PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
Maggio 2014 n. 49
Scintilla ORGANO
DI ESPRESSIONE DI
teoriaeprassi@yahoo.it
Sembrava che il grande malato, il capitalismo, dovesse farcela, dopo sei anni di convulsioni e flebo statali. Invece no. La cosiddetta ripresa mondiale è modesta, debole, irregolare. Nei mesi scorsi in alcuni paesi imperialisti “avanzati”, come gli USA, si era notato un certo recupero. Ma va a singhiozzi. Nei paesi imperialisti emergenti, capitanati dalla Cina, le cose vanno anche peggio, con un vistoso rallentamento nel settore manifatturiero, per evidente sovrapproduzione. E nell’aerea UE? Sebbene alcuni paesi non sono più tecnicamente in recessione, non si osserva una rianimazione economica, ma una sostanziale stagnazione. In Italia, invece, la sola cosa che cresce è la disoccupazione. Cosa vuol dire tutto ciò? Vuol dire che il capitalismo non riesce a sollevarsi con le sue forze e i rischi di ricadute permangono perchè le sue contraddizioni interne sono divenute più acute. Vuol dire che le politiche con cui la crisi viene scaricata sulle masse popolari, come l’austerità, saranno estese per un periodo lungo, specie in quei paesi come l’Italia che sono chiamati dalla Troika a ridurre il debito pubblico. Vuol dire che la lotta di classe fra sfruttati e sfruttatori, fra masse oppresse e oppressori è destinata ad inasprirsi. Il fatto che dopo sei anni di crisi economica non si intravvede nessuna fase di prosperità, nessuna possibilità di progresso nei limiti del capitalismo, significa che la sola “ripresa” per il proletariato è quella della lotta per il rovesciamento rivoluzionario del dominio borghese. Perciò diciamo che la responsabilità dell’oggi sta nel formare il Partito a cui spetta di guidare la lotta per una società senza sfruttamento né crisi. Uniamoci in questa battaglia!
PIATTAFORMA COMUNISTA
www.piattaformacomunista.com
1 euro
Nessun voto all’U.E. strumento reazionario del grande capitale! Basta con la politica di austerità e di guerra!
A pagina 8
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Stop al rullo compressore antioperaio! I fatti dell’ultimo mese hanno mostrato e fatto capire meglio natura e caratteristiche del governo Renzi. Siamo di fronte a un governo illegittimo, messo su con una manovra di Palazzo, blindato dall’alto, dai “poteri forti” e istituzionalmente, corazzato dai suoi apparati coercitivi e repressivi. Un governo antioperaio, che estende la precarietà e favorisce la criminalità padronale. Un governo che svuota sistematicamente i diritti e le libertà dei lavoratori avvantaggiandosi della situazione di debolezza in cui versano, dopo lunghi anni di crisi economica e cedimenti riformisti. Un governo che assedia e demonizza l’opposizione di classe politicamente, mediaticamente, con la repressione poliziesca. Un governo autoritario e prepotente che avanza senza mediazioni, scavalcando lo stesso PD che assume posizioni sempre più reazionarie. Un governo debole in quanto a basi di massa, ma rapido sul piano degli spot pubblicitari (gli 80 euro) per ottenere consenso di tipo populista. Pur basandosi sulla stessa maggioranza di Letta, il governo Renzi rappresenta un cambio nella gestione della crisi in Italia, tanto nei contenuti, quanto nel
metodo e nei ritmi. Mostra infatti una volontà di smarcarsi dai governi precedenti, che pure gli hanno preparato il terreno. E’ più aggressivo e determinato nell’attaccare i lavoratori, nel riscrivere le norme costituzionali, nel rimuovere il vecchio retaggio socialdemocratico. Per il grande capitale, che non riesce a uscire dalla crisi economica, non è più possibile una politica di “mezze misure”. La debolezza economica e politica minaccia le posizioni del già declinante imperialismo italiano nella concorrenza internazionale. Il “boy scout di Licio Gelli” esprime l’urgenza dei gruppi dominanti di procedere con le “riforme”, una tendenza legata alla profondità e alla gravità della crisi capitalistica. Il suo programma è un’ulteriore limitazione di sovranità, la rimozione delle c.d. rigidità strutturali per migliorare la competitività, le controriforme istituzionali e politiche per rafforzare l’esecutivo, la riscrittura del codice del lavoro per rimuovere la protezione costituzionale e giuridica dei lavoratori, aumentare la flessibilità, liberalizzare sempre più, anche attaccando anche la burocrazia statale. In politica estera segue la tradizionale linea di asservimento al bellicismo della
NATO e dell’UE imperialista. La politica di Renzi è volta ad adattare l’apparato statale, il tessuto economico e sociale alle esigenze dell’oligarchia finanziaria, ad abbattere gli ostacoli per il pieno sviluppo del neoliberismo in Italia. Ed il principale ostacolo si chiama movimento operaio e popolare. Il successo di questa politica sarà un test utile all’imperialismo, per applicarla ad altri paesi della zona periferica UE alle prese con problemi simili. Renzi se da un lato è l’ariete dell’oligarchia finanziaria, dall’altro esprime la tendenza della vecchia socialdemocrazia e del partito riformista a spostarsi a destra, a riposizionarsi in rapporto alle esigenze monopoliste, liberandosi da ogni residuale influenza “socialista” e antifascista, chiudendo con quell’ "eccessivo grado di libertà" garantito
costituzionalmente. Mente alcuni settori socialdemocratici, quelli più legati alle masse lavoratrici, soffrono questa politica, vi è la smaccata collaborazione dei vertici sindacali, di settori conservatori e del partito berlusconiano in disfacimento, che coincidono con l’impianto neoliberista renziano. Di fronte a questo rullo compressore occorre allargare la lotta, costruire organismi di massa, creare uno schieramento di forze operaie e popolari, per incepparlo e creare le condizioni della sua caduta. Oggi più che mai è necessaria l’organizzazione, la lotta e l’unità di classe e popolare per combattere in maniera frontale il governo Renzi nel “semestre europeo”. Soprattutto è più che mai necessario e urgente ricostruire un forte Partito comunista m-l!
La genuflessione della borghesia italiana A propostito della oceanica canonizzazione dei due papisanti in Piazza S. Pietro, con la presenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e l'abbraccio del Presidente della Repubblica Napolitano all'expapa Ratzinger, e con l'imponente spiegamento dei mass-media dello Stato italiano post-concordatario a servizio della Chiesa, riteniamo utile la rilettura di alcuni passi dei Quaderni di Gramsci: «I concordati intaccano in modo essenziale il carattere di autonomia della sovranità dello Stato moderno […] cosa significa praticamente la situazione creata in uno Stato dalle stipulazioni concordatarie? Significa il
riconoscimento pubblico a una casta di cittadini dello stesso Stato di determinati privilegi politici. La forma non è più quella medioevale, ma la sostanza è la stessa. Nello sviluppo della storia moderna, quella casta aveva visto intaccato e distrutto un monopolio di funzione sociale che spiegava e giustificava la sua esistenza, il monopolio della cultura e dell'educazione. Il concordato riconosce nuovamente questo monopolio, sia pure attenuato e controllato, poiché assicura alla casta posizioni e condizioni preliminari che, con le sole sue forze, con l'intrinseca adesione della sua concezione del mondo alla realtà effettuale, non
potrebbe mantenere e avere. […] Essi contano sulla potenza della loro organizzazione mondiale che si impone come fosse una prova di verità, e sul fatto che la grande maggioranza della popolazione non è ancora «moderna», è ancora tolemaica come concezione del mondo e della scienza. Se lo Stato rinunzia ad essere centro attivo e permanentemente attivo di una cultura propria, autonoma, la Chiesa non può che trionfare sostanzialmente». Rilanciamo le nostre rivendicazioni immediate sulla “questione vaticana”: Nessun finanziamento al Vaticano e agli enti religiosi di
qualsiasi confessione, alle scuole e alla sanità privata, abolizione dell’8x1000. Lotta all’oscurantismo religioso, alle ingerenze clericali. Soppressione di tutti i privilegi economici, sociali e fiscali del Vaticano, della Chiesa cattolica e delle altre confessioni; verità e giustizia sui traffici finanziari dello IOR; nessun canale nazionale radio e tv al Vaticano; completa separazione delle Chiese dallo Stato; difesa intransigente dei diritti delle donne e degli omosessuali; scienza e scuola libere da ogni condizionamento della Chiesa cattolica e di tutte le confessioni religiose; abolizione dei Concordati e dei Patti Lateranensi.
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Esigiamo il divieto dei licenziamenti per i profitti e la speculazione La razza padrona e i suoi rappresentanti politici non si smentiscono mai. Alla Marcegaglia Buildtech la proprietà ha comunicato, di punto in bianco, l’intenzione di chiudere il sito: “se non fate troppo casino, in autunno; se invece provate a metterci i bastoni tra le ruote, subito”. Questo è stato detto ai rappresentanti degli operai. Eppure le commesse ci sono! I 170 operai e le loro famiglie vanno così ad aggiungersi all’esercito dei proletari sbattuti per strada dall’inizio della crisi ad oggi. E il governo Renzi che misure adotta per l’occupazione? Premia la padrona Emma Marcegaglia, già presidente di Confindustria, mettendola al comando del monopolio ENI! E’ uno schiaffo all’intero proletariato! Gli operai a casa e i padroni a spartirsi i profitti accumulati con i nostri sacrifici! Quale destino stanno disegnando per la fabbrica milanese? Non è difficile immaginarlo visto che si trova in un’area
assai appetibile per la speculazione edilizia. Di casi simili ve ne sono a iosa. Esprimiamo piena solidarietà ai lavoratori della Marcegaglia di Milano che non si arrendono e hanno iniziato la lotta per difendere il posto di lavoro. Nessun operaio deve perdere il posto di lavoro, nessuno stabilimento deve essere chiuso! Ci vuole lo sciopero generale di tutti gli operai per esigere il divieto dei licenziamenti per i profitti, i motivi finanziari, le speculazioni! Rivendichiamo il blocco delle privatizzazioni a tutti i livelli e in ogni settore; l’esproprio senza indennizzo delle aziende che chiudono, delocalizzano e inquinano. Rivendichiamo salario pieno e senza limiti temporali, a spese dei padroni e dello Stato, per tutti i lavoratori in caso di sospensione o riduzione della produzione. La via di uscita dalla crisi sta nell’azione unita ed energica della classe operaia, per elevarsi con la rivoluzione a classe dominante.
Oltre un milione di famiglie senza reddito Sono ormai oltre un milione (1.113.000) le famiglie italiane che tirano avanti senza avere alcun reddito da lavoro (più della metà si trovano nel Sud della penisola). E' quanto risulta dai dati Istat sulle forze di lavoro per il 2013. Facendo il raffronto con il 2012, il dato è aumentato del 18%; e, rispetto a due anni prima, l'aumento è stato del 56.5%. Sono situazioni nelle quali, spiega l'Istituto nazionale di statistica, «tutte le forze lavoro del nucleo famigliare» sono alla ricerca di un'occupazione, senza trovarla. Secondo la Coldiretti, nel 2013 sono stati oltre 4 milioni gli italiani costretti a chiedere aiuto per mangiare (anche questo dato è aumentato del 10% rispetto al 2012). Quando noi comunisti parliamo della barbarie del capitalismo, c'è ancora qualcuno che finge di non capire?
L'arrogante governo in carica (non eletto da nessuno, ma schiavo dei diktat di Bruxelles e di Washington) promette, promette, si arrabatta per trovare soluzioni non credibili e reazionarie ai problemi del paese. Ai lavoratori elargisce un'elemosina in busta-paga, per gli incapienti, per i pensionati al minimo non ha trovato un soldo, mentre nel 2013 sono stati pagati 70 miliardi di interessi alle banche e agli investitori internazionali (che si aggiungono ai miliardi che, di anno in anno, dovranno essere pagati per il Fiscal compact !). Per un'Italia senza padroni e senza sfruttamento c'è una sola strada da percorrere: quella che conduce alla rivoluzione proletaria. Per prepararla, unità delle lotte di tutti i lavoratori, e unità dei comunisti!
Su chi possiamo contare? Corrispondenza Alcuni operai delle acciaierie Lucchini di Piombino, sotto minaccia della chiusura della fabbrica, hanno rivolto un video-appello al papa per chiedere “intercessione”. Bergoglio ha assicurato “vicinanza”, si è addirittura commosso. E ha pronunciato la solita predica per raccogliere consensi fra gli sfruttati. A parole ci sa fare, ma di suo per salvare la fabbrica non ci ha messo nulla. Nemmeno i 50 euro che recentemente ha regalato ai clochard.
Eppure ha deciso di mantenere in piedi lo IOR, una delle più grandi banche del mondo! La questione trascende gli operai di Piombino. Inutile farsi illusioni e sperare in aiuti esterni, anche perchè il solo dio dei padroni si chiama Profitto. Per difendere il lavoro, per migliorare le proprie condizioni gli operai non possono che contare su se stessi. La forza degli operai sta nell’unità e nella lotta, nella energica resistenza agli sfruttatori, nell’organizzazione. Altro che preghiere.
Nessuna tregua! Il governo Renzi continua nella sua politica di attacco al diritto di sciopero, nel tentativo di frenare e isolare i lavoratori combattivi e annullarne la loro capacità di resistenza. Questa volta cerca di fare appello al “bene comune” e, attraverso la Commissione di Garanzia sugli scioperi, chiede di non scioperare per tutto il semestre di presidenza italiana dell’UE (da luglio a dicembre 2014) e in occasione dell’Expo l’anno prossimo. In sostanza, dice Renzi, questi avvenimenti rappresentano due grandi occasioni per il rilancio della malmesso imperialismo italiano, e nessuno può disturbare il manovratore. Il governo vuole imporre un anno di pace sociale, grazie al quale i padroni potranno continuare a fare i loro porci comodi sulla pelle dei lavoratori. Non abbiamo visto alcuna risposta socialdemocratica e riformista a questa provocazione di stampo
fascista. Evidentemente la “tregua sindacale” è la linea delle direzioni sindacali collaborazioniste che hanno firmato il vergognoso accordo del 10 gennaio che attacca il diritto di sciopero. I marxisti-leninisti chiamano alla rottura della pace sociale e al rilancio delle lotte! Non per fare del conflitto “il regolatore dei rapporti fra aziende e lavoratori”, come qualche “sindacalista di base” ha recentemente affermato, considerando l’attuale sistema come eterno, ma perché con la lotta di classe è possibile abolire (e non “regolare”) gli inumani rapporti di classe esistenti e costruire il nuovo mondo, la società socialista. Nessuna tregua ai padroni! Al semestre e all’expo dei monopoli rispondiamo con il fronte unico di lotta, per aprire con la lotta rivoluzionaria la strada al solo governo che adotterà le misure necessarie contro sfruttatori e parassiti: quello operaio.
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Si rafforza l’esigenza del Fronte popolare Il 23 aprile si è tenuta a Roma un’assemblea per verificare la possibilità della costruzione di un’alleanza di forze anticapitaliste e la preparazione del “Controsemestre europeo”, in occasione della presidenza italiana della UE. Promotori di questa iniziativa sono le forze che hanno realizzato il percorso che portò al “No Monti Day”, più altre che si sono orgnizzate nel frattempo. L’intenzione è quella di far ripartire assieme la mobilitazione su alcuni obiettivi: il rifiuto delle politica e dei vincoli di austerity, l’opposizione netta al governo neoliberista e autoritario di Renzi, per mettere in piedi un controsemestre popolare e anticapitalista. Ovviamente nel dibattito si sono riscontrate diverse posizioni e sensibilità, da parte delle forze intervenute. E’ anche emersa l’intenzione da parte di taluni gruppi di riaffermare il proprio ruolo, venutosi a ridimensionare nelle ultime mobilitazioni che
hanno conosciuto una certa radicalizzazione e sviluppo autonomo. Infatti, in alcuni interventi si è purtroppo ascoltata la lamentela sulle nuove lotte che nascono al di fuori dei circuiti politici e sindacali tradizionali. Fra le proposte: la partecipazione alle mobilitazione in programma il 17 maggio (movimenti acqua e difesa ambiente); una manifestazione nazionale contro la UE dopo le elezioni. Una nuova assemblea dovrebbe tenersi il prossimo 20 maggio per lanciare la manifestazione e definire il controsemestre. Malgrado i limiti e le note deficienze politiche, riteniamo importante mettere in evidenza alcuni punti positivi di questa assemblea. Innanzitutto, registriamo che la questione del Fronte popolare (al di là delle forme che assumerà), comincia ad essere un’esigenza diffusa. Sono le condizioni di feroce offensiva dell’oligarchia finanziaria e dei suoi governi a
spingere all’unità di azione e politica le forze che resistono. Allo stesso tempo riteniamo positivo il richiamo – da più parti sostenuto - della centralità della questione del lavoro, spesso messa nel dimenticatoio a favore di logiche politiciste e “movimentiste”. Ci auguriamo che prevalga finalmente la volontà di costruire un percorso di mobilitazione e di organizzazione unitaria. Da parte nostra continueremo a sostenere fermamente l’esigenza
di un ampio Fronte popolare diretto dalla classe operaia. Le esigenze popolari, i contenuti di classe su cui ancorare la costruzione del Fronte, lo spazio politico per costruire una forte e stabile resistenza all’oligarchia, sono reali. Al lavoro dunque!
Torino, 10 maggio No TAV! Libertà per i colpevoli di resistere!
Basta austerità e privatizzazioni! Basta con l’UE dei monopoli! Il prossimo 17 maggio si svolgerà a Roma (P.zza della Repubblica, h. 14.00) una manifestazione nazionale contro la nuova stagione di privatizzazioni, attacco ai diritti sociali e alle libertà dei lavoratori. Nonostante le vittorie referendarie su acqua e nucleare, negli ultimi tempi la brutale offensiva capitalista, volta a scaricare tutte le conseguenze della crisi sulle spalle dei lavoratori e dei popoli, ha riproposto con forza la politica del “privato è obbligatorio e ineluttabile”. Il governo illegittimo di Renzi, in perfetta continuità con i governi precedenti, accelera l'applicazione delle politiche neoliberiste e di austerità, persegue un disegno reazionario e autoritario, punta ad rafforzare i poteri del Presidente del Consiglio, vuole una legge elettorale di stampo fascista. Ciò va di pari passo con le misure antioperaie (Decreto Lavoro), alla criminalizzazione e alla repressione dei movimenti
di lotta che resistono all’attacco del grande capitale. Questa politica è portata avanti sotto l’impulso e con la supervisione dell’oligarchia finanziaria e dei suoi strumenti come l’UE, la BCE, il FMI, il Fiscal compact e il Trattato di libero scambio USA-UE, con i quali si liquidano conquiste e diritti sociali, mentre avanza la mercificazione dei “beni comuni”. La manifestazione del 17 maggio si oppone a queste politiche e perciò è giusto parteciparvi assieme alle reti, alle associazioni, ai comitati, ai movimenti e alle organizzazioni che l’hanno promossa, per rafforzare l’opposizione al governo Renzi e la tendenza alla costruzione di un’ampia coalizione popolare. Ma è anche doveroso mettere in guardia sui limiti e gli errori che molte di queste forze presentano. In primo luogo, la linea apertamente socialdemocratica ed elettoralista di chi sostiene un illusorio progetto di riforma dell’UE imperialista, in nome di
una “altra Europa possibile” (che nel capitalismo può essere solo impossibile o reazionaria). Di conseguenza, la contrarietà di queste forze alle parole d’ordine dell’uscita dall’UE e dall’euro, dalla NATO. La lotta potrà essere vincente solo se la mobilitazione si svilupperà apertamente e direttamente contro le forze imperialiste che dirigono il processo autoritario, neoliberista e guerrafondaio. Solo una posizione di rottura rivoluzionaria con l’UE, per l’abbattimento del dominio imperialista, servirà a riorganizzare il nostro campo e conquistare migliori rapporti di forza. Se è vero che non vi sarà alcuna positiva uscita dalla crisi che non passi attraverso una mobilitazione operaia e popolare, è altrettanto vero che la prospettiva da agitare non è quella della falsa “democrazia partecipativa”, ma quella del potere nelle mani alla classe operaia, sicura alternativa alla barbarie imperialista.
Il 5 x 1000 alla causa del proletariato!
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maggio 2014
NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA DELLE BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA! Il prossimo 25 maggio saremo chiamati a votare per il parlamento dell’Unione Europea (UE). Che cosa è la UE? Quali interessi difende? La UE è un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare. La UE è l’artefice e il garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti. E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni delle aziende statali e municipalizzate per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie. E’ dunque uno strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte. La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure antipopolari. I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi e dei contenuti
democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro. E’ in atto un processo di crescente trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE. Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di palazzo, senza alcun mandato popolare, intende portare avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali. Quale modello di società si vuole realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli. Dalla adesione allo SME e all’euro, dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari. La politica della troika UEBCE-FMI (Unione EuropeaBanca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale. Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci raccontano che è
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista Visitate il sito www.conuml.weebly.com Aderite!
la povera gente a vivere sopra le sue possibilità! Continuano a chiederci sacrifici per un domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso e dello sviluppo! Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della dittatura del capitale finanziario. Noi non siamo astensionisti per principio. Siamo per utilizzare, laddove ve ne sono le condizioni, le elezioni e la tribuna parlamentare per sostenere gli interessi operai e popolari, per combattere il capitalismo anche dall’interno delle sue istituzioni – come fecero il partito bolscevico con Lenin prima della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917 e il Partito Comunista d’Italia con Gramsci nel 1924 – dimostrando nel contempo ai settori più arretrati del proletariato che il parlamentarismo borghese dev’essere superato e presto per via rivoluzionaria. Queste condizioni nelle elezioni europee oggi non vi sono, a causa di leggi elettorali e soglie di sbarramento antidemocratiche e di stampo fascista, di costi proibitivi, della disinformazione dei principali mezzi di comunicazione. Purtroppo la classe operaia e le masse popolari non possono ancora contare sulla presenza di un forte e combattivo Partito comunista di tipo leninista e di un ampio Fronte popolare che siano in grado di superare questi ostacoli. Mentre lottiamo per forgiare questi indispensabili strumenti, l’unica scelta valida nell’attuale situazione è quella di negare il voto a partiti reazionari, neoliberisti, populisti, riformisti e a quelli socialdemocratici, revisionisti e opportunisti della falsa e ingannevole sinistra che strumentalmente si definisce comunista e a volte persino sfacciatamente marxistaleninista, che tentino con nuovi espedienti e manovre di ingannare la classe lavoratrice
operaia e intellettiva e carpirne il voto, partiti che in vario modo fungono da puntello sociale e istituzionale della UE dei monopoli capitalistici e del capitale finanziario. Tanto meno è possibile appoggiare carrozzoni elettorali zeppi di intellettuali borghesi radical chic, social-liberisti e opportunisti di tutte le risme che spargono micidiali illusioni sulla riforma della UE favorendo divisioni nel campo popolare. Pertanto nessun voto alla UE delle banche e dei padroni, dell’austerità, del Fiscal compact, delle missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla UE, dall’euro e dalla NATO! Rifiutiamoci di pagare il debito! Solidarietà internazionalista ai lavoratori e ai popoli che lottano e resistono all’offensiva capitalista e imperialista! La protesta operaia e popolare si esprima nelle elezioni europee del 25 maggio 2014 con l’astensione protagonista e militante di massa! Manifestiamo in questo modo la nostra ribellione e opposizione di classe e rivoluzionaria alle imposizioni e alle politiche criminali della UE! Rialziamo la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione. Chiamiamo le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi di classe, sindacali e popolari, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici ad aderire a questo appello. Realizziamo l’unità d’azione per boicottare le elezioni europee e lavoriamo per una manifestazione nazionale unitaria in campagna elettorale. Roma, 30 marzo 2014 Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista Piattaforma Comunista
Per adesioni: conuml@libero.it
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No all’Unione Europea antisociale, antidemocratica e militarista Stralci della dichiarazione approvata dalla Conferenza regionale di Partiti e Organizzazioni membri della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML) Il testo integrale può essere scaricato dal nostro sito. ....All’interno dell’Unione Europea (UE) i governi di destra, socialdemocratici o di coalizione impongono brutali politiche d’austerità e la Commissione europea è incaricata di controllarne la rigorososa applicazione. ....Il dogma neoliberista della riduzione del deficit pubblico degli Stati entro il 3% del PIL è diventata la «regola di piombo» ribadita in particolare nel patto Merkel-Sarkozy (il «patto di stabilità»), vera macchina da guerra contro le conquiste sociali, la previdenza sociale e i servizi pubblici. L’offensiva dei capitalisti, dei governi e della Commissione europea si concentra sul taglio drastico dei salari e l’incremento della «produttività» che, combinati, permettono l’aumento dei profitti dei monopoli. La crisi è un formidabile pretesto per la generalizzazione della flessibilità e la rimessa in discussione dei diritti e delle conquiste della classe operaia e delle masse lavoratrici. La politica di mega-austerità imposta dalla «Troika» (Banca Centrale Europea, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale) alla Grecia, applicata dal governo di coalizione tra la destra e la socialdemocrazia, provoca immensi danni sociali, un declino senza precedenti del
tenore di vita, una riduzione dell’aspettativa di vita e dello stato di salute della popolazione, per non parlare dell’emorragia di giovani e di lavoratori qualificati che sono costretti ad emigrare nella speranza di trovare lavoro in altri paesi. La stessa cosa accade in Spagna, in Italia, in Portogallo, dove il tasso di disoccupazione raggiunge le stelle, soprattutto tra i giovani, e dove milioni di famiglie vivono sotto la soglia «ufficiale» di povertà. Per i lavoratori e i popoli, per la gioventù, per le donne degli strati popolari, l’UE è sinonimo di politica d’austerità, di regressione sociale, di concorrenza di tutti contro tutti, di dumping sociale, di disoccupazione di massa, di miseria. In tutti i paesi dell’UE la classe operaia e le masse lavoratrici sono il fulcro della contestazione di questa politica: una contestazione di massa, fatta di scioperi, di manifestazioni, di mobilitazioni che portano in piazza milioni di persone, di lavoratori delle città e delle campagne, di pensionati, in breve di tutte le vittime di questa politica. ....Per imporre queste politiche d’austerità e di competitività, l’oligarchia finanziaria, i monopoli, le banche, etc., non esitano a mettere al potere governi senza elezioni, alleanze di governo comprendenti partiti d’estrema destra ed a imporre norme e direttive europee aventi forza di legge, che sono vincolanti per tutti i governi, i parlamenti e le altre istituzioni nazionali. ....Austerità fa dunque rima con più reazione, più repressione contro tutti coloro che si
oppongono, più criminalizzazione della contestazione sociale. ....Ciò mette in luce il carattere antisociale e antidemocratico dell’UE. Il vero potere è nelle mani dei capi di Stato e di governo e di una Commissione Europea non elettiva, che decide ed elabora direttive che vengono imposte ai vari paesi sotto la pressione dei rappresentanti delle lobbies dei monopoli. Il pletorico parlamento europeo discute, ma le sue decisioni hanno ben poco effetto. Serve solo da copertura «democratica» a una UE che non lo è. ....E’ questa stessa politica ad aver portato alla pericolosa situazione che si sta sviluppando attualmente in Ucraina e in tutta la regione, che minaccia di degenerare in conflitto militare di grande ampiezza. All’origine, vi sono le contraddizioni interimperialiste, la politica di espansione ad est dell’UE, sotto l’impulso dell’imperialismo tedesco che vede in ciò un modo per rafforzare la sua leadership dentro l’UE e di avvantaggiarsi nella sfrenata concorrenza che portano avanti le potenze imperialiste a livello mondiale. .....Queste elezioni sono ad immagine della costruzione europea: sono una caricatura della democrazia....
....Poniamo in primo piano le seguenti parole d’ordine: Abbasso l’UE imperialista! Stop alla politica d’austerità della UE. No all’UE dell’austerità e della reazione. No all’Europa della criminalizzazione della contestazione sociale. No alla politica guerrafondaia della UE. No al Trattato Transatlantico. No al progetto degli Stati Uniti d’Europa. No all’Europa imperialista. Per il diritto dei popoli ad uscire dalla UE. Sì alla solidarietà tra i lavoratori e i popoli. Germania, aprile 2014 Partito Comunista degli Operai di Danimarca - APK Partito Comunista degli Operai di Francia – PCOF Organizzazione per la costruzione del Partito comunista degli operai di Germania Piattaforma Comunista (Italia) Organizzazione marxistaleninista Revolusjon (Norvegia) Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) Partito del Lavoro - EMEP (Turchia)
Primo Maggio di riscossa Il Primo Maggio è la giornata in cui il proletariato passa in rassegna le proprie forze. Dalla Turchia all’Indonesia, dall’Ucraina alla Russia, dalla Cambogia alla Spagna si è osservato un maggiore livello di partecipazione, di combattività, di organizzazione. E in molti paesi si sono alzate di nuovo le bandiere rosse con la falce il martello e la stella. Particolarmente in Asia le
manifestazioni sono state massive ed hanno assunto un carattere di lotta aperta al capitalismo. In ciò si riflette la dinamica che sta vivendo la lotta di classe in quel continente. Recentemente in Cina, in Vietnam, in Cambogia, si sono infatti succeduti possenti scioperi e ampie proteste operaie contro le sanguisughe capitaliste. Il Primo Maggio ha dunque
dimostrato che il proletariato è ben vivo, si rafforza e compie passi avanti nel suo risveglio su scala mondiale. L’idea dell’ “assalto al cielo” matura di nuovo nelle coscienze degli sfruttati. Alcuni giornalisti borghesi si sono sorpresi dell’aumento della partecipazione a questa storica giornata di lotta del movimento operaio e comunista internazionale.
Chiusi nella loro torre d’avorio non riescono a capire che la crisi generale del capitalismo, l’intensificazione dello sfruttamento, il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, spingono i proletari e le masse popolari a scendere in piazza uniti e lottare per una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Peggio per loro, nei prossimi tempi si stupiranno ancora di più.
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Iran: la vita dell’attivista operaio Shahrokh Zamani Verso il Campeggio Internazionale è in pericolo! (Stralci dell’appello) Il regime criminale della Repubblica islamica d'Iran ha intensificato la repressione di tutti gli attivisti operai, particolarmente di Shahrokh Zamani. Shahrokh Zamani, un pittore edile, attivista sindacale e membro del “Comitato fondatore dell’unione dei pittori edili di Teheran ”, membro del “Comitato per la formazione dei Sindacati Indipendenti dei Lavoratori”, è in sciopero di fame dall’8 marzo 2014. Shahrokh è stato arrestato nella città di Tabriz il 7 giugno 2011 e da allora è in carcere. E’ stato condannato a 10 anni di prigione con l’accusa di riunire i gruppi di opposizione, e ad un altro anno con l’accusa di propaganda contro il regime islamico.... ...Facciamo appello a tutti i Partiti e Orgaizzazioni fratelli
marxisti-leninisti, a tutti gli attivisti operai, a tutte le persone progressiste del mondo ad esprimere solidarietà con le lotte degli attivisti operai iraniani. Tutti i popoli del mondo dovrebbero sentirsi oltraggiati dall’imprigionamento e dal trattamento riservato alle masse popolari e agli attivisti iraniani, e dovrebbero esigere dal regime della Repubblica islamica la libertà immediata e incondizionata di Shahrokh Zamani e degli altri attivisti e prigionieri politici. Solo l'intensificazione della giusta lotta dei lavoratori iraniani e il genuino appoggio di massa internazionale può costringere il regime islamico a ritirarsi e fermare la repressione del popolo iraniano... Partito del Lavoro d'Iran (Toufan)
Manifesto della CIPOML conquista da parte di una classe di oppressori a scapito di un'altra. Solo il capitalismo ha sviluppato le forze produttive a tal punto che non possono più essere contenute nell’involucro dei rapporti di proprietà. Inoltre, il capitalismo ha incessantemente sviluppato la classe operaia con la socializzazione sempre più spinta. Di conseguenza, ha creato le condizioni sociali nelle quali il potere di una classe sfruttata può ormai sostituirsi al potere di una classe sfruttatrice. Questa evoluzione storicosociale ha consegnato alla classe operaia una missione storica, quella di prendere il potere per edificare attraverso un periodo di transizione il socialismo, espropriando gli espropriatori, abolendo i rapporti di sfruttamento fra le classi e con ciò le stesse classi. Contro la tirannia capitalista, la classe operaia si è manifestata per la prima volta nel XIX secolo, nelle rivolte che hanno attraversato tutto il continente europeo, ed ha preso il potere per un breve periodo nel 1871 a Parigi. Ha poi rovesciato il potere della classe dei capitalisti
della Gioventù Antifascista e Antimperialista Il 24° Campeggio Internazionale della Gioventù Antifascista e Antimperialista si svolgerà quest’anno dal 2 al 10 agosto a Dikili, sul Mare Egeo, vicino a Smirne (Turchia). Vi parteciperanno migliaia di giovani dalla Turchia al Medio Oriente, dal Nordafrica al Sudamerica. Il campeggio si svolgerà sotto lo slogan “La gioventù del mondo si incontra per il futuro e la pace”. Centinaia di milioni di giovani di tutto il mondo soffrono infatti la disoccupazione, la precarietà, la mancanza di istruzione, che sono presentate come “il destino”. Incombono minacce di nuove guerre in cui gli imperialisti vorrebbero, per i loro sudici interessi, far scannare i giovani sfruttati. I giovani “senza futuro” si
riuniranno dunque per esigere un futuro migliore, lottando per i propri interessi e aspirazioni. Si incontreranno per spargere in tutto il mondo il loro grido di ribellione. Nel campeggio ci saranno concerti, teatro, produzioni collettive, sport, seminari per discutere i problemi comuni. In molti paesi si stanno già preparando per il campeggio. Invitiamo i giovani antifascisti e antimperialisti italiani a partecipare! Per info visitate il sito: http://internationalyouthcamp.net Prendete contatto con noi!
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in Russia con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, si è organizzata come classe dominante edificando l'Unione Sovietica, ha compiuto dei passi da gigante durante quasi mezzo secolo sulla via dell'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull’uomo. Noi, Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti dei quattro angoli del mondo riuniti in una Conferenza Internazionale (CIPOML), chiamiamo, in occasione del XX anniversario della nostra unità, la classe operaia del mondo ed i popoli oppressi, la gioventù, ad unirsi contro la borghesia internazionale e l'imperialismo ed a rafforzare di nuovo la lotta di liberazione. Proletari di tutti i paesi, lavoratori! Il mondo diviso tra sfruttatori e masse sfruttate, tra imperialisti e popoli oppressi va verso un nuovo periodo di sconvolgimenti e di rivoluzioni. Il capitalismo, che non ha più nulla da offrire alle masse sfruttate, ha maturato a un tal grado, più di ogni altro momento della storia, le premesse del socialismo. E
quando parliamo di maturità dobbiamo considerare sia in termini quantitativi, sia in termini qualitativi la classe operaia e i lavoratori che consolidano le loro posizioni e rafforzano le loro organizzazioni in numerosi paesi, traendo lezioni dalle loro stesse esperienze di lotta a livello sindacale e politico, soprattutto dalle grandi lotte di massa che si sviluppano in questi paesi. Anche se le loro rivoluzioni sono state manipolate in paesi come la Tunisia e l'Egitto, il futuro appartiene alla classe operaia ed ai lavoratori del mondo che accumulano una ricca esperienza per andare sempre più lontano. I successi e le esperienze acquisiti nelle grandi ondate rivoluzionarie delle lotte nazionali e sociali di tutti i paesi del mondo, dimostrano che possiamo avanzare di nuovo verso la vittoria, e questa volta con più forza e in maniera più completa. Le nostre lotte di liberazione nazionale e sociale assumeranno forme particolari e seguiranno il proprio cammino, a seconda dei paesi; quanto ai
loro contenuti prenderanno un carattere internazionalista, essendo componenti del processo unico della rivoluzione proletaria mondiale. Di qui la responsabilità di consolidare e rafforzare la nostra unità ed organizzazione a livello nazionale ed internazionale. Il socialismo vincerà! Viva l'internazionalismo! Proletari di tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi! Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)
Scintilla
organo di Piattaforma Comunista Mensile. Editrice Scintilla Onlus Dir. resp. E. Massimino Iscrizione ROC n. 21964 del 1.3.2012 Redaz: Via di Casal Bruciato 15, Roma Chiuso il 5.5.2014 - stampinprop.
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Manifesto per il 20° anniversario della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML) Il mondo nel XXI secolo continua ad essere un mondo diviso! La contraddizione tra il lavoro e il capitale sussiste e s’inasprisce in tutti i settori; in essa si riflette l'antagonismo tra il carattere sociale della produzione, da un lato, e la forma capitalistica privata dell'appropriazione, che si concentra sempre più in un pugno di usurpatori, dall’altro. Sono apparse forze produttive e scientifiche inimmaginabili fino a 50 anni fa. La produzione si è meccanizzata in modo straordinario, la tecnologia della comunicazione e l’informatica si sono largamente diffuse nei loro impieghi sociali ed individuali. Ma ogni cosa ha in sè il suo opposto: la disperazione provocata dal capitalismo ha raggiunto livelli gravissimi, i segni del disfacimento che si sviluppa parallelamente si sono accumulati a un punto tale da superare quelli dell’ultima fase dell’impero romano. Durante la crisi mondiale del capitalismo scoppiata nel 2008, che numerosi paesi stanno ancora soffrendo, le ampie masse sfruttate, sulle quali è stato gettato il fardello della crisi, hanno potuto constatare che il capitalismo è un'organizzazione sociale caratterizzata dalla "povertà nella ricchezza". Far pagare la crisi agli strati popolari ha significato l’aggravamento di tutte le nefaste conseguenze del capitalismo: non solo la meccanizzazione del processo produttivo non ha ridotto il tempo di lavoro, ma si è estesa la disoccupazione, è aumentata la precarietà della forza-lavoro, si è intensificato lo sfruttamento; allo stesso tempo abbiamo visto la diminuzione dei salari reali, la diffusione della povertà e della miseria, della fame, dell'ingiustizia e delle disuguaglianze, dell’indigenza, della droga, della prostituzione. Diventa sempre più difficile accettare e sopportare, ma anche solo ignorare, questa divisione del mondo, il
malcontento e la crescente esasperazione che spingono le masse sfruttate di un certo numero di paesi a sollevarsi. Ecco la Grecia e il Portogallo, ecco la Tunisia e l'Egitto, la Turchia ed il Brasile... Ma l’antagonismo tra il lavoro e il capitale non è la sola ragione della frattura del mondo. Vediamo quotidianamente che esiste una profonda divisione tra una minoranza di grandi e ricchi paesi imperialisti e capitalisti, e i popoli dei paesi arretrati e sottosviluppati, oppressi e sfruttati politicamente, economicamente e finanziariamente, che rappresentano la maggioranza. I grandi Stati imperialisti che hanno formato organizzazioni internazionali come l'Unione Europea e il Trattato per il Libero Scambio, la NATO e l’ONU, si presentano come "la comunità internazionale", saccheggiano le ricchezze naturali dei popoli oppressi e non tollerano la possibilità che questi ultimi si autodeterminino. Ecco l'Africa che hanno prosciugato, ecco la foresta amazzonica che vogliono distruggere, ecco le occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq, ecco la Libia e la Siria... Un altro terreno di contraddizioni e di scontro è quello tra i paesi imperialisti e i monopoli internazionali, che si esprime principalmente nella costituzione e ricostituzione di blocchi economici e militari, nell’installazione di basi militari nei cinque continenti. "Il mondo unipolare", in cui gli Stati Uniti detenevano la "leadership", è ormai al capolinea. Nella disputa per sapere chi dominerà nelle regioni da saccheggiare, i grandi paesi imperialisti hanno cominciato ad affrontarsi duramente. Nella corsa per il dominio contro i loro concorrenti incitano le opposizioni nazionali, per ottenere il sostegno dei popoli oppressi. Questi conflitti interni che si esasperano fino a diventare conflitti militari,
come abbiamo visto in Siria e poi in Ucraina, dimostrano che le contraddizioni fra gli imperialisti continuano ad aggravarsi. Fino a qualche decennio fa, i capitalisti ed i loro adulatori proclamavano "la fine della storia", "l'eternità del capitalismo". "Il nuovo ordine mondiale", allora solennemente dichiarato, preconizzava una società prospera, pacifica e senza crisi, costruita su un "capitalismo che si autorigenera", su una "mondializzazione capitalista" che si sarebbe realizzata "superando le classi e il contrasto fra di esse". Ora vediamo che non la prosperità, bensì la miseria si è aggravata. Al posto della pace, ci sono le guerre e i colpi di Stato, c’è e la perdita di credibilità delle menzognere dittature che
abbiamo visto all’opera negli ultimi decenni. No, il capitalismo non può assicurare ai lavoratori che sopravvivono con la loro fatica nelle fabbriche, nelle imprese, nei campi e negli uffici, ai disoccupati, ai poveri delle città e delle campagne, né un lavoro decente, né un salario dignitoso, né condizioni di lavoro sopportabili, né la pace, né la prosperità, e tanto meno la sicurezza di un avvenire. Al contrario, per ottenere tutto ciò dobbiamo incoraggiare tutti gli operai e i lavoratori a ribellarsi e rovesciare il potere del capitale. Dai tempi della lotta degli schiavi contro i loro padroni, in tutte le società divise in classi, teatro delle lotte fra queste classi, la lotta per il potere ha sempre portato alla sua continua a pag. 7