N. 11 20 novembre 2015
www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione
il giornale
AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna
Dalla finanza alla salute le mire espansionistiche del colosso Swisscom › Pagg. 2-3
Mass media
L’importanza e la necessità del giornalismo investigativo discusse a Ginevra › Pag. 6
editoriale
Il mio inchino a voi Care lettrici, cari lettori, ho il privilegio di poter usare questo importante spazio per tirar la mia riverenza. Questa è infatti l’ultima edizione di syndicom il giornale che ho curato. In futuro al timone ci sarà il collega Giovanni Valerio che da anni è attivo a syndicom nel comitato dei giornalisti. Lascio, con una certa emozione nel cuore, questa bellissima avventura e ringrazio tutti voi che in questi anni avete scritto alla redazione per segnalare errori o per far i complimenti. Ringrazio anche le tante persone che hanno fornito spunti o addirittura contenuti, dalla cassa disoccupazione di syndicom al gruppo pensionati e poi i tanti collaboratori e collaboratrici delle diverse rubriche che sicuramente troveranno spazio anche sulle prossime edizioni. Certo ci sono stati negli anni anche momenti meno gioiosi e facili di quelli che ora mantengo nei miei ricordi, ma questo è il bello dei bilanci finali, si può con leggerezza abbandonare al passato le sgradevolezze di eventi e di alcune persone. Se per il saluto a voi mi posso concedere di inforcare gli occhiali che mi permettono di vedere la “vie en rose”, nel consegnare al mio successore il testimone, non potrò lasciargli in dote questa possibilità. Non lo avrei potuto fare una settimana fa sapendo quanto è diventato complesso oggi il mondo del lavoro che io osservo e analizzo da ormai 17 anni. Neanche se penso a come sempre più la società è improntata all’individualismo e all’interesse personale. Anche la leggerezza con la quale oggi vengono comunicati i pensieri sui social network mi lasciano perplessa sul mondo che verrà. Ammetto che spesso mi spaventa constatare quanto poco una gran parte di coloro che twittano o altro siano relamente informati sui temi sui quali si esprimono e con quanta leggerezza e a volte odio si esprimano, per non parlare poi dei turpiloqui linguistici e della volgarità. È in questo contesto complesso che il sindacato cerca di essere lanterna nel buio, il che significa scrivere quelle verità sco-
industria grafica
Verso il contratto: ora spetta alla base confermare il sì
economia e lavoro
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La decrescita felice come via d’uscita dalla crisi
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pause di protesta in tut ta la svizzera mode che non ti fanno avere voti o amici o follower, ma che sono necessarie perché questo è il compito di chi fa giornalismo con professionalità e convinzione. Perché questo è il compito che l’organizzazione dei lavoratori ha, di essere voce forte contro gli abusi, in primis nei confronti dei lavoratori e in seconda battuta degli ultimi della nostra società, qualsiasi essi o esse siano. Se questo discorso era valido una settimana fa, lo è ancora di più oggi dopo il terribile venerdì di sangue che la Francia ha vissuto e ci ha tenuti incollati alla tv per diverse ore con lo stesso sgomento con il quale avevamo visto due aerei attraversare in pieno giorno le torri gemelle a New York. Da giorni, la parola più ricorrente nei mass media e nei social network è la parola guerra. In futuro, il compito di fare informazione, anche se di carattere sindacale, dovrà ancor più tentare di districare la difficile matassa che la paura crea tra le emozioni e la razionalità. Sarà dunque ancora più arduo continuare a dire di guardare gli altri senza discrimine, di avere un atteggiamento di apertura all’umano, di non avere paura e lottare per i propri diritti e i propri valori che non devono però essere quelli dettati da certi parolai di partiti populisti, ma quei valori che sono stati la culla della nostra democrazia, valori illuministi, di libertà. E non mi spavento a dirlo, anche di una certa libertà economica purché con la misura del rispetto della dignità umana. La paura, compresa quella di perder il posto di lavoro, non può essere la colonna sonora della nostra vita, non può farci piegare su noi stessi ad accettare ogni sorpruso, che questo arrivi da invasati estremisti o da arcigni e avari padroni. Diverse cose di quelle che vengono scritte su queste pagine non piacciono ad alcuni. Ripenso a quando ci siamo posizionati contro le armi e due iscritti hanno dato le dimissioni. Scusate se aspiriamo a un mondo migliore, mi verrebbe da dire. Scusate ma non possiamo fare altro che dire: liberté, egalité, fraternité.
Barbara Bassi
Sempre meno giallo
Fino a qualche anno fa, i camion color “giallo Posta” erano il vanto e il marchio dell’azienda. Ora rappresentano soltanto un peso economico insopportabile. Di fronte all’esternalizzazione del servizio di trasporto postale, gli autisti e il sindacato alzano la loro voce.
©S. OEHLER
dossier
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2 | Dossier Swisscom
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015
nuove tecnologie
Sempre più lunghi i tentacoli di Swisscom Il colosso svizzero delle telecomunicazioni si addentra in sempre più nuovi campi di attività. Cosa comporta questo per i dipendenti? Le piovre appartengono alla salute famiglia degli Ottopodi. HanAll’inizio del 2015 Swisscom ha fondato l’affiliata Swisscom Health AG la quale no otto tentacoli muniti di nel marzo del 2015 ha a sua volta acquisito la specialista ventose e si contraddistindel collegamento in rete H-Net. La Swisscom Health AG offre guono per il loro sisteuna vasta gamma di soluzioni per pazienti, fornitori di servizi e ma nervoso altamente assicuratori. Tra questi figurano il software per gli ambulatori sviluppato e un eccellencuraPrax, basato sulle nuvole informatiche, il management del te sistema visivo. Essencredito curabill, la piattaforma di collegamento curaX, do prive di uno scheletro il dossier salute online Evita oppure componenti IHE interno, sono estremamente per la cartella del paziente. flessibili. Inoltre il loro cervello ha un grande potenziale di apprendimento. La piovra viene spesso presa a con l’efficienza e la capacità di metafora di Google. Nessuno in apprendimento di una piovra. Internet può sottrarsi ai gigante«Swisscom deve la sua attuale posischi tentacoli della Silicon Valley. zione dominante sul mercato non Si dice che già oggi Google, la pioalla sua precedente posizione di vra della gestione dati, sappia di monopolio bensì alle sue intellinoi molto più di quanto sappiagenti decisioni strategiche adotmo noi stessi. E dato che da tempo tate sia nel passato che nel preGoogle non è più solo un intellisente», afferma Giorgio Pardini, gente motore di ricerca, ma decliresponsabile Telecom/IT presso na l’intero ABC dell’economia, è syndicom. «Possiamo essere fieri nel frattempo diventata una holche un’azienda di servizio pubbliding denominata Alphabet, con co come Swisscom possa contriaziende come Google Fibre (servibuire a strutturare con successo il zi Internet e via cavo), Life Science futuro digitale». (focalizzata sulla salute) oppure la Fino a non molto tempo fa il grupfabbrica di idee Google X (responpo guadagnava ancora denaro con sabile ad esempio dello sviluppo di telegrafo e telefax sotto la denomiauto senza conducente). nazione PTT. Oggi Swisscom sperimenta sulle strade auto senza conducente, è attiva nel La piovra svizzera mercato della salute, della gestione dei dati finanze vuole rendere intelUn’azienda simile a Google esiste Swisscom da anni collabora con Finnova all’intrecciato futuro del mercato ligenti le reti eletanche in Svizzera e non va ricercata bancario svizzero e gestisce il Finnova triche oppure coltra le aziende emergenti di nuova Banking Software per oltre 70 banche affiliate. labora con Coop creazione. Si tratta di una società le Nell’aprile del 2015 le due aziende hanno formaal lancio di una cui origini risalgono al 1852: la qualizzato questa stretta collaborazione. piattaforma comsi già venerabile Swisscom. Infatti Swisscom ha acquisito il 9% di merciale online. Il Come Google anche Swisscom ha capitale di Finnova. gruppo si sta trasfordiversificato la sua attività, i suoi mando, proprio come tentacoli penetrano in campi semGoogle, a una velocità sorpre più nuovi districandosi nel prendente. “labirinto” della digitalizzazione
At tenzione al monopolio dei dati
Cosa significa la rivoluzione digitale?
All’ultimo congresso dell’unione sindacale del Canton Berna, a cui ha aderito anche syndicom, è intervenuto tra i relatori anche il rinomato docente di sociologia del Politecnico Dirk Helbing. La sua specializzazione: la rivoluzione digitale. Il futuro descritto da Helbing al congresso non è del tutto roseo. Secondo uno scenario realistico, sempre meno gruppi accumulano sempre più dati e tra questi rientra anche Swisscom. Cercano così di ottenere un controllo sempre maggiore sui processi economici e sociali e sempre più potere sulle persone. A causa della scarsa partecipazione, questo scenario provoca conflitti sociali e disoccupazione di massa. Afferma Helbing: «Secondo le previsioni comuni, nei prossimi 20 anni si perderà la metà dei posti di lavoro attuali, non
solo nell’industria, ma anche nel settore dei servizi». E questo lo ritiene estremamente plausibile poiché: «In futuro ci saranno sempre più attività, anche altamente qualificate, che possono essere gestite molto meglio a livello digitale che attraverso il lavoro umano. Le capacità di elaborazione, le quantità di dati e le capacità delle tecnologie digitali stanno crescendo in modo esponenziale e con una rapidità quasi inimmaginabile. Sarà determinante capire se riusciremo a compensare i posti di lavoro che stanno scomparendo nel secondo e terzo settore con nuo-
vi posti di lavoro del quarto settore digitale». Per Helbing è chiaro che non possiamo affidare la rivoluzione digitale solo agli esperti di tecnologia. In una società sempre più complessa e caratterizzata da una crescente disoccupazione serve una partecipazione più forte da parte di tutti gli attori, anche dei sindacati. Helbing: «Dovremmo parlare di “open data” e di “open innovation”, di nuove possibilità di formazione e formazione continua e di come l’economia digitale possa tornare utile a tutti noi». (PP)
Patrick Probst
Energia All’inizio Swisscom era soltanto un fornitore di energia elettrica per i privati e i piccoli consumatori. Con l’affiliata Swisscom Energy Solutions il gigante telecom ha esteso l’offerta ai grandi utenti dell’artigianato e dell’industria, sotto la sigla «tiko», un nome di fantasia nato da Time e Kooperation. Time sta per lo sfruttamento di fluttuazioni temporali nella domanda di energia elettrica. Con Kooperation s’intende la collaborazione tra Swisscom Energy Solutions e Repower, così come con i fornitori di energia e consumatori locali.
Mobilità In cooperazione con il DATEC e la tedesca Autonomos Labs, Swisscom per la prima volta ha fatto circolare una macchina auto-guidata sulle strade svizzere per fare esperienza riguardo alle richieste verso le future reti di comunicazione. Inoltre Swisscom ha fondato, insieme a Sixt, la società per azioni Managed Mobility. Questa impresa vuole fornire servizi di mobilità di ogni tipo. Swisscom Managed Mobility invece appartiene all’affiliata Swisscom BFM Business Fleet Management. Questa gestisce una flotta di 3300 veicoli in Svizzera.
Un grande colpo Swisscom lo ha messo a segno all’inizio dell’autunno con una strategica alleanza pubblicitaria ancora senza nome che vede come illustri partner la SSR e Ringier. Swisscom intende estendere il suo campo di attività e portare in quest’al-
leanza la propria competenza tecnologica nonché milioni di dati di utenti, tra l’altro quelli di Swisscom-TV. Insieme, i tre partner vogliono sfidare le grandi piattaforme di questo mondo nel mercato pubblicitario individualizzato.
Pianificazione strategica dell’organico presso Swisscom Dalla sua fondazione nel 1998 Swisscom si trova in un continuo processo di rinnovamento. Così l’azienda per molti anni da una parte ha licenziato lavoratori a causa di ristrutturazioni, ma assumendone di nuovi al contempo. syndicom ha sempre fatto pressione affinché Swisscom facesse una pianificazione a lungo termine, cercando di riqualificare in tempo i propri dipendenti. Alcuni anni fa Swisscom finalmente ha capito che all’azienda costa meno aggiornare i dipendenti di lunga data anziché mandarli a casa con un piano sociale e avviare i nuovi arrivati. Ad oggi i/le dipendenti Swisscom hanno la possibilità di stare al passo coi tempi. Chi per esempio attualmente lavora per la telefonia analogica in estinzione, in futuro sarà occupato nell’ambito dell’energia, delle finanze o della salute di Swisscom. (SF)
Swisscom Dossier| 3
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015 commento
© Z VG
Nuove tecnologie: un caro prezzo pagato soprattutto a livello umano
commercio Dall’ottobre 2015 Swisscom collabora anche con il commerciante al dettaglio Coop: le due aziende stanno lanciando un portale online che dovrà soddisfare (quasi) tutte le richieste dei clienti. I due giganti vogliono fare concorrenza al gigante dei grandi magazzini Amazon. Almeno in Svizzera.
Sicurezza Nell’aprile del 2015 Swisscom ha lanciato SmartLife, un nuovo sistema flessibile di comando e di sicurezza per la casa, in collaborazione con Securitas. SmartLife fa scattare l’allarme in caso di furto e incendio, rende possibile il radiocomando di apparecchi elettronici e sistemi di monitoraggio del clima come anche la connessione di sensori per la protezione contro i rischi.
Eventi Nel 2012 Swisscom ha acquisito la Datasport, azienda specializzata nella misurazione del tempo negli eventi sportivi. Datasport si occupa annualmente di oltre 300 eventi ed è responsabile del management dei dati, dell’amministrazione riguardo ai partecipanti, dell’incasso, della rilevazione del tempo, del servizio risultati, dei sistemi speaker e informativi come anche della diffusione delle informazioni. Già un anno prima Swisscom Broadcast aveva comprato la Solutionpark AG, azienda svizzera leader nell’ambito dello streaming video e tv, integrandola poi nella nuova Swisscom Event & Media Solutions AG.
Ci dicono che è in atto la rivoluzione digitale. Macchine senza conducenti, Big data, smartphone, smart cities, disruption, cloud computing, uberizzazione, effetti 3D, cyber attacchi, oggetti connessi ecc. Un vocabolario tutto nuovo e spesso anglofono testimonia uno sconvolgimento dei tempi moderni. Il capitalismo persegue il suo mutamento 4.0 e reinventa la ruota dell’innovazione per mantenere i suoi tassi di profitto. Un nuovo immaginario tecnico vuole renderci ineluttabile questo futuro interconnesso dove il nuovo Eldorado è il giacimento infinito dei Big Data. Ovvero di noi stessi. I nostri dati spesso molto personali, i nostri gusti, le nostre voglie, i nostri sogni. A colpi di algoritmi e di auto-schedature, le aziende (e gli Stati) vogliono sapere tutto di noi per vendere meglio questi dati ad altri marchi. La logica delle nuove tecnologie non è di offrirci più libertà, ma soprattutto di migliorare la performance e l’efficacia dello sfruttamento delle informazioni sulle nostre vite. «Stiamo solo cominciando a grattare in superficie» ha dichiarato Sundar Pichai, il nuovo direttore di Google (Le Temps, 24.10.15) considerando soltanto un inizio il fatto che un miliardo di persone ricorra a sei dei suoi prodotti. Al di là dell’impatto di questi stravolgimenti delle nostre vite private, si pone anche la domanda del potenziale di creazione o di distruzione dei posti di lavoro legati a questa digitalizzazione del mondo. Per gli ottimisti, grazie ad una distruzione creatrice, alla fine tutto il progresso tecnologico si trasformerà in un saldo positivo a livello di impieghi. La transizione sarà dolorosa ma benefica. Secondo altri, come per gli economisti del MIT Erik Brynjolfsonn e Andrew McAffee nella “Corsa contro le macchine” apparso nel 2011, l’automatizzazione minaccia un gran numero di posti di lavoro, e non i meno qualificati. Diverse ricerche dimostrano che i mestieri nel digitale non sono al box-office dei settori maggiormente creatori di impieghi per i prossimi anni. I posti che saranno più colpiti in termini di distruzione e disoccupazione di massa sono quelli di qualifica media. Impossibile prevedere quello che sarà il mondo tra 10 anni. Il ruolo del sindacato, in questa trasformazione, è difendere al meglio i nostri iscritti. Le aziende dove siamo attivi, come Swisscom – come lo dimostra il nostro dossier – ma anche La Posta, Ringier o Tamedia, si trasformano sempre di più in giganti dell’internet su scala svizzera. Talvolta queste aziende collaborano insieme, altre volte si scontrano. Questa convergenza tecnologica syndicom l’ha anticipata attraverso la convergenza sindacale legata alla sua fusione. Il fatto che syndicom conosca da molto tempo questi attori e che sia ben inserita in questo ambiente rappresenta una chance quando si tratterà di negoziare questa svolta digitale. Attraverso la formazione di base e continua e il perfezionamento permanente, i nostri membri possono sperare di trovare un impiego nei nuovi mestieri e non essere semplicemente scaricati quando il loro mestiere morirà. Il partenariato sociale e i negoziati attorno ai CCL sono l’occasione per syndicom di ricordare alle imprese che esse hanno accumulato dei miliardi grazie ai guadagni di produttività e all’impegno dei loro dipendenti negli ultimi quindici anni e che dunque ora va fatto uno sforzo finanziario importante per affiancare questi cambiamenti senza scaricare nessuno ai bordi della strada. Sta a noi trovare delle soluzioni intelligenti, in particolare per gli over 55, affinché non predomini la pura logica contabile e finanziaria. Questo richiede un sindacato battagliero la cui forza risiede in una larga base mobilitata. Dunque il futuro è anche nelle nostre mani e non si gioca soltanto in delle oscure start-up della Silicon Valley.
Commercializzazione Nel 2013 Swisscom è diventata azionista di maggioranza di Cinetrade, un gruppo di cinema e tv a pagamento, che possiede migliaia di diritti di diffusione e di distribuzione di film per il cinema e di eventi sportivi. A inizio luglio 2015 i due marchi local.ch e search.ch si sono uniti sotto Swisscom Directories AG, al fine di far commercializzare da un’unica società sia le prestazioni alla sua attività principubblicitarie di local.ch che di search.ch. In agosto pale di telefonia, InterRingier, SRG e Swisscom hanno annunciato di voler raggruppare la loro commercializzazione net e Internet-TV. Per pubblicitaria in una nuova unica contro, il colosso Google società. continua a dipendere finan-
ziariamente in tutto e per tutto dal suo motore di ricerca.
Primato europeo Gli esperti sono concordi: nessun altro fornitore di servizi di telecomunicazione europeo come Swisscom ha esteso così tanto la sua offerta allontanandosi notevolmente dalla sua attività principale. Tuttavia l’azienda pare restare fedele al mandato del Consiglio federale che recita: «Sviluppo e commercializzazione di infrastrutture di rete e relativi servizi sui mercati convergenti delle telecomunicazioni, delle tecnologie dell’informazione, della radiodiffusione, dei media e dell’intrattenimento». Il 10 per cento del fatturato di Swisscom proviene già da attività estranee
Critica al monopolio di Swisscom Una piovra che si addentra in sempre nuovi campi d’attività provoca talvolta la rabbia dei concorrenti e sanzioni da parte della Commissione della concorrenza (COMCO). La COMCO non ha mai sanzionato un’altra azienda tanto spesso e tanto pesantemente come Swisscom. I due esempi più recenti: a luglio la Commissione della concorrenza ha inflitto a Swisscom una sanzione di 143 milioni di franchi per aver abusato della sua posizione dominante sul mercato attraverso le controllate Teleclub e Cinetrade per la diffusione di incontri
Yves Sancey
nazionali di calcio e di hockey su ghiaccio. In ottobre il tribunale amministrativo federale ha ridotto solo di poco la sanzione della COMCO a 186 milioni di franchi. Con la sua tassa Swisscom avrebbe discriminato, secondo quanto si legge nella motivazione della sentenza, concorrenti come Sunrise abusando della sua posizione dominante sul mercato nei servizi ADSL a banda larga applicando prezzi eccessivi. Effettivamente la posizione dominante di Swisscom e i suoi ricavi supplementari derivanti dai nuovi campi d’attività minacciano di mettere al muro la concorrenza, soprattutto nel mercato delle telecomunicazioni. Salt, ex Orange, ha annunciato già due anni e mezzo fa un importante taglio di posti di lavoro come di fatto è avvenuto. A febbraio 2015 Upc Cablecom ha annunciato il taglio di 250 posti e a settembre Sunrise ne ha annunciati 165.
Conseguenze della digitalizzazione sul mercato del lavoro Ma anche Swisscom annuncia per il prossimo anno un leggero taglio di posti. In futuro l’azienda si spingerà ancor più verso la digitalizzazione e ha annunciato delle ristrutturazioni che comporteranno una perdita di posti di lavoro. I tre nuovi ambiti aziendali «Vendita e servizi», «Prodotti e marketing» nonché il settore «Digital Business» devono lasciare più spazio alle innovazioni e adeguare l’azienda in modo più deciso alla digitalizzazione nella vita quotidiana. Finora da Swisscom ci sono sempre stati complessivamente più posti di lavoro. I nuovi campi d’attività offrono anche nuove opportunità per i lavoratori attivi in mercati di lavoro in declino, come ad esempio nella telefonia analogica. Pardini afferma: «Dal punto di vista di syndicom
è determinante che i dipendenti possano qualificarsi tempestivamente per i nuovi incarichi attraverso offerte di formazione e formazione continua, in nuovi campi d’attività oppure nonostante nuovi requisiti tecnologici». Il sindacalista elogia in particolare la pianificazione strategica del personale di Swisscom che vede il coinvolgimento di syndicom. Questa pianificazione garantisce che il mutamento nel mercato del lavoro possa essere anticipato al più presto dalle parti sociali evitando così un eventuale taglio dei posti di lavoro. Rispetto a Google, Swisscom è comunque un partner sociale estremamente affidabile, con un forte contratto collettivo di lavoro e un piano sociale nonché una forte cassa pensione. «Non da ultimo Swisscom versa ogni anno la metà dei suoi dividendi nella cassa federale».
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15.09.2015 11:23:47
Dalle professioni | 5
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015 imballaggio
cablex
Graduale miglioramento delle condizioni di lavoro
© JENS FRIEDRICH
La lunga attesa è valsa la pena: negli ultimi due anni gli iscritti di syndicom che lavorano per cablex hanno discusso ripetutamente, in seno alle conferenze aziendali, delle loro insostenibili condizioni lavoro. Ora si intravedono finalmente dei miglioramenti. Franz Schori*
Rare giacche invernali ∙ Si spera che in futuro nessun dipendente Cablex dovrà più patire il freddo.
getti a un richiamo. Tutto questo perché in caso di infortunio, potranno essere perseguiti in giudizio sia i lavoratori in difetto sia i loro superiori e l’azienda. • Come concordato, i crediti per il lavoro straordinario sono stati corrisposti nella maggior parte delle regioni ai dipendenti che li hanno richiesti. Solo nella Svizzera romanda non si è ancora provveduto a informare il personale su questo diritto. • cablex mette puntualmente a disposizione dei dipendenti gli indumenti da lavoro necessari e in numero sufficiente. La situazione non è però ancora soddisfacente, poiché tutte le regioni hanno i propri (insufficienti) regolamenti. Per le giacche invernali si constata, in particolare nella Svizzera orientale, un’eccessiva taccagneria. Pochi giorni dopo la conferenza aziendale syndicom ha informato cablex sui miglioramenti che non sono ancora stati apportati
in misura sufficiente. Non occorrerà però ricorrere a una seconda tavola rotonda. Le questioni relative all’ulteriore miglioramento delle condizioni di lavoro dovranno essere regolate tra la rappresentanza del personale e la direzione di cablex. Dopo un lungo periodo di insoddisfazione in casa cablex torna nuovamente la pace. Una pace più che meritata per i lavoratori di cablex. Con la loro elevata etica professionale e competenza danno un importante contributo a una rete nazionale di comunicazione del futuro altamente efficiente. Essi garantiscono alla nostra economia competitività e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Delle buone condizioni di lavoro sono un fatto scontato. Le discussioni sulle giacche invernali sono scandalose e si spera che il prossimo anno siano già acqua passata.
I dirigenti sindacali della stampa e dell’imballaggio di tutt’Europa si sono riuniti a Varsavia gli scorsi 15 e 16 ottobre. Hanno discusso soprattutto della solidarietà internazionale con il sindacato affiliato polacco ZZP nella sua lotta per il rispetto dei diritti dei lavoratori di Smurfit Kappa (SK) Polonia. Qualche mese fa, il sindacato ZZP è stato ufficialmente riconosciuto dalla direzione polacca di Smurfit Kappa, che tuttavia ha risposto negativamente alla richiesta di ZZP di avviare dei negoziati fissando due condizioni preliminari inaccettabili. I rappresentanti sindacali dell’azienda non potranno farsi assistere da esperti sindacali esterni in occasione delle riunioni con la direzione. La direzione farà firmare ai membri della delegazione sindacale dell’azienda un accordo di confidenzialità. Per UNI Europa Graphical, di cui syndicom è membro, queste condizioni tra l’altro sono discriminatorie per i lavoratori polacchi di Smurfit Kappa se paragonati con i loro colleghi europei. Dimostrano chiaramente che la direzione polacca di SK cerca di impedire ogni attività sindacale nell’impresa e di intimidire il sindacato dell’azienda in Polonia con l’isolamento. Una lettera di protesta firmata dai membri
del comitato direttore allargato di UNI Europa Graphical è stata depositata presso la direzione di Smurfit Kappa in Polonia in occasione di un’azione sindacale che ha avuto luogo il 16 ottobre. Leader mondiale dell’imballaggio cartaceo con sede in Irlanda, la Smurfit Kappa impiega circa 42.000 persone in 350 sedi operative ripartite in 33 paesi in tutto il mondo ed ha realizzato una cifra d’affari di 8,1 miliardi di euro nel 2014. Il suo margine di profitto prima dell’ammortamento (margine Ebitda) è di 14,4% nel 2014. I tre membri del consiglio d’amministrazione si sono spartiti oltre 5 milioni di compensi. (YS con UNI)
«I rappresentanti sindacali dell’azienda non potranno farsi assistere da esperti sindacali esterni in occasione delle riunioni con la direzione».
* Franz Schori è segretario politico specializzato Telecom/IT
© Z VG
Nonostante gli interventi di syndicom e le dichiarazioni di intenti di cablex è passato diverso tempo prima che si potessero riscontrare degli effettivi miglioramenti. A metà luglio una delegazione di dipendenti di cablex ha discusso insieme a syndicom, in occasione di una tavola rotonda, tutti i problemi in essere. Alla conferenza aziendale di cablex del 30 ottobre è stato finalmente possibile riscontrare dei miglioramenti. Ma syndicom e cablex non possono ancora archiviare la questione. «ll nuovo CEO ha capito che serve una maggiore professionalità», ha spiegato un membro della delegazione della tavola rotonda alla conferenza aziendale di quest’estate. In concreto è possibile constatare i seguenti miglioramenti: • cablex ha avviato delle misure per garantire che venga rispettata la durata massima di lavoro settimanale di 50 ore. In caso di molteplici violazioni sia i superiori che i lavoratori saranno sog-
Discriminazione di Smurfit Kappa contro i lavoratori polacchi
Servizio syndicom per i freelance
Nuova assicurazione d’indennità giornaliera per i lavoratori autonomi Essere un freelance e andare in malattia praticamente è una cosa impossibile. Infatti le due cose insieme portano presto a un problema di sopravvivenza. Chi svolge un lavoro autonomo non ha un datore di lavoro che continua a versargli il salario nel caso di un impedimento al lavoro senza colpa. Per questo i freelance dovrebbero assicurarsi contro il rischio della perdita di guadagno. Le offerte assicurative comuni variano molto a seconda dell’età, professione, profilo del richiedente e spesso sono anche piuttosto care. Per Helsana, che con il sindacato aveva un contratto base per i freelance da oltre 10 anni, il
segmento aveva perso di attrattiva. Gli assicurati erano troppo pochi e il volume assicurativo troppo basso, per questo Helsana ha disdetto il contratto per la fine dell’anno. Alla ricerca di una nuova offerta, ci siamo imbattuti
nell’associazione “fairline”. Questa unione è una comunità d’interessi degli assicurati e conta su oltre 20 associazioni affiliate, da ora anche syndicom. Questo gruppo è gestito dalla “fairsicherungsberatung AG” ed è consocia-
to all’assicurazione per l’indennità giornaliera della “Branchen Versicherung Schweiz”. In origine si trattava di un’assicurazione cooperativa nata come organizzazione di autosostegno ai macellai, ma nel frattempo collabora con molti altri settori. Durante un confronto tra premi e condizioni assicurative, la soluzione proposta da fairline è stata la più convincente. Dal punto di vista sindacale i maggiori criteri valutati sono stati: stessi premi per donne e uomini indipendentemente dall’età, premi modesti a confronto, libera scelta di tutti i termini di attesa (14, 30, 60 o 90 giorni).
Per quei soci syndicom che finora erano assicurati nel contratto base di Helsana e che non hanno percepito nessuna indennità giornaliera dal 1° luglio 2013, il passaggio alla nuova offerta viene agevolato rinunciando all’esame sullo stato di salute. Chi invece fosse interessato o volesse stipulare una nuova assicurazione come freelance, può ordinare la documentazione al segretariato del settore scrivendo una mail al seguente indirizzo: medien@syndicom.ch.
Stephanie Vonarburg, segretaria centrale divisione Stampa e media elettronici
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syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015
4° CONGRESSO DEL GIORNALISMO
conferenza del set tore press e media elet tronici
Una schiarita all’orizzonte
relatori ∙ François Pilet (L’Hebdo), Myret Zaki (Bilan) e l’autore Angelo Mincuzzi.
Grande successo per la giornata dedicata al giornalismo investigativo Ginevra, 28 ottobre 2015 – Per la prima volta, syndicom è stato uno dei co-organizzatori a pieno titolo di questa quarta edizione del Congresso del giornalismo. La giornata dedicata al giornalismo investigativo ha registrato il pienone. syndicom e gli altri promotori, tra cui impressum, si dicono soddisfatti di questo grande successo. Contemporaneamente alla smaterializzazione dei media, si è posta anche la questione del modello di business. Yves Sancey Circa 150 persone si sono riunite in occasione del 4° Congresso del giornalismo dedicato al giornalismo investigativo ai tempi di WikiLeaks e SwissLeaks. Il sindaco di Ginevra, Esther Alder, ha ricordato le difficili condizioni di lavoro dei giornalisti: redazioni ridotte, minori risorse, maggiore concorrenza. Il sindaco ha inoltre sottolineato il fatto che «il giornalismo di qualità è il polmone della società. La diversità dei media è importante per la democrazia. Abbiamo bisogno della bussola del giornalismo». Il primo dibattito ha visto la partecipazione di Kristinn Hrafnsson, portavoce di WikiLeaks, in duplex da Londra, che ha ricordato il prezzo eccessivo pagato da chi lancia gli allarmi, Myret Zaki, caporedattrice di Bilan, Angelo Mincuzzi, coautore con Hervé Falciani di «Séisme sur la planète finance», e François Pilet che ha
svolto delle indagini sui SwissLeaks dimostrando a che punto il denaro custodito nelle casseforti della HSBC fosse tra l’altro legato al traffico di armi. Quest’ultimo ha ricordato il ruolo determinante svolto da Julian Assange per indurre i giornalisti a lavorare insieme per regole comuni per la divulgazione e a uscire dalla logica dello scoop. Sia gli organizzatori che i partecipanti hanno accolto con favore il lavoro dei media che, con la loro tenacia e perspicacia, hanno permesso di rendere pubblici segreti legati alle finanze (SwissLeaks) oppure agli atti governativi (WikiLeaks). Il secondo dibattito ha visto la partecipazione del presidente della Federazione europea dei Giornalisti (FEJ), Mogens Blicher Bjerregard, venuto dalla Danimarca per ricordare l’aiuto pubblico alla stampa e il suo impatto sul panorama mediatico scan-
dinavo, Gaël Hurlimann, caporedattore delle nuove piattaforme digitali di Le Temps e L’Hebdo, che deve raccogliere la sfida della newsroom e non impoverire la qualità dei titoli, Christiane Pasteur, co-redattrice capo del Courrier, che è in parte finanziato dalla pubblicità e coltiva un forte legame con i suoi lettori, nonché Sylvie Gardel, vice caporedattrice di Sept.info, uno dei rari “pure player” della Svizzera. In occasione di questa giornata, le piattaforme di giornalisti investigativi, swissinvestigation.net e investigativ.ch hanno annunciato la loro fusione. Gli organizzatori, syndicom, impressum, Amnesty international, l’Association genevoise des Journalistes, la Fédération européenne des Journalistes, Reporters Sans Frontières (RSF) e il Club suisse de la Presse, si sono detti soddisfatti di tale successo.
Il 31 ottobre alla conferenza settoriale della stampa e dei media elettronici si respirava aria di agitazione all’interno del Progr di Berna. Poiché dall’ultimo congresso degli editori, tenutosi a settembre, sappiamo che la volontà dei datori di lavoro di riprendere i colloqui delle parti sociali per un CCL era stata iscritta tra gli obiettivi dell’anno 2016. Le iniziative dei mesi e degli anni passati stanno ora dando i loro frutti. Nel contempo aumenta l’insoddisfazione all’interno delle redazioni. Da quando sempre più spesso anche le brave persone abbandonano navi redazionali in procinto di affondare, anche i capitani iniziano a rendersi conto che è necessario agire anziché trincerarsi, come avvenuto finora, dietro il muro del rifiuto al dialogo eretto da Lebrument & Co. Inoltre la segretaria centrale Stephanie Vonarburg ha riferito in merito alle attività settoriali dei mesi scorsi: la commissione dei liberi professionisti, ora definita commissione settoriale autonoma della categoria, è composta da un numero sempre maggiore di iscritti che sono anche attivi. Ora si sono aggiunti anche tre fotografi. La sua gamma di servizi è stata ampliata (Tipps & Tricks per liberi professionisti dei media come servizio web; nuova assicurazione dell’indennità gior-
naliera per i liberi professionisti). In seguito Stephanie ha fornito informazioni in merito ai seguenti punti: i progetti per la rivista Edito+Klartext che verrà pubblicata in futuro con Bachmann Medien; l’unione della cassa pensioni freelance di syndicom con la CPG di impressum prevista presumibilmente per la fine del 2016; il supporto e la partecipazione al Forum sull’economia mondiale di Tunisi e il nostro impegno contro la legge sulle attività informative, contro la quale syndicom ha indetto il referendum insieme al «Comitato contro lo Stato ficcanaso». La raccolta di firme proseguirà ancora sino alla fine dell’anno, i fogli per le firme sono scaricabili al sito syndicom.ch. Sergio Ferrari è stato eletto come nuovo membro del comitato di settore. Alla 25esima Giornata dei media a Berna nell’aula Progr le discussioni si sono successivamente incentrate, sulla base di tre tavole rotonde, sullo stato del panorama dei media di Berna. L’atmosfera era più armoniosa del previsto, ma probabilmente è dipeso dal fatto che erano presenti quasi tutti coloro che a Berna possono definirsi caporedattori (e potenziali datori di lavoro). Lo si può vedere anche nelle foto della Giornata dei media sul sito syndicom.ch.
© MARGARETA SOMMER
© FABIO LO VERSO
Il futuro si presenta impegnativo: nel 2016 dovranno essere ripresi i negoziati per il CCL. Nina Scheu
25esima giornata dei media ∙ Altre foto disponibili su syndicom.ch
Ricerca fög - Annuario 2015
Rivendicazioni sindacali davanti a una qualità sempre più scarsa dei media Anche quest’anno gli studi dell’istituto di ricerca fög – “Forschungsinstitut für Öffentlichkeit und Gesellschaft“ sulla qualità dei media rivelano una situazione piuttosto preoccupante. syndicom invita gli operatori mediatici ad affrontare apertamente queste problematiche e ad impegnarsi per ottenere un miglioramento della situazione. Sempre più persone abbandonano le fonti d’informazioni classiche come giornali, radio e tv per informarsi invece attraverso i social media e internet, dove tuttavia consumano più che altro le
soft news e le offerte di intrattenimento. Pochi colossi della tecnologia dominano il mercato dell’utilizzo globalizzato dei media, Google e Facebook s’intascano il grosso degli introiti pubblicitari che vengono poi a mancare alla stampa classica. Alcune case mediatiche svizzere continuano a fare molti soldi, questo è vero, ma in altri ambiti economici – ecco perché alle redazioni vengono sottratte sempre di più le risorse necessarie. Fino ad oggi i gruppi mediatici non ce l’hanno fatta a conquistare i giovani per i contenuti d’informazione e
a vincere così la non-cultura gratuita. Ma l’istituto di ricerca “Öffentlichkeit und Gesellschaft” va oltre nella sua diagnosi, osservando che il giornalismo d’informazione soccombe sempre di più a un’influenza economica e politica, il che viene evidenziato bene dalla dilagante critica di base delle cerchie conservatrici verso la SRG. I sei annuari pubblicati finora analizzano la continua perdita di qualità dei contenuti giornalistici: a risentirne di più è soprattutto il servizio di contestualizzazione dei giornalisti, a causa
della scarsità di risorse finanziarie, temporali e di personale nelle redazioni. Molti aspetti rilevati dall’annuario sono allarmanti. Essi mettono il dito su delle piaghe con cui il settore deve fare i conti. Gli operatori di stampa devono occuparsi in maniera approfondita dei cambiamenti ai quali è soggetto il loro settore. Essi ricoprono un ruolo determinante nella società e nella democrazia, che non va indebolita ulteriormente ma finalmente rafforzata di nuovo. Gli stessi giornalisti devono chiedere con forza che vengano messe a disposizione nuove risorse per le prestazioni giornalistiche sia attraverso un aumen-
to dell’organico nelle redazioni sia attraverso migliori condizioni di lavoro dei collaboratori fissi e freelance. Al settore non serve a nulla che le redazioni facciano eco ai loro datori di lavoro che vedono la SRG come il nemico da combattere. Il servizio pubblico, che viene reso soprattutto attraverso i canali pubblici nell’ambito dell’informazione, ha bisogno del loro sostegno. Ed esse così non intaccano la funzione dei media privati. Quando però poche aziende mediatiche indipendenti non riescono più a finanziare i propri compiti d’informazione, allora va chiarito a che condizioni potrebbe essere introdotto un sostegno diretto dei media.
Dalle professioni | 7
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015 CCL industria grafica
Ora spetta alla base confermare il risultato
In attesa della conferenza di settore del 5 dicembre, dove verranno presentati i risultati nel loro insieme, ripercorriamo le diverse tappe delle trattative tra sindacati e Viscom. Una battaglia per proteggere i diritti dei lavoratori dell’industria grafica, di fronte alla minaccia di smantellare il CCL.
24 giugno 2015 Il primo giorno 26 agosto 2015 In questa occasione i sindacati hanno presentato e difeso la loro principale richiesta di un modello di pensionamento anticipato. Non solo è un modello applicabile, ma anche necessario. A ogni ristrutturazione, a ogni chiusura, è infatti il personale più anziano a subire le maggiori conseguenze. Viscom si oppone e continua a voler pesantemente mettere le mani nel portafogli delle lavoratrici e dei lavoratori dell’industria grafica. I sindacati ribadiscono il loro “no” alle richieste più pesanti.
© NINA SCHEU
Hansruedi Looser, centro stampa Tamedia Zurigo, DZZ È stata la mia prima esperienza come delegato nelle trattative CCL e devo dire che sono stato molto colpito dalla veemenza di questi negoziati. In qualità di presidente della commissione aziendale nel centro stampa zurighese di Tamedia avevo già partecipato a diverse trattative aziendali, ma lì vige molto più rispetto. Più di una volta ho avuto la sensazione che non ci ascoltassero nemmeno. Mi è proprio mancato il rispetto reciproco. Tirando le somme, è stata un’esperienza molto faticosa. Già nella prima tornata di trattativa mi sono arrabbiato quando i rappresentanti Viscom non hanno nemmeno voluto parlare della nostra unica rivendicazione, ovvero del modello di prepensionamento. Il momento peggiore è quando hanno minacciato di interrompere i negoziati. In compenso è stato un vero sollievo quando Viscom ha rinunciato alla sua richiesta di abbassare le indennità nelle tipografie di giornali che rimangono così al 70%. Questo era il mandato che avevo ricevuto dai miei colleghi. Un po’ deludente è stata la trattativa speciale con i capi delle tipografie di giornali. Ma la cosa ci ha unito ancora di più nelle nostre rivendicazioni. Decisiva è stata poi la petizione che è stata firmata da molti colleghi nelle tipografie di giornali. Con essa siamo riusciti a convincere Viscom che eravamo pronti a lottare per i nostri diritti. In conclusione forse non abbiamo ottenuto un granché, ma considerando la nostra situazione abbiamo comunque conseguito un risultato di cui dobbiamo essere soddisfatti. È stata una dura battaglia per la nostra difesa, dove non abbiamo vinto nulla ma dove non abbiamo nemmeno perso molto. In compenso abbiamo un CCL e finalmente anche una chiara dichiarazione degli imprenditori a favore della dichiarazione di obbligatorietà generale. È vero che abbiamo subito dei tagli: ma se non approviamo il risultato negoziale, rimaniamo con un pugno di mosche in mano. Allora si arriverebbe allo scontro. Abbiamo sputato sangue in queste trattative, e non era possibile raggiungere più di quello che abbiamo ottenuto. Il 5 dicembre abbiamo bisogno del maggior numero possibile di colleghi alla conferenza professionale dove avverrà la votazione. Ci serve un risultato chiaro. Nella nostra azienda abbiamo un paio di nuovi iscritti. Abbiamo tenuto due assemblee aziendali. Inoltre ho partecipato a una riunione con i colleghi a Berna. Molti mi hanno ringraziato. Sono state settimane pesanti e spesso non sapevamo come ne saremmo usciti. E anche se non faccio i salti di gioia, adesso sono comunque soddisfatto di quello che abbiamo raggiunto».
denti di questi centri stampa.
ledì avrebbero dovuto confrontarsi i dirigenti dei principali centri per la stampa dei giornali (Tamedia ZH, BE e Bussigny, Ringier, St. Galler Tagblatt, AZ Medien e Centro stampa Ticino) e i presidenti delle rispettive commissioni del personale (CoPe). Due giorni prima, gli stessi dirigenti hanno però fatto sapere che non sarebbero venuti e che la loro delegazione aveva le competenze per rappresentarli. Nonostante questo voltafaccia, i nostri colleghi non si sono scoraggiati e con veemenza hanno detto ancora una volta “no” alle proposte padronali e con esempi concreti hanno mostrato a Viscom che non sono disposti a perdere fra gli 800 e i 1000 franchi ogni mese. Una lettera di protesta è quindi stata lanciata fra i dipen-
30 settembre 2015 In meno di due settimane, 480 fra colleghe e colleghi, corrispondenti al 70% delle persone attive in queste grandi aziende, hanno firmato la lettera di protesta per la mancata presenza dei rappresentanti dei più importanti centri stampa dei giornali e per dire “no” alle richieste di Viscom. Risultato parziale? Nessun taglio dei supplementi. L’orario normale di lavoro rimane di 40 ore. I salari minimi rimangono nel CCL. Possibile introduzione delle 42 ore anche presso la stampa dei giornali, ma solo con accordo scritto. Discussioni aperte su indennità pasto, pause e conto risparmio, con soluzioni per chi ne usufruisce oggi e stralcio dal nuovo CCL. I sindacati rinuncia-
Jasmin Schüpbach, tecnologa di stampa alla Helioprint, Erlenbach Sono state le mie prime trattative CCL. Per me è stato molto interessante osservarne l’intero svolgimento: per esempio le reazioni di Viscom, o anche l’atmosfera che aleggiava in sala. Infatti questa passava dal ridicolo all’assurdo, per finire alla totale incomprensibilità – a tratti però la discussione è stata anche stimolante e interessante. La cosa che mi ha fatto arrabbiare maggiormente è stata l’ottusità della parte padronale, come per esempio riguardo al modello di prepensionamento. Quello che invece mi ha fatto piacere è che non ci siano stati dei grossi tagli nelle tipografie di giornali. Non ho partecipato alla tornata speciale, d’altronde non sono la presidente di una commissione aziendale, lavoro in una ditta di sole due donne. Per questo non sono in grado di giudicare quanto avesse senso tenere o meno questa riunione nonostante il rifiuto delle tipografie di giornali. Spero che i membri siano soddisfatti di noi e del nostro risultato negoziale, malgrado i sindacati abbiano dovuto incassare dei tagli. Non sono stati negoziati facili – e purtroppo accontentare tutti è impossibile. Ma avere un CCL apporta i suoi bei benefici: 5 settimane di ferie, 13 mensilità, chiare regole riguardo all’orario di lavoro, questi sono dei concreti vantaggi rispetto al CO. Per il nostro futuro è importante che alla prossima conferenza professionale del 5 dicembre ci sia il maggior numero possibile di colleghi a esprimersi sul risultato. Chi vuole dire la sua deve partecipare, e chi partecipa può anche smuovere qualcosa. Le cinque tornate di trattativa hanno rappresentato per me un periodo appassionante ed emozionante. Ho imparato molto. E sono pronta a continuare a impegnarmi a favore delle nostre condizioni di lavoro». © NINA SCHEU
di trattativa è stato inaugurato all’insegna delle buone notizie: sono infatti stati firmati gli accordi sulla formazione professionale, garantendo così il finanziamento dei nostri corsi Helias e pure l’accordo sulla dichiarazione di obbligatorietà generale (DOG) dello stesso CCL. All’orizzonte si delinea però, in maniera molto chiara, un grosso contrasto: Viscom vuole approfittare di questi negoziati per smantellare il CCL (Settimana di 42 ore) quale orario normale. Supplementi per il lavoro notturno al 50% anche per la stam-
16 settembre 2015 Questo merco-
Conferenza di set tore igi industria grafica e imballaggio Sabato, 5 Dicembre, dalle 10.30 alle 15.40 Hotel Bern, Zeughausgasse 9, Berna L’Assemblea avrà l’importante compito di decidere se dal 1° gennaio 2016 debba entrare in vigore il nuovo CCL. È una decisione importante dunque se sei del settore partecipa e decidi quali devono essere le tue future condizioni di lavoro. Noi contiamo su di te! Per ulteriori informazioni sul diritto di voto e sulla trasferta ti preghiamo di prendere contatto con il segretariato regionale scrivendo a marco.forte@syndicom.ch o telefonando allo 058 817 19 61.
no alla loro principale rivendicazione di un pensionamento anticipato. Si intravede insomma una piccola luce in fondo al tunnel.
4 novembre 2015 Malgrado il tentativo di viscom di rimettere sul tavolo le 42 ore di lavoro quale orario normale per le tipografie commerciali, alla fine un compromesso è stato trovato. In sostanza, viene confermato il risultato raggiunto il 30 settembre. Il CCL avrà una durata di tre anni e verrà dichiarato d’obbligatorietà generale. Non si parla di vittoria, ma si è convinti d’avere raggiunto un buon risultato e, non secondario, d’aver scongiurato un vuoto contrattuale.
Angelo Zanetti, segretario centrale industria grafica e imballaggio.
Pierre Djongandeke, Rilegatore alla Atar Roto presse (Ginevra), «Rispetto agli anni precedenti, e ho già partecipato ad altre due trattative del CCL, quest’anno è stato molto più difficile vista la volontà di Viscom di smantellare i diritti acquisiti rifiutando immediatamente qualsiasi proposta come ad esempio la nostra principale rivendicazione di prepensionamento con la garanzia dei diritti acquisiti. La posizione dell’associazione di categoria degli imprenditori è stata chiara sin dal primo giorno. Per loro questo contratto, così com’è, è troppo oneroso, soprattutto se lo si vuole dichiarare di obbligatorietà generale. Il seguito è stato difficile, in particolare per evitare l’interruzione delle trattative. Abbiamo sempre cercato il dibattito e voluto evitare quest’interruzione. Volevamo anche coinvolgere i grandi gruppi della stampa. Viscom voleva a tutti i costi che le 42 ore venissero considerate come orario di lavoro normale per tutti attaccando così anche in questo caso dei diritti acquisiti. Alla fine le 40 ore resteranno l’orario normale di lavoro, con un possibile passaggio alle 42 ore in base a un preciso dispositivo. I diritti acquisiti sono stati mantenuti per le persone occupate ma, purtroppo, e lo si deve deplorare, non sarà così per chi comincia nel settore. Raccomando nonostante tutto di firmare il CCL. Abbiamo ancora la possibilità di mantenere le 40 ore come standard e questo è stato molto difficile da ottenere durante le trattative. Inoltre, le aziende dei nostri settori, e in special modo della Svizzera romanda, sono particolarmente coinvolte, come lo dimostrano la chiusura della rotativa della tipografia St-Paul di Friborgo alla fine del 2014, la chiusura del centro di stampa della SNP di Neuchâtel a fine aprile, la fine delle IRL+, il licenziamento collettivo di una decina di persone alla rilegatoria M+S di Yvonand (VD) annunciato a ottobre e il fallimento nello stesso mese della SRO-Kundig di Ginevra. Non c’è più la garanzia di avere dei lavori regolari e sulla base di tutto questo, l’accordo che abbiamo negoziato è accettabile. È importante che il CCL venga firmato il 1°gennaio 2016 onde evitare la deregolamentazione. È necessario che i colleghi dell’industria grafica partecipino il 5 dicembre alla conferenza di divisione per esaminare le modalità con cui sono avvenute le trattative e soprattutto che si impegnino! Sono loro i diretti interessati e occorre prendere una chiara posizione in merito a ciò che si vuole: accettare il risultato e firmare questo contratto o, in presenza di un’altra proposta, organizzare la mobilitazione. Serve un dibattito senza alcuna concessione e un voto chiaro e netto». © JENS FRIEDRICH
pa di giornali, una parte dei salari minimi da eliminare e altro ancora. I sindacati chiedono il prepensionamento, di difendere l’attuale CCL e di ottenere finalmente il DOG.
8 | Salute
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015
Disturbi del sonno – Cause e consigli
Il sonno fondamentale per il recupero della fatica
Dunque niente cellulare o tablet a letto? Se non si hanno problemi nell’addormentarsi e non si soffre d’insonnia a letto si può fare quello che si vuole. Se uno invece ha problemi di sonno, la cosa si fa delicata, perché il corpo reagisce alla luce e alla tonalità della luce. I tablet, i portatili e gli schermi dei telefonini riflettono un’intensa luce blu, che è molto più attivante della luce rossa. Questo non agevola l’addormentarsi. Invece una lampada con una luce blu fredda è buona la mattina per svegliarsi meglio.
Se diventa buio prima, dormiamo di più. Questo può essere sfruttato da chi lavora a turni, per reimpostare il proprio orologio interno, dice la ricercatrice zurighese sul sonno Esther Werth. Intervista: Sina Bühler* SYNDICOM: Signora Werth, Lei è una sonnologa, ovvero una ricercatrice sul sonno. Perché la Sua materia di studio è così importante? Esther Werth: Perché noi trascorriamo un terzo della nostra vita a dormire. E ad oggi non sappiamo esattamente quale funzione ricopra il sonno. Abbiamo solo delle ipotesi che vorremmo poter dimostrare.
Cos’altro posso fare per evitare problemi d’insonnia? Prendere l’ultimo caffè dopo il pranzo, non bere alcol la sera, non portarsi a letto le preoccupazioni e abbassare la luce già prima di andare a letto.
Quali ipotesi?
Di quante ore di sonno ha bisogno l’essere umano? Questo varia da individuo a individuo. I dormitori normali (ovvero quelle persone che hanno bisogno di circa sette o otto ore di sonno) sono i più frequenti. Ma esistono anche i dormitori brevi, ovvero quelli a cui servono meno di 6 ore di sonno, oppure i dormitori lunghi,
© SIMON L AW
Per esempio che abbiamo bisogno del sonno per elaborare la giornata. L’elaborazione, il salvataggio definitivo delle informazioni, o la cancellazione di dati non importanti avvengono soprattutto durante le ore del sonno. che devono dormire oltre 8,5 o 9 ore la notte. Per scoprire che tipo di dormitore si è, si dovrebbero prendere come riferimento soprattutto gli orari di sonno nel tempo libero.
Ma noi dormiamo abbastanza? Esiste un sondaggio in cui è stato chiesto alla gente quante ore dorme la notte e quante ne vorrebbe avere. Nelle risposte si
nota una discrepanza: si vor rebbe dormire di più di quanto non si faccia. Questo indica che probabilmente dormiamo troppo poco.
È solo una mia sensazione che ora in autunno ho bisogno di dormire di più?
Il sonno di chi lavora a turni
Bisogna adeguare le condizioni di luce Tutti gli esseri umani hanno un regolatore interno che comunica loro quando è ora di andare a dormire e che determina il ritmo delle 24 ore in generale. «Un ritmo che continua a cambiare completamente per chi lavora a turni», commenta Esther Werth. Ma questo orologio interno è così lento che gli ci vuole sempre un po’ di tempo per adeguarsi al nuovo ritmo: «Durante due turni praticamente si vive in uno stato permanente di fuso orario». E siccome la luce aiuta a sincronizzare questo orologio, la camera da letto andrebbe completamente oscurata se si dorme di giorno e si dovrebbe esporre alla luce durante le ore attive. Ma questo non vuol dire necessariamente che sul posto di lavoro notturno si necessita di una luce molto intensa. Come per tutte le questioni relative al sonno, anche qui la risposta è davvero individuale: «Ci sono persone che si sentono aiutate da molta luce. E altre, che non
«Dei ricercatori hanno studiato questo fenomeno e confermato che in autunno e in inverno dormiamo di più».
vogliono sconvolgere il proprio orologio interno, che invece preferiscono una luce più soffusa». La cosa migliore sarebbe poter disporre di una regolazione individuale dell’illuminazione sul posto di lavoro. Generalmente però si può dire che la cosa che aiuta di più è se questi turni hanno una buona successione. In concreto questo significa che dopo un periodo di turno mattutino dovrebbe seguire un turno giornaliero poi quello serale e poi quello notturno. Poi è l’ora di una pausa. Questo ritmo non andrebbe mai interrotto, perché secondo Esther Werth si sa che impieghi straordinari, come per esempio la sostituzione di colleghi malati, vengono tollerati molto male. Il sonno può essere recuperato e per una piccola parte anche immagazzinato prima. Per esempio andando a dormire ancora una o due ore prima del turno.
Dei ricercatori hanno studiato questo fenomeno e confermato che in autunno e in inverno dormiamo di più. Ma non esiste una chiara spiegazione del perché. Parzialmente la cosa si
spiega con una minore luce. La luce è importantissima per il nostro ritmo del sonno, e il corpo vi si adegua.
Ci sono cose che non dovrei fare a letto? Se si hanno problemi di insonnia, sarebbe meglio usare il letto soltanto per dormire. Bisognerebbe evitare di leggere a letto, di guardare la tv o di usare il portatile sul letto. Perché così facendo si condiziona il proprio corpo.
E se nonostante tutto non riesco ad addormentarmi? Allora bisognerebbe rialzarsi, anche in mezzo alla notte, e fare qualcosa che non sia troppo dinamico. Per esempio leggere o stirare. Appena poi arriva il sonno, si può tornare in camera da letto. Ma bisogna sapere che a una pessima notte non sempre segue un pessimo giorno. Il nostro corpo ha delle facoltà di compensazione. Questo magari aiuta contro il panico di non riuscire a addormentarsi, che rende tutto ancora più difficile. Solo se si trascorrono spesso delle notti insonni la cosa potrebbe causare dei problemi.
Sono molto diffusi i disturbi del sonno? Questo dipende dalla loro definizione: dal 20 al 40 per cento della popolazione afferma di soffrire di disturbi del son-
Incontro del GI Pensionati a Morges
Rammarico per la partenza di Bernadette Häfliger Berger La partenza improvvisa e a sorpresa di Bernadette Häfliger Berger è stata al centro del ritiro del GI Pensionati che si è tenuto a Morges dal 27 al 29 ottobre. La discussione è stata estremamente emozionante e il suo punto culminante lo ha raggiunto quando è stato deciso di lanciare una risoluzione all’attenzione del comitato centrale. Bernadette, molto apprezzata dai pensionati, è stata congedata con grande rammarico e con un grande ringraziamento per il suo impegno. Franz Baumann* Alla sua riunione del 7 novembre il comitato centrale ha deciso e discussso delle misure a favore della giustizia, delle pari opportunità, dei diritti umani, della dignità e collegialità – ovvero delle misure a favore degli ideali del movimento sin-
dacale. In sostanza è stata elaborata una “analisi sistematica” delle attuali competenze, maniere e della comunicazione dall’alto verso il basso, affinché vengano messi fuori gioco eventuali giochi politici. Il GI pensionati è disponibile a dare il pro-
prio contributo all’interno di un gruppo di lavoro. Esso spera che la sua posizione otterrà l’appoggio del comitato centrale. Il secondo argomento in ordine di importanza è stata la riforma della vecchia 2020, sul cui quadro attuale ha parlato
Attualità Sindacato | 9
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015 Cambio di personale
«Dobbiamo guardare al di là del nostro benessere»
Ci sono datori di lavoro che bloccano ai propri lavoratori l’accesso al server durante la notte o nelle vacanze. Questo per garantire il riposo dei propri dipendenti. Questi metodi possono costituire una soluzione dal punto di vista scientifico? Io sono molto a favore di queste misure. Nel caso contrario la gente si porta sempre a casa il lavoro – e più lavoro si ha, più se ne porta a casa. E i problemi nel più delle volte non possono nemmeno essere risolti, dunque servono soltanto ad aumentare le ansie. Per questo mi sento di dare questa raccomandazione alle ditte: fate in modo che i vostri dipendenti si riposino per davvero. Chi è più riposato, sarà più produttivo durante il giorno.
Benvenuta Florine, e grazie Isabelle! Il servizio giuridico di syndicom è felice di accogliere una nuova giurista, Florine Monbaron. Dopo i suoi studi di diritto presso le università di Friborgo e Berna, Florine ha effettuato degli stage a Bienne e a Berna in vista del suo brevetto di avvocato conseguito nel 2013. In seguito ha lavorato subito come avvocato associato presso lo studio Boillat Richon Willemin Ponsart Courtet-Willemin a Moutier e Delémont. Florine vive a Bienne dal 2010, è sposata e madre di un bambino di 7 mesi. Dal 2 novembre dà il suo sostegno giuridico alla centrale e ai segretari sindacali romandi di syndicom. Sostituisce Isabelle Ernst-Pauchard che ha voluto intraprendere una nuova direzione nella sua carriera professionale mettendosi al servizio dell’Ufficio federale per l’uguaglianza. Noi auguriamo a Isabelle tanto successo nella sua nuova attività e la ringraziamo ancora per tutto quello che ha apportato a syndicom. (red)
Bernadette Häfliger Berger è approdata al Sindacato della Comunicazione nel 2009 come nuova responsabile del servizio giuridico. Mi piace ricorrere alla famosa citazione di Max Frisch per dire che ben presto ci siamo accorti che: «Abbiamo assunto una giurista, ed è arrivata una sindacalista». Bernadette ha migliorato e ampliato molto il servizio giuridico per i nostri iscritti, apportando tanta energia e competenza, tenendo sempre ben in mente che il compito del servizio giuridico andava ben oltre la nostra gestione quotidiana dei casi. Per lei il lavo-
©R. AESCHLIMANN
* Sina Bühler è giornalista indipendente.
A fine settembre la vicepresidente di syndicom Bernadette Häfliger Berger ha comunicato al comitato direttivo la sua intenzione di rassegnare le dimissioni come responsabile delle pari opportunità. Con Bernadette syndicom non perde soltanto una buona giurista ma anche una sindacalista impegnata, convinta e battagliera. Alain Carrupt
© LDD
Come già anticipato prima, una notte dormita male non deve per forza avere delle conseguenze. Nel caso invece di una grande mancanza di sonno, possono subentrare una sonnolenza diurna, prestazioni ridotte, problemi di memoria e difficoltà nella concentrazione. Questo per esempio potrebbe condurre a un infortunio sul lavoro. Inoltre le persone con una mancanza di sonno sono più suscettibili verso le infezioni. E possono ingrassare, e sale anche il rischio di altre malattie, come per esempio il diabete, perché non funziona più tanto bene il metabolismo.
© BRUNO SCHMUCKI
no. Ma questi problemi assumono una rilevanza clinica soltanto quando essi causano dei disturbi alla condizione mentale durante il giorno. E qui parliamo dell’uno o due per cento.
Quali sono le conseguenze della mancanza di sonno?
Bernadet te Häfliger Berger lascia syndicom
incontro in una cornice festosa ∙ Il comitato dei pensionati di syndicom a Morges, ottobre 2015
il consigliere nazionale vodese Eric Voruz. Il GI pensionati teme che il Consiglio nazionale ora politicamente più a
destra possa apportare ulteriori peggioramenti alla decisione del Consiglio degli Stati. Infatti allora diventerebbero ine-
vitabili un referendum e una votazione federale. Tutti i sindacalisti devono impegnarsi a favore dell’iniziativa popolare
ro era connotato da una chiara dimensione politica: bisogna esigere il rispetto dei diritti dei lavoratori di questo paese! E senza pressione non si arriverà mai alla parità – nonostante questa dovrebbe essere garantita dalla legge già da moltissimo tempo. Nell’ambito della fusione nel sindacato syndicom Bernadette poi ha assunto un nuovo e importante ruolo come responsabile delle pari opportunità e come membro del comitato direttivo. Ha continuato a sviluppare ad alto livello il servizio giuridico per i membri e contemporaneamente ha messo
AVSplus, che rappresenta un’efficace alternativa alla “Riforma della vecchiaia 2020”. Ambasciatori AVS istruiti sono invitati a diffondere il messaggio a favore del primo pilastro. Inoltre va promossa un’ottimizzazione delle agevolazioni aziendali non proprio vantaggiose dal punto di vista dei pensionati. Al responsabile del settore logistico verranno proposti dei miglioramenti concreti da affrontare. Il comitato del GI pensionati è stato eletto fino al congresso 2017. In quella data saranno da sostituire diversi posti vacanti. Complessivamente bisogna fare attenzione a che esista effettivamente una rappresentanza equilibrata di settori, regioni e sessi.
* Franz Baumann è segretario del comitato nazionale pensionati.
in piedi i vari gruppi d’interesse (GI) i quali avrebbero dovuto conferire al sindacato una nuova dinamica ed una larga presenza e condivisione presso i giovani, donne, migranti, freelance e pensionati. E nel farlo ha sempre voluto coinvolgere la base sindacale e ha sempre rafforzato la visibilità e presenza del sindacato nei confronti di questi gruppi attuando delle misure e campagne molto mirate. Infine al congresso 2013 a Losanna Bernadette è stata eletta vicepresidente di syndicom. Già nel suo discorso inaugurale si era capito dove voleva porre l’accento. È con piacere che cito alcuni passaggi centrali del suo intervento, da dove si percepisce bene l’energia di Bernadette. «Negli ultimi anni il mondo del lavoro ha subito dei cambiamenti repentini. Come sindacato abbiamo il dovere di occuparci di questo cambiamento. E io mi faccio garante affinché lo facciamo in maniera democratica ma allo stesso tempo esigente». «Un sindacato combattivo sfrutta ogni possibilità per dare una maggiore dignità alla vita dei lavoratori. Per fare questo dobbiamo guardare al di là del nostro benessere. La lotta per delle condizioni di lavoro migliori non può finire con la negoziazione di nuovi contratti collettivi di lavoro». «Noi siamo capacissimi di convincere i giovani del nostro lavoro. Anche qui nei prossimi anni va posta una maggiore attenzione. Riusciremo a condurre syndicom verso un futuro di successo soltanto se riusciremo ad organizzare e coinvolgere i giovani». Questo autunno Bernadette ha deciso di intraprendere una nuova sfida professionale e di lasciare il sindacato syndicom. Noi ci rammarichiamo molto della sua decisione. Ma siamo anche sicuri che grazie alla sua tenacia Bernadette continuerà a percorrere la sua strada con successo e che rimarrà comunque fedele e solidale verso gli affiliati di syndicom. Noi la ringraziamo per il suo grande impegno personale come vicepresidente, come membro del comitato direttivo e come responsabile delle pari opportunità. Per il suo futuro le auguriamo ogni bene e tanto successo professionale.
10 | Ritratto Diritto
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015
ritrat to
L’arte e la capacità di fare il jolly Rolf Graf lavora alla Posta da 27 anni. In questo lasso di tempo il mondo postale ha subito un cambiamento estremo. Rolf Graf si è dovuto adeguare, e non si è mai tirato indietro. È cresciuto a Nidau bei Biel e la sua prima professione nell’industria alberghiera lo ha condotto nella Svizzera orientale. Ed è lì che è entrato a servizio presso la Posta, assolvendo un apprendistato “postale”. Poi è tornato a Berna, ha lavorato all’impianto di caselle postali alla Schanzenpost e più tardi, dopo un corso come funzionario d’esercizio, all’ufficio postale della Kramgasse, nel centro storico. Ora da qualche anno è impiegato alla Swiss Post Solutions, un’affiliata che offre diversi servizi simil-postali per i clienti commerciali “nell’interfaccia fra il mondo fisico e quello digitale”, come scrive l’azienda stessa sul proprio sito. Rolf Graf fa le sostituzioni come client service assistant, ecco la denominazione ufficiale della sua qualifica professionale. Egli sostituisce il vero titolare di un impiego quando quest’ultimo è in ferie, malato o quando frequenta un corso. «A me sta bene, bisogna essere versatili, e io vedo diverse aziende che funzionano tutte un po’ diversamente e che hanno tutte le
loro proprie esigenze». In effetti le mansioni che svolge Rolf Graf sono molto diverse tra loro e non tutte hanno a che fare con le prestazioni che uno s’immagina per un “classico” impiegato postale. Attualmente fa sostituzioni per una mezza dozzina di imprese private, per banche, aziende dell’energia, per imprese mediatiche e per Postfinance. Distribuisce la posta interna, svolge servizi di corriere con il veicolo, amministra le sale riunioni, che per esempio rifornisce sempre di carta e penne o dove gli capita prepara anche un videoproiettore. Rifornisce anche i distributori di bevande nelle mense. E infine il nostro tuttofare presta anche servizi di archiviazione. Ogni azienda ha le sue particolarità. In una la corrispondenza interna viene distribuita per sigle, in altre per indirizzo email. «Se per mezz’anno non hai fatto un certo giro, ci vuole tempo per rientrare nella la prassi di quella specifica azienda», commenta Rolf Graf. È vero che esiste una programmazione annuale e il cosiddetto giro di apprendimento con un collega, se s’inizia un nuovo giro. Ma nel caso di malattia per esempio a volte rimane solo poco tempo per preparar-
© PETER KREBS
Quando Rolf Graf è approdato alla Posta, 27 anni fa, era tutto un altro mondo. Nelle sue sostituzioni per Swiss Post Solutions oggi esercita una vasta gamma di attività “simil-postali” in qualità di client service assistant. Come attivista di syndicom ha contribuito a elaborare e a raggiungere la firma del CCL. Peter Krebs*
Rolf graf ∙ Ha dovuto adattarsi a compiere diverse attività nelle sostituzioni dei colleghi.
si. Rolf Graf capisce che Swiss Post Solutions si deve specializzare e offrire nuovi servizi, «dal momento che la corrispondenza cartacea è in calo». Il nostro allrounder ha anche modo di notare i problemi delle diverse aziende. A causa degli offerenti privati nello stesso settore di mercato, la pressione derivante dalla concorrenza è molto alta. Dopo alcuni
anni i contratti con i clienti commerciali vengono rinegoziati. Inoltre i dipendenti spesso sono approdati a Swiss Post Solutions in modo non del tutto volontario, a causa di outsourcing di alcuni ambiti aziendali, il che ovviamente si ripercuote sull’ambiente di lavoro. Tuttavia Rolf Graf è una persona positiva che ama impegnarsi per ottenere miglioramenti.
Per questo ha collaborato in un team di quattro persone di syndicom quando si è trattato di elaborare e raggiungere un contratto collettivo di lavoro per Swiss Post Solutions. La vecchia azienda Mailsource non conosceva questo tipo di strumento. «Il CCL ha portato dei miglioramenti», constata Rolf Graf. «È salito il salario minimo ed è stata migliorata la protezione contro il licenziamento». C’è da dire però che lui al sindacato c’è anche per altri motivi, per esempio per conoscere gente di altri settori o per approfittare delle offerte di perfezionamento. Ma la vita di Rolf Graf non gira tutta attorno al suo lavoro. Nel suo tempo libero lo scapolo residente a Münchenbuchsee suona la fisarmonica in un’orchestra. Non importa se musette, tango o melodie ticinesi: «Io faccio musica per puro piacere e per rilassarmi, senza grandi ambizioni». Per staccare la spina a volte va anche nella vecchia casa in legno di suo nonno, nel Giura. E inoltre gli piace viaggiare. In genere raggiunge la meta con il treno, per poi proseguire a piedi o in bici: «Tutto il resto è troppo veloce per me».
* Peter Krebs è giornalista freelance.
punto e dirit to
Lavoro come tipografo in una piccola azienda. Quando non ci sono più ordinazioni di stampa, il mio preposto regolarmente mi manda a casa prima della fine del mio turno. Questo mi porta ad avere delle ore negative che poi devo compensare in un altro momento. Quando mi manda via prima, io me ne vado senza replicare, ma mi segno sempre esattamente quante ore mi sono state detratte. Adesso vorrei richiedere indietro queste ore. Cosa devo fare?». Il “mandare a casa” in anticipo rappresenta una forma di mora del datore di lavoro. Secondo la legge siamo di fronte ad una tale mora quando il datore di lavoro impedisce per sua colpa la prestazione del lavoro o è altrimenti in mora nell’accettazione del lavoro (art. 324 CO). Se il datore di lavoro è moroso, questo fa sì che il lavoratore ha diritto al salario e che non dovrà recuperare la prestazione lavorativa. Il datore di lavoro ha l’obbligo di pagare il salario anche quando non è colpevole del fat-
to che il lavoratore non possa prestare il suo lavoro; dunque anche quando al lavoratore non può essere assegnato nessun lavoro per la mancanza di ordini. Questo obbligo di pagare il salario deriva dal fatto che il rischio aziendale grava sul datore di lavoro; infatti anche nel caso opposto, nei tempi buoni, il datore di lavoro in genere s’intasca l’utile aziendale non condividendolo con i suoi dipendenti. Ma va comunque aggiunto un piccolo ma significativo “dettaglio”: per indurre la mora del
datore di lavoro, il lavoratore deve offrire la sua prestazione lavorativa. Questa offerta può essere fatta oralmente, per iscritto oppure avvenire effettivamente presentandosi sul posto di lavoro la mattina nonostante la ricezione di una disdetta telefonica la sera prima. Tu hai menzionato che su indicazioni del datore di lavoro sei sempre andato a casa senza obiezioni. Dunque il datore di lavoro poteva presumere che tu eri d’accordo con la riduzione delle tue ore. Invece avresti dovu-
to comunicare al datore di lavoro il tuo disaccordo e informarlo sulla tua volontà di voler finire il tuo turno come pianificato. E dato che questa offerta lavorativa – come requisito del ritardo di accettazione – non è avvenuta, il datore di lavoro non ha l’obbligo di pagarti le ore che hai perso mandandoti a casa prima. Purtroppo in questo senso non hai diritto di chiedere indietro le ore che ti sei segnato. Per il futuro ti consiglio di comunicare al datore di lavoro in modo chiaro il tuo disaccordo
© S YNDICOM
Il mio superiore mi manda a casa troppo presto Martin Scheidegger, avvocato lic. iur, è responsabile del servizio giuridico.
sulla riduzione del lavoro e di chiedere di finire regolarmente il tuo turno. Se il datore di lavoro non dovesse accettare la tua offerta lavorativa, è moroso e ti deve il salario anche per il tempo nel quale non hai potuto lavorare. Visto che la prova dell’onere inerente all’offerta lavorativa ricade sul lavoratore, si raccomanda di procedere tramite lettera raccomandata.
Mass Media Servizio pubblico | 11
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015 Intervista a Milena Follet ti
La pluralità a tutela della democrazia Non c’è pace per la SSR, e ancor meno per la RSI. Il no dello scorso 14 giugno, il calo di ascolti, i risparmi, la spartizione delle spoglie. Ne abbiamo parlato con Milena Folletti, direttrice supplente RSI. Antonella Rainoldi* Partiamo dalla votazione dello scorso 14 giugno. Il Ticino ha detto “no” al nuovo modello di finanziamento del Servizio pubblico, nonostante possa beneficiare ampiamente del sistema federalista di distribuzione delle risorse. Quali sono le prime conseguenze? Per la RSI, in particolare, la prima conseguenza è la necessità di capire il motivo di questo voto.
Ci sono state molte opinioni espresse, che sono tutte legittime in quanto opinioni, ma che opinioni restano. Il sondaggio Vox, lanciato subito dopo il voto, ha detto chiaramente che i programmi SSR sono molto apprezzati dal pubblico. E quindi da lì si deduce che non è stato, come invece molti hanno scritto, un voto contro la SSR o la RSI, ma un voto contro una nuova imposta.
Vox era un sondaggio nazionale. Sì. Ma proprio perché vogliamo andare a fondo della questione, abbiamo commissionato un’altra analisi all’Università di Losanna, che approfondisce ulteriormente l’esito del voto nella Svizzera italiana.
La RSI, a livello di ascolti, sta vivendo una fase di lieve recessione. Perché secondo te? Il perché del calo di ascolti di La2 è presto detto: questo è un anno non sportivo. Al calo negli indici di La1 si può tentare di dare una spiegazione analizzando i dati. Nella Svizzera italiana, se confrontiamo il primo semestre 2014 con il primo semestre 2015, vediamo che ci sono 7 canali in più di lingua italiana messi gratuitamente dai vari distributo-
© S TEFANO SPINELLI
C’è chi ha parlato di stanchezza e disaffezione del Paese verso la RSI.
ri nei vari decoder. Il risultato ,è che di fronte a un’offerta che si amplia, dallo scorso 6 ottobre ulteriormente, la frammentazione aumenta.
Dunque, al netto di La2, il motivo del calo di ascolti in tv è riconducibile alla sola abbondanza dell’offerta e all’inevitabile frammentazione della platea? No. Questa è un’analisi esterna di mercato. Poi facciamo anche un’analisi interna. Quest’ultima ci ha fatto dire, già quando stavamo andando bene, che era necessario cambiare. I prodotti hanno dei cicli di vita, più o meno prevedibili. Per questa ragione avevamo già iniziato da tempo a mettere in cantiere dei piloti di nuovi programmi.
Rinnovarsi attraverso format e conduttori nuovi per tornare a vincere? Non la metterei esattamente in questi termini. Poche settimane fa è partito Pausa pranzo a mezzogiorno, in sostituzione di Molla
l’osso. Per tutto il mese di dicembre ci sarà una fiction quotidiana di 8 minuti, al posto de Il Rompiscatole. Poi, da marzo, Black Jack sparirà per dare spazio a un nuovo format: un gioco sui viaggi. Abbiamo cominciato a muovere le cose e continueremo a farlo. Dopodiché muovere non significa muovere per forza per avere successo, perché altrimenti vai sul consolidato, ti precludi la possibilità di innovare. Siccome noi siamo un servizio pubblico, cerchiamo di fare scelte un po’ sperimentali, anche per dare la possibilità a persone nuove di crescere e provarsi in nuove situazioni.
La SSR deve affrontare una carenza di 40 milioni di franchi, dovuta alla decisione del Tribunale federale sull’IVA e all’aumento della quota del canone destinata ai network privati. La RSI perde così 6 milioni circa l’anno per i prossimi 5 anni. Come stai reagendo nella tua posizione apicale? Intanto con un forte senso di
Complesso filosofeggiare di servizio pubblico Il dibattito sul servizio pubblico si sta rivelando più complesso di quello che si potesse pensare. Innanzi tutto, quando si parla di servizio pubblico nei mass media, si tende a voler parlare esclusivamente di SSR-SRG. Questo, a mio avviso, è già il primo grande errore. Se si vuole fare un discorso serio su cosa è importante fornire (è questo il senso del servizio pubblico) per assicurare ai cittadini una facile fruibilità del prodotto informazione bisogna farlo filosoficamente parlando distaccati da uno specifico fornitore d’informazione. Solo in seconda battuta quando si è deciso cosa merita tutela (e conseguentemente sostegno economico) si può analizzare chi deve fornire questa prestazione e come. Va ricordato che i
motivi per i quali l’informazione merita un discorso di tutela è elencato nel mandato costituzionale e riassumendo vuole contribuire alla coesione nazionale e permettere a ogni cittadino di essere informato e avere dunque maggiore consapevolezza nelle sue scelte, in particolare quelle legate all’esercizio dei diritti civici. In questo senso non posso che essere da monito a tutti i detrattori del servizio pubblico che sperano con la battaglia attualmente scatenata, in particolare contro la televisione “pubblica”, di aumentare i loro piccoli personali interessi, che l’indebolimento di un’informazione al di sopra delle parti è un indebolimento del pensiero di una società che è di suo già allo sbando mediatico. (bb)
responsabilità. Questi sono i momenti in cui il peso del ruolo si sente, così come si sente la necessità di trovare soluzioni. La reazione è una reazione di consapevolezza di quello che significa dover apportare un taglio di questo tipo e già prefigurarsi come può essere l’avvenire, immaginando i problemi che arriveranno, ma dicendosi anche che il mondo dei media è un mondo in mutazione per tutti. Quello che è chiaro è che l’azienda ha un futuro davanti e non si ferma. Il quadro che ci si prospetta offre anche opportunità. E queste vanno sfruttate.
Si dovrà tuttavia razionalizzare. Il piano di risparmio, ancora provvisorio, toccherebbe 49 posti di lavoro alla RSI nel corso dei prossimi anni. Potrebbe essere la volta buona per battersi per talento e merito contro le rendite di posizione dei peggiori. Intanto ricordo che siamo un’azienda che ha una responsabilità sociale. E poi mi chiedo quale sia l’azienda che ha solo grandi talenti. Quello in cui viviamo è un territorio di dimensioni ridotte, che non ti permette di assumere solo talenti. Il talento, in realtà, si plasma e la professionalità si costruisce. Dopodiché scinderei le cose. Non è che i tagli che ora sono stati prospettati ci inducono a fare una selezione. La selezione dev’essere fatta anche in un iter normale. Se una persona non funziona e non svolge bene il suo lavoro, non dobbiamo aspettare i tagli per prendere dei provvedimenti. Questa è semmai un’occasione per riqualificare il personale e rivedere certi processi di produzione.
In una precedente intervista ti abbiamo chiesto se la parte del canone destinata alle emittenti locali e regionali non andasse a scapito della SSR. La tua risposta: «No. Per me, tutto quello che agevola il pluralismo, e quindi più attori nel mondo dei media, è benvenuto». Vista la piega presa dagli eventi, sei ancora dello stesso parere? Sì. Ripeto: per me quello che crea pluralità di opinioni è un salvacondotto per la democrazia. Pensiamo a un mondo in cui le contingenze finanziarie facessero chiudere i piccoli editori. Cosa succederebbe? I grandi gruppi, non necessariamente svizzeri, comprerebbero i piccoli e avrebbero in mano le leve dell’informazione. E questo sarebbe deleterio per un siste-
ma democratico, tanto più delle nostre dimensioni. In questo senso dico che lo sforzo che la SSR fa a favore del pluralismo, io lo vedo ancora oggi come positivo. Dopodiché è vero che con questo la SSR si priva di una parte dei mezzi e la partita starà nel giocarsi al meglio i mezzi che restano.
Passiamo all’organo di vigilanza sull’offerta RSI. Ti sei stupita quando hai appreso della fuoriuscita della Lega dalla CORSI? No. Era già da tempo che i leghisti la preannunciavano. Più che stupita, sono dispiaciuta. Perché anche lì, più è rappresentato il Paese, meglio è.
Alla testa della CORSI ci sono solo politici, di (quasi) tutti i partiti, con quote maggiori o minori. Credi che questo fenomeno triste e umiliante che si chiama spartizione delle spoglie possa giovare all’immagine di una RSI che si dice indipendente e libera? Ma io qui farei un distinguo. Se guardo alla formula della CORSI e alla composizione degli organi istituzionali europei, Commissione di Vigilanza RAI compresa, trovo che quella attuata in Svizzera sia una buona formula. Perché, appunto, rappresenta il Paese e ha processi decisionali snelli. Poi è chiaro che la formula è vincente se ognuno svolge al meglio il proprio ruolo all’interno delle proprie competenze. La CORSI non ha una competenza diretta sui programmi: è un ponte con il Paese e di verifica dei processi qualitativi. Non c’è alcuna ingerenza da parte sua, ma rispetto per l’autonomia dell’azienda.
Va bene. Ma le consorelle SSR sono estranee alla spartizione delle spoglie. L’unico condominio consociativo rimasto, residuo di mai appagati appetiti politici, è la CORSI. Spiegaci tu il perché. Eh eh. È una questione di grandezza del territorio. Qui si parla di Svizzera italiana, quindi Ticino più Grigioni italiano. Le consorelle, invece, coprono quanti cantoni? Alla fine noi siamo 350 mila. Sono convinta che se fossimo più grandi funzioneremmo esattamente come la Svizzera francese e quella tedesca. Più si è grandi, più aumenta il numero di persone e profili, anche indipendenti, che possono ambire a quelle cariche.
* Antonella Rainoldi è giornalista e critica televisiva.
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crisi economica
cadenazzo
La decrescita come via d’uscita In questi ultimi anni caratterizzati dalla crisi economica globale, il pensiero dominante non ha fatto altro che propinare ricette basate sull’austerità, la privatizzazione, lo smantellamento dello stato sociale e via dicendo, con la presunzione di riuscire in questo modo a rilanciare la crescita. Eppure è evidente che perseguire questa logica a ogni costo non porti i benefici auspicati, ma al contrario produca degli effetti negativi a tutti i livelli. A dimostrarlo sono diversi studiosi, economisti e sociologi, ma anche persone comuni, le quali sono convinte che si possa avere prosperità sociale anche senza crescita economica. È questa l’idea della decrescita approdata anche in Ticino. Paola Delcò* Per dare continuità alla rassegna “L’economia non violenta e la decrescita felice”, lo scorso mese di agosto si è svolto ad Ambrì un seminario organizzato dal Centro per la nonviolenza della Svizzera italiana (CNSI). Tra i relatori vi era Maurizio Pallante, fondatore e coordinatore nazionale del Movimento per la decrescita felice italiano, il quale ha coordinato una riflessione sul sistema di valori appartenente alle società che hanno finalizzato l’economia alla crescita. Secondo la sua visione «la decrescita non è soltanto una critica ragionata e ragionevole alle assurdità di un’economia fondata sulla crescita della produzione di merci, ma si caratterizza come un’alternativa radicale al suo sistema di valori. Si tratta di una rivoluzione culturale che non accetta la riduzione della qualità alla quantità, ma fa prevalere le valutazioni qualitative sulle misurazioni quantitative».
La felicità non dipende dal PIL Se partiamo dal presupposto che il vero benessere non dipende dall’incremento della produzione e del consumo di merci, come neppure dalla soddisfazione dei bisogni indotti, iniziamo a entrare nell’ottica della decrescita. Il fatto che più si consuma e più si
produce contribuisca a far crescere l’economia, non comporta per forza un miglioramento della qualità di vita. Secondo i sostenitori di questa nuova via, diventa “bene-stante” chi sceglie di comprare solo ciò che gli serve e di autoprodurre beni utili piuttosto che merci inutili, senza sprecare risorse ed energia. Ciò significa che il benessere, inteso come lo star bene e l’essere felici, non dipende dal Prodotto interno lordo (PIL), anzi sembrerebbe valere il contrario. Se mi ammalo e consumo più medicamenti, contribuisco a far crescere il PIL ma non per questo sto meglio; se produco e consumo del cibo che poi butterò, faccio crescere il PIL, ma al tempo stesso contribuisco ad aumentare i rifiuti; se spreco benzina mentre sono incolonnato faccio aumentare il PIL, ma la mia qualità di vita peggiora. La decrescita prende così le distanze da un «sistema economico finalizzato al più anche quando è peggio» e ipotizza una vita migliore e più semplice che valorizzi i beni in comune invece del profitto privato, i doni al posto degli sprechi. Una società in grado di privilegiare la collaborazione invece della competizione, in cui le relazioni affettive prevalgano sul possesso di cose. Si tratta in fin dei conti di una concezione del mondo diversa, che alcuni definiscono come una tendenza irreversibile.
Come detto all’inizio, i fautori della decrescita ritengono che oggi non si uscirà dalla crisi rilanciando la crescita, visto che sono proprio le misure tradizionali di politica economica, finalizzate a questo scopo, che impediscono di risolvere i problemi.
La crescita è la causa della crisi In termini spiccioli, la logica sottintesa alla crescita fa aumentare l’offerta di merci attraverso un minor impiego di manodopera e lo sviluppo di nuove tecnologie, in questo modo la domanda diminuisce poiché sempre meno persone sono in grado di garantirsi un lavoro e uno stipendio grazie al quale acquistare nuove merci e servizi. E allora per colmare questo divario e aumentare la domanda si ricorre ai debiti. Insomma, come afferma il docente di Economia ecologica Giorgos Kallis nel suo nuovo libro, Degrowth, a Vocabulary for a New Era, «ci siamo indebitati per crescere e ora siamo obbligati a crescere per sdebitarci». È partendo da queste premesse che Maurizio Pallante individua nella decrescita selettiva del PIL l’unica maniera per uscire dalla crisi: è necessario investire nella riduzione degli sprechi senza però aumentare i debiti.
Come realizzare la decrescita Concretamente la decrescita si attua nel momento in cui la quantità delle cose autoprodotte aumenta e quando queste stesse vengono scambiate sotto forma di dono. «Stiamo parlando di un aspetto fondamentale della decrescita, poiché nel giro delle ultime due o tre generazioni nei Paesi occidentali si sono perse moltissime capacità. Siamo di fronte a un impoverimento culturale degli esseri umani: quasi nessuno sa fare più niente, e chi non è in grado di far niente deve comprare tutto, contribuendo così alla crescita del PIL in maggior misura di chi invece sa fare delle cose. Per realizzare la decrescita è quindi molto importante riscoprire «le capacità di fare delle cose con le mani sotto la guida dell’intelligenza progettuale». Un secondo elemento importante è l’aumento della produzione e dell’uso di beni che non passano attraverso la mercificazione. «Se una persona recupera il saper fare e la capacità di instaurare dei rapporti basati non sul denaro ma sulla collaborazione allora cambia il suo stile di vita», secondo Maurizio Pallante sarebbe proprio questa l’idea di decrescita che dovrebbe guidare le nostre scelte.
* Paola Delcò è giornalista indipendente.
Quattro del mattino di venerdì 6 novembre. È ancora buio al centro distribuzione pacchi Postlogistic di Cadenazzo. Davanti ai cancelli, una ventina di dipendenti della Posta supportati dal sindacato syndicom sono riuniti in un’azione di protesta contro l’esternalizzazione del trasporto degli invii postali. Dietro di loro, un muro giallo, formato dai tipici camion con la scritta “La Posta”: fino a qualche anno fa un vanto e un marchio dell’azienda. Ora, soltanto un peso economicamente non più sopportabile, di cui la Posta vuole liberarsi prima possibile. L’azione di Cadenazzo, supportata dal segretariato syndicom Ticino, è stata la logica conseguenza della decisione della Posta di rinunciare alla gestione di una propria flotta, confermata proprio il giorno prima dalla direzione. Così, quello che doveva essere un momento di sensibilizzazione, per denunciare la situazione ai colleghi e all’opinione pubblica (come in altri centri della Posta in tutto il Paese, vedi articoli a fianco), si è trasformato in una vera e propria azione di protesta, durata un paio d’ore, segui-
syndicom - il giornale
Passaggio di testimone nella redazione ticinese Per 17 anni Barbara Bassi si è impegnata nel nostro sindacato a favore dei lavoratori. A marzo del 1999 si è unita in qualità di segretaria regionale al team ticinese della neocostituita comedia. Ha assistito non solo le giornaliste e i giornalisti della Svizzera italiana, ma ha curato sin dall’inizio anche le pagine in lingua italiana della testata sindacale m-Magazin. A syndicom, nato dalla fusione tra comedia e il Sindacato della comunicazione, la giornalista poliglotta (5 lingue!) ha assunto
«Barbara Bassi ha assistito non solo le giornaliste e i giornalisti della Svizzera italiana, ma ha curato sin dall’inizio anche le pagine in lingua italiana della testata sindacale m-Magazin». poi la gestione della redazione della nuova edizione ticinese della nostra rivista sindacale – ha dato forma alle 2-4 pagine redazionali (divenute poi 16) con relazioni regionali, propri reportage
e rubriche regolari sulla vetrina ticinese del sindacato. Inoltre, in qualità di giurista, ha seguito casi giuridici di giornaliste e giornalisti del Ticino e ha rappresentato come segretaria
del settore donne la nostra politica sulle pari opportunità in Ticino. Nel 2014 è stata inoltre scelta per far parte della Commissione federale dei media COFEM. Questo immenso car ico di lavoro ha richiesto molte energie tanto che in primavera Barbara ha ridotto la sua attività come segretaria. Ha continuato a dedicarsi con grande passione alla rivista fino a quando non ha ricevuto la proposta del consigliere di Stato (PS) Manuele Bertoli di passare al suo team. Siamo tristi che Barbara se ne
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syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015
© D. SOENMEZ
ginevra
Il 2 novembre a Ginevra è partita la protesta a livello nazionale. In particolare, sono stati evidenziati casi di dumping salariale: gli autisti di un’impresa
esternalizzata ricevono un salario di 17 franchi e 80 centesimi l’ora, molto basso rispetto a quello della Posta e neppure conforme ai salari nella regione.
Trasporti postali, il gioco si fa duro
Quello che doveva essere un momento di sensibilizzazione dei lavoratori si è trasformato in un’azione di protesta, di fronte all’annuncio della Posta di rinunciare alla gestione della propria flotta di automezzi pesanti. Giovanni Valerio*
© S. OEHLER
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berna
Altre azioni simboliche hanno avuto luogo a Härkingen, Daillens e al centro logistico di Ostermundigen. In quest’ultimo centro, la pausa di protesta è
stata maggiormente pronunciata, perché veniva dopo il comunicato del 5 novembre, nel quale la Posta annunciava la chiusura della procedura di consultazione.
ta dai mezzi d’informazione della Svizzera italiana, sin dal primo Radiogiornale delle 6. syndicom critica aspramente la non entrata in materia sulle misure proposte dal sindacato per ridurre la perdita dell’impiego. Con la decisione di rinunciare, dalla fine del 2016, alla sua flotta di automezzi pesanti, la Posta cancellerebbe 187 impieghi, 17 in Ticino. Il trasporto degli invii postali sarebbe affidato interamente a ditte esterne, alle quali già ora è affidato più del 60% delle sue corse per un totale di circa 250 fornitori esterni. «Ridurre tutto a una questione di costi senza tenere in conto la qualità e l’affidabilità del servizio è irresponsabile», ha affermato Marco Forte, segretario syndicom Ticino.
«Questa misura prevede l’esternalizzazione con personale impiegato con condizioni di lavoro, di salute, di sicurezza e retribuzioni molto inferiori. La Posta esternalizza infatti verso ditte che non sottostanno a nessun contratto collettivo e sulle quali non ha un controllo diretto o indiretto delle condizioni lavorative. Il mercato del trasporto è in effetti molto precario e caratterizzato da catene di subappalto. Per un cantone dove le condizioni generali lavorative si stanno degradando questo è un altro brutto segnale». syndicom considera inaccettabile il modo di agire della Posta, che a spese dei dipendenti esternalizza posti di lavoro in un’ambito privo di CCL e dove il dumping salariale e le condizioni di lavoro preca-
«Nella persona di Giovanni Valerio abbiamo trovato un successore di Barbara Bassi altamente motivato e politicamente impegnato». vada, ma siamo allo stesso tempo felici che possa assumere questo appassionante incarico. Nella persona di Giovanni Valerio abbiamo trovato un successore di Barbara Bassi altamente motivato e politicamente impegnato. Giovanni ha origini piemontesi e ha studiato fisica prima di dedicarsi al giornalismo. Dal 2000 vive e
lavora in Svizzera. Fa parte del comitato di settore delle giornaliste e dei giornalisti ticinesi di syndicom ed è impegnato da 8 anni presso Inter-Agire (comundo. ch), dove è stato responsabile della rivista e del sito web. È inoltre un grande esperto di web e ci aiuterà a comunicare sempre più online anche in Ticino.(nis)
rie sono ormai triste quotidianità. A Ginevra, con esempi e dati alla mano, il sindacato ha dimostrato le conseguenze disastrose che questa misura ha sulle condizioni di lavoro dei conducenti. Il sindacato chiede che almeno il 30 per cento dei trasporti continui ad essere effettuato dai dipendenti della Posta. Con le diverse azioni di protesta che si sono susseguite in tutta la Svizzera, syndicom e gli autisti della Posta si sono uniti per portare avanti le proprie richieste (come conferma l’intervista a uno di loro). Una petizione di sostegno ha raccolto più di un migliaio di firme in pochi giorni.
* Giovanni Valerio è redattore syndicom.
© S. OEHLER
bienne
L’undici novembre l’azione di syndicom si è conclusa al centro logistico di Bienne, dove la pausa di protesta ha riscosso un notevole successo con la parte-
cipazione di una cinquantina di autisti. Il comitato di azione deciderà, se è il caso, di proseguire e di alzare i toni della mobilitazione.
reazione
A pagare sono sempre i lavoratori Amareggiato e deluso. Così si sente Reto Malfanti, uno dei 187 autisti della Posta che saranno costretti a cambiare mansione dopo la decisione della Posta di esternalizzare completamente il servizio. “L’anno scorso – spiega – la Posta ci aveva detto che avrebbe esternalizzato il 60%, mantenendo il 40% degli autisti. Ora invece ha deciso di rinunciare totalmente alla flotta di camion”. Per quale motivo? Fare sempre più utili sulle spalle di noi lavoratori. Un dirigente me lo ha detto chiaramente: io costo 30mila franchi in più rispetto agli esternalizzati, che hanno retribuzioni molto inferiori. Ho fatto presente che la media degli autisti è di circa 50 anni, quindi si potrebbe continuare per qualche anno ancora, fino al pensionamento o a un qualche piano sociale. Invece ci è stato offerto di cambiare mansione, passando
alla distribuzione pacchi o al servizio interno. Ma non è facile cambiare lavoro, dopo 24 anni come autista. L’alternativa, per me, sono al massimo 17 mesi di stipendio. Tutto qui, nessun piano sociale. E poi chi lo trova un lavoro con più di 50 anni? Sul lavoro, se ne discute tra colleghi? Gli autisti toccati dalla chiusura sono 187 in Svizzera, 17 in Ticino, una percentuale piccola rispetto a tutti i dipendenti… Quello che mi colpisce è la mancanza di solidarietà. Da anni è in atto una ristrutturazione continua. La decisione di eliminare gli uffici postali, ora di chiudere il servizio di trasporto postale sono soltanto una tappa. I miei colleghi devono capire che adesso è il caso dei trasporti, poi toccherà ai fattorini, poi agli impiegati d’ufficio, sostituiti con personale che costa meno.
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storie di confine FEDERICO CRIMI
Risorse dell’emigrazione: il caso dei Botta (dal Lago Maggiore) Alla fine del Seicento, la famiglia luinese dei Botta emigrò. Le tracce dei discendenti portano nelle Marche e in Germania. E infine in Svizzera. Una storia familiare che si intreccia a quella della dinastia Cartier, appassionante come un romanzo giallo, tra gli archivi comunali, le lapidi e le case storiche sul Verbano. Federico Crimi Nel giugno 2014, l’architetto Mario Botta ha presentato a Luino un incontro dedicato al tema del sacro in architettura; con lui, il filosofo Giovanni Reale; ne è sortito un dialogo tra discipline di grande interesse, prontamente pubblicato nelle riviste locali. Un poco più prosaicamente, l’attenzione di alcuni astanti fu attirata dall’esordio dell’architetto: «Venivo a Luino da piccolo perché andavo a trovare una zia». Sarà stata, forse, una Botta anche lei? La questione non è così di poco conto. La storia della famiglia Botta (o meglio di una ramificazione luinese), infatti, è stata protagonista di un vero e proprio “colpo di scena” negli anni passati, un piccolo enigma dinastico che non è ancora stato sciolto e che pare riguardare, addirittura, la blasonata dinastia Cartier: proprio quella dei gioielli celebri in tutto il mondo. Un tranquillo giorno di ordinaria amministrazione negli uffici comunali di Luino, alla fine dei trascorsi Anni Settanta, fu scosso da una missiva indirizzata al sindaco e al settore anagrafico. Mittente: un esponente della famiglia Cartier, Jacques. Richiesta: conoscere possibili relazioni dinastiche con un luinese di cognome Botta, imparentato per via matrimoniale in lidi lontani dai luoghi d’origine. Pochi passi a monte del municipio, in via Alessandro Manzoni, un bel fabbricato antico è individuabile ancora come più antica residenza luinese della famiglia Botta; sul lungolago della città, sotto il portichetto del santuario dedicato alla Madonna del Carmine, una lapide recita: BOTTI FUMUS SUMUS HUMUS. Al centro compare un sommario stemma araldico dei Carmelitani. Come si legano tra loro una manciata di luoghi e nomi rimasti solo nelle pieghe di documenti polverosi? La casa di via Manzoni (al civico 36) era abitata, a metà del Seicento, da un ceppo familiare facente capo ai fratelli Giovanni Battista, Cristoforo e Marta Botta, figli di un Giovanni Giacomo morto attorno al 1670. La famiglia godeva di una posizione di rilievo nella vita sociale del borgo d’allora; non si conoscono i motivi di una sicura agiatezza economica (manifestata nel palazzetto di cui si è detto), ma certo le prospettive erano floride se Giovanni Battista e Cristoforo poterono sanare un debito contratto dagli Strigelli (intrecciati grazie a mirate unioni coniugali: i due fratelli avevano sposato due sorelle di quella famiglia) per la costruzione dell’organo nel santuario sul lungolago. Era il 1673. Da qui l’ascesa nel quadro amministrativo del santuario medesimo (capitolo d’esercizio privilegiato per la “buona società” locale dalla fondazione, nel ’400, in poi) che un tardo esponente settecentesco del ramo contribuì anzi a salvare dalla furia delle soppressioni che pervase l’età
Si occupa di aspetti di storia, trasformazioni urbanistiche e del paesaggio sul Verbano. Ha al suo attivo saggi in argomento. Collabora con enti pubblici, privati e la Curia di Milano per la catalogazione e la valorizzazione di beni culturali sul lago. Ha censito un corpus di disegni di viaggio di William Turner per la Tate Britain di Londra.
illuministica: attorno al 1673 sarebbe stata collocata l’epigrafe sopra menzionata; in qualche affresco all’interno del tempio piace giocare a individuare possibili volti di questi protagonisti di un tempo. Tra la fine del Seicento e la fine del Settecento, però, qualcosa andò storto. Il palazzo in via Manzoni fu ceduto, l’emigrazione una valvola di sfogo consolidata per rinsaldare declinanti destini familiari. Ci soccorre a comprendere il tutto la parabola di Giovanni Botta II, nato a Luino nell’agosto 1696, primogenito del primo Giovanni Battista e, per l’appunto, di una Strigelli. Aveva ben 14 fratelli (di cui sette erano donne), tra cui un Ortensio che, come già prima di lui il padre, pare fosse ceraio. Il mestiere garantiva buoni margini di guadagno nelle economie del tempo; ma le commesse (quelle note sono per il santuario di Cannobio, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore) non furono forse sufficienti a mutati quadri economici. Da qui la necessità di far fortuna altrove. Da qui l’inizio di imprevisti destini. Nel 1750 Giovanni Battista II moriva a Landau, in Germania. È lui l’indiziato per un’unione con i Cartier. Altri sono i discendenti dei Botta luinesi che si rintraccerebbero, oggi, nelle Marche, in Francia e, infine, in Svizzera. Tra le località menzionate in recenti cronache familiari figura Mendrisio. È un caso? Nessun supplemento d’indagine ha fornito sinora risposte più solide a enigmi lontani e vicini nel tempo. Coltivare il mito, a volte, è più interessante; ed è utile, soprattutto, quando quel “mito” si chiama emigrazione, vera e propria base fondante di una società (quella subalpina) uguale su versanti separati dalla storia in diverse realtà amministrative, politiche e statuali. Un “mito” che per gli Svizzeri continua a rappresentare un capitolo di un’importante storiografia nazionale (si pensi agli architetti, da Borromini a Domenico Trezzini); un “mito” regionale, invece, per le valli subalpine italiane. Di certo, una vicenda comune e – ci perdoni Mario Botta che abbiamo scomodato in apertura – sempre portatrice, per intrecci e travasi di cultura, di fruttuosi destini. Comunque andò, fu forse per merito della fortuna accumulata altrove dal “nostro” Giovanni Battista II che alla famiglia Botta riuscì, almeno in parte, di raddrizzare sorti declinanti: la casa avita fu persa per sempre e nel 1719 era intestata ad altra famiglia; ma almeno un discendente diretto, Cristoforo, ci poté ritornare, ancorché in affitto; la figlia di Cristoforo, Maddalena, ebbe in sorte di riacquisirne la proprietà (ereditata dal marito Sardi). Almeno la memoria si salvò e oggi, popolarmente, quel palazzetto di via Manzoni (pur passato in altre e numerose mani) è, per tutti i Luinesi, ancora, la “casa dei Botta”.
nelle immagini In alto: • Luino, via Manzoni. Casa Botta, esterno. • Luino, via Manzoni. Casa Botta, interno del cortile prima di recenti restauri. Qui da sinistra • Luino, lungolago. Santuario del Carmine. • Luino, lungolago. Santuario del Carmine. Interno. Cappella dell’Addolorata, Madonna della Misericordia (XVI sec.?). Dettaglio degli offerenti, nei quali piace scorgere volti e ritratti della società luinese d’allora riunita in varie confraternite. • Luino, lungolago. Santuario del Carmine. La lapide della fam. Botta, un tempo parte di un sepolcro interno al tempio e ora nel portichetto d’ingresso. Fotografie: Federico Crimi
Cultura Ticino | 15
syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015 Voltapagina
cineoltre
Klaus e i ragazzacci
Harraga – Vite in fuga La migrazione al cinema
David Almond è tra i più importanti autori di libri per ragazzi, tra le sue opere ricordiamo Skellig, La storia di Mina e Il grande gioco, e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui il Premio Andersen. Con quest’ultima pubblicazione, l’autore conferma la sua grande capacità di raccontare le cose importanti della vita con leggerezza e poesia ma nel contempo con profonda intensità. Storia tutta al maschile che ci parla di bullismo, di muri eretti, di emarginazione ma anche di amicizia vera e di passioni come il calcio e la musica. La storia si svolge in Inghilterra alla fine degli anni Sessanta e il protagonista è un ragazzino di tredici anni appassionato di calcio, quando al campetto con gli amici facevano finta di essere George Best o Pelè. La sua banda veniva chiamata “I ragazzacci” perché erano sempre pronti a divertirsi e a fare scherzi. Come ogni banda che si rispetti, aveva un capo, uno più grande, uno più forte che tutti temevano e ammiravano, tutti avrebbero voluto essere come lui. A un certo punto però, la banda decide di andare oltre gli scherzi innocui, tutta roba da bambini, e il capo ordina di incendiare la siepe del giardino di un uomo, emarginato dal paese in quanto ai tempi della guerra si era dichiarato obiettore di coscienza. Nessuno tra i ragazzi, pur riconoscendo la gravità di quanto stavano facendo, osa tirarsi indietro per non essere definito un pauroso, un vigliacco. Durante la notte, compiono il fattaccio facendo accorrere i pompieri e la polizia. A questo punto, la serenità del protagonista svanisce, come svanisce l’idea che loro fossero soltanto dei ragazzacci e non dei cattivi ragazzi. L’arrivo di Klaus, fuggito con il padre dalla Germania dell’Est, bravissimo a giocare a calcio, cambierà la dinamica all’interno della banda e permetterà a tutti di ribellarsi al capo e di… diventare finalmente grandi, grandi con la G maiuscola. Il libro è pubblicato da Sinnos e appartiene alla collana “Leggimi!”, stampato in un tipo di font definito ad alta leggibilità adatto a tutti quei lettori che hanno difficoltà di lettura. Dai dieci anni. Almond David, Klaus e i ragazzacci, Sinnos A cura della libreria Voltapagina di Lugano – libreria@voltapagina.ch
premio gutenberg
In un’Europa che si divide sulla questione dei contingenti di migranti da spartirsi, in una Svizzera in cui il tema è stato cavalcato dal partito che facendone una battaglia politica ha vinto le elezioni federali, in un Ticino quasi ossessionato dal tema dei frontalieri, c’è ancora spazio per una rassegna sulla migrazione? Ogni giorno, da ormai troppi mesi riceviamo notizie di barconi affondati, di migliaia di persone annegate o lasciate ad aspettare al margine dei nostri confini. Siamo quotidianamente bombardati da immagini, la cui diffusione è amplificata anche dai social network, e sembra che ognuno voglia dire la sua sull’argomento. In quest’abbondanza di informazioni, che rischia di portarci all’assuefazione, c’è bisogno di una voce in più, che ci spieghi da un altro punto di vista il fenomeno della migrazione? «Sì, senza dubbio – sostiene Lisa Bosia Mirra, organizzatrice dell’evento assieme ad Anna Jaquinta e Antonia Lepori –, perché ci pare che chi partecipa ne esca cambiato». L’invito è a tutta la popolazione, ma in particolare a chi ha delle preoccupazioni rispetto alla migrazione, ai politici e ai professionisti della salute, ad esempio. Harraga - Vite in fuga è infatti una manifestazione che offre una panoramica completa dei flussi migratori principali; l’anno scorso ci si era concentrati sulla Siria, quest’anno sull’Eritrea, il prossimo forse sull’Afghanistan. La rassegna, la cui seconda edizione si terrà sabato 28 novembre dalle 14 al cinema Lux di Massagno, nasce da un desiderio che è quasi un bisogno: mostrare le persone al centro di questi movimenti migratori in tutta la loro potenzialità. «Vogliamo contribuire ad andare oltre i meri dati statistici e ricordare – se ancora ve ne fosse bisogno – che i migranti sono esseri umani in fuga, prima di essere un problema da risolvere», ci spiega Anna Jaquinta. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), ogni mese cinquemila eritrei fuggono dalla repressione e da un servizio militare a tempo illimitato per tutti i cittadini maggiori di 16 anni. «E c’è chi li chiama migranti economici», commenta Jaquinta. «In realtà non sappiamo abbastanza sui percorsi dei migranti, le loro storie e nemmeno il potenziale che esprimono, una volta integrati con il tessuto culturale e sociale che li accoglie – dichiara decisa Lisa Bosia Mirra –. Sono i cittadini di domani, è importante conoscerli, sapere chi sono, da dove vengono e perché». Appuntamento dunque, per sabato 28, con la proiezione di cinque documentari (Come il peso dell’acqua, Just about my fingers, Sound of torture, Percorsi - Storie di eritrei in Ticino e Asmarina, proiezioni in lingua originale con sottotitoli in italiano). Alle 18 vi sarà il dibattito “Dall’Eritrea al Ticino: storie di migrazione”, seguito dal buffet organizzato da Casa Astra e dalla Comunità eritrea. Informazioni e prenotazioni: harraga.ticino@gmail.com (giornata intera 40 franchi, ridotto 30; proiezioni singole pomeriggio 10, ridotto 7; buffet e proiezione serale 20, ridotto 15; permessi F/N ingresso gratuito). Il ricavato della giornata verrà devoluto ad associazioni che si occupano dell’accoglienza dei migranti.
Priscilla De Lima è giornalista. Da sinistra: Giacomo Salvioni, Matteo Wolfensberger, Tomas Giordano, Marco Forte, Pierfranco Gaggini, Silvia Gada, Stefano Gazzaniga
Al miglior apprendista dell’industria grafica Come da tradizione, l’associazione padronale della comunicazione visiva Viscom ha voluto premiare il migliore apprendista che ha terminato la formazione di base lo scorso mese di giugno. Grazie alla collaborazione di syndicom e della Fondazione Leins Ballinari, è stato assegnato il Premio Gutenberg, che vuole essere un punto di riferimento per i giovani in formazione nelle professioni dell’industria grafica. Il riconoscimento è andato a Tomas Giordano, operatore post press alla Tipografia Torriani di Bellinzona. Con oltre 500 nuovi contratti di apprendistato firmati in tutta la Svizzera nelle professioni di poligrafo, tecnologo di stampa, operatore postpress, assistente alla stampa e all’allestimento e nella nuova formazione di Interactive Media Designer, il numero di nuovi
apprendisti è stabile, ma in costante e leggera perdita se confrontato con lo scorso anno. In totale, il settore dell’industria grafica può contare su circa 2000 giovani in formazione sull’arco di 4 anni. Questo importante risultato è molto gratificante, se confrontato con la costante diminuzione del numero di lavoratori attivi nel settore. In Ticino, hanno concluso la formazione Michela Bello (Fontana Print SA, Pregassona), Mirko Bizioli (Salvioni Arti Grafiche SA, Bellinzona), Alice Pinoja(Tipografia Poncioni SA, Losone), Julian Gabriel Pisciotta(Legatoria Mosca SA, Lugano), Tiffany Fückiger (poligrafo, quadriennale, TBS La Buona Stampa SA, Pregassona), Christopher Castellani (Tipografia Stazione SA, Locarno) e Akim Marco Conti (TipoOffset Molino Nuovo Sagl, Lugano).
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Barbara Bassi, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336,
3001 Berna Tel. 058 8,17 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 18 dicembre 2015. La chiusura di redazione è fissata lunedì 30 novembre 2015.
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syndicom | N. 11 | 20 novembre 2015 Legge sul servizio di informazioni
agenda visual project
La sorveglianza di massa viola il diritto alla sfera privata Corsi Helias 2016 Corsi professionali: InDesign alle pubblicazioni digitali per dispositivi mobili 20, 25, 27 gennaio Armi di persuasione utilizzate dai comunicatori e dai pubblicitari 24 febbraio InDesign: corso base 7, 9, 14, 16 marzo Adobe Bridge e l’interazione con Photoshop, InDesign e Illustrator 11 aprile Tecniche di ripresa video con fotocamere digitali 18 e 20 aprile Grafica: met ti in azione la tua creatività. Crea un logo o un carat tere! 25, 27, 30 aprile Web – I segreti del responsive design 14, 21, 28 maggio Photoshop: ritocco e correzione il colore dal monitor al foglio stampato 23 e 25 maggio Wordpress – Proget tare un sito web 3, 10 e 17 settembre
Venerdì 25 settembre il Parlamento ha adottato la nuova Legge sul servizio di informazioni (LSIC), che permetterà un importante ampliamento dell’impianto di sorveglianza di massa in Svizzera. Amnesty International esprime forti critiche nei confronti di questa legge, che può sfociare in gravi violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini, in particolare in materia di protezione della sfera privata. La nuova legge sul servizio d’informazioni mette a disposizione del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) nuovi mezzi che permetteranno di interferire gravemente con il diritto di ognuno alla sfera privata. Il SIC potrà per esempio spiare spazi privati grazie alle “cimici”, oppure introdursi con i cosiddetti Trojan nei sistemi informatici. L’esplorazione dei segnali via cavo, prevista dalla nuova legge, è particolarmente problematica dal punto di vista dei diritti umani. Grazie ad essa, a determinate condizioni, il Servizio delle attività informative (SIC) sarà abilitato a “registrare i segnali trasmessi via cavo che attraversano la Svizzera”. In altre parole il SIC potrà intercettare tutti i flussi di dati che scorrono dalla Svizzera verso altri paesi ed effettuare analisi sulla base di parole chiave. Il servizio di informazione avrà così accesso non solo ai metadati, ma pure al contenuto integrale delle comunicazioni elettroniche come e-mail, ricerche o telefonia via Internet. «L’esplorazione dei segnali via cavo è una forma di sorveglianza di massa preventiva, che si esercita senza che ci siano dei sospetti precisi di attività criminali. Si tratta di un intervento sproporzionato, che lede i nostri diritti fondamentali. Per questo siamo contrari alla nuova Legge sul servizio di informazione», ha dichiarato Patrick Walder, della Sezione svizze-
ra di Amnesty International. La sorveglianza di massa è in contrapposizione con numerosi diritti fondamentali inseriti nella Costituzione federale e nella Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (CEDU). A essere messo in questione, oltre al diritto alla sfera privata e al segreto delle telecomunicazioni, è il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni e la presunzione di innocenza. Per determinate professioni, come medici, avvocati, preti o giornalisti, a essere minacciati sono il dovere di riservatezza e la protezione delle fonti. «Accogliamo con favore il fatto che, in seguito alle critiche, la Legge sul servizio di informazioni sia stata modificata, che siano state stabilite delle limitazioni riguardo all’uso delle informazioni ottenute e introdotti dei meccanismi di controllo», ha affermato Patrick Walder. «Ma manteniamo la nostra critica fondamentale, contraria all’esplorazione generalizzata del flusso di dati. La sorveglianza inizia già al momento della raccolta dei dati, e non quando questi vengono analizzati. Inoltre è notoriamente difficile supervisionare e controllare i servizi di intelligence. Gli esempi non mancano. Anche in Svizzera».
https://www.amnesty.ch/it/news/2015/ la-sorveglianza-di-massa-viola-il-diritto-alla-sfera-privata
il sudoku di syndicom
PDF: come modificarlo, convertirlo, spremerlo e… distillarlo 3, 5 e 10 ottobre Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona
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Tel. 058 817 19 64 Segretariato regionale Massagno nicola.morellato@syndicom.ch Via Genzana 2, 6900 Massagno per817 i soci Tel. 058*Iscrizione 817 19 61gratuita • Fax 058 19syndicom 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30
Termini d’iscrizione su www.helias. ch In palio un buono Hotelcard. La soluzione (la cifra composta dai tre numeri derivanti dalle caselle segnate di blu indicate nell’ordine da sinistra a destra) sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando il nome e l’indirizzo, entro il 7 dicembre 2015, a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del cruciverba pubblicato su syndicom - il giornale N. 10 è Antonio Figini di Vacallo.
cassa disoccupazione syndicom Vi comunichiamo che durante il periodo delle festività natalizie e di fine anno, gli uffici della Cassa Disoccupazione syndicom-vpod rimarranno chiusi dal 18 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016 compresi.
Visual Project-Syndicom organizza giornate dedicate Max. 30alla partecipanti comunicazione virtuale.
Formazione continua e corsi di aggiornamen
Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 Informazioni e iscrizioni: Nicola Morellato mail@syndicom.ch
Creare siti web senza codice con Adobe Muse 12, 14 e 19 settembre
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L’infografica con Francesco Franchi Semplificare l’informazione in chiave visiva 12 dicembre 2015 9.30-16.30 LUOGO: SUPSI Trevano Animatore: Francesco Franchi Obiettivi del corso: L’infografica incrocia la visualizzazione Workshop dei dati e conlaboratori la loro re-interpretazione critica. Nel contesto odierno, caratterizzato da importanti trasformazioni nel mondo dell’informazione che sempre per essere hanno disorientato e messo in crisi aggiornati i media tradizionali, l’infografica diventa una grande opportunità.
Indirizzi
InDesign: creare moduli pdf interat tivi e pdf accessibili 5 e 7 settembre
I dirit ti d’autore e la proprietà intellet tuale 24 settembre
Corsi:
Divisione d Il sindacat le qualità
Per poter effettuare il pagamento del mese di dicembre 2015 prima delle festività vi invitiamo a voler trasmettere allo scancenter di Berna (mediante le etichette in vostro possesso), i documenti (completi; IPA, GI, controlli presenze,
ecc), entro e non oltre il 15 dicembre 2015. Tutti i documenti che ci perverranno dopo tale data verranno trattati a partire dall’11 gennaio 2016. Auguriamo a voi e alle vostre famiglie un buon Natale e un felice Anno nuovo.
Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma-gio 09.00 11.30 e 14.00 – 17.00 | me 14.00 – 17.00 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati http://www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/ gruppo-regionale E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, castori.gabriele50@gmail.com
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