N. 4 29 aprile 2016
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il giornale
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editoriale
A quando la vera utopia?
Il 5 giugno il popolo è chiamato alle urne per sfatare un’«utopia»: ovvero il versamento di un reddito di base incondizionato a ogni adulto e bambino che vive in Svizzera. Se destra e padronato sono uniti nel rigettare un tale meccanismo, la proposta invece divide la sinistra. I sindacati sono piuttosto contrari (come si può leggere all’interno del giornale), poi ci sono partiti che esprimono un «cauto sì», altri che criticano l’iniziativa perché «non esaustiva», e altri ancora che si guardano bene dal prendere una posizione chiara. Dunque il progetto verrà rifiutato, il che non traumatizza troppo i fautori dell’iniziativa il cui obiettivo era coinvolgere l’opinione pubblica nella discussione attorno all’argomento. Peccato che questo importante dibattito sul lavoro e la remunerazione sia fallace per via di alcune imprecisioni dell’iniziativa popolare. Il testo in effetti si accontenta soltanto di enunciare un principio: “La Confederazione provvede all’istituzione di un reddito di base incondizionato” consentendo alla popolazione di “condurre un’esistenza dignitosa e di partecipare alla vita pubblica”, senza precisarne chiaramente il senso. Secondo il comitato dell’iniziativa, questo reddito di cittadinanza sostituirebbe parzialmente un po’ di salario e un po’ di sicurezza sociale, oscillando tra un «reddito e una rendita universale». Così facendo, questo ambiguo progetto contrappone il reddito di base sia al lavoro che alle assicurazioni sociali, dal momento che esso non è né del tutto un salario diretto né del tutto un reddito sociale di ridistribuzione. Esso dunque apre le porte a un mercanteggiare sul costo dell’operazione e alle controversie attorno alle sue fonti di finanziamento. A qualsiasi condizione, si sarebbe guadagnato in chiarezza opponendo frontalmente il reddito di cittadinanza ai lavoratori stipendiati. Perché oggi il vero problema in Svizzera non è il lavoro o la sicurezza sociale, ma il sistema di (ri)distribuzione delle ricchezze prodotte in massa e accaparrate soprattutto da una piccola minoranza. E in questo senso il lavoro salariato mostra i propri limiti: da una parte sempre più profitti e dividendi, dall’altra sempre più impieghi precari e più disoccupazione. Non più dipendere da un salario per arrivare a fine mese uscendo finalmente dal lavoro dipendente! E dunque uscire da questo rapporto sociale di subordinazione e dominazione legate alla dipendenza da un salario versato da un’azienda. Fine del potere dei piccoli capi e dell’obbligo di trovarsi un lavoro › Continua a pag. 4
votazioni federali
Perché votare NO all’ingannevole iniziativa “A favore del servizio pubblico” › Pagine 2 e 3
servizio pacchi posta
communico
Reazioni molto critiche al nuovo sistema di calcolo dell’orario di lavoro (AZB 2.0) › Pag. 7
Tre professionisti del mondo della comunicazione e un invito a tutelare le idee › Pag. 9
festival
In Ticino la tradizionale festa dei lavoratori si sposta da Lugano a Bellinzona e si trasforma in un vero e proprio festival di quattro giorni “per il bene comune”. In programma all’Espocentro incontri e dibattiti, presentazioni di libri, concerti, spettacoli teatrali e proiezioni di film. Il tutto intorno ai temi della solidarietà, del servizio pubblico e del lavoro. Tutti gli appuntamenti in ultima pagina. il proclama uss per il primo maggio
Lottare per una AVS forte Di questi tempi, dove i datori di lavoro cavalcano il franco forte per smantellare posti di lavoro e per assoggettare i lavoratori a condizioni di lavoro sempre più flessibili e faticose; di questi tempi, dove la Banca nazionale si rifiuta di prendere atto dei problemi reali, continuando ad insistere su questo corso distruttivo del franco, senza interessarsi delle conseguenze che colpiscono soprattutto i lavoratori; di questi tempi, dove si allarga sempre di più la forbice tra poveri e ricchi, e dove
una politica borghese non fa quasi nulla per colmare questa differenza, ma anzi l’allarga ancora di più attraverso le sue politiche fiscali e finanziarie; di questi tempi, dove i datori di lavoro, nonostante sia vietato dalla Costituzione, continuano a negare alle donne lo stesso stipendio che pagano agli uomini per un lavoro di pari valore, e dove i partiti conservatori stanno soltanto a guardare; di questi tempi, dove la politica borghese spinge la pubblica amministrazione da una misura
di risparmio all’altra, e non si vergogna affatto di indebolire e smantellare sempre di più il servizio pubblico; di questi tempi, dove il primo partito del paese diffama quotidianamente i migranti con una politica del capro espiatorio per distrarci dai veri problemi; di questi tempi, dove i datori di lavoro e i partiti conservatori continuano a voler tagliare le prestazioni dell’AVS spingendo sempre più persone verso il disagio, nonostante il denaro nel serbatoio › Continua a pag. 18
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syndicom, VPOD e SEV uniti contro l’iniziativa denominata “a favore del servizio pubblico”
Questa iniziativa può nuocere gravemente A una prima occhiata potrebbe apparire paradossale. Nel Paese del servizio pubblico, i promotori stanno cercando invano degli alleati per l’iniziativa “A favore del servizio pubblico”. Associazioni e partiti sono contrari. In qualità di sindacato della Posta e di Swisscom, syndicom è direttamente coinvolto. Daniel Münger e Giorgio Pardini spiegano perché syndicom rifiuta l’iniziativa. Intervista di Christian Capacoel I sostenitori dell’iniziativa vogliono rafforzare il servizio pubblico e rendere meno care le sue prestazioni. Cosa c’è di sbagliato? Giorgio Pardini: Con quest’iniziativa i servizi di Swisscom non diventerebbero affatto più convenienti e migliori, in quanto una gran parte degli utili oggi ritornano in azienda come investimenti, garantendo un ampliamento dell’infrastruttura e cioè una base per avere buone prestazioni. Con il divieto di puntare ai profitti, questi investimenti sarebbero messi a rischio. E sicuramente non ne conseguirebbe un abbassamento del prezzo. Anzi, probabilmente questi servizi rincarerebbero, perché non dimentichiamoci che gli investimenti vanno anche finanziati.
Daniel Münger: Anche alla Posta i prezzi non diminuirebbero. Proprio nel servizio di base si registrano zero o pochi
utili. Questi settori subirebbero una pressione economica ancor maggiore. Insieme alla pressione politica che viene esercitata sul servizio pubblico, quest’iniziativa sicuramente non porterebbe a servizi più convenienti. Piuttosto i prezzi aumenterebbero e verrebbe avviata una discussione per accelerare lo smantellamento dei servizi.
Gli stessi fautori dell’iniziativa parlano dei continui tagli dei servizi che essi però vogliono combattere… Pardini: Lo standard svizzero si colloca in cima alle telecomunicazioni internazionali. Riguardo ai prezzi, ci posizioniamo nel segmento inferiore della media. Il nostro rapporto qualità-prezzo dunque è buono. Inoltre negli ultimi 15 anni abbiamo fatto un grande salto tecnologico. Per questo qui sarebbe più opportuno parlare
di un ampliamento dei servizi! Münger: Alla Posta non siamo soddisfatti degli sviluppi, ma questa iniziativa non risolverebbe il problema. La domanda su quali prestazioni e in quale forma fanno parte del servizio pubblico rappresenta un interrogativo politico che ci poniamo di continuo, vedi per esempio sulla rete degli uffici postali. In questa discussione politica l’iniziativa non ci aiuta nemmeno un po’. Anzi, temo che nel caso di un’accettazione dell’iniziativa il servizio universale verrebbe inteso in senso ancora più stretto. E più stretto si definisce il servizio di base, più il servizio pubblico finisce sotto pressione.
Ma oggi cosa esattamente fa parte del servizio di base e come la mettiamo con gli utili? münger: Il servizio universale inteso in senso stretto comprende la rete degli uffi-
ci postali, quello che rimane del monopolio sulle lettere e il traffico dei pagamenti. Il divieto di puntare ai profitti condurrebbe alla completa esternalizzazione delle attività al di fuori del servizio universale dove oggi la Posta fa dei guadagni. Parto anche dal presupposto che il Parlamento nella sua composizione attuale sicuramente incentiverebbe questi sviluppi. Per questo, secondo me, l’iniziativa porterebbe a uno smantellamento del servizio non solo della Posta ma di tutto il servizio pubblico.
Pardini: Dell’utile guadagnato presso Swisscom e Posta a oggi ne approfitta tutta la collettività. Lo Stato riceve una partecipazione annuale agli utili di 600 milioni. Considerati da questa prospettiva, i profitti di Swisscom e Posta non sono poi così negativi. Se questi 600 milioni venissero
che cosa ne pensa il vpod
Contraria al DNA del servizio pubblico Secondo il sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari l’iniziativa mette a rischio anche quelli cantonali e comunali. Christoph Schlatter*
©KEYS TONE
È vero che l’iniziativa dal titolo ingannevole “A favore del servizio pubblico” si riferisce soltanto alle aziende di Stato. Ma un articolo costituzionale del genere avrebbe ripercussioni – negative – anche a livello cantonale, regionale e comunale. «I fautori dell’iniziativa si comportano come se le aziende pubbliche del trasporto, della logistica e della comunicazione in Svizzera fossero state privatizzate da tempo, come se qui, come p.e. in Inghilterra, ci fossero scaltri manager che fanno i miliardi snellendo i servizi, smantellando la qualità e trascurando l’infrastruttura», commenta Kurt Altenburger, segretario centrale VPOD incaricato del dos-
sier trasporto urbano. Ma questa immagine è sbagliata. Proprio il trasporto pubblico ultimamente è stato fortemente ampliato in molte località, vedi per esempio frequenze e linee notturne. E ancora qui si tratta di trasporti pubblici nel vero senso della parola, ovvero dove lo Stato è il mandante che definisce quali prestazioni esige. Le aziende di trasporto gli dicono a che prezzo possono fornire quello che viene richiesto. Dunque esse si muovono all’interno di un sistema piuttosto rigido.
Cat tiva formulazione… Ovvio: la richiesta di abbassare gli stipendi d’oro è molto popolare – e nemmeno sbagliata in
linea di massima. Questo punto il VPOD lo approverebbe al volo – se solo fosse elencato nel testo dell’iniziativa… Tuttavia lì non si parla dei salari dei CEO che non possono superare quelli dei Consiglieri federali. Ma delle “retribuzioni ed onorari dei collaboratori e delle collaboratrici”, che non possono collocarsi al di sopra del livello federale. Dunque se in un CCL venisse negoziato un aumento salariale al di sopra di quello che il Parlamento concede alla sua amministrazione, questo plusvalore andrebbe perso. Che peccato! Ma come si sa nell’iniziativa non importa tanto quello che passa per la mente al comitato, ma quanto c’è scritto dentro. È vero che l’iniziativa parla soltanto delle aziende di Stato. Quello che però rende il VPOD negativo nei confronti dell’iniziativa non è soltanto la sua solidarietà con SEV e syndicom. Se la Confederazione fissasse dei principi del genere nella Costituzione, in genere non passerebbe molto tempo finché cantoni e comuni la imiterebbero. Ed ecco dove si nasconde il pericolo! Non solo perché si parla sì di servizio pubblico ma senza spendere anche solo una parola a favo-
re della sua qualità. Ma anche perché termini come divieto di “puntare a profitti” e del “sovvenzionamento trasversale” suonano male sia a livello regionale che nazionale. Il “divieto di puntare all’utile” postulato dall’iniziativa può essere stato motivato da buone intenzioni, ma è distante anni luce dall’obiettivo. Una cosa è chiara: vanno esclusi profitti privati da soldi pubblici. Ma questo è già regolato così nel trasporto pubblico svizzero. E questo divieto di distribuire degli utili a degli azionisti privati di linee sovvenzionate va difeso. E che questa disposizione funzioni lo dimostra il fatto che in Svizzera nessuna multinazionale del trasporto abbia messo le mani sul trasporto urbano svizzero, mentre nei Paesi nostri confinanti esse si sono già accaparrate metropolitane, ferrovie urbane e trasporti in autobus. In questo caso Kurt Altenburger considera la Svizzera “davvero un caso speciale, positivo”.
colate ad uno scopo specifico. Altrettanto sbagliato è la rinuncia al “sovvenzionamento trasversale” chiesta dall’iniziativa. Non soltanto perché il sovvenzionamento trasversale lo troviamo anche nella selvaggia economia di mercato (si pensi solo alle macchinette del caffè a buon mercato che si sovvenzionano attraverso le care capsule). Ma anche perché il sovvenzionamento trasversale praticamente costituisce il DNA del servizio pubblico. Che si tratti delle FFS o di un’azienda del trasporto urbano, sono solo pochi i tratti a essere remunerativi, e di questi la maggior parte soltanto in alcuni orari del giorno. Kurt Altenburger fa l’esempio del suo comune di residenza dove è consigliere comunale: «Il bus che da poco collega ancora fino a mezzanotte la stazione di Rafz con la casa di cura Peteracker è un servizio molto caro – ma voluto politicamente. Chi attacca questi calcoli misti mette a rischio l’intera offerta».
Conta la volontà politica Di fatto qui non esiste nessun “guadagno”, ma eventualmente delle eccedenze temporanee, che rimangono comunque vin-
*Christoph Schlatter è redattore della rivista tedesca VPOD Magazins e segretario centrale per le questioni sociali.
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al vostro servizio pubblico
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a mancare, non c’è dubbio dove si risparmierebbe. Non nell’ambito militare o agricolo, ma in quello della formazione, dell’aiuto allo sviluppo, della salute. Questo però i fautori dell’iniziativa non lo dicono! E nel caso l’iniziativa fosse accettata, anche presso Swisscom si rischierebbe una spaccatura tra una piccola parte che garantisce il servizio di base e l’altra parte, quella più grande e più redditizia. Infatti i “privatizzatori” mica vogliono la rete, ma vogliono solo mettere le mani sui servizi e sui prodotti che Swisscom oggi vende con profitto.
Perché i fautori dell’iniziativa mirano soprattutto a Posta, Swisscom e FFS? Come già menzionato, il servizio pubblico va ben oltre… Pardini: Qui siamo di fronte a un’iniziativa populista. Ecco perché si focalizza l’attenzione
su Swisscom, Posta e FFS, perché è qui che si alimentano le emozioni. I sostenitori dell’iniziativa promettono prezzi più bassi e prestazioni migliori, tutte cose che non si avvereranno. Poi rincarano la dose mettendo in ballo anche gli stipendi d’oro dei manager. Di nuovo più populismo che argomenti concreti.
Ma cosa c’è di sbagliato nel voler ridurre gli stipendi dei manager della Posta e di Swisscom? Pardini : Bisogna leggere il testo dell’iniziativa. La disposizione salariale non riguarda soltanto i manager, ma tutti i lavoratori. Un’accettazione dell’iniziativa equivarrebbe a un disastro. Le condizioni di lavoro attuali presso Swisscom, grazie al Contratto Collettivo di Lavoro sono migliori di quelle federali. L’iniziativa mette a rischio i diritti acquisiti. La questione degli stipendi dei
manager va un attimo relativizzata. Se si confrontano gli stipendi dei quadri con quelli dell’economia privata, essi non sono troppo alti. E soprattutto: se la Swisscom venisse privatizzata, le retribuzioni dei manager probabilmente salirebbero ancora di più. Questo lo dimostrano le esperienze fatte nelle privatizzazioni parziali degli ultimi anni. münger: È chiaro che urta il fatto e che è difficile da comprendere sul perché la Signora Ruoff guadagni notevolmente di più della Signora Leuthard. Ma dal punto di vista sindacale per noi al centro ci sono i salari dei dipendenti. E qui purtroppo l’iniziativa costituisce una vera minaccia. Se venisse accettata il Parlamento deciderebbe sui salari e sulle condizioni di lavoro della Posta. Dal punto di vista dei lavoratori postali... uno scenario da far rizzare i capelli.
l’opinione del SEV – SINDACATO DEL PERSONALE DEI TRASPORTI
Treni nelle medesime mani, utili nella medesima cassa L’iniziativa denominata “a favore del servizio pubblico” minaccia il principio stesso della ferrovia integrata. Peter Moor L’elemento essenziale del successo della ferrovia Svizzera è il principio della ferrovia integrata: un’azienda è responsabile dell’infrastruttura e dell’esercizio del traffico regionale, del traffico a lunga percorrenza e del traffico merci. Questa pratica rappresenta un ostacolo per i partigiani della liberalizzazione e l’iniziativa denominata «Pro service public» (A favore del servizio pubblico) potrebbe dare loro man forte. Anche se i direttori delle società ferroviarie svizzere si atteggiano volentieri a imprenditori, non lo sono. O, se prendiamo in prestito le parole di Peter Füglistaler, direttore dell’Ufficio federali dei trasporti, non sono degli imprenditori ma vogliono interpretare quel ruolo con i soldi delle nostre imposte. Evidentemente alcuni di loro accettano senza pudore di farsi lautamente pagare, il che sarebbe un motivo sufficiente per votare sì all’iniziativa «Pro service public». Tuttavia né la collera che cresce per i salari faraonici, né l’irritazione legata a mancate coincidenze o a stazioni chiuse, bastano per giustificare un sì, poiché le ripercussioni sono davvero pesanti. Gli autori dell’iniziativa affermano ovviamente che nuo-
cere ai servizi pubblici non è nelle loro intenzioni, ma in realtà è scritto nero su bianco nel testo della loro iniziativa: le sovvenzioni incrociate devono essere vietate. E le sovvenzioni incrociate permettono appunto di far vivere le ferrovie: la linea intercity ben frequentata dell’asse San Gallo-Zurigo-Berna-Losanna-Ginevra, garantisce le risorse finanziarie di cui hanno bisogno le FFS per poter circolare alle 23 con un treno regionale in un angolo remoto del nostro Paese. I guadagni immobiliari delle FFS, al centro di aspre critiche, assicurano i mezzi necessari al finanziamento della manutenzione sostenuta dalla Divisione infrastruttura. Tutto ciò rappresenta solo la metà della verità, poiché le cittadine e i cittadini attraverso le loro imposte contribuiscono ampiamente alla copertura dei costi, tanto per il traffico regionale, quanto per l’infrastruttura. Che cosa succederebbe se le sovvenzioni incrociate venissero improvvisamente vietate? Il traffico a lunga percorrenza continuerebbe a fare utili – e a suscitare invidie – mentre le perdite del traffico regionale e dell’infrastruttura sarebbero di gran lunga più elevate. Di conseguenza per
poter mantenere le stesse prestazioni, la Confederazione dovrebbe iniettare più denaro. Ma non intende proprio farlo, anzi per quanto riguarda il traffico viaggiatori regionale, ha già annunciato di volere ridurre la propria parte di contributi. Ma non è tutto: dovremo pure attenderci a riduzioni nell’orario. Il presidente del SEV Giorgio Tuti avverte: «Senza le sovvenzioni incrociate, ampie parti del traffico regionale sarebbero messe in pericolo e la pressione sulle condizioni di impiego aumenterebbero». Senza il finanziamento incrociato, uno smembramento delle FFS sarebbe solo questione di tempo e l’idea che germoglia in certi ambienti economici di privatizzare il traffico delle grandi linee (e gli immobili) allo scopo di realizzare utili, troverebbe terreno molto fertile. Per il personale le ripercussioni negative sarebbero evidenti: non sarà più possibile mantenere condizioni di lavoro regolate dai nostri attuali contratti collettivi di lavoro; contratti che sono di buon livello e che sono stati ottenuti grazie ad anni di lotta e di difesa dei diritti acquisiti. La pressione sui contratti di impiego e sui salari sarebbe dav-
vero enorme. Il divieto di procedere a sovvenzioni incrociate indicato nell’iniziativa, avrebbe come conseguenza l’impossibilità, per la ferrovia, di realizzare reali utili. Poiché gli utili presentati dalle FFS (246 milioni di franchi nel 2015) – così come gli utili presentati dall’azienda del Canton Berna BLS (6 milioni di franchi nel 2014) e dall’azienda del cantone dei Grigioni RhB (136 000 franchi nel 2015) – sono solo degli pseudo utili. Infatti i guadagni che alimentano questi utili provengono in gran parte direttamente dalle casse dei cantoni e della Confederazione: i loro contributi versati per il traffico viaggiatori regionale e l’infrastruttura, permettono di realizzare questi utili. Occorre inoltre aggiungere che gli utili non bastano affatto per finanziare gli investimenti. Soprattutto presso FFS: l’anno scorso il loro debito è nuovamente cresciuto di mezzo miliardo; si situa attualmente attorno agli 8,2 miliardi di franchi, una somma talmente elevata da essere criticata persino dal Consiglio federale nel suo rapporto sulle aziende federali. Tuttavia nessuno vuole rivivere gli anni addietro che, dal profi-
lo finanziario, erano tutto fuorché buoni: verso la fine del secolo scorso le FFS presentavano deficit di diverse centinaia di milioni di franchi, somme che dovevano essere interamente coperte dalla Confederazione. Di conseguenza il Parlamento e certe cerchie economiche hanno avuto l’idea di realizzare una privatizzazione totale. Con un drastico piano di risparmio durante la seconda metà degli anni Novanta, le FFS hanno potuto ritrovare solide basi che hanno permesso loro di proseguire con la ferrovia integrata. Il prezzo da pagare è stato elevato: più di 10 mila posti di lavoro sono stati soppressi, il traffico merci è stato ridotto e l’automazione delle stazioni incoraggiato, con il seguente risultato: chiusura degli sportelli, moltiplicazione delle stazioni fantasma, riduzione della qualità del servizio. Sono le ragioni che hanno spinto gli autori dell’iniziativa a lanciare la loro proposta sulla quale andremo a votare. Ma sarebbe un fatale errore credere che un sì potrà ristabilire le condizioni di un tempo. Al contrario: un sì significa aprire la porta ad ulteriori drastici tagli nei trasporti pubblici.
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REDDITO DI CITTADINANZA INCONDIZIONATO
Idea nobile ma problematica Il 5 giugno 2016 voteremo sull’iniziativa per un reddito di base incondizionato (RBI). Tra le altre cose, l’iniziativa vorrebbe liberare gran parte della popolazione dalle costrizioni economiche. Il concetto suona simpatico, non c’è che dire. Tuttavia un’analisi approfondita dell’RBI dal punto di vista sindacale dà esito negativo. Attualmente i contributi delle assicurazioni sociali vengono computati in Sviz-zera e all’estero se qualcuno entra o esce dal Paese. Nel reddito di base c’è il rischio d’isola-
«Puntiamo invece su buoni salari e su assicurazioni sociali solide» Daniel Lampart
mento. Pagare un reddito minimo a tutti coloro che entrano in Svizzera farebbe letteralmente scoppiare le nostre finanze. E questo condurrebbe a limitazioni verso i/le migranti. E in base all’iniziativa chi emigra non riceve nessun reddito di base, anche se negli anni trascorsi in Svizzera ha sempre versato i suoi contributi. L’RBI si basa sull’idea di assicurare un minimo esistenziale. Ma questo costituisce un regresso. Le odierne assicurazioni sociali garantiscono diritti che oltrepassano la richiesta di un minimo esistenziale. Con l’RBI le assicurazioni sociali potrebbero addirittura finire sotto pressione. Alcuni sostenitori dell’RBI vogliono abolire tutte le altre prestazioni sociali statali. Nel caso peggiore, una vedova di 70 anni si troverebbe a dover cercare un lavoro per sbarcare il lunario perché non riceve più le prestazioni complementari. L’iniziativa non regola l’ammontare dell’RBI. I fautori propongono 2’500 franchi per gli adulti. Ma anche così si aiuterebbero davvero pochi, in quanto ne servirebbe-
Sì al reddito di cittadinanza
ro almeno 4’000 per arrivare a fine mese in maniera più o meno dignitosa. Anche il finanziamento è poco chiaro. Dare a tutti 2’500 franchi costa oltre 200 miliardi di franchi all’anno – soprattutto a carico di chi percepisce un salario. Un finanziamento attraverso l’imposta sul valore aggiunto porterebbe il tasso a oltre il 50 per cento. Un’altra proposta vuole che i primi 2’500 franchi di stipendio confluiscano in una cassa centrale. Insieme all’AVS, imposte etc. questo produrrebbe un’aliquota del 50% e oltre per chi li guadagna normalmente. Molti cercherebbero di “fregare” il sistema lavorando in nero. Questo porrebbe a rischio tutte le assicurazioni sociali, incluse AVS e AD. Siccome il reddito minimo di 2’500 franchi al mese non basta per vivere, quasi tutte le persone attive avrebbero comunque bisogno di un impiego anche in futuro. Se vengono smantellate le pensioni e le prestazioni complementari dovranno ridiventare attivi anche i/le pensionati/e AVS. Questo condurrebbe a una pressione sui salari. Infatti a causa della concorrenza tra chi cerca lavoro, la differenza tra il minimo vitale e il reddito di base sarebbe retribuita peggio. I sindacati s’impegnano a favore di buoni salari, di un basso tasso di disoccupazione, di una vera sicurezza sociale e della ridistribuzione dall’alto verso il basso. Purtroppo questi obiettivi non vengono raggiunti attraverso l’RBI. Anzi, sussiste il pericolo che i redditi medio-bassi diminuiscano. Ecco perché l’USS punta sui salari minimi e sulle assicurazioni sociali con buone prestazioni e un equo finanziamento. Motivo per cui l’USS ha depositato l’iniziativa AVSplus per ottenere un aumento delle pensioni AVS.
Daniel Lampart, capoeconomista USS
RACCOMANDAZIONI DI VOTO DELL’UNIONE SINDACALE SVIZZERA
No allo smantellamento del servizio pubblico
Votazioni federali • NO all‘iniziativa popolare «A favore del servizio pubblico» • NO all’iniziativa popolare «Per un reddito di base incondizionato» • NO all’iniziativa popolare «Per un equo finanziamento dei trasporti» • SÌ alla modifica della legge sull’asilo Nessuna raccomandazione per la modifica della legge sulla medicina della procreazione.
Votazioni cantonali, le nostre raccomandazioni • NO alla modifica sulla Legge dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) • SÌ all’iniziativa «Giù le mani dagli ospedali» • SÌ all’iniziativa «Rafforziamo la scuola media» • SÌ all’iniziativa «Tassa di collegamento»
Con il Sì a favore dell’iniziativa popolare per un reddito di base incondizionato prepariamo il futuro della nostra società lavorativa. Per un attimo non guardiamo soltanto alla Svizzera ma a tutta l‘Europa: il lavoro retribuito è in diminuzione ovunque. Ufficialmente nello spazio economi-
«Con il reddito di base, la Svizzera si trasformerà in un vero Stato sociale» Oswald Sigg
co UE ci sono oltre 30 milioni di salariati disoccupati. E la tendenza è in aumento. Nell’economia e anche nel settore dei servizi la concorrenza tra i lavoratori per gli impieghi e la follia di una continua efficienza aziendale in crescita hanno conseguenze drammatiche: sono in aumento ovunque le assenze sul lavoro per malattia. Nella sola Germania in base a un rilevamento del 2010 si stimano 225 miliardi di euro all’anno di costi relativi alla perdita del valore aggiunto. Anche qui la tendenza è in crescita. In Svizzera si lavora moltissimo, anche da non-stipendiati: il 50% delle ore lavorative prestate alla società non sono retribuite. Questo vale per il lavoro espletato in famiglia e in casa, ma anche per le ore dedicate alla cura e all’assistenza. E ancora vengono offerte prestazioni politiche gratuite e la maggior parte del lavoro degli artisti non rende. La Confederazione non è soltanto una società lavorativa, ma anche una comunità sociale. Tutti gli abitanti hanno diritto a un reddito di base – condizionato – se si trovano in una situazione precaria. “Ogni persona che versa in condizioni di bisogno ha diritto a un tetto, ai mezzi per condurre una vita dignitosa e alle cure mediche
MULTINAZIONALI RESPONSABILI
Etica per le imprese A fine aprile 2015, 77 organizzazioni della società civile hanno lanciato un’iniziativa popolare per una maggiore responsabilità delle multinazionali. Poco prima il Consiglio nazionale aveva rifiutato una mozione in tal senso. L’iniziativa per multinazionali responsabili si ispira alle Linee guida dell’ONU relative alle imprese e ai diritti umani, adottate all’unanimità nel 2011 dal Consiglio dei diritti umani. L’iniziativa è stata realizzata con 140mila firme, anche grazie al sostegno di syndicom. L’iniziativa mira a porre fine alle pratiche commerciali contrarie all’etica. Continuano a finire sui giornali vari gruppi con sede in Svizzera: nelle loro attività internazionali troppo spesso violano i diritti umani e gli standard ambientali. Ci sono numerosi esempi di lavoro minorile nelle piantagioni di cacao, condizioni di lavoro disumane nelle fabbriche tessili e inquinamento dell’ambiente derivante dallo sfruttamento minerario. Come dimostrano gli scandali degli ultimi anni, la sola volontà non è sufficiente. Per questo l’iniziativa prevede di introdurre un nuovo dovere di diligenza e vigilanza a carico delle imprese. Questo significa che tutte le multinazionali sono tenute a controllare se attraverso le loro attività all’estero vengono violati diritti umani o standard ambientali, e se sì a prendere delle contromisure e a rendere conto dei problemi identificati e delle misure adottate. Nel caso le multinazionali non ottemperino al loro dovere di diligenza, possono essere denunciate in Svizzera per le loro azioni dannose. (David Roth)
di base”. Ciò è previsto per esempio nella costituzione del Canton Berna. Ma ciò che viene promesso qui e in maniera simile nella Costituzione federale, nella realtà assume connotati molto diversi. Molti non si rivolgono nemmeno più ai servizi sociali del proprio comune per chiedere aiuto se hanno difficoltà economiche, se guadagnano troppo poco, se sono costretti a vivere al di sotto o proprio sulla soglia del minimo esistenziale. Questo perché la politica li considera potenziali truffatori, perché vengono disprezzati e perché spesso la legge paragona chi percepisce il sussidio sociale quasi a un criminale. Come se percepire aiuti sociali fosse un delitto. Ma come si può finanziare un reddito minimo incondizionato che costerebbe oltre 200 miliardi di franchi all’anno? Con una nuova imposta, con la quale magari si potrebbero far decadere molte altre tasse. L’idea dell’imprenditore finanziario zurighese Felix Bolliger è che soltanto il traffico complessivo dei pagamenti dovrebbe servire da sostrato fiscale. Il traffico complessivo negli ultimi anni secondo le stime si muove tra 150’000 e 180’000 miliardi di franchi. Oltre il 90% di questi movimenti di denaro si concentrano sull’economia finanziaria: ovvero sul casinò della finanza. La micro-tassa automatica sul traffico dei pagamenti farebbe confluire nella cassa del reddito di base soltanto il 2 per mille di ogni addebito di pagamento. E solo con un reddito minimo incondizionato finanziato in maniera così solidale la Svizzera diventerà uno stato sociale
Oswald Sigg, socialista, già vicecancelliere della Confederazione, membro del comitato dell’iniziativa editoriale
A quando la vera utopia? Continua da pag. 1 alienante solo per campare! Bene, facciamo due conti: prendiamo la massa salariale totale versata annualmente in Svizzera di 350 miliardi di franchi e dividiamola per 8 milioni di abitanti. Arriviamo a una somma forfettaria di 40’000 franchi a persona. Una ripartizione lineare dei frutti dell’attività produttiva del Paese lascerebbe dunque 120’000 franchi di “salario sociale” lordo a una coppia con un bambino – a partire dalla sua nascita – se essa venisse regolata da una legge egualitaria e vincolante e non lasciata nelle mani dell’arbitrarietà dei datori di lavoro nell’ambito dei contratti di lavoro individuali. A questo prezzo, un lavoro produttivo perenne continua a “valere la pena”, il che squalifica tutte le arguzie sul preteso ozio generalizzato che ne conseguirebbe, sull’impossibile finanziamento del reddito di base o sulla demolizione programmata del sistema di sicurezza sociale. Insomma, la vera utopia deve ancora arrivare.
Michel Schweri
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syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016 rafforziamo la scuola media
Nuovo sistema salariale della Posta
Investire nel futuro Purtroppo i servizi sociosanitari e scolastici sono sotto pressione a causa delle liberalizzazioni e di politiche finanziarie sbagliate. È ora di cambiare rotta. Lo possiamo fare con la votazione del 5 giugno. Raoul Ghisletta* Nella sanità la logica mercantile, introdotta da Berna, penalizza sempre più i pazienti e i cittadini chiamati alla cassa: gli effetti sono tangibili da quando, nel 2011, è entrata in vigore la concorrenza tra istituti sanitari (art. 25a della legge federale sull’assicurazione malattie) e da quando, nel 2012, si applica il pagamento delle cure stazionarie in base al forfait per caso stabilito dallo Swiss DRG (art. 49 della citata legge). Nell’assistenza/cura a domicilio e nel settore ospedaliero la concorrenza è sempre più sfrenata e solamente contratti collettivi di lavoro forti e la vigilanza dei sindacati, che fanno emergere i problemi, sono in grado di combattere il peggioramento delle condizioni di lavoro per il personale sociosanitario. Dove questi contratti collettivi di lavoro mancano – asili nido, parte dei servizi di assistenza e cura a domicilio – e dove i sindacati sono tenuti fuori dalla porta, i problemi non possono essere affrontati e la situazione
Iniziativa popolare legislativa nella forma elaborata dello zione di allievi e docenti
scorso 23 marzo ha sottolinea-
Rafforziamo la scuola media to giustamente l’importanza di Per il futuro dei nostri giovani investire nella scuola. Il Ticino è
in ritardo rispetto agli altri Cantoni.sottoDato dei corsiun pratici.Paese Inoltre si dà avanzaun impulso Avvertenza: il testo elaborato forma di che articoli, che modificano la legge sulla scuola alla differenziazione scolastica nelle sedi scolastiche, per consentire agli allievi in media del 21 ottobreto 1974,punta è stato pubbli-sul sapere e sull’innocato nella domanda d’iniziativa popolare difficoltà il raggiungimento degli obiettivi apparsa sul Foglio ufficiale nr. 70 del 2 set- scolastici minimi della scuola media. vazione, tembre 2011 (art. 118, cpv. 1, lett. b LEDP).occorre saper voltare 7) Potenziare il ruolo del docente di classe A questi articoli ci si riferisce di seguito. grazie ad uno sgravio orario adeguato ai pagina elato decidere di ilinvestire nel compiti (art. 11a): potenziamento delle 1) Investire nella scuola media. Da un l’iniziativa vuole rafforzare il principio ore di sgravio per i docenti di classe viene collegato al fatto di mettere in pratica dei della gratuità della frequenza della dei scuola nostri futuro giovani. Rinunmedia, non solamente per l'insegnamento, progetti d’attività convalidati dalla direma anche per quanto riguarda il materiale zione scolastica, come pure di fornire un ciare per finanziari conresoconto delle attività svolte. scolastico e i trasporti degli allievi (art. 3).motivi L’iniziativa “Rafforziamo la scuola Dall’altro l’iniziativa chiede che il Cantone 8) Ridurre il numero di allievi per sede di media Per il futuro dei nostri gioe Comuni investano di più nella scuola tingenti al rafforzamento della diventavani”talora negativa anche scuola media, per evitare le sedi troppo media, cofinanziando mense e doposcuola, chiede: come pure gli stipendi dei docenti (art. 3b, grandi che sono difficilmente gestibili. Si tra i 200 ené i 400 alnonunaèforchetta saggio, dal dal profilo qualità per gli formazionepropone 1 classidella meno affollate e mag- 3c). Inoltre essa promuove il rispetto della lievi (art. 18). Si propone inoltre di definire diversità di genere (art. 1, art. 8). sostegno agli allievi per raggli orari tenendo conto dei bisogni di allievi profilo economico, né da quello utenti.giore La recente pianificaziogiungere gli obiettivi formativi al 2) Organizzare in tutte le sedi mense sco- e famiglie (art. 18c). termine della scuola dell’obbligo; lastiche e doposcuola per l’aiuto allo stu- 9) Assicurare il personale necessario alle per l'ampliamento delle conoscenze sociale, né tanto meno da quello ne ospedaliera cantonale,dio, che dell'allievo e per la pratica di attività extra- sedi scolastiche: per il buon funzionamento della sede occorre definire in modo 2 la generalizzazione di mense e scolastiche (art. 3b; art. 19 lett. f ). adeguatoprima il personale tecnico-amministraculturale. Una occasione penalizza le regioni periferiche, doposcuola nelle scuole medie per 3) Potenziare l’orientamento degli allievi tivo, bibliotecario, di direzione, addetto alle rispondere ai bisogni delle fami- (art. 7, cpv. 4) all'interno della scuola mense (art. 18a). Occorre anche prevedere per dare un segnale di cambiae la modifica glie in tutto ildella Cantone;legge sull’Enscomedia, in modo da aiutare gli allievi nella un’apertura regolare delle biblioteche lastiche per favorire lo studio e l’accesso scelta del loro futuro scolastico e alla cultura (art. 18b). con personale sufficiente e presenterà 3 una migliore mento si ai Ticinete ospedaliero cantonale votaorganizzazioneinprofessionale delle scuole medie, per disporre di qualificato. 10) Favorire l’accesso agli spazi scolastici una5scuola di qualità in grado di 4) Prevedere il prossimo 5deigiugno, votando giovani: compatibilmente con specifici da parte zione il giugno rientrano pur- appoggisie curricoli garantire un futuro ai nostri gio- per gli allievi più deboli allo scopo di per- le disponibilità gli spazi scolastici vanno mettere a tutti i ragazzi di raggiungere gli concessi gratuitamente a gruppi e associaa favore dell’iniziativa popolare troppovani.in questa pericolosa obiettivi minimi per ottenere la licenza di zioni giovanili, per attività senza scopo di scuola media. Nel contempo occorre per- lucro (art. 19a). La scuola media è un investimento mettere agli allievi intellettualmente pre“Rafforziamo la scuola media – logica per privatistica e mercantile. il futuro dei nostri giovani: coci di seguire curricoli flessibili. Inoltre 11) Ridurre il numero di allievi per classe occorre favorire la differenziazione peda- a 20 allievi in modo da favorire l’efficacia essa va deve migliorataessere e adattata al per il futuro dei nostri giovani”, La strada diversa: dell’insegnamento per tutti gli allievi (art. cambiamento della società, che di- gogica in classe e l’insegnamento coopera- 21). tivo dei docenti (art. 8; art. 4, cpv. 2). venta sempre più eterogenea e che vuole ridurre il numero masinvestire nei servizi sociosanita12) Migliorare la collaborazione tra 5) Assicurare una dotazione adeguata del complessa. È fondamentale invemonte ore di sede (art. 9a): si tratta di ritor- scuola media e Comuni: si vuole fare in stire di più nella formazione! che i municipali e gli e operatori sosimo di allievi classe potenri e pianificarli per temponare sulla perlomeno ai livelli di dotazione del modo per 2005 per il monte ore per le attività di ri- ciali comunali operino assieme alla scuola cerca, di innovazione e di sperimentazione media per sostenere gli allievi problemaziare mense, doposcuola, bibliobase dellaSEprevisione dei bisogni HAI DIRITTO pedagogico-didattica a livello di istituto. Il tici, ma anche coinvolgere regolarmente i monte ore aumenta proporzionalmente al municipali per collaborare allo sviluppo dell’istituto scolastico (art. 24). DI VOTOche IN TICINO e orientamento scolastico numero degli allieviteche per sede. di una società evolve (invecFIRMA SUBITO 6) Potenziare il servizio di sostegno peda- 13) Modalità: si propone di valutare quadriennalmente la legge sulla scuola media e scuole professionale per gli allievi. chiamento,L’INIZIATIVA cambiamenti gogico delle operativo nelle medie (art. 11), introducendo il docente d'integra- (art. 35a) e di introdurre le modifiche chieste dall’iniziativa sull’arco di 3 anni (norme zione linguistica e culturale e il maestro (SUL RETRO DI QUESTA PAGINA) famiglie, crescente stress socio-professionale lavoper arricchire l'offerta transitorie). rativo, esclusione sociale ecc.). * Raoul Ghisletta è segretario Nella scuola la bella manifestaVPOD Ticino. Contenuti dell’iniziativa “Rafforziamo la scuola media - Per il futuro dei nostri giovani”
Da quest’anno la Posta ha introdotto un nuovo sistema salariale. Il sindacato syndicom vuole affiancare questa evoluzione in maniera costruttiva affinché tu venga trattato equamente. Su syndicom.ch/mio salario trovi informazioni dettagliate su come funziona il sistema salariale e un breve sondaggio che ci aiuta a capire se il sistema viene applicato correttamente. La tua opinione è importante: grazie per partecipare al sondaggio!
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6 | Dalle professioni
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016
conducenti autopostale
Autopostale in Ticino, osservata speciale syndicom ha denunciato i disagi ai passeggeri e le precarie condizioni di sicurezza dei mezzi, che si aggiungono ai trattamenti riservati ai conducenti. Autopostale ha risposto in merito a una linea del Bellinzonese, mentre la problematica passa a livello nazionale. Nelle ultime settimane, la linea Giubiasco-Carena ha fatto parlare di sé per i numerosi disagi ai passeggeri e per le precarie condizioni di sicurezza dei mezzi. La linea, lo ricordiamo, è appaltata da Autopostale all’Azienda Trasporti Ticinese (ATT SA), una ditta “partner di trasporto”. Da tempo syndicom era a conoscenza dei fatti e, anche attraverso l’ultima risoluzione assembleare, ha criticato la gestione di Autopostale Ticino che si affida a queste ditte esterne che offrono ai dipendenti condizioni di impiego precarie, stipendi più bassi rispetto a quelli in uso nel settore e poca chiarezza nei conteggi ore. Inoltre spesso utilizzano veicoli che mettono a rischio la salute dei conducenti e la sicurezza in generale. A seguito di una lettera apparsa sui gionrali,
syndicom ha constatato direttamente la situazione sulla linea. Dopo aver rilevando una spia dei freni accesa, poco dopo il bus è stato sostituito. In seguito, Autopostale ha annunciato che i problemi tecnici sono stati risolti e che il veicolo in questione non sarà più utilizzato.
Punti ancora da verificare Il caso relativo alla linea Giubiasco-Carena sembra essere stato chiarito, almeno per ora. Ma syndicom non si ferma qui. Anzi, ha portato la problematica a livello nazionale, come spiega Marco Forte, che ha partecipato a un incontro a Berna per discutere della questione, presenti i rappresentanti di syndicom, del personale e della direzione Autopostale. “È stato dato mandato a una persona esterna,
CAMPAGNA CCL SUNRISE 2017
Processo decisionale al via Il 31 marzo 2016 il comitato aziendale ha fissato i punti chiave per le trattative. Per la sempre maggiore intensificazione del lavoro e per conciliare lavoro e famiglia, come controprestazione è stato chiesto più tempo di riposo. Sono state discusse anche le richieste riguardo una rivalutazione del lavoro a tempo parziale e un congedo di paternità più lungo. Allo stesso tempo, il comitato aziendale ha deciso di attuare un sondaggio sul catalogo di rivendicazioni affinché esso sia condiviso da tutto il personale o comunque da una larga maggioranza. Verranno integrate anche delle richieste che sono sempre oggetto di discussioni, come per esempio la tredicesima mensilità e la modifica del sistema dei bonus, che costituisce da sempre l’occasione per screzi nell’organico. Anche una migliore protezione contro il licenziamento per le colleghe e i colleghi più anziani potrebbe confluire nei negoziati. Il processo decisionale è quindi in pieno svolgimento. Più gente partecipa, meglio è. Il nostro obiettivo è affrontare le trattative sul CCL Sunrise 2017 con delle richieste il più possibile condivise. Questi negoziati dovrebbero essere avviati ancora prima dell’estate. syndicom insiste affinché queste trattative abbiano inizio molto presto per avere il tempo di coinvolgere il personale il più direttamente e ampiamente possibile.
esperta nella gestione del personale e dei veicoli, per verificare la situazione in ATT e trovare delle misure adeguate. Presto incontreremo una delegazione di dipendenti, per definire da parte nostra un mandato chiaro. L’obiettivo è quello di risolvere i problemi entro la fine di giugno. Abbiamo segnalato a livello nazionale la problematica degli ausiliari impiegati presso gli Imprenditori Autopostali che non sottostanno al regolamento IP. A breve fisseremo una data per discutere più approfonditamente del problema. Per quanto riguarda i salari dei nuovi assunti, abbiamo richiesto nuovamente di adeguare il salario tenendo conto degli anni di esperienza”. In ogni caso, syndicom lancia un appello ai conducenti affinché si rifiutino di condurre vei-
Versamenti e tempo di lavoro Un’altra questione affrontata è quella emersa negli anni scorsi e già portata in seduta di commissione nazionale nel 2013. Autopostale Ticino richiede ai propri conducenti di versare negli uffici postali i proventi della vendita di biglietti entro i primi cinque giorni feriali del mese successivo. Si tratta di un’operazione non banale, che richiede tempo, che dovrebbe essere considerato tempo di lavoro oppure compen-
sato con una forma di indennizzo, come richiesto da syndicom. Dato che la direzione di Autopostale Ticin aveva sempre dichiarato che si trattava di casi individuali, che si potevano chiarire con la direzione stessa, syndicom ha lanciato una raccolta firme tra i conducenti. Sono state raccolte quasi cento firme, confermando così che si tratta di un problema generale, come sempre sostenuto da syndicom. A seguito della raccolta firme e dopo l’incontro a Berna tra syndicom e direzione, Autopostale ha deciso di verificare se effettivamente i conducenti hanno il tempo necessario per recarsi agli uffici postali per fare il versamento. In caso contrario, sono disposti a riconoscere il tempo per fare questa operazione come tempo di lavoro. (red)
TRAT TATIVA SALARIALE CABLEX
Con una certa esasperazione Alla conferenza aziendale cablex del 15 aprile regnava un clima piuttosto teso. Risultato: approvazione insolitamente risicata dell’accordo salariale, con molti astenuti, e incarico a syndicom di provvedere tempestivamente a concordare migliori condizioni di lavoro. Franz Schori L’andamento economico dell’ultimo anno e di inizio 2016 non ha portato nulla di buono alle trattative salariali presso cablex: crescita economica quasi pari a zero, rincaro negativo nel 2015 (-1,1%) e stessa cosa probabilmente nell’anno in corso (previsione: -0,6%). Anche l’azienda stessa sta affrontando una situazione ingarbugliata: nonostante uno sviluppo buono del settore e il grande impegno dei lavoratori, cablex non è riuscita a chiudere l’anno in maniera soddisfacente. Ecco perché syndicom ha acconsentito a una – unica – tornata con aumento salariale zero per il 2016 a condizione che al contempo si focalizzasse l’obiettivo sulla garanzia dei posti di lavoro. Inoltre syndicom ha rivendicato imperativamente che nel 2017 venisse concesso a tutti i dipendenti un aumento di stipendio, condizione accettata da cablex: dunque la parte generale ammonta a 0,4% e inoltre verrà concesso uno 0,3% individuale.
Approvazione molto risicata dell’accordo salariale
© YVES SANCEY
coli non a norma, in quanto la responsabilità in caso di incidente ricadrebbe su di loro. syndicom annuncia inoltre di essere pronto a intraprendere tutte le azioni necessarie per evitare che veicoli che non garantiscono gli standard minimi di sicurezza possano circolare.
Il 15 aprile la conferenza aziendale cablex ha approvato l’accordo salariale con un piccolissimo scarto; oltre la metà dei colleghi si è astenuta. Il motivo non è stato soltanto l’accor-
do salariale insoddisfacente per il 2016, ma più che altro le infinite discussioni sui rimborsi spese, sull’abbigliamento da lavoro e le varie prepotenze dei superiori nei confronti dei dipendenti cablex. Negli ultimi anni syndicom ha sempre cercato di risolvere i problemi al tavolo delle trattative. Ma siccome questo non ha
portato ai successi sperati, syndicom sta valutando la possibilità di adire le vie legali alla prossima applicazione irregolare dell’indennità forfettaria per il pranzo. Con animo esasperato, i colleghi cablex hanno affidato a syndicom il chiaro mandato di ottenere un miglioramento delle proprie condizioni di lavoro.
Eletto nuovo comitato aziendale cablex La conferenza aziendale cablex ha rinnovato il comitato aziendale ampliando notevolmente quest’organo in vista dei lavori per il Contratto Collettivo di Lavoro. Pascal Wicht è stato riconfermato presidente del comitato aziendale; contemporaneamente egli presiede anche la commissione del personale presso cablex. Sono stati eletti come membri del comitato aziendale: Pascal Wicht*, presidente, Corpataux-Magnedens FR (uscente) Fabien Aubert, Sugiez FR (nuovo) Michel Baechler, Concise VD (nuovo) Nicolas Brossin, Le Crêt-du-Locle NE (nuovo) Simon Forster, Niederuzwil SG (nuovo) Pascal Guinnard, Eclépens VD (uscente) Erich Hauri, Härkingen SO (nuovo) Mario Ramlow*, Belp BE (nuovo) Danilo Ravelli*, Cadenazzo TI (uscente) Flavio dos Santos, Neyruz FR (nuovo) Sven Schumacher, Glattbrugg ZH (nuovo) Patrick Soltermann*, Algetshausen SG (uscente) Non si è ricandidato Emil Kappenthuler (Weinfelder TG). * Pascal Wicht, Mario Ramlow, Danilo Ravelli e Patrick Soltermann allo stesso tempo sono i rappresentanti del personale presso cablex. (sf)
Dalle professioni | 7
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016 Posta svizzera
Occorre agire subito
Le reazioni di molti corrieri del servizio pacchi della Posta rispetto al nuovo calcolo dell’orario di lavoro (AZB) spaziano dal critico all’infuriato. «Ogni giorno svolgo ore di lavoro non retribuite» e «siamo tornati alla schiavitù» sono due delle affermazioni raccolte nell’ambito di un’indagine condotta da syndicom. Alla luce dei risultati emersi, la Posta si è già dichiarata pronta a ridiscutere il calcolo dell’orario di lavoro con le parti sociali e i postini. Matteo Antonini prestato ai clienti. Nel ricevere un pacco accade spesso di notare che il corriere sta già compilando la ricevuta. Il destinatario che non è abbastanza veloce ad aprire la porta, sulla soglia non troverà altro che la ricevuta e potrà ritirare il pacco solo il giorno successivo all’ufficio postale, un comportamento in aperta contraddizione con l’idea di pubblico servizio.
Al sondaggio hanno partecipato 579 dei 1’600 corrieri. Già dall’elevata partecipazione si evince quanto sia sentita l’esigenza di discutere del calcolo dell’orario di lavoro. I risultati del sondaggio sono sconfortanti e dimostrano la necessità di un intervento urgente da parte di PostLogistics.
Lavoro gratuito Una grande maggioranza, il 62,9%, sostiene che nel proprio caso le ore di lavoro registrate non corrispondono affatto alla realtà, o la rispecchiano solo parzialmente. Questo fenomeno ha spiegazioni ben precise. Il tempo che i corrieri hanno a disposizione per la consegna dei pacchi è stabilito al secondo, tuttavia tale tempo è in molti casi insufficiente. Molti corrieri lavorano sotto un enorme carico di stress che non fa altro che aumentare. Chi impiega più tempo viene classificato come troppo lento. Da qui la tendenza a non registrare il tempo lavorativo supplementare... Talvolta le ore non retri-
Lanciata una petizione
© DIESCHWEIZERISCHEPOS T
«Sarebbe ora di porre fine a questa carneficina e a questo furto di ore!» (indagine sull’orario di lavoro condotta da syndicom nel 2016). Al fine di esercitare ulteriori pressioni sulla Posta, syndicom ha lanciato una petizione. Esortiamo pertanto i membri che svolgono la professione di corriere a invitare quanti più colleghi e colleghe possibili a sottoscriverla per poterci così presentare più forti a queste trattative. La petizione chiede una registrazione dell’orario di lavoro più equa e che la Posta riveda tale sistema assieme alle parti sociali e Se ai corrieri viene messa ai propri lavoratori e fretta a risentirne è anche il lavoratrici. I membri servizio prestato ai clienti attivi in questo settore possono contribuire attivamente al processo. In aprile e in contraddizione con l’idea maggio sono previste manifestadi pubblico servizio «Se un cliente ci intrattiene un zioni regionali. po’ più a lungo siamo pratica- Chi desidera prestare un ultemente costretti a premere il riore contributo e ricevere quinpulsante “pausa” sullo scanner. di informazioni in merito alla E l’attenzione alla clientela?» manifestazione regionale può (indagine sull’orario di lavoro rivolgersi al segretario centracondotta da syndicom del 2016). le competente Matteo Antonini Se ai corrieri viene messa fretta all’indirizzo mail: a risentirne è anche il servizio matteo.antonini@syndicom.ch.
Poca chiarezza
un giro le consegne sono meno di quelle pianificate, il tempo di lavoro a disposizione viene diminuito in misura corriCosì la Posta scarica una parte spondente e l’orario del rischio imprenditoriale di lavoro dei corriesui propri dipendenti ri viene ridotto. Questo significa una sola cosa: la Posta scaribuite accumulate durante la set- ca una determinata parte del timana sono svariate. rischio imprenditoriale sui propri dipendenti. Il problema è avvertito da oltre la metà dei parOrario ridotto «L’AZB è lavoro a cottimo» (inda- tecipanti all’indagine. Dall’altra gine sull’orario di lavoro condot- parte i lavoratori più rapidi non traggono vantaggio dalle loro ta da syndicom nel 2016). Il lavoro non retribuito non è buone prestazioni, ma anzi regil’unico problema. Se durante strano meno ore di lavoro.
«Da quando il sistema è stato introdotto non ho più una visione d’insieme e quindi non sono in grado di verificare se tutto è corretto» (indagine sull’orario di lavoro condotta da syndicom nel 2016). Appena un quarto dei partecipanti dichiara di essere in grado di intervenire nel caso in cui ravvisino errori nelle ore di lavoro calcolate. Uno dei motivi è che per oltre il 60% dei partecipanti il sistema non è chiaro, da qui la necessità, molto sentita, di maggiore trasparenza e ulteriori spiegazioni da parte dei superiori.
i principali risultati dell’indagine syndicom Con AZB 2.0 l’orario di lavoro viene rilevato con esattezza
Rispetto al vecchio sistema AZB 2.0 costituisce un miglioramento
Pienamente d’accordo Ampiamente d’accordo
Abbastanza d’accordo
Pienamente d’accordo
6.3 10.2
Ricevo sufficienti informazioni riguardo ai calcoli
Affatto d’accordo
Ampiamente d’accordo
Pienamente d’accordo
4.8
Affatto d’accordo
9.1
27.8
Ampiamente d’accordo
33.4
Abbastanza d’accordo
19.6
Abbastanza d’accordo
22.9
6.5 10.5
Affatto d’accordo
21.5
17.6 18.7
17.6 18.5 D’accordo in parte
Piuttosto in disaccordo
16.1 D’accordo in parte
13.6
25.2
Piuttosto in disaccordo D’accordo in parte
Piuttosto in disaccordo
8 | Ticino e Moesano
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016
ASSEMBLEA GENERALE
Per un servizio pubblico di qualità
Il 2 aprile si è tenuta a Sessa l’annuale assemblea generale. I partecipanti si sono espressi con forza a favore del servizio pubblico, costantemente messo in discussione da logiche di mercato che indeboliscono le condizioni di lavoro e peggiorano il funzionamento dell’intera società. Giovanni Valerio L’hotel ristorante “I grappoli” di Sessa ha accolto numerosi colleghi e colleghe dei diversi settori di cui si occupa syndicom: posta, logistica, telecomunicazioni, industria e arti grafiche, giornalismo, commercio librario e altri ancora. Ambiti sempre più vicini, nell’attuale società dell’informazione in cui trovano convergenza telecomunicazioni e media. Ma anche settori nei quali l’esternalizzazione dei servizi, la mancanza di contratti collettivi e il peggioramento delle condizioni di lavoro sono una realtà tangibile. Per questo syndicom continua a battersi. Come è stato ricordato in assemblea, il 2015 è stato un anno di battaglie, come quella alla Südpack di Bioggio, l’azienda di cartonaggio e imballaggio, nella quale i dipendenti, appoggiati da syndicom, si sono astenuti dal lavoro per lottare contro i licenziamenti. Accanto agli autotrasportatori della Posta, lo scorso autunno syndicom ha coordinato un’azione di protesta presso il centro Postlogistics di Cadenazzo. syndicom si è infine pronunciata in modo chiaro anche contro gli indegni licenziamenti alla RSI, denunciando
anche le precarie condizioni contrattuali alle quali è sottoposto da anni il personale tecnico della stessa RSI, impiegato presso ditte esterne.
Un anno di risultati Oltre alle battaglie, il 2015 è stato anche un anno di risultati. Innanzitutto, l’importante rinnovo del contratto collettivo di lavoro (CCL) dell’industria grafica, il primo CCL dell’infrastruttura di rete e la firma del contratto collettivo dei call center, il primo della categoria nel nostro Paese in un settore nel quale è stato rilevato il più alto tasso di abusi proprio in Ticino. Sempre nel 2015, sono stati resi pubblici i dati relativi allo sconfinamento del lavoro nella vita privata per i dipendenti delle telecomunicazioni, strumento che fa emergere una problematica attuale in tutte le professioni. Infine, attraverso le visite alle redazioni dei media, syndicom ha denunciato la mancata rilevazione del tempo di lavoro e dato inizio alle trattative per un contratto collettivo per gli operatori dei media, che manca in Ticino dal 2004.
La prima risoluzione, approvata all’unanimità dall’assemblea syndicom Ticino e Moesano, presieduta dal presidente di sezione Jose Feijoo Fariña, riguarda proprio il contratto collettivo di lavoro per i professionisti dei media, per il quale è stata lanciata la campagna nazionale (www.cclmedia.ch). La seconda risoluzione (riportata integralmente in queste pagine) tocca un tema molto sentito e attuale, quale il servizio pubblico, messo costantemente in discussione da logiche di mercato che indeboliscono le condizioni di lavoro e peggiorano il funzionamento dell’intera società. Con questa risoluzione, l’assemblea generale del sindacato syndicom sezione Ticino e Moesano ribadisce la necessità e l’importanza di un servizio pubblico di qualità che deve essere garantito, non soltanto come modello di riferimento per condizioni di lavoro dignitose, ma anche nell’interesse di tutta la popolazione. Del tema si è occupata anche la relazione finale dell’assemblea, dedicata alle privatizzazioni, con Graziano Pestoni, presidente USS Ticino, (vedi a fianco).
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Imparare dal passato per cambiare il presente
Quello delle privatizzazioni è un cammino lungo, che parte da lontano e sta cambiando l’intera società. Nel suo intervento, Graziano Pestoni ha ripercorso la storia ticinese, dalla scuola pubblica alle minacce attuali del TISA. Per quasi trent’anni responsabile del Sindacato svizzero dei servizi pubblici (VPOP), Graziano Pestoni ha ripreso i temi del suo libro intitolato “Privatizzazioni”, per ripercorrere gli ultimi due secoli di storia nazionale e cantonale. Un solo anno dopo la costituzione del Canton Ticino, ci si accorgeva della necessità di una scuola pubblica, istituita già dal 1805. Nel 1848, sarebbe poi arrivata la posta, nel 1898 le ferrovie, nel 1912 la Suva, tre anni più tardi la Banca cantonale del Ticino e nel 1958 l’azienda elettrica pubblica. Passi in avanti che sono stati messi in discussione dall’avanzare della privatizzazione. Il punto di svolta, ha ricordato Pestoni nella sua relazione, è avvenuto a metà degli Anni Settanta, a seguito di una crisi economica che ha portato a privatizzare una serie di servizi pubblici in tutta Europa. Sacrifici per tut ti Ma il vero e proprio laboratorio della nuova economia è stato il Cile. Dopo il colpo di Stato di Pinochet, gli economisti della Scuola di Chicago hanno sperimentato tutte le possibilità di guadagno, con l’appoggio del Fondo Monetario Internazionale e delle banche, riducendo non solo gli stipendi ma la democrazia. Ed è quanto sta accadendo ancora oggi. In Svizzera, un’abile campagna comunicativa del PLR (“più libertà e meno Stato”, ricordate?) ha portato a un peggioramento dei servizi e delle condizioni di lavoro. Il tutto con l’appoggio di economisti e giornalisti (e talvolta anche sindaca-
ti) che si sono lasciati convincere che questa politica era buona. Nel frattempo, un po’ in tutto il pianeta (Reagan negli Stati Uniti, la Thatcher in Gran Bretagna) sono stati affossati i sindacati. Ora il mondo politico ed economico ci chiede ancora una volta di fare sacrifici. Siamo in tempo di crisi, si stringe la cinghia tutti insieme... potere alle multinazionali “Ma non è vero – ha affermato Pestoni – dal 1945 al ’75 la ricchezza è cresciuta di 7 volte ma i salari solo di tre: quella della simmetria dei sacrifici è una bugia letta e sentita milioni di volte!”. Nel frattempo, su scala mondiale sta arrivando il famigerato TISA, l’accordo tra le multinazionali e la politica, su cui il governo svizzero sta già negoziando: “Il TISA dà un potere enorme alle multinazionali, perché queste ultime potrebbero addirittura chiedere indennizzi alle autorità politiche (anche ai Cantoni!) per mancato guadagno”. Cosa fare di fronte a tutto questo? Di sicuro, non si può tornare indietro, all’800... “L’economia e la politica sfruttano la divisione, il dividi et impera: salariati contro padronato, cattolico contro musulmano, lavoratori svizzeri contro frontalieri, occupati contro disoccupati… Invece bisogna operare insieme, a partire dalla comunicazione, per far sentire alla politica che la strada è un’altra e che il tempo sta cambiando. E magari ripensare alla creazione di un sindacato unitario dei servizi pubblici e dell’informazione…”. (gv)
servizio pubblico
Corrette Condizioni di Lavoro per i professionisti dei media!
Nell’interesse di tutta la popolazione
Le azioni sindacali del 2015 hanno permesso di ottenere visibilità mediatica e politica, denunciando il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro nei media. È stata evidenziata la necessità di regolamentare il settore con un contratto collettivo di lavoro (CCL) per gli operatori dei media, che manca in Ticino e in Svizzera tedesca dal lontano 2004. Anche grazie a queste azioni sindacali il congresso Schweizer Medien di settembre 2015 ha dato mandato all’associazione di cercare un accordo con le associazioni di rappresentanza dei lavoratori. Lo scorso 8 marzo 2016 è stata lanciata la campagna nazio-
Il buon funzionamento del servizio pubblico deve sempre essere garantito, non soltanto come modello di riferimento per condizioni di lavoro dignitose, ma anche per la creazione generale di benessere e di giustizia sociale nell’interesse di tutta la popolazione. Il concetto stesso di servizio pubblico viene però costantemente messo in discussione da logiche di mercato che indeboliscono le condizioni di lavoro e peggiorano il funzionamento della nostra società nel suo insieme. La produttività e il continuo aumento del profitto sono diventati l’unico parametro di riferimen-
nale per un nuovo CCL “Corrette Condizioni di Lavoro per i professionisti dei media!” che permette a tutti gli operatori dei media di esprimere la propria opinione (www.cclmedia.ch) su come dovrà essere regolamentato il futuro CCL. In Ticino, nonostante la situazione peggiori anno dopo anno, gli editori faticano a comprendere l’urgenza con la quale andrebbe affrontata questa situazione e non sembrano in grado di proporre soluzioni adeguate. L’aumento dei carichi di lavoro, le difficoltà nella sostituzione del personale in caso di assenza, la formazione continua inadeguata, il multitasking e la confusione nella definizione del-
le mansioni restano problemi ancora irrisolti che hanno ripercussioni negative sulla qualità dell’informazione. L’assenza di un CCL ha inoltre portato a nuove forme di precarizzazione e all’abbassamento dei salari e delle tariffe dei collaboratori freelance. Ne consegue un chiaro peggioramento della qualità dell’informazione nel suo insieme. Alla luce di tutto ciò, l’Assemblea generale della sezione Ticino e Moesano di syndicom, riunitasi a Sessa il 2 aprile 2016, ribadisce con forza la necessità di costituire un CCL di categoria per garantire corrette condizioni di lavoro per tutti i professionisti dei media. (red)
to che di fatto mette in competizione servizio pubblico ed economia privata. Tutto ciò porta all’esternalizzazione o alla privatizzazione di servizi considerati poco redditizi e contribuisce al peggioramento delle condizioni lavorative di tutte le categorie professionali. syndicom contrasta con determinazione questa logica di mercato e ricorda che la vera ricchezza non è monetizzabile. La qualità di vita, la dignità professionale e la sicurezza sociale sono i parametri sui quali bisogna costruire il futuro di un Paese. L’Assemblea del sindacato syn-
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syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016
Comunicare, fra sintesi e verità
Originariamente questo appuntamento era iper-specialistico, con la “Giornata della Tipografia”, ma ben presto si è compresa l’importanza di ampliare la tematica offrendo una visione d’insieme più articolata: la comunicazione, i media e le opinioni che la influenzano. Anche questa terza edizione di “Communico” ha saputo offrire interventi di professionisti stimolanti, dallo sguardo internazionale, presentati e condotti da Laura Di Corcia. Linguaggi differenti, talenti di campi affini che hanno mostrato il proprio lavoro e il proprio punto di vista. L’immagine d’impatto, realizzata dalla studentessa Elisa Perler, vincitrice di un concorso nelle scuole, ha fatto da filo conduttore all’evento 2016, utilizzando tre veicoli diversi e potenti: il reportage fotografico, l’illustrazione e il graphic design. Tocco professionale e artistico Approcci molto fermi e puliti quelli presentati dai relatori Giancarlo Grossi, Maki Shimizu
Maki Shimizu, illustratrice giapponese che dal 2006 lavora a Berlino. Ispirata dal lavoro di Picasso, e guidata a suo dire dal fatto che “Art is a lie which allows us to recognise the truth”, ha coinvolto i presenti nel suo percorso artistico personale “How to become an artist” presentato in Serietà e ironia Gianluca Grossi, reporter e foto- tre momenti chiave. Un lavoro grafo, ha saputo esprimere con molto delicato e che in tutte le gran rispetto la sua testimonian- fasi sa trasmettere i valori di una za in Paesi devastati dalla guer- cultura raffinata. Studio Mut, di ra. Momenti e situazioni esplo- Bolzano, ha sottolineato in 150 sivi carichi di emozione, narrati immagini la ricchezza visiva del con la voce calma e consapevo- proprio stile; sintetico nelle forle di chi, a tratti con il giusto me (molto geometriche) e riconoscibile nel risultato, grazie a utilizzo e «Anche questa terza abbinamento di coloedizione di Communico ri vistosi. Un appuntaha saputo offrire interventi mento di confronto, un tavolo di discussiodi professionisti stimolanti» ne accattivante attortocco di ironia (sempre rispet- no al mondo della comunicaziotosa) a tratti con gran serietà, sa ne. Un invito a partecipare alle che quelle immagini resteranno edizioni future. vive in tutti i presenti. Patrizia Pfenninger, Come diventare un’artista presidente comitato Una verità espressa anche da Comunicazione visiva e Studio Mut. “Sintesi” e “verità” i valori emersi da questa edizione. Il tocco professionale e quello artistico come “filtro”, strumento per avvicinarci a grandi passi alla verità e farci vivere la realtà vissuta dai relatori.
© ANDREA TEDESCHI
© ANDREA TEDESCHI
© ANDREA TEDESCHI
Il reporter Gianluca Grossi, l’illustratrice Maki Shimizu e i graphic designer dello Studio MUT: tre professionisti molto diversi fra loro, per stile, età e settore di lavoro, che hanno saputo coinvolgere la platea di “Communico” fino allo stimolante dibattito sul valore delle idee.
DIGNITà, GIUSTIZIA SOCIALE E SOLIDARIETà “Svuotate le redazioni! Non si può raccontare il mondo restando seduti davanti a una scrivania cercando di raccontare la realtà. Il giornalismo è passione, curiosità, ma soprattutto resistenza!”. Con queste parole Gianluca Grossi ha concluso il suo intervento ed emozionato la sala. A fine giornata è stato inoltre presentato il progetto #leideesipagano, che ha cercato di affrontare la delicata questione del diritto d’autore e della proprietà intellettuale. Sia l’appello di Grossi che le considerazioni degli altri ospiti, sia il dibattito scaturito dalla presentazione del progetto hanno saputo rendere attenti i partecipanti sull’importanza di dare il giusto valore al lavoro e fatto capire quanto sia necessario impegnarsi per difendere i propri diritti. Dignità, giustizia sociale e solidarietà sono state alcune delle parole forti che hanno caratterizzato il dibattito finale di questa edizione di Communico. Oltre a lottare quotidianamente per cercare di garantire e migliorare le condizioni dei lavoratori, syndicom si impegna anche per offrire questi importanti appuntamenti di partecipazione, di condivisione, di ascolto. syndicom, il sindacato dei media e della comunicazione, è anche questo. Nicola Morellato, segretario regionale
#leideesipagano dicom sezione Ticino e Moesano, ribadisce con forza: • NO alla continua pressione sugli addetti del recapito pacchi e lettere per velocizzare i tempi di consegna, esercitata dalla Posta paventando l’esternalizzazione • STOP alla concessione di linee per il trasporto pubblico, da parte di Autopostale SA, a ditte private “partner di trasporto” che peggiorano la qualità del servizio e le condizioni lavorative di riferimento del settore • NO alla richiesta di privatizzazione di Swisscom, se necessario anche attraverso il lancio di un referendum
• NO ai licenziamenti e alle esternalizzazioni presso RSI e STOP alle indecenti e precarie condizioni contrattuali alle quali è sottoposto da anni il personale tecnico RSI, impiegato tramite ditte esterne L’Assemblea generale del sindacato syndicom sezione Ticino e Moesano, ribadisce l’importanza di un servizio pubblico di qualità e dà mandato a syndicom per contrastare con ogni mezzo i numerosi attacchi ai diritti dei lavoratori e i frequenti tentativi di peggioramento delle condizioni di lavoro. (red)
In chiusura di giornata è stata presentata la campagna #leideesipagano. Patrizia Pfenninger e Pasquale Diaferia hanno presentato il progetto, lanciato il 15 aprile, che tocca tutti coloro che operano nel mondo delle professioni intellettuali. È un challenge sociale, che prende forma soprattutto online e in maniera virale, che vuole coinvolgere tutti i creativi e i professionisti del lavoro intellettuale per ridare il giusto valore alle idee, sensibilizzando nuovamente tutti, artisti e committenti, sulla cultura del progetto. L’invito è a partecipare, partendo dal sito www.leideesipagano.com ed esprimendosi con un “selfie”.
10 | Dalle professioni
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016
WORK & CARE
«Va sviluppata una cultura dell’assistenza» Dover allo stesso tempo lavorare e assistere un famigliare bisognoso di cure: come fare? Ce lo spiega Bettina Ugolini, direttrice del consultorio LiA (Leben im Alter - Vivere in vecchiaia) presso l’Università di Zurigo, che sarà anche relatrice alla conferenza di syndicom sull’argomento, in programma il 21 maggio. Intervista: Rita Torcasso Quanto spesso si rivolgono a lei persone con domande riguardanti la cura dei propri cari? E cosa può fare lei concretamente? Bettina Ugolini: Nel 70 per cento
Che ruolo ricopre l’aspetto finanziario nella decisione di occuparsi personalmente del proprio caro ammalato? Esso è molto importante, in quanto spesso non si tratta di un breve periodo. Per questo si dovrebbe concludere un contratto di assistenza con la persona da curare. In esso dovrebbe essere elencato cosa si fa su base volontaria e cosa dovrebbe essere retribuito. Esistono dei modelli e delle indicazioni per la paga oraria presso la Pro Senectute.
dei casi circa si tratta di assistenza di un proprio famigliare; molte di queste persone approdano al nostro ufficio quando sono già esauste. Spesso per loro è la prima occasione per parlare dei propri problemi. La nostra attività di consulenza si prefigge di alleggerire concretamente queste persone: dal sostegno psicologico a offerte temporanee di appoggio fino al finanziamento del sostegno.
In teoria sì, ma queste persone spesso sono talmente affaticate che non hanno più la forza per trovare la soluzione più adatta a loro. Le offerte poi sono troppo poco collegate tra esse, il che significa che bisogna rivolgersi a diversi uffici.
Di cosa avrebbero bisogno queste persone il più delle volte? Sicuramente di un centro di accoglienza centralizzato, che se necessario faccia anche degli accertamenti esercitando una sorta di case-management.
Secondo un sondaggio, due terzi di chi si occupa dei famigliari bisogno-
© Z VG
Ci sono abbastanza offerte per sgravare questi famigliari curanti?
Cosa ne pensa del fatto che alcuni comuni assumano queste persone curanti presso la Spitex?
si di cure sono donne. Questo influisce in qualche modo sulla consulenza? Per le donne la cura dei propri cari spesso è già il secondo conflitto di inconciliabilità tra famiglia e lavoro. Per questo a loro va rivolta un’attenzione particolare. Una decisione del genere non dovrebbe essere determinata dalle aspettative della persona malata o dei fratelli.
Perché è così importante? Bisogna essere consapevoli del fatto che per la cura di famigliari bisognosi non esiste uno spazio temporale definito. Questo com-
porta delle conseguenze ad ampio raggio. Perciò è importante fissare già dall’inizio uno scenario di abbandono, perché una volta che si è esausti non si è più in grado di organizzarlo.
Ma l’assistenza è conciliabile con un’attività professionale? Dal sondaggio risulta che questi famigliari curanti investono un’enormità di tempo: figlie e figli 25 ore settimanali, coniugi 60 ore settimanali. Dunque diventa inevitabile ridurre le ore del proprio lavoro, se non ci si vuole ammalare personalmente per il sovraccarico.
Sicuramente è più facile fare i conti direttamente con i famigliari che si occupano del malato, dall’altra parte il modello Spitex garantisce l’assicurazione sociale. Infatti una riduzione del proprio lavoro ha conseguenze sulla pensione di vecchiaia.
Attualmente il Consiglio federale sta elaborando un piano di attuazione sul work & care con migliori condizioni per le persone curanti. Cosa ne pensa? Beh, dipende soprattutto dai datori di lavoro se questo basta o meno. La parte finanziaria eventualmente potrebbe essere coperta da un’assicurazione per l’assistenza continuativa. Ma in ogni
caso rimane il doppio carico. E delle buone condizioni generali non devono condurre alla pressione morale per cui uno si sente costretto ad accollarsi l’assistenza.
Perché la politica se ne deve occupare? Sicuramente anche per il fatto che ci sono sempre più persone bisognose di cure che non hanno parenti o i cui parenti sono all’estero. Per questo la società deve assumersi questa responsabilità e sviluppare una cultura dell’assistenza.
Lavorare e curare un famigliare: come conciliare le due cose? Su questo argomento il 21 maggio si terrà una conferenza a Berna (Ristorante Dählhölzli, dalle 9.30 alle 13). Ecco le tematiche affrontate: i propri limiti di resistenza, scambio, offerte di appoggio per i parenti. Le relatrici sono la Dr.ssa Bettina Ugolini e Diana Bertschi, esperta famigliari curanti, Spitex Burgdorf. Informazioni e iscrizioni: www.syndicom.ch
industria grafica
Tipografia Atar a Ginevra 15 dipendenti a rischio Dal gennaio 2017, il foglio ufficiale del Canton Ginevra sarà disponibile soltanto online. La decisione mette in difficoltà la tipografia del Courrier.
« Di quali condizioni di lavoro hanno
bisogno i professionisti dei media? »
Che cosa deve contenere il futuro CCL? Finalmente, dopo dieci anni senza contratto, si fa sempre più concreta l’opportunità di intavolare delle trattative per un CCL con l’associazione degli editori che le ha messe in agenda tra gli obiettivi del 2016.
Anche la tua
voce conta!
nostro Partecipa al : o ri questiona ia.ch www.cclmed
È chiaro però che un CCL dei media deve rappresentare le esigenze dei professionisti dei media e dunque essere discusso e trattato dalle parti sociali. syndicom e impressum invitano tutti i professionisti dei media – liberi o con un contratto dipendente , print o online – ad esprimere le proprie richieste attraverso un questionario online, così da poterle sostenere al meglio durante le trattative.
La settimana scorsa, il Gran Consiglio del Canton Ginevra ha deciso che il Foglio ufficiale cantonale (Feuille d’avis officielle, FAO) non sarà più stampato su carta. Dal primo gennaio 2017, sarà disponibile soltanto su Internet. Questo significa che si concluderà il mandato con la tipografia Atar Roto Press, la stessa che stampa il quotidiano ginevrino Le Courrier, voce fon-damentale per la pluralità delle opinioni non solo in Svizzera francese, ma in tutto il Paese. Una eventuale chiusura di Atar costringerebbe Le Courrier a stampare il giornale da Tamedia a Bussigny, il che non farebbe che rafforzare il monopolio di Tamedia nella stampa dei giornali in Sviz-
zera. Circa 15 persone lavorano alla realizzazione del FAO. Questi posti di lavoro andranno perduti e la ricerca di un altro impiego si rivela difficile, soprattutto per chi ha più di cinquant’anni e ha sempre lavorato alle rotative. Nonostante una lettera della commissione del per-sonale e di syndicom al Gran Consiglio ginevrino e una manifestazione dei lavoratori di Atar, il Gran Consiglio ha infine accettato (con 54 voti contro 13) il passaggio del FAO in digitale. In ogni caso, syndicom continuerà a sostenere la lotta dei lavoratori di Atar, per salvare il maggior numero di impieghi. (red)
Dalle professioni | 11
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016 INDUSTRIA GRAFICA
I dipendenti di Tamedia ribadiscono i loro diritti L’8 aprile scorso, syndicom e i dipendenti dei centri stampa hanno manifestato davanti all’assemblea degli azionisti di Tamedia contro l’uscita del gruppo da viscom. È uno scandalo che Tamedia cerchi di eludere così il contratto collettivo di lavoro. Nina Scheu
78% del risultato dall’editoria e dalla stampa
dirit to a un CCL Durante l’assemblea generale ha preso la parola anche Hansruedi Looser, presidente della commissione del personale del centro per la stampa di Zurigo, che è intervenuto anche a nome delle sue colleghe e dei suoi colleghi di Berna e Bussigny (la versione integrale
© NINA SCHEU
In un volantino che è stato distribuito agli ospiti in arrivo all’assemblea degli azionisti, syndicom ha chiesto: «Dove rimane l’orgoglio di essere un’azienda mediatica e di stampa?». Un importante 78% del risultato (EBIT) si deve infatti ai dipendenti degli ambiti dell’editoria e della stampa. Come ringraziamento, Tamedia per fine 2015 ha abbandonato il partena-
riato sociale nell’industria grafica uscendo dall’associazione padronale viscom. Forse per sottrarsi al contratto collettivo di lavoro? Forse per non pagare le indennità per il lavoro notturno degli stampatori? Tamedia non vorrà mica creare, nel reparto stampa, le condizioni che vigono per i giornalisti che sono senza contratto collettivo di lavoro da quasi 12 anni? Per i dipendenti di Tamedia, il modo di procedere della direzione aziendale è inaccettabile. Ecco perché due terzi dei dipendenti dei tre centri per la stampa hanno firmato una petizione che chiede senza mezzi termini: vogliamo un CCL!
© CC A
Ad aprile, Tamedia ha presentato con orgoglio ai suoi azionisti la crescita del proprio settore digitale: nel 2015 è stato registrato un utile record di 334 milioni di franchi, di cui 200 milioni derivano soltanto dal guadagno contabile del local-search-deal con Swisscom. Ma anche i 130 milioni di risultato operativo (EBIT) rappresentano per il settore dei media un ottimo risultato con margini che tutte le altre imprese mediatiche e tipografiche possono soltanto sognarsi.
del suo intervento può essere letta su www.syndicom.ch/GVtamedia). «Noi non ci stiamo difendendo contro nuove sfide», ha detto, affermando nel contempo che i dipendenti sono più flessibili e più produttivi che mai. Poi ha continuato dicendo che i lavoratori sono sempre riusciti a smaltire il lavoro in eccedenza, senza fiatare né lamentarsi. «Perché oggi dovremmo valere di meno, se produciamo di più che in passato?». Looser ha presentato le richieste dei suoi colleghi in modo inequivocabile: «Noi esigiamo che Tamedia riconosca il CCL in maniera vincolante, che ritorni a far parte di viscom proseguendo il partenariato sociale, affinché ci venga ridata la certezza e la sicurezza riguardo alle nostre condizioni di lavoro».
presidente del consiglio di amministrazione di Tamedia, Pietro Supino, si è espresso a favore di trattative per un CCL con le associazioni dei giornalisti. Tuttavia l’uscita da viscom fa dubitare fortemente syndicom della serietà di quest’affermazione. È da irresponsabili e scandaloso il fatto che Tamedia, quale gruppo mediatico finanziariamente più forte e più grande azienda per la stampa di giornali del Paese, abbandoni il partenariato sociale, lasciando i dipendenti in uno stato di incertezza e mettendo così a rischio anche la pace del lavoro! L’applicazione di quanto scaturito dal partenariato sociale, vale a dire il CCL, costa a Tamedia indubbiamente meno rispetto a quanto guadagnato dal capo della direzione, il cui indennizzo totale è stato raddoppiato a 6 milioni di franchi! 48 milioni sono
pioggia di denaro che finirà Al congresso degli editori 2015, il
finiti in dividendi – di cui 36 milioni alla famiglia proprietaria – e 18 milioni per la direzione aziendale e il consiglio di amministrazione: ma senza lavoratori motivati che hanno dimostrato e dimostrano impegno e flessibilità, notte e giorno, questa pioggia di denaro prima o poi finirà. syndicom chiede perciò: • l’immediato ritorno di Tamedia al partenariato sociale nell’industria grafica • un impegno duraturo per buone condizioni di lavoro, garantite dal contratto collettivo di lavoro, e il rientro di Tamedia nell’associazione padronale viscom • un impegno attivo di Tamedia in seno all’associazione Stampa svizzera per firmare un contratto collettivo di lavoro per i/le giornalisti/e della Svizzera tedesca e del Ticino.
FREELANCE
Verso un margine di miglioramento Fino a vent’anni fa era impensabile per i giornalisti mettere mano alla penna e scrivere per conto di aziende, amministrazioni, partiti e associazioni. Troppo grande era infatti il timore che, frequentando l’industria della manipolazione, sarebbero diventati loro stessi manipolabili. Oggi, invece, il rapporto tra giornalismo professionale e pubbliche relazioni (PR) si è fatto più disteso. Chi è in grado di operare una chiara distinzione tra i due settori può svolgere incarichi di PR pur praticando la professione di giornalista indipendente. Attualmente è molto raro che un professionista freelance della comunicazione e dei media non affianchi all’attività giornalistica, in qualche modo, incarichi in ambito PR e Corporate Communication. Ma
© MASKOT
Mentre nel settore giornalistico i compensi sono in calo da anni, nel campo delle pubbliche relazioni è ancora possibile realizzare buoni guadagni, anche per giornalisti e fotografi freelance. Ma quali sono le tariffe realisticamente applicabili? Pieter Poldervaart
quali sono i compensi che possono essere richiesti nell’ambito di incarichi in questi settori? Mentre per la redazione di articoli giornalistici si faceva riferimento al “Regolamento concernente i salari minimi e gli onorari minimi”, quando c’erano i contratti collettivi di lavoro, per quanto riguarda il settore PR e pubblicitario mancano raccoman-
dazioni sindacali in merito. «È un tema che intendiamo affrontare prossimamente nella Commissione freelance e nel comitato della divisione Stampa», afferma Stephanie Vonarburg, segretaria centrale di syndicom. Se ne parlerà nella Giornata dei Freelance il 3 settembre a Zurigo. È chiaro che i valori di riferimento riguardo a questi
compensi per lavori su commissione svolti in proprio non possono essere stabiliti in termini assoluti, per non incorrere nel rischio che venga contestata l’accusa di stringere accordi di cartello. Questo è anche il motivo per cui le associazioni delle agenzie pubblicitarie non rilasciano alcuna raccomandazione specifica in merito agli onorari. Quello che fanno è però pubblicare dati. PR Suisse, l’Associazione Svizzera di Relazioni Pubbliche, rileva periodicamente tra i suoi membri l’andamento dei prezzi per servizio. Anche l’Associazione dei redattori di testi pubblicitari, per quanto molto più piccola, indica le tariffe dei propri membri nel rapporto “Marktmonitor”. Il valore più significativo è quello mediano, ovvero quello rispetto al quale
la metà delle tariffe rilevate sta al di sotto, l’altra metà al di sopra. Il compenso mediano per gli incarichi di redazione di testi pubblicitari e creativi è di 160 franchi all’ora. Raramente le giornaliste e i giornalisti freelance hanno un’autostima tale da richiedere compensi simili. Il mercato, soprattutto in Ticino, è molto al di sotto di queste quotazioni. Va peraltro tenuto presente che gli onorari vengono pagati al lordo; dall’importo fatturato va quindi dedotto un buon 25 per cento sotto forma di contributi dei datori di lavoro e dei lavoratori per la cassa pensione e l’AVS. Anche per molti fotografi il modello aziendale sta subendo una fase di cambiamento. Ad esempio, lo zurighese Markus Forte, membro della Commissione freelance di syndicom, all’inizio della sua carriera, dieci anni fa, aveva esclusivamente clienti appartenenti al settore dei media. Oggi, a causa delle misure di austerità delle case editrici, realizza solo la metà del suo fatturato con giornali e riviste.
12 | Pensionati
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016
ASSEMBLEA ORDINARIA
Far fronte ai disagi, insieme Il 9 marzo scorso, il centro diurno Monteceneri a Rivera ha ospitato l’assemblea ordinaria del Gruppo d’Interesse Pensionati. Una discussione interessante e partecipata, a proposito del ruolo dei pensionati all’interno del sindacato e della società, a cui ha dato un importante contributo l’ospite Chiara Orelli Vassere. «I pensionati sono una risorsa preziosa», ha dichiarato Chiara Orelli Vassere, direttrice dell’Associazione Soccorso Operaio Svizzero Ticino (SOS Ticino), in chiusura all’assemblea ordinaria del Gruppo Pensionati di syndicom. All’interno del sindacato, i pensionati rappresentano una parte numericamente assai importante, con una quota pari quasi a un terzo degli iscritti nella Svizzera italiana. Il loro ruolo è altrettanto importante, per trasmettere la loro esperienza nelle diverse battaglie (vinte) dei decenni precedenti e per incidere ancora nel dibattito politico attuale, per indicare la direzione. Lo si è visto anche all’interno di syndicom, con il sostegno alla dimissionaria Bernadette Häfliger Berger, fino allo scorso anno vicepresidente e responsabile del Gruppo d’Interesse Pensionati. «Le sue dimissioni – è stato ribadito all’assemblea – hanno toccato molto da vicino il comitato perché Bernadette era l’interlocutrice ideale in tutti questi anni nei confronti della Direzione Centrale. Con le sue vaste conoscenze e competenze veniva considerata una risorsa preziosa».
Nuova presidenza L’assemblea annuale ha visto il passaggio di consegne al verti-
devano come far fronte alle diverse situazioni di disagio che la vita può presentare, disagi rispetto ai quali anche la Terza Età può essere confrontata.
Migrazione e volontariato
ce del comitato. Dopo quattro anni, Gabriele Castori ha lasciato la carica di presidente per assumere quella di vicepresidente. Al suo posto, con applausi dalla sala, è stato eletto Franco Caravatti: un passaggio nel segno della continuità e della collaborazione all’interno del comitato, come spiega l’articolo in questa pagina. All’interno del comitato sono stati confermati Fedora Soldini, Gianni Chopard (delegato comitato nazionale per i settori 1 e 2), Giannino Franscini, Ernesto Fenner (delegato comitato nazionale settore 3). Quest’ultimo è anche responsabile del sito Internet (www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/gruppo-regionale) e ha invitato gli associati a seguire i corsi di informatica (gratuiti), affinché la partecipazione sia sempre più attiva, anche sul web.
Un programma denso e vario Come di consueto, anche quest’anno il Gruppo ha organizzato diverse uscite. Ricordiamo quella del prossimo 24 maggio ad Aosta, l’antica Augusta Praetoria, fondata dai Romani, città ricca di storia e non solo, tant’è vero che nel programma della gita non mancherà la visita a un salumificio di Arnad, specializzato nella produzione del lardo. Domenica 4 settembre la gita annuale avrà come meta il quartiere dei Navigli a Milano. Il 20 dello stesso mese è previsto l’incontro pubblico con Roberto Sandrinelli della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del Canton Ticino sul tema “I servizi sociali del Cantone: conoscerli per usufruirne”. L’evento è stato voluto anche in considerazione di alcune sollecitazioni che chie-
Nel segno della positività, l’assemblea è stata chiusa dall’intervento di Chiara Orelli Vassere, che ha evidenziato le potenzialità che possono venire da chi è “diversamente giovane”. Nella sua relazione, la direttrice ha raccontato le origini del Soccorso Operaio Svizzero (SOS), risalenti alla guerra civile spagnola, e di quello ticinese poi, nato nel 1984. In particolare, sono stati descritti alcuni progetti di SOS Ticino a favore dei disoccupati, dei rifugiati e delle persone meno abbienti nel nostro Cantone. Chiara Orelli ha sensibilizzato il pubblico sulle difficoltà riscontrate dai migranti e sui problemi, anche politici, che spesso non trovano il giusto spazio mediatico. L’ultimo invito è stato lanciato proprio alle persone presenti all’assemblea, affinché dedichino almeno parte del proprio tempo ai progetti di volontariato di SOS Ticino, che si trova, con solo una dozzina di collaboratori, a doversi occupare di oltre duemila casi l’anno. (red)
benemerenze Nel corso dell’Assemblea generale del 2 aprile, sono state consegnate le benemerenze ai colleghi che da anni sostengono le battaglie del sindacato. 50 anni di affiliazione Eugenio Berta Angelo Croci Eros Gada Barenco Carlo Gambonini Aldo Pescia Nello Rossi Francesco Rovelli Marino Rusconi Vittorino Sulmoni Giuseppe Vit 40 anni di affiliazione Danilo Albertini Lorenzo Ardia Rino Bellini Sergio Bellwald Aldo Bernasconi Emilio Besomi Mauro Bindella Franco Caravatti Dario Cereghetti Alfred Clemenz Manuela Dal Mas Messina Roberto De Alessandris Flavio Donati Heinrich Gloor Luca Gregori Renato Guidi Bruno Laffranchini Liano Melera Marco Ostini Moreno Pedroni Franco Pola Giancarlo Rezzonico Romeo Sartori Marzio Tattarletti Tiziano Torricelli Marco Untersee Germano Vanini Sergio Zarri Pio Zurmühle
FRANCO CARAVAT TI NUOVO PRESIDENTE
Nel segno della continuità Correva l’anno… 2012, primavera, fresco di pensione, dopo dieci anni di segretariato, mi venne formulata la domanda di rito: «Visto che ora hai più tempo, non vorresti collaborare con il Gruppo Pensionati?» Gabriele Castori*
Dissi di sì perché era un’opportunità che rientrava in una visione che mi aveva accompagnato negli anni di segretariato e di militanza sindacale: l’idea che lavoratrici e lavoratori hanno il diritto di essere protagonisti dei loro destini e questo vale anche quando si entra nella Terza Età, una fascia sociale sempre più importante nel nostro Paese che può dare ancora un grande contributo in diversi ambiti.
Nei quattro anni di presidenza ho avuto conferma che la scelta era stata buona: con un formidabile gruppo di Comitato si è sviluppata una buona attività che ha contribuito a tenere uniti i pensionati di syndicom, che rappresentano una sintesi di esperienze e di umanità notevoli. Così, nelle diverse occasioni ho avuto modo di conoscere molti di voi, le vostre storie, i vostri percorsi professionali e personali, rafforzando la convinzione che molto accomuna chi ha speso la propria vita nel lavoro, indipendentemente dalla specifica professione. Grazie colleghe e colleghi per quanto mi avete dato!
Una solida realtà Oggi la realtà del Gruppo Pensionati, anche grazie al lavoro fatto prima, è sempre più solida: un Comi-
tato che lavora collegialmente con singole responsabilità, diversi colleghi e colleghe che collaborano in più ambiti, un programma di attività che spazia su temi a carattere informativo, sociale e ricreativo, rafforzando antiche amicizie e creandone delle nuove. Sullo sfondo, un Segretariato locale che per noi è un prezioso e indispensabile punto di riferimento, una redazione e un sito che informano in modo ottimale circa le nostre attività e strutture centrali che ci permettono, attraverso incontri con colleghi romandi e svizzerotedeschi, di avere una visione ampia di determinate realtà di politica sindacale. Ora, dopo questo intenso periodo, è giunto il momento di un cambio che vuole essere anche modifica di ruoli per dare ulteriori stimoli al Gruppo.
L’Assemblea del 9 marzo ha confermato con convinzione tale proposta e quindi è a Franco Caravatti che passo idealmente il testimone di presidente: un prezioso collega, con all’attivo una lunghissima esperienza nel sindacato, nel campo professionale e in altre attività politiche e sociali. Assieme a lui, a Fedora, Ernesto, Giannino e Gian-
ni resto volentieri nella squadra del Comitato per continuare questa interessante attività, invitando tutti e tutte a trasmettere stimoli, idee, consigli e anche critiche perché il Gruppo Pensionati lo facciamo vivere tutti assieme!
* Gabriele Castori è presidente uscente Pensionati Ticino.
PIGIONI E PRESTAZIONI COMPLEMENTARI
La commissione del Nazionale si fa beffe dei pensionati La Federazione Associazione dei Pensionati e di Autoaiuto in Svizzera (FARES) è indignata in merito alla decisione della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale di bloccare la revisione delle pigioni nell’ambito delle prestazioni complementari, con il pretesto di voler attendere che il Consiglio federale presenti un messaggio sulla revisione della legge su tali prestazioni. Il tema è tuttavia di urgente attualità. Le PC non tengono attualmente conto dell’aumento del 21% degli affitti a partire dal 2001! Ciò significa che i beneficiari delle prestazioni complementari sono costretti a far la cresta sulle loro necessità vitali per poter pagare la pigione. Ciò è inaccettabile! Con una maggioranza di un solo voto, la Commissione non tiene in assoluta considerazione le esigenze e le difficoltà dei più sfavoriti della nostra società, ignorando inoltre il voto del 22 settembre 2015 del Consiglio nazionale che aveva rifiutato il rinvio alle calende greche dell’adeguamento delle pigioni, adattamento peraltro proposto dalla stessa Commissione (FARES).
Pensionati | 13
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016 GI Pensionati
Tre donne e un’iniziativa
Per la prima volta Patrizia Mordini, nuova responsabile pari opportunità nel comitato direttivo syndicom, si è presentata di persona davanti ai presidenti dei pensionati, prendendo simbolicamente il testimone da chi l’ha preceduta. Con il suo intervento, la presidentessa VPOD Katharina Prelicz-Huber ha parlato a favore dell’iniziativa AVS plus che approderà alle urne il prossimo autunno. Christian Capacoel lavoro e 0,4% lavoratori). Ciò è sostenibile per l’economia, dal momento che in quarant’anni i contributi salariali per l’AVS non sono mai stati aumentati posizionandosi ad uno stabile 8,4 per cento. Inoltre il rapporto qualità-prezzo è molto meglio rispetto all’eventualità in cui lo stesso aumento di pensione andrebbe risparmiato attraverso il secondo pilastro o la previdenza privata. © CHRIS T IAN C APACOEL
Al centro della conferenza dei presidenti del Gruppo d’Interesse Pensionati del 5 aprile scorso, ben frequentata con 62 partecipanti, ci sono state tre donne. La prima è stata Bernadette Häfliger Berger, ex responsabile per il GI Pensionati presso syndicom, congedata come si deve con parole molto toccanti dal presidente Roland Gutmann a nome di tutto il GI Pensionati. Bernadette ha voluto sottolineare quanto abbia apprezzato la collaborazione e quanto le mancherà il contatto con la base. Patrizia Mordini ha preso simbolicamente in consegna il microfono dalla stessa Bernadette Häfliger. «Mi rallegro di questa collaborazione. Roland Gutmann l’ho conosciuto 15 anni fa nel comitato dell’unione sindacale di Berna», ha ricordato. «Abbiamo sempre lavorato bene insieme!», ha confermato a ruota Roland Gutmann. Nel suo intervento, Patrizia Mordini ha chiesto che gli interessi dei pensionati confluissero nelle trattative CCL. In modo particolare, ha fatto riferimento a una compensazione del rincaro nelle pensioni o a dei pagamenti una tantum, come esistono
conferenza dei presidenti 2016 a berna ∙ Discussione intensa sull’opportunità di contribuire maggiormente al dibattito politico.
già parzialmente presso Swisscom o la Posta. Peter Rymann, rappresentante del settore della stampa e dei media, ha mostrato come questa sia un’impresa davvero difficile. Ma il messaggio è arrivato lo stesso forte e chiaro: le rendite di oggi per molti non bastano. Serve un aumento delle rendite!
AVS plus – solidale e sicura Katharina-Prelicz Huber, presi-
dentessa VPOD, ha proseguito il discorso nella sua relazione sull’AVS plus. L’iniziativa AVS plus rappresenta il progetto concreto dei sindacati. Al contrario della cassa pensione, l’AVS, nonostante voci politiche catastrofiste, costituisce un istituto di previdenza sociale equo e sicuro. «È vero che attualmente l’AVS è in deficit, ma quel che non si dice è che questo è soltanto un fenomeno passeggero!»,
Un presidente superattivo Roland Gutmann ha appena compiuto 80 anni. Iscritto al sindacato da 58, “boss” dei pensionati dal 1999, è ancora attivo e sempre pronto a battersi per difendere i meno fortunati. Un percorso sindacale e un’energia impressionanti.
© JEAN JACQUES MAGNIN
La discussione si è fatta più emotiva quando sono state affrontate le forme di azione del GI Pensionati. C’è stato un appello a orientare il GI Pensionati in maniera più politica. Come possono i pensionati essere coinvolti maggiormente nella discussione politico-sindacale? La risposta è stata che la volontà c’è ma che vanno messi a disposizione i relativi mezzi e infrastrutture. È stato anche ribadito che diversi gruppi dei pensionati sono già molto attivi oggigiorno e che s’impegneranno a favore dei sindacati e dei loro obiettivi anche in futuro.
LAVORATORI ANZIANI
LET TERA
«Caro Roland, ti facciamo tanti auguri (...) e ci rallegriamo del tuo spirito e temperamento con il quale affronti e superi sempre tutti i problemi che arrivano». Così scrisse l’Unione PTT – venti anni fa, e 10 anni fa replicò il Sindacato della comunicazione. E da allora non è cambiato nulla. Roland Gutmann è ancora presidente superattivo del GI Pensionati. Roland Gutmann è iscritto al sindacato da 58 anni. Il suo per-
ha affermato convinta. Il deficit momentaneo, dovuto alla generazione del baby-boom, si risolve in un baleno attraverso un finanziamento ponte. Perciò, il richiesto aumento del 10 per cento delle pensioni AVS è così importante, perché per 2/3 dei pensionati e delle pensionate costituisce l’entrata principale. Questo innalzamento si finanzierebbe con 0,8 punti percentuali (0,4 per cento datori di
Nuovi modi di azione per il GI Pensionati?
corso sindacale è impressionante: comitato di sezione, presidente di sezione e membro del comitato centrale sia presso l’Unione PTT e Sindacato della comunicazione come anche di syndicom oggi. A livello politico, accanto alla sua attività iniziale come collaboratore tecnico nel reparto Ricerca e Sviluppo della direzione generale PTT, è stato attivo nel consiglio comunale di Bolligen e come tutore. Dal 1999 Roland è “il boss” dei pensionati, prima come presidente dell’associazione nazionale dei pensionati del Sindacato della comunicazione e dalla fusione a syndicom come presidente del GI Pensionati. Senza dubbi un primato sindacale straordinario. Roland è e rimane una figura storica con tanta passione per le questioni sindacali. Nel comitato centrale, rappresenta in maniera coerente e convinta gli interessi dei pensio-
nati, senza mai perdere di vista l’interesse generale dell’intera organizzazione. La sua coscienza sociale si manifesta di continuo quando si tratta di difendere le minoranze o di capire le preoccupazioni dei meno fortunati. Ha difeso a spada tratta la questione di un finanziamento equo e regolato del gruppo dei pensionati. E per questo enorme impegno in tutti questi anni a Roland dobbiamo esprimere un grande grazie. Il 19 aprile ha festeggiato il suo energico ottantesimo compleanno, attorniato dalla famiglia e dagli amici. Nella speranza che questo ardore possa durare ancora molti anni alimentando altri fuochi, caro Roland ti facciamo i nostri migliori auguri per il tuo compleanno “rotondo” e che la vita possa continuare a regalarti tanta fortuna, gioia e salute!
Peter Rymann
Economia e schizofrenia Negli ultimi anni, la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori di una certa età si è degradata sempre più, soprattutto per gli uomini tra 55 e 64 anni. Il tasso di disoccupazione di questa classe d’età, ormai vicina alla AVS, è passato dal 3 a quasi il 5%. Si tratta di lavoratori che riscontrano molte difficoltà a trovare un nuovo impiego, anche quando sono qualificati, e rischiano spesso di richiedere aiuti sociali. Le ragioni di questa evoluzione del mercato del lavoro sono diverse. I lavoratori più anziani sono discriminati e spesso le aziende sono propense a licenziarli e a preferire loro i giovani, con costi inferiori. Inoltre, in questi anni si è assistito a uno smantellamento delle assicurazioni sociali (2° pilastro, AI) che fungevano in un certo senso da “uscite di sicurezza”. Per affrontare il problema, la Confederazione ha convocato la seconda Conferenza nazionale sui lavoratori anziani. Innanzitutto, la conferenza ha riconosciuto che la disoccupazione è aumentata. Lo confermano anche alcuni dati, pubblicati recentemente sul giornale Hebdo. La durata della disoccupazione aumenta con l’età: 45 giorni per chi ha meno di 20 anni, che diventano 191 per chi
ha fra 35 e 39 anni, 312 giorni per la fascia tra 55 e 59 anni e addirittura 337 giorni di disoccupazione per i sessantenni. Se si tiene conto delle persone che arrivano alla fine del diritto alla disoccupazione, che escono dalle statistiche e passano alla AI, all’aiuto sociale o alla precarietà, la percentuale di disoccupati tra i senior sale addirittura a 7,9%, come fa notare Daniel Lampart, capoeconomista USS. Di fronte all’evidenza delle cifre, la Conferenza nazionale sui lavoratori anziani ha accettato quindi il principio che bisogna prendere misure concrete per affrontare il problema. In ogni caso, le proposte non vanno lontano. È necessario che i lavoratori di lunga data beneficino di una migliore protezione contro i licenziamenti e che migliorino le loro possibilità nella ricerca di un impiego. I datori di lavoro dovrebbero per esempio annunciare sistematicamente i posti vacanti agli Uffici Regionali per l’Impiego. Infine, gli stessi datori di lavoro non dovrebbero rifiutare le candidature unicamente in funzione dell’età. Per questo, l’OCDE ha proposto di vietare questo tipo di discriminazione negli annunci di lavoro. (red)
14 | Ritratto Diritto
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016
COMMERCIO LIBRARIO
Si vivacchia, ma non si diventa certo ricchi «La vita di una libraia è tosta come quella di un tifoso dello Young Boys», commenta la Christen ridendo: «Si sopravvive, ma senza gloria». La 28enne Anna Christen conosce bene entrambe le cose. Di professione libraia, in privato grande appassionata di calcio. E glielo si legge negli occhi che la divertono sia la dura professione sia la passione calcistica a volte senza speranza. In ogni caso fa di tutto per assistere a ogni partita della squadra del cuore.Dal 2015, questa giovane bernese è orgogliosa proprietaria di ben due librerie che ha acquisito con i suoi risparmi. Una è la Klamauk, nella Postgasse, una tranquilla viuzza nel centro storico di Berna. L’altra si chiama Zur Schmökerei e ha un’ottima posizione «nella ben frequentata stazione di Worb», commenta Anna Christen. Gestisce personalmente la libreria di Berna, mentre quella di Worb, a dieci chilometri, è affidata collettivamente a quattro persone, fondando la Lies was GmbH.
Il profumo della carta Lies was, ovvero “Leggi qualcosa”: il nome della ditta esprime anche il credo di Anna Christen. Leggere è una cosa «bellissima». Con un libro in tasca si può viaggiare, lo si può toccare, annusare, e ammirare la bella copertina. Un reader elettronico invece può essere a vol-
te anche pratico, «ma quello stupido apparecchio non ha odore», aggiunge Anna. Ovviamente, la libraia è un’assidua lettrice. Legge due o tre libri a settimana: «Di tutto, dal polpettone alla saggistica». Anche nella sua piccola libreria bernese, che si compone di due vani, si possono comprare tutti i tipi di libri. Ma la piccola imprenditrice si è specializzata su due nicchie: letteratura d’esame e libri di calcio. La letteratura d’esame se l’è portata dietro dalla libreria Lüthy a Bienne dove ha fatto l’apprendistato e lavorato anche alcuni anni dopo. Molti maturandi e studenti sono felici di essere aiutati nel districarsi tra il materiale quando ricevono il compito di leggere 1500 pagine di sei autori di tre secoli diversi.
Un sogno realizzato A Bienne ha anche maturato il sogno di molti librai, ovvero quello di aprire una libreria tutta sua. Anna Christen naturalmente sa che il commercio librario tradizionale ha vita dura ai tempi di Amazon. Molti conoscenti infatti le hanno detto che aveva un coraggio da leoni a buttarsi in un’avventura del genere. Lei non era della stessa idea, forse è stata aiutata da una certa spensieratezza giovanile: «Preferivo provare a realizzare il mio sogno adesso e magari fallire,
©MARGARETA SOMMER
L’anno scorso la libraia Anna Christen ha realizzato il suo sogno comprandosi due librerie: una con una clientela fissa, l’altra senza. Non diventerà ricca, ma la cosa funziona, e la gioia di possedere un’attività in proprio è immensa. Peter Krebs
anziché chiedermi a 65 anni: perché non ci ho mai provato?». Ma Anna Christen non ha nessuna intenzione di fallire. Per questo afferma con sicurezza: «Sono fermamente convinta che esistono tantissime persone che amano leggere e che apprezzano i libri». Lei è sicura che attraverso una buona consulenza si riesca a fidelizzare la clientela evitando di perderla a favore dei giganti di internet. Tuttavia, ci vuole anche una certa inventiva. La libreria bernese Klamauk, per esempio, offre il servizio della consegna in bici per spedire i libri ordinati a casa o in ufficio.
Col sorriso sulle labbra La fiducia di Anna Christen è più di un wishful thinking, di una pia
illusione di una giovane un po’ naïf. Essa poggia invece sull’esperienza di sei mesi come libraia indipendente. «Le cose vanno meglio di come mi erano state prospettate», constata con gioia. Alla Postgasse riesce a pagare senza problemi fatture e spese di affitto di 1800 franchi al mese. Attraverso la pubblicità su Facebook, una newsletter, la homepage e il passaparola è già riuscita a farsi una piccola clientela. A Worb esisteva già una clientela fissa. Là Anna Christen ha rilevato, salvandola, una libreria esistente della ex Buchshopping AG: è l’unica libreria rimasta in un lungo raggio. Il piccolo negozio può contare su entrate sicure perché vi si servono anche biblioteche e scuole e perché la libreria
offre anche un piccolo assortimento di articoli da cartoleria. Questo consente di pagare gli stipendi ai dipendenti «che si collocano notevolmente al di sopra del salario minimo», come sottolinea con orgoglio Anna Christen. Ora sta pensando di pagare una retribuzione anche a sé stessa, per fare in modo che non debba continuare a vivere dei soli risparmi. «Ma a me bastano pochi soldi». All’inizio non era sua intenzione comprare due librerie. Durante la sua ricerca per un ambiente a Berna le è «capitata sotto il naso» l’offerta di Worb. La sua graziosa libreria nella tranquilla Postgasse sta approfittando anche di un certo cambiamento nel pubblico, così crede Anna Christen. Molti sono in difficoltà davanti all’enorme offerta con carattere da discount delle grandi librerie. Essi apprezzano l’atmosfera, la consulenza individuale e il facile orientamento della sua piccola libreria, e glielo dicono anche. «La gente condivide il mio stesso entusiasmo per la mia attività», racconta. E la gioia riguardo al possesso di una propria libreria è ancora grande, e la si percepisce: «Ogni mattina varco la soglia col sorriso sulle labbra e la sera quando esco dico ciao alla mia libreria».
Altre informazioni e orari di apertura su www.klamauk.be.
punto e dirit to
Dopo aver lavorato per dieci anni per lo stesso datore di lavoro, ho convenuto a voce con quest’ultimo di prendermi delle vacanze non retribuite per tre mesi per poter effettuare un viaggio all’estero piuttosto lungo. Una volta rientrato a casa, nella bucalettere mi sono ritrovato la lettera di licenziamento del mio datore di lavoro! Poiché nessuno aveva ritirato la raccomandata presso la Posta, essa mi è stata recapitata tramite posta normale. Ho evinto dalla lettera di licenziamento che si è proceduto alla rescissione del rapporto di lavoro rispettando il preavviso di licenziamento di due mesi ai sensi del contratto. La lettera di licenziamento mi era stata recapitata tre settimane dopo che ero partito. Cosa devo fare?» Mi spiace informarla che la rescissione del rapporto di lavoro nel corso di una vacanza non retribuita è consentita. Sebbene i doveri principali delle parti contrattuali (vale a dire il pagamento del salario contro una prestazione professionale) vengano sospesi nel corso di una vacanza non retribuita, continua a sussistere il rapporto di lavoro con gli ulteriori diritti e doveri. Pertanto si può procedere al licenziamento anche nel corso di una vacanza non retribuita. Ma occorre chiarire se la rescissione è stata recapitata validamente e da quando comincia a decorrere il preavviso di licenziamento in un caso di questo tipo. La rescissione è una dichiarazio-
ne di volontà unilaterale per cui è richiesta una ricevuta di avvenuta consegna. Risulta essere stata recapitata se è pervenuta nell’ambito di competenza del destinatario. La lettera ti è stata spedita tramite raccomandata. Dal momento che quest’ultima non è mai stata ritirata, dal punto di vista giuridico si considera come data di ricezione l’ultimo giorno del termine di ritiro della raccomandata. Di conseguenza il licenziamento è stato inviato validamente. Occorre però rispondere separatamente alla domanda sull’inizio del preavviso di licenziamento rispetto alla domanda relativa al momento del recapito. Il pre-
avviso di licenziamento ha lo scopo di garantire al dipendente un certo lasso di tempo per trovare un nuovo posto di lavoro. Quando il preavviso di licenziamento ti è stato recapitato dal datore di lavoro, quest’ultimo era consapevole della tua assenza. Di conseguenza, sei venuto a sapere della rescissione del rapporto di lavoro soltanto una volta rientrato e fino a quel momento non avevi potuto cercarti un nuovo impiego. Essendo il tuo datore di lavoro a conoscenza di tutto questo, il preavviso di licenziamento inizia a decorrere solo una volta conclusasi la vacanza non retribuita. Di conseguenza, il rapporto di lavoro dura, a partire dal momento
in questione, per i due mesi corrispondenti alla durata del preavviso di licenziamento e il datore di lavoro è tenuto a corrisponderti il salario nel corso di questo lasso di tempo a fronte della tua prestazione professionale. Laddove il tuo datore di lavoro si dovesse appellare a un termine di licenziamento anteriore, tutto ciò dovrebbe essere considerato indebito. Con una rescissione nel corso delle vacanze il datore di lavoro avrebbe conseguito l’intento di non dover pagare il preavviso di licenziamento. Inoltre tu hai ottenuto la vacanza non retribuita confidando nel fatto di mantenere la tua occupazione, il che dev’essere salvaguardato.
© MSOMMER
Mi hanno licenziato durante vacanze non retribuite!
Kathrin Melzani Consulente giuridica Collaboratrice servizio giuridico
La mia raccomandazione è di comunicare immediatamente al tuo datore di lavoro, a mezzo raccomandata, che il preavviso di licenziamento inizia a decorrere solo una volta conclusasi la vacanza non retribuita e che tu offri la tua prestazione lavorativa durante il preavviso di licenziamento di due mesi e quindi hai diritto al salario nel corso di tale periodo. Nel caso in cui il datore di lavoro si appellasse a un momento antecedente per il preavviso di licenziamento, presenta immediatamente un’obiezione di licenziamento indebito. Per ogni altra domanda e per un supporto giuridico, contatta la sede di syndicom a te più vicina.
Conferenza Internazionale | 15
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016 incontro dei sindacati uni global union
Possiamo cambiare l’Europa insieme!
Un tema centrale della conferenza è stata la costruzione sindacale. Soprattutto in Europa dell’Est, UNI sostiene a livello finanziario e organizzativo la rinascita dei sindacati in quanto l’organizzazione sindacale in questi Paesi è stata totalmente distrutta. In Polonia ci sono spunti sindacali che fanno ben sperare. Durante la conferenza, i colleghi del sindacato polacco ZZP hanno raccontato di una grande svolta dopo una lotta di un anno e mezzo alla multinazionale dell’imballaggio Smurfit Kappa. La direzione di questa multinazionale ha dovuto cedere alle pressioni del personale e del loro sindacato ZZP, ritirando numerose misure antisindacali e aumentando i salari. In autunno saranno avviate delle trattative per negoziare un contratto collettivo, il sindacato ha ottenuto il diritto di accesso all’azienda. Una vera rivoluzione nel clima anti-sindacale che regna in Polonia, realizzata anche grazie alla campagna mondiale di solidarietà di UNI Global e UNI Europa Industria grafica e stampa di imballaggi (ne abbiamo parlato anche sul giornale syndicom n. 11/2015).
Rafforzare i dirit ti e il potere negoziale dei sindacati Un altro punto chiave della conferenza è
© UNI GLOBAL UNION
500 fra delegati, ospiti e collaboratori si sono riuniti a Roma dal 14 al 16 marzo per la quarta conferenza europea di UNI Global Union, la federazione internazionale dei sindacati del settore dei servizi. Rapporti e dialoghi appassionanti, discussione delle strategie sindacali europee dei prossimi quattro anni e tante informazioni su problemi e successi dei sindacati in Europa hanno fatto di questa conferenza un importante ampliamento degli orizzonti sindacali. Roland Kreuzer, responsabile settore Media, membro ufficiale UNI Europa
I delegati dei sindacati del settore dei servizi europei festeggiano i successi di un anno appassionante, all’insegna del coordinamento e dell’unione.
stato il rafforzamento del potere negoziale dei sindacati e la difesa dei diritti sindacali. In numerosi Paesi le conquiste sindacali sono sotto pressione: limitazione antidemocratica del diritto di sciopero in Spagna, collegata ad una massiccia violenza da parte della polizia e denunce contro centinaia di scioperanti. Nel Regno Unito, nuove leggi antisindacali esigono un preavviso di due settimane per gli scioperi, quorum partecipativi per le votazioni sugli scioperi, e per ogni sciopero van-
no designati dei “responsabili”; è stato legalizzato anche l’impiego di lavoratori temporanei come “crumiri”. In Romania, come anche in altri Paesi, viene ostacolata la nascita di contratti collettivi di settore. Questi sono solo alcuni tra i numerosi esempi che dimostrano quanto sia importante che i sindacati si coordinino a livello europeo, per rafforzare il proprio potere negoziale e la loro influenza. Sono stati registrati successi presso gruppi multinazionali, come dimostra l’esempio citato
UNI Europa abbraccia oltre 270 sindacati con 7 milioni di iscritti in più di 50 Paesi ed è l’organizzazione regionale di UNI Globalunion, nata nel 2002 dalla fusione internazionale dei settori dei servizi, dell’industria grafica, delle Poste e telecomunicazioni, della cultura e altro ancora. Il segretariato di UNI-Europa si trova a Bruxelles. La conferenza europea si tiene ogni quattro anni. A Roma 2016 hanno rappresentato la Svizzera Unia e syndicom. (rk) www.uniglobalunion.org
UNI EUROPA DONNE
Donne al centro del cambiamento La quinta conferenza UNI Europa delle donne ha avuto luogo lo scorso 12 marzo e ha riunito nella città eterna oltre 250 donne di 81 sindacati dei servizi e di 28 Paesi. Esse hanno deciso di attivarsi insieme nel cuore del cambiamento a favore del movimento sindacale. Patrizia Mordini, responsabile pari opportunità
© Z VG
Per la prima volta la conferenza delle donne UNI Europa ha avuto luogo proprio qualche giorno a ridosso della conferenza europea. Rallegra il fatto che quest’ultima abbia registrato un aumento della partecipazione femminile, motivo per cui questo legame verrà mantenuto anche in futuro. Sotto il titolo “Women at the Heart of Change – Le donne al centro del cambiamento” oltre 250 donne hanno dibattuto a Roma come poter riunire le loro forze per un forte movimento sindacale, approvando un piano strategico 2016-2020 omonimo di UNI Europa Pari opportunità che sarà brevemente illustrato più avanti. Lavorare in rete ∙ Partecipanti dalla Germania, Austria e Svizzera (a ds.: Patrizia Mordini).
Incentivazione della crescita sindacale Le donne sono un importante motore per il futuro dei sindacati. Ad oggi le donne costituiscono quasi la metà dei dipendenti sindacalizzati, per essere precisi il 43% secondo un rilevamento CES del 2015. Il reclutamento delle donne va dunque incentivato in maniera mirata. Vanno prese delle misure per fare delle donne una parte solida della politica dei singoli sindacati, p.e. attraverso l’organizzazione e la rappresentanza delle lavoratrici. Infatti la campagna “40for40” mira a una migliore rappre-
sentanza delle donne in tutti gli organi e le strutture decisionali di UNI, istituendo l’obbligo di rispettare una quota rosa del 40%, ovvero la stessa degli uomini. Questo riguarda anche la partecipazione alle conferenze di settore, soprattutto negli ambiti con una scarsa rappresentanza femminile. Il programma di mentoring di UNI si è rivelato essere uno strumento efficace, non soltanto per promuovere le donne all’interno dei sindacati, ma anche per reclutare nuove giovani donne, motivo per cui ora vengono elaborate delle linee guida regionali. Gli
strumenti online e i social media sembrano essere particolarmente efficaci come canali di comunicazione verso le donne e dunque vanno usati di più.
della Smurfit Kappa in Polonia o quello di Ikea in Turchia: lì sono state concluse trattative collettive che prevedono, tra le altre cose, un aumento salariale dal 25 al 30% e il riconoscimento del sindacato. L’argomento dei diritti sindacali nei prossimi anni costituirà una priorità, e la Confederazione europea dei sindacati è stata invitata a lanciare una campagna con una settimana di mobilitazione in tutta Europa. Le altre tematiche attuali sulle quali sono state approvate delle risoluzioni ed elaborate delle strategie sono state la catastrofica politica europea sui rifugiati e il TISA. Nonostante la Svizzera non faccia parte dell’Unione Europea, questa conferenza è stata una nuova occasione per rendersi conto che non per questo le sfide europee si fermano davanti alle nostre frontiere!
sempre maggiormente in considerazione le esigenze dei propri iscritti. Anche per questo sono importanti l’integrazione delle tematiche relative al genere e alle pari opportunità sugli ordini del giorno dei sindacati nonché la rappresentanza femminile ai tavoli delle trattative e in posizioni dirigenziali. I provvedimenti riguardano la formazione delle donne per compiti di reclutamento e organizzazione ma anche come formatrici e campaigner. Le donne devono poter accedere a competenze, sapere e capacità al fine di partecipare ancora più attivamente ai negoziati e per raggiungere nei loro sindacati di appartenenza un posto negli organi decisionali e per conseguire posizioni dirigenziali. Inoltre vanno promosse diverse campagne sulla disparità salariale, sulla violenza sulle donne e sulla promozione della salute delle donne.
Potere crescente di contrat tazione
Programmato un incontro di tre paesi
L’attuale cambiamento dei profili professionali e del mercato del lavoro, la globalizzazione e digitalizzazione plasmano il futuro mondo del lavoro, dove ricopriranno un ruolo chiave soprattutto le giovani donne. Dei sindacati sempre più forti con un potere contrattuale crescente devono tenere
Il contatto della responsabile pari opportunità di syndicom con le donne della Germania e dell’Austria ha avuto un gran successo e condurrà ad un incontro fra i tre Paesi a Zurigo. Al centro vi sarà lo scambio sulle campagne informative e best practice, anche relativamente ai call center.
16 | Ticino Cultura
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016
storie di confine Mario mascet ti
Serafino Balestra, filantropo e archeologo fra due mondi
La storia di Como è stata significativamente segnata nella seconda metà dell’Ottocento dall’opera di un giovane prete ticinese, nato a Bioggio nel 1831, ordinato sacerdote a Como nel 1856: Serafino Balestra. Direttore del restauro della chiesa di S. Abbondio, basilica della città lariana, e autore di un metodo d’insegnamento per sordomuti riconosciuto internazionalmente, morì solo e lontano dalla patria d’adozione. Mario Mascetti A metà Ottocento quasi tutto il Canton Ticino faceva parte della diocesi di Como, e pertanto don Serafino Balestra era a tutti gli effetti un sacerdote diocesano, cui fu dato l’incarico di insegnante di fisica e meccanica, oltre che di vicerettore, nel Seminario ginnasiale e filosofico di S. Abbondio, addossato alla basilica del santo patrono della città e della diocesi. Ebbe tra i suoi allievi san Luigi Guanella e il beato G. Battista Scalabrini, che nel 1868 divenne rettore del Seminario stesso, prima di essere nominato priore di S. Bartolomeo e poi vescovo di Piacenza. Le volte di una navata della chiesa di S. Abbondio, fatte costruire dal cardinal Gallio intorno al 1590 su progetto di Antonio Piotti, detto il Vacallo, erano divenute pericolanti e, come si deduce da una relazione tecnica del 1845, era necessario rifarle, come gran parte del tetto. Serafino Balestra avanzò la proposta di riportare la basilica allo stato originario, secondo i criteri allora adottati per il restauro del S. Ambrogio a Milano e del S. Michele a Pavia. «Como ancora resterà a nessuna inferiore, ché ristorando S. Abbondio sull’antica forma, potrà vantarsi di avere la più bella basilica, che abbia Lombardia, e forse l’Italia tutta», scriveva alla Giunta Municipale di Como il 9 luglio 1863. Egli intraprese in quell’anno, con pochissimi mezzi, il “ripristino” della basilica medievale, demolendo le volte barocche delle navate. Poi, con l’appoggio della Consulta del Museo Patrio di Archeologia di Milano, e con i sussidi ottenuti dal Comune e dal Governo, proseguì il restauro con una serie di interventi (abbassamento del pavimento, ricostruzione della tribuna interna, rifacimento di finestre e di parti della facciata, riapertura delle absidi laterali, ricostruzione del campanile settentrionale crollato nel 1784, e quant’altro), che hanno portato l’architettura della basilica allo stato in cui ora si può ammirare.
Scelte e dubbi di un restauro Non tutte le scelte fatte allora da quel prete, divenuto direttore del restauro di S. Abbondio, apprezzate da Camillo Boito e da Fernand De Dartein, oggi sarebbero condivise: c’è chi ha sollevato critiche, per una eccessiva rimozione di parti strutturali e/o ricostruzione di altre. È pure stato fatto dal Balestra qualche errore interpretativo delle tracce antiche ritrovate: ad esempio, ha individuato come gradini del trono del vescovo in centro all’abside, quelli che erano invece dell’altare maggiore originario, addossato alla parete. Il merito maggiore, dal punto di vista storico, fu quello di avere scoperto sotto l’attuale basilica, l’abside e i muri perimetrali della precedente chiesa, dedicata ai Santi Apostoli Pietro e Paolo. Egli ha segnalato sul pavimento lapideo posato nella chiesa restaurata, con lastre di marmo nero, il tracciato dei muri del V secolo, così da rendere leggibile la pianta dell’edificio paleocristiano. L’abside è, invece, visibile (normalmente non visitabile) nel sottosuolo dell’attuale basilica, in corrispondenza dell’altare maggiore. Quando nel 1872 a Como fu istituita la Commissione Archeologica Provinciale, il “cavalier” Serafino Balestra (nel 1866 il re Vittorio Emanuele II lo aveva nominato cavaliere dell’Or-
Laureato in Lettere, è stato insegnante di scuola media e assessore alla Cultura della provincia di Como. È inoltre autore di diversi volumi di storia locale.
dine dei Santi Maurizio e Lazzaro, mentre solamente nel 1883 ebbe il titolo di “canonico” della Cattedrale) fu chiamato a farne parte. Egli vi apportò il contributo dei suoi studi, in particolare sulle iscrizioni romane e paleocristiane, che furono pubblicati nella Rivista Archeologica Comense.
A favore dei sordomuti Ma Serafino Balestra, da quando nel 1865 fu nominato direttore del Convitto delle sordomute povere (a Como già esisteva dal 1852, tenuta dalle Suore Canossiane una scuola per le sordomute), e presidente della Commissione del Pio Istituto dei Sordomuti, si adoperò per mettere a punto un metodo di insegnamento, quello “fonico” mediante la parola, alle sordomute stesse. Nel 1867 intraprese viaggi all’estero, prima a Zurigo, poi nel 1869 a Chambéry e a Ginevra, poi a Lione, Parigi, Bourg-la-Reine, Caen, Arras, Lilla, Bruxelles, Gand, Bruges, Anversa, Rotterdam, Colonia, Liegi, Francoforte, Riehen (Basilea), per tornare, per la via di Zurigo, a Como. Il suo metodo fu introdotto a Pavia, poi a Milano. Strinse amicizia con Cesare Correnti, ministro della Pubblica Istruzione, così da far approvare una legge speciale per l’istruzione di tutti i sordomuti. Tra il 1874 e il 1880 furono frequenti le sue trasferte in Francia, per propugnare la sua riforma dell’insegnamento ai sordomuti. Il presidente della Repubblica Francese nel gennaio 1882 lo insignì dell’onorificenza della “Legion d’Onore” con questa motivazione: “À M. Balestra initiateur de l’enseignement oral dans les établissements nationaux à Paris et Bordeaux”.
Un triste epitaffio Ultimo suo campo di lavoro fu Buenos Aires, dove sbarcò nel gennaio 1885 invitato dal Governo argentino per fondare e dirigere l’Istituto per i Sordomuti, che prese avvio con generale soddisfazione. Ma qui cominciò anche il suo calvario, perché fu calunniato dal medico dell’Istituto, Gonzales Garano, tanto che – nonostante fosse stata accertata la sua piena innocenza – fu destituito dalla direzione. Povero e infermo, dovette mendicare un ricovero nell’Ospedale della Colonia Italiana. Sentendosi morire, una notte scrisse su un brandello di carta un triste epitaffio per sé stesso: “Qui giace il Can. Serafino Balestra – Visse propagando la parola – Morì senza avere con chi ricambiarla”. Nel pomeriggio del 26 ottobre 1886 si alzò repentinamente sul letto, gettò le braccia al collo dell’infermiere, mandò un gemito, e chiuse gli occhi. Quasi tutta la stampa di Buenos Aires gli rese omaggio con elogi, i suoi funerali furono imponenti. Nella basilica di S. Abbondio fu posto un monumento, con un’epigrafe commemorativa, poi trasferito sul lato esterno della basilica, nel chiostro già del Seminario, ora sede dell’Università dell’Insubria, Facoltà di Giurisprudenza. Le città di Como, di Lugano, di Locarno e molte altre gli hanno intitolato una via. A Bioggio, paese natale, è stata posta in chiesa una lapide che ricorda questo suo figlio, che ha scritto una pagina di storia della cultura e della scienza oltre i confini della patria.
nelle immagini In alto: • Il campanile settentrionale di S. Abbondio ricostruito dal Balestra e il lato del chiostro, dove si trova il monumento in sua memoria. Qui da sinistra • La facciata di S. Abbondio prima del restauro, in una foto di L. Sacchi del 1860 circa (Biblioteca di Como). • Il monumento a Serafino Balestra nel chiostro di S. Abbondio a Como. • Ritratto del canonico Serafino Balestra (Almanacco-Manuale della Provincia di Como 1887). Fotografie: Mario Mascetti
Confine Ticino | 17
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016 Accordo Fiscale Italia-Svizzera
Non solo frontalieri
Le ultime normative per la tassazione dei frontalieri hanno generato un grande frastuono, anche mediatico: raduni spontanei, manifestazioni, gruppi su facebook e siti internet. Si parla molto, perfino troppo, dimenticando che i frontalieri sono anche cittadini. Ferdinando D’Agostino*
©FDA
Un silenzio assordante
Il nostro Ufficio di Patronato è un osservatorio privilegiato di quello che avviene nel mondo del “lavoratore” e del frontaliere in particolare. Lo iniziamo a conoscere quando si infortuna o quando si ammala, quando vuole verificare i versamenti previdenziali o quando vuole capire il suo futuro pensionistico se termina anzitempo di lavorare. Ascoltiamo le sue speranze disilluse per una pensione che non copre le spese o la gioia per un II Pilastro ricevuto. Sentiamo la disperazione per una rendita vedovile che non aiuta a sufficienza o una rendita d’invalidità negata. Prestiamo attenzione ai racconti sul tipo di soprusi che deve sopportare e accettare per mantenere il posto di lavoro per far fronte agli impegni familiari...
Ultimamente però intorno a loro c’è un “grande frastuono”, un suono assordante di tante voci che si sovrappongono, molto più forte rispetto al passato. Tutto questo “fervore” però secondo me si trasforma in un grande silenzio... come se, al contrario, tutto fosse fermo. Questo è quello che percepisco in queste ultime settimane. Come sottolineavo, il nostro è un punto di osservazione privilegiato, che offre la possibilità di analizzare in modo oggettivo i fenomeni che accadono. Il lavoratore si deve confrontare a tutta una serie di nuove normative legislative europee recepite dalla Svizzera e a un “bombardamento mediatico” come non era mai accaduto in passato: nascita e immediata morte di associazioni che giurano di battersi “finalmente” per i loro interessi; gruppi di “discussione e azione” sui social network; raduni spontanei in centri commerciali; siti internet dedicati ai più svariati interessi, gruppi su whatsapp...
Ma alla fine cosa rimarrà di tutto questo? Sembra un grande e numeroso “corteo carnevalesco” dove ogni giorno c’è qualcuno o qualcosa di nuovo che si accoda. In questo enorme “bailamme” sociale non potevamo naturalmente farci mancare il solito teatrino di alcuni politici locali che, risvegliatisi dal loro “abituale letargo politico a favore degli interessi dei frontalieri”, esprimono la loro totale disponibilità a perorare la loro causa... ricordandoci allo stesso tempo che in primavera in alcuni Comuni di frontiera, come Varese, si voterà quindi... a buon intenditor, poche parole...
Una studiata delegit timazione Vorremmo far presente a questi politici, anche se può sembrare banale, che prima di essere lavoratori, i frontalieri, sono comunque “cittadini” e i loro diritti vanno difesi a priori, non perché portano vantaggi, ad esempio il Comune di frontiera, con le nuove regole, non riceverà più direttamente i ristorni delle tasse alla
fonte, con il paventato rischio di un tracollo finanziario. Certo, andrebbe capito quanto la situazione peggiorerà perché mancano i soldi o perché non abbiamo amministratori capaci. Non c’è l’interesse alla difesa del cittadino in quanto tale, ma unicamente perché non apporterà più un beneficio. Uno dei comportamenti più sgradevoli di questo variopinto corteo è l’attacco diretto alle istituzioni che hanno sempre difeso l’interesse del lavoratore in generale e del frontaliere in particolare fino a oggi, cioè i sindacati. È in atto una studiata delegittimazione. Ma se guardiamo i fatti, ci accorgiamo come ad esempio UNIA abbia organizzato nove manifestazioni tra l’8 e il 23 marzo da Uggiate Trevano a Domodossola e da Ponte Tresa a Malesco, e una il Primo aprile a Malnate con la presenza del Dott. Vieri Ceriani, cioè il caponegoziatore degli Accordi tra l’Italia e la Svizzera! Il nostro timore è che quando questo corteo pittoresco “svanirà” perché avverrà, sarà unicamente il Sindacato a prendersi l’onere di difendere i diritti negati, le speranze spezzate, la fiducia tradita...
fasi da tutti gli organi di stampa: “... prossimamente anche chi non è dimorante, come i frontalieri, ma il 90% del suo reddito è prodotto in Svizzera, potrà chiedere di essere tassato non più alla fonte ma come i lavoratori residenti, cioè in via ordinaria, usufruendo quindi delle stesse deduzioni”. Questa possibilità è data dalla revisione della normativa dell’imposizione alla fonte del reddito da attività lucrativa redatta dal Consiglio nazionale e diretta conseguenza della sentenza del Tribunale federale del 26 gennaio 2010. Questo Organo ha sentenziato che: “... in determinati casi l’imposizione alla fonte viola l’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) concluso tra Berna e Bruxelles...”. Molti politici della Svizzera italiana hanno subito colto l’occasione per attaccare la figura del lavoratore frontaliero e hanno sentenziato: “... uno sgarbo al Ticino... che comporterà meno entrate fiscali... con la conseguenza che bisognerà reperire in altro modo le risorse finanziarie che verranno a mancare, con un possibile aumento delle tasse per i lavoratori residenti a tutti gli effetti...”. Affaire à suivre...
Tut ti contro tut ti Infine la notizia che non toglierà il sonno a molte persone, ma soprattutto metterà contro i lavoratori frontalieri a quelli locali è quella riportata con grande en-
FOTOGRAFIA
*Ferdinando D’Agostino è responsabile Ufficio Patronato Ital Uil di Mendrisio frontalieri@bluewin.ch
Con syndicom alla Drupa
Drupa è la più importante fiera europea dell’industria grafica. L’edizione 2016 si tiene dal 3 al 5 giugno. syndicom, come già ai tempi di Comedia, ne organizza la visita, con viaggio in pullman fino a Düsseldorf a un prezzo assolutamente interessante (300 franchi per gli attivi e 150.- per gli apprendisti, membri del nostro sindacato; rispettivamente 620 franchi e 430.- per i non membri). Iscrizioni entro il 30 aprile a: www.syndicom.ch/drupa
Coreografi all’opera Dall’11 al 15 maggio, con alcune importanti anteprime il 29 aprile, 4, 7 e 8 maggio, la Festa danzante tornerà ad animare strade, piazze, teatri, cinema, gallerie e altri svariati luoghi di tutta la Svizzera. Un’undicesima edizione ricca di eventi e collaborazioni che desidera unire non solo culture e generazioni diverse, ma che vuole diventare l’occasione per creare nuovi legami. E saranno proprio questi ultimi al centro della manifestazione: legami anche inaspettati che possono nascere fra persone, fra ritmi e danze, fra organizzatori, performer e spettatori, fra visioni ed emozioni, fra scuole di danza e pubblico, fra corpi e corpi. Informazioni al sito www.festadanzante.ch. In particolare, diversi spazi espositivi ticinesi ospiteranno la mostra itinerante di Steeve Iuncker: una cinquantina di fotografie realizzate per una pubblicazione di prossima uscita sulla storia della danza contemporanea svizzera (progetto sostenuto da Premi svizzeri per la danza – patrimonio culturale 2013 dell’Ufficio federale della cultura) a cura delle ricercatrici Anne Davier e Annie Suquet. Iuncker ha seguito una quindicina di coreografi all’opera, nei loro studi di danza o a volte negli spazi teatrali durante le prove, cercando di ridare attraverso le immagini la percezione della loro ricerca, che spesso si gioca tra coreografia e interpretazione. In occasione dell’esposizione, l’allestimento è curato dalla docente Vega Tescari e alcuni studenti del corso Elementi di storia e teoria della fotografia all’Accademia di architettura, che sarà ospitata in diversi spazi culturali e istituzioni luganesi come LAC, Spazio 1929, Circolo Turba, Choisi Artphilein Editions. Durante i giorni della Festa alcuni performer della regione e artisti ospiti della manifestazione proporranno dialoghi improvvisati tra i corpi rappresentati e i corpi presenti. Spazio 1929, via Ciseri 3, Lugano, mercoledì 4 maggio, ore 18:00 Inaugurazione esposizione Steeve Iuncker. Fino a lunedì 16 maggio.
concorso
Festa danzante offre ai primi due lettori di syndicom due coppie di badge che offrono la possibilità di partecipare a tutti gli eventi della manifestazione in tutta la Svizzera. Inviare una mail con i propri dati a: redazione@syndicom.ch
impressum redazioni syndicom, die zeitung caporedattrice Nina Scheu svizzera italiana syndicom, il giornale Giovanni Valerio, Via Genzana 2, 6900 Massagno, Tel. 058 817 19 63 redazione@syndicom.ch Grafica e impaginazione Daniela Raggi (i) Correttrice Petra Demarchi (i) Traduzioni Barbara Iori Alleva-Translations Notifica cambi di indirizzo syndicom, Adressverwaltung Monbijoustrasse 33, Casella postale 3001 Bern inserzioni e pubblicità Priska Zürcher, Monbijoustrasse 33,
Casella postale 3001 Berna Tel. 058 817 18 19 Fax 058 817 18 17 stab@syndicom.ch Stampa Ringier Print Adligenswil AG, Casella postale 3739, 6002 Lucerna ISSN 1664-8978 Editore syndicom – sindacato dei media e della comunicazione Monbijoustrasse 33, Casella postale, 3001 Berna, Tel. 058 817 18 18 Fax 058 817 18 17 Il prossimo numero uscirà il 3 giugno 2016. La chiusura di redazione è fissata a martedì 17 maggio.
18 | In chiusura il proclama uss per il primo maggio
Lottare per una AVS forte Continua da pag.1 del 2° pilastro stia sempre più scarseggiando e nonostante le sempre peggiori prospettive materiali di molte persone in vecchiaia; ecco, in tempi del genere bisogna restare uniti, lottare insieme, per la dignità e la giustizia sociale, per il lavoro e per buone condizioni di lavoro. Infatti il passato ci insegna che l’impegno battagliero dei sindacati ha un senso e ne vale sempre la pena. Questo lo ha dimostrato la lotta contro la disumana iniziativa per l’attuazione, dove i sindacati hanno dato un contributo decisivo nel mostrare all’UDC dei chiari limiti per la xenofobia e per gli attacchi ai fondamenti giuridici e ai diritti umani della Svizzera. Ne sono un segno anche tutti i referendum vinti dai sindacati negli ultimi 15 anni con i quali sono stati impediti dei tagli alle prestazioni della previdenza per la vecchiaia. Ora questa battaglia entra in un nuovo round. Infatti i datori di lavoro e i partiti di destra continuano a perpetrare la loro campagna a favore di una ristrutturazione non solidale della previdenza per la vecchiaia. Con argomenti demografici cercando di inculcare alla popolazione la presunta necessità di alzare l’età pensionabile e di tagliare le prestazioni. Ed evocando la generazione del “Golden Age” cercano di convincere la gente che i nostri pensionati stanno alla grande, alimentando il conflitto tra le generazioni. E sono proprio queste leggende, ormai insinuate in molte teste, che vogliamo abbattere noi sindacati. Infatti noi sì che sappiamo che la stragrande maggioranza dei pensionati odierni e futuri necessitano di più e non certo di meno dalla pensione. E noi sì che sappiamo che l’assicurazione popolare AVS, che è l’assicurazione sociale più efficiente, più sicura e più solidale, va rafforzata, e non certo indebolita. Insieme ai lavoratori e ai pensionati lotteremo per l’AVSplus. E qui non si tratta soltanto di ottenere il 10% in più di AVS. Ma di far inceppare il motore dello smantellamento sociale e di lubrificare gli ingranaggi della giustizia. Affrontiamo questa svolta sociale. Prima con l’AVS, un’opera centenaria, una dimostrazione svizzera di solidarietà. E poi nel mondo del lavoro e nella società. Tutti insieme. Perché questa svolta sociale è urgente. E possibile.
syndicom | N. 4 | 29 aprile 2016 FESTIVAL DEL 1° MAGGIO, “per il bene comune”
Quattro giorni di festa e riflessione È un programma intenso quello che si svolgerà all’Espocentro di Bellinzona dal 28 aprile al 1° maggio: quattro giorni di musica, teatro, presentazione di libri e dibattito. La giornata del 1° maggio si trasforma in un festival dei popoli e dei lavoratori e in uno spazio d’incontro e di condivisione. L’Espocentro sarà il crocevia di idee per la difesa del “bene comune” e le stesse non si esprimeranno soltanto attraverso le parole dei sindacati ma anche attraverso la musica dei gruppi, gli spettacoli degli attori e la presenza delle associazioni attive nel nostro territorio. Un mercato solidale, una sala conferenze e proiezioni, una sala concerti e spettacoli saranno la scenografia di questi quattro giorni di festa e riflessione sul lavoro che cambia e sulla precarietà generalizzata. Il festival del 1° maggio vuole abbracciare
le generazioni, le esperienze e le storie del movimento operaio. In questi quattro giorni l’Unione Sindacale vuole, attraverso le iniziative in programma, ricostruire i ponti fra tutte le realtà che credono sia necessario invertire la rotta di un mondo che genera insicurezza diffusa, sfruttamento e alienazione. Il primo e significativo ponte è quello costruito fra il 28 aprile, giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro, e il 1° maggio giornata dei lavoratori. Il festival si aprirà quindi con il convegno dell’Associazione Aiuto delle Vittime sul Lavoro e si chiuderà con la manifestazione dell’ Unione Sindacale lungo le vie di Bellinzona. Un ponte ideale a significare ancora una volta che soltanto dalla presa di coscienza possono nascere le mobilitazioni collettive.
il cruciverba di syndicom
Lunedì 23 e mercoledì 25 maggio, 19.00-21.30 Photoshop: ritocco e correzione; il colore dal monitor al foglio stampato Animatore: Diego Uccellani Presentazione: Oggi photoshop fornisce strumenti potenti per la modifica o la correzione delle immagini, ma quali sono i metodi che ci permettono di correggerle mantenendo una certa coerenza anche durante la lavorazione di un numero importante di immagini? colonie dei sindacati
Sono ancora aperte le iscrizioni per le colonie estive al mare o in montagna. Info: www.coloniedeisindacati.ch
Venerdì 29 aprile Ore 15.00, apertura mercato solidale e bar Ore 17.30,presentazione libro “Lavorare stanca – 25 interviste sul lavoro che cambia” a cura di Enrico Borelli, Linda Cortesi, Fabio Dozio, Graziano Pestoni Ore 20.15, proiezione film “Il salario negato” di Danilo Catti Ore 21.15, concerto: Illuminati Sound & Wadra Sound (Reggae-Ticino) Dubiosa Kollektiv (Balcan-Bosnia) Junior Sprea (Reggae-Italia) Villa Ada Crew (Reggae-Italia) Sabato 30 aprile Ore 09.30, apertura mercato solidale e bar Ore 11.00, dibattito ”Kobane, la difesa della libertà dall’Isis e l’innovativa proposta sociale-politica del Rojava” Ore 14.30, dibattito “Radiotelevisione, Ospedali, Scuole, Posta, Ferrovie, Prigioni, Pensioni, Aziende elettriche, Servizi sociali, Banche cantonali, Acqua potabile. Verso la fine del servizio pubblico?”. Modera Graziano Pestoni Ore 16.30, presentazione libro “La legislazione sul lavoro in Ticino tra eccezioni e resistenze (1877-1914)” di Vanessa Bignasca della Fondazione Pellegrini-Canevascini Ore 18.00, teatro con Beppe Casales “La Spremuta”, monologo di denuncia che intreccia immigrazione clandestina e ‘ndrangheta Ore 21.00, concerto “Un viaggio dal sud al nord dell’Italia” Luf (Folk-Italia) Lou Tapage (Folk-Italia) Mascarimirì (Folk-Italia) Domenica 1° maggio Manifestazione sindacale: Ore 10.00, ritrovo dei manifestanti in Viale Officina a Bellinzona e corteo fino all’Espocentro. Ore 12.30, pranzo comune (Espocentro) Ore 13.30, cabaret con Vincenzo Emmanuello “L’operaio modello”, racconto comico di un lavoratore italiano in Svizzera Dalle 14.00, animazione per i bambini Prima, dopo e durante la manifestazione concerto con la Casa del Vento Ore 16.30, chiusura festival Indirizzi Segretariato Centrale CP 6336 Monbijoustr. 33, 3001 Berna Tel. 058 817 18 18 • Fax 058 817 18 17 mail@syndicom.ch
Perfezionamento: www.helias.ch
Corsi professionali: sabato 14, 21 e 28 maggio, 8.20-11.30 Web – I segreti del responsive design Animatore: Alessandro Bianchi Località: Viscom, Bellinzona Presentazione: Il Responsive Design è una tecnica per la realizzazione di siti, con la finalità di adattarsi in modo automatico.
Programma
In palio un portamonete offerto da CPT. La soluzione sarà pubblicata sul prossimo numero insieme con il nome del/della vincitore/vincitrice. Non è previsto alcuno scambio di corrispondenza sul concorso. Sono escluse le vie legali. Inviare la soluzione indicando nome, cognome e indirizzo, entro il 15 maggio 2016 a: syndicom - il giornale, via Genzana 2, 6900 Massagno. Il vincitore del sudoku pubblicato su syndicom - il giornale N. 3 è Michele Tonini di Cama.
LABORATORIO AUDIOVISIVO at tivAti per i dirit ti umani Hai tra i 15 e i 20 anni? Ti interessano il cinema e i diritti umani? Vuoi rendere visibile una problematica che ti tocca in modo particolare? Allora questo progetto in collaborazione con REC, il Festival dei Diritti Umani di Lugano e Giovismondo fa per te! Il laboratorio è finalizzato alla realizzazione collettiva di uno spot di sensibilizzazione, che sarà proiettato durante le attività
per le scuole promosse dal Festival. Il laboratorio si articola su 6 incontri (tra il 21 maggio e il 25 giugno) della durata da sei a otto ore. Partecipanti: da 7 a 12 Costo: CHF 50 Date: 21 e 22 maggio, 4, 20, 21, 22 e 25 giugno 2016. informazioni: +4176 5083524 scuole@festivaldirittiumani.ch
Segretariato regionale Massagno Via Genzana 2, 6900 Massagno Tel. 058 817 19 61 • Fax 058 817 19 66 ticino@syndicom.ch Orari: lu e gio 8.00 - 12.00 | ma-me-ve 13.30 - 17.30 Segretariato regionale Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A , cp 1270, 6501 Bellinzona | Tel. 058 817 19 67 • Fax 058 817 19 69 ticino@syndicom.ch Cassa disoccupazione Bellinzona Piazza Giuseppe Buffi 6A casella postale 1270, 6501 Bellinzona Tel. 091 826 48 83 • Fax 091 826 48 84 Orari: lu 09.00 - 11.30 | ma 09.00 - 11.30 e 14.00 – 16.30 | me 14.00 – 16.30 |gio 09.00 - 11.30 e 14.00 – 16.30 | Ve 09.00 - 11.30 Gruppo pensionati http://www.syndicom.ch/it/gi/pensionati/ gruppo-regionale E-mail: ernesto.fenner@bluewin.ch, franco.caravatti@bluewin.ch