PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
Novembre 2014 n. 53
Scintilla ORGANO
DI ESPRESSIONE DI
teoriaeprassi@yahoo.it
Il 25 ottobre ha posto uno spartiacque fra la base della CGIL e il suo tradizionale partito di riferimento: il PD (ormai Partito di Destra) guidato da Matteo Renzi, burattino dell’oligarchia finanziaria. La frattura fra Piazza S. Giovanni piena di manifestanti e la Leopolda “acchiappa banchieri” è destinata ad approfondirsi. Il vuoto politico rimanda alla questione dell’unità dei comunisti su salde basi e della formazione di un forte partito indipendente e rivoluzionario del proletariato. Stiamo entrando in un periodo di conflitto sociale più acceso, nel quale si scontreranno le posizioni di rottura con la criminale politica del capitale monopolistico e le posizioni conciliatorie. Ciò è legato al fatto che la crisi del sistema capitalistico è profonda e la lotta di classe si acutizza. In questo scenario come proseguire la mobilitazione? Nessuna illusione può essere nutrita su un cambiamento di linea del governo Renzi. Il suo programma è fatto di demolizione dei diritti operai, di precarietà e privatizzazioni, di tagli a servizi sociali, salute e trasporti pubblici per rispettare (virgola più, virgola meno) il Patto di stabilità e il Fiscal compact. Allo stesso tempo è intenzionato a mandare avanti la trasformazione reazionaria dello Stato col suo principale alleato: il piduista Berlusconi. Ma bastano gli iscritti della CGIL e dei sindacati di base per sconfiggere il rottamatore in camicia bianca? E’ possibile affidarsi alle “opposizioni” parlamentari? No! La situazione esige la messa in movimento di massa più ampio e radicale. Serve dunque l’unità di azione di tutta la classe operaia, indipendentemente dall’appartenenza a questo o quel sindacato e organizzazione. Un’unità da forgiare su una piattaforma di lotta all’offensiva capitalistica e alla reazione politica, di difesa intransigente degli interessi economici e politici del proletariato. Un’unità da cementare costruendo organismi di massa (Consigli, Comitati operai e popolari, coordinamenti, etc.) e dando vita a veri scioperi. A cominciare da quello generale per cacciare Renzi, che i lavoratori esigono ora! Noi comunisti (marxisti-leninisti) indichiamo questa via, la sola che può portare a un cambiamento nei rapporti di forza con la borghesia. Chi non la vuole seguire sono gli opportunisti di destra o di “sinistra”.
PIATTAFORMA COMUNISTA
www.piattaformacomunista.com
1 euro
Contro il Jobs Act e la politica di austerità Sciopero generale subito per rottamare il governo Renzi!
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Battere nelle piazze e nelle fabbriche il governo antioperaio di Renzi e Berlusconi per conquistare il potere politico alla classe lavoratrice! (Volantino diffuso nelle dell’austerità. Dobbiamo manifestazioni del 24 e del 25 cacciarlo via, prima che ci porti ottobre 2014) alla rovina. Rompiamo con i vertici sindacali Operai! Lavoratori! Disoccupati! collaborazionisti che a fronte Negli ultimi sei anni tutte le della gravità dell'attacco si conseguenze della crisi preparano a nuovi cedimenti! capitalistica sono state scaricate NO AI DIKTAT DEL sulle nostre spalle. Chiusura di GOVERNO E DELL’UE! NO migliaia di fabbriche. Miliardi di AL JOBS ACT! NESSUN ore di CIG. La disoccupazione, CEDIMENTO O SCAMBIO specie giovanile, è a livelli SULL’ARTICOLO 18, MA drammatici. Per chi lavora la SUA ESTENSIONE A TUTTI I situazione è intollerabile, fra LAVORATORI! STOP AI riduzioni salariali, aumento dei LICENZIAMENTI! PIANO ritmi e dei ricatti padronali. DEL LAVORO PER TUTTI I Un’infame politica di austerità D I S O C C U P A T I ! imposta da UE-BCE-FMI ha ABOLIZIONE DEL peggiorato la crisi, tagliando PRECARIATO E DELLA spesa sociale e pensioni, mentre LEGGE FORNERO! il debito pubblico è salito alle SCIOPERO GENERALE PER stelle per sovvenzionare le BATTERE NELLE banche. FABBRICHE E NELLE Dal 2008 ad oggi la capacità di PIAZZE LA POLITICA acquisto dei lavoratori è A N T I O P E R A I A , diminuita di circa il 15%. La REAZIONARIA E miseria bussa alla porte di tante GUERRAFONDAIA DEL famiglie proletarie, che non GOVERNO RENZI! riescono più a curarsi, a pagare Renzi ha posto la fiducia le bollette, a sfamarsi. parlamentare sul Jobs Act. Noi Ma all’altro polo della società, dobbiamo ritrovarla nella nostra un 10% di miliardari borghesi grande forza! possiedono oltre la metà della Il fronte unico della classe ricchezza nazionale, vivono nel operaia è in grado di respingere lusso e nello spreco, la nuova offensiva del capitale e approfittando della crisi di accelerare la fine inevitabile economica di cui sono i del sistema di sfruttamento responsabili. capitalista. Con la lotta e l’unità Tutti i governi che si sono dal basso vinceremo! succeduti in questi anni di crisi Per uscire dalla crisi e dal (Berlusconi, Monti, Letta e declino e per dare lavoro bisogna Renzi) hanno avuto un solo colpire i grandi patrimoni, i obiettivo: imporre sacrifici profitti, le rendite parassitarie e i durissimi alla classe operaia e redditi dei padroni, delle banche alle masse popolari per salvare i e dei ricchi, stroncare l’evasione, profitti, le ricchezze e i privilegi la corruzione dilagante, di una minoranza di capitalisti e l’esportazione di capitali di parassiti. all’estero, il riciclaggio, la mafia, Ora Renzi e le destre ci vengono abolire i privilegi della borghesia a dire che abolendo le tutele e del clero, tagliare le spese previste dall’articolo 18 ci sarà la militari. Insomma, bisogna farla ripresa. E’ una spudorata finita col capitalismo, che ci menzogna, al pari del “bonus” riserva un futuro di miseria, di sul TFR. La cancellazione della decadenza, di guerre, far reintegra serve a indebolire, diventare fabbriche e imprese di ricattare e immobilizzare il proprietà sociale, ripudiare il settore della classe operaia che debito nelle mani degli strozzini ostacola i piani padronali, a dell’alta finanza, cancellare il ridurre i salari e peggiorare le Fiscal compact, uscire da UE, condizioni di lavoro di tutti i EURO e NATO. proletari. Le “tutele crescenti” ci Il solo governo che può adottare saranno sì, ma solo per i profitti! queste misure è un Governo Il neoliberismo d’assalto del operaio e degli altri lavoratori governo Renzi fa gli interessi sfruttati, che non chieda degli avvoltoi dei monopoli “permesso” ai padroni e ai loro capitalistici e degli sciacalli servi, che non s’inchini davanti
al “sacro profitto”, ma che sia deciso ad abolire lo sfruttamento, a sbaragliare l’oligarchia finanziaria, le forze reazionarie interne ed esterne per assicurare ai lavoratori, ai giovani e alle donne lavoro, pace, diritti, uguaglianza e libertà. Questo Governo può sorgere solo dal movimento rivoluzionario delle masse sfruttate e oppresse e basarsi sui loro organismi (Consigli, Comitati operai e popolari, sindacati di classe). Ricostruiamoli! La classe lavoratrice potrà liberarsi dalle crisi capitalistiche, dalla schiavitù e dallo sfruttamento padronali solo distruggendo il sistema capitalistico e costruendo quello socialista, lungo la strada che conduce alla società comunista. Lottare per una trasformazione radicale dei rapporti sociali e per il socialismo significa disporre dello strumento indispensabile per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati: un forte Partito comunista rivoluzionario, reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato. E’ ora che gli operai più coscienti e combattivi rompano nettamente e definitivamente con il riformismo e l’opportunismo politico e sindacale, si uniscano ai marxisti-leninisti per avere un vittorioso Partito comunista. Uniamoci e lottiamo! Ottobre 2014. COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTALENINISTA Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista Piattaforma Comunista
Dal 2008 a oggi il PIL dell’Italia è sceso di quasi 10 punti. Un simile crollo non si era mai registrato in tempo di pace da quando esiste l’Italia come stato unitario. La produzione industriale è scesa del 25%. La diminuzione della capacità produttiva di 19 punti. In agricoltura è sparito il 32% delle imprese. Il rapporto debito pubblico/PIL è salito dal 106% al 134,5%. Nel giugno 2014 è stato raggiunto un nuovo record del debito pubblico: 2168 miliardi. L’aumento è da addebitare alle spese per salvare gli istituti finanziari, non per i servizi sociali che sono stati tagliati. Dal 2008 a oggi sono stati persi 2 milioni di posti di lavoro fra gli under 35. Il tasso di disoccupazione ufficiale è passato dal 6.7 al 12.4%, si è cioè quasi duplicato. La metà degli occupati sono precari. La disoccupazione giovanile è passata dal 21.3% al 44%, più del doppio. Dall’inizio della crisi i consumi delle famiglie dei lavoratori sono scesi di 5.000 euro all’anno. Quasi dieci milioni di persone sono in povertà. Fra di essi due milioni di bambini esclusi dalla cultura, dallo sport, etc. Il 7,9% dei nuclei familiari sta sotto la soglia di povertà assoluta e non riescono a sostenere la spesa minima necessaria per acquistare beni e servizi considerati essenziali, devono rinunciare alle cure mediche per motivi economici. Gli stessi rapporti sociali che generano miseria a un polo della società, generano la ricchezza borghese all’altro polo: il 10% più ricco ha aumentato la percentuale di ricchezza nazionale che possiede, oggi vicina al 50%. Le cifre dimostrano il fallimento del sistema capitalistico, della classe dominante. Ci dicono che ci vuole la rivoluzione sociale del proletariato e il socialismo per farla finita con la barbarie del capitalismo. La responsabilità di organizzarla e di farla è l’obiettivo dei sinceri comunisti, che continuiamo a chiamare all’unità!
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Terni: l’acciaieria non si tocca! Da luglio gli operai della Acciai Speciali Terni (AST) stanno dando vita a una intensa mobilitazione, con scioperi, manifestazioni, blocchi stradali e ferroviari, etc. contro il “piano industriale” della multinazionale tedesca ThyssenKrupp che controlla l’azienda. Un piano volto a scaricare sugli operai tutti i costi della crisi del settore, le irresponsabilità e le incapacità dirigenziali, prevedendo il taglio di oltre 500 posti di lavoro, la chiusura del 2° forno, la riduzione del “costo del lavoro” e la messa in discussione dei contratti aziendali. La città è solidale intorno ai lavoratori che praticamente rappresentano con le loro famiglie il tessuto socioeconomico di Terni, il cui destino è fin dall’Ottocento legato alle acciaierie. Le trattative sono fallite per via delle inaccettabili pretese di AST e nell’assenza di prospettive a medio e lungo termine, così come per il ruolo negativo giocato dalle istituzioni coinvolte, coordinate dalla ministra confindustriale Guidi, allineata con l’azienda.
Dal punto di vista proletario sono però pesanti anche le responsabilità dei vertici sindacali, che invece di intensificare e generalizzare la lotta, si sono preoccupati di farla sbollire, di interromperla durante i negoziati, di mantenerla isolata, dando fiducia a un governo come quello di Renzi che ha cercato la mediazione sul terreno dettato da AST e non può fare alcun investimento pubblico perché sottomesso ai diktat della troika UE-BCE-FMI. Noi comunisti siamo a fianco degli operai AST di Terni e sosteniamo che il problema delle chiusure, dei licenziamenti, del salario e dei diritti va affrontato con chiare rivendicazioni di classe, con la mobilitazione generale di tutti i lavoratori e forme di lotta adeguate, compresa l’occupazione della fabbrica. Dobbiamo dire basta ai licenziamenti per i profitti, per la speculazione e gli affari dei lupi di Borsa, opponendoci frontalmente alle politiche padronali, governative e dell’UE! La lotta non può essere solo locale. Da Terni a Piombino,
dall’Ilva alla Fiat va unificata la vertenza operaia! Esigiamo lo sciopero generale di tutte le categorie e rivendichiamo il divieto dei licenziamenti per i profitti, per motivi finanziari e speculativi, l’esproprio senza indennizzo delle fabbriche che chiudono, delocalizzano e inquinano (spesso dopo aver ricevuto cospicui aiuti statali). Nessun operaio deve perdere il posto di lavoro, nessuno stabilimento deve essere chiuso! Un lavoro regolare e stabile per tutti, a tempo pieno! Riduzione dell’orario di lavoro, dei ritmi e dei carichi di lavoro,
senza alcuna contropartita! Forti aumenti salariali, specie per i livelli più bassi! Queste rivendicazioni devono essere messe al centro della lotta per la difesa del lavoro, che ha una concreta possibilità di successo solo se sviluppata all’interno della più generale battaglia per l’abbattimento del capitalismo. Solo con l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione – che devono diventare proprietà dei produttori associati – si potrà dare un risposta ai problemi dei lavoratori, irrisolvibili nell’ambito del barbaro sistema capitalistico.
Metalmeccanici a Firenze: sciopero generale Corr. dalla Toscana Oggi 22 ottobre la Fiom CGil, la Film Cisl e la Uilm UIL hanno proclamato uno sciopero generale unitario dei metalmeccanici della provincia di Firenze. In conseguenza della crisi, sono almeno 1000 i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro sui 25.000 addetti al settore. Nel 2013 sono stati un migliaio i metalmeccanici in Cassa Integrazione a zero ore, che in pratica non hanno mai lavorato. Siamo ormai in presenza di un vero e proprio smembramento industriale nel territorio fiorentino, come attestano le agitazioni e le vertenze in corso in molte aziende del settore: Esaote, Targetti, Shelbx, Tecnol, Ge Transportation. Gli operai delle principali aziende in crisi o fallite hanno sfilato in un combattivo corteo
per le vie di Firenze, che si è concluso con un presidio in Piazza del Duomo dinanzi alla sede della Regione Toscana. E' di grande importanza politica la proclamazione e il successo di uno sciopero generale che i lavoratori metalmeccanici del territorio fiorentino sono riusciti a promuovere unitariamente, anticipando la manifestazione del 25 ottobre indetta dalla CGIL a Roma. E' un segno che l'unità di classe è il primo obbiettivo che i lavoratori di ogni parte d'Italia debbono raggiungere per lottare e modificare a loro favore i rapporti di forza con i padroni. Lottiamo per la proclamazione di uno sciopero generale nazionale contro le misure economiche e politiche antioperaie e antipopolari del governo Renzi, sostenuto dalla Confindustria e dalle destre!
La TRW, multinazionale di componentistica auto venuta dall'Inghilterra, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Livorno. Dopo 2 giorni di assemblea permanente in fabbrica, gli operai TRW si sono dati appuntamento davanti alla sede di Confindustria. La tensione è salita alle stelle quando la delegazione della multinazionale ha annunciato la chiusura dello stabilimento livornese. Gli operai hanno immediatamente forzato il cordone di polizia e sono entrati dal portone centrale e dalle finestre. Almeno 60 operai sono entrati e la tensione è salita ancora perchè la proprietà non si è
mossa dalla sua posizione. Momenti di tensione anche per la contestazione al segretario della Cgil Strazzullo. La polizia ha dunque deciso di richiudere il portone ma è durato pochissimo perchè gli operai hanno deciso di entrare tutti. In oltre 150 all'interno di Confindustria hanno esposto lo striscione "CONFINDUSTRIA OCCUPATA. PADRONI A CASA!". Piena solidarietà agli operai livornesi che con la loro lotta hanno dato una indicazione importante all’intera classe operaia: basta con i padroni, ci vuole la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, l’abolizione dello sfruttamento, la pianificazione socialista e il controllo operaio!
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Unire le opposizioni di classe Diversi sindacati di base (CUB, Conf. Cobas, ADL Cobas, etc.) hanno proclamato per il 14 novembre un’intera giornata di sciopero contro le politiche del governo Renzi e dell’UE. Alla giornata di lotta aderiscono precari, organizzazioni di movimento, studentesche. La USB ha proclamato almeno 4 ore di sciopero nella stessa data. Inoltre promuoveranno lo sciopero, rendendolo più ampio e sociale, anche numerose strutture degli inquilini, dei centri sociali e del territorio, i comitati e coordinamenti dei precari, le organizzazioni studentesche nazionali e locali. Lo sciopero del 14 novembre si inserisce nel percorso di mobilitazioni che ad ottobre ha già visto in sciopero e in piazza moltissimi lavoratori, ed è la conferma di una rinnovata volontà di resistere all’attacco capitalista, alla politica d’austerità imposta dall’oligarchia finanziaria e dalle sue istituzioni. Il tentativo di ricomposizione
che si realizzerà il 14 novembre è apprezzabile, seppure sono presenti alcuni limiti dovuti all’autoreferenzialità politica e organizzativa, a scapito della costruzione dell’unità di classe nella lotta di tutto il proletariato. Inoltre, si mantiene la mobilitazione tutta all’interno di un’illusoria ottica economicista e neokeynesiana (per es. la redistribuzione del reddito), senza indicare una vera, radicale alternativa di potere alla borghesia. Consideriamo comunque lo sciopero del 14 come un ulteriore passaggio della mobilitazione, da rafforzare e sviluppare per giungere a breve a un vero sciopero generale politico nazionale contro Renzi, il maggiordomo di banche e multinazionali, ed a un salto qualitativo nell’opposizione alle politiche imperialiste e nell’organizzazione di classe dei lavoratori. Chiamiamo dunque i lavoratori, e tutte le realtà che si oppongono alla politica
L’esempio della Titan
A mare le basi militari!
La protesta di Genova alluvionata
Alcuni giorni fa Landini, il segretario riformista della FIOM, ha detto che è necessario passare all’occupazione delle fabbriche come forma di lotta contro l’assalto padronale e governativo. Gli operai della Titan di Crespellano (Bo) lo hanno preso in parola e senza attendere i soliti rituali negoziali che accompagnano le ristrutturazioni aziendali, appena saputo della minaccia di chiusura, hanno deciso l’occupazione, attraverso il presidio continuo dello stabilimento. “Non un bullone uscirà dai cancelli” dicono gli operai della Titan che stanno offrendo un esempio prezioso a tutti gli altri operai, mostrando come bisogna comportarsi davanti l’arroganza del padrone. Ora non vanno lasciati soli! Attorno a esperienze di lotta come questa devono stringersi le realtà di zona per dar vita ad azioni comuni e costruire organismi di fronte unico!
Dopo la grande manifestazione nazionale di Capo Frasca del 13 settembre scorso, continua la mobilitazione contro l'occupazione militare in Sardegna. In una partecipata assemblea che si è svolta a Santa GiustaOristano si è deciso di organizzare un altra giornata di mobilitazione per sabato 13 dicembre a Cagliari di fronte al consiglio Regionale, con le seguenti rivendicazioni unificanti: - blocco immediato di tutte le esercitazioni militari; - chiusura di ogni base militare e poligono presente in Sardegna; - bonifica dei territori e riconversione ad uso civile. Aderiamo e sosteniamo la mobilitazione organizzata e antimperialista, affinché sia una nuova e grande dimostrazione della forza dei lavoratori e del popolo sardo, e si sviluppi la lotta contro le minacce di guerra imperialista, per un nuovo ordinamento sociale.
Corr. Genova popolare è scesa in piazza il 18 ottobre, dopo la terribile alluvione, per protestare contro la devastazione ambientale e chiedere massicci investimenti nella riqualificazione del territorio. Alla manifestazione, partita dal quartiere di Staglieno, uno dei più colpiti dai nubifragi, hanno aderito anche studenti, centri sociali, attivisti del movimento No Tav e una delegazione del Comitato delle famiglie delle vittime dovute all'incidente ferroviario di Viareggio. “Un’altra devastante alluvione si legge nel comunicato diffuso dagli promotori della manifestazione - ha colpito il territorio di Genova e della provincia. Come nel 2011 assieme a migliaia di volontari abbiamo sopperito all’incuria criminale delle istituzioni e aiutato i cittadini. La necessaria solidarietà non ci deve però far dimenticare le precise responsabilità politiche di una situazione intollerabile”.
antioperaia e antipopolare del governo reazionario di Renzi e dell’UE imperialista, a partecipare e rendere combattivo al massimo lo sciopero sostenendo le nostre parole d’ordine (vedi comunicato a pag. 2). Sproniamo i lavoratori sfruttati ad utilizzare questa scadenza per compiere passi in avanti nella costruzione del fronte unico di classe, e creare e rafforzare i suoi organismi di
lotta, nonché verso la realizzazione di forti sindacati di classe. E’ oggi ancor più necessario che il proletariato e le masse sfruttate ed oppresse acquisiscano la piena consapevolezza che solo un loro governo, il Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, può adottare vere misure a favore dei lavoratori, e farla finita con il sistema di sfruttamento capitalista.
“Riteniamo che, al netto di inefficienze ed incuria organizzativa la politica che governa Genova e la Liguria sia complice di un disastro annunciato. Comune e Regione sono governate da un comitato d’affari trasversale che trova nel Pd la sua mostruosa sintesi politica in combutta con la destra”. Davanti alla rimessa Staglieno dell'Amt, l'azienda di trasporto pubblico, sono stati lanciati slogan contro i costi del biglietto e la privatizzazione del servizio. Davanti a Borgo Incrociati e sotto il tunnel che porta a Brignole, dov'è morto Antonio Campanella, vittima dell'alluvione del 9 ottobre, si sono alzate anche grida di "assassini". Numerosi, lungo tutto il percorso, gli interventi polemici contro il PD e contro le amministrazioni locali genovese e ligure, con parole di solidarietà ai militanti NoTav sotto processo a Torino. Basta cementificazione e opere inutili e dannose!
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L’avventura a ritroso di un sindacalista comunista in Brianza Riceviamo e pubblichiamo Nei numeri di Settembre 1992 e Settembre 1993 di Nuova Unità un certo Giorgio Bergonzoni pubblicava 3 articoli e rispettivamente: -Le pretese post-moderne del capitalismo brianzolo Un caso lombardo -Tanto tuonò che piovve -Sindacato unico-Sindacato di Classe Giorgio Bergonzoni è lo pseudonimo del sottoscritto(mi scuso seppur tardivamente con l’eventuale possessore del nome) per celare la mia vera identità alle due realtà nelle quali allora operavo: 1-la Molteni SPA di Giussano 2-il sindacato CISL di Como. Dunque mi presento: sono Fiorenzo Maghini e oggi a 60 anni e con quasi 40 di lavoro (e di lotte sindacali) grazie a Lady Fornero come tanti altri lavoratori non posso andare in pensione. Nel maggio del 1992 fui chiamato alla CISL di Como in qualità di distaccato a tempo pieno ex L.300/70 (Statuto dei Lavoratori). Da allora e per 15 anni fino al ritorno in fabbrica nel maggio 2007 sono stato completamente immerso nell’attività e nel lavoro sindacale. Per dirla alla Giacomo Leopardi sono stati 15 anni di lavoro “matto e disperatissimo”, ma appassionante e totalizzante, con la Stella Polare dell’interesse e della difesa dei lavoratori che mi ha guidato, trascurando invece le logiche burocratiche, di bottega o verticistiche, -DA COMUNISTA-. Si dirà ( me lo sono chiesto tante volte anch’io): cosa ci fa un Comunista in una Organizzazione Sindacale filopadronale e filogovernativa come la Cisl (ma Cgil e Uil non sono da meno). La risposta è contenuta nel capoverso p r e ce d e n t e : - n e l l ’ i m p e g n o quotidiano, l’interesse della classe operaia. Non mi sono mai fatto coinvolgere in beghe, in personalismi, in lotte intestine o per una poltrona. Le logiche all’interno degli apparati sindacali però sono spietate, chi non si adegua viene eliminato o
marginalizzato. E’ successo così che dopo otto anni di lavoro in categoria nella FILCA CISL (Edili-Legno), all’ennesimo dissidio con i vertici Regionali e Nazionali sono stato “Dimissionato” dalla Segreteria Provinciale e “dirottato” all’ Ufficio Vertenze alla fine del 1999. Con un altro “dissidente” invece gli stessi vertici sono stati più sbrigativi: hanno chiuso il distacco sindacale e lo hanno rispedito in fabbrica. Questi sono i metodi, per non parlare poi dello sfruttamento al quale sono sottoposti i lavoratori dipendenti delle varie strutture sindacali (Caf- Uffici VertenzePatronati ecc.) veri avamposti del Sindacato. Chi all’interno contesta questo stato di cose viene emarginato come del resto avviene nelle aziende private. Durante o a fine carriera invece il “ Sindacalista Perfetto” va a rimpolpare qualche struttura di partito o diventa Sottosegretario o va a dirigere qualche “ Cimitero degli elefanti “ – Enti, Fondi Previdenziali e quant’altro- come Premio Fedeltà. Un Sindacato così burocratizzato che è rimasto immobile anche di fronte alla barbarie del Governo MontiFornero che ha prodotto solo devastazione sociale e povertà. Alla faccia dell’autonomia del Sindacato dalla Politica. Ma torniamo a noi. Con rinnovato impegno e spirito di abnegazione mi immergo nel nuovo e ancor più appassionante lavoro di vertenziere per altri sette anni. In un Ufficio Vertenze la mole di lavoro è enorme perché ci sono da gestire tutte le “disperazioni “ del territorio fallimenti, licenziamenti, mobbing, lavoratori senza permesso di soggiorno non pagati, campanari, perpetue o commesse di sexy shop in nerotutti lavoratori da tutelare senza nessuna distinzione. Ebbene in 15 anni, nel mio ufficio, mai nessuno di quei tali che dissertano di umanizzare il Capitalismo, si è fatto vedere, ma se ne sono guardati bene anche quasi tutti i Dirigenti Sindacali. Eppure nonostante questa mole di lavoro la struttura che vi opera è sempre in “ forza
minima “ e sottopagata (il lavoro straordinario non è retribuito) in quanto la “Nomenklatura “ considera l’ U.V. una sorta di ramo secco in quanto per sua natura non rende economicamente, non fa come si suol dire “BUSINESS”, cosicchè il lavoro va avanti comunque al meglio grazie alla volontà e al massimo impegno di chi vi opera, fino a esaurimento. All’interno del Sindacato tuttavia vi sono categorie con molte risorse economiche sia in capitali che patrimoniali (la Cisl e l’ FNP-Pensionati possiedono considerevoli proprietà immobiliari su tutto il Territorio Nazionale), ma la Solidarietà tra categorie è impensabile così le “ Categorie Povere “ tali rimangono operando sempre con l’acqua alla gola e in condizioni estreme. Dopo circa sette anni di lavoro “a esaurimento” e dopo gli ultimi “ scazzi “ con i dirigenti decido io, a 53 anni di chiudere il distacco e tornare in fabbrica. E qui viene il bello: il giusto coronamento del percorso umano e politico del sottoscritto. Trovo una realtà sindacalmente devastata dove qualche anno fa è stata inventata una ristrutturazione aziendale che ha prodotto l’espulsione di 12 lavoratori attraverso una procedura di mobilità fasulla con la complicità di Fillea-FilcaFeneal (sindacati di categoria di Cgil-Cisl-Uil). La crisi aziendale non è mai esistita in quanto la Società è una se non la più solida del settore e non c’era bisogno di nessuna ristrutturazione, tant’è che i lavoratori licenziati sono stati sostituiti da altri lavoratori assunti con contratti più “moderni”- interinali- a termineecc.- quindi più ricattabili. In questa realtà pertanto i lavoratori iscritti al Sindacato Fillea-Filca-Feneal che detiene anche il monopolio RSU sono una minima parte. In questo contesto anche il sottoscritto in questi ultimi 7 anni è rimasto sostanzialmente un non iscritto. Solo ultimamente ho aderito – unico in una realtà di circa 300 dipendenti- alla Confederazione Unitaria di Base (CUB). In questi ultimi 7 anni di
fabbrica infine pur senza un impegno diretto nella RSU i lavoratori mi hanno conosciuto e riconosciuto per l’impegno a favore dei più deboli ed esposti alle offese, alle minacce e al mobbing subendoli a mia volta come conseguenza e ritorsione. L’apoteosi è stato un ridicolo licenziamento disciplinare intimatomi il 9 luglio u.s., che ho già impugnato. Ma questa è un’altra storia che riprenderò quando si sarà concluso l’iter giudiziario. Posso solo dire che licenziamenti così se ne fanno solo in Brianza o dove manca un controllo operaio e il “Verbo” e la prepotenza del “Padrone” dilagano. Eppure la Brianza è geograficamente contigua alla “Stalingrado d’Italia”, l’eroica roccaforte operaia che tanto ha dato durante e dopo la seconda guerra mondiale. Ma non ne ha recepito neanche lontanamente i bagliori, attraversando la Storia nella sua campana di vetro. Ora che anche qui il Capitalismo ha prodotto macerie forse potrebbe risvegliarsi dal torpore ma rimane in attesa dell’arrivo “messianico” di EXPO’ 2015, illudendosi di rivivere una nuova stagione aurea di “danèe e laurà”. CONCLUSIONE Nonostante il percorso a ritroso che mi ha e ci ha portato complessivamente più indietro rispetto a quando siamo partiti; percorso illustrato in questa estrema sintesi; la considerazione finale che se ne può trarre è che non ci si trova poi così male stare 40 anni…dalla stessa parte. E LA LOTTA CONTINUA Lettera firmata
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Novembre 2014
Per un 7 novembre di unità e lotta comunista Il prossimo 7 novembre i comunisti, i rivoluzionari, i proletari coscienti di tutto il mondo ricorderanno e festeggeranno l’anniversario della immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Ciò avverrà anche nel nostro paese. In quanto comunisti (marxistileninisti), riteniamo la rivoluzione bolscevica non solo l'evento più importante della nostra epoca, che ha radicalmente cambiato il corso della storia e il volto del mondo, ma anche un evento profondamente attuale e colmo di preziosi insegnamenti per la lotta odierna delle classi sfruttate ed oppresse contro gli sfruttatori e gli oppressori. Essa costituisce la dimostrazione concreta e valida a tutt’oggi, che è non solo auspicabile, ma anche possibile e necessario abbattere il dominio borghese e costruire la società socialista. Nel periodo storico in cui viviamo, a causa della prosecuzione e dell’approfondimento della attuale crisi economica, le contraddizioni fondamentali e i mali incurabili del capitalismo si sono aggravati. Sfruttamento, disoccupazione, precarietà dei rapporti di lavoro, fame, miseria, guerre imperialiste, reazione politica, devastazione ambientale: l’agonizzante sistema dei padroni può offrire solo questo alle masse lavoratrici, alle giovani generazioni del pianeta. L'imperialismo è capitalismo morente, al tempo stesso è il preludio della rivoluzione proletaria. Nessuna propaganda o manovra della borghesia può eliminare l’inconciliabile antagonismo fra lavoro e capitale, può mistificare e annullare le leggi di sviluppo della società. Fintanto che il modo di produzione capitalista continuerà ad esistere esso sarà anche gravido di un nuovo modo di produzione. La sconfitta subita dal proletariato è dunque temporanea, la rivoluzione socialista ha solo sospeso la sua marcia e sicuramente tornerà all'ordine del giorno. Essa si
presenta come l’unica via attraverso la quale il proletariato, liquidando la proprietà privata dei mezzi di produzione, può risolvere le contraddizioni intrinseche del capitalismo, abolire lo sfruttamento e costruire una nuova società realmente a misura d’uomo, dei suoi bisogni materiali e culturali. La rivoluzione socialista, pur se non immediatamente realizzabile nel nostro paese, costituisce dunque la prospettiva concreta a cui dobbiamo prepararci sin da oggi all’interno dei conflitti sociali in atto e tra i proletari in lotta. Questo è l’obiettivo fondamentale che devono assumere con piena coscienza e responsabilità i sinceri comunisti e le avanguardie del proletariato per farla finita con la barbarie dell’imperialismo e sulle sue rovine edificare il socialismo, prima tappa della società comunista. La Rivoluzione Socialista d’Ottobre ha altresì dimostrato il ruolo determinante del partito comunista, purché guidato dalla teoria marxista-leninista. Senza un partito d’avanguardia del proletariato, fondato sui principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario, la vittoria nella rivoluzione sociale del proletariato e la costruzione della società socialista sono praticamente impossibili. L’Ottobre sovietico è dunque il fertile esempio che i proletari, i lavoratori oppressi, i giovani rivoluzionari, le donne del popolo, devono fare proprio e seguire, per dare un senso reale alle lotte di oggi, attingere nuove forze e conquistare la futura società. Per queste ragioni è importante ricordare degnamente la Rivoluzione socialista d’Ottobre nel suo 97° anniversario, rilanciando e mettendo in risalto tutto il suo significato, la sua importanza e la sua profonda attualità. Sappiamo che talune forze si stanno già organizzando per organizzare proprie iniziative di celebrazione. Questo è un fatto positivo. Tuttavia riteniamo che
la modalità prescelta, quella cioè delle celebrazioni separate, e spesso contrapposte, di partito o di gruppo, sia inadeguata rispetto i compiti che abbiamo di fronte. Non è infatti possibile fare della Rivoluzione d’Ottobre un momento di divisione fra comunisti o peggio ancora pensare di trarne qualche vantaggio tattico. Chi antepone il “proprio orticello” agli interessi di sviluppo dell’intero movimento comunista ed operaio dimostra una totale in incomprensione della necessità dell'unità, che ci indebolisce e ci impedisce di avanzare. Commette perciò un imperdonabile errore. Noi non ignoriamo le reali differenze e le divergenze esistenti, che esistono e vanno trattate e discusse tra comunisti in modo adeguato. Proprio per questo riteniamo importante che tutti coloro che hanno a cuore la Rivoluzione d’Ottobre, che ne rivendicano la sua importanza storica ed attuale – anche se purtroppo sono stati separati da mezzo secolo a causa del predominio del revisionismo – si riapproprino in modo unitario della lezione dell’Ottobre. Specialmente oggi, in un momento di dura offensiva capitalista, di reazione politica, di minacce di una guerra imperialista, si dovrebbe ricordare e festeggiare in modo
unitario l’anniversario dell’Ottobre sovietico, in un’ottica di confronto aperto, serrato e propositivo sulle principali questioni all’ordine del giorno nel movimento comunista e operaio. Dunque non una celebrazione retorica o storiografica, bensì un momento e un aspetto del lavoro rivoluzionario da svolgere, soprattutto per favorire lo sviluppo di una coscienza di classe e rivoluzionaria tra la gioventù proletaria. Proponiamo dunque a tutti i partiti e i gruppi che si richiamano al marxismoleninismo, a tutti i sinceri comunisti e rivoluzionari, di dar vita ad una sola iniziativa pubblica su scala nazionale a Roma, l’8 oppure il 9 novembre 2014. Una iniziativa unitaria di questo tipo potrà dare impulso al superamento della frammentazione esistente, contribuirà a sviluppare la solidarietà reciproca e il mutuo rispetto, a raggiungere un superiore livello di unità dei comunisti, che naturalmente dev’essere forgiata sui principi del marxismo-leninismo e dell'internazionalismo proletario, affinché sia reale e solida. Noi pensiamo che questo sia il miglior modo di ricordare e festeggiare il 97° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Perciò invitiamo tutte le forze che sono d’accordo a scriverci per organizzare in tempi stretti una riunione, in modo da trovare una soluzione unitaria, eliminando gli ostacoli di ogni tipo che impediscono la realizzazione di tale evento. 7 ottobre 2014 COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTALENINISTA Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista Piattaforma Comunista Per contatti: conuml@libero.it
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Novembre 2014
Il populismo, nemico permanente del proletariato e delle masse popolari Traduciamo un articolo del compagno Raul Marco apparso sul n. 76 di Octubre, organo del Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista). La critica è evidentemente rivolta contro il movimento “Podemos” e i suoi stolti seguaci di sinistra. Non sfuggirà l’analogia con il populismo rappresentato dal M5S di Grillo e Casaleggio (purtroppo appoggiato anche da forze “rivoluzionarie” con il logoro argomento del “voto utile” e delle “ripercussioni positive” sulle mobilitazioni delle masse popolari), che si sta spostando su posizioni sempre più reazionarie e xenofobe. Il populismo, ideologia piccola borghese, idealista, sorse in Russia negli anni 70 del secolo XIX. Secondo Lenin, "Rappresenta gli interessi dei produttori dal punto di vista del piccolo produttore". I populisti, giovani dell'intellighenzia non provenienti dalla nobiltà, credendo nella possibilità della rivoluzione sociale contadina, nel decennio degli anni settanta, indossavano abiti da contadini per andare nei villaggi, tra il "popolo", per diffondere le loro posizioni "populiste". Indipendentemente del nome che prende, "ciudadanismo" (in Italia “grillismo”, ndt), il populismo è ostile al marxismo in generale ed al leninismo in particolare. A qualsiasi livello, non riconosce la funzione
storica del proletariato; e benché non lo dichiari apertamente, è contro l'organizzazione di partito, tanto di destra quanto di sinistra. Secondo loro la lotta di classe non esiste (non lo dicono proprio così, perché non sono stupidi e hanno buone cattedre universitarie e appoggio mediatico). Si dirigono al "popolo" in generale, ed ignorano che il proletariato è l'unica classe pienamente interessata a farla finita col capitalismo e a costruire il socialismo, e ciò non si può fare con gli strilli o con una demagogia di bassa lega. Lenin ha combattuto il populismo e ha fatto a pezzi la critica dei populisti verso il capitalismo russo, in quanto illusoria e reazionaria. Secondo Lenin, la teoria e la pratica dei populisti costituivano un ostacolo per lo sviluppo e la diffusione del socialismo scientifico, per lo sviluppo del movimento operaio. Lenin non smise mai di lottare contro i gruppi populisti. Fu una lotta contro l'ideologia piccolo borghese, reazionaria in definitiva. Con il tempo sono cambiate anche le forme che prende il populismo, ma la sua essenza continua ad essere la stessa, e sebbene nella forma utilizzi una fraseologia tanto vuota quanto furba, con la quale pretende di manipolare la realtà, esso
rimane sostanzialmente una corrente reazionaria. Il populismo in tutte le sue forme, non smette di essere anticomunista e perciò reazionario e pericoloso in quanto riesce ad ingannare e a far credere particolarmente quello che non è, specie tra la gioventù, come nel caso della Spagna. Indubbiamente la prolungata negligenza ideologica, le deviazioni degli opportunisti, il politicantismo dei partiti tradizionali e perfino i tradimenti, particolarmente del PSOE che fece tutto il possibile insieme alla squadra di Carrillo, la transizione dal franchismo al franchismo senza Franco, ha prodotto e mantenuto un rifiuto, relativamente ampio, verso “i politici" che sono stati d’accordo su tutte le manovre contro i popoli di Spagna, contro il proletariato e altri settori popolari. Il populismo, non ha solo progetti pseudo-ideologici, quantomeno sbagliati, ma semina anche l'antipartitismo, il rifiuto dell'organizzazione e di qualunque progetto rivoluzionario chiaramente espresso. “Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario. Non si insisterà mai troppo su questo concetto in un periodo in cui la predicazione opportunistica venuta di moda è accompagnata dall‘esaltazione
delle forme più anguste di azione pratica", scriveva Lenin nel suo famoso Che fare? E nel suo non meno famoso Materialismo e Empirocriticismo, denunciava: "La non appartenenza a nessun partito non è in filosofia altro che servilismo miserabilmente dissimulato nell'idealismo e nel fideismo." Concludendo, il populismo, comunque si presenti e si denomini, causa seri danni e problemi. C'è gente che utilizzando errori, o pretesi tali, si aggrappa alle posizioni del populismo ed attacca e critica le forze ed organizzazioni rivoluzionarie, come il nostro Partito. Ciò genera pessimismo, disfattismo. Per ciò, bisogna essere vigilanti contro i casi che possano darsi fra i compagni e gruppi di compagni che teorizzano al negativo (la "teoria" del catastrofismo), che vedono unicamente gli errori o gli sbagli, e cadono in deformazioni e deviazioni gravi che li porteranno, incoscientemente, a rinnegare se stessi e a rinnegare tutto cercando giustificare le loro aberrazioni e deliri. È una lotta ideologica presente, attuale, che implica derive che non si possono trascurare, né sottovalutare. Marx avvertiva: "L'ignoranza è un demone, temo, che reciterà ancora qualche tragedia”.
Fallimentare ricomposizione revisionista L’appello “Il momento è ora”, recentemente apparso con le prime cento firme, non rappresenta una novità. Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di riaggregazione revisionista, diretto dai soliti tromboni del PRC e del PdCI. Esso fa parte di un processo che, in questi anni, si è caratterizzato per la progressiva caduta in termini di contenuto ideologico, politico e programmatico, nonché di qualità e quantità dei sostenitori. I promotori dell'appello propongono la ricostruzione di «un Partito comunista degno del nome». La lunga storia del marxismo e del movimento
operaio hanno dimostrato in modo inoppugnabile che esiste, da Lenin in poi, un solo Partito comunista degno di questo nome: il Partito marxistaleninista, con delle caratteristiche teoriche, politiche e organizzative ben precise. L'appello però non ne fa cenno, parla invece di unità delle forze comuniste su una “cultura politica affine”: il solito minestrone. Salta agli occhi un'assenza impressionante: manca, in tutto l'appello, la parola socialismo (o società socialista). Un partito è un Partito comunista se il suo obbiettivo strategico è il socialismo, l'edificazione di una
società socialista (nel senso marxista-leninista, come prima tappa della successiva società comunista). Qualcuno potrebbe obiettare che, per i promotori, ciò è sottinteso. La nostra impressione invece è che sia sottintesa la balla ormai sgonfia del «socialismo del XXI secolo», o qualcos'altro da «reinventare». La strategia dell'appello è la ricostruzione del Partito nell’ambito di una «sinistra di alternativa». Prima, dunque la costruzione del “fronte della sinistra” e poi quella del Partito (o viceversa, o tutte e due contemporaneamente?).
Capisca chi può, in ogni caso la puzza dell’elettoralismo e del cretinismo parlamentare si avverte dal primo all’ultimo rigo dell’appello. La scarsa levatura di questo documento e la ripetizione sistematica degli errori del passato, non devono comunque farci sottovalutare l’ennesima “operazione rilancio”: la crisi dei partiti revisionisti e le future dinamiche dello scontro di classe (a livello nazionale e internazionale) potrebbero dare ossigeno a questa operazione e rappresentare un nuovo ostacolo sulla strada della formazione di un Partito veramente leninista.
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Messico: verità e giustizia per gli studenti rapiti e assassinati Lo scorso 26 settembre, nella città di Iguala, nello stato di Guerrero del Messico, sono stati assassinati sette giovani dalla polizia, e altri 43 sono stati rapiti da uomini armati non identificati che hanno operato con la complicità delle autorità locali. In seguito sono stati trovati in una fossa comune i corpi senza vita e brutalmente torturati di 28 studenti. Erano ragazzi, figli di contadini e studenti di una scuola rurale. Manifestavano contro la controriforma del sistema educativo.Difendevano l'educazione pubblica, le scuole nelle campagne, l'insegnamento al servizio del popolo e la trasformazione sociale del paese. Per questi motivi li hanno assassinati a sangue freddo, sequestrati, torturati e uccisi. Le informazioni provenienti dalla zona segnalano chiaramente come autori materiali del crimine la polizia municipale e i sicari al servizio
di un cartello di narcotrafficanti. In realtà, non c'è differenza tra gli uni e gli altri: di giorno agiscono con le uniformi, di notte se le tolgono. Sono due facce della stessa medaglia. Il mandante sembra sia il sindaco di Iguala e sua moglie, legati ai narcos. La criminalizzazione della protesta degli studenti da parte di affaristi criminali e politici corrotti, la repressione scatenata dalle “forze dell’ordine” e dai poteri statali, portano inevitabilmente a pensare che il massacro sia stato direttamente orchestrato e gestito da queste forze. In Messico, come in tanti altri luoghi del mondo, il crimine organizzato, il narcotraffico specialmente, si ingrassano e si espandono a loro agio, perché gli apparati statali sono conniventi con essi, o perlomeno li tollerano. Nel paese centroamericano crescono le proteste e si
succedono in numerose città grandi manifestazioni e scioperi. Nello stato di Guerrero centinaia di universitari hanno preso d’assalto il palazzo governativo dopo la scoperta di una fossa comune. In altre città sono stati attacati i palazzi del potere borghese e dei suoi partiti. Esigiamo piena verità sulla sparizione e l’assassinio dei 43 studenti, commessi presumibilmente da parte di forze di sicurezza dello stato e dai sicari dei cartelli della droga. Questa azione criminale può qualificarsi solo come una strage
di Stato. Perciò, rivendichiamo assieme ai nostri compagni del del Messico, la cacciata dal potere dei responsabili politici e militari del mostruoso crimine, il castigo di assassini e corrotti. Via il governo di Pena Nieto, per una nuova Assemblea Costituente e la Repubblica Democratica Popolare! Manifestiamo tutta la nostra solidarietà alle famiglie dei giovani assassinati, ai loro compagni, e specialmente con le ragioni della loro lotta che sono quelle della classe operaia e dei popoli oppressi del mondo.
Senza tregua contro i fautori di guerra Nello scenario di una economia capitalista che oscilla fra stagnazione e esuberanza finanziaria associate alla crescente speculazione, con ritmi di crescita deboli fino allo scoppio inevitabile della prossima bolla, si inaspriscono le contraddizioni fra potenze e monopoli imperialisti. I fattori di aggravamento della situazione sono molteplici. Non possiamo infatti dimenticare che: a) la crisi si è originata e sviluppata nel paese più armato e aggressivo del mondo, gli USA, i quali di fronte alle
difficoltà ed alla perdita di posizioni sull’arena internazionale non esitano a far valere la potenza militare; b) l’ascesa di nuove potenze imperialiste modifica gli equilbri geopolitici e strategici e fa sì che queste potenze non accettano lo status quo e premono per una nuova ripartizione del mondo; c) il riarmo è in crescita, così come lo sciovinismo, il nazionalismo, l’integralismo (tutti appoggiati dal capitale monopolistico) e la politica guerrafondaia dei circoli borghesi più reazionari.
Invitiamo i compagni, i lavoratori, i giovani, a scaricare gratuitamente dal nostro sito internet Teoria e Prassi n. 26. La rivista contiene, tra l’altro, numerose traduzioni di articoli e documenti della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti, che quest’anno celebra il suo 20° anniversario. Leggetela, diffondetela!
Quello che vediamo in Medio Oriente, in Ucraina, nel mar della Cina e altrove è per l’appunto l’acuirsi della disputa fra briganti imperialisti per accaparrasi i mercati di sbocco e le materie prime, le vie di trasporto delle merci e le zone strategiche, per scaricare sui propri concorrenti e sui paesi più deboli le conseguenze della crisi. “L'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici continua a sussistere” ci ricorda il compagno Stalin. Questa tendenza si accompagna inevitabilmente all’attacco al movimento operaio, alla limitazione delle libertà democratiche, alla soppressione del parlamentarismo borghese, all’autoritarismo, all’avanzata dei partiti fascisti e populisti in molti paesi. E’ più che mai necessario unirci e mobilitarci in un ampio Fronte popolare e antimperialista contro la guerra, che sia basato sull’unità di azione di tutti gli organismi operai, popolari, territoriali, studenteschi, etc.
Opponiamoci in massa al governo Renzi, servile verso gli USA e la UE, che coinvolge l’Italia nelle aggressioni e nelle manovre imperialiste. Nessuna complicità con i dirigenti delle potenze imperialiste che cercano l'appoggio delle opinioni pubbliche per avanzare nei loro piani bellici! Esigiamo la cessazione immediata dei preparativi di guerra, il ritiro immediato di tutte le truppe inviate all’estero, la drastica riduzione delle spese militari, l’uscita dell’Italia dalla NATO e dall’UE imperialisti, la cacciata delle basi USA e la fine delle servitù militari. Unità del proletariato e dei popoli contro il comune nemico: l’imperialismo. Abbandoniamo le illusioni pacifiste piccolo borghesi. Ricordiamoci che “il nemico è in casa nostra” (K. Liebknecht). Solo la rivoluzione proletaria potrà porre fine alle carneficine, alle sofferenze che sono imposte dalla borghesia e dai suoi alleati.