste un discorso introduttivo. A livello grafico, esso è molto stilizzato e sotto-titolato. Si può vedere il video su un mezzo di trasporto pubblico, nel rumore, senza nemmeno sentire una parola. In questo momento, tutti s’ispirano a questi modelli.
Dopo sei mesi, che bilancio fai del tuo gruppo Facebook «journalisme du 21ème siècle» e del dibattito?
le questo non fa ancora affluire abbastanza denaro. Per il momento Watson spende ancora molto di più di quanto non riesca a guadagnare dalla pubblicità.
ve ad avere un largo sostegno, ma ai nostri tempi entrambe le fonti di denaro vengono messe pesantemente in discussione. In entrambi i casi, le conquiste della digitalizzazione vengono usate come argomenti contro la SSR. Gli oppositori radicali ai contributi “No Billag” ritengono che ci sia un’offerta sufficientemente grande e variegata di media su tutti i canali digitali, il che rende superflui i programmi finanziati dallo Stato. L’attacco alla pubblicità vuole impedire alla SSR di espandersi verso il mercato digitale. Qui la leadership la detiene tamedia e il suo presidente Pietro Supino che difende a spada tratta il divieto di pubblicità per la SSR.
li a seguire un corso breve presso un’università di New York. Alla SSR i posti strategici nel settore digitale vengono occupati dalle nuove leve. E nella formazione i futuri operatori della stampa familiarizzano con internet, radio e tv. Il giornalismo digitale sarà migliore di quello stampato? Fatto sta che esso detiene lo strumentario più grande mai esistito per parlare al pubblico. Multimediale, immersivo, pluridimensionale, di più non è possibile. In effetti, da alcuni anni si è formata una scena di operatori del settore che si sono impadroniti di tutte le nuove possibilità di impostazione e di produzione dei nuovi media. Capita quasi ogni giorno di vedere delle forme nuove e sorprendenti di presentazione digitale. Che si tratti di politica, di sport, di cultura o di intrattenimento, in tutti i generi le storie si lasciano raccontare in una nuova maniera. Grazie al giornalismo investigativo, numeri e statistiche depositati in cassetti polverosi di una qualsivoglia autorità, possono essere risvegliati digitalmente a nuova vita.
Elementare, Watson In passato, tamedia si è distinta per grandi acquisizioni e per la costruzione di una forte base digitale. Ma questo non ha nulla a che vedere con gli affari nel settore della pubblicità. Infatti, diversamente da come avveniva una volta nelle inserzioni, direttamente legate al giornale, la questione nel digitale persegue una dinamica separata. Con il quotidiano gratuito 20 Minuten e il sito 20min.ch, tamedia dispone del marchio mediatico dominante nella stampa, online e nel mobile assorbendo così una grossa parte del potenziale di mercato. The winner takes it all, il vincitore si prende tutto? Invece no. Accanto al cavallo di battaglia 20 Minuten nel mercato dei quotidiani gratuiti, anche un Blick am Abend ben insediato sta avendo difficoltà. E Watson, una start-up finanziata dall’editore di AZ-Medien Peter Wanner, si è posta l’obiettivo di sfidare 20min.ch. A livello pubblicitario, Watson continua a far parlare di sé, ma a livello commercia-
© MARGARETA SOMMER
commento
SSR sotto attacco Il modello d’abbonamento digitale continua a vivacchiare come mercato di nicchia. Accanto al quotidiano NZZ, che vende comunque un dodici per cento delle sue copie come e-paper, nessun altro editore può presentare cifre minimamente paragonabili. Tuttavia si registra una continua crescita a bassi livelli. A questo contribuiscono anche le barriere di pagamento, che offrono soltanto un numero limitato di articoli per la lettura libera chiedendo in seguito l’abbonamento all’edizione elettronica. Anche la SSR finanziata dallo Stato non riesce a sottrarsi alla dinamica di mercato. Nell’attività televisiva sta a guardare come milioni di franchi di pubblicità defluiscono verso canali privati stranieri. Il finanziamento ibrido proveniente dai contributi degli utenti e dagli introiti pubblicitari attualmente apparirebbe come uno svantaggio. In una gestione normale, la doppia strategia ser-
Giornalismo digitale In un clima contraddistinto da imponderabilità e insicurezza, la professione non ha certamente vita facile. L’evoluzione del giornalismo verso il mondo digitale avviene in condizioni difficili. Una pressione produttiva aumentata, in un ciclo 24/7, su più piattaforme e canali, lascia poca tranquillità per sperimentare nuove forme; e non esiste una licenza per fallire. Tamedia invia quadri e giornalisti meritevo-
Ne sono assai soddisfatta perché, salvo un paio di eccezioni, i dibattiti, quando partono, sono piuttosto interessanti e pertinenti. Ho dei buoni riscontri sul fatto che viene letto da numerosi colleghi. Se così si può seminare qualche granellino nelle redazioni, l’obiettivo è stato
raggiunto. Lo faccio anche perché tengo corsi di formazione per i giovani stagisti al Centre de formation au journalisme et au multimédia di Losanna (CFJM) e nei media regionali e questo può permettere loro di essere, attraverso questo gruppo, al corrente delle novità.
L’intervista integrale può essere letta sul sito www.syndicom.ch.
Prospettive per il futuro
derato? I giornali, la radio e la tv fanno fatica a rivolgersi a un pubblico più giovane. Gli utenti dei canali tradizionali stanno invecchiando e moriranno senza essere rimpiazzati da nuove leve. I giovani non si legano più ai marchi tradizionali. Il loro cosmo mediatico sono le piattaforme digitali come Facebook, WhatsApp, Snapchat. È chiaro che anche là vengono condivisi gli articoli della NZZ. Ma sempre gratis e scollegati dal contesto redazionale. Questo corrisponde solo parzialmente all’interesse dell’editore. Attualmente i marchi tradizionali ripongono le loro speranze su piattaforme con gruppi destinatari specifici, dove i consumatori più giovani vengono raggiunti attraverso modalità cui sono abituati dal loro utilizzo mediatico digitale dominante. Il successo di queste piattaforme è ancora incerto. Le prospettive per il futuro non sono certo rosee, ma neanche drammatiche. È vero che la digitalizzazione ha dato una forte accelerazione allo sviluppo, ma la politica dispone di un margine di manovra altrettanto grande nell’ambito dei media.
Ma una domanda sorge spontanea: si raggiunge anche il pubblico desi-
* Nick Lüthi è giornalista freelance.
4 | Dalle professioni
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
Mestieri delle telecomunicazioni
Primo contratto collettivo di lavoro nell’ Lo scorso 14 dicembre syndicom ha concluso un contratto collettivo di lavoro (CCL) con le associazioni padronali AELC e SNiv per la divisione dell’infrastruttura di rete. Il CCL entrerà in vigore il primo luglio 2016. Vi saranno assoggettate 70 aziende e circa 4’000 dipendenti. I partner sociali perseguono l’obiettivo comune di far conferire al CCL l’obbligatorietà generale per garantire buone condizioni di lavoro a tutti i lavoratori della divisione e per collocare tutte le aziende su un punto di parità.
© JENS FRIEDRICH
«I CCL settoriali non dispiegano pienamente il loro effetto finché non vengono dichiarati di obbligatorietà generale».
Jean-Pierre Mitard (AELC), Heiner Oberer (SNiv), Michael Eichenberger (AELC), Werner Sturm (AELC), Giorgio Pardini (syndicom), Hans-Peter Legler (SNiv), Daniel Binzegger (SNiv), Daniel Hügli (syndicom), Andreas Etter (AELC).
Lo sviluppo rapido di una rete di fibra ottica altamente efficace su tutto il territorio è essenziale affinché la Svizzera resti il paese più competitivo al mondo, dove Swisscom peraltro ha già investito diversi miliardi per la distribuzione della fibra ottica. Inoltre,
anche le aziende di approvvigionamento elettrico investono notevoli somme di denaro in una rete ad alta tensione estesa e dunque affidabile, che deve rispondere in particolare alle esigenze delle nuove energie rinnovabili (eolica e solare). Infine ci sono le aziende
ferroviarie che investono anch’esse miliardi di franchi in progetti d’infrastruttura, per esempio Léman 2030 o la stazione di Losanna. L’alto volume di incarichi ha scaturito un vero e proprio boom nel settore dell’infrastruttura di rete. Da qui la sua attrattiva non soltan-
to per le imprese serie, ma anche per aziende sia nazionali che straniere che vogliono appropriarsi di una fetta di torta con mezzi sleali, come il dumping salariale e sociale. Ecco perché per due anni ci sono state intense discussioni tra syndicom e diversi datori di lavoro della divisione dell’infrastruttura di rete. Questi colloqui hanno portato alla nascita di un partenariato sociale tra syndicom e l’Associazione svizzera dell’infrastruttura di rete (SNiv), come anche con l’Associazione ditte di costruzioni linee aeree e cavi (AELC).
Puntare all’obbligatorietà generale Il CCL per il settore dell’infrastruttura di rete entrerà in vigore il primo luglio 2016. Vi saranno assoggettate quasi 70 aziende con circa 4’000 dipendenti attivi
principalmente nei seguenti settori: pianificazione, costruzione e mantenimento delle installazioni d’infrastruttura di rete negli ambiti dell’energia, telecom, trasporti e tecnica di trasporto. I contratti collettivi di lavoro settoriali non dispiegano pienamente il loro effetto finché non vengono dichiarati di obbligatorietà generale. I partner sociali aspettano dunque che il Consiglio federale conferisca al CCL infrastruttura di rete la forza obbligatoria l’anno prossimo. Infatti standard identici nelle condizioni di lavoro servono sia alle aziende che ai dipendenti: alle prime perché assicurano un futuro duraturo; ai secondi perché garantiscono salari equi e condizioni di lavoro dignitose. (syndicom)
Intervista
È una buona base che cercheremo di migliorare ancora Per comprendere la posta in gioco della trattativa e della firma di questo nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL) nel settore dell’infrastruttura di rete abbiamo parlato con Daniel Hügli, segretario centrale del settore Telecom/IT. Yves Sancey
© PAATRICK GUTENBERG
il tempo, da un anno a 18 mesi, per adattarsi, ridurre l’orario di lavoro e aumentare i salari minimi. L’obiettivo è di eliminare la concorrenza sleale. La pressione era piuttosto forte sulle aziende con buoni CCL a differenza delle altre.
Quali erano i vostri obiettivi nel voler concludere questo contratto aziendale? Daniel Hügli: Noi abbiamo pensato ai diretti interessati, ovvero ai dipendenti, e alle loro condizioni di lavoro, agli orari, alle indennità e a fissare dei salari minimi per tutto il ramo. Da parte padronale bisogna avere standard comuni per tutto il settore. Sono state inserite delle clausole affinché le aziende che sono in grave ritardo su questi standard abbiano
Quali sono i miglioramenti contenuti nel nuovo contratto aziendale? Possiamo dare uno sguardo alla tabella (v. sopra) che riporta quelli principali. È importante avere un CCL in un settore dove solo tre aziende – Saphir Group, Network 41 e cablex – erano assoggettate ad un contratto. La durata del lavoro rappresentava un’importante sfida. È un grande progresso passare, dopo un periodo di transizione, da 50 a 42 ore settimanali. Ma è solo un inizio. In occasione del prossimo rinnovo, l’obiettivo è di scendere a 41 ore. L’obiettivo è quello di avvicinarci ai tre CCL che abbiamo già.
Le indennità, per il lavoro notturno e domenicale, sono molto migliorate… … Sì, anche se gli orari atipici devono rimanere delle eccezioni. Per il salario minimo arriviamo a oltre 4’000 franchi (per 12 mensilità) o 3’750 franchi (per 13 volte) al mese per i lavoratori non qualificati. È importante fissare un minimo ma anche dei salari che tengano poi conto della formazione. Noi ovviamente ci batteremo per aumentare questi minimi alle prossime trattative. Per le vacanze, abbiamo 5 settimane fino a 50 anni e poi 6 settimane, ovvero da una a due settimane in più del minimo legale. Ci sono delle migliorie che non figurano in questa tabella? Sì, soprattutto per quel che riguarda l’assicurazione perdita di guadagno: fino a 720 giorni di assenza (malattia o infortunio) si può ottenere l’80% del salario. Prima vigeva il
minimo legale. È una buona base che cercheremo ancora di migliorare. È importante dal momento che per alcune categorie di personale il numero di incidenti è più alto che per altre professioni. È stata fissata un’indennità giornaliera per le persone che lavorano regolarmente nelle gallerie, senza luce del giorno e nell’umidità. Ci sono otto giorni di congedo retribuito. Ci sono dei giorni pagati per la formazione dei membri e per la partecipazione negli organi sindacali. Per di più il sindacato ha ottenuto che dei segretari regionali possano entrare nelle aziende, per esempio per organizzare assemblee del personale nei locali dell’impresa. Cosa ne pensano i dipendenti? I nostri membri sindacalizzati, soprattutto presso cablex, sono molto sollevati che ci siano finalmente delle condizioni standard per tutto il ramo, per-
ché questo rimuove la pressione che essi percepiscono nelle loro imprese rispetto ai concorrenti finora meno ansiosi di offrire buone condizioni di lavoro e prestazioni sociali. Grazie al CCL di settore si possono giustificare queste migliori condizioni di lavoro. Quest’anno è prevista una conferenza di divisione dove inviteremo i lavoratori già iscritti al sindacato ma anche tutti gli altri del ramo che non lo sono ancora. Con più soci possiamo rafforzare ancora la nostra rappresentatività e soprattutto essere più forti per migliorare il CCL e le condizioni di lavoro. Non c’è il rischio che qualche azienda chiuda se applica i nuovi standard? Ci sta che certe imprese che praticavano il dumping e facevano lavorare i propri dipendenti al massimo del consentito spariscano dal mercato. Questo è il prezzo da pagare per avere
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syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 Post Logistics
infrastruttura di rete Contratto collettivo di lavoro
Legge
Durata del lavoro
42 ore a settimana
50 ore a settimana
Salario minimo
Lavoratori non qualificati: Fr. 3'750.-/mese (13 volte) Lavoratori qualificati o al di sopra dei 25 anni: Fr. 4'000.-/mese (13 volte)
Nessun salario minimo
Lavoro notturno regolare
Supplemento salariale di Fr. 10.- a ora nonché accredito di tempo del 10%
10% di compensazione in tempo
Lavoro notturno occasionale
50% di supplemento salariale
25% di supplemento salariale
Domenica/giorno festivo
100% di supplemento salariale
50% di supplemento salariale
Pagamento del salario in caso di malattia/ infortunio
Pagamento del salario all’80% per 720 giorni
Durante il primo anno di servizio, il salario viene pagato al 100% durante 3 settimane, dopo per un periodo più lungo fissato in maniera equa
Protezione contro il licenziamento in caso di malattia/infortunio
1° anno di servizio: 30 giorni 2° – 4° anno di servizio: 90 giorni Dal 5° anno di servizio: 12 mesi
1° anno di servizio: 30 giorni 2° – 5° anno di servizio: 90 giorni Dal 6° anno di servizio: 180 giorni
Vacanze
Fino a 50 anni: 25 giorni Dai 50 anni in su: 30 giorni
Fino a 20 anni: 5 settimane Dai 20 anni in su: 4 settimane
Giorni festivi
Almeno 8 giorni festivi retribuiti all’anno
1 giorno festivo pagato all’anno
Piano sociale
Conclusione di un piano sociale in caso di licenziamenti di massa per motivi economici
Obbligo di negoziazione nelle aziende oltre i 250 dipendenti e dai 30 licenziamenti minimo
Periodo di prova
3 mesi
1 mese
Termine di disdetta
Periodo di prova: 7 giorni 1° anno di servizio: 1 mese, alla fine del mese 2° – 9° anno di servizio: 2 mesi, alla fine del mese Dal 10° anno di servizio: 3 mesi, alla fine del mese
Periodo di prova: 7 giorni 1° anno di servizio: 1 mese, alla fine del mese 2° – 9° anno di servizio: 2 mesi, alla fine del mese Dal 10° anno di servizio: 3 mesi, alla fine del mese
Un cronometro sulla testa Più di un terzo del personale addetto alla distribuzione pacchi ha risposto al sondaggio sul sistema di rilevazione del tempo di lavoro AZB 2.0. Una buona partecipazione, che conferma come il sistema utilizzato attualmente sia oggetto di critiche e di discussioni. Da una prima analisi, emerge infatti un’insoddisfazione generale. Se ne parlerà durante le prossime assemblee dei lavoratori. Matteo Antonini
CONCLUSO NUOVO CCL SKYGUIDE AOT
Se le condizioni sono migliori per i lavoratori, esiste il rischio di ricorrere a subappaltatori meno cari? Riguardo al subappalto, avere uno standard comune è importante per le aziende svizzere ma anche per quelle straniere alle quali si potrebbe ricorrere per subappaltare un ordine. In tutti i settori, nell’artigianato o sui cantieri, è importante avere dei controlli. Per questo nel contratto abbiamo stabilito una commissione paritetica che non solo ha il diritto, ma anche l’obbligo di fare dei controlli nelle imprese. Questa attività sarà finanziata con i contributi raccolti dalle aziende. Sono previste delle sanzioni in caso di non rispetto del contratto? Le sanzioni consistono soprattutto in multe dissuasive, e per le imprese straniere nel divieto di prestare i propri servizi.
I lavoratori avranno l’ultima parola
«Sono stati circa 600 i partecipanti al sondaggio, da oltre trenta diverse basi di distribuzione in Svizzera».
Dopo undici tornate di trattativa, i partner sociali si sono accordati su un nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL) skyguide AOT.
© YVES SANCEY
delle aziende che rispettano un certo numero di standard minimi di qualità. I lavoratori che perderanno il proprio impiego ne ritroveranno certo un altro in quanto il lavoro, in questo settore del futuro, non mancherà di sicuro.
Questo contratto è più comprensibile e trasparente dell’attuale CCL, soprattutto perché sono stati integrati numerosi regolamenti. Il piano sociale costituisce un nuovo elemento essenziale. Esso entrerà in vigore parallelamente al nuovo CCL. Così, in caso di ristrutturazione, le persone colpite da una perdita d’impiego sapranno già in anticipo le prestazioni che si potranno aspettare. Abbiamo potuto migliorare notevolmente i diritti di partecipazione: l’organizzazione del lavoro e la tutela della salute in futuro saranno trattate da una commissione del personale. Per le atti-
vità sindacali saranno ammessi più congedi sindacali. Inoltre saranno estesi i diritti d’informazione dei sindacati. Basandosi sul sistema salariale di Swisscom, skyguide e syndicom svilupperanno un nuovo sistema salariale che verrà introdotto nel 2018. Esso deve offrire una maggiore trasparenza, ma anche delle possibilità più chiare di sviluppo. Dal gennaio 2016 il nuovo CCL sarà presentato in occasione delle riunioni informative. I membri hanno la possibilità di partecipare ad una consultazione. Alla fine di questa consultazione, i soci syndicom potranno votare il nuovo CCL. (syndicom)
Da ottobre a dicembre, i segretari regionali di syndicom sono stati impegnati nella distribuzione e nella raccolta dati del questionario di soddisfazione sul sistema di rilevazione del tempo di lavoro AZB 2.0. Presenti nelle varie filiali della Posta la mattina presto o a fine giornata, i segretari hanno presentato il questionario dando vita a discussioni spesso intense e molto animate. Sono stati circa 600 i partecipanti al sondaggio, da oltre trenta diverse basi di distribuzione in Svizzera, il che rappresenta il 35%, oltre un terzo, del personale addetto alla distribuzione dei pacchi. Una buona partecipazione che conferma quanto il sistema in questione sia da tempo oggetto di critiche e incomprensioni. Importante anche il numero dei colleghi che hanno espresso la loro opinione per iscritto, dando suggerimenti o insistendo su punti particolari del sistema di rilevazione AZB 2.0.
Malcontento generale Da una prima analisi quantita-
tiva, emerge un’insoddisfazione generale tradotta in un malcontento che syndicom aveva già rilevato da tempo. Bisogna porre l’accento sul fatto che l’attuale sistema è un’evoluzione di una precedente versione. Dopo la raccolta dei dati del sondaggio, è ora venuto il tempo dell’analisi e della discussione con i lavoratori. A questo proposito, i segretari regionali organizzeranno in ogni filiale delle assemblee d’informazione per presentare i risultati nazionali dell’inchiesta. Queste assemblee avranno luogo tra fine gennaio e fine febbraio e hanno come scopo di dare mandato a syndicom in vista della prossima Cospe nazionale del 18 marzo 2016. La partecipazione a queste assemblee è molto importante perché permette di effettuare una lettura partecipativa dei risultati dell’inchiesta, di identificare i delegati per la creazione di gruppi di lavoro ma soprattutto di dare un mandato forte al sindacato per andare verso un cambiamento del sistema.
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syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
Industria grafica
Divorzio tamedia-viscom: quale futuro per il nuovo CCL?
Dopo praticamente sei mesi di mezze verità e parziali smentite, poco prima dello scorso Natale, la direzione di tamedia ha comunicato la propria decisione di uscire dall’associazione padronale viscom. Per syndicom è chiaro che il contratto collettivo di lavoro andrà comunque applicato per i prossimi tre anni. Angelo Zanetti* te via via le loro diverse prese di posizione. Poco prima di Natale, però, è arrivata la comunicazione ufficiale (più che comunicazione, una specie di passa-parola poco professionale per un gruppo come tamedia) e con essa la conferma dell’uscita dall’associazione padronale viscom. Non tanto per il risultato finale delle trattative bensì per delle loro divergenze di veduta interne.
Garanzie e obiet tivi È chiaro che ora il personale dei tre centri tamedia di Zurigo, Berna e Bussigny è preoccupato. Un nuovo CCL è da poco entrato in vigore, quindi la domanda di cosa succederà se la pongono in molti. Il nostro sindacato si è subito attivato incontrando i rappresentanti delle tre commissioni del personale e, a fianco dei colleghi di Syna, la direzione dei tre centri stampa di tamedia. A quest’ultima è sta-
Sebbene la direzione abbia comunicato ai dipendenti che per questo 2016 non ci saranno cambiamenti, syndicom vuole delle garanzie e che questo impegno valga per tutta la durata dell’attuale CCL per i centri stampa di Zurigo, Berna e Bussigny. Nel frattempo non staremo ad aspettare ma intensificheremo la nostra presenza nei tre centri stampa e il lavoro con le tre commissioni del personale. I nostri obiettivi sono l’applicazione del CCL e riportare tamedia al partenariato sociale.
direzione dei tre centri stampa, la prossima entrata in vigore deldecreto d’obbligatorietà generale del CCL, che in base alle nostre previsioni sarà per il 1° gennaio 2017, e obbligherà tutte le aziende dell’industria grafica non firmatarie al rispetto del CCL.
* Angelo Zanetti è segretario centrale industria grafica e imballaggio.
Distribuzione
Secure Post
Ritorno al tavolo delle trattative Il 9 gennaio scorso i delegati syndicom di Secure Post, riuniti a Olten, hanno rifiutato la proposta di accordo salariale loro sottoposta. Prima di riaprire le trattative a margine di quelle per il contratto collettivo, si terranno quindi nuove assemblee del personale. Matteo Antonini, segretario centrale logistica Dall’assemblea del personale del 9 gennaio a Olten è chiaramente emerso che questa proposta (500 franchi versati una tantum con il salario di aprile) non riflette né gli sforzi recenti dei salariati per l’azienda né i risultati dell’esercizio 2015 né le prospettive economiche future. Per tutte queste ragioni, l’assemblea ha dato mandato a syndicom di riaprire le trattative per il contratto collettivo di lavoro a margine della prima tornata, prevista il prossimo 2 febbraio. Storicamente non bisogna dimenticare che sono stati proprio i salariati a mantenere l’azienda a galla accettando negli ultimi tempi un peggioramento considerevole delle loro condizioni di lavoro (aumento del tempo di lavoro fino a 44 ore settimanali, riduzione delle vacanze, congelamento dei salari eccetera). Ora che l’azienda cresce e genera dei benefici è giunto il momento di ritoccare queste con-
to rivolto l’invito a voler tornare sui propri passi e a continuare la via del partenariato sociale attraverso sindacati e rappresentanza padronale. Ma abbiamo pure affermato l’obbligo di rispettare l’attuale CCL poiché sottoscritto prima della scadenza del CCL 20132015, ossia il 31 dicembre 2015. Data questa che coincide con la scadenza del termine di disdetta dalla loro associazione. E la nostra interpretazione è fondata su una sentenza del tribunale federale che richiama appunto le aziende dimissionarie al rispetto del CCL nonostante l’uscita dalla loro associazione. syn dicom ha infine rammentato alla
dizioni verso l’alto. L’assemblea del personale si è inoltre espressa per rivendicazioni che permettano di riavvicinare le condizioni di lavoro di Secure Post a quelle della casa madre per quanto riguarda il tempo di lavoro, le vacanze e le indennità. Un punto importante sarà consacrato alla riduzione della flessibilità. Un altro obiettivo, infine, è quello che prevede di sottoporre anche alcuni profili amministrativi e dei cash center a questo nuovo contratto collettivo. Nel corso dell’assemblea, sono state inoltre trattate problematiche come l’esplosione delle ore supplementari, le misure di compensazione per il lavoro in locali chiusi, senza finestre, la pianificazione del lavoro e la disponibilità. Per fare il punto della situazione del contratto e su queste problematiche, nel mese di febbraio si terranno assemblee del personale a Daillens, Oensingen e Zurigo.
La domenica, consegna a domicilio in taxi Per ora, la Posta non effettua consegne nei giorni festivi. Coop invece pensa di aver trovato la soluzione facendo appello ai tassisti. «È un duplice inganno, in quanto coop@home e la Posta eludono così il divieto di lavorare la domenica», commenta irritato Bruno Schmucki, portavoce di syndicom, riguardo la decisione di Coop di utilizzare i taxi per la consegna a domicilio la domenica. Nel braccio di ferro tra la grande distribuzione, coop@home gioca una nuova carta per fare la differenza rispetto al suo grande rivale Migros, LeShop.ch. Nelle scorse settimane, infatti, le filiali Coop di Basilea e Zurigo hanno lanciato un test per consegnare a domicilio anche la domenica. Il numero due della distribuzione svizzera collabora già con la Posta, ma c’è un piccolo problema. Il gigante giallo non effettua nessuna consegna la domenica. Ma la risposta sembra già essere stata trovata: l’ordine, effettuato sabato e preparato lo stesso giorno dai dipendenti Coop, viene consegnato il giorno successivo da un tassista. Gli alimen-
ti sono conservati in container refrigerati e la freschezza è quindi garantita.
diverse aziende interessate
inconveniente nel ricorrere ai taxi. «Noi lavoriamo con tassisti professionisti che hanno l’autorizzazione per lavorare la domenica», ribadisce il portavoce.
Anche la Posta crede nel potenziale della consegna domenica-
verso la deregolamentazione
le. «L’interesse esiste presso la clientela privata, anche in relazione alla crescita delle vendite online», dichiara il portavoce, aggiungendo che altre aziende sono interessate, ma rifiuta di fare nomi. E non vede nessun
syndicom non condivide tutto questo ottimismo per le consegne domenicali. Ancora Bruno Schmucki reputa che la Posta in questo modo sfrutti una carenza legislativa. Schmucki fa appello ai poteri pubblici perché teme che la pratica si estenda anche ad altri settori per finire poi in una deregolamentazione. Quanto a LeShop.ch, esso non ha nessuna intenzione di effettuare consegne la domenica. «Non pensiamo che questo corrisponda a un reale bisogno», conferma il suo direttore generale Dominique Locher. «I nostri clienti lavorano, riempiono il loro frigo durante il weekend e la domenica vogliono stare in santa pace», conclude. (nxp)
ZVG
La voce che tamedia avesse inoltrato le dimissioni a viscom è circolata sin da giugno dello scorso anno, all’inizio delle trattative per il rinnovo del CCL. Questo è stato evidentemente un mezzo di pressione nei confronti della delegazione padronale: vogliamo vedere esaudite le nostre richieste o usciamo dall’associazione padronale. Ed ecco quindi la richiesta del taglio dei supplementi per il lavoro notturno nella stampa dei giornali e le 42 ore settimanali quale orario di lavoro normale, avanzate da questo colosso editoriale – che registra ogni anno più di 100 milioni di franchi di utili – certamente con il sostegno di altri. Nel corso delle trattative, si è quindi cercato di capire esattamente le loro intenzioni senza però riuscire a venirne a capo. Sì, no, non abbiamo ancora deciso, non sappiamo, no non usciamo, sono sta-
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syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 donne
Quando ci si divide tra lavoro e cura
In Svizzera 330’000 lavoratori attivi si occupano dei propri congiunti. Cosa significa per loro? Come riescono a farsene carico? Come vengono supportati sul posto di lavoro? Ci occupiamo dell’importante fenomeno del “work & care” con una serie di quattro articoli. Rita Torcasso* per cento ha mantenuto lo stesso grado di occupazione.
La necessità di agire Soltanto da qualche anno il difficile equilibrio tra lavoro e assistenza è diventato un argomento di dominio pubblico. Alla fine del 2014 il Consiglio federale ha pubblicato il rapporto “Maggior sostegno a chi assiste o presta cure ai propri congiunti” (su internet http://www.bag.admin.ch/themen/gesundheitspolitik/14437/ index.html?lang=it). In Svizzera per esempio, a differenza della Germania, non esiste nessuna assicurazione per l’assistenza continuativa che garantisce il pagamento del salario in caso di perdita o riduzione del lavoro. Come primo
©FOTOLIA
passo, il Consiglio federale vuole vagliare, come misure a tempo breve, le brevi assenze retribuite, il diritto al congedo non retribuito con protezione contro il licenziamento come anche un amplia-
press e media elet tronici
COMMENTO In questa fase storica molto delicata, dopo l’importante segnale politico dello scorso aprile, le associazioni di rappresentanza dei lavoratori Impressum e syndicom hanno siglato un accordo nazionale per condurre congiuntamente la campagna di negoziazione del CCL. Unire le forze e lanciare un segnale compatto a tutti i lavoratori, nonostante alcune importanti divergenze di politica sindacale, è stato infatti considerato prioritario dai nostri associati. syndicom lotta per garantire e migliorare le
* Rita Torcasso è giornalista freelance.
comunicazione visiva
Difendere i lavoratori? Martedì 19 gennaio si è svolta l’assemblea dei corsi di giornalismo, in cui partecipano in maniera paritetica – tre rappresentanti a testa – gli editori (RSI e Stampa Svizzera) e le associazioni professionali (Syndicom, ATG-Impressum e SSM). Tra le varie trattande, anche quella dell’unificazione del segretariato, finora diviso in due tra commissione dei corsi e direzione dei corsi. Una divisione che aveva ragioni storiche, e che tutti, segretarie per prime, avevano ammesso che non aveva più granché senso. Approfittando della partenza di una delle due, l’assemblea ha deciso di accorpare le due funzioni, ciò che semplificherà alcune procedure interne e dovrebbe evitare possibili e sempre malaugurati doppioni. Tutto bene quindi? Assolutamente no, ché gli editori presenti hanno posto la questione di principio se, data la migliorata efficienza e l’ipotetico minor carico di lavoro che questa dovrebbe comportare, la nuova segretaria avrebbe dovuto essere pagata con la somma dei due precedenti compensi oppure se questo sarebbe dovuto essere diminuito. Di oltre l’8%, stante la proposta finale (all’inizio si chiedeva addirittura il 17%!). Va da sé, syndicom e SSM si sono opposte a questo modo di ragionare, ricordando anzitutto che i loro impieghi erano
mento degli accrediti per compiti assistenziali per l’AVS. Al fine di un miglioramento a lungo termine della situazione dei lavoratori che prestano cure ai propri congiunti, esso propone in discussione un’as-
pagati con un compenso quasi simbolico, una specie di rimborso spese più che un vero e proprio stipendio. Inoltre l’ipotetico minor carico di lavoro viene compensato da una maggiore produttività. Una cosa neutralizzava l’altra, insomma, per cui il compenso sarebbe dovuto rimanere inalterato. Senza dimenticare che le casse dell’associazione sono fortunatamente floride, per cui non vi è alcuna necessità di effettuare risparmi. Nonostante ciò gli editori non hanno ritirato la loro proposta. Si è perciò andati al voto: RSI e Stampa svizzera da una parte, syndicom e SSM dall’altra. Mancando un rappresentante degli editori il voto decisivo era quello di ATG-Impressum. Che a sorpresa si è schierato con i primi, accettando quindi che il compenso di una lavoratrice fosse diminuito. Un edificante e sublime esempio di azione sindacale, non c’è che dire. Speriamo solo che, nelle future trattative per il nuovo CCL dei giornalisti (se mai inizieranno), i rappresentanti di questa associazione si ricordino chi devono rappresentare – i lavoratori, non gli editori! – e inizino finalmente a difendere i loro interessi anche in collaborazione con, e non contro, i sindacati partner.
Comitato giornalisti syndicom Ticino
condizioni di lavoro ed è pronta a collaborare con tutte le associazione con condividono questi principi. syndicom continuerà a collaborare con ATG per garantire una proficua collaborazione e si aspetta che quest’ultima dimostri senza esitazioni la condivisione di questi valori. I giornalisti ticinesi meritano di farsi rappresentare da associazioni che sappiamo realmente difendere gli interessi dei lavoratori. Nicola Morellato, segretario regionale
Resistenza vincente, per ora
© LUIS HAR TL , FACHKL ASSE GRAFIK LUZERN
Partiamo da qualche dato di fatto: nel nostro paese, 330’000 donne e uomini attivi prestano assistenza ai propri familiari o a persone vicine adulte. Le donne rappresentano ancora la parte predominante; la quota degli uomini ammonta a un terzo. Un sondaggio condotto in nove aziende di diversi settori dimostra che, in media, il 26 per cento dei dipendenti ha dovuto dividersi tra il lavoro e la cura di familiari, in due aziende addirittura due terzi dei lavoratori. Al momento in cui il proprio caro ha avuto bisogno di assistenza, la metà di questi lavoratori era occupata a tempo pieno, poi due terzi ha ridotto la propria percentuale lavorativa, il 19 per cento ha addirittura lasciato il lavoro; solo il 18
sicurazione secondo il modello dell’assicurazione maternità oppure un’integrazione salariale variabile a seconda del reddito. Il Consiglio federale definisce prioritario sensibilizzare i datori di lavoro. L’associazione dei datori di lavoro sul suo sito web invita sì a sostenere questo lavoro di assistenza, ma allo stesso tempo esclude categoricamente un ampliamento delle assicurazioni sociali. L’associazione punta esclusivamente a soluzioni individuali come orario di lavoro più flessibile, congedo non retribuito e consulenza sociale in azienda. syndicom cerca di inserire delle migliorie nei contratti collettivi di lavoro (CCL). Finora, la legge prevede che lavoratori e lavoratrici con responsabilità familiari abbiano un congedo di tre giorni per organizzare l’assistenza dei figli malati.
obiettivo raggiunto! ∙ Dopo 4 settimane la raccolta di 20’000 firme salva la Fachklasse Grafik di Lucerna.
Imposte per le imprese più basse di tutta la Svizzera, minori entrate dalla perequazione finanziaria, assenza di denaro proveniente dalla Banca Nazionale: il governo del canton Lucerna è andato nel panico. Con un’azione fulminea ha così deciso di applicare un radicale programma di risparmio per il 2016. La vittima principale del piano di austerity doveva essere l’ambito della formazione professionale. In particolare, si voleva cancellare definitivamente la Fachklasse Grafik di Lucerna, unica scuola nella Svizzera centrale che offre una formazione come grafico AFC per i diplomati della scuola secondaria. Qui però il governo ha fatto male i suoi conti. L’associazione professionale “Fördererverein Fachklasse Grafik” (ffGrafik) ha lanciato immediatamente una gigantesca campagna contro le intenzioni di chiusura: in sole quattro settimane oltre 20mila persone hanno firmato la petizione a favore del mantenimento della scuola. Un intenso lavoro di lobbying nonché mediatico, proteste degli studenti e una grande manifestazione organizzata dall’Unione sindacale hanno portato al successo: infatti il Consiglio cantonale ha
bocciato la chiusura della scuola con 79 voti contro 34. Dunque la scuola è salva? Non proprio. La rinuncia alla chiusura è legata a una pericolosa condizione: ovvero che le associazioni professionali del ramo creino più posti da apprendista nelle tipografie – a spese degli studenti della Fachklasse Grafik, presunti troppo cari. E siccome le associazioni probabilmente non ce la faranno in tempi di crisi della carta stampata, la scuola rischia di scomparire in uno dei prossimi programmi di risparmio. Invece la logica dovrebbe essere un’altra: dal momento che la richiesta di grafici creativi con esperienza pratica è alta nelle comunicazioni in pieno boom, e che questa domanda non può essere soddisfatta unicamente attraverso le aziende formatrici, servono scuole a tempo pieno come la Fachklasse Grafik di Lucerna. A meno che il canton Lucerna non voglia congedarsi consapevolmente dall’essere sede per le imprese innovative del ramo delle comunicazioni.
Vera Bueller è membro di syndicom e della Fördererverein Fachklasse Grafik.
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UNIONE SINDACALE SVIZZERA
Lottare contro il massimo storico della disoccupazione
Nella tradizionale conferenza di inizio anno, l’Unione Sindacale Svizzera ha indicato alcune delle ragioni per cui la disoccupazione ha raggiunto un “triste massimo storico” nel nostro paese: sopravvalutazione del franco e peggioramento delle prestazioni nelle assicurazioni sociali. Per questo l’USS ha presentato una serie di misure più incisive per invertire la tendenza.
Berna, 5 gennaio ∙ Doris Bianchi, Paul Rechsteiner e Daniel Lampart alla conferenza USS di inizio anno
“Contrariamente all’evoluzione osservata nel resto dell’Europa, la Svizzera è uno dei pochi paesi in cui la disoccupazione è in aumento. Il numero delle persone senza lavoro non è mai stato così alto”. Questo dato incontrovertibile è stato il Leitmotiv della consueta conferenza annuale dell’Unione Sindacale Svizzera (USS), tenutasi a Berna il 5 gennaio scorso. «A fine settembre, il paese contava 230’580 persone senza lavoro, contro circa 100mila nel 2001», ha indicato Daniel Lampart, primo segretario ed economista capo dell’USS.
Si tratta, come è stato definito, di un “triste massimo storico”: secondo le statistiche dell’Ufficio internazionale del lavoro (Ilo/ Bit), la Svizzera ha ormai un tasso superiore alla Germania, cosa che non era finora mai successa dopo la Seconda Guerra Mondiale. E le previsioni non sono incoraggianti. Secondo le previsioni della Segreteria di Stato dell’economia (Seco), nel 2016 la disoccupazione dovrebbe continuare ad aumentare fino a raggiungere un tasso medio annuo del 3,6% (era di 3,3% nel 2015).
sindacato
Peggioramento delle assicurazioni sociali Oltre alla sopravvalutazione del franco a partire dal 2008, l’USS indica altre cause che hanno portato alla crescita della disoccupazione. In particolare, si punta il dito sull’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni per le donne e i peggioramenti delle prestazioni nelle assicurazioni sociali, come le condizioni più restrittive per l’accesso alla AI e nelle rendite del secondo pilastro. Ad esempio, la cassa pensione del canton Zurigo (BVK), la più grande della
Svizzera, ha abbassato il suo tasso di conversione dal 6,2 al 4,87 per cento per il pensionamento ordinario e aumentato le quote salariali del 5% e oltre. Secondo i dati di uno studio USS, tutto questo si traduce in un aumento dalle 90mila alle 110mila persone, pari al 2% della popolazione svizzera, alla ricerca di un lavoro. La situazione, già grave, potrebbe ancora peggiorare con la cosiddetta riforma 2020, che porterà l’età pensionabile delle donne a 65 anni. Secondo le previsioni dell’USS, tra 18mila e 25mila donne in più sarebbero alla ricerca di un lavoro.
Misure più incisive In questo contesto, l’Unione sindacale svizzera esige misure più incisive per lottare contro la disoccupazione. I sindacati chiedono che i datori di lavoro siano obbligati ad annunciare i posti vacanti agli uffici regionali di collocamento per facilitare ai disoccupati la ricerca di un lavoro. Per i lavoratori anziani è poi necessaria una
migliore protezione contro i licenziamenti. Nuovi aumenti dell’età pensionabile sono da respingere, perché “peggiorano i problemi”. L’USS ribadisce anche il suo impegno per più contratti collettivi di lavoro e contro le discriminazioni salariali di cui sono vittime le donne. Infine, l’USS chiede il ritorno a un tasso minimo di cambio franco-euro, con un tasso che si avvicini a 1,30 franchi per un euro.
Le sfide: bilaterali e AVS Il 2016 sarà contrassegnato da due grandi sfide, ha rilevato il presidente USS Paul Rechsteiner: il mantenimento degli accordi bilaterali con l’Unione europea e la previdenza vecchiaia. Secondo l’USS gli accordi con l’UE vanno mantenuti, ma “a vantaggio di tutti i lavoratori”, puntando a una migliore protezione di salari e posti di lavoro. Per il capoeconomista USS Lampart, il rafforzamento delle misure di accompagnamento passa per “un aumento dei controlli, il miglioramento degli strumenti relativi alla loro applicazione e a un registro delle imprese che possa comprovare, dopo controllo, quali rispettano le regole”. Per quanto riguarda la previdenza vecchiaia, l’Unione sindacale ribadisce la richiesta di un aumento del 10% delle rendite Avs, come chiede la sua iniziativa popolare AVSplus.
Da L’Evènement syndical, n. 1-2 (13 gennaio 2016)
televisione
L’altra informazione sacrificata sull’altare del budget
© Z VG
Alla RTS viene ridimensionata l’informazione religiosa. Entro il prossimo anno, scompariranno le rubriche di approfondimento. Nella Svizzera italiana, alla RSI va in onda l’ultima puntata dell’ormai storico magazine settimanale il Ponte, dedicato all’integrazione. Giovanni Valerio
Il presidente di syndicom, Alain Carrupt, passa il timone Dopo 28 anni d’impegno in funzioni dirigenziali all’interno di syndicom e delle organizzazioni che l’hanno preceduta, il presidente Alain Carrupt ha deciso di ridurre progressivamente la sua attività e di andare in pensione nella prima metà del prossimo anno. Egli metterà a disposizione il suo mandato durante la prossima riunione del Comitato centrale di syndicom, il 20 febbraio 2016. Quest’ultimo fisserà le modalità e la tempistica della sua successione, e sarà sostenuto da una commissione ad hoc, già designata, di cui farà parte anche lo stesso Carrupt.
Expo e multinazionali, emergenza migranti, il viaggio del Papa a Cuba, educazione all’affettività tra padri e figli… Sono soltanto alcuni dei temi trattati nelle ultime puntate di Strada regina, la rubrica d’informazione religiosa della RSI. Allo stesso modo, il settimanale evangelico Segni dei tempi si è occupato di servizio civile, di umorismo e islam, di sessualità e prostituzione… Anche in questo caso, argomenti che vanno al di là della religione, apprezzati dal pubblico. Cosa succederebbe se la RSI dovesse rinunciare a questo tipo di informazione, etichettata per semplicità come “religiosa”?
Levata di scudi in Romandia Nella Svizzera francese questo scenario si avvererà nei prossimi mesi. A metà novembre, la direzione della RTS ha annunciato di sopprimere a fine 2017 le trasmissioni “religiose” Faut Pas Croire (RTS un), Hautes fréquences (La Première) e A vue d’esprit (Espace 2). Il tutto per i “soliti” motivi di budget. Secondo Cath-info (partner della RTS per la produzione di queste trasmissioni), le circa 7 ore di programmazione si ridurrebbero a tre, meno della metà. Immediata la reazione del pubblico. In poche settimane, sono state raccolte più di 23mila firme di telespettatori, conse-
gnate ai primi di gennaio ai vertici della RTS. Tra i firmatari “eccellenti”, lo storico delle religioni Jean-François Mayer e molti consiglieri nazionali attuali, dalla vodese Ada Marra al neocastellano Jacques-André Maire, e passati (il pipidino friborghese de Buman e il PLR vodese Ruey).
La caduta del ponte E nella Svizzera italiana? Per fortuna, il budget non ha (ancora?) toccato Strada regina o Segni dei tempi… Per questioni economiche, è stato invece cancellato dal palinsesto il magazine settimanale il Ponte, storica trasmissione sull’integrazione, nata su Teleticino da un’idea di Zlatko Hodzic e dal 2010 trasmesso dalla RSI il sabato a mezzogiorno. L’ultima puntata de il Ponte è andata in onda sabato 19 dicembre: si parlava di corsi di naturalizzazione per stranieri e di una mostra d’ar-
te benefica. Il conduttore chiudeva con gli auguri di Natale e con un “arrivederci”, parlando di ultima puntata del 2015. Così non è stato. Immediatamente dopo la cancellazione del programma, è stata inviata una petizione alla direzione RSI, firmata da Marina Carobbio, Dick Marty, Chiara Simoneschi-Cortesi e da molti altri, al di là degli schieramenti politici (proprio come in Romandia a difesa delle trasmissioni religiose della RTS).
Mandati e perdite Il direttore della RSI Maurizio Canetta ha garantito che i contenuti del magazine il Ponte saranno ripresi all’interno dello spazio di approfondimento del Quotidiano, accanto alla cronaca regionale. Staremo a vedere, anche perché tra i mandati della RSI c’è anche quello di promuovere “la comprensione, la coesione, e lo scambio fra le regioni del Paese, le comunità linguistiche, le culture, i gruppi sociali e l’integrazione degli stranieri”. Certo che i segnali, dalla RTS e dalla RSI, non sono confortanti. Una tv senza programmi come A vue d’esprit o il Ponte è una perdita per tutti, proprio in un momento storico in cui è più che mai necessario il dialogo interreligioso.
Dalle professioni | 9
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 PREVIDENZA VECCHIAIA 2020
Tre pilastri, un business centenario
Per far passare il suo progetto “Previdenza vecchiaia 2020”, Alain Berset può contare sul sostegno degli assicuratori. Che realizzano, da quasi un secolo, affari d’oro grazie alla gestione del secondo pilastro. Matthieu Leimgruber * Previdenza vecchiaia 2020, il progetto di riforma congiunta dell’AVS e della LPP, pilotato dal Consigliere federale socialista Alain Berset, ha fatto versare fiumi d’inchiostro. La riforma suscita forti reticenze tra le fila della sinistra sindacale, dove gli si oppone l’iniziativa “AVSplus” che mira ad aumentare le pensioni a ripartizione piuttosto che a consolidare la legge sulla previdenza professionale (LPP). Ma anche tra le fila dell’UDC, c’è chi considera le riforme proposte «perfette per essere cestinate», come affermava un comunicato stampa del partito del 2014. Preso tra due fuochi, Alain Berset almeno può contare sulle simpatie, ovvero sul sostegno, degli assicuratori vita. Per il presidente dell’Associazione svizzera d’Assicurazioni (ASA), “Previdenza vecchiaia 2020” costituisce un «progetto di futuro pionieristico per la Svizzera» che bisogna mettere in atto nel rispetto «delle generazioni future».
Il peso degli assicuratori
© YVES SANCEY
Le compagnie assicurative vita membri dell’ASA sono protagoniste inderogabili della previdenza vecchiaia. Nel 2013, sui 3,8 milioni di lavoratori coperti dalla LPP, quasi la metà lo era attraverso le casse pensioni gestite dagli assicura-
tori vita. L’assicurazione collettiva costituiva circa il 70% (ovvero 25 miliardi di franchi) dei premi incassati in Svizzera, soprattutto dai tre gestori del ramo, leggi AXA-Winterthur (35% del totale dei premi dell’assicurazione collettiva), SwissLife (30%), e Helvetia (11%). Alla fine, se gli assicuratori vita versavano delle prestazioni LPP per un volume di 18 miliardi di franchi nel 2013, essi gestivano anche quasi un quinto delle riserve della previdenza vecchiaia (per un totale di 843 miliardi di franchi). Al di là di queste cifre, hanno pesato sul dibattito pubblico le opinioni e le perizie degli assicuratori. Per cogliere bene il peso degli assicuratori vita nelle controversie sul futuro della previdenza, è utile ricordarsi che le loro compagnie da quasi un secolo contribuiscono a dare forma al sistema basato sulla dottrina dei tre pilastri, o, in altri termini, sulla divisione dei compiti tra primo pilastro (AVS) e secondo (LPP, casse pensioni). Come si evince chiaramente dal grafico a destra, questo interesse centenario per le pensioni è motivato dalla sempre maggiore importanza che la previdenza professionale riveste negli affari degli assicuratori vita nel corso del ventesimo secolo. Seguire l’evoluzione di questa curva e met-
terla in relazione con le posizioni adottate dagli assicuratori nel corso del secolo permette così di comprendere meglio gli enormi interessi che essi difendono oggi. Questa situazione contribuirà ad alimentare in maniera continuativa il mercato della previdenza durante i decenni del dopoguerra. Tra il 1950 e il 1972, la parte dell’assicurazione collettiva scatta dal 20% a oltre il 50% degli affari degli assicuratori vita. Nel 1972 viene raggiunto un miliardo di franchi in premi annuali provenienti dalla previdenza per la vecchiaia. Un terzo di questa somma tocca alla Rentenanstalt, mentre la Winterthur e la Zürich si dividono un altro terzo.
La dot trina dei tre pilastri Dunque si capisce bene come mai questa centralità sempre più importante della previdenza professionale abbia portato gli assicuratori a battersi con le unghie e i denti affinché nel 1972 la dottrina dei “tre pilastri” fosse inserita nella Costituzione federale. Questa dottrina, che essi hanno introdotto nel dibattito pubblico dagli anni 1960, mira a garantire la divisione dei compiti tra l’AVS e la previdenza collettiva (2° pilastro) e individuale (3° pilastro). Essa si oppone in maniera frontale sia alle velleità dell’estrema sinistra d’instaurare delle “pensioni popolari” – una sorta di “super” AVS che avrebbe contribuito a sgonfiare il mercato della previdenza – sia ai progetti socialdemocratici di un’estensione fortemente regolata delle casse pensioni. Alla fine degli Anni Sessanta, gli assicuratori pigiano sull’acceleratore per convincere i loro partner patronali, la destra politica e l’opinione pubblica, della necessità di instaurare una concezione globale della previdenza vecchiaia che garantisse un posto importante e perenne alla previdenza privata. Il risultato che esce dalle urne nel dicembre del 1972 incorona una battaglia decennale: le “pensioni popolari” vengono
PERCENTUALI DEI PREMI DELLE ASSICURAZIONI COLLETTIVE finite in mano alle ASSICURAZIONI PRIVATE (DAL 1930 AL 2013)
Fonti: Rapporti annuali dell’Ufficio federale delle Assicurazioni private e (dal 2009) della FINMA
spazzate via e viene approvata la dottrina dei tre pilastri. Se la messa in opera della dottrina dei tre pilastri rimane una storia tutta da scrivere, è evidente che il mercato dell’assicurazione collettiva fa un salto in avanti con l’entrata in vigore della LPP nel 1982, stabilendosi poi a un livello molto alto, rappresentando circa il 60 - 70% dei premi annuali incassati. In effetti sono gli assicuratori vita che hanno esteso la copertura LPP attraverso le migliaia di piccole e medie imprese che erano rimaste lontane dall’estensione delle casse pensioni prima degli Anni Settanta. A partire dal 1990, l’ascesa degli oneri del 2° pilastro, sia sotto forma di numero delle persone assicurate o di volume delle prestazioni versate, mette gli assicuratori davanti a nuove sfide. Come preservare la crescita del mercato della previdenza quando il volume delle prestazioni versate dalla LPP raggiunge e poi oltrepassa, dalla metà del 2000, il volume delle rendite AVS?
al futuro delle pensioni. Essi disapprovano soprattutto la «pressione regolatrice eccessiva» della LPP ed esigono, a forza di argomenti demografici e finanziari, la flessibilizzazione (verso il basso) dei parametri chiave del 2° pilastro che sono il tasso di remunerazione minimo degli averi LPP o il tasso di conversione che permette il calcolo del livello delle rendite LPP. Come ha ricordato di recente il CEO di AXA-Winterthur, Philippe Egger, al fine di offrire delle buone condizioni quadro per sviluppare e perpetuare il business del 2° pilastro, bisogna «consolidare» la LPP. Allo stesso tempo, bisogna «evitare ogni versamento a favore dell’AVS» (come affermato sempre dal CEO di AXA-Winterthur), che rimetterebbe in discussione la biforcazione intrapresa nel 1972 a favore della previdenza professionale. Dopo aver pazientemente plasmato e alimentato la crescita del 2° pilastro per quasi un secolo, gli assicuratori non sono pronti ad abbandonare il filone.
Trasferimenti verso l’AVS
* Matthieu Leimgruber è storico e docente all’Università di Ginevra
Dopo la svolta al nuovo millennio, gli assicuratori vita sono stati, e la cosa non sorprende, i fautori di tutte le controversie riguardo
(da Services Publics n. 7, 2015)
Al popolo l’ultima parola Il 14 gennaio scorso il comitato referendario “No allo Stato ficcanaso” ha consegnato alla Cancelleria federale le oltre 67mila firme raccolte per promuovere il referendum contro la LAIn, la legge sul Servizio informazioni (Legge federale del 25 settembre 2015 sulle attività informative). Secondo il presidente della Gioventù socialista Fabian Molina, “la nuova legge è un attacco diretto alla democrazia e alla libertà. Minaccia i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e crea una mostruosa macchina
per la raccolta dati che viola lo stato di diritto”. Raccolte in soli tre mesi, le oltre 67mila firme mostrano l’opposizione forte della popolazione svizzera all’espansione incontrollata della sorveglianza di massa. Grazie al referendum (che si terrà probabilmente il prossimo 5 giugno), il popolo avrà l’ultima parola su questa massiccia espansione del servizio informativo svizzero, che porta a uno “stato ficcanaso”. Il testo, adottato in settembre dal Parlamento, mette a disposizione del Servizio informazioni della Con-
federazione tutta una serie di misure come la sorveglianza delle comunicazioni (intercettazioni telefoniche, delle e-mail, dei messaggi whatsapp e degli sms) e la perquisizione dei sistemi informatici. Contro questa seria minaccia al rispetto della vita privata, si è costituita l’Alleanza contro lo Stato ficcanaso (su internet: stato-ficcanaso.ch) formata, tra gli altri, da Gioventù socialista, Partito Socialista, Verdi, Partito pirata e syndicom.
Alleanza contro lo Stato ficcanaso
© JUSO SCHWEIZ
NO ALLO STATO FICCANASO
10 | Referendum
NO «Iniziativa per l’attuazione»
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
detentiva o pecuniaria, nell’arco di 10 anni subissero nuovamente una condanna passata in giudicato per un reato iscritto in un secondo catalogo di reati. Questo secondo catalogo comprende anche reati minori quali ad esempio l’entrata illegale in Svizzera o il soggiorno irregolare oppure reati sanzionati con una pena minore, ad esempio lesioni personali semplici. Le persone in questione sarebbero inoltre soggette a un divieto d’entrata compreso tra 5 e 15 anni. L’«iniziativa per l’attuazione» minaccia il nostro Stato di diritto: elude il principio di proporzionalità e la separazione dei poteri;non rispetta i diritti fondamentali ancorati nella Costituzione e i diritti dell’uomo; viola trattati internazionali, segnatamente la
CEDU e l’Accordo sulla libera circolazione delle persone; è un atto di forza: il Consiglio federale e il Parlamento hanno fatto il proprio. L’UDC non rispetta le regole democratiche che prevedono che l’attuazione delle iniziative sia di competenza del Parlamento; è arbitraria e discriminatoria. I cittadini stranieri vengono doppiamente puniti. In realtà, l’«iniziativa per l’attuazione» è un’iniziativa che aspira alla privazione dei diritti! Perciò, il 28 febbraio diciamo con determinazione NO all’«iniziativa per l’attuazione» dell’UDC. Si tratta di un progetto arbitrario, estremista e xenofobo. È un attacco frontale al nostro Stato di diritto e mette in questione i diritti fondamentali e i diritti dell’uomo.
trasferimento, sfociata in continui rinvii della data limite per il raggiungimento dei quantitativi di mezzi pesanti in transito previsti dalla legge. Proprio ora che avrebbe potuto far L‘Unione Sindacale Ticino e Moesa è contraria al raddoppio leva sulle necessità di risanamento, lo stesso Consiglio della galleria del Gottardo, coerentemente con la linea federale, poi appoggiato dalla maggioranza borghese del scelta negli ultimi venti anni, che l’ha sempre vista sostenere Parlamento, volta decisamente le spalle alle decisioni del la politica svizzera dei trasporti voluta e confermata più sovrano e propone un’estensione delle infrastrutture, seppur volte dal popolo. Questa politica ha deciso di limitare la celata dietro alla foglia di fico del mantenimento dei limiti di capacità delle strade di transito attraverso le Alpi e di trasfe- capacità. Nessuno può farsi seriamente illusioni sul fatto rire il traffico merci dalla strada alla ferrovia. Decisioni che che, una volta realizzate (e finanziate), le infrastrutture non permetterebbero, se concretizzate, anche di proteggere le finiscano per essere anche utilizzate nella loro integralità. nostre regioni alpine, particolarmente sensibili, dalle conse- Le capriole dell’Ufficio federale delle strade USTRA, che ha guenze del traffico di transito. L’USS Ticino e Moesa ha oltretutto finito per dover precisare che l’attuale galleria non sempre condannato la reticenza con la quale il Consiglio necessita interventi radicali di manutenzione almeno sino al federale ha affrontato la concretizzazione della politica di 2035, fanno sorgere il dubbio che le motivazioni tecniche
siano state gonfiate ad arte per giustificare la presunta necessità del secondo tubo. Altrove, per esempio in Austria con la galleria dell’Arlberg, si sta dimostrando concretamente l’esistenza di alternative a quanto proposto dalle autorità federali. L’USS Ticino e Moesa ricorda inoltre che tra pochi mesi il nostro cantone potrà contare su di un collegamento ferroviario ad alta capacità e velocità come Alptransit, che permetterà, se utilizzato a dovere, di dare un decisivo impulso alla politica di trasferimento. Per questi motivi, l’Unione Sindacale Ticino e Moesa invita la popolazione a votare NO al raddoppio della galleria del Gottardo in votazione il prossimo 28 febbraio.
L’UDC vuole far credere che la sua iniziativa sull’espulsione non sia stata messa in atto correttamente e con la cosiddetta «iniziativa per l’attuazione» esige ora l’espulsione automatica degli stranieri che hanno subito una condanna passata in giudicato. Gli stranieri che commettono un reato grave, compreso in un primo catalogo di reati, verrebbero automaticamente espulsi dalla Svizzera. Verrebbero anche espulsi se, dopo una condanna a una pena
NO Secondo tubo autostradale al Gottardo
NO «Per il matrimonio e la famiglia»
discriminatoria. Il matrimonio fra uomo e donna non può essere presentato come l’unica alternativa possibile. Asse«Il matrimonio è un’unione duratura regolata rendo di voler annullare una discriminazione, questa iniziadalla legge fra uomo e donna»: questo sta tiva è altamente discriminatoria e denuncia una manovra scritto nell’iniziativa depositata dal PPD dell’ala conservatrice del PPD destinata a proibire costituvolta a porre fine alle discriminazioni zionalmente una futura apertura del matrimonio alle coppie verso le coppie sposate, che pagano dello stesso sesso. Inoltre è pericolosa. Con questa nuova più tasse rispetto a quelle che optano disposizione, il passaggio all’imposizione separata dei per la semplice convivenza. Nonostante coniugi (imposizione individuale) non sarebbe più possibile l’apparenza, un testo del genere non può senza una nuova modifica costituzionale. Per evitare un essere avallato. L’iniziativa infatti risulta… maggior onere fiscale dei coniugi, tutti i modelli di imposi-
SI Iniziativa «stop alla speculazione»
commercio di beni alimentari avviene ancora tramite lo scambio di materie realmente esistenti, mentre la maggior parte delle transazioni è ormai composta da scambi borsiLa speculazione sui beni alimentari è la forma la più ripustici e tra istituti finanziari. Questo gioco d’azzardo delle gnante della ricerca del profitto. Con le loro scommesse, le borse provoca delle incredibili fluttuazioni e degli aumenti banche spingono verso l’alto i prezzi dei beni alimentari e dei prezzi che hanno già provocato la morte per fame di condividono così la responsabilità della fame nel mondo. milioni di esseri umani. Noi vogliamo riportare il commerPochi privilegiati si arricchiscono a spese di miliardi di cio dei beni alimentari nel mercato reale, affinché si ritorni persone. La Svizzera si immischia in questo commercio, in al suo obiettivo originario di nutrire gli esseri umani. Meno quanto sede di numerose aziende negozianti materie prime speculazione significa più stabilità e prezzi più bassi. Con e di attori della finanza. Con l’iniziativa “stop alla specula- l’iniziativa “stop alla speculazione” contribuiamo alla lotta zione” possiamo cambiare tutto ciò. Mettiamo di nuovo al contro la fame nel mondo. centro i bisogni dell’umanità. Non si gioca con il cibo! Come Svizzera siamo esattamente al posto giusto per Sempre più materie prime di tipo agricolo finiscono nelle combattere la speculazione sui prodotti alimentari con mani dei mercati finanziari. Solo una piccola parte del questa iniziativa. Una fetta molto grande della speculazio-
NO legge sull’apertura dei negozi
mentari, come l’esperienza insegna, l’estensione degli La legge non si limita a estendere gli orari di apertura dei orari peggiorerebbe ulteriormente la qualità di vita di negozi fino alle ore 19.00 in settimana e alle ore 18.30 il una categoria di lavoratrici e lavoratori già molto sotto sabato, ma apre anche la strada a indiscriminate aperture pressione e scarsamente tutelata dal punto di vista notturne e festive degli shop annessi alle stazioni di contrattuale. benzina situate lungo una trentina Lavorare mezz’ora in più significherebbe aumentare di arterie stradali, cioè praticamente in ancora la flessibilità e indebolire ulteriormente il diritto tutto il Cantone. alla vita familiare e sociale, rendere sempre più inconciLa legge è parte integrante di un progetto liabili gli orari di lavoro con quelli degli asili nido o di politico teso a liberalizzare totalmente il visita negli ospedali, così come a non rendere più possibilavoro notturno e domenicale nel settore le l’utilizzo dei mezzi pubblici per rientrare a casa la sera. della vendita e, in prospettiva, in molti altri Questi peggioramenti fissati nella legge non sono merce ambiti professionali, nel segno di una di scambio per un contratto collettivo! società che lavora e produce 24 ore su 24. Solo i grandi centri commerciali trarrebbero profitto. I Oltre a non creare posti di lavoro supplepiccoli commercianti farebbero fatica a reggere la loro
zione, separata o congiunta, devono restare possibili. Infine la proposta dell’iniziativa è grossolana. La legislazione fiscale è un tema delicato: toccarla significa rompere degli equilibri. In caso di accettazione dell’iniziativa, si stimano perdite comprese tra 1,2 e 2,3 miliardi di franchi all’anno. Da qualche parte questi soldi dovranno rientrare… e potrebbero essere dolori, soprattutto per le classi meno privilegiate. Per questo bisogna votare NO il 28 febbraio: affinché non passi un’idea del matrimonio cieca di fronte alle diverse sensibilità del presente e del futuro.
ne sui beni alimentari avviene infatti proprio da noi e le più grandi aziende del commercio di materie prime hanno pure la loro sede principale in Svizzera. La lotta contro il commercio della fame deve per questo cominciare proprio qui. Fino ad oggi solo qualche nazione si è dotata di contromisure. È tempo che la Svizzera dia il buon esempio impegnandosi per un divieto a livello internazionale della speculazione sui beni alimentari. Per questo il 28 febbraio votiamo Sì all’iniziativa “stop alla speculazione” per evitare che un piccolo gruppo di speculatori si arricchisca sulla pelle degli altri, a danno dell’economia reale.
concorrenza. Per molti la conseguenza sarebbe la chiusura: i dipendenti si ritroverebbero senza lavoro e i clienti impoveriti nella libertà di scegliere prodotti tipici e artigianali, diversi da quelli venduti dai grandi magazzini. Gli attuali orari di apertura sono più che sufficienti a soddisfare i bisogni dei consumatori ticinesi. Il fenomeno del turismo degli acquisti oltre frontiera è alimentato soprattutto dalla concorrenzialità dei prezzi e dalla qualità dei prodotti venduti in Italia. Esso può essere contrastato solo attraverso un rafforzamento del potere d’acquisto dei residenti, ma non con un prolungamento degli orari di apertura dei negozi. Per queste ragioni s’invita a votare NO alla legge sull’apertura dei negozi.
Referendum | 11
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 Ticino: no alla privatizzazione dell’EOC
intervista
Proteggere i salari, migliorare le pensioni e niente tagli Continua da pag. 1 La destra sta combattendo molto contro l’aumento delle pensioni AVS. Essa rimprovera alla nostra iniziativa di applicare il principio del finanziamento a pioggia affermando che questo aumento non sarebbe finanziabile. Cosa rispondi? Il nostro principio è il seguente: chiunque abbia lavorato una vita intera deve poter vivere dignitosamente delle sue pensioni AVS e del 2° pilastro. In questo binomio, l’AVS è l’attore principale. Le sue pensioni hanno subito un rallentamento rispetto ai salari. Un arretrato che ora deve essere recuperato. E ancora più urgentemente, se si pensa che le persone che hanno guadagnato salari bassi o medi durante la loro vita attiva devono “digerire” un abbassamento notevole delle proprie entrate. È chiaro che servono soprattutto più mezzi finanziari se si alzano le pensioni. Ed è proprio nell’AVS che questo bisogno supplementare di soldi sarà meglio investito. Pensiamo ancora ai lavoratori dell’edilizia: i contributi salariali sono ben investiti per ottenere delle migliori pensioni.
Ma perché i sindacati si concentrano sull’AVS ? Benché versiamo sempre più denaro nel 2° pilastro, possiamo essere contenti se riusciamo a mantenere almeno ciò che è stato conquistato. Invece per tutte le persone a basso o medio reddito, l’AVS ha ancora un fantastico rapporto prestazioni/prezzo. Va da sé dunque che dobbiamo rafforzarla, se vogliamo che i pensionati e le pensionate possano godere di una certa sicurezza finanziaria.
Cambiamo argomento. Il Consiglio federale vuole mettere in pratica l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” con una clausola di salvaguardia. In questo modo, in assenza di un accordo con l’Unione Europea, saranno applicati dei contingenti a partire da una certa soglia non ancora quantificata per far diminuire l’immigrazione. È accettabile un’opzione del genere? Bisogna mantenere gli Accordi bilaterali. Noi rigettiamo chiaramente il ricorso a un contingentamento attraverso una nuova versione dello Statuto dello stagionale. Il passato ci ha insegnato che questo conduce
soltanto a delle discriminazioni e a una politica di bassi salari nei rami interessati. Con il nuovo regime, che dà uguali diritti a tutti e tutte, si è potuto migliorare gli stipendi e rafforzare i contratti collettivi di lavoro. Questi sono i nostri obiettivi. Noi continueremo a batterci per raggiungerli, nonostante la situazione sia cambiata.
La gente è disorientata. Ha paura di perdere il lavoro o di subire una riduzione salariale. Che fare? Bisogna sviluppare ancora meglio le misure di protezione già intraprese. Le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone hanno avuto e hanno tuttora un’incidenza positiva. Ma nuovi problemi richiedono nuove risposte. Non soltanto a livello federale. Anche nei cantoni bisogna combattere il dumping salariale. In Ticino, nei cantoni di Basilea Campagna e di Ginevra sono già state prese nuove misure. E in quello di Zurigo passerà in votazione a febbraio un’iniziativa dei sindacati a questo riguardo. Sono stati fatti passi importanti. E devono essere prese ancora più misure a favore delle lavoratrici e dei lavoratori più anziani.
A febbraio, inoltre, voteremo anche riguardo all’iniziativa che chiede la messa in pratica dell’iniziativa per il rimpatrio di stranieri criminali. Perché è necessario votare no? Il Parlamento federale ha abbinato all’articolo sul rimpatrio degli stranieri criminali una clausola per il caso di rigore. La messa in pratica dell’iniziativa vuole introdurre un automatismo che non lascia alcun margine di manovra ai tribunali quando invece si tratta di decisioni esistenziali. Questo viola i diritti umani, ma anche il principio della separazione dei poteri. L’esclusione dei tribunali viola lo stato di diritto. Qui c’è in gioco il destino di esseri umani, cioè quello degli stranieri di seconda generazione, i cosiddetti “secondi”, che sono nati e cresciuti nel nostro paese, come i loro cari. Queste persone fanno parte della Svizzera. Non solo nel calcio, ma anche quando si sono comportati in maniera stupida o hanno commesso peccati di giovinezza. Certo bisogna punirli per questo, come tutti, ma non li si deve privare di un’esistenza sociale. Altrimenti questo sarebbe una vergogna per la democrazia svizzera.
Giù le mani dagli ospedali
Governo e Parlamento vogliono privatizzare l’Ente ospedaliero cantonale: un incredibile passo indietro. Graziano Pestoni*
L’Ente ospedaliero cantonale (EOC) fu creato dal Gran Consiglio il 20 dicembre 1982. Esso riunì una decina di istituti non in grado di assicurare una medicina moderna e di qualità, gestiti da fondazioni private, fatta eccezione per l’Ospedale Civico di proprietà della Città di Lugano. In questi anni l’EOC ha infatti garantito una medicina di qualità, assicurando una presenza in tutti i campi e la formazione del personale sanitario. La presenza di un settore privato eccezionalmente elevato rispetto al resto della Svizzera, pari a quasi il 50% dei posti letto, addossò tuttavia al settore pubblico tutti i rischi, mentre le cliniche private si accaparrarono i casi redditizi. La nuova pianificazione ospedaliera, adottata dal Gran Consiglio il 15 dicembre 2015, in seduta notturna, avrebbe potuto chiarire i rapporti con il privato e rafforzare il ruolo del- l’EOC, come entità centrale atta a garantire anche in futuro una medicina di alto livello alla popolazione ticinese, sottraendola per quanto possibile alle logiche mercantilistiche, sostenute in particolare dall’industria farmaceutica. In realtà non è successo nulla di tutto questo. Invece, il Consiglio di amministrazione dell’EOC e il Consiglio di Stato (all’unanimità?) hanno proposto un incredibile salto indietro nell’organizzazione del settore sanitario, con ridimensionamenti significativi degli ospedali pubblici e la privatizzazione parziale del Civico (Lugano) e della Carità (Locarno). La pianificazione ospedaliera adottata dal Gran Consiglio significherà la chiusura degli Ospedali di Acquarossa e di Faido: verranno soppressi i reparti di medicina e i servizi di pronto soccorso; ad Acquarossa verrà eliminato anche il reparto di geriatria. Significa l’indebolimento di diversi ospedali ragionali pubblici. A Mendri-
sio i letti sub-acuti saranno insufficienti; a Bellinzona saranno ridotti i posti letto di medicina. I cittadini saranno chiamati a contribuire con 30 franchi al giorno in caso di ricovero nei reparti “acuti di minore intensità” (AMI). Ma la pianificazione fa ancora peggio: privatizza parzialmente l’Ospedale Civico e totalmente la Carità. Verrà costituita una società anonima denominata NewCo Locarno Salute SA comprendente l’Ospedale la Carità e la clinica Santa Chiara di Locarno (CSC). La stessa cosa vale per il Civico di Lugano. Verrebbe creata anche in questo caso una società anonima con il reparto donna-madre-bambino dell’Ospedale Civico e con la clinica Sant’Anna di Sorengo, appartenente al gruppo speculativo Genolier, tristemente famoso in Svizzera per la sua politica aggressiva sia nei confronti del personale sanitario sia verso la concorrenza degli ospedali pubblici. Sarebbe la fine dell’ospedale multisito, che ha garantito il successo e la crescita in qualità della sanità ospedaliera ticinese. Invece di rafforzare la sanità residenziale pubblica, dopo esattamente 33 anni, il Gran Consiglio ha decretato l’inizio della fine dell’EOC e con esso degli Ospedali pubblici. Con questa decisione si sostituisce un servizio pubblico il cui obiettivo è la soddisfazione dei bisogni dei cittadini, con un servizio privato a scopo di lucro. Contro questa improvvida decisione è stato lanciato un referendum. Auspico vivamente che la popolazione ticinese sappia dire NO a una nuova privatizzazione, che potrà soltanto portare a peggioramenti per i cittadini, come lo dimostrano tutti gli esempi in Svizzera e all’estero.
* Graziano Pestoni è segretario dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico.
commento
Quei diritti fondamentali incondizionati Oggi nella dialettica tra politica e potere si discute della superiorità del diritto nazionale rispetto a quello internazionale. Nel farlo ci si dimentica facilmente di tutti quei trattati internazionali che sanciscono la tutela dei diritti fondamentali. Questo pensiero è dunque particolarmente dannoso in quanto mette in discussione i diritti universali. Certo gli Stati democratici hanno la costituzione che dovrebbe garantire i diritti fondamentali, ma le tante decisioni che ogni anno vengono prese dalle Corti internazionali ci insegnano che forse non funziona tutto così bene come dovrebbe. Guardando nel mondo, anche al tipo di reazioni che hanno suscitato nella popolazione eventi come l’attentato a Parigi ma anche gli ultimi fatti delle centinaia di donne molestate in Germania la notte di Capodanno, viene da chiedersi se la realizzazione dei diritti umani è forse l’ultima utopia del nostro secolo. Per poter difendere queste importanti libertà e tutele conquistate nel tempo vale la pena spendere due parole su come si è giunti a riconoscere quelli che chiamiamo diritti fondamentali. Da un punto di vista filosofico, che è stato il primo approccio al tema, si è partiti dall’associare i diritti umani ai diritti naturali.
Non c’è dunque da sorprendersi che uno dei primi diritti riconosciuti è stato il diritto soggettivo alla vita. Da qui i pensatori dell’Illuminismo hanno dedotto il diritto alla libertà e alla proprietà. Si può dire che la svolta l’abbia fatta il pensiero di Rousseau, secondo il quale il diritto naturale principale sembra essere quello all’autodeterminazione collettiva. Da qui nasce l’idea di volontà generale, ossia quel substrato etico che noi concentriamo nel riconoscimento dei diritti umani. Da questi diritti universali astratti si passa a diritti particolari concreti. Si identificano quali siano questi diritti e li si mette su carta, rendendoli “diritti positivi”, ossia posti dal legislatore costituente. In questo modo si arriva ad avere dei diritti universali concreti. Questo processo di trascrivere i diritti in norme ha portato diversi Stati come la Svizzera a sottoscrivere accordi come la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata dalla Svizzera nel 1974. Va detto che nel corso degli anni non solo si sono riconosciuti e codificati i diritti fondamentali ma si sono internazionalizzati. Inoltre si è giunti a una grande diversificazione, ad esempio dei beni riconosciuti degni di tutela, quali i diritti sociali o della tutela dell’ambiente, o i diritti di soggetti diversi dall’uo-
mo (come quelli degli animali) o i diritti collettivi come la tutela delle popolazioni originarie. Vi è anche la moltiplicazione del soggetto. L’uomo viene ad esempio visto come infante, anziano, malato, portatore di handicap, dai quali nascono poi tutti gli specifici diritti come il diritto del fanciullo, del malato. Oggi siamo giunti a un punto paradossale: l’inflazione dei diritti finisce con il far perdere valore a quanto è garantito. Così si è pronti a cedere con facilità allo smantellamento di certe tutele. Ricordarsi quanto tempo ci sia voluto per arrivare oggi a garantirci libertà di pensiero, di culto, d’espressione, di movimento, di aggregazione e quant’altro e quanta fatica sia costato a mio avviso dovrebbe permetterci di controllare meglio alcune nostre reazioni, come quelle che molti tendono ad avere nei confronti degli immigrati. I diritti fondamentali non possono essere messi in discussione. Ci sono valori ai quali non si può venir meno, farlo significa iniziare lo smantellamento dei diritti fondamentali. E se dovesse avvenire, toccherebbe necessariamente tutti gli individui indipendentemente dal loro statuto. La domanda di fondo diventerebbe dunque: io son pronto a rinunciare ai miei diritti e alla mia libertà? Barbara Bassi, giornalista e docente di diritto
14 | Ticino Cultura
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
storie di confine FEDERICO CRIMI
Dalle battaglie garibaldine alle scuole del Ticino Nel 1848, l’arrivo di Garibaldi sul Lago Maggiore per contrastare l’invasore austriaco sulla sponda lombarda cambia per sempre la vita dell’architetto Natale Pugnetti. Dopo la battaglia di Luino, è costretto a riparare in Svizzera, dove insegna per anni alla scuola di disegno di Tesserete. Federico Crimi Questa storia inizia lontano, in Sud America. Da lì, dove era finito in esilio, Giuseppe Garibaldi partì per presentarsi in armi nelle acque del Lago Maggiore, in faccia a Luino, nell’agosto 1848. La prima guerra d’indipendenza italiana era, però, finita e l’armistizio firmato da Salasco, il 9 agosto di quell’anno, aveva restituito all’Austria i confini stabiliti dal Congresso di Vienna, costa lombarda del Verbano inclusa. Garibaldi, tuttavia, era troppo battagliero per arrendersi ed era convinto che una tattica di persistente guerriglia (per alcuni una pratica assimilata nelle lotte per la libertà alle quali aveva partecipato in America) avrebbe contribuito a snervare lo straniero occupante e a mantenere vivo il fuoco della speranza nella popolazione. Così, il 14 agosto, partì dalla sponda piemontese del lago (in mano a casa Savoia) per sconfiggere, il giorno dopo, una guarnigione austriaca sul lungolago di Luino: la cittadina, per una manciata di giorni, fu libera. Fu la sua prima battaglia in Italia. Luino ricambiò erigendo il primo monumento in assoluto all’Eroe dei due Mondi (1867). Lo si ammira sul lungolago.
Prima bat taglia per molti combat tenti illustri Lo scontro di Garibaldi a Luino si caricò di notevoli risvolti, non solo per il borgo lacustre. Nella mischia, infatti, ebbero modo di farsi le ossa generali e combattenti che, in seguito, si distinsero in episodi fondamentali per la mitologia risorgimentale italiana. Una giovane donna, Laura Solera Mantegazza, con villa sulla riva piemontese, sopraggiunse a curare i feriti di tutte le parti (austriaci o italiani) e, nei decenni seguenti fondò a Milano preziose istituzioni filantropiche. Ora riposa nel famedio del cimitero monumentale, accanto ai “grandi” della città. Dalla Svizzera sopraggiunsero “reporter” in esilio, trepidanti di riprendere, finalmente, le fila di un discorso spezzato: tra questi Augusto Cesana, giornalista di vaglia, alla prima esperienza di cronaca proprio sul campo della battaglia luinese. Quello scontro fu decisivo anche per molti giovani accorsi dalle valli che costellano il nord del Verbano. Per Natale Pugnetti segnò un vero e proprio spartiacque. Natale era nato a Garabiolo, un gruppo di case raccolte su un promontorio alle pendici della val Veddasca; quella valle si apre al Lago Maggiore un poco a nord di Luino ed è, in parte, svizzera, perché culmina all’Alpe di Neggia, nel territorio di Indemini. Era il 20 dicembre 1809. Come tanti fanciulli dei versanti di quei monti, svizzeri o italiani che fossero, ebbe formazione presso qualche capomastro dei luoghi; quindi giunse a Milano per perfezionarsi all’Accademia di Brera (vi espose, nel concorso finale della scuola di prospettiva del 1831, un disegno della cinquecentesca Porta Stoppa di Verona). Si avviò poi alla carriera di progettista, sinceramente convinto che l’ideale della classicità potesse ancora coincidere (secondo gli insegnamenti acquisiti) con l’espressione di sentimenti di retta moralità.
Aule sempre aperte, da mat tina a sera Ma la passione garibaldina tranciò di netto ogni buon proposito. Proprio per essersi distinto nello scontro di Luino dell’agosto 1848, dovette riparare, una volta ritornati gli Austria-
Si occupa di aspetti di storia, trasformazioni urbanistiche e del paesaggio sul Verbano. Ha al suo attivo saggi in argomento. Collabora con enti pubblici, privati e la Curia di Milano per la catalogazione e la valorizzazione di beni culturali sul lago. Ha censito un corpus di disegni di viaggio di William Turner per la Tate Britain di Londra.
ci a controllo delle rive del Verbano, in Svizzera. Nel ’49 era già a Tesserete, “arruolato” come professore nella locale scuola di disegno. La scuola era stata fondata nel 1844, per voto dell’architetto Pietro Nobile e per interessamento di Luigi Canonica, allo scopo di fornire una preparazione ai giovani dei villaggi della val Capriasca destinati a intraprendere le professioni nell’edilizia. Per 22 anni, divenne «il campo fecondo» dell’«amorevole e faticoso apostolato» di Pugnetti. L’atmosfera dei suoi corsi «era piena d’ispirazione, di raccoglimento e di emulazione, il suo entusiasmo si comunicava agli allievi»; la sua aula era «sempre aperta, da mattina a sera» e gli scolari «vi stavano dieci e dodici» ore, mentre «il maestro era sempre lì, amorevole, indefesso, plaudente». Ecco perché, concludeva un profilo biografico apparso su La Gazzetta Ticinese del 14 giugno 1871, «la scuola di Tesserete produceva quel cumulo di lavori che sorprendeva i visitatori e i delegati governativi». Ed ecco perché una via a Tesserete tramanda oggi il nome di Pugnetti; e, ancora, perché l’architetto/professore ebbe in sorte di venir menzionato nel Dizionario Storico della Svizzera, voce rinnovata anche nelle recente pubblicazione elettronica (hls-dhs-dss.ch; la data di nascita è, per errore, posticipata al 1810). Morì sulla soglia delle amate aule, il 12 giugno 1871.
Un proget to stravagante, un ideale di libertà Rimane molto da scoprire su questa figura. Innanzitutto chi fossero quegli «amici che egli aveva fra i nostri artisti», motivo grazie al quale poté fuggire in Svizzera dopo il ritorno degli Austriaci a controllo del Luinese. S’immagina che, tra questi, vi fosse l’architetto Luigi Canonica, forse conosciuto a Brera. Piacerebbe sapere di più su formule di insegnamento, allievi e loro produzione; e piacerebbe sapere se, in Svizzera, abbia proseguito la professione di architetto. I saggi lasciati in patria, prima del 1848, sono tutt’altro che spregevoli. Li si elenca per la prima volta, anche sulla base di recenti ricerche. Innanzitutto la chiesa prepositurale di Luino, costruita ex novo sotto la sua direzione tra il 1836 e il 1840; quindi (1837-40) il campanile dei Ss. Rocco e Sebastiano a Germignaga (a sud di Luino), nei modi del tardo rinascimento approfondito, come visto, durante i corsi in accademia. Opere minori sono, invece: il campanile di S. Giorgio a Muceno (1841) e quello – solo progettato – per S. Rocco a Bedero (ancora nelle valli a sud di Luino; 1836-38); ancor più modesto fu l’adattamento della casa parrocchiale a Sant’Agata, frazione di Cannobio (riva piemontese del Verbano; 1838-47). Forse era stravagante, infine, una non meglio precisata proposta da lui avanzata per il primo piano regolatore della città di Milano; la critica non mancò di dileggiare le «strambe idee edilizie» di Pugnetti per collegare piazza del Duomo (in fase di radicale rinnovamento) con la stazione centrale. Ma era il 1864. Milano era libera da cinque anni. E per Pugnetti, più che le idee edilizie, contavano i saldi principi di libertà, finalmente conquistata. Milano – scrisse nella relazione di accompagnamento – rinasce come l’«aurora [che] risplende e rifulge i suoi raggi dorati sulla dissanguata penisola, squarcia il tenebroso velo e porta dovunque in esso la luce». Una vita vissuta, dunque, con sempre rinnovata passione.
nelle immagini In alto: • Muceno (Porto Valtravaglia), S. Giorgio: scorcio del campanile ideato dall’arch. Pugnetti e innalzato nel 1841 Qui da sinistra • Luino, facciata della chiesa prepositurale di Luino, ricostruita nel 1836-40 ad opera di Natale Pugnetti • Germignaga, chiesa dei Ss. Rocco e Sebastiano: sulla chiesa settecentesca, svetta il campanile costruito su disegno di Natale Pugnetti tra il 1837 e il 1840
Fotografie: Federico Crimi
Confine Ticino | 15
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 Accordo Fiscale Italia-Svizzera
Il frontaliere? Un “danno collaterale” accettabile
©FDA
A fine dicembre è stata approvata la “parafatura” ufficiale dell’accordo tra Svizzera e Italia sulla tassazione dei frontalieri. In attesa della firma del documento politico dell’accordo, ecco alcuni elementi del protocollo, che dovrebbero entrare in vigore dal 2018. Ferdinando D’Agostino*
Le questioni che riguardano i frontalieri sono sempre sotto “la lente di ingrandimento”, soprattutto in questi ultimi mesi in cui si è letto, scritto e discusso della “voluntary disclosure” e soprattutto del Protocollo d’intesa firmato a Milano nel febbraio 2015 dai rappresentanti del Governo italiano e da quelli del Consiglio federale svizzero. Questo importante avvenimento modifica la Convenzione del lontano 1974 tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni. L’accordo sarà effettivo da settembre 2018 e comporterà lo scambio di informazioni bancarie tra l’Italia e la Confederazione elveticha nel rispetto delle normative OCSE. L’articolo 15 del Modello di Convenzione OCSE stabilisce infatti che “le retribuzioni percepite da un lavoratore dipendente residente in uno Stato per il lavoro svolto in un altro Stato siano sottoposte a tassazione sul reddito in quest’ultimo, a condizione che il datore di lavoro sia residente in questo Stato e che l’interessato sia presente per più di 183 giorni durante l’anno fiscale in questione”.
Scambio di dati e di informazioni Lo Stato di residenza mantiene il diritto di tassare il medesimo reddito (tassazione concorrente), ma per evitare la doppia imposizione deve consentire al contribuente di detrarre, come credito d’imposta, l’imposta pagata nell’altro Stato. Insieme al Protocollo è stata anche sottoscritta una “road map”, un documento politico, che fissa il percorso per la prosecuzione dei negoziati su altre questioni tra cui la tassazione dei lavoratori frontalieri. La Svizzera si è impegnata ad adottare lo scambio automatico di informazioni a partire dal 2018 (con riferimento all’annualità 2017), cioè a “rendere trasparente” i rapporti finanziari che un cittadino-lavoratore residente in Italia intrattiene con la Svizzera. Quindi verranno inviati elettronicamente i dati dei conti correnti, delle custodie bancarie e non, i dati sui contratti di assicurazione con contenuto finanziario. Ma anche, ed è quello che interessa il frontaliere, le informazioni relative ai dati dei salari, delle ritenute operate dalla
Svizzera, nonché i dati anagrafici e familiari trasmessi ai/dai datori di lavoro svizzeri. Tutte queste informazioni verranno elaborate dall’Agenzia delle Entrate che potrà incrociarle “con i dati degli stessi soggetti, presenti nell’anagrafe tributaria in modo da determinare analiticamente il carico fiscale complessivo di ogni singolo lavoratore e predisporre la dichiarazione dei redditi precompilata”.
Dichiarazione delle tasse in Italia Da queste righe si intuisce che i grandi cambiamenti saranno due. Il primo è che tutti i frontalieri, a differenza del passato, dovranno compilare il modello 730, quindi “fare o verificare” la dichiarazione delle tasse attraverso un CAF (centro di assistenza fiscale di un sindacato) o un commercialista. Il secondo grande cambiamento è che, a lungo termine, sparirà la fascia dei “20 chilometri” che prima delineava la tipologia del frontaliere. Per quello che riguarda la suddivisione delle entrate, in questa nuova dimensione, la quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70% del totale dell’imposta normalmente prelevata alla fonte, mentre al Paese di residenza dei lavoratori riceverà il restante 30%. Il carico fiscale totale dei frontalieri italiani dovrebbe rimanere inizialmente invariato ma successivamente, con molta gradualità, sarà portato al livello di quello degli altri contribuenti.
Fine del ristorno diret to Non vi sarà più alcuna compensazione finanziaria tra i due Stati. Infatti il ristorno ai Comuni frontalieri italiani sarà a carico dello Stato italiano, con “grandissima gioia” (si fa per dire…) dei sindaci di frontiera che prima erano sicuri di riceverli, perché arrivavano direttamente dalla Svizzera, mentre ora gli saranno riversati dallo Stato italiano. Secondo quanto comunicato dai Governi, come scrivevamo, il carico fiscale dei frontalieri non dovrebbe essere inferiore a quello attuale e, inizialmente, nemmeno superiore. Ma come molti esperti hanno già sottolineato, le 4 fasi di cui si compone la predetta “road map” porteranno nell’arco dei prossimi dieci, quindici anni a equiparare i redditi percepiti in Svizzera a quelli guadagnati in Italia. Tutto questo a fronte dell’art. 53 della Costituzione italiana che stabilisce un’imposizione proporzionale alla capacità
contributiva dei singoli cittadini e dell’art. 23 che non permette un regime fiscale privilegiato.
Franchigia fiscale e deduzione delle spese Avremo meno frontalieri in Ticino perché il mercato del lavoro sarà meno “attrattivo”? Se lo chiedono in molti. Penso di no. In primo luogo un “lavoratore disoccupato” o con un basso reddito è attratto dal fatto che ci sia un luogo dove esista un’offerta, soprattutto quando dove abita è nulla. Una paga ritenuta “misera” in Svizzera può valere oro in Italia, con tutto quello che ne consegue. Non dobbiamo poi dimenticare che verrà comunque mantenuta la «franchigia fiscale», che dal 2015 è stata innalzata a 7’500 euro in aggiunta agli 8’000 euro di «no-tax area» esistente in Italia. Inoltre, a differenza del passato, come tutti gli altri cittadini italiani, il frontaliere potrà scaricare le spese quali interessi del mutuo, spese mediche, dentista...
Carburante dell’economia È difficile prevedere il futuro e come evolverà, ma come già sottolineato, gli interessi e le vicende dei “frontalieri” sono sempre questioni “a margine” di qualcos’altro. Nell’ottobre 2015 è stato redatto un interessante rapporto del Ministero dell’Economia e della Finanza intitolato “Lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Carburante di qualità nel motore dell’economia elvetica, in particolare ticinese”. Si sono però dimenticati che i frontalieri spendono i loro guadagni in Italia. Il titolo doveva essere invece: “Lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Carburante di qualità nel motore dell’economia italiana, in particolare lombarda e piemontese”… Questa la dice lunga sulla considerazione che i governanti italiani hanno dei lavoratori frontalieri. Nessuno ha mai valutato il “fondamentale” apporto degli stessi per la rinascita, lo sviluppo e il mantenimento del tessuto sociale, economico e finanziario delle regioni italiane dove abitano. Il frontaliere è diventato oramai, come molti esperti del settore hanno ampiamente sottolineato un “danno collaterale” accettabile sull’altare di interessi politici e soprattutto economici più ampi, una perdita sostenibile.
*Ferdinando D’Agostino è responsabile Ufficio Patronato Ital Uil di Mendrisio frontalieri@bluewin.ch.
L’Unione sindacale svizzera – Ticino e Moesa (USS-Ti) mette a concorso un posto di
segretario/a sindacale – amministrativo 80/100% per il suo segretariato e quello delle colonie dei sindacati. I compiti sono i seguenti: • gestione amministrativa e sindacale del segretariato • coordinamento riunioni a livello regionale • contatti con le federazioni sindacali • sostegno e promovimento attività commissioni • partecipazione alle riunioni a livello nazionale • promovimento attività formative • coordinamento campagne sindacali • gestione amministrativa e sindacale delle colonie e della casa polivalente Si chiede: • condivisione dei valori del sindacato, interesse spiccato per il mondo del lavoro, buone conoscenze della realtà cantonale e svizzera tanto dal profilo economico, sociale, culturale quanto dal profilo istituzionale, attenzione e sensibilità per le questioni migratorie e di genere, • titolo universitario (un’adeguata esperienza può supplire alla mancanza di un titolo) • ottima conoscenza della lingua italiana (capacità redazionali), ottima conoscenza di una seconda lingua nazionale (francese o tedesco) e buone conoscenze della terza lingua nazionale (francese o tedesco) • capacità di lavoro in gruppo, di mediazione e di relazione • disponibilità a lavorare in orari irregolari e durante il fine settimana Si offre: • un lavoro interessante e variato • prestazioni sociali di qualità • una buona collaborazione Sede di lavoro: Bellinzona Entrata in servizio: il più presto possibile Le offerte sono da inoltrare a: USS Ticino e Moesa, Piazza Collegiata, 6500 Bellinzona , all’attenzione del presidente Graziano Pestoni, entro il 15 febbraio 2016
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Giovanni Valerio, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336,
3001 Berna Tel. 058 8,17 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 26 febbraio 2016. La chiusura di redazione è fissata a lunedì 8 febbraio.
16 | In chiusura Perfezionamento: www.helias.ch
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 Agenda
visual project
A tu per tu con i diritti umani Corsi Helias 2016 Corsi professionali: • Armi di persuasione utilizzate dai comunicatori e dai pubblicitari 24 febbraio • InDesign: corso base 7, 9, 14, 16 marzo • Adobe Bridge e l’interazione con Photoshop, InDesign e Illustrator 11 aprile • Tecniche di ripresa video con fotocamere digitali 18 e 20 aprile • Grafica: met ti in azione la tua creatività. Crea un logo o un carat tere! 25, 27, 30 aprile • Web – I segreti del responsive design 14, 21, 28 maggio • Photoshop: ritocco e correzione il colore dal monitor al foglio stampato 23 e 25 maggio Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Termini d’iscrizione su www.helias.ch Pensionati: assemblea annuale ordinaria
Negli ultimi anni, l’aperitivo è diventato un vero e proprio rito. Non soltanto un momento di convivialità prima della cena, ma un appuntamento fisso per incontrare vecchi amici e conoscere nuove persone, per chiacchierare e per divertirsi. A partire dalla modalità d’incontro dell’aperitivo, nasce Amnesty Apéro, una serie di incontri con chi ha qualcosa da dire sui diritti umani. In programma un incontro al mese, allo Spazio1929 di Lugano (Via Ciseri 3), ogni martedì alle 19, seguito da un aperitivo per continuare a discutere insieme. Amnesty Apéro è un appuntamento fisso per conoscere persone che hanno scelto di difendere i diritti umani e approfondire un tema d’attualità, in un ambiente rilassato e informale. In questo modo, è possibile avvicinarsi ad Amnesty International, per capire meglio il lavoro dell’organizzazione e come ognuno possa, tramite semplici e piccoli gesti, dare il proprio contributo alla difesa dei diritti umani nel mondo. Ecco i prossimi appuntamenti:
Martedì 23 febbraio 2016 I nostri dirit ti a Strasburgo Philip Stolkin, l’avvocato che a Strasburgo ha difeso, con successo, i diritti di una vittima svizzera dell’amianto, racconta i fatti a
Claudio Carrer, direttore del giornale area.
Martedì 8 marzo 2016 E se il diret tore fosse in bikini? Con Francesca Mandelli, giornalista, e Stefano Vassere, linguista. Modera Stella Jegher, esperta del tema gender di Amnesty International.
Martedì 19 aprile 2016 La mia Siria Carla Del Ponte racconta la sua guerra in Siria. Con Aldo Sofia.
Martedì 17 maggio 2016 Aziende e dirit ti Un’azienda ha interesse a rispettare i diritti dell’Uomo? Dick Marty ci spiega perché.
Martedì 7 giugno 2016 - Svizzera: Terra d’asilo? Denise Graf, giurista, racconta 30 anni di lavoro nel campo dell’asilo, tra revisioni della legge, nuove procedure ed emergenze umanitarie.
Martedì 20 set tembre 2016 Il grande fratello Sorveglianza di massa: più o meno sicurezza per i cittadini?
Info: www.amnesty.ch/it e www.spazio1929.ch
il sudoku di syndicom
MERCOLEDÌ 9 MARZO 2016 alle ore 15.00 presso il CENTRO DIURNO MONTECENERI A RIVERA Ordine del giorno • Saluto del presidente • Approvazione verbale del 24.3.2015 • Rapporto attività 2015 e programma 2016 • Presentazione dei conti 2015 • Modifiche Regolamento Gruppo d’interesse Pensionati syndicom • Nomine • Eventuali Seguirà l’incontro con Chiara Orelli Vassere Direttrice dell’Associazione Soccorso Operaio Svizzero Ticino (SOS Ticino) e rinfresco. Iscrizione facoltativa ma gradita entro il 1° marzo 2016 telefonando allo 058 817 19 61 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail ticino@syndicom.ch. L’assemblea è aperta anche ai famigliari.
congratulazioni I fortunati vincitori del concorso REKA 2015 sono il signor Kurt Pfyffer di Obernau e la signora Alma Sejdic di Baar! Si sono impegnati con successo per syndicom e hanno reclutato nuovi iscritti. Li ringraziamo di cuore per il loro impegno e la loro partecipazione e saremo lieti di inviare a ognuno 500 franchi in buoni viaggio REKA. Anche tu hai l’opportunità di vincere questo premio nel 2016. Fra tutti i nostri soci che entro il 31 dicembre 2016 riusciranno a reclutare due o più nuovi affiliati, estrarremo di nuovo due buoni REKA dal valore di 500 franchi ciascuno. Maggiori informazioni sul nostro sito web www.syndicom.ch.
Giornata del design e della comunicazione visiva “Communico” 16 aprile 2016 14.00-18.30 aperitivo/buffet 18.30-21.00 Aula Magna SUPSI, Trevano Relatori internazionali di prim’ordine presentano il loro lavoro stuzzicando gli ospiti. Iscrizioni su: www.communico.info colonie
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Cercate una struttura per organizzare un corso aziendale, una colonia estiva, un campo di vacanza, una scuola montana, una settimana bianca oppure un seminario? Allora Workshop Formazione la casa polivalente dei Sindacati USS e laboratori continua e corsi di Ticino a Rodi, in alta Leventina, fa per aggiornamento voi. Dopo un enorme lavoro di ristruttu- per una crescita per essere sempre razione e ampliamento, laaggiornati casa polivalen- professionale costante te USS è adatta a diverse attività durante Syndicom offre agli iscritti possiVisual Project-Syndicom organizza giornate dedicate bilità di formazione attraverso il tutto l’anno, grazie al sistema di riscaldaprogramma www.helias.ch e l’ente alla comunicazione virtuale. di formazione ECAP Ticino. organizzati anche dei corsi mento. All’esterno, nell’enorme parco, Sono Prossimo appuntamento per aiutare i freelance a gestire Game Development la parte burocratica del lavoro. con Alan Marghitola trovano spazio campi da basket, da calcio e Antonio Daniele Mu Prossimo corso approccio nel i e da pallavolo e una zona Un diprimo giochi per Mettersi in proprio: mondo del game design informazioni giuridiche e 7 novembre 2015 consigli pratici per comupiù piccoli. Inoltre, sul retro è presente 09.00-16.30 nicatori visivi e grafici SUPSI Trevano una griglia a disposizioneMax. dei20 partecipanti gruppi. La indipendenti Sabato 21 novembre 2015 casa è facilmente raggiungibileGRATUITO* dall’auto- 09.00-12.15 Centro Professionale (CPT) Un corso che non vuole perdersi strada e dalla strada cantonale e si trova Trevano Max. 18 partecipanti unicamente in nozioni teoriche, ma che permetterà anche ai proGRATUITO* fani didei mettereservizi le “mani in pasta” in prossimità della fermata nella creazione di un progetto reale e completo nelle sue mapubblici. Dispone di un proprio parchegcro-funzionalità. gio privato e di un furgone da 9 posti noleggiabile separatamente. Informazioni: Colonie deiInformazioni Sindacati, e iscrizioni: Nicola Morellato via Genzana 2 CH–6900 Massagno Piazza Collegiata - Salitasyndicom, San Michele 2, Tel. 058 817 19 64 nicola.morellato@syndicom.ch 6500 Bellinzona *Iscrizione gratuita per i soci syndicom Tel. 091 826 35 77 Fax 091 826 31 92 Email coloniesind@bluewin.ch condoglianze
In palio una borraccia offerta dal nostro partner assicurativo CPT. La soluzione (la cifra composta dai tre numeri derivanti dalle caselle segnate di blu indicate nell’ordine da sinistra a destra) sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 15 febbraio 2016, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del cruciverba pubblicato su syndicom - il giornale N. 12 è Giancarlo Pelloni di Camorino.
RASSEGNA Porte aperte sul cinema del mondo
Con il sostegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri, la sezione del Festival di Locarno chiamata Open Doors ha l’obiettivo di aiutare e mettere in luce i registi e i produttori di paesi del Sud e dell’Est del mondo il cui cinema indipendente è fragile. Il laboratorio di coproduzione ha lo scopo di mettere in contatto i professionisti della regione prescelta con potenziali partner, soprattutto europei, al fine di favorire il sostegno necessario alla realiz-
zazione dei progetti selezionati. Come da qualche anno, in collaborazione con la Città di Bellinzona, Open Doors propone una rassegna cinematografica accompagnata da aperitivo e dibattito che permette al pubblico di scoprire opere altrimenti difficilmente accessibili. Porte aperte sul cinema dal mondo propone giovedì 18 febbraio, cinema Forum, Bellinzona • 18.30 Conferenza: mondo globale e diritti delle popolazioni indigene con l’antropologo Ilario Rossi, docente all’Università di Losanna • 19.45 Aperitivo • 20.30 Proiezione del film “El Verano de los Peces Voladores”. Di Marcela Said, che tratta del popolo Mapuche che rivendica l’accesso ai terreni in Cile. (Cile/Francia. 2013, 87’, v.o. spagnolo s.t. francese)
Antonio Navatta, Osogna, deceduto in data 30.11.2015 all’età di 62 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1980.
Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A , cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma-gio 09.00 11.30 e 14.00 – 17.00 | me 14.00 – 17.00 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati http://www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/ gruppo-regionale E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, castori.gabriele50@gmail.com
2 | Dossier
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
media
«Il nostro mestiere si apre e permette
magali philip Giornalista RP, alla RTS dal 1999. Ha vinto il premio reportage delle Radio francofone pubbliche nel 2010. Caduta nel calderone delle reti sociali (RS) con l’hashtag #sidibouzid. E poi infettata. Cronista di Sonar, due anni di immersione nel web. Nel frattempo specialista “social network” per la RTS e cronista nella trasmissione Vertigo. Gestisce il gruppo Facebook «Etre journaliste au 21ème siècle». Formatrice in reti sociali (CFJM) dal 2012.
syndicom: Qual è il tuo ruolo alla RTS? magali philip: Lavoro su progetti che avranno degli sviluppi sulle reti sociali, come la creazione di
trasmissioni oppure programmi speciali. Sono a disposizione di tutti i miei colleghi in caso di domande relative all’utilizzo di queste piattaforme (pubblicare un video o un’immagine in maniera efficace, come rispondere ai fan o ai diffamatori di una pagina). Questo gruppo di lavoro (di cui fa parte anche Camilla Contarini alla RSI) può anche essere alla base di idee e progetti per trasmissioni che vogliono raggiungere un nuovo pubblico su Twitter, Facebook, Instagram o Snapchat.
appariva “soltanto” in onda, dove ci veniva richiesto un servizio di 30 secondi mentre invece magari eravamo stati due ore a seguire una manifestazione, il che è un po’ frustrante. Con questo nuovo canale di diffusione dei social media, si può esercitare il mestiere in una maniera più completa: fare una foto, un video, un audio per la radio, un live tweet, interagire con le persone, trovare dei contatti attraverso questo canale. Il nostro mestiere all’improvviso si apre e questo l’arricchisce.
Quali sono gli effetti concreti nelle redazioni con tutti questi cambiamenti tecnologici?
Qual è la tua ultima esperienza positiva con questi strumenti?
Certi giornalisti si pensano ancora soltanto come giornalisti della stampa, radio o televisivi. Ma soltanto per il momento. Hanno basato tutta la loro formazione su questi valori. E questo ha ancora sicuramente un senso, certo. Ma quando si pensa ai social media, a quello che stanno cambiando, tutt’a un tratto possono avere, attraverso queste piattaforme, un contatto diretto con i loro lettori, ascoltatori e telespettatori e promuovere i propri argomenti. Sulle reti sociali, per esempio, c’è più margine di manovra di quando si
Il progetto Exils, per cui il gruppo di lavoro social network reti della RTS è stato coinvolto sin dall’inizio. Si trattava di riflettere su come il giornalista Nicolae Schiau poteva raccontare, in maniera giornalistica e originale, sulle piattaforme sociali, il suo viaggio a fianco dei rifugiati siriani, dalla frontiera con la Turchia fino a Calais. Siamo serviti da supporto e consiglieri durante questo tragitto che è durato venti giorni e durante il quale Nicolae ha documentato su Twitter, Instagram , Periscope e Soundcloud con immagini e video. Sono molto fiera del risultato: un repor-
tage arricchito, che è rimasto un vero lavoro giornalistico ma con un’aggiunta innegabile in materia di utilizzo di queste reti. Nicolae ha fatto quasi tutto da solo e soltanto con il suo smartphone!
Non ci sono anche lati meno positivi legati a queste nuove tecnologie, come è stato denunciato, per esempio, dall’ultimo rapporto Fög sulla qualità dei media? Il più grande pericolo sarebbe quello di non accompagnare e aiutare i nostri colleghi. Perché è un mondo duro dove si possono prendere delle belle “mazzate”, anche se in Svizzera, rispetto a Stati Uniti o Francia, ancora va. Bisogna imparare i codici. Io sono più dalla parte di chi vede il lato positivo, ma forse fra due anni mi ricrederò. Il pericolo forse è il “tutto e subito”. Sempre riflettere prima di postare. Una volta postata, una schermata può essere fatale, anche solo per tre secondi. Il giornalista rappresenta il suo media, non può dire quello che gli pare.
Perché bisogna essere in rete? Credo che oggi non essere su queste piattaforme, anche solo per vigilare (non si è obbligati a essere attivi) sia una grave mancanza
© KL AUS RÓZSA/PHOTOSCENE. CH
© Z VG
La professione di giornalista sta vivendo profondi cambiamenti: ne parla Magali Philip, da settembre specialista delle reti sociali alla RTS all’interno di una piccola cellula strategica per i social network nell’azienda di Stato e presente in rete con un gruppo Facebook sull’argomento. Intervista: Yves Sancey
di curiosità per un giornalista, perché molte cose succedono e vengono da là. Ed è lì che si trova il pubblico che sfugge sempre di più ai media tradizionali: gli under 25. È molto utile anche per trovare dei contatti, per vedere chi reagisce, per evitare di avere a che fare sempre con gli stessi esperti. Bisogna essere attivi per poter entrare in contatto.
media
Nel vortice del digitale Continua da pagina 1 Un cartone marrone compatto, ripiegato più volte, che si apre a formare una scatola simile agli occhiali da sub. All’interno c’è lo spazio per metterci lo smartphone, il cui display viene orientato verso l’oculare: è il Cardboard, il primo passo verso la realtà virtuale proposto in autunno dal quotidiano statunitense New York Times. Grazie a un’applicazione, gli abbonati al giornale possono accedere a una serie di servizi giornalistici, da vedere in 3D. Se osserviamo il cartoncino marrone del primitivo Cardboard, oggi il futuro ci sembra tutt’altro che spettacolare, se pensiamo ad altre innovazioni tecnologiche. Eppure, anche il primo web-browser di Tim Berners-Lee nel 1993 aveva emozionato poche persone, perché all’epoca nessuno poteva immaginare che il world wide web sarebbe diventato un bene comune. Forse tra vent’anni ci si ricorderà un po’ stupiti e un po’ divertiti degli occhialoni di cartone per la realtà virtuale, riconoscendo probabilmente una tappa fondamentale verso il futuro mediatico. Da quando il New York Times ha invia-
to il Cardboard ai suoi abbonati, questa rivoluzione sembra più realistica. La rivi-sta Wired ha chiamato questa distribuzione “VR’s big mainstream moment”, per indicare l’utilizzo di una nuova tecnologia come la realtà virtuale (VR, Virtual Reality) che si diffonde presso il grande pubblico. Non siamo ancora a questo punto. Ma è prevedibile che grazie all’innovazione tecnologica possano essere presentati servizi e reportage giornalistici in una forma del tutto nuova. Chissà, forse il giornalismo si potrà sperimentare in realtà virtuale, per diventare vivo.
dietro la triade Allo stesso tempo, tutto questo suscita domande riguardo lo storytelling, il consolidato modo di raccontare storie da parte dei mass media attuali. Oggi sembrerebbe che i giganti dell’attuale e ultima generazione dell’economia del settore dei media diano il “la” anche in questo settore. Facebook, Walt Disney e Sony: ecco il nome degli animali alfa, quelli che conducono il “branco” delle nuove tecnologie all’assalto del mercato. Nel mondo della stampa digitale dominano aziende ancora giovani, fon-
date nell’era di internet. Questo fenomeno salta all’occhio soprattutto nella pubblicità. Una volta essa apportava ai giornali un afflusso teoricamente infinito di denaro. Oggi gli editori si fanno la guerra nell’arena digitale spendendo molti soldi ed effettuando costose acquisizioni. Ma Google rimane irraggiungibile. Oggi, un franco su due di pubblicità confluisce verso il colosso mediatico californiano. Mentre le case editrici rimanevano ancorate agli affari (allora lucrativi) dei giornali, i futuri giganti hanno sviluppato i loro modelli aziendali per le piattaforme digitali. Quando poi le case mediatiche si sono aperte alla pubblicità
in rete, è seguita subito un’altra rivoluzione con la diffusione dello smartphone. E anche qui dominano i gruppi come Facebook, Google e Apple. Essi producono gli apparecchi (Apple) controllano il sistema operativo (Google) e dispongono della più grande piattaforma mediatica mondiale (Facebook).
davide contro golia Dunque non sorprende il fatto che le aziende mediatiche debbano considerare i loro passi innovativi sempre alla luce delle attività dei tre giganti: la triade oscura tutto il resto. Che si tratti di pubblicità, distribuzione dei contenuti, storytelling, il tutto avviene
considerando le condizioni attuali del mercato. Anche nel dibattito mediatico-politico sono presenti Apple, Google, Facebook, capaci di causare sviluppi che quasi sempre sono una reazione indiretta a un atto compiuto da uno dei tre dominatori. L’annunciata alleanza pubblicitaria fra SSR (televisione), Swisscom (telecomunicazioni) e Ringier (editoria) sta proprio all’insegna di riflessioni del genere. A livello di argomentazioni, le tre aziende puntano sull’argomento “Davide contro Golia”: i piccoli media svizzeri devono stare uniti e cercare di sopravvivere contro Google & Co. almeno nel mercato domestico. Non tutti sono d’ac-
i giganti di internet in cifre - 2014 Società
Cifra d’affari (in miliardi di franchi)*
Utile (in miliardi di franchi)*
Margine di guadagno EBITDA (in %)
Apple
183,6
39,5
39,90 %
66,0
14,4
30,33 %
12,5
2,9
Env. 40 %
Swisscom
8,6
1,7
41,40 %
SSR / SRG
1,7
-
-
Tamedia
1,1
0,2
20,70 %
* Per Apple, Google e Facebook, i dati in realtà sarebbero in dollari, ma il loro corso attualmente è uguale a quello del franco svizzero. Cifre raccolte dalla redazione.
Dossier | 3
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
di fare più cose»
Invece a te quali codici sembrano più adatti? Per esempio, in un reportage sulle manifestazioni ai margini della recente conferenza sull’ambiente COP 21 a Parigi, una giornalista si è filmata con un selfiestick durante una manifestazione. Lei è lì,sul posto, racconta quello che vede, direttamente, e tu t’immergi dentro. Questo media si chiama AJ+ e
cordo con questo punto di vista. Soprattutto tamedia lotta contro quest’alleanza e ritiene la presunta solidarietà un semplice pretesto.
Non basta un affiancamento critico: la società è in balia della digitalizzazione Di recente un giornalista si è lamentato, sull’account Twitter del nostro sindacato (@syndicomTweets), che syndicom ha un po’ dormito riguardo alle ripercussioni della digitalizzazione sui media. Non sono riuscita a convincerlo del contrario, nemmeno indicandogli la nostra serie di “dossier” dedicata all’argomento su questo giornale e nemmeno elencandogli tutti gli eventi da noi organizzati con relativo invito sempre sul nostro giornale, sul nostro sito web e sui social media. «A causa della digitalizzazione, già centinaia di giornalisti hanno perso il posto», ha recriminato, e alla nostra domanda su come syndicom dovrebbe reagire alla progressiva digitalizzazione del mondo del lavoro, egli infine ha risposto: «Il sindacato dovrebbe accompagnare questa evoluzione in maniera critica». Ma con i nostri sbandieramenti e articoli non riusciremo a fermare la trasformazione tecnologica, anzi nemmeno a rallentarla. Cosa fare dunque rispetto alla «rivoluzione digitale», che nel frattempo mette in crisi anche i neoliberali più convinti riguardo al futuro? In fin dei conti, qui non viene ribaltato solo il mondo della stampa, ma tutto il mondo del lavoro, anzi, direi tutta la società. Ed è vero che noi tutti ci dovremmo interrogare su cosa potremmo fare per contribuire a rendere un po’ più umano questo futuro così incerto. Come operatore dei media bisogna ricordarsi
sempre che il giornalismo non è mai dipeso dal fatto che si fosse in grado o meno di usare la macchina da scrivere. Per il futuro di questa professione non è determinante il mezzo, non la forma digitale o analogica, ma la domanda sul valore che la società attribuisce al lavoro di noi giornalisti. Un buon giornalismo fornisce informazioni, fa delle ricerche e rende comprensibile ciò che interessa i lettori e quello che essi reputano importante. Un buon giornalismo gratta sotto la superficie e aiuta a formarsi un’opinione in una società democratica. Dei buoni giornalisti hanno qualcosa da raccontare. E i buoni media sono quelli che diffondono queste storie tra la gente. Nessuno sa come questi media verranno finanziati in futuro. Non si sa nemmeno se le attuali grandi case editrici vorranno proseguire la propria attività attraverso redazioni retribuite. Tuttavia nei social media si stanno aprendo anche spazi per reti sociali alternative, per nuove forme imprenditoriali e per idee innovative. Noi come sindacato continueremo a lottare a favore di condizioni di lavoro dignitose. Per farlo, abbiamo bisogno di iscritti che testimoniano e rendono pubblici i tagli al personale, il dumping salariale e le misure di risparmio. E per far questo dobbiamo sfruttare tutti i media a nostra disposizione. Nina Scheu, caporedattrice
appartiene alla rete Al Jazeera. Questo è senza dubbio quanto attualmente si può fare di meglio a livello delle reti sociali. L’idea era di raggiungere un pubblico più giovane. Al Jazeera ha impiegato dei giovani senza esperienze televisive. Non c’è nessun sito. Questo esiste solo sulle reti sociali e funziona alla grande, molti dei loro video raggiungono oltre un milione di visualizzazioni.
E hanno codici molto specifici. Si entra direttamente nell’argomento, con una parola forte su un’immagine forte. Non esiste un discorso introduttivo. A livello grafico, esso è molto stilizzato e sotto-titolato. Si può vedere il video su un mezzo di trasporto pubblico, nel rumore, senza nemmeno sentire una parola. In questo momento, tutti s’ispirano a questi modelli.
Dopo sei mesi, che bilancio fai del tuo gruppo Facebook «journalisme du 21ème siècle» e del dibattito?
le questo non fa ancora affluire abbastanza denaro. Per il momento Watson spende ancora molto di più di quanto non riesca a guadagnare dalla pubblicità.
ve ad avere un largo sostegno, ma ai nostri tempi entrambe le fonti di denaro vengono messe pesantemente in discussione. In entrambi i casi, le conquiste della digitalizzazione vengono usate come argomenti contro la SSR. Gli oppositori radicali ai contributi “No Billag” ritengono che ci sia un’offerta sufficientemente grande e variegata di media su tutti i canali digitali, il che rende superflui i programmi finanziati dallo Stato. L’attacco alla pubblicità vuole impedire alla SSR di espandersi verso il mercato digitale. Qui la leadership la detiene tamedia e il suo presidente Pietro Supino che difende a spada tratta il divieto di pubblicità per la SSR.
li a seguire un corso breve presso un’università di New York. Alla SSR i posti strategici nel settore digitale vengono occupati dalle nuove leve. E nella formazione i futuri operatori della stampa familiarizzano con internet, radio e tv. Il giornalismo digitale sarà migliore di quello stampato? Fatto sta che esso detiene lo strumentario più grande mai esistito per parlare al pubblico. Multimediale, immersivo, pluridimensionale, di più non è possibile. In effetti, da alcuni anni si è formata una scena di operatori del settore che si sono impadroniti di tutte le nuove possibilità di impostazione e di produzione dei nuovi media. Capita quasi ogni giorno di vedere delle forme nuove e sorprendenti di presentazione digitale. Che si tratti di politica, di sport, di cultura o di intrattenimento, in tutti i generi le storie si lasciano raccontare in una nuova maniera. Grazie al giornalismo investigativo, numeri e statistiche depositati in cassetti polverosi di una qualsivoglia autorità, possono essere risvegliati digitalmente a nuova vita.
elementare, watson In passato, tamedia si è distinta per grandi acquisizioni e per la costruzione di una forte base digitale. Ma questo non ha nulla a che vedere con gli affari nel settore della pubblicità. Infatti, diversamente da come avveniva una volta nelle inserzioni, direttamente legate al giornale, la questione nel digitale persegue una dinamica separata. Con il quotidiano gratuito 20 Minuten e il sito 20min.ch, tamedia dispone del marchio mediatico dominante nella stampa, online e nel mobile assorbendo così una grossa parte del potenziale di mercato. The winner takes it all, il vincitore si prende tutto? Invece no. Accanto al cavallo di battaglia 20 Minuten nel mercato dei quotidiani gratuiti, anche un Blick am Abend ben insediato sta avendo difficoltà. E Watson, una start-up finanziata dall’editore di AZ-Medien Peter Wanner, si è posta l’obiettivo di sfidare 20min.ch. A livello pubblicitario, Watson continua a far parlare di sé, ma a livello commercia-
© MARGARETA SOMMER
commento
ssr sotto attacco Il modello d’abbonamento digitale continua a vivacchiare come mercato di nicchia. Accanto al quotidiano NZZ, che vende comunque un dodici per cento delle sue copie come e-paper, nessun altro editore può presentare cifre minimamente paragonabili. Tuttavia si registra una continua crescita a bassi livelli. A questo contribuiscono anche le barriere di pagamento, che offrono soltanto un numero limitato di articoli per la lettura libera chiedendo in seguito l’abbonamento all’edizione elettronica. Anche la SSR finanziata dallo Stato non riesce a sottrarsi alla dinamica di mercato. Nell’attività televisiva sta a guardare come milioni di franchi di pubblicità defluiscono verso canali privati stranieri. Il finanziamento ibrido proveniente dai contributi degli utenti e dagli introiti pubblicitari attualmente apparirebbe come uno svantaggio. In una gestione normale, la doppia strategia ser-
giornalismo digitale In un clima contraddistinto da imponderabilità e insicurezza, la professione non ha certamente vita facile. L’evoluzione del giornalismo verso il mondo digitale avviene in condizioni difficili. Una pressione produttiva aumentata, in un ciclo 24/7, su più piattaforme e canali, lascia poca tranquillità per sperimentare nuove forme; e non esiste una licenza per fallire. Tamedia invia quadri e giornalisti meritevo-
Ne sono assai soddisfatta perché, salvo un paio di eccezioni, i dibattiti, quando partono, sono piuttosto interessanti e pertinenti. Ho dei buoni riscontri sul fatto che viene letto da numerosi colleghi. Se così si può seminare qualche granellino nelle redazioni, l’obiettivo è stato
raggiunto. Lo faccio anche perché tengo corsi di formazione per i giovani stagisti al Centre de formation au journalisme et au multimédia di Losanna (CFJM) e nei media regionali e questo può permettere loro di essere, attraverso questo gruppo, al corrente delle novità.
L’intervista integrale può essere letta sul sito www.syndicom.ch.
prospettive per il futuro
derato? I giornali, la radio e la tv fanno fatica a rivolgersi a un pubblico più giovane. Gli utenti dei canali tradizionali stanno invecchiando e moriranno senza essere rimpiazzati da nuove leve. I giovani non si legano più ai marchi tradizionali. Il loro cosmo mediatico sono le piattaforme digitali come Facebook, WhatsApp, Snapchat. È chiaro che anche là vengono condivisi gli articoli della NZZ. Ma sempre gratis e scollegati dal contesto redazionale. Questo corrisponde solo parzialmente all’interesse dell’editore. Attualmente i marchi tradizionali ripongono le loro speranze su piattaforme con gruppi destinatari specifici, dove i consumatori più giovani vengono raggiunti attraverso modalità cui sono abituati dal loro utilizzo mediatico digitale dominante. Il successo di queste piattaforme è ancora incerto. Le prospettive per il futuro non sono certo rosee, ma neanche drammatiche. È vero che la digitalizzazione ha dato una forte accelerazione allo sviluppo, ma la politica dispone di un margine di manovra altrettanto grande nell’ambito dei media.
Ma una domanda sorge spontanea: si raggiunge anche il pubblico desi-
* Nick Lüthi è giornalista freelance.
4 | Dalle professioni
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
mestieri delle telecomunicazioni
Primo contratto collettivo di lavoro nell’ Lo scorso 14 dicembre syndicom ha concluso un contratto collettivo di lavoro (CCL) con le associazioni padronali AELC e SNiv per la divisione dell’infrastruttura di rete. Il CCL entrerà in vigore il primo luglio 2016. Vi saranno assoggettate 70 aziende e circa 4’000 dipendenti. I partner sociali perseguono l’obiettivo comune di far conferire al CCL l’obbligatorietà generale per garantire buone condizioni di lavoro a tutti i lavoratori della divisione e per collocare tutte le aziende su un punto di parità.
© JENS FRIEDRICH
«I CCL settoriali non dispiegano pienamente il loro effetto finché non vengono dichiarati di obbligatorietà generale».
Jean-Pierre Mitard (AELC), Heiner Oberer (SNiv), Michael Eichenberger (AELC), Werner Sturm (AELC), Giorgio Pardini (syndicom), Hans-Peter Legler (SNiv), Daniel Binzegger (SNiv), Daniel Hügli (syndicom), Andreas Etter (AELC).
Lo sviluppo rapido di una rete di fibra ottica altamente efficace su tutto il territorio è essenziale affinché la Svizzera resti il paese più competitivo al mondo, dove Swisscom peraltro ha già investito diversi miliardi per la distribuzione della fibra ottica. Inoltre,
anche le aziende di approvvigionamento elettrico investono notevoli somme di denaro in una rete ad alta tensione estesa e dunque affidabile, che deve rispondere in particolare alle esigenze delle nuove energie rinnovabili (eolica e solare). Infine ci sono le aziende
ferroviarie che investono anch’esse miliardi di franchi in progetti d’infrastruttura, per esempio Léman 2030 o la stazione di Losanna. L’alto volume di incarichi ha scaturito un vero e proprio boom nel settore dell’infrastruttura di rete. Da qui la sua attrattiva non soltan-
to per le imprese serie, ma anche per aziende sia nazionali che straniere che vogliono appropriarsi di una fetta di torta con mezzi sleali, come il dumping salariale e sociale. Ecco perché per due anni ci sono state intense discussioni tra syndicom e diversi datori di lavoro della divisione dell’infrastruttura di rete. Questi colloqui hanno portato alla nascita di un partenariato sociale tra syndicom e l’Associazione svizzera dell’infrastruttura di rete (SNiv), come anche con l’Associazione ditte di costruzioni linee aeree e cavi (AELC).
puntare all’obbligatorietà generale Il CCL per il settore dell’infrastruttura di rete entrerà in vigore il primo luglio 2016. Vi saranno assoggettate quasi 70 aziende con circa 4’000 dipendenti attivi
principalmente nei seguenti settori: pianificazione, costruzione e mantenimento delle installazioni d’infrastruttura di rete negli ambiti dell’energia, telecom, trasporti e tecnica di trasporto. I contratti collettivi di lavoro settoriali non dispiegano pienamente il loro effetto finché non vengono dichiarati di obbligatorietà generale. I partner sociali aspettano dunque che il Consiglio federale conferisca al CCL infrastruttura di rete la forza obbligatoria l’anno prossimo. Infatti standard identici nelle condizioni di lavoro servono sia alle aziende che ai dipendenti: alle prime perché assicurano un futuro duraturo; ai secondi perché garantiscono salari equi e condizioni di lavoro dignitose. (syndicom)
intervista
È una buona base che cercheremo di migliorare ancora Per comprendere la posta in gioco della trattativa e della firma di questo nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL) nel settore dell’infrastruttura di rete abbiamo parlato con Daniel Hügli, segretario centrale del settore Telecom/IT. Yves Sancey
© PAATRICK GUTENBERG
il tempo, da un anno a 18 mesi, per adattarsi, ridurre l’orario di lavoro e aumentare i salari minimi. L’obiettivo è di eliminare la concorrenza sleale. La pressione era piuttosto forte sulle aziende con buoni CCL a differenza delle altre.
Quali erano i vostri obiettivi nel voler concludere questo contratto aziendale? daniel hügli: Noi abbiamo pensato ai diretti interessati, ovvero ai dipendenti, e alle loro condizioni di lavoro, agli orari, alle indennità e a fissare dei salari minimi per tutto il ramo. Da parte padronale bisogna avere standard comuni per tutto il settore. Sono state inserite delle clausole affinché le aziende che sono in grave ritardo su questi standard abbiano
Quali sono i miglioramenti contenuti nel nuovo contratto aziendale? Possiamo dare uno sguardo alla tabella (v. sopra) che riporta quelli principali. È importante avere un CCL in un settore dove solo tre aziende – Saphir Group, Network 41 e cablex – erano assoggettate ad un contratto. La durata del lavoro rappresentava un’importante sfida. È un grande progresso passare, dopo un periodo di transizione, da 50 a 42 ore settimanali. Ma è solo un inizio. In occasione del prossimo rinnovo, l’obiettivo è di scendere a 41 ore. L’obiettivo è quello di avvicinarci ai tre CCL che abbiamo già.
Le indennità, per il lavoro notturno e domenicale, sono molto migliorate… … Sì, anche se gli orari atipici devono rimanere delle eccezioni. Per il salario minimo arriviamo a oltre 4’000 franchi (per 12 mensilità) o 3’750 franchi (per 13 volte) al mese per i lavoratori non qualificati. È importante fissare un minimo ma anche dei salari che tengano poi conto della formazione. Noi ovviamente ci batteremo per aumentare questi minimi alle prossime trattative. Per le vacanze, abbiamo 5 settimane fino a 50 anni e poi 6 settimane, ovvero da una a due settimane in più del minimo legale. Ci sono delle migliorie che non figurano in questa tabella? Sì, soprattutto per quel che riguarda l’assicurazione perdita di guadagno: fino a 720 giorni di assenza (malattia o infortunio) si può ottenere l’80% del salario. Prima vigeva il
minimo legale. È una buona base che cercheremo ancora di migliorare. È importante dal momento che per alcune categorie di personale il numero di incidenti è più alto che per altre professioni. È stata fissata un’indennità giornaliera per le persone che lavorano regolarmente nelle gallerie, senza luce del giorno e nell’umidità. Ci sono otto giorni di congedo retribuito. Ci sono dei giorni pagati per la formazione dei membri e per la partecipazione negli organi sindacali. Per di più il sindacato ha ottenuto che dei segretari regionali possano entrare nelle aziende, per esempio per organizzare assemblee del personale nei locali dell’impresa. Cosa ne pensano i dipendenti? I nostri membri sindacalizzati, soprattutto presso cablex, sono molto sollevati che ci siano finalmente delle condizioni standard per tutto il ramo, per-
ché questo rimuove la pressione che essi percepiscono nelle loro imprese rispetto ai concorrenti finora meno ansiosi di offrire buone condizioni di lavoro e prestazioni sociali. Grazie al CCL di settore si possono giustificare queste migliori condizioni di lavoro. Quest’anno è prevista una conferenza di divisione dove inviteremo i lavoratori già iscritti al sindacato ma anche tutti gli altri del ramo che non lo sono ancora. Con più soci possiamo rafforzare ancora la nostra rappresentatività e soprattutto essere più forti per migliorare il CCL e le condizioni di lavoro. Non c’è il rischio che qualche azienda chiuda se applica i nuovi standard? Ci sta che certe imprese che praticavano il dumping e facevano lavorare i propri dipendenti al massimo del consentito spariscano dal mercato. Questo è il prezzo da pagare per avere
Dalle professioni | 5
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 post logistics
infrastruttura di rete Contratto collettivo di lavoro
Legge
Durata del lavoro
42 ore a settimana
50 ore a settimana
Salario minimo
Lavoratori non qualificati: Fr. 3'750.-/mese (13 volte) Lavoratori qualificati o al di sopra dei 25 anni: Fr. 4'000.-/mese (13 volte)
Nessun salario minimo
Lavoro notturno regolare
Supplemento salariale di Fr. 10.- a ora nonché accredito di tempo del 10%
10% di compensazione in tempo
Lavoro notturno occasionale
50% di supplemento salariale
25% di supplemento salariale
Domenica/giorno festivo
100% di supplemento salariale
50% di supplemento salariale
Pagamento del salario in caso di malattia/ infortunio
Pagamento del salario all’80% per 720 giorni
Durante il primo anno di servizio, il salario viene pagato al 100% durante 3 settimane, dopo per un periodo più lungo fissato in maniera equa
Protezione contro il licenziamento in caso di malattia/infortunio
1° anno di servizio: 30 giorni 2° – 4° anno di servizio: 90 giorni Dal 5° anno di servizio: 12 mesi
1° anno di servizio: 30 giorni 2° – 5° anno di servizio: 90 giorni Dal 6° anno di servizio: 180 giorni
Vacanze
Fino a 50 anni: 25 giorni Dai 50 anni in su: 30 giorni
Fino a 20 anni: 5 settimane Dai 20 anni in su: 4 settimane
Giorni festivi
Almeno 8 giorni festivi retribuiti all’anno
1 giorno festivo pagato all’anno
Piano sociale
Conclusione di un piano sociale in caso di licenziamenti di massa per motivi economici
Obbligo di negoziazione nelle aziende oltre i 250 dipendenti e dai 30 licenziamenti minimo
Periodo di prova
3 mesi
1 mese
Termine di disdetta
Periodo di prova: 7 giorni 1° anno di servizio: 1 mese, alla fine del mese 2° – 9° anno di servizio: 2 mesi, alla fine del mese Dal 10° anno di servizio: 3 mesi, alla fine del mese
Periodo di prova: 7 giorni 1° anno di servizio: 1 mese, alla fine del mese 2° – 9° anno di servizio: 2 mesi, alla fine del mese Dal 10° anno di servizio: 3 mesi, alla fine del mese
Un cronometro sulla testa Più di un terzo del personale addetto alla distribuzione pacchi ha risposto al sondaggio sul sistema di rilevazione del tempo di lavoro AZB 2.0. Una buona partecipazione, che conferma come il sistema utilizzato attualmente sia oggetto di critiche e di discussioni. Da una prima analisi, emerge infatti un’insoddisfazione generale. Se ne parlerà durante le prossime assemblee dei lavoratori. Matteo Antonini
concluso nuovo ccl skyguide aot
Se le condizioni sono migliori per i lavoratori, esiste il rischio di ricorrere a subappaltatori meno cari? Riguardo al subappalto, avere uno standard comune è importante per le aziende svizzere ma anche per quelle straniere alle quali si potrebbe ricorrere per subappaltare un ordine. In tutti i settori, nell’artigianato o sui cantieri, è importante avere dei controlli. Per questo nel contratto abbiamo stabilito una commissione paritetica che non solo ha il diritto, ma anche l’obbligo di fare dei controlli nelle imprese. Questa attività sarà finanziata con i contributi raccolti dalle aziende. Sono previste delle sanzioni in caso di non rispetto del contratto? Le sanzioni consistono soprattutto in multe dissuasive, e per le imprese straniere nel divieto di prestare i propri servizi.
I lavoratori avranno l’ultima parola
«Sono stati circa 600 i partecipanti al sondaggio, da oltre trenta diverse basi di distribuzione in Svizzera».
Dopo undici tornate di trattativa, i partner sociali si sono accordati su un nuovo contratto collettivo di lavoro (CCL) skyguide AOT.
© YVES SANCEY
delle aziende che rispettano un certo numero di standard minimi di qualità. I lavoratori che perderanno il proprio impiego ne ritroveranno certo un altro in quanto il lavoro, in questo settore del futuro, non mancherà di sicuro.
Questo contratto è più comprensibile e trasparente dell’attuale CCL, soprattutto perché sono stati integrati numerosi regolamenti. Il piano sociale costituisce un nuovo elemento essenziale. Esso entrerà in vigore parallelamente al nuovo CCL. Così, in caso di ristrutturazione, le persone colpite da una perdita d’impiego sapranno già in anticipo le prestazioni che si potranno aspettare. Abbiamo potuto migliorare notevolmente i diritti di partecipazione: l’organizzazione del lavoro e la tutela della salute in futuro saranno trattate da una commissione del personale. Per le atti-
vità sindacali saranno ammessi più congedi sindacali. Inoltre saranno estesi i diritti d’informazione dei sindacati. Basandosi sul sistema salariale di Swisscom, skyguide e syndicom svilupperanno un nuovo sistema salariale che verrà introdotto nel 2018. Esso deve offrire una maggiore trasparenza, ma anche delle possibilità più chiare di sviluppo. Dal gennaio 2016 il nuovo CCL sarà presentato in occasione delle riunioni informative. I membri hanno la possibilità di partecipare ad una consultazione. Alla fine di questa consultazione, i soci syndicom potranno votare il nuovo CCL. (syndicom)
Da ottobre a dicembre, i segretari regionali di syndicom sono stati impegnati nella distribuzione e nella raccolta dati del questionario di soddisfazione sul sistema di rilevazione del tempo di lavoro AZB 2.0. Presenti nelle varie filiali della Posta la mattina presto o a fine giornata, i segretari hanno presentato il questionario dando vita a discussioni spesso intense e molto animate. Sono stati circa 600 i partecipanti al sondaggio, da oltre trenta diverse basi di distribuzione in Svizzera, il che rappresenta il 35%, oltre un terzo, del personale addetto alla distribuzione dei pacchi. Una buona partecipazione che conferma quanto il sistema in questione sia da tempo oggetto di critiche e incomprensioni. Importante anche il numero dei colleghi che hanno espresso la loro opinione per iscritto, dando suggerimenti o insistendo su punti particolari del sistema di rilevazione AZB 2.0.
malcontento generale Da una prima analisi quantita-
tiva, emerge un’insoddisfazione generale tradotta in un malcontento che syndicom aveva già rilevato da tempo. Bisogna porre l’accento sul fatto che l’attuale sistema è un’evoluzione di una precedente versione. Dopo la raccolta dei dati del sondaggio, è ora venuto il tempo dell’analisi e della discussione con i lavoratori. A questo proposito, i segretari regionali organizzeranno in ogni filiale delle assemblee d’informazione per presentare i risultati nazionali dell’inchiesta. Queste assemblee avranno luogo tra fine gennaio e fine febbraio e hanno come scopo di dare mandato a syndicom in vista della prossima Cospe nazionale del 18 marzo 2016. La partecipazione a queste assemblee è molto importante perché permette di effettuare una lettura partecipativa dei risultati dell’inchiesta, di identificare i delegati per la creazione di gruppi di lavoro ma soprattutto di dare un mandato forte al sindacato per andare verso un cambiamento del sistema.
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syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
industria grafica
Divorzio tamedia-viscom: quale futuro per il nuovo CCL?
Dopo praticamente sei mesi di mezze verità e parziali smentite, poco prima dello scorso Natale, la direzione di tamedia ha comunicato la propria decisione di uscire dall’associazione padronale viscom. Per syndicom è chiaro che il contratto collettivo di lavoro andrà comunque applicato per i prossimi tre anni. Angelo Zanetti* te via via le loro diverse prese di posizione. Poco prima di Natale, però, è arrivata la comunicazione ufficiale (più che comunicazione, una specie di passa-parola poco professionale per un gruppo come tamedia) e con essa la conferma dell’uscita dall’associazione padronale viscom. Non tanto per il risultato finale delle trattative bensì per delle loro divergenze di veduta interne.
garanzie e obiet tivi È chiaro che ora il personale dei tre centri tamedia di Zurigo, Berna e Bussigny è preoccupato. Un nuovo CCL è da poco entrato in vigore, quindi la domanda di cosa succederà se la pongono in molti. Il nostro sindacato si è subito attivato incontrando i rappresentanti delle tre commissioni del personale e, a fianco dei colleghi di Syna, la direzione dei tre centri stampa di tamedia. A quest’ultima è sta-
Sebbene la direzione abbia comunicato ai dipendenti che per questo 2016 non ci saranno cambiamenti, syndicom vuole delle garanzie e che questo impegno valga per tutta la durata dell’attuale CCL per i centri stampa di Zurigo, Berna e Bussigny. Nel frattempo non staremo ad aspettare ma intensificheremo la nostra presenza nei tre centri stampa e il lavoro con le tre commissioni del personale. I nostri obiettivi sono l’applicazione del CCL e riportare tamedia al partenariato sociale.
direzione dei tre centri stampa, la prossima entrata in vigore deldecreto d’obbligatorietà generale del CCL, che in base alle nostre previsioni sarà per il 1° gennaio 2017, e obbligherà tutte le aziende dell’industria grafica non firmatarie al rispetto del CCL.
* Angelo Zanetti è segretario centrale industria grafica e imballaggio.
distribuzione
secure post
Ritorno al tavolo delle trattative Il 9 gennaio scorso i delegati syndicom di Secure Post, riuniti a Olten, hanno rifiutato la proposta di accordo salariale loro sottoposta. Prima di riaprire le trattative a margine di quelle per il contratto collettivo, si terranno quindi nuove assemblee del personale. Matteo Antonini, segretario centrale logistica Dall’assemblea del personale del 9 gennaio a Olten è chiaramente emerso che questa proposta (500 franchi versati una tantum con il salario di aprile) non riflette né gli sforzi recenti dei salariati per l’azienda né i risultati dell’esercizio 2015 né le prospettive economiche future. Per tutte queste ragioni, l’assemblea ha dato mandato a syndicom di riaprire le trattative per il contratto collettivo di lavoro a margine della prima tornata, prevista il prossimo 2 febbraio. Storicamente non bisogna dimenticare che sono stati proprio i salariati a mantenere l’azienda a galla accettando negli ultimi tempi un peggioramento considerevole delle loro condizioni di lavoro (aumento del tempo di lavoro fino a 44 ore settimanali, riduzione delle vacanze, congelamento dei salari eccetera). Ora che l’azienda cresce e genera dei benefici è giunto il momento di ritoccare queste con-
to rivolto l’invito a voler tornare sui propri passi e a continuare la via del partenariato sociale attraverso sindacati e rappresentanza padronale. Ma abbiamo pure affermato l’obbligo di rispettare l’attuale CCL poiché sottoscritto prima della scadenza del CCL 20132015, ossia il 31 dicembre 2015. Data questa che coincide con la scadenza del termine di disdetta dalla loro associazione. E la nostra interpretazione è fondata su una sentenza del tribunale federale che richiama appunto le aziende dimissionarie al rispetto del CCL nonostante l’uscita dalla loro associazione. syn dicom ha infine rammentato alla
dizioni verso l’alto. L’assemblea del personale si è inoltre espressa per rivendicazioni che permettano di riavvicinare le condizioni di lavoro di Secure Post a quelle della casa madre per quanto riguarda il tempo di lavoro, le vacanze e le indennità. Un punto importante sarà consacrato alla riduzione della flessibilità. Un altro obiettivo, infine, è quello che prevede di sottoporre anche alcuni profili amministrativi e dei cash center a questo nuovo contratto collettivo. Nel corso dell’assemblea, sono state inoltre trattate problematiche come l’esplosione delle ore supplementari, le misure di compensazione per il lavoro in locali chiusi, senza finestre, la pianificazione del lavoro e la disponibilità. Per fare il punto della situazione del contratto e su queste problematiche, nel mese di febbraio si terranno assemblee del personale a Daillens, Oensingen e Zurigo.
La domenica, consegna a domicilio in taxi Per ora, la Posta non effettua consegne nei giorni festivi. Coop invece pensa di aver trovato la soluzione facendo appello ai tassisti. «È un duplice inganno, in quanto coop@home e la Posta eludono così il divieto di lavorare la domenica», commenta irritato Bruno Schmucki, portavoce di syndicom, riguardo la decisione di Coop di utilizzare i taxi per la consegna a domicilio la domenica. Nel braccio di ferro tra la grande distribuzione, coop@home gioca una nuova carta per fare la differenza rispetto al suo grande rivale Migros, LeShop.ch. Nelle scorse settimane, infatti, le filiali Coop di Basilea e Zurigo hanno lanciato un test per consegnare a domicilio anche la domenica. Il numero due della distribuzione svizzera collabora già con la Posta, ma c’è un piccolo problema. Il gigante giallo non effettua nessuna consegna la domenica. Ma la risposta sembra già essere stata trovata: l’ordine, effettuato sabato e preparato lo stesso giorno dai dipendenti Coop, viene consegnato il giorno successivo da un tassista. Gli alimen-
ti sono conservati in container refrigerati e la freschezza è quindi garantita.
diverse aziende interessate
inconveniente nel ricorrere ai taxi. «Noi lavoriamo con tassisti professionisti che hanno l’autorizzazione per lavorare la domenica», ribadisce il portavoce.
Anche la Posta crede nel potenziale della consegna domenica-
verso la deregolamentazione
le. «L’interesse esiste presso la clientela privata, anche in relazione alla crescita delle vendite online», dichiara il portavoce, aggiungendo che altre aziende sono interessate, ma rifiuta di fare nomi. E non vede nessun
syndicom non condivide tutto questo ottimismo per le consegne domenicali. Ancora Bruno Schmucki reputa che la Posta in questo modo sfrutti una carenza legislativa. Schmucki fa appello ai poteri pubblici perché teme che la pratica si estenda anche ad altri settori per finire poi in una deregolamentazione. Quanto a LeShop.ch, esso non ha nessuna intenzione di effettuare consegne la domenica. «Non pensiamo che questo corrisponda a un reale bisogno», conferma il suo direttore generale Dominique Locher. «I nostri clienti lavorano, riempiono il loro frigo durante il weekend e la domenica vogliono stare in santa pace», conclude. (nxp)
ZVG
La voce che tamedia avesse inoltrato le dimissioni a viscom è circolata sin da giugno dello scorso anno, all’inizio delle trattative per il rinnovo del CCL. Questo è stato evidentemente un mezzo di pressione nei confronti della delegazione padronale: vogliamo vedere esaudite le nostre richieste o usciamo dall’associazione padronale. Ed ecco quindi la richiesta del taglio dei supplementi per il lavoro notturno nella stampa dei giornali e le 42 ore settimanali quale orario di lavoro normale, avanzate da questo colosso editoriale – che registra ogni anno più di 100 milioni di franchi di utili – certamente con il sostegno di altri. Nel corso delle trattative, si è quindi cercato di capire esattamente le loro intenzioni senza però riuscire a venirne a capo. Sì, no, non abbiamo ancora deciso, non sappiamo, no non usciamo, sono sta-
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syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 donne
Quando ci si divide tra lavoro e cura
In Svizzera 330’000 lavoratori attivi si occupano dei propri congiunti. Cosa significa per loro? Come riescono a farsene carico? Come vengono supportati sul posto di lavoro? Ci occupiamo dell’importante fenomeno del “work & care” con una serie di quattro articoli. Rita Torcasso* per cento ha mantenuto lo stesso grado di occupazione.
la necessità di agire Soltanto da qualche anno il difficile equilibrio tra lavoro e assistenza è diventato un argomento di dominio pubblico. Alla fine del 2014 il Consiglio federale ha pubblicato il rapporto “Maggior sostegno a chi assiste o presta cure ai propri congiunti” (su internet http://www.bag.admin.ch/themen/gesundheitspolitik/14437/ index.html?lang=it). In Svizzera per esempio, a differenza della Germania, non esiste nessuna assicurazione per l’assistenza continuativa che garantisce il pagamento del salario in caso di perdita o riduzione del lavoro. Come primo
©FOTOLIA
passo, il Consiglio federale vuole vagliare, come misure a tempo breve, le brevi assenze retribuite, il diritto al congedo non retribuito con protezione contro il licenziamento come anche un amplia-
press e media elet tronici
commento In questa fase storica molto delicata, dopo l’importante segnale politico dello scorso aprile, le associazioni di rappresentanza dei lavoratori Impressum e syndicom hanno siglato un accordo nazionale per condurre congiuntamente la campagna di negoziazione del CCL. Unire le forze e lanciare un segnale compatto a tutti i lavoratori, nonostante alcune importanti divergenze di politica sindacale, è stato infatti considerato prioritario dai nostri associati. syndicom lotta per garantire e migliorare le
* Rita Torcasso è giornalista freelance.
comunicazione visiva
Difendere i lavoratori? Martedì 19 gennaio si è svolta l’assemblea dei corsi di giornalismo, in cui partecipano in maniera paritetica – tre rappresentanti a testa – gli editori (RSI e Stampa Svizzera) e le associazioni professionali (Syndicom, ATG-Impressum e SSM). Tra le varie trattande, anche quella dell’unificazione del segretariato, finora diviso in due tra commissione dei corsi e direzione dei corsi. Una divisione che aveva ragioni storiche, e che tutti, segretarie per prime, avevano ammesso che non aveva più granché senso. Approfittando della partenza di una delle due, l’assemblea ha deciso di accorpare le due funzioni, ciò che semplificherà alcune procedure interne e dovrebbe evitare possibili e sempre malaugurati doppioni. Tutto bene quindi? Assolutamente no, ché gli editori presenti hanno posto la questione di principio se, data la migliorata efficienza e l’ipotetico minor carico di lavoro che questa dovrebbe comportare, la nuova segretaria avrebbe dovuto essere pagata con la somma dei due precedenti compensi oppure se questo sarebbe dovuto essere diminuito. Di oltre l’8%, stante la proposta finale (all’inizio si chiedeva addirittura il 17%!). Va da sé, syndicom e SSM si sono opposte a questo modo di ragionare, ricordando anzitutto che i loro impieghi erano
mento degli accrediti per compiti assistenziali per l’AVS. Al fine di un miglioramento a lungo termine della situazione dei lavoratori che prestano cure ai propri congiunti, esso propone in discussione un’as-
pagati con un compenso quasi simbolico, una specie di rimborso spese più che un vero e proprio stipendio. Inoltre l’ipotetico minor carico di lavoro viene compensato da una maggiore produttività. Una cosa neutralizzava l’altra, insomma, per cui il compenso sarebbe dovuto rimanere inalterato. Senza dimenticare che le casse dell’associazione sono fortunatamente floride, per cui non vi è alcuna necessità di effettuare risparmi. Nonostante ciò gli editori non hanno ritirato la loro proposta. Si è perciò andati al voto: RSI e Stampa svizzera da una parte, syndicom e SSM dall’altra. Mancando un rappresentante degli editori il voto decisivo era quello di ATG-Impressum. Che a sorpresa si è schierato con i primi, accettando quindi che il compenso di una lavoratrice fosse diminuito. Un edificante e sublime esempio di azione sindacale, non c’è che dire. Speriamo solo che, nelle future trattative per il nuovo CCL dei giornalisti (se mai inizieranno), i rappresentanti di questa associazione si ricordino chi devono rappresentare – i lavoratori, non gli editori! – e inizino finalmente a difendere i loro interessi anche in collaborazione con, e non contro, i sindacati partner.
Comitato giornalisti syndicom Ticino
condizioni di lavoro ed è pronta a collaborare con tutte le associazione con condividono questi principi. syndicom continuerà a collaborare con ATG per garantire una proficua collaborazione e si aspetta che quest’ultima dimostri senza esitazioni la condivisione di questi valori. I giornalisti ticinesi meritano di farsi rappresentare da associazioni che sappiamo realmente difendere gli interessi dei lavoratori. Nicola Morellato, segretario regionale
Resistenza vincente, per ora
© LUIS HAR TL , FACHKL ASSE GRAFIK LUZERN
Partiamo da qualche dato di fatto: nel nostro paese, 330’000 donne e uomini attivi prestano assistenza ai propri familiari o a persone vicine adulte. Le donne rappresentano ancora la parte predominante; la quota degli uomini ammonta a un terzo. Un sondaggio condotto in nove aziende di diversi settori dimostra che, in media, il 26 per cento dei dipendenti ha dovuto dividersi tra il lavoro e la cura di familiari, in due aziende addirittura due terzi dei lavoratori. Al momento in cui il proprio caro ha avuto bisogno di assistenza, la metà di questi lavoratori era occupata a tempo pieno, poi due terzi ha ridotto la propria percentuale lavorativa, il 19 per cento ha addirittura lasciato il lavoro; solo il 18
sicurazione secondo il modello dell’assicurazione maternità oppure un’integrazione salariale variabile a seconda del reddito. Il Consiglio federale definisce prioritario sensibilizzare i datori di lavoro. L’associazione dei datori di lavoro sul suo sito web invita sì a sostenere questo lavoro di assistenza, ma allo stesso tempo esclude categoricamente un ampliamento delle assicurazioni sociali. L’associazione punta esclusivamente a soluzioni individuali come orario di lavoro più flessibile, congedo non retribuito e consulenza sociale in azienda. syndicom cerca di inserire delle migliorie nei contratti collettivi di lavoro (CCL). Finora, la legge prevede che lavoratori e lavoratrici con responsabilità familiari abbiano un congedo di tre giorni per organizzare l’assistenza dei figli malati.
obiettivo raggiunto! ∙ Dopo 4 settimane la raccolta di 20’000 firme salva la Fachklasse Grafik di Lucerna.
Imposte per le imprese più basse di tutta la Svizzera, minori entrate dalla perequazione finanziaria, assenza di denaro proveniente dalla Banca Nazionale: il governo del canton Lucerna è andato nel panico. Con un’azione fulminea ha così deciso di applicare un radicale programma di risparmio per il 2016. La vittima principale del piano di austerity doveva essere l’ambito della formazione professionale. In particolare, si voleva cancellare definitivamente la Fachklasse Grafik di Lucerna, unica scuola nella Svizzera centrale che offre una formazione come grafico AFC per i diplomati della scuola secondaria. Qui però il governo ha fatto male i suoi conti. L’associazione professionale “Fördererverein Fachklasse Grafik” (ffGrafik) ha lanciato immediatamente una gigantesca campagna contro le intenzioni di chiusura: in sole quattro settimane oltre 20mila persone hanno firmato la petizione a favore del mantenimento della scuola. Un intenso lavoro di lobbying nonché mediatico, proteste degli studenti e una grande manifestazione organizzata dall’Unione sindacale hanno portato al successo: infatti il Consiglio cantonale ha
bocciato la chiusura della scuola con 79 voti contro 34. Dunque la scuola è salva? Non proprio. La rinuncia alla chiusura è legata a una pericolosa condizione: ovvero che le associazioni professionali del ramo creino più posti da apprendista nelle tipografie – a spese degli studenti della Fachklasse Grafik, presunti troppo cari. E siccome le associazioni probabilmente non ce la faranno in tempi di crisi della carta stampata, la scuola rischia di scomparire in uno dei prossimi programmi di risparmio. Invece la logica dovrebbe essere un’altra: dal momento che la richiesta di grafici creativi con esperienza pratica è alta nelle comunicazioni in pieno boom, e che questa domanda non può essere soddisfatta unicamente attraverso le aziende formatrici, servono scuole a tempo pieno come la Fachklasse Grafik di Lucerna. A meno che il canton Lucerna non voglia congedarsi consapevolmente dall’essere sede per le imprese innovative del ramo delle comunicazioni.
Vera Bueller è membro di syndicom e della Fördererverein Fachklasse Grafik.
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syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
unione sindacale svizzera
Lottare contro il massimo storico della disoccupazione
Nella tradizionale conferenza di inizio anno, l’Unione Sindacale Svizzera ha indicato alcune delle ragioni per cui la disoccupazione ha raggiunto un “triste massimo storico” nel nostro paese: sopravvalutazione del franco e peggioramento delle prestazioni nelle assicurazioni sociali. Per questo l’USS ha presentato una serie di misure più incisive per invertire la tendenza.
Berna, 5 gennaio ∙ Doris Bianchi, Paul Rechsteiner e Daniel Lampart alla conferenza USS di inizio anno
“Contrariamente all’evoluzione osservata nel resto dell’Europa, la Svizzera è uno dei pochi paesi in cui la disoccupazione è in aumento. Il numero delle persone senza lavoro non è mai stato così alto”. Questo dato incontrovertibile è stato il Leitmotiv della consueta conferenza annuale dell’Unione Sindacale Svizzera (USS), tenutasi a Berna il 5 gennaio scorso. «A fine settembre, il paese contava 230’580 persone senza lavoro, contro circa 100mila nel 2001», ha indicato Daniel Lampart, primo segretario ed economista capo dell’USS.
Si tratta, come è stato definito, di un “triste massimo storico”: secondo le statistiche dell’Ufficio internazionale del lavoro (Ilo/ Bit), la Svizzera ha ormai un tasso superiore alla Germania, cosa che non era finora mai successa dopo la Seconda Guerra Mondiale. E le previsioni non sono incoraggianti. Secondo le previsioni della Segreteria di Stato dell’economia (Seco), nel 2016 la disoccupazione dovrebbe continuare ad aumentare fino a raggiungere un tasso medio annuo del 3,6% (era di 3,3% nel 2015).
sindacato
peggioramento delle assicurazioni sociali Oltre alla sopravvalutazione del franco a partire dal 2008, l’USS indica altre cause che hanno portato alla crescita della disoccupazione. In particolare, si punta il dito sull’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni per le donne e i peggioramenti delle prestazioni nelle assicurazioni sociali, come le condizioni più restrittive per l’accesso alla AI e nelle rendite del secondo pilastro. Ad esempio, la cassa pensione del canton Zurigo (BVK), la più grande della
Svizzera, ha abbassato il suo tasso di conversione dal 6,2 al 4,87 per cento per il pensionamento ordinario e aumentato le quote salariali del 5% e oltre. Secondo i dati di uno studio USS, tutto questo si traduce in un aumento dalle 90mila alle 110mila persone, pari al 2% della popolazione svizzera, alla ricerca di un lavoro. La situazione, già grave, potrebbe ancora peggiorare con la cosiddetta riforma 2020, che porterà l’età pensionabile delle donne a 65 anni. Secondo le previsioni dell’USS, tra 18mila e 25mila donne in più sarebbero alla ricerca di un lavoro.
misure più incisive In questo contesto, l’Unione sindacale svizzera esige misure più incisive per lottare contro la disoccupazione. I sindacati chiedono che i datori di lavoro siano obbligati ad annunciare i posti vacanti agli uffici regionali di collocamento per facilitare ai disoccupati la ricerca di un lavoro. Per i lavoratori anziani è poi necessaria una
migliore protezione contro i licenziamenti. Nuovi aumenti dell’età pensionabile sono da respingere, perché “peggiorano i problemi”. L’USS ribadisce anche il suo impegno per più contratti collettivi di lavoro e contro le discriminazioni salariali di cui sono vittime le donne. Infine, l’USS chiede il ritorno a un tasso minimo di cambio franco-euro, con un tasso che si avvicini a 1,30 franchi per un euro.
le sfide: bilaterali e avs Il 2016 sarà contrassegnato da due grandi sfide, ha rilevato il presidente USS Paul Rechsteiner: il mantenimento degli accordi bilaterali con l’Unione europea e la previdenza vecchiaia. Secondo l’USS gli accordi con l’UE vanno mantenuti, ma “a vantaggio di tutti i lavoratori”, puntando a una migliore protezione di salari e posti di lavoro. Per il capoeconomista USS Lampart, il rafforzamento delle misure di accompagnamento passa per “un aumento dei controlli, il miglioramento degli strumenti relativi alla loro applicazione e a un registro delle imprese che possa comprovare, dopo controllo, quali rispettano le regole”. Per quanto riguarda la previdenza vecchiaia, l’Unione sindacale ribadisce la richiesta di un aumento del 10% delle rendite Avs, come chiede la sua iniziativa popolare AVSplus.
Da L’Evènement syndical, n. 1-2 (13 gennaio 2016)
televisione
L’altra informazione sacrificata sull’altare del budget
© Z VG
Alla RTS viene ridimensionata l’informazione religiosa. Entro il prossimo anno, scompariranno le rubriche di approfondimento. Nella Svizzera italiana, alla RSI va in onda l’ultima puntata dell’ormai storico magazine settimanale il Ponte, dedicato all’integrazione. Giovanni Valerio
Il presidente di syndicom, Alain Carrupt, passa il timone Dopo 28 anni d’impegno in funzioni dirigenziali all’interno di syndicom e delle organizzazioni che l’hanno preceduta, il presidente Alain Carrupt ha deciso di ridurre progressivamente la sua attività e di andare in pensione nella prima metà del prossimo anno. Egli metterà a disposizione il suo mandato durante la prossima riunione del Comitato centrale di syndicom, il 20 febbraio 2016. Quest’ultimo fisserà le modalità e la tempistica della sua successione, e sarà sostenuto da una commissione ad hoc, già designata, di cui farà parte anche lo stesso Carrupt.
Expo e multinazionali, emergenza migranti, il viaggio del Papa a Cuba, educazione all’affettività tra padri e figli… Sono soltanto alcuni dei temi trattati nelle ultime puntate di Strada regina, la rubrica d’informazione religiosa della RSI. Allo stesso modo, il settimanale evangelico Segni dei tempi si è occupato di servizio civile, di umorismo e islam, di sessualità e prostituzione… Anche in questo caso, argomenti che vanno al di là della religione, apprezzati dal pubblico. Cosa succederebbe se la RSI dovesse rinunciare a questo tipo di informazione, etichettata per semplicità come “religiosa”?
levata di scudi in romandia Nella Svizzera francese questo scenario si avvererà nei prossimi mesi. A metà novembre, la direzione della RTS ha annunciato di sopprimere a fine 2017 le trasmissioni “religiose” Faut Pas Croire (RTS un), Hautes fréquences (La Première) e A vue d’esprit (Espace 2). Il tutto per i “soliti” motivi di budget. Secondo Cath-info (partner della RTS per la produzione di queste trasmissioni), le circa 7 ore di programmazione si ridurrebbero a tre, meno della metà. Immediata la reazione del pubblico. In poche settimane, sono state raccolte più di 23mila firme di telespettatori, conse-
gnate ai primi di gennaio ai vertici della RTS. Tra i firmatari “eccellenti”, lo storico delle religioni Jean-François Mayer e molti consiglieri nazionali attuali, dalla vodese Ada Marra al neocastellano Jacques-André Maire, e passati (il pipidino friborghese de Buman e il PLR vodese Ruey).
la caduta del ponte E nella Svizzera italiana? Per fortuna, il budget non ha (ancora?) toccato Strada regina o Segni dei tempi… Per questioni economiche, è stato invece cancellato dal palinsesto il magazine settimanale il Ponte, storica trasmissione sull’integrazione, nata su Teleticino da un’idea di Zlatko Hodzic e dal 2010 trasmesso dalla RSI il sabato a mezzogiorno. L’ultima puntata de il Ponte è andata in onda sabato 19 dicembre: si parlava di corsi di naturalizzazione per stranieri e di una mostra d’ar-
te benefica. Il conduttore chiudeva con gli auguri di Natale e con un “arrivederci”, parlando di ultima puntata del 2015. Così non è stato. Immediatamente dopo la cancellazione del programma, è stata inviata una petizione alla direzione RSI, firmata da Marina Carobbio, Dick Marty, Chiara Simoneschi-Cortesi e da molti altri, al di là degli schieramenti politici (proprio come in Romandia a difesa delle trasmissioni religiose della RTS).
mandati e perdite Il direttore della RSI Maurizio Canetta ha garantito che i contenuti del magazine il Ponte saranno ripresi all’interno dello spazio di approfondimento del Quotidiano, accanto alla cronaca regionale. Staremo a vedere, anche perché tra i mandati della RSI c’è anche quello di promuovere “la comprensione, la coesione, e lo scambio fra le regioni del Paese, le comunità linguistiche, le culture, i gruppi sociali e l’integrazione degli stranieri”. Certo che i segnali, dalla RTS e dalla RSI, non sono confortanti. Una tv senza programmi come A vue d’esprit o il Ponte è una perdita per tutti, proprio in un momento storico in cui è più che mai necessario il dialogo interreligioso.
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syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 previdenza vecchiaia 2020
Tre pilastri, un business centenario
Per far passare il suo progetto “Previdenza vecchiaia 2020”, Alain Berset può contare sul sostegno degli assicuratori. Che realizzano, da quasi un secolo, affari d’oro grazie alla gestione del secondo pilastro. Matthieu Leimgruber * Previdenza vecchiaia 2020, il progetto di riforma congiunta dell’AVS e della LPP, pilotato dal Consigliere federale socialista Alain Berset, ha fatto versare fiumi d’inchiostro. La riforma suscita forti reticenze tra le fila della sinistra sindacale, dove gli si oppone l’iniziativa “AVSplus” che mira ad aumentare le pensioni a ripartizione piuttosto che a consolidare la legge sulla previdenza professionale (LPP). Ma anche tra le fila dell’UDC, c’è chi considera le riforme proposte «perfette per essere cestinate», come affermava un comunicato stampa del partito del 2014. Preso tra due fuochi, Alain Berset almeno può contare sulle simpatie, ovvero sul sostegno, degli assicuratori vita. Per il presidente dell’Associazione svizzera d’Assicurazioni (ASA), “Previdenza vecchiaia 2020” costituisce un «progetto di futuro pionieristico per la Svizzera» che bisogna mettere in atto nel rispetto «delle generazioni future».
il peso degli assicuratori
© YVES SANCEY
Le compagnie assicurative vita membri dell’ASA sono protagoniste inderogabili della previdenza vecchiaia. Nel 2013, sui 3,8 milioni di lavoratori coperti dalla LPP, quasi la metà lo era attraverso le casse pensioni gestite dagli assicura-
tori vita. L’assicurazione collettiva costituiva circa il 70% (ovvero 25 miliardi di franchi) dei premi incassati in Svizzera, soprattutto dai tre gestori del ramo, leggi AXA-Winterthur (35% del totale dei premi dell’assicurazione collettiva), SwissLife (30%), e Helvetia (11%). Alla fine, se gli assicuratori vita versavano delle prestazioni LPP per un volume di 18 miliardi di franchi nel 2013, essi gestivano anche quasi un quinto delle riserve della previdenza vecchiaia (per un totale di 843 miliardi di franchi). Al di là di queste cifre, hanno pesato sul dibattito pubblico le opinioni e le perizie degli assicuratori. Per cogliere bene il peso degli assicuratori vita nelle controversie sul futuro della previdenza, è utile ricordarsi che le loro compagnie da quasi un secolo contribuiscono a dare forma al sistema basato sulla dottrina dei tre pilastri, o, in altri termini, sulla divisione dei compiti tra primo pilastro (AVS) e secondo (LPP, casse pensioni). Come si evince chiaramente dal grafico a destra, questo interesse centenario per le pensioni è motivato dalla sempre maggiore importanza che la previdenza professionale riveste negli affari degli assicuratori vita nel corso del ventesimo secolo. Seguire l’evoluzione di questa curva e met-
terla in relazione con le posizioni adottate dagli assicuratori nel corso del secolo permette così di comprendere meglio gli enormi interessi che essi difendono oggi. Questa situazione contribuirà ad alimentare in maniera continuativa il mercato della previdenza durante i decenni del dopoguerra. Tra il 1950 e il 1972, la parte dell’assicurazione collettiva scatta dal 20% a oltre il 50% degli affari degli assicuratori vita. Nel 1972 viene raggiunto un miliardo di franchi in premi annuali provenienti dalla previdenza per la vecchiaia. Un terzo di questa somma tocca alla Rentenanstalt, mentre la Winterthur e la Zürich si dividono un altro terzo.
la dot trina dei tre pilastri Dunque si capisce bene come mai questa centralità sempre più importante della previdenza professionale abbia portato gli assicuratori a battersi con le unghie e i denti affinché nel 1972 la dottrina dei “tre pilastri” fosse inserita nella Costituzione federale. Questa dottrina, che essi hanno introdotto nel dibattito pubblico dagli anni 1960, mira a garantire la divisione dei compiti tra l’AVS e la previdenza collettiva (2° pilastro) e individuale (3° pilastro). Essa si oppone in maniera frontale sia alle velleità dell’estrema sinistra d’instaurare delle “pensioni popolari” – una sorta di “super” AVS che avrebbe contribuito a sgonfiare il mercato della previdenza – sia ai progetti socialdemocratici di un’estensione fortemente regolata delle casse pensioni. Alla fine degli Anni Sessanta, gli assicuratori pigiano sull’acceleratore per convincere i loro partner patronali, la destra politica e l’opinione pubblica, della necessità di instaurare una concezione globale della previdenza vecchiaia che garantisse un posto importante e perenne alla previdenza privata. Il risultato che esce dalle urne nel dicembre del 1972 incorona una battaglia decennale: le “pensioni popolari” vengono
percentuali dei premi delle assicurazioni collet tive finite in mano alle assicurazioni private (dal 1930 al 2013)
Fonti: Rapporti annuali dell’Ufficio federale delle Assicurazioni private e (dal 2009) della FINMA
spazzate via e viene approvata la dottrina dei tre pilastri. Se la messa in opera della dottrina dei tre pilastri rimane una storia tutta da scrivere, è evidente che il mercato dell’assicurazione collettiva fa un salto in avanti con l’entrata in vigore della LPP nel 1982, stabilendosi poi a un livello molto alto, rappresentando circa il 60 - 70% dei premi annuali incassati. In effetti sono gli assicuratori vita che hanno esteso la copertura LPP attraverso le migliaia di piccole e medie imprese che erano rimaste lontane dall’estensione delle casse pensioni prima degli Anni Settanta. A partire dal 1990, l’ascesa degli oneri del 2° pilastro, sia sotto forma di numero delle persone assicurate o di volume delle prestazioni versate, mette gli assicuratori davanti a nuove sfide. Come preservare la crescita del mercato della previdenza quando il volume delle prestazioni versate dalla LPP raggiunge e poi oltrepassa, dalla metà del 2000, il volume delle rendite AVS?
al futuro delle pensioni. Essi disapprovano soprattutto la «pressione regolatrice eccessiva» della LPP ed esigono, a forza di argomenti demografici e finanziari, la flessibilizzazione (verso il basso) dei parametri chiave del 2° pilastro che sono il tasso di remunerazione minimo degli averi LPP o il tasso di conversione che permette il calcolo del livello delle rendite LPP. Come ha ricordato di recente il CEO di AXA-Winterthur, Philippe Egger, al fine di offrire delle buone condizioni quadro per sviluppare e perpetuare il business del 2° pilastro, bisogna «consolidare» la LPP. Allo stesso tempo, bisogna «evitare ogni versamento a favore dell’AVS» (come affermato sempre dal CEO di AXA-Winterthur), che rimetterebbe in discussione la biforcazione intrapresa nel 1972 a favore della previdenza professionale. Dopo aver pazientemente plasmato e alimentato la crescita del 2° pilastro per quasi un secolo, gli assicuratori non sono pronti ad abbandonare il filone.
trasferimenti verso l’avs
* Matthieu Leimgruber è storico e docente all’Università di Ginevra
Dopo la svolta al nuovo millennio, gli assicuratori vita sono stati, e la cosa non sorprende, i fautori di tutte le controversie riguardo
(da Services Publics n. 7, 2015)
Al popolo l’ultima parola Il 14 gennaio scorso il comitato referendario “No allo Stato ficcanaso” ha consegnato alla Cancelleria federale le oltre 67mila firme raccolte per promuovere il referendum contro la LAIn, la legge sul Servizio informazioni (Legge federale del 25 settembre 2015 sulle attività informative). Secondo il presidente della Gioventù socialista Fabian Molina, “la nuova legge è un attacco diretto alla democrazia e alla libertà. Minaccia i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e crea una mostruosa macchina
per la raccolta dati che viola lo stato di diritto”. Raccolte in soli tre mesi, le oltre 67mila firme mostrano l’opposizione forte della popolazione svizzera all’espansione incontrollata della sorveglianza di massa. Grazie al referendum (che si terrà probabilmente il prossimo 5 giugno), il popolo avrà l’ultima parola su questa massiccia espansione del servizio informativo svizzero, che porta a uno “stato ficcanaso”. Il testo, adottato in settembre dal Parlamento, mette a disposizione del Servizio informazioni della Con-
federazione tutta una serie di misure come la sorveglianza delle comunicazioni (intercettazioni telefoniche, delle e-mail, dei messaggi whatsapp e degli sms) e la perquisizione dei sistemi informatici. Contro questa seria minaccia al rispetto della vita privata, si è costituita l’Alleanza contro lo Stato ficcanaso (su internet: stato-ficcanaso.ch) formata, tra gli altri, da Gioventù socialista, Partito Socialista, Verdi, Partito pirata e syndicom.
Alleanza contro lo Stato ficcanaso
© JUSO SCHWEIZ
no allo stato ficcanaso
10 | Referendum
NO «Iniziativa per l’attuazione»
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
detentiva o pecuniaria, nell’arco di 10 anni subissero nuovamente una condanna passata in giudicato per un reato iscritto in un secondo catalogo di reati. Questo secondo catalogo comprende anche reati minori quali ad esempio l’entrata illegale in Svizzera o il soggiorno irregolare oppure reati sanzionati con una pena minore, ad esempio lesioni personali semplici. Le persone in questione sarebbero inoltre soggette a un divieto d’entrata compreso tra 5 e 15 anni. L’«iniziativa per l’attuazione» minaccia il nostro Stato di diritto: elude il principio di proporzionalità e la separazione dei poteri;non rispetta i diritti fondamentali ancorati nella Costituzione e i diritti dell’uomo; viola trattati internazionali, segnatamente la
CEDU e l’Accordo sulla libera circolazione delle persone; è un atto di forza: il Consiglio federale e il Parlamento hanno fatto il proprio. L’UDC non rispetta le regole democratiche che prevedono che l’attuazione delle iniziative sia di competenza del Parlamento; è arbitraria e discriminatoria. I cittadini stranieri vengono doppiamente puniti. In realtà, l’«iniziativa per l’attuazione» è un’iniziativa che aspira alla privazione dei diritti! Perciò, il 28 febbraio diciamo con determinazione NO all’«iniziativa per l’attuazione» dell’UDC. Si tratta di un progetto arbitrario, estremista e xenofobo. È un attacco frontale al nostro Stato di diritto e mette in questione i diritti fondamentali e i diritti dell’uomo.
trasferimento, sfociata in continui rinvii della data limite per il raggiungimento dei quantitativi di mezzi pesanti in transito previsti dalla legge. Proprio ora che avrebbe potuto far L‘Unione Sindacale Ticino e Moesa è contraria al raddoppio leva sulle necessità di risanamento, lo stesso Consiglio della galleria del Gottardo, coerentemente con la linea federale, poi appoggiato dalla maggioranza borghese del scelta negli ultimi venti anni, che l’ha sempre vista sostenere Parlamento, volta decisamente le spalle alle decisioni del la politica svizzera dei trasporti voluta e confermata più sovrano e propone un’estensione delle infrastrutture, seppur volte dal popolo. Questa politica ha deciso di limitare la celata dietro alla foglia di fico del mantenimento dei limiti di capacità delle strade di transito attraverso le Alpi e di trasfe- capacità. Nessuno può farsi seriamente illusioni sul fatto rire il traffico merci dalla strada alla ferrovia. Decisioni che che, una volta realizzate (e finanziate), le infrastrutture non permetterebbero, se concretizzate, anche di proteggere le finiscano per essere anche utilizzate nella loro integralità. nostre regioni alpine, particolarmente sensibili, dalle conse- Le capriole dell’Ufficio federale delle strade USTRA, che ha guenze del traffico di transito. L’USS Ticino e Moesa ha oltretutto finito per dover precisare che l’attuale galleria non sempre condannato la reticenza con la quale il Consiglio necessita interventi radicali di manutenzione almeno sino al federale ha affrontato la concretizzazione della politica di 2035, fanno sorgere il dubbio che le motivazioni tecniche
siano state gonfiate ad arte per giustificare la presunta necessità del secondo tubo. Altrove, per esempio in Austria con la galleria dell’Arlberg, si sta dimostrando concretamente l’esistenza di alternative a quanto proposto dalle autorità federali. L’USS Ticino e Moesa ricorda inoltre che tra pochi mesi il nostro cantone potrà contare su di un collegamento ferroviario ad alta capacità e velocità come Alptransit, che permetterà, se utilizzato a dovere, di dare un decisivo impulso alla politica di trasferimento. Per questi motivi, l’Unione Sindacale Ticino e Moesa invita la popolazione a votare NO al raddoppio della galleria del Gottardo in votazione il prossimo 28 febbraio.
L’UDC vuole far credere che la sua iniziativa sull’espulsione non sia stata messa in atto correttamente e con la cosiddetta «iniziativa per l’attuazione» esige ora l’espulsione automatica degli stranieri che hanno subito una condanna passata in giudicato. Gli stranieri che commettono un reato grave, compreso in un primo catalogo di reati, verrebbero automaticamente espulsi dalla Svizzera. Verrebbero anche espulsi se, dopo una condanna a una pena
NO Secondo tubo autostradale al Gottardo
NO «Per il matrimonio e la famiglia»
discriminatoria. Il matrimonio fra uomo e donna non può essere presentato come l’unica alternativa possibile. Asse«Il matrimonio è un’unione duratura regolata rendo di voler annullare una discriminazione, questa iniziadalla legge fra uomo e donna»: questo sta tiva è altamente discriminatoria e denuncia una manovra scritto nell’iniziativa depositata dal PPD dell’ala conservatrice del PPD destinata a proibire costituvolta a porre fine alle discriminazioni zionalmente una futura apertura del matrimonio alle coppie verso le coppie sposate, che pagano dello stesso sesso. Inoltre è pericolosa. Con questa nuova più tasse rispetto a quelle che optano disposizione, il passaggio all’imposizione separata dei per la semplice convivenza. Nonostante coniugi (imposizione individuale) non sarebbe più possibile l’apparenza, un testo del genere non può senza una nuova modifica costituzionale. Per evitare un essere avallato. L’iniziativa infatti risulta… maggior onere fiscale dei coniugi, tutti i modelli di imposi-
SI Iniziativa «stop alla speculazione»
commercio di beni alimentari avviene ancora tramite lo scambio di materie realmente esistenti, mentre la maggior parte delle transazioni è ormai composta da scambi borsiLa speculazione sui beni alimentari è la forma la più ripustici e tra istituti finanziari. Questo gioco d’azzardo delle gnante della ricerca del profitto. Con le loro scommesse, le borse provoca delle incredibili fluttuazioni e degli aumenti banche spingono verso l’alto i prezzi dei beni alimentari e dei prezzi che hanno già provocato la morte per fame di condividono così la responsabilità della fame nel mondo. milioni di esseri umani. Noi vogliamo riportare il commerPochi privilegiati si arricchiscono a spese di miliardi di cio dei beni alimentari nel mercato reale, affinché si ritorni persone. La Svizzera si immischia in questo commercio, in al suo obiettivo originario di nutrire gli esseri umani. Meno quanto sede di numerose aziende negozianti materie prime speculazione significa più stabilità e prezzi più bassi. Con e di attori della finanza. Con l’iniziativa “stop alla specula- l’iniziativa “stop alla speculazione” contribuiamo alla lotta zione” possiamo cambiare tutto ciò. Mettiamo di nuovo al contro la fame nel mondo. centro i bisogni dell’umanità. Non si gioca con il cibo! Come Svizzera siamo esattamente al posto giusto per Sempre più materie prime di tipo agricolo finiscono nelle combattere la speculazione sui prodotti alimentari con mani dei mercati finanziari. Solo una piccola parte del questa iniziativa. Una fetta molto grande della speculazio-
NO legge sull’apertura dei negozi
mentari, come l’esperienza insegna, l’estensione degli La legge non si limita a estendere gli orari di apertura dei orari peggiorerebbe ulteriormente la qualità di vita di negozi fino alle ore 19.00 in settimana e alle ore 18.30 il una categoria di lavoratrici e lavoratori già molto sotto sabato, ma apre anche la strada a indiscriminate aperture pressione e scarsamente tutelata dal punto di vista notturne e festive degli shop annessi alle stazioni di contrattuale. benzina situate lungo una trentina Lavorare mezz’ora in più significherebbe aumentare di arterie stradali, cioè praticamente in ancora la flessibilità e indebolire ulteriormente il diritto tutto il Cantone. alla vita familiare e sociale, rendere sempre più inconciLa legge è parte integrante di un progetto liabili gli orari di lavoro con quelli degli asili nido o di politico teso a liberalizzare totalmente il visita negli ospedali, così come a non rendere più possibilavoro notturno e domenicale nel settore le l’utilizzo dei mezzi pubblici per rientrare a casa la sera. della vendita e, in prospettiva, in molti altri Questi peggioramenti fissati nella legge non sono merce ambiti professionali, nel segno di una di scambio per un contratto collettivo! società che lavora e produce 24 ore su 24. Solo i grandi centri commerciali trarrebbero profitto. I Oltre a non creare posti di lavoro supplepiccoli commercianti farebbero fatica a reggere la loro
zione, separata o congiunta, devono restare possibili. Infine la proposta dell’iniziativa è grossolana. La legislazione fiscale è un tema delicato: toccarla significa rompere degli equilibri. In caso di accettazione dell’iniziativa, si stimano perdite comprese tra 1,2 e 2,3 miliardi di franchi all’anno. Da qualche parte questi soldi dovranno rientrare… e potrebbero essere dolori, soprattutto per le classi meno privilegiate. Per questo bisogna votare NO il 28 febbraio: affinché non passi un’idea del matrimonio cieca di fronte alle diverse sensibilità del presente e del futuro.
ne sui beni alimentari avviene infatti proprio da noi e le più grandi aziende del commercio di materie prime hanno pure la loro sede principale in Svizzera. La lotta contro il commercio della fame deve per questo cominciare proprio qui. Fino ad oggi solo qualche nazione si è dotata di contromisure. È tempo che la Svizzera dia il buon esempio impegnandosi per un divieto a livello internazionale della speculazione sui beni alimentari. Per questo il 28 febbraio votiamo Sì all’iniziativa “stop alla speculazione” per evitare che un piccolo gruppo di speculatori si arricchisca sulla pelle degli altri, a danno dell’economia reale.
concorrenza. Per molti la conseguenza sarebbe la chiusura: i dipendenti si ritroverebbero senza lavoro e i clienti impoveriti nella libertà di scegliere prodotti tipici e artigianali, diversi da quelli venduti dai grandi magazzini. Gli attuali orari di apertura sono più che sufficienti a soddisfare i bisogni dei consumatori ticinesi. Il fenomeno del turismo degli acquisti oltre frontiera è alimentato soprattutto dalla concorrenzialità dei prezzi e dalla qualità dei prodotti venduti in Italia. Esso può essere contrastato solo attraverso un rafforzamento del potere d’acquisto dei residenti, ma non con un prolungamento degli orari di apertura dei negozi. Per queste ragioni s’invita a votare NO alla legge sull’apertura dei negozi.
Referendum | 11
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 ticino: no alla privatizzazione dell’eoc
intervista
Proteggere i salari, migliorare le pensioni e niente tagli Continua da pag. 1 La destra sta combattendo molto contro l’aumento delle pensioni AVS. Essa rimprovera alla nostra iniziativa di applicare il principio del finanziamento a pioggia affermando che questo aumento non sarebbe finanziabile. Cosa rispondi? Il nostro principio è il seguente: chiunque abbia lavorato una vita intera deve poter vivere dignitosamente delle sue pensioni AVS e del 2° pilastro. In questo binomio, l’AVS è l’attore principale. Le sue pensioni hanno subito un rallentamento rispetto ai salari. Un arretrato che ora deve essere recuperato. E ancora più urgentemente, se si pensa che le persone che hanno guadagnato salari bassi o medi durante la loro vita attiva devono “digerire” un abbassamento notevole delle proprie entrate. È chiaro che servono soprattutto più mezzi finanziari se si alzano le pensioni. Ed è proprio nell’AVS che questo bisogno supplementare di soldi sarà meglio investito. Pensiamo ancora ai lavoratori dell’edilizia: i contributi salariali sono ben investiti per ottenere delle migliori pensioni.
Ma perché i sindacati si concentrano sull’AVS ? Benché versiamo sempre più denaro nel 2° pilastro, possiamo essere contenti se riusciamo a mantenere almeno ciò che è stato conquistato. Invece per tutte le persone a basso o medio reddito, l’AVS ha ancora un fantastico rapporto prestazioni/prezzo. Va da sé dunque che dobbiamo rafforzarla, se vogliamo che i pensionati e le pensionate possano godere di una certa sicurezza finanziaria.
Cambiamo argomento. Il Consiglio federale vuole mettere in pratica l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” con una clausola di salvaguardia. In questo modo, in assenza di un accordo con l’Unione Europea, saranno applicati dei contingenti a partire da una certa soglia non ancora quantificata per far diminuire l’immigrazione. È accettabile un’opzione del genere? Bisogna mantenere gli Accordi bilaterali. Noi rigettiamo chiaramente il ricorso a un contingentamento attraverso una nuova versione dello Statuto dello stagionale. Il passato ci ha insegnato che questo conduce
soltanto a delle discriminazioni e a una politica di bassi salari nei rami interessati. Con il nuovo regime, che dà uguali diritti a tutti e tutte, si è potuto migliorare gli stipendi e rafforzare i contratti collettivi di lavoro. Questi sono i nostri obiettivi. Noi continueremo a batterci per raggiungerli, nonostante la situazione sia cambiata.
La gente è disorientata. Ha paura di perdere il lavoro o di subire una riduzione salariale. Che fare? Bisogna sviluppare ancora meglio le misure di protezione già intraprese. Le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone hanno avuto e hanno tuttora un’incidenza positiva. Ma nuovi problemi richiedono nuove risposte. Non soltanto a livello federale. Anche nei cantoni bisogna combattere il dumping salariale. In Ticino, nei cantoni di Basilea Campagna e di Ginevra sono già state prese nuove misure. E in quello di Zurigo passerà in votazione a febbraio un’iniziativa dei sindacati a questo riguardo. Sono stati fatti passi importanti. E devono essere prese ancora più misure a favore delle lavoratrici e dei lavoratori più anziani.
A febbraio, inoltre, voteremo anche riguardo all’iniziativa che chiede la messa in pratica dell’iniziativa per il rimpatrio di stranieri criminali. Perché è necessario votare no? Il Parlamento federale ha abbinato all’articolo sul rimpatrio degli stranieri criminali una clausola per il caso di rigore. La messa in pratica dell’iniziativa vuole introdurre un automatismo che non lascia alcun margine di manovra ai tribunali quando invece si tratta di decisioni esistenziali. Questo viola i diritti umani, ma anche il principio della separazione dei poteri. L’esclusione dei tribunali viola lo stato di diritto. Qui c’è in gioco il destino di esseri umani, cioè quello degli stranieri di seconda generazione, i cosiddetti “secondi”, che sono nati e cresciuti nel nostro paese, come i loro cari. Queste persone fanno parte della Svizzera. Non solo nel calcio, ma anche quando si sono comportati in maniera stupida o hanno commesso peccati di giovinezza. Certo bisogna punirli per questo, come tutti, ma non li si deve privare di un’esistenza sociale. Altrimenti questo sarebbe una vergogna per la democrazia svizzera.
Giù le mani dagli ospedali
Governo e Parlamento vogliono privatizzare l’Ente ospedaliero cantonale: un incredibile passo indietro. Graziano Pestoni*
L’Ente ospedaliero cantonale (EOC) fu creato dal Gran Consiglio il 20 dicembre 1982. Esso riunì una decina di istituti non in grado di assicurare una medicina moderna e di qualità, gestiti da fondazioni private, fatta eccezione per l’Ospedale Civico di proprietà della Città di Lugano. In questi anni l’EOC ha infatti garantito una medicina di qualità, assicurando una presenza in tutti i campi e la formazione del personale sanitario. La presenza di un settore privato eccezionalmente elevato rispetto al resto della Svizzera, pari a quasi il 50% dei posti letto, addossò tuttavia al settore pubblico tutti i rischi, mentre le cliniche private si accaparrarono i casi redditizi. La nuova pianificazione ospedaliera, adottata dal Gran Consiglio il 15 dicembre 2015, in seduta notturna, avrebbe potuto chiarire i rapporti con il privato e rafforzare il ruolo del- l’EOC, come entità centrale atta a garantire anche in futuro una medicina di alto livello alla popolazione ticinese, sottraendola per quanto possibile alle logiche mercantilistiche, sostenute in particolare dall’industria farmaceutica. In realtà non è successo nulla di tutto questo. Invece, il Consiglio di amministrazione dell’EOC e il Consiglio di Stato (all’unanimità?) hanno proposto un incredibile salto indietro nell’organizzazione del settore sanitario, con ridimensionamenti significativi degli ospedali pubblici e la privatizzazione parziale del Civico (Lugano) e della Carità (Locarno). La pianificazione ospedaliera adottata dal Gran Consiglio significherà la chiusura degli Ospedali di Acquarossa e di Faido: verranno soppressi i reparti di medicina e i servizi di pronto soccorso; ad Acquarossa verrà eliminato anche il reparto di geriatria. Significa l’indebolimento di diversi ospedali ragionali pubblici. A Mendri-
sio i letti sub-acuti saranno insufficienti; a Bellinzona saranno ridotti i posti letto di medicina. I cittadini saranno chiamati a contribuire con 30 franchi al giorno in caso di ricovero nei reparti “acuti di minore intensità” (AMI). Ma la pianificazione fa ancora peggio: privatizza parzialmente l’Ospedale Civico e totalmente la Carità. Verrà costituita una società anonima denominata NewCo Locarno Salute SA comprendente l’Ospedale la Carità e la clinica Santa Chiara di Locarno (CSC). La stessa cosa vale per il Civico di Lugano. Verrebbe creata anche in questo caso una società anonima con il reparto donna-madre-bambino dell’Ospedale Civico e con la clinica Sant’Anna di Sorengo, appartenente al gruppo speculativo Genolier, tristemente famoso in Svizzera per la sua politica aggressiva sia nei confronti del personale sanitario sia verso la concorrenza degli ospedali pubblici. Sarebbe la fine dell’ospedale multisito, che ha garantito il successo e la crescita in qualità della sanità ospedaliera ticinese. Invece di rafforzare la sanità residenziale pubblica, dopo esattamente 33 anni, il Gran Consiglio ha decretato l’inizio della fine dell’EOC e con esso degli Ospedali pubblici. Con questa decisione si sostituisce un servizio pubblico il cui obiettivo è la soddisfazione dei bisogni dei cittadini, con un servizio privato a scopo di lucro. Contro questa improvvida decisione è stato lanciato un referendum. Auspico vivamente che la popolazione ticinese sappia dire NO a una nuova privatizzazione, che potrà soltanto portare a peggioramenti per i cittadini, come lo dimostrano tutti gli esempi in Svizzera e all’estero.
* Graziano Pestoni è segretario dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico.
commento
Quei diritti fondamentali incondizionati Oggi nella dialettica tra politica e potere si discute della superiorità del diritto nazionale rispetto a quello internazionale. Nel farlo ci si dimentica facilmente di tutti quei trattati internazionali che sanciscono la tutela dei diritti fondamentali. Questo pensiero è dunque particolarmente dannoso in quanto mette in discussione i diritti universali. Certo gli Stati democratici hanno la costituzione che dovrebbe garantire i diritti fondamentali, ma le tante decisioni che ogni anno vengono prese dalle Corti internazionali ci insegnano che forse non funziona tutto così bene come dovrebbe. Guardando nel mondo, anche al tipo di reazioni che hanno suscitato nella popolazione eventi come l’attentato a Parigi ma anche gli ultimi fatti delle centinaia di donne molestate in Germania la notte di Capodanno, viene da chiedersi se la realizzazione dei diritti umani è forse l’ultima utopia del nostro secolo. Per poter difendere queste importanti libertà e tutele conquistate nel tempo vale la pena spendere due parole su come si è giunti a riconoscere quelli che chiamiamo diritti fondamentali. Da un punto di vista filosofico, che è stato il primo approccio al tema, si è partiti dall’associare i diritti umani ai diritti naturali.
Non c’è dunque da sorprendersi che uno dei primi diritti riconosciuti è stato il diritto soggettivo alla vita. Da qui i pensatori dell’Illuminismo hanno dedotto il diritto alla libertà e alla proprietà. Si può dire che la svolta l’abbia fatta il pensiero di Rousseau, secondo il quale il diritto naturale principale sembra essere quello all’autodeterminazione collettiva. Da qui nasce l’idea di volontà generale, ossia quel substrato etico che noi concentriamo nel riconoscimento dei diritti umani. Da questi diritti universali astratti si passa a diritti particolari concreti. Si identificano quali siano questi diritti e li si mette su carta, rendendoli “diritti positivi”, ossia posti dal legislatore costituente. In questo modo si arriva ad avere dei diritti universali concreti. Questo processo di trascrivere i diritti in norme ha portato diversi Stati come la Svizzera a sottoscrivere accordi come la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata dalla Svizzera nel 1974. Va detto che nel corso degli anni non solo si sono riconosciuti e codificati i diritti fondamentali ma si sono internazionalizzati. Inoltre si è giunti a una grande diversificazione, ad esempio dei beni riconosciuti degni di tutela, quali i diritti sociali o della tutela dell’ambiente, o i diritti di soggetti diversi dall’uo-
mo (come quelli degli animali) o i diritti collettivi come la tutela delle popolazioni originarie. Vi è anche la moltiplicazione del soggetto. L’uomo viene ad esempio visto come infante, anziano, malato, portatore di handicap, dai quali nascono poi tutti gli specifici diritti come il diritto del fanciullo, del malato. Oggi siamo giunti a un punto paradossale: l’inflazione dei diritti finisce con il far perdere valore a quanto è garantito. Così si è pronti a cedere con facilità allo smantellamento di certe tutele. Ricordarsi quanto tempo ci sia voluto per arrivare oggi a garantirci libertà di pensiero, di culto, d’espressione, di movimento, di aggregazione e quant’altro e quanta fatica sia costato a mio avviso dovrebbe permetterci di controllare meglio alcune nostre reazioni, come quelle che molti tendono ad avere nei confronti degli immigrati. I diritti fondamentali non possono essere messi in discussione. Ci sono valori ai quali non si può venir meno, farlo significa iniziare lo smantellamento dei diritti fondamentali. E se dovesse avvenire, toccherebbe necessariamente tutti gli individui indipendentemente dal loro statuto. La domanda di fondo diventerebbe dunque: io son pronto a rinunciare ai miei diritti e alla mia libertà? Barbara Bassi, giornalista e docente di diritto
14 | Ticino Cultura
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016
storie di confine
federico crimi
Dalle battaglie garibaldine alle scuole del Ticino Nel 1848, l’arrivo di Garibaldi sul Lago Maggiore per contrastare l’invasore austriaco sulla sponda lombarda cambia per sempre la vita dell’architetto Natale Pugnetti. Dopo la battaglia di Luino, è costretto a riparare in Svizzera, dove insegna per anni alla scuola di disegno di Tesserete. Federico Crimi Questa storia inizia lontano, in Sud America. Da lì, dove era finito in esilio, Giuseppe Garibaldi partì per presentarsi in armi nelle acque del Lago Maggiore, in faccia a Luino, nell’agosto 1848. La prima guerra d’indipendenza italiana era, però, finita e l’armistizio firmato da Salasco, il 9 agosto di quell’anno, aveva restituito all’Austria i confini stabiliti dal Congresso di Vienna, costa lombarda del Verbano inclusa. Garibaldi, tuttavia, era troppo battagliero per arrendersi ed era convinto che una tattica di persistente guerriglia (per alcuni una pratica assimilata nelle lotte per la libertà alle quali aveva partecipato in America) avrebbe contribuito a snervare lo straniero occupante e a mantenere vivo il fuoco della speranza nella popolazione. Così, il 14 agosto, partì dalla sponda piemontese del lago (in mano a casa Savoia) per sconfiggere, il giorno dopo, una guarnigione austriaca sul lungolago di Luino: la cittadina, per una manciata di giorni, fu libera. Fu la sua prima battaglia in Italia. Luino ricambiò erigendo il primo monumento in assoluto all’Eroe dei due Mondi (1867). Lo si ammira sul lungolago.
prima bat taglia per molti combat tenti illustri Lo scontro di Garibaldi a Luino si caricò di notevoli risvolti, non solo per il borgo lacustre. Nella mischia, infatti, ebbero modo di farsi le ossa generali e combattenti che, in seguito, si distinsero in episodi fondamentali per la mitologia risorgimentale italiana. Una giovane donna, Laura Solera Mantegazza, con villa sulla riva piemontese, sopraggiunse a curare i feriti di tutte le parti (austriaci o italiani) e, nei decenni seguenti fondò a Milano preziose istituzioni filantropiche. Ora riposa nel famedio del cimitero monumentale, accanto ai “grandi” della città. Dalla Svizzera sopraggiunsero “reporter” in esilio, trepidanti di riprendere, finalmente, le fila di un discorso spezzato: tra questi Augusto Cesana, giornalista di vaglia, alla prima esperienza di cronaca proprio sul campo della battaglia luinese. Quello scontro fu decisivo anche per molti giovani accorsi dalle valli che costellano il nord del Verbano. Per Natale Pugnetti segnò un vero e proprio spartiacque. Natale era nato a Garabiolo, un gruppo di case raccolte su un promontorio alle pendici della val Veddasca; quella valle si apre al Lago Maggiore un poco a nord di Luino ed è, in parte, svizzera, perché culmina all’Alpe di Neggia, nel territorio di Indemini. Era il 20 dicembre 1809. Come tanti fanciulli dei versanti di quei monti, svizzeri o italiani che fossero, ebbe formazione presso qualche capomastro dei luoghi; quindi giunse a Milano per perfezionarsi all’Accademia di Brera (vi espose, nel concorso finale della scuola di prospettiva del 1831, un disegno della cinquecentesca Porta Stoppa di Verona). Si avviò poi alla carriera di progettista, sinceramente convinto che l’ideale della classicità potesse ancora coincidere (secondo gli insegnamenti acquisiti) con l’espressione di sentimenti di retta moralità.
aule sempre aperte, da mat tina a sera Ma la passione garibaldina tranciò di netto ogni buon proposito. Proprio per essersi distinto nello scontro di Luino dell’agosto 1848, dovette riparare, una volta ritornati gli Austria-
Si occupa di aspetti di storia, trasformazioni urbanistiche e del paesaggio sul Verbano. Ha al suo attivo saggi in argomento. Collabora con enti pubblici, privati e la Curia di Milano per la catalogazione e la valorizzazione di beni culturali sul lago. Ha censito un corpus di disegni di viaggio di William Turner per la Tate Britain di Londra.
ci a controllo delle rive del Verbano, in Svizzera. Nel ’49 era già a Tesserete, “arruolato” come professore nella locale scuola di disegno. La scuola era stata fondata nel 1844, per voto dell’architetto Pietro Nobile e per interessamento di Luigi Canonica, allo scopo di fornire una preparazione ai giovani dei villaggi della val Capriasca destinati a intraprendere le professioni nell’edilizia. Per 22 anni, divenne «il campo fecondo» dell’«amorevole e faticoso apostolato» di Pugnetti. L’atmosfera dei suoi corsi «era piena d’ispirazione, di raccoglimento e di emulazione, il suo entusiasmo si comunicava agli allievi»; la sua aula era «sempre aperta, da mattina a sera» e gli scolari «vi stavano dieci e dodici» ore, mentre «il maestro era sempre lì, amorevole, indefesso, plaudente». Ecco perché, concludeva un profilo biografico apparso su La Gazzetta Ticinese del 14 giugno 1871, «la scuola di Tesserete produceva quel cumulo di lavori che sorprendeva i visitatori e i delegati governativi». Ed ecco perché una via a Tesserete tramanda oggi il nome di Pugnetti; e, ancora, perché l’architetto/professore ebbe in sorte di venir menzionato nel Dizionario Storico della Svizzera, voce rinnovata anche nelle recente pubblicazione elettronica (hls-dhs-dss.ch; la data di nascita è, per errore, posticipata al 1810). Morì sulla soglia delle amate aule, il 12 giugno 1871.
un proget to stravagante, un ideale di libertà Rimane molto da scoprire su questa figura. Innanzitutto chi fossero quegli «amici che egli aveva fra i nostri artisti», motivo grazie al quale poté fuggire in Svizzera dopo il ritorno degli Austriaci a controllo del Luinese. S’immagina che, tra questi, vi fosse l’architetto Luigi Canonica, forse conosciuto a Brera. Piacerebbe sapere di più su formule di insegnamento, allievi e loro produzione; e piacerebbe sapere se, in Svizzera, abbia proseguito la professione di architetto. I saggi lasciati in patria, prima del 1848, sono tutt’altro che spregevoli. Li si elenca per la prima volta, anche sulla base di recenti ricerche. Innanzitutto la chiesa prepositurale di Luino, costruita ex novo sotto la sua direzione tra il 1836 e il 1840; quindi (1837-40) il campanile dei Ss. Rocco e Sebastiano a Germignaga (a sud di Luino), nei modi del tardo rinascimento approfondito, come visto, durante i corsi in accademia. Opere minori sono, invece: il campanile di S. Giorgio a Muceno (1841) e quello – solo progettato – per S. Rocco a Bedero (ancora nelle valli a sud di Luino; 1836-38); ancor più modesto fu l’adattamento della casa parrocchiale a Sant’Agata, frazione di Cannobio (riva piemontese del Verbano; 1838-47). Forse era stravagante, infine, una non meglio precisata proposta da lui avanzata per il primo piano regolatore della città di Milano; la critica non mancò di dileggiare le «strambe idee edilizie» di Pugnetti per collegare piazza del Duomo (in fase di radicale rinnovamento) con la stazione centrale. Ma era il 1864. Milano era libera da cinque anni. E per Pugnetti, più che le idee edilizie, contavano i saldi principi di libertà, finalmente conquistata. Milano – scrisse nella relazione di accompagnamento – rinasce come l’«aurora [che] risplende e rifulge i suoi raggi dorati sulla dissanguata penisola, squarcia il tenebroso velo e porta dovunque in esso la luce». Una vita vissuta, dunque, con sempre rinnovata passione.
nelle immagini In alto: • Muceno (Porto Valtravaglia), S. Giorgio: scorcio del campanile ideato dall’arch. Pugnetti e innalzato nel 1841 Qui da sinistra • Luino, facciata della chiesa prepositurale di Luino, ricostruita nel 1836-40 ad opera di Natale Pugnetti • Germignaga, chiesa dei Ss. Rocco e Sebastiano: sulla chiesa settecentesca, svetta il campanile costruito su disegno di Natale Pugnetti tra il 1837 e il 1840
Fotografie: Federico Crimi
Confine Ticino | 15
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 accordo fiscale italia-svizzera
Il frontaliere? Un “danno collaterale” accettabile
©FDA
A fine dicembre è stata approvata la “parafatura” ufficiale dell’accordo tra Svizzera e Italia sulla tassazione dei frontalieri. In attesa della firma del documento politico dell’accordo, ecco alcuni elementi del protocollo, che dovrebbero entrare in vigore dal 2018. Ferdinando D’Agostino*
Le questioni che riguardano i frontalieri sono sempre sotto “la lente di ingrandimento”, soprattutto in questi ultimi mesi in cui si è letto, scritto e discusso della “voluntary disclosure” e soprattutto del Protocollo d’intesa firmato a Milano nel febbraio 2015 dai rappresentanti del Governo italiano e da quelli del Consiglio federale svizzero. Questo importante avvenimento modifica la Convenzione del lontano 1974 tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni. L’accordo sarà effettivo da settembre 2018 e comporterà lo scambio di informazioni bancarie tra l’Italia e la Confederazione elveticha nel rispetto delle normative OCSE. L’articolo 15 del Modello di Convenzione OCSE stabilisce infatti che “le retribuzioni percepite da un lavoratore dipendente residente in uno Stato per il lavoro svolto in un altro Stato siano sottoposte a tassazione sul reddito in quest’ultimo, a condizione che il datore di lavoro sia residente in questo Stato e che l’interessato sia presente per più di 183 giorni durante l’anno fiscale in questione”.
scambio di dati e di informazioni Lo Stato di residenza mantiene il diritto di tassare il medesimo reddito (tassazione concorrente), ma per evitare la doppia imposizione deve consentire al contribuente di detrarre, come credito d’imposta, l’imposta pagata nell’altro Stato. Insieme al Protocollo è stata anche sottoscritta una “road map”, un documento politico, che fissa il percorso per la prosecuzione dei negoziati su altre questioni tra cui la tassazione dei lavoratori frontalieri. La Svizzera si è impegnata ad adottare lo scambio automatico di informazioni a partire dal 2018 (con riferimento all’annualità 2017), cioè a “rendere trasparente” i rapporti finanziari che un cittadino-lavoratore residente in Italia intrattiene con la Svizzera. Quindi verranno inviati elettronicamente i dati dei conti correnti, delle custodie bancarie e non, i dati sui contratti di assicurazione con contenuto finanziario. Ma anche, ed è quello che interessa il frontaliere, le informazioni relative ai dati dei salari, delle ritenute operate dalla
Svizzera, nonché i dati anagrafici e familiari trasmessi ai/dai datori di lavoro svizzeri. Tutte queste informazioni verranno elaborate dall’Agenzia delle Entrate che potrà incrociarle “con i dati degli stessi soggetti, presenti nell’anagrafe tributaria in modo da determinare analiticamente il carico fiscale complessivo di ogni singolo lavoratore e predisporre la dichiarazione dei redditi precompilata”.
dichiarazione delle tasse in italia Da queste righe si intuisce che i grandi cambiamenti saranno due. Il primo è che tutti i frontalieri, a differenza del passato, dovranno compilare il modello 730, quindi “fare o verificare” la dichiarazione delle tasse attraverso un CAF (centro di assistenza fiscale di un sindacato) o un commercialista. Il secondo grande cambiamento è che, a lungo termine, sparirà la fascia dei “20 chilometri” che prima delineava la tipologia del frontaliere. Per quello che riguarda la suddivisione delle entrate, in questa nuova dimensione, la quota spettante allo Stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70% del totale dell’imposta normalmente prelevata alla fonte, mentre al Paese di residenza dei lavoratori riceverà il restante 30%. Il carico fiscale totale dei frontalieri italiani dovrebbe rimanere inizialmente invariato ma successivamente, con molta gradualità, sarà portato al livello di quello degli altri contribuenti.
fine del ristorno diret to Non vi sarà più alcuna compensazione finanziaria tra i due Stati. Infatti il ristorno ai Comuni frontalieri italiani sarà a carico dello Stato italiano, con “grandissima gioia” (si fa per dire…) dei sindaci di frontiera che prima erano sicuri di riceverli, perché arrivavano direttamente dalla Svizzera, mentre ora gli saranno riversati dallo Stato italiano. Secondo quanto comunicato dai Governi, come scrivevamo, il carico fiscale dei frontalieri non dovrebbe essere inferiore a quello attuale e, inizialmente, nemmeno superiore. Ma come molti esperti hanno già sottolineato, le 4 fasi di cui si compone la predetta “road map” porteranno nell’arco dei prossimi dieci, quindici anni a equiparare i redditi percepiti in Svizzera a quelli guadagnati in Italia. Tutto questo a fronte dell’art. 53 della Costituzione italiana che stabilisce un’imposizione proporzionale alla capacità
contributiva dei singoli cittadini e dell’art. 23 che non permette un regime fiscale privilegiato.
franchigia fiscale e deduzione delle spese Avremo meno frontalieri in Ticino perché il mercato del lavoro sarà meno “attrattivo”? Se lo chiedono in molti. Penso di no. In primo luogo un “lavoratore disoccupato” o con un basso reddito è attratto dal fatto che ci sia un luogo dove esista un’offerta, soprattutto quando dove abita è nulla. Una paga ritenuta “misera” in Svizzera può valere oro in Italia, con tutto quello che ne consegue. Non dobbiamo poi dimenticare che verrà comunque mantenuta la «franchigia fiscale», che dal 2015 è stata innalzata a 7’500 euro in aggiunta agli 8’000 euro di «no-tax area» esistente in Italia. Inoltre, a differenza del passato, come tutti gli altri cittadini italiani, il frontaliere potrà scaricare le spese quali interessi del mutuo, spese mediche, dentista...
carburante dell’economia È difficile prevedere il futuro e come evolverà, ma come già sottolineato, gli interessi e le vicende dei “frontalieri” sono sempre questioni “a margine” di qualcos’altro. Nell’ottobre 2015 è stato redatto un interessante rapporto del Ministero dell’Economia e della Finanza intitolato “Lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Carburante di qualità nel motore dell’economia elvetica, in particolare ticinese”. Si sono però dimenticati che i frontalieri spendono i loro guadagni in Italia. Il titolo doveva essere invece: “Lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Carburante di qualità nel motore dell’economia italiana, in particolare lombarda e piemontese”… Questa la dice lunga sulla considerazione che i governanti italiani hanno dei lavoratori frontalieri. Nessuno ha mai valutato il “fondamentale” apporto degli stessi per la rinascita, lo sviluppo e il mantenimento del tessuto sociale, economico e finanziario delle regioni italiane dove abitano. Il frontaliere è diventato oramai, come molti esperti del settore hanno ampiamente sottolineato un “danno collaterale” accettabile sull’altare di interessi politici e soprattutto economici più ampi, una perdita sostenibile.
*Ferdinando D’Agostino è responsabile Ufficio Patronato Ital Uil di Mendrisio frontalieri@bluewin.ch.
L’Unione sindacale svizzera – Ticino e Moesa (USS-Ti) mette a concorso un posto di
segretario/a sindacale – amministrativo 80/100% per il suo segretariato e quello delle colonie dei sindacati. I compiti sono i seguenti: • • • • • • • •
gestione amministrativa e sindacale del segretariato coordinamento riunioni a livello regionale contatti con le federazioni sindacali sostegno e promovimento attività commissioni partecipazione alle riunioni a livello nazionale promovimento attività formative coordinamento campagne sindacali gestione amministrativa e sindacale delle colonie e della casa polivalente
Si chiede: • condivisione dei valori del sindacato, interesse spiccato per il mondo del lavoro, buone conoscenze della realtà cantonale e svizzera tanto dal profilo economico, sociale, culturale quanto dal profilo istituzionale, attenzione e sensibilità per le questioni migratorie e di genere, • titolo universitario (un’adeguata esperienza può supplire alla mancanza di un titolo) • ottima conoscenza della lingua italiana (capacità redazionali), ottima conoscenza di una seconda lingua nazionale (francese o tedesco) e buone conoscenze della terza lingua nazionale (francese o tedesco) • capacità di lavoro in gruppo, di mediazione e di relazione • disponibilità a lavorare in orari irregolari e durante il fine settimana Si offre: • un lavoro interessante e variato • prestazioni sociali di qualità • una buona collaborazione Sede di lavoro: Bellinzona Entrata in servizio: il più presto possibile Le offerte sono da inoltrare a: USS Ticino e Moesa, Piazza Collegiata, 6500 Bellinzona , all’attenzione del presidente Graziano Pestoni, entro il 15 febbraio 2016
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Giovanni Valerio, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) correttrice Petra Demarchi (i) notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336,
3001 Berna Tel. 058 8,17 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 26 febbraio 2016. La chiusura di redazione è fissata a lunedì 8 febbraio.
16 | In chiusura perfezionamento: www.helias.ch
syndicom | N. 1 | 29 gennaio 2016 agenda
visual project
A tu per tu con i diritti umani Corsi Helias 2016 Corsi professionali: • armi di persuasione utilizzate dai comunicatori e dai pubblicitari 24 febbraio • indesign: corso base 7, 9, 14, 16 marzo • adobe bridge e l’interazione con photoshop, indesign e illustrator 11 aprile • tecniche di ripresa video con fotocamere digitali 18 e 20 aprile • grafica: met ti in azione la tua creatività. crea un logo o un carat tere! 25, 27, 30 aprile • web – i segreti del responsive design 14, 21, 28 maggio • photoshop: ritocco e correzione il colore dal monitor al foglio stampato 23 e 25 maggio Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona Termini d’iscrizione su www.helias.ch pensionati: assemblea annuale ordinaria
Negli ultimi anni, l’aperitivo è diventato un vero e proprio rito. Non soltanto un momento di convivialità prima della cena, ma un appuntamento fisso per incontrare vecchi amici e conoscere nuove persone, per chiacchierare e per divertirsi. A partire dalla modalità d’incontro dell’aperitivo, nasce Amnesty Apéro, una serie di incontri con chi ha qualcosa da dire sui diritti umani. In programma un incontro al mese, allo Spazio1929 di Lugano (Via Ciseri 3), ogni martedì alle 19, seguito da un aperitivo per continuare a discutere insieme. Amnesty Apéro è un appuntamento fisso per conoscere persone che hanno scelto di difendere i diritti umani e approfondire un tema d’attualità, in un ambiente rilassato e informale. In questo modo, è possibile avvicinarsi ad Amnesty International, per capire meglio il lavoro dell’organizzazione e come ognuno possa, tramite semplici e piccoli gesti, dare il proprio contributo alla difesa dei diritti umani nel mondo. Ecco i prossimi appuntamenti:
martedì 23 febbraio 2016 i nostri dirit ti a strasburgo Philip Stolkin, l’avvocato che a Strasburgo ha difeso, con successo, i diritti di una vittima svizzera dell’amianto, racconta i fatti a
Claudio Carrer, direttore del giornale area.
martedì 8 marzo 2016 e se il diret tore fosse in bikini? Con Francesca Mandelli, giornalista, e Stefano Vassere, linguista. Modera Stella Jegher, esperta del tema gender di Amnesty International.
martedì 19 aprile 2016 la mia siria Carla Del Ponte racconta la sua guerra in Siria. Con Aldo Sofia.
martedì 17 maggio 2016 aziende e dirit ti Un’azienda ha interesse a rispettare i diritti dell’Uomo? Dick Marty ci spiega perché.
martedì 7 giugno 2016 - svizzera: terra d’asilo? Denise Graf, giurista, racconta 30 anni di lavoro nel campo dell’asilo, tra revisioni della legge, nuove procedure ed emergenze umanitarie.
martedì 20 set tembre 2016 il grande fratello Sorveglianza di massa: più o meno sicurezza per i cittadini?
Info: www.amnesty.ch/it e www.spazio1929.ch
il sudoku di syndicom
mercoledì 9 marzo 2016 alle ore 15.00 presso il centro diurno monteceneri a rivera Ordine del giorno • Saluto del presidente • Approvazione verbale del 24.3.2015 • Rapporto attività 2015 e programma 2016 • Presentazione dei conti 2015 • Modifiche Regolamento Gruppo d’interesse Pensionati syndicom • Nomine • Eventuali Seguirà l’incontro con Chiara Orelli Vassere Direttrice dell’Associazione Soccorso Operaio Svizzero Ticino (SOS Ticino) e rinfresco. Iscrizione facoltativa ma gradita entro il 1° marzo 2016 telefonando allo 058 817 19 61 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail ticino@syndicom.ch. L’assemblea è aperta anche ai famigliari.
congratulazioni I fortunati vincitori del concorso REKA 2015 sono il signor Kurt Pfyffer di Obernau e la signora Alma Sejdic di Baar! Si sono impegnati con successo per syndicom e hanno reclutato nuovi iscritti. Li ringraziamo di cuore per il loro impegno e la loro partecipazione e saremo lieti di inviare a ognuno 500 franchi in buoni viaggio REKA. Anche tu hai l’opportunità di vincere questo premio nel 2016. Fra tutti i nostri soci che entro il 31 dicembre 2016 riusciranno a reclutare due o più nuovi affiliati, estrarremo di nuovo due buoni REKA dal valore di 500 franchi ciascuno. Maggiori informazioni sul nostro sito web www.syndicom.ch.
giornata del design e della comunicazione visiva “communico” 16 aprile 2016 14.00-18.30 aperitivo/buffet 18.30-21.00 aula magna supsi, trevano Relatori internazionali di prim’ordine presentano il loro lavoro stuzzicando gli ospiti. Iscrizioni su: www.communico.info colonie
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Cercate una struttura per organizzare un corso aziendale, una colonia estiva, un campo di vacanza, una scuola montana, una settimana bianca oppure un seminario? Allora Workshop Formazione la casa polivalente dei Sindacati USS e laboratori continua e corsi di Ticino a Rodi, in alta Leventina, fa per aggiornamento voi. Dopo un enorme lavoro di ristruttu- per una crescita per essere sempre razione e ampliamento, laaggiornati casa polivalen- professionale costante te USS è adatta a diverse attività durante Syndicom offre agli iscritti possiVisual Project-Syndicom organizza giornate dedicate bilità di formazione attraverso il tutto l’anno, grazie al sistema di riscaldaprogramma www.helias.ch e l’ente alla comunicazione virtuale. di formazione ECAP Ticino. organizzati anche dei corsi mento. All’esterno, nell’enorme parco, Sono Prossimo appuntamento per aiutare i freelance a gestire Game Development la parte burocratica del lavoro. con Alan Marghitola trovano spazio campi da basket, da calcio e Antonio Daniele Mu Prossimo corso approccio nel i e da pallavolo e una zona Un diprimo giochi per Mettersi in proprio: mondo del game design informazioni giuridiche e 7 novembre 2015 consigli pratici per comupiù piccoli. Inoltre, sul retro è presente 09.00-16.30 nicatori visivi e grafici SUPSI Trevano una griglia a disposizioneMax. dei20 partecipanti gruppi. La indipendenti Sabato 21 novembre 2015 casa è facilmente raggiungibileGRATUITO* dall’auto- 09.00-12.15 Centro Professionale (CPT) Un corso che non vuole perdersi strada e dalla strada cantonale e si trova Trevano Max. 18 partecipanti unicamente in nozioni teoriche, ma che permetterà anche ai proGRATUITO* fani didei mettereservizi le “mani in pasta” in prossimità della fermata nella creazione di un progetto reale e completo nelle sue mapubblici. Dispone di un proprio parchegcro-funzionalità. gio privato e di un furgone da 9 posti noleggiabile separatamente. Informazioni: Colonie deiInformazioni Sindacati, e iscrizioni: Nicola Morellato via Genzana 2 CH–6900 Massagno Piazza Collegiata - Salitasyndicom, San Michele 2, Tel. 058 817 19 64 nicola.morellato@syndicom.ch 6500 Bellinzona *Iscrizione gratuita per i soci syndicom Tel. 091 826 35 77 Fax 091 826 31 92 Email coloniesind@bluewin.ch condoglianze
In palio una borraccia offerta dal nostro partner assicurativo CPT. La soluzione (la cifra composta dai tre numeri derivanti dalle caselle segnate di blu indicate nell’ordine da sinistra a destra) sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 15 febbraio 2016, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del cruciverba pubblicato su syndicom - il giornale N. 12 è Giancarlo Pelloni di Camorino.
rassegna porte aperte sul cinema del mondo
Con il sostegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri, la sezione del Festival di Locarno chiamata Open Doors ha l’obiettivo di aiutare e mettere in luce i registi e i produttori di paesi del Sud e dell’Est del mondo il cui cinema indipendente è fragile. Il laboratorio di coproduzione ha lo scopo di mettere in contatto i professionisti della regione prescelta con potenziali partner, soprattutto europei, al fine di favorire il sostegno necessario alla realiz-
zazione dei progetti selezionati. Come da qualche anno, in collaborazione con la Città di Bellinzona, Open Doors propone una rassegna cinematografica accompagnata da aperitivo e dibattito che permette al pubblico di scoprire opere altrimenti difficilmente accessibili. Porte aperte sul cinema dal mondo propone giovedì 18 febbraio, cinema Forum, Bellinzona • 18.30 Conferenza: mondo globale e diritti delle popolazioni indigene con l’antropologo Ilario Rossi, docente all’Università di Losanna • 19.45 Aperitivo • 20.30 Proiezione del film “El Verano de los Peces Voladores”. Di Marcela Said, che tratta del popolo Mapuche che rivendica l’accesso ai terreni in Cile. (Cile/Francia. 2013, 87’, v.o. spagnolo s.t. francese)
Antonio Navatta, Osogna, deceduto in data 30.11.2015 all’età di 62 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1980.
indirizzi segretariato centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch segretariato regionale massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A , cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma-gio 09.00 11.30 e 14.00 – 17.00 | me 14.00 – 17.00 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati http://www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/ gruppo-regionale E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, castori.gabriele50@gmail.com