PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
Scintilla
Dicembre 2012
Organo di espressione di Piattaforma Comunista teoriaeprassi@yahoo.it
www.piattaformacomunista.com
1 euro
Contro la politica di austerità e di guerra Avanti verso lotte più ampie e più dure! Terza Repubblica o Repubblica popolare? Di fronte al perdurare della crisi e al continuo aggravamento delle condizioni economiche e sociali del proletariato, della piccola borghesia lavoratrice e di una parte di quelle classi medie legate alla borghesia dominante, la situazione politica italiana vede, da un lato, il risveglio combattivo di settori importanti della classe operaia e della gioventù studentesca, e, dall'altro, i tentativi convulsi della borghesia di superare la profonda crisi di credibilità dei partiti che la rappresentano nel quadro dell'attuale democrazia parlamentare. Sta maturando il passaggio alla cosiddetta "Terza Repubblica". Alcune trasformazioni sono già in atto da tempo, in primo luogo l'assunzione di un ruolo di continuo intervento e di supplenza politica da parte di una Presidenza della Repubblica sempre più invadente. In secondo luogo, la riduzione del Parlamento a un ruolo completamente subalterno rispetto al governo, che è ormai diventato il vero "legislatore" (attraverso la pratica dei decreti-leggi, della ricatto della "fiducia" su ogni provvedimento importante che esso presenta. La formazione del governo di "tecnici" (dei veri incompetenti) di Mario Monti segna un passaggio non reversibile: esso è stato imposto all'Italia dall'oligarchia finanziaria. Ogni altro governo che gli succederà dovrà in primo luogo rispondere del proprio operato ad autorità antidemocratiche e antipopolari come la Commissione europea, la BCE, il FMI, che sovrintendono alle sorti del capitale monopolistico finanziario, il quale vede acutizzare al suo interno le contraddizioni a causa dello sviluppo ineguale fra potenze
imperialiste e capitaliste. L'attuale sistema dei partiti politici italiani è in crisi profonda: ha perduto la fiducia non solo di larga parte delle masse proletarie e popolari, ma anche dei cosiddetti "poteri forti" (la Confindustria, il sistema bancario italiano, la massoneria, il Vaticano) che, dopo la fine del berlusconismo, stanno muovendosi per mettere in campo nuove "formazioni" politiche su cui puntare per la difesa dei loro fondamentali interessi reazionari e antipopolari. La "discesa in campo" di Montezemolo in nome della cosiddetta "società civile" è significativa al riguardo: oltre a un buon numero di imprenditori c'è dietro il Vaticano, con Bonanni, le Acli, il ministro Riccardi e la comunità di Sant'Egidio. Un accordo politico di costoro con Casini dovrebbe essere nella logica delle cose: puntano entrambi a una prosecuzione dell'esperienza Monti dopo le elezioni politiche di Marzo; lo stesso Alfano, con quanto resta del partito berlusconiano, potrebbe andare nella stessa direzione. Bersani, che fino a poco tempo fa credeva di avere la vittoria in tasca, vede ora profilarsi un Monti-bis che potrebbe essere sostenuto da una maggioranza di moderati, cioè una maggioranza di destra organica agli interessi reazionari della borghesia dominante. L'appoggio di Vendola, di Diliberto e del partitello di Donadi, potrebbero non essere sufficienti a Bersani per vincere. Ma, per l'effettiva governabilità molto dipenderà dalle proporzioni del successo del Movimento (piccolo-borghese) 5 Stelle e dal tipo di legge elettorale con cui si terranno le elezioni. Vedremo. Sappiamo, però, che la borghesia dovrà fare sempre più i conti con la crescita, promettente da quanto abbiamo visto negli ultimi mesi, del suo antagonista di classe: il movimento proletario al quale potrà unirsi quello della gioventù in
lotta per conquistarsi un futuro. Questo movimento creando propri organismi di lotta rivoluzionaria (consigli e comitati) e con la direzione dei comunisti, può abbattere il barbaro regime capitalista e costruire una nuova società. Una società in cui non vi siano crisi in cui la produzione e la distribuzione siano pianificate, in cui i mezzi di produzione e di scambio siano proprietà collettività, in cui il consumo sia gestito socialmente e l’ambiente rispettato, in cui il potere politico sia saldamente nelle mani della classe operaia in alleanza con le masse lavoratrici. Insomma, una Repubblica realmente democratica e popolare.
All’interno ampio spazio ai documenti del XVIII Plenum della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni MarxistiLeninisti
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Lo sciopero del 14 novembre ha dimostrato la disponibilità alla lotta in tutta l’Unione Europea Il 14 novembre si è svolta in 23 paesi dell’UE la giornata europea di mobilitazione e solidarietà. In Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Malta e Cipro si è svolto uno sciopero generale sugli stessi contenuti. La giornata di lotta si è espressa in varie forme e con differente intensità da paese a paese. L’obiettivo centrale delle proteste del 14N è stata la politica di austerità, imposta da UE-BCEFMI ed applicata dai governi praticamente in tutti i paesi dell’UE. Una politica antioperaia e antipopolare che distrugge le conquiste ottenute con decenni di lotte e sacrifici, smantella i diritti e le libertà dei lavoratori, getta nella povertà le masse lavoratrici, nega il futuro ai giovani, per salvare gli interessi e i privilegi dell’oligarchia finanziaria. Di fronte allo sciopero e alle proteste nessun governo dell’UE ha mostrato segnali di cambio di rotta. Da Monti a Merkel, da Rajoy a Samaras, il ritornello è sempre lo stesso: capiamo le ragioni della protesta, ma ciò che è necessario va fatto lo stesso. Queste arroganti parole sono la prova che la classe dominante non ha alcuna intenzione di invertire la rotta dell’offensiva. La strada reazionaria che ha imboccato è irreversibile. E in Italia qualunque altro governo che succederà al governo Monti -
quali che ne siano le "componenti" partitiche - sarà un governo di eversione costituzionale, un governo tecnico-politico condizionato dagli oligarchi dell'Unione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale. In questo quadro la lotta di classe degli sfruttati e degli oppressi contro il capitalismo, le sue istituzioni, i suoi governi e i suoi servi, è destinata a intensificarsi. Il 14 novembre ha segnato un passaggio importante nel processo di ripresa del movimento operaio su scala internazionale. Ora si deve andare avanti organizzando sempr meglio la resistenza dei proletari. Negli scioperi - come quello del prossimo 5 e 6 dicembre dei metalmeccanici - la classe operaia, i lavoratori sfruttati, i giovani comprendono la vera natura del capitalismo, smascherano le posizioni collaborazioniste, affermano nuovi metodi di lotta, esigendo che la crisi e i debiti siano pagati da chi li ha causati: la borghesia. L’acutizzazione delle contraddizioni dell’imperialismo, le continue aggressioni che stiamo soffrendo spingono sempre più verso l’unità di azione del proletariato e, sulla sua base, verso un ampio fronte popolare contro l’offensiva capitalista, la politica reazionaria e le minacce
di guerra imperialista. Occorre dunque rafforzare il processo unitario tra le tutte le realtà politiche, sindacali, sociali, che si oppongono alle politiche di austerità, ai diktat di UE-BCEFMI, alle aggressioni della NATO, lavorare per dar vita a piattaforme unificanti, creare Comitati e Consigli che raccolgano le masse sfruttate e oppresse, avanzare nella convergenza e nel coordinamento delle lotte a tutti i livelli. Un obiettivo importante oggi è far saltare nelle fabbriche e nelle piazze il “patto sulla produttività” voluto dal governo, dai padroni e dai collaborazionisti per aumentare i profitti e ridurre i salari, cancellare i CCNL e i diritti degli operai. Il periodo che abbiamo davanti sarà di intensi attacchi economici e politici, di battaglie più aspre. La realtà dimostra che le piaghe del capitalismo come lo
sfruttamento dei lavoratori, la disoccupazione, la miseria, l’oscurantismo religioso, l’oppressione dei popoli, le guerre di rapina, la devastazione ambientale, non sono curabili. Il riformismo è fallito. Il capitalismo dev’essere rovesciato e sostituito da un’alternativa sicura: il socialismo, che significa abolizione del lavoro salariato, piena occupazione, benessere sociale, democrazia per i lavoratori, piena libertà ed eguaglianza per le donne, cultura di massa, tutela della natura. Per affermare questa alternativa è indispensabile costruire un forte Partito comunista, basato sui principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario, che sviluppi una giusta politica rivoluzionaria. I comunisti e gli operai avanzati devono organizzarsi e agire uniti, per avanzare in questo compito!
Per un fronte popolare contro l’oligarchia Abbiamo alle spalle un altro anno di battaglie e di resistenza alla politica antioperaia di austerità, alla criminalizzazione della protesta sociale. In questo periodo è stato al governo un gruppo di “tecnici” imposto dal capitale finanziario, che ha realizzato quello che Berlusconi non era riuscito a fare. Dentro questo scenario abbiamo cominciato a costruire un fronte di mobilitazione alternativo ai due poli borghesi, che ha avuto una sua espressione significativa nel No Monti Day. Secondo noi occorre consolidare e radicare questo fronte nelle masse, farlo diventare un fattore della vita politica del paese, per aprire il cammino ad un’alternativa rivoluzionaria al neoliberismo e al
social-liberismo. Per avanzare su questa strada è indispensabile un concreto programma di azione, che abbracci le esigenze fondamentali delle masse lavoratrici. Al centro di questa piattaforma unificante vi devono essere le esigenze vitali della classe operaia. Per cominciare: il blocco dei licenziamenti, la riduzione dell’orario e della vita lavorativa per lo sviluppo dell’occupazione, forti aumenti salariali, CIG al 100%, la difesa dei CCNL, la tassazione dei capitalisti e dei ricchi, l’uscita dall’UE e dall’euro...altro che “patto per la produttività”! Il punto di partenza dev’essere l’unità di azione della classe operaia, la ripresa generale della
lotta contro l’offensiva capitalista, per difendere i nostri interessi economici e politici, le nostre libertà e diritti, per rovesciare le conseguenze della crisi sulle spalle delle classi dominanti. Su questa base occorre formare una coalizione che comprenda le forze politiche, sindacali, sociali, di sinistra, che lottano contro l’offensiva del capitale e la politica di austerità e di guerra, portata avanti dall’oligarchia finanziaria. Dunque un fronte politico delle masse lavoratrici per il lavoro, per il pane, per la salute e l’istruzione, per la pace e la democrazia dei lavoratori. Un fronte popolare imperniato su comitati locali, che abbia una struttura nazionale permanente e rappresentativa.
Quanto alle discriminanti politiche: rottura completa con chi appoggia il governo Monti, l’UE dei monopoli e i suoi strumenti, come il Fiscal compact. Nessuna alleanza con chi ha cancellato le pensioni di anzianità e l’art.18, con chi ha mantenuto l’art.8 e costituzionalizzato il pareggio di bilancio, con chi distrugge scuola e sanità pubblica, precarizza il lavoro e si impegna a rispettare gli eurotrattati. E nemmeno con chi li fiancheggia. L’obiettivo non è spostare l’ago della bilancia dal neoliberismo al keynesismo, ma unire il blocco sociale antagonista, rafforzare l’opposizione di classe e di massa nella lotta contro le politiche borghesi, indirizzandola su una prospettiva rivoluzionaria.
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La pratica, fattore essenziale per l’unità dei comunisti Karl Marx ci ha lasciato una descrizione del comunismo come “movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”. Altrettanto nota è la tesi secondo cui “I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di trasformarlo”. In ciò possiamo cogliere una caratteristica fondamentale del movimento comunista: quella di essere un movimento di critica pratica della società borghese svolto dalla sola classe realmente rivoluzionaria della società, il proletariato. La rivoluzione sociale è un movimento storico concreto, che vede come protagonista le grandi masse sfruttate ed oppresse. Sono queste masse che spezzano i vecchi rapporti di proprietà, aboliscono lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, distruggono le istituzioni borghesi e al tempo stesso edificano il nuovo ordine economico e sociale, le nuove istituzioni del potere proletario. Questo carattere reale, concreto, del nostro movimento si esprime e si riflette in tutti i campi e le sfere di attività dei comunisti. Dunque anche nel processo che conduce alla loro unità, alla formazione del Partito comunista.
Vi sono invece dei compagni che trattano le questioni teoriche come se avessero valore di per se stesse, indipendentemente dalle pratiche politiche e sociali. Per loro unità significa coerenza formale, collazione fra tesi e posizioni astratte, scisse dallo sviluppo storico e dalla situazione reale. Ve ne sono altri che concepiscono il marxismo e il leninismo come interpretazioni soggettive di fenomeni sociali, interscambiabili con altre interpretazioni, dunque prive di fondamento oggettivo. Questi elementi invece di lottare per la trasformazione rivoluzionaria della società, trasformano il comunismo nel suo opposto: in qualcosa di pensabile, ma di non realizzabile, degradandolo a un livello puramente spirituale, ideale. Vi sono poi dei compagni che ritengono preliminare e prioritario sgombrare il terreno da problemi interpretativi e di bilancio di carattere storicoteorico prima di affrontare qualsiasi attività politica volta alla ricostruzione del Partito. E' questa un'impostazione che ha a suo fondamento la convinzione del carattere paralizzante dell'ideologia borghese e dell'ideologia revisionista sull'attività pratica del proletariato e delle masse lavoratrici, e sulla stessa attività politica dei comunisti. Anche in questo caso si tratta di un modo di pensare che non è il nostro, e che combattiamo. Senza dubbio l’analisi storica, l’elemento teorico, hanno una grande importanza nel processo di unificazione delle forze comuniste. Ma ad una condizione: che siano suffragati e verificati dalla pratica sociale, senza la quale rimangono cosa astratta, libresca e morta. Per i comunisti le teorie, le idee,
le analisi, devono servire alla pratica, devono rispondere alle questioni che si pongono nella lotta politica rivoluzionaria. Senza questo collegamento non valgono nulla. Il tentativo di dissociare teoria e pratica conduce inevitabilmente all’idealismo, alla passività, oppure al pragmatismo revisionista. I marxisti-leninisti hanno basi ideologiche e organizzative molto chiare e salde, forgiate sul pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Ma è un grave errore scambiare il primo piano per l’attico, così come è una grave deficenza non assumere fino in fondo, nella situazione attuale, l’unità dei comunisti per il Partito come compito urgente e fondamentale, pur mantenendo differenze di opinioni su questioni storiche (cosa ben diversa dal non saper riconoscere il socialismo dal capitalismo, o spacciare il secondo per il primo). Mantenere inchiodato il movimento comunista su sfumature per ostacolare il processo di formazione di un autentico partito comunista rivoluzionario della classe operaia, fossilizzarsi su ragionamenti speculativi astratti,
mettere sullo stesso piano la lotta per il Partito e quella per rivendicazioni immediate, non è da marxisti-leninisti, ma è tipico del revisionismo e del bizantinismo. La questione dell’unità dei comunisti deve oggi trovare un potente volano nell’incontro, nell’unione e nella lotta frontale contro l’offensiva di una borghesia in crisi profonda e del revisionismo, nella capacità di delineare un programma politico e una corrispondente azione in seno alle masse, nei loro organismi, nelle piazze, per accumulare forze e avanzare nella prospettiva del Partito. Chi vuol limitarsi a un “coordinamento” in cui viga il contrario del centralismo democratico, chi nega l’unità organica dei marxisti-leninisti, in realtà vuole solo far prevalere il proprio “particolare sesamo”. Tale autoreferenzialità finisce per inficiare anche l’utilità del fattore pratico, capace di trasformarsi a sua volta in un fattore ideologico e politico, in antidoto contro il dogmatismo e il settarismo, in banco di prova per l’unione dei comunisti e la formazione del Partito. C’è da lavorare e lo faremo.
No alla repressione, continuiamo a scendere in piazza! Le brutali e premeditate violenze poliziesche, i pestaggi, gli arresti e i fermi di operai, studenti, disoccupati – a cui va la nostra piena solidarietà sono la dimostrazione che il governo Monti e i partiti che lo appoggiano non hanno nessuna risposta da offrire di fronte alle esigenze e alle rivendicazioni
delle vittime della crisi capitalistica, al di fuori delle intimidazioni e della repressione della protesta. Le elezioni si avvicinano e i politicanti borghesi pensano solo alla loro sopravvivenza politica e ai loro privilegi. Rafforzano perciò il carattere oppressivo dello Stato
borghese, contando sull’apporto dei soliti apparati “deviati”, dei mafiosi annidati nelle istituzioni e dei fascisti, sempre utili per soluzioni reazionarie. Malgrado ciò, le lotte odierne esprimono una volontà: quella di non rassegnarsi, di unirsi per lottare, rifiutando la politica di divisione fra “buoni e cattivi”.
Ciò deve concretizzarsi in nuove azioni di lotta generale per cacciare il governo Monti. Non lasciamoci ricacciare indietro, non facciamoci paralizzare dal clima preelettorale. Continuiamo a scendere in piazza, denunciando gli abusi polizieschi, esigendo il castigo per i responsabili.
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Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti XVIII Plenum Nel mese di novembre si è svolto con successo, in Tunisia, il XVIII Plenum della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni MarxistiLeninisti (CIPOML). L’evento ha dimostrato la vitalità, il dinamismo, la capacità di iniziativa politica e la salda unità ideologica dele forze comuniste che ne fanno parte. Fra le multiformi attività internazionaliste realizzate sotto l’egida della CIPOML ricordiamo le riunioni regionali, il Seminario di Quito, l’Incontro dei Sindacalisti dell’America Latina e del Caribe, il Campeggio Internazionale della Gioventù Antifascista e Antimperialista, la Conferenza di Istanbul sul Medio Oriente, il Seminario marxista di economia, la pubblicazione della rivista “Unità e Lotta”, etc.
La CIPOML ha registrato in questo Plenum il suo rafforzamento, con l’ammissione di nuovi partiti. Il bilancio delle molteplici attività svolte nell’ultimo anno ha dimostrato l’avanzamento del lavoro della Conferenza in tutti i continenti, all’interno degli scenari provocati dalla crisi capitalistica. Al centro dei lavori tre questioni principali: la situazione internazionale, il lavoro nella gioventù e fra le donne. Dal ricco dibattito su tali importanti questioni, che si è svolto in un clima di fraternità e calore militante, con la franchezza propria dei comunisti, sono scaturiti dei documenti che pubblicheremo integralmente sul nostro sito internet e sulla rivista “Teoria e Prassi”.
Nelle pagine di questo numero di Scintilla pubblichiamo invece alcune delle risoluzioni adottate dalla plenaria uno stralcio del documento sui giovani. Sottolineiamo l’importante ruolo svolto dal partito fratello di Tunisia, che ha garantito condizioni ottimali per lo svolgimento del Plenum. Il potenziale rivoluzionario in quel paese è tutt’altro che esaurito e per svilupparlo i compagni stanno rafforzando il Fronte popolare.
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Appello CIPOML
CONTRO LA POLITICA DI AUSTERITÀ E PER LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE! Il prossimo 14 novembre è convocato uno sciopero generale in Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Cipro e Malta, contro le politiche di austerità, per il lavoro e la solidarietà. Inoltre, nell'insieme dei paesi dell'Unione Europea si svilupperanno importanti mobilitazioni. In questa giornata si va ad esprimere l'aspirazione dei lavoratori ad una risposta unita a livello internazionale contro tali politiche. I capi dei governi dell'UE hanno imposto tutta una serie di misure neoliberiste, come il "Fiscal Compact", che hanno scaricato la crisi sulle spalle dei lavoratori e dei popoli. Ora, di fronte alla nuova recessione, esigono: diminuzione dei salari, prolungamento dell’orario di lavoro, maggiore flessibilità, tagli alle pensioni e ai servizi sociali, aumento delle imposte, nuove privatizzazioni, smantellamento dei contratti di lavoro e ulteriore soppressione dei diritti contrattuali, sociali e politici dei lavoratori. Tutto ciò porterà a licenziamenti di massa, all’ottenimento del massimo profitto da parte dell'oligarchia finanziaria. Questa giornata è perciò un importante momento per far convergere le lotte e sviluppare la solidarietà internazionale dei lavoratori e dei popoli colpiti dalla stessa
politica al servizio esclusivo dei monopoli capitalisti. Il 14 novembre scendiamo in piazza per respingere l’attacco e difendere i nostri interessi con la lotta e l'unità. Chiamiamo gli operai, i lavoratori, i disoccupati, i giovani, i migranti, le donne degli strati popolari a partecipare ed essere soggetti attivi nello sciopero generale e nelle mobilitazioni, a costruire l'unità della classe operaia e l'unità popolare con tutte le vittime di queste politiche. Uniamoci in una grande fronte di lotta contro l'offensiva capitalista, la reazione politica e le minacce di guerra imperialista, contro il saccheggio delle risorse naturali, per una rottura rivoluzionaria col neoliberismo e social-liberalismo, col sistema che genera le crisi. Denunciamo i governi e le istituzioni del capitale finanziario ed affermiamo il diritto dei popoli ad uscire dall'UE dei monopoli, della reazione e della guerra, così come dalla NATO, braccio armato dell'imperialismo. Il 14 novembre è un primo passo per nuovi e maggiori passi. Viva la lotta della classe operaia e la solidarietà internazionale dei lavoratori e dei popoli!
Organizzazione per la costruzione del Partito Comunista di Germania Partito Comunista del Benin Partito Comunista Rivoluzionario, Brasile Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico, Burkina Faso Partito Comunista Rivoluzionario della Costa D’Avorio Partito Comunista degli Operai di Danimarca Partito Comunista Marxista Leninista dell'Ecuador Partito Comunista di Spagna (MarxistaLeninista) Partito Comunista degli Operai di Francia Movimento per la riorganizzazione del KKE (1918-1955) Piattaforma Comunista, Italia Via Democratica, Marocco Partito Comunista del Messico (marxistaleninista) Organizzazione Marxista-Leninista Revolusjon di Norvegia Partito Comunista del Lavoro della Repubblica Dominicana Partito Comunista Rivoluzionario di Turchia Partito dei Lavoratori di Tunisia Partito Comunista Marxista Leninista del Venezuela
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Sulla questione della gioventù (Stralci dal documento approvato dal XVIII Plenum) Il mondo dei nostri giorni è sconvolto da una crisi profonda del sistema capitalistaimperialista che si sviluppa in maniera disuguale nei diversi paesi, colpendo specialmente, in forma negativa, la classe operaia, la gioventù ed i popoli. La distruzione delle forze produttive causata per la crisi è gigantesca. Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), i disoccupati nel mondo superano già i 205 milioni e 1.600 milioni di lavoratori si trovano in situazione di impiego precario. La gioventù è una delle principali vittime della crisi. I giovani senza lavoro sono più di 75 milioni, 4 milioni più che nel 2007... ...Succede quello che osservavano K. Marx e F. Engels nel Manifesto del Partito Comunista, nel 1848: la borghesia “è incapace di assicurare al suo schiavo l’esistenza persino nei limiti della sua schiavitú"... ...Gli ideologi borghesi danno la
colpa alla gioventù per la disoccupazione, affermando che i giovani non sono preparati, non hanno esperienza né formazione professionale adeguata e, per tali motivi, non ottengono impiego. Si tratta di una gran menzogna, perché per il sistema capitalista è essenziale l'esistenza di un grande esercito di riserva per ridurre ancora più il valore della forza-lavoro... ...Contro questa politica e il sistema dominante, la gioventù non smette di lottare per i propri diritti, contro la politica dei governi capitalisti che scaricano sulle sue spalle e su quelle dei lavoratori tutto il peso della crisi economica. Dall'inizio della crisi, si sono svolte manifestazioni in 85 paesi contro questa politica volta al sacrificio dei popoli e della gioventù, per salvare i banchieri ed i monopoli. Come risultato dell'indignazione di milioni di giovani disoccupati, senza accesso all'educazione e senza diritti, le rivolte della gioventù si estendono in tutto il mondo... ...Tutte queste mobilitazioni e lotte rafforzano l'enorme
potenziale di combattimento della gioventù e rendono evidente la necessità, da parte dei partiti e delle organizzazioni che lottano e difendono la rivoluzione proletaria, di dedicare gran parte dei loro sforzi verso i giovani, cercando di dirigere il loro malcontento in direzione della rivoluzione ed il socialismo... ...Uno dei compiti dei rivoluzionari nei confronti della gioventù è realizzare un'offensiva contro l'ideologia borghese e le sue false promesse di un mondo di ricchezza e pace per tutti, di un'economia democraticamente pianificata e senza crisi, combattendo con fermezza tutte quelle forme di cooptazione e di alienazione della gioventù. In altre parole è necessario dimostrare che solo con l'organizzazione e con un'intensa lotta rivoluzionaria per trasformare la società, la gioventù si potrà liberare dallo sfruttamento e dall’oppressione del capitale.... ...Per raggiungere questo obiettivo riguardo la gioventù, è indispensabile la creazione in
ogni paese di un'organizzazione politica che aggreghi i giovani rivoluzionari. Come sappiamo, la rivoluzione non si produce in forma spontanea e senza un movimento di masse che abbia una direzione rivoluzionaria. D'altra parte, le classi dominanti non cedono mai il potere in modo pacifico. Al contrario, più profonda è la crisi, più si aggrappano al potere e lottano per mantenerlo... ...La formazione e lo sviluppo delle organizzazioni politiche rivoluzionarie che agiscono in maniera costante e profonda tra i giovani, con un programma chiaro, sono fondamentali...
Il premio Nobel all’UE è un insulto ai popoli d’Europa e del mondo L’UE non è un progetto di pace. L’UE non è ”l’Europa dei popoli”. L’UE è ed è sempre stata l’Europa dei monopoli Il Comitato norvegese per il Nobel continua imperterrito a offendere il premio Nobel per la pace e il testamento di Nobel a un livello che evoca agitazione ed imbarazzo all'estero come in casa. Sotto la guida dell'ex leader del Partito laburista di Norvegia, nonché attuale Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Thorbjørn Jagland, il Comitato si è reso già colpevole di consegnare il premio Nobel al bellicista presidente degli Stati Uniti, Obama. E ora all'Unione Europea! Ufficialmente, il motivo per l'assegnazione del premio per l'UE è che "l'Unione e i suoi predecessori hanno speso più di sei decenni per aiutare a promuovere la pace e la riconciliazione, la democrazia e i diritti umani in Europa." Questo significa sputare in
faccia ai popoli d'Europa. Quali "diritti umani”? Più di 25 milioni di persone in tutta l'UE sono colpiti dalla disoccupazione di massa. La metà dei giovani è senza lavoro e paesi come la Grecia e la Spagna sono colpiti dai tagli al welfare e dalla miseria in misura rilevante, con la prospettiva di attacchi anche peggiori nei prossimi tempi. I governi "nazionali" negli Stati membri più colpiti dalla crisi sono diventati meri organi amministrativi. Essi sono minacciati e ricevono diktat dalla Troika - la Commissione europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale – al fine di ridurre fino all’osso i fondi per le scuole, gli ospedali, le pensioni e i salari. Un progetto di guerra Si presuppone che l'UE ha creato la "pace" nei Balcani. Qui stiamo parlando della stessa UE, con la Germania come soggetto particolarmente
attivo, che ha incoraggiato e ha provocato la guerra civile in Jugoslavia negli anni '90! Da allora abbiamo visto come in particolare Francia e Gran Bretagna, ma anche altre potenze europee, sono stati i principali aggressori in relazione al bombardamento della Libia nel 2011. In questo momento stanno usando una simile minacciosa retorica contro la Siria. Il Comitato norvegese per il Nobel prende in giro i lavoratori ed i popoli europei. Ma prende in giro anche il popolo e i lavoratori di Norvegia, che non considerano in alcun modo l'UE come un progetto di pace. Questo è una delle ragioni per cui il 70% dei norvegesi dice no all’adesione della Norvegia all'Unione europea. Chiediamo scusa ai popoli d'Europa e del mondo intero e li preghiamo di comprendere che l'élite politica e la classe dirigente della Norvegia non rappresentano né rispettano il
popolo norvegese, ma rispettano e obbediscono solo al grande capitale, agli Stati Uniti e ai boss dell'Unione Europea. L'Europa dei monopoli è una struttura imperialista con due possibili sbocchi. Potrebbe divenire un’unione imperialista “di successo" sotto la direzione tedesca che sfrutta i lavoratori in casa e fuori e porta avanti la guerra contro altri stati e popoli; oppure, le contraddizioni tra gli Stati membri dell'Unione e i gruppi monopolistici porteranno a fratture, a guerre commerciali e probabilmente anche alla guerra aperta tra le stesse grandi potenze. Qualunque sia il risultato finale, l'Unione Europea è tutt'altro che un progetto di pace. (Dichiarazione presentata dall’Organizzazione m-l Revolusjon di Norvegia e adottata dalla presidenza del Plenum)
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Risoluzione sull’Africa occidentale e sul Mali Dal 2010 la regione dell'Africa occidentale, particolarmente la zona subsahariana, è sottoposta alle ingerenze ed agli interventi militari delle potenze imperialiste. Gli obiettivi di quelle azioni sono: politici, geostrategici e militari, in connessione con la lotta per la ripartizione del mondo e del continente africano. economici: accesso al petrolio del Golfo della Guinea, della Costa d’Avorio; all'uranio del Niger ed ai metalli preziosi che abbondano nella regione; all'energia solare; al cacao, al caffè, etc. la lotta degli imperialisti anglosassoni (USA, Gran Bretagna) e francesi per impedire la penetrazione nella regione di nuovi attori come Cina, India, Brasile, etc. la volontà delle potenze imperialiste di schiacciare qualunque tipo di protesta delle masse popolari condannate alla miseria e prive di libertà politica, così come soffrono la repressione esercitata da poteri fantocci e corrotti, e l’intento di sconfiggere qualsiasi movimento insurrezionale rivoluzionario. Bisogna situare in questo contesto la crisi politicomilitare iniziata col colpo di Stato militare del Comitato Nazionale della Difesa e Restaurazione dello Stato (CNRDS) del 22 marzo 2012,
così come l'occupazione militare del nord del Mali, iniziata il 22 gennaio 2012 e che raggiunge i due terzi del territorio nazionale, portata avanti dal Movimento Nazionale di Liberazione di AZAWAD (MNLA), e dagli "jihaidisti" (AQMI, ANSAR, DINE, MUJAO,BOKO, HARAM etc.). La crisi politico-militare in Mali ha gravi ripercussioni per tutti i paesi vicini, concretamente Algeria, Niger, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mauritania, etc., e nell'insieme dei paesi del regione dell’africa occidentale dove c’è destabilizzazione di Stati, proliferazione di armi, trasferimenti massicci di popolazioni verso il sud del Mali, e migliaia di rifugiati in altri paesi vicini. La crisi politico-militare del Mali è anche una minaccia per gli interessi dell'imperialismo, particolarmente quello francese, in quel paese ed in tutta la regione. Per tale motivo si succedono le manovre preparatorie di un intervento militare aperto che può essere portato avanti dalle truppe messe a disposizione dai paesi membri della Comunità Economica degli Stati dell'Africa dell'ovest (CEDSAO), col consenso e l'appoggio logistico delle grandi potenze imperialiste (Francia, USA) e dell'ONU sotto il pretesto di "rendere sicura la transizione", di "ristabilire la vita
costituzionale” e “l'integrità territoriale del Mali". Si tratta di un piano reazionario delle potenze imperialiste e dei loro alleati della regione per mantenere e rinforzare la loro dominazione. Di fronte a questa grave situazione, la Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni MarxistiLeninisti (CIPOML): Denuncia e condanna i poteri fantoccio che hanno aperto il terreno, particolarmente in Mali, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Niger, Mauritania, Senegal, alle truppe di aggressione imperialiste. Denuncia e condanna la proclamazione di indipendenza dello Stato di AZAWAD da parte del MNLA, strumento dell'imperialismo francese. Denuncia e condanna i crimini perpetrati contro i
popoli del nord del Mali da parte del gruppo terroristico AQMI e dai gruppi islamisti ANSAR-DINE, Mujao e MNLA. Appoggia la coraggiosa resistenza dei popoli, in particolare della gioventù, contro l'oppressione e le pratiche medievali ed oscurantiste. Denuncia e condanna il piano reazionario della CEDSAO in Mali. Chiama il proletariato ed i popoli dei paesi imperialisti, particolarmente della Francia, ad appoggiare il popolo maliense sulla sua lotta per un'uscita rivoluzionaria della crisi politico-militare. Chiama alla solidarietà ed all’appoggio della lotta dei popoli della regione occidentale africana contro la dominazione imperialista ed i suoi lacchè africani.
Solidarietà con i prigionieri politici della sinistra rivoluzionaria in Ecuador Risoluzione della CIPOML multinazionali lo sfruttamento per il solo motivo de avere In Ecuador la classe operaia, i intensivo delle risorse naturali, opinioni contrarie al regime di Scintilla contadini, la gioventù e i popoli specialmente le miniere, che Correa e di difendere in modo
organo di Piattaforma Comunista
indigeni sono impegnati, da decenni, nella battaglia contro il saccheggio e la dominazione imperialista, per la sovranità nazionale, il progresso sociale e per un vero cambiamento rivoluzionario. Le forze che si sono poste alla testa dei grandi movimenti popolari hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nella sconfitta dei governi reazionari, fantocci dell’imperialismo. Oggi il governo di Correa, mentre concede alle
provoca la devastazione dell’ambiente, criminalizza la protesta sociale e politica quando proviene dai settori della sinistra rivoluzionaria. Manifestiamo, pertanto, la nostra totale solidarietà e il nostro appoggio ai militanti popolari e indigeni, ai rivoluzionari e ai comunisti prigionieri politici in Ecuador. In particolare ai militanti arrestati nella propagandistica operazione "Sol rojo”. La loro carcerazione è avvenuta
conseguente gli interessi e i diritti popolari. Esigiamo perciò la loro libertà immediata. Non si tratta di terroristi ma di lottatori popolari! Facciamo appello ai lavoratori e ai popoli, alle organizzazioni che difendono le libertà democratiche, ai progressisti, agli amanti della libertà, ad alzare la loro voce, esprimendo solidarietà alle forze che lottano per l’emancipazione sociale e nazionale in Ecuador.
Editrice Scintilla Onlus Dir. resp. E. Massimino Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012 Redaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma Chiuso il 25.11.2012 - stampinprop.
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Grazie all’ospitalità africana, i Partiti e le Organizzazioni marxisti-leninisti membri della CIPOML hanno affrontato il dibattito sulla situazione internazionale, le politiche dell'imperialismo, delle forze reazionarie e dei padroni, così come sullo sviluppo della lotta dei lavoratori e dei popoli, sui problemi e le prospettive di lotta dei nostri partiti. Osserviamo l'esistenza di una crisi profonda del sistema capitalista-imperialista che si sviluppa in modo ineguale nei differenti paesi, colpendo specialmente, in forma negativa, la classe operaia, la gioventù ed i popoli. Nonostante le misure neoliberiste per "uscire" dalla crisi, a cui danno impulso i monopoli e le classi dominanti, che pretendono di farci credere che per questa via la crisi verrà superata definitivamente, i fatti sono ostinati e gli effetti della crisi persistono. L'imperialismo statunitense intensifica le guerre di aggressione, mantiene le sue truppe in Afghanistan e in Iraq. Continua il feroce assalto contro il popolo libico, minaccia l’Iran ed altri popoli, con l'obiettivo di appropriarsi delle loro ricchezze ed occupare posizioni strategiche. Appoggia apertamente l'occupazione militare sionista in Palestina. Gli imperialisti dell'Unione Europea, malgrado i loro interessi specifici, nelle questioni fondamentali agiscono come alleati degli statunitensi nel loro confronto con Russia e Cina. Le pretese dell'imperialismo statunitense e dell'Unione Europea di controllare la Siria minacciano di sfociare in un'aggressione militare diretta dalla NATO. Il prodursi di tale situazione può ravvivare le fiamme di una guerra regionale che potrebbe degenerare perfino in una nuova conflagrazione generalizzata. I marxisti-leninisti respingono decisamente l'intervento imperialista, difendono il principio di autodeterminazione dei popoli. I problemi della Siria devono essere risolti dai lavoratori e dal popolo di quel paese. Con l’acutizzarsi di tutte le
contraddizioni, inevitabilmente andranno a cozzare gli interessi delle potenze imperialiste, alcune delle quali vogliono conservare le loro zone di influenza, altre cercano spazi all’interno di una nuova ripartizione del mondo. Le potenze imperialiste occidentali pretendono di mantenere intatto il loro dominio e le loro aree di controllo, mentre, d'altra parte, le potenze imperialiste emergenti pretendono di svolgere un ruolo di maggiore leadership e di controllo territoriale nel mondo. Questo conflitto che coinvolge tra di loro i paesi imperialisti conduce progressivamente a scontri, a volte diplomatici, a volte violenti, tuttavia sempre nella forma di aggressioni e di spoliazione dei paesi dipendenti e di maggiore sfruttamento della classe operaia. La Cina si sta trasformando nel principale esportatore di capitali verso i paesi dipendenti dell'Asia, dell’Africa e dell’America Latina, alla ricerca di materie prime e dell'ampliamento dei propri mercati; ma anche in un concorrente aggressivo nel mercato e negli investimenti negli stessi USA e nei paesi imperialisti d'Europa. La Russia sta rafforzando la sua economia, le sue capacità e risorse energetiche, così come il suo potere militare, assumendo un ruolo aggressivo nella nuova ripartizione del mondo. Le posizioni di Russia e Cina, che si sono opposte nel Consiglio di Sicurezza Onu all'intervento militare in Siria non hanno nulla a che vedere con la sovranità nazionale ed i diritti del popolo siriano, ma corrispondono ai loro interessi di contendere l'egemonia ai paesi imperialisti occidentali. La classe operaia ed i popoli si esprimono con mobilitazioni, scioperi generali, soprattutto in Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, tra gli altri, a difesa dei loro diritti ed in opposizione alle misure del capitale, che scarica il peso della crisi sulle loro spalle. In Nord Africa e nel Medio Oriente continuano le rivolte dei popoli contro la tirannia, in difesa della libertà e della
democrazia. Proseguono i processi rivoluzionari aperti dai lavoratori e dai popoli in Egitto e specialmente in Tunisia, ponendo la prospettiva di un cambiamento del regime di oppressione e della liberazione definitiva. In America Latina la lotta dei popoli e dei lavoratori contro il saccheggio dei monopoli minerari internazionali, in difesa della sovranità nazionale e dell'ambiente naturale, mobilita centinaia di migliaia di persone. Le lotte dei lavoratori, della gioventù e dei popoli per opporsi alle conseguenze della crisi, per condannare la dominazione imperialista capitalista, si esprimono a diversi livelli in ogni paese e regione. In queste battaglie cresce la fiducia della classe operaia nel cammino della sua lotta, si chiarisce la natura del capitale e della reazione, si strappa la maschera alle posizioni della socialdemocrazia e dell’opportunismo; allo stesso tempo si manifestano i limiti e le debolezze esistenti per fermare l'offensiva dell'imperialismo e della reazione, dei padroni e dei governi al loro servizio. Ai rivoluzionari proletari spetta dare una risposta ideologica, politica ed organizzativa. Ci assumiamo perciò la responsabilità di inserirci più a fondo nell'organizzazione e nel vivo della lotta della classe operaia, della gioventù e dei popoli; di dare impulso con l'iniziativa ed il coraggio comunista per condurre in modo conseguente le mobilitazioni e soprattutto, per indicare il cammino sicuro della rivoluzione e del socialismo. Il rafforzamento dei nostri partiti, l’accrescimento del loro legame con le masse, il compito di porre il nostro programma nelle piazze, a portata delle masse combattive, di metterci alla testa delle lotte, di promuovere e irrobustire il fronte popolare, sono gli orientamenti generali che emergono da questa Conferenza. L’apporto di ogni partito ha arricchito il dibattito e dimostra che il marxismoleninismo si va rafforzando nel
mondo. Ciò pone nelle nostre mani una straordinaria responsabilità, che accettiamo con decisione. L'acutizzazione della crisi generale del capitalismo, l'aggressione imperialista ed il pericolo di una nuova guerra generale, lo sviluppo accelerato delle forze produttive generato dalla rivoluzione tecnica-scientifica, la crescita delle lotte dei lavoratori, della gioventù e dei popoli, pongono nuove sfide per i nostri partiti e organizzazioni; dovremo cercare nel corso stesso degli scontri di classe nuove forme di organizzazione e di lotta. La liberazione dei lavoratori e dei popoli è opera di queste stesse forze e responsabilità irrinunciabile dei nostri partiti ed organizzazioni. SÌ, È POSSIBILE CAMBIARE QUESTO MONDO! IL MARXISMO LENINISMO È LA NOSTRA GUIDA! Tunisi, novembre 2012 Organizzazione per la costruzione del Partito Comunista di Germania Partito Comunista del Benin Partito Comunista Rivoluzionario, Brasile Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico, Burkina Faso Partito Comunista Rivoluzionario della Costa D’Avorio Partito Comunista degli Operai di Danimarca Partito Comunista Marxista Leninista dell'Ecuador Partito Comunista degli Operai di Francia Piattaforma Comunista, Italia Via Democratica, Marocco Partito Comunista del Messico (marxista-leninista) Organizzazione MarxistaLeninista Revolusjon di Norvegia Partito Comunista del Lavoro della Repubblica Dominicana Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) Partito dei Lavoratori di Tunisia Partito Comunista Rivoluzionario di Turchia Partito Comunista Marxista Leninista del Venezuela
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Basta con le aggressioni sioniste-imperialiste A Gaza un precario “cessate il fuoco” è succeduto a lunghi giorni di attacchi aerei e navali scatenati dal governo di Netanyahu, rappresentante dell’estrema destra e dei coloni. I raid hanno provocato centinaia di morti e migliaia di feriti - molti dei quali bambini - decine di migliaia di senza casa fra la popolazione palestinese. Con questo attacco Israele voleva conseguire alcuni obiettivi: la distruzione del potenziale militare della resistenza palestinese; la delegittimazione di Mahmoud Abbas e l’aumento della pressione del ricatto a pochi giorni dalla discussione all’ Onu sull’ammissione della Palestina come Stato “non membro”; il rafforzamento della destra sionista in vista delle elezioni di gennaio. In prospettiva, l’aggressione sionista mirava all’Iran, con l’indebolimento del suo alleato Hamas e il test sul campo dello scudo antimissile “Iron Dome”. Tutto ciò con la benedizione degli USA di Obama, che hanno dato più volte dichiarato che non riconosceranno mai lo stato palestinese e hanno appoggiato “senza riserve” e senza alcun imbarazzo gli assassini mirati e la mattanza sionista. La strategia sionista, come sempre si è basata sul terrore, sul razzismo, sui crimini di guerra, sulla negazione di qualsiasi norma umanitaria e legale, sullo strangolamento dell’economia
palestinese e sul furto di terre. E’ in questo modo barbaro che Israele cerca di piegare la resistenza palestinese. Questa politica guerrafondaia si va approfondendo con il perdurare della crisi economica capitalistica e l’acutizzazione delle contraddizioni interimperialiste. Di fronte a ciò, è necessario organizzare la mobilitazione dei lavoratori e dei popoli. Diciamo basta alle aggressioni e all’ìmpunità dei sionisti, al disumano blocco a cui è sottoposta Gaza. Rivendichiamo sanzioni immediate contro Israele! Ribadiamo la nostra solidarietà con il popolo palestinese, che continua ad affrontare coraggiosamente il sionismo e l'imperialismo. Se Israele non è passata all’invasione di terra è solo perché si è trovata di fronte una accanita resistenza. Sosteniamo dunque la legittima ed eroica lotta contro la brutale occupazione dei territori, per la costruzione di uno Stato paelstinese democratico e laico, per l'indipendenza, la libertà e la sovranità nazionale, per il ritorno di tutti i rifugiati. Appoggiamo gli sforzi per giungere a un fronte unificato di difesa del popolo e della terra palestinese. Esigiamo la cancellazione dei trattati di cooperazione militare fra Italia e Israele. Via Monti e il suo ministro Terzi, fedele alleato di Israele.!
SOLIDARIETA’ AL PARTITO COMUNISTA DEL LAVORO DELLA REPUBBLICA DOMINICANA Condanniamo l’assassinio della solidarietà internazionalista con la compagna prof. Angela Méndez lotta della classe operaia e del Moquete, perpetrato dalla Polizia popolo dominicano, che sta Nazionale nel corso della affrontando coraggiosamente la repressione delle proteste popolari brutale offensiva dei suoi sfruttatori contro il “paquetazo fiscale”. ed oppressori. Inviamo le nostre più sincere VIVA LA LOTTA DEL condoglianze per la morte della POPOLO DOMINICANO! compagna e la nostra piena VIVA IL PCT!
Affermazioni di Papariga-Tsipras-Kouvelis di pieno allineamento con la scelta strategica del grande capitale per far rimanere la Grecia nell'UE e nell’Euro E’ noto che il socialdemocratico Alexis Tsipras, leader di SYRIZA, è apertamente a favore della permanenza della Grecia nell'Unione Europea, posizione che è in completo allineamento con l’attuale scelta strategica degli imperialisti e del capitale locale. Tsipras non perde l'opportunità di ripetere ogni volta che ritiene conveniente e necessaria la seguente posizione: "non è un obiettivo o meta di SYRIZA l’uscita del paese dall’euro", come ha detto in un'intervista in ANT1 (10/15/2012). Ha anche avvertito che "le conseguenze delle notevoli vibrazioni tettoniche derivanti dalla rottura
dell'euro sarebbero senza precedenti ed estremamente importanti per l'economia globale intera, non solo per la Grecia". Un'affermazione che chiarisce che lo scopo di SYRIZA è la stabilità dell'economia capitalista globale ed il suo allineamento con gli interessi degli imperialisti. Tale affermazione è essenzialmente la continuazione di diverse affermazioni precedenti. In un'intervista con CNBC Network e la Associated Press infatti ha detto: “Un'uscita della Grecia dalla zona dell’euro sarebbe disastrosa" ("Ethnos", 5/11/2012). L'elemento nuovo è il tentativo di Tsipras di
convincere il popolo greco che la lotta per uscire dall’eurozona o è futile o avrebbe conseguenze catastrofiche per lavoratori greci e i disoccupati. "Sfortunatamente" per Tsipras, le sue affermazioni sono state precedute da corrispondenti affermazioni della "coppia" social-democratica Papariga ("K"KE)-Kouvelis (DHMAR), entrambi provenienti dallo stesso centro di potere ideologico e politico, quello del revisionismo di Kruscev. Aleka Papariga: “Una soluzione fuori dall'Euro e il ritorno alla dracma nelle presenti circostanze sarebbe catastrofico" ("Rizospastis", 31/5/2011 p.6.) e Fotis Kouvelis:
“l’uscita dall'euro significherebbe la più grande distruzione" ("le Vere Notizie", 4/12/2011). Le asserzioni di PaparigaTsipras-Kouvelis puntano a smussare la lotta di classe contro gli effetti distruttivi della permanenza del paese nell’UEEUROZONA e servono sia gli interessi dell'UE imperialista, sia quelli del grande capitale locale e riflettono la loro attuale scelta strategica. Traduzione da Anasintaxi, numero 377 (1-31/10/2012 B), organo del Comitato Politico del "Movimento per la Riorganizzazione del Partito Comunista di Grecia 1918-55"