PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
Febbraio 2014 n. 46
Scintilla ORGANO
DI ESPRESSIONE DI
teoriaeprassi@yahoo.it
Sono passati cinque anni dalla deflagrazione della crisi economica. Cinque anni di macerie industriali, di disoccupazione, di insicurezza e impoverimento delle masse e la ripresa ancora non si vede. Solo spot pubblicitari, mentre per gli operai va sempre peggio. Chi ne è il responsabile? Chi ha peggiorato la situazione con misure volte a salvare le banche a scapito dei lavoratori, della povera gente? Chi si è arricchito? Costoro si trovano fra le classi possidenti, fra i privilegiati, fra i loro rappresentanti politici. Sono le istituzioni del capitalismo monopolistico finanziario, le potenti organizzazioni padronali, i governi liberisti e social-liberisti, i partiti borghesi, i vertici traditori dei sindacati, la cupola della chiesa, a portare la grave responsabilità di questi cinque anni di crisi e delle drammatiche conseguenze che milioni di operai, lavoratori, giovani e donne continuano a subire. Cinque anni di sacrifici, di austerità, di tagli ai salari e alle spese sociali, di aumento delle tasse, eppure nessun risultato. Cinque anni di diktat di UEBCE-FMI e di reazione politica. Ora il governo di turno e la stampa di regime ci dicono che bisogna continuare sulla stessa strada per favorire la ripresa. Che se arriverà ricadrà sulle nostre spalle come la crisi. Ci vogliono chiudere in un cerchio infernale. Sono deboli, divisi, ma si reggono al potere e continuano la stessa politica, solo perché finora non vi è stata una risposta di classe all’altezza della situazione, impedita dai riformisti. Abbiamo pagato fin troppo. Basta attendere, basta chiacchiere! Dobbiamo dar vita a una mobilitazione generale e unitaria per imporre i nostri interessi, rivendicando un mezzo definitivo per farla finita con le crisi capitalistiche: la conquista rivoluzionaria del governo e dei mezzi di produzione da parte degli sfruttati.
PIATTAFORMA COMUNISTA
www.piattaformacomunista.com
Il fronte unico di lotta del proletariato segnerà la loro fine
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Rappresentanza sindacale, un accordo da rigettare in blocco
Il 21 Gennaio e i suoi insegnamenti (comunicato del CONUML)
Libertà per Saadat e per tutti i prigioneri palestinesi
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Spezzare la morsa reazionaria con la mobilitazione operaia e popolare Lo scenario politico riflette l’instabilità economica e si contraddistingue per il continuo slittamento a destra dei partiti borghesi e lo sfaldamento costituzionale. L’accordo sulla nuova legge truffa elettorale e le controriforme istituzionali fra i due omologhi liberisti Renzi e Berlusconi, le intese antioperaie sulla rappresentanza danno una spinta al processo reazionario. Un processo che ha le sue premesse nell’offensiva capitalista volta a scaricare tutte le conseguenze della crisi sulle spalle dei lavoratori, nella politica di austerità e di guerra imperialista, nei “suggerimenti” delle società di speculazione finanziaria. Il PD nonostante i “maldipancia” è arrivato a garantire lo status di “padre della patria” a un delinquente matricolato e a personaggi da basso romano impero. Col suo appoggio il traballante governo Letta-Alfano, indecente e illegittimo perché mai scelto dal popolo italiano, va avanti nel suo programma di aggressioni antipopolari: tasse che colpiscono il lavoro (mai il capitale), tagli alla spesa sociale, privatizzazioni di Poste e Fincantieri, appoggio ai ricatti antioperai come quello di Electrolux, misure di austerità,
missioni di guerra, razzismo nei CIE... è una politica ad esclusivo servizio dell’oligarchia finanziaria, portata avanti secondo le direttive UE-BCE-FMI. Se Letta e Alfano possono permettersi di stare ancora a Palazzo Chigi è solo perchè le classi sfruttate e oppresse non sono si sono mobilitate e scese in piazza unite. Purtroppo, di fronte alla crisi organica del capitalismo italiano, al processo di decomposizione di istituzioni e partiti borghesi, il movimento della classe operaia e delle masse popolari ha stentato a dare, nel suo complesso, una risposta adeguata. E’ vero che settori importanti del proletariato non cedono le armi e proseguono coraggiosamente nella lotta per i propri diritti, contro l’offensiva capitalista. E’ vero che assistiamo ad un più netto rifiuto delle logiche istituzionali e parlamentari, ad una radicalizzazione delle forme di lotta. Ma la direzione e l’influenza dei riformisti, degli opportunisti, dei populisti, la mancanza di unità su un programma anticapitalista, l’assenza di un elemento di accentramento politico, lo scarso livello di coscienza di
classe esistente, fanno si che il proletariato non riesca ad assumere con chiarezza una propria posizone autonoma. E’ in tale situazione che avanza il pericolo di destra, orchestrato dal grande capitale. Solo la massiccia e combattiva discesa in campo della classe operaia su posizioni combattive e di ripresa della lotta per il socialismo può far uscire la situazione dall’attuale stallo, spezzare la morsa reazionaria e riprendere il cammino rivoluzionario per una alternativa completa di potere. Per far sì che le ampie masse sfruttate e oppresse tornino a essere il fattore decisivo della situazione occorre innanzitutto un lavoro di riorganizzazione e preparazione politica, dunque una direzione strategica e tattica adeguata ai compiti che lo scontro di classe impone.
La realizzazione del fronte unico del proletariato e, sulla sua base, di un vasto fronte popolare, capace di raccogliere tutte le forze politiche, sindacali, sociali che resistono all’attacco della oligarchia finanziaria, è un fattore indispensabile. Va dunque favorito e sviluppato, fin da subito, il lavoro di costruzione di organismi di massa (quali i comitati di sciopero, di agitazione, ecc.) nei posti di lavoro e sul territorio, nei quali le masse possano raccogliersi e realizzare l’unità d’azione. Ma nessun passo in avanti sarà decisivo se non si accompagnerà all’unità dei comunisti e alla formazione di un partito indipendente e rivoluzionario del proletariato, completamente contrapposto ai partiti della borghesia.
Chiudete gli occhi e pregate... Questo ha detto il signor Bergoglio, in arte Francesco, in una recente omelia. E’ un‘efficace sintesi del programma della cupola cattolica per le masse popolari: non svegliatevi, non denunciate, non organizzatevi, non lottate, ma sopportate pazientemente sfruttamento e miseria, sognate la salvezza in cielo, mentre una minoranza di ricchi, di padroni, di speculatori si ingrassa sulla terra (ringraziando la santa casta con generose donazioni). Nel frattempo, il mondano monsignor Scarano veniva di nuovo arrestato per riciclaggio e falso in atto pubblico. Aveva permesso a potenti famiglie di capitalisti di trasferire ingenti somme di denaro di dubbia provenienza sui conti correnti
dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), mediante il ricorso all’unico paradiso esistente, quello fiscale. Allo IOR, è risaputo, i capitali vanno e vengono. Infatti, in piena crisi economica, in meno di quattro anni, il Vaticano ha realizzato un’immensa fuga di capitali: almeno 500 milioni di euro sono spariti dai conti correnti che lo IOR aveva aperto su istituti di credito italiani. E il poverello di Buenos Aires, capo di una multinazionale fra le più ricche e potenti del mondo, che fa? Tra una preghierina e l’altra, tra una copertina e l’altra, ecco un nuovo giro di valzer nella commissione cardinalizia della banca vaticana. Se a parole Bergoglio critica il
capitalismo finanziario, nei fatti se ne guarda bene dal chiudere la banca dello Stato teocratico di cui è monarca assoluto. Anzi, finora non si è visto alcun cambiamento nelle vergognose operazioni del ben protetto istituto off shore. Alla “preghiera di lotta” – nuovo genere di invocazione predicato da una superstar dell’ipocrisia e della conservazione sociale contrapponiamo la lotta senza preghiere e a occhi aperti. Nel 414° anniversario del rogo di Giordano Bruno (17.2.2014) rilanciamo il programma immediato per combattere la nebbia della religione e i privilegi clericali, per liberare i lavoratori dalle superstizioni e unirli nella lotta per una vita migliore. Basta con i finanziamenti al
Vaticano, alle Chiese, alle scuole e alla sanità privata, agli enti religiosi; abolizione dell’8x1000; forte tassazione per i beni mobili e immobili della “Vaticano S.p.A.” e degli enti ecclesiastici, con restituzione degli arretrati; soppressione di tutti i privilegi economici, sociali e fiscali del Vaticano e delle Chiese; verità e giustizia sui traffici finanziari dello IOR; basta con le emissioni prevaricatrici di Radio vaticana; completa separazione delle Chiese dallo Stato; lotta all’oscurantismo religioso e alle ingerenze clericali; difesa intransigente dei diritti delle donne e degli omosessuali; una scienza e una scuola libere da tutte le confessioni religiose. La rivoluzione socialista si incaricherà di fare il resto.
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Rappresentanza sindacale: un accordo antidemocratico da rigettare in blocco Lo scorso 10 gennaio Confindustria e i vertici di CGIL, CISL e UIL hanno raggiunto un accordo sul “Testo Unico sulla Rappresentanza”, che fa seguito alle “inscindibili” intese antidemocratiche del 28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013. Gli operai Fiat di Pomigliano iscritti alla FIOM con una lettera aperta hanno denunciato questo accordo, che estende a tutti i lavoratori il “modello Marchionne”. I sindacati di base hanno preso posizione, contro il modello sindacale autoritario, le deroghe contrattuali e l’attacco ai diritti e alle agibilità sindacali che derivano dal “Testo Unico”. L’accordo del 10 gennaio firmato senza alcun mandato dei lavoratori che sono stati informati dai giornali – è un aspetto della politica reazionaria volta a isolare, disorganizzare e reprimere i
settori più combattivi del proletariato, i sindacati classisti, a chiudere gli spazi di democrazia e conflitto in fabbrica e negli altri posti di lavoro, per intensificare lo sfruttamento e distruggere le residue conquiste operaie. per intensificare lo sfruttamento. La borghesia teme il riaccendersi dello scontro sociale, perché il movimento operaio e popolare non potrà ancora a lungo essere tenuto a freno dai capi riformisti e collaborazionisti. Perciò ha bisogno di strumenti che prevengano e rendano più difficile la lotta operaia indipendente. La svolta autoritaria e antidemocratica in tema di relazioni sindacali va in parallelo con la nuova porcata elettorale e le controriforme costituzionali portate avanti dal duo liberista Renzi-Berlusconi.
La logica è la stessa: privarci dei nostri diritti e delle nostre libertà, rafforzare il domino del grande capitale sull’intera società, eliminare qualsiasi opposizione di classe. Il ricatto posto dall’accordo sulla rappresentanza va rigettato e fatto saltare con lo sviluppo della mobilitazione operaia. Il modo migliore per incrinare e demolire le intese antioperaie è realizzare il fronte unico del
proletariato sulla base della difesa intransigente degli interessi economici e politici della classe operaia. Al sistema sindacale collaborazionista e repressivo va contrapposta la democrazia operaia, la più ampia partecipazione delle masse, la costruzione di organismi unitari di lotta. La scelta che si impone è: sindacalismo di classe o sindacalismo complice?
Electrolux: serve una risposta adeguata! I padroni di Electrolux hanno comunicato un piano industriale che prevede la chiusura dello stabilimento di Porcia e i licenziamenti per 1.200 lavoratori, un brutale dimezzamento dei salari a 7-800 euro al mese, l’aumento di ritmi e tempi di lavoro, la riduzione delle agibilità sindacali. I padroni della multinazionale svedese per aumentare i loro profitti pongono agli operai il più classico dei ricatti in tempi di crisi: o accettate il taglio occupazionale, salariale e dei diritti oppure ce ne andiamo. Fanno così da battistrada
dell’offensiva capitalista nel nostro paese. I sindacati hanno giudicato la proposta irricevibile e indetto le assemblee. Ma invece di chiamare tutti gli operai alla lotta dura e senza esitazioni, si preoccupano come al solito di mantenere la mobilitazione in un ambito responsabile e cercano di infondere fiducia verso un governo antioperaio. La richiesta di intervento per “salvaguardare la competitività delle produzioni italiane” è completamente subordinata alle richieste padronali e ai piani di Letta-Alfano per attirare
investimenti dall’estero. Non a caso il ministro Zanonato ha commentato “in Italia c’è un problema legato all’esigenza di ridurre il costo del lavoro”. A Susegana e Porcia sono partiti i primi scioperi. Bene, ma l’attacco della Electroux riguarda l’intera classe operaia. Il problema delle chiusure e dei licenziamenti, del salario e dei diritti va affrontato con forme di lotta adeguate, compresa l’occupazione delle fabbriche, e con la mobilitazione di tutti i lavoratori. Dobbiamo impedire un precedente che aprirebbe la
strada ad una più feroce offensiva padronale. Esigiamo lo sciopero generale nazionale e rivendichiamo l’esproprio senza indennizzo delle fabbriche che chiudono dopo aver ricevuto aiuti statali, il divieto dei licenziamenti per i profitti, aumenti salariali e riduzione dell’orario di lavoro. Costruiamo dal basso il fronte unico proletario ed i suoi organismi di lotta (Comitati di sciopero, etc.) per difendere in modo intransigente gli interessi operai e aprire la strada a un Governo rivoluzionario degli operai e di tutti gli sfruttati.
No alla criminalizzazione delle lotte sociali Sono 17.000 le persone sotto processo per reati legati a lotte sociali. Militanti politici, sindacali, sociali, operai, giovani, donne che vengono trattati come delinquenti comuni o colpiti da accuse assurde di terrorismo, come i quattro attivisti No TAV sotto processo a Torino. L’involuzione autoritaria – imposta dal capitale monopolistico - da un lato produce aumento della repressione e del controllo
statale; dall’altro garantisce l’immunità agli sbirri che compiono violenze, soprusi e anche omicidi. Si rafforza l’armamentario giuridico per perseguire i lavoratori che rifiutano la politica di austerità. Basti pensare ai “pacchetti sicurezza”, che mettono assieme norme razziste e provvedimenti volti a colpire il conflitto di classe. L’obiettivo della classe dominante e dei suoi apparati
statali è criminalizzare la protesta e le lotte sociali, intimidire e dividere il movimento di resistenza all’offensiva capitalistica. Per fare ciò nega il significato politico delle varie forme di opposizione e tramuta ogni lotta questione di “ordine pubblico”. E’ necessario rafforzare la denuncia politica della repressione e di una giustizia borghese asservita alla prepotenza padronale e poliziesca.
Ma allo stesso tempo è indispensabile l’unità politica delle realtà che resistono. Rivendichiamo la abrogazione dei reati contenuti nel fascista Codice Rocco, la legittimità delle lotte di massa, in tutte le loro forme. Il 22 febbraio giornata nazionale di lotta per la difesa del dirito ad opporsi ai diktat del governo e della UE, per la libertà dei compagni No TAV arrestati!
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I soldi ci sono e vanno presi dai padroni, dai parassiti, dai ricchi Il governo Letta-Alfano continua a parlare di ripresa, dice che il peggio in quanto a disoccupazione è passato. Ma la realtà è ben diversa. Nel 2013 la CIG ha di nuovo superato il miliardo di ore; i lavoratori che hanno presentato la domanda per sussidi di disoccupazione e mobilità sono aumentati del 32,5% rispetto all’anno precedente; la disoccupazione è salita al 12,7%, quella giovanile al 42%. A ciò dobbiamo aggiungere 208.000 lavoratori in cassa straordinaria o in deroga e 120.000 lavoratori colpiti da esuberi e ristrutturazioni (sono ben 159 vertenze aperte al Ministero dello “Sviluppo economico”). Una situazione drammatica, ma non per i capitalisti, gli speculatori finanziari, i manager, gli alti papaveri, i ricchi, i privilegiati, che vedono gonfiare i loro portafogli nonostante portino la responsabilità della crisi. Eppure nelle dichiarazioni Irpef risulta che i lavoratori dipendenti guadagnano più dei padroni! Oltre al danno la beffa!
I soldi ci sono, vanno presi dai capitalisti e dai ricchi e usati per i lavoratori e i disoccupati! Dopo aver fin troppo pagato la crisi e la recessione non vogliamo pagare anche la ripresina, se ci sarà. Bisogna colpire i profitti, i patrimoni finanziari e immobiliari, le rendite parassitarie e i guadagni speculativi, l’evasione fiscale (almeno 180 miliardi annui), il riciclaggio (95 miliardi annui), le tangenti (85 miliardi annui), le proprietà di quel 10% che possiede il 50% della ricchezza nazionale, delle mafie e dei corrotti, le spese di guerra, quelle per i politicanti e i palazzi del potere borghese, i consumi di lusso. Esigiamo il ripudio del debito pubblico nelle mani degli strozzini del capitale finanzario. Esigiamo il blocco e sequestro dei capitali evasi, dei beni dei grandi evasori fiscali, dei corrotti e dei funzionari che si sono appropriati dei beni pubblici, dei mafiosi e dei ladri. Esigiamo la cancellazione di privilegi, stipendi e pensioni d’oro di capitalisti,
amministratori, manager e parlamentari, la fine dei finanziamenti ai banchieri, ai monopoli, al Vaticano, alle scuole e alla sanità privata, alle missioni all’estero, agli F-35 per le opere costose, inutili e dannose come la TAV. Blocco immediato dei licenziamenti e delle chiusure delle aziende! Abolizione precarietà, lavoro per tutti, stabile e dignitoso! Aumento del 20% di salari, stipendi e pensioni dei lavoratori! Salario pieno e senza limiti temporali per i cassintegrati!
Nessuna illusione, delegittimiamo le istituzioni dell’UE imperialista! A maggio si svolgeranno le elezioni europee, mentre nell’UE la crisi economica è tutt’altro che conclusa. Il processo di recupero è esiguo, fragile, lento, minore delle aspettative degli economisti borghesi. Il ritmo del commercio a livello mondiale rimane modesto. Anche se alcuni paesi tecnicamente non sono più in recessione, non si registra una reale rianimazione economica. Domina l’incertezza, permangono i rischi finanziari, perciò non può esserci una stabilizzazione del capitalismo. In questa situazione le classi dominanti cercano di convincerci che i cittadini col voto possono decidere e cambiare l’UE imperialista, che “questa volta è diverso”. Sono preoccupate di perdere altro consenso, ma intanto
fomentano la guerra civile reazionaria in Ucraina... Dal nostro punto di vista, le elezioni devono essere concepite come un momento di sviluppo della politica rivoluzionaria. Nella campagna elettorale sarà fondamentale agitare l’obiettivo dell’uscita da UE e euro, la fine della politica di austerità, come elementi per approfondire la crisi della borghesia. Chiaramente l’uscita da UE e euro per un paese imperialista come l’Italia è legata allo sviluppo della lotta di classe, al processo rivoluzionario diretto dalla classe operaia. Le elezioni europee dovrebbero essere trasformate in un referendum contro UE e euro, Fiscal compact e Patto di stabilità, imposti dalla Troika e dai suoi governi antipopolari.
E’ necessario approfittare dell’euro-farsa per sviluppare una campagna contro la UE dei monopoli capitalistici ed avanzare nella politica di fronte anticapitalista con tutte le forze operaie e popolari che sostengono il diritto ad uscire da questa gabbia imperialista in cui si distrugge un secolo di conquiste sociali, senza le illusioni socialdemocratiche sulla sua trasformazione “democratica e solidale”. Se astensione e voto di protesta popolare supereranno il 50% sarà un colpo per l’oligarchia. Riformisti e liberali potrebbero non avere i seggi per governare. Le istituzioni UE si troveranno di fronte alla paralisi e all’instabilità politica, e con ciò andrebbe in crisi l’europarlamento e l’intero progetto di integrazione imperialista.
Indennità che copra i bisogni fondamentali dei disoccupati, a spese dei padroni e dello Stato! Altro che job act! Dobbiamo lottare e organizziamoci col fronte unico, costruire organismi di massa per imporre al governo la soddisfazione degli interessi immediati e più urgenti del proletariato, indipendentemente dalla loro conciliabilità con le esigenze capitalistiche. Ben sapendo che c’è solo un mezzo per risolvere i problemi esistenti: la conquista rivoluzionaria del potere politico da parte del proletariato.
Opuscoli in distribuzione - G. Dimitrov, Rapporto al 7° Congresso dell’I.C. (3 €). - Stalin, Del materialismo dialettico e del materialismo storico (2 €). - Stalin, Cinque conversazioni con economisti sovietici (2,50 €). - E. Hoxha, scritti in difesa del marxismo-leninismo (3 €). - “Tesi di Lione”, 3° Congresso del PCd’I, 1926 (3 €). - La prima Costituzione del potere proletario (2 €). - Tesi sulla struttura e l’organizzazione dei partiti comunisti (2,50 €). - “Un altro mondo è possibile, si chiama socialismo!” progetto di programma generale di Piattaforma Comunista (1 €). - Questioni del lavoro nel movimento sindacale (2 €). Invitiamo i compagni a richiedere gli opuscoli versando l’importo più le spese di spedizione (2 euro) sul ccp. 001004989958 intestato a Scintilla Onlus.
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Congresso CGIL: rafforzare e qualificare l’opposizione sindacale di classe Ai primi di gennaio abbiamo diffuso un contributo sul 17° Congresso Cgil, che è possibile scaricare dal nostro sito Internet. Il fatto nuovo è la firma della CGIL sul “Testo Unico della rappresentanza”, che estendendo il “metodo Marchionne” e ledendo le libertà sindacali ha suscitato la giusta protesta di tanti operai iscritti e delegati e messo in crisi l’inciucio fra Camusso e Landini, che ora chiede la sospensione del Congresso (continuando però a sostenere il “documento unitario”). La crisi di vertici CGIL offre spazi più ampi per un intervento volto a rafforzare e qualificare l’opposizione di classe e rivoluzionaria, fuori e contro la logica delle vecchie sirene riformiste e socialdemocratiche. Riproduciamo di seguito alcuni brani del nostro contributo invitando i compagni a partecipare alle assemblee in corso bocciando l’illegittimo accordo del 10 gennaio, così come quelli del 31 maggio 2013 e 28 giugno 2011. Anzitutto va favorita la partecipazione e nelle assemblee di base dei lavoratori, iscritti e non, in produzione e in CIG. Nel dibattito va denunciata a chiare lettere la politica governativa e della UE imperialista, di conseguenza la linea e la pratica collaborazionista sindacale seguita dai vertici CGIL, che hanno prodotto pesanti arretramenti nel movimento operaio e un indiscutibile peggioramento dei rapporti di forza e delle condizioni di vita e di lavoro. Di fronte a un bilancio fallimentare le domande da sollevare sono: possiamo continuare così? si può essere d’accordo con l’appoggio ai governi dell’austerità? vanno bene gli accordi senza consultazione e gli scioperetti farsa? di quale sindacato e di quale linea di lotta abbiamo bisogno? Per offrire una risposta corretta dobbiamo respingere le tesi
illusorie e dannose secondo cui è possibile riformare la burocrazia sindacale, spostare a sinistra le direzioni opportuniste, cambiare la linea seguita dai vertici della CGIL. Altrettanto illusorio, nelle condizioni, attuali pensare di conquistare l’apparato riformista. La nostra presenza in CGIL non può limitarsi a correggere la linea dei vertici, non può esaurirsi nel “controbilanciare” la deriva dell’apparato, riducendo la nostra attività ad un problema parlamentaristico di maggioranze e minoranze all’interno della Confederazione e delle sue categorie. Conquistare posizioni nella CGIL significa conquista della massa operaia, non dell’apparato burocratico. Il centro della nostra attività non dev’essere l’apparato, la federazione, la segreteria in cui prospera la burocrazia sindacale. Dev’essere invece la fabbrica, l’ospedale, la scuola, l’ufficio, i quartieri popolari, l’assemblea di base, il comitato degli iscritti, la RSU, le strutture territoriali di primo livello. Gli operai coscienti e combattivi devono saper utilizzare tutte le occasioni e i momenti di confronto e di lotta, compreso il congresso della CGIL, principalmente le assemblee di base, per svolgere un lavoro di chiarimento, agitazione e organizzazione. Bisogna agire nelle assemblee e nelle riunioni per criticare a fondo le scelte fallimentari del gruppo dirigente e smascherarlo davanti ai lavoratori, rompere con la “coesione sociale” e sostituirvi la lotta aperta, economica e politica contro le
classi dirigenti e i loro governi. Assieme a ciò va dato impulso alla formazione di una nuova opposizione sindacale rivoluzionaria e di classe, alla costruzione di organismi di lotta su vasta base nei luoghi di lavoro e nel territorio (come i Comitati di lotta, che raggruppino il maggior numero possibile di lavoratori, sia i sindacalizzati sia i non organizzati), a processi unitari con tutte le forze politiche, sociali e popolari che si scontrano col capitalismo. Il problema che abbiamo di fronte non è la conta dei voti fra i documenti, il problema è il contenuto e l’organizzazione di classe! Se la questione di fondo è il tipo, il modello di sindacato che vogliamo, bisogna affermare chiaramente la necessità di un’opposizione sindacale di classe e rivoluzionaria, senza lasciarci ingannare dai proclami e dalle promesse della burocrazia sindacale. Dobbiamo iniziare a costruire un segmento organizzato del movimento operaio e sindacale, composto da operai e militanti sindacali avanzati e combattivi. Non per ridurlo a componente di minoranza in CGIL, non per separarlo dall'insieme, ma affinché, agendo con una
direzione comunista, possa incidere sul resto della classe operaia alzando le bandiere più conseguenti, classiste e rivoluzionarie. E’ su questi temi che va presa la parola nelle assemblee dei lavoratori, raccordandoli alle esperienze concrete (positive e negative), spingendo alla partecipazione attiva e al dibattito aperto. Ed è in funzione di questo obiettivo politico-organizzativo – che va ben oltre il Congresso che si decide l’atteggiamento da seguire nelle assemblee, tenendo in conto la situazione concreta e il dibattito fra i lavoratori: cosa sostenere criticamente, quali ordini del giorno presentare, quali candidati combattivi sostenere, come punti di appoggio ed elementi in grado di creare un ambiente più favorevole alla linea e all’organizzazione di classe. Allo stesso tempo le assemblee congressuali di base devono essere l’occasione per rilanciare le vertenze in corso sulla base della mobilitazione di massa, per offrire solidarietà alle lotte dei settori colpiti da licenziamenti, ristrutturazioni e dalla politica governativa, per spingere verso un coordinamento delle componenti e correnti classiste esistenti dentro e fuori i sindacati confederali, nei movimenti e nelle istanze di lotta. Questo lavoro non può essere concepito in maniera limitata o separata, ma deve essere organicamente connesso alla costruzione del Partito comunista nel seno della classe operaia.
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COMITATO NAZIONALE
DI
UNITÀ MARXISTA-LENINISTA
21 Gennaio: l’anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia e i suoi insegnamenti per l’oggi Il 21 Gennaio di novantatre anni fa, a Livorno, sull’onda della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, in un momento di crisi dell’intera società italiana, venne fondato il Partito Comunista d’Italia (PCd’I). Il significato fondamentale della costituzione del PCd’I fu la rottura aperta della parte migliore della classe operaia con il riformismo e l’opportunismo, con la d e g e n e r a z i o n e socialdemocratica dei partiti della Seconda Internazionale e l’adesione ai principi della Terza Internazionale comunista. Solo con quella scelta fu possibile porre le basi di un partito rivoluzionario e di classe in Italia, che negli anni seguenti avviò la lotta per la bolscevizzazione, per attuare in pieno la sua funzione. L’anniversario del 21 Gennaio segna uno spartiacque nelle vicende del movimento comunista e operaio del nostro paese e mantiene per intero la sua importanza e la sua validità. Anche oggi il mondo capitalista è immerso in una crisi profonda e multiforme. In Italia è particolarmente acuta e coinvolge tutte le classi sociali. Le conseguenze economiche e sociali dello sfacelo capitalista sono drammatiche. Lo sfruttamento, la disoccupazione e la miseria si aggravano, la corruzione dilaga. All’offensiva padronale si accompagnano una crescente reazione politica e nuove minacce di guerra imperialista. La classe operaia e le masse popolari, che pure lottano coraggiosamente, sono divise e frenate dai capi riformisti e opportunisti. I vecchi partiti della sinistra borghese, riformisti e socialdemocratici, si sono
trasformati in partiti di tipo liberale, sfrenati sostenitori del barbaro sistema capitalistico. Assieme ai vertici e alla burocrazia sindacale formano un’ agenzia dell’imperialismo in seno alla classe operaia e alle masse popolari. Il revisionismo, nelle varie forme che oggi assume, ne è il complemento teorico e politico. Anche oggi lo smascheramento, il distacco e la rottura aperta e definitiva, ideologica e organizzativa, dei comunisti nei confronti del riformismo e dell’opportunismo, malanni cronici del movimento operaio, così come della pesante eredità del revisionismo e della propensione all’economismo, al populismo e alle altre tendenze non comuniste, si presentano come una necessità assoluta per riprendere la via della lotta rivoluzionaria. Una separazione da portare avanti senza equivoci e tergiversazioni, condizione imprescindibile per una conseguente azione di classe volta a spazzare via il moribondo ordine borghese e costruirne uno nuovo, in marcia verso il comunismo. Nella situazione italiana a questa condizione, se ne deve a c c o m p a g n a r e obbligatoriamente una seconda. Stante l’attuale frammentazione delle forze comuniste, la ripresa e la riorganizzazione devono necessariamente realizzarsi dentro un processo unitario di partiti, organizzazioni e gruppi che si sono mantenuti fedeli ai principi del marxismoleninismo e dell’internazionalismo proletario, nel vivo della lotta di classe. Per dare soluzione a questo compito vitale ed urgente è stato costituito il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista di due giorni di iniziative e festeggiamenti, si è snodato dal Teatro Goldoni all’ex Teatro S. Marco, per ripercorrere la storica scissione che avvenne sui 21 punti stabiliti dalla Terza Internazionale comunista quali precise condizioni di ammisssione. La manifestazione è stata anche l’occasione per denunciare la
Orgoglio e organizzazione Centinaia di comunisti, fra cui molti giovani, hanno percorso le strade di Livorno sabato 25 gennaio sventolando bandiere rosse e cantando slogan rivoluzionari per commemorare la nascita del Partito Comunista d’Italia. Il corteo, promosso dal Centro Politico 1921 all’interno
Livorno, 21 gennaio 1921: i delegati comunisti abbandonano il teatro Goldoni, sede del XVII Congresso del P.S.I. e, riunitisi nel vicino teatro S. Marco, deliberano la costituzione del Partito Comunista d’Italia Sezione della Terza Internazionale comunista
(CONUML). Esso è una risposta alla dispersione, alla confusione ed alla debolezza ideologica e politica del movimento comunista del nostro paese, un passo avanti per realizzare l’unità tattica e strategica di cui abbiamo bisogno. Nell’anniversario del 21 Gennaio facciamo nuovamente appello a tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi autenticamente comunisti, ai nuclei di operai coscienti e combattivi, ai giovani rivoluzionari, a unirsi al nostro lavoro con slancio e determinazione. Dobbiamo approfondire l’analisi della realtà e realizzare un intervento e un’iniziativa politica più ampi nella classe operaia e nelle masse lavoratrici, fra i giovani, negli strati popolari vittime della crisi capitalistica, sostenendo e unificando le loro lotte, sviluppando la coscienza di classe del proletariato. Il proletariato rivoluzionario non può e non deve rassegnarsi a rimanere sotto la direzione degli opportunisti, né sottomettersi alla teoria della
“spontaneità”. La formazione di un unico, forte e combattivo Partito comunista marxistaleninista è il compito fondamentale e decisivo nella lotta per il potere politico. Oggi vi sono le condizioni favorevoli per affermare le nostre convinzioni e i nostri propositi socialisti, perciò è ora di rompere gli indugi e assumersi ognuno le proprie responsabilità. Uniamoci, organizziamoci e lottiamo assieme per la rivoluzione e la società socialista! Siamo ovviamente disponibili a partecipare, su un piano di parità, a iniziative e manifestazioni comuniste volte a celebrare unitariamente il 93° anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia. Gennaio 2014. COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTALENINISTA Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista Piattaforma Comunista
politica governativa centrale e locale, la repressione poliziesca e rilanciare la necessità dell’organizzazione comunista e dell’internazionalismo proletario. Un coro di compagni ha eseguito canzoni di lotta e partigiane. Il corteo ha visto la partecipazione di diverse forze che riconoscono nel 21 gennaio la loro radice comune, mentre brillavano per la
loro assenza i gruppi impegnati a rincorrere i “forconi”. Il volantino del CONUML e il manifesto con i 4 maestri, da noi diffusi, sono stati apprezzati. Riteniamo che nei prossimi anni questa scadenza dovrà essere ancor più valorizzata e amplificata da tutti i sinceri comunisti che lottano per il Partito e il socialismo proletario.
Per contatti: conuml@libero.it Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com
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Avanza in Messico il lavoro del PCMML Si è svolto con successo il 6° Congresso Nazionale Ordinario del Partito Comunista del Messico (marxista-leninista). I delegati hanno passato in rivista 5 anni di intenso e fruttuoso lavoro, giungendo a importanti conclusioni, risoluzioni e compiti per avanzare verso l’obiettivo della rivoluzione proletaria e del socialismo. La tattica del PCMML prevede un Governo Provvisorio Rivoluzionario di operai e contadini poveri che convochi una Assemblea Nazionale Costituente Democratica, Proletaria e Popolare, per redigere una Nuova Costituzione Politica proletaria, contadina e popolare e stabilire una Repubblica democraticapopolare. Il Congresso ha arricchito e
qualificato la teoria e la pratica del Fronte Unico e della costruzione delle fondamenta del potere sovietico delle masse. Il PCMML esce dal Congresso più forte a livello teorico, politico e organizzativo, pronto a sviluppare la sua presenza e attività tra il proletariato e le ampie masse popolari. Senza dubbio il partito fratello del Messico sarà in migliori condizioni per affrontare la borghesia messicana, abbattere il regime oligarchico di Nieto e gettare nell’immondezzaio della storia i partiti, i poteri e l’ipocrita democrazia borghese. Al 6° Congresso, sono giunti i saluti di numerose organizzazioni politiche, sindacali e popolari, tra cui quello di Piattaforma Comunista, che hanno espresso
comunanza di ideali e di lotta. Importante la partecipazione diretta, nei lavori del Congresso, della forza, dell'autorità e dell’esperienza della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML). Oltre al risultato congressuale, evidenziamo la recente costituzione della Federazione dei Socialisti e Comunisti del Messico, un fronte unitario che darà ulteriore impulso a iniziative di lotta per contribuire al cambiamento radicale della realtà che oggi vivono gli operai e i popoli del Messico. Senza dubbio il PCMML, strettamente vincolato alla vita e alla lotta operaia e popolare, partecipando ai piccoli e grandi conflitti del proletariarato, dei contadini poveri, dei giovani e
dei popoli messicani si rafforzerà e svolgerà il suo ruolo di guida per la rivoluzione proletaria.
Anche negli USA si rialza la torcia della rivoluzione Apprendiamo della riuscita realizzazione della Conferenza di Organizzazione per il Partito Comunista degli Stati Uniti. Si tratta di un passo assai importante per riaffermare un’attiva presenza politica dei comunisti nel “ventre della bestia”. Numerose cause storiche, dalla represssione alla degenerazione revisionista, hanno impedito negli ultimi decenni la ricostruzione del Partito. Ma la profonda crisi che attraversa l’imperialismo nordamericano ha cambiato molte cose. Un ruolo importante in questo processo di riorganizzazione del Partito come reparto avanzato della classe operaia è stato svolto da compagni emigrati da altri paesi, fedeli al marxismoleninismo. A coronamento di questa buona notizia, riproduciamo alcuni brani del compagno William Foster, grande combattente del movimento operaio americano, per lunghi anni Segretario del Partito Comunista degli Stati Uniti, nelle cui file si batté sempre per la difesa dei principi fondamentali del marxismoleninismo contro le tendenze revisioniste (es. Browder) e liquidatrici. Le sue ceneri furono interrate nel Cremlino vicino a quelle di John Reed.
“Il mio primo contatto con il movimento socialista avvenne [nel 1900] durante un comizio all'aperto tenutosi all'angolo fra Broad Street e South Street a Filadelfia. Credo che fosse tenuto dal Partito laburista. Era la prima volta che udivo un oratore socialista e ciò che egli diceva mi conquistò subito e totalmente. Ci volle poco da parte sua per convincermi che i capitalisti erano inutili e dannosi per la società. Afferrai rapidamente i punti in cui egli diceva che gli operai sono dei produttori, che sono potenzialmente tanto forti da prendere il potere e che, una volta presolo, sarebbero stati certamente capaci di realizzare un sistema economico cento volte migliore di quello capitalistico. […] Il giorno più importante delle mia vita è rimasto quello della lontana estate del 1900, quando per la prima volta feci la conoscenza del marxismo e presi il mio posto nelle file del movimento internazionale per il socialismo. […] Ero appena entrato nel Partito socialista, nel 1900, che divenni membro della sua ala sinistra. Come altri operai socialisti di allora, nel lavoro pratico di partito venni spesso in gravi contrasti con il gregge degli opportunisti, elementi del ceto medio e burocrati sindacali, che
dirigevano il Partito. […] L'essere riuscito a non cadere nella trappola tesa dall'ideologia socialdemocratica dei bonzi sindacali conservatori ha avuto un'enorme importanza su tutta l'attività della mia vita. Se avessi agito altrimenti, mi sarebbe stato facile, così come lo è stato per altri, assicurarmi una comoda poltrona in seno alla burocrazia sindacale. […] Il mio nuovo passo avanti sul terreno ideologico, dopo essermi liberato dalle illusioni religiose, capitalistiche e socialdemocratiche, fu - ed avvenne gradualmente - verso il comunismo. Non fu una questione semplice: mi ci vollero circa dodici anni. Durante questo periodo, svolgevo il mio lavoro di sindacalista e pensavo che solo i sindacati avrebbero potuto portare al socialismo. Entrai nel Partito comunista nei primi mesi del 1921, diciotto mesi dopo la sua fondazione. Il fattore più importante che mi decise a compiere questo grande passo fu la meravigliosa realtà della Rivoluzione d'Ottobre e l'attenta lettura delle opere di Lenin. Divenire comunista voleva logicamente dire per me porre una pietra sopra a tutta la mia precedente esperienza. Ero giunto al punto d'arrivo del mio sviluppo politico. Infatti, la mia adesione al Partito comunista
era il frutto di uno sforzo continuo per conoscere a fondo, con tutta la diligenza e lo spirito autocritico di cui potevo disporre, i principii rivoluzionari di Marx, Engels, Lenin e Stalin e per applicarli efficacemente alla lotta di classe americana. […] Sin dalla mia prima gioventù ho sentito il grande orgoglio di essere operaio; ed è sempre stato per me motivo della più profonda soddisfazione il potermi identificare tanto strettamente con le lotte della classe operaia. Se potessi ricominciare da capo la mia vita, seguirei la stessa strada che ho percorso sinora, cercando naturalmente di evitare i molti errori politici che ho commesso. Una cosa farei sicuramente, nonostante la mole di lavoro pratico da svolgere: organizzerei meglio il mio tempo, in modo da potermi dedicare, più di quanto abbia fatto, allo studio della scienza e della storia che tanto mi appassionano. Ecco ciò che i giovani del movimento operaio e comunista dovrebbero sforzarsi di fare: combinare il lavoro teorico con quello pratico, trovare il tempo per leggere molto ed in modo organizzato, nonostante le necessità urgenti della lotta quotidiana.” (Tratto da: William Foster, Il crepuscolo del capitalismo mondiale).
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febbraio 2014
Libertà per Saadat e i prigionieri palestinesi Da ormai dodici anni il compagno Ahmad Saadat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, è stata arrestato dai sionisti e gettato in galera assieme ai suoi compagni. Saadat e i gli altri eroici prigionieri hanno passato lunghi anni in isolamento, sottoposti a metodi repressivi e attacchi brutali, che aumentano, con la negligenza medica come forma di vendetta e il rafforzamento della sorveglianza. Sono pratiche di terrore che fanno parte della politica terroristica condotta dalle forze di occupazione contro il popolo palestinese. Ma i compagni palestinesi prigionieri non hanno ceduto di un millimetro, dimostrando fiducia nelle masse palestinesi, fermezza nei principi e coraggio nella lotta, uniti a un ampia
visione politica della situazione. Saadat ed i suoi compagni imprigionati, come tutti i prigionieri palestinesi, sono in prima fila nella lotta, insistendo sul progetto di liberazione nazionale e sociale del popolo palestinese sulla totalità della sua terra, spezzando il giogo imperialista-sionista. Questi compagni danno un esempio di come bisogna continuare a lottare in tutte le condizioni e pertanto godono del rispetto e della stima di tutti i comunisti, i rivoluzionari, gli amanti della pace e della libertà nel mondo intero. Nella situazione odierna – mentre va avanti il “piano Kerry” che mira a liquidare la causa del popolo palestinese, a cominciare dal Diritto al ritorno dei rifugiati - è di estrema importanza ribadire il sostegno e
la solidarietà ai prigionieri palestinesi, che resistono alle pressioni dei sionisti e degli imperialisti, i quali cercano di approfittare della divisione fra le forze nazionali, dell’incapacità delle autorità palestinese che continua a negoziare al ribasso e della confusione risultante dagli eventi nel mondo arabo. Le condizioni attuali dei
prigionieri palestinesi devono spingere a un'intensificazione nell’azione di massa in loro appoggio. Sviluppiamo anche in Italia un’azione per denunciare i crimini del sionismo e dell’imperialismo, sostenere la Resistenza palestinese ed esigere la libertà di Saadat e degli altri eroici compagni.
11 febbraio: protesta mondiale contro la sorveglianza di massa su Internet Nei mesi scorsi le rivelazioni dell’ ex agente CIA Snowden che ha reso di pubblico dominio il permanente e pervasivo spionaggio degli apparati di sicurezza dell’imperialismo USA sulla vita dei cittadini, su paesi alleati e concorrenti, nonchè sull’ONU - hanno suscitato un vasto movimento di protesta e indignazione. Fra queste rivelazioni è emerso che grazie a un software chiamato “Prism” gli USA intercettano tutte le telefonate, email, comunicazioni criptate via fax, oltre i dati rubati dalle microspie e quelli raccolti nei server dei giganti della Rete. E’ poi emerso che la NSA sarebbe in grado di accedere ai computer non connessi fisicamente alla rete grazie ad una metodologia basata sulla trasmissione radio, tramite un canale nascosto. Barack Obama ha recentemente presentato nuove linee guida per gli altri programmi di monitoraggio gestiti da agenzie di spionaggio, come la NSA. Ha promesso che gli Stati Uniti fermeranno il monitoraggio dei leader alleati. Ma la sorveglianza di massa delle popolazioni continuerà, i dati telefonici e dei computer
dovranno essere raccolti e analizzati con il solito prestesto di “combattere il terrorismo”. Allora si dovrebbero intercettare per primi i servizi USA e la NATO, che sono veri esperti in materia! Vale comunque la pena di ricordare che nessun caso di terrorismo è stato risolto utilizzando informazioni ottenute attraverso l'intercettazione di massa. La grave ingerenza, che vede coinvolto anche il nostro paese, non ha smosso il filoatlantico Re Napolitano che ha minimizzato dicendo che si tratta di "una vicenda spinosa che dovrà trovare delle risposte soddisfacenti". Quali siano non è difficile immaginare, visto che anche i servizi italiani possono fare le stesse cose grazie a un decreto firmato da Mario Monti che li autorizza a stipulare
convenzioni con i soggetti fornitori di pubblici servizi per accedere alle loro banche dati (Inps, Poste, Università, Alitalia, Enel, FF.SS. etc.), senza alcuna autorizzazione del giudice. Dalla scorsa estate, centinaia di migliaia di utenti internet si sono uniti per protestare online ed offline contro i programmi di sorveglianza della NSA e delle altre agenzie spionistiche. Sull’onda del movimento di protesta è nato The Day We Fight Back, il giorno in cui contrattacchiamo. Il prossimo undici febbraio si svolgerà la giornata mondiale contro le attività di spionaggio che NSA, GCHQ, etc., hanno svolto e continuano a svolgere nei confronti di tutti gli utenti del web, attaccando il diritto di tutti noi di comunicare in privato, inducendo una nera
censura e distruggendo i fondamenti della democrazia. Gli attivisti che supportano la manifestazione, stanno creando alcuni strumenti alternativi che installati nei siti dei partecipanti, incoraggeranno la lotta alla sorveglianza. La protesta sarà supportata anche da una serie di contenuti nei social media. Partecipiamo alla giornata del contrattacco, denunciamo l’imperialismo che è aggressività e reazione su tutta la linea, negazione della democrazia e della libertà di espressione delle masse.
Scintilla
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