syndicom - il giornale

Page 1

N. 12 18 dicembre 2015

il giornale

www.syndicom.ch Il sindacato dei media e della comunicazione

AZB 3001 Berna Cambi di indirizzo sono da inviare a: syndicom, Adressverwaltung, Monbijoustrasse 33, casella postale, 3001 Berna

Riprenderci il tempo “Non ho tempo… scusami ma non ce la faccio proprio…”. Quante volte avete sentito questa risposta? Anche in questo periodo di frenesia consumistico-natalizia, per molti è difficile trovare tempo per incontrarsi, per fare due chiacchiere, anche soltanto per scambiarsi gli auguri. E lo stesso accade nel corso dell’anno, quando si chiede a un collega di entrare in un comitato, di partecipare a una manifestazione, fosse anche di sfilare per il Primo Maggio. Persino le associazioni benefiche faticano a trovare volontari. “Non ho tempo!”, sembra la scusa del nostro tempo. Lo afferma anche il libro “Accelerazione e alienazione”, nel quale il sociologo e filosofo tedesco Hartmut Rosa spiega che nelle società occidentali abbiamo sempre più l’impressione di non avere tempo. Eppure non è così. Come sempre, abbiamo 24 ore al giorno. Anzi, le nuove tecnologie ci permettono di “risparmiare” tempo, ad esempio nella preparazione dei pasti o nella comunicazione (più veloce inviare una mail rispetto a una lettera). Secondo Rosa, sarebbero invece proprio le nuove tecnologie a darci questa (spiacevole) sensazione di mancanza di tempo. Innanzitutto, il tempo di lavoro spesso sconfina sul nostro iPhone, con le mail “urgenti”, con le telefonate a cui non si può non rispondere. Spesso la tecnologia non è dalla parte dei lavoratori (come nel caso di Uber, di cui parliamo nel dossier a pagina 2 e 3). Eppure, nel nuovo anno dovremo imparare a riconquistare il nostro tempo. Per partecipare, per farci sentire. Per lottare, per votare. Per i nostri diritti.

economia digitale

Uber è contro i lavoratori? Di sicuro siamo nel bel mezzo di una rivoluzione  › Pagine 2 e 3

invii postali

Garantita ai conducenti della Posta la continuazione dell’impiego  › Pag. 5

libertÀ di stampa

La nuova legge sulle attività informative è una minaccia alla democrazia  › Pag. 6

conferenza di set tore igi

Industria grafica, ecco il CCL Con una risposta forte e una maggioranza del 97%, i lavoratori dell’industria grafica membri di syndicom e Syna hanno detto sì al nuovo contratto collettivo, che entrerà in vigore il prossimo primo gennaio e avrà la durata di almeno tre anni.  › Continua a pag. 6

© KL AUS RÓZSA/PHOTOSCENE. CH

editoriale

Giovanni Valerio

Assemblea dei delegati

No all’iniziativa «A favore del servizio pubblico» A Berna, a fine novembre, gli oltre duecento partecipanti dell’annuale assemblea dei delegati di syndicom hanno espresso un forte No all’iniziativa «A favore del servizio pubblico» e una critica alla politica di esternalizzazione della Posta. Daniel Münger eletto nel comitato direttivo. Con grande probabilità, l’iniziativa popolare federale «A favore del servizio pubblico» approderà alle urne. Nonostante il titolo seducente e la promessa dei promotori che con questo progetto verrà rafforzato il servizio pubblico, l’iniziativa raccoglie poco entusiasmo presso i delegati sindacali di Posta, Telecom/IT e media. Già l’anno scorso l’assemblea ave-

va approvato una rispettiva risoluzione. In vista dell’imminente votazione, l’iniziativa è stata di nuovo discussa. I partecipanti all’assemblea a Berna a fine novembre si sono trovati d’accordo sul fatto che l’iniziativa impedirebbe lo sviluppo e la modernizzazione del servizio pubblico e che avrebbe delle conseguenze fatali soprattutto sulle regioni periferiche. I

delegati syndicom hanno espresso quindi un chiaro NO verso l’iniziativa. Che il sindacato osservi con occhio critico la politica gestionale delle aziende di Stato, lo hanno confermato i delegati con la loro risoluzione contro l’esternalizzazione del trasporto degli invii postali. La Posta potrebbe permettersi di continuare a trasportare da › Continua a pag. 8


2 | Dossier

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 Postulato

CONSEGUENZE DELLA DIGITALIZZAZIONE sul MERCATO DEL LAVORO SVIZZERO

Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione Robot e computer si sostituiscono sempre di più ad attività che finora venivano svolte dall’essere umano. Non è che presto resteremo senza lavoro? Ursina Jud: Sono convinta che

Dunque queste paure sono infondate? Il personal computer è stato introdotto 40 anni fa. In questo lasso di tempo la disoccupazione in Svizzera non è cresciuta e l’occupazione ha continuato a salire. La crescente automazione aumenta la produttività e sostiene le aziende a diventare sempre più concorrenziali. Per questo servono sempre più forze lavoro qualificate. Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento soprattutto degli occupati con alta formazione.

Quali sono i rami più colpiti dall’automazione e dalla digitalizzazione? La digitalizzazione abbraccerà quasi tutti i settori. Noi sappiamo che in Svizzera negli ultimi quindici anni è diminuito il numero degli impieghi d’ufficio e dei montatori. Internet ricoprirà un ruolo sempre più importante nell’ambito delle finanze. Questo lo dimostra l’esempio di una grande banca americana dove già oggi un terzo degli impiegati sono informatici. Nella logistica esistono magazzini gestiti in maniera automatica. Nella sanità è ipotizzabile che verranno impiegati dei robot nella logistica sanitaria. Ma siccome ci troviamo nel bel mezzo dello sviluppo, non possiamo ancora fare un bilancio conclusivo.

Nella vendita, questo cambiamento è molto evidente e lo si osserva ogni giorno: sempre più clienti utilizzano le casse fai-da-te. Dipenderà dalle considerazioni politico-economiche e dun-

Lei stessa parla di opportunità relative all’automazione. Dove le vede?

© PATRICK GUTENBERG

il lavoro non ci verrà a mancare. Penso però che esso cambierà forma in numerosi ambiti. Lo sviluppo tecnologico, come lo stiamo vivendo nella digitalizzazione e nella continua automazione, fondamentalmente non rappresenta una novità. Anche in passato lo sviluppo tecnico ha portato mutamenti radicali che hanno spazzato via interi settori. Ogni rivoluzione tecnologica è stata accompagnata dai timori della disoccupazione e della fine del lavoro. Tutto sommato, però, le conseguenze sull’occupazione sono state sempre positive.

fondono prima a livello globale e che grazie al collegamento onnipresente prendiamo atto di tutto contemporaneamente. Inoltre il ritmo è davvero accelerato, basti guardare per esempio alla sostituzione delle lettere con le mail.

que anche dalle esigenze dei clienti su come l’automatizzazione si ripercuoterà sui singoli rami. Quando in passato moriva una mansione tipica di un settore del terziario, i rapporti con i clienti si sviluppavano maggiormente verso le attività di consulenza. Questo è successo, per esempio, quando sono stati introdotti i bancomat. E forse succederà anche agli impieghi nel settore della vendita.

Secondo una ricerca dell’Università di Oxford, negli USA in un tempo prevedibile quasi il 50 per cento dei lavoratori potrà essere sostituito da un computer. È molto difficile parlare di numeri certi. Non è nuova la sparizione di vecchi profili professionali e la nascita di nuovi. 150 anni fa la maggior parte della popolazione lavorava nell’agricoltura. Oggi è ancora il 3 per cento. I profili professionali cambieranno, e ci sta che moriranno delle professioni. In base agli studi attualmen-

te disponibili, a essere colpite saranno soprattutto quelle attività che elaborano grosse quantità di dati, che sono strutturate in modo semplice e che si possono effettuare tramite algoritmi, come per esempio il consulente fiscale o fiduciario. Tuttavia queste analisi vanno interpretate con la massima cautela.

Si parla di veicoli autoguidati che poi mandano in disoccupazione conducenti di bus o taxi… A livello tecnico qui siamo molto avanti. Ma non sappiamo ancora cosa significherà per l’economia o per l’occupazione nel suo complesso, e soprattutto quali nuove esigenze nasceranno. A questo si aggiunge che dovrebbe cambiare il contesto giuridico. A tutt’oggi non sono ammessi veicoli o camion autoguidati.

Però si ha la sensazione che oggi il cambiamento corra più veloce di una volta... Questa sensazione deriva dal fatto che oggi le tendenze si dif-

L’automazione offre nuove chance per i rami con carenze di personale qualificato. In Australia mancano lavoratori qualificati nell’edilizia. Là già adesso ci sono i robot che costruiscono i muri delle case.

Quali sono le richieste verso la politica? Le pretese verso i lavoratori cambiano, per questo la politica della formazione si trova davanti a grandi sfide. Alcuni percorsi formativi verranno sostituiti da altri e altri percorsi ancora verranno adeguati ai nuovi sviluppi. Rimane importante anche il perfezionamento professionale. Lo Stato deve fornire delle buone condizioni generali, ma ogni lavoratore è auto-responsabile nel cogliere queste offerte e nell’adeguarsi alle nuove condizioni.

E dove rimane la responsabilità delle imprese? È assolutamente nell’interesse delle aziende affrontare questo sviluppo e mettere in campo delle misure adeguate al fine di rimanere sul mercato. Un aspetto cruciale è sicuramente l’investimento nel know-how dei dipendenti, ma anche le razionalizzazioni. Soltanto aziende ben funzionanti potranno offrire un futuro sicuro agli occupati

© PARL AMENT

Ursina Jud, responsabile del Dipartimento analisi del mercato del lavoro e politica sociale della Segreteria di Stato Seco, è convinta che in futuro non mancherà il lavoro nella cosiddetta “economia digitale”. Ma nella maggior parte dei settori cambieranno diversi profili professionali.  Peter Krebs Mathias Reynard esige un rapporto sull’economia digitale Ora anche la politica si occupa dell’economia digitale. In un postulato, il Consigliere nazionale vallesano PS Mathias Reynard invita il Consiglio federale a presentare un rapporto sulle conseguenze dell’automatizzazione. Il governo viene sollecitato ad analizzare quali ambiti occupazionali sono maggiormente a rischio, come si sta sviluppando il mercato del lavoro ma anche quali possibilità di sviluppo offre la digitalizzazione. Secondo Mathias Reynard, accanto alle conseguenze meramente economiche dovrebbero essere considerate anche quelle sociali e psicologiche: «Come si sente un impiegato a controllare il procedimento di scansione su un monitor anziché servire direttamente il cliente? Che tipo di apprezzamento ottengono questi lavoratori trasparenti?», ecco un passaggio della sua motivazione. Nell’economia digitale, Reynard vede un possibile pericolo per le assicurazioni sociali, in quanto le macchine non pagano nessun contributo e perché di fronte a un tasso di disoccupazione in crescita viene usata sempre più l’assicurazione contro la disoccupazione. Nella sua risposta del 28 ottobre 2015, il Consiglio federale si è dichiarato disposto ad accettare questo postulato e a «verificare le questioni sollevate, nell’ambito dei dati disponibili». (pk)

GRUPPI PROFESSIONALI PRINCIPALI: ISCO-08 Totale 48 % Manovali 71% Operatori di impianti e macchine, montatori 66% Artigiani e mestieri affini 66 % Professioni nel terziario e vendita 73% Personale qualificato nell’agricoltura e nella selvicoltura 67% Lavori d’ufficio e professioni similari 94% Tecnici e professioni di pari grado 43% Dirigenti 13 % Professioni accademiche 10 % Fonti: Frey et Osborne (The future of employment, 2013), Ufficio Federale di Statistica, Deloitte (Man and Machine: Robots on the rise? The impact of automation on the Swiss job market, 2015).

In media, un impiego su due può essere automatizzato e quindi, potenzialmente, il lavoratore può essere sostituito da una macchina. Secondo il grafico elaborato dallo studio Deloitte, i mestieri manuali, della produzione e nell’agricoltura, che richiedono basse qualifiche e livelli minimi di istruzione, sono quelli che rischiano di essere sostituiti dall’automazione. I servizi che richiedono processi ripetitivi e standardizzabili saranno particolarmente colpiti.


Dossier | 3

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 rivoluzioni del terzo millennio

La tecnologia Uber è contro i lavoratori? Internet permette la nascita di nuovi attori come Uber, Amazon, Airbnb, Ebay, Booking e molte altre piattaforme digitali. Siamo davanti a un progresso della cosiddetta Sharing Economy, la nuova economia della condivisione? Oppure, al contrario, abbiamo a che fare con un peggioramento dei diritti dei lavoratori, che conduce a una crescente precarizzazione?   Audrey Sommer* I termini «uberizzare» e «uberizzazione» non sono ancora entrati nel dizionario, ma da inizio anno figurano nella versione francese di Wikipedia (mancano invece ancora nella versione tedesca e italiana). Secondo l’enciclopedia libera il neologismo uberizzazione, da dove traspare il nome della società californiana Uber, denomina un modello aziendale attraverso cui i clienti dallo smartphone possono accedere a delle risorse in ogni momento e in modo immediato. Il fenomeno è iniziato con il mercato delle occasioni e a oggi copre sempre più prodotti e soprattutto servizi: dalle bici elettriche o macchine che si condividono, al proprio appartamento che si può subaffittare sulla piattaforma di successo Airbnb. Ai consumatori questo sistema porta sicuramente dei vantaggi, ma come la mettiamo con i lavoratori? Dietro l’economia della condivisione ci sono dei lavoratori su richiesta disponibili attraverso una piattaforma digitale. Il sistema Uber è semplice: nel caso dei tassisti francesi per es. non ci sono dipendenti, ma solo degli assoggettati, da comandare con un fischio e che eseguono la cor-

mo davanti a contratti di un nuovo tipo. Questa attribuzione ha delle conseguenze da non sottovalutare: il fatto che un collaboratore sia p.e. assoggettato a un certo tipo di contratto o rapporto di lavoro determina anche se egli in caso di inabilità al lavoro per malattia continua a ricevere lo stipendio o meno. Nel dubbio decide il tribunale. Ma per tornare alla Sua domanda: lo status di questi lavoratori non è ancora stato chiarito e questo nasconde una notevole incertezza del diritto per il singolo. Tendenzialmente qualificherei questi rapporti contrattuali come un falso lavoro a chiamata – dunque come un rapporto di lavoro.

Non c’è da temere che la posizione di questi lavoratori peggiori? Scheidegger, avvocato e responsabile del servizio giuridico di syndicom.

Martin Scheidegger, davvero il modello dell’uberizzazione del mondo del lavoro è così attuale? Questo modello è sicuramente attuale e fondamentalmente offre anche uno spunto interessante nello sfruttare sinergie e nel risparmiare risorse. Tutta-

tori proprio a causa del rapporto di dipendenza verso Uber o aziende simili hanno urgente bisogno di questa protezione. Questi collaboratori fondamentalmente necessitano della stessa tutela dei lavoratori normali e Uber deve corrispondere le detrazioni sociali fissate dalla legge. Davanti a questo scenario è importante che il legislatore vigili sugli sviluppi di questo fenomeno e che adegui le leggi in vigore alle nuove condizioni ove necessario.

Martin Scheidegger:

«L’uberizzazione trasforma i dipendenti in imprenditori. O almeno ce lo vogliono far credere».

sa a un prezzo forfettario, senza diritti, senza stipendio, senza orari di lavoro regolati, senza dignità e senza libertà. È tramontato il diritto del lavoro, non c’è più nessun contratto collettivo di lavoro, più niente di niente. Ecco il breve riassunto dell’ispettore del lavoro francese Gérard Filoche. Poi aggiunge che i contributi sociali, automobile, assicurazioni e incidenti sono a carico dei conducenti. Questi lavoratori su richiesta sono impiegati, microasssociati, lavoratori indipendenti? A seconda della risposta la relazione con Uber cambia. Alcuni autisti californiani hanno lanciato una «class action» contro Uber per vedersi riconoscere lo statuto di salariati. Ma Uber dispone di un esercito di avvocati. La tecnologia corre più veloce dello stato giuridico ancora incerto davanti a questi stravolgimenti. Ne abbiamo parlato con Martin

via il modello non può essere a scapito dei lavoratori. Il mondo del lavoro cambia a causa dello sviluppo digitale, e a seconda del settore questa evoluzione è più o meno veloce. Il più soggetto a questi sviluppi è il settore del terziario. Esistono già i primi cloni Uber nel mondo dei corrieri. La conseguenza di questa evoluzione è che cambiano i modelli classici: l’uberizzazione trasforma i dipendenti in imprenditori. O almeno ce lo vogliono far credere.

In che modo sono cambiati questi rapporti? Il diritto del lavoro originariamente parte dal concetto di un’impresa con mezzi e ambienti produttivi propri, dove i lavoratori si recano a lavorare a degli orari prestabiliti e per cui a fine

mese percepiscono uno stipendio definito. Oggi questo concetto traballa sempre di più, basti pensare per esempio al telelavoro, all’home office, ai modelli variabili di orario di lavoro, al lavoro a chiamata e attività simili. L’uberizzazione è un ulteriore passo in questa direzione. Il diritto del lavoro si è adeguato in larga misura a questi cambiamenti, con la giurisprudenza e la legislazione, ma riguardo a questi sviluppi arranca sempre un po’.

Che status hanno i lavoratori uberizzati?

È compito del legislatore e dei tribunali contrastare questa tendenza. I collaboratori in questione possono anche adire i tribunali e scaturire delle sentenze di guida facendosi sostenere dai sindacati e dai loro avvocati. Inoltre questa evoluzione può essere bloccata anche mediante i contratti collettivi di lavoro, soprattutto attraverso quelli dichiarati di obbligatorietà generale. In prima linea bisogna puntare alla tutela di questi lavoratori: Uber e aziende simili devono essere obbligate ad assumersi la propria responsabilità se non lo fanno spontaneamente.

È proprio qui che casca l’asino: infatti sorge la domanda se questi lavoratori possono essere assoggettati a un contratto definito dalla legge oppure se qui sia-

* Audrey Sommer è giornalista freelance.

Bisogna aver paura? Proprio paura no, ma essere prudenti sì. È difficile fare una valutazione sulle conseguenze dell’uberizzazione sull’economia e soprattutto sul mondo del lavoro. Sussiste il pericolo che il lavoratore uberizzato in qualità di quasi-imprenditore perda la tutela delle disposizioni del diritto del lavoro. Invece i lavora-

«uber via!» ∙ Protesta di tassisti contro Uber alla stazione di Basilea.


4 | Dalle professioni

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 servizio pubblico

????? logistica

Un contratto per tremila

Sulla giusta strada

L’associazione svizzera dei prestatori dei servizi postali privati (KEP&Mail) ha sottoscritto insieme ai sindacati syndicom e transfair il primo contratto collettivo di lavoro per la categoria della posta privata. Entrerà in vigore dal 1° luglio 2016 e si applicherà a circa tremila dipendenti in Svizzera.

La Commissione federale dei media conferma l’importanza di un’offerta informativa indipendente e di qualità. syndicom ritiene tuttavia che alcune proposte vadano ancora analizzate.

L’associazione KEP&Mail riunisce le principali aziende del settore, come ad esempio Quickmail oppure le filiali svizzere di gruppi internazionali come DHL, DPD, FedEx e TNT. Queste aziende gestiscono oltre 500 punti di accesso in tutte le regioni del paese, trasportano 50 milioni di pacchi e 60 milioni di lettere all’anno occupando complessivamente circa tremila lavoratori in Svizzera. Saranno loro a beneficiare del nuovo CCL, siglato a fine novembre. I primi colloqui avevano avuto luogo nell’ottobre 2012, tra KEP&Mail, syndicom e l’associazione del personale transfair. Thomas Geiser, professore di diritto privato e commerciale presso l’Università di San Gallo, ha moderato e accompagnato le trattative con grande professionalità. «Il CCL di categoria – ha affer-

mato Daniel Münger, responsabile del settore Logistica di syndicom – rappresenta un primo grande passo importante verso la regolamentazione delle condizioni di lavoro in una categoria molto eterogenea. Rappresenta per noi la base di partenariato per il mantenimento degli interessi di tutti i lavoratori e dell’intera categoria». Ha fatto eco Peter Sutterlüti, presidente KEP&Mail: «Il CCL è il più grande progetto comune che l’associazione KEP&Mail abbia mai realizzato. Siamo orgogliosi di divenire, con queste buone condizioni di lavoro, il criterio per ulteriori operatori di mercato». Il CCL, in vigore dal luglio prossimo, regola le tematiche centrali quali l’orario di lavoro, gli stipendi, le indennità e ulteriori disposizioni contrattuali che saranno inserite il prossimo

semestre nei singoli contratti collettivi dei lavoratori. Le parti sociali hanno inoltre convenuto che le condizioni di lavoro in tutta la categoria debbano essere regolate sulla base del nuovo CCL. Esse aspirano inoltre all’elaborazione di un CCL generalmente vincolante che sia valido sia per i prestatori di servizi postali privati sia per la Posta Svizzera e le sue affiliate. «È possibile distinguersi dalla concorrenza non solo attraverso la gestione dei costi e dei servizi, ma anche attraverso un CCL», ha fatto notare René Fürst, responsabile di categoria per il settore Posta/Logistica di transfair, che ha infine aggiunto: «Ne deriva effettivamente una triplice situazione vantaggiosa (win-win): per i lavoratori, per i datori di lavoro e per i sindacati». (Bruno Schmucki)

intervista

Il sindacato deve rivestire un ruolo attivo Alla recente assemblea dei delegati syndicom, Daniel Münger è stato eletto nuovo responsabile del settore logistico. Il suo nuovo incarico lo porta a occuparsi di lavoratori diversi, ma con problemi comuni a tutti: le condizioni di salario, lo stress sul posto di lavoro, la sfida della digitalizzazione. Bruno Schmucki Bruno Schmucki: Alcuni mesi fa, sei passato dal settore Telecom/IT a quello della logistica. Che differenze hai riscontrato fra i due settori? Daniel Münger: La logistica è

sono assicurare la previdenza, combattere lo stress sul posto di lavoro in relazione alla digitalizzazione sempre più intensa del mondo lavorativo.

notevolmente più eterogenea e strutturata in maniera più estesa. Per questo i problemi devono essere affrontati in modo completamente diverso. I nostri iscritti presso PostFinance, per esempio, hanno esigenze diverse rispetto ai colleghi di DHL o Presto.

Tu hai assunto un nuovo incarico e una nuova squadra. Quali sono le tue priorità?

E cosa accomuna i due settori?

© PATRICK GUTENBERG

Alla fine, al centro ci sono sempre le condizioni di lavoro e di salario, in ogni ambito. Altri interessi comuni dei lavoratori

Le priorità le abbiamo ribadite alla nostra ultima assemblea dei delegati. Dobbiamo intensificare il reclutamento di nuovi membri, la costruzione di una rete di fiduciari e raggiungere un equilibrio finanziario per l’organizzazione intera. Il settore logistico s’impegnerà a perseguire questi obiettivi insieme agli altri settori.

Quali sono secondo te le maggiori sfide per syndicom nel tuo nuovo settore? Attualmente la logistica sta affrontando i problemi causati dal franco forte che produce conseguenze negative. Si razionalizza, si esternalizza, si taglia il personale. Inoltre avremo grossi problemi a causa di automazione e digitalizzazione, sempre crescenti. Il progresso tecnologico non può essere fermato ma cambia il settore a una velocità incredibile. I sindacati devono assumere, insieme ai dipendenti coinvolti, un ruolo attivo in questo processo, affinché questa trasformazione possa essere improntata a una sua sostenibilità sociale.

biografia: Daniel Münger, 54 anni, ha assolto la formazione professionale come metalcostruttore. Successivamente ha conseguito anche la formazione come tecnico delle comunicazioni/sovrintendente alla costruzione. Poi sono seguiti gli studi all’università. Dal 1996, Münger ha ricoperto diverse funzioni all’interno del movimento sindacale. Il suo ultimo incarico è stato come segretario centrale syndicom nel settore Telecom/IT dove si è occupato di call- e contact center, costruzione reti e altri CCL. Accanto alla sua attività sindacale, è stato anche attivo politicamente tra cui per oltre dieci anni come consigliere provinciale del Cantone Basilea Campagna. (bs)

Concentrandosi sulla radiotelevisione e sul successivo sviluppo dei media radio-televisivi su Internet, la Commissione federale dei media COFEM ha pubblicato un documento di discussione nel quale analizza le sfide a cui anche i media del servizio pubblico devono far fronte a seguito delle trasformazioni digitali. Considerando il ruolo particolare della SSR, ma anche le emittenti radiotelevisive private con mandato di prestazione, nel documento la COFEM considera che l’orientamento dei media puramente privati è fondamentalmente diverso da quello dei media con mandato di prestazione pubblico (servizio pubblico). Entrambi i settori, privati e pubblici, sono indispensabili. Pertanto la COFEM ritiene necessario che vi sia un sostegno dei contenuti radiotelevisivi organizzato a livello statale e che il sistema odierno sia confacente. Inoltre la Commissione è in favore di un sostegno analogo per i media on-line e per la stampa. Occorre garantire un margine di sviluppo sufficiente per i media finanziati privatamente.

Preservare la pluralità Syndicom accoglie con favore il rapporto della COFEM relativo al servizio pubblico sui media. Nella sua analisi, la Commissione federale dei media dimostra l’importanza di un’offerta informativa indipendente sul piano politico e dell’economia privata. Tale offerta dev’essere eccellente a livello giornalistico e disporre di un chiaro mandato di prestazione. Un servizio pubblico sui media, con disponibilità finanziarie certe grazie alle imposte pubbliche, ha il compito di rafforzare la coesione della società e delle diverse regioni linguistiche. Il sindacato dei media è fondamentalmente d’accordo che una parte delle tasse sia a disposizione anche di offerenti privati che, in parte, eseguono anch’essi questo mandato di prestazione. Tuttavia syndicom ricorda che il Consiglio federale, già nel 2011 nel suo rapporto in risposta al postulato «Mantenere la pluralità della stampa», aveva rilevato un fallimento del mercato nell’ambito dei media stampati privati. Le fusioni e le acquisizioni hanno decisamente assottigliato la molteplicità dei media e degli offerenti. Inoltre, le disposizioni in materia di commercializzazione influenzano in modo

eccessivo i contenuti dei media già in parecchi ambiti. Qui occorre intervenire, anche se l’attuale rapporto non si esprime in modo esplicito a questo proposito.

il ruolo di ssr e privati L’incentivo organizzato a livello statale di contenuti radiotelevisivi è e resta necessario. Come la COFEM nel suo rapporto precedente, anche syndicom si dichiara favorevole a un incentivo equiparabile dei media stampati e online in ambito giornalistico. In particolare, il sindacato dei media giudica favorevolmente che la Commissione abbia inserito nella sua analisi anche i cambiamenti del quadro dei media in virtù della progressiva convergenza e digitalizzazione. In futuro è auspicabile regolamentare anche le piattaforme e i soggetti che offrono media digitali tramite un mandato di prestazioni mediatico. Tuttavia, il fatto che la COFEM non voglia affrettare troppo una ristrutturazione è incomprensibile. syndicom ritiene che le proposte siano sensate. Alla COFEM viene richiesto di approfondire quanto prima possibile tutto ciò. La COFEM si merita una piena approvazione nell’ambito della valutazione del modello di agenzia di Avenir Suisse. Quest’ultimo avrebbe voluto che la SSR diventasse un mero “public content provider” per i contenuti audiovisivi. Il modello di agenzia è assolutamente inadatto e avrebbe come conseguenza che offerenti con un orientamento puramente commerciale possano stravolgere i contenuti dei media finanziati dalla collettività per accrescere i rispettivi profitti. Potrebbe essere discussa una biblioteca audiovisiva online per provvedimenti in ambito culturale e di formazione in virtù di uno sfruttamento non commerciale. Altrimenti l’approccio non orientato agli utili della SSR diverrebbe insensato. La SSR e i privati che godono di una concessione devono però essere maggiormente valutati rispetto alle premesse dei media pubblici democratici: il loro compito consiste nel produrre e diffondere contenuti mediatici qualitativamente elevati e prodotti in modo indipendente. Ci si attende queste prestazioni anche dai media stampati e online privati. In questo senso radio e tv devono altresì contribuire alla coesione e all’integrazione della società.


Dalle professioni | 5

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 trasporti postali

Garanzie ai conducenti

© SUSANNE ÖHLER

Nonostante la forte resistenza degli autisti e del sindacato e le azioni di protesta in tutta la Svizzera, la Posta conferma la decisione di esternalizzare il trasporto degli invii postali. La Posta, syndicom e l’associazione del personale transfair hanno in seguito concretizzato l’implementazione del piano sociale in due gruppi di discussione.

La Posta offrirà a tutti i conducenti interessati una ragionevole continuazione dell’impiego. I dipendenti di età superiore a 55 anni e con più di 20 anni di servizio riceveranno un’offerta di continuazione dell’impiego all’interno del gruppo. Inoltre viene attuato l’odierno piano sociale della Posta e istituito un fondo per i casi problematici. Da gennaio si terranno colloqui individuali con i dipendenti, a cui potranno partecipare anche i fiduciari o i segretari sindacali. In occasione di un’assemblea

indetta da syndicom a Olten il 5 dicembre, i conducenti hanno accettato queste misure integrative al piano sociale. Allo stesso tempo, hanno però ribadito la loro opposizione nei confronti dell’esternalizzazione criticando che questo comporterebbe una perdita di know-how interno e comprometterebbe la qualità del servizio di trasporto. La Posta avrebbe inoltre gravi difficoltà a garantire condizioni di lavoro corrette e stipendi equi presso le aziende subappaltatrici.

I conducenti hanno tuttavia rinunciato a ulteriori azioni sindacali e hanno approvato un accordo in linea di massima, che si concretizzerà il 17 dicembre. La resistenza dei conducenti (come dimostra l’azione al centro distribuzione pacchi Postlogistic di Cadenazzo il 6 novembre) non è stata vana. Ha infatti dimostrato che i dipendenti della Posta sono pronti a ribellarsi alle esternalizzazioni per puri motivi di convenienza. Questo è un segnale importante nei confronti della Posta.

postmail

Primi segnali positivi Un sondaggio promosso da syndicom nella Postmail-RRL di Lugano ha fatto emergere alcune problematiche che altrimenti sarebbero rimaste inascoltate. Nel frattempo, sono giunte alcune risposte per migliorare le condizioni di lavoro. Non è sempre facile dimostrare che esistono problemi sul posto di lavoro. Un sondaggio, come quello promosso da syndicom nella Regione recapito lettere di Lugano, ha fatto emergere in maniera inequivocabile alcuni problemi collettivi che altrimenti rimarrebbero nascosti. Con le problematiche, sono arrivate le prime risposte, i primi segnali positivi. A partire da gennaio 2016 sarà attiva una commissione del personale: tre colleghi si sono infatti candidati per ricoprire l’importante ruolo di rappresentante sindacale. Grazie alla costituzione di questa commissione del personale sarà possibile avere un maggiore controllo della situazione lavorativa nei vari centri di recapito. Alla commissione del personale

ci si potrà rivolgere per tutte le problematiche che coinvolgono più lavoratori, legate per esempio ai piani di lavoro, alla protezione della salute o a questioni relative alla sicurezza. Per ottenere certe risposte a livello nazionale, ci vorrà più tempo. A livello regionale, invece, sono iniziate le verifiche nei team al fine di stabilire se vi è un numero adeguato di lavoratori. In particolare, in cinque team è emersa una mancanza di personale che è stata colmata con l’inserimento di nuove forze lavoro, in sette team il numero dei dipendenti è risultato adeguato, mentre nei rimanenti sei le verifiche sono ancora in corso. Il livellamento del monte-ore tra i componenti dello stesso team è stato fissato come un obiettivo da

raggiungere nel breve periodo. Questo significa che in futuro si organizzerà il lavoro in modo che all’interno di un medesimo team non vi saranno più colleghi con un saldo ore molto alto e altri con un saldo ore molto basso. Infine a breve sarà affissa all’albo dei diversi centri di recapito una comunicazione per promuovere il lavoro di gruppo, ricordare che ognuno deve poter lavorare con il proprio ritmo nei limiti di prestazione previsti e che bisogna tenere in considerazione le caratteristiche del singolo lavoratore (es. età, sesso, prestanza fisica etc.). Insomma, qualcosa si muove, grazie anche al sondaggio che, se ben partecipato, come in questa occasione, può diventare un buon strumento per tutelare i lavoratori.

swisscom

Basta con il mal di pancia dopo pranzo denti in Svizzera hanno diritto all’indennità per il pranzo quando vengono impiegati in un luogo diverso da quello stabilito nel contratto. Swisscom voleva eludere la legge e continuava a dire che non faceva alcuna differenza se il dipendente mangiava nella solita mensa Swisscom o nella mensa di un’altra sede Swisscom. Invece c’è una bella differenza. Perché lavorare in un luogo diverso da quello stabilito per contratto causa comunque dei disagi. L’obbligo di rimborsare le spese «Dal punto di vista dei per il pranzo va visto anche lavoratori, un lavoro mobile in quest’ottica. In qualunque caso c’è poco da discusi concilia bene con gli altri tere davanti a una chiaambiti della propria vita». ra legge. Dopo un ostinato intervento di syndicom alla fine l’ha capito anche Swisquando il lavoro mobile condu- scom. D’ora in avanti le spese per ce a violazioni di leggi o CCL, ed il pranzo verranno di nuovo rimè qui che entriamo in gioco noi borsate senza discussioni qualora come sindacato. Com’è successo un dipendente debba lavorare in per esempio con le spese pran- un luogo diverso da quello stabizo presso Swisscom: tutti i dipen- lito per contratto. (SF) Il lavoro “itinerante” va di moda. Dal punto di vista aziendale, un lavoro mobile va di pari passo con un tipo di lavoro più flessibile. Dal punto di vista dei lavoratori, un lavoro mobile si concilia bene con gli altri ambiti della propria vita. E dal punto di vista della società, la mobilità si distribuisce meglio su tutta la giornata, se questo tipo di lavoro si diffonderà ancora di più. Fin qui va tutto bene e andiamo tutti d’accordo. Questo cambia tuttavia

Contact Center

Settimana globale d’azione contro le forme di lavoro precario L’unione sindacale internazionale UNI Global Union ha coordinato una settimana mondiale d’azione nei contact center dal 19 al 23 ottobre. Questa settimana si ripete ormai da dieci anni, occasione in cui i sindacati sono presenti, a fianco dei dipendenti, nelle azien-

settimana d’azione e ha tenuto un evento d’informazione presso il contact center TELAG AG di Zurigo. I segretari sindacali hanno potuto parlare con i dipendenti della loro situazione lavorativa e informarli sul nuovo contratto collettivo di lavoro nel loro ramo. Infatti grazie a questo con«Nei prossimi mesi syndicom tratto entrato in vigore nel settembre 2015 cominciano conta di convincere ad esserci delle condizioni le associazioni padronali di lavoro regolate nei pria richiedere la dichiarazione mi contact center, regolamentazione che dovrebbe di obbligatorietà generale tutelare tutti i lavoratori. per il contratto». Nei prossimi mesi syndicom conta di convincere le de con delle tematiche attuali. associazioni padronali a richieNell’edizione di quest’anno i sin- dere la dichiarazione di obbligadacati hanno fatto rivendicazio- torietà generale per il contratto. ni riguardo alle forme di lavoro Con il conferimento dell’obbligaprecario come il lavoro tempora- torietà generale verrebbero regoneo o il lavoro a tempo parzia- late le condizioni di lavoro dell’inle. syndicom ha partecipato alla tero settore. (DHU) local.ch

Accordo salariale davanti al tribunale arbitrale local.ch se la passa bene: dopo l’integrazione di search.ch l’azienda si è posizionata ottimamente sul mercato. Anche l’andamento degli affari è soddisfacente. Ciò nonostante local.ch non ne vuole sapere di concedere un aumento salariale generale. syndicom non si oppone a premi speciali per prestazioni straordinarie. Ma dal punto di vista eco-

nomico urgono degli aumenti salariali generali. Infatti solo così sale il benessere generale e si evita che la forbice salariale si apra ancora di più. Ecco perché il comitato aziendale local.ch di syndicom ha deciso di adire il tribunale arbitrale con la questione. La decisione del collegio arbitrale dovrebbe arrivare tra dicembre e gennaio. (SF)


6 | Dai settori Attualità

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015

CONFERENZA DI SET TORE IGI

Industria grafica, ecco il CCL  Continua da pag. 1 Il 5 dicembre scorso, a Berna, la conferenza di settore IGI (Industria Grafica e Imballaggio) ha detto sì al nuovo CCL. Le trattative si sono svolte in un clima economico difficile per questo settore, che dura oramai da anni. Nonostante ciò i sindacati hanno potuto difendere le condizioni di lavoro evitando la diminuzione dei supplementi per il lavoro notturno. I salari minimi attuali, che Viscom voleva in parte eliminare, rimangono invariati nel nuovo CCL. «Si tratta di un buon risultato per il Ticino», commenta Marco Forte, «perché Viscom voleva togliere il salario minimo per i lavoratori non qualificati e questo avrebbe potuto portare a fenomeni di dumping salariale, soprattutto in una zona di confine come la nostra. Invece, sia-

Nessun ulteriore taglio del supplemento per il lavoro notturno - Non si lavora gratis durante la notte. - Un’eventuale compensazione dei supplementi al livello di quelli previsti dall’attuale CCL deve essere fatta per chi lavora

mo riusciti a mantenere un salario minimo a livello nazionale».

primo decreto d’obbligatorietà dell’industria in svizzera Lo smantellamento previsto da Viscom all´inizio delle trattative non è avvenuto. Viscom voleva infatti peggiorare il pagamento delle indennità per malattia e introdurre un articolo di crisi che avrebbe esonerato le aziende dal rispetto del CCL per la durata di 24 mesi. In più, il CCL verrà finalmente inviato alla SECO per essere dichiarato d’obbligatorietà generale. E sarà il primo decreto d’obbligatorietà dell´industria in Svizzera. Altro risultato, importante, è quello dell’orario di lavoro base che rimane di 40 ore settimanali. Come già per le tipografie

nella stampa di giornali, può essere fatta per chi lavora in quella commerciale. - I salari minimi per qualificati e non qualificati rimangono invariati nel CCL. - Dumping salariale scongiurato in particolare nelle zone periferiche. - La settimana di 40 ore rimane

commerciali, anche nella stampa di giornali ci sarà la possibilità di introdurre la settimana di 42 ore, ma unicamente con un accordo scritto fra la direzione, la commissione del personale e le persone interessate. Le indennità pasto e il pagamento di una pausa extra verranno integrati nel salario base per coloro che ne usufruiscono oggi, ma non figureranno più nel nuovo CCL. Per chi lavora a turni e di notte la pausa farà parte del tempo di lavoro. Certo è che, per arrivare a questo risultato, i sindacati hanno dovuto rinunciare alla loro rivendicazione di un modello di pensionamento anticipato. Nonostante ciò si ritengono soddisfatti del risultato finale, ma soprattutto sono contenti del fatto che un vuoto contrattuale è stato evitato. Vuoto contrattuale che avrebbe avuto delle gravi conseguenze per i lavoratori e le aziende.

quale orario normale di lavoro. - L’eventuale introduzione delle 42 ore potrà avvenire solo con un accordo scritto. - Il CCL avrà una durata di tre anni e verrà decretato d’obbligatorietà generale, così che tutti coloro che lavorano oggi in un’azienda che non applica il CCL ne potranno approfittare.

nuova legge ficcanaso

Un attacco alla libertà di stampa La nuova legge sulle attività informative (LAIn) vuole ampliare enormemente le competenze del servizio segreto svizzero. Questa è una minaccia alla democrazia e allo stato di diritto. Fabian Molina* Nel 2014 è stato reso noto che un collaboratore del Servizio delle attività informative della Confederazione sorvegliava segretamente una giornalista del giornale Le Temps e un collaboratore della televisione romanda. Egli voleva scoprire cosa i due sapevano e da chi avevano avuto le informazioni riguardo a un intrallazzo poco legale con un ambiguo commerciante di vini del Canton Vaud e impedirne la pubblicazione. Le manovre illegali sono state rese pubbliche con il nome del commerciante di vini (“Affaire Giroud”), facendo scoppiare così un vero e proprio scandalo. Questo potrebbe cambiare in futuro. Con la nuova legge sulle attività informative (LAIn) il servizio segreto può eludere legalmente la protezione delle fonti e controllare la corrispondenza dei giornalisti senza essere sospettato. Inoltre, a seconda dell’urgenza che proclama il servizio segreto, non deve nemmeno procurarsi l’autorizzazione di un’altra istanza. Con ciò, la nuova legge viola l’art. 17 della Costituzione federale che garantisce il segreto redazionale, minacciando la stessa libertà di stampa. Se i giornalisti in futuro non potranno più partire dal presupposto che le loro fonti sono pro-

tette nei confronti dell’apparato statale, il loro lavoro rischia di essere completamente stravolto.

collaborazione con i servizi segreti stranieri Ma le novità della LAIn non finiscono qui: infatti, verrà istituzionalizzata ed estesa la collaborazione con i servizi segreti stranieri. Si può solo intuire cosa questo significhi per i diritti fondamentali delle persone che vivono in Svizzera. I servizi, che per definizione agiscono in segreto e che hanno bisogno di informazioni per svolgere le proprie attività, non si faranno scrupoli a vendere i dati raccolti in Svizzera anche all’estero. Dunque d’ora in poi potrebbe succedere che il governo russo sappia più cose su

un giornalista svizzero critico di quanto a quest’ultimo potrebbe andar bene. In cambio, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) riceve informazioni su un oligarca russo sospettato di essere un criminale. Scambi d’informazioni del genere sono il pane quotidiano dei servizi segreti. Per questo le loro competenze devono essere definite nel modo più restrittivo possibile e controllate nel minimo dettaglio. I dati raccolti dai servizi segreti non possono essere verificati, o contestati davanti a un tribunale e nemmeno cancellati. Dunque qui si dà il via libera all’arbitrarietà e alle ingiustizie. E si minaccia lo stato di diritto, la democrazia e la libertà. La Svizzera ha già vissuto sulla propria pelle cosa vuole dire avere dei servizi segreti troppo forti. Nel 1989 è stato reso pubblico che la Protezione dello Stato svizzero per decenni aveva condotto degli atti segreti – le cosiddette schedature – su 900mila persone in Svizzera. Nel 2010 si è saputo che il servizio segreto aveva nuovamente sorvegliato centinaia di migliaia di persone in maniera illecita. Dopo la fusione dei due servizi Analisi e prevenzione e Servizio di informazioni strategico nel nuovo SIC (Servizio delle attività informative della Con-

federazione), le autorità preposte avevano assicurato che in Svizzera mai più si sarebbe assistito a eccessi di sorveglianza del genere. Peccato che la nuova LAIn sia la prova dell’esatto contrario.

la necessità e l’urgenza di un referendum La legge prevede un ampliamento delle misure di acquisizione per la protezione dello Stato. Così in futuro saranno sparpagliate microspie negli ambienti, installati programmi “trojan” di Stato sui computer e impiegati dei cosiddetti “fiduciari”. Un’altra novità è che il servizio segreto avrà accesso anche alla conservazione dei dati e con ciò ai metadati della comunicazione di noi tutti, il che finora era consentito soltanto alle autorità penali. E con questo accesso viene aperta la porta al controllo segreto delle mail, dei messaggi Whatsapp e dei telefoni attraverso l’esplorazione dei segnali via cavo. Il controllo interno DDPS e le istanze di autorizzazione purtroppo sono inefficaci e facili da aggirare. La nuova LAIn è una legge pericolosa e inutile e per questo il referendum in corso è urgente.

* Fabian Molina è presidente GISO Svizzera


Attualità Politica | 7

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 giornata di studi

Servizio pubblico da difendere e rafforzare Il prossimo 15 gennaio, un convegno a Berna programmato dall’USS e dalle maggiori organizzazioni sindacali svizzere si interroga sul servizio pubblico ai tempi dell’austerità. Alla giornata di studi parteciperanno esperti, docenti universitari, rappresentanti sindacali e due consiglieri di Stato, il vodese Yves Maillard e la bernese Barbara Egger. Gli sgravi fiscali e le previsioni finanziarie pessimistiche legittimano i programmi di austerità ai danni del servizio pubblico. Da anni aumenta quindi la pressione sui dipendenti. Le loro condizioni di lavoro peggiorano. Le privatizzazioni, le esternalizzazioni e i tagli dei servizi pubblici sono il frutto della rigida politica di austerità. Si tratta di una politica che non viene messa in discussione sebbene da anni i conti siano assai migliori di quanto previsto. I tagli vengono fatti a regola d’arte, proprio come le diffamazioni a cui sono esposti i dipendenti del servizio pubblico. È necessario difendere il servizio pubblico perché ciò che viene abolito, difficilmente potrà essere ripristinato. Il fabbisogno di servizi pubblici e di infrastrutture da parte della popolazione è destinato ad aumentare, ma i politici continueranno, se non glielo si impedirà, a indebolire il servizio pubblico. Ma sono proprio i servizi pubblici e le infrastrutture funzionanti e affidabili a permettere la stabilità dell’economia nazionale. Le differenze sociali ed economiche tra le generazioni, tra città e campagna, tra regioni frontaliere e regioni centrali saranno appianate grazie a un buon servizio pubblico e rafforzando allo stesso tempo la competitività economica. I sindacati del servizio pubblico e l’USS vogliono discutere di tutto questo in occasione di un convegno, in programma venerdì 16 gennaio a Berna (Hotel Bern), durante il quale si occuperanno in particolare delle seguenti questioni: qual è

SSP, APC, SEV, syndicom, Garanto, USS :

Renforcer le service public. Maintenant plus que jamais ! Vendredi, 15 janvier 2016, 9 h 15 – 16 h 15 / Hôtel Bern, Zeughausgasse 9, 3011 Berne Le besoin toujours accru en services publics entre en contradiction avec les baisses d’impôts et les programmes d’austérité. Les conditions de travail se dégradent dans tous les domaines du service public. Les politiciens néolibéraux crient au scandale sur les coûts des prestations publiques et des infrastructures. Le rôle central que joue le service public dans la prospérité et la cohésion sociale en Suisse est toutefois passé sous silence. Comment cela se passe-t-il au front ? Est-ce que le catastrophisme règne systématiquement quand on parle de la situation financière du service public ? Quelles dérives doivent être immédiatement corrigées ? Quelle est l’importance économique du service public ? Quels regards portent les conseillers d’Etat vaudois et bernois Pierre-Yves Maillard et Barbara Egger, sur l’avenir du service public ?

Organisation Langues : allemand/français avec traduction simultanée Date/Lieu : vendredi, 15 janvier 2016, Hôtel Bern, Zeughausgasse 9, 3011 Berne Public-cible : Membres des associations et syndicats, journalistes, politicien-ne-s Coûts : Gratuit pour les membres du SSP, SEV, syndicom, Garanto et de l’APC. Pour les autres, CHF 250.-, les étudiant-e-s ont droit à une réduction. Inscription : Délai d’inscription : 8 janvier 2016, www.uss.ch/actuel/servicepublic Renseignements : Union syndicale suisse (USS), Elisabeth Soucek, 031 377 01 22

Programme Conduite de la journée: Dore Heim, USS

12 h 30 Collation

9 h 15

13 h 30 Points sensibles actuels: la Poste et l’administration publique Alain Carrupt, président de syndicom, et Maria Bernasconi, secrétaire générale de l’APC

Accueil par l’organisation responsable Giorgio Tuti, président du SEV Au front du service public – la métamorphose des conditions de travail sous la contrainte néolibérale Franz Schultheis, Prof. de sociologie, Université de St-Gall Le public a son mot à dire! Avec Katharina Prelicz-Huber, présidente du SSP

14 h 15 Pause 14 h 45 Points sensibles actuels: transports publics et action sociale Giorgio Tuti, président du SEV, et Katharina Prelicz-Huber, présidente du SSP

10 h 30 Pause café 11 h 00  Davantage de mythes que de faits – les finances des services publics Daniel Lampart, économiste en chef de l’USS Financement de la santé: la solidarité en position critique Anna Sax, licenciée en économie publique, MHA, économiste de la santé 12 h 00 Recherché Avec Stefan Giger, secrétaire général du SSP

PVB la situazione sul fronte lavorativo? Che ne è veramente delle finanze pubbliche? Ricorrendo all’esempio del finanziamento della sanità: qual è l’errore che deve essere urgentemente corretto? Verrà inoltre presentato un nuovissimo studio della KOF-ETH che conferma l’importanza poli-

13 h 45 L’importance économique du service public Marko Köthenbürger, Prof., Centre de recherches conjoncturelles KOF de l’EPFZ

15 h 00 Le service public sous la férule des programmes d’austérité : Comment voyez vous l’avenir ? Barbara Egger, conseillère d’Etat bernoise, Direction des travaux publics, des transports et de l‘énergie et Pierre-Yves Maillard, conseiller d’Etat vaudois, Département de la santé et de l’action sociale Animation: Martin Heule, journaliste 16 h 15 Fin de la journée

APC tico-economica del servizio pubblico. Alla fine prenderanno la parola Barbara Egger, consigliera di Stato del Canton Berna, e Pierre-Yves Maillard, consigliere di Stato del Canton Vaud: il servizio pubblico avrà per loro un futuro oppure intendono semplicemente continuare a effettuare tagli?

Venerdì, 15 gennaio 2016 Hotel Bern Zeughausgasse 9, Berna, dalle 9.15 alle 16.00 Convegno di SSP, SEV, syndicom, APC, Garanto e USS

giornata internazionale dei migranti

Equità e rispetto per tutti Dal 2000, il 18 dicembre è la giornata internazionale dedicata ai migranti. Uomini e donne che, per scelta, ma nella maggior parte dei casi costretti, vivono in paesi diversi o lontani dal proprio. In Svizzera oggi sono 2 milioni: bisogna difenderne l’integrazione e i diritti. Nel mondo sono 230 milioni le persone che vivono fuori dal proprio paese di nascita, volontariamente o perché costrette a farlo. La quota dei migranti sulla popolazione mondiale ammonta al 3 per cento. Il 18 dicembre 1990, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la «Convenzione internazionale per la tutela dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie». La convenzione concretizza i diritti umani. Essa prevede il pari trattamento dei lavoratori migranti, soprattutto il diritto a godere delle stes-

se condizioni di lavoro, allo stesso accesso alla formazione e a poter partecipare in maniera uguale alla vita politica. Dal 2000, il 18 dicembre è stato dichiarato Giornata internazionale dei migranti, proprio per ricordarne i diritti.

Da paese di emigrazione a quello d’immigrazione Anche la Svizzera in passato è stata un paese di emigrazione. La gente di Poschiavo emigrava verso Milano per fare i pasticcieri. Le abitazioni costruite dopo il

«La convenzione prevede il pari trattamento dei lavoratori migranti, soprattutto il diritto a godere delle stesse condizioni di lavoro, allo stesso accesso alla formazione e a poter partecipare in maniera uguale alla vita politica».

ritorno in patria ancora oggi ostentano il successo ottenuto in terra straniera. L’impero russo già dai tempi di Pietro il Grande richiamava lavoratori specializzati per modernizzare il paese. Molte famiglie formaggiaie dell’Oberland bernese si sono trasferite lì. Educatori e governanti della Svizzera francese hanno lavorato nell’impero russo, come molti architetti e maestranze ticinesi hanno contribuito a costruire i sontuosi edifici di San Pietroburgo. E molte persone delle povere regioni di montagna hanno raggiunto l’America a partire dalla metà dell’Ottocento. Ma proprio nello stesso periodo storico la Svizzera è diventata anche un paese d’immigrazione. La moderna Svizzera dal 1848 ha offerto protezione a molti perseguitati politici attraverso la sua Costituzione liberale. Oggi in Svizzera vivono otto milioni di persone. Due milioni provengono dall’estero. La scuola e il posto di lavoro danno

un grande contributo all’integrazione, ma la sfida riguarda tutti noi. I membri syndicom (con e senza un passato da migrante) difendono condizioni di lavoro eque e un trattamento rispettoso verso tutti.

Il sindacato syndicom il 18 dicembre sarà attivo presso la Posta. Nel suo rapporto di gestione 2014, la Posta ha affermato di occupare persone provenienti da 142 nazioni. La percentuale dei dipendenti con passaporto straniero ammonta al 15%. Ma nei centri lettere e pacchi questa quota raddoppia. Per questo syndicom richiamerà l’attenzione sui diritti dei migranti nel centro lettere di Zurigo-Mülligen, nei centri lettere e pacchi di Härkingen e nel centro logistico di Ginevra-Monbrillant.


8 | Assemblea Delegati

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015

28 novembre 2015

Istantanee dall’assemblea di Berna Continua da pag. 1

sola i suoi pacchi, giornali e lettere. L’azienda ha registrato profitti milionari e il trasporto degli invii postali non sembra davvero essere in deficit. Per questo, i delegati syndicom hanno appoggiato la resistenza dei conducenti dei camion postali contro l’esternalizzazione dei loro posti di lavoro criticando le condizioni di lavoro dei subfornitori che prestano servizio per la Posta. Come ospite è stato accolto Corrado Pardini, consigliere nazionale e responsabile del settore industria presso Unia. Nel suo intervento egli ha analizzato le prospettive della piazza industriale e lavorativa Svizzera dopo la sospensione del corso minimo dell’Euro. «Ci serve un’urgente

alleanza per una nuova politica monetaria», ha detto Pardini, che ha concluso affermando che urge un’alleanza tra i partner sociali come tutela contro una de-industrializzazione e a favore di un salvataggio della piazza industriale Svizzera. Tra gli affari statutari, figurava anche l’elezione di un nuovo membro del comitato direttivo. Su proposta delle divisioni i delegati hanno eletto l’attuale segretario centrale Daniel Münger (54 anni) come nuovo responsabile del settore logistico. Münger, che vanta una lunga esperienza politico-sindacale, sostituisce Fritz Gurtner che ha ricoperto questa funzione per oltre dieci anni. (syndicom)

Fotografie: Patrick Gutenberg Decisioni dell’assemblea dei delegati PASSATO - Rapporto annuale 2014 adottato a grande maggioranza - Conti annuali syndicom 2014 accettati con una grande maggioranza - Rapporto di revisione 2014 accettato all’unanimità - Conti annuali e rapporto del fondo di soccorso e di solidarietà accettati all’unanimità futuro - Budget 206 accettato con larga maggioranza - Risoluzione degli autisti postali accettata all’unanimità

opinioni

Sebastiano Kessler (per tutti, “Basci”) è alla Posta da 29 anni e ha lavorato nella Logistica, dalla cassa alla sorveglianza.

Spesso ha anche fatto il “jolly”, sostituendo i colleghi in diverse mansioni. Attualmente, svuota le bucalettere nel Locarnese. Inizia il suo giro verso le quattro del pomeriggio, da Ascona a Minusio e infine alla Posta centrale di Locarno. Il ritmo è sempre molto alto, non c’è un attimo di tempo da perdere, tutto è stato conteggiato considerando una velocità

media abbastanza elevata, che non è facile da mantenere nel traffico cittadino. “Quando si superano i tempi previsti, si rischia di venire richiamati”, afferma Sebastiano. “In questi ultimi anni, alla Posta è cambiato tutto, anche le condizioni di lavoro, nonostante abbiamo ancora un buon contratto collettivo”. Membro di syndicom dal 2002, ora fa parte della Commissione

Personale di PostMail, Post Logistica e del comitato sezionale, Sebastiano ha portato diversi nuovi iscritti al sindacato. «Fino a qualche tempo fa, anche due o tre all’anno. Ora è più difficile parlare del sindacato ed è difficile convincere i colleghi, sembrano più interessati ad altro… Non è facile neanche trovare del tempo per incontrare i colleghi».

Perché sei iscritta al sindacato? All’inizio l’ho fatto per solidarietà verso i miei colleghi. Lavoravo alla WochenZeitung (WoZ) e i giornalisti della WoZ sono proprietari del loro giornale.

Sina Bühler, giornalista freelance, ufficio stampa San Gallo. Presidente della divisione stampa e media elettronici.

È cambiato molto il mestiere di giornalista negli ultimi anni? Sì, enormemente. Quando ho cominciato a lavorare, 14 anni fa, c’era un CCL della stampa che ora non esiste più in Svizzera tede-


Delegati Assemblea| 9

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 economia

I rischi della de-industrializzazione L’assemblea dei delegati del 28 novembre ha ospitato come relatore Corrado Pardini. Nel suo modo frizzante, creativo e diretto, il consigliere nazionale PS ha invitato la Banca nazionale a ripensare la sua decisione sulla sospensione del corso minimo. Allo stesso tempo, ha sollecitato una discussione pubblica sull’obiettivo di una politica monetaria più attiva. Quando Corrado Pardini mette in guardia sulla deindustrializzazione della Svizzera, i sindacalisti dovrebbero drizzare le antenne. Ma nel suo intervento di fronte ai delegati di syndicom, Pardini non si è limitato a degli avvertimenti. Il consigliere nazionale PS (nonché responsabile del settore industria di Unia e pure membro syndicom della sezione di Lucerna) ha motivato bene e in maniera approfondita la sua valutazione, con numeri alla mano e basandosi su conoscenze scientifiche, chiamando per nome i responsabili di questa pericolosa evoluzione. Al centro delle sue critiche c’era la direzione del presidente della Banca nazionale Thomas Jordan. Ma non è stata risparmiata nemmeno l’opinione pubblica.

Sembra corrispondere sempre più a realtà il fatto che la sospensione del corso mini-

Ma la critica di Pardini va ben oltre la sospensione del corso minimo. Egli ha detto di con-

«La BNS proclama parole sante come se fosse la curia papale». mo abbia messo l’industria svizzera di fronte a problemi enormi e che, direttamente e indirettamente, questo minacci migliaia di posti di lavoro. L’associazione di settore Swissmechanic stima che la crisi del franco abbia già cancellato 3’000 impieghi. A lungo termine, una deindustrializzazione avrebbe effetti disastrosi sulla Svizzera. Oggi infatti si sa che un’economia di successo ha bisogno di un settore industriale vivace e innovativo.

statare che oggi non si sa più tanto bene cosa rappresenti in realtà la Banca nazionale, e che una Banca nazionale senza obiettivo è un’istituzione inefficace e priva di alcuna credibilità. Qui, secondo Pardini, l’opinione pubblica dovrebbe dare una controsterzata. Essa non può permettere che la politica monetaria venga determinata a porte chiuse e che le sue decisioni non vengano messe in discussione. A tutt’oggi la Banca nazionale si

Corrado Pardini

sottrae a questa discussione. È come se essa proclamasse la verità con la “V” maiuscola e tutti le credono: «La BNS proclama parole sante come se fosse la curia papale», ha affermato chiaramente Pardini. Tutto questo deve cambiare. Pardini ha chiesto un dibattito pubblico sul senso e sull’insensatezza, su costi e benefici della politica monetaria. La Banca nazionale non è mai veramente indipendente e ogni decisione è politica, perché ogni decisione comporta dei vincitori e dei perdenti. Per questo le decisioni della Banca nazionale devono essere almeno riconsiderate, dal momento che il presidente Thomas Jordan e la sua équipe direttiva a tre teste non sono infallibili. E per riconoscerlo, hanno bisogno dell’aiuto dell’opinione pubblica.

Fissate le priorità fino al 2018 Proposte - Sezione Regione Basilea: «Stop al dumping salariale e alla discriminazione salariale». Nessun accordo nei CCL con salario orario minimo di 22 CHF. In voto, accettata come raccomandazione. - Commissione della salute: i settori devono dare più importanza ai temi della sicurezza sul lavoro e della protezione della salute nei negoziati CCL. Al voto, respinta, in discussione nel settore Posta. - Sondaggio presso il personale dei 3 settori syndicom: respinta, da discutere nel settore Posta. - Sezione Regione Basilea: stop al progetto syndicom 2020, stop alle misure già introdotte dal CD: la controproposta del CC-CD

sca. Le condizioni di lavoro sono peggiorate tantissimo. I salari si sono ridotti, l’orario di lavoro si è allungato, molta gente è stata cacciata e sono stati tagliati diversi impieghi. È facile parlare del sindacato sul tuo posto di lavoro e convincere i colleghi a aderire? È facile parlare loro del sindacato, più difficile farli iscrivere! Perciò io parlo loro soprattutto dei cambiamenti legati alla soppressione del CCL e di come le

preferita (23 voti contro 17) poi accettata con larga maggioranza. nomine - Daniel Münger eletto a grande maggioranza responsabile del Settore Logistica - Elezione della responsabile Pari opportunità, in successione di Angela Zihler: funzione delegata al comitato centrale, fino al 20 febbraio - Nuovi membri del comitato centrale: Levia Stauber, Sergio Ferrari, Suzanne Castelberg, Henriette-Heike Borchert (Settore 3), Renate Takacs, Roland Kläy, Patrick Savary (Settore 1), Samuel Siegrist (Sezioni), Grégoire Praz (Indipendenti), Nadine Swan (Giovani)

condizioni di lavoro erano meglio prima. Parlo loro soprattutto di solidarietà. Perché l’unione fa la forza. E i tuoi colleghi recepiscono questo messaggio sindacale? È molto difficile. I miei colleghi diretti sono politicamente interessati, dunque là va meglio. Altrove sono pochi i giornalisti che s’interessano delle proprie condizioni di lavoro. Essi preferiscono parlare di quelle degli altri. (nis)

Luca Foresti, responsabile dell’ufficio postale di Rivera dal luglio 1998, lavora in Posta dal 1991.

I delegati hanno discusso intensamente, a volte in maniera controversa, i punti all’ordine del giorno “syndicom 2020” e “Priorità fino al congresso 2017”. Tuttavia, tramite una presentazione di sintesi delle risposte riguardo alla consultazione interna sul progetto “syndicom 2020”, è stato evidenziato che all’interno dell’organizzazione regna comunque un grande consenso sugli obiettivi primari e sull’orientamento strategico. Con le loro chiare decisioni su diverse proposte, i delegati hanno espresso il loro sostegno verso la direzione intrapresa dal comitato direttivo. La dirigenza syndicom ha fissato quattro priorità sulle quali focalizzarsi fino al congresso di fine 2017: 1. Impiego di “task-force” per l’acquisizione degli effettivi nei diversi settori, al fine di stabilizzare il numero dei membri; 2. Rafforzamento della rete di contatti e fiduciari

L’anno prossimo saranno 25 anni. Un quarto di secolo in cui sono cambiate parecchie cose. «Quando sono entrato in Posta – ricorda Luca - non c’erano ancora i computer allo sportello e le polizze si scrivevano ancora a mano in alcuni uffici, in altri c’era solo un apparecchio di lettura». Luca è entrato nel sindacato nel 1991: «Era quasi automatico iscriversi, anche perché il sindacato ti sosteneva per fare l’esame di ammissione». Ora è membro del settore logistica, del comitato cantonale e

nelle aziende-chiave selezionate; 3. Elaborazione e applicazione di un piano finanziario per raggiungere una più equilibrata chiusura dei conti entro il 2018; 4. Elaborazione di valori strategici sulla base del progetto “syndicom 2020”. Il comitato direttivo ha infine sottolineato all’assemblea dei delegati che l’obiettivo primario rimane comunque il posizionamento di syndicom in modo da far percepire l’organizzazione come sindacato attrattivo e forte nelle varie divisioni. Questo tra l’altro garantirebbe anche la sua autonomia nei prossimi anni. Durante la fase di consolidamento fino al congresso, è bene sospendere la discussione sulle strutture. Una volta avvenuto il consolidamento possono essere proposti e decisi degli adeguamenti strutturali in base alle esperienze fatte.

delegato del settore logistica e di rete postale di vendita, membro del comitato centrale e delegato USS svizzero. Le riunioni di comitato lo portano a Berna quasi una volta al mese, ma va volentieri sapendo di sostenere i colleghi. «Il sindacato siamo tutti noi», afferma convinto. «Anche se noto che sempre di più ci sono iscritti che non sono attivi, sarebbe invece meglio avere più partecipazione. C’è invece un clima di rassegnazione, si accettano tutti i cambiamenti che ci

sono stati, molti dei quali sono forse avvenuti troppo velocemente. Diversi colleghi hanno fatto fatica ad accettarli, ora i cambiamenti sono quasi quotidiani. Rispetto al passato, c’è stato un aumento del ritmo di lavoro e di conseguenza dello stress, c’è la pressione degli obiettivi da raggiungere, la riduzione dei costi… Qualcuno riesce ad accettarli, a gestire le priorità, a non prenderla sul personale, altri fanno più fatica, con conseguenze anche sulla salute».


10 | Ritratto Diritto

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015

ritrat to di un conducente giallo

«Insieme, invece che uno contro l’altro» «Questa ultima decisione della Posta mi rattrista profondamente», commenta il 59enne. «Non tanto per me, che sono quasi alla fine del mio percorso lavorativo, ma per i più giovani, i cui figli sono ancora a scuola o in formazione». È vero che è stato previsto un piano sociale, probabilmente ognuno riceverà un impiego “accettabile”, ma sicuramente a meno soldi, riduzione che la maggioranza di loro non sarà in grado di sostenere. Beat Wildi ha scampato l’ultimo taglio all’organico nel 2008 soltanto grazie alla partenza di un suo collega. «All’epoca figuravo già sulla ‘lista nera’, perché come al solito non ero riuscito a stare zitto. In occasione di un workshop, dove per l’ennesima volta era stato affrontato l’argomento risparmio, avevo chiesto: ‘Ma voi, siete proprio sicuri di essere indispensabili?’». Beat Wildi è così: si espone di continuo. «Mi chiamano il rivoluzionario», commenta ridendo. «Forse perché non avrei problemi a esprimere la mia opinione nemmeno davanti a un Consigliere federale». Dopo la scuola dell’obbligo, Beat Wildi ha assolto l’apprendistato di monopolio presso la Posta. È diventato postino, si occupava delle spedizioni urgenti, all’inizio con

il motorino ‘Ciao’ nel centro città, dopo con la Golf nella periferia di Berna. Nel 1984 segue la formazione come autista di camion nell’autoscuola di proprietà della Posta, che era consociata con l’autofficina AW nello Stöckacker, nel frattempo anch’essa scomparsa. «Già allora, il capo addetto ai trasporti della direzione generale fece trapelare che eravamo troppo cari. È una litania che sento da quando guido il camion: costate troppo!». A Beat Wildi piace fare l’autista. C’è un chiaro piano di servizio, per il resto vige una grande libertà. «La pressione temporale non mi stressa. Io faccio le mie pause quando ne ho bisogno. E quando c’è colonna, c’è colonna. D’altronde non possiamo mica volare». Per lui, la “questione Posta” è ancora una cosa buona. «Sotto lo stesso tetto convivono le più svariate professioni. Corrispondenza postale, sportello, tecnica, servizio interno ecc. L’esternalizzazione sempre maggiore di queste attività, nel corso della liberalizzazione, è stata decisa da quelli che ora detengono la maggioranza in Parlamento». A volte lo assale una inquietante visione del futuro: «Nel rimorchio ci sono due posti letto, dove potrebbero dormire due lavoratori provenienti da paesi a basso prez-

© M.SOMMER

Il 5 novembre il sindacato syndicom ha bloccato l’accesso alla base postale dei camion di Ostermundigen. Motivo di questo blocco è stata la decisione ormai definitiva della Posta di esternalizzare completamente la flotta gialla per la fine del 2016. Attorno a una tendina delle salsicce si sono riuniti i tredici conducenti colpiti dalla misura e pochi altri dipendenti di Postmail che hanno manifestato la loro protesta e la loro solidarietà. Beat Wildi è uno degli autisti. Katrin Bärtschi

zo. Loro vivrebbero nel camion, userebbero i servizi sanitari della base, comprerebbero da mangiare nella vicina Aldi con dieci franchi al giorno e la paga di duecento franchi la spedirebbero dritta alle proprie famiglie a casa. E se non riuscissero a sostenere queste dure condizioni, potrebbero farsi ricoverare nella vicina clinica di Waldau». Una parte del suo coraggio e della sua fiducia, il camionista e conducente volontario della Croce Rossa la prende dalla sua fede. «Non sono mai stato un bravo bambino. Ma fin da piccolo mi sono fatto affascinare dalle storie della Bibbia che ci raccontavano alla scuo-

la della domenica». I racconti sulla misericordia e sulla violenza, le saggezze del re Salomone. In tante di queste storie si parla di potere e denaro, e fino ad oggi non è cambiato nulla, ed è questo che lui vorrebbe contrastare. «Spesso basta soltanto esserci. Fare le tue cose, dire la tua opinione – e all’improvviso qualcuno s’illumina. Insieme, invece che l’uno contro l’altro – ecco cosa ci farebbe davvero progredire». Beat Wildi si riferisce agli ultimi, terribili avvenimenti nel mondo, e continua: «Oggi l’ISIS diffonde il terrore – ma cosa ha fatto l’Europa negli ultimi secoli nel nome del cristianesimo?». Anche su altre

tematiche, Beat Wildi la pensa in modo piuttosto alternativo. «Nessuno definisce i CEO di qualsivoglia azienda autoarricchenti. Però si parla di “truffatori AI” o “falsi invalidi”. Cosa sono i quindicimila franchi guadagnati “in nero” in un anno, se uno accanto alla sua pensione di 1’500 franchi fa un lavoretto extra, se confrontati con i diecimila che un membro di un consiglio di amministrazione guadagna in cinque minuti? E non sono nemmeno soldi suoi quelli che s’intasca». Già durante l’apprendistato, Beat Wildi aveva aderito all’Unione PTT, reclutato da un collega più vecchio. «Non ha dovuto fare molte parole. Ho pagato i cinque franchi e mi sono iscritto». Infatti il sindacato non vigila soltanto sui posti di lavoro, ma aiuta anche il singolo. La fede e l’affiliazione al sindacato non contrastano l’una con l’altra, Beat Wildi ne è convinto. Anche del fatto che ogni cambiamento comincia da sé stessi. Anche le persone in ufficio sono soltanto servi, ma si devono prendere la responsabilità delle loro azioni come tutti gli altri. «Perché a un certo punto le bugie verranno a galla, e arriverà un giustizia che compenserà tutto. Ne sono sicuro».

punto e dirit to

Sfortunatamente, nel corso delle mie ultime vacanze in Asia, mi sono ammalato gravemente. Tra l’altro, ho avuto la febbre alta e sono rimasto a letto nella camera d’albergo per una settimana intera, su un totale di due settimane di vacanze. Avendo a disposizione tutti i medicinali necessari non sono andato dal dottore. Ho però chiesto al manager dell’albergo di fornirmi una conferma scritta della mia permanenza, malato, nella stanza d’albergo per una settimana. Al mio ritorno ho presentato tale conferma al datore di lavoro. Nel contempo ho chiesto che mi venisse riattribuita la settimana di vacanze in cui sono stato malato. Adducendo la motivazione che, sulla base del regolamento per il personale, la malattia dev’essere comunicata immediatamente al datore di lavoro e che, dal terzo giorno di malattia, si deve presentare un certificato medico, il mio datore di lavoro si rifiuta di riattribuirmi la settimana di vacanze. Non sono d’accordo». Per consentire ai dipendenti di riprendersi dalla prestazione professionale, la legge prevede almeno quattro settimane di vacanze per ogni anno di servizio. Possono essere prese perlomeno due settimane di fila all’anno. Se ci si ammala durante le vacanze, di norma non ci si può riprendere, e pertanto la finalità delle vacanze prevista ai sensi di legge non viene rispettata. Occorre osservare che non ogni malattia o incidente durante le vacanze si frappone alla finalità di potersi rilassare. L’incapacità al lavoro non corrisponde sempre all’impossibilità di godersi le

vacanze. Se, ad esempio, ci si fa male a un dito durante una partita di volley sulla spiaggia, si potrà continuare a godersi le vacanze e a rilassarsi. Tuttavia, se per una settimana si resta a letto con una forte influenza nel corso di una settimana bianca, evidentemente la possibilità di rilassarsi viene meno. La valutazione del medico è determinante per attestare l’impossibilità di godersi le vacanze. L’accredito delle vacanze dipende quindi dal singolo caso concreto e chi è solo limitato nella sua libertà di movimento non può, di norma, farsi riattribuire le vacanze. Per farsi riattribuire le vacanze,

occorre osservare qualche punto. Dev’essere fondamentalmente rispettata la procedura prevista nel regolamento per il personale del datore di lavoro in caso di malattia per quanto riguarda la comunicazione e la presentazione di un certificato medico. Il datore di lavoro dev’essere informato quanto più rapidamente possibile. Nell’era digitale attuale, in cui quasi tutti si portano un cellulare in vacanza, ciò non dovrebbe costituire un problema. Oggi difficilmente può essere fatta rivalere l’obiezione che non ne si è avuta l’occasione. Fatte salve le situazioni di salute in cui si è impossibilita-

ti, ad esempio dopo un grave incidente stradale con una prolungata perdita di coscienza e un intervento chirurgico. Tuttavia, in casi di questo tipo, un datore di lavoro difficilmente metterà in discussione l’impossibilità di godersi le vacanze. Inoltre è auspicabile far attestare la malattia da un medico in loco, tramite un certificato medico, in modo tale che sussista eventualmente per il datore di lavoro una prova per l’assicurazione d’indennità giornaliera in caso di malattia o infortuni. Fondamentalmente sono vincolanti anche i certificati medici esteri. Tuttavia molte assi-

© M.SOMMER

Mi sono ammalato in vacanza

Kathrin Melzani Consulente legale Collaboratrice giuridica

curazioni d’indennità giornaliera in caso di malattia o infortuni prevedono una verifica dell’autenticità dei certificati medici esteri. Purtroppo tu non hai informato tempestivamente il tuo datore di lavoro sulla tua malattia e non sei in grado di presentare un relativo certificato medico. Il documento di conferma del manager dell’albergo può valere al massimo come indizio per la tua impossibilità di godere le vacanze e non ha un carattere probatorio sufficiente. Sfortunatamente dovrai farti conteggiare le vacanze.


Donne | 11

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 commento

misure statali supplementari

Opacità significa potere

Le cattive notizie sul fronte della parità salariale sono quotidiane e lo saranno ancora per molto. Due buone notizie, però, lo scorso mese di novembre: il Consiglio federale ha presentato un progetto di legge per combattere la disparità salariale e le cifre su cui si basano i rilevamenti statistici sono scientificamente riconosciuti, come indicato da un rapporto di esperti. Françoise Gehring* Qualcosa si muove, è vero. Ma è ancora troppo poco per smuovere dal palo la parità salariale tra donne e uomini. Dopo anni di lotte e dopo che all’ultimo Congresso delle donne USS le delegate sindacali avevano chiesto alla consigliera federale e ministra della giustizia Simonetta Sommaruga (ospite della giornata) di agire, ecco un segnale – seppur timido – da parte del Consiglio federale. «Oltre trent’anni dopo essere stata sancita nella Costituzione federale – osserva il Consiglio federale – la parità salariale tra uomo e donna non è ancora una realtà». E conferma ciò che è lapalissiano dal lontano 1981, facendo capo alle cifre: «Secondo l’Ufficio federale di statistica, la differenza dell’8,7 per cento (pari a 678 franchi al mese) registrata nell’economia privata nel 2012 è inspiegabile». E dal momento che le misure volontarie adottate nel quadro del progetto “Dialogo sulla parità salariale” sono miseramente fallite, occorreva urgentemente un cam-

bio di passo. Così il Consiglio federale è giunto alla conclusione che per realizzare il diritto a un uguale salario – sancito nella Costituzione federale e ancorato nella legge federale sulla parità dei sessi del primo luglio 1996 – occorrono misure statali supplementari. Lo scorso 18 novembre ha così messo in consultazione la modifica della legge sulla parità dei sessi (Lpar). Un progetto che prevede sostanzialmente l’obbligo per i datori di lavoro con 50 o più collaboratori e collaboratrici di svolgere ogni quattro anni un’analisi dei salari nelle loro imprese e di farla verificare da servizi di controllo esterni. I risultati del controllo andranno poi comunicati ai/alle collaboratori/trici. Le società quotate in borsa – si legge nella nota stampa – devono inserire questa comunicazione anche nell’allegato al bilancio, in modo tale che anche gli azionisti siano informati in merito agli sforzi compiuti dall’impresa al fine di realizzare la parità salariale.

revisione della legge federale sulla parità dei sessi Il Consiglio federale a novembre ha dato il via alla procedura di consultazione per la modifica della legge sulla parità dei sessi. Purtroppo le misure su base volontaria riguardo all’uguaglianza salariale non hanno portato al successo sperato. Per questo il Consiglio federale ha deciso di introdurre delle misure statali al fine di applicare, finalmente, il diritto sancito dalla Costituzione “pari salario per un lavoro di pari valore“. Esso propone i seguenti provvedimenti: • Le aziende con 50 dipendenti e oltre eseguono un’analisi salariale ogni quattro anni.

Lo stesso giorno, una seconda importante notizia: «I modelli statistici di misurazione applicati dalla Confederazione sono scientificamente riconosciuti e adeguati a misurare la disparità salariale fra donne e uomini». Lo conferma un rapporto di esperti elaborato per dare seguito al postulato Noser «Rilevazione della parità salariale. Migliorare l’attendibilità» (14.3388), che incaricava il Consiglio federale di riesaminare i modelli statistici per la misurazione della disparità salariale prendendo in considerazione ulteriori fattori suscettibili di determinare differenze salariali. Il rapporto – che conferma dunque la scientificità del rilevamento dei dati statistici – chiude dunque il becco a coloro che mettono in discussione i dati sulla disparità salariale e le persistenti discriminazioni ai danni delle donne.

© CHIARA T IRABOSCHI

Parità salariale, avanti a piccoli passi

Le due “buone” notizie non inducano in errore. La parità salariale piace poco a certi ambienti economici e alla destra che in Parlamento ne è la portavoce. Piace ancora meno alla NZZ che dal mese di agosto propone regolarmente riflessioni contro la parità salariale (non solo mettendo in discussione le statistiche). C’è poi Avenir Suisse che di recente ha pubblicato uno studio in cui sostanzialmente afferma che è tutta colpa delle donne, delle loro «decisioni individuali riguardanti la carriera e la scelta della professione». Faccio fatica a trovare un aggettivo: sconsolante? fuorviante? disarmante? allucinante? Potrebbe sembrare una chiara presa in giro, ma non lo è affatto. E il punto è proprio questo. Già il titolo è una dichiarazione programmatica: «Parità salariale – perché il mercato del lavoro non fallisce». Avenir suisse vuole evidentemente confutare una realtà conclamata e cioè che le aziende svizzere discriminano le donne. Il gruppo di esperti che ha verificato la bontà e la fondatezza dei rilevamenti statistici del Consiglio federale sulla discriminazione salariale, lo dice chiaramente: «La disparità salariale è un concreto segnale del disfunzionamento e delle lacune del mercato». E aggiunge che «le misure statali per implementare la parità salariale s’impongono come una necessità». Se c’è una lotta che accomuna le donne di ogni orientamento politico è proprio la parità salariale. Lo scorso 7 marzo, oltre 12’000 persone hanno chiesto sulla Piazza federale l’applicazione del principio in base a cui per un lavoro di pari valore donne e uomini devono precepire il medesimo salario. Perché mai una donna dovrebbe percepire un salario inferiore solo perché donna? Se le discriminazioni toccassero maggiormente gli uomini, la legge sarebbe già applicata da un pezzo. Le analisi sui salari e le verifiche esterne non sono tuttavia sufficienti per contrastare la disparità salariale. Occorre anche un sistema di sanzioni contro le aziende che si rifiutano di eliminare le discriminazioni. Ma prima ancora è necessario promuovere la trasparenza salariale, spesso ancora un tabù che fondamentalmente penalizza salariati e salariate. Non per nulla, è proprio il padronato a fare resistenza e a storcere il naso sui controlli. Perché opacità significa potere. E il mercato ne approfitta a piene mani. (FG)

* Françoise Gehring è giornalista freelance.

• Un ufficio esterno controlla l’analisi salariale (organo di revisione, partner sociale, organizzazione di autoregolazione). • I dipendenti verranno informati se il controllo è stato effettuato in maniera corretta. • Come variante viene anche valutato l’obbligo di avviso. Le aziende che non ottemperano ai propri obblighi vengono segnalate a un’autorità centrale. Questa pubblicherà una lista nera con le aziende inadempienti. Soltanto il 2% delle aziende è colpito da queste misure. Tuttavia queste occupano il 54% dei lavoratori in Svizzera.

Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è stato contraddistinto da una singolare campagna organizzata da COMUNDO, Daisi (Donne Amnesty International Svizzera italiana) e dalla “Marche Mondiale des Femmes”, che ha toccato in primavera anche il Ticino. Grazie alla collaborazione di oltre una trentina di panetterie della Svizzera italiana, il pane di giornata è stato venduto nelle buste speciali che riportavano lo slogan “Ancora oggi per molte donne la violenza è pane quotidiano. Io dico No”. Insieme alla busta, è stato distribuito anche un volantino con i numeri di contatto delle associazioni che si occupano del problema.

unione sindacale svizzera e studio air

Alle donne serve di più! Qualcosa è stato fatto. Un primo, timido passo, è stato compiuto. La proposta di consultazione del Consiglio federale riguardo ad una migliore applicazione della parità salariale va nella giusta direzione, ma è comunque al di sotto delle aspettative dell’Unione sindacale svizzera (USS). Per affrontare finalmente e in maniera efficace le differenze di salario tra uomini e donne, dopo 35 anni dall’introduzione del mandato costituzionale, urgono misure più forti. La discriminazione salariale è un dato di fat-

to. Questo emerge sia dalla Analisi d’impatto sulla regolamentazione (AIR) pubblicata in relazione al messaggio di consultazione, sia dal rapporto sul postulato di Noser “Rilevazione della parità salariale. Migliorare l’attendibilità”. Riguardo alla parità salariale, il dio-mercato ha fallito. I rapporti mostrano che il 50% delle aziende che ha fatto analizzare le proprie strutture salariali dal punto di vista della discriminazione ha adeguato i suoi sistemi salariali. L’analisi AIR giunge alla conclusione che per realiz-

zare finalmente la parità salariale servono per forza delle misure statali. L’USS condivide questo punto di vista, insieme alle 12’000 persone che il 7 marzo 2015 sulla Piazza federale hanno rivendicato un pari salario per un lavoro di pari valore. Ma anche l’economia è pronta a mettere in pratica il mandato costituzionale: due terzi delle ditte intervistate nelle due ricerche si esprimono a favore di misure statali. L’USS si aspetta dal Consiglio federale un modo di agire deciso ed

energico contro la discriminazione salariale: accanto ai controlli interni e alla loro verifica con il principio dei quattro occhi, servono controlli a campione per vedere se le analisi salariali siano state effettuate in maniera corretta oppure no. Inoltre lo Stato deve poter intervenire là dove la legge non viene rispettata. Per questo va assolutamente messa in atto la variante proposta con l’obbligo di segnalazione e lista nera. In aggiunta, le ditte che non fanno analizzare la propria prassi salariale dal punto di vista di un’eventuale discriminazione o che non correggono eventuali disparità riscontrate, devono poter essere sanzionate.

È di importanza cruciale anche coinvolgere i sindacati: non basta che essi possano essere consultati facoltativamente ai fini del controllo, come previsto dal progetto. Piuttosto, questi controlli salariali devono essere accompagnati obbligatoriamente dai partner sociali – da una parte nelle aziende, come già è stato il caso nel dialogo sulla parità salariale, ma anche a livello federale, dove una commissione tripartita deve poter affiancare l’autorità nell’applicazione della legge. Infatti soltanto con una massima trasparenza nei confronti dei dipendenti e dei loro rappresentanti sarà possibile realizzare una parità salariale duratura.


12 | Sindacato Pensionati

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015

ccl giornalisti

At tività Gruppo Pensionati

Alzare la voce per il CCL Non possiamo pensare che un contratto collettivo di lavoro per la professione del giornalismo piova dal cielo come la manna: questo, in breve, il monito di Urs Thalmann, il direttore di Impressum, il quale in occasione della conferenza tenutasi all’Hotel Colorado di Lugano giovedì 3 dicembre ha esplicitato un’urgenza precisa, ovvero quella di sensibilizzare e mobilitare la base. “Le trattative sono state aperte, è vero – ha sottolineato Thalmann – ma i risultati non dipendono solo da Schweizer Medien e dalle associazioni dei giornalisti (impressum e syndicom): bisogna davvero fare pressione, utilizzare diversi strumenti, per esempio scendere in strada”. Grazie alla pressione esercitata dalle recenti dichiarazioni di Doris Leuthard, l’Assemblea degli editori riuniti in Schweizer Medien ha iniziato a rivedere la propria posizione e ha chiesto al Presidium di presentare un progetto di CCL entro il 2016: a fine febbraio è fissato il primo incontro, da quel momento si spera di poter aprire un tavolo di discussione in modo da giungere a settembre alla presentazione del

contratto collettivo e alla votazione. Anche se Thalmann non è così ottimistico sulla tempistica: “Credo che continueremo con le trattative” spiega, lasciando intendere che le cose andranno per le lunghe e che si dovrà attendere per definire i contorni del nuovo accordo almeno fino al 2017. Si intravede uno spiraglio, quindi, ma è necessario unire le forze, anche quelle fra syndicom e ATG: anche su questo punto Thalmann e il presidente dell’ATG Ruben Rossello si sono detti d’accordo. Da parte sua syndicom, per bocca del presidente Rocco Bianchi, ha ricordato che il sindacato da sempre ha cercato l’unione con le altre associazioni dei giornalisti. “L’importante adesso, al di là delle diverse visioni che le associazioni di categoria possono avere dell’azione sindacale, è cercare di cogliere l’occasione per migliorare il più possibile la situazione lavorativa dei giornalisti in Svizzera. In particolare dei freelance, probabilmente la categoria che più di tutti ha sofferto di questi undici anni di vuoto contrattuale”. Anche per lui l’esito delle trattative dipen-

derà soprattutto “dalla volontà della base di mobilitarsi. È finito il tempo di delegare agli altri il lavoro: se si vuole un contratto, tutti devono impegnarsi in prima persona”. E il Ticino? Nonostante la risposta dei due editori ticinesi, Foa e Salvioni, che alla domanda di syndicom e impressum, ovvero se desiderassero entrare o meno in trattativa, hanno risposto in pratica “ci riserviamo di decidere solo alla fine della trattativa come posizionarci”, Thalmann ha l’impressione che, qualora gli editori della Svizzera tedesca firmassero un nuovo CCL (la Romandia invece ce l’ha), quelli del Ticino non si tireranno indietro. “Non dobbiamo drammatizzare il senso di quella lettera – ha precisato Enrico Morresi –. Probabilmente i due editori si riservano semplicemente di negoziare il contratto collettivo al ribasso”. Insomma, l’opportunità c’è ed è concreta: sta a noi, a tutti noi giornalisti, in questo momento, far sentire la nostra voce.

* Laura Di Corcia è giornalista freelance e membro di comitato Press Ticino.

© FAUS TO ROSSI

Una conferenza in Ticino di Urs Thalmann, direttore di impressum, è stata l’occasione per fare il punto della situazione sulle trattative in corso per il contratto collettivo dei giornalisti. È giunto il momento di fare pressione: anche per syndicom la base deve mobilitarsi, se necessario scendendo in strada.   Laura Di Corcia*

Castagne e… stelle I motivi per rimanere sul divano di casa domenica 18 ottobre non mancavano: giornata uggiosa e alla tv non stop sulle elezioni federali e diretta calcistica di Lugano-San Gallo. Ma chi si è spinto sulla strada per Miglieglia e poi sulla funivia che porta al Monte Lema non ha avuto rimpianti! L’annuale appuntamento con la castagnata dei pensionati di syndicom quest’anno si è coniugato con la visita all’Osservatorio astronomico posto in cima al Lema, opportunità che ci ha proiettati in dimensioni fantastiche. E l’oretta trascorsa con il signor Gilberto Luvini, uno dei membri del Gruppo Le Pleiadi, che gestisce l’Osservatorio, ci ha permesso un incontro con quell’universo così intrigante e coinvolgente che permette di relativizzare molti problemi del quotidiano. Il tempo è volato e saremmo rimasti lì ancora, ma il freddo cominciava a farsi pungente e così siamo ritornati con i piedi per terra… accolti al Ristorante Ostello Vetta. Un rientro peraltro niente male, considerate le ottime castagne e l’aperitivo consumato in allegria! Grazie ai partecipanti, agli organizzatori e arrivederci alla prossima. (gc)

appuntamenti 2016

Pensionati e memoria storica

Storie da raccontare

Mercoledì 9 marzo, ore 14.30 ASSEMBLEA ANNUALE PENSIONATI al Centro Diurno Monteceneri a Rivera. Ospite Chiara Orelli Vassere. Segue rinfresco.

Sono diversi i siti internet nei quali si parla dell’importanza che i nonni e le nonne raccontino delle fiabe ai propri nipoti e più in generale che esse vengano narrate ai bambini. Eccone una immaginata proprio per voi. Gabriele Castori*

Sabato 2 aprile ASSEMBLEA ORDINARIA SEZIONALE luogo da definire.

“C’era una volta un paese dove il lavoro e chi lavorava erano importanti e al centro dell’attenzione di tutta la comunità. Operai, contadini, artigiani, infermieri… tutti coloro che svolgevano un’attività, uomini e donne, erano considerati necessari. Anche chi svolgeva mansioni nella propria casa era al centro della riconoscenza di tutta la comunità. Chi lavorava per molti anni in un’azienda riceveva un premio e al momento della pensione si faceva una grande festa. Molte di queste persone avevano però capito che, affinché il lavoro fosse ancora più bello, occorrevano delle regole: scuole per imparare un mestiere, un numero di ore da dedicare al lavoro deciso assieme, una paga giusta anche se ci si ammalava o se si rima-

neva senza lavoro, sicurezza e un’età per andare serenamente in pensione. Molte di queste persone erano dovute andare all’estero per trovare un’attività e, una volta tornate al loro paese, comprendevano chi veniva da lontano per sfuggire alla miseria. Diventavano così amici e nasceva tra loro un sentimento che era chiamato solidarietà”. Questa storia potrebbe continuare… e potrete arricchirla o reinventarla voi, in base alle vostre esperienze preziose. Perché i pensionati e le pensionate possono essere la memoria storica in un mondo che non ha più memoria. Per questo per syndicom siete importanti e anche quest’anno il Comitato del Gruppo Pensionati ha voluto preparare un pro-

gramma (vedi riquadro a lato) che ci permetta di restare insieme e in contatto con il sindacato, per discutere, per essere protagonisti e dire la nostra sui molti temi che ci riguardano da vicino e riguardano chi verrà dopo di noi. E per poter continuare a raccontare delle fiabe per non dimenticare…

P.S.: Nel mese di gennaio 2016 ognuno riceverà il programma con tutti i dettagli. Il programma sarà pure consultabile sul nostro nuovo sito internet http://www.syndicom.ch/it/gi/ pensionati/gruppo-regionale.html

* Gabriele Castori è presidente del Gruppo Pensionati syndicom Ticino e Moesano

Martedì 24 maggio GITA ANNUALE PENSIONATI: VAL D’AOSTA - ARNAD - NUS - ST. VINCENT Prezzi (tutto incluso) per persona: iscritti a syndicom 50 franchi; primo accompagnatore non affiliato 50.-; dal secondo accompagnatore non affiliato 60.-. Numero massimo partecipanti: 78. Domenica 4 set tembre GITA ANNUALE ATTIVI E PENSIONATI, MILANO con un’ora e mezza di navigazione sul Naviglio. Numero massimo partecipanti: 50. Martedì 20 set tembre Incontro sul tema “I SERVIZI SOCIALI DEL CANTONE: CONOSCERLI PER USUFRUIRNE”, Casa del Popolo Bellinzona, ore 14.30. Relatore Roberto Sandrinelli della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del Canton Ticino. Giovedì 20 ot tobre CASTAGNATA ANNUALE, all’agriturismo cantina Böscioro a Gerra Piano. Castagnata e spuntino offerti, bibite a carico dei partecipanti.


Cultura Ticino | 13

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 cineoltre

Resistere è anche cantare

Una piccola comunità di contadini colombiani, minacciata dalle grandi multinazionali dell’agricoltura, ha deciso di raccontare al mondo la sua storia di lotta attraverso le canzoni popolari. Una singolare forma di resistenza che viene mostrata nel film “Algún día es mañana”, nato da un’esperienza di cooperazione internazionale nel paese latinoamericano. Un contadino senza terra è come un pesce senz’acqua. Cacciare un contadino dal territorio che gli dà lavoro e nutrimento significa ucciderlo lentamente. Le grosse aziende che cercano di accaparrarsi ogni terra fertile per imporvi la propria monocultura seminano morte, paura, povertà. Lo sanno bene i membri della piccola comunità rurale di Las Pavas, cacciati più volte dalle proprie terre. Il documentario del regista ticinese e colombiano Ricardo Torres “Algún día es mañana” – che sarà proiettato sabato 19 dalle 19 al cinema Lux di Massagno – racconta della loro decennale resistenza pacifica alla prepotenza di una multinazionale che produce olio di palma e che per sfruttare la terra li ha obbligati ad andarsene. Racconta di come la musica è diventata il veicolo per diffondere a livello nazionale e internazionale il loro messaggio, più potente di qualsiasi mezzo di comunicazione tradizionale. Racconta della dignità di chi è stato costretto a scegliere se andarsene o morire, ma che oggi dice di voler continuare a lavorare quella terra che gli è stata rubata, sperando di essere un giorno libero di coltivarla. Colpite da una parte dalle grosse aziende con le loro politiche aggressive, dall’altra dal conflitto armato che da tempo affligge il Paese, in Colombia sei milioni di persone sono state costrette a spostarsi. Sei milioni di ettari di terra sono stati usurpati in nome del profitto. Attualmente è in corso un processo di pace che cerca di regolamentare lo sfruttamento della terra e di dare un po’ di giustizia ai sopravvissuti, ma la situazione sul terreno resta critica e le certezze sono poche. Las Pavas vive le difficoltà di molte altre piccole comunità rurali colombiane, ma anche del resto del mondo. Il “land grabbing”, l’accaparramento delle terre fertili da parte di grosse aziende legate al commercio globale delle materie prime, è purtroppo un fenomeno diffuso. A differenza di altri, però, i membri di Las Pavas la loro storia la cantano. È stata questa forma pacifica di resistenza, tanto difficile e inusuale, a colpire Ricardo Torres che tra il 2010 e il 2012 si trovava in Colombia come cooperante per la ONG svizzera E-CHANGER, lavorando per la Fondazione Chasquis. «Grazie a questa esperienza ho potuto vedere il mio paese con occhi diversi e approfondire alcune problematiche. Ho conosciuto la comunità di Las Pavas mentre preparava il ritorno verso la terra che da sempre era stata la fonte di sussistenza. Sono stato subito colpito dalla forza di queste persone, che oltre a portare avanti una strategia di resistenza pacifica, consistente nel piantare alimenti negli spazi non ancora occupati dalle piantagioni di palma, raccontano la loro vicenda attraverso la musica. Abbiamo voluto amplificare questa voce». È quindi partito un progetto che ha dato diversi frutti, tra cui il documentario che a giugno è stato premiato dal pubblico come miglior lungometraggio al festival “Panorama du cinéma colombien” di Parigi. Il film è il risultato di quattro anni di registrazioni e filmati, in parte effettuati da professionisti (Ricardo stesso, un cameraman e un fonico), ma anche dai contadini, che sono stati formati per documentare gli avvenimenti. Negli anni vi sono stati anche la realizzazione di un CD con le loro canzoni, un’esposizione multimediale in Colombia e varie mostre fotografiche in Svizzera. A questo progetto “multipiattaforma” ha partecipato anche la politologa svizzera Regula Gattiker, ex osservatrice internazionale di pace in Colombia. Il documentario “Algún día es mañana”, in cui è stata coinvolta anche la giovane casa di produzione luganese REC, è il passo conclusivo di un’esperienza che è nata dalla cooperazione allo sviluppo, ma che poi è diventata una parte importante del personale progetto di vita del regista e della sua famiglia: «Era giusto chiudere un ciclo, anche se in realtà la situazione sul terreno non è cambiata tanto e non sembra nemmeno potersi sbloccare», conclude Ricardo. Continua però l’opera di informazione e sensibilizzazione: appuntamento al Lux di Massagno, sabato 19 dalle 19 con un aperitivo colombiano. Priscilla De Lima è giornalista freelance e redattrice di CARTABIANCA, la rivista della ONG Inter-Agire / COMUNDO

lo scaffale

Letteratura e rivolta, due alte forme culturali Per chiudere in bellezza quest’anno, alcuni ulteriori consigli di lettura. Partendo dall’ambito culinario arriviamo a svelare la ricetta del regalo utile per eccellenza: un superlibro! Petra Demarchi Periodo di feste, occasione per regalare e regalarci dei momenti di puro piacere. Come quello di una tavolata attorno alla quale riunire parenti e amici all’insegna del buon e bel mangiare. Una moda attuale, quella del discorrere di cibo e sperimentare in cucina: chef ogni giorno, a colazione, a mezza mattina, a pranzo, in tutto l’arco del pomeriggio, in prima, seconda terza serata e in piena notte. Chef da soli, ma più spesso in compagnia di nani e ballerine, a declamare le loro ricette, “aragosta con tartufi” o “lumache affogate nel lardo”. Esistono le più disparate pubblicazioni sul tema, tentiamo però di scoprirne un paio intriganti, che uniscono trasmissione del sapere culinario a sguardi su periodi storici o a tradizioni magari un po’ perse. “Guardò la pétroleuse e ripensò a quanto le aveva detto, tra un tiro di artiglieria e l’altro, Louise, con la sua voce roca e il suo stile pacato. La rivolta, Ginevra, è una forma culturale, non lo dimenticare mai, ma per noi proletari è anche di più, è la nostra sola occasione di essere felici. Perché? Le aveva domandato. Louise era rimasta in silenzio e l’aveva fissata a lungo. Perché c’è un legame tra la rivolta e la festa. Poi aveva raccolto delle pietre ed aveva continuato ad ammassarle sulla barricata”. Uno stralcio altamente significativo di questo primo libro, La vivandiera di Montélimar: un quadro del Seicento napoletano, la rivolta della Comune di Parigi nel 1871 e una scuola di cucina per brave ménagères. Un’insurrezione soffocata nel sangue e conclusa con l’esilio dei suoi protagonisti, una cuoca che ha conosciuto la fame e si trova a nutrire la baldanzosa borghesia parigina. Narrazione che risale le origini dell’umana cultura alimentare e rivela i tranelli di un’educazione al cibo che è anche strumento di dominazione. È l’emblema di un passato che consuma nella rivolta l’apice del proprio piacere. Piacere che ritroviamo nella seconda proposta, nei libri cioè di Letizia Nucciotti, cuoca-scrittrice del cibo semplice, delle ricette delle nonne e delle zie (vere, non inventate, come ama specificare) e dei ricordi di una civiltà, quella contadina, che molti vorrebbero morta e sepolta e che l’autrice invece recupera e ripropone come compagna di vita quotidiana. 500 ricette straordinariamente semplici diventano romanzo popolare, inframezzate ai suoi ricordi di bambina e del popolo toscano dell’Amiata, forte, orgoglioso e fantasioso. Perché il cibo è cultura, cultura è rivolta e rivolta è piacere!

lo scaffale di natale Per concludere ecco un resoconto di tutti gli/ le autori/trici proposti/e in questa rubrica. Un promemoria attraverso il quale spaziare per raccogliere suggerimenti di utili letture e utili doni: Gioconda Belli, Wu Ming, Valerio Evangelisti, Alberto Nessi, Haidi Giuliani e Paola Staccioli, Giulio Questi, Zerocalcare, Subcomandante Marcos. Una guerrigliera sandinista, un collettivo di scrittori dalla parte sbagliata della storia, il magister italiano, un poeta “sovversivo” della Svizzera italiana, due amiche delle rivolu-

Questa rubrica viene riproposta con appuntamenti regolari. L’intento è di suggerire delle scrittrici e degli scrittori intriganti e intelligenti capaci di avere uno sguardo “diverso” sulla società, la storia e l’economia. Suggerimenti per chi volesse inserire nella propria biblioteca casalinga opere grintose o a volte un po’ ai margini...

la vivandiera di montelimar Il secolo delle rivolte logiche e la nascita della cucina moderna nelle memorie di una pétroleuse di Gianni-Emilio Simonetti, DeriveApprodi, Roma 2004 Artista e teorico, tra i pochi esponenti del Situazionismo in Italia, ha fatto parte dell’esperienza artistico/politica di Fluxus, dell’avventura Cramps/Multipla e, nel campo delle culture materiali, ha ideato la rivista «La Gola». È docente presso il Politecnico di Milano. l’antichef dalla tavola alla favola 500 ricette raccontate Letizia Nucciotti, Stampa Alternativa/ Nuovi Equilibri, Viterbo 2003 Figlia dei pionieri che due generazioni fa si insediarono nelle falde dell’Amiata, studia, si laurea in veterinaria. Poi, col marito, decide di aprire il primo agriturismo della zona. Sceglie di stare in cucina e puntigliosamente, ogni fine giornata, scrive le sue ricette, alternandole alle storie della sua famiglia e del suo popolo.

zioni, un ex partigiano, un fumettista straight edge e il subcomandante zapatista… Che ci fanno insieme tutti questi personaggi all’apparenza così disparati, una settimana prima di Natale? Si sono dati appuntamento su questo giornale e in questa rubrica durante tutto il 2015 per descrivere, illustrare, trasmettere l’importante secondo loro. Attraverso i loro ricordi, raccontando esperienze vissute o immaginandone altre, odierne o successe tempo fa, che nessuno ha mai raccontato, solleticando la curiosità e l’ammirazione per storie all’apparenza lontane ma in fondo anche così vicine, emozionando con parole piene di senso e sensi. Costituiscono quindi un’ottima scelta di ciò che non dovrebbe mai mancare tra le mani nel proprio tempo libero. Una bella compagnia, no?


14 | Ticino Cultura

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015

storie di confine Mario Mascet ti

“Il Vacallo”, la riscoperta di un architetto transfrontaliere Tra le numerose figure vissute a cavallo del confine, nel secondo Cinquecento spicca l’architetto Gian Antonio Piotti, detto “il Vacallo”, per esser nato, circa nel 1529, nel paese elvetico, in pieve di Balerna, ma vissuto dal 1558 a Como e qui morto nell’aprile del 1596.  Mario Mascetti Si tratta di un personaggio che la critica storica ha sottovalutato fino a pochi decenni fa, essendo ricordato solamente come ingegnere idraulico e militare. In effetti egli si occupò, con altri ingegneri della Camera ducale milanese, dei lavori al ponte di Lecco, per evitare le esondazioni a Como, e dei progetti di navigabilità dell’Adda. Ma sono diversi gli interventi anche sugli alvei dei corsi d’acqua minori, come il torrente Valduce a Como. Per dirimere una controversia tra il cardinal Gallio, commendatario dell’abbazia dell’Acquafredda (e come tale padrone a Monticello e Bulgarograsso) e i Padri di S. Simpliciano (padroni a Lurate Caccivio) “il Vacallo” si occupò nel 1576 delle derivazioni dell’acqua del torrente Lura. Tra l’altro, tracciò il “fossato” di confine tra Lurate Caccivio e Maccio-Civello, tuttora esistente. Fu ancora lui a progettare nel 1577 la deviazione dell’alveo della Faloppia, al confine tra Ronago e Chiasso, spostandolo ai piedi del Penzo, perché in tempo di piena straripava sul mulino della Ressiga di Novazzano e rovinava la strada maestra che da Chiasso portava ad Uggiate. Fu altresì ingegnere delle Fortezze dello Stato di Milano sotto Filippo II di Spagna; mentre suo figlio Giuseppe si sarebbe occupato della costruzione del Forte di Fuentes, eretto sul Montecchio di Colico all’imbocco della Valtellina e della Valchiavenna nei primi anni del Seicento. Dal 1574, il nome di Antonio Piotti compare iscritto al Collegio degli ingegneri e architetti di Milano, dove aveva acquistato da G.B. Maderno una casa in parrocchia di S. Protaso in Campo. La sua attività si svolse soprattutto a Como, dove abitava, e dove sono documentati i suoi cambi di residenza, con gli atti di compravendita di una casa o dell’altra in città, dove il 22 febbraio 1579 sposa Elisabetta Sangiuliani, vedova di Nicolò Cernezzi.

Chiese e palazzi, di qua e di là dal confine Gli studi più recenti hanno rimesso in luce la sua attività di progettista, come ingegnere civile e architetto. La critica è venuta a riconoscergli la paternità di opere, già erroneamente attribuite al suo contemporaneo architetto valsoldese Pellegrino Pellegrini (o Tibaldi), attivo a Milano al tempo di S. Carlo Borromeo. Così è per la chiesa di S. Croce a Riva S. Vitale, commissionatagli dal canonico Giovanni Andrea Della Croce, grazie alle corpose entrate che gli derivavano dalla commenda della prevostura degli Umiliati di Santa Maria di Vico, che aveva estese e redditizie proprietà fondiarie a Fenegrò e a Lurago Marinone. Per lo stesso egli eseguì interventi anche sull’abbazia in Borgo Vico a Como (non più esistente). Così per il Palazzo Gallio di Gravedona, costruito nel 1586 per il cardinal Tolomeo Gallio, per conto del quale aveva pure progettato l’involtatura della basilica di

Laureato in Lettere, è stato insegnante di scuola media e assessore alla Cultura della provincia di Como. È inoltre autore di diversi volumi di storia locale.

S. Abbondio (demolita con i restauri ottocenteschi), nonché la ristrutturazione degli altari. Analoga opera di involtatura aveva eseguito nella basilica di S. Carpoforo. Presumibilmente, si deve ancora a lui il progetto della chiesa del Gesù, edificata nel 1576, ed altresì dell’arretramento e rifacimento della facciata di S. Giacomo nel 1585. Innumerevoli sono le sue consulenze di stima di immobili e di lavori, tra cui quelli per la nuova chiesa di S. Cecilia. Anche la prima sede del Collegio Gallio e relativa cappella (più volte rimaneggiate in seguito) con ristrutturazione della originaria “Casa di Rondineto” e relative masserie, furono progettate da lui, eseguite tra il 1583 e il 1589.

Un personaggio di “imbarazzante normalità” Tra gli edifici civili sul Lago di Como, gli va attribuita anche la Villa Pliniana di Torno, commissionatagli dal governatore spagnolo di Milano, il conte Anguissola; mentre in città ristruttura il palazzo Natta e il palazzo Cernezzi (allora dei Cemmo), da lui acquistato nel 1594. Tra i suoi interventi in provincia, va citata l’involtatura della chiesa romanica dell’XI secolo dei Santi Ippolito e Cassiano in Olgiate Comasco (demolita nel 1895) e presumibilmente l’erezione del maestoso campanile (ricostruito e sopraelevato nel 1947), come sembra desumersi da una nota del 1592 delle Monache di Cernobbio, padrone di quella chiesa parrocchiale, in cui tra l’altro si registrano vetture di 200 carri di sabbia e acquisto di 3’000 mattoni, insieme con pagamenti fatti al Piotti. Per almeno un ventennio, dal 1575 alla morte (3 aprile 1596), si prestò gratuitamente a dirigere i lavori della Fabbrica del Duomo, con vari interventi di sistemazione degli altari e un progetto di cupola. A lui si deve il disegno del tempietto del battistero, realizzato intorno al 1590, già attribuito per anni al Bramante, quindi a Leonardo da Carona. Stefano Della Torre, che ha dedicato vari studi alla figura del Vacallo, lo definisce “un personaggio di imbarazzante normalità, uno regolare”: “Previdente padre di famiglia, costruttore di buon senso, perito onesto e pragmatico (…). Un uomo tenacemente legato alla famiglia, al villaggio, ai beni immobili accuratamente amministrati”. Oltre alle proprietà nel paese natio di Vacallo, lo si trova a comprare la cascina di Bissago e altri beni in quel di Lomazzo. Partecipe della vita comunitaria di Vacallo, nel 1573 viene eletto come delegato a chiedere al vescovo la separazione da Balerna e il riconoscimento dell’autonomia parrocchiale della chiesa del suo paese, come già nel 1572 per quelle di Morbio Superiore e Inferiore. Un uomo che al suo tempo ha scritto capitoli non secondari di “storie di confine”.

nelle immagini In alto: • La chiesa di Santa Croce a Riva S. Vitale. Qui da sinistra • Il campanile di Olgiate Comasco, eretto dal Piotti nel 1592 (eccetto l’alzata ottagonale secentesca in sommità) in una foto del 1890 circa. La chiesa romanica è stata abbattuta per far posto all’attuale. Il campanile è stato ricostruito sulla medesima base e sopralzato nel 1947. • Palazzo Natta, a Como • Battistero presso il Duomo

Fotografie: Mario Mascetti


Confine Ticino | 15

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015 frontalieri

«#iocimettolafaccia» per salvare i Patronati

©FDA

Una recente assemblea a Lugano ha ribadito il ruolo essenziale dei Patronati, nuovamente minacciati da importanti tagli economici. Nati quasi un secolo fa, i Patronati suppliscono alla riduzione della rete consolare e rappresentano spesso il primo contatto per gli italiani che vivono e lavorano all’estero. Per questo motivo, è stata inoltrata una formale richiesta al Parlamento italiano e lanciata una petizione online. Ferdinando D’Agostino*

Il 5 dicembre scorso è stata indetta un’assemblea a Lugano, presso la sede del Consolato Generale d’Italia, in cui il Comites, cioè il Comitato degli italiani all’Estero, ha incontrato tutte le Associazioni italiane presenti sul territorio della Svizzera italiana. A questa manifestazione, in rappresentanza delle autorità italiane erano presenti il Console Generale d’Italia a Lugano, Min. Plen. Marcello Fondi e il Consigliere d’Ambasciata, Dott. Matteo Romitelli. C’è stata anche la partecipazione del nuovo membro del CGIE – Congresso Generale degli Italiani all’Estero, Giuseppe Rauseo, soprattutto perché è la prima volta che nella storia di questo organismo vi è la presenza di un “ticinese”, cioè un rappresentante della Svizzera italiana. In questa importante manifestazione è stato approvato il seguente ordine del giorno: “L’Assemblea, valutati i vitali compiti che svolgono i Patronati italiani all’estero nell’essere un supporto insostituibile e gratuito di tutela ai cittadini italiani più deboli residenti stabilmente in Svizzera come: pensionati, anziani e invalidi; di informazione sulla realtà legislativa e previdenziale del nuovo Paese di arrivo per i nuovi migranti; e non da ultimo di vicinanza ai problemi degli oltre 60mila frontalieri italiani che ogni giorno valicano il confine per recarsi a lavorare in Canton Ticino”, chiede al Parlamento italiano e ai rappresentanti in Svizzera del Governo italiano: “Che i contributi di legge previsti per il Fondo dei Patronati vengano mantenuti e che i tagli previsti con la Legge di Stabilità 2016 siano eliminati. Inoltre raccomanda che l’eliminazione sia duratura e non venga ripresentata, riformulata o rimodulata nuovamente quest’anno o nelle prossime leggi di stabilità”. Come abbiamo scritto, i Patronati sono sorti dall’esigenza di offrire tutela ai soggetti più deboli. Essi svolgono gratuitamente assistenza ai lavoratori per lo svolgimento delle pratiche previdenziali ma, nel corso degli anni, naturalmente i campi di interesse si sono ampliati e diversifica-

ti. Infatti, se torniamo alla “notte dei tempi” possiamo leggere che: “… Nella disciplina dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni agricoli risalente al 1917, nell’articolo 12 viene descritta una sommaria disciplina degli “Istituti di patronato e di assistenza sociale che si propongono di prestare ai fini della presente legge la loro opera ai lavoratori colpiti da infortunio sul lavoro o ai loro aventi causa”. Dopo l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria di invalidità e vecchiaia nel 1919, viene affidato agli istituti di patronato, approvati dal Ministro per l’economia e il lavoro, il patrocinio dei lavoratori in materia di controversie assicurative. Nel 1925 fu modificata la denominazione del suddetto che divenne “Patronato nazionale per l’assistenza sociale”. Con lo stesso provvedimento fu approvato lo statuto e gli fu attribuita la personalità giuridica. Con il Decreto Legge del luglio del 1947, tuttora in vigore, modificato in parte nel 1980, il legislatore è intervenuto a dare una nuova disciplina giuridica ai patronati. Questa è la dimostrazione lampante, per chi l’avesse dimenticato, che l’impegno dei Patronati nei confronti dei lavoratori esiste e “va avanti” da quasi cent’anni, prima ancora che il Popolo italiano decidesse di dotarsi di una costituzione e di fondarsi su una Repubblica. Abbiamo raccontato una storia vera, insomma, non di fantasia… Ora passiamo anche ai numeri. Già lo scorso anno, si alzarono le “barricate”, in Italia e all’estero, contro il taglio al finanziamento del Fondo Patronati, previsto inizialmente in 150 milioni di euro dalla Legge di Stabilità 2015, riuscendo infine a ridurlo a 35 milioni. Quest’anno, con la Legge di Stabilità 2016, il Governo ci riprova: inizialmente con 48 milioni, poi il Senato ha deciso di abbassarlo a 28 milioni di euro. È facile presupporlo: continuando di questo passo non ci saranno più le risorse per garantire un servizio gratuito ai cittadini italiani in patria e all’estero, ma sempre più spesso anche a cittadini svizzeri e stranieri residenti in Svizzera. Le conseguenze le subiranno i cinque milioni di iscritti all’AIRE (Anagrafe italiana residenti all’estero) ma soprattutto gli oltre 400mila pensionati residenti fuori dall’Italia e quelli che sempre più spesso, nel 2014 sono stati circa 5’000, decidono di la-

sciarla per andare a vivere in Paesi con un minor costo della vita. È importante ricordare che nel 2013 alla presentazione del Bilancio Sociale dell’INPS si poteva leggere che “… senza la presenza e collaborazione dei patronati, la Pubblica Amministrazione avrebbe dovuto aprire e gestire circa seimila nuovi uffici e aumentare gli organici di 5’350 unità con un costo annuo supplementare di 564 milioni di euro per l’INPS…”. Non va dimenticato poi che il finanziamento del Fondo Patronati non è a carico della fiscalità generale bensì costituito con un prelievo apposito effettuato sui contributi incassati dagli enti previdenziali italiani. Non da ultimo, bisogna tenere presente che a seguito anche della chiusura di molte sedi della rete consolare all’estero gli uffici di patronato sono in molti casi il primo contatto istituzionale che il cittadino italiano, che si reca all’estero per lavoro, ha per capire la nuova realtà e integrarsi nel modo migliore. Da tutto questo si può ben capire come, visto il momento di congiuntura sfavorevole, è giusto che tutti siano chiamati a collaborare per “risparmiare”, ma il contributo che il Governo chiede ai Patronati c’è già, ogni giorno da più di cento anni. Per tutto questo è stata lanciata la “campagna” “#iocimettolafaccia #xidiritti”, lanciata sul sito www.tituteliamo.it dai Patronati in cui ognuno potrà postare i propri “selfie” a sostegno della richiesta di annullare i tagli previsti dalla legge di stabilità.

*Ferdinando D’Agostino è responsabile Ufficio Patronato Ital Uil di Mendrisio, frontalieri@bluewin.ch.

syndicom est le syndicat leader des branches Poste, Logistique, Télécommunication, Technologie de l’information et Médias. Il compte dans tout le pays près de 37’000 membres et s’engage pour les droits des salarié-e-s et pour une Suisse sociale et ouverte au monde. Nous recherchons pour le 1er avril 2016 ou selon entente un-e

Responsable du domaine Communication et Campagnes (80 %) Vous planifiez et réalisez avec votre équipe des mesures pour la communication interne et externe du syndicat. En outre, vous conseillez et soutenez les responsables de branche, notamment pour le recrutement des membres, les campagnes syndicales, le travail de relations publiques et de lobbying politique. Votre équipe produit le journal des membres dans les trois langues nationales, gère le site Internet et d’autres canaux de communication en ligne, coordonne la production d’imprimés et le corporate design. Votre profil • Expérience confirmée et formation dans le domaine du travail de campagne, dans la communication pour les organisations et le travail de relations publiques • Compétence dans la gestion d’équipe et les conseils aux groupes internes d’intérêt • Savoir-faire dans le développement de stratégies, l’organisation de projets et de processus, et la communication intégrée • Talent de communication et parfaite maîtrise du français – bonne connaissance des autres langues nationales (notamment de l’allemand) Des connaissance solides sur le fonctionnement des ONG – en particulier des syndicats – et des branches et professions que syndicom représentent faciliteront votre tâche. Pour ce job intéressant et exigeant, nous attendons une personne dynamique, capable de travailler en équipe et de manière ciblée. syndicom offre non seulement des activités variées dans un environnement de travail politique passionnant, mais aussi d’excellentes conditions de travail. Etes-vous intéressé-e? Alors envoyez-nous votre dossier de candidature complet d’ici au 15 janvier 2015 à syndicom, division du personnel, Monbijoustrasse 33, 3011 Berne, resp. à verena.fritzenwallner@syndicom.ch. Tous renseignements complémentaires peuvent être obtenus auprès de Giorgio Pardini, responsable du secteur Télécom/IT et membre du comité directeur, tél. 079 277 66 13. Voir aussi www.syndicom.ch

Nous recherchons pour le 1er mars 2016 ou selon entente une

Responsable Egalité (80-100%) et membre du comité directeur L’essentiel de votre activité est axé sur la représentation des intérêts des femmes au sein de syndicom, dans le mouvement syndical, dans le monde du travail et dans les discussions de politique sociale. Le domaine de l’égalité comprend en outre les groupes d’intérêt Jeunesse, Migration, Indépendant-e-s et Retraité-e-s. Vous représentez les questions liées à l’égalité au comité directeur de syndicom et êtes responsable avec le secrétaire de la jeunesse de la planification et de l’organisation de campagnes et projets nationaux. Vous coordonnez avec les branches le travail syndical de ces groupes d’intérêt. Vous élaborez et mettez en œuvre avec les branches des stratégies de recrutement et des prestations spécifiques aux groupes cibles. Dans le cadre du travail de lobbying et de relations publiques, il vous incombe d’assurer la coopération et d’entretenir les contacts avec d’autres associations, prestataires de formation (écoles) et organes politiques. En outre, vous représentez syndicom à l’Union syndicale suisse (commission des femmes) et dans d’autres organes, alliances et campagnes. Votre profil • formation professionnelle achevée et perfectionnement ad hoc ou diplôme universitaire / d’une haute école spécialisée, • expérience professionnelle de plusieurs années, • expérience de conduite au niveau de divisions ou de la direction, de préférence dans des syndicats ou ONG, • expérience et engagement dans des questions liées à la politique des femmes, • bon réseau relationnel dans des syndicats ou autres organisations à but non lucratif, • expérience de conduite de projets ou de campagnes, • excellentes capacités de planification et d’organisation, • assurance dans les négociations en français et/ou en allemand, avec de très bonnes connaissances de l’autre langue; autres langues: un atout, • bonnes connaissances des outils informatiques. La représentation des intérêts de nos membres est au centre de vos préoccupations; vous êtes flexible et savez vous adapter aux situations les plus diverses. Pour ce job intéressant et exigeant, vous êtes en outre capable de vous imposer et de travailler en équipe. syndicom offre non seulement des activités variées dans un environnement de travail politique passionnant, mais aussi d’excellentes conditions de travail. Votre lieu de travail est à Berne. Etes-vous intéressé-e? Alors envoyez-nous votre dossier de candidature complet d’ici au 15 janvier 2016 à syndicom, division du personnel, Monbijoustrasse 33, 3011 Berne, resp. à verena.fritzenwallner@syndicom.ch Tous renseignements complémentaires peuvent être obtenus auprès d’Alain Carrupt, président, tél. 058 817 18 29, resp. Roland Kreuzer, responsable du secteur Médias et membre du comité directeur, tél. 058 817 18 53. Voir aussi www.syndicom.ch

impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Giovanni Valerio, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung

Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna Tel. 058 8,17 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna

ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale 6336, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18, Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 29 gennaio 2016. La chiusura di redazione è fissata a lunedì 11 gennaio.


16 | In chiusura

syndicom | N. 12 | 18 dicembre 2015

Perfezionamento: www.helias.ch

concorso

Lugano: bando per corporate identity

Corsi Helias 2016 Corsi professionali: • InDesign alle pubblicazioni digitali per dispositivi mobili 20, 25, 27 gennaio • Armi di persuasione utilizzate dai comunicatori e dai pubblicitari 24 febbraio • InDesign: corso base 7, 9, 14, 16 marzo • Adobe Bridge e l’interazione con Photoshop, InDesign e Illustrator 11 aprile • Tecniche di ripresa video con fotocamere digitali 18 e 20 aprile • Grafica: met ti in azione la tua creatività. Crea un logo o un carat tere! 25, 27, 30 aprile • Web – I segreti del responsive design 14, 21, 28 maggio • Photoshop: ritocco e correzione il colore dal monitor al foglio stampato 23 e 25 maggio • Wordpress – Proget tare un sito web 3, 10 e 17 settembre • InDesign: creare moduli pdf interat tivi e pdf accessibili 5 e 7 settembre • Creare siti web senza codice con Adobe Muse 12, 14 e 19 settembre • I dirit ti d’autore e la proprietà intellet tuale 24 settembre • Modellazione e Animazione 3D con Maxon Cinema 4D 1, 8 e 15 ottobre • PDF: come modificarlo, convertirlo, spremerlo e… distillarlo 3, 5 e 10 ottobre

Anche quest’anno nessun regalo dai datori di lavoro... (illustrazione: Joel Pretot)

amministrazione pubblicazioni syndicom il giornale, 2016 N. chiusura di redazione 1 Lunedì, 11 gennaio 2 Lunedì, 8 febbraio 3 Lunedì, 7 marzo 4 Lunedì, 11 aprile 5 Martedì, 17 maggio 6 Lunedì, 13 giugno 7 Lunedì, 8 agosto 8 Lunedì, 5 settembre 9 Lunedì, 3 ottobre 10 Lunedì, 7 novembre 11 Lunedì, 5 dicembre

pubblicazione Venerdì, 29 gennaio Venerdì, 26 febbraio Giovedì, 24 marzo Venerdì, 29 aprile Venerdì, 3 giugno Venerdì, 1 luglio Venerdì, 26 agosto Venerdì, 23 settembre Venerdì, 21 ottobre Venerdì, 25 novembre Venerdì, 23 dicembre

il cruciverba di syndicom

Quote Associative 2015 per Dd/Lsv L’addebito delle quote d’iscrizione via Debit direct o addebito diretto avviene a inizio mese con effetto retroattivo. Affinché a fine anno siano saldati tutti gli importi, a dicembre facciamo un’eccezione: l’addebito della quota associativa di novembre avviene il 9 dicembre 2015. La quota di dicembre l’addebitiamo già il 30 dicembre 2015. La nostra amministrazione soci sarà lieta di rispondere a eventuali domande alla mail mad@syndicom.ch o tel. 058 817 18 40.

condoglianze Adele Dozio, Montagnola, deceduta in data 16.5.2015 all’età di 83 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socia dal 2001. Diego Luraschi, Viganello, deceduto in data 23.8.2015 all’età di 82 anni. Membro della sezione Ticino e Moesano. Socio dal 1955.

Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch

Luogo: Centro di formazione Viscom, Viale S. Franscini 25, 6500 Bellinzona

Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30

cassa disoccupazione

Chiusura invernale Durante il periodo delle festività natalizie e di fine anno, gli uffici della Cassa Disoccupazione syndicom-vpod rimarranno chiusi dal 18 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016 compresi. Per poter effettuare il pagamento del mese di dicembre 2015 prima delle festività, vi comunichiamo che tutti i documenti (completi: IPA, GI, controlli presenze ecc), devono assolutamente arrivare presso lo scancenter di Berna (Arbeitslosenkasse syndicom, Looslistrassse 15, 3027 Berna) entro e non oltre il 21 dicembre 2015, mediante le etichette in vostro possesso. Tutti i documenti che ci perverranno dopo tale data verranno trattati a partire dall’undici gennaio 2015. Auguriamo a voi e alle vostre famiglie un buon Natale e un felice Anno nuovo.

La Città di Lugano indice un concorso nazionale per la realizzazione della nuova “corporate identity” (identità visiva) della città sul Ceresio. Il concorso è aperto a liberi professionisti consorziati, agenzie e studi di grafica e design con sede in Svizzera. Le candidature, con la dicitura “Bando di concorso per la realizzazione della nuova corporate identity della Città di Lugano” dovranno essere inviate o consegnate a mano entro giovedì 14 gennaio 2016, ore 12.00 a: Cancelleria comunale, Piazza della Riforma 1, CH-6900 Lugano. Il bando è disponibile su www.lugano. ch/concorsi o presso la Cancelleria comunale (cancelleria@lugano.ch).

Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch

In palio una chiave USB del sindacato con il logo syndicom. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando nome, cognome e indirizzo, entro il 10 gennaio 2016 a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 11 è Pierino Bernasconi di Coldrerio.

Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma-gio 09.00 11.30 e 14.00 – 17.00 | me 14.00 – 17.00 Venerdì chiuso tutto il giorno. Gruppo pensionati http://www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/ gruppo-regionale E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, castori.gabriele50@gmail.com


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.