PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
Aprile 2014 n. 48
Scintilla ORGANO
DI ESPRESSIONE DI
teoriaeprassi@yahoo.it
Il 1° gennaio 2013 è entrato in vigore il «Patto di bilancio europeo», il Fiscal compact, firmato da 25 dei 27 Stati membri dell'UE (fra cui l'Italia sotto il governo Monti). Secondo le norme di questo trattato, tutti i Paesi firmatari con un debito pubblico superiore al 60% del PIL hanno l'obbligo di far rientrare il loro debito entro quella soglia nel giro di venti anni. Che cosa significa? Significa che l'Italia dovrà ogni anno destinare 50 miliardi di euro a quell'impegno. Ad essi si aggiungono altri 20 miliardi annui per concorrere al cosiddetto Fondo salva-Stati. E’ un giogo insopportabile per i lavoratori italiani, che vedranno - nel prossimo ventennio sempre più colpiti i loro salari, le loro pensioni, i servizi pubblici. E’ l’austerità permanente e la distruzione del futuro delle nuove generazioni. Il Patto prevede inoltre che ogni Stato firmatario inserisca, nel proprio ordinamento statale, l'obbligo del pareggio del bilancio con una norma costituzionale o con una legge ordinaria. La borghesia imperialista italiana ha voluto essere fra i primi della classe e, nel modo più servile e più rassicurante per gli oligarchi della finanza internazionale, ha inserito quell'obbligo nella nostra Carta costituzionale! E’ come se l’art. 1 della Costituzione fosse stato trasformato nel modo seguente: «La sovranità appartiene ai burocrati dell'oligarchia finanziaria aeuropea, che la esercitano nelle forme e secondo i diktat da essi stabiliti». Dopo il suo giro nelle capitali europee Renzi ha dichiarato che il suo governo «rispetterà tutti i vincoli europei». Bisogna delegittimare l’UE con l’astensione di massa alle elezioni, bisogna cacciare via Renzi e tutti i governi borghesi che ci portano alla rovina. La classe operaia a Palazzo Chigi per abolire il Fiscal Compact, uscire dall’UE, dall’euro e dalla NATO!
PIATTAFORMA COMUNISTA
www.piattaformacomunista.com
1 euro
Incitiamo i lavoratori i disoccupati, i giovani a riprendere la lotta contro il governo Renzi e l’UE imperialista
A pagina 5
NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA DELLE BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA!
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Impediamo all’oligarchia di avanzare nel suo piano reazionario e antioperaio! La dichiarazione del pescecane Marchionne - “pieno sostegno a Renzi" – ha chiarito anche ai ciechi e ai sordi la natura di classe del governo Renzi. Le misure recentemente approvate dal governo sono neoliberismo sfrenato e reazione antioperaia, proseguono la politica di austerità e di competitività, si collocano completamente all’interno delle direttive UE-BCE-FMI e fanno gli interessi dei monopoli capitalistici. Il grosso degli stanziamenti va agli industriali: 82,6 mld. fra trasferimenti statali e riduzione dei costi energetici, che si aggiungono a quelli già regalati dai governi precedenti. C’è la riduzione delle tasse dei padroni, con un'imposta sulle rendite finanziarie. Ma è difficile credere che i capitali finanziari saranno colpiti da questo governo di rappresentanti dell’alta finanza. C’è il decreto Poletti-Berlusconi, con i provvedimenti definiti “perfetti” dagli industriali: estensione dei contratti a termine fino a tre anni e senza causale, apprendistato fino a cinque anni senza qualifica e senza formazione, con salari da fame. Flessibilità non vuol dire investimenti e occupazione, ma solo mani libere ai padroni per aumentare lo sfruttamento di quei pochi giovani che trovano
un lavoro precario e sottopagato. Intanto si prepara il disegno di Legge sugli ammortizzatori sociali e i contratti di lavoro per smantellare altri diritti, fra cui l’art.18, e garantire ai padroni nuove opportunità di sfruttamento. E ai lavoratori impoveriti da sei anni di crisi, schiacciati da un crescente prelievo fiscale? Ecco la promessa di una mancia per immobilizzare alcuni settori. Lo sconto fiscale annunciato – che non copre neanche lontanamente quanto si è perso proviene dai tagli alla sanità, dagli esuberi dei pubblici dipendenti, dalle privatizzazioni, dal blocco dei contratti. Per i pensionati, per i disoccupati, per i lavoratori “inacapienti” va anche peggio, perché non ricevono nulla! E mentre si trovano decine e decine di miliardi per banche e padroni, ancora non si trova 1 mld. per gli operai in cassa integrazione in deroga! L’atteggiamento di Renzi nei confronti del movimento operaio e sindacale (“saranno contro di noi? ce ne faremo una ragione”) è da arrogante padrone del vapore. Ad essere sotto attacco è il sindacato in quanto indispensabile organizzazione di massa dei lavoratori. Parallelamente alle misure antioperaie, avanzano a forza di
ricatti una legge elettorale antidemocratica, la soppressione del bicameralismo e del voto di fiducia del senato, per varare governi stabili e ferrei, che prendano decisioni antipopolari rapide e incisive. Riuscirà l’imbroglione Renzi a rilanciare il declinante imperialismo italiano, uscendo dalla stagnazione? L’ex sindaco è il rappresentante dell’oligarchia finanziaria parassitaria e corrotta, è l’esponente di un partito allo sfacelo come il PD, e ha come socio un delinquente piduista. Renzi non ha forze proprie, né vaste basi sociali, nè solide alleanze. Appena la classe operaia si muoverà unita verrà spazzato via. La soluzione dei gravi problemi che affliggono le masse lavoratrici e popolari del nostro paese non passa per gli
illusionisti borghesi e piccoloborghesi. Si avrà solo rovesciando i rapporti di classe e con l’appropriazione dei mezzi di produzione da parte di tutta la società. Perciò dobbiamo agire con indipendenza di classe, rompendo nettamente col riformismo e l’opportunismo, per combattere fin da subito il governo Renzi nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nelle scuole, nelle piazze, impedendogli di consolidarsi e di avanzare nel suo disegno antioperaio e reazionario. Costruiamo 10-100-1000 comitati operai e popolari. Apriamo con la lotta di massa la strada a un Governo rivoluzionario degli operai, per rottamare la borghesia. Per questo è necessario un autentico Partito comunista!
L’Italicum è peggio della legge Acerbo di Mussolini! La Camera ha approvato la legge elettorale “Italicum”, scaturita dallo scellerato accordo fra Renzi e Berlusconi. Se passerà anche al Senato, darà vita ad un nuovo ordinamento politico, trasformando radicalmente la forma dello Stato e della democrazia costituzionale borghese. L'Italicum è anticostituzionale come il Porcellum: prevede le liste bloccate, un abnorme premio di maggioranza del 15% che, combinato con uno sbarramento d'accesso raddoppiato (8% per i partiti che si presentano da soli), distorce la volontà popolare. La “nuova” legge elettorale punta ad imporre un bipartitismo forzato, ovvero a
creare una maggioranza artificiale nelle mani di un unico partito. PD e PDL hanno creato un meccanismo infernale per cui il premio di maggioranza non si limiterà al 15%, ma sarà molto superiore in quanto un partito potrebbe accedere al premio di maggioranza (cioè al 53% dei seggi) avendo solo il 20-25% dei voti popolari e giovandosi dei voti della coalizione che non producono seggi per i partiti minori. Il precedente storico dell’Italicum è la Legge Acerbo che, attribuendo un enorme premio di maggioranza alla lista che avesse ottenuto un voto in più di tutte le altre, determinò la formazione del listone con cui
Mussolini liquidò i piccoli partiti e fece eleggere alla Camera 355 deputati (più altri) da lui direttamente nominati. La borghesia sente oggi le stessa necessità: sbarazzarsi dei piccoli partiti e del bicameralismo per consentire un'attività di governo più stabile e incisiva, realizzare le controriforme volute dal grande capitale, travolgere il movimento operaio. Con l’Italicum, come con Legge Acerbo, si distrugge la natura del Parlamento come istituzione rappresentativa. Ma l’Italicum è anche peggio di quella legge che non riuscì ad impedire l'accesso al Parlamento delle forze d'opposizione, perché non prevedeva le soglie di
sbarramento per i partiti minori. L’Italicum dimostra che la classe dominante non è più in grado di governare con i vecchi metodi della democrazia borghese e si vede perciò costretta a ricorrere a metodi autoritari e antidemocratici. Guai a sottovalutare le misure della borghesia che sopprimono le libertà democratiche e le conquiste dei lavoratori, falsificano e restringono i diritti del parlamento, intensificano la repressione antipopolare. Il 25 Aprile manifestiamo contro la trasformazione reazionaria dello Stato! Formiamo un ampio Fronte popolare per lottare uniti contro l’offensiva capitalista, la reazione politica e le minacce di guerra!
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Il NO all’accordo sulla rappresentanza dia impulso al fronte unico operaio Lo scorso 10 gennaio è stato firmato dai segretari di CGIL, CISL, UIL e da Confindustria l'accordo sul Testo Unico sulla Rappresentanza. In conseguenza di questo accordo le organizzazioni sindacali non firmatarie dell’accordo sono di fatto escluse dai diritti sindacali e dalle elezioni Rsu, si nega il diritto di voto ai lavoratori sugli accordi che li riguardano, si limita il diritto di sciopero e si prevedono sanzioni per i sindacati e i delegati che lottano. L’accordo è l’estensione del modello Marchionne in tutte le fabbriche, è parte integrante della svolta autoritaria in atto, Per contrastarlo la FIOM ha indetto una consultazione fra tutti lavoratori metalmeccanici. I risultati ufficiali non sono ancora noti, ma sappiamo che in molte fabbriche gli operai hanno rigettato a stragrande maggioranza l’accordo-truffa. Questo è un fatto importante, ma non basta: bisogna far saltare l’accordo con la lotta,
non migliorarlo in alcuni suoi punti; bisogna impedire la sua applicazione con forme di conflitto adeguate; bisogna negare ogni legittimità alla firma dei vertici sindacali, perchè anticostituzionale. E’ indispensabile che tutte le forze operaie e sindacali che rigettano l’intesa sulla rappresentanza, dentro e fuori il sindacalismo confederale, facciano fronte unico contro di essa e l’offensiva padronale. Bisogna fare della battaglia contro l’accordo sulla rappresentanza un momento importante per la ricostruzione del sindacalismo rivoluzionario e di classe nel nostro paese. Quanto a Landini – che ha accettato gli accordi da cui è derivato quello del 10 gennaio – non ci facciamo illusioni. Vedremo se sarà coerente con le sue recenti prese di posizione, rifiutando l'applicazione del Testo unico e togliendo la firma dal documento congressuale della Camusso. Oppure se cercherà di nuovo sponde nella direzioni più sbagliate.
24 aprile, sentenza di cassazione della strage Thyssenkrupp Riceviamo e pubblichiamo (stralci) Il prossimo 24 aprile la Corte di Cassazione sarà chiamata a pronunciarsi in merito alla strage ThyssenKrupp del dicembre 2007 in cui persero la vita 7 nostri compagni di lavoro: Antonio, Roberto, Bruno, Angelo, Rocco, Rosario e Giuseppe. Dopo le condanne inflitte inizialmente in primo grado, definite “storiche” ed “esemplari”, sono stati derubricati in secondo grado sia l’omicidio volontario, sia il dolo eventuale, che la Corte d’Appello ha trasformato in “omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente”: ampiamente ridotte le pene per tutti gli imputati. Non è stata la sensibilità dei giudici ma la mobilitazione popolare che ha portato alle condanne di primo grado, lavoro poi vanificato dal passare del tempo e dalla (quasi) totale cappa di silenzio calata dai media sulla vicenda,
che ha portato poi al colpo di spugna in secondo grado. In un Paese come il nostro, dove Vaticano, massonerie, lobby e grandi famiglie industriali hanno fatto e continuano a fare il bello e il cattivo tempo, vedendo profilarsi il più che fondato sospetto che in Cassazione vengano alleggerite le posizioni degli imputati, invitiamo lavoratori e cittadini a presidiare il palazzo dove ha sede la Corte di Cassazione a Roma il 24 aprile prossimo.... Ci rivolgiamo alla parte sana del Paese, chi lotta contro la devastazione ambientale, per la dignità del lavoro e in difesa dei diritti, a quanti sono già in lotta per una società migliore, perché in vista del 24 aprile prossimo promuovano e partecipino in prima persona al presidio di solidarietà ai familiari di tutte le vittime del profitto davanti alla Corte di Cassazione a Roma, piazza Cavour. Noi non dimentichiamo.
Eppur si lotta! Malgrado la coltre di silenzio da parte dei media borghesi e, soprattutto nonostante l’immobilismo delle direzioni politiche e sindacali collaborazioniste, la classe operaia continua a resistere e lottare contro l’offensiva padronale. Fra le iniziative di lotta di queste ultime settimane vogliamo ricordare: a) La lotta degli operai IMS (Industrie Metallurgiche Spoleto), ex Pozzi, che continuano con gli scioperi in difesa del loro salario, “perso” nei meandri dei debiti e dei cambiamenti di proprietà. Gli operai IMS sono protagonisti di una dura lotta che può servire da esempio. Lo scorso anno, di fronte alla completa passività dei dirigenti sindacali, gli operai hanno costituito un comitato di lotta che ha preso la direzione della protesta e sono scesi in sciopero autoconvocato ad oltranza per settimane. Analoga situazione si sta proponendo nello stabilimento lombardo. Di fronte ad una situazione sempre più critica, lo scorso 27 marzo l’assemblea operaia ha deciso un nuovo sciopero, molto partecipato, con contestazioni all’ex sindaco di Spoleto. b) La lotta dei facchini della cooperativa Serim dentro i magazzini Carrefour di Pieve Emanuele. Il cambio di appalto prevede il trasferimento di 30 operai con passaggio al part-time e la perdita di diritti (integrazione malattia, ticket mensa); il tutto
con la complicità attiva dei bonzi confederali. Questa decisione padronale rientra in progetto a largo raggio: Carrefour prevede il taglio complessivo del 30% sul costo generale della forza lavoro. c) la lotta dei lavoratori Piaggio Aero Industries di Genova. In concomitanza dell’apertura di un tavolo di confronto, le RSU aziendali hanno proclamato uno sciopero di 8 ore per protestare contro la annunciato piano aziendale che prevede la chiusura di uno dei siti, con relativi licenziamenti e trasferimenti del personale rimanente. Continua il presidio dei cancelli e le assemblee per decidere le ulteriori firme di lotta. Queste lotte proletarie dimostrano che la brace cova sotto la cenere. Sono esempi di una resistenza di classe viva e vegeta, ma purtroppo isolata. Quando gli sfruttati riusciranno a costruire il fronte unico di lotta, quando le varie mobilitazioni diventeranno unitarie e coordinate, quando il proletariato saprà darsi una direzione autenticamente comunista e una prospettiva politica di classe, e non subordinata alle direzioni politiche e sindacali opportuniste e riformiste, potremo fare finalmente i conti fino in fondo con i padroni e i loro governi, e aprirci la strada verso la rottura rivoluzionaria del sistema di sfruttamento borghese e la costruzione di una nuova società, senza più sfruttamento.
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12 aprile: in piazza contro governo e UE Il 12 aprile si terrà a Roma (h. 14.00, Porta Pia) la manifestazione nazionale dei movimenti di lotta attivi sul territorio (No Tav, No Muos, occupanti di case, etc.) e del sindacalismo di base contro le politiche d’austerity e di precarietà imposte dal governo Renzi, il jobs act e la precarietà, le privatizzazioni, i tagli allo stato sociale, contro le politiche liberiste e autoritarie sostenute dall’UE. La mobilitazione, che mira a dare continuità alle esperienze del 1819 ottobre scorso, così come alle lotte contro i CIE e la repressione, raccoglie una esigenza diffusa: quella di dare una risposta di massa alle misure antipopolari volute dall’oligarchia finanziaria e dalle sue istituzioni. Occorre dunque fare in modo che questa manifestazione, e più in generale i movimenti di lotta, rompano ogni subordinazione con le politiche e le logiche riformiste e si diano una piattaforma comune realmente anticapitalista e antimperialista, imperniata sulla difesa intransigente degli interessi delle masse sfruttate. Scendiamo dunque in piazza contro l'austerità, i trattati come il Fiscal compact, imposti della Troika UE-BCE-FMI e i decreti antiproletari approvate dal governo Renzi. Rafforziamo il carattere
antifascista, antirazzista e internazionalista della mobilitazione, che si trova in sintonia con le dimostrazioni che si sono svolte a Madrid il 22 marzo, ad Atene il 1° aprile e che si svolgeranno a Parigi il 12 aprile. Impediamo ai fascio-forconi e ai “rossobruni” di infiltrarsi nella manifestazione! Auspichiamo che in questa giornata di lotta si realizzi un’ampia convergenza di tutte le forze politiche, sindacali di classe, i movimenti di protesta sociale, i lavoratori, i giovani, i migranti, che vogliono ampliare e rafforzare la resistenza ai disegni del grande capitale. Diamo continutà alla mobilitazione avanzando nell’unità di azione, nel più stretto coordinamento tutte le forze e organismi che si pongono sul terreno della lotta di classe, sostenendo una posizione di netta rottura con il capitale e le sue istituzioni nazionali e sovranazionali, come l’Unione Europea. Facciamo della manifestazione un passaggio importante che contribuisca a delegittimmare l’europarlamento, per aprire nuove prospettive politiche. E’ ora di finirla con le illusioni riformiste, è ora di lottare per l’alternativa rivoluzionaria e socialista al moribondo sistema capitalista. Prima lo seppelliremo meglio sarà per l’umanità.
Per un 1° Maggio di lotta a Firenze Dal Comitato organizzatore (stralci) Il tema portante della mobilitazione per la Festa dei Lavoratori sarà certamente la Sicurezza del Lavoro e Sul Lavoro. Oltre le organizzazioni sindacali e politiche impegnate a lottare senza compromessi sul tema della sicurezza del lavoro (parteciparanno) anche le istanze dei comitati cittadini come i NO TAV, come il Comitato Contro l'inceneritore di Case Passerini, comitati dei lavoratori stranieri, dei lavoratori pendolari e per la sicurezza del trasporto ferroviario; movimento di lotta per la Casa, movimenti di difesa della Salute, associazioni studentesche.. Oggi i lavoratori del nostro paese soffrono la mancanza di garanzie, di diritti e di stabilità del lavoro, situazione aggravata anche dagli ultimi provvedimenti del governo Renzi… La realtà fiorentina, per l'ormai concreta desertificazione industriale e per i processi di privatizzazione di tutti i principali servizi pubblici, dal gas all'acqua, per la privatizzazione di ATAF, la deregulation del commercio e le aperture festive, le penalizzazioni economiche dei dipendenti pubblici, le grandi speculazioni urbanistiche, la spregiudicata gestione del ciclo dei rifiuti, gli sfratti e l'esclusione sociale ..; vive in maniera drammatica ed emblematica questi processi. Per questo è il momento, non più rimandabile di riscoprire l'importanza del Primo Maggio, come momento di lotta di tutti i lavoratori, per affermare i propri diritti, e riscattare il proprio futuro; l'iniziativa sarà anche l'occasione di rinsaldare la collaborazione fra le varie realtà della sinistra fiorentina, per costruire dal basso un nuovo percorso unitario...
A proposito di “Cavalieri del Lavoro” Il delinquente pregiudicato Silvio Berlusconi, dopo la recente sentenza della Corte di Cassazione che ne ha confermato la condanna a due anni di interdizione dai pubblici uffici (per cui egli non è più candidabile alle elezioni), si è autosospeso dalla Federazione dei Cavalieri del Lavoro, l'onorificenza che viene conferita - fra gli altri - a una quantità di capitalisti sfruttatori come Berlusconi (Cavalieri…del lavoro altrui). Temeva che gli arrivasse, fra capo e collo, quanto era già accaduto a un altro supersfruttatore e condannato, Callisto Tanzi, al quale - dopo il crac della Parmalat e il fallimento di migliaia di risparmiatori - il titolo di Cavaliere del Lavoro era stato revocato, "per indegnità".
Per quanto riguarda l'«onorificenza» il pregiudicato di Arcore ha preferito fare karakiri da sé. Ma il nome di «Cavalieri del Lavoro» ha anche un altro significato e un'altra storia, una magnifica storia che appartiene alle origini del movimento operaio degli Stati Uniti d'America e che a noi comunisti marxisti-leninisti fa piacere ricordare. Come spiega Federico Engels nella prefazione all'edizione americana (1887) della sua grande opera La situazione della classe operaia in Inghilterra, tre erano nell'Ottocento le componenti del movimento operaio nordamericano: l'organizzazione newyorkese di Henry George, i Cavalieri del Lavoro e il Partito socialista del lavoro. A proposito dei secondi
Engels così scriveva: «Il secondo grande settore del movimento americano è costituito dai Cavalieri del L Lavoro. E questo sembra essere il settore più tipico per l'attuale stato del movimento, in quanto esso è di gran lunga il più forte. Una possente unione estesa su una parte così grande del Paese, che attraverso innumerevoli «assemblee», esprime tutte le sfumature delle opinioni individuali e locali in seno alla classe operaia. […] I Cavalieri del Lavoro sono la prima organizzazione nazionale creata dalla classe operaia americana come un tutto unico; quale che sia la loro origine e la loro storia, quali che siano le loro debolezze e le loro piccole stravaganze, quali che siano la loro piattaforma e il loro statuto, sono di fatto l'opera di tutta la classe
dei salariati americani, l'unico legame nazionale che li tiene uniti, e in ciò sta la loro forza, che essi sentono non meno dei loro nemici, e li riempie della orgogliosa speranza di future vittorie. «Il programma del proletariato americano col tempo coinciderà, per ciò che riguarda il fine ultimo, con quello che dopo 60 anni di divisioni e di discussione è divenuto il programma della grande maggioranza del proletariato europeo. Esso proclamerà come fine ultimo la conquista del potere politico della classe operaia, affinché la società nella sua interezza si impossessi immediatamente di tutti i mezzi di produzione - la terra, le ferrovie, le miniere, le macchine, ecc. - per sfruttarli in comune, per conto e nell'interesse di tutti».
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NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA DELLE BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA! Il prossimo 25 maggio saremo chiamati a votare per il parlamento dell’Unione Europea (UE). Che cosa è la UE? Quali interessi difende? La UE è un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare. La UE è l’artefice e il garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti. E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni delle aziende statali e municipalizzate per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie. E’ dunque uno strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte. La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure antipopolari. I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi e dei contenuti
democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro. E’ in atto un processo di crescente trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE. Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di palazzo, senza alcun mandato popolare, intende portare avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali. Quale modello di società si vuole realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli. Dalla adesione allo SME e all’euro, dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari. La politica della troika UEBCE-FMI (Unione EuropeaBanca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale. Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci raccontano che è
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista Visitate il sito www.conuml.weebly.com Aderite!
la povera gente a vivere sopra le sue possibilità! Continuano a chiederci sacrifici per un domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso e dello sviluppo! Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della dittatura del capitale finanziario. Noi non siamo astensionisti per principio. Siamo per utilizzare, laddove ve ne sono le condizioni, le elezioni e la tribuna parlamentare per sostenere gli interessi operai e popolari, per combattere il capitalismo anche dall’interno delle sue istituzioni – come fecero il partito bolscevico con Lenin prima della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917 e il Partito Comunista d’Italia con Gramsci nel 1924 – dimostrando nel contempo ai settori più arretrati del proletariato che il parlamentarismo borghese dev’essere superato e presto per via rivoluzionaria. Queste condizioni nelle elezioni europee oggi non vi sono, a causa di leggi elettorali e soglie di sbarramento antidemocratiche e di stampo fascista, di costi proibitivi, della disinformazione dei principali mezzi di comunicazione. Purtroppo la classe operaia e le masse popolari non possono ancora contare sulla presenza di un forte e combattivo Partito comunista di tipo leninista e di un ampio Fronte popolare che siano in grado di superare questi ostacoli. Mentre lottiamo per forgiare questi indispensabili strumenti, l’unica scelta valida nell’attuale situazione è quella di negare il voto a partiti reazionari, neoliberisti, populisti, riformisti e a quelli socialdemocratici, revisionisti e opportunisti della falsa e ingannevole sinistra che strumentalmente si definisce comunista e a volte persino sfacciatamente marxistaleninista, che tentino con nuovi espedienti e manovre di ingannare la classe lavoratrice
operaia e intellettiva e carpirne il voto, partiti che in vario modo fungono da puntello sociale e istituzionale della UE dei monopoli capitalistici e del capitale finanziario. Tanto meno è possibile appoggiare carrozzoni elettorali zeppi di intellettuali borghesi radical chic, social-liberisti e opportunisti di tutte le risme che spargono micidiali illusioni sulla riforma della UE favorendo divisioni nel campo popolare. Pertanto nessun voto alla UE delle banche e dei padroni, dell’austerità, del Fiscal compact, delle missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla UE, dall’euro e dalla NATO! Rifiutiamoci di pagare il debito! Solidarietà internazionalista ai lavoratori e ai popoli che lottano e resistono all’offensiva capitalista e imperialista! La protesta operaia e popolare si esprima nelle elezioni europee del 25 maggio 2014 con l’astensione protagonista e militante di massa! Manifestiamo in questo modo la nostra ribellione e opposizione di classe e rivoluzionaria alle imposizioni e alle politiche criminali della UE! Rialziamo la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione. Chiamiamo le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi di classe, sindacali e popolari, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici ad aderire a questo appello. Realizziamo l’unità d’azione per boicottare le elezioni europee e lavoriamo per una manifestazione nazionale unitaria in campagna elettorale. Roma, 30 marzo 2014 Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista Piattaforma Comunista
Per adesioni: conuml@libero.it
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Farla finita con la frammentazione Usando un linguaggio informatico, possiamo dire che un aspetto importante della nostra attività è paragonabile alla deframmentazione dei dati presenti in un computer. In cosa consiste? Consiste nel ridurre il livello di divisone e frantumazione dei gruppi, dei circoli e dei singoli compagni comunisti presenti in Italia, cercando di distanziarli dalle varie correnti revisioniste e opportuniste, per riordinarli, unificarli e riorganizzarli, facendo in modo che si accorcino le distanze fra di loro e con la classe operaia. Questa operazione necessita chiaramente di uno spazio politico, che noi riteniamo esista nel nostro paese, per la formazione di un più alto livello di unità comunista che avvicini la fondazione di un solo, forte Partito di avanguardia del proletariato. La deframmentazione per avere successo va necessariamente eseguita su chiare basi ideologiche e di programma, coerentemente marxisti-leninisti. Ma deve anche procedere su una
pratica sociale in comune, per collegarsi strettamente con la classe operaia e portare al suo interno la coscienza socialista. Si tratta, evidentemente, di un'impresa complessa, dai tempi non brevi, che deve essere pianificata e procedere per cerchi concentrici. A volte necessita di riavvii e ripetizioni, stante la misura del disordine e della confusione esistente nel nostro movimento, dovuta alla lunga egemonia revisionista e ai crash subiti. Oggi il risultato di questa attività non sta tanto in una maggiore velocità delle operazioni politiche (anzi, in un primo momento potrebbero rallentare), quanto nel raggruppare e compattare le forze esistenti e nel rendere ciascuna di esse in grado di rapportarsi correttamente alle altre, in modo da replicare il processo e sviluppare un’iniziativa e un intervento organico fra settori importanti del proletariato. Uno dei risultati della deframmentazione sta nell’offrire alla classe, in modo particolare ai suoi elementi più
avanzati, un punto di riferimento più omogeneo e compatto, che non obblighi a leggere “in punti differenti”, saltando da uno all’altro (come se non ce ne fossero già abbastanza). Una delle problematiche sta invece nella presenza di file che non possono o non vogliono essere spostati. Si tratta di realtà spesso affette dai vecchi virus del settarismo, del localismo, dell’attendismo.
Costruire comitati di fronte unico Nella nostra propaganda chiamiamo spesso alla costruzione di Comitati di fronte unico operaio dal basso. Che cosa sono, da chi sono composti, quali funzioni hanno? I Comitati di lotta, di sciopero, di agitazione, etc. - che già esistono o che devono costituirsi - sono organismi di massa nei quali si raccoglie la classe operaia e gli altri sfruttati, spina dorsale del fronte unico proletario. Essi sono formati dai lavoratori iscritti a tutte le organizzazioni operaie (politiche, sindacali, etc.) che resistono alla offensiva capitalista e dalla massa dei lavoratori non iscritti ai sindacati che vogliono lottare, per lo sviluppo dell’unità di azione e di intenti. I Comitati sono gli organi di sviluppo dell’azione proletaria di massa, senza distinzione di partito e di sindacato, per garantire la più ampia partecipazione alle azioni di
lotta e l’unità del fronte di lotta operaio. I Comitati si formano e agiscono nelle fabbriche e negli altri posti di lavoro, così come nel territorio, combinando efficacemente la lotta per le rivendicazioni politiche ed economiche urgenti dei lavoratori, sviluppano ed unificano dal basso la mobilitazione della classe operaia, assumono la direzione degli scioperi e delle altre forme di lotta del proletariato e dalle masse popolari. Un elemento che caratterizza i Comitati è che essi, sebbene non siano organismi di tipo sindacale, assumono talvolta la funzione di vero e proprio organo di controllo dal basso delle trattative e delle decisioni delle organizzazioni sindacali. In alcuni casi (specie in assenza dei sindacati o per la complicità delle loro burocrazie con il padronato e lo stato borghese) assumono anche una funzione sindacale, portando avanti le
La lotta ideologica, la polemica franca e aperta è il metodo da utilizzare in questi casi, per per dar modo agli elementi sani di rompere con queste deviazioni e partecipare attivamente al processo di unità comunista, che avanza sulla base di cause profonde e oggettive.
Il 5 x 1000 alla causa del proletariato! Non versate una quota delle imposte alle fondazioni dei partiti borghesi e riformisti. Sostenete l’editoria, la cultura e la solidarietà proletaria! Sul Cud, 730 e modello Unico firmate nel riquadro “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale...” e scrivete il codice fiscale 976 637 805 89 di Scintilla Onlus.
vertenze e concludendo accordi. I Comitati di fronte unico sono organismi autonomi della classe operaia, non subordinati all’apparato riformista e alla burocrazia collaborazionista, di gestione delle lotte sulla base della democrazia operaia. Il problema del loro collegamento verrà risolto con l’affermarsi e l’estendersi della azione. Ciò permetterà ai Comitati di offrire un determinante contributo alla costruzione della politica ed delle azioni di Fronte unico dell’intero proletariato. Attraverso il lavoro dentro questi organismi i comunisti Scaricate dal nostro sito potranno conquistare una più ampia influenza fra le masse lavoratrici, accumulando, organizzando ed educando le forze che cacceranno dal potere la borghesia. Un Comitato di fronte unico in 70 anni dopo: uno ogni fabbrica, in ogni posto di sguardo storico lavoro! sulla “svolta di Rafforziamo le forme di lotta e Salerno” organizzazioni dei lavoratori!
marzo 2014
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Sulla recente visita di Obama in Italia Dal 24 al 27 marzo scorso Barack Obama è stato in Europa per allineare i paesi NATO e UE nello scontro aperto in Ucraina, scenario delle contraddizioni fra potenze imperialiste che la lunga crisi economica ha inasprito. L’espansione in Europa della NATO del nuovo segretario socialdemocratico Stoltenberg, il riarmo (soprattutto nucleare), la vendita del gas statunitense, il Trattato di libero scambio transatlantico (TAFTA) l’isolamento e l’accerchiamento militare della Russia del suo degno compare Putin, in particolare minando i suoi rapporti con la Germania: ecco gli obiettivi che Obama si è posto all’interno di una strategia volta a puntellare l’allenza con l’UE per far prevalere le politiche e gli aggressivi piani militari dell’imperialismo USA. La stracciona borghesia nostrana gioca un ruolo in questo senso. L’Italia è infatti una pedina
fondamentale nei rapporti fra USA e UE, oltre ad essere una portaerei strategica nel Mediterraneo, che consente ai bombardieri, ai missili e alle truppe yankee di raggiungere facilmente le aree calde dell’Africa, dei Balcani, del Medio Oriente. Obama con la visita ai suoi friends Napolitano e Renzi è venuto a stringere il cappio che lega il nostro paese alla strategia di dominio mondiale dell’imperialismo statunitense. La dichiarazione finale “L’Italia rispetterà gli impegni presi” - significa: continuerà a essere il vassallo totale degli USA e comprerà tutti gli F35. In cambio il fidato Renzi ottiene in subappalto le odiose politiche da realizzare in Libia e in Tunisia e un interessato aiutino per non rafforzare ulteriormente l’export della Merkel. Nello stesso giorno della visita indesiderata di Obama, in una
capitale blindata e asfissiata dagli sbirri si è svolta una significativa manifestazione nei pressi dell’ambasciata USA per dare l’accoglienza che si merita al “premio Nobel” delle guerre di rapina, della destabilizzazione e delle ingerenze negli affari interni degli altri paesi. Continuiamo a protestare contro la politica bellicista e reazionaria dell’imperialismo statunitense e di quello italiano! Diciamo basta alle guerre di rapina e alle ingerenze contro i
popoli. Giù le mani dall’Ucraina. Fuori l’Italia dalla NATO e dall’UE, via le basi USA e NATO. No F-35, No MUOS. Stop al TAFTA. Ritiro immediato di tutte le truppe all’estero. I soldi delle spese militari vadano per il lavoro e i servizi sociali! Non dobbiamo dare tregua ai nemici della pace e dei popoli. Lottiamo per cacciare dal potere i responsabili italiani della politica di guerra e sacrifici al servizio di USA e UE!
Importante risultato del MPD in Ecuador
L’arrogante politica estera dell’imperialismo italiano
In Ecuador le elezioni di febbraio hanno registrato una pesante sconfitta politica del leader populista e socialdemocratico Correa. Una significativa percentuale di elettori ha colto l'occasione per esprimere il rifiuto della politica autoritaria del suo governo, della criminalizzazione della protesta sociale, della decisione di sfruttare lo Yasuní, dell'approvazione di leggi repressive e di molte altre azioni di contenuto antipopolare. I risultati hanno visto avanzare i social-cristiani. Ma quello che conta per noi comunisti è il fallimento del principale obiettivo di Correa: eliminare dallo scenario politico la sinistra rivoluzionaria, il MPD. Il voto ha invece riaffermato la sua forza e la sua legalità, rappresentando nelle condizioni concrete un’importante successo. Il processo elettorale ha evidenziato il fallimento del "socialismo del XXI secolo”,
Da due anni i politicanti borghesi piagnucolano sulla sorte dei marò imbarcati su una petroliera privata, rei di aver assassinato due pescatori indiani, Valentine Jelastine e Ajesh Binki in una zona a 20,5 miglia dalla costa del Kerala. Ieri Terzi e Bonino, oggi Pinotti, vorrebbero salvare i marò da una condanna esemplare e riportarli a casa da “eroi”, come se nulla fosse successo. Nessun ministro ha speso una sola parola di cordoglio per le famiglie dei pescatori del Kerala, né sulle tante vittime innocenti delle missioni di guerra all’estero. La vicenda dei marò ha portato lo stato italiano a uno scontro senza precedenti con l’India, con vaste implicazioni. Dietro la difesa di La Torre e Girone c’è la partecipazione alle missioni NATO e ONU, c’è la rivalità fra le vecchie potenze imperialiste in declino e quelle in ascesa che non vogliono sopportare all’infinito il dominio occidentale, ci sono le rotte e gli interessi commerciali. In questa vicenda la borghesia
che è una espressione della borghesia riformista e populista che cerca di rinegoziare la dipendenza dall’imperialismo. In generale i governi progressisti dell’America Latina stanno esaurendo il suo ciclo, si dimostrano incapaci di rispondere alle esigenze e alle aspirazioni delle masse. La fallacia di questi governi sta dando luogo al riapparire delle vecchie proposte della destra e della reazione, ma la classe operaia, la gioventù e i popoli non ritorneranno al passato. La mobilitazione delle forze operaie e popolari in Venezuela contro i piani della destra fascista e dell’imperialismo ne è una dimostrazione. Nella nuova situazione politica va avanti la lotta in Ecuador. Oggi in particolare per la difesa del parco Yasuni e per la libertà dei prigionieri politici e la fine della repressione giudiziale e poliziesca. La questione della sconfitta della direzione socialdemocratica per andare nella direzione della rivoluzione proletaria è la questione posta e da risolvere.
italiana sta perdendo assieme alla faccia molte commesse che l’India sta cancellando. Di chi la colpa? Senza dubbio della politica imperialista, arrogante e guerrafondaia seguita dai “nostri” governi. Sono ben 24 le missioni all’estero: dall’Afghanistan, al Libano, ai Balcani, Libia.... spedizioni pagate dai lavoratori, per fare da vassalli agli USA e proteggere gli interessi dei monopoli. Esigiamo il ritiro di tutte le truppe all’estero!
Scintilla
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aprile 2014
Dopo il referendum in Crimea L'Ucraina è lo scenario della contesa inter-imperialista fra USA, Russia e l’UE (con la Germania in testa), che si va acutizzando. Le potenze occidentali, facendo leva sull’insoddisfazione popolare e appoggiandosi sulle teste di legno neonaziste, hanno rovesciato l’inetto e corrotto Janukovych e ora vogliono usare le masse come carne da cannone per gli interessi di potenti gruppi monopolisti. La Russia non ha accettato passivamente il gioco e ha difeso aggressivamente i suoi interessi economici, politici, militari (la base navale di Sebastopoli che permette l’accesso al Mediterraneo), a costo di un maggiore isolamento internazionale. La situazione in Crimea, dopo il referendum con cui oltre il 95% della popolazione ha deciso di staccarsi dall’Ucraina e ricongiungersi alla Russia, è divenuta esplosiva. Il fattore scatenante della decisione è stato senza dubbio l’affermarsi delle forze nazionaliste più estreme in Ucraina e la rottura degli equilibri fra Ucraina e Russia. Il referendum è stato il rimedio adottato dalla borghesia russa di Crimea che si è sentita minacciata dalla svolta filooccidentale di Kiev e si è voluta unire alla Federazione Russa per sfuggire alla minaccia di un’oppressione nazionale e mettersi in una posizione più vantaggiosa per garantire i propri vantaggi e privilegi, trascinando
al suo seguito gli strati popoli e proletari. Questo referendum non ha avuto alcun carattere progressivo, perché non si è svolto sull’onda di un movimento operaio rivoluzionario, non si è diretto contro l’imperialismo, sia occidentale sia russo, non si è svolto nello spirito della democrazia e del socialismo. La classe operaia e il popolo di Crimea non vedranno risolti i loro problemi con l’indipendenza, la separazione e l’unificazione con la Russia imperialista di Putin, che da parte sua nasconde dietro il fumo della “protezione dei russi” la salvaguardia dei propri interessi finanziari. Putin, corresponsabile della restaurazione di un capitalismo mafioso, dello sfruttamento e della miseria degli operai e dei contadini russi, non può essere il difensore della libertà e della giustizia né il “difensore dei russi”. Con la Crimea cerca una via di uscita dal fracasso della sua politica interna. Indubbiamente, a seguito di questa vicenda si rafforzerà lo sciovinismo e il nazionalismo, tanto in Ucraina, quanto in Crimea e in Russia, così come in altre regioni (ad esempio la Cecenia, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia). Quanto alla posizione della borghesia delle potenze imperialiste USA e UE – e dei riformisti al loro carro - sulla questione della Crimea, vediamo il colmo della reazione e del bellicismo: negazione totale della
legittimità del referendum svolto in Crimea e pieno sostegno ai reazionari di Kiev; politica di guerra a sostegno della NATO che ingloba uno dopo l’altro i paesi dell’est europeo per accerchiare la Russia: dopo la Croazia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Slovenia, l’Albania, la Slovacchia, la Rep. Ceca, l’Ungheria, la Polonia, la Romania, è l’ora dell’Ucraina. Questa politica viene accompagnata da una vergognosa ipocrisia e da uno squallido cinismo. Le stesse potenze imperialiste dirette dagli USA - Italia compresa - che nel 1992 riconobbero il referendum per l’indipendenza della Bosnia e intervennero militarmente con la NATO nel 1995 per “stabilizzare la situazione”, e che successivamente, nel 1999, bombardarono la Rep. Federale di Jugoslavia per sostenere “il diritto di autodeterminazione dei kosovari” (in realtà per costruire l’oleodotto trans-balcanico e
impiantare una mega base militare in Kosovo), ora definiscono “illegale e illegittimo” il referendum della Crimea, ne rigettano il risultato e minacciano quelle sanzioni che mai hanno voluto applicare contro chi occupa da decenni il territorio palestinese. Parlano di legalità internazionale dopo averla infranta a forza di guerre ingiuste in Afghanistan, Iraq, Libia e di colpi di Stato! Parlano di democrazia mentre incoraggiano e finanziano forze neonaziste! Parlano di liberazione dell’Ucraina ma già stringono al collo del popolo ucraino il cappio del debito e delle misure draconiane di austerità! Non c’è dubbio: la NATO e l’UE non sono al servizio della pace e della solidarietà dei popoli, ma della guerra e dell’oppressione sui popoli. Soltanto la vittoria del proletariato potrà portare alla completa liberazione di tutte le nazionalità e al socialismo!
Spagna: la responsabilità dell’oggi In Spagna la Marcia della Dignità si è conclusa il 22 marzo con un grande successo, riunendo più di un milione di manifestanti. Il governo spagnolo ha nuovamente mostrato il suo vero volto reazionario r con la solita litania di minacce, accuse e repressione chiarendo quale sia la sua natura di classe e la sua concezione dei diritti sociali e politici. La Marcia ha ripreso e rivitalizzato il ciclo di grandi proteste che era iniziato nel 2010. E’ stata l'espressione di molteplici lotte sociali
(lavoratori, senza casa, diritti nazionali, diritto all'aborto, etc.), che devono affrontare lo stesso nemico. La classe operaia e i popoli di Spagna hanno dimostrato energie inesauribili nello scontrarsi con l'oligarchia finanziaria e i suoi governi. Da evidenziare le moltissime bandiere repubblicane sventolate dai manifestanti. Anch’esse dimostrano che la lotta non è solo per diritti settoriali ed economici, ma è una questione politica. Ampi settori hanno ormai superato di slancio le posizioni di quelle forze politiche
riluttanti a rompere con la monarchia parassitaria. Le masse popolari hanno dimostrato che vogliono farla finita con questo regime. Come affermano i compagni del Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista): “La sinistra nel suo insieme dovrebbe prendere nota del progresso qualitativo espresso oggi dalle sue basi ed agire con la responsabilità, il coraggio e la forza che il momento richiede. Di fronte a un regime in palese decomposizione, ma ancora abbastanza forte per continuare a colpire diritti collettivi, i
nostri popoli sono pronti a dare battaglia. Chi aspira a rappresentarli si decida urgentemente di portare quella fermezza nell'arena politica, puntando risolutamente a rompere con il regime monarchico, mettendo in primo piano gli elementi che uniscono l’insieme della sinistra e che permettano alle classi popolari di avanzare, e compiendo passi effettivi verso quell’unità che dà espressione concreta a tutto ciò”. Certamente il nostro partito fratello non si sottrarrà a questa responsabilità e farà tutto ciò che è necessario per realizzarla.